Tre atti
di Cecilia Scolari Fedele
Personaggi in ordine di entrata:
ELENA, una cuoca
BRUNO, un ex sindaco
NINA, un'orfana
FABIO, uno sconosciuto
NORA, una giornalista
MAURO, un chirurgo
LAURA, moglie di Guido
GUIDO, un redattore
a Giuseppe Zois
Settembre 1979
ATTO PRIMO
Stanza di soggiorno arredata semplicemente ma con ottimo gusto. Al centro, un quasi ottuagenario dall'aspetto gagliardo, sta seduto impettito in una poltrona dall'alto schienale. Porta occhiali leggermente affumicati, un cappello classico e appoggia le mani sopra il pomo di un bastone che ha l'aria di non mollare mai come gli occhiali e il cappello. Seduta al suo fianco sta una donna di media età, tutta intenta a leggergli un libro.
Elena « Madre, se volete misericordia, non blandite l'anima vostra con l'illusione che a parlare non sia la vostra colpa ma la mia demenza. Potrete con ciò dissimulare la piaga; ma dentro di voi, non vista, la turpe infezione avanza, corrode e avvelena. Confessatevi al cielo, pentitevi del male compiuto ed evitate di compierne altro, invece di concimare la gramigna per farla crescere più folta! E a me perdonate questa mia virtù... poiché in quest'epoca gonfia di turpitudini la virtù deve chieder perdono al vizio; sicuro: inchinarsi anzi a domandargli licenza di fare il bene! »
Bruno Ripeti.
Elena Dall'inizio?
Bruno Che inizio! Ripeti l'ultima frase.
Elena « E a me perdonate questa mia virtù... poiché in quest'epoca gonfia di turpitudini la virtù deve chiedere perdono al vizio; sicuro: inchinarsi anzi a domandargli licenza di fare il bene! »
Bruno Credi che ti ho fatto ripetere perché sono duro d'orecchi?
Elena Ma no...
Bruno E allora ripeti come si deve.
Elena Cioè?
Bruno Cioè: più forza, incolta che sei, più colore, più calore! È una frase importante, non la senti? È una frase chiave, una frase messaggio, una frase denuncia ai problemi del giorno: droga, rapina, sequestro, corruzione, bomba atomica, astronautica, società dei consumi, supermercati, omosessualità e lesbismo, radio transistor e televisione, motorette e motoroni. Hai capito?
Elena Nossignore. Non capisco cosa c'entri la televisione e tutto il tralalà con questo principe di Svezia che è vissuto otto secoli fa.
Bruno (tuona) Perché sei ignorante! La prova è che hai detto quattro parole e hai fatto tre errori. Primo: non è un principe di Svezia ma di Danimarca. Secondo: non è vissuto ma inventato. Terzo: non l'hanno inventato otto secoli fa ma quattro.
Elena Sarà... se lo dice lei. Ma intanto non ho nemmeno capito come va detta la frase.
Bruno (Si alza e rivolto al pubblico, puntandogli contro il bastone, declama la frase quasi gridando) « E a me perdonate questa mia virtù... poiché in quest'epoca gonfia di turpitudini la virtù deve chiedere perdono al vizio; sicuro: inchinarsi anzi a domandargli licenza di fare il bene! » (Alla donna) Così va detta! Hai capito? Forte, fortissima, marcata. È una voce avanguardista che attraversa quattro secoli di storia e colpisce nel segno il ventesimo. (Si risiede riprendendo la sua posizione impettita) Continua.
Elena Da dove?
Bruno Da dove sei rimasta. Se ti dico continua!
Elena (Sbuffa) « Regina: - Oh Amleto: mi hai spezzato il cuore in due! - Amleto: - Bene: gettatene via la parte peggiore e vivete più puramente con l'altra. Buona notte: ma non andate al letto di mio zio: fingete onestà anche se non ne avete. L'abitudine, questo mostro, questo demonio che riduce in polvere tutti i nostri sentimenti... »
Bruno Ripeti.
Elena « L'abitudine, questo mostro, questo demonio che riduce in polvere tutti i nostri sentimenti... »
Bruno Ma non essere così sfuocata o addirittura spenta! Non senti quanto è vero ciò che dice e come è detto bene? È una musica in poesia e tu me la leggi questa poesia, come leggeresti una ricetta di cucina!
Elena Appunto signor sindaco: basta! Io sono una cuoca e non una lettrice. Lei adora la mia zuppa di pesce, i miei spaghetti alle vongole e i miei saltimbocca alla romana. Li adora: non lo può negare. Bene. Si accontenti di quelli. Che diamine! Non si può avete tutto nella vita!
Nina (Entra asciugandosi le mani nel grembiule) Perché hai gridato, eccellenza? Ero di sopra a risciacquare i miei panni...
Bruno Sì: « in Arno ». (Si alza) E non darmi del tu: sono anni che te lo dico e ridico, o se proprio non vi riesci, chiamami almeno « sire » che è più logico. E soprattutto non ricordarmi Manzoni che è stato il mio incubo scolastico. (A Elena) E tu non chiamarmi più signor sindaco: non sono più sindaco, non sono più « eccellenza », non sono più nient'altro che un lettore di Shakespeare.
Elena Lettore? Vuol dire « ascoltatore ».
Nina (Cocciuta) Dunque dicevo: stavo di sopra a risciacquare i miei panni, quando ti ho sentito gridare. Stai male, eccellenza?
Elena Non sta male, no! Non vedi che scoppia di salute? Falla finita anche tu!
Nina Eppure non son sorda: era proprio lui che gridava!
Elena Sì era lui. Ma era la voce dei secoli, della denuncia, del supermercato; solo che ha sbagliato bersaglio; invece di colpire il ventesimo secolo, ha colpito i timpani di una zuccona come te! (Posa malamente il libro sul tavolo ed esce) Nina Mi sbaglierò ma a quella comincia a mancare il maschio. È matta. Del resto, sono un po' tutti matti in questa casa: salvo te eccellenza.
Bruno Grazie per la distinzione.
Nina Vado a finire di risciacquare i miei panni. (Si avvia)
Bruno No. Lascia stare i tuoi maledetti panni. Vieni qui e siediti. In questo momento ho bisogno della tua ignoranza come di un bic-chier d'acqua nel deserto.
Nina L'acqua l'ho lasciata scorrere di sopra e se non mi lasci andare, tra poco arriverà fin qui.
Bruno Nuoteremo. Ma tu adesso non ti muovi.
Nina Senti eccellenza: non cominciare a far capricci. Oggi non è la giornata buona. Questa sera c'è una cena importante, tua figlia e tuo genero stanno per tornare da un lungo viaggio...
Bruno Cosa vuoi che me ne freghi di mia figlia e di mio genero e dei loro viaggi lunghi o corti che siano? E a te cosa te ne frega? Non sei al loro servizio: sei al mio.
Nina Ma nient'affatto! Io non sono al servizio di nessuno. Tuo genero, dopo avermi operata, mi ha detto: « Nina, sei sola al mondo: perché non vieni a stare con noi? Così il tuo « rene mobile » te lo terrò sempre d'occhio. Mia moglie è quasi sempre in giro per il giornale e io quasi sempre qui in ospedale. La villa dove abitiamo è a due piani, ci starai come una regina: non dovrai fare assolutamente niente perché vi è una cuoca e delle donne che vengono per le pulizie. Il vecchio sta al piano di sopra e scende a rompere l'anima solo alla cuoca quando ha fame o voglia di farsi leggere i suoi scribacchini, comunque, se ti annoi, puoi sempre andare a tenergli compagnia: ha l'aria stupida ma è molto istruito. »
Bruno (che durante tutta la tirata è rimasto immobile e con un mezzo sorriso di sufficienza) La so a memoria la storia della tua entrata in questa casa. Risparmiami il resto: che ti hanno messo anche un bel gruzzolo in banca e che oramai tu ti sei affezionata a me come una figlia. Tutto questo non toglie comunque che mio genero sarà magari anche un gran chirurgo, ma è soprattutto un gran cretino e l'analisi vale anche per mia figlia: gran giornalista e gran cretina.
Nina Potrebbe darsi, perché lo dicono anche al mio paese che « chi si assomiglia si piglia », però non credo. Tuo genero, io lo conosco poco. Sarà come tu dici. Ma tua figlia non è una cretina: è una giornalista molto in gamba.
Bruno Fammi il piacere: « una giornalista molto in gamba ». Chi lo dice?
Nina Lo dicono tutti.
Bruno Sì, tutti gli analfabeti come te.
Nina Sai, eccellenza, quando parli così mi fai pensare che tua figlia ha ragione. Ogni tanto dice: « Mio padre è un caro uomo ma può diventare anche un gran bastardo cosciente di essere in malafede. »
Bruno Uh è una frase difficile per te. Deve ripeterla spesso perché tu sia riuscita a dirmela così tutta senza errori.
Nina Io la sgrido sempre quando dice così, perché il padre è sempre il padre, ma tu, perché sei cattivo con lei? Scommetto che non leggi mai i suoi articoli.
Bruno Li leggo li leggo, soltanto non mi riesce mai di arrivare fino alla fine.
Nina Lo vedi che sei cattivo?
Bruno Perché? Tu li leggi?
Nina Sissignore che li leggo. Non ci capisco mai un'acca ma li leggo da cima a fondo perché li scrive tua figlia che le voglio tanto bene! Tu, invece, che potresti capirli, preferisci leggere tutta quella gente che è già stramorta da centinaia d'anni e che non hai mai conosciuta.
Bruno Se non capisci sta' zitta! Mia figlia, non arriva nemmeno alle caviglie di quella gente stramorta come tu dici.
Nina Sarà. Però ha coraggio, tua figlia, e non ha paura di far saltar fuori i ragni dal buco, come dicono al mio paese. Per esempio, quel tuo coso là, col nome lungo così, che scrive sempre di re e di regine che quando non si avvelenano si piantano i coltelli nella schiena e che poi in ultimo muoiono giù sempre tutti come mosche, avrebbe avuto il fegato di far mettere in prigione quello che ha ammazzato il ministro?
Bruno E brava! Chiamalo « fegato ».
Nina Perché? Ha un altro nome?
Bruno Sissignora, ha un altro nome, e tutto femminile: si chiama politica.
Nina Vuoi dire che non è vero che quello ha ammazzato il ministro?
Bruno Voglio dire che mia figlia, quando ha un'idea, la sposa. È sempre stata così, fin da bambina: inoltre ha sempre avuto la vocazione dell'apostolato, aggiungi un incredibile potere di convincere il suo prossimo, più una penna disinvolta e il giuoco è fatto.
Nina Quale giuoco?
Bruno Il giuoco di far credere anche quello che non è.
Nina Insomma, per te, quel tipo, l'ha ammazzato sto ministro si o no?
Bruno Cosa ne so io se l'ha ammazzato o no? Io non lo conosco, « quel tipo », ma conosco mia figlia.
Nina Macché! Tu, eccellenza mia, non conosci un bel niente e stai anche perdendo la memoria. Non ti ricordi le telefonate in piena notte di quelle voci che parevano venire dall'altro mondo? « Se non ritiri tutto ti facciamo la pellaccia! » Una l'ho perfino sentita io che mi vengono ancora i brividi giù per la schiena quando ci penso!
Bruno E cosa vuol dire? Sono dettagli e non fanno che riconfermare come la faccenda sia stata tutta politica.
Nina Politica o non politica, l'hai vista anche tu tua figlia quella sera che è venuta a casa con i vestiti stracciati e la faccia così dagli schiaffoni che io non ho dormito una settimana dallo spavento e l'ho tanto pregata di lasciar perdere quel tipo! « Girano tanti assassini per il mondo » le dicevo, « uno più uno meno, cosa ti fa? » « Piuttosto che lasciarci le cuoia... » Ma lei no: « La verità Nina » mi diceva, « il mio dovere di giornalista, l'informazione onesta » e non è stata ferma finché l'ha mandato a vedersi il sole a scacchi.
Bruno E smettila almeno con quella cantilena! Par di sentire Jacopone da Todi.
Nina Chi diavolo è?
Bruno Un tale che si è lamentato in versi perché hanno messo Gesù in croce.
Nina Ecco che ricominci a essere cattivo: mi prendi in giro perché dico che tua figlia è stata brava e coraggiosa.
Bruno Ma cosa ne sai tu, per finire, di quella storia? E se il tipo fosse innocente? Eh, cosa ne diresti? Chi ti dice che è veramente colpevole?
Nina Tua figlia me lo dice: diavolo! La sua faccia piena di schiaffi me lo dice e il suo lasciarsi ammazzare pur di far saltar fuori la verità. Poi ha dato le prove no? Quello, mica l'han messo dentro per i begli occhi di tua figlia!
Bruno E se le prove fossero false? E se i testimoni fossero tutti dei mercenari, dei pagati? Capita spesso sai, in politica.
Nina E dalli con la politica! Ma che cos'è questa politica, per finire?
Bruno La politica, cara mia, è una faccenda antichissima e incomincia già con Caino che spacca la testa di Abele.
Nina Ma quella non è la storia sacra?
Bruno Teoricamente sì. Ma in pratica è già politica. Personalmente l'ho sempre immaginata come una gigantesca statua, la politica. Una statua di dominio pubblico. Ognuno cerca di rivestirla con l'abito della propria verità, o con quello che gli conviene far credere che sia; ed ecco il rosso, il giallo, il verde, l'arancione, il violetto. Conclusione: questa statua resta sempre in ogni caso una mostruosa « pagliaccia », sporca, grottesca e puttana.
(Entra Fabio con i pantaloni rimboccati fin quasi al ginocchio)
Fabio Disturbo?
Bruno Per il momento, no.
Nina Tu sei il nuovo pescivendolo? Ti chiamo subito la cuoca.
Fabio Non sono il pescivendolo né nuovo ne vecchio. Perché dovrei esserlo?
Nina L'avrei giurato dai pantaloni,
Fabio (Rimettendosi a posto i risvolti) Già, i pantaloni: ma la colpa non è mia se dalla scala di sopra scende una cascata che pare il Niagara.
Nina (Scappando) Madonna santa! L'avevo detto! Lui e la sua politica dell'Inferno! (Pausa)
Fabio Posso sedermi?
Bruno Solo quando mi avrà detto con chi ho l'onore di parlare.
Fabio Ho capito. Devo stare in piedi.
Bruno Non vuol dirmi il suo nome?
Fabio No.
Bruno Posso sapere perché?
Fabio Perché sarei costretto a darglielo falso.
Bruno Se è un indovinello, mi dica quando azzecco e se è una barzelletta, la prego di avvertirmi quando devo ridere.
Fabio Vede, signor sindaco: di solito, gli individui che fanno quello che sto facendo io, irrompono nelle case con le teste insaccate in calze di nylon o fanno lugubri telefonate notturne e anonime o altre cose del genere. Noi, pur appartenendo alla stessa categoria, siamo molto più organizzati, ma soprattutto più civili. Come può infatti constatare, le nostre voci appartengono a visi scoperti e lavoriamo alla luce del giorno. Soltanto, non abbiamo un nome individuale e dove lavoriamo nessuno ci conosce ne è mai riuscito a intralciare i nostri piani.
Bruno Tutti i miei più sentiti complimenti alla vostra bella « compagnia »; mi sento addirittura fiero di essere l'oggetto della vostra attenzione e muoio dalla voglia di sapere in che cosa posso servirvi.
Fabio (Sorridendo) Constato con piacere che il signor sindaco non ha perso nulla della sua squisita compitezza e ironia. Il signor sindaco è rimasto l'impassibile uomo politico di quando era in carica.
Bruno Le dispiace? Credeva forse di ritrovarmi rimbambito sopra una sedia a rotelle?
Fabio Mi sembra di averle detto: «constato con piacere»...
Bruno Bene figliuolo: piacere per piacere: partorisca al più presto e sgombri.
Fabio Certo. Tanto più che quanto ho da dirle è molto semplice e non concerne nemmeno lei, ma sua figlia.
Bruno (Alzandosi) Mia figlia? No. Allora guardi: si rivolga direttamente a lei. Io non voglio neanche sapere. La riverisco.
Fabio Signor sindaco: noi siamo ormai in possesso di un documento scottante non solo per sua figlia, ma per tutto un giro di persone che la circondano. Se il documento verrà reso pubblico, lei stesso ne riporterà una bruciatura di terzo grado.
Bruno Io?! Ma dica un po': lei mi ha guardato bene? Capisco: « dentro », è sempre stato piuttosto complicato vedermi, ma mi guardi almeno « fuori ». Alla mia età, giovanotto, vi è un solo documento che possa toccare: la falce. Stia bene. (Fa per uscire)
Fabio (Sbarrandogli il passo) Signor sindaco: io non posso tornare, né aspettare sua figlia, né telefonarle, né scriverle. La nostra organizzazione ha stabilito che oggi stesso sua figlia deve essere avvertita che siamo in possesso del documento e che per la sua restituzione esigiamo un primo articolo dove la colpevolezza di Ivano Pauli cominci a risultare dubbia. Esigiamo insomma un'immediata marcia indietro e una campagna contraria di quella che ha fatto fin'ora. In seguito ci rifaremo vivi per la restituzione del documento.
Bruno (Ride) Lei può già autorizzare la sua lodevole organizzazione a pubblicare quel documento, sia pur esso scottante come lo stesso Inferno.
Fabio Fossi in lei, non sarei tanto sicuro. Scommetto per esempio, che il signor sindaco non si è mai chiesto come mai un chirurgo con già all'attivo la celebrità di suo genero, si sia tanto interessato al caso di Nina Parenti. Insomma: è stata quasi un'adozione! Perché? La Parenti, soffriva per un « rene mobile ». Almeno, così diceva la sua cartella clinica al momento della sua entrata in ospedale. In seguito, fu urgente un intervento chirurgico. Ma, a operazione ultimata, risultò un piccolo errore: il rene asportato era quello sano.
Bruno (Ha una lieve reazione come se gli mancasse il bastone)
Fabio Si sente male, signor sindaco? Avrei scommesso infatti che non era a conoscenza di questo dettaglio, ma ho voluto darle solo un esempio dell'importanza di questo documento perché aveva tutta l'aria di non credermi. Dunque, riferisca a sua figlia, subito; mi raccomando! Potrebbe perfino andare a incontrarla alla stazione: arriva con il diretto delle dodici e quarantacinque. E buona continuazione, signor sindaco. Si porti sempre bene così: arriverà a cent'anni! (Esce)
Bruno rimane un istante immobile Poi, lentamente va a risedersi in poltrona. Non rimane più nulla del suo aspetto impettito. Segue una pausa breve.
Elena (Entrando) Signor sindaco: come glieli faccio oggi gli spaghetti? Alle vongole, all'aglio e olio o alla carbonaia? (Pausa) Signor sindaco...
Bruno Dov'è Nina?
Elena Le ho domandato...
Bruno Sì, ho capito: gli spaghetti. Niente. Oggi digiuno.
Elena Come!! Digiuna!? In tanti anni non l'ho mai vista saltare un solo pasto! E perché mai digiuna?
Bruno (Riprendendo la sua energia) Perché mi va di digiunare. L'ha fatto Gandhi, l'ha fatto Marco Pannella, posso farlo anch'io no?
Elena (Braccia al cielo) Ah questa è bella! Digiuna! In questa casa ve n'è una nuova ogni giorno. E guarda che razza di ragionamenti! Forse che Gandhi e Pannella avevano una cuoca a loro disposizione?
Bruno Senti: piantala di discutere, tanto lo sai che con me è inutile. Ti ho chiesto dov'è Nina.
Elena E cosa ne so io? Non sono la sua balia. Quella è sempre nei posti più impensati.
Bruno Va bene. Vado io a cercarla. (Esce)
Elena Hai capito? Tutto si permette sto vecchio... (gli fa un pugno contro) anche il digiuno! E va bene, che crepi di fame! Tanto, con la salute che ha, non può crepare d'altro. (Esce)
Bruno entra quasi subito tirandosi dietro Nina che recalcitra come un mulo. Ha in mano uno spazzolone con lo strofinaccio da pulire i pavimenti che Bruno tenta di farle posare.
Nina Ma lasciami finire, Madonna benedetta! Sono all'ultima scala. Non hai visto che inondazione? Bruno Ti ho detto di no! (Tenta ancora ma invano dì strapparle lo spazzolone) E posa quest'affare! E guai a te se ti rivedo lavorare. Hai capito? Guai a te!!
Nina Ma cosa ti piglia, eccellenza?! Non devo più lavorare?
Bruno No. Mai più.
Nina E cosa faccio dalla mattina alla sera?
Bruno Niente fai. Assolutamente niente. Del resto, questi erano gli accordi presi con mio genero quando sei uscita dall'ospedale, sì o no? L'hai detto anche poco fa: « Tu devi stare qui come una regina ». (Parlando l'avrà sospinta dolcemente verso la poltrona e fatta sedere) Così: « come una regina ». È chiaro no? Le regine non lavorano.
Nina E cosa cavolo fanno?
Bruno Comandano e vanno a spasso. Ora ti chiamo Elena. Per cominciare ordinerai a lei il pranzo e tutto quello che ti occorre. Poi farai una bella passeggiata... magari in taxi per non stancarti troppo. Non ti muovere sai? Guai a te! (Esce)
Nina (Rimanendo seduta e tenendo sempre lo spazzolone come se fosse uno scettro) Ma cosa racconta il vecchio tutt'a un tratto? Io, « una regina »?!
(D'improvviso si spaventa e grida alzandosi, aggrappata allo spazzolone) Oddio è diventato matto! Oh povera me! Sì sì: è diventato matto! Dev'essere l'arterie... quella cosa... Ah Madonna santa! Per fortuna abbiamo un gran dottore in casa che sta per arrivare!
ATTO SECONDO
Stessa scena. Non sono passate che poche ore dal primo atto. La giornalista Nora Nardini, è al telefono: agitatissima.
Nora Ma non è possibile! Dovete assolutamente ritrovarmela: è una agenda di quest'anno, in pelle marrone, formato venti per quindici circa. Siate gentili! Riguardate per favore: negli armadi, sotto i letti... interrogate tutto il personale. È importantissima: non è possibile che sia spanta! Le pagine sono tutte scritte fino alla data dell'altra ieri, con una penna rossa...
Mauro (Entrando in accappatoio) Ah! Niente come una bella doccia ti ricompensa delle fatiche di un lungo viaggio. (Alla moglie) Ma sei ancora al telefono?
Nora (Gli fa cenni spazientiti perché taccia) Avete il mio numero telefonico: se la ritrovate richiamatemi immediatamente: ci conto! Molte grazie. Buongiorno. (Riappende e si lascia andare di colpo sulla poltrona) Dio, che incubo!
Mauro Ma si può sapere cosa ti è successo?
Nora Ho paura perfino di parlarne.
Mauro Male! Molto male! Più le cose son gravi, più se non ne parli, peggiorano. Dico per te. Parlo del soggetto in genere per il quale le cose son gravi. È così che si arriva ai casi psichici più avanzati: quando il soggetto si chiude in un silenzio ostinato.
Nora Per favore: risparmiami il tuo referto medico, almeno per il momento.
Mauro Intendevo solo darti un consiglio ma è chiaro che puoi fare come vuoi. Bene. Si potrà finalmente avere un caffè, o la cuoca sarà come al solito super occupata dietro i manicaretti destinati a tuo padre?
Nora Mauro: ho perso l'agenda.
Mauro Quale agenda? Ne hai una dozzina: quella degli appuntamenti, quella delle regole, quella contabile, quella degli appunti, quella degli schizzi..
Nora Figurati che non ne ho persa nessuna delle elencate.
Mauro Non mi dirai...
Nora Già. Proprio quella.
Mauro Da un certo lato non mi stupisce: l'ho sempre detto che sei il più grosso caso di incoscienza che io abbia mai incontrato. Un caso ben mascherato, naturalmente.
Nora Bravo! Adesso fammi un bel processo e stai a vedere che le cose si risolvono come per incanto.
Mauro Vuoi che ti faccia un bell'applauso?
Nora Voglio soprattutto che non mi rompi le scatole.
Mauro Va bene. Arrangiati. (Esce ma rientra subito) No, dico: ma ti rendi conto?
Nora Appunto perché mi rendo conto sto panicando.
Mauro (Sempre calmissimo) Ecco. Brava. Panica. Questa volta ne è proprio il caso. (Esce)
Nora (Prende il ricevitore, vi ripensa, lo riposa. Passeggia nervosamente toccando a caso qualche oggetto, si risiede, si rialza, chiama.) Elena!
Elena (Sporgendo solo il capo) Signora Nora, mi scusi: non posso abbandonare la besciamella...
Nora L'abbandoni appena può, per favore. Dov'è Nina? Dov'è mio padre? Sembra una casa abbandonata!
Elena Sono usciti insieme per una passeggiata,
Nora Nina e mio padre, insieme, per una passeggiata e proprio ora? Ma cos'è, uno scherzo?
Elena Sì sì: proprio uno scherzo pare, vero? È quel che ho detto anch'io. Poi ne parliamo, signora Nora. Adesso mi lasci andare! (Sparisce)
(Suona il telefono)
Nora (Staccando) Nardini. Oh papà! Tante grazie per l'accoglienza: noi si arriva e tu te ne vai con Nina. Ne stavo parlando proprio ora. Ah l'inviti anche fuori a pranzo... Scusa papà: sei sicuro di star bene? Beh, permetterai che ci si possa almeno stupire quando uno comincia a far cose che non ha fatto mai. « È da saggio mutar consiglio? » Bene, Muta quel che vuoi ma facci almeno abituare. E come sta Nina? Sì? Ne sono contentissima. E tu come stai? Senti: fa quel che vuoi, torna quando vuoi... Elena lo sa che non rientrate per il pranzo? Benissimo: buon pomeriggio e a questa sera. A proposito: ti ricordi, vero, che abbiamo invitato Guido? Non mi fare altre sorprese, ti raccomando. Ciao.
(Riappende trattenendo la mano sul ricevitore, incerta, poi si decide e forma un numero)
Sì, sono io: buongiorno. Mi passi per favore il signor Brenni. Non è in redazione? Sa dove posso trovarlo? Va bene: grazie.
(Forma un altro numero che evidentemente non risponde e sta per riattaccare quando entra Laura elegante e gaia come sempre, con una lussuosa borsa « necessaire » da viaggio) Laura! (mostrandole il ricevitore che tiene ancora in mano) Ma lo sai che ho appena chiamato casa tua?
Laura Quando si dice la telepatia! E non mi saluti nemmeno dopo secoli che non ci rivediamo?
Nora (Abbracciandola) Sono così sorpresa; ti credevo ancora all'altro capo del mondo!
Laura Infatti avrei dovuto rimanerci un'altra diecina di giorni, ma un sacco di fattori negativi mi hanno costretta a prendere il primo aereo disponibile. Poi ti spiego. Scusa se ti piombo in casa così, all'ora di pranzo, ma son partita senza chiavi di casa. Arrivo all'aeroporto e chiamo Guido che non trovo in redazione. Allora mi dico: « Inutile chiamarlo in casa perché non rientra nemmeno quando io ci vegeto, figuriamoci se mi assento. Quali sono dunque gli amici presso i quali mi sento più a mio agio per installarmici provvisoriamente in una situazione del genere? » E ho scoperto che siete voi. Ho preso un taxi ed eccomi qui.
Nora Hai fatto benissimo. Ma lasciati vedere: hai un aspetto splendido!
Laura Dici? Sarei più tranquilla se me lo dicesse tuo marito, perché ti dirò invece che uno dei tanti motivi del mio rientro anticipato, è proprio la salute. L'isola è meravigliosa ma il caldo, il vento, i fiori; l'altra notte ho avuto un attacco d'asma tremendo. Ti dico: tutta una storia! Breve: ho creduto dì morire.
Nora Sei stata da un medico?
Laura Sei matta? Sai bene che per me vi è un solo medico al mondo: tuo marito.
Nora Ma non esagerare sempre! Vi sarà pure un medico nell'isola.
Laura Sì capisce che c'è: va in giro con un triciclo a motore e sembra un maniscalco. Con tutto il rispetto per i maniscalchi naturalmente, ma chi si fida? Un giorno mi è partita l'otturazione di questo molare. Lo vedi che vi è ancora il buco?
Nora Capisco. Come va in giro il dentista e rassomiglia a chi?
Laura Il dentista non va in giro ma ha un'altra attività: fa il fotografo. Studio fotografico tipo pollaio a pianterreno e gabinetto dentistico, ma « gabinetto » proprio nel senso igienico, al primo piano.
Nora E sfido: con i denti che hanno quegli indigeni, se non fa anche il fotografo come vuoi che faccia quel poveraccio a sbarcare il lunario? Concludendo: non ti sei fidata per la sua mancanza d'allenamento.
Laura Sbagli. Non mi son fidata perché quello aveva tutta l'aria di salire dal laboratorio al primo piano senza nemmeno lavarsi le mani e capirai, vedevo già il titolo sul giornale: « La moglie del nostro redattore responsabile Guido Brenni, morta in un'isola per la mano avvelenata di un dentista. »
Nora Primo: titolo troppo lungo. Secondo: troppo chiaro. Nessuno più leggerebbe l'articolo.
Laura Scusa se salto di palo in frasca. Ma come mai chiamavi casa mia sapendo che non ci sono?
Nora Cercavo Guido. Avrei una certa urgenza di trovarlo.
Laura Sta' tranquilla che soprattutto se hai una certa urgenza, quello non lo trovi mai e, come ti dicevo, tanto meno a domicilio. Scusa: posso andare a lavarmi le mani?
Nora Fai come a casa tua. La casa la conosci.
Laura Grazie. A proposito; il tuo viaggio di studio?
Nora Son tornata da un'ora.
Laura Anche tu? Una bella coincidenza! Mauro ti ha poi accompagnata, per finire?
Nora Sì, così ne ha approfittato per fare le sue vacanze.
Laura È già andato in ospedale?
Nora No. È di là. Sta vestendosi.
Laura Non temere: non te lo violento.
Nora Ma ti pare? È notorio che ambedue detestate l'adulterio.
Laura O Dio... io, non in senso assoluto: sai bene che in questo senso detesto solo gli omosessuali; quanto a lui, non farti troppe illusioni, nessun uomo è mai fedele al cento per cento. (Esce)
Nora Eh no. Questa proprio non ci voleva in un momento simile! Cosa faccio? Trovassi almeno Guido! Già, ma se c'è lei non posso nemmeno parlargli. Che casino!
Elena (Entrando) Eccomi tutta per lei, signora Nora.
Nora Perché « tutta per me? ».
Elena Ma... mi aveva chiamata.
Nora Già. Che stupida! Mi scusi Elena; il viaggio mi ha un po' stordita.
Elena Sì capisce e non ha nemmeno voluto un caffè! Lo vuole adesso?
Nora Grazie. Lasci stare. Mi spieghi piuttosto l'insolita decisione di mio padre a uscire a pranzo con Nina. Quando l'ho chiamata, aveva l'aria di saperne qualcosa.
Elena Non è che ne sappia molto ma è certo che qui, stamattina, son successe cose piuttosto strane. Quando ho chiesto al signor sindaco come desiderava gli spaghetti, l'ho trovato... non saprei dirle, con un aspetto insolito, tant'è vero che ho dovuto ripetergli la domanda. Si è innervosito e mi ha risposto che digiunava. Allora, sa come sento il mio mestiere, mi sono un po' innervosita anch'io e me ne sono tornata in cucina. Dopo un po', il signor sindaco è venuto a dirmi di dare a Nina tutto quello che avrebbe chiesto e di star bene attenta che Nina non avrebbe mai più dovuto muovere un dito, come se quella avesse l'abitudine di non far altro che aiutarmi. Poi, è tornato per avvisarmi che la portava fuori a pranzo e se ne sono andati.
Nora Non ha visto se è arrivato qualcuno... se ha ricevuto telefonate?
Elena Che io sappia, no.
Mauro (Entrando) Oh brava Elena! È libera? Me lo fa adesso un bel caffè?
Elena Subito, signor Mauro. (Esce)
Nora Hai visto Laura?
Mauro Non era possibile altrimenti: ci siamo scontrati in bagno.
Nora Senti. Portamela via. Subito.
Mauro Facile. Le faccio un'anestesia a tradimento, me la carico sulle spalle e la cosa è fatta.
Nora Per amor di Dio ascoltami! Devo assolutamente travare Guido, parlargli, come faccio se ho lei tra i piedi?
Mauro Vai al giornale,
Nora Grazie per il consiglio. Non c'è, al giornale e non so fino a che punto tu te ne renda conto, ma quanto devo dirgli è della massima urgenza. Fatti venire un'idea alla svelta. Laura è qui da un attimo all'altro.
Mauro Non credo. Pare che voglia prendersi una doccia.
Nora (Si lascia andare nella poltrona) Ah meno male!
Mauro (Sedendole accanto) Dunque riassumiamo: l'agenda che non ritrovi, perché mi rifiuto ancora di credere che tu l'abbia definitivamente persa, è quella tua inseparabile sulla quale scrivi giornalmente tutti i tuoi pensieri? Bene. Quella di quest'anno, suppongo.
Nora Mauro. Hai cominciato con un riassumiamo: fallo!
Mauro Subito. I pensieri di quest'anno, sono compromettenti? Voglio dire: se venissero resi pubblici, chi ne andrebbe di mezzo?
Nora Beh... tutti. Non farmici pensare!
Mauro Tutti chi?
Nora Sei esasperante! Sai bene come penso e sai bene come scrivo.
Mauro Come scrivi, sì più o meno. Come pensi, no. Mai saputo.
Nora Lo fai apposta a non vedere? Su quella agenda vi è tutto, capisci? Tutto. Perché io i pensieri li ho nel ventre, poi direttamente nella penna così che è come se avessi il ventre di vetro. Ci andiamo di mezzo tutti: tu, Guido, Laura, io... per parlare solo delle persone che ci interessano.
Mauro Insomma: si può sapere finalmente cosa hai scritto?
Nora Non ho scritto: ho pensato. Come te lo devo dire? Non è un'agenda che ho perso: sono delle istantanee. Vuoi anche degli esempi? Con la mia memoria visiva non è difficile dartene qualcuno.
Elena (Entrando) Ecco il caffè.
Mauro (Lo prende) Tante grazie.
Elena È molto tardi. Preparo il pranzo?
Nora No Elena: grazie. E' probabile che tra poco ce ne andiamo. Piuttosto: è tutto in ordine per questa sera?
Elena Sì. Mi sembra di aver sentito la signora Brenni. Calcolo anche lei?
Nora Sì certo.
(Elena esce)
Nora Cosa ti stavo dicendo?
Mauro (Sorbendosi tranquillamente il caffè) La tua memoria visiva. Eravamo rimasti agli esempi.
Nora (Lo guarda un attimo e si alza) Parola d'onore sei peggio di mio padre. Come fai a esser sempre così odiosamente impassibile? Vien voglia di scuoterti, di rovesciarti addosso un calamaio.
Mauro Perché un calamaio? Devi già essere alla deformazione professionale! Ma cosa pretendi, scusa: che un chirurgo sia emotivo come una giornalista? Avanti con gli esempi.
Nora (Sfidandolo) Eccoti il primo: « Nina è lo scrupolo incarnato di Mauro che gira per casa ed è lui che l'ha voluto questo suo fantasma vivente: per masochismo? per paura? o per salvare il salvabile nel modo più onesto? E io? Cosa c'entro io in questa storia? Eppure, ogni volta che vedo Nina, è come se il cuore mi si fermasse di colpo per un attimo: un lunghissimo e tremendo attimo in cui la visione del suo unico rene malato è così chiara che mi sembra di essere allucinata. »
Mauro Ma lo sai che scrivi proprio bene? Cioè, « pensi », pardon.
Nora Tu sapessi come ti detesto in questi momenti! Io ti amo ancora molto, Mauro. Ma stai attento perché il mio amore è una costruzione non più molto solida e ogni volta che tu ti comporti così è come se subisse una scossa tellurica: un giorno crollerà tutto.
Mauro E' una minaccia?
Nora Pigliala come vuoi: è così. Te ne avverto onestamente.
Mauro (Posa la tazza piano, quasi un gesto calcolato) Sentimi bene, Nora. In tanti anni, avresti dovuto imparare a conoscermi perché io non sono mai cambiato. Da giovane sono stato un accanito lettore di Lucrezio. Forse è lui che mi ha fatto questa epidermide tutta di bronzo: il suo profondo senso dell'esistenza e della morte. Certo che, da giovane, quando leggi che: « la morte non ci tocca per niente perché l'anima è una cosa mortale », ne resti impressionato ma non puoi capire. Con gli anni però, è un genere di filosofia che ti entra nel sangue e più niente ti scuote, né ti fa paura.
Nora Scusa se dall'avanti Cristo ti riporto bruscamente ai giorni nostri, ma il tempo di poter rimanere a quattrocchi stringe sempre di più. Il tuo discorso vorrebbe dunque dire che se il caso Nina Parenti diventasse pubblico, te ne fregheresti?
Mauro « Fregarsene » non esiste nel mio dizionario perché non credo nel significato di questo termine. Nessuno se ne frega mai, dal momento che lo dice, altrimenti non lo direbbe. Nel caso di Nina, vi è stato uno scambio di radiografie e ne è seguito un errore. Ne sono per la maggior parte responsabile. Ho fatto quel che ho potuto per rimediare. Fin'ora ne ho subite delle conseguenze soltanto morali. Se il caso diventasse pubblico, ne subirò quelle materiali.
Nora (Si risiede come improvvisamente stanchissima) Ma sì! Infatti non è la tua storia che mi pesa di più perché so ormai che è effettiva questa tua invulnerabilità. La mia vera angoscia, sono loro: Guido e Laura. La storia di Guido, capisci? La vera storia della sua depressione nervosa che solo tu e io conosciamo. (Pausa) Ho descritto tutto. La morte violenta del suo amico. La disperazione di Guido e il nostro stargli vicino partecipando al suo dolore. Tutto il doppio dramma di dover nascondere alla moglie. Ti rendi conto? Io mi sento impazzire. Se quella scopre di aver sposato un omosessuale, quella si ammazza!
Mauro Già. Ha una personalità troppo fragile: non resisterebbe.
Nora Lo vedi? E io cosa faccio? E Guido? Guido così buono, così caro, il nostro unico amico si può dire; perché devo essere proprio io a fargli del male? (Si mette a piangere)
Mauro Adesso piantala! Anche ammesso che tu non ritrovassi l'agenda, chi ti dice che verrebbe resa pubblica? Può ritrovarla qualcuno che non ne conosce il valore, buttarla via, darla ai figli da disegnare.
Nora No. Ormai sono quasi certa che me l'hanno rubata.
Mauro Ma quando?
Nora L'altra sera. Ti ricordi? Faceva un caldo tremendo e io sono ridiscesa al bar per bere qualcosa. Avevo appena finito di scrivere e l'ho lasciata sulla scrivania. Tu stavi prendendoti una doccia, ma quando sono risalita eri a letto e avevi già spento.
Mauro Sì, mi ricordo perché sono stato incerto se raggiungerti o coricarmi: ma quando sono rientrato in camera, sulla scrivania l'agenda non c'era, almeno... non mi sembra.
Nora Appunto: l'hanno rubata mentre io ero al bar e tu sotto la doccia.
Mauro Ma come hai fatto a non accorgertene subito, al mattino?
Nora Non vedendola, ho creduto di averla già rimessa nella valigia. Eravamo in ritardo e siamo ripartiti in tutta fretta. Durante il viaggio ho cominciato ad avere dei dubbi. Naturalmente la valigia era già stata spedita e non ho potuto subito controllare.
Mauro Per questo eri così intrattabile!
Laura (Entrando) Nora: tu mi devi dire dove cavolo peschi quelle favolose colonie e quei non meno favolosi accessori da bagno. Ne ho approfittato, sai? Io ci vivrei nel vostro bagno; è una piccola meraviglia !
(Allunga una mano sotto il naso di Mauro) Senti che roba?! Cosa ti fa venire in mente?
Mauro Mi fa venire in mente che una bella signora come te merita di portarla fuori subito a pranzo.
Laura Ma no. Perché vuoi disturbarti? Avete una cuoca bravissima. Mangiamo una cosetta così alla buona, tanto per stare insieme. Vero Nora?
Nora Certo. Se vuoi...
Mauro Laura: la tua faccia non mi piace. Sei sicura che l'aria dell'isola ti abbia fatto bene? Volevo dirtelo subito, appena ti ho vista di là...
Laura (A Nora) Vedi se ti ho raccontato bugie?
Mauro (Continuando) Quindi facciamo una bella cosa: ti porto a pranzo e poi in ospedale, che tanto ci devo andare, e ti faccio una bella visita.
Laura (Saltandogli al collo) Quanto sei caro! Non osavo chiedertelo perché so che sei sempre con l'acqua alla gola, ma dopo la crisi dell'altra notte non vivo più! (A Nora) Gliene hai parlato?
Mauro Appunto perché me ne ha parlato, ti ho proposto la visita.
Laura E tu Nora?
Nora Io resto. Aspetto delle telefonate e dopo vorrei riposarmi. Comunque ci rivediamo questa sera. Abbiamo invitato Guido, tu sei tornata, va senza dirlo che sei dei nostri.
Laura (Abbracciandola) Che amici siete! Ogni tanto mi domando se vi meritiamo... (Esce per prima continuando a parlare dell'amicizia)
Nora (Mentre Mauro la bacia rapidamente su una guancia) Grazie. Puoi essere anche un uomo adorabile.
Mauro Lo so. (Esce)
(Di colpo le luci si spengono. Per un attimo la scena deve rimanere al buio completamente, poi Nora apparirà nella poltrona: un gomito appoggiato sopra il bracciuolo e la testa sostenuta da una mano. Si è addormentata. Entra Guido Brenni e vedendo Nora le si avvicina in punta dì piedi. Si siede dove stava seduto Mauro e resta un attimo a guardarla, poi, come decidendosi improvvisamente la bacia sulla fronte)
Nora (Lo guarda trasognata) Guido!
Guido Sì cara: sono io. Non è che tu stia sognando.
Nora Mi sono addormentata...
Guido Già. Ho visto.
Nora Che ore sono?
Guido Le tre. L'ora in cui è spirato Gesù Cristo.
Nora Ma come ho potuto addormentarmi con... con quell'angoscia!
Guido « Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente avanti la giornata di Rocroi, ma, in primo luogo era molto affaticato... eccetera, eccetera, eccetera. »
Nora (Si alza, è di nuovo sconvolta) Ti ho chiamato più volte... Tu non sai, Guido! Ma come mai sei qui?
Guido Forse son qui per le stesse ragioni che mi hai chiamato.
Nora Come?
Guido (Le dà una busta) Leggi. L'ho trovata sulla mia scrivania questa mattina. Un mistero. Ho interrogato perfino le donne delle pulizie: nessuno ne sa qualcosa. Si direbbe che la lettera è arrivata sulla mia scrivania, da sola.
Nora (che nel frattempo ha scorso la lettera, gliela restituisce e si risiede) Guido! Fammi il riassunto: non ce la faccio a leggerla fino in fondo.
Guido Lo scopo è la scarcerazione di Ivano Pauli e da noi esigono la pubblicazione di una serie di articoli in cui si cominci a rimettere in discussione la sua colpevolezza, pena la pubblicazione di un « documento », tra virgolette, appartenente alla signora Nardini. Sono anche gentili: « presentano alla signora Nora Nardini e al suo egregio redattore Guido Brenni, i loro più sentiti omaggi. »
Nora (Fin dalla prima battuta è scattata in piedi: la sua scena non deve risultare isterica, ma disperata) Questo no. Questo non è possibile. Non potrò mai farlo, mai mai, dopo tutto quello che mi è costato mettere in luce quella verità! Tu lo sai, Guido, quanto mi è costato. E io adesso dovrei... dovrei sputtanarmi? No. Quelli son pazzi. Pazzi da legare. D'altra parte... ecco; al solo pensarvi mi ricomincia il panico... d'altra parte la pubblicazione di...
Guido Appunto. Di quale « documento » parlano?
Nora Il mio diario, Guido, ti rendi conto? Me lo hanno rubato.
Guido Vuoi dire la famosa agenda dove non puoi far a meno di scrivere giornalmente tutto quello che ti salta in mente?
Nora Quella.
Guido Epilogo: si risaprà ufficialmente che Mauro Nardini, almeno una volta nella sua carriera di gran chirurgo non è stato un gran chirurgo ma un macellaio, e che Guido Brenni, il redattore responsabile di uno dei giornali più venduti nella nazione, è un omosessuale. A meno che tu accetti le loro condizioni.
Nora Non posso Guido! Non posso e tu lo sai.
Guido Lo so. Del resto, io, non solo non te lo chiedo, ma anche se tu decidessi di cedere non ti pubblicherei gli articoli. Quanto a Mauro, da come lo conosciamo, non dovrebbe nemmeno venirgli in mente di chiedertelo. Resta un unico problema.
Nora Laura! Non me ne parlare. Da ore sto tormentandomi così soprattutto per lei. Ne abbiamo parlato anche con Mauro. Laura non resiste: si ammazza.
Guido No. Non credo che la perderò in questo senso: comunque, la perderò.
Nora (Ha il pianto nella voce) Tu le vuoi molto bene, vero?
Guido Sì. Un gran bene! Mi è sempre piaciuto tutto di lei a cominciare da quel suo carattere così naturalmente allegro senza essere superficiale. Poi la sua sensibilità: una sensibilità sana che non ha mai avuto niente dì morboso. Poi... tutto insomma. Ma vedi: se Laura potesse anche capire il mio « essere diverso », sarebbe troppo, sarebbe, per me, la perfezione e la perfezione, sì sa: è irrag-giungibile.
Nora Ciò che non mi dà pace, lo dicevo anche a Mauro prima, è l'esser stata proprio io a seminare tutto questo male.
Nina (Da fuori) Ma come, eccellenza! Non vuoi nemmeno entrare a salutare tua figlia?!
Guido Nina!
(Vi è un attimo dì pausa in cui i due si guardano smarriti)
Nora Abbiamo dimenticato questa poveretta che non sa nulla del suo intervento.
Nina (Entra con Bruno e corre ad abbracciare Nora) Eccoti qui, signora Nora! Ma lo sai che ci sei mancata anche se non ti vediamo quasi mai?
(Stretta di mano tra gli uomini e scambio di baci sulle guance tra Nora e il padre)
Nora (Un cambiamento incredibile) Mi fa un piacere immenso rivedervi tutti e due così in forma. Dove avete mangiato?
Nina Da Scarpini. Madonna benedetta che bel ristorante!
Nora (Al padre) Scarpini? È uno nuovo?
Bruno No, perché non è Scarpini: è Stivaletti.
Nina (Bloccandosi all'improvviso con una mano dietro la schiena un po' più su delle reni) Oh Dio!
(I tre le sono attorno angosciati. Le battute vengono dette quasi insieme)
Nora Nina cos'hai?
Bruno Nina cosa ti succede?
Guido Come si sente Nina?
Nora (Questa battuta è staccata e detta in ultimo) Nina, parla in nome di Dio! Che hai? Stai male?
Nina (Prende Nora un po' in disparte) Mi è saltato il bottone del reggipetto!
ATTO TERZO
Sono passate poche settimane dal secondo atto. E' mattino. La scena: un soggiorno tutto rustico, abbastanza triste. Sono in scena Mauro e Guido ancora con giacche da camera, intenti a giocare a scacchi. Dovrà passare un buon minuto prima che entri Nora. E' in vestaglia o in un elegante abito da mattino.
Nora (Dopo essersi seduta e aver guardato un attimo il gioco) Io non so come facciate a giocare nella situazione in cui ci ritroviamo. Francamente: vi invidio.
Mauro (Senza distogliere gli occhi dalla scacchiera) Hai preso il calmante?
Nora (Grida) No!
Guido (A Mauro) Lasciamo stare. Continueremo questa sera.
Mauro Va bene. Lasciamo stare.
(Si guardano perplessi tutt'e tre senza saper cosa dire)
Nora (Si alza) Scusatemi. Continuate pure. (E fa per andarsene)
Mauro Secondo te, non merita due sculacciate, quella?
Guido Che ne diresti di dargliele? Vieni qui che te le diamo!
Nora (Risiedendosi) E scherzano, pure! E continuano così da due giorni, come se fossimo qui per un soggiorno allegro. Si direbbe che avete completamente dimenticato perché ci siamo portate fin qui quelle due poverette.
Mauro Intanto, « quelle due poverette », hanno l'aria di non essere mai state cosi felici in vita loro.
Guido Già. Ieri sera, si sono perfino sbronzate, « quelle due poverette », da farci sentire imbarazzati nell'attraversare il ristorante.
Nora Questa notte pensavo che venendo qui, non abbiamo avuto il senso della realtà dei fatti: è come aver voluto sfuggire a noi stessi.
Mauro Nora: non dir fesserie. La scelta di prenderci cinque giorni e di soggiornare qui con Nina e Laura per metterle al corrente prima che i fatti siano resi pubblici, non è stata fatta a caso. E lo sai benissimo. Ne abbiamo parlato e riparlato per due settimane fino alla nausea.
Guido Tant'è vero che fino all'altra sera anche tu eri d'accordo che sarebbe stato molto più facile informarle qui, in un clima di vacanze, affidandoci al momento più opportuno e sopportarne insieme le conseguenze. Non vedo che cosa vi sia di cambiato.
Nora Niente, infatti, salvo che il tempo passa e non mancano che due giorni alla pubblicazione del « documento ».
Mauro e
Guido (Insieme) Tre!
Nora Concesso: tre. Ma fa molta differenza? (A Mauro) Tu poi, la scelta del luogo non potevi farla più infelice. Villa isolata: a sud, un ponte che pare tutto un invito al suicidio; a nord, un cimitero. E piove da quando siamo arrivati.
Mauro Domando scusa: non sono responsabile della condizione atmosferica. Quanto alla villa non ho potuto occuparmene personalmente e ho dovuto affidarmi al buon senso della mia assistente.
Nora Bene: le dirai che manca solo un gatto nero.
Guido Io, invece, non lo trovo niente male questo luogo. Il ponte è bello, così alto che sembra irreale e il cimitero è lontano.
Nora Ma si vede.
Mauro Beh, non hai mai visto un cimitero? Ti disturba?
Nora Sotto le finestre della mia camera sì.
Guido Se vuoi possiamo scambiarci le camere. Dalla nostra si vede il ponte.
Mauro Macché storie! I cimiteri sono solo una questione di abitudine.
Nora Già. Se lo dici tu...
Laura (Entrando) Salve ragadi! Ah che splendida idea questi cinque giorni extra! Vi pensavo un momento fa mentre mi vestivo. Perché non le facciamo più spesso queste pause al ritmo pazzesco di tutti i giorni?
Guido Sai cara: con il nostro lavoro, non è molto facile.
Laura Chiaro. Ma da tanti anni fate lo stesso lavoro, da tanti anni siamo amici e non vi è mai venuta l'idea. Come mai?
Nora Qualcuno ha visto Nina?
Mauro Io. Prestissimo questa mattina. Mi ha detto che andava in paese.
Nora Con questa pioggia?
Mauro Le ho fatto la stessa osservazione, ma sai bene com'è quando si mette in testa una cosa.
Laura Io trovo che è meravigliosa quella donna. Per me, Nina, è tutta una scoperta di questi giorni. L'altro ieri mi parlava del suo « rene mobile ». « Sai signora Laura ». mi diceva, « io l'ho sempre immaginato attaccato a un elastico con qualcuno che si diverte a farlo andare su e giù su e giù come fanno i bambini col yo-yo », e rideva. (A Mauro) A proposito: guarirà vero?
Guido Laura: appena sveglia mi hai detto di aver fatto un sogno strano. Possiamo conoscerlo?
Laura (Rattristandosi all'improvviso) Ah sì! Stavo sul ponte, sapete, quello che si vede dalla nostra camera ma era come sospeso tra il cielo e la terra. Io tenevo le mani appoggiate al parapetto e a un tratto mi accorgevo di non aver più la fede all'anulare. Allora, istin tivamente mi sono sporta dal parapetto appena in tempo per vedere che la mia fede stava cadendo nel vuoto. Ma cadeva lentamente, in uno strano modo, a spirale, volteggiando piano piano e volteggiando sempre finiva per trasformarsi in una foglia morta. Mi sono svegliata con un profondo senso di angoscia. (Un tempo) Guido, cos'hai?
Guido Niente. Perché?
Laura Si direbbe che stai per piangere...
Guido Figurati! Tra poco mi metto a singhiozzare. Cosa ti salta in mente?
Laura Non so. Avete tutti un'aria così strana. È come se stesse per succedere qualcosa.
Mauro Infatti succede che qui non si è ancora fatto il programma del giorno rischiando così la noia collettiva. Chi propone qualcosa?
Laura (Riprendendo la sua abituale allegria) Se andassimo a visitare le grotte? Dicono ve ne sia una chiamata « napoleonica » perché pare che Napoleone, visitandola, abbia detto: « Se un giorno dovessi morire, vorrei che fosse qui. »
Nora Ma possibile che quello,, in ogni luogo dove andava, aveva la sua brava cazzatada dire?
Guido È un'osservazione che ho sempre fatto anch'io, e ne ha dette dappertutto e nelle più svariate situazioni: nelle locande, stando a cavallo, all'incoronazione, attraversando fiumi gelati e sui campi di battaglia arsi dal caldo; che ne avesse dette anche nelle grotte, però, non sapevo.
Mauro Secondo me, quello che impressiona di più è che siano passate ai posteri.
Laura Ma state parlando delle cazzate che ha fatto o di quelle che ha detto?
Nora Delle une e delle altre, ma siccome quelle commesse fanno parte della storia, non ci si stupisce che siano passate ai posteri, mentre sono quelle dette che lasciano perplessi!
Guido Io comunque vorrei sapere se su queste belle e storiche parole, decidiamo o no di andare a visitare le grotte .
Mauro E se decidessimo prima dove si va a mangiare?
Nina (Da fuori) Ci siete tutti?.,. Ci siete tutti?... (Entra tutta trafelata con i capelli fradici di pioggia) Uh ci siete tutti: meno male! Ho una notizia... una notizia...
Mauro (Tono duramente professionale) Nina: diventi matta? Quante volte ti ho detto che non devi assolutamente correre né agitarti così? Già questa mattina ti avevo avvertita che non ero d'accordo che tu andassi in paese sotto quella pioggia e guarda in che stato mi ritorni!
Nina Hai ragione anche tu, signor dottore, ma lasciami parlare, Madonna santa! Una notizia ho sentito in paese, una notizia... da farvi cadere tutti e quattro per terra... e specialmente tu, signora Nora.
Mauro (Obbligandola a sedersi) Siediti, calmati, respira forte, a fondo e lentamente come ti ho insegnato. Fra te e la notizia: la più importante sei tu.
Nina Eh no! Questa volta ti sbagli di grosso, signor dottore. Che cosa sono io a paragone di quello là che ha già fatto tanto parlare dì sé? Come si chiama?... il Vincenzo de Pauli...
Nora (Saltandole addosso) Vuoi dire Ivano Pauli?
Nétta Proprio lui, quello che ha accoppato il ministro, è scappato.
Tutti (La circondano. Le battute si accavallano) Come? Cosa? Ma che racconti! Chi te lo ha detto?
Nina Lo dicono tutti in paese e tutti hanno i giornali con i titoli grandi così!
Nova Ma perché non ne hai comperati?
Nina Non avevo soldi, ma anche se ne avessi avuti, lì per lì mi sono sentita talmente tutta sottosopra che ho pensato solo di correre a darvi la notizia.
Mauro Bene. Adesso vai in camera tua a riposare.
Nina Sei matto signor dottore? Come posso riposare? Voglio stare con voi, vedere cosa succede...
Nora (Muovendosi qua e là come una bestia in gabbia) E non vi è nemmeno un telefono in questa stramaledetta casa.
Laura Se invece di star qui a discutere andassimo in paese a prendere i giornali e a telefonare?
Nina (Alzandosi) Io vengo con te, signora Laura.
Laura Benissimo.Io prendo Nina sulla due posti. Voi vi vestite, chiudete la casa e seguite con la macchina di Mauro. Ci vediamo in quell'unico caffè che sta sulla piazza. Noi intanto comperiamo i giornali e beviamo l'aperitivo.
(Già fin dall'inizio della prima battuta. Nora, Guido e Mauro saranno corsi a rivestirsi, di modo che Laura griderà quasi le ultime)
Guido (Da fuori) Laura: non correre come al solito. È pericolosa quella macchina, specialmente quando piove!
Mauro (Da fuori) E non bevete aperitivi che non avete ancora smaltito l'alcool di ieri sera!
(Anche Nina e Laura son fuori. La scena rimane vuota per qualche secondo, poi Laura rientra in tutta fretta e posa una grossa busta sul tavolo)
Laura Nora: c'è una busta per te, te la lascio qui sul tavolo. Nina dice di averla già trovata stamattina presto quando è uscita ma non ha più voluto risalire per paura che Mauro ricominciasse a predi care perché usciva. Devi davvero essere celebre perché ti scovino fin qui! (Corre via)
Nora (Si precipita in scena ancora mezza svestita e strappa la busta traendone un'agenda di pelle marrone. Grida piena dì gioia) Mauro! Guido! La mia agenda! La mia agenda!
(Anche i due accorrono; uno annodandosi la cravatta e l'altro infilandosi la giacca)
Mauro Ma ne sei sicura?
Guido Hai controllato se non ne manca qualche pagina?
Nora Guardate: è proprio la mia agenda e con tutte le sue pagine. Guardate.
Guido Non vi è nient'altro nella busta?
Nora (Guardando) Sì: un biglietto. (Legge a voce alta) « Egregia signora. Il piano d'evasione di Ivano Pauli era talmente pazzesco che, in previsione di un insuccesso, abbiamo dovuto ricorrere ad altri mezzi. Ma Ivano Pauli è evaso e il nostro scopo è raggiunto. Le rimandiamo il « documento * provandole così che non siamo dei ricattatori ma soltanto degli idealisti organizzati come Tupamaros e corretti come Arsenio Lupin. Essendo sensibili alla letteratura, il suo diario ci ha deliziati e la ringraziamo pregandola dì credere, gentile signora, nella nostra più assoluta discrezione. Porgiamo a lei e al suo egregio redattore i nostri più sinceri omaggi. »
Mauro Molto bene. Non mancano che le rose rosse.
Guido E la firma naturalmente
Nora La mia agenda! Non riesco ancora a crederci! Così è come se non fosse successo niente e l'incubo è finito per tutti.
Guido No. Non per me. Io parlerò a Laura ugualmente.
Nora Ma perché? Adesso non vi è più scopo. Perché vuoi ancora rischiare di perderla? Non è cambiato niente.
Guido Ah no cara! Questo lo dici tu. Forse perché tu non puoi nemmeno immaginare cos'è stato per me questo periodo: quante volte sono stato lì lì per gridarle la mia verità e in quanti modi e in quante situazioni ho pensato e ripensato di dirgliela. Ora, non sarebbe più possibile.
Nora Eppure, Guido, hai potuto tacere per tanti anni!
Guido Ma non capisci che era diverso? Senza questa minaccia di scandalo non glielo avrei forse mai detto perché non sarei forse mai stato preparato e niente avrebbe forse mai potuto mettermi nello spirito dì dirle la verità. Ma ora sono pronto e devo affrontare il rischio di perderla. È diventata ormai una questione urgente dì onestà, sia di fronte a lei che di fronte a me stesso.
Mauro Ragionamento perfetto. (A Nora) E tu, si può sapere perché tenti di fargli cambiare idea?
Nora Perché io, per istinto, sono sempre stata contro le verità sterili. Le famose verità che quando le dici servono solo a far male e non risolvono niente.
Mauro Hai detto bene: « per istinto ». Ma l'istinto è unico delle bestie. Anch'io « per istinto », vorrei tacere a Nina la verità, ma per l'identico ragionamento di Guido, cioè per onestà e perché questo « incubo » come tu lo chiami mi ha maturato, non gliela tacerò più.
Nora Ah no! Nina no! Nina non voglio. Non te lo permetterò.
Mauro È come se non sentissi nemmeno quello che mi stai dicendo.
Guido Ha ragione, Nora. È un problema soltanto suo: come puoi anche solo pensare di impedirglielo? (Pausa)
Nora E va bene! Ma ti prego Mauro: lascia almeno che glielo dica io. Tu sei un cinico; useresti solo termini tecnici e da sala operatoria. Nina è una semplice, di quelle vere. Io la conosco. So come prenderla. Te ne prego!
Mauro D'accordo, Ma attenzione: devi dirglielo entro oggi. Tu Guido cos'hai intenzione di fare?
Guido Molto semplice; andarmene con lei sulla due posti, portarla alle grotte, portarla dove vuole, concederle tutto quello che vuole, ma informarla prima di sera.
Mauro Allora ti accompagno al caffè, riporto qui Nina e io faccio un salto in ospedale.
Nora Come sarebbe a dire « un salto »? Siamo a più di trecento chilometri !
Mauro Ti prometto che sarò qui prima di sera. E sta tranquilla! (La bacia su una guancia)
Guido Arrivederci Nora. Spero di poter essere qui anch'io prima di sera...
Norma Arrivederci Guido. (Improvvisamente lo abbraccia) Ti faccio tanti tanti auguri!
Guido Grazie cara; ne ho veramente bisogno!
(I due uomini escono)
(Nora siede. Riprende l'agenda, la sfoglia un attimo poi, lentamente se la porta aperta davanti al viso coprendoselo completamente. La scena deve cadere nel buio, solo l'agenda dovrà rimanere illuminata per mezzo di una luce proveniente anche semplicemente da una lampada tascabile azionata dietro le quinte. Poi, per un attimo il buio si farà totale e al riaccendersi delle luci, la scena sarà vuota)
Nina (entrando) Signora Nora, dove sei? Ti ho portato i giornali...
(Li posa sul tavolo con altri pacchi, pacchetti, una bottiglia di champagne e dei fiori)
Nora (entrando) Grazie Nina. Ma cos'è tutta questa roba?
Nina È roba da mangiare e bere per me e per te che ha voluto comperare il dottore perché dice che dobbiamo stare insieme tutto il giorno a contarla su. E comperava comperava senza ascoltarmi che io gli dicevo: « Ma cosa credi signor dottore che siamo due mucche? Mica possiamo mangiare tutta sta roba in un solo pasto! » perché pare che questa sera usciamo tutti a cena in un gran ristorante.
Nora (Accomodando i fiori in un vaso) Che splendidi fiori!
Nina Ha detto che sono per te e per me ma più per me. (Pausa) E come mai non leggi i giornali? Pensavo che me li strappavi di mano e invece eccoti lì tranquilla a mettere a posto i fiori. Non ti interessa sapere come ha fatto « il tuo protetto » a darsela a gambe?
Nora No.
Nina Ma come! Con tutto quei gran casino che hai fatto per farlo metter dentro?
Nora In questo momento vi è una sola persona al mondo che mi interessa: tu.
Nina Io!? Ma lo sai, signora Nora, che sei bianca come una morta? Stai male?
Nora Sì Nina, Sto male, Molto molto male! E anche dopo, quando sarò riuscita a dirti quello che devo, credo proprio che pensando al tuo caso, finché vivrò, continuerò a star male.
Nina Ma cosa ti salta in testa proprio oggi? Lo sai da un pezzo no che ci ho il « rene mobile ».
Nora Non si tratta di questo. Il « rene mobile » è un'anomalia della quale, con cure adeguate, generalmente si guarisce. Tu, sei stata operata per altre cause, soltanto, durante l'intervento...
Nina Signora Nora: sei troppo bianca! Non posso lasciarti continuare. E per piacere non star più male, perché io lo so da tanto tempo che mi hanno tolto il rene sbagliato e ormai mi ci sono abituata.
Nora Come!! Tu... tu sai... ma da quando?
Nina Non mi ricordo. Forse da sempre. Una parola qui... uno sguardo là. Proprio non so più come faccio a saperlo. Ma so però che ci avete sofferto come matti tu e il dottore e tu sapessi quante volte sono stata proprio lì per dirvi: « Ma non prendetevela così che diamine! Uno sbaglio, quando non è fatto apposta, non è mai una colpa e può capitare a chiunque. Dopotutto, come dicono al mio paese, sbaglia anche il prete a dir Messa. »
(Continuerà a parlare ma senza voce come se all'improvviso fosse partito il sonoro e mimerà la scena di consolare Nora battendole degli amorosi colpetti sulle spalle e indicandole quante buone cose da mangiare)
F I N E