Il rifiuto

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IL RIFIUTO

Commedia in un atto

di MARIO FRATTI

                                   

PERSONAGGI

OONA - una bella ventenne negra, gentile e triste

IL CLIENTE - un trentenne bianco, timido ed impacciato

a New York, oggi

Commedia formattata da

 Modesta camera matrimoniale. La porta che dà in cucina è semiaperta. Non distante dal letto: una culla.

Il Cliente                         - (un uomo con la barba di tre giorni, trasandato, contempla Oona che si sta rivestendo. Dopo averla fissata con adorante ammirazione) Come ti chiami?

Oona                                - (dopo una pausa) Me lo dia lei, un nome...

Il Cliente                         - (umilmente) Ti prego...

Oona                                - (malvolentieri) Oona.

Il Cliente                         - (sorpreso) Oona?

Oona                                - Oona, sì. Forse i miei speravano che fossi differente dalle altre, unica.

Il Cliente                         - Lo sei... Perché ti ostinavi a rifiu­tarmi?

Oona                                - (indicando il letto) Ha avuto quel che vo­leva.

 Il Cliente                        - Voglio dire, fuori, in strada?

Oona                                - (con uno stanco sorriso) Forse la sua barba lunga...

Il Cliente                         - (passandosi la mano sul volto) Ne­gligenza... Son pigro... (La fissa; non è convinto) Che hai detto all'altro?

Oona                                - Quale altro?

Il Cliente                         - Quello che t'ha fermata prima di me.

Oona                                - Di no.

Il Cliente                         - Perché?

Oona                                - (con imbarazzo, rassegnata a domande che son parte inevitabile della sua professione) Era­vamo arrivati al prezzo, il momento più difficile...

Il Cliente                         - Era troppo, per lui?

Oona                                - Poco dieci, poco cento, poco mille. Ma è anche troppo. Non diamo niente. (Un silenzio).

Il Cliente                         - Mi avevi visto?

Oona                                - (stancamente) Sì.

Il Cliente                         - (insistendo) Perché mi hai rifiutato?

Oona                                - Non so... Forse perché mi aveva seguita a lungo... Mi ha vista fare giri viziosi, assurdi...

Il Cliente                         - M'hai notato subito, allora? M'era parso di no... Non ti sei mai voltata...

Oona                                - Nei vetri dei negozi, in qualche specchio che conosciamo noi... Ci aiutano a guardarci in­torno...

Il Cliente                         - (ripensandoci) Che vuol dire se ti avevo seguita a lungo?

Oona                                - Giriamo assurdamente, l'ho detto... Stesse strade, stessi angoli... E' come se scopriste un nostro stupido segreto... Innervosisce.

Il Cliente                         - (poco convinto) Non mi sembra una ragione plausibile, quella vera...

Oona                                - (cercando una nuova giustificazione) Forse anche per il berretto... Originale, buffo... (Lo in­dica; è sul cassettone).

Il Cliente                         - Un berretto...

Oona                                - Da operaio, sembra... (Un silenzio. Oona è quasi pronta. Vorrebbe sfuggire ad un interro­gatorio che l'annoia).

Il Cliente                         - (con una vena di rimprovero) Hai sorriso, a quello con la macchina.

Oona                                - (con una risatina forzatamente allegra) Volevo forse salire, per sfuggirle...

Il Cliente                         - Quelli con la « fuoriserie » non di­scutono sul prezzo.

Oona                                - Anche. Ora dovrei andare. Si fa tardi...

Il Cliente                         - (consultando l'orologio) E' già tardi.

Oona                                - Non per noi. Esco sempre di nuovo, a que­st'ora.

Il Cliente                         - Fa finta d'esser già tornata. Con me... (Un breve silenzio. Oona accetta l'invito, si spoglia di nuovo, infila una vestaglia).

Oona                                - Le scaldo un caffè.

Il Cliente                         - Grazie. (Oona esce lasciando aperta la porta della cucina. Accende il fornello per scal­dare il caffè).

Il Cliente                         - (crogiolandosi) Si sta bene qui... E tu volevi uscire... Grazie per aver avuto quel pen­siero... il caffè... Fa casa, intimità... Vivo con la mamma... Il momento più bello è quando mi prepara il caffè... Leggo qualcosa, sdraiato... Le chiedo più volte: E' pronto?... Mi fa piacere pre­gustarlo, insistere... E' pronto?

Oona                                - Arrivo. (Oona rientra, porge il caffè, si inginocchia sul letto).

Il Cliente                         - (prendendo la tazzina) E tu?

Oona                                - Ne faccio un altro, dopo... (Mentre lui beve; guardandosi attorno) Ha ragione... Si sta bene a casa.

Il Cliente                         - (carezzandole le gambe) Perché non mi volevi? (Oona si irrigidisce, riassumendo una maschera triste) Anche il mio secondo tentativo... Un no deciso, reciso... (Oona porta via la tazzina vuota. Gli volta le spalle, si riassetta i capelli nello specchio. Lo ignora completamente. Come se non esistesse) E' perché... son bianco?

Oona                                - (senza voltarsi) Le sembra logico? Li avete voi bianchi, tutti i soldi...

Il Cliente                         - Preferisci i negri, forse... (Oona si volta lentamente e lo fissa in silenzio, con severità) Scusami... Noi bianchi, lo sai... Abbiamo un com­plesso d'inferiorità... I vostri... (Si trattiene) Per­donami se ti ho offesa ma... Sarebbe naturale, in un certo senso, preferir uomini della tua razza... (Oona continua a fissarlo implacabilmente) Di' qualcosa... Fissi in quel modo... Anche in strada, prima... Guardavi in quel tuo modo... forse disprez­zo... Mi hai fatto paura... 0 solo severità, non so, un rimprovero... Che mi rimproveravi?

Oona                                - Che le ha detto, quella?

Il Cliente                         - Hai notato anche « quella », mi con­gratulo... (Allegramente) Quanti occhi hai? (Ve­dendo che Oona attende la risposta; godendo del­la sua curiosità) Mi ha sorriso... Le ho offerto una sigaretta, un bicchierino... le ho domandato... (s'in­terrompe, vago).

Oona                                - Di me?

Il Cliente                         - Volevo una conferma. Non potevo credere che tu fossi una...

Oona                                - (evitando) Che le ha detto?

Il Cliente                         - Con cattiveria: « una di noi... » (at­tenuando) una nuova...

Oona                                - Come, precisamente? Le parole che ha usate?...

Il Cliente                         - (evitando) Non ricordo... (Un silen­zio, Oona lo fissa).

Oona                                - Facile indovinare. Parole forti, di concor­rente delusa... Insulti... Quali, precisamente...

Il Cliente                         - Proprio non ricordo. Era furiosa perché molti clienti preferiscono la « novità », il colore della tua pelle... Ma ho capito che potevo insistere perché... ti ha visto accettar altri... Perché mi rifiutavi?

Oona                                - (lentamente) Volevo liberarmi di lei... (Lo fissa) Non sapeva presentarsi, chiedere... Incerto, goffo...

Il Cliente                         - E' difficile per un uomo...

Oona                                - Non con donne come noi.

Il Cliente                         - (dopo una breve pausa) E' perché non ti consideravo tale... Non volevo pensarti così, una...

Oona                                - Anche per questo! C'era troppa gentilezza nella sua voce, troppa umiltà. Perché?

Il Cliente                         - (dopo un breve silenzio, con difficoltà) Non so amare, io, se non comincio dalla carezza, dal bacio... Ho sentito subito, per te, questo desi­derio... Baciarti gli occhi, le mani... Ti ho sentita « pulita »...

Oona                                - (amara) Grazie. (Oona è nervosissima. Si torce le mani. Gli volta di nuovo le spalle).

Il Cliente                         - Ho sentito tenerezza, un desiderio di portarti via da quelle strade, di proteggerti...

Oona                                - (con uno scatto improvviso, aggressiva) Non è vero!

Il Cliente                         - (impressionato da tanta forza) Scu­sami... Volevo dire... Per questa sera, per oggi... Sono un vigliacco, lo hai capito... (Oona apprezza quella sincerità e si calma) Via per un giorno, per qualche ora... Con quel volto buono... ci si doman­da... « Come fa? » - « Dove abiterà? »... (Guarda la culla) « Con chi? »... (Oona si avvicina alla culla. Guarda il bambino con tenerezza e rimbocca la copertina) Poi il rifiuto... « Tu » mi hai respinto­lo vengo in quella famosa strada, io noto la tua triste bellezza, io preferisco il tuo volto scuro a tanti volti bianchi e tu... Io « ti » preferisco, « ti » scelgo e tu mi respingi... Esser respinto da una ne­gra è più... (Oona lo fissa con severità. Il cliente si arresta di colpo. Si rende conto del suo passo falso, della sua grave indelicatezza. Ne è imbaraz-zatissimo).

Oona                                - Avanti. Lo dica. « Esser respinto da una negra è più... ». Che cosa?

Il Cliente                         - (molto umile, cercando di riparare) Ti chiedo scusa... Perdonami. Parlavo in generale, solo in generale... L'esser respinto, da chiunque, in qualunque occasione... (Cerca di evitare lo sguar­do di Oona) L'essere respinto manda in bestia, ti costringe a pensare, a porti delle domande... (Le prende una mano) Perché, Oona, perché mi rifiutavi?

Oona                                - Troppo umile, le ho detto... Sembrava un mendicante.

Il Cliente                         - Mendicavo amore.

Oona                                - (duramente) Non sappiamo darne.

Il Cliente                         - (timidamente) Una parola gentile... Tentavo di dirti qualcosa di gentile, di bello...

Oona                                - (con sofferenza) A noi occorre che finisca presto... (Con un cinismo falso) Denaro, molto, e via!... (Senza guardarlo) « Noi » non possiamo indu­giare, commuoverci, perder tempo... (Improvvisa­mente, aggrappata alla culla) Perché mi ha doman­dato se avevo un figlio?

Il Cliente                         - (lentamente) Ho sentito la mamma, in te.

Oona                                - Non è un complimento.

Il Cliente                         - Lo è. (Un silenzio).

Oona                                - Perché ha detto - allora -: « La prego, la scongiuro, qualunque prezzo... »? (Lo studia) Aveva le lacrime agli occhi... Perché pregar così se si ha denaro? (Lo fissa con diffidenza, interrogativa­mente).

Il Cliente                         - (avvertendo lo sguardo) Ne ho, guar­da, ne ho... (Posa il portafoglio sul comodino; lei carezza il bambino ignorando il gesto; un silenzio. Solleticato dal desiderio di tormentarla) Se non ne avessi, ora... Che cosa mi diresti? Saresti ancora la stessa? O un volto nuovo, un odio nuovo?...

Oona                                - (ignorando l'ipotesi; curva sul bambino) « Qualunque prezzo », ha detto... Lei non sa com­portarsi, non sa vivere. Lei non ci conosce... Anche prima, quando volevo uscire... ha raddoppiato la cifra. Ha denaro da gettar via?

Il Cliente                         - Non son ricco ma per una come te...

Oona                                - (accusatrice) E' questo, è proprio questo che le rimproveravo per la strada! Lei non è ricco, lei è troppo umile per esser ricco! Troppo timido...

Il Cliente                         - (estraendo alcune banconote dal porta­foglio e mettendole sul comodino) Per questo, allora, il rifiuto...

Oona                                - (incontrollata) Sì! Sì! Sì! Non possiamo permetterci tenerezza, noi, generosità, sentimento! E' solo una febbre di denaro, la nostra! Molto, per difenderci meglio... (Carezza teneramente il bambino) Per esser - forse domani - di nuovo buone e felici... (Il cliente, seduto accanto alla culla, avvi­cina a sé Oona, le bacia il ventre, le mani, l'acca­rezza).

Oona                                - (liberandosi dalla stretta; con aggressività) Perché mi bacia così, perché mi accarezza? Pre­sto e via! Presto e via! Non voglio altro! (Oona si butta sul letto, in attesa del cliente. L'uomo s'in­ginocchia accanto a lei, le ingemma il viso di pic­coli baci ma non riesce a farle aprire gli occhi, non riesce a dischiuderle i pugni. Oona scattando di nuovo; non resistendo al tenero comportamento del cliente) Basta! Basta! Basta! (Oona salta dall'altra parte del letto. Accanto al bambino si cal­ma un po'. Dopo un breve silenzio) Che vuole da me? Che vuole?... (Voltandosi a fissarlo) Le ricordo qualcuna?

Il Cliente                         - (riflettendo) No... fisicamente no... E' per te, è per te che sento qualcosa, te l'ho detto! Per te, lo giuro! Ti bacerei continuamente... tutta... (Indugia in ammirazione).

Oona                                - (sfuggendogli) Altre, fuori, altre! Se ne trovi una fuori! Son tutte migliori di me! Chiun­que è migliore di me!

Il Cliente                         - (che sta ammirando il bambino) E' un bel bambino... E la pelle è così chiara...

Oona                                - (aggressiva) E se fosse scura?

Il Cliente                         - Volevo solo dire... Non si pensa che il figlio di una madre negra possa essere così pallido... E' praticamente bianco... Il padre... è bianco?

Oona                                - E' bianco, sì. Soddisfatto?

Il Cliente                         - Questa dev'essere una delle ragioni per le quali mi hai... Lo odii?

Oona                                - Chi?

Il Cliente                         - (indicando la culla) Il padre del bam­bino...

Oona                                - (dopo una riflessione) No... (Un penoso silenzio. Gli sguardi si evitano. Sono entrambi in­nervositi e tesi).

Il Cliente                         - (con imbarazzo e timidezza) Mi hai domandato prima se... mi ricordi qualcuna... (Oona lo guarda con curiosità) Qui in città, ho un figlio... (Oona comincia ad ascoltarlo con interesse nuovo, vero) Quell'età, pressappoco...

Oona                                - Una di qui?

Il Cliente                          - Una che s'è trasferita qui, quando... si accorse di essere in attesa... (Gesto di « gravi­ danza») Come me - viene dal Sud.

Oona                                - Come si chiama?

Il Cliente                         - La città è grande... (Le porge una foto­grafia che estrae dal portafoglio) Eccola... Ti somi­glia un po'... E' negra anche lei... (Oona lo guarda. Fissa poi la foto come se cercasse nei suoi ricordi il nome. Come se conoscesse la ragazza. Il cliente ne è improvvisamente allarmato) La conosci?

Oona                                - (restituendo la foto) Non si preoccupi. No.

Il Cliente                         - (rassicurato) Aveva solo sedici anni quando...

Oona                                - Appunto. (Il cliente la guarda con sorpresa; aspetta una precisazione) Adesso ne mostrerà trenta.

Il Cliente                         - (che non ha ancora capito) Oh no! So­lo due anni fa... (Un silenzio. Il cliente abbassa il volto sotto il peso di uno sguardo severo. Ha final­mente capito che per una madre sola due anni inci­dono quanto quindici).

Oona                                - (con curiosità) Com'è andata?

Il Cliente                         - Che cosa?

Oona                                - Lei e la ragazza... il bambino...

Il Cliente                         - S'è innamorata... C'è stata subito... Mia madre era in ospedale, la portavo a casa mia... Ma siamo stati sfortunati e...

Oona                                - (ironica) « Siamo »...

Il Cliente                         - Anch'io sì... Le preoccupazioni, il co­raggio di decidere... Non si sposa una negra, nel Sud... (Per sfuggire ad un interrogatorio) Lo vedi ancora?

Oona                                - No.

Il Cliente                         - Lo cerchi?

Oona                                - No.

Il Cliente                         - Lo pensi, però...

Oona                                - (guardando il bambino con un volto profon­damente triste) Forse...

Il Cliente                         - Gli somiglia?

Oona                                - Sì... (Nel desiderio di sviare a sua volta le domande) L'ha visto, lei, il suo?

Il Cliente                         - No... Mai...

Oona                                - E le è facile... facile dimenticare?

Il Cliente                         - No, non è facile... Basta non pensarci. Tu, Oona - bello il tuo nome « hai mai provato ai­targlielo vedere, a mandargli un ritratto?...

Oona                                - No.

Il Cliente                         - Nemmeno lei, mai... Né una foto, niente. Perché fate così? Perché non tentate?...

Oona                                - Abbiamo ancora un po' d'orgoglio, una « nostra » dignità...

Il Cliente                         - Forse, se tu avessi tentato, mandando una foto... (Oona lo studia con curiosità. I dubbi del cliente potrebbero essere i dubbi del suo uomo).

Oona                                - (dopo un breve silenzio) Non ci ho pensato... (Fissandolo) Forse lui avrebbe strappato la lettera, la foto...

Il Cliente                         - (con spontaneità) Oh no! (Pentito della sua sincerità, attenuando) Dico no, forse no... La curiosità... E' anche una prova d'amore, da parte di lei... Significa che vuole ancora bene, che forse...

Oona                                - E' difficile chiedere l'elemosina... (preci­sando) da chi si ama... Più facile così, ad estranei.

Il Cliente                         - E lui, che ne può sapere, se ancora?... Se lei è pronta a perdonare... Perdoneresti, « tu »?

Oona                                - (dopo un breve silenzio, fissandolo) Sì.

Il Cliente                         - Ecco, questo lui non lo sa! Non può sapere che gli vuoi bene... Gliene vuoi ancora?... Come allora?

Oona                                - Come allora.

Il Cliente                         - (rassicurato e felice) Ecco... a que­sto non crediamo, noi. Sembra impossibile che pos­siate perdonare... Pensi spesso a lui?

Oona                                - Sì.

Il Cliente                         - Si dimentica, dimmi, si può dimenti­care chi... il « primo »?... Era il primo, per te?... (Oona china il capo in segno di assenso).

Oona                                - Non si dimentica, no... (Guarda di nuovo il bambino).

Il Cliente                         - E' il bambino che te lo ricorda, vero? Qualche cosa negli occhi, come sorride...

Oona                                - Sì. (Dando movimento alla culla) E' suo figlio, non lo si dimentica...

Il Cliente                         - E dimmi, dimmi... Se tornasse, dopo tanti mesi. Lo tradiresti, tu? Una vendetta, come per una vendetta... (Oona lo fissa intensamente, lo studia).

Oona                                - Una « vendetta »... E parlava d'amore, prima. Se la brucerebbe, lei, una mano, si sporche­rebbe, lei, per vendicarsi di qualcuno?

Il Cliente                         - (imbarazzato) Così, un modo di dire, un'idea... (Soddisfatto, quasi a sé stesso) Non lo tradiresti... Si può perdonare, allora, un comporta­mento come il nostro, la responsabilità evitata, la vigliaccheria... E perché, perché non hai tentato di...? Perché vivi così?

Oona                                - (con amarezza) Soldi. E' solo una questione di soldi. Lo compri pure, forse, un giorno, con i soldi... Gli tiri su il figlio come un principe - nei migliori collegi - ti compri oro, per mascherarti agli occhi del figlio, degli altri, per difenderti dalle loro accuse... (Con tenerezza, guardando il piccolo) Perché ti permetta di vivergli accanto, dopo, quan­do saprà... anche quando saprà... Bisogna difendersi da sole se non sì ha un marito... Col denaro. E' l'unica arma. (Con forza) Perciò odiamo i misera­bili, perché sono inermi, patiscono, perché non possono coprirti d'oro! Per questo cercavo di evi­tarla, in strada, per questo anche « Lei »... (S'arre­sta con il braccio a mezz'aria).

Il Cliente                         - (allarmato) Lei chi? Lei chi? La co­nosci?

Oona                                - (sulla difensiva, cercando di dissipare i dub­bi) No, le giuro! Non mi fraintenda... Pensavo a lei, sì, alla sua donna ma solo perché è sola... (Con sincerità) Non la conosco, no, lo giuro! Se la cono­scessi... Capisco, capisco il suo pensiero, il suo sospetto - Se la conoscessi... - La mia amicizia è come la peste. - Significherebbe che... Non la cono­sco, glielo giuro!

Il Cliente                         - Sulla testa di tuo figlio!

Oona                                - (irrigidendosi) Sul mio sangue, sì, sul san­gue che mi serve per difenderlo, lo giuro sul « mio » sangue!

Il Cliente                         - (convinto, lentamente) Ti credo... Lo fai solo per denaro, capisco, per il bambino... Non hai genitori, parenti?...

Oona                                - Un fratello... Ha cambiato città per non vedermi più, per non sapere di me... Vivevo con lui.

Il Cliente                         - (con gioia infantile) La mia ha la mamma, una brava donna. Si vogliono bene.

Oona                                - L'aspetta, ne son certa. E' migliore di me, ha meno paura di me... Ha letto di quel giovane che ha tentato di uccidere la madre quando si è reso conto d'essere illegittimo? E sua madre è una donna onesta! E' la paura, vede, è la paura a farci trovare la forza per quelle cose... (Indica il letto) Non la sua donna, no... Ha una madre. Non ha paura, lei... Glielo auguro.

Il Cliente                         - (a capo chino, dopo una breve pausa) Il bambino, a quanti anni, a quanti anni capi­sce? Quando domanda del papà?...

Oona                                - Presto... (Pentendosi, mentendo nel desi­derio di aiutare la sconosciuta di cui vive gli stessi sentimenti) Voglio dire quando ha quattro, cinque anni... E' allora che sente il bisogno del papà... Prima no. Il mio non ha occhi che per me, ora... (Guardando la culla) Solo per la mamma, a quell'età...

Il Cliente                         - Lo tieni sempre qui?

Oona                                - Sì. L'appartamento è piccolo. E' qui che c'è un po' più di caldo...

Il Cliente                         - Anche... Come prima?...

Oona                                - Sì. A quest'ora dorme.

Il Cliente                         - S'è mai svegliato? (Un silenzio. Il volto di Oona è una maschera di dolore. Le è pe­noso parlare di questo).

Oona                                - (con dolore e difficoltà) Una volta... Ingi­nocchiato là... Ci guardava in silenzio... Ci siamo fermati, immobili... Mi pareva d'impazzire... L'uomo è sgusciato via... a pancia sotto... - un giapponese ricco e gentile - rinunciò, quella volta ... Comin­ciai a piangere... Mi fu difficile riaddormentarlo... (Con furia, pentita della confidenza) Che altro vuole? Che altro devo dirle? Pensa a suo figlio, eh? Pensa che anche suo figlio potrebbe... E ci vada, torni da lei se non vuole che cominci a far la vita, la vita sì, questa!... Siete tutti uguali, dei vigliacchi, vigliacchi curiosi come femminucce, bigotti! - « Chi è stato il primo? », « Gli volevi bene? », « T'ha fatto male? ». Maledetti!... (Pentita, sentendo pietà per la timida impotenza dell'uomo) Mi scusi, è un po' di veleno che sale alla gola... Forse perché « lei » è più fortunata... C'è chi la desidera ancora, chi la cerca...

Il Cliente                         - (timidamente) Non so più niente... Nemmeno l'indirizzo... Mi penserà? Credi che?... Tu l'aspetti. Gli vuoi bene sul serio?... Del rancore giù in fondo, non lo senti? del rancore per lui che t'ha abbandonata? dell'odio?...

Oona                                - Finché è lontano, sì... Finché rinuncia a noi, sì... Ma se tornasse... (C'è preghiera nella sua voce; c'è speranza) La sua donna l'aspetta, oh come l'aspetta! Ha un figlio anche lei. Non permetta che... che veda, un giorno... che sappia... Non tema ran­core, vendetta... Siamo disperate, dentro... Non vorremmo che pace, un po' di pace e pulizia... Un uomo che ci difenda dalla vita, dai figli... Anche dai figli, sì... La sua donna l'aspetta, l'ama ancora...

Il Cliente                         - (sfiduciato) Nemmeno l'indirizzo... Or­mai... E' troppo tardi...

Oona                                - Vuol ritrovarla?

Il Cliente                         - (sorpreso) Come?

Oona                                - Conosco un uomo che può aiutarla...

Il Cliente                         - Chi?

Oona                                - Un uomo in grado di trovare chiunque, dovunque...

Il Cliente                         - Com'è possibile? Chi è?

Oona                                - Vuol ritrovarla? (Il cliente si limita a far cenno di sì).

Oona                                - (mentre verga un nome su di un foglietto) E' un uomo gentile... L'aiuterà certamente... se gli racconta tutti i dettagli della sua storia... Vada domattina presto. Il nome della ragazza, almeno, icorda?

Cliente                             - Eh sì.

Oona                                - Gli dica tutto, come lo ha detto a me. II torto fatto alla ragazza, che le vuole ancora bene, che pensa sempre al bambino... Che si è ora pentito del suo comportamento... Gli dica quel che ha detto a me: « S'è innamorata - c'è stata subito ». Solo perché era innamorata... Sarà più gentile se lei è sincero. Gli dica dei suoi sentimenti, del suo desiderio di rivederla, di riparare, gli dica tutto. Li troverà per lei... Vada, ora. (Oona gli porge il foglietto con il nome. Il cliente, affascinato da quella passione, prende il foglietto. Decide di an­dare. Oona, curva sulla culla, non lo guarda più. Il cliente depone altro denaro sul comodino, s'av­via lentamente)..

Il Cliente                         - (uscendo) Grazie... (Un silenzio. Oona allunga la mano. Conta il denaro).

Oona                                - (parlando lentamente al bambino che dorme) Un uomo buono... Non uscirò, amor mio, per alcuni giorni... (dopo aver contato) tanti giorni... Ti resterò accanto ogni minuto... (Guardando la por­ta dalla quale il cliente è uscito) Un uomo buono.., (Lentamente; con voce molto chiara; c'è bellezza e speranza nel suo volto) Andrà domattina presto... Gli ho dato il nome del tuo papà... Gli parlerà, gli dirà della sua vita, del suo pentimento... E forse il tuo papà penserà a noi... Forse, amor mio... Forse. (Oona reclina il capo sulla culla. E' stanca. Ma c'è speranza, ora, nel suo cuore).

FINE