Il risveglio

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IL RISVEGLIO

Il breve riaffacciarsi alla vita di una donna addormentata da anni nel coma.

La serenità di riaddormentarsi per sempre con la consapevolezza di non aver lasciato alcunché in sospeso.

(ESTER ANNETTA

Via del Casale Giuliani n. 46

00141 Roma

Cell. 339 3034840

Posizione SIAE n. 212341 – Sez. D.O.R. Autori)

IL RISVEGLIO

Atto Unico

Una stanza buia; una tenue luce azzurrognola rischiara soltanto un letto su cui si intravede, distesa supina, una sagoma femminile, immobile.

Il silenzio è interrotto da un pigolio intermittente.

La voce che parla è una voce-pensiero che arriva, diffusa, da fuori campo.

E’ la voce di quella donna.

VOCE - Ancora non è giorno, o forse ho stretto troppo le tapparelle e la luce non filtra.

Che strano! Detesto non avere percezione del tempo e impedire al mattino di annunciarsi.

Ma no…è che non riesco ad aprire gli occhi, come se le mie palpebre fossero sigillate.

Neanche riesco a muovermi: nessuno dei miei arti reagisce ai miei comandi.

L’udito però è vigile: sento un bip intermittente e costante accanto a me, e un respiro profondo, come amplificato.

Forse dormo ancora, ma di quel sonno che già percepisce la realtà mentre dura il sogno.

Intanto, con un leggero scricchiolio,la porta della stanza si apre, ed una figura avanza avvicinandosi al letto.

LISA - Buongiorno Silvia, come va oggi?

VOCE – (continuando il pensiero di prima): Eppure questa voce è vera!

(con tono è più alto, in risposta al saluto) Bene, grazie!

Ma…non parlo! La mia voce è ferma alla barriera delle labbra, imprigionata.

Sto tentando un cenno con la testa, ma il mio collo è rigido; il capo è immobile, come un masso sul cuscino.

LISA – (Posando una mano sulla fronte della donna) Non mi pare che abbia febbre.

(Poi le solleva un braccio; alla luce azzurrognola – che proviene da una sottile mensola sul muro al di sopra del letto - si intravede un sottile tubicino che parte dal dorso della mano e risale fino ad un’asta al lato del letto stesso.)

VOCE - Ahi! Una puntura!

(Con tono ora sorpreso, avendo di colpo capito) Ma è un ago!

e..le cannule dell’ossigeno…

…un monitor per la frequenza cardiaca…

…ma…è un ospedale...!

(Urla): Perché sono qui?

E’ inutile, quest’urlo risuona solo nella mia testa: nessuno mi sente; nessuno mi risponde!

Lisa si dirige canticchiando verso la finestra e solleva le tapparelle. La luce che penetra  gradualmente rivela la sua divisa da infermiera, la sobrietà della stanza e rischiara il volto di Silvia. Tutt’intorno una serie di cannule e tubicini.

VOCE - Arriva un tepore lieve sul mio viso. Mi sembra di intuire un chiarore dietro la cortina delle mie palpebre ostinatamente serrate.

Dev’essere un giorno di sole...

Entra un uomo; ha in mano una rosa rossa.

LISA - Signor Gianni, buongiorno. E’ arrivato presto stamattina! Il dottore oggi non c’è.

GIANNI - Non si preoccupi. Oggi ho un incontro importante.

VOCE - Gianni! Sei tu? Amore mio, cosa mi è successo?

…Ma perché resto muta?

Almeno il mio cuore dovrebbe agitarsi, battere più veloce, incalzare quell’arnese che continua a pigolare!

Gianni si china sulle labbra di Silvia, deponendovi un tenero bacio; poi, con la corolla della rosa le sfiora leggermente la guancia:

GIANNI – E’ un giorno importante oggi: si decide la mia promozione, amore, e so che tu sarai con me.

Mi dovevi un bacio ed una rosa: è sempre stato il tuo rituale per augurarmi buona fortuna.

Stavolta ci ho pensato io.

Ci vediamo più tardi.

Esce.

VOCE - No, non andare! Raccontami, fammi capire!

LISA – Che uomo straordinario! Quanta devozione!

Sono passati tre anni dall’incidente, Silvia, e mai una volta suo marito ha mancato di venirle a raccontare ogni dettaglio della sua giornata.

VOCE - Incidente?

(ricorda) un momento…ecco…

..la vecchia cassapanca, la sto dipingendo in garage...

Piove.

Il rosso è finito.

Corro alla ferramenta all’angolo; c’è un grosso camion che manovra… scatta di colpo indietro…sul marciapiede…

Il muro mi preme addosso.

…una chiazza rossa si allarga…la vernice…

Forse.

Tre anni? Sono passati tre anni? E dove sono stata? Cos’è accaduto intanto?

Entra un frate

FRATE - Buongiorno Silvia! Lisa.

Novità?

LISA  - Oh, Padre Antonio! No...

FRATE – (avvicinandosi a Silvia) Povera creatura! legata da un filo sottile ad una vita interrotta troppo bruscamente!

Perché tanta ostinazione a voler restare? E’ forse per il timore di andar via lasciando qualcosa di incompiuto?

Dicono qui che, se tornassi, ti attenderebbe un’esistenza fatta di niente, un’apparenza di vita ancora peggiore di questa.

Ma c’è una misericordia superiore che noi miseri umani a volte fatichiamo a riconoscere:

tu senti, ne sono convinto!

E lascerai le consegne solo quando percepirai che il tuo compito è terminato, che c’è un oltre che continua anche senza la tua guida.

Che tu possa avere presto questa serenità, Silvia!

Buona giornata Lisa.

Esce. Poco dopo entra una donna sulla cinquantina, ben vestita e curata.

CLAUDIA – (con fare allegro): Toc Toc. Sei presentabile, sorellina?

LISA - Signora Claudia, entri pure! Io vado a preparare per la toeletta del giorno.

CLAUDIA – Grazie Lisa.

(Si siede sulla sedia accanto al letto) Come stai, piccola? Mi sembri più pallida...

Sai, ieri sera sono stata a casa vostra: avevo fatto una pizza che sembrava commestibile e l’ho portata a Gianni e ai ragazzi.

Giulia era un po’ giù: l’idea del master in Canada la entusiasma, ma è molto combattuta a lasciarti qui, così. Le ho detto che disapproveresti la sua pena, e saresti felice per questa sua opportunità.

C’era anche Lorenzo. Non era mica a far baldoria con gli amici, dopo il 30 di ieri: era ai fornelli!

Quant’è bello! Ti ha detto, vero, che gli resta un solo esame e conta di rientrare nella prossima sessione di laurea, a maggio?!

Hai due figli straordinari, saggi e responsabili molto più di questa vecchia zia tutta carriera e niente famiglia!

Ma mi è bastato godere della vostra, di quell’armonia e di quella solidarietà che non avrei mai saputo ricreare per mio conto. Voi siete la mia famiglia!

E sai un’altra cosa? Ho deciso che quest’anno organizzerò io per Natale, seguendo esattamente i tuoi rituali;  perfino la scelta dell’albero: sarà rigorosamente vero! Sto giusto andando al vivaio, e stasera farò l’invito formale!

Bene. Scappo sorellina! Ciao.”

Bacia Silvia ed esce.

VOCE – Cos’è?  La sento …calda, lenta: una lacrima che scende all’angolo del mio occhio destro.

E’ una goccia di felicità che è riuscita a sfuggire alla mia immobilità: i miei bambini… fabbricanti operosi del loro avvenire…!

Ma che ore sono? verranno?

Rientra Lisa. Ha in mano una bacinella metallica, una spugna ed una salvietta. Si siede accanto a Silvia e inizia a frizionarle il corpo.

VOCE - (Sorridendo amaramente): La toeletta…!

Avverto un brivido sentendo questo tocco umido, ma probabilmente non traspare.

Ha una mano delicata Lisa.

Anche il viso ora. Non deve aver notato la lacrima di poco fa, o l’avrà confusa con una goccia d’acqua…o forse no, altrimenti perché la sentirei mormorare:

(LISA) - Credo che Padre Antonio abbia ragione….

Lisa termina la toeletta; sistema un po’ intorno, poi esce.

VOCE - Ora c’è quiete.

Ne ho bisogno: devo riordinare milioni di pensieri che si affollano veloci, frenetici, come a voler colmare in un istante la lunga vacanza che ha congelato la mia vita.

Sono rimasta nel buio, lontano chissà dove; e, intanto, intorno alla mia notte tutto è continuato.

La mia famiglia si è medicata con l’unione; ognuno è divenuto guida dell’altro.

Dalla mia assenza ciascuno ha tratto forza, ha tracciato obiettivi e raggiunto traguardi. Insieme hanno mantenuto su una rotta sicura le loro esistenze, ed ogni giorno mi hanno raccontato questa volontà.

Quanto li avrò limitati? A quali scelte e rinunce li avrà costretti questa mia condizione? E cosa accadrebbe ora se aprissi gli occhi, se si accorgessero che sono tornata?

L’ho sentito il frate: sarei un peso maggiore.

Posso davvero volerlo?

Improvvisamente irrompono nella stanza Gianni e due ragazzi:

GIULIA - Ciao mamma!

VOCE - Giulia!

Ma…è già sera? I pensieri mi hanno divorato il tempo oltre che l’anima?

LORENZO - Abbiamo grandi notizie!

VOCE - Lorenzo!

Lorenzo si siede sul letto, accanto alla madre, e le poggia per un momento la testa sul petto.

VOCE - Cucciolo mio, sei  così cresciuto che mi sembra che il letto sprofondi sotto il tuo peso…

Eppure lo sento, hai ancora il tuo odore di bimbo…

GIANNI - Amore, sono il nuovo Direttore Generale! Significa che avrò uno stipendio più alto e potrò fare i lavori a casa per sistemarla come ti sarà più comoda quando tornerai.

VOCE - Stringimi la mano, amore, dimmelo ancora una volta…

GIANNI – ( Quasi ubbidendo a quella muta supplica, si siede anch’egli sul letto, prende la mano di Silvia e, stringendola, si china sul suo orecchio sussurrandole):

Io ti amo.

GIULIA – Mamma, Luca ha ottenuto dalla sua azienda il trasferimento alla sede canadese. Partirà con me, ma prima… vorrebbe sposarmi!

Segue un silenzio commosso, in cui lentamente anche Giulia si siede sul letto, accanto al fratello e al padre.

Si cingono la vita l’un l’altro, quasi a voler formare un unico abbraccio, mentre contemplano il silenzio di quel viso immobile.

VOCE - Sono tutti qui…

Si, li sento: mi circondano, mi avvolgono, mi sono dentro.

Vorrei urlare, abbracciarli.

Invece no: ora lo so, ora capisco che questo silenzio e questa immobilità sono più giusti:

sono un atto d’amore necessario, perchè conceda libertà al loro divenire.

Non ho più motivo di restare, non devo.

Oggi ho avuto un dono: sul mio buio si è aperta una finestra attraverso cui ho spiato nelle vite di chi amo, e quello che ho visto è buono.

Veglierò ancora su di loro, e non sarà da qui, ma da un punto privilegiato di un altrove che non sia più per alcuno una prigione.

GIANNI - Buonanotte, amore.

GIULIA e LORENZO - Buonanotte, mamma.

Gianni, Giulia e Lorenzo si dirigono verso la porta ed escono.

Nel silenzio che segue, si sente ancora, dolcissima, la voce di Silvia:

 

- Vi amo immensamente.

Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip.

Buio.