Il ritorno di Ulisse

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IL RITORNO DI ULISSE

Commedia greco-parigina in un atto

Di HERVE’ LAUWICK

PERSONAGGI

ULISSE, 45 anni

PENELOPE, 35 anni

TEANO, 25 anni

RONDINELLA, giovane schiava

Commedia formattata da

Una sala nel palazzo di Ulisse. Il telaio da ricamo di Penelope è in primo piano, a destra, davanti allo sgabello. A sinistra, una porta; un'altra, in fondo, guar­da nel giardino e sulla via. All'alzarsi del sipario, Pe­nelope, aiutata dalla schiava, dispone dei fiori nei vasi.

Penelope                       - Sbrigati, Rondinella. Bisogna che oggi la casa sia tutta infiorata, perché Ulisse è ritornato. Hai colto i lillà vicino alla fontana? Dammeli. E le rose? Non fare i mazzi così stretti. Non è di buon gusto. Bi­sogna che la casa sia Leila e che il padrone sia soddi­sfatto. ..

Rondinella                    - Com'è bello il re Ulisse, padrona! Anche quando era mal vestito, al suo arrivo, aveva un portamento maestoso.

Penelope                       - Tuttavia, soltanto il cane lo ha ricono­sciuto.

Rondinella                    - Perché io non l'avevo mai veduto... Com'era bello rivestito della corazza e delle armi che aveva trasportato sulle navi! E che forza per tendere quell'arco enorme. Sarò fiera di andare a far la spesa per un uomo simile, e le schiave di Callistene saranno gelose di vedere il mio padrone così sfavillante di gloria.

Penelope                       - Hai messo i sandali accanto al suo letto?

Rondinella                    - Sì, padrona, e anche dell'acqua nella anfora. La sua camera è pronta.

Penelope                       - Va bene. Puoi andare.

Rondinella                    - Non hai bisogno di nulla, padrona, per il tuo ricamo? Penelope (gaiamente) Ah! Credi che abbia voglia di ricamare, ora che Ulisse è tornato? (La schiava esce Entra Ulisse. Ha il viso malcontento).

Ulisse                            - Guarda il mio dito. L'ho passato sopra il caminetto. Era pieno di polvere. Penelope (addolorata) Ah! la schiava avrà dimen­ticato. ..

Ulisse                            - In una casa ordinata, le schiave non dimenticano nulla.

Penelope                       - Amico mie,! Sei giunto appena stamat­tina e già mi rimproveri!

Ulisse                            - Ah! mia cara, ci vuole un uomo in una casa. Entro qui e che cosa trovo? Polvere dappertutto, la scopa nella madia, il mio bel vasellame di Delfo in mille cocci, e il mio arco... Ah! il mio arco... Un pezzo di legno che non serve più nemmeno a farne un ba­stone. Chi me l'ha ridotto così?

Penelope                       - Sono stati i pretendenti.

Ulisse                            - Non dovevate lasciar loro in mano un si­mile oggetto.

Penelope                       - Non hanno mai saputo tenderlo.

Ulisse                            - Hanno saputo però rovinarlo. Chi sono que­sti pretendenti?

Penelope                       - Sono delle persone che avevano delle pre­tese. Quelli che hai ucciso questa mattina.

Ulisse                            - Ah! sì, quegli individui che fa­cevano tanto baccano... Mi dispiace averli uc­cisi qui, a casa mia. Si dirà che non so rice­vere la gente.

Penelope                       - Ma ci sono delle persone che non vogliono andarsene a nessun costo.

Ulisse                            - Infine, ormai è fatto; non ne par­liamo più... Un'altra cosa: ho sentito che il tetto del granaio è forato.

Penelope                       - Sì, da otto giorni.

Ulisse                            - Perché non hai fatto venire gli operai? Non pensavi dunque a nulla, durante la mia assenza?

Penelope                       - (sospirando) Pensavo a te.

Ulisse                            - Ti ringrazio, ma intanto pioveva sul grano. Vado un momento a vedere di che si tratta.

Penelope                       - Vuoi che t'accompagni?

Ulisse                            - So dov'è. (Esce).

Penelope                       - (sola) Non è molta gentile per il primo giorno. Se avessi saputo che ritornava oggi, avrei messo un po' d'ordine. Ma giunge all'improvviso, dopo dieci anni di assenza! (Si siede). E poi i militari in famiglia sono terribili. Sono abituati alla disciplina e vo­gliono che in casa tutto proceda come sul campo.

Teano                            - (entrando dal fondo) Buon giorno, Penelope. Si può entrare? Sono venuta a tro­varti.

Penelope                       - Ecco una buona idea. (L'ab­braccia). Buon dì, Teano.

Teano                            - (guardandola) Che hai oggi? Sem­bri malinconica.

Penelope                       - Io?

Teano                            - Sì. Che cosa t'è successo?

Penelope                       - (dopo un istante) Ulisse...

Teano                            - (stupefatta) Che?

Penelope                       - Ulisse è ritornato.

Teano                            - Davvero?

Penelope                       - Ma si, ti assicuro.

Teano                            - E allora? Non hai l'aspetto molto allegro.

Penelope                       - Mi ha rimproverata!

Teano                            - Perché ?

Penelope                       - Perché ha trovato un po' di polvere.

Teano                            - Un po' di polvere su che cosa? Sui tuoi sentimenti per lui?

Penelope                       - No. Sui mobili.

Teano                            - Oh! Non è poi tanto grave. E così Ulisse è tornato. Ecco una cosa straordinaria. Mi piacerebbe vederlo.

Penelope                       - Eccoti accontentata. Ascolta, sento i suoi passi.

Teano                            - Ho sentito dire che è intelligente, spiritoso e amabilissimo colle donne! E' vero?

Penelope                       - (sorridendo) Non ne so nulla! Sono sua moglie...

Ulisse                            - (rientrando) Sai che cosa ho tro­vato in cantina? (Si volta, vede Teano, si ferma).

Penelope                       - Permettimi di presentarti la mia amica Teano, una delle più giovani e bel­le signore di Itaca.

Ulisse                            - Avevo veduto che la signora era molto giovane, e non c'era bisogno che mi av­vertissi della sua bellezza squisita.

Teano                            - Signore, sono confusa.

Ulisse                            - Sono io confuso. Se avessi saputo della vostra visita mi sarei vestito diversamen­te. Perdonate questa tunica da casa.

Teano                            - Oh! non è il caso.

Ulisse                            - Siete troppo gentile.

Teano                            - Che bel viaggio avete dovuto fare!

Ulisse                            - Oh! sì, bellissimo.

Penelope                       - Dovresti raccontarlo.

Ulisse                            - (annoiato) Ma no, ma no... Non fanno altro che chiedermi tutti la stessa cosa.

Teano                            - (supplichevole) Oh! sì, racconta­telo.

Ulisse                            - (rabbonito) Sarebbe troppo lungo.

Penelope                       - Sai, cara? Ha conosciuto il vec­chio Nestore!

Teano                            - Che anima nobile!  - (Ulisse ride). Perché ridete?

Ulisse                            - E' un vecchio rimbambito.

Penelope                       - È la bella Elena? Di' un po', è proprio bella come si dice?

Teano                            - Sembra che fosse degna di essere dipinta.

Ulisse                            - Rassicuratevi. E' già fatto! La bel­la Elena si dipinge le labbra e gli occhi.

Teano                            - Ma che donna è?

Ulisse                            - E' una donna deliziosa. Sapete come l'hanno soprannominata? La Parigina di Troia.

Teano                            - (ridendo) Chi ha trovato questo bel nome?

Ulisse                            - Tersile. Quel maligno di Tersite! Sarà una persona intelligente, ma è noioso. Dalla partenza fino al ritorno non ha fatto al­tro che dire a tutti delle insolenze e protestare contro tutto. Non era mai contento. Abbiamo avuto un po' di tranquillità solo tra Scilla e Cariddi. Là almeno, aveva il mal di mare.

Rondinella                    - (entrando) Hanno picchiato alla porta, signor padrone. E' Irò, il mendicante.

Ulisse                            - Sa che sono tornato ed è già qui... Dagli un piatto di fave cotte e mandalo via.

Rondinella                    - Credo che voglia del danaro.

Ulisse                            - Digli che non faccio mai l'elemo­sina a casa mia. (La schiava esce). E' uno di quei finti poveri che hanno tante tavolette ove segnano il nome delle famiglie ricche e ven­gono poi ad importunare coi loro piagnistei.

Teano                            - E così, avete veduto Scilla e Cariddi, avete sopportato le tempeste?

Ulisse                            - Oh! non rimpiango nulla. E' sta­to un viaggio bellissimo.

Teano                            - Perché non avete condotto con voi Penelope?

Ulisse                            - Che pensate? Avrebbero potuto dire che avevo un ménage à Troie.

Teano                            - (a Penelope) E' divertente tuo ma­rito.

Ulisse                            - No, no, non sono affatto diver­tente. Sono un rozzo guerriero che ha vissuto sui campi di battaglia.

Teano                            - E che importa? Siete un valoroso comandante, e tanto basta. Quando penso che avrete riportato... chi sa, mille vittorie?

Ulisse                            - Non le ho contate.

Teano                            - E' meraviglioso. Non ha nemmeno contato le sue vittorie! Ma la fama di queste è giunta fino a noi. Avete combattuto al suono delle trombe, tra il sibilare delle frecce e le grida dei moribondi. Ci hanno anche parlato di una donna chiamata Calypso...

Ulisse                            - Ah! sì. E' un'isola.

Teano                            - Un'isola, Calypso? Io credevo fos­se una donna.

Ulisse                            - (additandole Penelope con gesti di­sperati) Ma no, vi assicuro che è un'isola! Il mondo è così maligno...

Teano                            - Ah! Siete un uomo interessante. D'altronde io amo gli uomini di una certa età, soprattutto quando questa età è incerta.

Penelope                       - (a Ulisse) Si piglia gioco di te.

Teano                            - Ma no. Essi hanno vissuto, hanno esperienza della vita. Qui non vi sono che dei giovanotti insulsi che non sanno far altro che ballare la pirrica e giocare ai dadi. Io non amo i giovani d'oggidì. Voi almeno avete conosciuto degli uomini illustri: Achille, Aiace, Agamen­none, Nestore...

Ulisse                            - Se vi ho detto che è rimbambito, Nestore!

Teano                            - Non importa. E' sempre qualcuno! E poi avete veduto molti paesi.

Ulisse                            - Andiamo! Non vorrete magnificarmi Cytera, adesso.

Penelope                       - (a Teano) In casa tua devi ave­re un affresco che rappresenta appunto Cytera.

Ulisse                            - Se è bello, vuol dire che è falso. Andrò a vederlo.

Penelope                       - La mia amica abita in un vil­lino incantevole vicino al porto.

Ulisse                            - (gentile) E' un bellissimo posto.

Teano                            - Oh! abbiamo un alloggio piccolis­simo. Mi vergognerei a mostrarvelo. Lo abbia­mo subaffittato da un esattore che se ne anda­va... In provincia i funzionari mutano spesso la loro sede... Siamo alloggiati molto modesta­mente; ma così difficile trovare un apparta­mento!....

Ulisse                            - Verrò a farvi visita.

Teano                            - Il re, a casa nostra?

Ulisse                            - Verrò in incognito, senza scorta.

Penelope                       - (alzandosi) Ah ! mio marito è un vero Greco, è sempre galante con le signore.

Ulisse                            - Dove vai?

Penelope                       - Vado in cucina ad occuparmi della cena. Ho una cuoca che non sa far nulla. Bisogna esserle sempre alle calcagna. Eppure l'ho pagata un'enormità all'agenzia di colloca­mento degli schiavi. (Si dirige verso la porta). Vi saranno olive, meloni canditi, legumi e ca­pretto arrosto. Ti va?

Ulisse                            - Benone.

Penelope                       - E infine (sorride), siccome og­gi è tornato il figlioul prodigo, ho fatto ucci­dere per te un vitello grasso!

Ulisse                            - (severo) Io detesto il vitello.

Penelope                       - (addolorata) Per Cybele! Che facciamo, allora?

Ulisse                            - Non inquietarti. Mangerò più ar­rosto.

Penelope                       - Sono desolata.

Ulisse                            - Ma no, ma no! Ti ringrazio delle tue attenzioni. (Penelope esce).

Teano                            - Che brava signora, quella Pene­lope! Così attiva, così seria!

Ulisse                            - Non è vero? E poi si occupa così bene della cucina!

Teano                            - (stupita) Sì. Ma vi vuole anche tanto bene!

Ulisse                            - E io le sono molto riconoscente di questo suo affetto.

Teano                            - E' così saggia, così devota...

Ulisse                            - Sono del vostro parere!

Teano                            - Dal mattino alla sera non mi par­lava che di voi.

Ulisse                            -  Doveva essere un po' monotono.

Teano                            - Oh!

Ulisse                            - Sì. Penelope ha pochi soggetti di conversazione.

Teano                            - (urtata) Non mi sembrate molto te­nero con vostra moglie.

Ulisse                            - Che volete? Sono dieci anni che sono partito; ci eravamo sposati da poco... In­fine, si può dire che io non l'ho mai veduta tan­to come oggi.

Teano                            - (seria) Ah!

Ulisse                            - (cambiando tono) Avete una veste graziosa.

Teano                            - Oh! E' semplicissima. L'ho ta­gliata io stessa. Ad Itaca non si può fare della eleganza...

Ulisse                            - Vi annoiate ad Itaca?

Teano                            - (con una mossa del capo) E' la pro­vincia...

Ulisse                            - Preferireste vivere ad Atene? Cer­to vi sono più divertimenti.

Teano                            - Vi credo! Oh, scusate! Credo a Vo­stra Maestà. Dimentico sempre che siete il re.

Ulisse                            - (gentile) Anch'io. Ma ciò non ha alcuna importanza.

Teano                            - (sospirando) Che città deliziosa Atene! Si balla, si va a spasso, alle Terme. Vi sono innumerevoli divertimenti, lo stadio, il teatro di Dioniso, l'Odeon.

Ulisse                            - L'Odeon è molto lontano dal cen­tro.

Teano                            - Sembra che sia di moda andare alle riunioni ove si danza la pirrica e si mettono in mostra i costumi. Si vedono le ultime novità dell'eleganza femminile, petasi, coturni e tu­niche doriche. Mentre qui... Ascoltate che m'è successo. L'altro giorno ho messo una veste se­condo i modelli giuntimi da Delfo. E' stato, uno scandalo. E mi hanno detto che Briseide ha detto che la moglie del prefetto aveva detto che era una sconvenienza che io mi dessi il rossetto sulle labbra come le Siriane.

Ulisse                            - Siete deliziosa! Quanti anni ha la moglie del prefetto?

Teano                            - L'età di un generale.

Ulisse                            - Non scherzate! Anch'io sono ge­nerale.

Teano                            - Sì, ma voi avete fatto più presto.

Ulisse                            - Siete maliziosa!... E' vero che non sono troppo vecchio?

Teano                            - Quanti anni avete?

Ulisse -                          - Quanti vi piace, non ho prefe­renze. (Essa ride) Avete un profumo squisito. Che cos'è?

Teano                            - E' una novità che mi mandano di­rettamente da Cipro.

Ulisse                            - Sembrate una rosa appena sboc­ciata.

Teano                            - (col dito levato) Avete già detto questa frase a Calypso.

Ulisse                            - Burlona! No, sinceramente non ci ho pensato. Me ne dispiace.

Teano                            - Grazie!

Ulisse                            - Verrò a trovarvi... Domani stesso. Voglio che diventiamo buoni amici.

Teano                            - E' inteso.

Ulisse                            - (baciandole il polso) Non voglio più vedere questo polso adorabile andarsene nudo per il mondo. Vi donerò un braccialetto. Viene da Troia. Non sapevo per chi lo por­tavo, ma ero sicuro che lo avrei destinato ad una graziosa donnina. Sarà per voi...

Teano                            - Sarà difficile che lo accetti.

Ulisse                            - Ma no, non è affatto difficile; ba­sta dire di sì. Ditelo. Domani verrò da voi. Ve lo porterò.

Teano                            - Siete molto gentile.

Ulisse                            - E voi siete deliziosa! (Le bacia una mano; essa gli tende l'altra). Grazie. Le preferisco tutt'e due.

Teano                            - (sobbalzando bruscamente) Sento rumore.

Ulisse                            - (staccandosi) Non è nulla! Sarà Penelope.

Teano                            - No. Ho udito: ding, ding, ding.

Ulisse                            - (sorridendo) Sarà la meridiana.

Teano                            - Che ora fa la clessidra?

Ulisse                            - (impedendole di. passare) La cles­sidra del salotto? E' ferma! Sapete bene che è sempre ferma.

Teano                            - Dev'essere molto tardi. Me ne vado.

Ulisse                            - Si può sapere dove andate?

Teano                            - A fare un giro al porto fino alle sette.

Ulisse                            - Alle sei sarò al porto.

Teano                            - Oh! perché ?

Ulisse                            - Per andare a spasso. Ho ben di­ritto di andare a spasso.

Teano                            - Arrivederci, macchinoso Ulisse.

Ulisse                            - Arrivederci, bella... bella...?

Teano                            - (sorridendo) Teano.

Ulisse                            - ...bella Teano. Graziosissimo.

Teano                            - E' stupido. Molte donne si chia­mano Teano.

Ulisse                            - Detto da voi è un nome armonio­so e leggero che odora di giovinezza. Avete la voce più bella del mondo, Teano.

Teano                            - Vi ringrazio. Il vostro complimento mi tocca... Perché , infine, voi avete udito le Sirene!... Arrivederci! (Sorridendo fa un piccolo saluto con la mano ed esce).

Ulisse                            - (ridendo) Addio!   - (Poi canticchia con aria soddisfatta; va allo specchio di rame, si liscia i capelli).

Penelope                       - (entrando) Cosi il bel Narciso si specchiava nell'acqua delle fonti e trovava la sua immagine adorabile. E' andata via Teano?

Ulisse                            - In questo momento.

Penelope                       - Avrei voluto salutarla.

Ulisse                            - Corrile dietro.

Penelope                       - (sedendosi) Non corro dietro al­le donne   - (una pausa), io.

Ulisse                            - (ridendo) Io! io! Ti prego, Pene­lope, non essere ridicola. Dieci minuti fa, non conoscevo nemmeno quella donnina. E' colpa mia se è venuta oggi?

Penelope                       - Parli come una donna. Sei sem­pre in malafede. Confessa che ti ha ammaliato.

Ulisse                            - E' graziosa.

Penelope                       - Ma non sa vestirsi.

Ulisse                            - Ha un sorriso affascinante.

Penelope                       - Ma i denti non sono regolari.

Ulisse                            - Non ci ho badato.

Penelope                       - (con fare distratto) E' curioso come gli uomini non sappiano guardare le donne.

Ulisse                            - (diventa nervoso; una pausa) E' sposata, mi sembra.

Penelope                       - Sì. Non dici: « Che peccato! ».

Ulisse                            - E perché ? Che me ne importa?

Penelope                       - (sorridendo triste) Hai ragione. (Ulisse passeggia; una pausa prolungata) Il fi­co vicino alla strada del capo è stato bruciato dal fulmine.

Ulisse                            - Ah! - (Silenzio).

Penelope                       - Nessuno ne ha colpa.

Ulisse                            - Siamo nelle mani degli dei. (Una pausa) Fa bel tempo questa sera.

Penelope                       - Non troppo caldo per la sta­gione. (Silenzio).

Ulisse                            - L'aria è fresca. (Una pausa) Vo­glio mettermi il mantello.

Penelope                       - Come ti pare. (Chiama) Ron­dinella! (La schiava entra) Porta il mantello del signore.

Rondinella                    - Quello di lana?

Penelope                       - Naturalmente.

Ulisse                            - Ma no! Quello di seta, coi ricami.

Penelope                       - Tiene meno caldo.

Ulisse                            - (leggero) Non fa molto freddo...

(Rondinella porta il mantello e se ne va.

Ulisse se lo mette sulle spalle e va verso la porta di fondo. Rimane sulla soglia guardando di fuori).

Penelope                       - (inquieta) Esci?

Ulisse                            - (a disagio) No. (Pausa) Sì. (Pausa) No. (Pausa) Non lo so.

Penelope                       - (con accento di rimprovero) Tu hai voglia di uscire!

Ulisse                            - (annoiato) Sì, per Giove, vado a fare un giretto.

Penelope                       - Sei giunto questa mattina, ed ecco che le ne vai di nuovo.

Ulisse                            - Oh! Voglio soltanto camminare un po' prima di pranzo. Sono abituato alla vita militare, all'aria aperta, al rumore. Vado sol­tanto afare una passeggiatina al porto, a vedere i mici soldati. Essi chiedono il pagamen­to dei loro stipendi. Vado a tuffarmi nella po­litica, a riallacciare le antiche conoscenze. La guerra è finita! Bisogna che io riprenda la vi­ta civile, che mi mostri agli amici, che parte­cipi dei loro divertimenti. E' utile, te lo assi­curo.

Penelope                       - Utili, i divertimenti?

Ulisse                            - Ma certo. Credi forse che mi sia divertito durante la spedizione d'Oriente? Del resto, se ti spiace che esca, resto in casa.

Penelope                       - (scoraggiata) Fai quello che vuoi.

Ulisse                            - Tornerò alle sette. A quell'ora non avrò più ragione di restare fuori di casa.

Penelope                       - Va bene, va bene.

(Sulla soglia Ulisse si avvolge nel man­tello. Esita ancora un momento, guarda Penelope che non lo vede, fa un gesto noncurante, ed esce).

Penelope                       - (seduta) Per dieci anni ho fat­to tappezzeria! E' andato a raggiungerla, ne sono sicura... Quando tornerà a casa doman­derà: « Che facciamo stasera? ». Bisogna che lo ami proprio molto per essergli rimasta fede­le! Dicevo a me stessa: « Ulisse ritornerà e ti renderà il suo amore ». Lo adornavo di tutte le virtù, di tutte le bellezze. Come lo amavo, mentre era assente! Non ho proprio avuto for­tuna a sposare un soldato, che per colmo di sventura è entrato nella marina! (Guarda la porta donde egli è uscito e va a sedersi al suo telaio da ricamo) Rondinella!

Rondinella                    - (entrando) Padrona?

Penelope                       - (con un sospiro) Dammi la la-na turchina, la lana rossa e due aghi. Si rico­mincia a lavorare...

FINE