IL
PROCESSO
ATTO UNICO
DI
ALDO CIRRI
PERSONAGGI :
IL GIUDICE - Magistrato incontinente - anni 80
ROCCO SCANNAVEDOVE - Imputato - anni 45
MASSIMO DELLA PENA - Avvocato difensore - anni 50
LIBERO SUCAUZIONE - Pubblico ministero - anni 50
LA GIURIA - Tre integerrimi cittadini - anni 120
JOLANDA TRIPPANERA - La vittima - anni 50
GAETANO PANZADURA - Testimone oculare - anni 50
POMPEO SBORNIAFISSA - Testimone olfattivo - anni 50
EPIFANIO STIRAGRINZE - Testimone chiave - anni 40
AUGUSTO PALLESECCHE - Testimone a sorpresa - anni 40
DUE CARABINIERI - Nei secoli fedeli - anni 20 cad.
UN COMMESSO - Partenopeo verace - anni 50
L’AZIONE SI SVOLGE AI GIORNI NOSTRI
SCENA
L’aula di un tribunale. Parete di fondo : al centro l’alto seggio del giudice
con sopra la solita frase “La legge è uguale per tutti” dove alcune lettere,
attaccate male, stanno penzoloni e verranno giù alle prime martellate del
giudice. Sotto, la bilancia della giustizia inclinata da una parte, a sinistra
una porta. Sotto il seggio del giudice, la sedia e il tavolo destinati al
pubblico ministero. Parete di destra : il bancone della giuria, anch’esso
piuttosto alto. Parete di sinistra : un tavolo con due sedie destinati
all’avvocato difensore e all’imputato, sulla destra del tavolo, altre sedie
destinate ai testimoni. Al centro del palcoscenico, spostato un po’ a destra e
rivolto di tre quarti verso il pubblico, lo scranno destinato all’interrogato
di turno.
SIPARIO
Mattina. Massimo della Pena e Libero Sucauzione in toga, sono seduti al tavolo
riservato al pubblico ministero (sotto il seggio del giudice) e stanno giocando
a carte
SCENA PRIMA
I due giocano gettando con foga le carte sul tavolo cercando di accaparrarsi
l’ultima mano
DELLA PENA - (chiudendo la mano e gettando le ultime carte sul tavolo) Tiè, tiè
e Tiè... tre scope, denari, primiera e settebello !
SUCAUZIONE - (scocciato) E che ca... al posto del sedere hai una cisterna !
DELLA PENA - Mi devi... (facendo i conti su di un foglio) due assoluzioni per
insufficienza di prove e una con la condizionale.
SUCAUZIONE - E no ! Ti sei già beccato un’assoluzione ieri e l’altro ieri te ne
avevo lasciata una per interdizione mentale, quindi te ne devo una sola.
DELLA PENA - A sì ! E allora la contessa di due giorni fa accusata di aver
ammazzato il maggiordomo ? Gli hai fatto dare quindici anni !
SUCAUZIONE - E poi è uscita un’ora dopo dietro cauzione.
DELLA PENA - E che è colpa mia se quella è piena di soldi ?... Sì, ma poi tu ci
credi che abbia ucciso il maggiordomo ?
SUCAUZIONE - Che ne so, una volta era il contrario.
DELLA PENA - Si vede che sono cambiati i contratti di assunzione della servitù.
SUCAUZIONE - Che tempi ! Una volta c’erano delitti passionali, omicidi d’onore,
grandi tradimenti... e ora ? Bustarelle, tangenti, onorevoli corrotti,
industriali inquinatori e medici macellai.
DELLA PENA - Figurati che l’altro giorno mi è capitato un prete falsario,
stampava i biglietti da cinquanta e centomila, poi li passava ad un monsignore
che provvedeva ad immetterli sul mercato, li hanno trovati perfino sui tavoli
di Las Vegas !
SUCAUZIONE - (sospirando) Un bel processo, come mi piacerebbe... già vedo i
titoli “Dramma della gelosia, un’appassionata arringa del pubblico ministero
mette fine all’incubo ! Inchiodato il mostro e condannato all’ergastolo !”
DELLA PENA - Hei, pubblico ministero ! Non cambiare discorso ! Mi devi comunque
due assoluzioni.
SUCAUZIONE - (scaldandosi) Tu hai bevuto, caro il mio avvocato, rifatti bene i
conti, e guarda un po’ quanti rinvii a giudizio ti ho lasciato passare !
DELLA PENA - Rinvii a giudizio ? Ma se almeno otto dibattimenti me li hai
bloccati in fase istruttoria per le solite balle delle competenze !
La discussione continua a soggetto scaldandosi sempre di più, finché un
commesso, da fuori scena, annuncia.
COMMESSO - (con inflessione napoletana) ‘A corte !
SCENA SECONDA
Sucauzione e Della Pena smettono immediatamente di discutere, si rassettano.
Della Pena raccoglie le carte dal tavolo, scambia con Sucauzione
un’occhiataccia e si trasferisce con la sua borsa e i documenti, sul tavolo di
sinistra. Dalla porta di destra entrano i tre personaggi che compongono la
giuria, sono tre individui vestiti di scuro, con la fascia tricolore, hanno un
aspetto serio e solenne. Senza dire una parola, in fila indiana si sistemano
dietro il loro bancone. La porta di sinistra si spalanca, entra il commesso e ,
sull’attenti, annuncia di nuovo.
COMMESSO - ‘A corte !
Tutti si alzano in piedi attendendo l’entrata del giudice, passa qualche attimo
senza che accada nulla. Poi Sucauzione, fa un gesto interrogativo al commesso
che guarda fuori della porta e allarga le braccia. Sucauzione fa un gesto al
commesso invitandolo a vedere che cosa succede. Il commesso esce, tutti si
rimettono a sedere. Dopo qualche istante si sente ancora il commesso.
COMMESSO - (da fuori) Venite signor giudice,... no, da questa parte... no,
quello è lo sgabuzzino... ecco sì, qui... da questa parte... ecco, trasite...
SCENA TERZA
Dalla porta di sinistra rientra il commesso sostenendo il giudice per un
braccio. Il giudice indossa la toga, ha con se una vecchia cartella per
documenti, ha i capelli bianchi pettinati alla Einstein, è quasi abbastanza
rincoglionito, cammina a piccoli passi, , porta gli occhiali e soffre di
incontinenza acuta.
COMMESSO - ‘A corte !
SUCAUZIONE - (a parte) Ridagli !
Lentamente il commesso aiuta il giudice a salire i gradini del suo seggio.
COMMESSO - Ecco... accussì... piano, piano... su ancora nu’ sforzo... giudice
e... là !
Il giudice cade a sedere sulla sua sedia aiutato dal commesso, lanciando una
piccola scorreggia.
COMMESSO - Ecco, anche oggi ce l’aimm’ fatta...
DELLA PENA - (a parte) ... ad arieggiare l’aula !
COMMESSO - (rassettando il giudice) ... Ecco, quanto site bello ! Sembrate nu’
papa n’trono... ecco, chiste sono le vostre carte e...
Il commesso si interrompe poiché Sucauzione gli fa un esplicito gesto di
levarsi di torno.
COMMESSO - (ossequioso) Sì, certo, subito... signor avvocato !
Il commesso si piazza in piedi vicino alla porta di sinistra. Il giudice
comincia ad armeggiare con le sue carte, inforca gli occhiali e batte un colpo
con il martelletto, contemporaneamente una lettera della frase “La legge uguale
per tutti” cade in terra alle spalle del magistrato. Il giudice comincia
parlare con voce catarrosa e malferma, interrompendosi ogni tanto per tossire.
GIUDICE - In nome del popolo italiano... hem... dai poteri a me conferiti dalla
costituzione... dichiaro aperto il dibattimento a carico di... (cercando di
leggere)... Sca... sca...
SUCAUZIONE - Scannavedove Rocco.
GIUDICE - Hem... già, già, accusato di molestie sessuali, truffa e assalto
all’arma bianca...
DELLA PENA - (stupito) Assalto all’arma bianca ?
GIUDICE - (continuando) ... nei confronti di Trippanera Jolanda, hem...
l’imputato ha niente da dire in sua difesa ?
SUCAUZIONE - (alzandosi) Signor giudice...
GIUDICE - (senza alzare gli occhi dai documenti) Si ricordi che è sotto
giuramento, quello che dirà...
SUCAUZIONE - Ma,... vostro onore...
GIUDICE - ... potrà essere usato contro di lei...
DELLA PENA - Vostro onore !
GIUDICE - ... inoltre se non ha scelto un suo avvocato difensore...
Il commesso avanza e fa cenno agli avvocati di lasciare fare a lui.
GIUDICE - ... le sarà assegnato uno d’ufficio...
Il commesso si avvicina al giudice.
GIUDICE - ... lei comunque ha diritto di avvalersi della facoltà di non...
Il commesso parla all’orecchio del giudice indicando Sucauzione.
COMMESSO - (bisbigliando all’orecchio del giudice) Psssss, psssss....
Il giudice si interrompe, e dopo un attimo si sente il rumore dello zampillo di
pipì cadere per terra. Il commesso fugge via e rientra immediatamente con un
secchio che va velocemente a piazzare sotto il banco del giudice, il rumore
dello zampillo cambia cadendo nella plastica del secchio, Il commesso parla di
nuovo nell’orecchio al giudice indicando Sucauzione.
GIUDICE - Il pubblico ministero ?
Il commesso fa cenno di sì.
GIUDICE - E l’imputato ?
Il commesso parla ancora nell’orecchio al giudice.
GIUDICE - Ah sì ? (poi a Sucauzione) Hum... sicuro che lei non ha commesso
nessun delitto ?
Sucauzione allarga le braccia.
GIUDICE - (squadrando ancora Sucauzione) ... Ha una così brutta faccia !...
Ma... si faccia entrare l’imputato !
SCENA QUARTA
Dalla porta di destra entra Rocco Scannavedove ammanettato e accompagnato da
due carabinieri. Scannavedove è un tipo corpulento con una gran pancia, pelato,
indossa una canottiera e un paio di pantalonacci, ha tatuaggi sparsi un po’
dappertutto e un cerotto su una guancia. Appena entra tutti hanno un moto di
disgusto per la puzza che si spande nell’aria. Scannavedove parla romano.
SCANNAVEDOVE - (al giudice) A dotto’, nun se potrebbe sgancià ste manette ?
Scannavedove solleva le braccia per mostrare le manette e i due carabinieri,
colpiti da fetore pestilenziale delle ascelle, si aggrappano a ciò che hanno
vicino per non svenire. Nell’aula ci sono momenti di panico.
SUCAUZIONE - (deglutendo) Vostro onore, propongo di liberare l’imputato a patto
che si agiti il meno possibile !
GIUDICE - Accordato !
Scannavedove viene liberato dalle manette e prende posto accanto a Della Pena.
I due carabinieri prendono posto ai lati del giudice.
GIUDICE - Hem... si inizia il dibattimento a carico di Scannavedove Rocco,
avvocato difensore dott. Massimo Della Pena, (si alza) pubblico ministero dott.
Libero Sucauzione (si alza anche lui) Si faccia entrare la vittima !
SCENA QUINTA
Dalla porta di destra entra Jolanda Trippanera. E’ una zitella di fisico
esuberante, veste in maniera vistosa, quasi ridicola, e porta un’assurda
pettinatura cotonata, si muove sculettando su dei tacchi altissimi.
GIUDICE - (guardandola) Le è la signora Trippanera Jolanda...
Trippanera fa un passo avanti.
TRIPPANERA - (puntualizzando serissima) Signorina... prego !
GIUDICE - Hum... signorina Trippanera Jolanda fu Antenore, domiciliata in via
dei sassi sgonfi, 34 ?
TRIPPANERA - (con sussiego) (Sì.
GIUDICE - Si accomodi.
Trippanera si mette dietro lo scranno riservato all’interrogato di turno.
GIUDICE - Giuri di dire tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la
verità, dica “lo giuro”
TRIPPANERA - Sì
GIUDICE - Deve dire : “lo giuro”.
TRIPPANERA - Sì, lo dico.
GIUDICE - E allora lo dica.
TRIPPANERA - Sì, lo giuro.
GIUDEICE - Deve dire solo “lo giuro” senza il “sì” !
TRIPPANERA - Sì.
GIUDICE - No “sì”... “lo giuro” e basta !
TRIPPANERA - “Lo giuro e basta !”
SUCAUZIONE - Vostro onore, forse e meglio procedere.
GIUDICE - Sì, sì, avvocato, proceda pure.
Sucauzione si alza e, solennemente, assume l’atteggiamento da principe del
foro, facendo fare un movimento svolazzante alla toga.
DELLA PENA - Mi oppongo, vostro onore !
SUCAUZIONE - (stupito) Si oppone ? Me se non ho neanche cominciato a parlare ?
DELLA PENA - L’atteggiamento del pubblico ministero è provocatorio, si atteggia
a inquisitore e intimorisce l’interrogato, inoltre la toga smuove l’aria
sollevando problemi (con un cenno della testa indica Scannavedove) di carattere
chimico !
GIUDICE - Opposizione accolta,... avvocato cerchi di agitarsi il meno possibile
!
SUCAUZIONE - Mi scusi, vostro onore.
Sucauzione riprende il suo atteggiamento da principe del foro e si avvicina a
Trippanera con cipiglio da inquisitore.
SUCAUZIONE - Signora Trippanera...
Trippanera lo fulmina con uno sguardo.
SUCAUZIONE - (sospirando) ... Signorina Trippanera...
Trippanera si rimette tranquilla.
SUCAUZIONE - Ci vuole dire che lavoro svolge ?
TRIPPANERA - (dandosi importanza) Lavoro alla “Federal International Company
Air”
SUCAUZIONE - Con che mansione ?
TRIPPANERA - ... Responsabile problemi ecologici.
SCANNAVEDOVE - A’ dotto’ fa le pulizie.
GIUDICE - (sbattendo il martelletto) L’imputato faccia silenzio ! Avvocato
continui !
SUCAUZIONE - Signora... signorina Trippanera, ci vuole raccontare come si sono
svolti i fatti ?
TRIPPANERA - (c.s.) Hem, mi trovavo presso la mensa aziendale e avevo appena
svolto la prima parte delle operazioni di mia competenza, quando...
SUCAUZIONE - Signorina, ci vuole dire in cosa consistono le sue mansioni ?
TRIPPANERA - (imbarazzata)... Hem... mi occupo delle pulizie della mensa..
SUCAUZIONE - Vada avanti.
TRIPPANERA - Quando, nel chinarmi in avanti per pulire un tavolo... qualcuno...
mi...
Trippanera si ferma imbarazzata.
SUCAUZIONE - Vuole continuare ?
TRIPPANERA - (con sussiego) Avvocato, la mia dignità non mi consente di andare
avanti.
SUCAUZIONE - Vostro onore, se la corte permette, spiegherei io l’accaduto.
GIUDICE - Proceda pure avvocato.
SUCAUZIONE - Grazie, vostro onore. Dunque : mentre la vittima se ne stava
piegata in avanti appoggiata in posizione prona nell’atto di nettare uno dei
deschi della mensa, una vile mano anonima le sollevava la veste, nella
fattispecie il grembiule da lavoro e con esso la gonna fino a coprirle la
testa, impedendole la visione della sequenza degli avvenimenti che da lì a poco
avrebbero avuto il loro rapido svolgimento. La Trippanera, bloccata dunque
anche nei movimenti, veniva fatta oggetto di un’azione abominevole !
Pausa ad effetto.
SUCAUZIONE - Signori della corte ! La stessa mano anonima le abbassava
repentinamente l’indumento intimo e imprimeva l’impronta del palmo, imbevuto di
vernice, identificata poi come smalto antiruggine grigio, la parte... finale
della schiena della vittima, rendendola oggetto di scherno e di vergogna !
SCANNAVEDOVE - Meglio, così nun glie prende la ruggine !
GIUDICE - L’imputato faccia silenzio ! Avvocato prosegua.
SUCAUZIONE - Signor giudice, signori della corte, il medico legale sostiene che
non è possibile rilevare le impronte digitali dalla macchia di vernice, in
quanto la vittima e l’aggressore si agitavano troppo e l’impronta risulta
confusa, ma in quel momento c’era una sola persona presente al momento del
misfatto ! E questa persone è l’imputato : Scannavedove Rocco sottocuoco della
F.I.C.A. !
GIUDICE - Avvocato, moderi il linguaggio !
SUCAUZIONE - Perché che ho detto ?
GIUDICE - La parte lesa della vittima non è quella !
SUCAUZIONE - Quella... quale ?
GIUDICE - Avvocato non scherziamo !
SUCAUZIONE - (che alla fine capisce) Vostro onore, ho detto F.I.C.A....
Nell’aula c’è un brusio di imbarazzo.
SUCAUZIONE - ... per dire “Federal International Company Air”
GIUDICE - (poco convinto) Mmmm... prosegua.
SUCAUZIONE - Quindi, come dicevo, per l’accusa non ci sono dubbi, l’autore del
misfatto è l’imputato, colpevole inoltre di aver reso la vittima, oggetto di derisione
e di vergogna !
GIUDICE - Che tipo di derisione ?
SUCAUZIONE - (guardando Trippanera) ... Hem... come attaccare sulla schiena
della vittima ignara un cartello.
GIUDICE - Cartello ? Che cartello ?
SCANNAVEDOVE - “Vernice fresca nun toccare !”
GIUDICE - Silenzio !
SUCAUZIONE - L’accusa, pertanto, chiede la condanna per il massimo della pena
prevista in questi casi ! Grazie vostro onore, ho finito !
GIUDICE - La parola alla difesa.
DELLA PENA - Grazie, vostro onore.
Della pena si alza lentamente e si avvicina a Trippanera.
DELLA PENA - Signorina Trippanera, durante il fatto, lei è riuscita a sentire o
vedere qualcosa che possa aver fatto pensare all’imputato ?
TRIPPANERA - No.
DELLA PENA - Normalmente... viene tastata molto in quella zona ?
TRIPPANERA - (inviperita) Vostro onore, non intendo essere offesa !
GIUDICE - Signorina, capisco il vostro stato d’animo, ma la sua risposta è
necessaria per stabilire eventuali responsabilità
Trippanera si ricompone senza decidersi a rispondere.
DELLA PENA - Signorina, stiamo aspettando.
TRIPPANERA - Un momento !
Trippanera nicchia ancora un momento imbarazzata.
TRIPPANERA - Hem... può succedere... due o tre volte..
SCANNAVEDOVE - All’ora !
GIUDICE - Silenzio !
TRIPPANERA - (imbarazzata) Al giorno.
SCANNAVEDOVE - Lontano dai pasti !
GIUDICE - Imputato, la faccio allontanare dall’aula !
La confusione creatasi in aula si acquieta.
GIUDICE - Avvocato prosegua !
DELLA PENA - Vostro onore, la difesa chiama a deporre il signor Panzadura
Gaetano.
GIUDICE - Signorina Trippanera si accomodi, si faccia entrare il teste.
Trippanera si siede su una delle sedie riservate ai testimoni.
SCENA SESTA
Il commesso esce dalla porta di destra e rientra accompagnando Panzadura. Si
tratta di un individuo smilzo, miope come una talpa, con un paio di occhiali
molto spessi. Il commesso lo accompagna per un braccio allo scranno, Panzadura,
che non vede niente, si ferma sullo scranno dando le spalle al giudice.
DELLA PENA - Signor Panzadura, vuol farci il piacere di voltarsi da questa
parte ?
PANZADURA - Sì... sì... avvocato, da quale parte ?
Della Pena, sospirando, fa un gesto al commesso che si avvicina e fa girare
Panzadura verso il giudice.
DELLA PENA - Signor Panzadura lei, in fase istruttoria, ha dichiarato di aver
assistito al fatto.
PANZADURA - Sì, sì, ho visto tutto, ho visto tutto !
DELLA PENA - Bene, ci vuol raccontare che cosa ha visto ?
PANZADURA - Sì, sì ! Mi trovavo a camminare per via sbucciafichi, quando da
destra è arrivata una Mercedes che procedeva a velocità sostenuta, quando il
semaforo è passato dal giallo al rosso, il conducente della Mercedes ha tentato
di frenare, ma l’asfalto, reso scivoloso dalla pioggia, non ha consentito...
DELLA PENA - Basta così, signor Panzadura.
GIUDICE - Signor Panzadura, si può accomodare.
PANZADURA - (indicando il giudice improvvisamente) Eccolo ! E’ lui ! E’ lui il
conducente della Mercedes, l’ho riconosciuto, è lui che non si è fermato al
semaforo...
GIUDICE - Portatelo via !
Il commesso trascina via Panzadura che continua ad accusare il giudice a
soggetto.
GIUDICE - (mugugnando a parte) Cretino ! Io venivo da destra ! (poi a Della
Pena) Avvocato ha altri testimoni da presentare ?
DELLA PENA - (asciugandosi il sudore) Sì, vostro onore, vorrei chiamare a
testimoniare il signor Sborniafissa Pompeo.
SCENA SETTIMA
Il commesso esce dalla porta di destra, poi rientra accompagnando Sborniafissa,
un ciccione completamente ubriaco e lo fa piazzare allo saranno
DELLA PENA - Signor Sborniafissa.
Sborniafissa barcolla, si aggrappa allo scranno e guarda Della Pena, aguzza la
vista per guardarlo meglio, poi esclama.
SBORNIAFISSA - (biascicando) Massimo !
Della pena lo guarda stupito. Sborniafissa esce dallo scranno barcollando, di
avvicina a Della Pena e gli passa un braccio sulle spalle.
SBORNIAFISSA - Massimo, vecchia scarpa puzzolente... che ci fai qui ?
Della Pena è imbarazzatissimo, non riesce a scrollarsi di dosso Sborniafissa
che lo asfissia con continue fiatate pestilenziali.
DELLA PENA - Ma co... cosa fa... si calmi... !
SBORNIAFISSA - Vecchia bigoncia da mosto... ti ricordi da Evaristo, all’osteria
del borgo vecchio quante ce ne siamo prese ?
DELLA PENA - Signor Sborniafissa... io...
SBORNIAFISSA - Mi chiami signore ? Mica ho vinto al totocalcio ?
DELLA PENA - (in piena difficoltà) Commesso... aiuto !
BORNIAFISSA - Commesso... un grappino a me e uno storcibudella a Massimo !
GIUDICE - Storcibudella ?
SCANNAVEDOVE - Rum, birra, alcool etilico e polvere da sparo, vostro onore !
GIUDICE - Interessante.
Sborniafissa, parlando a soggetto, continua ad assediare Della pena, finché il
commesso glielo strappa di dosso e lo spinge verso l’uscita. Sborniafissa,
uscendo, continua a chiamare Della Pena che, scampato il pericolo, si rassetta
imbarazzato.
SUCAUZIONE - Avvocato Della Pena, vogliamo dare una parvenza di serietà a
questo dibattimento ? Vuole presentare testimoni più attendibili di questi ?
DELLA PENA - Sì, avvocato, a tal proposito vorrei chiamare a testimoniare il
signor Stiragrinze Epifanio.
GIUDICE - Si faccia entrare il teste.
SCENA OTTAVA
Il commesso fa per uscire dalla porta di destra, ma si ferma di colpo e si
mette la mano sulla patta dei pantaloni, contemporaneamente, con passo lento,
transita dalla porta Stiragrinze. E’ un tipo cadaverico con i capelli
impomatati e tirati tutti all’indietro. E’ vestito completamente di nero, con
guanti e con un paio di occhialetti tondi scuri, porta in testa un cappello,
sempre scuro, e ha in mano un ombrello (per rafforzare più l’effetto funebre,
potrebbe avere sul risvolto della giacca una spilla a forma di bara). Come
entra in scena tutti i presenti si affrettano ad imitare il movimento
anti-malocchio del commesso. Trippanera tira fuori dalla borsetta un corno.
Della Pena si mette a debita distanza dallo scranno dove ha preso posto Stiragrinze.
DELLA PENA - Ci vuol, dire il suo nome ?
STIRAGRINZE - (con voce funerea) Stiragrinze Epifanio, fu Amilcare.
DELLA PENA - Professione ?
STIRAGRINZE - Impresario di pompe funebri.
Tutti i presenti si affrettano a ripetere il gesto anti-malocchio di prima.
DELLA PENA - (facendo scongiuri) Signor Stiragrinze, è stato lei a chiedere di
deporre, ci vuol dire a che proposito lei ha a che fare con il fatto accaduto
alla signorina Trippanera ?
Stiragrinze, con un gesto lentissimo, appoggia l’ombrello allo scranno e alza
la mano destra verso l’alto, tutti in scena hanno un moto di timore, credendo
in un gesto di malocchio, Stiragrinze invece si toglie lentamente il cappello.
STIRAGRINZE - Avvocato, signor giudice, signori della corte, io mi trovo qui, oltre
che per sostenere la causa della signorina Trippanera, anche per fare una
dichiarazione.
Della Pena guarda il giudice.
GIUDICE - Avanti... ma faccia presto.
STIRAGRINZE - Io vorrei dire che troppi delitti rimangono impuniti dalla
giustizia, che troppi omicidi restano senza nome, per questo, come presidente
del comitato per i diritti delle salme, chiedo il ripristino di pene più severe
a partire dalle colpe più semplici.
GIUDICE - E sarebbe ?
STIRAGRINZE - (solenne) La pena di morte !
Nell’aula c’è un forte mormorio, con toccate rapide di patte di pantaloni.
GIUDICE - (sfidandolo) E, a partire da quali colpe la applicherebbe ?
STIRAGRINZE - Dalla mancata apposizione del bollo sulla patente !
SCANNAVEDOVE - Li mortacci tui !
STIRAGRINZE - Grazie, molto gentile !
GIUDICE - Bene, ora che ha fatto la sua dichiarazione, vogliamo procedere ?
Della Pena si avvicina a Stiragrinze.
DELLA PENA - Signor Stiragrinze, ci vuole raccontare come lei ha assistito al
fatto ?
STIRAGRINZE - Si dà il caso che il mio laboratorio di pompe funebri sia ubicato
proprio sotto la mensa della società datrice di lavoro della signorina
Trippanera.
DELLA PENA - Vada avanti.
STIRAGRINZE - Alle ore una e cinquanta dal giorno del fatto, ero nel
laboratorio che stavo procedendo al trucco del compianto commendator Agenore
Puzzacchiotti, mi creda avvocato, un lavoro da manuale, il commendatore pareva
dovesse andare a nozze...
DELLA PENA - Signor Stiragrinze, veniamo al fatto.
STIRAGRINZE - (serio) Avvocato, la ditta Stiragrinze è una ditta seria, che
opera nel settore da più di vent’anni e ha servito più di quindicimila clienti,
nessuno dei quali si è mai lamentato !
DELLA PENA - Signor Stiragrinze, la prego.
STIRAGRINZE - ... Mentre era al mio lavoro, avvertii, al piano superiore, come
un rantolo...
DELLA PENA - Un rantolo ?
STIRAGRINZE - Sì, come il respiro finale di un morente di tisi.
DELLA PENA - (sospirando) Signor Stiragrinze, non credo che i signori qui
presenti abbiano mai assistito un morente di tisi !
STIRAGRINZE - Ma guardi che non è un brutto decesso...
DELLA PENA - Non ne dubito, ma ci risparmi i particolari... che tipo di rantolo
era, ce lo descriva.
STIRAGRINZE - Era più o meno così...
Stiragrinze fa alcuni respiri rumorosi.
STIRAGRINZE - ... Mi è sembrato di avvertire anche qualche gridolino e qualche
sospiro.
DELLA PENA - Signorina Trippanera, lei sa chi può aver prodotto i rumori
descritto dal signor Stiragrinze ?
TRIPPANERA - No.
DELLA PENA - (paziente) Nella stanza era presente lei sola con il suo
aggressore, come fa a non sapere chi è stato dei due ?
TRIPPANERA - Avevo la gonna sulla testa, non sentivo niente.
DELLA PENA - (incalzando) Non sentiva niente perché i gridolini di piacere li
emetteva lei stessa, consenziente all’atto libidinoso commesso dallo
Scannavedove ! (al giudice) Vostro onore, l’imputato è colpevole solo di aver
assecondato le voglie della presunta vittima e non esiste reato se non quello
commesso dalla Trippanera nell’aver provocato l’imputato !
SUCAUZIONE - Mi oppongo !
TRIPPANERA - Anch’io !
GIUDICE - Lei signorina non si può opporre !
TRIPPANERA - Come, lui sì e io no ?
SUCAUZIONE - Signorina, questo è un tribunale, non un mercato !
GIUDICE - Basta ! Silenzio ! Avvocato concluda !
DELLA PENA - Non ho altre domande.
GIUDICE - Signor Stiragrinze, può andare.
Stiragrinze, accompagnato dal commesso, esce dalla porta di destra.
SCENA NONA
Per qualche minuto Della Pena va a conferire con Scannavedoe, poi si rivolge al
giudice.
DELLA PENA - Vostro onore.
Della Pena si volta verso il magistrato, ma le parole gli muoiono in gola : il
giudice dorme. Della Pena fa cenno al commesso di svegliarlo. Il commesso sale
fino al bancone del giudice e lo scuote.
GIUDICE - Eh ! Cosa ?
Il commesso gli parla nell’orecchio.
GIUDICE - C... cosa... ah sì !
Il giudice sbatte il martelletto più volte sul tavolo e qualche altra lettera
della frase “La legge è uguale per tutti” cade a terra.
GIUDICE - Silenzio, silenzio !
Improvvisamente si sente lo zampillo di pipì del giudice cadere a terra. Il
commesso, con il piede, sposta il secchio di prima sotto il bancone e il rumore
cambia di tonalità. Il commesso guarda Della Pena e allarga le braccia. Tutti
aspettano che il bisognino del giudice finisca. Poi Della Pena riprende la
parola.
DELLA PENA - Visto che non c’è nessuna prova che incrimina il mio cliente...
SUCAUZIONE - (interrompendolo)... ma neanche nulla che lo scagioni !
DELLA PENA - (fulminandolo con lo sguardo)... propongo un confronto con...
diciamo un esperto, chiedo la... consulenza del signor Pallesecche Augusto !
GIUDICE - Che entri.
SCENA DECIMA
Il commesso va alla porta di destra e fa entrare Pallesecche. Pallesecche è un
gay dichiarato, entra sculettando nell’aula e va allo scranno.
SCANNAVEDOVE - A’ frocio !
PALLESECCHE - Buongustaio !
Della Pena si avvicina a Pallesecche.
DELLA PENA - Ci vuol dire il suo nome ?
PALLESECCHE - Pallesecche Augusto, detto “Jusy”.
DELLA PENA - Anni ?
PALLESECCHE - Quaranta... Capricorno !
DELLA PENA - (sospirando) Lei lavora nella stessa azienda della signorina
Trippanera ?
PALLESECCHE - Sì.
DELLA PENA - Con quali mansioni ?
PALLESECCHE - Chef.
DELLA PENA - Quindi lei conosce l’imputato ?
PALLESECCHE - (sospirando) Sì, purtroppo.
DELLA PENA - Signor Pallesecche, vista la sua... hem... inclinazione...
PALLESECCHE - (ispirato) La mia non è un’inclinazione, ma una vocazione !
DELLA PENA - La chiami come vuole, insomma gli saranno capitati episodi simili
a quello occorso alla vittima ?
PALLESECCHE - (sospirando) Sì, volesse il cielo fossero più frequenti !
DELLA PENA - Mi dica, con la sua... diciamo così... esperienza, sarebbe in
grado, dopo che la mano è stata... appoggiata... sì, insomma... riuscirebbe a
riconoscerne il proprietario ?
PALLESECCHE - (sorridendo) Potrei dirle l’aspetto, il peso, l’età e se ha la
linea del cuore più lunga di quella della vita !
DELLA PENA - Grazie ! Vostro onore, vorrei procedere ad un esperimento !
GIUDICE - Dica pure.
DELLA PENA - Bendando il signor Pallesecche, vorrei che due o tre persone
ripetessero nei suoi confronti la stessa azione subita dalla signorina
Trippanera.
GIUDICE - A che scopo ?
DELLA PENA - Per vedere se ciò che dice il signor Pallesecche è vero, e cioè
stabilire fino a che punto un individuo, in seguito ad un contatto veloce di
una mano sul cu... hem sul posteriore della schiena, riesce a riconoscerne il
possessore.
GIUDICE - Mmmm, è un po’ insolito, ma proceda pure.
DELLA PENA - (al commesso) Bene, bendi il signor Pallesecche e riconduca in
aula gli altri testimoni.
Il commesso benda Pallesecche poi esce dalla porta di destra.
SCENA UNDICESIMA
Il commesso rientra con Panzadura, Sborniafissa e Stiragrinze. Della Pena gli
fa un cenno e il commesso va a prendere Scannavedove e un carabiniere e insieme
agli altri testimoni li dispone in fila a qualche metro dalle spalle di Pallesecche.
DELLA PENA - Bene, vostro onore, possiamo cominciare ?
GIUDICE - Proceda pure avvocato.
Della Pena fa un cenno a Panzadura che si avvicina alle spalle di Pallesecche.
DELLA PENA - (a Panzadura) Lo ho già spiegato cosa deve fare, mi faccia un
segno quando è pronto.
Panzadura annuisce.
DELLA PENA - Bene, avanti.
Panzadura tira una manata, ma miope com’è, non riesce a trovare il sedere di
Pallesecche. Finché Della Pena fa un gesto al commesso che, si avvicina a
Pallesecche e gli piazza la mano a dieci centimetri dal sedere del gay.
COMMESSO - Andate signurì !
Panzadura dà una pacca sul sedere a Pallesecche.
PALLESECCHE - Era ora, prima si sentiva solo il vento !
DELLA PENA - Ebbene, signor Pallesecche ?
PALLESECCHE - Alto, magro, cinquant’anni, miope, cinquanta di taglia,
quarantadue di scarpe duecentotrenta di colesterolo circa.
Un brusio di meraviglia si sparge per l’aula.
DELLA PENA - E’ vero signor Panzadura ?
PANZADURA - (stupefatto) Sì, sì !
DELLA PENA - Andiamo avanti.
E’ la volta di Sborniafissa a sparare la manata.
PALLESECCHE - Basso, grasso, cinquant’anni con una voglia d’uva dietro
un’orecchia e circolazione a contenuto alcolico con tracce di sangue !
Ancora brusio in sala.
DELLA PENA - Il prossimo
Stiragrinze procede alla manata, ma Pallesecche è perplesso.
DELLA PENA - Ebbene ?
PALLESECCHE - Ripetere per favore.
Stiragrinze ripete.
PALLESECCHE - Ma siete sicuri che questo sia vivo ?
DELLA PENA - Allora ?
PALLESECCHE - Anni quaranta, media statura, circa sessanta chilogrammi, in
avanzato stato di decomposizione !
DELLA PENA - Avanti un altro.
Scannavedove si fa avanti e tira una zampata.
PALLESECCHE - (sospirando) Rocco, sei il solito brutalone !
Brusio in aula.
DELLA PENA - Avanti l’ultimo.
Si fa avanti il carabiniere e anche lui dà una manata sul sedere di Pallesecche
che si inalbera e sorride.
PALLESECCHE - Alto, bello, giovane, in divisa... nei secoli fedele !
Dicendo le ultime parole Pallesecche si strappa la benda e si volta in
ammirazione per il giovane carabiniere che, imbarazzatissimo, non sa più che
fare.
DELLA PENA - Signori, vi prego di ritornare ai vostri posti.
Il carabiniere riprende posto accanto al giudice.
DELLA PENA - Vostro onore, questa dimostrazione è servita a confermare che solo
una persona abituata a... questo genere di attenzioni può distinguere la mano
dell’aggressore e...
SUCAUZIONE - Mi oppongo ! La vittima ha dichiarato che subisce lo stesso
trattamento più volte al giorno e...
DELLA PENA - ... ma non ha la stessa esperienza del signor Pallesecche !
SUCAUZIONE - Che intende dire ?
DELLA PENA - Che la signorina Trippanera non è in grado di distinguere
l’aggressore da una manata, quindi le prove a carico dell’imputato sono
inesistenti !
SUCAUZIONE - Vostro onore, la difesa anticipa le conclusioni e non...
GIUDICE - Silenzio !
Si ristabilisce la calma.
GIUDICE - (a Della Pena) Lei è convinto che la vittima non possa fare
distinzioni ?
DELLA PENA - Sì, vostro onore !
GIUDICE - C’è un solo modo per verificarlo : ripetere con la vittima la prova fatta
con il signor Pallesecche !
TRIPPANERA - Ma... io...
SUCAUZIONE - Vostro onore, la vittima non può subire una simile umiliazione !
GIUDICE - Avvocato, vogliamo accettare le conclusioni senza una verifica ?
SUCAUZIONE - No, vostro onore !
GIUDICE - Allora procediamo.
Sucauzione allarga le braccia verso Trippanera e la invita all’esperimento.
Trippanera in un primo momento si rifiuta, poi acconsente e, riluttante, si va
a piazzare sullo scranno con le mani appoggiate si di esso. Il commesso benda
Trippanera e rimette in fila Panzadura, Sborniafissa, Stiragrinze, il
carabiniere fa per muoversi, ma un gesto di Della Pena lo ferma.
DELLA PENA - Ritengo sia logico cambiare le persone per questa nuova prova.
GIUDICE - Approvo.
Della Pena fa allontanare i tre testimoni, poi invita i tre giurati, Sucauzione
e lo stesso giudice a partecipare al nuovo esperimento. Il giudice viene
aiutato dal commesso a scendere dal bancone e a prendere posto, assieme agli
altri, ad un paio di metri dalle spalle di Trippanera. I cinque personaggi
cominciano a scalpitare nell’attesa di toccare il sedere a Trippanera.
DELLA PENA - Bene, chi è il primo ?
I cinque scattano in avanti contemporaneamente.
TUTTI - (dandosi gomitate e spintoni) Io, io !
DELLA PENA - Signori, vi prego, un po’ di contegno.
SUCAUZIONE - (indicando un giurato) E’ stato lui a cominciare !
DELLA PENA - Avvocato !
Ritorna una certa calma.
DELLA PENA - (al primo giurato della fila) Avanti lei !
Il giurato si fa avanti e dà una pacca sul sedere di Trippanera che si morde le
labbra dal piacere.
DELLA PENA - Signorina Trippanera, riconosce la mano ?
Trippanera scuote la testa.
DELLA PENA - Avanti un altro.
Via via che l’esperimento procede, Trippanera è sempre più eccitata dalle
manate sul sedere e si morde le labbra per non darlo a vedere, finché l’ultimo
turno tocca al giudice che barcollando, si avvicina a Trippanera, ormai al
limite, e le dà una manata sul sedere. Trippanera esplode.
TRIPPANERA - (eccitatissima) Siiiii, è lui !
Si strappa la benda, si rivolge verso il giudice lo abbraccia e tenta di
baciarlo.
TRIPPANERA - (ormai senza ritegno) Ho riconosciuto la tua mano, tu sì che sei
un macho ! Haaa, mi fai sentire tutta un brivido... caro, caro, ti voglio,
vieni qui !
Il giudice cerca di divincolarsi, Trippanera tenta di saltargli addosso, i
giurati, ingrifati, cercano di saltare addosso a Trippanera, Sucauzione tenta
di dividere tutti. Nell’aula scoppia un putiferio mastodontico il giudice
comincia a fuggire inseguito da Trippanera a sua volta inseguita da tutti. Dopo
qualche minuto di fuggi fuggi, il giudice esce dalla porta di destra seguito
dal reso dei personaggi.
SCENA DODICESIMA
Dall’aula sono usciti tutti eccetto Della Pena e Sucauzione i quali,
esterrefatti, si guardano intorno. L’aula è un campo di battaglia : sedie
rotte, tavoli rovesciati, carte sparse dappertutto. Il rumore del gruppo appena
uscito sfuma in lontananza. Dopo qualche minuto il primo a riprendersi è
Sucauzione.
SUCAUZIONE - Un altro processo così, e me ne vado a dirigere il traffico !
DELLA PENA - questo è un manicomio, non un palazzo di giustizia !
I due si guardano ancora fra loro, poi, come se si fossero accordati, si
avvicinano contemporaneamente al tavolo del pubblico ministero e si siedono.
Sucauzione tira fuori le carte e comincia a mischiarle.
DELLA PENA - Questa udienza come la vogliamo considerare ?
SUCAUZIONE - Io direi alla pari.
DELLA PENA - Sono d’accordo.
Sucauzione mischia ancora le carte.
SUCAUZIONE - Scopa o briscola ?
DELLA PENA - No... facciamo ramino !
SUCAUZIONE - Centouno ?
DELLA PENA - Centouno !
SUCAUZIONE - Che ci giuochiamo ?
DELLA PENA - (pesandoci) Dunque domani...
Poi tira fuori dei documenti dalla borsa e li legge.
DELLA PENA - Domani abbiamo : un’estorsione, uno scippo e due assegni a vuoto.
SUCAUZIONE - Bene, lo scippo te lo lascio... l’estorsione pure, giochiamoci gli
assegni a vuoto.
DELLA PENA - Ok, se vinco io me li dai per insufficienza di prove...
SUCAUZIONE - ... altrimenti, me li becco per truffa, con risarcimento della
somma e multa salatissima !
I due cominciano a giocare, dopo due o tre mani, prese tutte da Sucauzione,
Della Pana si arrabbia.
DELLA PENA - Tu bari !
SUCAUZIONE - Io non baro, sei tu che non stai attento al gioco !
DELLA PENA - No, tu bari, fammi vedere quanti otto sono passati !
SUCAUZIONE - Tu non guardi proprio nulla ! Se ti ricordi le carte bene,
altrimenti arrangiati !
DELLA PENA - Hei, pubblico ministero ! Se vuoi, frega il giudice, ma a me non
mi freghi !
SUCAUZIONE - (alzandosi) Ah sì, e allora sai che ti dico ?... Che mi fai schifo
sia come avvocato che come biscazziere !
DELLA PENA - (alzandosi anche lui) Ma sentilo il principe del foro, ma se hai
preso tangenti e bustarelle fino a ieri !
La bisticciata degenera, i due continuano a litigare a soggetto senza toccarsi,
ma buttano per aria carte e documenti. Uno arriva anche ad afferrare il
martelletto del giudice e a minacciare l’altro. Una musichetta comica copre la
litigata che sfuma.
SIPARIO
FINE DELLA COMMEDIA
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