Il privilegio dell’amicizia

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IL PRIVILEGIO DELL’AMICIZIA

Commedia in un atto

Di ROGER FERDINAND

Personaggi

Luisa

Edoardo

Leone


La scena ha luogo in casa di Leone verso  sera,  poco prima di cena. La scena rappresenta un sa­lotto, come ce ne sono tanti in tutte le buone famiglie. Al levarsi del sipario, un signore, che non è evidentemente in casa sua, è solo sulla scena. Ha ancora i guanti, il cappello e il ba­stone. Consulta il suo orologio, si dispone ad andarsene; poi sente il rumore di una porta e torna a sedersi. La porta di fondo si apre con precauzione ed entra una donna ancora giova­ne, ma visibilmente inquieta. Nel suo smarri­mento, la nuova venuta non riconosce il visi­tatore e lo prende per suo marito. Fa un salto verso di lui, si getta ai suoi ginocchi e abbassa la testa, dopo averla nascosta fra le mani.

Luisa                           - (in uno stato di estrema eccitazione) Scusami, Leone... Scusami! Ti chiedo scusa. (Alza gli occhi e rimane sbalordita) Come, siete voi, Edoardo? Come state?... Buona se­ra... Vi avevo preso per Leone... Avete anche voi una spalla più alta dell'altra e anche i vo­stri capelli formano dietro una specie di cer­chio. Non avete visto Leone? Non è ancora [or­nato, ne sono sicura. Che tragedia! Io non so che cosa diventerò!... Che cosa fareste voi al mio posto? Già, non sapete ancora... Non vi ho ancora detto tutto... Cosa volete! Sono appena tornata a casa e non ho ancora avuto il tempo... E Giovanna come sta? Sta bene? Debbo avere l'aria di una pazza, no?

Edoardo                      - Niente affatto... Mia moglie ha sempre la stessa aria.

Luisa                           - Non scherzate... Per fortuna, vo­stra moglie non è mai così. Se voi sapeste quel­lo che sono non direste più che Giovanna è così. Sareste un bel disgraziato, se vostra moglie fosse come me. Si vede che non mi conoscete. Ma adesso che ci penso... Vi avevamo invitati a cena per questa sera. Dove avevo la testa. L'avevo completamente dimenticato.

Edoardo                      - Tranquillizzatevi... Sono venuto solo... Giovanna si sente poco bene.

Luisa                           - Tanto meglio. (Si accorge di aver fatto una gaffe). Non si tratta di cosa grave, spero.

Edoardo                      - I suoi soliti disturbi.

Luisa                           - Avevo l'impressione di avervi invitato per mercoledì. Che giorno è oggi?

Edoardo                      - Mercoledì.

Luisa                           - No?

Edoardo                      - Vi dico di sì.

Luisa                           - E come faremo? Sono così scon­volta.

Edoardo                      - Sapete bene che fra di noi non e il caso di fare complimenti.

Luisa                           - Lo so... Si dice sempre così... Ma questo non impedisce che bisogna occuparsi un poco dei propri invitati. Quando si è soli, una cena è una cosa semplice : una minestra, due uova, un po' di frutta. Ma quando si hanno de­gli invitati, bisogna pensare ai vini, al dolce. E questa sera dovete proprio scusarmi. Non sono in condizione di...

                                    - i\on capisco.

Luisa                           - Non vi date pensiero per me. E' molto probabile che finisca per svenire... Ah» se almeno potessi morire!... Lasciate, Edoar­do... Me ne vado... Non è nulla.

Edoardo                      - Sdraiatevi sul divano.

Luisa                           - (passandosi la mano sulla fronte) Non è nulla... E' passato... Che ora è?

Edoardo                      - Le otto e dieci.

Luisa                           - No, non dite così.

Edoardo                      - Può darsi che il mio orologio avanzi di cinque minuti.

Luisa                           - No, no, non possono essere già le otto. Possibile che siano già le otto? E Leone che non è ancora ritornato!

Edoardo                      - Infatti, io non l'ho veduto.

Luisa                           - Sarà morto.

Edoardo                      - E perchè volete che sia morto?

Luisa                           - Vi dico che dev'essere morto. Forse voi lo sapete già, che Leone è morto. (Si inette a gridare) Leone è morto!... Poveretto...

Edoardo                      - Tranquillizzatevi... Non si muore poi così facilmente da un minuto all'altro.

Luisa                           - Si vede che voi ignorate completa­mente quanto è accaduto. Del resto la colpa è tutta mia! Se è morto, sono stata io a ucciderlo, ad assassinarlo, io, con le mie mani...

Edoardo                      - (calmissimo) Dove? Quando?

Luisa                           - In piazza dell'Opera.

Edoardo                      - E quando è successo?

Luisa                           - Non più tardi di un'ora la. Poi so­no saltata in un taxi e sono passata dal par­rucchiere.

Edoardo                      - (sempre molto calmo) Come? Dopo il delitto, avete ancora avuto il coraggio di andare dal parrucchiere?

Luisa                           - Non mi sono certo fatta fare una ondulazione (permanente. Mi sono semplicemen­te fatta pettinare. D'altronde non so nemmeno perchè mi sono data tanta pena. In fondo, io sto vivendo le mie ultime ore. Domani non sarò più me stessa. O mi ucciderò o Leone mi ucci­derà. Vi garantisco che è capacissimo di farlo. Conosco troppo bene i suoi princìpi. Non ho nessun dubbio.

Edoardo                      - Ma allora Leone non è morto?

Luisa                           - Non ne so nulla... Mi giurate il se­greto più assoluto. Volete farmi da confessore? Non mi disprezzerete, dopo? Non getterete del fango sulla mia memoria? Grazie... Ho la vo­stra promessa da galantuomo. Allora, ecco, vi dirò tutto. Voi conoscete Butin?

Edoardo                      - No? Chi è questo Butin?

Luisa                           - Ma sì che lo conoscete. Avete cenato con lui, qui, otto giorni fa.

Edoardo                      - Ho capito, quel grosso signore calvo...

Luisa                           - No, no, vi proibisco di dire così. Butin non è un grosso signore, ne calvo. Altri­menti vuol dire che voi non avete il senso esat­to degli aggettivi. Cominciate col guardare voi stesso. Lisomma, tutto ciò in fondo non ha una grande importanza. Butin è il mio amante. Comincio col confessarvi le mie colpe minime, per arrivare poi alle massime. Sono forse senza scuse. Non voglio neppure saperlo. Ho incon­trato Butin. Mi è piaciuto. Queste due cose ba­stano. Dopo tutto, il nostro passaggio su que­sta terra è così breve! Non si possono allonta­nare, dalla strada della felicità, tutte le per­sone che ci vogliono bene. E poi non ho mai detto di essere una santa.

Edoardo                      - Capisco... Ma mi pare che quan­do una donna è maritata...

Luisa                           - Voi mariti fate le cose molto sem­plici.

Edoardo                      - Permettete...

Luisa                           - E che cosa fate voialtri mariti con le vostre dattilografe e con le commesse di ne­gozio? Andiamo! Bisogna vedere quando esco­no le commesse dagli empori! So quel che di­co. Conosco i mariti.

Edoardo                      - Vi prego di fare una modesta ec­cezione per me.

Luisa                           - D'altronde, il centro del problema è altrove. Dopo tutto, ogni marito fa quello che crede. Però i mariti, alla sera, invece di leg­gere il giornale quando sono a letto e invece di voltarsi contro il muro, farebbero meglio ad ascoltare quello che dicono le mogli. Certe cose non succederebbero. Invece a me sono successe. E' spaventevole!

Edoardo                      - Ma signora...

Luisa                           - Non vorrete mica dirmi che voi quando siete a letto non vi mettete mai a leg­gere il giornale?

Edoardo                      - Signora, se me lo permettete, de­sidererei ritirarmi...

Luisa                           - Ne ero sicura. Ci avrei fatto su una scommessa. Io sono stata sincera e adesso voi mi disprezzate. Situazione classica. Avete ra­gione.

Edoardo                      - Ma non si tratta di disprezzo.

Luisa                           - Ma sì. Siate sincero. (Cambiando tono) Sebbene foste un po' meno fiero, il giorno in cui Leone vi ha prestato cinquemila franchi. Perchè         - quello che è bisogna dirlo-Leone ha sempre avuto un grande cuore.

Edoardo                      - Già, ma voi dimenticate che quei cinquemila franchi io glieli ho restituiti.

Luisa                           - Questo non toglie ciò che ho detto: Leone è un uomo di grande cuore. Ha molti difetti, ma ha un grande cuore. Non vi met­tete sistematicamente contro tutto quello che dico. O altrimenti ditemi di stare zitta... Sen­tite, Edoardo. Io sono uscita dalle Galéries Lafayette alle sei e mezzo. Ho incontrato Butin per caso. Per puro caso, sebbene gli avessi dato appuntamento. In fondo Butin avrebbe anche potuto non venire all'appuntamento. Ci siamo baciati e poi io ho proposto a Giulio di an­dare al Café de la Paix. Si è molto più iso­lati nella folla. Ci siamo diretti verso piazza dell'Opera. Davanti al caffè, che cosa vedo?

Edoardo                      - Leone!

Luisa                           - Proprio lui. Siccome lo conosco molto bene, non mi è neppure stato possibile credere a uno sbaglio. Era proprio Leone, con la sua cartella sotto il braccio e il suo ombrello. Era là, piantato sul marciapiede dirimpetto, in uno stato d'animo di così totale innocenza, che francamente mi ha fatto pena. Io ho toccato Giulio col gomito e gli ho detto: «Leone! ». Debbo averglielo detto a voce molto alta. Per Giulio, iL nome di Leone è tutto un program­ma. Allora Giulio ha capito e si è curvato verso terra, come se avesse perduto qualcosa, ed è scomparso tra la folla. Dev'essersi liquefatto, non so. Non voglio nemmeno più pensarci. Io sono fuggita dalla direzione opposta, quasi ur­lando...

Edoardo                      - E Leone vi ha veduta?

Luisa                           - Sì, mi ha veduta. Su questo punto, non ho dubbi. Leone sa fare benissimo l'indif­ferente dietro la luce dei suoi occhiali. Ma vede tutto... Dov'è andato a finire Leone? quali idee gli sono passate per la testa? Chi può dirlo? Egli non è certo capace di tornare a casa, dopo una simile avventura: è un essere molto fiero, molto orgoglioso. Una delle due: o non riuscirà a sopravvivere alla sua vergogna            - dico così, perchè queste cose si chiamano « vergogne » - oppure, pur riuscendo a sopravvivere, non met­terà mai più piedi a casa. Certo non si sarebbe mai aspettata una cosa simile. Voi mi conoscete, non è vero?

Edoardo                      - Sapete, in questa materia non si può mai dire: conosco o non conosco.

Luisa                           - In ogni modo, io non sono poi una donna qualunque. Ve ne prego...

Edoardo                      - Sapete, le donne qualunque val­gono le altre...

Luisa                           - Dite ipure francamente che sono una poco di buono. Io sono una donna di casa. In ogni modo, ne ho il fisico. Rendetemi questa giustizia.

Edoardo                      - Sono dolente, singora, di non ipo-ter proprio far nulla...

Luisa                           - Datemi almeno un consiglio.

Edoardo                      - Io chiederei sincerameite scusa a Leone.

Luisa                           - Non sarà facile. Leone ha una psi­cologia da gendarme. Per lui, la fedeltà fa par­te del regolamento.

Edoardo                      - Già, ma alla prima colpa, tutti i giudici sono disposti all'indulgenza.

Luisa                           - Appunto.

Edoardo                      - Non capisco. Avete già avuto un altro incidente simile?

Luisa                           - Sì, ci sono già stati incidenti del ge­nere, non spesso, certo... Ma abbastanza.

Edoardo                      - E Leone ha sempre perdonato?

Luisa                           - Leone non ha mai saputo esatta­mente che cosa era accaduto. Ma credo che se avesse saputo tutto, avrebbe preso la cosa piut­tosto male. E' un essere suscettibile.

Edoardo                      - Dite a Leone che ha veduto male, che non è vero.

Luisa                           - Lo so: è il sistema di difesa clas­sico.

Edoardo                      - Trovate un alibi.

Luisa                           - Volete che gli dica che vi ho in­contrato verso le cinque e che sono rimasta in vostra compagnia?

Edoardo                      - Ah! no...

Luisa                           - Noli capisco che cosa ci sia di disono­rante. Avete l'aria di respingermi con indigna­zione. Vi siete forse dimenticato che mi avete fatto la corte?

Edoardo                      - Io?

Luisa                           - Sì, (proprio voi... L'ho perfino detto a Leone. Gli ho detto: «Diffida di Edoardo: è un falso fratello ». Mi ricordo che egli mi ha risposto : « Non mi dici nulla di nuovo. Lo co­nosco molto bene ». Voi sapete come sono fatti gli amici. Sono molto franchi, quando par­lano. ..

Edoardo                      - Signora, tutto sommato, preferi­rei rimanere estraneo a questa storia.

Luisa                           - Me l'aspettavo. (Suonano) E' certa­mente lui!... E' Leone... Vi dico di sì. Sentite, Edoardo, io mi sento assolutamente incapace di sostenere i suoi sguardi. Vi lascio. Aggiustate le cose, come potete. Dev'essere ancora pos­sibile. Affido la cosa a voi. Trovate qualcosa. Promettetemi di trovare qualcosa. (Esce).

(Leone, intanto, ha aperto la porta, lenta­mente. E' visibilmente sconvolto).

Leone                          - Sei tu, mio buon Edoardo? Ah! mio povero amico, se sapessi. E soprattutto non cercare di consolarmi. Si tratta di una. sciagura irreparabile.

Edoardo                      - Tutto si può aggiustare a questo mondo.

Leone                          - No, ci sono cose che non si posso­no aggiustare. Mai!... I cadaveri, per esempio, non si risuscitano. Luisa è per me una specie di cadavere. Sei solo?

Edoardo                      - Come vedi...

Leone                          - Ah! mio povero amico. Tu hai co­nosciuto da vicino quello che era il mio foco­lare domestico. Sei venuto qui molto spesso. Ti ho sempre ricevuto a braccia aperte. Tu hai perfino abusato qualche volta delle mie braccia aperte e hai fatto bene. Sai che cosa mi suc­cede?

Edoardo                      - Lo indovino.

Leone                          - Allora si vede sul mio volto?

Edoardo                      - Un poco.

Leone                          - Prima di tornare qui, non ho fatto altro che esitare fra la Senna, la ferrovia metro­politana e il colpo di rivoltella in taxi. Sola­mente, vedi, tutte queste cose non sono facili.

Edoardo                      - Sono soprattutto cose pericolose.

Leone                          - Io non so ancora esattamente quel­lo che farò. Per il momento, so soltanto che tutta la mia vita è stata sconvolta, da cima a fondo, e da che cosa? Da una sciocchezza. Edoardo, non fare mai una cosa simile. Rima­ni calmo. E' troppo stupido distruggere la pro­pria felicità per un piacere breve, che fra le altre cose non è quasi mai un piacere. Sono stato uno sciocco.

Edoardo                      - Ma la colpa non è tua.

Leone                          - Sì, è mia.

Edoardo                      - Non capisco.

Leone                          - Luisa, naturalmente, non è ancora tornata a casa?

Edoardo                      - Ma sì che è tornata.

Leone                          - L'hai veduta?

Edoardo                      - Sì.

Leone                          - Chissà in quale stato, eh?

Edoardo                      - Sai...

Leone                          - Doveva sembrare una furia. Me lo immagino!

Edoardo                      - Certamente era molto seccata.

Leone                          - Povera Luisa!

Edoardo                      - (sorpreso) Cosa dici?

Leone                          - Luisa ti ha detto di avermi veduto, non è vero?

Edoardo                      - Ahimè, sì, me lo ha detto!

Leone                          - Naturalmente... Ho troppa perso­nalità... Mi si riconosce subito. Non ho fortu­na. Poi come se Parigi non fosse così grande da poter andare in un angolo isolato! Il destino ti forza, a un determinato momento, a incon­trare sullo stesso marciapiede proprio la per­sona che non vorresti incontrare.

Edoardo                      - Sai, nella vita non si prendono mai abbastanza precauzioni.

Leone                          - E poi si dice che la folla è anonima. E dire che non metto mai i piedi in quel quar­tiere. Ma doveva accadere. Il destino!... La fa­talità!... Eppure glielo avevo detto...

Edoardo                      - A Luisa?

Leone                          - Ma no... Non a Luisa. Ma sei stu­pido?

Edoardo                      - A chi allora?

Leone                          - A Susanna.

Edoardo                      - E chi è Susanna?

Leone                          - Di solito le davo appuntamento a Montparnasse. Una volta tanto, le ho voluto dare appuntamento in piazza dell'Opera. Pove­ra Luisa!

Edoardo                      - Ma cosa dici?

Leone                          - Ho detto « Povera Luisa! ». Perchè in fondo Luisa non merita una cosa simile. 0 per lo meno, non merita di saperla. Tu conosci Luisa. E' una donna che è rimasta con tutte le illusioni della giovinezza. Per lei, io sono tutto: la sua forza, il suo consigliere, il suo camerata. Capisci, quindi, quale possa essere la sua delusione. Per lei, quanto è accaduto è il crollo, la fine. Il suo essere deve sentirsi tut­to sconvolto. Io non posso nemmeno tentare di scusarmi. Quando si è presi in flagrante, biso­gna confessare.

Edoardo                      - Ma insomma, che cosa è successo esattamente?

Leone                          - Una cosa molto semplice. Io aspet­tavo Susanna all'uscita delle Galeries Lafayette. Susanna arriva. L'abbraccio macchinalmente. Prendo in mano uno dei suoi pacchetti. Poi ci dirigiamo verso piazza dell'Opera, per pren­dere qualcosa al Gafé de la Paix. Nella folla, si corre minor rischio di essere riconosciuti. Giun­to in piazza dell'Opera, davanti al caffè, chi vedo? Indovina!

Edoardo                      - Luisa!

Leone                          - Proprio lei! Siccome la conosco molto bene, non mi è neppure stato possibile credere a uno sbaglio. Era proprio Luisa, pian­tata sul marciapiede dirimpetto e in uno stato d'animo di così totale innocenza, che franca--mente mi ha fatto pena. Io ho toccato Susanna coi gomito e  ho detto: «Luisa ». Per Susan­na, il nome di Luisa è tutto un programma. Allora Susanna ha capito e si è curvata verso terra, come se avesse perduto qualcosa, ed è scomparsa tra la folla. Deve essersi liquefatta, non so. Intanto anche Luisa era scomparsa. Ve­di la scena, sì o no?

Edoardo                      - Francamente, io mi immaginavo la scena un po' diversamente.

Leone                          - Come te la immaginavi?

Edoardo                      - Sono molto stupito, lo confesso.

Leone                          - Perchè sei stupito? Forse perchè io ho una amante?

Edoardo                      - Prima di tutto.

Leone                          - Dopo tutto, questa cosa non riguar­da che me.

Edoardo                      - Speriamolo.

Leone                          - Ah! no, te ne prego, non parlare così. Su questo terreno, non ammetto osserva­zioni. Se tu sei un asceta, tanto meglio. D'al­tronde ho i miei dubbi...

Edoardo                      - Non ti irritare.

Leone                          - Allora non mettere in dubbio l'one­stà di Susanna.

Edoardo                      - Io in realtà pensavo a Luisa.

Leone                          - E non mettere in dubbio nemmeno quella di Luisa, a maggior ragione.

Edoardo                      - Non so.

Leone                          - Come: non so. Cosa vuoi dire: non so?

Edoardo                      - Pensavo ad un'altra cosa... Figu­rati che Luisa ha creduto che tu fossi solo in piazza dell'Opera.

Leone                          - Ma se mi hai detto tu stesso che Luisa era tutta sconvolta!

Edoardo                      - Ma sì... Era Luisa che non era sola...

Leone                          - Cosa dici?

Edoardo                      - Preciso. Luisa ha creduto che tu avessi avuto l'impressione di vederla in compa­gnia. Sii tranquillo. Come vedi, tutto si può an­cora accomodare.

Leone                          - Un momento. Spieghiamoci bene.

Edoardo                      - Mio caro, la cosa è molto meno grave di quanto immagini. Non hai nulla a te­mere. Sei un uomo fortunato. Luisa era accom­pagnata e non si è accorta che anche tu lo eri.

Leone                          - (scandalizzato) Sei ben sicuro che fosse in compagnia?

Edoardo                      - Ma sì.

Leone                          - E allora ?

Edoardo                      - Allora sei salvo.

Leone                          - No, sono tradito.

Edoardo                      - Mi sembri troppo esigente, ades­so. Nella vita non si possono poi pretendere trop'pe cose in una volta.

Leone                          - Te ne prego. Non scherzare a que­sto proposito. Che Luisa mi abbia veduto, può essere una cosa spiacevole, ma in fondo si tratta di una cosa senza gravità. Il grave è invece che Luisa non fosse sola. Questo va oltre tutti i li­miti. Renditi ben conto della cosa e vedrai che si tratta di due situazioni che non sono assolu­tamente confrontabili fra di loro.

Edoardo                      - E' esattamente la stessa cosa.

Leone                          - Ah! no.

Edoardo                      - Che differenza c'è?

Leone                          - Tutto un universo di differenze. Luisa ha fatto una cosa simile?

Edoardo                      - Credo.

Leone                          - E si è burlata di me, fino al punto di raccontare tutto a te?

Edoardo                      - Non so, caro. Arrivederci.

Leone                          - Ah, no! non te ne andare. Tu assi­sterai invece, tra cinque minuti, ad una scena molto interessante. Il tempo di preparare il ne­cessario. D'altronde Luisa deve aspettarselo. Glielo avevo detto. Luisa è senza scuse. E' una porcherìa quello che lei ha fatto, capisci?

Edoardo                      - Andiamo...

Leone                          - Ti dico che Luisa ha fatto una por­cheria. Se c'è al mondo un marito che non me­rita una cosa simile, sono proprio io. Ma ve­drai, è semplicissimo. Aspetta cinque minuti e vedrai. Se hai paura, vattene! Ma ti garantisco che domattina le nostre fotografie saranno su tutti i giornali. Fare una cosa simile a me, una donna di trentadue anni! Aver aspettato tren-t'anni, per poi mettersi a fare delle cose diso­neste.

Edoardo                      - Esageri!

Leone                          - Sì, delle cose disoneste.

Edoardo                      - (si alza) Arrivederci, Leone.

Leone                          - Te ne prego, rimani. Ho bisogno della tua testimonianza.

Edoardo                      - Ma io non ho nulla da dire.

Leone                          - Sì, devi ripetere davanti a Luisa quanto hai detto a me, poco fa...

Edoardo                      - Ah! questo, poi, mai...

Leone                          - Ti ci obbligherò. (Edoardo cerca di uscire. Leone si mette davanti alla porta) Troppo tardi. Siediti...

Edoardo                      - Permetti...

Leone                          - Non permetto nulla. Se non hai mai sentito da vicino il rumore di un colpo di ri­voltella è questo il momento ideale per com­pletare la tua cultura. Ti assicuro che vedrai uno dei più bei massacri della storia contem­poranea. La vita non m'interessa più. Nessuna vita, né la tua, né la sua, né la mia. Me ne in­fischio!...

Edoardo                      - Cerca almeno di capire che io non ho fatto niente di male...

Leone                          - Io non sono ormai più in grado di capire. Non ho più nessun controllo su me stes­so. Se fossi nella strada, sparerei sui passanti, a casaccio, come fanno i pazzi. Quando il cer­vello di un uomo perde il comando e quando i nervi di un uomo si mettono a ballare è finito! La ragione deve ritirarsi. Tu non hai fatto nul­la, dici. Può darsi anche che sia vero. In ogni modo, tu ti trovi mescolato al mio dramma. Vengo subito. (Esce. Edoardo si accinge a usci­re in fretta, ma in quel preciso momento entra Luisa).

Luisa                           - Ebbene, Edoardo, che cosa suc­cede?

Edoardo                      - Lasciatemi andar via. Magari dal­la finestra...

Lu'SA                         - Impossibile. Avete forse dimentica­to che abitiamo al terzo piano?

Edoardo                      - Me ne infischio. E non ditemi nulla. Non voglio più sentir nulla.

Luisa                           - Ma perchè? Che cosa succede, in­somma ?

Edoardo                      - Ciò che accade è insensato. Leo­ne è tornato.

Luisa                           - E allora? Che cosa può importare a voi? Questa è la sua casa...

Edoardo                      - Ma mi ha detto il contrario di quanto mi avevate detto voi. Era Leone che era accompagnato in piazza dell'Opera...

Luisa                           - (scandalizzata) Come? Leone non era solo?

Edoardo                      - No.

Luisa                           - E io?

Edoardo                      - Voi invece eravate sola. Leone al­meno crede così...

Luisa                           - Ma allora è Leone che m'inganna. Io non ho fatto nulla...

Edoardo                      - Lo saprete probabilmente meglio di me. Io non so nulla, perchè sono rimasto tutto il giorno in ufficio. E poi io non mi occupo degli altri...

Luisa                           - Un momento. Quando io l'ho veduto, Leone era solo o in compagnia? Ecco il problema. Ho diritto dì saperlo, mi pare.

Edoardo                      - Ma no, non era solo. E' molto semplice.

Luisa                           - Già... Leone si esibisce in piena piazza dell'Opera, alle sei di sera, con un aman­te e voi dite cbe tutto ciò è semplice. Avete uno strano concetto della morale, caro Edoardo. Ebbene, mio caro, vi garantisco cbe tra cinque minuti voi assisterete a un avvenimento memo­rabile. Ho il diritto, credo, di perdere la testa. Sono una donna e sono un essere debole per definizione. Non posso quindi avere né molta volontà né molto equilibrio. Prendo le cose co­me vengono. E trovo ignobile cbe Leone abbia fatto una cosa simile, lui che ha sempre la bocca piena di tirate morali! (Leone entra con la jronte piena di minacce).

Leone                          - (a Luisa) Vieni qui!

Luisa                           - Come?

Leone                          - Vieni qui!

Luisa                           - Come ti permetti di rivolgermi la parola su imi tono simile?

Leone                          - Vieni qui.

Luisa                           - Hai anche il coraggio di dirmi « vie­ni qui»! Ebbene, vengo... E adesso osa! Ve­diamo se hai ancora il coraggio di guardarmi negli occhi. Disgraziato!

Leone                          - (più calmo) Cerchiamo di non per­dere la testa, Luisa.

 Luisa                          - Ebbene, aspetto... Vigliacco!

Leone                          - Andiamo, non ti irritare, Luisa... Con te non si può mai discutere serenamente.

Luisa                           - Non voglio riflessioni. Voglio fatti.

Leone                          - (timidamente) Ma io non ho nien­te da dire.

Luisa                           - Sì.

Leone                          - Dov'eri alle sei e mezzo?

Luisa                           - In piazza dell'Opera.

Leone                          - Allora tutto va bene. Hai perfetta­mente il diritto di essere in piazza dell'Opera alle sei e mezzo. Non c'è niente di male. Natu­ralmente eri sola.

Luisa                           - Che cosa pretenderesti insinuare?

Leone                          - Si può benissimo essere in piazza dell'Opera e non essere soli.

Luisa                           - Perchè? Mi bai forse veduta in com­pagnia?

Leone                          - Io no...

Luisa                           - Credi forse che io vada in giro per Parigi con degli amanti?

Leone                          - Non bo mai pensato una cosa si­mile. E' stato Edoardo che me lo ha detto.

Edoardo                      - Io?

Leone                          - Sì.

Edoardo                      - (stupito) Io... Non capisco.

Leone                          - Luisa era sola, sì o no? Rispondi, Edoardo...

Edoardo                      - Io non ne so nulla... Alle sei e mezzo ero ancora in ufficio.

Leone                          - Ripeto... Desidero sapere se Luisa era sola questa sera, alle sei e mezzo, in piazza dell'Opera.

Edoardo                      - Probabilmente era sola...

Leone                          - Allora poco fa bai sognato! Glie cosa sei venuto a raccontarmi?

Edoardo                      - Ho dovuto confondere... Ho det­to forse delle cose senza sapere esattamente quello che dicevo...

Luisa                           - Come? Siete voi che inventate stu­pidaggini simili? Voi eravate nel vostro ufficio alle sei e mezzo e avete la pretesa di sapere quello che è accaduto in piazza dell'Opera?

Edoardo                      - Vi ripeto che non posso aver ve­duto nulla, perchè ero in ufficio. Andiamo, si­gnora, parlate voi...

Luisa                           - Io non c'entro, perchè sono fuori causa. (A Leone) E tu dov'eri?

Leone                          - Io?

Luisa                           - Sì, tu...

Leone                          - Ho fatto una passeggiata per pren­dere un po' d'aria.

Luisa                           - Solo?

Leone                          - Certamente. Con chi volevi che fos­si? Mi' hai forse mai visto in compagnia?

Luisa                           - Io non ti ho veduto, ma Edoardo... Andiamo, Edoardo, parlate...

Edoardo                      - Decisamente l'avete con me...

Luisa                           - Mi avete detto, sì o no, che Leone non era solo questa sera, alle sei e mezzo, in piazza dell'Opera?

Edoardo                      - Può darsi che abbia detto una cosa simile, ma l'ho fatto per aggiustare le co­se. In realtà, sono rimasto fino alle sei e mez­zo in ufficio. Non so altro.

Leone                          - Dunque è stato Edoardo a inventa­re questa stupida storiella.

Luisa                           - Che faccia tosta!

Leone                          - (a Edoardo) Ma insomma si può sapere di che cosa ti immischi, tu? Vuoi dir­melo una buona volta?

Luisa                           - Ecco che cosa sono gli amici!

Leone                          - E' questa tutta la tua riconoscenza per me, di'?

Luisa                           - E dire che gli hai anche prestato cinquemila franchi!

Leone                          - Per evitargli di andare in prigio­ne, perchè aveva fatto un vuoto di cassa. Ecco gli amici!... Quando si tratta di mangiare, di bere o di vivere alle vostre spalle, rispondono subito : presente !

Luisa                           - E dire che sarà venuto almeno una ventina di volte a pranzo da noi, quest'anno!

Leone                          - E poi alla fine, ecco che cosa ti fanno, gli amici...

Luisa                           - Li portate a spasso nella vostra vet­tura, offrite loro dei pranzi, prestate loro cin­quemila franchi e poi, alla fine, che cosa iam'o gli amici? Invece di essertene riconoscenti, ti sputano addosso. (Ad un tratto Edoardo alza la testa in segno di sfida. Ha l'aria minacciosa e sembra disposto a dire tutta la verità).

Edoardo                      - Ebbene? Avete finito, sì o no? (Si fingendo i denti) Non vi sembra che sia ora di finirla? Oppure preferite sentirmi parlare? (Luisa e Leone si sentono spaventati dal con­tegno di Edoardo. Hanno tutti e due paura delle rivelazioni di Edoardo).

Luisa                           - (dolcemente) Perchè queste minac­ce, Edoardo? Ammetterete che la nostra difesa è legittima.

Leone                          - (pacifico) Andiamo, Edoardo... Non devi interpretare male le nostre parole.

Luisa                           - Riconoscerete che non potevamo la­sciar passare una simile accusa senza prote­stare.

Leone                          - Mettiti al nostro posto... Che cosa avresti fatto?

Luisa                           - Giusto... Che cosa avreste fatto? Andiamo! Siate ragionevole...

Edoardo                      - Al vostro posto. Se fossi al vostro posto... Volete che ve lo dica che cosa farei?

Luisa                           - (che ci tiene a evitare la spiegazione di Edoardo) Andiamo... Parlavamo tanto per dire...

Leone                          - Io non capisco che cosa ci sia di male. Andiamo, non fare una faccia simile!

Luisa                           - In fondo non abbiamo detto nulla di irrimediabile.

Leone                          - Siamo stati un pò  vivaci, eccotutto. Lo riconosco.

Luisa                           - Ma adesso tutto è finito.

Leone                          - Non parliamone più. È finito.

Edoardo                      - (più calmo) Dal momento che tutto è finito…..

Luisa                           - (interrompe) Ma si capisce che tut­to è finito... E' finito perchè non c'è nulla di grave fra di noi.

Leone                          - Allora?

Edoardo                      - Allora faccio come se non fosse mai accaduto nulla...

Luisa                           -... Benissimo ……allora non è il caso di irritarci.

Leone                          - Andiamo a tavola che è molto meglio...

Luisa                           - (chiama ad alta voce) Anna... An­na... (A Edoardo) Voi ci scuserete, ma non ho avuto tempo di preparare nessun piatto sensa­zionale...

Edoardo                      - Un'altra sera. Questa sera non posso...

Luisa                           - (prendendo amichevolmente Edoardo sotto braccio) Andiamo... Tra amici non è il caso di fare complimenti...

Leone                          - (prende a sua volta Edoardo sotto il braccio) E poi non ti invito a cena mica per farti cenare. Così... Per il piacere di essere in­sieme...

FINE