Il rapimento di Scapino

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di Paul CLAUDEL

"LE RAVISSEMENT DE SCAPIN"

DALLE "FOURBERIES DE SCAPIN" DI M0L1ÈRE

Versione italiana di Gian Renzo Morteo

da IL DRAMMA n. 215 del 15 Ottobre 1954

* Copyright by Paul Claudel.

LES FOURBERIES DE SCAP1N

RAPPRESENTATA AL "THEATRE DE LA SALLE DU PALAIS ROYAL" IL 24 MAGGIO 1671

* Argante ha fissato con Geronte di dare una sua figlia in moglie al figlio di lui, Ottavio. Ma nell'assenza dei due vecchi, il giovane ha sposato Giacinta, povera e di ignoti genitori, e Leandro - figlio di Geronte - si è innamorato di Zerbinetta, zingara. I vecchi sono ritornati e Scapino, servo di Leandro, inizia l'imbroglio in difesa dei due giovani. Dice ad Argante che Ottavio ha preso moglie per sfuggire alle minacce di morte dei parenti della fanciulla. E siccome il vecchio vuole far annullare il matrimonio, gli estorce duecento pistole che taciteranno la fa­miglia della ragazza. Per cavar denaro anche a Geronte visto che i due padron­cini ne hanno bisogno, gli fa credere che ilfiglio è stato rapito da un turco con una galera che è già in alto mare e che questo turco pretende cinquecento scudi per il riscatto, altrimenti lo porterà schiavo ad Algeri. Dopo di ciò fa un più grosso tiro al vecchio, annunciandogli che il fratello di Giacinta lo cerca per ucciderlo, vendicando la sorella che dovrà cederelo sposo alla figlia di Geronte, e lo fa entrare in un sacco per poter sfuggire a quell'energumeno. Poi lo bastona come se le busse venissero dall'energumeno sulle spalle di Scapino, il quale, sottraendosi, le facesse cadere in buona parte sul sacco. Ma Geronte riesce a cavar fuori la testa e capisce l'inganno, Scapino se la dà a gambe. Si scopre intanto che Giaciuta è la figlia che Geronte cercava ed aveva promesso all'amico per suo figlio, mentre Zerbinetta è figlia di Argante rapitagli da bimba. I vecchi sono adiratissimi contro Scapino, ma lo perdonano, presi come sono dalla gioia dei due matrimoni.

II sipario si apre e dietro si vede un secondo sipario, trasparente, attraverso il quale giunge un vociare confuso.

Voce di bottegaia che canta.

Il sipario scompare.

Grande sala di taverna,  piena di tavoli. Ci sono numerosi uomini seduti e qualche donna.

Molto fumo nell'aria. Alcuni giuocano ai dadi, altri alla morra.  Chi perde ha il naso annerito mediante tappo e candela.

Questa taverna, situata nei pressi del Théàtre François, è frequentata soprattutto da gente di teatro.

Quando il sipario si apre, si vede un gruppo di uomini che, agli ordini dell'oste, stanno sollevando con grandi issa una botte verso una botola che si apre nel soffitto.

Un cieco, col suo cane accanto, suona in sordina una viella.

Due porte mettono su corridoi illuminati. Una porta alla lavanderia. L'altra... beh, c'intendiamo! Entrano due ragazzi, dai quindici ai sedici anni, recanti sulle spalle un gran cesto di vimini.

Il Primo Ragazzo    Permesso...  Mille scuse, signori e signore; mille scuse alla Compagnia, ma saprebbe la  sua  bontà  partorire l'effetto di dirci dov'è che ci è il Teatro Francese?

(Stupore generale).

L'Oste         Il Teatro Francese?

Il Padre Nobile Parlate proprio del Teatro Francese?

Il Primo Ragazzo Sì.

A...1              Ne sai qualcosa  tu di questa storia? Teatro Francese?!

B...                Mai sentito prima d'ora.

Il Padre Nobile Il Teatro Francese. Qui c'è qualcuno che domanda   (con  disgusto  e dignità) « dov'è che ci è » il Teatro Francese.

Zerbinetta(comparendo sulla porta della lavanderia) Ascoltate me! L'altro giorno ho chiacchierato con un buon diavolo che stava acchiappando pesciolini con la sua lenza. Tra le altre cose mi ha detto che il Teatro Francese è qui vicino vicino, né più né meno del campanile di San Rocco.

A...                Quattordici passi indietro.

Il Primo Ragazzo ... Venticinque a sinistra, e che lì c'è un signore di pietra che ha mal di sto­maco. Allora basta entrare.

L'Oste          Entrate qui adesso! e mentre si aspetta lo beviamo un bicchierino di qualcosa che rinfreschi?

Il Primo Ragazzo Non si rifiuta mai.

L'Oste         Servi, un boccale del nostro migliore Cray Billon a questi gentiluomini!

B...                Non dategli retta! Si tratta soltanto di un intruglio buono a far ballare le capre!

C...                Lascia correre, si manda giù lo stesso!

Il Padre Nobile(con un sorriso condiscendente e aristocratico)   Per tornare al campanile di San Rocco...

C...                Accidenti, ci stracchi col tuo campanile di San Rocco.

B...                San Rocco non ha campanile.

A...                Certo che ha un campanile, ma la setti­mana scorsa, è stato necessario tirarlo giù con uno spago per mettergli una campanella al collo sotto il mento, visto che non ne aveva!

Il Padre Nobile Adesso tutto è chiaro. Ma scusatemi, se di questo interessantissimo cesto, di questo incantevole panierino...

A...                ... Il contenuto...

Il Padre Nobile ... Io mi permetto di morire per un certo desiderio, insomma, di esplorare il contenuto!

Il Primo Ragazzo(il naso nel bicchiere)   Forza! A piacer vostro!

(Non ha tempo di ripeterlo due volte. Tutti quanti si accalcano attorno al cesto. Ne cavano un bel po' di parrucche, di costumi e di accessori teatrali. Senza parlare dei copioni. Entusiasmo generale).

A...                Che cos'è tutta questa grazia di Dio?

Il Primo Ragazzo È per le « Les Fourberies de Scapin ».

Il Padre Nobile « Les Fourberies de Scapin »! (Baccano generale)  « Les Fourberies de Scapin », capite!                                                          

Il Primo Ragazzo Ebbene, che diamine? « Les Fourberles de Scapin », che si rappresenteranno la settimana prossima al Teatro Francese!

Il Padre Nobile(con un urlo di disperazione che passa dal tono acuto a quello grave)  « Les Fourberles de Scapin », che si rappresenteranno la settimana prossima al Teatro Francese! E il signor Am-mi-ni-stra-to-re Generale che mi aveva promesso una parte!

Grida           (da tutti i lati)   Anche a me! Anche a me! Anche a me! È un'infamia!                     

B...                E guardate un po' le spese che hanno fatto! Cappelli, costumi, parrucche... una bionda, una grigia...

C...                E questa? che si direbbe tolta a prestito dal sole calante...

B...                E quest'altra? chi non crederebbe che sul capo della Regina delle Grazie non sia stata mietuta?

(Il cesto è saccheggiato. Tutti indossano parrucche e costumi).

A...                Ora, eccoci tutti pronti. Signori, mi è ve­nuta un'idea. Un poco di silenzio! Un po' di silenzio, per favore!

(Batte sul tavolo col bastone di Scapin. Silenzio relativo. Si ode soltanto la viella del cieco) 

Sfidiamo l'iniquità! Fronteggiamo il tra­dimento! Scherniamo la cattiva sorte! Attizziamo il nostro dolore! « Les Fourberies de Scapin », poiché conosciamo tutto il lavoro e ci abbiamo già recitato dentro...

X...                Bravo!

Y...                (dando una gomitata ad un altro ì greco) È il macchinista!

A...                Proseguo... e che siamo tutti pronti, io vi propongo di spassarcela...

C...                Su due piedi!

D...               Per aiutare la memoria abbiamo i copioni.

A...                Hic hic hic hic! Come si dice?

Il Padre Nobile Hic et nunc.

A...                Hic et nunc. (Scende dallo sgabello).

Il Padre Nobile Io conosco la commedia a memoria. L'ho recitata in altri tempi col signor di Molière: ero io don Diego. (Con voce cavernosa)  Un mantice!  (Batte con rumore la mano sinistra sulla guancia e con l'altra brandisce una spada invisibile).

Y...                Ricordo. E dite un po', la buona donna che l'aspettava a casa al solo scopo di riceverlo, com'è già che si chiamava?

Y... secondo Ifigenia!

Y...                Giusto! Ifigenia, Chi faceva Ifigenia?

Un Mezzo Colosso(con baffoni da gendarme, rimasto zitto sin qui, si alza)   Me!  (Torna a sedere).

Y... terzo     (tirando fuori la pipa da un angolo della bocca)  Oggi non ho ancora abbracciato la nostra Ifigenia!                                                           .

A...                Adesso dobbiamo sorteggiare le parrucche. Ce ne sono due da vecchi e due da giovani.

Il Padre Nobile Somaro, chi ha mai visto far le cose così! Con vostra licenza, i vecchi interpreteranno le parti da giovani e i giovani quelle da vecchi. Soltanto a sessant'anni uno comincia a pire qualcosa della giovinezza!

D...               Magnifico!  Difatti solo i giovani vedono chiaramenteche roba siano i  vecchi.  Io farò Argante.

(Indossa la parrucca e si maschera alla meno peggio. Vengono distribuite le parti. Tutti sfogliano frettolosamente i copioni).

Y...                Avete pensato a tutto, salvo ad una cosa

A...                Che cosa?

Y...                Scapin! Chi sarà Scapin?

Il Padre Nobile Il signor Descartes!

(Cioè il signor Ledessous, il  quale non ha detto nulla sinora e se n'è rimasto rincantucciato modestamente nel suo angolo. Egli porta in capo un grande feltro.  Somiglia moltissimo al celebre  filo­sofo Descartes, siccome  questi  appare nel quadro di Franz Hals. Indossa un costume nero, assai me­schino. Bavero sporco di tabacco da fiuto. Che diamine? ha una macchia scura sull'occhio destro. Una calza forata lascia scoperto un largo tratto di pelle. Accanto a lui, il Compagno, pure in nero, ma in peggior arnese).

Il signor Ledessous Io non sono il signor Descartes, e lei lo sa! Io sono il signor Ledessous.

Il Padre Nobile(con deferenza) Tutti la chia­mano così! Non faccia il modesto. Tutti conoscono le sue relazioni familiari. Esse non possono che tornarle ad onore.

Il signor Ledessous Io sono semplicemente il signor Ledessous.

Il Padre Nobile Sono sopraffatto dall'ammira­zione quando penso a tutto ciò che la Divina Prov­videnza, per mezzo del suo signor padre, ha potuto mettere alla luce nelle modeste dimensioni di una stufa tedesca!1

Z...                Ah! quante cose si possono ricavare - a sa­perci fare - dalla terza dimensione!

Il signor Ledessous Si tratta unicamente di una somiglianza, se si può dire, avventiccia. Vi prego quindi di por fine alle vostre inopportune insinuazioni.

B...                Sia detto senza rimprovero, ma da qualche tempo la si vede di rado da queste parti, signor Ledessous.

Il signor Ledessous Gli obblighi del mio mi­nistero mi chiamano altrove.

B...                (al Compagno, a mezza voce)   Ha preso gli ordini?

Il Compagno           Press'a poco.

B...                Gli ordini minori? Accolito, esorcista, guardiano?

Il Compagno Press'a poco. È topo...

B...                Topo?!

Il Compagno Topo. Topo di chiesa. E' lui che alla porta di San Rocco, per mezzo dell'aspersorio, è stato incaricato di amministrare quel prezioso sacramentale che chiamasi acqua benedetta.

B...                Che peccato con tutte le sue qualità, aver rinunziato alle scene!

Il Padre Nobile  Nessuno ha mai interpretato Scapin come lui. L'ho visto alla « prima ». Era sbalorditivo.

Il signor Ledessous  Il signor Molière vi si era provato ma era troppo debole. Quella sua ter­ribile tosse! Ho dovuto sostituirlo come ho potuto.

B...                Stu-pen-da-men-te!

A...                (insinuante)  Non le piacerebbe recitarlo adesso qui, solo una volta, per farci piacere?

Il signor Ledessous Ho rinunciato a simili frivolezze.

A...                Solo una volta, un momentino!

Il signor Ledessous « Allorché mi sono ac­cinto talvolta...  A considerare i diversi affanni degli uomini e i pericoli e le pene ai quali essi si espongono, a corte o in guerra, e donde nascano tante contese, passioni, imprese temerarie e spesso malvagie, io ho scoperto che tutta la sventura degli uomini de­riva da una sola cosa, ovvero dal non sapere restare in quiete. (Uno scatto brusco)  ... In una stanza... »1

Z...                Ah! lei ha proprio ragione! Il signor Molière diceva sempre che l'uomo non è che una canna...

B...                ... La più debole della natura...

C...                ... Ma... canna pensante!

Il Padre Nobile Questo è il punto!

Il signor Ledessous(pensieroso, bicchiere in mano)   

Il signor Descartes, del quale poco fa voi parlavate tanto alla leggera, afferma:       « Che egli ha avuto "la detta" d'imbattersi nella sua giovinezza in certe strade (sempre più svelto) che l'hanno condotto a considerazioni e massime con cui egli ha formato un "Metodo" mediante il quale gli sembra d'avere la possibilità d'aumentare gradualmente la sua conoscenza. (Alza lentamente il bicchiere come fosse un calice) E di elevarla a poco a poco fino al più alto grado al quale la mediocrità del suo ingegno e la breve durata della sua vita gli permettono... (abbassa il bicchiere e beve)  di spingersi ».                  

Il Padre Nobile Ammirevole!

Il signor Ledessous  (puntando l'indice)   Poiché... egli dice. Mi ascoltate?

Il Padre Nobile Siam tutt'orecchi.

Il signor Ledessous ... Poiché... egli dice: « Ne ho già colto tali frutti ch'ancorché nel giudizio che formulo su me stesso io cerchi tuttavia di propendere dal lato della diffidenza piuttosto che da quello della presunzione e che, scrutando con occhio di fi-lo-so-fo...                           

(scorge una mosca sulla faccia del Padre Nobile) 

... le diverse azioni e imprese di tutti gli uomini...

(con un gesto rapido ed elegante acchiappa la mosca e la tiene tra il pollice e l'indice davanti agli occhi. Mielato e malinconico) 

... non ce n'é quasi nessuna che non mi sembri inutile e vana.

(Profondo sospiro e scotimento del capo poi, con energia)

Comunque.                                             

Io non posso fare a meno di provare un' "estrema soddisfazione" a cagione del progresso che ritengo d'aver fatto nella ricerca della verità e di concepire tali speranze per l'avvenire che, se tra le occupa­zioni degli uomini, esclusivamente uomini, (sillabando con forza)  ce n'è qualcuna che sia ine­quivocabilmente "buona" ed importante...

(Il Padre Nobile, con un gesto della mano, impone l'attenzione. Tutti ascoltano. Il signor Ledessous continua in tono leggero)

Io credo che sia quella che ho scelto ».

(Soffia sulla mosca e questa se ne vola via. Durante il  precedente discorso Argante ha finito di masche­rarsi e passeggia in lungo e in largo, ora tutto chino sul testo ed ora drizzando il collo per inghiottire le battute, simile ad una gallina che beve. Il Padre Nobile lo indica col mento al signor Ledessous, il quale però finge di non accorgersene).

Il Padre Nobile Forza, Argante.

Argante     Si è forse mai udito parlare di un'azione simile a questa?

(Durante tutto l'inizio di questa scena, il Compagno legge le battute del copione. Il signor Ledessous, dapprima ipocritamente indifferente, s'interessa all'azione a poco a poco e vi interviene con giuochi di fisionomia)

Grandissima audacia!

Il Compagno Non ha ancora trovato il punto giusto,

Argante     Vorrei  proprio sapere che  cosa mi potranno dire su questo bel matrimonio.

Il CompagnoNon ci abbiamo pensato.

Argante     Cercheranno di negarmi la cosa?

Il CompagnoNo, noi crediamo di no.

Argante     O forse cercheranno di scusarla?

Il CompagnoQuesto potrebbe darsi.

Argante     S'illudono di ammansirmi con parole?

Il CompagnoForse.

Argante     Tutti i loro discorsi saranno inutili.

Il Compagno Si vedrà.

Argante      Non me la daranno a bere.

Il Compagno Non precipitiamo.

Argante     Quel  farabutto d'un  figlio lo saprò mettere io al sicuro.

C...                Provvederemo noi.

Argante     Quanto a quel furfante di Silvestro, gli servirò un sacco di legnate!

Il Padre Nobile(assumendo la parte di Silvestro)  Mi avrebbe stupito che mi si lasciasse da parte.

Argante      (scorgendo Silvestro)   Ah! Ah! Eccolo lì il Catone della famiglia, l'integerrima guida della gioventù!

Il signor Ledessous(si alza e assume la parte: eccolo diventato Scapin)   Signore, sono felice di vederla di nuovo tra noi.

Argante     Buondì, Scapin. (A Silvestro)  Hai seguito i miei ordini in un modo veramente stu­pendo e mio figlio durante la mia assenza si è comportato coi fiocchi!

Scapin         La direi in buona salute, a quanto pare.

Argante     Non c'è male. (A Silvestro)  Non fiatare, furfante, non fiatare!

Scapin          Soddisfatto del suo viaggio?

Argante     Mio Dio, sì sì. Ma... lasciami un po' litigare in pace.

(Scapin alle spalle).

Scapin         Lei vuole litigare?

Argante     Sì, litigare.

Scapin         E con chi, signore?

Argante     Con quel bandito, no!

Scapin         Perché mai?

Argante     Tu non hai udito parlare di quanto è successo durante la mia assenza?

Scapin         Ho inteso dire di qualche cosuccia.

Argante      (si volta di scatto verso Scapin e lo fulmina con gli occhi)   Ccsuccia?! Una birbonata di quel genere!

Scapin         Non le dò proprio torto... (Indietreggia).

Argante      (le mani dietro la schiena. Spinge Scapin verso la destra)   Un'insolenza come quella?

Scapin          (indietreggiando)   Questo è vero.

Argante      (avanzando)    Un  figlio che si sposa senza il consenso di suo padre?

Scapin         Sì, effettivamente è una cosa che può dispiacere. Però io sarei del parere che lei non dovrebbe fare tanto chiasso.

Argante      (urlando e pestando i piedi)   Io non sono di questo parere e voglio fare tutto il chiasso che mi pare! (Più calmo)  Cosa! Ti sembra che io non abbia abbastanza motivi di essere in collera?

Scapin         Altro che! E lo sono stato anch'io quando ho saputo la cosa; ho preso a cuore il suo interesse di padre tanto da giungere a strapazzare  suo figlio.                                                              

(Corre sulla sinistra, prende pel braccio uno dei presenti e lo scuote)

Gli domandi un po' che solenni lavate di capo gli ho fatto, come l'ho svergognato per il poco rispetto che manifestava verso un padre che meriterebbe si baciasse la terra su cui passa. (Rivolto ad Argante) Non gli avrebbe potuto parlare meglio lei in persona.

(Si dirige verso Argante, il quale per parte sua si è gia avvicinato)

Ma che vuole? Alla fine ho dovuto arrendermi alla ragione e convincermi che in fondo in fondo non è così colpevole come potrebbe sembrare.

Argante      Che storie son queste? S'è sposato o no di punto in bianco con una sconosciuta?

Scapin         Che debbo dirle?

(Fa notare ad Argante che una stringa delle sue scarpe si è slegata e lo costringe educatamente a sedersi sulla tavola) 

Il destino ce l'ha costretto.

Argante     Ah! ah! ecco una bella scusa! Non ci rimane che commettere tutti i delitti immaginabili, tradire, rubare, assassinare, e giustificarci dicendo: il destino ci ha costretti a commetterli!

Scapin          (in ginocchio davanti ad Argante, occupa-tissimo a legargli le scarpe)   Voglio dire che è venuto a trovarsi fatalmente impigliato in questa faccenda.

Argante      (tendendo l'altro piede)   E perché impigliarsi?

Scapin          (asciuga la scarpa col fazzoletto e, dopo averla riscaldata col fiato, la strofina per farla brillare)   Vorrebbe che fosse giudizioso come lei? I giovani (ffff!)  sono giovani, e non hanno la prudenza che occorrerebbe per non fare nulla di irragionevole (ffff!), prova ne sia che il nostro Leandro, nonostante tutti i miei ammaestramenti, nonostante tutti i miei rimproveri, ha combinato un pasticcio peggiore ancora di quello che ha com­binato suo figlio. Mi piacerebbe però sapere (si alza)  se anche lei non è stato giovane e se non ha fatto quando era l'ora le sue scappatelle.

Argante     Beninteso, non lo nego. (In piedi)  Ma io mi sono sempre limitato alla galanteria e non sono mai arrivato a fare ciò che lui ha fatto.

Scapin          (seduto sulla tavola)   Che cosa avrebbe dovuto fare, secondo lei? Incontra una giovane crea­tura che gli vuole bene - perché l'ha ereditato da lei: tutte le donne lo amano. Lui la trova graziosa, le vuole bene, le sussurra paroline dolci, sospira, fa il cascamorto. Lei cede le armi. Lui dà una spinta alla fortuna. Ed eccolo sorpreso con lei dai genitori, i quali, forza alla mano, lo costringono a sposarla.

Silvestro    (a parte)   Oh, che bella trovata!

Scapin         Avrebbe voluto che si lasciasse uccidere? (Qui fa cenno di non saper più la parte).

Il Compagno (suggerendo)  È   ancor  meglio essere ammogliati che morti.                                 

Scapin          È ancor meglio essere ammogliati che morti.

Silvestro    Non mi avevano detto che la faccenda si fosse svolta così.

Scapin          (indicando Silvestro)  Lo domandi a lui.

Silvestro   Sì, signore.

Scapin        Pensa che saprei mentire?

Argante     Se è così, mio figlio doveva andare subito a denunciare la violenza presso un notaio.

Scapin        È proprio ciò che non ha voluto fare.

Argante     Mi avrebbe facilitato la rottura di questo matrimonio.

Scapin          (si alza lentamente e si mette faccia a faccia davanti ad Argante, il quale comincia a rinculare)  Rompere«questo » matrimonio?

Argante     Sì.

Scapin          (le mani giunte, un passo in avanti) Lei non romperà un bel niente!            

Argante      (indietreggiando)  Non romperò un bel niente?

Scapin         No.

Argante      (indietreggiando)  Come?! Non avrò da parte mia i diritti del padre e la buona ragione della violenza che è stata usata a mio figlio?

Scapin          (testa in avanti e braccia tese)   È un punto su cui non sarà d'accordo.

Argante      (indietreggiando)   Non sarà d'accordo?

Scapin          (scuotendo  la testa e battendo le mani; mezzo passo)   No!

Argante      (indietreggiando)   Mio figlio?

Scapin          Proprio lui. Vuole fargli confessare d'aver avuto paura e d'aver fatto ciò che ha fatto perché glielo hanno fatto fare con la forza? Lui non vuol saperne. Sarebbe farsi torto e mostrarsi indegni di un padre come lei!

Argante     Me ne infischio io!

(Volta bruscamente le spalle a Scapin e si dirige verso la destra).                                                

Scapin          (seguendolo)  È necessario che per il proprio onore e per quello di suo padre egli dica alla gente d'averla sposata di propria iniziativa.

Argante      (un passo) E io voglio invece che per il mio onore e per il suo dica il contrario.

Scapin          (un passo) Io sono certo che non lo farà.

Argante      (pestando un piede) Lo farà, se no lo diserederò.

Scapin         Lei?

Argante      (un passo) Io.

Scapin          Bene!

Argante     Come bene?

Scapin        Lei non lo diserederà un bel niente.                                        

Argante     (voltandosi di scatto) Io non lo diserederò un bel niente?

Scapin          No.

Argante     (braccia conserte, buttandosi come un toro su Scapin che rincula)  Non lo diserederò un bel niente?

Scapin          (rinculando verso S...)  No!

Argante     No?

Scapin         No.                    

Argante     Questa mi piace. (Torna ad incrociare le braccia)  Dunque io non di-se-re-de-rò mio figlio?

Scapin         Io dico di no!                            

Argante     E chi me lo impedirà?

Scapin         La coscienza.

Argante     La mia?

Scapin         Sì. Le mancherà il coraggio.

Argante     E invece l'avrò! (Si volta. Va verso C...).

Scapin          (immobile)   Si sbaglia.

Argante     Io non mi sbaglio un bel niente.

Scapin         La tenerezza paterna farà sentire la sua voce.

Argante     La tenerezza non farà sentire proprio niente.

Scapin         Sì, sì!

Argante     Io dico che sarà come ho detto!

Scapin         Frottole!

Argante      (cominciando ad urlare)   Non bisogna dire: Frottole!

Scapin          (due passi verso Argante)   Dio mio, crede che non la conosca? Lei è buono di natura!

Argante      (le braccia alzate al cielo, urlando e pe­stando i piedi)   Io non sono buono un corno di niente, anzi sono cattivo quando ne ho voglia! (Si toglie la parrucca) Smettiamola con questo discorso che mi scalda la bile!

Il Padre Nobile Bravo!

(Gli stringe la mano. Si vanno a prendere bicchieri per i due attori i quali tracannano allo stesso tempo. Intanto due attori stanno disputandosi la parte di Geronte).

Il Regista   Non c'è malaccio. Geronte dov'è?

Geronte primo Presente!

Geronte secondo  Presente!

Il Regista   E così ci sono due Geronti?

Geronte primo E perché non ci  potrebbero essere due Geronti?

Il Regista   D'accordo, d'accordo, cominciamo!

(I due Geronti si spartiscono il costume:  i calzoni ad uno, il giustacuore all'altro. Poiché c'è un solo paio di stivaloni, se ne infilano uno ciascuno. Nella scena seguente le battute sono dette alternativa­mente da Geronte primo e da Geronte secondo). Leandro(abbracciando assieme i due Geronti)  

Oh, padre mio, quale gioia vedervi di ritorno!

Geronte primo(sottraendosi all'abbraccio)   Ada­gio. Prima parliamo d'affari.

Leandro      (rivolgendosi verso Geronte secondo e così, ora all'uno ora all'altro, anche in seguito)  Permettete che vi abbracci e che...

Geronte secondo Adagio, vi ho detto!

Leandro     Ahimè! Mi impedite, padre mio, di manifestarvi il mio affetto con gli amplessi?

Geronte primo  Sì. Noi dobbiamo chiarire qualcosa assieme.

Leandro     Che cosa?

Geronte secondo  Voltatevi, che vi veda in faccia.

Leandro     Come?

Geronte primo Guardatemi negli occhi.

Leandro     E allora?

Geronte secondo Che cosa è successo qui?

Leandro     Che cosa è successo?

Geronte primo Sì. Che cosa avete fatto durante la mia assenza?

Leandro     Che volete, o padre, che abbia fatto?

Geronte secondo  Non sono io che voglio che voi abbiate fatto...

Geronte primo ... ma domando che cosa avete fatto voi.

Leandro     Io? Non ho fatto assolutamente nulla di cui voi dobbiate lamentarvi.

Geronte secondo Assolutamente nulla?

Leandro     Assolutamente.

Geronte primo Siete davvero testardo.

Leandro     Sono sicuro della mia innocenza.

Geronte secondo Scapin invece ci ha parlato di voi.

Leandro     Scapin!

Geronte secondo Ah, ah! questo nome vi fa arrossire.

Leandro     Vi ha detto qualcosa di me?

Geronte primo e

Geronte secondo(si dànno il braccio)   Questo luogo non è per nulla adatto ad approfondire simile questione... e noi andiamo ad esaminarla altrove.

(Se ne vanno, canna alla mano).

Il Regista   Qui un taglio. E subito dopo Argante,  la grande scena di Argante. Argante! Argante! Corpo di bacco, che ne avete fatto del mio Argante?

Argante      (asciugandosi le labbra)   Son pronto, capo.

(Argante fa l'atto di discutere con un interlocutore invisibile).

Scapin         Eccolo là che sta ancora rimuginando.

Argante     Dico io, aver così poco giudizio! An­darsi ad impegolare in un legame come quello. Ah! gioventù sconsiderata! (Si soffia il naso).

Scapin         Servo suo.

Argante     Buondì, Scapin.

Scapin         Pensa al caso toccato a suo figlio?

Argante     Ti  confesso che  tutta  questa storia mi procura un fiero cruccio.                         

Scapin          (elevandosi sulle vette della filosofia) La vita,  signore, è impastata di crucci. È meglio essere sempre pronti:  ecco una verità che ho im­parato da un pezzo, facendo tesoro delle parole di un antico saggio.

Argante     Che cosa diceva?

Scapin          (sentenzioso, lasciando cadere le parole dall’alto)   Per poco che un Padre di famiglia sia stato lontano dai suoi, egli deve enumerare nel suo spirito tutte le spia­cevoli sorprese che può serbargli il ritorno: im­maginare:

La casa bruciata.

Il denaro rubato,

(Argante lo ascolta con inquietudine sempre maggiore)

La moglie...

morta.  Il figlio...

azzoppato!

Ed attribuire a particolare benevolenza della buona sorte tutti i malanni che non gli sono toccati. Per parte mia, ho sempre messo in pratica nella mia modesta filosofia questo ammonimento, e non sono mai ritornato a casa senza essere pronto a su­bire la collera dei miei padroni, i rimbrotti, le in­giurie,

(con nobile filosofia) 

i calci nel sedere,

le bastonate, le scudisciate: e se qualcuna di queste cose non è accaduta, io ne ho reso grazie alla mia buona stella.

Argante     Tutto ciò è molto bello; ma quel ma­trimonio insolente è un fatto che non posso dige­rire e ho consultato adesso adesso gli avvocati per farlo rompere.

Scapin         In fede mia,  signore, se lei  mi  desse retta cercherebbe di accomodare la faccenda in qual­che altro modo. Lei sa che cos'è un processo:  uno finisce sempre di cacciarsi nei guai.

Argante     Hai ragione. Ma c'è un altro modo?

Scapin         Credo di averne trovato uno.

Argante     Te ne sarei riconoscente.

Scapin         Io sono andato a trovare il fratello della ragazza che suo figlio ha sposato.

(Ficca il cappello, il suo o quello di uno dei presenti, sul proprio pugno ben ritto in cima ad un braccio)

È uno di quegli attaccabrighe

(indica il cappello con l'indice della mano sinistra) 

diprofessione, di quella gente tutta sciabolate, che parla soltanto di duelli e che non si fa più scrupoli di uccidere un uomo di quanti non se ne faccia a bere un bicchier di vino. L'ho tirato sul discorso del matrimonio,

(persuasivo ed insinuante. Il suo viso e il cappello si avvicinano)

gli ho fatto notare come sarebbe stato facile, per via della violenza subita, farlo rompere, i suoi diritti di padre, e i vantaggi che le fornirebbero davanti alla giustizia questi suoi diritti, il suo denaro, i suoi amici. Insomma l'ho talmente rigirato

(fa ruotare il cappello)

da tutte le parti che ha finito di ascoltare la mia proposta di accomodare la faccenda dietro versamento di una somma di denaro, sicché lui darà il consenso di rompere il matrimonio a patto che lei gli dia...

(Gesto che significa soldi).

Argante     Quanto domanda?

Scapin         Oh! lì per lì cose da matti!

Argante     E cioè?

Scapin           Cose... stravaganti.

Argante     Insomma...

Scapin          (con disgusto)   Parlava di non meno di cinque o seicento pistole.

Argante      Cinque o seicento febbri quartane possano prenderlo! Si fa beffe del prossimo?

Scapin         È ciò che gli ho detto anch'io. (Va a riprendere il cappello)  Ho respinto sdegnosamente proposte siffatte,

(fa passare il cappello dal pugno destro al pugno sinistro)

e gli ho detto chiaro e tondo che lei non è un min­chione al quale si possano chiedere cinque o sei­cento pistole. Alla fine, dopo lunghi parlamentari, la nostra circonferenza s'è chiusa su queste con­clusioni.

(Il cappello, ben fermo, ad una bella distanza: si sta trattando da uomo ad uomo. Scapin scuote la testa ad ogni frase per mostrare che prende nota delle condizioni)

« Ecco - mi dice - che è giunto il momento in cui debbo raggiungere l'esercito. Bisogna che mi equi­paggi e la necessità di denaro in cui mi trovo mi fa acconsentire, mio malgrado, a quanto mi viene proposto. Mi occorre un cavallo di battaglia e non vedo come se ne potrebbe trovare uno decente per meno di sessanta pistole ».

Argante      Ebbene!  sessanta  pistole  posso dargliele!

Scapin         « Mi occorreranno finimenti e armi, e per tutto ciò si dovranno spendere altre venti pistole ».

Argante     Venti più sessanta pistole fanno ottanta.

Scapin        Esatto.

Argante     È molto, comunque pazienza! Acconsento.

Scapin         « Mi occorre anche un cavallo per il mio valletto: trenta pistole come minimo ».

(Scapin va a rimettere il cappello sulla testa del proprietario).

Argante      E che cos'altro ancora? È pazzo. Non gli darò un bel niente!

Scapin          (con un sorriso rattristato)  Signore!

Argante     Signore? No, è un impertinente!

Scapin         Lei oserebbe pretendere che un povero valletto se ne andasse a piedi?

Argante     Se ne vada come vuole, e il suo pa­drone anche!                                             

Scapin         Oh Dio, signore, lei non si lascerà fer­mare da così poco! Si dà tutto pur di sfuggire alle grinfie della Giustizia!

Argante      (dopo aver camminato in lungo e in largo)   E sia! Gli darò ancora queste trenta pistole.

Scapin          (alzando lentamente la mano ed indicando il cappello sulla testa del possessore)

Mi occorre ancora - ha detto lui - un mulo per portare...

Argante     Oh! se ne vada al diavolo lui e il suo mulo! Ne ho abbastanza, preferisco andare davanti

(quasi in lacrime)

ai giudici.

Scapin         Signore, un muletto piccolo piccolo!

Argante     Non gli darei neppure un asino.

Scapin         Grande solo così!

(Fa cenno di mandargli il cane del cieco. Glielo fanno arrivare passandoselo di mano in mano. È un cane a rotelle).

Argante     No. Preferisco far lite!

Scapin         Eh! signore, di che cosa parla! Volga la mente alle insidie

(accalorandosi)

della Giustizia.

(Le indica col braccio destro)

Guardi che montagna di citazioni, di udienze,

(le due mani girano una attorno all'altra)

di procedure inestricabili, che fauna di animali esotici sul suo cammino: questurini, procuratori, avvocati, cancellieri, sostituti, relatori, giudici, e loro scagnozzi.

(Lungo sguardo significativo)

Non ce n'è uno solo di tutti costoro che per un boccon di pane non sia disposto a mandare a gambe all'aria le migliori buone ragioni del mondo.

(A ciascuna frase, va ad afferrare uno dei presenti, uomo o donna indifferentemente, e l'interpella)

Un questurino imbroglione sulla parola del quale lei sarà condannato senza neppure accorgersene.

(Passa ad un altro)

Il suo procuratore   (rapidamente, a mezza voce)

trescherà con gli avversari e la venderà al miglior offerente.

(Passa ad un altro)

Il suo avvocato, né più né meno, fatti soldi con lo stesso sistema, non si  farà vedere  il giorno della causa, o tirerà fuori delle ragioni che non faranno che menare il can per l'aia, attento a non colpire nel segno.

(Passa ad un altro)

Il cancelliere, con lo stesso sistema, divulgherà - per distrazione! - verdetti che le siano sfavorevoli.

(Passando ad un altro)

Il segretario del relatore, per parte sua, farà scomparire dei documenti, o il relatore stesso non riferirà ciò che ha visto.

(Ritornando lentamente, con le braccia conserte, verso Argante)

E quando, dopo aver fatto uso di tutte le precau­zioni, lei sarà riuscito a parare questo po' po' d'insidie, dovrà ancora restarsene a bocca aperta, perché i giudici saranno stati prevenuti contro di lei da gente di chiesa (modestamente)

o dalle donne che essi amano. Ah, signore,

(con enfasi, le braccia al cielo) 

se è ancora in tempo, si salvi! Significa essere all'inferno in terra, dover far causa, e quanto a me, il solo pensiero di dover sostenere un processo ba­sterebbe a farmi fuggire fino alle Indie.

(Tace. Cupo silenzio. Argante tosse. Scapin tende l'orecchio:  silenzio. Poi).

Argante     A quanto siamo col mulo?

Scapin         Per il mulo, per il suo cavallo e per quello del suo valletto, per i finimenti e per le armi, e per pagare qualche piccola rimanenza all'albergatore. Domanda in tutto duecento pistole.

Argante      (disperato; si prende la testa tra le mani)   Duecento pistole!

Scapin         Non è colpa mia.

Argante     Basta, basta, faremo causa!

Scapin         Rifletta.

Argante     Ho detto: causa!

Scapin         Perché buttar via...?

Argante     No! Causa!

(Si mette di fronte a Scapin e lo fissa con uno sguardo spento).

Scapin         Ma per far causa ci voglion soldi. Ce ne vogliono!

(Queste tre parole sono dette con energia, le altre borbottate in tutta fretta)

Per la citazione. « Ce ne vogliono » per l'iscrizione a ruolo. « Ce ne vogliono » per la delega, per la notifica, le consulenze, le vacazioni e le udienze del procuratore. «Ce ne vogliono» per le confe­renze e le comparse degli avvocati e per i diritti di consultazione del fascicolo. « Ce ne vogliono » per la scritturazione delle copie. « Ce ne vogliono» per le note d'udienza, spedizione della causa, diritti di registrazione, deposito degli atti, copie delle sen­tenze interlocutorie, sentenze e ordinanze, visti, bandi e diffide degli ufficiali giudiziari... Per non parlare di tutte le « bustarelle » che le toccherà distribuire.

(Con autorità)

Dia invece a quell'uomo i soldi che domanda e tutta la faccenda sarà subito liquidata.

Argante      (con  un soprassalto)   Cosa!  Duecento pistole? (Si allontana di qualche passo, le mani dietro la schiena).

Scapin        (sguardo a sinistra, dove stanno camuffando Silvestro appiccicandogli dei baffi posticci)   Sì, ci guadagnerà.           

(Piccolo cenno a sinistra)

Silvestro   (facendo irruzione. Camuffato com'è somiglia più a uno sguattero che non a un militare; brandisce uno spiedo. Gli suggeriscono le battute)  

Fatemi un po' vedere quel bel coso d'un Argante, padre di Ottavio.

Scapin         A che scopo, signore?

Silvestro   Ho saputo adesso adesso che vuole farmi causa per rompere il matrimonio di mia sorella.

(Sbuffa e fuma di collera).

Scapin         Nonso se abbia questo progetto, ma è certo che non intende mollarvi le duecento pistole che voi pretendete. Dice che è troppo.

Silvestro    (brandendo lo spiedo e dando grandi colpi in aria)   Per tutti i diavoli! Se lo trovo voglio proprio sforacchiarlo, dovesse pur costarmi la pellaccia!

(Argante si nasconde dietro Scapin).

Scapin         Signore, il padre di Ottavio ha del fe­gato e può darsi benissimo che non si lasci spa­ventare.

Silvestro   Lui? lui? Sangue di gufo! Se fosse qui gli darei un bel colpo di spada... di spada... (Suggeriscono:   « di spada nella pancia»)  Di spada nella pancia! Chi è quell'individuo?

Scapin         Non è lui, signore, non è lui!

Silvestro   Non è per caso qualcuno dei suoi amici?

Scapin         Neanche per sogno, signore, tutto al contrario, è il suo nemico mortale. Silvestro Il suo nemico mortale?

Scapin         Sì.

Silvestro   Ah, corpo di bacco, ne sono felice! Signore, lei è nemico di quell'ignobile Argante?

Scapin         Sì, sì, 

(Argante  fa segno di sì con la testa) 

ne rispondo io.

Silvestro    (togliendosi il guanto e tendendo una mano che Argante prende come se fosse di fuoco... Stretta energica)   La stringa. Io le dò la mia pa-rola e le giuro sul mio onore, sulla spada che porto, nel modo più...

(gli suggeriscono:  « Solenne »)  

Non ho capito

(c. s.:  « Solenne ») 

Nel modo più solenne...

(c. s.: « Nel modo più solenne possibile... »)

Ne1 modo più solenne possibile, che prima di sera (ripete due volte) io la sbarazzerò di quel losco personaggio chiamato Argante.

(c. s.:   « Si fidi di me ») 

Si fidi di me!

Scapin        Signore, la violenza in questo paese non è tollerata.

Silvestro    (arricciandosi i baffi)  Me ne infischio, tanto non ho niente da perdere.

Scapin        Ma Argante saprà sicuramente difen­dersi, e poi egli ha dei parenti, degli amici e dei servi pronti a fargli scudo contro il vostro furore.

Silvestro    Accidenti, non chiedo di meglio, non chiedo di meglio!

(Spiedo in mano, carica come un toro inferocito, correndo tra i presenti, scuotendo tavoli e sedie) 

Ah, tuoni e fulmini! Che si faccia avanti subito con tutti i suoi! Che compaia ai miei occhi in mezzo a trenta sicari! Che si slanci centro di me, armi in pugno! Come, marrani, avete la sfacciataggine di sfidarmi?!

(Assume pose da duellante, tira dei fendenti) 

Coraggio,  minchioni! Ammazza! Poche chiacchiere. Picchia. Para. Prendi. Bel colpo! Incassate, marrani, incassate. Coraggio. Para questa. Quest'altra. An­cora questa. Questa.

(Arriva davanti alla verduraia che lo minaccia con una mano. Lui batte precipitosamente in ritirata)

Come, battete in ritirata! Non si scappa, felloni, non si scappa!

Scapin         Eh eh, signore, non ci siamo.

Silvestro   Ecco che cosa vi insegnerà il farvi giuoco di me.

(C... viene a portarlo fuori scena tirandolo per un braccio).

Argante     Scapin!

Scapin        Sì?

Argante     Misono deciso a sborsare le duecento pistole.

Il Regista   Attacchiamo col seguito Forza! Adesso la grande scena della galera. Geronte! Geronte!                                

(Legge nel copione)

O cielo! O disgrazia imprevista!

Scapin        O cielo! O disgrazia imprevista! Non c'è nessuno che possa dirmi dove si trova il signor Geronte?

(Risa dei presenti che indicano col dito il signor Geronte. Scapin corre attraverso tutta la scena, scuotendo la gente e saltando sopra le sedie. Geronte gli corre dietro. Alla fine riesce a fermarlo e gli si mette davanti, le braccia aperte).

Geronte secondo Che cosa succede Scapin?

Scapin        Chissà dove posso trovarlo in modo da raccontargli questa sventura.

Geronte secondo Ma che succede dunque?

Scapin         Inutilmente corro da una parte all'altra per trovarlo.

Geronte secondo  (le braccia aperte)   Eccomi qui.

Scapin         Bisogna pensare che si sia nascosto in qualche luogo veramente segreto.

(Geronte lo scuote)                                         

Ah, signore sta diventando impossibile incontrarla!

Geronte secondo  È un'ora che ti sono davanti. Insomma che cosa succede?

Scapin         Signore...

(Fugge. Ah! ciò che deve dire è troppo spaventoso).

Geronte secondo E allora?

Scapin          (con la voce rotta dai singhiozzi)   Suo figlio...

Geronte secondo Ebbene! Mio figlio...

Scapin         È... (Singhiozzo).

Geronte secondo Parla.

Scapin          (assolutamente calmo)   ... Incappato nella più strana disgrazia del mondo.

Geronte secondo Quale?

Scapin         L'ho incontrato, poco fa, tutto triste a causa di un qualche discorso che lei gli aveva fatto, e nel quale, molto inopportunamente, lei aveva ti­rato in ballo anche me. Per distrarre la sua tristezza, siamo andati a passeggiare sul porto. Là, tra le altre cose, i nostri sguardi sono stati attirati da una galera turca di graziosissimo aspetto. Un giovane turco ci ha cortesemente invitato a visitarla. Abbiamo accet­tato. Il turco ci ha fatto mille gentilezze, ci ha offerto uno spuntino... i frutti più squisiti che si possano immaginare e un vino che ci è sembrato il migliore del mondo.

Geronte secondo Che c'è di disgrazia in tutto questo?

Scapin         Aspetti, signore, non è finita. Mentre noi mangiavamo, il turco ha fatto partire la galera, e quando siamo stati lontani dal porto mi ha messo in una scialuppa e mi ha inviato a dirle che se lei non gli manda immediatamente, per mezzo mio, cinquecento scudi, lui si porta suo figlio ad Algeri.

Geronte secondo Che diamine! cinquecento scudi?

Scapin         Sì, signore, e inoltre non mi ha concesso che due ore di tempo.

Geronte secondo  Ah, maledetto turco! As­sassinarmi in questo modo!

Scapin          Sta a lei, signore, provvedere,  su due piedi, ai mezzi idonei a salvare dalla schiavitù un figlio amato tanto teneramente.

Geronte secondo Ma che diavolo andava a fare su quella galera?

(Attenzione! Il Regista fa segno ai presenti di tenersi pronti).

Scapin         Non immaginava che cosa gli sarebbe successo.

Geronte secondo Va , Scapin, va a dire a quel turco che gli metterò alle calcagna la Giustizia.

Scapin          La Giustizia in alto mare? Lei vuol scherzare.

Geronte  secondo  Ma che diavolo andava a fare su quella galera?

Scapin          Una cattiva stella guida talvolta gli uomini.

(Pausa spesa a riflettere).

Geronte secondo Ascoltami, Scapin. (Gli mette una mano sulla spalla)  È venuto per te il momento di comportarti da servo fedele.

Scapin         Cioè, signore?

Geronte secondo Occorre che tu vada a dire a quel turco di rimandarmi il figlio e che tu ti metta al suo posto fin tanto che io non abbia rac­colto la somma che domanda.

Scapin         Eh, signore, si rende conto di ciò che dice? Lei pensa che quel turco sia così poco giu­dizioso da accettare un miserabile come me al posto di suo figlio?

(Geronte sta per parlare, ma Zerbinetta gli toglie la parola).

Zerbinetta    Ma che diavolo andava a fare su quella galera?

Scapin         Non prevedeva questa disgrazia. (Prende l'orologio dalla cintura di Geronte)  Non dimentichi, signore, che mi ha dato soltanto due ore.

Geronte secondo Dici che domanda...

Scapin         Cinquecento scudi.

Geronte secondo Cinquecento scudi! Non ha proprio neppure un briciolo di coscienza!

Scapin         D'accordo, ma chi l'ha mai vista la coscienza di un turco?

Geronte secondo Sei sicuro che sappia che cosa sono cinquecento scudi?

Scapin         Sì, signore; sa benissimo che sono millecinquecento lire.

Geronte secondo E quel farabutto crede che millecinquecento lire si trovino per istrada?

Scapin         È gente che non ascolta ragione.

(Geronte secondo sta per parlare, ma qualcuno gli toglie la parola).

Qualcuno  Ma che diavolo andava a fare su quella galera?

Scapin         Non le dò torto, ma insomma non si può mica prevedere sempre tutto! Per amor del cielo, signore, si spicci.

Geronte  secondo  Prendi, ecco la chiave del mio armadio.

Scapin         Bene.

Geronte secondo Lo aprirai.                     

Scapin         Benissimo.

Geronte secondoVi troverai una grossa chiave sulla sinistra; è quella del mio solaio.

Scapin         Sì.

Geronte secondo Andrai a prendere tutto il  vestiario che c'è nel baule grande, lo venderai e col ricavato riscatterai mio figlio.                                

Scapin          (restituendo la chiave)  Lei sogna, signore.  Da tutta quella roba non caverò neppure cento franchi e poi, sa che non c'è tempo da indugiare.    

(Gesto di Geronte secondo).                                     

Uno dei presenti  Ma che diavolo andava a fare su quella galera?                                               

Scapin         Oh!  quante  parole  sprecate!  Lasci  in pace la galera e pensi che il tempo incalza e che lei sia correndo il rischio di perdere il figlio. Ahimè, novero padroncino mio, forse io non ti vedrò mai più;in questo momento, mentre sto parlando, forse ti stanno già conducendo schiavo ad Algeri! Il cielo però mi sarà testimonio che io ho fatto tutto ciò che ho potuto per te; se tu non sei stato riscattato bi­sognerà farne colpa al poco amore di un padre.

Geronte secondo Un momento, Scapin, andrò a cercare i soldi.

Scapin          Si spicci,  signore.  Ho il  sacro terrore che l'ora suoni.

Geronte secondo Erano quattrocento gli scudi, non è vero?

Scapin         Cinquecento.

Geronte secondo Cinquecento scudi?

Scapin         Sì.

(Geronte fa un gesto).

Uno dei presenti Ma che diavolo andava a fare su quella galera?

Scapin         Lei ha ragione. Ma faccia presto.

Geronte secondo Ah, maledetta galera!

Scapin         Questa galera gli è rimasta nel gozzo.

Geronte secondo Guarda un po', Scapin: non mi ricordavo d'aver incassato poco fa queste mo­nete d'oro...

(Con voce rotta dai singhiozzi)

Non avrei mai creduto che mi sarebbero state così tosto rapite!

(Gli tende la borsa, che però non abbandona, e nel suo sdegno agita il braccio da una parte all'altra, e Scapin lo segue col suo per afferrare la borsa)

Prendi, va' a riscattare mio figlio.

Scapin         Sì, signore.

Geronte secondo Ma di' a quel turco che è uno scellerato

Scapin        Sì.

Geronte secondo Un infame.

Geronte secondo Un uomo senza onore, un ladro.

Scapin          Lasci fare a me.

Geronte secondo Che mi estorce cinquecento scudi in oltraggio ad ogni sorta di diritto.

Scapin        Sì.

Geronte secondo Che non gliela perdono né vivo né morto.

Scapin         Benissimo.

Geronte secondo E che nel caso mi dovesse capitare tra le mani, saprò fargliela pagare io

Scapin         Sì.

Geronte  secondo Va', va' presto a prendere mio figlio.

Scapin         Una parola!

Geronte secondo Che c'è?

Scapin         Dove sono i soldi?

Geronte secondo Non te li ho dati?

Scapin         Niente affatto, se li è rimessi in tasca.

Geronte secondo Ah! è il dolore che mi an­nebbia la mente! (Gli dà la borsa).

Scapin         Lo vedo, lo vedo.

(Geronte secondo, con le due braccia, fa segno al coro).

Il Coro       (voce ipotetica, da un angolo)

Ma che andava a fare su quella galera!

Ma che andava a fare su quella galera!

Ma che andava a fare su quella galera!

(Voce profonda dal fondo dei gabinetti)

Ma che andava a fare su quella galera!

(Qui ricompaiono i due ufficiali di polizia, i quali fanno un cenno a Geronte secondo. Egli li raggiunge).                                                

Il Regista   Subito l'altra scena; avanti, avanti. Il sacco adesso! Corpo di bacco, dov'è il sacco?

L'Oste          (dando un fischio)  Il sacco! Il sacco!

(Un enorme sacco cade dall'alto).

Il Regista    E Geronte? dove s'è cacciato adesso? Un momento fa avevamo due Geronti e adesso non ce n'è più nemmeno il becco d'uno. Dov è Geronte?

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .

Scapin         Non se la prenda!

(Si dà da fare attorno al sacco)

Abbiamo il sacco, è l'essenziale.Quando c'è il sacco si trova sempre un Geronte da metterci dentro.

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .

QualcunoL'hanno chiamato a1 telefono.

.   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .   .

Zerbinetta Ma sì, siamo a posto. Conosco io uno che non è distante... (All'oste)  Proprio così, bello mio, non fare l'indiano!

L'Oste          Dice a me, signora?

Zerbinetta E a chi se no? Non hai recitato nella commedia al tempo del signor Molière e non è dalla sua augusta mano che hai ricevuto quelle bastonate che sono l'onore e il vanto della tua vita?

L'Oste        È appunto per questo che non ho assolutamente voglia di riceverne altre.

Zerbinetta Oh che bugiardo! Lo sappiamo che non domandi di meglio. Non sta bene dire bugie, bellino mio!

Qualcuno   La verità è che non perde nessuna occasione per scocciarci con le sue esperienze teatrali.

Zerbinetta Date retta a me: ha nostalgia di questo sacco come una moglie del suo abito di nozze.

Il Padre Nobile  Via, via non si faccia pregare! Nel sacco, o noi ce la ficchiamo dentro a testa prima.

Il signor Ledessous Se posso permettermi, di unire la mia voce a quella di questiu illustri personaggi...

(Il Compagno fa il giro attorno all'oste e fa segno al signor Ledessous di aver scorto qualcosa di inte­ressante. Il signor Ledessous, maneggiando il sacco con fare invitante)

Io supplico il nostro anfitrione di non voler resi­stere più a lungo ai richiami del ricordo e della letteratura.                                                       

L'Oste         Questo  sacco non mi  dice niente di buono.

Il signor Ledessous Il sacco? Ma che cosa direbbe allora di una stufa? Eppure, se dobbiamo credere alla storia, è proprio rincantucciato in fondo ad una stufa  tedesca che l'illustre autore di cui parlavo dianzi ha scritto il suo immortale discorso.

Zerbinetta    Capisci, Nicolino mio?

Il signor Ledessous Ed è in questo stesso sacco, o in uno simile, che il signor Molière in persona ha concepito la prima idea del Misantropo.

Zerbinetta    Capisci, Nicolino? Niente vale un sacco per concepirci dentro.

Il signor Ledessous(mostrando un bastone)  E questo bastone che io ho in mano, questo bastone raggiante che serve a convocare le folle alle feste dell'arte e del pensiero, sa lei come si chiama?

L'Oste         Manganello!

Il signor  Ledessous   Si chiamava così una volta, ma da quando è stato consacrato sulla schiena del nostro illustre capo, si chiama  « il  Molière »!

L'Oste         Giusto! « Il Molière »!

Il signor Ledessous Nessuno è nominato ca­valiere nella nostra illustre Compagnia, se non ha ricevuto qualche simbolica carezza sul deretano.

L'Oste         Via, non esito più! Però non picchiate troppo forte!

(Toglie il grembiule e la giacca. Gli si scorge una borsa di cuoio appesa alla vita. Il Compagno la sbircia con simpatia).

Il Regista    (battendo le mani)   Avanti!

L'Oste          (copione alla mano)   Or dunque, Scapin, come va la faccenda di mio figlio?

Scapin         Suo figlio, signore, è in un luogo si­curo, ma è lei, adesso, lei, che corre il più grave pericolo del mondo e io darei non so che cosa perché se ne fosse chiuso in casa sua.

Geronte     Che diamine?

Scapin          In questo momento, mentre io le parlo, stanno cercandola da tutte le parti  per ucciderla.

Geronte     Me?

Scapin         Sì.

Geronte     E chi?

Scapin         Il fratello di quella  persona.

(Il discorso 1  continua, senza parole, solo a gesti. Poi, ad alta voce)

Tutti i suoi amici, gente d'armi come lui, la cer­cano dovunque e raccolgono notizie sul suo conto.

(Continua a gesti. E conclude)

Né a sinistra, perché cadreste nelle loro mani.

Geronte     Che posso mai fare, mio buon amico?

Scapin         Non saprei, signore, eccoci in un bell'imbroglio. Tremo per lei dai calcagni ai capelli. Aspetti!

(Fa l'atto di riflettere).

Geronte     Ebbene?

Scapin         Un'idea!

Geronte     Sono nelle tue mani.

Scapin         Non può essere che un'ispirazione del cielo!

Geronte     Non ne dubito!

(Scapin fischia verso l'alto e fa dei segni. Scende lentamente, appeso ad una corda, un uncino).

Geronte     Che storia è questa?

Scapin         Un angelo.

Geronte     Io non vedo che un amo.

Scapin         Un'ancora di salvezza!

Geronte     Tu scherzi!

Scapin         Un inviato del cielo accorso in nostro aiuto!

Geronte     Non capisco!

Scapin         Arrivano! arrivano! presto! presto! Nel sacco! nel sacco!

(L'oste entra nel sacco, che i macchinisti sollevano di un mezzo piede da terra)

Si nasconda, ecco qua uno spadaccino che la cerca! (Fa un cenno ad uno dei presenti, il quale assume la parte, copione alla mano).

Qualcuno  Cosa? Non avrò il bene di uccidere Geronte e nessuno mi farà la carità di dirmi dove io lo possa trovare?

Scapin          (a Geronte)   Stia fermo.

X...                Corna del diavolo, io lo troverò, fosse pur nascosto al centro della terra.

Scapin          Fermo! fermo!

X...                Oh! ecco un uomo con un sacco!

Scapin          Signore?

X...                Io ti scucio un luigi se mi dici dove posso trovare Geronte.

Scapin          Lei cerca il signor Gerente?

(Accarezza il sacco con una mano).

X...                Sì, maledizione, che lo cerco.

Scapin          E a che scopo, signore?

X...                A che scopo?

Scapin          Sì.

X...                Corna del diavolo, voglio farlo crepare a furia di bastonate.

Scapin         O signore, le bastonate non si dànno alle persone come lui e non è davvero uomo da meritarle.

X...                E invece sì, pezzente, imbecille, farabutto d'un Geronte!

Scapin         Il signor Geronte non è né un pezzente, né un imbecille, né un farabutto, e io la prego di usare un altro linguaggio.

X...                Come? come?

Scapin         Signore, io difendo l'onore di un uomo ingiustamente offeso.

X...                Tu saresti per caso un amico di quel Geronte?

Scapin         Sì, signore, lo sono.

X...                Benissimo, corna del diavolo, siamo suoi amici! (Dà parecchie bastonate sul sacco)  Prendi, te le regalo per amor suo.

Scapin          (tenendo il sacco ben abbracciato)   Ah ah ah! signore, ah ah ah pietà! ah calma! Ohi! ohi! ohi!

X...                Adesso va', portagliele da parte mia! Ave! (Esce).

Geronte      (tirando fuori la testa dal sacco, copione in mano)   Nel testo non c'è nessun ohi ohi ohi!

Scapin         E che cosa c'è?

Geronte     Ah ah ah! (Con severità)  Ah ah ah! Questa farina mi soffoca! Ah ah ah e hom!

Scapin         Ah ah ah!  In  greco dà ohi ohi ohi! Faccio per amore del greco.

(Fa il gesto di baciarlo e Geronte ricaccia la testa nel sacco).

X...                (bis della scena precedente. Ad un certo momento Geronte starnuta nel sacco. Questa volta, invece di restare immobile, Scapin corre da un capo all'altro della scena trascinandosi appresso il sacco che gli serve da scudo).

Geronte      (tirando fuori la testa)   Bel tipo il tuo angelo custode! Il tuo provvidenziale gancio!

Scapin          Non ha funzionato! Gli angeli son mica cosa che funzionino sempre!                                 

Geronte     Però avresti potuto risparmiarmele queste ridicole bastonate! Non sono proprio sen­sibile all'onore che mi  fai  usandomi da scudo e da materasso.

Scapin         Ah signore, lei non sa davvero che cosa sia il teatro! Parola, mi sembrava di fare tutt'uno con lei. Ed è per mezzo delle sue spalle che io offrivo voluttuosamente le mie alle bastonate.

Geronte      Te ne darei  qualcuna  « voluttuosamente »!

Scapin          Quest'altra volta andrà meglio!

(Fa dei segni ai macchinisti che sono in alto) 

Ohimè, vedo dei loschi figuri avvicinarsi. Attenzione!

(Sale sul tavolo. Il sacco è appeso a circa un metro e mezzo da terra. La scena seguente deve essere regolata come un coro  parlato, al quale i diversi presenti prendono parte.

Scapin dirige col suo bastone.

Il Compagno si avvicina adagio adagio e fende con un coltello  il fondo del sacco. Appaiono le gambe, poi i fianchi dell'oste. Il Com­pagno gli ruba la borsa. Scapin si accorge della scomparsa di Geronte dal sacco. Pietrificazione generale).

L'Oste         Ah infame! ah traditore! ah scellerato! assassinarmi in questo modo!

(Si tasta i fianchi, s'accorge dì non avere più la borsa, e afferra la mano flagrante del colpevole) 

Ah brigante! ah bandito! ah predone! ah scellerato!

Scapin          (un piede nel gancio)  Aiuto, aiuto, angioli del cielo!

L'Oste          (dando la borsa a Zerbinetta)   Su, prendi questa borsa, e che qualcuno, qualcuno... andatemi a chiamare la polizia.

X...                Manco morti! Non far così, Nicola!

L'Oste          (a Scapin, arrampicandosi sulla tavola)  E tu discendi un po', che debbo parlarti!

Scapin          (in aria)   Preferisco aspettare, se non le dispiace, signore, che il tempo e la riflessione le restituiscano il senno.

L'Oste          (ai macchinisti in alto)  Calatelo giù!

Scapin          No, neanche per sogno! Su, su.  « Sursum corda »! Non vedete che io cerco di elevarmi a poco a poco fino al più alto grado al quale la mediocrità del mio ingegno e la breve durata della mia vita mi permettono... (lancia all'oste una delle sue scarpe)  di spingermi.

Zerbinetta Bene, Scapin!  (gli getta la borsa che egli acchiappa al volo).

Scapin          (agitando il cappello)  Vivat Escapinus furborum imperator!

Zerbinetta (a squarciagola)  Vivat Escapinus furborum imperator!

Il coro dei presenti  Vivat Escapinus furborum imperator!

Vi vat E sca pi nus fur bo rum im pe ra tor!

Vivat Escapinus furborum imperator!

(Scapino scompare nella botola. E cade anche l'altra sua scarpa).

F I N E


1 Le diverse iniziali designano attori anonimi che il regista della commedia è libero di scegliere tra le varie comparse presenti in scena.   (Nota dell'Autore)

1   « Stufa », ossia stanza riscaldata. - Com'è noto i1 celebre filosofo francese Descartes ebbe la prima intuizione del suo sistema il 10 novembre 1619 mentre si trovava appunto inuna  « stufa »  a  Neuburg.

1   Tutto il passo è ricavato dai « Pensieri » di Pascal, e precisamente dal famoso capitolo dedicato alla  « misère de l'homme ».

1   Qui il testo dì Molière fa allusioni a fatti di cui, nelle scene riprodotte da Claudel, non si era parlato; l'autore supera l'ostacolo con la trovata della pantomima, la quale inoltre ha il pregio di risolvere comicamente la difficoltà. Si parla della collera del fratello della ragazza sposata da Ottavio, il figlio di Argante, collera che minaccia anche Geronte, per via di un suo presunto progetto di far rom­pere il matrimonio del giovane allo scopo di dargli in moglie la propria figlia. La frase finale ossia « né a si­nistra, perché cadreste nelle loro mani », si spiega con quanto precede e che la mimica deve illustrare: gli amici del fratello della ragazza sono appostati e vi aspettano per uccidervi, sicché non potete fare un passo né a destra né a sinistra, perché  ecc.