Il ritorno degli dei

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Osimo - Festa dei fiori

Osimo - Festa dei fiori

Il Gruppo Teatrale Passatempo

presenta

IL RITORNO DEGLI DEI

di Piergiorgio M. Mariotti

regia di Maria Grazia Tittarelli

PERSONAGGI

Cupido Loris

S. Pietro Piergi

Giove Cappa

Giunone Elisa

Marte Ale

Venere Chicca

Prete Igino

Totò Andrea

Ninfa1 Chicca

Ninfa2 Elisa

Ninfa3 Chiara

Ninfa4 Elisa A.

Narciso Ale

Maga MG

Mercurio Piergi

Imprenditore Cappa

Prete Igino

Fo Andrea

Psyche Elisa

Sorella  Chicca

Cantanti Piergi e MG

Minerva Chicca

Artista MG

Oscar Cappa

Benigni Andrea

Minelli MG

Money Ale

Prete Igino

Chiara e Elisa A.

Ulisse Ale

Circe Elisa

Penelope Elisa

Cupido - Caramelle, aranciate, gassose, semi, gelati.

Pietro - Potrei avere un caffé?

Cupido - Pietro, ti riconosco sai? smettila di fare il buffone e comincia a prendere le cose seriamente.

Pietro - Essere smascherato da un angelo, che figura!

Cupido - Sta per cominciare uno spettacolo serio.

Pietro - Perché? arrivano gli americani?

Cupido - Ho detto serio. Gli dèi sono tornati.

Pietro - Non è possibile.

Cupido - Ti dico di sì.

Pietro - Come fai ad esserne così sicuro?

Cupido - Ho fatto una capatina nel cuore degli uomini.

Pietro - Davvero? Piacerebbe anche a me sapere cosa pensano veramente gli uomini. E dimmi, dimmi, che cosa hai visto?

Cupido - Hai pagato il biglietto? Se non paghi il biglietto non te lo dico.

Pietro - Il biglietto? Io il biglietto? In genere sono gli altri che lo pagano a me.

Cupido - Allora niente. Caramelle, aranciate, gassose, semi, gelati.

Pietro - Sono rimasto solo. Io, Pietro, sono rimasto solo. Tutti vanno a vedere gli dèi che sono tornati. Se ne vanno tutti dal mio paradiso. E adesso dove vado? Che faccio? Maestro! (esce).

(entra Giunone)

Giun - Giove! Giove! dove ti sei cacciato? Oggi ti sei dimenticato di mandare la pioggia. Dove sei? C'è una delegazione di coloni là fuori, protestano, sono furibondi...(si avvede dell'occupazione di Giove, che spunta da dietro il canapè) Giove. Per tutti gli dèi, ti sembra questo il momento di ...(anche una ragazza esce fuori e si riassetta il vestito).

Giove - Cara mia, da quando in qua il padre degli dèi deve dare spiegazioni? Non prendere troppa confidenza, sai. Il fatto di essere considerata mia moglie non giustifica  che tu possa impicciarti dei miei affari.

Giun - Però, che bell'affare quello lì!

Giove - Stavo appunto fecondando una giovane donna mortale per generare un semidio.

Giun - Un altro! la terra è piena di gente che si crede un semidio.

Giove - Un semidio vero, non un esaltato. Non scherzare su queste cose. Dì ai coloni che domani manderò tempesta.

Giun - Finalmente! oh, ma mi raccomando, vacci piano, eh!

Giove - Sì, sì, so il mestiere mio.

Giun - Toh, sta arrivando Marte (uscendo). Ciao bello!

Marte - Potrebbe evitare di prendermi in giro. Bello, io?! Semmai forte, astuto, valoroso, ma bello! Padre, tua moglie è sempre molto antipatica con me.

Giove - Vorrei ricordarti che mia moglie è anche tua madre.

Marte - Ah, sì?

Giove - Perché ah, sì?

Marte - Ah, no? (guardando la ragazza)

Giove - Quante volte ti devo spiegare che quando un dio si unisce a un altro dio non deve essere preso in senso letterale, è una metafora per significare...

Marte - Apposta da un po' di tempo in qua preferisci frequentare le umane.

Giove - E tu frequenti troppo le casereme.

Marte - Dovere mio, padre.

Giove - Beh, allora dimmi come vanno le cose.

Marte - Male, padre mio. Ti spiego. Gli uomini non sanno farsi valere. Sono diventati codardi e irascibili.

Giove - Dov'è il problema?

Marte - Che non fanno più una guerra come si deve.

Giove - No? e che cosa fanno?

Marte - Costruiscono le armi, poi le vendono - capisci? - non le costruiscono mica per difendersi o per dimostrare il loro valore...

Giove - E' pazzesco!

Marte - Ti assicuro, le vendono. E per venderne ancora le devono scaricare da qualche parte. Capisci? Fanno una strage e ricominciano da un'altra parte.

Giove - Che vigliacchi! e la fanno così, senza una dichiarazione di guerra?

Marte - Nessuna dichiarazione di guerra, al massimo lanciano un ultimatum...poi sparano e basta. Pensa che il nemico non lo vedono neppure in faccia!

Giove - Ma è disumano! Io qui devo intervenire, devo fare qualcosa. Per esempio devo ripristinare il duello.

Marte - Il duello? Ah, ah. Te li immagini tu (fa un cenno di chi immagina la scena con persone attualmente coinvolte). Sarebbe come far vincere chi ha il pisello fuori legge.

Giove - Basta, a questo punto devo intervenire in prima persona (tira fuori fulmini e saette).

Marte - No, te ne supplico è meglio di no.

Giove - Perché no? Hai un'idea migliore?

Marte - Certo che ce l'ho! Serve un diversivo.

Giove - Un diversivo?

Marte - Dato sì che non sanno fare la guerra, che ne dici di creare una nuova dea.

Giove - Una nuova dea?

Marte - Sì, una dea della bellezza. Senti questa: l'Olimpo offre un incentivo ai comuni mortali perché smettano di fare guerre balorde. Fate l'amore, non fate la guerra.

Giove - Suona bene, pensi che funzionerà?

Marte - Se non riesce a impedire lo scoppio delle guerre, almeno può servire a farle smettere. Io con queste guerre fatte così sono diventato quasi nevrastenico, ho il mal di fegato, insomma o si fanno le cose per bene o preferisco ritirarmi a vita privata.

Giove - Magari in compagnia della tua dea della bellezza!

Marte - Se me la fai vedere prima...sai, non faccio nulla senza provare.

Giove - Va bene, mi hai convinto. Domani avrai la tua dea della bellezza.

Marte - Domani? Non vuoi aspettare - che so io? - nove mesi?

Giove - No, no le buone idee bisogna coglierle al volo.

Marte - E come la chiamerai?

Giove - Vediamo un po' Afrodite, no, meglio...Venere, la chiamerò Venere.

(nascita di Venere)

Prete - E' uno spettacolo vergognoso. Gli dèi sono tornati e il paganesimo dilaga. Dopo tanti secoli, che vergogna. E tutto, per il sesso, tutto per la licenziosità, per il piacere!

Totò - Ma mi faccia il piacere! Ma si vergogni, guardi me. Le sembro io uno che fa tutto per il piacere?

Prete - Che c'entra? c'è sempre l'eccezione!

Totò - Per sua norma e regola, io non sono una eccezione.

Prete - Non vorrà dirmi che lei è una persona normale?

Totò - Reverendo, ma non mi faccia ridere.

Prete - Non capisco. Che cosa c'è da ridere?

Totò - Ma si guardi, si guardi un po'.

Prete - Ebbene, cosa c'è?

Totò - Uhu, aha, c'è che avete finito di farci piangere. Uhu, aha.

Prete - (allontanandosi) Lei dovrà rendere conto di queste risate, lei non sa chi sono io...

Totò - Ma chi si crede... (musica) sogno o son desto? Qui si fa festa. (esce).

(Scena del baccanale).

Ninfa1 - Numi del cielo, com'era bello Narciso. Non sono fanatica del sesso, tu che mi conosci lo puoi dire, ma Narciso è un avvenimento che deve essere raccontato, è una storia singolare, non ha uguali al mondo, è oscura, incomprensibile. Perlustra pure, se vuoi, le storie degli amori che il tempo ha visto scorrere fin dalla fondazione del mondo, narra pure le cocenti passioni, le struggenti lussurie dei re e dei guerrieri, nessuno come Narciso porta il segno degli dèi. Narciso è divino, non come è divino un miserabile atleta degli stadi o un poeta che canta le gesta dei vincitori. Interrogate le ninfe dei boschi e delle acque. Conosci Narciso?

Ninfa2 - Se lo conosco?! Sobbalzava il mio cuore al suo passo e un tremore irrefrenabile mi scuoteva le membra. Scorgevo di lontano i suoi riccioli neri e la fascia fulgente sul capo. Madida di sudore mi nascondevo, poi timidamente mi affacciavo. Cos'è una donna? e perché si scioglie davanti a un uomo? L'apparire del forte torace, la grazia di un collo tornito, di un labbro vivido e fresco... non lasciatelo parlare, non posso udire la sua voce senza venire meno. Che non mi guardi, ho paura di non essere bella per lui.

Ninfa1 - Ma fatti coraggio stupida! Non vedi che le altre sono più audaci di te? Non chiamarle svergognate, o forse sto esagerando, si muove la mia anca sinuosa a un impulso che sale da dentro, distratta sporgo la gamba e mi chino quanto basta per offrire e nascondere il seno. Tintinna la mia voce e il calore che sale dalle ossa rende lieve il mio passo. Venite, formiamo una corona di fiori, allacciate le madide membra. Follicola il cervello e intenso il mugo aspro trasfonde panico nella valle.

Coro - Noi siamo ninfe presenti in ogni arbusto, ci puoi trovare sotto il sasso bagnato dal limpido cristallo che mormora, nello schianto del frutto che cade maturo.

Ninfa1- Noi siamo l'anima del bosco, ascolta Narciso il suo fruscio.

Ninfa2 - Trascorri con noi le tue notti

Coro - Ti avvolgeranno di un trepido manto le foglie, ti laverà la tenera rugiada, ti saluterà il bianco mattino e gli acuti rumori accarezzeranno il tuo corpo riposato e sazio.

Narciso - Io vi conosco ninfe a una a una, il tuo tronco morbido e caldo, il muschio odoroso delle tue pieghe, le mandorle amare del tuo sesso, i duri boccioli e le nervature delle tue mani, come tenera membrana i tuoi anfratti ruvidi e mossi. Non c'è donna così sgraziata che non nasconda un sottile, smagato piacere. E tu, batuffolo di lanuggine che scendi dall'alto pioppo e ti nascondi tra le foglie e il sasso: nessun'altra cen'è come te. Unica sei coi tuoi occhi bugiardi, perché solo in te ho visto la scintilla che mi parlava di una stella remota, d'altri mondi che nessuno conosce...

(Cupido entra e tira una torta in faccia a Narciso)

Giove - Ben gli sta. Quel ragazzo se ne faceva troppe. Gli umani non devono montarsi troppo la testa, gli dèi  siamo noi. Per punizione non riuscirà ad innamorarsi più di nessuna. E' una puniione dura, ma gli farà bene, almeno per un po'.

(Narciso si nasconde sotto un mantello)

Coro - Narciso è infelice e cupo si trascura, nasconde i riccioli sotto un rozzo manto, curva la schiena, appesantisce il passo, lo sguardo diventa acquoso e scuro.

Ninfa1 - Lo hanno udito sospirare alla luna, e piangere e singhiozzare. Un brivido percorse le mute ninfe, il bosco divenne silenzioso e vuoto.

Ninfa2 - Una luna livida rifletteva spettrale sulla valle e gridò Narciso, un grido che rivoltò la sua anima di fuori. Lo udì Eco e rispose:

Ninfa1- (con delay e riverbero) Questa è la tua voce Narciso. Ogni volta che la chiamerai essa verrà. E folle Narciso ripeteva il suo nome. Narciso, Narciso, Narciso. Ti amo, ti amo, ti amoooo (effetto eco).

Ninfa1 -Ora poteva vedere la sua sua forma interiore, o meglio, poteva udirla, poteva ineriarsi di lei, riconoscerla, assaporarla pian piano, in ogni dettaglio, in ogni anfratto. Eco era fedele, ma non poteva innamorarsi di lei.

Ninfa2 - Oh, il dolore incomunicabile e folle di Narciso. Mostrati almeno una volta, una volta, una volta (effetto eco).

Ninfa1 - Eco era come uno specchio, due specchi, una riflessione infinita di suoni, una moltitudine identica a se stessa, eppure fontale, eppure sconosciuta. Sempre  più cupo, ora Narciso guardava le ninfe specchiarsi nello stagno, le guardava con disincanto, ascoltava i discorsi.

(le ninfe si recano dietro un telo bianco, ombre cinesi)

Ninfa1 - Ti ricordi Narciso com'era bello? Mi stanno bene i capelli così?

Ninfa 2 - Ho ancora sulla pelle il profumo del suo sesso. Dici che dovrei tagliarmi le unghie?

Ninfa1 - Il suo seme era come miele. Guarda che brutto naso che mi sta venendo!

Ninfa1 - E come spingeva forte. Secondo me la veste dovrebbe essere più corta.

Ninfa2 - La sua carne riempiva le viscere di turgore. Passami l'asciugamano.

Ninfa1 - Le sue membra robuste facevano sprizzare latte. Chissà dove sarà andato a finire? Rapito dall'ingannevole Eco, avrà trovato la morte in qualche forra o in qualche burrone.

Ninfa2 - Eco non perdona. Stringe il malcapitato a sé, gli fa dimenticare le altre donne, poi  lascia l'uomo solitario con se stesso, in balia della sua anima.

Ninfa1 - Non ho mai visto un mortale entrare nelle profondità dell'anima senza rimanerne folgorato. L'anima è come l'abisso: più lo penetri, più ti inghiotte.

Ninfa2 - Meglio stare ancorate alle apparenze, patire la moltitudine e in ciò stare contente. Facciamo il bagno?

Narciso - Si increspò lo stagno, la luce traversa del tramonto inondò di oro e rame la mia vista, la frantumò in mille gemme fulgenti; ebbi un  tuffo al cuore, ringraziai Apollo, ordinato dispensatore di bellezza. Nella luce vidi, con gli occhi dell'anima vidi. E fui felice d'altro.

Ricordai la sapiente fascinazione di Eros e i morsi di Anima. E compresi che potevo andarmene contento e ascoltare l'imperioso richiamo della morte. Narrano che Giove abbia avuto pietà di me tramutandomi in fiore, affinché tu, donna, possa considerare in ogni uomo il trepido Narciso, i suoi silenzi, le sue assenze, i suoi mancamenti. Non lo cercare più in altri talami, potresti non trovarlo, perché d'ora in poi Narciso appartiene agli dèi (scivola a terra).

Giove - Accidenti l'ho fatta grossa! Povero Narciso, quasi quasi mi pento di averlo punito. Guardalo lì, così bello e così morto!

Devo rimediare, so io come fare. Ora gli mando una maga.

(scena della maga che trasforma Narciso in un fiore)

(in scena Mercurio che aspetta e dall'altro lato un imprenditore alla scrivania)

Imprenditore - (al telefono) Eh? Lo faccia aspettare. Quale appuntamento? Le ho detto tante

volte che i rappresentanti di commercio li ricevo alla fine. Oggi sono occupato tutta la giornata, lo vuole capire? Lo faccia aspettare.(altro telefono) Come? Cinquanta milioni? E dove li tiro fuori cinquanta milioni? No senta, lei non può fare questo. Tenga presente che lo stailimento da solo vale due miliardi, ipotecati va bene, ma basta e avanza. Senta, non usi queste parole con me perché in questo caso io le ricordo un certo onorevole...con tutto quello che lei sa a proposito della sua carriera in banca. Ecco, appunto, così va meglio. Per i cinquanta milioni domani mattina le porto una mazzetta di cambiali allo sconto. (butta giù). Te la dò io la mazzetta...

(Mercurio non parla, seduto su una sedia aspetta giocando con una pallina)

Imprenditore - (altra chiamata) Sì, caro, ti ho detto tante volte di non telefonarmi in azienda. No, proprio non posso. Mia  moglie è diventata sospettosa. Dobbiamo aspettare il week-end. Tiro fuori la scusa dei materiali da costruzione. Anzi, perché non ci andiamo davvero? Un viaggetto in Germania ti farebbe schifo? Conosco un localino...scusa c'è una telefonata. Ci sentiamo caro, ciao, ciao. Bacioni. (altro telefono) Sì, buongiorno, l'auto è pronta? Bene, ma io avevo detto blu notte. nera non mi piace. Con trecento cavalli che tirano un BMW nero mi pare di andare a un funerale. Guardi, preferisco aspettare. Perché io so quello che voglio. e quando dico blu notte deve essere blu notte. Capito? (butta giù) Che imbecille! S'è fatto notte. Basta, vado a casa. Che faticaccia oggi. Ah, dimenticavo, il commesso viaggiatore. Che rompiscatole. Chissà cosa vorrà! Lo liquido in due minuti. Un imprenditore come me non può sottrarsi a certi doveri formali. Deve fare sempre la sua bella figura. Avanti!

Mercurio - Sono venuto un po' in ritardo, ma la segretaria non mi faceva passare.

Imprenditore - Lei è proprio buffo! Sono io che non l'ho fatta aspettare.

Mercurio - Insisto, sono io che non sono riuscito ad avvisarla prima.

Imprenditore - Avvisare me di che cosa?

Mercurio - Io invece la capisco perfettamente. Succede a tutti di stupirsi. Anzi le dirò che lei è appena all'inizio.

Imprenditore - All'inizio di che cosa?

Mercurio - Del suo viaggio.

Imprenditore - Io non ho alcuna intenzione di viaggiare. O almeno non si deve sapere. Io, sia chiaro, sto andando a casa. Perciò la prego di uscire. Il colloquio è finito, prego.

Mercurio - Se fossi in lei chiederei informazioni prima.

Imprenditore - Ah, Ah! Lei è proprio comico. Da dove è saltato fuori?

Mercurio - Dall'Olimpo. Mi chiamo Mercurio. Il mio compito è accompagnare le anime dei defunti alla loro dimora ultima. (comincia la musica).

Imprenditore - Come? Lei sta scherzando?

Mercurio - Le avevo detto che ormai non c'è più tempo.

Imprenditore - Chi? Io?

Mercurio - (annuisce) Lei.

Imprenditore - Posso prendere le mie cose?

Mercurio - Non le serviranno.

Imprenditore - Posso telefonare a mia moglie? No, forse è meglio di no. E' che sono impreparato.

Mercurio - Dicono tutti così.

Imprenditore - Vado al bagno.

Mercurio - No.

Imprenditore - Ma proprio adesso?

Mercurio - Ora.

(la scena cambia).

Imprenditore - Quando si mangia? In verità non ho fame. L' ho detto così, per abitudine. Lei non mi ha neanche risposto. Non ho mai amato le sale di attesa. Questa però è molto strana, non mi ci trovo male. Dopo l'esperiena del tunnel...quella sì che era... angosciante. Ho detto angosciante? No, forte, un'esperienza forte. Ora c'è calma, Queste parteti non sono gesso. Me ne intendo io di materiali edilizi. Mai visti 'sti qui. Sono fatti di cielo denso. Quella finestra così in alto mi disturba un po'. L'idea della prigione, ecco. Se avevo dato retta a mia figlia di occuparmi di architettura, l'avrei capito prima. Fuori c'è la luce, ma la luce non entra. Del resto non c'è bisogno, perché tutti i materiali sono luminosi, no, translucidi, neppure...come l'alabastro.Uffa!

Voce f.c. - Opalescenti.

Imprenditore - Grazie Teresa che mi hai suggerito la parola. E' sì, tu hai studiato, con i miei soldi ti ho fatto studiare. Non ne parliamo. Che delusione, andare a fare la suora di clausura. Non stai meglio di me ora. Ma quando viene qualcuno a dirmi qualcosa? Come? Ho desiderato qualcosa e la prigione è sparita. Buon giorno! Volevo parlare con ...il presidente. Perché ridete? Sì, è vero sono un po' goffo. Come lo chiamate? Non capisco. E' una lingua sconosciuta per me, Per tutti? E allora...come pretendete che uno... non pretendete. Va bene, signor...signore e basta. Posso conoscere l'oggetto del colloquio? Uhè, ma 'sto chi non parla. Va bene, va bene, se la disturbo torno un'altra volta. Ahi, che toppa! Parlo con l'usciere per un appuntamento. Quarant'anni di esperienza commerciale, menagement e pubbliche relazioni, incappo in una storta proprio adesso.

Voce f.c. - Prego, accomodati.

Imprenditore - Ah, finalmente! Ma è un uomo o una donna? Non avevo detto che quelli che parlano sono centri, no, terminali, punti avvolti da una...sfera, un alone...eppoi, mica parlano veramente, sei tu che li senti. E questo mi fa male. Per carità, la voce è educata, forte, seria, dolce, ferma, ....ehee quanti aggettivi tutti insieme. Sissignore, volevo parlare con il capo. Come perché? per via che sono qui. Che ci stiamo a fare noi qui. (riverbero). In sala di registrazione si chiamerebbe riverbero, cioè il vuoto che sbatte sulle pareti. No, non c'è proprio nessuna differenza tra prima e adesso, sai? angelo impalpabile, nessuna, nessuna. Allora perché questa messa in scena? Di colpo tutto sparisce e mi ritrovo nel vuoto. Mi piace il giochetto. Ciò che desidero compare e scompare. Non è un giochetto, perché se desidero un sigaro o un BMW quello non compare. Ecco la differenza. Compaiono solo i desideri veri. Non mi ero mai accorto quanto i miei desideri fossero pochi, corti e miserabili. Eppure ho lottato tutta una vita per averli. Potrei uscire da questa solitudine? C'è nessuno che mi fa uscire da questa solitudine? Nessuno. Qualcuno sulla terra potrebbe regalarmi un fiore? Accidenti, magari passa tutta l'eternità senza che qualcuno sulla terra si ricordi di regalarmi un fiore. E' così. Non posso farci nulla. Devo solo sperare che ci sia sulla terra qualcuno migliore di me.

(entra il Prete, poi Dario Fo)

Prete - Io protesto, è una vergogna, questo non è l'aldilà cristiano. Dov'è l'inferno, dov'è il purgatorio? Dove sono gli angeli e le anime beate? E' una truffa, è una vergogna. E' una buffonata.

Fo - Buonasera stavate chiamando me, eccomi per servirla, lo svitato, Dario Fo, tuttomatto eppure Nobel.

Prete - Ma che razza...

Fo - Razza padana, senza punti, accenti o virgole inutili.

Prete - Ma che c'entra lei con l'aldilà.

Fo - Io? vengo da un altro mondo, si sa, nessuno mi aspettava, come la morte, le sue misure prego! (tira fuori un metro per misurare il prete).

Prete - (fa gli scongiuri)

Fo - Ecco, vede, lei è superstizioso, le ho misurato il suo tasso di purgatorio, è stato facilissimo per un giullare come me, svitato quanto basta, vuole che proceda al suo quoziente di intelligenza paradisiaca?

Prete - Ma se ne vada, che mi fa girare...

Fo - La testa, lei stava dicendo la testa.

Prete - No io non dicevo la testa.

Fo - Ecco, appunto, lei ragiona con i coglioni, pertanto per il paradiso deve aspettare un po', diciamo qualche migliaia di secoli.

Prete - Nooo, non lo dica neppure per scherzo!

Fo - Come preferisce, per lo sconto mettersi in fila.

Prete - Basta non ne posso più, toglietemelo di mezzo

Fo - Non ci faccia caso, non deve far altro che chiedere, io scompaio subito, ecco, vede? sono diventato invisibile.

Prete - Veramente è ancora qui.

(entra Psyche)

Psyche - Avete visto l'amore mio?

Fo - Questa chi è?

Prete - E' una ragazza che cerca il suo ragazzo.

Fo - Come ti chiami, ragazza?

Psyche - Io mi chiamo Anima, Psyche.

Fo - Se sei l'anima, come faccio a vederti?

Psyche - Non lo so, ma ti prego, non ricordarmi questa storia.

Fo - Quale storia?

Psyche - Aiuto, mi sento trascinata nel ricordo...

(musica, luci, il prete e Fo si allontanano).

Psyche - Mi sono sposata e ho fatto nuova la casa. E' una dimora splendida, molto ricca. Mi sembra di vivere un sogno. Non lo dico così per dire, sapete? Sto davvero vivendo un sogno. Non ci credete? Il fatto è che non conosco il mio sposo. Lo amo tantissimo. Lui mi ama veramente. E' forte, è tenero, è dolce, è premuroso, ma...non l'ho mai visto. Viene a trovarmi la notte: lo sento eccome, ma non lo vedo. Mi parla, mi tocca, ma è come se fossi cieca. Intendetemi, cercate di capirmi. Io vedo tutto, ma non lui. Lo sento, ma non lo vedo. Devo confessarvi che ogni volta che facciamo l'amore mi piace sempre di più. Godo immensamente ogni volta, e la volta successiva godo ancora di più. Mi domando: fino a dove, fino a che punto può arrivare il godimento? Provo le vertigini solo a pensarci, sono felice e strana. Strana, solitaria. penso. Mi si insinua il dubbio, la domanda che mi inquieta: perché non lo vedo mai? Un giorno mi decisi e chiamai mia sorella.

(entra la sorella)

Sorel - Anima mia come sei fortunata. Tuo marito deve essere molto ricco...ma questo è oro, e questa è una seta speciale, non l'ho mai vista, non l'ho mai toccata... le pareti sono di pietre preziose. Anima mia, come sono felice per te. (rivolta al pubblico). Non è vero. Io non sono affatto felice, anzi. Lo dicevo così per dire. (rivolta a Psyche) Ti rendi conto che tuo marito è uno sconosciuto? Bisogna diffidare di chi non si conosce. Può essere un inganno, un trucco. Chissà cosa avrà in mente quell'uomo. Eppoi questa storia che non si vede mai...non convince, non convince. Anima mia, io ti voglio bene, lo sai. E per il tuo bene, perché non chiedi al tuo sposo di mostrarsi una volta, una volta sola.

Psyche - Non posso. Me lo ha proibito. Dice che se si mostrasse, svanirebbe subito e lo perderei per sempre.

Sorel - Uhmmm, lo dicevo io che c'è sotto...gli uomini....Se ti ama davvero, non potrà negarsi. Scusa, non dici che ti accontenta sempre, che ti dà tutto quello che desideri?...

Psyche - Ma non posso ...

Sorel - Oh, suvvia, gli uomini bisogna saperli prendere. Cerca di essere furba...la prossima notte che verrà tu comincia a lavorarlo...strappagli un pelo!

Psyche - Un pelo (ridendo) un pelo? un pelo! Sorella mia, ti ringrazio della visita, ma ora ho da fare. Vai pure a riferire ai miei genitori che sono felice. Arrivederci.

Sorel - Auguri sorella, fatti forte, qualunque cosa accada, conta su di me. Ciao, ciao.

Psyche - Non mi sembra molto soddisfatta. Che idea. Strappargli un pelo! però mia sorella mi vuole bene. Se non mi fido di lei, di chi mi devo fidare? Oh, ecco che arriva mio marito.

(subito si butta sul letto, entra Cupido)

Cupido - Anima mia come sei bella! Resta sempre così, che mi riempi di felicità e io trovo in te la mia consolazione e il mio riposo.

Psyche - Marito mio, sei la mia felicità e mai ti lascerò.

Cupido - Ahia, che fai anima mia?

Psyche - Ti ho preso un pelo, eccolo, lo vedo, lo vedo, lo vedo!

Cupido - Anima mia, non lo fare più! Per l'amor del cielo, non farlo più.

Psyche - Perché dici così? mi spaventi.

Cupido - Perché se tu vedessi per un solo attimo le mie sembianze, scomparirei immediatamente e non ci incontreremmo più per l'eternità.

Psyche - Oh, no: sarebbe una sciagura marito mio, mi sei troppo caro perché io rischi di perderti per sempre. Non accadrà più, te lo giuro.

(suono d'arpa, esce Cupido, entra la sorella)

Sorel - Tuo padre e tua madre ti salutano e ti mandano a dire che ogni tanto potresti scrivere.

Psyche - Ci ho provato, ma la lettera non è stata recapitata, perché Mercurio aveva lavori urgenti.

Sorel - Un bel disservizio, è intollerabile. Chissà dove andremo a finire. Oppure è una scusa...

Psyche - Sorella mia, cosa dici? non credi alle mie parole?

Sorel - Non del tutto. Non del tutto. Il fatto è che tu sei ingenua, cara sorellina. Ti sei fatta imbrogliare da quell'uomo e ancora gli credi.

Psyche - E' mio marito, gli voglio bene, ho dei doveri...

Sorel - Insiste nel non farsi vedere, è così? Quando scoprirai la verità sarà troppo tardi.

Psyche - Quale verità?

Sorel - Glielo dico? Glielo dico? Credo proprio di sì. (rivolta al pubblico) Glielo diciamo?

A questo punto...Tuo marito è un mostro!

Psyche - Un mostro!?

Sorel - Non è un essere umano.

Psyche - Non sarà umano...non sarà umano, però gli ho strappato un pelo...e si vedeva.

Sorel - Quanto sei sciocca, fammi vedere il pelo.

Psyche - L'ho buttato.

Sorel - Sono sicura che non era un pelo umano.

Voce f.c. - No di certo!

Sorel - Chi ha parlato? Lo vedi? c'è qualcosa di mostruoso in tutta questa storia. E se fosse un demone? di sicuro è un demone, quelli li conosco, hanno peli in tutto il corpo, lunghi così. Era lungo? era lungo?

Psyche - (annuisce) Sì, era lungo.

Sorel - Ohoo...Basta! Dobbiamo prendere una decisione. Occorre smascherare il mostro.

Psyche - (spaventata) E come?

Sorel - Ascolta la tua cara sorella "che ti vuole bene". Domani notte, quando il mostro avrà fatto tutte le sue cose, tu raccoglierai il seme. E quando lui si sarà addormentato, lo verserai dentro questa ampolla. Il possessore del seme, come per incanto, sarà rivelato alla tua vista. Lo potrai vedere e ti convincerai.

Psyche - Ho paura! E' un imbroglio, è magia nera!

Sorel - Quando si tratta di difendere la propria onorabilità....Vorrei esserci anch'io.

Psyche - Farò come dici.

(la sorella esce, è notte, si oscura la scena per consentire a Cupido di sistemarsi a letto, sazio e addormentato. Psyche armeggia con l'ampolla e con la lampada ad olio, vuole vedere bene Cupido....)

Psyche - Ohooo (stupore di Psyche, ma una goccia di olio cade su di lui, svegliandolo )

Cupido - Ahi, è questo il modo di svegliarmi?

Psyche - Amore mio scusami tanto. Io non volevo (scoppia a piangere)

Cupido - Come sei delicata anima mia. Ti metti a piangere per così poco? Un piccolo rimprovero ti mortifica così?

Psyche - Non è un piccolo rimprovero...Io, io, io ti ho tradito. Ho tradito la tua fiducia.

Cupido - C'è un altro?

Psyche - Ma no amore mio, ora io...ti vedo!

Cupido - (togliendosi gli occhiali da sole) Non lo dovevi fare Psyche. Ora tutto è finito, è tutto finito.Psyche - Sono stata stupida a credere a mia sorella. Ora mi sono rovinata con le mie mani.

Cupido - Aspetta anima mia, c'è ancora una possibilità di cambiare il destino.

Psyche - E quale?

Cupido - Lasciamo decidere a Giove. Ho in mente qualcosa. Io vado in cerca di Venere.

(Giove siede sul trono, si presenta Psyche. Poi entra anche Venere)

Giove - Sicché Psyche hai disobbedito ai divieti dell'Olimpo.E' così? Meriti la punizione che ti era stata minacciata. Allora, sia eseguita la sentenza.

Venere - Un momento padre Giove, c'è un particolare (parla all'orecchio di Giove)

Giove - Ah, sì? ... se proprio lo vuoi...Guarda che la tua proposta per certi versi è ancora più crudele...Se Psyche dovesse fallire anche questa prova, sarebbe...(kaput).

Venere - Ti prego padre mio!

Giove - E sia. (rivolto a Psyche) Così hai infranto la proibizione di vedere il tuo sposo.

Psyche - Sì.

Giove - Ora ti rendi conto che il tuo sposo non si mostrava perché era un dio, non un mostro.

Psyche - Sì.

Giove - Poiché non hai avuto fede nel tuo sposo, non solo non lo vedrai più, ma ti sarà proibito avere rapporti con ogni uomo. Più esattamente: andrai con tutti, ma nessuno ti riconoscerà e anzi ti rinnegherà.

Psyche - Oh padre Giove ti supplico, risparmiami questa atroce pena. Ti sembra facile avere come marito un dio? Io, anima, non esisto  senza avere tutti i sensi aperti, vivi, appagati. La proibizione di vedere è atroce per un'anima. Tu forse non lo sai. E' così. Io preferisco morire piuttosto che vivere senza sentire, toccare, vedere il mio sposo.

Giove - Dunque lo ami così tanto?

Psyche - Sì.

Giove - (intenerito) Uhm, vediamo, purtroppo io sono solo il dio del cielo, delle nubi, della pioggia, dei fulmini. Io applico le leggi, non sono padrone del destino, e non posso mutarlo io.

Psyche - Se è così preferisco morire.

Giove - Davvero sceglieresti di morire piuttosto che scontare la pena?

Psyche - La pena? Vivere senza amore è per me la più grande pena.

Venere - Vedi padre Giove? Psyche è cambiata, te l'avevo detto.

Giove - D'accordo mia cara Venere, lo vedo che Psyche è pentita. Ma saresti disposta a soffrire per tutta l'eternità.

Psyche - Sì, sì, se anche fosse per per l'eternità, io voglio passarla a soffrire per l'amore mio.

(Venere si inginocchia e supplica Giove)

Giove - Su smettetela, lo sapete che io non posso mutare il destino. Io non posso fare nulla...E' Psyche che sta facendo tutto da sola e sta guadagnando l'immortalità!

Venere - Evviva, venite (tutti accorrono) l'anima è diventata immortale!

Tutti - L'anima è diventata immortale!

(balletto, musica)

(canzone "Il teatro dell'anima")

Il mondo intero è un grande palco

dove puoi stare senza biglietto

ti puoi scoprire immortale

gridare al vento che esisti.

Cambian le scene

restan gli attori

non farti preda di malinconie

ti puoi scoprire immortale

gridare al mondo che vali.

C'è chi guarda chi ti aspetta

chi ti chiede un'emozione

perchè il mondo è un gran teatro

di pupazzi e marionette

il mondo intero è un grande palco

dove puoi stare senza biglietto

Ti puoi scoprire immortale

gridare al mondo che vali.

(entra Minerva)

Minerva - Eh no. Qui si fa festa senza di me, che sono la più intelligente tra le figlie di Giove, mi volete escludere, non è così?

Cupido - Minerva, sei sempre la solita pallade permalosa, stavamo festeggiando Psyche che da oggi è diventata immortale, come noi.

Minerva - (la squadra) Ma che non si permettesse di competere con me, eh. Lo sapete che fine fanno le mie rivali, sì?

Cupido - Lo sappiamo, lo sappiamo, vedrai che ce lo racconterà un'altra volta!

Minerva - Ve lo ricordate quando ho tramutato Aracne in un ragno? Venite, venite che ve lo faccio vedere. Tu (rivolta a Psyche) vieni qui. Tu ora sei Aracne: mettiti qui seduta al telaio. Io mi metto al mio telaio. Vediamo chi farà la tela più bella. Io naturalmente (fingono di lavorare al telaio). Ecco qua io ho finito, e tu scommetto che avrai appena steso la trama...

Cupido - Pallade, Pallade, guarda che la tela di Aracne è più bella della tua.

Minerva - Non è possibile, non è possibile. Attento a te che tu mi fai venire un serpente per capello: Io ti mando una una civetta davanti a casa tua a gufare tutto il giorno, sai? Aracne non può aver superato la dea più intelligente dell'Olimpo. E' escluso!

Psyche/Aracne - Tu sei intelligente, ma io imparo in fretta e tu perdi tempo a sentirti dire che sei brava.

Minerva - Come osi?! Bada a te. Da questo momento io ti tramuto in un ragno, così, ah, ah, ah. (Aracne esce a quattro zampe supina).

Cupido - Minerva, questa volta hai proprio esagerato!

(entra l'artista)

Art - Posso fare la conoscenza con la famosa Minerva?

Cupido - Attenta a non lisciarla troppo, sennò s'accende come un fiammifero.

Minerva - Finalmente qualcuno mi apprezza per quello che sono.

Art - Io vorrei che lei sciogliesse un enigma che ho in testa da tanto tempo. Lei può?

Minerva - Sei capitata con la persona giusta. Quando si tratta di avere qualcosa in testa, è il mio mestiere.

Art - Sapreste dirmi perché gli uomini creano il fenomeno del divismo?

Minerva - Il divismo? e che cos'è?

Art - Come? lei non è informata? Al giorno d'oggi gli dèi non vanno più di moda. In compenso ci sono tanti divi.

Minerva - E chi sono? li potessero cecà.

Art - Sono degli artisti molto bravi che vengono esaltati come fossero dèi. Li chiamano star. Le ragazze piangono quando li vedono, si strappano i capelli, chiedono un autografo, vorrebbero toccare i loro vestiti...

Minerva - Mi pare giusto, se fossero come me. Ma chi sono questi usurpatori. Fammene conoscere qualcuno sennò...

(entra Oscar) 

Artista - C'è Oscar, c'è Oscar, che fortuna ragazzi, è come se Hollywood si fosse trasferita qui, è un oscar vero, in carne e ossa, mica una semplice statuetta, come sono emozionata! Sembra vero: chissà se parla (gli dà un pizzicotto)

Oscar - Ahia! come ti permetti!

Artista - Per tutti gli dèi, parla davvero...io ne approfitto per fargli un'intervista: signor Oscar come mai ha dato ben tre statuette a Roberto Benigni?

Oscar - Perché le altre se le sono rubate gli altri.

Artista - Vuole dire che secondo lei Benigni  ne meritava di più?

Oscar - Certo, io gli avrei dato anche la statuetta per la miglior sceneggiatura.

Artista - Come parla bene, sembra la bocca della verità.

Oscar - Dal momento che sono qui e lei mi sta facendo un'intervista, vorrei confessarle un mio segreto.

Artista - Accidenti, un segreto. Quale segreto?

Oscar - Vede io ho un grande desiderio

Artista - Un desiderio? Quale desiderio

Oscar - Roberto.

Artista - Roberto cosa?

Oscar - Perché Roberto non mi abbraccia?

(entra Roberto)

Roberto - Oscar, gran figlio di... aha aha ah (gli salta tra le braccia)(escono trainati)

Minerva - E quello è un divo?

Art - Sì, e guadagna un sacco di soldi

Minerva - Soldi? che cosa sono i soldi? A volte penso davvero che noi dèi siamo rimasti un po' indietro...

Art - Guarda, te lo spiego io cosa sono i soldi, i sghei, i dinè, money, capisci, money!

(Money, money ballata)

Prete - Che vergogna, che vergogna! Tutti a idolatrare il denaro. Dopo il sesso, il denaro. Essi non sanno, che il denaro - come diceva Dante Alighieri - è la seconda bestia della concupiscenza...e io mi aspetto che spunterà presto la terza bestia....il potere. eh, eh, sì, il potere! (entra Ulisse, esce il prete).

Ulisse - Io non ce l'ho con gli dèi. No, assolutamente no. Io sono rispettoso, devoto, mai una volta che mi scappasse un peccato, per esempio "per giove", nooo, oppure "per bacco", noo, io rispetto quelli che sono più forti di me. Però... però: dico io, potrebbero andare d'accordo, almeno loro. Giove vuole una cosa, Giunone vuole l'opposto. Ti affidi a Minerva, Venere si ingelosisce, vai con Venere e Marte ti viene contro. Io, Ulisse, ho vinto la guerra di Troia, l'ho vinta io con il famoso strattagemma del cavallo di legno, loro ci sono cascati e li abbiamo fatti fuori tutti. Allora mi sono detto, adesso torno a casa come un trionfatore. No, hai vinto la guerra ma non hai conquistato un bel niente. Agli dèi non sta bene. Fatica sprecata, hai capito Ulisse? fatica sprecata. Ora non faccio altro che remare, remo, remo, remo. Quando arriverò a Itaca troverò ancora la mia adorata Penelope?

Circe - Ulisse, Ulisse, mio eroe!

Ulisse - Penelope!

Circe - Ma quale Penelope? Io sono Circe, la maga, e tu sei in Italia, non ad Itaca.

Ulisse - Italia, Itaca, che differenza fa? Io non ci vedo più dalla fame!

Circe - Mio caro Ulisse, dimentica, dimentica, mangia bevi e dimentica (mentre Ulisse beve e mangia Circe fa la danza del ventre).

Ulisse - Sì Circe, sì, era quello che sognavo, dormire tra le tue braccia e bere dalle tue labbra l'oblio (si baciano).

Circe - Ulisse! Ulisse! Si è addormentato. Proprio adesso. Omero vorrebbe che io trasformi Ulisse in un porco. Un porco? Questo gran pezzo di maschiaccio tramutato in un porco? Non ci sto. Sapete che vi dico? Ho trovato un uomo e me lo tengo (prende un cappio, lo mette al collo di Ulisse) Ulisse, andiamo, via, non si fa la pipì qui in mezzo alla gente sai? Devi essere un cagnolino perbene, pulito, non abbaiare, non mordere, non fare questo, non fare quello... (trascina via Ulisse al guinzaglio).

(entra Penelope)

Penelope - State per certi che per la gloria anche un poeta è disposto a cambiare le sue storie. Un po' come fanno i giornalisti. Vedono alcune cose, altre non le vedono proprio. Immaginate Omero: se stava con Ulisse, come faceva a sapere quello che accadeva a Itaca? Gliel'hanno raccontato, appunto. Ma che cosa gli hanno raccontato? la verità? c'è molto da dubitare, credetemi. Sicché io, Penelope, ho deciso di raccontare le cose a modo mio, come le ho vissute io. Nessuno era il nome che la Sibilla aveva dato a Ulisse. "Tu sei Nessuno e rimarrai nessuno" Dopo tanti anni era diventato una barzelletta. "Nessuno viene!" dicevano tutti nella città e nella reggia. Prima lo dicevano con una punta di timore, poi in modo sempre più sfacciato e sarcastico: "Nessuno viene, mia Regina?" e aggiungevano un ghigno perfido e odioso che mi entrava nelle viscere in modo insopportaile. Io ero la Regina, e questo doveva bastare. Ma Omero preferì costruire l'immagine di una donna deole e timida, tutta dedita alle faccende domestiche, incapace di governare l'isola senza suo marito. Niente di più falso.

Le riellioni dei principi e dei potenti  in qualunque stato ci sono sempre e sempre ci saranno. Ci provavano, eccome se ci provavano. Erano riusciti a porre a me, la regina, un ultimatum: "Sposati, o altrimenti ti rovesceremo e siederà sul trono colui che è più forte tra noi. Sena contare la guerra fratricida che si sarebe scatenata per il comando, io non ero affatto disposta a farmi incastrare e a sposare un imbecille che mi avrebbe praticamente resa prigioniera nella mia reggia.

Allora inventai uno stratagemma: la tela.

"Quando avrò finito di ricamare la tela, allora prenderò una decisione". E quelli abboccarono.

Cominciarono a scoprire le carte per arrivare primi alla meta. Così io li potevo osservare.

Poi li chiamai a uno a uno per vedere a che punto era la tela. Quando si trovarono di fronte alle scene intessute   ....ahaaa! erano presi da uno sgomento incredibile. Essi vedevano raccontate nella tela le loro malefatte e i loro delitti, che credevano fossero rimasti segreti e nascosti.

Passò Fanfanein e scappò.

Passò Andreattas e fuggì.

Passarono Kossigas e Crasis e inorridirono.

Capite bene che la stupida storiella secondo la quale io disfacevo di notte la tela che costruivo di giorno, se la sono inventata loro.

Voi donne che siete lavoratrici esperte di tessitura, ditemi, quale mai donna sarebbe capace di disfare una tela ricamata a tappeto? Si farebbe prima a distruggerla, non vi pare? Ma la storia della tela disfatta di notte, con la sua stessa origine maschile e ignorante di manufatti, rivela di essere malamente inventata. Essi, i signori uomini, che si credevano potenti, preferirono essi rinviare la sfida giorno dopo giorno pur di non essere scoperti, processati e messi a morte.

Nessuno venne, e così fu compiuta la giustizia.

Giove - Alt! fermi, venite un po' qui, tutti quanti. Sinora vi ho lasciato fare, ma adesso devo intervenire. Come vi salta in mente di cambiare le storie, di stravolgerne il significato, chi vi dà il permesso, chi vi dà l'autorità di farlo? Sono molto arrabbiato. Sino ad ora noi vivevamo tranquilli nei libri, come se fosse una gran favola,  e tutto d'un tratto rischiamo di diventare attuali, veri, divinità, capite? divinità! E quanto più ci prendono in giro, tanto più assomigliamo da vicino agli esseri mortali...vi rendete conto?

X - Stavamo giocando...

Y - Lo abbiamo fatto per divertirci un po'...non è una cosa seria...

Z - No, padre Giove, ti assicuriamo che non è una cosa seria: vero ragazzi?

Tutti -(in coro) Non è una cosa seria.

Giove - Ah, no!? Per un momento ho creduto...allora...è un'illusione? è solo una illusione?

X - E' così, è solo una illusione.

Giove - E se non fosse una illusione?

Y - Sarebbe quello che è, un grande, divertente teatro.