Il quarto compagno

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In casa

IL QUARTO COMPAGNO

di Rino Gobbi

(undici tempi)

Personaggi:

OSCAR                                 Primo ex compagno di scuola

GINO                                     Secondo ex compagno di scuola

ENNIO                                  Terzo ex compagno di scuola

AUGUSTO                           Quarto compagno di scuola

trama

Oscar e Ginostanno aspettando Augusto che li deve avvisare dell’arrivo in paese di Ennio, un loro ex compagno di scuola,per truffargli dei soldi visto che da un incidente ne aveva ricavati tanti.

Per caso si presenta alla loro porta proprio Ennio, che loro non riconoscono perché trasformato fisicamente, appunto a causa dell’incidente. Anche Ennio non riconosce i due perché soffre di amnesie temporanee.

In un momento che Oscar non c’è, Gino spiega a Ennio dell’inganno che stanno tramando ai danni di un ex compagno di scuola, non sapendo che quel compagno è quello a cui sta parlando. A questo punto a Ennio torna la memoria e, visto la disonestà dei suoi ex compagni di scuola, se ne va senza farsi riconoscere.

Quando Augusto riferisce che Ennio doveva essere già arrivato in paese e che era cambiato fisicamente, i due si rendono conto chi era l’ospite. Oscar rincorre e riporta a casa Ennio.I due amici mettono in atto il loro losco piano non sapendo che Ennio sta fingendo di assecondarli, tanto che quando compila l’assegno lo intesta ad Augusto, che lui ha saputo essere onesto e messo male finanziariamente. Poi se ne va.

Quando entra Augusto e vede l’assegno intestato a lui, crede sia la mancia promessa dai due e se ne va ringraziando.


I

In casa di Oscar, lui e Gino stanno conversando in attesa di Augusto.

OSCAR, GINO

OSCAR          Non fare quella faccia, tu non ti devi preoccupare di niente, farò tutto io.

GINO             Sì, ma qualche parola bisognerà pur che la dica, non voglio fare la figura dello sciocco.

OSCAR          Tu, la figura dello sciocco? Ce ne sono già due di sciocchi in questa storia.

GINO             Chi, noi due?

OSCAR          Allora sì che sei proprio sciocco. Intendo Ennio… Ma guarda un po' se a un tipo così doveva capitargli questa fortuna!

GINO              Quella dell'incidente?

OSCAR          Proprio quello. Da una disgrazia lui si è fatto una fortuna coi soldi che ha percepito dall'assicurazione e che poi ha investito in azioni, lui che non sapeva neanche cosa fossero, e si è ritrovato con centomila euro in tasca.

GINO             Dicono che sia stravagante…

OSCAR          Tutti quelli che hanno soldi sono stravaganti, se lo possono permettere. Ma per quanto stravagante sia, se prima era tonto, tonto lo sarà anche adesso.

GINO             Sei sicuro che non sia cambiato dopo l'incidente? Guarda che era brutto, sai?

OSCAR          Chi, lui?

GINO             Ma no, l’incidente: qui non ci capiamo proprio! Come soldi è cambiato di sicuro, ma sai, a scuola era tanto ingenuo, questo lo ammetto anch'io, ma gli anni, e dopo, appunto, l'incidente, può darsi che l'abbiano risvegliato.

OSCAR          Ma dai, sciocco.

GINO             Ma allora sono proprio sciocco.

OSCAR          Sciocco nel senso che non hai dimestichezza con la psicologia umana: il tempo e i traumi non modificano il carattere di una persona, se lui era un povero tonto che dava tutto agli altri vedrai che anche ora sarà così. Ti ricordi almeno quando gli raccontavo la storia dell'orso dicendo che non avevo i soldi per comprarmi la merendina, e lui mi dava subito la sua?

GINO             Sì, che mi ricordo, mi ricordo anche come mi vergognavo per la sfacciataggine che avevi.

OSCAR          Ma dai, stupido.

GINO             Stavolta hai cambiato offesa.

OSCAR          Insomma, è un modo di dire per farti capire che sei ingenuo anche tu se non vedi il lato altruista della cosa.

GINO             Di quale cosa?

OSCAR          Della merendina, no? Dimmi, perché lo facevo?

GINO             Per mangiartela tu.

OSCAR          E tu pensi che lo facessi solo per questo? Che non avessi pensato anche alla sua salute?

GINO             Alla sua salute?...

OSCAR          Alla sua salute sì. Non ti ricordi quanto grasso era? Aveva una faccia come il sole.

GINO             Bè, sì, e allora?

OSCAR          Allora, se lui continuava a mangiare le pastine, a un certo punto sarebbe scoppiato, o sbaglio?

GINO             Sì, questo è vero.

OSCAR          Vedi allora che io sono altruista: pensavo anche per lui.

GINO             Mangiandogli le pastine?

OSCAR          Mangiandogli le pastine sì, perché lui dimagrisse un poco.

GINO             E quella volta che avevi mangiato quelle degli altri compagni e non ancora contento ti sei fatto dare il suo panino per mangiartelo più tardi e l'avevi nascosto tra il muro e il cestino dei rifiuti?…

OSCAR          Quella volta che era stato ghermito dalle formiche e non ho più voluto mangiarlo?

GINO             Quella volta là, sì.

OSCAR          Ammetterai che Ennio si era accorto di dove l'avevo nascosto, con quella vista che aveva…

GINO             Lo chiamavamo occhio di lince, mi ricordo bene come riusciva a leggere i voti sul registro dal suo banco: una cosa incredibile!

OSCAR          Vero, e poi, se non ha più voluto mangiare il panino non sarà mica stata colpa mia?

GINO             Di chi allora?

OSCAR          Ma delle formiche, no? E ti ricordi come è andata a finire la storia?

GINO             Delle formiche?

OSCAR          Delle formiche, del panino, insomma quella storia là.

GINO             No, non mi ricordo.

OSCAR          Che il panino se l'è mangiato l’altro ebete (risata).

GINO             Chi era l'altro ebete?

OSCAR          Quello che deve venire qui dalla piazza per avvisarci quando arriva Ennio.

GINO             Intendi Augusto?

OSCAR          Non stiamo aspettando Augusto? Allora Augusto è l’ebete di cui stiamo parlando… Mi raccomando quando arriva…

GINO             Chi? Augusto?

OSCAR          Macché Augusto: Ennio!

OSCAR          (bussano). Ecco Augusto. Su, indossa la giacca che andiamo a prelevare Ennio in piazza. (apre la porta. Si presenta Ennio, irriconoscibile perché dimagrito, e con un paio di occhiali dalle lenti spesse).

II

OSCAR, GINO, ENNIO

OSCAR          Toh, chi è lei? Cosa è venuto a fare qua?

ENNIO           Una cosa alla volta altrimenti non capisco.

OSCAR          allora: chi è lei?

ENNIO           Non lo so.

OSCAR          Come non lo sa, sta prendendomi in giro per caso?

ENNIO           Non lo so, non mi ricordo.

OSCAR          Ora passiamo alla seconda domanda: cosa è venuto a fare qua?

ENNIO           Non mi ricordo chi sono, si pensi se mi ricordo il motivo perché sono venuto qua. (guardando da vicino Oscar) Ma lei, chi è lei?

OSCAR          Come chi sono io? Io sono il padrone di casa.

ENNIO           (accorgendosi di Gino) E lui, è anche lui il padrone di casa?

OSCAR          Quanti padroni vuole che ci siano! Io solo sono il padrone, lui è il mio amico.

ENNIO           Il suo amico? E cosa fa qua?

OSCAR          Mi fa compagnia, cosa vuole che faccia? E adesso che lo sa deve andarsene.

ENNIO           Il suo amico?

OSCAR          Il mio amico?… No, no, lei deve andarsene, perché stiamo aspettando una persona che deve venire qua per avvisarci dell’arrivo di un'altra persona.

ENNIO           Aspetti un po': già sono un po’ duro di comprendonio, non capisco la storia di uno che deve venire ad avvisare voi perché deve arrivare un altro.

OSCAR          Mi sembra che lei stia prendendoci in giro.

GINO             Bisognerebbe che andasse via subito, perché se arriva Augusto noi dobbiamo partire subito per prelevare Ennio.

OSCAR          È da un pezzo che cerco di farglielo capire. (a Ennio) Ha sentito cosa ha detto il mio amico?

ENNIO           Sicuro che ho sentito: ne avrò tante, ma non sono ancora sordo.

OSCAR          E allora?…

ENNIO           Allora niente: il medico mi ha detto che ogni volta che perdo la memoriadevo rimanere sul posto, per cui io resto qua, vuole che le mostri la ricetta?

OSCAR          Roba da matti!

ENNIO           Stia attento a come parla.

OSCAR          Ha la macchina qui fuori?

ENNIO           Penso di sì…

GINO             (affacciandosi alla finestra) Accidenti se ce l'ha! Guarda con che macchinone è arrivato (si affaccia anche Oscar).

OSCAR          Visto che ha l'auto e che è così grande, mi faccia il piacere, vada fuori e là nella macchina può stendersi come vuole finché le torna la memoria.

ENNIO           Ascoltate cari signori: se sono venuto qui ci sarà un motivo, o sbaglio?

GINO             Lo penso anch'io.

ENNIO           Allora io non vado via se prima non mi torna la memoria.

OSCAR          No, questo è troppo!

ENNIO           Sarà anche troppo, ma io resto qua.

OSCAR          (titubante) Mmmm… Di solito, quanto tempo ci vuole perché ritorni?

ENNIO           Mi ritorni cosa?

OSCAR          Ma la memoria, no?

ENNIO           Se lo dice lei… Mi dicono che di solito l'amnesia, questa è la parola giusta, dura un quarto d'ora…

GINO             Allora lasciamolo qua, e speriamo che nel frattempo non arrivi Augusto.

ENNIO           …Qualche volta mi dicono che dura qualche ora.

OSCAR          Cosa?! Allora lei va fuori subito da questa casa, altrimenti chiamo i carabinieri!

ENNIO           E io mostro la ricetta anche a loro.

GINO             Dai, lasciamolo qui, e speriamo che Ennio arrivi più tardi.

OSCAR          Capisci che sta mandando a monte tutto? (osserva Ennio che prende il giornale sopra il mobile, se lo porta sul divano e con le gambe accavallate lo legge).

OSCAR          Questa poi!

GINO             Dai, lascialo stare, basta che non rompa.

OSCAR          E ti sembra che non stia rompendo! Se arriva Augusto, dimmi, cosa facciamo?

GINO             Sai cosa facciamo, andrò solo io a ricevere Ennio, e tu starai qui con questo tizio.

OSCAR          Ennio sarà anche un grande fesso, ma non riuscirai a portarlo qui: lui è abituato a trattare con gente che ha una certa personalità.

GINO             Allora vai tu, che nehai tanta.

OSCAR          Niente da fare: quello stupido si ricorderebbe subito dei piccoli dispetti di un tempo. Bisogna andare in due da lui, e vedendo anche te può darsi che accetti di venire da me…  Ma bisogna che gli venga presto la memoria a questo rompiballe. (a Ennio) Ascolti, non potrebbe sforzarsi magari un poco perché le ritornasse più presto?

ENNIO           Più presto cosa? (segno di sconforto di Oscar).

GINO             Ancora?La memoria! Si è dimenticato di cosa stiamo parlando?

ENNIO           Sono o non sono amnesico? Bisogna capirmi, no? Anzi, non ci sarebbe un panino, un toast, insomma qualcosa da mettere sotto i denti?

OSCAR          Questo è inconcepibile! Anche un panino vuole?

ENNIO           Non volete che mi ritorni la memoria? Allora i medici dicono che perché la memoria mi torni presto io devo essere rilassato. E io sono rilassato solo quando mangio (i due, allibiti).

OSCAR          (sconsolato) Andrò anche a farle questo panino, ma guardi di farsela tornare presto la memoria, altrimenti qui si mette male.

ENNIO           Per lei o per me?

OSCAR          Provi ad indovinare? (va in cucina).

ENNIO           Anche un bicchiere di vino già che c'è.

III

GINO, ENNIO

ENNIO           (a Gino) Ma cosa ha il suo amico, mi sembra un tantino agitato.

GINO             Il fatto è che, come le ha detto Oscar, stiamo aspettando una persona che deve riferirci quando arriva un’altra persona, alla quale noi dobbiamo fare uno scherzetto.

ENNIO           Uno scherzetto?… Ma a quale persona, ne ha nominate tante, io non capisco.

GINO             Allora le dirò i nomi, così potrà raccapezzarsi meglio: Augusto…

ENNIO           (ricordando, tra sé) Ecco che sta tornandomi la memoria… ecco perché sono venuto qua. Che paese è questo? (Gino glielo dice).

ENNIO           Proprio qui dovevo venire. Dovevo venire qua per… Ma mi racconti prima la sua storia, che poi le racconterò la mia.

GINO             Allora, c’è Augusto che deve venire qui per avvisarci quando arriva il fesso di Ennio…

ENNIO           “Il fesso di Ennio?…” E Augusto deve venire qua per avvisarvi del suo arrivo?

GINO             Sì, ma anche Augusto non è che sia tanto sveglio.

ENNIO           Ah!

GINO             È un povero sciocco che naviga in cattiva acque, e che Oscar…

ENNIO           (facendo lo gnorri) Chi è Oscar?

GINO             Quello che è di là.

ENNIO           Ah!…

GINO             Oscar l’ha incaricato di venirci ad avvisare quando arriva il tonto di Ennio, che dopo gli avrebbe dato la mancia.

ENNIO           (sempre facendo lo gnorri) E lei, chi è lei?

GINO             Sono Gino, un amico di Oscar e di Augusto.

ENNIO           Ah!… Ma perché Augusto deve venire ad avvisarvi quando arriva “il tonto” di Ennio?

GINO             Per fregargli tremila euro.

ENNIO           Ah! E in che modo?

GINO             Abbiamo saputo che, causa un incidente, è diventato ricco; e Oscar ha avuto l’idea di farsi dare un po’ di soldi.

ENNIO           Perché? Se i soldi sono dell’altro?

GINO             Oscar sembra fatto apposta per queste cose: quando arriva Ennio lui gli racconterà la storia di me che ho una cambiale che scade e che non posso pagare.

ENNIO           Una cambiale di tremila euro?

GINO             Sì, tremila euro; e sapendo che Ennio era un tonto e che secondo lui sarebbe rimasto un tonto anche dopo l’incidente, è sicuro che glieli darà.

ENNIO           Ma la cambiale non esiste, vero?

GINO             Ma no, è tutto un trucco. Adesso stiamo aspettando Augusto, e lei deve andare via altrimenti Oscar si arrabbia (entra Oscar).

IV

GINO, ENNIO, OSCAR

OSCAR          Si arrabbia? Sono già arrabbiato che metà basta per buttare fuori dalla porta questo rompiballe. (a Ennio)  Si mangi il panino e si faccia tornare la memoria, altrimenti ci penso io!

ENNIO           (indicando il panino) Così piccolo? Non so se mi ritorni tutta la memoria.

OSCAR          Non occorre che ritorni tutta: basta un po’, quel tanto che la faccia andare fuori da qui. (Ennio mangia il panino con calma) No, no: faccia in fretta altrimenti qui si finisce alle calende greche.

ENNIO           Guardi che il dottore mi ha detto che per essere completamente rilassato bisogna mangiare lentamente… E il vino?… Si è dimenticato il vino? Se il cibo va giù con più scioltezza io sarò ancora più rilassato. (sbuffando Oscar va a prendergli il vino).

GINO, ENNIO

ENNIO           (a Gino) Giusto?...

GINO             Giusto, cosa?

ENNIO           Che ci vuole il vino con il panino?

GINO             Io non so di questi affari di digestione, so solo che se arriva Augusto lei deve andare via, mi capisce? (entra Oscar).

VI

GINO, ENNIO, OSCAR

OSCAR          (a Gino) Meno male che ti sei svegliato anche tu: con questo deficiente bisogna fare i duri perché capisca.

ENNIO           Perché tanta fretta?

OSCAR          Mi sembra proprio che lei faccia il furbo: non capisce che corriamo il rischio di perdere dei soldi per colpa sua?

ENNIO           Dei soldi? Come mai state perdendo dei soldi?

OSCAR          Perché uno scemo deve venire qui in paese a portarcene un pochi.

ENNIO           Uno “scemo” deve portarvi dei soldi?…

GINO             È un modo di dire per intendere: sottrarglieli.

ENNIO           Non mi piacete mica voi due: volete mandare via un ospite, malato per giunta, per rubare dei soldi a un’altra persona. Non mi piacete proprio per niente, e sapete cosa faccio io? Vado via anche senza che mi torni la memoria.

OSCAR          Bravo! Finalmente ha capito come stanno le cose! Su, su che le faccio strada. (Ennio esce dalla parte sbagliata) No, non per là, questa è la porta giusta. (lo accompagna. Quando Ennio è già fuori:) Mi stia bene e… auguri per la sua memoria.

VII

OSCAR, GINO

GINO             Finalmente ce ne siamo liberati!

OSCAR          Decisione ci vuole, decisione! E adesso aspettiamoAugusto.

GINO             Però, che tipo, mi ricorda qualcuno.

OSCAR          Anche a me ricorda qualcuno. Bah, certo che era strano… Ma perché Augusto non arriva, ormai Ennio dovrebbe essere già arrivato in piazza… Vuoi vedere che quello per dimenticare i suoi pensieri ha preso la sbronza e si è addormentato sopra il tavolo? (telefona al bar).

BARISTA      Pronto!

OSCAR          Sono Oscar. È ancora là Augusto?

BARISTA      Augusto è assente.

OSCAR          Dove è andato?

BARISTA      È andato via con la testa.

OSCAR          (a Gino) Ho detto io che era ubriaco. (al barista) Passamelo!

BARISTA      È una parola!

OSCAR          Va a chiamarlo che devo parlargli!

BARISTA      Non è per lui: sono io che non sono capace di stare in piedi.

OSCAR          Cos’hai, male alle gambe?

BARISTA      Non posso andare a chiamarlo: ho due bottiglie…

OSCAR          Mettile sul banco e va a chiamare Augusto!

BARISTA      Le ho in corpo, non posso più muovermi.

OSCAR          Allora chiamalo, avrai pure un po’ di fiato, spero. (si sente chiamare debolmente Augusto).

AUGUSTO    (al telefono) Chi c’è?

OSCAR          Come chi c’è? Sono Oscar, non te l’aveva detto il barista?

AUGUSTO    Il barista è partito…

OSCAR          Anche lui! E dov’è andato se era là un attimo fa?

AUGUSTO    Èubriaco.

OSCAR          E perché bevi anche tu? Non sai che sei stato incaricato di una missione?

AUGUSTO    Io bevo? Guarda che ti sbagli.

OSCAR          Il barista mi ha detto così.

AUGUSTO    Di’ al barista che pensi ai fiaschi suoi: io ero assorto nei miei pensieri. Cosa vuoi?

OSCAR          Come cosa voglio? Non dovevi venire qua per avvisarmi dell’arrivo di Ennio?

AUGUSTO    Sì, lo so; ma Ennio deve ancora arrivare. Comunque non manca tanto perché è stato visto poco distante da qua e non può fare che arrivi da un momento all’altro… Anzi dovrebbe essere qui da un pezzo. Ah, tanto perché lo sappia, mi hanno detto che non è più quello di una volta…

OSCAR          Lo credo bene, con tutti quei soldi che ha guadagnato.

AUGUSTO    No, no, intendo di faccia: è tanto dimagrito che neanche lo conosci più, e poi porta un paio di occhiali con due lenti grosse come fondi di bottiglia, e ha un macchinone… (Oscar si dispera). Oscar, mi senti?… Pronto? Sei ancora là, Oscar? (Oscar mette giù il telefono e corre fuori a rincorrere Ennio).

VIII

GINO

GINO             Oh Dio. Era Ennio, era proprio Ennio! Com’è cambiato, poverino. Adesso Oscar gli è corso dietro per truffargli i tremila euro e… Oh Dio, ho raccontato tutta la storia dell’inganno a Ennio… E Oscar questo non lo sa… Ennio sa tutto quello che si era tramato nei suoi confronti… Ma, aspetta: lui non si ricorda niente, altrimenti avrebbe fatto qualche allusione che l’interessato era lui, si è comportato proprio come se non ricordasse… tranne che di chiedermi il nome del paese: quello sì che se l’è ricordato. E la storia che voleva raccontarmi?… Allora la memoria gli è venuta proprio in quel momento, e poi avrebbe sempre finto ascoltando il mio discorso?… Oh Dio, forse è proprio così. (entra Oscar, quasi trascinando Ennio).

IX

GINO, OSCAR, ENNIO

OSCAR          Ennio, Ennio, lasciati guardare!

ENNIO           (fingendo) Chi sono io?

OSCAR          Ennio, il nostro vecchio compagno di scuola, non ti ricordi?

GINO             (tra sé) Mi sembra davvero smemorato… ma se facesse finta?

ENNIO           Lei, chi è lei?

OSCAR          Su, adesso dammi del tu; sono Oscar, il tuo vecchio compagno di scuola. E questo è Gino… non ti ricordi neanche di lui?

ENNIO           Adesso comincio a ricordare, sapete, dopo l’incidente… Sapete che ho avuto un incidente?

OSCAR e GINOAltroché se lo sappiamo!

ENNIO           Dopo l’incidente perdo la memoria a tratti, e ho perso quasi tutta la vista… Adesso mi ricordo bene di voi due: tu Oscar eri quello che mi prendeva sempre in giro.

OSCAR          Diciamo, scherzava…

ENNIO           No, no, mi prendevi proprio in giro, e mi mangiavi le pastine.

OSCAR          Dai Ennio, altri tempi!

ENNIO           Adesso non mi fai più di questi tiri, vero?

OSCAR          Ma no, scherzi… bè…

ENNIO           Cosa, bè?

OSCAR          Niente, pensavo a una cosa…

ENNIO           Un altro scherzo?

OSCAR          No, cosa dici?

ENNIO           Meno male, spero che tu sia cambiato da quella volta. (lo pizzica fortemente sulla guancia) Mi sembra che tu stia bene, sembra proprio che non abbia bisogno di niente, sei in salute, non avrai neanche bisogno di soldi… (Oscar fa per parlare, ma Ennio si rivolge a Gino) E tu Gino, ti vedo un po’ cadaverico; ecco, tu sì che puoi avere bisogno di qualcosa… ma c’è qui Oscar che ti aiuterà di sicuro.

GINO             (facendosi coraggio) Bè, insomma, avrei davvero bisogno di qualcosa.

ENNIO           E non c’è qui Oscar?

OSCAR          L’apparenza inganna, non mela passo bene neanch’io.

ENNIO           (a Gino) Sentiamo un po’: qual è il tuo problema?

GINO             Ho una cambialetta che scade, e non ce la faccio a pagarla.

OSCAR          Bè, insomma, dì quel che è: una cambiale.

ENNIO           Ma come hai fatto a ridurti così?

GINO             (imbarazzato) È stato… lo sai com’è…

OSCAR          È stato perché aveva la mamma ammalata, e così ha dovuto fare questa cambiale per comprarle le medicine.

ENNIO           Ma di quanti soldi è questa cambiale?

GINO             Tremila euro.

ENNIO           Tremila euro!Allora tua madre stava proprio morendo?

GINO             Insomma…

OSCAR          Lo sai come sono lo cose adesso: l’Ulss non passa più niente, e devi arrangiarti.

ENNIO           (a Oscar) Chi è stato lo strozzino che gli ha fatto questa cambiale?

OSCAR          Chi è stato?…È uno… sì, insomma…

GINO             (raggiante) È stato Augusto. Ti ricordi di Augusto, no? Anche lui era a scuola con noi (ricordandosi di averlo menzionato prima, quando gli aveva raccontato la storia dell’inganno) Ti ho mai parlato io di Augusto?

ENNIO           No, non mi pare.

GINO             (tra sé) Meno male, non si ricorda niente. (a Ennio) Bè, è stato Augusto che mi ha firmato la cambiale.

ENNIO           Ah Augusto; mi ricordo che era un poco… ritardato… mi ha sempre fatto compassione quel povero ragazzo.

OSCAR          Sì, sì, proprio ritardato. Quello sì che prendevamo sempre in giro: era proprio uno scemo.

ENNIO           E adesso, come se la passa?

GINO             Non bene, ma sai, quando si ha un carattere così non si può mai fare strada.

ENNIO           Però aveva tremila euro da prestarti…

GINO             Sì, è vero, si vede che li ha tirati fuori da qualche parte.

ENNIO           E tu glieli devi ritornare?

GINO             Proprio così!

ENNIO           Bè, non so se sapete che da quel brutto incidente ho percepito tanti soldi…

GINO             Sì, che lo sappiamo.

ENNIO           Allora sapete tutto?

OSCAR          Diciamo quello che ci interessa.

ENNIO           (a Gino) Cosa dici se ti firmo un assegno di tremila euro?

GINO             Direi che ti ringrazio infinitamente.

OSCAR          Anch’io.

ENNIO           Cosa c’entri tu?

OSCAR          Così, per solidarietà.

ENNIO           Bè, facciamo in fretta che devo andare in piazza a trovare gli altri compagni di scuola. (estrae tanti blocchetti di assegni, carte di credito ecc. Compila un assegno e lo dà a Gino) Prendi Gino, e salutami tua madre… è già morta per caso?

GINO             No, no, non è mai stata così bene!

ENNIO           E tu Oscar, mi raccomando, lascia stare quello che appartiene agli altri.

OSCAR          Ti riferisci alle pastine, vero?

ENNIO           Alle pastine quando eravamo piccoli, e adesso alle cose più grandi (esce).

X

GINO, OSCAR

OSCAR          (esultando) Ce l’abbiamo fatta! Quel povero fesso c’è cascato! (prende in mano l’assegno e lo bacia).

GINO             È stato anche troppo facile, non avrei mai pensato che tremila euro potessero cascarmi così tra le mani.

OSCAR          Tra le nostre mani! Guardiamo qua questo assegno: tremila euro! Guarda, guarda Gino che bel numero! In cifre: tre, zero, zero, zero; e guarda qui: tremila euro in lettere. E adesso aspetta, pagate per me al signor… Brusegato Augusto. Ma?…ma?…è intestato ad Augusto?

GINO             Ad Augusto? Com’è possibile?!

OSCAR          Si è ricordato anche il suo cognome? E diceva che era senza memoria? Ma allora… allora non abbiamo niente per le mani. Che scherzi sono questi?!

GINO             Mi sembrava che Augusto gli avesse fatto compassione quando gli ho detto che era lui che mi ha prestato i soldi.

OSCAR          Ma tu non potevi tacere?

GINO             Come potevo, ti ho visto in imbarazzo: un nome bisognava pure che lo tirassi fuori, e Augusto è stato il primo che mi è venuto in mente.

OSCAR          Meglio imbarazzato che tirare fuori il nome.

GINO              Adesso lo dici… Comunque Augusto gli avrà fatto compassione anche quando gli ho raccontato…

OSCAR          Cosa gli hai raccontato?

GINO             Bè… sai…

OSCAR          Cosa gli hai raccontato?!

GINO             La storia di quello che avevamo in testa di fare a Ennio.

OSCAR          E l’hai raccontata proprio a lui?

GINO             Chi sapeva che era Ennio? Se non lo sapeva neanche lui?

OSCAR          E tu gli hai raccontato tutta la storia?

GINO             Bè, sì… tanto era senza memoria.

OSCAR          Ma poteva ritornagliela da un momento all’altro e si sarebbe ricordato tutto.

GINO              Non sapevo che era lui, ti ho detto, come tu del resto.

OSCAR          Sicuramente dopo, quando l’abbiamo chiamato dentro, gli è ritornata.

GINO             Forse gli è ritornata ancora prima, perché a un certo punto mi ha chiesto il nome del paese, e quando gliel’ho detto mi ha risposto che doveva venire proprio qua.

OSCAR          E tu non hai capito che era Ennio neanche da questi discorsi? Ma quanto stupido sei?

GINO             Ritorniamo da capo con le offese?

OSCAR          Stupido sì, proprio stupido! Perché se non gli avessi raccontato la storia, lui non avrebbe firmato l’assegno per Augusto, quello che gli faceva compassione (entra Augusto).

XI

GINO, OSCAR, AUGUSTO

AUGUSTO    Ragazzi, io mi sono stancato di aspettare; sono venuto a dirvi che vado a casa, e che se volete vedere Ennio andate voi al bar ad aspettarlo. (accorgendosi dell’assegno) Tremila euro? Per me? Non vi credevo tanto generosi, mi bastava anche meno, anche perché non l’ho visto e non sono venuto ad avvisarvi del suo arrivo. Comunque, sempre a vostra disposizione finché ci sono queste mance qua (esce).