Il ragioniere Casoria

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Appare l’interno di una casa arredata lussuosamente dove c’e un andirivieni di persone indaffarate a sistemare

     Personaggi: (9 U – 7 D)

Loredana: figlia di Paolo

Lorenzo: suo fratello

Pasqualina: sua sorella

Grazia: sua moglie

Bettino: custode del palazzo

Carlo: padre di Paolo

Giangiliberto: amico e benefattore di Paolo

Casoria: amministratore del palazzo

Antonio: amico e complice di Casoria

Samantha:presunta rivale in amore di Loredana

Fiorella: moglie di Casoria

Espedito: funzionario della società di riscossione

Biagio: imprenditore truffato da Casoria

Tony: (voce fuori scena) corteggiatore di Loredana

Natascia: (voce fuori scena) corteggiatrice di Lorenzo

Immacolata: altra presunta rivale in amore di Loredana

       

                                                      Trama

Paolo, lavoratore e buon padre di famiglia, si trova un giorno, per caso, a dover salvare la vita a Giangiliberto, nobile ricchissimo il quale, per riconoscenza, gli regala un favoloso appartamento vinto al gioco dal padre deceduto da poco. La cosa però non fa piacere a Casoria (Amministratore del palazzo) e al suo complice (Antonio) i quali, avevano un accordo verbale proprio con il padre di Giangiliberto, per acquistare l’appartamento ad un prezzo d’affare e farne poi una lucrosa speculazione. Decidono quindi, con la collaborazione di Espedito, di farlo pignorare dalla società di riscossione e comprarlo all’asta ad una prezzo ridicolo. Il loro piano però fallirà rovinosamente grazie anche a nonno Carlo (sofferente d’insonnia e stitichezza cronica), il quale diverrà involontario artefice di situazioni comiche ed imbarazzanti dovute al suo bisogno irrefrenabile di assumere continuamente sonniferi e lassativi che, a suo dire, non fanno mai effetto.

                                             Scena

Soggiorno di un appartamento di lusso con la comune sul fondo scena che rappresenta la porta di ingresso caposcala. Sulla parete di sinistra un accesso ad un balcone ed una apertura che porta alle camere di Lorenzo e Loredana.

Sul fondale a destra della comune una porta che rappresenta uno dei bagni della casa. Nell’angolo o anche sulla parete di destra una seconda apertura che dovrebbe essere l’accesso alla cucina ed al resto della casa dove si trovano le camere di Pasqualina, Carlo e Paolo e Grazia. Mobili di lusso, tende e quadri alle pareti. Il tutto a dimostrazione che si tratti di un lussuoso appartamento.

Nel primo atto la scena si presenta con  scatole di cartone in giro ed un po’ in disordine dovuti al trasloco in atto ma che si sistemerà gradualmente.

Nel secondo atto si presenterà molto più ordinata e con qualche cambiamento e accorgimento estetico in più.

Appare l’interno di una casa di lusso dove c’e un frenetico viavai di persone indaffarate sistemare pacchi dovuti ad un trasloco in appena avvenuto.

Loredana- Mamma! Papa! Per favore! Gli scatoli con i libri e le dispense dove sono finiti?

                 Uffah! Mamma! Posso sperare in una risposta entro la fine del secolo?

Lorenzo- (che attraversa la scena frettolosamente)

Loredana- Sai che fine hanno fatto i miei scatoli? (non ottiene neppure uno

                sguardo) Figurati! (continua a cercare) Zia! Mi senti? Oddio, che senso di

                 frustrazione.

Lorenzo- (ripassa nella direzione opposta)

Loredana- Lorenzo per favore! Dammi una mano.

Lorenzo-  (neppure questa volta si degna di una risposta)

Loredana- Eppure dovevano essere da queste parti. Li ho segnati con il pennarello dorato

                 proprio per distinguerli dagli altri.

Lorenzo- (attraversa la scena ancora più freneticamente)

Loredana- (gli si para davanti) Stop! Guardami! Dove sono finiti i miei libri?

Lorenzo- (la guarda fisso ma non le risponde)

Loredana- Mi ascolti? Mi vedi? Sei connesso con il mondo reale?

                 (sillabando) I miei libri.

Lorenzo- I tuoi libri?

Loredana- I miei libri!

Lorenzo- I tuoi libri?

Loredana- Yes! My books! Ok? You understand?

Lorenzo- E tu, in un momento del genere, hai il coraggio di chiedermi dove sono i miei

               libri?

Loredana- (disperata) Non i tuoi libri… i miei libri! E poi cosa sarebbe successo di tanto

                grave?

Lorenzo- Come! Non sai nulla?

Loredana- No! I servizi segreti  mi hanno tenuto all’oscuro degli ultimi avvenimenti.

Lorenzo- Una tragedia.

Lorendana- E’ grave?

Lorenzo- Catastrofica!

Loredanda- Oddio parla. Non tenermi sulle spine! E’ andata distrutta la mia cassetta del

                  trucco?

Lorenzo- Ancora più grave!

Loredana- Hanno oscurato “Facebook”?

Lorenzo- Non trovo più la mia playstation!

Loredana- La tua playstation?

Lorenzo- Sto per andare in crisi di astinenza.

Loredana- (sollevando un cartone) Se non sparisci entro i prossimi tre attimi andrò io in

                 crisi scatenando su di te la furia di Hulk.

Lorenzo- (scappa)

Pasqualina- Ma insomma! Basta! Quando la smetterete di litigare voi due?

Loredana- Dio! Cosa ho fatto per meritare un fratello così?

Lorenzo- E’ la giusta punizione per tua ocaggine.

Loredana- Lo vedi? Io non trovo i miei libri e lui mi prende in giro.

Pasqualina- I tuoi libri sono già a posto! Sul loro scaffale accanto alle dispense.

Loredana- Come avrò fatto a non vederli.

Pasqualina- Se avessi guardato bene…

Lorenzo- Ma lei non ha le capacità di guardare più in la del suo naso…

Loredana- Perché non vai a cagare su una piantagione di cactus!

Pasqualina- Ragazzi!

Lorenzo- Zia. Per caso hai visto in giro…

Pasqualina- …la tua playstation?

Lorenzo- Non la tua. La mia playstation…

Pasqualina- E’ nella tua stanza. Nel primo cassetto dello scrittoio.

Loredana- Come si farebbe senza di te?

Lorenzo- Infatti. Senza di lei saresti persa.

Loredana- Perché gliel’hai trovata? Quell’aggeggio lo rincitrullisce più di quello che è.

Lorenzo- Perché non ti fai lobotomizzare? L’intervento sarebbe gratis, quanto inutile…

Pasqualina- Smettetela altrimenti chiamo vostro padre. E lo sapete che quando si

                  arrabbia…

Paolo- Allora?

Pasqualina- Visto? Ve l’avevo detto. Ora si che sono fatti vostri.

Paolo- (guardandoli con aria burbera) Chi mi da una mano?

           (i due ragazzi scappano uno da una parte e uno dall’altra)

Paolo- Scherzavo.

Lorenzo- Papà mi hai fatto venire un colpo.

Loredana- Quando si tratta di lavorare…

Lorenzo- Senti chi parla…

Loredana- Perché non ti fai scoppiare un dente?

Grazia- Loory! Vieni a darmi una mano.

Loredana- Sta chiamando te.

Lorenzo- No no! Guarda che sta chiamando te.

Loredana- Per dire dammi una mano vuol dire che vuole un maschio…

Lorenzo- Può darsi che vuole un parere su come sistemare le tende e poi ha detto Lory…

Loredana- Appunto! Anche quando chiama te dice Lory…

Paolo- Maledetto il giorno che le ho detto sceglierai tu i nomi. Perché l’ho fatto?

Pasqualina- L’amour…

Paolo- Ho capito! Gliela do io una mano. (esce)

Pasqualina- Siete incorreggibili. Non so come facciamo a sopportarvi.

Lorenzo e Loredana- (insieme) L’amour!

Pasqualina- Lasciamo perdere…

Paolo- (da fuori scena) Lory!... Ci sono dei soldi qui sono i tuoi?

Lorenzo e Loredana- Sii! (mentre lottano a chi arriva primo a prenderli)

Paolo- (entra con due cartoni) Fregàti! Tu metti a posto questo e tu sistema quest’altro.

Lorenzo e Loredana- Uffah! (escono)

Paolo- Però! Quando si tratta di scansare le fatiche vanno sempre d’accordo.

Pasqualina- La colpa è tua. Li vizi troppo.

Paolo- Cara Pasqualina. I tempi sono cambiati. I figli non li educano più i genitori ma le

          leggi del mercato.

Pasqualina- Cosa vuoi dire? Che per insegnare l’educazione ai propri figli bisogna portarli

                  tra le bancarelle?

Paolo- (sorridendo) No! Voglio solo dire che dal momento in cui nascono, vengono

           continuamente bombardati da informazioni che li fanno diventare una inesauribile

           fonte di guadagno e pensa che questo accade persino a scuola.

Pasqualina- E non ci si può fare niente?

Paolo- Come? Togliendo loro la tv? Il computer? Non mandandoli neppure a scuola che       

          inevitabilmente li mette in gara con chi ha le scarpe firmate, lo zainetto con

          l’i-pod incorporato o l’ultimo modello di cellulare che si connette ai social network,

          l’i-phone, ed ora c’è anche l’i-pad.

Pasqualina- Ahi!

Paolo- I-pod, i-phone, i-pad…

Pasqualina- Si! Ho capito!

Paolo- Tu hai detto ahi.

Pasqualina- Ho detto ahi perché mi sono punta.

Paolo- Cosa fai? Se non li accontenti crescono con le frustrazioni e rischi di creare dei

          disadattati,  che per inseguire questi status symbol prendono brutte pieghe.

Grazia- Sei sempre il solito esagerato.

Paolo Vuoi dire forse che non è così?

Grazia- Si, ma sei eccessivo.

Paolo- Piuttosto a che punto siamo?

Grazia- Di là è quasi tutto a posto.

Paolo- Quindi abbiamo quasi finito?

Grazia- Si! Grazie a Dio. Sono sfinita.

Paolo- Non lo dire a me.

Pasqualina- Ora vi preparo qualcosa da mangiare.

Grazia- Ti do una mano…

Pasqualina- Riposati… faccio io. (esce)

Grazia- Grazie. Sei un angelo. (suonano alla porta)

Paolo- Vado io. (rientra con Bettino il custode) Prego accomodatevi.

Bettino- Buongiorno signora.  

Grazia- Buongiorno.

Bettino- Gli additti sono andati via?

Paolo- Chii?

Bettino- Gli additti al trasloco.

Paolo- Gli addetti.

Bettino- E io cosa ho detto?

Paolo- Dovete dirmi qualcosa?

Bettino- Un piccolo richiamo. Vi devo fare una romanzina.

Paolo- Una ramanzina.

Bettino- E io cosa ho detto?

Paolo- Insomma perché dovreste farmi una ramanzina?

Bettino- Perché gli additti al trasloco hanno fumato per le scale.

Paolo- Perché per le scale non si può fumare?

Grazia- Appunto! Non vedo che cosa ci sia di male.

Bettino- Non si potrebbe. Ma la cosa grave non è che hanno fumato, ma che hanno

              buttato il mizzicone a terra.

Paolo-Siete sicuro? E poi si dice mozzicone.

Bettino- E io cosa ho detto? Certo che sono sicuro. Ho le prove.

Grazia- Si? (esce)

Bettino- (tira fuori una cicca di sigaretta) Eccolo qua.

Grazia- Non è colpa nostra.

Bettino- E no! I signori lavoravano per voi.

Paolo- Vabbè! Scusateci!

Bettino- Che non accadi più! Mi raccomando.

Paolo- Che non accada più.

Bettino- E io cosa ho detto?

Carlo- (che nel frattempo è entrato in scena) E’ successo qualcosa?

Paolo- No papà, stai tranquillo che non è successo niente.

Carlo- Il maresciallo ha detto: che non accada più?

Paolo- Ma no papà…

Carlo- Ha combinato qualche cosa quel delinquente di tuo figlio.

Paolo- Papà! Non è successo niente.

Bettino- Il signore è vostro padre?

Carlo- E vide tu! M’ha chiammate tre ‘vvote papà.

Bettino- E voi siete suo figlio?

Carlo- Ma chiste overo è scemo? Aspettate! Mò vi faccio un disegno con l’albero

          genealogico e le foto di famiglia.

Paolo- Vi presento mio padre.

Carlo- Chist’è ‘cchiù scemo ancora. Fanno a chi mette ‘a coppa.

Lorenzo- Papà! Non funziona il modem wireless e non posso connettermi con la

               Playstation.

Carlo- ‘E scieme passano a tre!

Lorenzo- Papà! Mi hai sentito?

Bettino- Il giovinotto è vostro figlio?

Carlo- No! E’ mio nipote.

Bettino- Eppure mi era sembrato di capire che era il figlio di vostro figlio.

Carlo- Voi fate il guardaporta è vero? E allora guardate bene il movimento della bocca:

           Se lui è il figlio di mio figlio è per forza che è mio nipote.

Bettino- E io che cosa ho detto!

Bettino- Avete perso qualche cosa?

Paolo- Va bene Bettino dovete farmi qualche altra ambasciata?

Bettino- Si! Più tardi vi viene a fare visita l’amministratore, il dottore Casoria.

Carlo- L’hanno promosso?

Paolo- A chi?

Carlo- All’amministratore! Na’ vota era il Ragioniere Casoria.

Bettino- Comunque siete rimasto contento? Avete visto? Vi ho fatto trovare il portone

              aperto. Vi ho fatto lo spazio per i furgoni nel cortile. Sapesse la fatica che ho

              fatto per spostare le piante. Eh! Quanto mi è costato! (tutto questo con la mano       

              tesa e tremolante)

Carlo- Che peccato è!

Bettino- Ma che cosa?

Carlo- Alla vostra età. Ancora così giovane. Chille pe chesto è scemo.

Bettino- Ma di che parlate?

Carlo- ‘O tremmuliccio.

Paolo- (capisce e tira fuori dei soldi dalla tasca) Questi sono per voi!

Bettino- A no per carità.

Paolo- Ma su che è una sciocchezza!

Bettino- Non li posso accettare. Il rigolamento mi proibisce di accettare le mance.

Paolo- Regolamento!

Bettino- E io cosa ho detto?

Carlo- Le mance no ma le mazzette si.

Bettino- Nianche quelle!

Paolo- Neanche!

Carlo- E lui cosa ha detto.

Paolo- Vabbè! Come volete. (lascia i soldi sul tavolo)

Bettino- Ah un’altra cosa. (tira fuori una busta) Il rigolamento condominiale.

Carlo- (prende i soldi dal tavolo) All’anema d’à sciocchezza! Chella ‘è meza penzione d’à

           mia. (li scambia con qualche moneta)

Bettino- Va bene. Allora vi faccio tanti cumplimenti e vi lascio una buona giornata. (fa per

              prendere i soldi e si accorge dello scambio) Uh! Gesù mio!

Paolo- Che è successo?

Bettino- Si sono arritirati i soldi. (guardando Carlo) Chissà come è successo?

Carlo- L’inflazione. E’ galoppante.

Paolo- Papà?

Carlo- Hai ragione a papà! L’euro! Ci ha rovinati a tutti quanti. La pensione mia si è  

              dimezzata.

Bettino- Come i soldi che stavano sul tavolo è vero? Cose da pazzi!

Carlo- E po’ a voi che ve ne importa? Tanto le mazzette non le potete accettare. Il

          rigolamento.

Bettino- Guarda un po’ quelli erano di carta e sono diventati di ferro.

Carlo- Il consolidamento dell’economia! Succedesse a me a stessa cosa!

Bettino- E che ci volete fare! Quella la vecchiaia è una brutta bestia! Va bene! Allora di

              nuovo tanti cumplimenti.

Paolo- Complimenti Bettino. Complimenti.

Bettino- E io cosa ho detto?

Carlo- No no! Avete detto proprio cumplimenti. Ho sentito io con queste orecchie.

Bettino- Buona giornata!

Carlo- Arrivederci Benito.

Bettino- Bettino! Mi chiamo Bettino. (esce)

Carlo- (tenta di uscire furtivamente)

Paolo- Papà! Papàaa!

Carlo- Eh! Che urli?

Paolo- Penso che tu mi debba qualcosa.

Carlo- Ah si!Quasi me ne dimenticavo! Ecco qua. Questa è la ricetta per le medicine.

           E ma ci puoi andare con calma.

Paolo- Non intendevo questo!

Carlo- E vabbè ci vado io! Non si può avere un favore da nessuno in questa casa.

Paolo- Papà, sto parlando della mancia che ho dato a Bettino ed è sparita.

Carlo- Giusto questo ti volevo dire. Non ti fidare. Quello non mi piace.

Paolo- Papà! Voglio i soldi.

Carlo- Soldi. Sempre soldi. Ma che ci devi fare con tutti questi soldi?

Paolo- I soldi miei. Quelli che ho dato a Bettino.

Carlo- E quello non li ha voluti.

Paolo- Appunto!. Se non li ha voluti devono tornare alla base.

Carlo- E sono tornati alla base.

Paolo- Non quella base (indicando la tasca di Carlo). Questa base.

Carlo- E vabbè questa quella. Noi siamo una cosa.

Paolo- Ma quella cosa è mia.

Carlo- (restituendo i soldi) Che figlio degenerato. A base mia a base toja… Basista.

Paolo- Non ti ci mettere pure tu adesso.

Carlo- E comunque questa casa non mi piace.

Paolo- Che cos’ha questa casa che non ti piace?

Carlo- Fa freddo!

Paolo- Ma se siamo a giugno e fa un caldo insopportabile.

Carlo- Appunto! Non si sopporta.

Paolo- Ma cosa non si sopporta?

Carlo- La mia stanza. E’ troppo grande.

Paolo- Tu dormivi quasi in uno sgabuzzino e ti lamentavi che era troppo piccola.

Carlo- Appunto. Io la tenevo tutto a portata di mano. In questa mi sperdo. Prima ho

           impiegato mezz’ora per trovare l’uscita. A capa nun m’aiuta ‘cchiù.

Paolo- Quando vuoi tu…. Hai pure il balcone. Di là non avevi neppure la finestra.

Carlo- Troppa luce. Chissà se riuscirò a dormire la mattina. E poi con la finestra c’è

           troppa corrente. Ci sono gli spifferi e fa freddo. Te l’ho detto che fa freddo.

Paolo- Hai persino il bagno personale.

Carlo- E a che cosa mi serve. Non ci vado mai al bagno… sono stitico. La mia pensione se ne

           va tutta in lassativi.

Paolo- Ci vai in bagno ci vai. Ti sei dimenticato la prostata…

Carlo- Ah già. E comunque non mi piace.

Paolo- Ti abbiamo dato apposta la stanza con il terrazzino privato. Panoramico.

           Te ne vai fuori. Ti siedi sulla sdraio, c’è il tavolino, leggi il giornale, ti fai una

           partita a carte…

Carlo- …e con chi me la faccio la partita a carte che sono solo. Gli amici li ho lasciati  

             tutti quanti là… non mi piace! Hai capito? Non mi piace… Nun me piace ‘o presepio   

             (esce).

Paolo- E comunque prima o poi ce ne saremmo dovuti andare. Non ti ricordi che al

          proprietario serviva l’appartamento? Invece di ringraziare il cielo…per la

          fortuna che abbiamo avuto.  (suonano alla porta) Questo deve essere

          l’amministratore.

Pasqualina-  Lascia vado io. (rientra dalla comune) C’è una persona che chiede di te

Paolo-  Ma è lei.

Giangiliberto- Quando la smetterai di darmi del lei?

Paolo- Non mi ci sono ancora abituato.

Giangi- Non sapevo avessi la domestica.

Paolo- Infatti: non è la domestica. E’ mia sorella.

Giangi- Oddio che figura. (baciandole la mano) Le chiedo umilmente scusa. Onorato!

            Giangiliberto de Notaristefano.

Paolo- Con la d minuscola. Il signore è un nobile.

Giangi- Nobile è stato il tuo gesto. (a Pasqualina) Cosa posso fare per farmi perdonare?

Pasqualina- Ma no lasci stare. Non è successo nulla.

Giangi- A no! Non sia mai detto. Provvederò a mandarle un fascio di rose rosse che nulla

            sono al cospetto della sua avvenenza.

Pasqualina- Lei è davvero un galantuomo. Si vede.

Paolo- Puoi dirlo forte. Se abbiamo avuto la fortuna di abitare qui…

Giangi- Basta. Non dire altro. Non smetterò mai di essere in debito con te ed ora anche

            con la signora finché non avrò riparato alla mia gaffe.

Pasqualina- Signorina prego.

Giangi- Oddio ne ho commesso un’altra. Allora le rose raddoppiano (ridono stupidamente)

            A parte gli scherzi non ho mai conosciuto dei veri nobili quali siete voi. Si vede

             subito quanto siete persone per bene… trasparenti, pulite, discrete…

Carlo- …’nce vò ‘a carta igienica dint’o’ cesso.

Pasqualina- Che figura (scappa via per la vergogna).

Carlo- Si ma nun ghj ‘e pressa. Non è urgente.

Paolo- Ecco qua lui è mio padre. Papà la carta igienica non manca. Sei tu che la prendi e te la

   porti in camera tua.

Carlo- Me la porto perché scarseggia. E io mi premunisco.

Giangi- Tuo padre?

Paolo- Si?

Giangi- Proprio tuo padre?

Carlo- Chiste ‘adda essere amico d’o’ guardaporte.

Giangi- Onorato! Giangiliberto de Notaristefano Sembiase Sanseverino.

Carlo- E addò stanno?

Giangi- (guardandosi intorno) Chi?

Carlo- Tutta sta gente addò sta?

Giangi- Mamma mia che simpaticone. Com’è spontaneo. Com’è genuino.

Carlo- M’ha pigliato pe nù San marzano.

Giangi- E’ un onore conoscerla. Giangiliberto de Notaristefano Sembiase Sanseverino sono il    

            mio nome e cognome e la mia casata..

Carlo- Siete venuto in comitiva. Lo volete un consiglio?

Giangi- Ma certo! Dite pure.

Carlo- Non firmate mai cambiali.

Giangi- Ma che divertente. E perché.

Carlo- E pecchè ve costano ‘cchiù ‘e penne ca ‘e diebbete che firmate. E chille ‘nce vò na’

          penna ogni firma.

Giangi- Tuo padre mi fa scompisciare.

Carlo- Pure voi con la prostata? Il bagno sta di la.

Giangi- Sto per sentirmi male. E’ troppo simpatico. Va a finire che mi trasferisco ad

            vivere qui con voi.

Carlo- Portatevi la carta igienica che qua manca sempre.

Grazia- Paolo! Oh! Buongiorno.

Giangi- Buongiorno! La signora?

Carlo- Mò van’celle ‘a spiegà ca è a mugliera…

Paolo- La signora è la mia dolce metà.

Carlo- Chist’ate va pure dind’ò difficile.

Giangi- Tua moglie?

Carlo- Che avevo detto!

Grazia- Si. Sono sua moglie.

Giangi- Complimenti! Lei è la ciliegina sulla torta di questa bella famigliola. Onoratissimo!

            Giangiliberto de Notaristefano dei Sembiase Sanseverino.

Grazia- Grazia Mirelli. E basta. Molto lieta. Lei è molto gentile.

Paolo- Giangiliberto è una cara persona. Pensa che se siamo qui…

Giangi- …ma basta parlare di queste cose. Ditemi piuttosto l’appartamento è di vostro

            gradimento?

Carlo- Se mi posso permettere…

Paolo- …certo che ci è piaciuto l’appartamento. Non è vero Grazia.

Grazia- E me lo chiedi. Non potevamo chiedere di meglio. Già arredato, panoramico, grande

             in una zona molto signorile. Il bagno in ogni camera.

Carlo- Siamo pieni di cess…

Paolo- …Papà. Ma tu non dovevi andare in farmacia a prendere le tue medicine? Vai.

Carlo- Certo! Perché qua se non me le faccio da solo certe cose nessuno mi pensa.

Grazia- Lasciate stare papà. Ci mandiamo uno dei ragazzi dopo.

Carlo- No no! E’ meglio che vado io. L’ultima volta mi hanno preso le gocce di sonnifero al

           posto del lassativo.

Giangi- Allora vi siete fatto delle belle dormite?

Carlo- Si ma ‘ncoppa ‘o gabinetto però.

Giangi- (si agita per le risate) Tremendo! Tremendo!

Carlo- Scusate ma voi ci siete o ci fate? E vulisseve vuje ‘e gocce ‘e sonnifero! (esce)

Grazia- Paolo scusa con il permesso del signore, vorrei farti vedere una cosa.

Paolo- Scusa non puoi aspettare? Non posso lasciare da solo Giangiliberto.

Giangi- No che dici? Stavo per andare.

Paolo-  Volevo farti vedere la casa. Non avevi detto che non la conoscevi? Dammi

          solo qualche minuto e sono da te.

Giangi- Fai con comodo. Io mi siedo qua e aspetto.

Paolo- (esce insieme a Grazia)

Giangi- Però! E’ davvero una bella casa.

Pasqualina- Scusate per prima. Nostro padre non ci sta tanto con la testa.

Giangi- Ma non lo dite nemmeno. E’ una persona simpaticissima.

Pasqualina- Perché non vivete con lui tutti i giorni. (suonano alla porta)

                   (va ad aprire e rientra con due persone) Accomodatevi.

Casoria- Buongiorno. (presentandosi) Casoria Dott. Mario. Sono l’amministratore. Lei è il

              nuovo inquilino?

Giangi- de Notaristefano.

Casorio- Ah! Lei probabilmente è il figlio del Commendatore de Notaristefano?

Giangi- Non probabilmente. Sono suo figlio.

Pasqualina- Scusatemi! Vado di la altrimenti mi brucia la cipolla. Con permesso. (esce)

Casoria- Mi è  dispiaciuto per la scomparsa di suo padre.

Giamgi- Non lo dite a me? Il destino così ha voluto?

Antonio- Seimandi. Cav. Antonio. Candidato alle prossime politiche nonché responsabile

               dello stabile in assenza dell’amministratore.

Giangi- de Notaristefano! C’è l’intera delegazione a dare il benvenuto al nuovo inquilino.

Casoria- Più che il benvenuto. Sono venuto a portare personalmente il consuntivo delle

             spese per lo scorso anno.

Giangi- Potete darlo a me. Sono spese che competono a me. Visto che riguardano l’anno

           che è passato e non al nuovo proprietario.

Antonio- (sorpreso). Al nuovo proprietario?

Casoria- Al nuovo proprietario?

Giangi- Si! Il Signor Paolo è il nuovo proprietario.

Antonio- Chiedo scusa ma c’era un accordo con suo padre buonanima…

Giangi- …che tipo di accordo?

Casoria- Aveva promesso al cavaliere di vendergli l’appartamento ad un prezzo di favore

              visto che era stato vinto al gioco e lui non ci teneva particolarmente.

Giangi- C’era un impegno scritto da parte di mio padre?

Antonio- No. Ma c’era una parola data.

Casoria- Contavamo che lei tenesse fede a  all’impegno di suo padre.

Giangi- Beh. Io non ero a conoscenza di questa promessa quando ho ceduto

           l’appartamento al Signor Paolo. Quindi penso che ormai sia troppo tardi.

Antonio- E a che prezzo glielo avete ceduto?

Giangi- (leggendo il consuntivo e trattando con sufficienza i due) Se permette queste

            sono cose riservate.

Casoria- Spero almeno che abbiate fatto un buon affare.

Giangi- Affare! Avete pronunciato la parola giusta. E’ affar mio. (leggendo) Caspita!

            Duemiladuecento euro solo per le fotocopie? E su che cosa stampate, sui papiri

            egiziani e con l’inchiostro che ha usato Dante Alighieri? E poi questa fecale quante

            volte all’anno si rompe?

Casoria- Beh! Sapete un condominio come questo…

Antonio- …comporta molte spese soprattutto per il decoro.

Giangi- E mene sono accorto. Ma che l’avete ridipinto con l’oro zecchino? Per non parlare  

            poi della pulizia e della manutenzione del giardino. Va bene. Vi farò fare un

            bonifico dal mio collaboratore…

Casoria- Volevamo dare il benvenuto al nuovo inquilino…

Giangi- All’anima del benvenuto. Guardate penso che questo non sia proprio il momento.

            Hanno appena terminato il trasloco e sono veramente a pezzi. Vi conviene tornare 

            un’altra volta. Riferirò che siete passati. Grazie

Antonio- Va bene. Arrivederci e grazie.

Casoria- Ci rivedremo spero?

Giangi- Contateci. (escono).

Paolo- (rientra con Grazia) Scusaci Giangiliberto ma dovevo dare una mano a mia moglie a

           sistemare alcune cose…

Giangi- … e quando le mogli ordinano…

Paolo- Vieni ti mostro l’appartamento.

Grazia- Ma ho sentito suonare alla porta chi era?

Giangi- L’amministratore e il suo socio. Sono venuti a fare gli onori di casa. Due

           scocciatori. Ora devo proprio andare.

Grazia- Non avete visto neppure l’appartamento?

Giangi- Sarà per la prossima volta. Sarete veramente stanchi. I miei omaggi e tanti auguri

           (esce) Ah! Volevo salutare tua sorella.

Pasqualina- Eccomi!

Giangi- Spero di rivedervi? E perdonate la gaffe!

Pasqualina- Quella l’ho già dimenticata. Non dimenticherò invece la vostra galanteria.

Giangi- E nemmeno io dimenticherò la vostra simpatia! (esce)

Pasqualina- (resta estasiata con la testa tra le nuvole)

Grazia- Pasqualina. Pasqualina! Sento puzza di bruciato.

Pasqualina- (sospirando) Si! E’ la cipolla. (esce)

Paolo- Appena vede un uomo…

Grazia- Non mi avevi mai parlato di questo tuo amico. Sembra che ci tenga tanto a te.

            Darti in fitto un appartamento del genere visto le nostre possibilità.

Paolo- Penso che sia arrivato il momento di dirti come stanno le cose. Sei pronta?

Grazia- Si.

Paolo- E allora tieniti forte. Qualche tempo fa mi trovavo sulla panoramica per andare da

          un cliente. Quando ad un certo punto mi supera una potente auto che andava ad alta 

          velocità. Pensai questo non arriva molto lontano. Infatti. Non appena superai la  

          curva successiva mi accorsi dei segni dei pneumatici sulla strada e dell’auto che

          era uscita fuoristrada.

Grazia- Oddio che gufata!

Paolo- Insomma questo tizio era rimasto proprio in bilico su albero spezzato e rischiava

          di cadere giù dalla scarpata da un momento all’altro. Aveva perso anche i sensi. Ci

          pensai più di una volta prima di intervenire. Ma non potevo lasciarlo lì. Alla fine mi

          decisi e lo tirai fuori proprio un attimo prima che l’auto precipitasse giù dalla

          scarpata.

Grazia- Che eroe.

Paolo- Ma che! Non so nemmeno io come ho fatto. Quando riprese i sensi gli dissero che

          ero stato io a salvarlo. E così, in segno di gratitudine mi ha regalato questo

          appartamento.

Grazia- Ma dai! Chi vuoi prendere in giro? Chi regalerebbe un appartamento così costoso.

Paolo- Ti giuro che è così. Un giorno mi ha chiamato mi ha portato dal notaio ed ha

          provveduto alla donazione accollandosi perfino le spese.

Grazia- Non ci posso credere.

Paolo- Non ci credevo neanche io. Lui disse che l’appartamento non gli era costato nulla.

          Il padre lo aveva vinto al gioco così come è, mobili compresi.

Grazia- Sembra una favola, un sogno.

Paolo- Invece è tutto vero.

Loredana- Uffah! Mamma. Vuoi dire a Lorenzo che la smetta una buona volta?

Paolo- Vero come i nostri figli.

Loredana- E’ mai possibile che debba giocare alla playstation ripetendo i rumori (imita i   

                 rumori che fa il fratello)

Grazia- Lorenzo gioca in silenzio.

Loredana- Ha fatto la rima.

Lorenzo- Gioco in silenzio se lei smette di parlare ad alta voce al cellulare. (imita la

               sorella)

Loredana- Che stronzo! Non faccio mica così quando parlo al cellulare.

Lorenzo- Non quando parli al cellulare fai sempre così. Oca giuliva.

Loredana- Perché non vai farti una passeggiata sui binari della TAV.

Lorenzo- E tu perché non ti fai fare una cerebroplastica al cervello per aumentarne il

               volume?

Loredana- Perché non l’avete mai visto allo specchio quando imita i personaggi dei

                videogames. E’ ridicolo.

Lorenzo- Ridicola sarai tu quando ti imbottisci il reggiseno.

Loredana- Io non mi imbottisco il reggiseno.

Lorenzo- Insomma basta! Mamma, papà voglio la mia privacy. Esigo una stanza tutta mia.

Loredana- Io voglio una stanza tutta mia.

Paolo- (insieme a Grazia) Ma ce l’avete una stanza tutta vostra.

Pasqualina- E’ pronto! Tutti a tavola.

Grazia- (insieme ai ragazzi) Finalmente. (escono)

Carlo- (entra dalla comune) 

Paolo- E’ tornato anche papà. Dai sbrigati che è pronto.

Carlo- Che si mangia?

Pasqualina- Tortellini panna e prosciutto.

Carlo- Non si poteva fare una pasta e fagioli bella fresca fresca?

Pasqualina- Con tutto quello che avevamo da fare la pasta e fagioli.

Paolo- E poi i fagioli ti fanno male.

Carlo- Pecchè a panna me fa bene? E poi i fagioli fanno male a me comme fanno male a

           vuje.

Pasqualina- Si ma a te fanno male ‘e ‘cchiù.

Carlo- A me la pasta e fagioli aiuta. E poi devo telefonare in farmacia.

Paolo- Perché.

Carlo- Perché come al solito hanno sbagliato a me da ‘a ‘mmerecina.

Paolo- (spazientito) Papà scusa tornavi un attimo in farmacia e te la facevi cambiare.

Carlo- Si! A farmacia “Quagliato”.

Pasqualina- Ma c’è una farmacia proprio qui all’angolo.

Carlo- Non la conosco. Mi vedono per la prima volta e me fanno fesso.

          Un lassativo che non è buono me po sciogliere ‘a panza.

Paolo- Ma il lassativo a quello serve.

Carlo- Io ‘lla sono cliente. Quella è la mia farmacia di fiducia e poi volevo salutare a

           qualche amico.

Paolo- Andiamo a mangiare se no si freddano. (escono)

Carlo- (prende il telefono) Sti telefoni moderni chi e capisce. Nunn’era ‘cchiù belle nà

           vota. Quanno facive chille nummere… Uno ‘a vota. Ta ta ta ta ta, ta ta

           ta ta… te cunzulave. Mo, quanno ‘ngarre ‘o nummero… piripiripi… e subbete fa.

           Dice… però fai prima a telefonare. Nel caso hai bisogno di soccorso… arriva anche

           prima l’ambulanza… e po’ muore ‘mmieze ‘o traffico. Nunn’è meglio che muore ‘a

           casa toja. ‘Ngrazia ‘e Dio. (compone il numero) Sempe ‘e pressa. Sempe ‘e pressa.

           Pronto! Quagliato?... A soreta! Ma che fetente! (ricompone il numero) Se tenesse

           vint’anne mancante… Pronto! E’ Quagliato?... A mammeta e a soreta!  A colpa è de

           sti telefeno d’o’ sasiccio. L’elettronica. Faje nù nummero… e te ne risponne n’ato.

           (ricompone il numero) Vedimme si m’o danno juste mo.  Quagli… Farmacia?...

           Passatemi il dottore… Quà Liquido. Quagliato…  Puzzulente. Tu sì nù puzzulente ‘e

           capito? (ricompone il numero) E mò vedimme! Pronto! Mi passate il dottore?

           Quale?... Uno qualunque. Si proprio lui. Mò si! Dottore buongiorno. Sono Don Carlo.

           Sono venuto poco fa. Esattamente. Mi ha servito Gabriele. Dottò chille Gabriele è   

           scemo.  L’altra volta mi ha dato al posto del lassativo, una medicina per aiutare

           l’aria nella pancia… Comme che fa? Dottò io sono stitico…  me facette ‘nturzà

           tanta nà panza… me parevo n’à mongolfiera… poco ce mancava che m’aizavo ‘a

           terra. E’! E adesso mi ha dato… sempre al posto del lassativo.. un medicinale per la

           diarrea. Un astrigente!... Dottò quello è al limone!... Ma comme n’ù lassativo al

           limone che stringe… Mi ha dato un nuovo prodotto?... E’ al sapore di limone…Mah!

           La devo sciogliere in un bicchiere d’acqua. Quella concentrata e nun me faceva

           niente. Vabbè. Comunque Gabriele è scemo. Statevi bene. Speriamo. (buio) (luce)

Carlo- (parla al telefono) Dottò è una cannonata! Appena me la prendo. Vado che è una

           bellezza. La fine del mondo Ordinatene quattro o cinque cartoni… e non si può mai

           sapere quella quando una cosa è buona subbeto ‘a levano ‘a mieze. Buone cose.

           Mo’, devo solo aspettare. (suonano alla porta) A porta!

Lorenzo- (attraversa la scena con le cuffie e agitandosi)

Carlo- Uè uè! A porta! E che t’o’ dic’affà!

Loredana- (passa anche lei che parla al cellulare) Non mi dire! E lui che ti ha risposto?

                  Oddio! Non ci posso credere. (suonano di nuovo)

Carlo- A porta!

Loredana- (sempre al cellulare) No! Non ce la faccio!

Carlo- E quanno maje! (si alza e va ad aprire) Prego, accomodatevi.

Casoria- Ve la prendete comoda ad aprire!

Carlo- Vuje che ne vulite fa come ce la prendiamo. Innanzitutto chi siete?

Casoria- Oh scusate! Sono l’amministratore…

Carlo- Il ragioniere Casoria.

Casoria- Dottore. Casoria.

Carlo- E vabbè! Mo state a guardare il pelo nell’uovo.

Casoria- Qua pelo! C’è una bella differenza tra ragioniere e dottore.

Carlo- Voi fate l’amministratore?

Casoria- Sono, l’amministratore.

Carlo- E allora è a stessa cosa…

Casoria- Ma…

Carlo- …lasciate fare è a stessa cosa. Scommetto che siete venuto a prendere soldi.

Casoria- No!

Carlo- Strano!

Casoria- Sono venuto a salutare il padrone di casa.

Carlo- Allora volete parlare con mio figlio?

Casoria- Il signor Paolo è suo figlio?

Carlo- Sissignore!

Casoria- Quindi voi siete il padre?

Carlo- Vuje pure sito amico d’ò guardaporta e overo?

Casoria- Il guardaporta?

Carlo- E’! Benito.

Casoria- Bettino? No no. Nessuna amicizia. Lui è un subalterno.

Carlo- Levate ‘o terno. Chill’è sulo sub. (suonano alla porta) Ognuno tene n’à croce. Io

          sono l’usciere ufficiale della casa. (va ad aprire e torna con Antonio)

Casoria- Le presento il Cav. Antonio…

Carlo- Già si è presentato.

Casoria- Caro Antonio il signore qui presente è il padre del signor Paolo.

Antonio- Nientepopodimeno!

Carlo- All’età mia che popò volete di più!

Antonio- No, dicevo. Niente di meno lei è il padre del signor Paolo?

Carlo- E ve l’ha detto mommò il ragioniere.

Casoria- Dottore!

Antonio- Quindi il signor Paolo è suo padre?

Carlo- Ma ce ne stà uno ‘bbuono dint’a stù palazzo? Né Paolo! Paolo.

Paolo- Papà che urli.

Carlo- E che urlo. Ha sunato ‘ddoje vote ‘a porta e manco e sentuto. Vedi che ci sta il

           comitato di accoglienza. Io vi lascio perché ho un impegno urgente.

Casoria- Vi congedate?

Antonio- A una certa età ognuno ha le proprie cose da fare.

Casoria- Perché i vecchietti che hanno da fare in particolare? Io non sono vecchio quindi

              non lo so.

Carlo- Lo volete sapere? Ma lo volete proprio sapere?

Antonio- Certo!

Carlo- ‘E cazze mj! (esce)

Paolo- Papà! (imbarazzatissimo) Vi prego di scusarlo. Non sta molto bene e ad una certa

          età si perdono un po’ i freni inibitori.

Antonio- Si figuri.

Paolo- Allora? Signori!

Casoria- Io sono il dottore Casoria l’amministratore.

Antonio- Seimandi cavaliere Antonio. Suo vicino di casa e sostituto dell’amministratore  

              in sua assenza. Nonché candidato alle prossime elezioni politiche. Siamo venuti

              a darle il benvenuto a nome di tutto lo stabile.

Paolo- Vi ringrazio molto.

Casoria- Non c’è di che. Avete fatto un ottimo affare ad acquistare l’appartamento.

Paolo- Non c’è male.

Antonio- E si! Siete stato davvero fortunato. Ma chissà quanto avete speso?

Casoria- Forse avrà acceso un mutuo?

Paolo- Veramente…

Antonio- Il signor Mirelli non si sbottona. Fa il misterioso.

Casoria- Con noi potete parlare. Siamo amici molto riservati.

Paolo- Guardate. La situazione non è come…

Antonio- Su dite. Vi sarà costata un patrimonio?

Casoria- Un occhio della testa?

Paolo- Niente di tutto ciò. Allora…

Carlo- (dalle quinte) Ne Paulù, Pasqualina… mannaggia ‘a miseria… ‘a carta igienica.

Paolo- Ehm! Scusatemi! Torno subito. (esce)

Antonio- Se solo penso che un appartamento come questo acquistato da un morto di

              fame…

Casoria- Anche a me fa una rabbia.

Antonio- Tutta colpa tua. Ti dissi infinite volte di concludere l’affare con il

               commendatore.

Casoria- Non dimenticare che dovevo prima convincerlo a firmare per la delibera ai

            lavori di ristrutturazione del palazzo che ci ha fruttato un bel po’ di soldi.

            Potevo mai sapere che sarebbe morto poco dopo.

Antonio- Intanto abbiamo perso un’occasione d’oro. Avremmo potuto rivenderla ad un

               prezzo dieci volte superiore e guadagnarci un sacco di soldi.

Casoria- E già!

Antonio- Avrei potuto permettermi una campagna elettorale con i fiocchi e i 

               controfiocchi.

Casoria- Ormai è inutile piangere sul latte versato.

Antonio- No mio caro. Mi è venuta un’idea. Possiamo riprenderci questo appartamento ad

              un prezzo ancora più basso di quanto l’avremmo pagato al commendatore.

Casoria- E come?

Antonio- Il direttore generale della società addetta alla riscossione dei tributi è un mio

              carissimo amico. Mi deve un bel po’ di favori.

Casoria- E allora?

Antonio- Devo spiegarti proprio tutto. Basta trovare anche un piccolo contenzioso che il

              caro signor Paolo deve alla società e il gioco e fatto.

Casoria- Continuo a non capire.

Antonio- Sei proprio demente. Facciamo gonfiare la cartella fino a giustificare un            

               ipoteca sull’appartamento e noi la faremo comprare all’asta  ad una società 

               prestanome che siamo sempre noi per rivenderla poi a quanto vogliamo. Niente

               di più semplice.

Casoria- Ma lui si accorgerà dell’errore.

Antonio- Povero il mio ingenuo. Quando questo accadrà sarà già troppo tardi e lui potrà

               fare ben poco. L’appartamento ce lo saremo già pappato noi.

Casoria- Si può fare?

Antonio- Certo che si può fare. La società di riscossione è nata proprio per questo. Lascia   

              fare a me e ci prenderemo questo favoloso appartamento quasi gratis.

Paolo- Scusatemi. Allora? Cosa stavamo dicendo?

Casoria- Lei ci stava parlando di come ha acquistato l’appartamento.

Paolo- Già! Non vi vorrei sembrare scortese ma avrei un po’ di cose da sistemare. Se

          possiamo rimandare l’incontro ad un’altra volta…

Antonio- Ma certo! Ci mancherebbe. Magari la prossima volta le illustrerò anche il mio

              programma per le prossime elezioni.

Paolo- Non vedo l’ora.

Casoria- Arrivederci allora.

Antonio- Alla prossima. (escono).

Paolo- Finalmente! Li conosco da poco ma mi sono già antipatici. Non so perché.

Grazia- (dalla comune) Ciao caro!

Paolo- Ciao. Dove sei stata?

Grazia- A comprare un po’ di cose per sistemare casa. Mamma mia ma che prezzi da

            queste parti. E tu che fai di bello?

Paolo- Rifornivo mio padre di carta igienica.

Grazia- Come al solito.

Paolo- Non immagini la figura che mi ha fatto fare con l’amministratore e il cavaliere

          Seimandi.

Grazia- Infatti li ho incontrati sulla porta dell’ascensore e si sono  presentati. La sai una

             cosa?

Paolo- Se non me la dici!

Grazia- Quei due non mi sono molto simpatici. Non so perché.

Paolo- Che strano! Ho anche io la stessa sensazione. (suona il citofono)

Grazia- Pronto! Si Bettino fatelo salire.

Paolo- Che succede?

Grazia- Il portiere. Dice che sta salendo un fattorino con un mazzo di rose. Per chi

            saranno? Io non ho corteggiatori.

Paolo- So io per chi sono. Sono per mia sorella Pasqualina. (la chiama) Pasqualina…

           Pasqualina…(suonano alla porta Paolo va ad aprire e rientra con un fascio di rose).

           Pasqualina. Ci sono dei fiori per te.

Pasqualina- (subito) Eccomi.

Paolo- Com’è possibile? Papà ti chiamato per mezz’ora senza avere risposta.

Pasqualina- (prende il biglietto e lo legge sospirando un bel pò)

Grazia- Che dice?

Pasqualina- Niente!

Paolo- Come niente?

Pasqualina- Questa è la firma. C’è un altro biglietto. (legge e si compiace)

Paolo- E che dice che dice?

Grazia- Si! Che dice che dice?

Pasqualina- Rispettate la privacy. Posso dirvi solo che questo è l’uomo della mia vita(esce)

Paolo- Anche Silvio era l’uomo della sua vita. E Domenico, Luciano, Bartolomeo, Camillo,

            Giuseppe…

Grazia- Va bene va bene! Non saranno stati adatti a lei. Però nessuno le aveva mai

            mandato dei fiori.

Paolo- E questo che mi preoccupa. Sai cosa ti dico? Che mi è venuta una gran voglia di

          farmi una passeggiata. Ti va?

Grazia- Va bene.

Paolo- Pasqualina noi usciamo. E quando mi sente quella. Ormai è come Alice nel paese

          delle meraviglie. (escono)

Carlo- Mo si che mi sento una bellezza. Più leggero! Paolo! Pasqualina! Si deve fare il

           rifornimento. Interrogato il morto. Il morto non risponde. Seh! Chille nun

           risponnene ‘e vive. Ma addò stanno tutte quante. (si siede a leggere) (suonano

           alla porta). Pasqualina!... Paolo… (si alza per andare ad aprire)

Loredana- (attraversa la scena parlando al cellulare) Non mi dire! E lui che ti ha

                 risposto? Non ci posso credere.

Carlo- ‘A porta!

Loredana- (continuando a parlare) No! Non ce la faccio. (esce)

Lorenzo- (attraversa la scena con le cuffie ballando e agitandosi)

Carlo- (gli toglie le cuffie) ‘A porta!

Lorenzo- (continua a ballare come se niente fosse ed esce)

Carlo- (va ad aprire)

Bettino- Buongiorno!

Carlo- Buongiorno a voi.

Bettino- Abbiamo un problema!

Carlo- E beato voi. Io tengo n’ù libro ‘e matematica accussì ‘e problemi.

Bettino- Don Carlo non scherzate.

Carlo- E chi scherza Benedetto…

Bettino- Bettino. Mi chiamo Bettino.

Carlo- E! Io dicevo Benedetto il Signore.

Bettino- E io vi dico che il problema è serio…

Carlo- Avete finito pure voi la carta igienica?

Bettino- La carta igienica è finita, ma nella colonna fecale.

Carlo- Perché voi la carta igienica usata ve la conservate nella credenza?

Bettino- Insomma si è ostruzionata tutta la fecale…

Carlo- …ostruita.

Bettino- E io cosa ho detto?

Carlo- Si è otturata la fecale e allora?

Bettino- E allora ci stava un pallone così di carta igienica..

Carlo- E noi che dobbiamo fare?

Bettino- Dovete stare attenti.

Carlo- E che siamo stati noi?

Bettino- E’ la prima volta che succede.

Carlo- C’è sempre una prima volta. Prima o poi doveva succedere. Il palazzo è vecchio.

Bettino- Si ma è stato ristrutturato di recente e poi qui si fa la manutenzione ogni sei  

               mesi.

Carlo- Male! La manutenzione si fa almeno ogni tre mesi. Dicintencello al ragioniere

          Casoria. Con tutto quello che costa il condominio e il portierato.

Bettino- E io che c’entro?.

Carlo- C’entrate. Giusto giusto nella fecale.

Bettino- Come vi permettete?

Carlo- Perché non la fate voi la manutenzione alla fecale?

Bettino- Si! Io mò entro nella fecale e la spilo.

Carlo- E’ troppo stretta?

Bettino- Mò fanno le fecali su misura.

Carlo- Allora Bernardì…

Bettino- …Bettino

Carlo- E io cosa ho detto?

Bettino- Insomma la dovete finire di buttare la carta igienica nella fecale.

Carlo- Avete le prove che siamo stati noi?

Bettino- No ma le troverò.

Carlo- Bravo! Fate le analisi del DNA. Chiamate i “ce esse ai” di New York. Chille d’è telefilm.

Pasqualina- Papà! Con chi parli…Oh buongiorno.

Bettino- Signorina Pasqualina. I miei omaggi.

Carlo-  Benigno…

Bettino- Bettino-

Carlo- Il guardaporta dice che abbiamo appilato la fecale con la carta igienica.

           Spiegaglielo tu che non è possibile. Perché la carta igienica qua non c’è mai.

           E’ chiaro Beniamino. E mo andate giù in guardiola che è incustodita. Andate. 

           (esce)

Bettino- Bettino! Mi chiamo Bettino.

Pasqualina- Un po’ di pazienza. Mio padre non ci sta tanto più con la testa.

Bettino- Cara signorina. Voi siete l’unica nota lieta di questa casa. Se non fosse per voi.

Pasqualina- Troppo buono. Ma si può sapere che cosa è successo?

Bettino- Niente in particolare. Sono salito semplicemente per avvisarvi che si era

              ostruzionata la fecale e che il problema è stato risolto.

Pasqualina- Ostruita…

Bettino- E io cosa ho detto? Ma prima ho visto che vi hanno consegnato un mazzo di

              rose. Avete un corteggiatore?

Pasqualino- Diciamo un pretendente…

Bettino- E allora speriamo che non pretenda troppo questo corteggiatore.

Pasqualina- Speriamo di si invece.

Bettino- Ma con la vostra bellezza, chissà quanti ce ne saranno?

Pasqualina- Beh! Non ci possiamo lamentare.

Bettino- Che dite? Mi posso buttare anche io nella mischia?

Pasqualina- Avrete un bel po’ da combattere.

Bettino- La lotta non mi fa paura. Sono pronto a fare a gomitate.

Pasqualina- E allora, sgomitate pure.

Bettino- Sono pronto. Arrivederci. (esce)

Pasqualina- Au revoire.

Carlo- Tu a quello non gli devi dare corda. Quello si prende il dito con tutta la mano.

Pasqualina- Magari!

Carlo- E po! Pe ‘mme è mieze scemo. E l’agge trattato!

Pasqualina- Se fosse come dici non gli avrebbero dato il posto di custode.

Carlo- No no! Chille ‘nce l’hanno dato apposta. Era ‘a raccomandazione. T’ho dich’je.

          (suonano alla porta) Ancora!

Pasqualina- (Va ad aprire e si ritrova davanti Bettino con una ragazza) Bettino che è 

                   successo?

Bettino- Niente signorina. Mi sono ritrovata questa ragazzina fuori la vostra porta e

              dice che deve parlare per forza con la signorina Loredana. (in disparte) Ho

              fatto di tutto per mandarla via ma non c’e stato niente da fare questa è una

              piccola dilinquente.

Samantha- Ohè! Bello! Che staje dicenne? L’haje ‘cu mico?

Carlo- Benigno! Ve l’avevo detto che stava la guardiola incustodita! Qua entra più gente

          che al collocamento.

Pasqualina- Signorina scusate chi cercate?

Samantha- Aggià parlà cù Loredana.

Carlo- Innanzitutto chi siete e che volete da mia nipote?

Samantha- Songo n’à cumpagna d’à soja.

Pasqualina- Si! Ma come vi chiamate?

Samantha- Samantha. Cu l’acca. Vuje site ‘o zio?

Carlo- No! Sono suo nonno.

Samantha- Allora Loredana è ‘a nepota vosta?

Carlo- Tu jà essere n’à luntana parente ‘e stù signore!

Samantha- Chi ‘o sape! (a Pasqualina) E vuje chi site? ‘A nonna?

Pasqualina-  Ma insomma ragazzina! Io sono la zia.

Samantha- Uah! Vuje me parite ‘a nonna! Originale però.

Pasqualina- N’ata vota mò.

Carlo- A me, me pare n’ù poco difficile che Loredana tene n’à cumpagna comm‘a te!

Samantha- Ne pecchè che tenite ‘a dicere?

Carlo- E che ne sapevi che abitava qua?

Samantha- L’gge marcata cu l’SH quanno ha fatto ‘o quatt’e maggio.

Bettino- Come?

Samantha- (sillabando) La ho piedinata quanno ha fatto il quatto di maggio.

Pasqualina- Si dice pedinata.

Samantha- Napulitano! In italiano si dice piedinata. So’ venuta cu n’ata cumpagna d’a mia.

                  Natascia.  Me sta guardanno l’SH ca osinò so fanno.

Carlo- Bertoldo grazie. Ce la sbrighiamo noi.

Bettino- Bettino! Mi chiamo Bettino. (esce)

Carlo- (a Pasqualina) Ci conviene chiamarla si no ‘a chesta nun c’ha levamme ‘a tuorno. E

           poi è meglio qua che per la strada.

Pasqualina- Aspetta che ora te la chiamo. (esce)

Samantha- (rimane ad aspettare rumoreggiando con la gomma da masticare sotto gli

                  occhi di Carlo)

Loredana- (entra con Pasqualina)

Pasqualina- Ecco Loredana. Allora! Cosa le devi dire?

Samantaha- Ma dint’a stà casa nun se rispetta ‘a privacy? Aggia parla a quatt’uocchie cu

                   ‘a cumpagna mia.

Carlo- Lasciamole sole. (a Loredana) Accorta ca chesta spara! (escono)

Loredana- Scusa ma io non ti conosco.

Samantha- Siente bella! A me me piace ‘e parla poco. Je t’ho dico meza vota e po’ nun

                  t’ho dico ‘cchiù. Tu ‘o guaglione mio te l’he scurdà.

Loredana- In primis io non ti conosco. E non so neppure chi sia il tuo ragazzo.

Samantha- Siente bella. In ultimis. Nun fa finta ‘e parlà difficile pecchè te capisco ‘o

                  stesso. E po’… tu lo sai bene chi sia il mio bo’frend.

Loredana- Ma se non so nemmeno come ti chiami?

Samantha- Samantha cu l’acca. Pecchè Samanta senza acca è ‘cchiù volgare. Che te

                  cride… ca p’è meze che sì venute ‘e case nei quartieri altroloquati te può

                  attiggià comme vuò tu? Altrolocati o no, sempe quartieri so. E po’ ‘e ‘pparole

                  difficile ‘e cunosco pur’je.  I-pod, i-fono, i spicche inglese… e tengo pure ‘o

                  cellulare che se connette a Fescebook. E me veco tutt’è puntate d’ò Grande

                  fratello e pure uomini e donne.

Loredana- Mi fa piacere per te. Ma io che devo fare?

Samantha- Una cosa! Nun t’attiggià a snob. Pecchè fino a poco fa stive dint’ò stesse quartiere 

                  nuoste.

Loredana- Però io non frequentavo la vostra comitiva.

Samantha- ‘O ‘ssapimme ‘bbuone! Te l’he sempe tirata comm’a n’à molla. Che tiene ‘a te tirà po

                  nunn’o ‘ssaccio.

Loredana- Se me la tiro o no questo non è un problema tuo. In ogni caso io il tuo ragazzo non 

                 lo conosco.

Samantha- Ma isso cunosce ‘a te. ‘A ditte ca a perze ‘e cervelle e ca tu ‘o faje parja

                 malamente e ca uno ‘e chisti juorne te vene ‘a fermà fore ‘a scola. E si vene,

                 ‘ll’e dicere ca isso nun t’interessa ‘e ghjesse ‘a parja ‘a n’ata parte. Me songo

                  specificata?

Loredana- Si! Ma io che ci posso fare scusa. Mica posso scomparire?

Samantha- Ma allora tu nunn’he capito niente?

Loredana- Che cosa ci sarebbe da capire?  

Samantha- Ci sarebbe da capire ca si scumpare è ‘a meglia cosa. Staje avvisata.(esce)

Loredana- Questa è pazza!

Carlo- C’e mancava solo Samantha con l’acca.

Pasqualina- Ma come puoi avere delle amiche così?

Loredana- Zia ma chi la conosce. Questa si è presentata qui solo perché il ragazzo che

                 piace a lei ha detto che gli piaccio io. Ma non conosco neppure lui.

Pasqualina- Sei tutta tua zia…

Lorenzo- Non darle retta. A lei è sempre piaciuto frequentare le ragazze altroloquate.

Loredana- Hai origliato?

Lorenzo- Non ce n’è stato bisogno. Quella urlava che si è sentita per tutto il palazzo.

               Che bella figura che ci hai fatto fare.

Loredana- Perché non vai a passeggiare ad occhi bendati sulla tangenziale?

Pasqualina- Ricominciamo? Smettetela e andate a fare ciò che dovete.

Lorenzo- Io non ho niente da fare.

Loredana- Neppure io.

Pasqualina- Allora mi potete dare una mano…

Loredana- (e Lorenzo) Ciao zia. (escono)

Carlo- Quando si tratta di scansare le fatiche vanno sempe d’accordo. (suonano alla

           porta)

Pasqualina- Lascia papà vado io. (va ad aprire)

Carlo- Ma chi ti ha detto che volevo andare io!

Pasqualina- Prego si accomodi.

Fiorella- Buongiorno.

Pasqualina- La signora Fiorella è la nostra vicina di casa…

Fiorella- … (indicando Carlo) Suo marito?

Pasqualina- No! Lui è mio padre.

Fiorella- Oddio che stupida!

Carlo- Meno male ca ‘o ‘ssape!

Fiorella- Ma suo padre sembra così giovane.

Carlo- Se vabbuò!

Pasqualina- Precisamente la signora è la moglie del Dottore Seimandi.

Carlo- Non avevo dubbi!

Fiorella- … e sono venuta a portarvi il nostro benvenuto. Anche se un po’ in ritardo. Come si

                 dice: Meglio tardi che mai.

Carlo- Meglio mai.

Pasqualina- Solo che mi dispiace del fatto che mio fratello e mia cognata sono usciti.

Fiorella- Quindi lei è la sorella del Signor Paolo e lei è suo padre.

Carlo-  Chesta è n’epidemia ‘e scieme .

Fiorella- Vi ho portato dei biscotti. Li ho fatti io…

Pasqualina- …grazie (ne prende uno e lo assaggia e fa lo stesso anche Carlo)

Fiorella- … con le mie mani.

Pasqualina e Carlo- (sputano i biscotti)

Fiorella- Vedrete. Vi troverete bene qui.

Carlo- Basta can un ce puorte ‘e biscotte.

Fiorella- Ma li avete già mangiati. Mi fa piacere che li avete graditi. Prendetene un altro.

Carlo- No grazie.

Fiorella- Su non fate complimenti.

Pasqualina- (a malincuore) Grazie. (infila il biscotto nella tasca di Fiorella)

Fiorella- Speriamo che tornino presto i nostri cari vicini cosi mi trattengo un po’.

Pasqualina- Mentre vi trattenete vi faccio conoscere i miei nipoti.

Fiorella- I figli di vostro fratello?

Carlo- No! I figli di mio figlio.

Fiorella- Sarà un vero piacere. Sapete vero che il dottore Seimandi si è candidato alle   

              prossime elezioni. Dovremo appoggiarlo tutti.

Pasqualina- Ma certo! Non è vero papà?

Carlo- Lo appoggio. Lo appoggio. (infila il biscotto nella tasca di Fiorella)

Fiorella- Dovremo contare sul voto di tutti.

Pasqualina- Contateci. Vero papà?

Carlo- Contate. Contate.

Paolo e Grazia- (entrano)

Pasqualina- Oh eccoli. Sono tornati.

Fiorella- Esattamente! Molto lieta! Fiorella. Sono la moglie del dottore Seimandi.

Paolo- Piacere. Paolo Mirelli.

Grazia- Grazia. Molto lieta.

Fiorella- Sono venuta a darvi il benvenuto e vi ho portato anche dei biscotti.

Carlo- All’anema d’ò benvenuto.

Paolo e Grazia- Molto gentile grazie. Si vuole accomodare?

Pasqualina- (va ad aprire) Accomodatevi prego.

Casoria e Antonio- (entrano salutando)

Carlo- Mò stamme proprio al completo!

Casoria- Mancava solo il benvenuto di mia moglie.

Carlo- Ci mancava proprio.

Antonio- (consegnando del materiale elettorale) Sono venuto a comunicarvi ufficialmente

              la mia candidatura. Conto sul vostro appoggio. Anzi. Lo pretendo.

Grazia- E noi glielo daremo.

Casoria- In questi opuscoli è illustrato il programma che il dottore ha intenzione di

               portare a compimento una volta eletto.

Antonio- E si! L’ho ideato e redatto con le mie mani.

Carlo- E allora fa schifo comm’è biscotte.

Paolo- Ci possiamo fidare?

Antonio- Certo! Farò dell’onesta e la trasparenza il mio modus operandi. Un buona

              piattaforma programmatica per svilupparsi nella piena concretezza può

              evolversi esclusivamente nella misura in cui tutti i suoi contenuti possano

              poggiarsi su solide basi quali i valori su cui si costruisce una società che 

              sia da esempio per tutti. Uomini, donne,  i giovani, che rappresentano il

              futuro e gli anziani che rappresentano la storia e le esperienze vissute.

              Ma tutto ciò potrà essere realizzato solo con l’appoggio di tutti coloro che

              vogliono davvero il riscatto del paese e che si sentano fondamentalmente delle

              persone oneste. Viva l’Italia.

Carlo- Sti parole già l’agge sentute.

Antonio- E se sarò eletto, cosa che prevedo con alta probabilità, anzi, conto addirittura

              di ottenere un sottosegretariato se non addirittura un ministero, vi posso              

               garantire che mi ricorderò di tutti coloro che mi hanno votato e

              dimostrato la loro fiducia.

Casoria e Fiorella- (applaudono). Bravo!

Carlo- Onorevole scusate. Quanti voti ci vogliono per essere eletto?

Antonio- Beh! Parecchie migliaia. Specie se si vuole diventare ministri. Venti anche

               trentamila voti se non di più.

Carlo- Allora prendete carta e penna e cominciate a scrivere.

Antonio- Che cosa?

Carlo- E scusate! Comme facite doppo a v’arricurdà e tutte chille che v’hanno votato.

           Forse ci pensa il ragioniere Casoria a fare lo scribacchino?

Casoria- Dottore.

Antonio- Che simpatico vostro padre. Allora ci conto. Buona giornata a tutti e grazie.

               (escono tutti mentre Fiorella si infila le mani nelle tasche e trova i biscotti).

               (buio)

               (Appare sulla scena totalmente buia illuminato da un taglio Antonio che aspetta

                impaziente l’arrivo di qualcuno).

Espedito- Scusate il ritardo ma ho avuto un piccolo contratt…

Antonio- …Non ti azzardare più a farmi aspettare. Allora?

Espedito- E’ tutto a posto. Abbiamo creato una cartella coi fiocchi. Un cartellone.

Antonio- E come avete fatto?

Espedito- Quando vogliamo noi troviamo di tutto. Basta solo che il nostro amico metta la

        firma ad un paio di notifiche e il gioco è fatto. Si ritroverà senza casa e in mezzo

        ad una strada in meno che non si dica.

Antonio- Ci riuscirai?

Espedito- State tranquillo. So io come fare. Siamo maestri in queste cose.  

Antonio- Lo spero per te. Altrimenti sarai tu a trovarti in mezzo ad una strada.

Espedito- Preparate anche i soldi… Un anticipo?

Antonio- Avrai tutto a cose fatte. Ora datti da fare.(Buio)

(luce dal lato opposto della scena  che illumina Casoria)

Biagio- Ragioniere!

Casoria- Dottore! Prego!

Biagio- Vabbuò stateve accorto! Allora? Com’è la situazione?

Casoria- Quale situazione?

Biagio- E lavori ‘o palazzo raggiuniè!

Casoria- Sono stati già fatti.

Biagio- Comm’è l’hanno fatte già? E l’impresa mia.

Casoria- Mi dispiace! E’ stata scelta un’altra ditta.

Biagio- Vuje che state dicenne? E l’anticipo che vi ho dato.

Casoria- Ma … Quella era una somma a fondo perduto per partecipare alla gara.

Biagio- Che ‘ccosa! Voi mi avevate detto che con quei soldi io avevo la certezza di

          prendere il lavoro. E po’ tutte chilli sorde solo pe fa n’à gara.

Casoria- Mi dispiace ma…

Biagio- Dispiace ‘cchiù a me. Io ho comprato i macchinari, le impalcature, agge date gli

           anticipi al personale, al direttore dei lavori.

Casoria- Non posso farci niente…

Biagio- Vuje m’avita dà tutte ‘e solde che v’agge date! E voglio arrete pure gli anticipi che

          ho dato per le spese. Raggiuniè, io ve vengo ‘a piglia fino ‘a casa. Stateve ‘bbuono. (buio)

                                             Sipario

                                           Fine I atto

                                                      II atto

Loredana- (al cellulare) Non mi dire! E lui che ti ha risposto? No! Non ci posso credere!

                 No! Non ce la faccio! Scusa ti richiamo ho un’altra chiamata. Pronto.

Tony- (fuori scena) Pronto chi si? Loredana?

Loredana- Sì ma tu chi sei?

Tony- So’ Tony!

Loredana- Guarda che io non conosco nessun Antonio.

Tony- No Antonio. Tony! Con la ypsilon.

Loredana- Non m’interessa che macchina hai.

Tony- Ma ch’è capito? Tony con la ypsilon finale.

Loredana- Comunque è il vezzeggiativo di Antonio.

Tony- Siente je ‘e verbi nunn’e ‘ssaccio. Comunque io mi chiammo proprio Tony con la y lunga.

          Pecchè ‘a papà ‘lle piaceva Tony Montana. ‘O protagonista e Scarface. Cù Al Pacino.

Loredana- Adesso che abbiamo saputo che a tuo padre piaceva Tony Montana…

Tony- No no! Chill’è propeto malato. ‘O tene tatuato pure ‘mpietto.

Loredana- Comunque io non ti conosco.

Tony- E’ strano pecchè a me, me sanno tutte quante. Sò chille che tene ‘o “T max” bianco. E             

          modestamente so’ l’unico ca ‘o fa ‘mpennà.

Loredana- Ho capito tu sei quello che porta il casco del Napoli.

Tony- Siente bella! Je ‘o casco nunn’o’ porto propeto. In primis pecchè nunn’aggio bisogne. In

           ultimis pecchè me scumbina ‘o capello. Spengo n’à cifra. Stongo tutt’è matine add’ò

           babbiere.

Loredana- Mi fa piacere per te. Ma chi ti ha dato il mio numero?

Tony- Me la fatto avè papà.

Loredana- Perché tuo padre cosa fa?

Tony- Papà s’interessa nù poco ‘e tutte cose. Organizza, protegge, fa nù poco ‘e cummerce, risolve quacche probblema, presta n’à cosa ‘e solde a chi n’ave di ‘bbisogno.

Loredana- E in cosa commercia?

Tony- Ma io nun’t’agge telefonata pe parlà ‘e pateme. Io voglio parlà cu ‘tte.

Loredana- Con me?

Tony- E’! ‘A sò.  Nuje c’iamma vedè!

Loredana- Scusa! A parte che non sono tua sorella. Ma chi ti ha detto che io abbia tutta

                 questa voglia di vederti?

Tony- Ce vedimme e ce cunuscimme. Che ce vò! E po nunn’esiste! ‘E guaglione fanno ‘a capille

          pe se mettere cù ‘mme.

Loredana- Appunto. Vatti a cercare qualcuna che si strappa i capelli per te e lasciami in pace.

                 Tanto più che si è presentata una ragazza qui a casa mia e ha detto di essere la

                 tua ragazza e di lasciarti stare.

Tony- Comme se permise! Siente ‘a so. T’ha ditte comme se chiammava?

Loredana- Samantha.

Tony- Cu l’acca o senza?

Loredana- Ma che ne so io! Mi pare con l’acca.

Tony- Add’ò ‘a miette ‘a chella. Mo pure ‘e pulece teneno ‘a tosse. Comunque m’o’ vech’io. Nuje  

          c’avimma fa? C’iavimma vede ‘o no? Te porta a vedè ‘o concerto ‘e Nello Fiorello. E po ce

          jamme a schiattà n’à granda pizza add’ù Saverio ‘o Zelluso. Chille modestamente se

           mette ‘a squadra. Papà ce fa ‘o sconto ‘ncopp’a tangente. Ch’è fa? T’he menà?

Loredana- A ma sei di coccio? Ti ho già detto di lasciarmi stare e per favore non telefonarmi

                 più. Altrimenti prima ti denuncio e poi cambio anche numero di cellulare.

Tony-  Comunque, je nunn’m’arrenno! Piccerè! Alla prossima. (canta una strofa di una canzone napoletana) Ti voglio bene. Ok?!

Loredana- Non ce la faccio! Samantha con l’acca. Tony con la y lunga…

Lorenzo- Che amici che ti sei fatta. Samantha con l’acca, Tony con la y lunga…qualche nobile

               con la erre moscia no?

Loredana- Ti ci metti anche tu ora. Perché non ti schiatti una ventina di concerti di

                 neomelodici? (squilla il telefono) Pronto!

Natascia- (fuori scena) Ce sta Lorenzo?

Loredana- Tu chi sei scusa?

Natascia- So’ Natascia?

Loredana- Con l’acca o senza?

Natascia- Natascia! Con la sci di sciuliare, di sciosciare, di… scemità…

Loredana- C’e una certa Natascia che ti cerca.

Lorenzo- Chi?

Loredana- Natascia! Con la sci di.. scemità.

Lorenzo- Che modo di esprimersi. Come sei caduta in basso!

Loredana- Perché non ti fai strappare le unghie una per volta? (esce)

Lorenzo- Pronto! (esce) (suonano alla porta)

Carlo- A’ porta! Vabbè ho capito! (va ad aprire e rientra con Bettino) Allora? Che si è appilato

          questa volta?

Bettino- Questa volta non si è appilato niente.

Carlo-  E allora caro Belardo. Che siete salito a fare?

Bettino- Bettino. Mi chiamo Bettino.

Carlo- E io che ho detto?

Bettino- Belardo.

Carlo- Fa lo stesso!

Bettino- Non andiamo bene.

Carlo- Che altro è successo?

Bettino- Dovete dire ai vostri nipoti di non fare chiasso quando la notte tornano dalla

             dischiteca.

Carlo- Ve l’hanno detto loro che sono andati in dischiteca? Voi lo sapete e io no.

Bettino- Perché scusate. Due ragazzi che tornano ad una certa ora sono andati per forza in

             dischiteca?

Carlo- Pecchè è una regola fissa. Comunque i ragazzi non sono andati in discoteca.

Bettino- A no!

Carlo- No! L’avrei saputo.

Bettino- Perché vi fanno il rapporto?

Carlo- Non mi fanno il rapporto. Ma chiedono i soldi a me. Se non mi hanno chiesto niente vuol

          dire che non sono andati in discoteca.

Bettino- Questo lo dite voi.

Carlo- Certo! Anzi! Se proprio lo volete sapere, i ragazzi ieri non sono proprio usciti. Siete

           sicuro che erano loro.

Bettino-  Ho le prove.

Carlo- Ci avete fatto le fotografie?

Bettino- No! Ma li ho visti bene. Vi posso fare l’esatta discrizione delle caratteristiche

             psichi-fisiche.

Carlo- E’ arrivato ‘o tenente “Shemitan”. Ma faciteme ‘o piacere. E poi che ore erano?

Bettino- Erano le tre e ventidue minuti.

Carlo- E comm’è preciso! E voi alle tre di notte, chin’e’ suonno… avete riconosciuto i miei nipoti

          dint’ò scuro. Vuje quando state scetate…. Durmite.

Bettino- Erano loro. Comunque la notte, la gente dorme.

Carlo- E ‘bbiate ‘a ‘lloro. Io da quando sto in questa casa non dormo più m’aggia piglia ‘o

          sonnifero ‘a matina pe m’addurmi ‘a sera. Statevi bene Badoglio.

Bettino- Mi chiamo Bettino. Anzi fatemi il piacere. Non mi chiamate più.

Carlo- Ma chi ve penza. Chill’è isso ca ogni tre e quatto assomma ‘a parte ‘e ‘ccà.

Bettino- Sono salito perché è arrivata una raccomandata. (gli consegna una busta e va via)

Carlo- E grazie! Famme vedè fosse l’aumento d’à pensione. E ‘ll’è avute. (legge) Società di

           riscossione tributi. Ma porta sempe belli nutizie chiste ‘a parte ‘e ‘ccà.

Paolo- Ma stai sempre ad urlare e lamentarti. Si può sapere che hai.

Carlo- Il guardaporta. Ogni tanto sale qua sopra a rompere le scatole.

Paolo- Non è il caso di litigarci.

Carlo- Chill’è scemo! Ti è arrivata una raccomandata. La società di estorsione.

Paolo- Riscossione. Papà riscossione. Sbagli sempre.

Carlo- No no! Io voglio dire proprio estorsione.

Paolo- Adesso non esagerare.

Carlo- Che vogliono?

Paolo- Ma non si capisce molto?

Carlo- Appunto!

Paolo- Ci sono segnati dei codici tributi ed un importo di 30.000 euro e rotti.

Carlo- Ti hanno chiesto il pizzo.

Paolo- Sicuramente si tratterà di un errore.

Carlo- Qua errore. E’ fatto apposta. Questi ti stracciano la pelle di dosso. (esce)

Paolo- E probabile che sia qualche tributo inevaso di Giangiliberto. 

          (buio)  

Carlo- (entra in scena con un bicchiere vuoto nel quale mette delle gocce di medicinale poi si

           ricorda dell’acqua e esce per andare a prenderla).

          (suonano alla porta)

Grazia- (va ad aprire) Oh! Buongiorno Giangi. Prego si accomodi.

Giangi- Ancora con questo lei. Oramai mi dovete considerare come uno di famiglia.

Grazia- Allora accomodati.

Giangi- Questi sono per te. (le porge un fascio di fiori)

Grazia- Grazie! Sono molto belli. Ma non dovevi.

Giangi- Potevo mai presentarmi solo con i fiori per Pasqualina.

Grazia- Sei caro come sempre. Ma siediti. Fai come stessi a casa tua. Che sciocca d’altronde

            tu sei a casa tua.

Giangi- Non lo dire più nemmeno per scherzo. Questa casa è vostra. Se non fosse stato per 

           Paolo io non sarei neppure qui.

Grazia- Pasqualina è quasi pronta.

Giangi- Nessun problema. Sono io che sono in anticipo. Posso avere un bicchiere d’acqua per

            favore?

Grazia- Ma certo! Vado subito esce.

Giangi- Devo dire la verità! Sono stato proprio fortunato. Sono proprio delle care persone.

            Meriterebbero molto più che una semplice casa.

Carlo- (entra con l’acqua che gli serve per la medicina ma non si accorge di Giangi e dopo aver

            riempito il bicchiere…

Giangi- Oh! Guarda chi c’è. Buongiorno! Come state?

Carlo- Prima stavo meglio. Voi piombate all’improvviso? Io già sto come una pila elettrica.

Giangi- Vi chiedo scusa. Mi sento così bene quando sono qui con voi che…

Carlo- …’nce facite fottere d’à paura!.

Giamgi- Siete davvero una persona simpatica. Trascorrerei intere giornate con voi.

Carlo- Meglio di no! Eh! Avete visto m’avite fatto scurdà n’à cosa. (esce)

Giangi- Ah! Grazie! Avevo una sete! (beve la medicina che si era preparato Carlo)

Grazia- (esce con il bicchiere d’acqua) Ecco l’acqua.

Giangi- No basta. Uno va bene. Ci ha già pensato tuo suocero.

Grazia- (resta un po’ perplessa e lascia il bicchiere sul tavolo) Ci siamo quasi. Pasqualina sta

             per uscire.

Carlo- (beve l’acqua che ha lasciato Grazia convinto di avere preso la medicina)

Paolo- Carissimo! Come va tutto bene.

Giangi- Quando vedo voi mi sento davvero bene.

Carlo- Chiste ‘nce vò sfottere.

Paolo- A proposito! Mi è stata notificata questa cartella da parte della società di riscossione.

           Mi faresti il favore di farla controllare dal tuo consulente?

Giangi- Dai a me ci penso io.

Paolo- No aspetta. Non mi fraintendere. E’ probabile che ci sia un errore. Anche perché non ricordo di avere tralasciato mai alcuna scadenza o contravvenzione.

Carlo- Te l’ho già detto questi non sbagliano. Le estorsioni le fanno bene. Sono i meglio

           pizzaioli che ci stanno.

Paolo- Che ci azzeccano le pizze.

Carlo- Qua pizze. Io parlo di pizzo.

Giangi- Il nostro commercialista è molto bravo in queste cose. Sicuramente si tratterà di un

            errore. Dammela e ti farò sapere.

Paolo- Guarda se devo pagare dammela e provvedo.

Giangi- Ti faccio sapere.

Pasqualina- Buongiorno Giangi.

Giangi- Buongiorno! Ma sei uno splendore! O scusa Paolo se mi sono permesso di invitare

           tua sorella a pranzo.

Carlo- Io nun so nisciuno!

Paolo- Non lo devi dire a me. Se fa piacere a lei.

Pasqualino- Ma certo che mi fa piacere. Allora andiamo?

Giangi- Certo. E’ uno onore andare a pranzo con voi. A presto Paolo.

Pasqualina- Ah Paolo! Può darsi che faccia un po’ tardi.

Paolo- Sei libera di tornare quando vuoi e non devi nemmeno chiederlo.

Carlo- No! Io nun so proprio nisciuno.

Grazia- Arrivederci Giangiliberto.

Giangi- Buona giornata. (escono)

Paolo- Pago! Ma come faccio a pagare tutti quei soldi?

Grazia- Ma è talmente grave?

Paolo- Spero di no ma sono comunque preoccupato.

Carlo- Te l’ho detto! Quelli sono peggio dei vampiri. Anzi sono proprio ricottari!

Paolo- Papà per favore! Non ti ci mettere pure tu che ho un nervoso.

Carlo- E ‘bbiato chi te sente. Io da quando sono venuto in questa casa non riesco più a

          dormire. Me sto piglianno ‘e litri ‘e sonnifero. Ma nun me fanno ‘o riesto ‘e niente.

          Saranno scaduti.

Paolo- In ogni caso non so proprio dove prenderli tutti quei soldi.

Carlo- Non contare su di me.

Paolo- Va bene io esco. Ci vediamo tra un po’. (esce)

Carlo- Che strano! Io mi sento come si nun me fosse pigliato proprio niente.

Grazia- Provate ad appoggiarvi un po’. E’ probabile che facciano effetto un po’ più tardi.

Carlo- Che cosa! Sulla confezione c’è scritto che l’effetto è rapido. Quasi immediato.

Grazia- Dipende da persona a persona.

Carlo- Io sono sempre stato puntuale come un orologio svizzero. E mò! Non dormo più. Non 

          sento più. Non vedo più. Ma la cosa più grave… è che non vado nemmeno di corpo…

Grazia- …abbiamo capito.

Carlo- E’! (esce)

Loredana- Se non la smetti ti distruggo la play station.

Grazia- Che sta succedendo?

Lorenzo- Mamma vuoi sapere chi frequenta tua figlia? Tony con la y lunga e Samantha con

               l’acca

Loredana- E lui se la fa con Natascia.

Grazia- Con l’acca.

Loredana- No! Con la sci di scemità.

Grazia- Quando la smetterete di litigare voi due!

Loredana- A proposito mamma…

Lorenzo- Mi servono un po’ di soldi.

Loredana- No servono a me dei soldi.

Lorenzo- Ma l’ho chiesto prima io.

Loredana- No! Caro. Stavo per chiederlo io e tu mi hai interrotto l’intenzione.

Lorenzo- Io non ti ho interrotto niente. Tu sei interrotta dalla nascita.

Loredana- Perché non ti fai venire una gastroenterite galoppante per un anno?

Grazia- Basta! A te quanto servono?

Loredana- Ottanta.

Lorenzo- Cinquanta.

Grazia- Va bene! Ecco cinquanta per uno e siamo a posto.

Loredana- Non è giusto sempre le solite preferenze.

Grazia- Quali preferenze? Ho dato cinquanta a testa.

Loredana- A me ne hai dati trenta in meno. Te ne avevo chiesti ottanta.

Lorenzo- Hai avuto più di quanto meriti.

Loredana- Senti!... Vaffan’culo. (esce)

Grazia- Lory…

Lorenzo- E no mamma. E’ stata lei. (esce)

Carlo- Io già nun dormo. Po’ se mettene chilli ‘dduje scetapopolo.

Grazia- Un po’ di pazienza. Sono ragazzi.

Carlo- Intanto steve ‘llà ‘llà pe dormire… e mi hanno fatto svegliare di nuovo.

Grazia- Sarà il caldo. Avete provato ad abbassare un po’ le tapparelle?

Carlo-  Mo me piglio n’atu ‘ppoco e sonnifero.

Grazia- Non vi farà male tutto quel sonnifero? Aspettate stasera.

Carlo- Ma che! Se me lo prendo adesso forse fa effetto stasera (suonano alla porta) Vai

           tu che io mi preparo un po’ di sonnifero. (esce)

Grazia- (va ad aprire e rientra con Espedito) Si accomodi ma mio marito non c’è.

             Se vuole tornare?

Espedito- Preferirei aspettarlo se non le è di disturbo. E’ una cosa abbastanza importante.

Grazia- Ma forse si tratta di quella cartella di pagamento che gli è arrivata?

Espedito- Esattamente signora. Mi basta solamente che mi metta un paio di firme.

Grazia- Ma è una cosa grave?

Espedito- No. Per adesso no. Posso avere un bicchiere d’acqua per favore? Con questo caldo

                mi si è seccata la gola.

Grazia- Glielo vado subito a prendere. Permesso.

Espedito- Certo che è proprio una bella casa. A questo punto le cosa cambiano. Non i

                accontenterò mica di quella miseria che vuole darmi l’onorevole (esce sul balcone).

Carlo- (entra con un bicchiere d’acqua che contiene il suo sonnifero e lo poggia sul tavolo poi

                ed esce per prendere il cucchiaino)

Espedito- ( rientra, vede il bicchiere e ne beve il contenuto ed esce di nuovo sul balcone)

Carlo- (rientra con il cucchiaino ma trova il bicchiere vuoto e perplesso rimette le gocce di

           sonnifero nel bicchiere e fa per uscire ma incrocia Grazia che porta l’acqua ad   

           Espedito)

Grazia- Dove andato?

Carlo- Ma chi? (versa l’acqua che ha portato Grazia nel suo bicchiere)

Grazia- Il signore che era qui un momento fa. (Grazia versa l’acqua nel bicchiere destinato ad

            Espedito.

Carlo- Ma ti senti bene?

Espedito- Eccomi! Stavo ammirando il panorama. E’ bellissimo. Toglie il respiro. Complimenti.

                Questa è proprio una bella casa.

Grazia- E non ha visto il resto.

Espedito- bene! Questa è proprio una bella notizia. Grazie. (beve l’acqua nel bicchiere di

                Carlo)

Carlo- (che non si è accorto di nulla ovviamente beve l’acqua nel bicchiere di Espedito)

Grazia- Le presento mio suocero.

Espedito- Il padre di suo marito?

Carlo- ‘O pat’e mammeta. E’ arrivato lo scemo di giornata.

Espedito- Espedito Cavallo.

Carlo- Carlo Mirelli. Scommetto che siete nato ad Agnano?

Espedito- No! A Tor di valle. Roma. Ma sono di queste parti. Mio padre era di Aversa e mia

                madre… a pensarci bene è nata proprio ad Agnano…

Carlo- … vicino all’ippodromo?

Espedito- Si! Ma voi come fate a saperlo?

Carlo- Ero appassionato.

Espedito- Di anagrafe?

Carlo- No! Di cavalli.

Grazia- Il signore è dell’agenzia di riscossione.

Carlo- L’estorsore.

Espedito- Esattore. Si ma la figura dell’esattore non esiste più. Oggi è tutto diverso. Si fa

                una notifica e se il contribuente non paga…

Carlo- …lo buttate in mezzo a una strada su due piedi.

Grazia- Papà adesso non esagerate. Ma prego. Accomodatevi.

Carlo- Glielo hai detto che Paolo non c’è?

Grazia- Si ma ha detto che preferisce aspettare.

Carlo- Io penso che fa tardi.

Espedito- Io un po’ posso aspettare. Tanto il mio giro è finito.

Carlo- So’ peggio d’è zecche cavalline!

Espedito- Un paio di firme e ci sbrighiamo subito.

Grazia- Se permettete vado di là. Le terrà compagnia mio suocero. Papà mi raccomando.

Carlo- E così lo aspettate?

Espedito- Si!

Carlo- State comodo si?

Espedito- Comodissimo. Tanto che mi sta venendo sonno. Sapete il caldo di questi periodi

                 porta un po’ di sonnolenza.

Carlo- Faciteve pure ‘a cuntr’ora!

Espedito- Non lo so. Ma mi ha preso un coccolone all’improvviso…

Carlo- Andavene a casa e tornate un’altra volta.

Espedito- No no. Fra un po’ mi passa. E’ solo un po’ di abbattimento dovuto al caldo. (sbadiglia)

Carlo- All’anema ‘e l’abbattimento. ‘Nce vo sulo ‘o cuscino ‘e ‘a cuperta.

Espedito- Che dite farà tardi vostro figlio? (sempre più assonnato) Bastano un paio di

                firmette…  (si addormenta)

Carlo- Seh! Buonanotte! Espedito!... Espedito!... Cavallo! Cavalluccio! Questo secondo me si 

          droga. ‘O ‘bbì che fine fanno ‘e sorde d’è contribuenti.  C’è un sequestro da fare.

Espedito- (si sveglia) Si. Dove?

Carlo- Caspita! Quando se tratta ‘e sequestra so sempe pronti. Andate a dormire a casa.

Espedito- Si. Due minuti e me ne vado.

Carlo- Afforza! Noo! Questa è un’overdose di cartelle di pagamento.

Grazia- Papà! Che gli avete fatto?

Carlo- Io! Chisto bell’è ‘bbuono s’è ammosciato…

Grazia- Non è che ha tirato un po’ di cocaina? Un po’ di droga? Avrà preso un po’ di qualcosa.

Carlo- Nunn’o ‘ssaccio che s’ha pigliato, ma sicuramente nunn’è poco.

Grazia- E che facciamo? Mica ce l’ho possiamo tenere qua.

Carlo- Mò ci penso io. Espedito! C’è da sequestrare e vendere all’asta tre palazzine…

Espedito- All’asta? Si! Vado subito. Dove?

Carlo- Piazza Plebiscito. Palazzo Reale.

Espedito- Palazzo reale? Si sequestra palazzo reale. Vado e torno! (esce)

Carlo- Questo secondo me non torna più.

Grazia-Drogarsi all’età sua.

Carlo- Vorrei sapere tanto che roba si prende? M’addurmess’je accussì!

Grazia- Io torno di là. Speriamo davvero che non torni più. (esce)

Carlo- Si nun vene isso teneno subito pronto il rimpiazzo. (si siede a leggere il giornale) Che

           droga sarà. Ma per l’effetto che fa costerà troppo e non me la posso permettere. Ma

           è buona. (suonano alla porta) E’ fernute già l’effetto della droga. (va ad aprire)

Bettino- E allora? Che vogliamo fare?

Carlo- E che ne so ditemi voi.

Bettino- Questo palazzo l’avete preso per un campeggio?

Carlo- Ma se po sapè che ‘vvuò?

Bettino- Il signore che è venuto da voi..

Carlo- E’?

Bettino- Sta dormendo in mezzo alla scale.

Carlo- Embè nuje c’avimma fa?

Bettino- Dovete provvedere.

Carlo- Noi dobbiamo provvedere? Scetatele e faciten’oì.

Bettino- E che faccio lo svegliatore di drogati? E poi ci ho provato già. Non si sveglia. Si è

              addormentatoin piedi.

Carlo-  Fa Cavallo ‘e cugnome.

Bettino- Comunque lo dovete togliere di là.

Carlo- E chi s’ò fire! Ma vuje m’avite guardato ‘bbuono?

Bettino- Io ho un disco con due ernie.

Carlo- E io tengo tutt’à collezione ‘e Renato Carosone. Lassat’o ‘llà. Quanno se scete se ne va.

Bettino- E il decoro del palazzo? Quello fa pure impressione.

Carlo- Nun ve preoccupate. Se so abbituate ‘a vuje. E po vuje ‘e stu decoro.

Bettino- Ma insomma. Con voi non se ne può più. Abbiamo messo lo spaventapasseri nel

              palazzo. (esce)

Carlo- Meglio lo spaventapasseri che un custode scassambrello. Pare ca me steve venenno nù

           poco ‘e suuonno e invece. M’addurmesse pur’io accussi. N’à bella dermuta allerta

           allerta.

Bettino- E ma questa storia deve finire. Tutto questo rataplan. Mò parlo io con

              l’amministratore e gli racconto tutto, per figlio e per segno. Così in quattro e 

              quarant’otto vi fa fare una bella disfida dal condominio.

Carlo- Seh! La disfida di Barletta. (lo caccia via) Ma chist’è peggio e n’à zecca cavallina.

           Ma che ce sta ‘o zucchero ‘ccà ‘ncoppa. ?o tiene sempe p’e ‘nnanz’è piede.

Paolo- Novità?

Carlo- Tu mò si asciuto che nuvità vaje truvanno?

Paolo- Si fa per dire.

Carlo- Ah si! Aspetta! E’ venuto l’estorsore della società di estorsione. Non l’hai incontrato

           per le scale?

Paolo- Ho preso l’ascensore. Cosa voleva?

Carlo- S’è venute ‘a ‘ffà n’à mez’ora ‘e suonne. Ma ha detto che torna. Sicuro!

Paolo- Mi mette una tale apprensione questa cosa!

Pasqualina- (entra quasi in lacrime)

Paolo- Già di ritorno?

Pasqualina- Che figura! Che figura!

Carlo- Che è successo.

Pasqualina- E’ un alcolizzato.

Paolo- Chi?

Pasqualina- Giangiliberto!

Carlo- Io lo dicevo che aveva qualcosa di strano.

Paolo- Non è possibile.

Pasqualina- Appena ci siamo seduti ha ordinato un aperitivo e subito dopo è crollato. Ti rendi 

                  conto? Al primo bicchiere già non si reggeva in piedi. Si è addormentato sul

                  tavolo.

Carlo- Ma sol’je nun so’ capace ‘e piglia suonno.

Pasqualina- Per la vergogna l’ho lasciato lì e sono andata via.

Carlo- E nun te si fatte da ‘o nomme ‘e l’aperitivo?

Paolo- Sarà stato un malore. Guarda che figure mi fai fare.

Pasqualina- Era ubriaco ti dico. Ubriaco. (esce)

Carlo- Non ti preoccupare! Chill’è proprio accussì.

Paolo- Papà! Smettila di scherzare. Vado a vedere che cosa è successo. (esce)

Carlo- Ogni cosa è una tragedia in questa casa. La vera tragedia è che io non dormo e non

           vado di corpo. Se ne vene Cavallo… L’adda venì n’ù sciuglimento intestinale e adda stà    

           assettato n’u mese ‘ncoppa ‘o cabinetto. E nunn’adda manco durmì. Isso e tutte a  

             società d’estorsione (suonano alla porta e va ad aprire)

Immacolata- Ce sta Loredana?

Carlo- Innanzitutto buongiorno! Con chi ho il piacere di parlare?

Immacolata- So ‘Mmaculata.

Carlo- E io songo leopardato.

Immacolata- Ma chiste c’ha capito? Io mi chiamo ‘Mmaculatina E devo interferire con

                     Loredana.

Carlo- Loredana è uscita. Se vuole dire a me.

Immacolata- E allora dicitece p’e ‘mmasciata ca se scurdasse ‘a Tonino. ‘O figlio d’ò capo

                    zona e adda essere sulo ‘o mio. Ce simme spiegate. Osinò ‘cca succede ‘o lutto.

                    Accuminciate ‘a ‘ffà ‘o giallo. (esce)

Carlo- Ma ‘cca trase e ghjesce ‘chhiù gente ca ‘ncopp’a l’anagrafe. Mo me sente  

          Belluardo. Fa tanto ‘o mastugiorgio. (suonano di nuovo) E visto!

Bettino- Vi volevo dire…

Carlo- …ca ‘nciavite sfasteriate! State sempe ‘cca ‘ncoppa. Tenimme n’à stanza vacante.

             Pecchè nun ve trasferite ‘ccà. State sempe pronte ‘a ve lamentà vuje e decoro d’ò

             palazzo e po facite passa a cane  e puorce. Che ‘gghjate truvanne?

Bettino- Niente!

Carlo- E allora che site sagliute ‘a ‘ffà?

Bettino- Per avvisarvi che più tardi mancherà l’acqua per un paio d’ore Devono fare una

              riparazione alla fecale. Quindi per favore fatevi un po’ di scorta e non usate il

              bagmo.

Carlo- Ma lo sapete che esiste il citofono?

Bettino- Certo che lo so.

Carlo- E allora perché non l’usate?

Bettino- Perché mi fa piacere muovermi. Con permesso. (esce)

Carlo- Fa che me vene l’ispirazione io non uso il bagno? (buio)

Carlo- (uscendo dal bagno) Si è bloccata la finestra del bagno…

Grazia- Si lo sappiamo. Perché non usate il bagno in camera vostra? Tanto più che poi si deve aprire per cambiare aria.

Carlo- Non c’è nessuna aria da cambiare. Non ho fatto niente, purtroppo. E poi questo è più

           vicino.

Grazia- Ha detto Paolo che la farà riparare…

Carlo- A proposito dov’è?

Grazia- E’ uscito per delle commissioni.

Carlo- N’ata vota?

Grazia- Ci sono ancora delle cose da sistemare.

Carlo- Mi sono preparato una bottiglia di lassativo in frigo. Non la toccate. Mi raccomando.

Grazia- Chi volete che la tocchi (esce per la comune).

Carlo- Si! Qua scompare sempre tutto. Come la carta igienica. (esce per la sua camera)

Pasqualina- (va ad aprire e rientra con Espedito) Mio fratello non c’è ma credo che dovrebbe

                   tornare fra poco. Se si vuole accomodare?

Espedito- Si grazie. Sono tutto sudato e affannato. Oggi fa più caldo di ieri. E girare per

                strada è davvero massacrante.

Pasqualina- Le porto qualcosa di fresco?

Espedito- Gentilissima grazie. Ci vuole proprio.

Pasqualina- Ma si immagini. Per così poco.

Espedito- Dovunque vado non è che mi trattino in modo così cortese.

Pasqualina- Poverino! Ma non si preoccupi. Ci penso io a trattarla bene. Vado e torno. Non si

                  muova di qua.

Espedito- E chi si muove. L’aspetto con ansia.

Pasqualina- (esce)

Espedito- Povero io? Non immaginate nemmeno che cosa vi aspetta.

Lorendana- (dalla comune mentre parla al cellulare) Oddio!

Espedito- (ha un sussulto)

Loredana- Non è possibile! E lei?

Espedito- (pensando che sia rivolta a lui) Cavallo Espedito…

Loredana- Che cosa?

Espedito- Cavallo… Espedito…

Loredana- … e da me che vuoi?

Espedito- Espedito Cavallo… mi sono presentato. Sono Espedito Cavallo…

Loredana- … ma che me ne frega a me! Veditela tu, io che ci posso fare… (esce)

Lorenzo- (dalla comune con le cuffie e si agita a tempo di musica si ferma davanti a Espedito  

               e lo guarda)

Espedito- Espedito Cavallo…

Lorenzo- (si toglie le cuffie e lo guarda)

Espedito- Espedito Cavallo …

Lorenzo- No! E’ Michael Jackson…(rimette le cuffie ed esce a tempo di musica)

Pasqualina- (entra con un bicchiere) Ecco! Questa è l’unica cosa che ho trovato. Deve essere

                  limonata. Beva piano che è bella fredda.

Espedito- Ah grazie! Ci voleva proprio. Con questo caldo si evapora. (beve) Va già molto

                meglio. Dobbiamo solo aspettare che arrivi suo fratello. Mi tiene compagnia?

Pasqualina- Perché no!

Espedito- Come ha detto che si chiama?

Pasqualina- Non gliel’ho detto.

Espedito- Già! Che stupido! (ridono)

Pasqualina- Mi chiamo Paqualina!
Espedito- Paqualina. Che bel nome! Un po’ troppo lungo però. (ridono)

Pasqualina- Allora mi chiami Lina.

Espedito- Lina?

Pasqualina- Si! Lina!

Espedito- Lina! Così facciamo prima. (ridono)

Pasqualina- Fa pure rima. Oddio che buffo!

Espedito- Buffo?

Paqsualina- Volevo dire simpatico.

Espedito- Solo simpatico?

Pasqualina- Buffo e simpatico… (ridono)

Espedito- E… mi dica una cosa Lina. Lei è impegnata?

Pasqualina- Sono singolare! E lei?

Espedito- Disponibile per avventure!

Pasqualina- Un’avventura a Cavallo! (ridono)

Espedito- Anche lei Lina è molto simpatica.

Pasqualina- Ma lei lo è ancora di più signor Cavallo…

Espedito- Cavallo? Mi chiami Espedito.

Pasqualina- Un po’ troppo lungo. (ridono)

Espedito- E allora mi chiami “Dito”

Pasqualina- Dito? (ridono)

Espedito- Si ma non si prenda il dito con tutta la mano. (ridono a crepapelle lasciandosi un po’

                 andare)

Carlo- (che nel frattempo ha assistito a tutta la scena) ma che t’ha faje c’o’ nemico!

Pasqualina- (si ricompone) Papà. Si scherzava. (esce per l’imbarazzo)

Espedito- Si! Lina e dito. (continua a ridere)

Carlo- Ma quando v’assumono ‘a scemità è titolo preferenziale?

Espedito- Che cosa?

Carlo- No! Niente. Lasciamo perdere.

Espedito- (comincia ad avvertire fastidi alla pancia)

Carlo- Che c’è non vi sentite bene?

Espedito- No! Sarà il caldo. Poi ho bevuto una bibita che mi ha offerto la signorina Lina.

Carlo- Se chiamma Pasqualina!

Espedito- Forse l’avrò bevuta troppo in fretta.

Carlo- Che bibita era?

Espedito- Non lo so. Ma aveva un buon sapore di limone. Forse un po’ strana…(si tocca la

                pancia) Non è che fosse avariata?

Carlo- Avariata? Non è che siete un po’ cagionevole di salute.

Espedito- Io? Sto benissimo.

Carlo- E insomma! N’à vota v’addurmite bell’e buono. N’ata vota ve veneno ‘e turcimiente ‘e

           panza…

Espedito- E’ capitato una volta per caso.

Carlo- E’ capitato ‘ddoje vote. Una qua e una per le scale. Tant’è vero che ho fatto storie con 

           il custode.

Espedito- Sarà il caldo.

Carlo- No! Sono le maledizioni. Le jastemme.

Espedito- Che cosa?

Carlo- Ogni volta che fate una notifica, un sequestro non vi fischiano le orecchie?

Espedito- A me no!

Carlo- Voi no le sentite! Ma ogni volta che fate una notifica, un pignoramento, un sequestro…

Espedito- …e allora?

Carlo- Per esempio: puozze campà cient’anne! Nuvantanove c’o’ dulore ‘e mola e uno ‘ncopp’a’

             seggia ‘a rutelle. T’adda scuppià n’ù dente. Puozze sciulià ‘ncopp’a n’à scorza ‘e

             fenucchie. L’adda venì n’ù turcimiente ‘e panza can un fernesce ‘cchiù.

Espedito- Mi state suggestionando…

Carlo- Si ma non vi suggestionate troppo però…(esce)

Espedito- Oddio che dolore! Non vedo l’ora che arrivi questo benedetto così mi firma la

                notifica e scappo a casa. (si contorce)

Grazia- (entra e lo vede muoversi in modo strano) Vi sentite bene? Avete bisogno di

              qualcosa?

Espedito- No! No grazie. Forse un po’ il caldo…

Grazia- Volete approfittare del bagno per rinfrescarvi un po’?

Espedito- Molto gentile grazie, ma aspetto suo marito per la firma della notifica e

                scappo. Crede che tarderà?

Grazia- Guardi! Dovrebbero essere qui a momenti. L’ho incontrato per strada e mi ha

            detto che ne avrebbe avuto per poco.

Espedito- Speriamo. Ho tante di quelle cose da fare.

Carlo- (di passaggio) Una! La più importante.

Pasqualina- (entra) Lei mi deve scusare ma mio padre mi mette ancora soggezione.

Espedito- (contorcendosi) Non solo a lei.

Pasqualina- Si ma non mi fa questo effetto però. Ma vuole andare in bagno a darsi una

                  rinfrescata?

Grazia- Gliel’ho detto anch’io! Sarà una congestione. Davvero non faccia complimenti.

Espedito- Quasi quasi approfitto!

Paolo- (entra dalla comune) Eccomi di ritorno. Allora ci sono novità?

Grazia- Si! C’è qui il funzionario della società di riscossione per la notifica…

Paolo- Paolo Mirelli. Molto lieto.

Espedito- Cavallo Espedito. Mi scusi ma ho molta fretta. Vuole firmare le notifiche per

                favore?

Paolo- Si sente bene?

Espedito- Benissimo! Mi metta un paio di firme e la libero.

Paolo- Va bene! Ma è sicuro di sentirsi bene?

Espedito- Solo una piccola congestione. Ma basta che sistemiamo questa formalità e

                vado.  (gli consegna i fogli da firmare)

Paolo- (si appresta a firmare)

Espedito- (sempre contorcendosi) Noo!

Paolo- (si ferma) Non va bene?

Espedito- No no! Firmi pure e faccia presto.

Paolo- (sta per firmare)

Espedito- (di nuovo) Aaah! Noo!

Paolo- Non è qui che devo firmare?

Espedito- No no! E’ proprio li! Firmi pure.

Paolo- (tenta di firmare)

Espedito- Oddio! No.

Paolo- Ma se po’ ‘ssapè, aggia firma ‘o no?

Espedito- Il bagno più vicino qual è?

Grazia- E’ quello.

Espedito- Vado!

Pasqualina- L’accompagno.

Espedito- Non c’è bisogno grazie.

Paolo- Mi lasci la cartellina che intanto firmo.

Espedito- No! E’ meglio che firmi un mia presenza. Vado.

Carlo- (che nel frattempo è entrato in scena) Sig. Cavallo! Vi volevo dire…

Grazia- Papà non è il momento…

Carlo- Lascia fare. Vi voglio dire…

Pasqualina- Papà! Ma insomma. Sei inopportuno…

Carlo- Ma lascia stare! Espedito! Guardate che…

Paolo- Papà! E basta! Non lo vedi che il signore stà male…

Carlo- E io proprio questo…

Tutti insieme: Papà per favore…

Carlo- Ma jate a ‘ffan’culo! (esce)

Paolo- Più passa il tempo più peggiora.

Grazia- Un po’ di pazienza…

Pasqualina- Grazie per la comprensione.

Paolo- E’ ma quando è troppo è troppo!

Grazia- Ma perché ce l’ha tanto con lui?

Pasqualina- L’ha preso di mira perché è un funzionario della società di riscossione.

                  Che c’è di male? E poi è tanto garbato. Con me è stato gentilissimo.

Paolo- E figuriamoci! Che vuoi! Quando si tratta di questo tipo di persone lui non ragiona

          più. Peggio di quello che fa normalmente…

Carlo- (entra e tutti zittiscono mentre si siede a leggere sulla sua poltrona)

Espedito- (lancia un urlo dal bagno) Oddio!

Grazia- Che gli sarà successo?

Carlo- Niente!

Pasqualina- E tu che ne sai?

Paolo- Già come fai a sapere che non gli è successo niente?

Pasqualina- Allora?

Paolo- Manca la carta igienica!

Grazia- Mamma mia!

Carlo- Io ve l’ho dico sempre che manca la carta igienica…

Pasqualina- ma se sei sempre tu che te la porti in camera tua.

Carlo- Io me la tengo per scorta e per comodità. Visto che manca sempre.

Paolo- Ora gliela porto io.

Grazia- Ma no che lo metti in imbarazzo.

Carlo- ‘cchiù imbarazzato ‘e comme sta!

Pasqualina- E’! Sembra brutto.

Paolo- E che lo lasciamo così?

Carlo- Cazzi suoi!

Grazia- Papà!

Espedito- (urla di nuovo) Oddio mio!

Pasqualina- Che altro gli sarà successo?

Grazia- Che cosa può essergli successo di ancora più grave.

Paolo- Che volete che ci sia di più grave del fatto di non avere la carta igienica?

Carlo- Il fatto che manca l’acqua!

Tutti insieme- Noo! Non è possibile.

Carlo- Si si!

Paolo- E tu che ne sai?

Carlo- ‘Nce vò assaje. Vai sotto al rubinetto e ti accorgi che non esce l’acqua.

Grazia- Speriamo che non duri molto.

Carlo- Almeno un paio d’ore. E’ venuto Bettino ad avvisare che dovevano riparare la fecale.

Pasqualina- Poverino! Come farà adesso?

Carlo- So’ sempe cazzi suoi!

Paolo- Papà! Ma tu non hai rispetto per nessuno!

Carlo- Io ho rispetto di tutte le persone per bene. E quello la non è una persona per bene.

Pasqualina- Non è mica una assassino.

Carlo- Perché per essere una persona per bene basta non uccidere la gente o non fare le

           rapine?

Grazia- Ma lui fa il suo lavoro.

Carlo- E’ per guadagnarsi lo stipendio e mantenere la sua famiglia butta quelle degli altri in

          mezzo a una strada?

Espedito- Noo! Pure questo!

Paolo- E mò?

Pasqualina- Più della carta igienica e dell’acqua che non ci sono?

Carlo- Che non si apre la finestra.

Paolo- Già! Me ne ero proprio dimenticato. Papà voi sapevate tutte queste cose e vi siete 

          stato zitto.

Carlo- M’avite fatto stà zitto vuje. Pe mez’ora agge cercato ‘e parlà. Tant’è vero che v’agge

           mannate a ‘ffan’c…

Grazia- …va bene papà ora dobbiamo cercare di togliere dall’imbarazzo quel pover’uomo.

Carlo- Ma perché non vi fate i fatti vostri!

Paolo- Ma papà non è giusto. (si avvicina alla porta del bagno insieme a Grazia e Pasqualina)

          signor Cavallo tutto a posto?

Espedito- Ehm! Si si tutto bene.

Paolo- E’ sicuro?

Espedito- Si fra un po’ vengo fuori!

Carlo- No no! State tutto il tempo che volete. E’ meglio.

Pasqualina- Ma insomma! Un minimo di comprensione!

Carlo- Organizzate gli aiuti umanitari. Quello da la dentro non esce più. (esce)

Grazia- Ho un idea! Usciamo tutti dalla camera così lui non avrà imbarazzo ad uscire.

Paolo- Ottima idea. (ad alta voce) Va bene! Io esco per una commissione.

Pasqualina- E io vado in cucina. Ho tante di quelle cose da fare.

Grazia- Io ne approfitto per fare una visita alla signora Casoria.

Carlo- Ne che cazz’alluccate ‘a ‘ffa? (escono tutti) (buio)

 

(luce su Antonio)

Antonio- (al cellulare) Non risponde! Quell’imbecille non risponde. Mi aveva garantito che

               entro oggi si sarebbe fatto firmare le notifiche. C’è il rischio che non facciamo in

               tempo e vada tutto all’aria. Niente. Non risponde. Avrà dimenticato il cellulare da

               qualche parte. Va bene. Mi presento a casa dei Mirelli con una scusa e vedrò di

               sapere qualcosa almeno da loro. (esce) (buio)

(si illumina la scena e suonano alla porta)

Pasqualina- (va ad aprire e rientra con Antonio) Prego si accomodi. A che dobbiamo l’onore di

                  questa visita?

Antonio- Nulla in particolare. Volevo solo parlare con il signor Paolo in merito alla mia

              candidatura.

Pasqualina- Mi dispiace ma è uscito. Però dovrebbe tornare a momenti. Se lo vuole aspettare?

Antonio- Se non le è di disturbo?

Pasqualina- Ma si figuri. Intanto le offro qualcosa di fresco.

Antonio- Grazie. Volevo chiedere a suo fratello se poteva darmi una mano con un po’ di suoi

              conoscenti. Sa si fa di tutto per racimolare quanti più voti è possibile.

Pasqualina- Penso che lo possa fare sicuramente. Un po’ di limonata fresca le va bene?

Antonio- Benissimo grazie. Con questo caldo poi.

Carlo- (vede Antonio) Steveme scarze!

Antonio- Oh! Buongiorno. Cavaliere.

Carlo- Guardate! I cavalli mi sono sempre piaciuti ma non sono cavaliere. Semmai Cavallaro.

Antonio- La sua simpatia è proverbiale. Le se lo ricorda sempre si che io sono candidato?

Carlo- E chi se lo scorda. Con una faccia come la vostra.

Antonio- Perché che faccia ho io?

Carlo- Una faccia che uno quando la guarda dice: - Ecco quello è lui -. Capisce ‘a ‘mme.

Antonio- Esatto!

Carlo- Ma poi io non ho capito una cosa. Perchè si dice candidatura? Si dovrebbe dire

           sporcatura.

Antonio- E ditemi. Sono venute molte persone a trovarvi?

Carlo- Si! È venuta una sola persona e non se ne andata più.

Antonio- E si tratterrà per molto?

Carlo- Almeno fino a che non torna l’acqua. A proposito! Com’é che in questo palazzo si ripara

           sempre la fecale?

Antonio- Questo bisogna chiederlo all’amministratore.

Carlo- Al ragioniere Casoria?

Antonio- Al dottore…

Carlo- Fa lo stesso. Anche lui si candidò alla carica di amministratore è vero? Con permesso.

Antonio- Prego.

Pasqualina- Ecco. E’ bella fresca. Beva piano che con questo caldo…

Antonio- Non si preoccupi ci sono abituato. E’ davvero buona. La fate voi?

Pasqualina- No! Penso che l’abbia comprata mia cognata. Sa di quelle che si preparano… E’

                 piaciuta molto anche ad un’altra persona che è venuta. Solo che per berla troppo in

                 fretta si è sentito male.

Antonio- Mmmh! Ci sono abituato. Sono di tempra abbastanza forte. E’ questa persona a cui è

              piaciuta la limonata chi era? Un amico di famiglia?

Pasqualina- No No. Era un funzionario della società di riscossione per una pratica che

                  interessava mio fratello.

Antonio- Ah è venuto quindi?

Pasqualina- Perché lei sapeva?

Antonio- No dicevo… è venuta ed è andata via?

Pasqualina- Doveva farsi firmare dei documenti…

Antonio- Sii?

Pasqualina- Ma non ci è riuscito. (confidenzialmente)  Perché si è sentito male ed è corso in

                 bagno. Poverino è ancora dentro.

Antonio- Ma siamo sicuri che non sia nulla di grave?

Pasqualina- (fa un cenno a Antonio) Tutto bene li dentro.

Espedito- Sii! Tutto bene.

Pasqualina- Visto.

Antonio- Ma uscirà prima o poi.

Pasqualina- Voglio sperare. Permesso! (esce)

Antonio- Il solito imbecille. Ancor più stupido io che mi voglio fidare di lui. A ma questa è

              l’ultima volta. Lo faccio trasferire dove so io. (comincia ad accusare dei fastidi

              all’addome) Oddio che fitta! Che sarà mai? Quella benedetta limonata. L’ho bevuta

              troppo in fretta. Era bella ghiacciata e mi sono fatto fregare.

Lorenzo- (entra ballando e con le cuffie mentre Antonio si torce sempre di più per i dolori

                addominali)

Antonio- (è imbarazzato ma non riesce a trattenersi)

Lorenzo- (lo vede e gli fa cenno che non è così che si balla quindi lo prende e tenta di

                insegnargli i passi).

Loredana- (entra e assiste alla scena)

Antonio- (si libera) Basta! Ma come si permette?

Loredana- Un po’ più giovane no e?

Antonio- Ma lei che cosa ha capito. Sono dei semplici mal di pancia.

Loredana- Adesso così si chiamano?  Ciao checca! (esce mentre Lorenzo esce continuando a

                 ballare).

Antonio- Ma tu guarda questi. No! Non ce la faccio. Devo scappare a casa. (fa per uscire)

Carlo- Onorevole! Già andate via?

Antonio- E si! Devo proprio scappare.

Carlo- Senza salutare?

Antonio- Perdonate. Arrivederci.

Carlo- Ah! Onorevole!

Antonio- Ditemi.

Carlo- Alla camera?

Antonio- No al bagno!

Carlo- Al bagno. Ah! Ho capito! Qualche incarico di gabinetto.

Antonio- Si! Gabinetto.

Carlo- Eppure ero convinto che era senato. Non so perché. Ah! Senatore!

Antonio- Sii!

Carlo- Centro, destra o sinistra?

Antonio- Uno qualunque.

Carlo- E vabbè ma una decisione la dovete prendere.

Antonio- In fondo a destra.

Carlo- Sarà una nuova corrente. Senatore!

Antonio- Per favore! Devo andare. Ma la sto facendo addosso! (esce)

Carlo- Ancora adda essere eletto e già sta dint’a merda! (si siede a leggere il giornale)

Pasqualina- E il dottore dov’è finito?

Carlo- Aveva un impegno urgente.

Pasqualina- Che strano. Prima ha detto che voleva parlare con Paolo e poi se ne è scappato.

                  Papà tu ci capisci qualcosa.

Carlo- Che si stava cagando sotto.

Pasqualina- Ma che è un’epidemia? Pure lui dopo che si è bevuto la limonata.

Carlo- Che limonata?

Pasqualina- Quella che sta in frigo.

Carlo- E quello è il lassativo che ho messo in fresco. L’hè purgate ‘a tutte ‘dduje.

Pasqualina- Oh mamma mia! Ma pure tu e papà. Mettere il lassativo in frigo.

Carlo- E’ scritto sullo confezione. Conservare in luogo fresco. Con il caldo che fa.

Pasqualina- E ci vuoi avvisare.

Carlo- L’ho detto a Grazia. Sai che mi ha risposto? Chi volete che lo tocchi. E se ne andata.

Pasqualina- Che hai combinato!

Carlo- Tu l’he date a bere e ‘o ‘vvuò ‘a me!

Pasqualina- E’ meglio che la vado a buttare prima che facciamo qualche altro guaio.

Carlo- Ma che sei pazza. E poi un poco di purga non ha mai fatto male a nessuno.

           Solo a me nun fa effetto.

Pasqualina- Noi andiamo a finire in galera…

Carlo- …pe n’ù poco ‘e mal’e panza.

Pasqualina- Ma quello è quasi un onorevole…

Carlo- … e si è quasi cacato sotto. E poi nun vanno ‘ngalera loro pe tutt’e turcimiente ‘e

              panza che ce fanno venì a nuje. Dovrebbero avere l’ergastolo a vita.  Fammi un

              favore portami un bicchiere d’acqua. Che mi devo prendere un poco di sonnifero.

Pasqualina- Tu la devi smettere con questi medicinali. Uno di questi giorni ti verrà un

                   avvelenamento da medicine.

Carlo- Ma che cosa can un fanno proprio effetto.

Pasqualina- E allora che te le prendi a fare? (suonano alla porta)

Carlo- Vai ad aprire e poi portami l’acqua. (esce)

Pasqualina- (va ad aprire e rientra con Casoria)

Casoria- Devo parlare con suo fratello a proposito di del condominio.

Pasqualina- Dovrebbe tornare a momenti. Se si vuole accomodare?

Casoria- Mi devo accomodare. Devo parlargli assolutamente.

Pasqualina- Con permesso. (esce)

Casoria- (va al citofono e parla a bassa voce) Pronto Bettino! E’ venuta quella persona che mi

              cercava… Si lo so che è incazzato nero… l’ho visto entrare nel palazzo e mi sono

              infilato in casa dei Mirelli con una scusa. Fammi sapere appena se ne andato.

Carlo- Oh! Guarda chi c’è. Oggi è giornata di visite. A che dobbiamo il piacere?

Pasqualina- Ecco l’acqua.

Casoria- (con aria boriosa e antipatica) Sono venuto perché nel condominio ci sono state delle

              lamentele. Delle sentite lamentele.

Carlo- ‘O spione! Bettino. Solo lui può essere stato. (mentre mette delle gocce nel bicchiere

           senza che Casoria se ne accorga)

Casoria- Questo è uno stabile di persone per bene e tranquille…

Carlo- …e che spende un sacco di soldi per le spese condominiali…

Casoria- che si confà al decoro del palazzo….

Carlo- e che appila sempre la fecale… Com’è che fecale e ascensore sono sempre in

           manutenzione?

Casoria- E bisogna che voi vi mettiate in riga.

Carlo- E che stamme in caserma!

Casoria- Il rispetto per gli altri condòmini e basilare…

Carlo- Ma chiste ‘overo è scemo. Ditemi una cosa? Com’è che nel giardino si cambiano più

           piante che all’orto botanico.

Casoria- Perché si seccano.

Carlo- E isso un s’assecca maje?

Casoria- Insomma io devo parlare seriamente con il padrone di casa. (beve l’acqua nel

              bicchiere) e lo aspetto finché non torna.

Carlo- Fino a che nun s’addorme. (a Pasqualina) Puorteme n’atu bicchiere d’acqua! Anzi fa una

          cosa! Porta un poco di limonata al ragioniere.

Casoria- Dottore! Prego.

Pasqualina- Mi sembra che è finita.

Carlo- No. No. Ce ne sta ancora. Vai a vedere.

Pasqualina- Ma è finita.

Carlo- Ti dico che ce n’è ancora.

Pasqualina- Ma…

Carlo- Ti ho detto vai a prendere la limonata al ragioniere… al dottore. Una bella limonata

           fresca fresca.

Pasqualina- (esce)

Casoria- Con questo caldo ci vuole proprio qualcosa di dissetante.

Carlo- E di liberatorio. E noi vi accontentiamo subito.  Così vi accomodate e aspettate che

          torni mia figlio.

Casoria- E dove mi posso accomodare?

Carlo- Per ora dove volete. Dopo vi accompagno io in un posto più adatto.

Pasqualina- (a malincuore) Ecco la limonata.

Casoria- Grazie. Ci voleva proprio.

Carlo- Prendete un altro bicchiere. Non fate complimenti.

Casoria- Grazie.

Carlo- Avete voglia di farli dopo i complimenti. Mò m’assette e mi godo lo spettacolo. (suonano

          alla porta) Pasqualina vai ad aprire.

Pasqualina- (va ad aprire e rientra con Fiorella agitatissima)

Fiorella- E’ inaudito!.

Pasqualina- Che è successo?

Fiorella- A ma io vi denuncio. Non credete di passarverla liscia.

Pasqualina- Ma si può sapere che abbiamo fatto.

Fiorella- Mio marito sta malissimo. Lo avete avvelenato.

Pasqualina- Noi?

Fiorella- Non fate i finti tonti. Abbiamo capito che non vi fa piacere la sua candidatura. Che

             cosa gli avete dato? Ha delle coliche fortissime.

Carlo- E saranno state ‘e biscotti!

Fiorella- Altro che biscotti Rischiate anni di galera per tentato omicidio. Questo è un

             attentato terroristico.

Carlo- Che esagerazione! Per un poco di puppù.

Pasqualina- Mi deve perdonare signora. Sono stata io.

Fiorella- Allora confessate!

Pasqualina- No! E’ stato solo un errore. Mio padre ha messo il suo lassativo nel frigo e io

                  credendo che fosse semplice limonata l’ho offerta a suo marito.

Fiorella- Vi citeremo comunque per i danni. Non vi basterà questo appartamento a risarcire il

              guaio che avete combinato.

Carlo- Te piacesse! Ci dispiace ma per l’appartamento vi dovete mettere in lista d’attesa.

           Ci sta già la società di riscossione.

Casoria- Un momento! Fatemi capire. La limonata che mi avete offerto è la stessa che ha

              bevuto il dottor Seimandi.

Fiorella- Hanno avvelenato pure voi?

Casoria- Allora l’avete fatto apposta. Siete in malafede.

Carlo- Siente chi parla di malafede. Che volete! Io non ci sto più con la testa.

Casoria- Troppo comodo. Non ve la farò passare liscia neppure io.

Carlo- Pe ‘mmò… a farla liscia sarete voi. Anzi fate una cosa. Andate a prepararvi.

Casoria- Certo che ci vado. Poi vi farò vedere io. (si avvia per uscire ma si ricorda che non può

             farlo) Anzi no! Resto qui per vedere fino a che punto avete il coraggio di arrivare.

Carlo- Noi? Fino a che resistete voi!

Casoria- Vi farò passare la voglia di scherzare. Mi vien quasi voglia di chiamare i carabinieri.

Carlo- Ecco bravo chiamateli. Così gli facciamo leggere il bilancio del condominio. (suonano alla

          porta) Magari già stanno qua.

Pasqualina- (va ad aprire e rientra con Giangiliberto)

Giangiliberto- (con un fascio di fiori) Io ti devo chiedere perdono. Giuro che una cosa del

                      genere non mi era mai capitata. Non ho mai esagerato con gli alcolici. Forse

                      sarà stata una forma allergica.

Pasqualina- Aspetta un attimo. Papà, ma per caso quando è venuto Giangiliberto quel giorno tu

                  stavi prendendo le gocce di sonnifero?

Carlo- Che vuoi che mi ricordi. Io me le prendo quasi tutti i giorni.

Pasqualina- (a Giangiliberto) Hai bevuto un bicchiere d’acqua quel giorno?

Giangiliberto- Ora che ci penso… si.

Pasqualina- Ti sei bevuto il sonnifero di papà.

Carlo- Ohì pecchè nun m’ha fatto effetto. E io ho bevuto l’acqua semplice.

Casoria- A voi vi hanno addirittura drogato? Signori cari la vostra situazione si aggrava.

Fiorella- Certo. E lei sarà un testimone chiave. Ne vedremo delle belle.

Carlo- S’o’ arrivate Sharlock Holmes e il dottor Watson.

Giangi- (a Casoria) Intanto, già che ci siete, dovete darmi alcuni chiarimente sulla gestione 

           economica di questo condominio e degli altri da voi amministrati.

Casoria- Proprio adesso? Ho delle cose urgenti da sbrigare.

Carlo- Delle cose urgenti da un momento all’altro.

Casoria- Io non ho niente da chiarire sulla gestione dei condomini da me amministrati.

Giangi- Per esempio. Sulle spese per la cancelleria, per i giardini, le pulizie, le ristrutturazioni

          dello stabili e su molte fatture che potrebbero sembrare gonfiate. Devo continuare?

Casoria- E chi le avrebbe controllate? Lei?

Giangi- No. Un consulente di mia fiducia. Molto esperto.

Casoria- Il mio lavoro è limpido e trasparente.

Giangi- E allora posso tranquillamente mandare le relazioni a tutti i suoi amministrati.

Carlo- Ragioniè. State nella cacca.

Fiorella- Non preoccuparti di questa gentaglia. L’onorevole, mio marito sistemerà tutto.

Pasqualina- Gentaglia a chi?

Loredana- (litigando animatamente con Lorenzo) Mi hai fatto fare una figuraccia allucinante.

                 Ti devi fare i fatti tuoi.

Lorenzo- Io ti ho salvata. Se non ci fossi stato io…

Loredana- …me la so cavare benissimo da sola. Hai capito? Decerebrato! Questo vale per la

                   prossima volta. Quando mi vedi per la strada vai nella direzione opposta.

Lorenzo- Io lo faccio. Sei tu che capiti sempre dalle mie parti.

Loredana- Comunque non ti azzardare più altrimenti ti purgo con il lassativo del nonno. (esce

                per la sua camera)

Carlo- Loredana! Che dici! Ca chelle costa n’à cifra. ‘O confetto Falqui è ‘cchiù economico.

Casoria- E’ proprio un abitudine genetica.

Fiorella- Questa è una famiglia di serial killer.

Lorenzo- La signora si è drogata? (si rimette le cuffie ed esce verso la sua camera ballando)

Fiorella- Ma insomma? Ora basta è ora di finirla. Chiamo i carabinieri.

Casoria- Non mi sembra il caso. (suonano alla porta)

Pasqualina- (va ad aprire) (da fuori) In questo momento non puoi entrare.

Immacolata- O che! Je aggia parlà cu Loredana. (entra) Uah! E che d’è tutta sta gente.

Carlo- Tu stai un’altra volta qua?

Pasqualina- Ma si può sapere chi sei?

Fiorella- Sarà un’altra vittima della famiglia.

Immacolata- Insomma chesta add’ò sta.

Carlo- Ma chi?

Pasqualina- Senti tu te ne devi andare hai capito?

Immacolata- Vuje c’avite capite? Io nun me movo ‘a ‘ccà.  

Loredana- Ma insomma la smettete di urlare? E questa chi è?

Immacolata- S’ò ‘Mmaculata.

Loredana- ‘Mmaculata?

Immacolata- Ma chesta è n’à famiglia ‘e surde! Io mi chiamo Immaculatina. E avimma chiarì

                    paricchi ‘ccose io e te.

Loredana- Io e te non abbiamo proprio niente da chiarire. Anzi no. Una cosa te la devo dire.

                 Sienteme ‘bbuono! Tu, Samantha c’ù l’acca, Natascia c’à sciù, m’avite proprio

                 sfasteriata, vuje ‘e chillu cose brutto ‘e stuorte ‘e Tony. Ma chi ve penza a te ‘e

                  isso.

Immacolata- Chill’è ‘o figlio d’ò capo zona…

Loredana- Po’ essere pure ‘o figlio d’ò marcamento a uomo, v’ata levà ‘a nanz’è piede. Sinò me

                scordo ca me chiamme Loredana e ca stongo ‘e casa dint’à n’ù palazzo altroloquato

                ‘e so dulure ‘e panza p’e tutte quante. Me songo specificata?

Fiorella- E’ proprio il loro modus operandi. Che gente!

Lorenzo- Ma chi era che urlava e parlava in quel modo?

Carlo- Tua sorella.

Lorenzo- (con tono snob) Lory mi meravigli ogno giorno di più. Da quando hai lasciato i

               quartieri alti e ti sei trasferita qui non ti riconosco più. Ma chi frequenti?

Immacolata- Chiste t’è frato? Bello nun t’attiggià!

Lorenzo- Nennè! Je m’atteggio comme e quanto vogl’je. Me songo spiegate. E mo vide ‘e te

               ne’j. Primme ca  vengo add’ò state vuje ‘e arrovote.

Immacolata- Va bene, va bene. Me ne vado. Ma che modi primitivi ed inurbani che avete.

                     Ma che razza di individui. (esce)

Loredana- Ma guarda che figura mi hai fatto fare.

Lorenzo- E quella che hai fatto fare tu a me? (escono)

Pasqualina- Che bella figura avete fatto tutti e due.

Loredana- Comunque avevo già risolto il problema.

Lorenzo- No mia cara. Il problema te l’ho risolto io.

Loredana- Ma se tu non sei capace neppure di...

Pasqualina- Basta! 

Carlo- Io vorrei sapere, caro ragioniere Casoria, a Bentivoglio giù in guardiola, che lo tenete a

           fare? A ‘ffà ‘a carcioffola. ‘Cccà trase e ‘gghiesce ‘cchiù gente d’à cassa mutua. E lo

           paghiamo pure profumatamente.  

Giangi- Come tutto del resto in questo stabile.

Carlo- A proposito raggioniè niente ancora?

Casoria- Non capisco.

Carlo- No dico. Nessun movimento alla panza? (suonano alla porta)

Pasqualina- Vado io.

Carlo- Ma lasciala aperta così risparmi di andare avanti e indietro.

Samantha- (a Loredana) Allora c’amma fa?

Loredana- Tu stai di nuovo qua.

Samantha- Eh! E nun me movo ‘a ‘ccà finche nunn’avimme chiarite sta situazione.

Loredana- Ancora? Ma allora non hai proprio capito niente.

Samantha- No. Tu nunn’è capito. Abbascio ‘o palazzo ce sta Tony e ha ditto ca appena jesce

                 t’adda parlà.

Loredana- Pure.

Samantha- Je t’avevo avvisata.

Loredana- E da me cosa vuoi. Gli ho detto persino che l’avrei denunciato se mi avesse

                 telefonato ancora.

Samantha- E secondo te chille se mette paura ‘e n’à denunzia?

Lorenzo- Scusa ma lei chi è?

Loredana- E’ Samantha con l’acca.

Lorenzo- A tu sei la spasimante di Tony con la ypsilon?

Samantha- Bella! Ma chiste chi è?

Loredana- E’ mio fratello.

Samantha- Azz! E comme te chiamme?

Lorenzo- Lorenzo. C’a’ zeta.

Samantha- Ma ‘o ‘ssaje c’a si n’à cifra meglio ‘e Tony.

Lorenzo- E ‘vvide tu! Me vuò mettere a paragone c’ò figlio ‘e n’ù capozona.

Samantha- Che ne diresti di offrirmi un aperitivo? Conosco un posticino davvero elegante.

Lorenzo- Ce schiattammo n’ù grande sex on beach.  Jammuncenne!

Loredana- E Tony?

Lorenzo- ‘O mettimme ‘a bere. Mo ce penz’j. (esce)

Antonio- Me la sono vista proprio brutta.

Fiorella- Antonio come ti senti?

Antonio- Preferisco non parlarne. Ma presto sarete voi a vedervela brutta.

Carlo- Per un poco di lassativo.

Antonio- E ma voi l’avete fatto apposta. Lo so. Perché non volete che io vinca le elezioni.

              Con chi siete schierati? Questo è un vero e proprio attentato alla mia persona sia

              come uomo che come candidato.

Carlo- In tutti e due in casi nunn’è che ce vuleva assaje.

Antonio- Comunque darò mandato ai miei legali. Dovrete risarcirmi i danni.

Fiorella- Bravo!

Antonio- Mi darete soddisfazione.

Fiorella- Bravo!

Antonio- Vi mandero tutti in galera.

Fiorella- Bravo!

Antonio- E ci libereremo finalmente di voi.

Fiorella- Bravo!

Carlo- Ma va fanc..

Fiorella- Bravo!

Casoria- Fiorella!

Giangi- Che risate! Si è fatta prendere la mano.

Carlo- Loro ci sono abituati a farsi prendere la mano. (suonano alla porta) Io te l’ho detto

          lasciala aperta. (va ad aprire e rientra con Bettino). Signori il guardaporte più sveglio

          della storia delle guardiole.

Bettino- Buongiorno a tutti. (a Casoria) Dottore devo parlare con voi in riparata sede.

Giangi- Senti a questo. In separata sede.

Bettino- E io che ho detto. (si appartano)

Casoria- Allora? Se ne andato?

Bettino- Certo che se ne andato. Ma sapeste la moina che ha fatto! Mi ha persino manomesso.

              Quello è un ergu… enteroclis… insomma butta le mani. E ha detto che prima o poi vi

              acchiappa e vi arrosola… no, vi arrogna. No, vi fa ruognolo ruognolo fino a che non gli

              date i soldi che vi ha anticipato per i lavori.

Casoria- Va bene grazie. Poi risolvo io il problema.

Bettino- Dottò però io questa vita non la posso fare. Io rischio. Io tengo un’età e queste cosè

              non le sopporto più come una volta. Qua ci vuole un aumento.

Casoria- Poi ne parliamo. Tu sei sicuro che quello se n’è andato?

Bettino- Sicurissimo.

Casoria- Bene! Signori! Se permettete io avrei altro da fare. Buona giornata. (esce)

              (si sente un trambusto fuori dalla porta urla e rumori e Casoria rientra tenendosi la 

              testa) Oddio che mazzate. Mi ha rotto…

Carlo- ..le corna?

Casoria- La testa. La testa. Il sangue.

Pasqualina- Fatemi vedere. Ma qui non c’è niente. E’ solo un bernoccolo. Siete stato fortunato.

Carlo- ‘O sonnifero nun l’ha fatto niente, a purga nemmeno, ha avuto n’à mazzata ‘ncapa e

           manco è asciuto ‘o sanghe. Nun ce stà niente ‘a fa. L’erba cattiva non muore mai.

Biagio- Manc’o’ sangh’è asciuto. Venite ‘ccà che v’aggia fa ‘a fila ‘mmieze. Bella deritta deritta.

Carlo- Scusate? Voi fate il barbiere?

Bettino- (gli si para davanti)

Biagio- Levate ‘a nanze.

Bettino- Io ho il dovere di tutelare la calamità dei condomini.

Biagio- Mo t’ha dongh’io ‘a calamita. Levate ‘a nanze. Ca ‘e primme mazzate songo ‘e ‘ttoje.

Bettino- Prego. Accomodatevi pure.

Biagio- T’haggia alliscià ‘o pelo.

Carlo- Allora ‘obbì che facite ‘o barbiere!

Casoria- State attento che sporgo querela.

Biagio- Songh’io che te denunzio. Pe truffa. Mi devi dare tutti i soldi che ti ho anticipato per i

            lavori.

Giangi- Questa si che è bella.

Carlo- ‘A coppa ‘o cuotto l’acqua vulluta.

Biagio- Qua acqua e ‘o sasiccio. Io a questo galantuomo l’ho profumato bene.

Carlo- E ‘ppò dice can un fa ‘o barbiere.

Fiorella- Va bene calmatevi! Non mi sembra proprio il caso. State esagerando.

Biagio- E allora datemmelle vuje ‘e sorde.

Fiorella- Che c’entro io.

Biagio- Allora faciteve ‘e fatte vuoste. Io nun me movo ‘a ‘cca fino a che stu ‘mbruglione ‘e

            niente nun me da tutt’è solde.

Carlo- Vuje vedite st’omm’è niente che ci sta facendo passare in casa nostra.

Casoria- Va bene. Ora vi faccio un assegno basta che ve ne andate.

Biagio- Si nunn’è buono. Torno n’ata vota e ve faccio pelo e contropelo.

Carlo- Facite ‘o barbiere!

Casoria- (da l’assegno a Biagio.

Biagio- (controlla l’assegno) State ‘a’parate! Buongiorno a tutti.

Casoria- (a Bettino)  Sei licenziato hai capito? Licenziato.

Carlo- Mo ha fatto n’à cosa ‘bbona.

Bettino- Ma io che ci posso fare si sarà nascosto da qualche parte.

Casoria- Tu non guardi niente. Cretino. Comunque te ne vai.

Carlo- Si si. Se ne deve proprio andare.

Paolo- (rientra insieme a Grazia) Salve! C’era una riunione condominiale e non lo sapevamo?

Grazia- Ma nessuno ci ha avvertiti. Ma è successo qualcosa?

Fiorella- E’ successo di tutto. Cara signora ma ci dovrete rendere conto di molte cose.

Paolo- Ma di cosa state parlando?

Antonio- Non fate il finto tonto. Abbiamo capito che panni vestite.

Carlo- Siente chi parla!

Grazia- Ma insomma! Si può sapere che è successo.

Pasqualina- E che io per errore ho offerto da bere la limonata di papà.

Paolo- Oddio!

Grazia- E allora?

Carlo- Se so cacate sotto.

Grazia- Tutti quanti?

Carlo- S’è salvato solo il guardaporta. Bettino. Gradite un po’ di limonata?

Bettino- No grazie sono astemio.

Carlo- A proposito. Ma l’acqua è tornata?

Espedito- (esce dal bagno sconvolto sotto lo sguardo stupito di tutti)

Grazia- Oddio! Ce n’eravamo dimenticati.

Espedito- (si avvia verso l’uscita) Per favore. Non aprite quella porta.

Pasqualina- Come si sente?

Carlo- Allegerito.

Paolo-(mentre Giamgi se la ride) Papà! E smettila una buona volta.

Espedito- Perdonatemi!

Grazia- No siete voi che dovete perdonare noi.

Antonio- Non si preoccupi che questi signori pagheranno i danni. Ma lei che cosa ci faceva

              qui? (guardando la cartellina). Forse doveva farsi firmare qualche documento?

Espedito- (fa cenno di no)

Antonio- Certo. Io qui vedo delle notifiche a nome suo che deve firmare.

Carlo- Maco se vo fa ‘e cazze suoje.

Espedito- (continua a fare cenno di no)

Antonio- (insiste in tono quasi minaccioso) Ma guardi che forse lei era venuto qui apposta.

             Faccia il suo dovere.

Espedito- Ho detto di no. Non farò mai niente del genere. Signori mi dovete perdonare.      

                D’accordo con questo signore avrei dovuto fare una cosa di cui mi sarei

                amaramente pentito. Ma prima d’ora, non mi ero mai reso conto di cosa

                significassero la solitudine, la dignità, la disperazione e trovarsi veramente nella

                merda.

                                                      Sipario