Il ritratto di mio fratello

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IL RITRATTO DI MIO FRATELLO

IL RITRATTO DI MIO FRATELLO

di Corrado Merlino

Commedia in due atti

PERSONAGGI

Temistocle Pellissero

Mauro Pellissero

Alice Barbieri (questo personaggio può essere maschile)

Marica Blandini

Interno, soggiorno di un modesto alloggio abitato fino a poco tempo prima da una coppia della quale ne è rimasto ora un single.


ATTO 1°

Scena 1a

Temistocle è steso sul divano, legge un libro. Entra Alice carica di sacchi della spesa.

Alice: E’ permesso? Temistocle?

Temistocle: Vieni, vieni. Mia salvatrice. Mia crocerossina…

Alice: Si. E tuo mulo di Saluzzo. Ma che razza di spesa mi hai fatto fare? E quando lo fate aggiustare sto ascensore? Ci credo che poi ti viene mal di schiena.

Temistocle: Eh… che saranno mai quattro piani a piedi. Vedrai che le tue chiappe te ne saranno riconoscenti. Vuoi bere qualcosa? Fai pure un giro in frigo.

Alice: “E già che ci sei mettici dentro la spesa!”. Ma quanta roba mi hai fatto prendere. Non è che niente niente, torna Rosanna?

Temistocle: E’ più facile che il Torino vinca la Coppa dei Campioni. No, è che mio fratello ha preso un lavoro qui vicino, allora tant’è che lo ospiti io. Almeno mi riempie un po’ la casa. Arriva oggi pomeriggio con la sua nuova fiamma. Questa volta dice che si tratta di un angelo del paradiso e ha intenzioni serissime.

Alice: Vuoi dire che può durare più di un mese? Wow. E tu ti prendi in casa la coppia del secolo per non sentire la mancanza di Rosanna? Tu non solo sei sfigato, ma hai proprio il senso del martirio. Di notte che fai? Origli dalla porta prendendoti a martellate sulle palle?

Temistocle: Va beh. Tanto non è che potevo dirgli “Tu vieni pure ma manda in albergo l’angioletto”, scusa. E poi ormai ne è passato di tempo. Mi è passata. Devo darmi una smossa.

Alice: Si, si, che devi smuoverti questo è sicuro, Ma che ti sia passata... Da quando se ne andata ti sono venuti tutti i mali del mondo. Febbre somatica, sciatalgia, tachicardia, torcicollo, quella psoriasi che hai avuto, che schifo, bleah!…

Temistocle: Ma che centra. Quelli ce li avevo anche prima. E’ congenito.

Alice: Ma che congenito. Se i tuoi a settant’anni sono due rocce e Mauro, che è tuo fratello, è il ritratto della salute. Lo conosco da che aveva tredici anni e non ricordo abbia mai avuto un raffreddore, un orzaiolo, non ha avuto nemmeno l’acne. Tu, guardati, sembri suo padre… Suo nonno.

Temistocle: Grazie! E bello avere un’amica che quando può portare un po’ di conforto non ci pensa due volte, anzi, non ci pensa proprio.

Alice: …nemmeno l’acne. Ogni volta che ci penso resto sconvolta dalla fortuna che ha avuto nella vita tuo fratello. Voglio dire, non sarà miliardario, ma per la testa che era si è sistemato più che bene. E poi, ragazze bellissime, salute, sembra ringiovanire con gli anni. Non vi assomigliate proprio per niente.

Temistocle: E ri-grazie. Se hai finito coi complimenti puoi dirmi quanto ti devo e andare al diavolo.

Alice: Il diavolo, si A vedere Mauro viene da pensare al diavolo in persona.

Temistocle: Beh! Sarebbe un ben povero diavolo. Allora, quant’è?

Alice: Tieniti forte. Sono centodiciottomilasettecento.

Temistocle: Alla faccia. Che vino hai preso? Champagne?

Alice: No. Barolo dell’84. Scherzo, comunque mi hai detto di prenderlo buono. Ti ho preso del Dolcetto di Dogliani. Ma non avevi la cantina piena?

Temistocle: Avevo. Me l’hanno visitata lunedì notte. Mi prendi il portafoglio in cucina?

Alice: Che brutta storia. Ti ricordi che è successo anche da me due anni fa. Hanno svuotato tutte quelle del palazzo. (Va in cucina è torna col portafoglio).

Temistocle: No, no. Qui solo la mia.

Alice: (fa una smorfia di disgusto) Temi, la tua sfiga è ripugnante, da fastidio persino sentirla. (Prende i soldi) Devo scappare. Chiamami se hai bisogno. Ah! Vieni a giocare a tennis giovedì sera…. Va be’. Ci vediamo.

Temistocle: Ciao, Alice. Grazie di tutto. Ci sentiamo. (Alice esce).

Temistocle: (tra se) … neanche l’acne. Quando avevo diciassette anni nessuna ragazza si avvicinava a meno di un metro e mezzo per paura che esplodessi, e anche perché non avevano nessun motivo per avvicinarsi. Avessi destinato il tempo che ho dedicato inutilmente a cercare di riempire il gap tra me e le ragazzine allo studio della fisica nucleare sarei stato il primo Nobel ventenne al mondo. E’ invece sono un geometra scadente di trent’anni che si ostina a cercare di riempire il gap tra me e le donne. Col vantaggio che non ho più i brufoli; infatti Rosanna ha resistito due anni e mezzo. Però ho più rughe di mio nonno, buonanima. E questo è strano. (Suonano alla porta). Chi è?

Mauro: (Fuori scena) Siamo noi, Temi.

Temistocle: Avanti, è aperto.

Mauro: No, Temi. E’ chiuso.

Temistocle: (Si alza con molta fatica e va verso la porta) Ma come è possibile?

Mauro: (Entrando, da una portata sul naso a Temistocle che prima urla per il naso, poi per la schiena e finisce seduto su una sedia nell’ingresso) A no. E’ aperta, giravo al contrario. Temistocle! Non è bello ricevere gli ospiti da seduto.

Temistocle: Non è neanche bello uccidere l’ospitante prima ancora di entrare in casa.

Mauro: Ti sei fatto male?

Temistocle: No, no. Mi hai fatto male! (Si alza con calma).

Mauro: Ciao, fratello. Sono contento di vederti. (Si abbracciano).

Temistocle: Anch’io, Mauro.

Mauro: Ti presento Marica, luce nelle mie tenebre, calore per il mio inverno…

Temistocle: E tappo per le tue cazzate no, eh? Ciao, Temistocle.

Marica: Piacere, Marica. Mauro mi ha tanto parlato di te.

Temistocle: Eh! Immagino. Mi ha detto di te che sei bella come un angelo ed aveva ragione.

Marica: Di te mi ha detto che sei un po’ sfigato, e anche li aveva ragione (riferita alla botta sul naso).

Mauro: Che succede fratello? Ti vedo un po’ teso.

Temistocle: Altro che teso. Colpo della strega.

Mauro: Ricordo di Rosanna?

Temistocle: Ma no, che c’entra. Rosanna è andata via che sono sei mesi. Mi è venuto cadendo dalle scale mentre correvo in cantina dopo che ho saputo che me l’avevano rapinata.

Mauro e Marica: (Facendo finta di toccarsi) Eh, Madonna!

Mauro: Sei troppo impulsivo. Te l’ho sempre detto. Poi finisci nei guai. Ti ricordi quel viaggio in pullman da Guadalajara a Città del Messico.

Temistocle: Me lo ricordo, me lo ricordo. Ma che impulsivo, scusa a quanta gente su un milione può cadere in testa il martello del sistema antincendio di un pullman?

Mauro: Ah, solo a te. Questo è sicuro. Ma tu avresti dovuto pensarci, prima di prendertela con quei ragazzi della fila dietro.

Temistocle: Me l’hai già detto mille volte. Ma stavo dormendo. Ti svegli per una martellata, è certo che ti incazzi. Chi se lo ricordava che dietro c’era la squadra messicana di Aikido!

Marica: E come è finita?

Temistocle: E’ finita al pronto soccorso di Leòn. Otto punti interni, mandibola incrinata e un premolare scheggiato.

Marica: Mi aveva detto Mauro che sei un po’ sfigato, ma tu sei il ritratto della sfiga. Ma di che segno sei?

Mauro: Lascia stare, per lui hanno creato un segno a parte (facendo il segno delle corna).

Marica: Ti capitano spesso di queste cose?

Temistocle: Insomma. Raramente riesco a riprendermi da una sfiga prima di finire dentro un’altra. Va be, abbiate pazienza, resterò immobilizzato per un paio di giorni. Comunque il frigo è pieno e nella mia camera ci sono le lenzuola pulite e un armadio libero. Io uso il letto del divano, tanto per me basta.

Mauro: E la camera dei genitori?

Temistocle: Ci piove dal soffitto, devono venire l’idraulico e i muratori.

Marica: Sei stato squisito ad ospitarci per questo periodo. Non ti preoccupare non ti daremo nessun disturbo. Dalla prossima spesa ci penserò io.

Temistocle: Figurati. Va bene, grazie. Anche perché se aspetti che ci pensi il signorino…

Marica: Non ti preoccupare, quel diavolo di tuo fratello ci penserò io ad ammansirlo. So bene come va preso.

Mauro: Ah, puoi dirlo. Come mi fa stare zitto lei, non c’è mai riuscito nessuno. Ogni sua parola è volere divino.

Temistocle: Grazie. Se ci riuscirai l’umanità intera te ne sarà riconoscente.

Marica: L’umanità non so. Tu di sicuro. (Marica fa un sorriso strano che lascia Temistocle perplesso). Scusa ma quanto c’è di differenza di età tra voi due?

Temistocle: Ho cinque anni in meno di Mauro. Perché.

Marica: Ma è incredibile, sembri il “Ritratto di Dorian Gray”. Leggi Oscar Wilde?

Temistocle: (Sbacalito) No. In questo periodo leggo Pennac. Comunque so cosa intendi.

Marica: Non te la prendere. Era una battuta.

Mauro: Simpatica, vero? Per uscire con lei ci va il porto d’armi e il siero anti-cobra. O miseria, mi sono dimenticato. Devo fare due commissioni in centro Marica, vieni con me?  Se mi aspetti in macchina mi risolvi il problema del parcheggio e in mezzora facciamo tutto.

Marica: A gli ordini. Così mi mostri le bellezze della tua città.

Temistocle: Ah, mentre uscite mi comprate due pacchetti di sigarette?

Mauro: Le solite?

Temistocle: Si. Rosse. Tieni. (Gli da i soldi).

Marica: (Prende una foto da un mobiletto) Oh! E questo? Sei tu da bambino?

Temistocle: No! E’ Mauro a venticinque anni.

Marica: Ah! E tu non ce l’hai una foto da bambino?

Temistocle: (Resta un po’ perplesso) Foto? Non mi pare. Non qui. Però avevo un ritratto. Ti ricordi, Mauro? Mamma e papà me lo avevano fatto fare un ritratto, avevo dieci anni, a Spotorno. Sono anni che non lo vedo. Chissà che fine ha fatto?

Mauro: L’avranno portato con loro i genitori quando si sono trasferiti in riviera.

Temistocle: No, no è sparito da molto tempo prima, molto tempo.

Mauro: Va be’. Noi andiamo. Ci vediamo fra mezzora. Che ci fai per pranzo?

Marica: Ma dai. Non ti preoccupare, Temistocle, ci penso io quando torniamo. (Escono)

Temistocle: In effetti non me è mai fregato niente, ma adesso che ci penso, quel ritratto è proprio scomparso. Voglio dire, allora ero anche un bel bambino… va be’, un bambino. I miei lo avevano incorniciato e messo in camera loro. Non è durato molto. L’avrà fatto sparire Mauro per gelosia? E i miei non sono neanche accorti? Si, può essere benissimo. Ma si, chi se ne frega… (da seduto fa per sdraiarsi, poi si tira su e, pur dolorante, inizia a frugare per tutta la casa, uno stacchetto fa capire che è trascorso un po’ di tempo). In cantina! Si, buona notte. Pure le ragnatele si sono portati via. Se era li tanti saluti. Ma poi perché doveva essere in cantina il mio ritratto? (fruga ancora in un armadio dietro la porta di ingresso. In quel momento, ovviamente, la porta si apre con tanto di nasata di Temistocle). Ahi!

Mauro: Ma allora ti piace. Ci fai gli agguati?

Temistocle: Eh, è la curiosità che uccise il gatto. Ahi, ahi. Vado a mettermi un cerotto. Stavolta s’è rotto. (Esce verso il bagno).

Mauro: Cosa, il mobile? Con la proboscide che ti ritrovi… (vede il disordine) Ma che hai fatto? Mica ti ostinerai a cercare quel quadro. Te ne faccio uno io di ritratto, che sul computer  ho un programmino… ti fa anche ringiovanire, dai.

Marica: Ma che centra, quello aveva il suo valore affettivo, no?

Temistocle: (rientrando in scena) Brava Marica. E’ un discorso affettivo.

Mauro: Ma che affettivo. Se non te ne è mai fregato niente. Dai, sarà in cantina.

Temistocle: Si, ci ho pensato anch’io. Ma perché doveva essere in cantina, scusa?

Mauro: (Ironico) E perché no, scusa?

Temistocle: Ah, ah. Be, se fosse così sarebbe volato via con il Nebbiolo, la mountain bike, gli sci e tutto il resto.

Mauro: Ah già, che te l’hanno spazzolata. Pure gli sci?

Marica: Te l’hanno fatto fare i tuoi. Non poteva essere in cantina, dai.

Mauro: Marica, non ci avevi promesso un certo pranzo?

Marica: A gli ordini. Filo in cucina. Intanto che ne diresti di disfare le valige, o pensi di dormirci dentro?

Mauro: Questa è par condicio. Non puoi chiederle di fare una cosa che subito ne chiede una in cambio, quando va bene. Vado in camera.

Temistocle: Non… aprile di qua, che facciamo due chiacchiere.

Mauro: Se a te sta bene che metta le camicie e le mutande nella scrivania o nella credenza. Comunque non piangere, su, abbiamo un mese di tempo davanti. (Mauro va in camera, Temistocle fa per seguirlo) Temi, la valigia è una cosa riservata, intima. Non rischiare di prenderti un’altra portata sul naso.

Temistocle: No, e che pensavo ti servisse aiuto.

Mauro: Grazie, ma non riesci neanche a stare in piedi. (Mauro entra in camera, Temistocle gli fa un versaccio alle spalle e poi cerca di origliare alla porta. Gli arriva Marica alle spalle).

Marica: Che fai spii tuo fratello?

Temistocle: No, è che…

Marica: Fai bene. E’ un tipo che è meglio tenere d’occhio.

Temistocle: In che senso

Marica: Hai del curry in casa? Avevo in mente di fare una cosa. Anzi, fossi in te gli frugherei anche le valige.

Temistocle: Eh… no, c’era, ma…

Marica: Allora scendo un attimo al supermercato, ti serve altro?

Temistocle: Eh… no. Con la montagna di roba che ha comprato…

Mauro: (Uscendo dalla camera in accappatoio per andare in bagno) Le sigarette. Le ho dimenticate.

Temistocle: Ecco. Mi pareva…

Mauro: Se esci ne approfitto per fare la doccia. Temi, c’è acqua calda?

Temistocle: Eh… si. E’ che volevo farla anch’io…

Marica: D’accordo amore. Ma guarda che faccio presto. Anzi, Temi, tra cinque minuti puoi accendere sotto la pentola con l’acqua?

Temistocle: Eh… Certo ma… (Marica esce, Mauro va in bagno precedendo di un soffio Temistocle). Sarà mancanza di carattere la mia, fatto sta che  è mezzora che sono arrivati in questa casa e sembra già che l’ospite sono io. Vediamo un po’ cosa nasconde il fratellino nell’intimità delle sue valige. (Tende l’orecchio verso la porta del bagno e poi si infila in camera). E’ ancora tutto sul letto, meno male. Valigia. Vuota. Doppio fondo. Giornali porno e preservativi alla fragola, ma dimmi te. Mini ventiquattro ore con serratura. Sei mia. (Torna in scena con la ventiquattro ore) Tutto di un tratto la mia coscienza mi viene a dire che quello che sto facendo non è niente bello, ma pensa te. Eppure con quelle battute che mi ha fatto quella ragazza… tra il libro di Oscar Wilde e il tenere d’occhio Mauro, mi ha messo un tarlo in testa. Ha qualche cosa, quando parla, che ti ipnotizza. E poi, perché io devo essere sfigato e lui no? (Mette la valigetta sul tavolo ma subito sente aprire la serratura della porta del bagno. Di scatto lancia la valigetta sotto il divano, restando in una posizione un po’ strana sul divano (o sotto)).

Mauro: Ah, ci voleva. Ma cosa fai?

Temistocle: Eh? Ah! È… una forma di rilassamento articolare della zona lombosacrale, sai roba Sciazu, orientale, la sanno lunga. Rosanna era specializzata in queste cose.

Mauro: Capisco. Marica non c’è ancora? Hai acceso sotto l’acqua?

Temistocle: Oh, cavolo. Senti, puoi andare tu? Così io finisco il massaggio.

Mauro: (Sempre più perplesso) Certo, certo. Ci penso io. (Va in cucina. Temistocle si precipita, pur dolorante, in camera. Sulla porta impreca, si ferma, torna indietro, fruga sotto il divano e recupera la valigetta, va in camera e la posa, torna di corsa e si butta sul divano. Appena tocca il divano rientra Mauro, che lo trova in una posizione ancora più strana. Mauro lo guardo un po’).

Temistocle: Sarà proprio il caso che dia una mano al soffitto, è proprio tutto… sai, anche la camera… col riscaldamento si è tutto…

Mauro: (si mette a fianco a Temistocle nella stessa posizione, guardando il soffitto) Mi hai preso per scemo? Che cazzo stai facendo, Temi?

Temistocle: Io? No è proprio il soffitto che… (Entra Marica a salvare la situazione).

Marica: Ci sono. Bolle l’acqua?

Temistocle: Quasi. Hai preso le sigarette?

Marica: Si. Si. Quattro pacchetti di rosse. Tanto fumate le stesse, no?

Temistocle: Aspetta. Cos’hai tu? “Il fumo provoca il cancro” c’è l’ho già. Mi dai “Ogni anno il fumo fa più vittime degli incidenti stradali”? Mi manca.

Mauro: Lo sai che se raccogli venti pacchetti vinci…

Marica: …Una schermografia!

Mauro e Temistocle: Tiè!

Marica: Se scrivono sui pacchetti che il fumo provoca il cancro ci sarà un motivo. Butto la pasta.

Mauro: Lascia, faccio io. (Guardando ancora male Temistocle).

Marica: Bravo. Intanto accendi sotto il sugo e aggiungi uno spruzzo di curry. Mi raccomando che non bruci. Piuttosto metti un goccio d’acqua. Intanto…

Mauro: Lo sapevo che quella della pasta era una trappola.

Marica: Va bene, lascia stare. Arrivo io. (Mauro va in cucina) Allora? Hai trovato qualcosa?

Temistocle: In che senso?

Marica: Beh, eri tanto impegnato a spiare Mauro prima, che, appena si è infilato nella doccia e sei rimasto solo, ti sarai messo a frugare tra le sue cose, no?

Temistocle: Ebbene si, signora Fletcher. Io ho fatto questo. Ma sei stata tu a mettermi tutte quelle stranezze in testa su “Dorian Gray”, l’età, il Faust. Ma la cosa strana è che non riesco a rimanere convinto che siano tutte cazzate.

Marica: E allora, cos’hai trovato, cos’hai trovato?

Temistocle: Ma tu sei amica di Mauro o del Giaguaro?

Marica: Ma si, ma si, di Mauro. Ma per poco che lo conosca, so bene che ha tutti i suoi misteri, piccoli segreti. Lo sai meglio di me come è fatto. E io ovviamente sono curiosa, dai, dimmi.

Temistocle: Per prima cosa, tanto per evitarmi un’altra figura di merda, quella piccola ventiquattro ore di la, è mica tua?

Marica: (Eccitatissima) No, no. Perché?

Mauro: (Rientrando con il curry in mano) Vi piace piccante il sugo? Ehm, dovrebbero avere il dosatore queste cose. Comunque cinque minuti ed è pronto. Che si dicevano di bello il mio stravagante fratellino e la mia celestiale compagna?

Marica: Che bisogna finire di apparecchiare.

Temistocle: E che ci va un aperitivo per festeggiare il vostro arrivo. (Brandisce una bottiglia di detersivo per i piatti da una busta della spesa, poi la guarda, la posa e ne prende una di Martini.)

BUIO.

2a SCENA

(Seduti a tavola, caffè o amaro)

Marica: … e così mi sono pentita, a diciott’anni ho ascoltato i miei. Ho preso il diploma magistrale da privatista in tre anni e poi ho iniziato pedagogia a Pesaro, ma non era un gran che. Così al secondo anno ho avuto alcune supplenze elementari, ho iniziato a fare punti e ho mollato tutto. Peccato che la prima cattedra per un disguido, anzi che ad Ancona me l’hanno data ad Asti, nel ’98, e così, pur di tenerla, da Foligno ho fatto armi e bagagli e sono venuta nelle vostre nebbie.

Mauro: Sono belli i tuoi nubifragi.

Temistocle: E tra colleghi, amici e vicini sei capitata con sta vecchia mummia che era pure di passaggio?

Marica: Beh, se questa è una mummia, mi ha fregato proprio bene. Comunque la mummia di casa mi sembra un’altra. Di pure che sono scortese, ma dovresti fare qualcosa, ragazzo mio.

Mauro: Hai ragione, amore. Sei proprio scortese.

Temistocle: No, no. Hai ragione amore… eh… Marica. Devo proprio fare qualcosa.

Mauro: E’ vero. Ci va proprio un bel lifting. Via le scolpiture dalla fronte, via le zampe di gallina… di struzzo…

Temistocle: Smettila, scemo. Intendevo qualcosa di più radicale. Alla fonte. (Mauro ha un attimo di imbarazzo).

Mauro: Beh, ci vuole qualcuno che lavi i piatti (d’istinto si toglie un anello, in previsione del lavaggio dei piatti e lo posa su un mobiletto. In qualche modo l’anello cade).

Marica: Lascia stare, ci penso io, tu non avevi l’appuntamento in ospedale alle tre?

Mauro: Cavolo, è vero. Se non ci fossi tu…

Temistole e Marica: Ne troveresti un’altra. (Temistocle fa un gesto di scusa).

Temistocle: Mauro che va in ospedale? Mai visto in questa vita.

Marica: Non ti illudere, gli serve un certificato per attività agonistica. Si è dimenticato di farlo ad Asti e qui non ha medico di famiglia.

Temistocle: Da quand’è che ci va il certificato medico per giocare a ping-pong?

Marica: O no. Fa conto di fare Jujitsu. E’ una cosa seria.

Mauro: Ciao ragazzi, ci vediamo più tardi. Marica, allora hai voglia di controllarmi quella relazione? Grazie sei un amore. Dove cavolo è l’anello (Cerca sul mobile dove l’aveva messo) Vabbè lo cerco dopo. Non passate l’aspirapolvere (Esce).

Marica: Si dottore, non si preoccupi dottore, sarà fatto dottore. Sono un’insegnante non una segretaria! E lui mi sa che ha più bisogno della prima che della seconda.

Temistocle: Come vi siete conosciuti? E’ da poco, vero?

Marica: Beh, quando si dice il caso. Mi sono rivolto a lui per reclamare per un prodotto difettoso che avevo comprato in quel supermercato. Con cinque impiegati che c’erano dietro il bancone, ho subito preso il tecnico dei computer. Il resto ovviamente lo ha fatto lui. Non è che mi capita spesso di farmi caricare dal primo al quale rivolgo la parola. Ha qualcosa che ti attira come una calamita. Ti confonde, ti affascina. Dal bancone del supermarket alla sera a cena non ricordo neanche cosa è successo. So che ero una di chissà quante. Eppure ho voluto provare a seguirlo per un po’.

Temistocle: E a quanto pare, a lui la cosa interessa. Se ti ha portata qui sei già passata alla storia.

Marica: Devo capire. Devo scoprire cos’ha di diabolico che lo rende così irresistibile.

Temistocle: E così fottutamente fortunato.

Marica: Beh, dai tu parli anche un po’ per invidia.

Temistocle: Invidia? Invidia? Sono quasi vent’anni che gli faccio da deterrente, da contrappeso, sono il suo altro piatto della bilancia. Se una tegola lo sfiora è per colpire me; se lui trova per terra un milione è perché l’ho perso io; se una ragazza mi lascia è perché s’imbarca per lui! Invidia!

Marica: Vabbè, se lui è fortunato e tu no pensi sia per colpa sua, scusa.

Temistolce: Non dovrebbe?! No?

Marica: E come potrebbe, scusa?

Temistocle: Ma come “Come potrebbe”. Prima mi metti in testa tutte quelle cose: “Dorian Gray, e tieni d’occhio tuo fratello, ed quello è un diavolo”, e poi mi vieni a dire…

Marica: Vabbè, che centra, erano battute. Scusa, ti sembrano cose da prendere sul serio?

Temistocle: Eggià, non sono cose da prendere sul serio. Certo che sono cose da prendere sul serio. Dopo vent’anni così prendi tutto sul serio. Fai attenzione alle battute che fai!.. (Gli prende una fitta alla schiena) Ahi! (Marica lo aiuta a mettersi sul divano) Scusa Marica, hai ragione, sono un po’ fissato. Abbi pazienza. Però cerca di capirmi. (Marica passa la mano vicino al fondo schiena di Temistocle).

Marica: Va un po’ meglio?

Temistocle: Si. Si grazie, va… meglio.

Marica: Allora andiamo ad aprire quella ventiquattrore?

Temistocle: Ma… ma…

Marica: Mi hai chiesto di capirti, e io ti capisco. E poi guarda che sono curiosa, sai. Non come un uomo, ma sono curiosa. (Va verso la camera da letto).

Temistocle: Capisco. (Fa per seguirla).

Marica: (Uscendo dalla camera) L’ha portata via, mannaggia, non ce ne siamo accorti. Che rabbia.

Temistocle: Ma tu, ci credi un po’ a queste cose? Voglio dire, il patto col diavolo, l’eterna giovinezza, l’anima in cambio della fortuna…

Marica: Ma, un po’. Come tutti più o meno, credo. Sono cose alle quali non si può credere così. Ma poi vedi David Bowie, Mike Jager….

Temistocle: … Gianni Morandi.

Marica: Ma dai. Certo, vedi gente così che ha avuto miliardi, donne, fama, non invecchia mai, ti viene un dubbio. Anche solo come scusa per non incazzarti troppo…”E, ma quello ha venduto l’anima al diavolo.”

Temistocle: Come se avesse bisogno di comprarle. Non saprà più dove metterle.

Marica: Non è vero. Voglio dire, non è detto che le leggi dell’aldilà siano così severe.

Temistocle: Beh, conosco solo quelle che ci hanno passato al catechismo e, in rispetto di quelle, non si salva nessuno.

Marica: Ma che centra? Quelle leggi le hanno inventate gli uomini per gli uomini. E’ molto diverso.

Temistocle: Scusa Marica, mi sembri in un delirio mistico vagamente settista. Appartieni a qualcosa tipo la “setta dell’avvento del pareggio del bilancio Inps senza toccare le pensioni”, o qualcosa del genere?

Marica: No, no. Dicevo così. Secondo me. (Rientra Mauro).

Mauro: Ciao, ragazzi. E’ sempre bello lasciare la provincia per tornare vicino alla metropoli.

Temistocle: Hai fatto presto.

Marica: Come è andata?

Mauro: E’ andata che c’era da fare un’ora e mezza di coda all’italiana e lo sportello chiudeva dopo tre quarti d’ora. Non mi sentivo pronto per uno stress del genere.

Marica: E come sarebbe la coda all’italiana?

Mauro: Beh, hai presente la coda, no? Dovrebbe essere una cosa lunga e allineata. Quella Italiana è così (fa il gesto di un cuneo e poi con accento piemontese). “Mi scusi ma lei c’era già quando sono arrivata? – Guardi che io sono qui dalle due e un quarto. E’ quel signore li davanti che non so quando è arrivato! – (Con accento meridionale) Io? Io sono arrivato insieme alla signora con la giacca verde, quella li! E lei dove va, scusi? – Scusate chiedo solo un’informazione. – Macché informazione. Coda, coda.”

Temistocle: Chissà chi era quello che chiedeva l’informazione.

Mauro: Che c’entra, si fa per dire.

Marica: Ma scusa, perché non usano i biglietti numerati?

Temistocle: C’hanno provato. Ma alcuni medici pensavano funzionasse col sistema della riffa. E hanno iniziato a estrarre a sorte i numeri. C’era gente che in otto mesi non è riuscita a farsi fare un ecografia. Delle donne hanno preteso di farsi fare la amniocentesi dopo che hanno partorito, per principio.

Marica: E così?

Mauro: Eh, e così è andata bene che ho iniziato a parlare con un’infermiera che combinazione lavorava a quegli sportelli e alla fine mi ha fatto entrare in ufficio e mi ha fatto avere il certificato.

Marica: Per me ci vorrà il siero anti-cobra, ma a te per farti uscire ti ci vuole la museruola.

Temistocle: (Tra se) Come mi fa incazzare.

Marica: (Facendo un cenno a Temistocle) Beh, visto che sei tornato presto, mentre facevo il palo in macchina, stamattina, ho visto qualche vetrina con dei saldi interessanti. Vogliamo approfondire?

Mauro: Vengo anch’io?

Marica: Ah-ah! (Annuendo)

Mauro: E resto in macchina?

Marica: Ah-ah! (Negando. Lo trascina fuori con malizia, facendo cenno a Temistocle. Escono).

(Temistocle lentamente entra in camera. Ma nello stesso momento entra Mauro che ha dimenticato il portafoglio. Mauro vede Temistocle che entra in camera, allora prende un candelabro, lo soppesa pur con aria dispiaciuta e si apposta dietro l’ingresso della camera. Temistocle esce dalla camera da letto con la valigetta in mano. Mauro fa per colpirlo alle spalle, ma Temistocle scivola sull’anello di Mauro, quindi Mauro lo manca e si da il candelabro sul ginocchio, Temistocle comunque  sbatte la testa rimanendo svenuto. Mauro posa il candelabro, guarda Temistocle, sente il cuore e verifica che sia privo di sensi.)

Mauro: Beh, se c’è una cosa che abbiamo in comune è la coccia dura. Oh, il mio anello. Certo Temi che a volte mi fa fin pena. Ma che ti è venuto in testa di cercare quel ritratto, accidenti a te. (prende la valigetta e la nasconde sopra un armadio). Qui per un po’ dovrebbe essere al sicuro.

Marica: (Fuori scena) Tutto bene? Cos’era quel casino?

Mauro: Ah, niente. E’ Temi che… lava i piatti.

BUIO.

3a SCENA

(Bussano con insistenza. Entra Alice mentre Temistocle è ancora steso)

Alice: E’ permesso? C’è qualcuno? Scusate, eh. Era aperto e… Madonna mia. Temi! Temistocle! Temi!

Temistocle: Eh? Che c’è? Che ti strilli. O Madonna, che mal di capa. Ma che faccio qui?

Alice: Beh, se non lo sai tu.

Temistocle: Stavo scassinando… stavo… beh, devo essere scivolato e ho battuto la testa, oddio, eccome se l’ho battuta. Mamma che male.

Alice: Ma, tuo fratello e la ragazza? Ti hanno lasciato solo in casa?

Temistocle: Beh? Non sono mica ancora rincoglionito.

Alice: No, voglio dire, eri solo.

Temistocle: E certo che ero solo. Anzi, a pensarci bene mentre cadevo mi è sembrato di vedere la faccia di Mauro. Ma deve essere un qualche tipo di condizionamento. Che male boia.

Alice: Ti prendo del ghiaccio?

Temistocle: Lascia stare. Non ce n’è neanche per un Martini. Prendimi un Aulin, va. Guarda nell’armadio, sopra, in alto. (Alice va ad aprire lo sportello della valigetta).

Alice: Qui?

Temistocle: Si. No! Ma non li! In bagno. Tengo le medicine nell’armadio, adesso. (Alice va verso il bagno) Alice, riapri un attimo quell’armadio per favore.

Alice: (Mentre apre) Ah, le tieni nell’armadio. Anch’io una volta le tenevo nella scarpiera, poi lo spray nasale prendeva uno strano puzzo e…

Temistocle: Vedi anche tu quello che vedo io? (Con occhi allucinati)

Alice: Si!?

Temistocle: Cosa vedi?

Alice: Cosa devo vedere?

Temistocle: Alice non sono scemo. Che cosa vedi?

Alice: Una valigetta?!

Temistocle: Ah!

Alice: Che ne dici, Temi, andiamo a fare una tac?

Temistocle: (Alzandosi) No, no. Sto proprio bene. C’è qualcun altro che avrà bisogno di una tac appena rientra. Che ci fai qui?

Alice: A quanto pare continuo a fare la crocerossina. Ho dimenticato gli occhiali da sole stamattina. E tu, che ci facevi steso in terra a delirare di una valigetta?

Temistocle: Altro che delirare. Ahi, che legnata. (Va lentamente in bagno, esce subito con un bicchiere nel quale, parlando versa un po’ d’acqua, mescola e beve, intanto si siede sul divano.) Fammi un piacere va, tirami giù quella famigerata valigia e siediti, che ho bisogno di un consulto. Rispondimi seriamente. Tu ne hai parlato stamattina. Ma ci credi al diavolo?

Alice: A chi?

Temistocle: Al diavolo, il demonio, Belzebù…

Alice: Eh…

Temistocle: Ho detto seriamente!

Alice: Ah! Ma in che senso?

Temistocle: Ma che risposta è “in che senso”? “Hai mal di denti? In che senso?” O ce l’hai o  non ce l’hai!

Alice: E’ la risposta che posso dare ad un pazzo che vaneggia dopo essersi rotto la testa. Anzi, adesso dimmi un po’ tu, che c’è qui dentro?

Temistocle: In che senso?

Alice: Hai ragione, è una risposta che da un po’ i nervi. Hai visto una valigetta e sembra che hai visto un fantasma, che c’è qui dentro, mi capisci?

Temistocle: Boh.

Alice: Boh. Andiamo bene. Allora, andiamo per gradi. Primo. Hai battuto forte la testa. Sei sicuro di stare bene.

Temistocle: Si.

Alice: Bene! Secondo. Sono arrivati tuo fratello e la sua ragazza? Va tutto bene con loro?

Temistocle: In che senso?

Alice: Ahi, ci risiamo. Aspetta. Semplifichiamo. Sono arrivati tuo fratello e la sua ragazza?

Temistocle: Si.

Alice: Già meglio…

Temistocle: Alice, lascia perdere. Cercherò di spiegarti.

Alice: Ah, perché la scema sono io.

Temistocle: Ma no, e che sembra una cosa cretina da spiegare, eppure ora sono convinto che c’è  qualcosa di sporco.

Alice: In che senso?

Temistocle: Domanda legittima.

Alice: Meno male.

Temistocle: Lo so che sono passati quasi vent’anni.

Alice: Da cosa?

Temistocle: E aspetta, che già è un casino. Lasciami incominciare. Quasi vent’anni da quando ho iniziato ad essere… così… un po’…

Alice: Sfigato, immagino.

Temistocle: Ecco. Ma si vede che il destino ha voluto che in occasione di questa visita di mio fratello, noto culo rotto, le circostanze mi portassero a riflettere.

Alice: Hai “incominciato”?

Temistocle: Si.

Alice: Ma che cazzo stai dicendo?

Temistocle: Sto dicendo che inizio a credere che per questa differenza tra noi due ci possa essere una spiegazione. Anzi, ne sono quasi convinto, ora che quella valigia, di Mauro, chiusa a chiave e scivolosa come un’anguilla, si è spostata da sola, mentre ero steso, dalla camera a quell’armadio, dove peraltro non l’avrei mai trovata se tu non fossi stato così idiota da andarci a cercare l’Aulin. Scusa.

Alice: Figurati. In questo caso Mauro ha avuto un colpo di sfiga.

Temistocle: Vabbè, nessuno è perfetto. Ma visto che stamattina sei stata tu la prima a tirare la pietra, volevo sapere obbiettivamente cosa ne pensi.

Alice: Obbiettivamente?

Temistocle: Alice!

Alice: Si, ho capito. Ma, non lo so. Voglio dire, son cose alle quali di solito non ci pensi, non ci credi, poi magari pensi a David Bowie, o Mike Jager…

Temistocle: Si, o Gianni Morandi, vabbè grazie lo stesso.

Alice: Ma scusa, tu hai cercato di rubare e di forzare una valigia di tuo fratello perché ti sei messo in testa che abbia fatto un patto col diavolo?

Temistocle: Detto così sono da ricovero, eh? Ma sono successe un mucchio di cose oggi che è difficile spiegare. Voglio dire, mi conosci, non sono ne pazzo ne fissato, cioè, mi girano un po’ le palle per sta cosa, voglio dire, è già difficile abituarsi alla sfiga, ma essere il brutto anatroccolo di famiglia mentre tuo fratello è il cigno, ti viene da tirargli il collo.

Alice: Calma, Temi, calma. Lo so che non sei pazzo. Almeno, fino a stamattina sembravi normale. Allora, dimmi quali sono queste cose successe oggi.

Temistocle: Ma, non so, il ritratto, Marica che… Marica! Si è portata fuori Mauro apposta perché io aprissi la valigia e lui è rientrato per prendersela e io… Stai qui. Fammi da testimone… e da palo.

Alice: Ma scherzi, io filo. Ma cosa cerchi, si può sapere?

Temistocle: (Cercando di aprire la serratura) Un ritratto. Un fottuto ritratto che i miei mi hanno fatto fare al mare ventitré anni fa e da chissà quanti anni è scomparso.

Alice: Ma cosa dici. Ce lo avrai cantina.

Temistocle: Non ce l’ho in cantina!

Alice: Temistocle, è una stupidaggine, se ne accorge, che figura ci fai con lui e con la sua ragazza? L’hai aperta?

Temistocle: Un attimo solo. Questa è una cosa che so fare anch’io.

Alice: Beh, lo sanno fare anche i bambini.

Temistocle: Ci siamo, non se ne accorgerà neanche, ci siamo, ci… (Salta via il coperchio)

Alice: Non se ne accorgerà neanche, tse. Allora, che c’è?

Temistocle: Ahhhh!

Alice: Cos’è, cos’è?

Temistocle: La stilografica che mi hanno regalato i nonni per la cresima. Bastardo. Una Mont Blanche!

Alice: E poi? E poi?

Temistocle: Aaah… ma sei curiosa. E poi, e poi niente, vuota. Aspetta, aspetta. C’è il doppio fondo. Aspetta. Prendi un coltello.

Alice: Ma gliela rovini.

Temistocle: Tanto, peggio di così. Ecco, ci siamo… (Toglie il doppio fondo e fruga delle carte. Poi si blocca) Madonna mia.

Alice: Che c’è? (Temistocle impietrito gli passa i fogli).

Temistocle: Tu sei testimone.

Alice: Madonna mia.

 

Scena 4a

(Riprende la scena di prima, dopo un breve trascorso di tempo – i due fumano nervosamente).

Alice: Ma dai, non credi che possa essere uno scherzo, o qualcosa di simile? Voglio dire è assurdo.

Temistocle: Ma che scherzo, scusa. Che senso avrebbe?

Alice: Non so. Ha capito che ti stavi mettendo in testa delle cose strane e te l’ha fatta.

Temistocle: Ma, è uscito una volta sola con questa valigia… E il ritratto? Dove l’avrebbe preso?

Alice: Magari tu non l’hai trovato in tutta la casa, lui si.

Temistocle: Boh, certo potrebbe anche essere così. Ma non lo so, Mauro non ne è il tipo. Voglio dire, da scherzi. Però…

Alice: Ma si, dai. L’ha nascosta per insospettirti ancora di più. Tanto in casa tua l’avresti trovata senz’altro, no?

Temistocle: Quindi, io sarei naturalmente sfigato quanto lui fortunato…

Alice: Tu ti sei messo in testa che c’era qualcosa sotto, al punto che adesso che realizzi che tuo fratello non ha fatto una cosa orrenda ed incredibile, ci resti quasi male.

Temistocle: Forse perché, comunque, trovare una spiegazione è sempre il principio per trovare un rimedio.

Alice: E adesso? Cosa fai?

Temistocle: Va beh. Adesso, la prima cosa è far ritornare tutto come era prima. Scherzo o non scherzo, l’ultima cosa che voglio è che lui scopra che ho scoperto.

Alice: Si fa presto a dire tutto com’era prima. E con la valigia come la metti?

Temistocle: E, come la metto. E’ una ventiquattro ore  Roncato di pelle. Ce ne sono a milioni in giro. Bisogna comprarne una uguale al più presto e…

Alice: Temi, non è una ventiquattro ore  Roncato di pelle come ce ne sono milioni in giro. E’ ventiquattro ore  Roncato di pelle con una combinazione ed il marchio della S.E.R.I.F. all’interno. E’ diverso.

Temistocle: Cacchio. Va beh, adesso mettiamo tutto il più uguale possibile a prima. Visto il contenuto, ora che è lassù non credo che la tocchi tutti i giorni… Spero. (Inizia a ricomporre nervosamente la valigia) Poi cerchiamo di calmarci è troviamo una soluzione.

Alice: Guarda che io sono già calma (togliendo di mano i resti della valigia a Temistocle). Dici a Mauro che stavi prendendo un cuscino, hai aperto l’armadio e ti è caduta la valigia che si è rotta. Per discrezione non hai guardato cosa c’era dentro, e con l’occasione glielo chiedi a lui, così vedi dove vuole arrivare con lo scherzo.

Temistocle: E queste sono le idee che ti vengono quando sei calma. Figuriamoci quando sei agitata (Gli riprende la valigia ormai ricomposta e la rismonta tutta). Questa deve essere caduta come minimo dall’Empire State Building ed magari essere finita sotto un tram per ridursi così.

Alice: Non ci sono tram a New York.

Temistocle:  E poi se questo non fosse uno scherzo? E questo è ciò che voglio ancora scoprire.  No, no. Ci va un’altra idea. (Sentono aprire la porta, Temistocle d’istinto passa la valigia a Alice che la guarda con terrore e la lancia sotto il divano, intanto Temistocle si lancia per chiudere l’armadio e nel momento in cui si allunga per chiuderlo lancia un urlo di dolore e si butta sul divano dolorante, entrano Marica e Mauro. Mauro zoppica).

Marica: Ciao, Temi, ciao… Temi! Che ti è successo?

Mauro: Ah, niente. E’ un massaggio Sciatsu per la schiena, lo fa sempre.

Marica: A me sembra che se la sia rotta la schiena.

Temistocle: (Dolorante) No, no. Non è niente. Marica, ti presento Alice. Alice, Marica.

Mauro: Alice, scusa non ti avevo visto, come stai? (Mentre Alice e Mauro parlano, Marica a gesti chiede a Temistocle come è andata e Temistocle fa un gesto di esagerazione).

Alice: Ciao, Mauro. Io benissimo, e tu? Complimenti per la fidanzata, un vero angelo.

Mauro: Oh, no, no. Fortunatamente ci somiglia solo.

Alice: E così il lavoro ti riporta a casa, eh.

Mauro: Va be’. Ero ad Asti, non è che fossi… Ma che avete tu e Temi? Mi sembrate un po’ agitati?

Temistocle: E’ che ho avuto quest’altro attacco di mal di schiena insieme ad una forte emicrania, e Alice è venuta ad assistermi, tanto… A proposito, ma che ora vai in fabbrica?

Alice: Oh, oggi non c’è problema faccio il quarto turno, sono solo quattro ore dalle otto a mezzanotte, perché la settimana scorsa ho fatto il secondo “complesso”, che prevede dalle due alle dieci di sera con due ore di straordinario obbligatorio, che vengono compensate con la riduzione del quarto turno diviso in due tranche settimanali… (Si accorge che Temistocle, Mauro e Marica la guardano con aria sempre più smarrita) Entro alle otto.

Temistocle: … E così mi faceva un po’ di compagnia. Tra l’altro non sono neanche riuscito a lavare i piatti (Guarda Marica facendo cenno di portare via Mauro). Come è andato lo shopping?

Marica: Eh? Ehm, ma non c’è problema, ti va di lavarli tu amore, sono così stanca.

Mauro: Capisco, è stato un giro stressante. Due boutique, un grande magazzino e tre jeanserie. Si è infilata e sfilata di dosso otto vestiti, tre paia di pantaloni, due camicie, sei paia di scarpe delle quali due anfibi. C’è da uscirne esausti. Che tempra. Nemmeno la mia carta di credito è stata così resistente, sono andato in rosso a metà della terza jeanseria.

Marica: Ma si, te li do i soldi, te li do. Adesso fila in cucina a lavare i piatti e intanto metti su un bel caffè.

Mauro: Temi, ma l’avresti mai pensato di vedermi ridotto così? (Esce)

Temistocle: Ah, l’amour. Presto Alice. Recupera la valigia da sotto il divano e mettila nell’armadio, speriamo bene.

Marica: E che ci farebbe in quell’armadio?

Temistocle: Cose dell’altro mondo Marica. (Marica fa il segno delle corna per indicare il diavolo) Ma no, cioè si, insomma… Quando siete usciti io ho fatto per prendere la valigia, quando sono scivolato e ho perso i sensi. Quando mi sono ripreso la valigia non era più al suo posto. Solo per caso Alice ha aperto l’armadio e così l’ho trovata. Ma c’è una cosa più strana: mentre battevo la testa , un attimo prima di svenire ho visto chiaramente la faccia di Mauro che urlava.

Alice: Potrebbe essere un’apparizione satanica.

Marica: O la faccia di Mauro mentre si rompe un ginocchio.

Temistocle e Alice: Cosa vuoi dire?

Marica: Appena siamo usciti,  Mauro è rientrato dicendo di aspettarlo sul pianerottolo che aveva dimenticato il portafoglio. Per prendere il portafoglio direi che ci ha messo un bel po’ di tempo. Comunque, mentre era dentro ho sentito un gran baccano, ho chiesto da fuori cos’era e mi ha detto che eri tu che lavavi i piatti.

Temistocle: E mi rompevo la coccia.

Marica: Sei caduto mentre lavavi i piatti?

Temistocle: Ma no. Ti ho detto che stavo prendendo la valigia.

Marica: Vuoi dire che Mauro ti ha teso un agguato e ti ha fatto la trapetta?

Temistocle: No! Devo essere scivolato sul suo anello.

Marica: E lui comunque ti ha lasciato li, così, svenuto?

Temistocle: Infatti. Alice, non ti sembra un po’ eccessivo per chi vuole fare un innocuo scherzo?

Mauro: (Entrando con un grembiule ed un vassoio con quattro tazzine) I signori il caffè lo consumano in soggiorno o mi fanno un po’ di compagnia in cucina?

Temistocle: In soggiorno grazie, ehm voglio dire…

Marica: Dai, amore, stiamo spettegolando su di te. Lasciameli interrogare ancora un po’.

Mauro: Mi raccomando ragazzi. Omertà.

Alice: Contaci. (Mauro torna in cucina con la sua tazzina).

Temistocle: Fatto sta che per caso abbiamo trovato la valigia e l’abbiamo aperta, anzi scassinata.

Alice: Diciamo pure scassata.

Marica: E…

Temistocle: Ed ecco qua. (Le passa due fogli).

Marica: O Madonna!

Alice: E’ quello che abbiamo detto tutti.

Marica: (Terrorizzata) Ma è spaventoso.

Alice: Ne che come ritratto fa schifo? Già lui non è una bellezza, stava bene in cantina.

Marica: (Guarda bene un foglio, poi lo annusa) Come ha potuto farti una cosa simile?

Temistocle: Marica, Alice ha fatto tanta fatica per calmarmi e tu in un secondo mi fai cagare sotto. Cosa vuoi dire? Che ci potrebbe essere qualche cosa di vero?

Marica: Qualcosa? Ma questo… questo… Be, si io credo che possa essere vero, secondo me insomma.

Alice: Ma dai, Marica, che ne sai. E’ uno scherzo. (Marica si morde le labbra)

Temistocle: Fatto sta che dobbiamo rimettere tutto come prima e la valigia è sfasciata, marchiata è con la combinazione.

Alice: Ci sono. Questa è una grande idea.

Temistocle: Un’altra? Wow.

Alice: Frega il tesserino SERIF a tuo fratello, vai dal concessionario a Torino che le stampa, spieghi che si è rotta e te ne serve un’altra. Uguale a questa perché è molto pratica e  con la stessa combinazione per scaramanzia. Col tesserino non faranno storie.

Temistocle: Complimenti, questa è già degna di essere chiamata idea. Un po’ audace ma fattibile. Ha una sola pecca.

Alice: Quale?

Temistocle: Il soggetto. Devi farlo tu.

Giudo: Ma perché? Che centro io?

Temistocle: Ah, tu centri fin sopra i capelli, ormai. E poi, mi spieghi come faccio io, in questo stato? Domani fai il… quarto turno?

Alice: Si ma…

Temistocle: Allora domattina… Mauro lavora? (Marica annuisce) passi da me che tanto sono in mutua, ti becchi la valigia con l’orrido contenuto, vai dal valigiaio, ovunque sia, dici che è urgentissima, vai in studio da me e dici a Sergio che devi fare due fotocopie a colori, passi a ritirare la valigia che nel frattempo sarà già pronta e schizzi qui che ti faccio la pasta con gli scampi.

Alice: (Sbacalita) Ma tu non li hai li scampi.

Temistocle: Giusto. Comprane sei etti freschi prima di venire qui. Tu Marica ci sei a pranzo domani?

Marica: Si.

Temistocle: Fai un chilo.

Alice: Ma il valigiaio mi chiederà la combinazione.

Temistocle: Oh, l’idea è tua, finisci di ricamarla.

Alice: Ci vado. In nome degli scampi ci vado. Ma sento che ne esce un casino.

S I P A R I O


ATTO 2°

SCENA 1a

Temistocle: (Legge un libro sul divano) …Oppure che ne dici di questa “Pazzia Mediterranea”, linguine, scampi, vongole, panna e… marmellata di cozze? Vabbé, oppure…

Marica: Guarda che va benissimo la tua volgare pasta soffritto, pomodoro e polpa di scampi.

Temistocle: E prezzemolo.

Marica: E prezzemolo. Senti Temi, c’è una cosa un po’ difficile che dovrei dirti.

Temistocle: Se non ti piacciono gli scampi perché non l’hai detto subito?

Marica: Temi, non c’entrano gli scampi.

Temistocle: Il prezzemolo?

Marica: Neanche il prezzemolo. E neppure il pomodoro ne il soffritto. C’entra Mauro e c’entro io. Ma soprattutto, c’entri tu.

Temistocle: Che bello, c’entriamo tutti. Immagino che e non stai per annunciarmi il vostro matrimonio, vero?

Marica: Temi, io ho fatto di tutto per fartelo capire senza scoprirmi, e tu lo avevi capito, ancora prima che io arrivassi; ma poi Alice… Be, in fondo sembrava la spiegazione più sensata, ovviamente.

Temistocle: Ha l’aria di essere una cosa proprio tremenda quella che mi vuoi dire. Sono già seduto, vai pure.

Marica: Temistocle… io sono un angelo.

Temistocle: A forza di sentirtelo dire hai finito per crederci davvero?

Marica: No, Temi. Io sono un angelo. (La stanza si illumina a dismisura, la luce proviene da dietro di lei. Lunga pausa di silenzio).

Temistocle: Il mio?

Marica: No. Be, anche.

Temistocle: E… che posso fare per voi… lei… te…

Marica: Mi sa che sono io che posso fare qualcosa per te. Innanzitutto rilassati. Sono un angelo, mica un fantasma.

Temistocle: Oddio! Dove mi porti?

Marica: Da nessuna parte. Vuoi stare calmo?

Temistocle: Eh, non ci crederai, ma non è mica facile. O.K., O.K.. Sono calmo, anche se non so perché, mi tremano le ginocchia.

Marica: Sono qui, come ormai avrai capito, per Mauro. Mauro è un soggetto che noi consideriamo… diciamo a rischio. Non aveva il male dentro, ma ha sempre avuto una discreta inclinazione. E così è rientrato nella cerchia dei… diciamo sorvegliati speciali. Aveva come, si dice, un angelo custode. Voi lo vedete come una protezione, una guida divina. Be, più o meno lo è, ma non ce l’hanno i più meritevoli ma i più esposti, i più a rischio.

Temistocle: Cioè, più si è teste di cazzo più si è protetti. Proprio come da noi.

Marica: Vedo che ti sei calmato. Non è una protezione, è una sorveglianza. E, come ti sto per spiegare, non serve solo ai “sorvegliati”. Prima che ti riprenda dal trance ed inizi a farmi le tremila domande canoniche, ti spiegherò questo: “Ho scoperto che quasi vent’anni fa, tuo fratello ha ceduto alla tentazione di patteggiare col diavolo la sua fortuna.

Temistocle: Ma che cosa dici? Patteggiare col diavolo? Che ne ha mai saputo Mauro di diavoli?

Marica: Questo è un pezzo di ciò che devi scoprire tu. Io posso solo avvertirti.

Temistocle: Devo scoprire io?! Fai parte anche tu dello scherzo? Maledetta disgraziata, ve ne state facendo di risate, alla faccia mia. Aveva ragione Alice, solo non ho pensato a te, che scemo che sono stato. Io non ti conosco. Perché mi sono fidato…

Marica: Non sei stato scemo. Sei scemo. Ti sei fidato perché ti devi fidare. Perché tu devi sapere come sono andate le cose e io sono venuta per aiutarti a capire qualcosa al di fuori del tuo mondo. Forse per te il problema non è neanche capirlo. E’ accettarlo, credere a qualcosa del quale ne parliamo tutti i giorni, pregate, invocate, bestemmiate, maledite, e poi non ci credete? (La luce ritorna intensa, una nuvola di fumo riempie l’ambiente, l’espressione di Marica si fa minacciosissima e Temistocle è paralizzato). Scusami, queste sono cose che mi fanno perdere la pazienza… Beh? Non sono mica il padre eterno… Però ti vedo già un po’ meno scettico.

Temistocle: Cazzo! E’ adesso?

Marica: Adesso devi scoprire cosa hanno patteggiato quei due.

Temistocle: Io? Ma che centro io in questa faccenda? E poi perché non glielo chiedi tu che sei… insomma, più qualificata? E non riesci a leggere cosa c’è scritto in quella pergamena maledetta?

Marica: No. Non ci riesco. E poi non direi che sono “qualificata”. Non corre molto buon sangue tra di noi, capisci.

Temistocle: Be, si. Credo di capire. Ma perché dovrebbe parlare con me?

Marica: Ti parlerà perché gli fai gola, come tutti. Ogni occasione è buona per lui. Visto che è già una giornata di emozioni forti, chiamalo.

Temistocle: A Mauro?

Marica: (Fa segno di no con la mano) A lui.

Temistocle: Ma che chiamo? Ma non sono pronto. Ma poi pronto per cosa? Roba da matti.

Marica: Chiamalo. Sei pronto. E poi prima lo fai meglio è.

Temistocle: Me lo diceva sempre anche mia mamma. Non c’ho mai creduto. Sono passati quindici anni, possono passare ancora un giorno o due.

Marica: Forse no. Chiamalo!

Temistocle: Chiamalo… (prende il telefono) mi dai il numero o faccio il dodici?

Marica: (Ride e prende un libretto dalla borsa) “Pape Satan! Demonio ti invoco!” Basta così.

Temistocle: Basta così? Niente capre sgozzate, sacrifici vari?

Marica: Basta così. Cioè, veramente no. Manca una cosa. Devi crederci con tutto te stesso, chiaramente.

Temistocle: Hai detto niente.

Marica: A me credi ora?

Temistocle: Be, si. Direi di si. (Ritorna la luce intensa, fumo e tuoni) Si! Si! Ci credo.

Marica: Allora, per forza, credi anche a lui. No?

Temistocle: Eggià. Tu mi starai vicino?

Marica: Assolutamente no! Proprio non è possibile. Ma ti sarò vicino dopo. Ne avrai ancora più bisogno.

Temistocle: E tu intanto dove vai?

Marica: Boh, a cercare la marmellata di cozze. Ah, mi raccomando. E’ un tipo… poco affidabile, ma molto vanitoso. Ti racconterà tutto. (Esce)

Temistocle: Ma non facevamo la pasta al pomodoro… Altro che pasta. Ma guarda te in che razza di situazione mi trovo. Ma poi è tutto assurdo. Ma quel cavolo di ritratto, poi. Quindici anni non me ne è mai fregato niente, adesso mi salta in testa… E quella la poi… l’angelo, il diavolo, le corna di tua madre, ma è uno scherzo, si, uno scherzo del cavolo… Ma non è da scherzi Mauro, poi quella li… Waaa! Zot! Babum! Ma guarda te… Pape Satan! Ma roba da matti! Roba da matti! Che faccio? Tra un po’ torna Alice. Lo faccio sta sera. Ma quando torna Mauro?.. Devo farlo adesso… Ma roba da matti! Roba da matti! Va bene. Allora, coraggio… Ma coraggio cosa, ma è una cazzata. (poi di colpo, deciso) Uno, due, tre. Pape Satan! Demonio, t’invoco! Si. Ci credevo quanto mio nonno credeva agli alieni. Devo ripensare a tutta la storia magari mi convinco… O.K. Ci sono. Ci credo. Si, e se quello mi incenerisce? Aspetta. Ci va un deterrente; qualcosa che lo intimorisca. Non pretendo di combattere alla pari, ma visto che ho già le mutande piene prima ancora che arrivi… Cosa può temere il demonio se non un crocefisso… Articolo che in questa casa non abbonda. (Esce di scena, si sente un campanello. Fuori scena:) Sono Temistocle, signora impicc… signora Piciotti. Buona sera, volevo chiederle se per caso aveva… si, insomma avrei bisogno per dieci minuti di un… crocefisso. Come “per farne cosa”? Lei cosa se ne fa di solito di un crocefisso? Scherzo signora, si grazie. (Breve pausa) Ah! Alla faccia… E beh certo, ha solo questo. Certo, come regalo per le nozze d’oro è perfetto. Grazie mille signora. Dieci minuti è torna da lei (vivo o morto).

(Rientra in scena portando in braccio una croce enorme) Questo mi salverà da Belzebù ma per la sciatica non credo proprio che serva.

Allora, com’era la formula. Ma che cosa sto facendo, devo essere impazzito. Primo perché non ha senso, secondo perché rischio di essere incenerito in un secondo o di morire di infarto appena appare. Va beh! Pape Satan! Demonio ti invoco! (Si nasconde dietro alla croce. Da uno sbuffo di fumo, senza troppo clamore, appare Alice).

Diavolo: Mi hai scambiato per Dracula? Personaggio interessante ma decisamente inferiore.

Temistocle: (Stravolto, tremante e balbettante) Ma tu sei Alice… Alice è il demonio… il demonio è…

Diavolo: Preferivi vedermi con le sembianze di una creatura mezza uomo è mezza caprone con tanto di corna e coda a punta? Per me è lo stesso. Diciamo che ho preso le sembianze di qualcuno che ti fosse familiare per non averti sulla coscienza (Ah-ah) (Temistocle stramazza in poltrona) Ma vedo che è servito a poco.

Temistocle: Tu… tu… tu…

Diavolo: Ah! Bene. Prima mi chiami poi dai l’occupato?

Temistocle: Tu, tu non hai paura di questo? Ahi! (Si appoggia la croce su un piede)

Diavolo: Faresti meglio ad averne paura tu, mi sa.

Temistocle: Voglio dire, è pur sempre un tuo superiore, sei un suo subalterno.

Diavolo: E’ meglio dire che sono l’opposizione, per eccellenza. Vedere una sua effigie, pertanto mi fa si girare un po’ le palle, ma niente di più. Veniamo al dunque. Che vuoi, anima mia? Ah ah ah, ma come mi vengono.

Temistocle: Voglio sapere di un contratto. Tra te e mio fratello.

Diavolo: Tuo fratello? Si Mauro. Non dimentico mai un patto, e ne faccio, eh. Ma quello con Mauro è stato particolare, si, mi ricordo. Peraltro la tua è una curiosità più che legittima, visto che ci sei in mezzo anche tu. In anima e corpo. Ma come hai fatto a saperlo? (Si guarda intorno perplesso annusando l’aria) 

Temistocle: Anch’io? Che centro io? Perché in anima e corpo?

Diavolo: Pensavi di ridurti ad una schifezza del genere tutto da solo? Il tuo corpo raccoglie tutto ciò di negativo che il tempo dovrebbe lasciare normalmente su tuo fratello. L’invecchiamento, gli acciacchi, le malattie…

Temistocle: Anche l’acne?

Diavolo: Anche l’acne; le sfighe della vita. E’ nel patto.

Temistocle: E la mia anima? Che cosa centra la mia anima?

Diavolo: Centra, centra. Perché oltre alla sua anima, Mauro mia ha promesso anche la tua.

Temistocle: Come la mia, scusa. L’anima è mia e me la vendo io. Voglio dire, non può… Può?

Diavolo: Vedi… Temistocle?… In teoria non può, ma in pratica, sai, insomma, ho un po’ barato.

Temistocle: Barato?

Diavolo: Va be, se non lo faccio io che deve farlo, scusa? Per la tua anima, diciamo, tuo fratello mi ha fatto una soffiata.

Temistocle: Una soffiata?

Diavolo: Ma c’è l’eco in questa casa? Fammi parlare. Una soffiata. Nel senso che, come posso dire, quando un’anima, una persona viene al mondo riceve una specie di supervisione… diciamo (con disgusto) celeste. Se si dimostra un’anima pura e timorosa il suo… (sempre disgustato) custode lo lascia, per poi riincontrarlo quando dovrà rendere conto, voglio dire, hai capito, no? Naturalmente dal momento della morte al riincontro può passare un po’ di tempo, specie se è… accidentale, improvvisa. Quindi se io lo scopro prima, zac, gliela frego.

Temistocle: Gliela freghi? Ma è incredibile. E non se ne accorge nessuno?

Diavolo: Be, si. Ma sai, una volta che l’ho presa non è mica così facile riprendermela.

Temistocle: Riprendertela da dove?

Diavolo: Da dove? Da li (indica in basso)… da la (indica in alto) Insomma, dall’inferno.

Temistocle: E com’è l’inferno?

Diavolo: Be, dunque, c’è un ampio ingresso, a destra c’è il salone per l’anticamera, i servizi sono… E’ come uno se lo merita! Ma non è poi così doloroso, lo vedrai.

Temistocle: Ma se io sono una “anima pura”, che cosa mi merito?

Diavolo: Si, a te a sei mesi hanno già capito che non avresti mai fatto male ad una mosca. Ma qualcosa troveremo, ne sono sicuro. E lo sei anche tu.

Temistocle: Ma perché ha messo in mezzo anche me, in tutto e per tutto?

Diavolo: Gli ho chiesto se conosceva qualcuno disponibile. Perché un’anima non mi bastava per quello che mi ha chiesto.

Temistocle: Perché? Non mi sembra poi tanto quello che ha avuto, per la sua anima.

Diavolo: Ah, ma il meglio deve ancora venire. Gli sto preparando un successo coi fiocchi.

Temistocle: Il successo in cosa? Se è la negazione fatta a persona in tutti i campi, tranne la pigrizia.

Diavolo: Già, delizioso. Ma a che servono le attitudini, con un manager come me?

Temistocle: Quindi, è previsto che io debba morire prima di lui. Dovrà essere lui a uccidermi?

Diavolo: Cielo, come sei drammatico, mio piccolo Abele. Non riuscirebbe mai a fare una cosa del genere. Nemmeno per me. Ma che bisogno c’è? Guardati allo specchio. Quando lui avrà sessant’anni tu ne avrai cinquantacinque più quelli che ti ha lasciato da quando ha firmato il contratto, quindi ne avrai quasi cento. Sarebbe già una veneranda età, non trovi? Ma sfigato come sei, probabilmente crepi prima. Non c’è problema.

Temistocle: E quando sarò morto, che ne sarà di Mauro?

Diavolo: Accidenti! Questo è un particolare che ci è sfuggito alla stipula del contrattino. Mi sa che appena muori, lui si riprende i suoi anni più tutto il resto nel giro di poco. E si, si, lo vedo male.

Temistocle: Quindi hai fregato anche lui!

Diavolo: Oh… Ehi! Ma sono il diavolo. Cosa pretendi.

Temistocle: E se per disgrazia, destino, o che ne so, morisse prima lui?

Diavolo: Il destino è una fregnaccia! Lassù nessuno sa niente di cosa capita qui. E infatti io me la spasso alla grande. Comunque può capitare. In questo caso, eventualità piuttosto rara, mi dovrei accontentare di lui.

Temistocle: Che sarebbe comunque stato tuo.

Diavolo: E qui ti sbagli. Tu non sai quanto sono indulgenti la. Altro che comandamenti, apocalisse e diavolerie… ehm… del genere. Invece il solo fatto che mi abbia evocato, ed ho le prove, fa si che sia mio. Geniale non trovi… Ah! E bravo Temistocle. Era quello che volevi sapere, vero? Ebbene si, se Mauro muore prima tu sei salvo. Basta che ti sbarazzi di lui e…

Temistocle: … Ti servo la mia anima su un piatto d’argento.

Diavolo: Eh… sei furbo nonno. Be, io c’ho provato. Comunque una manina potresti dargliela, sono così distratti, lassù. Be, Temistocle, è stato un piacere. Ma prima che me ne vada devi dirmi tu una cosa. (Di colpo si fa minaccioso) Come hai fatto a saperlo e a chiamarmi?

Temistocle: (Spaventato) Ho trovato il contratto.

Diavolo: I miei contratti li so decifrare solo io! Qui c’è stato qualcuno con cui da tempo ho un conto in sospeso! Dov’è?

Temistocle: Non capisco.

Diavolo: Furibondo: Dov’è l’angelo! (Temistocle resta di sasso) Se un angioletto ha messo le sue alucce spennate in questa storia, caro fratellino, digli pure che la pagherà, Dio se la pagherà!… (Guarda in alto un momento poi si dirige verso l’uscita)

Temistocle: Esci dalla porta?

Diavolo: Preferisci dalla finestra?

Temistocle: No, no. (Il diavolo esce, Temistocle resta seduto con gli occhi sbarrati)

Basteranno sei mesi di psicologo o dovrò proprio andare in clinica? (Entra Marica)

Marica: Come stai? Come è andata?

Temistocle: Come credi che stia? Nella stessa mattinata ho creduto di parlare con un angelo e ho sognato di evocare il diavolo che mi dice che mio fratello gli ha venduto la mia anima. Che ne dici?

Marica: (Si siede vicino a Temistocle e lo abbraccia) E’ tutto vero, piccolo. Non lo hai sognato, è tutto vero c’è ancora la sua puzza inconfondibile. E’ tutto vero, ma è tutto finito. Rilassati, poi mi racconti per bene. Ma adesso rilassati.

Temistocle: E’ tutto vero. Mi rilasso. Non gli stai niente niente simpatica, sai?

Marica: Lo so, lo so. (Entra Alice mentre sono abbracciati)

Alice: Questo si che è il classico: Parli del diavolo e spuntano le corna.

Temistocle: (Vede Alice) Aaaahhhh!!!

Alice: A Mauro.

Marica: Lascia perdere. Se sapessi cosa è successo.

Alice: Me lo racconti dopo. Prima ti racconto io cosa è successo. Ma cos’è sta puzza di fogna? Aprite un po’ le finestre.

Marica: Si, buona idea.

Alice: Qui ci sono le copie. Per niente curiosi i tuoi colleghi, meno male che non si capisce niente. Comunque ti salutano.

Temistocle: Grazie.

Alice: Sono andata da Bachini per la valigia. Io c’ho ricamato sulla scusa per la combinazione. Non è servito a molto. Visto il tesserino, la commessa ha voluto telefonare per conferma, così ho dovuto fermarla e inventare una specie di confessione più ho meno verosimile, alla quale comunque lei non ci ha creduto per niente.

Temistocle: E così?

Alice: E così niente. Me l’ha riparata, mi ha detto la combinazione e mi ha dato della ladra. Poi mi ha fatto capire che tra ladri ci si intende (gli da una ricevuta).

Temistocle: Per la miseria! Ne compravi due nuove.

Alice: Questa battuta gliel’ho risparmiata. Mi ero già vergognata troppo. Comunque eccola qua. Con il suo prezioso contenuto. Per me tu sei matto e io non devo essere da meno per darti retta. (apre la valigia. Temistocle la guarda bene).

Temistocle: Beh, almeno ha fatto un buon lavoro.

Alice: Già. Chissà quanti ne fa di questi lavori ogni giorno. Comunque l’Italia è sempre un gran paese. Ah, scampi freschi da Auchan non ne avevano, così mi sono consolato  con due aragoste, del Reisling per aperitivo, degnamente accompagnato da qualche tartina al caviale. Qui c’è il conto di tutto. Tieni.

Temistocle: Madonna del Carmine! Giuda! Vuoi vedermi morto?

Alice: Be, un’ora fa quasi quasi.

Temistocle: Grazie Alice. Sei un’amica. Per quanto riguarda me, be, non so neanche se raccontarti quello che mi è successo. Non ci crederesti mai.

Alice: Be, tu provaci, mentre pensiamo ai crostacei.

Temistocle: (mentre si avviano verso la cucina) Intanto devi sapere che Marica… (Marica da una gomitata a Alice alla quale casca il sacchetto con le aragoste che scappano per la casa)

Marica: Oh, scusa. Che guaio. (Appena Alice parte alla caccia delle bestie, Marica prende Temistocle e gli fa cenno di stare zitto)

Temistocle: Ho capito. Eccola! Pigliala! No, no, di la! Di la! (Scompiglio generale)

S C E N A  2a

Fine cena.

Mauro: Non capisco come ho fatto a lasciarlo a casa, ero convinto di averlo nel portafoglio (sventola il tesserino aziendale). Stavo quasi per tornare a casa a cercarlo stamattina tanto non volevano credere che io ero il tecnico della SERIF.

Temistocle: A guardarti in faccia non ti farei aggiustare neanche un tostapane.

Mauro: Ah, ah. E invece sono rimasti colpiti dalla mia professionalità.

Temistocle: Vuoi dire che hai già finito il lavoro?

Mauro: Macché! Ci vorranno due settimane almeno. Ma gli ho presentato una fattura per l’anticipo fatta a puntino. Un lavoro da manuale.

Temistocle: Wow!

Marica: Sai, Mauro, quando sei arrivato stavo dicendo a Temi che mi hanno cercato dalla direzione della scuola di Asti. Ci sarà una riunione del collegio docenti domani e forse andrà avanti fino a venerdì. Bisogna decidere delle cose molto importanti prima dell’inizio dell’anno scolastico. (Temistocle strabuzza gli occhi).

Mauro: Te lo avevo detto di non lasciare il numero che ti beccavano subito. Ma, così? Da un giorno all’altro?

Marica: E be, sai com’è non c’è più molto tempo, così… Promettimi di fare il bravo mentre sono via. Guarda che Temi ti tiene d’occhio. Me lo ha promesso.

Temistocle: Ci puoi giurare.

Mauro: Si, ridotto com’è dovrà pagare un investigatore per tenermi d’occhio. A proposito, come va la schiena?

Temistocle: La mia? Bene, bene. Molto meglio, grazie. Anzi per festeggiare credo che laverò i piatti. Così voi ve ne starete tranquilli a tubare. (Esce con delle stoviglie).

Mauro: Ma cos’ha? Sembra che abbia visto un fantasma. Che gli hai fatto?

Marica: Io? Io niente, figurati. Può darsi che abbia visto un fantasma. Sono sicura che deve essere successo anche a te qualche volta. (Esce anche lei).

Mauro: Ma si diventa matti a stare in questa casa? Sarà l’aria viziata? A proposito, cos’è sta puzza di fogna? Mi sembra vagamente familiare. Va be, fammi vedere un po’ se mi ha scritto qualcuno (si mette davanti ad un PC portatile). Comunicato clienti… offerte hardware… lavoro… lavoro… vinci una vacanza ai Caraibi con Telenet! Questo lo salviamo… ta, ta, ta, società leader nella gestione pacchetti aziendali software ricerca dirigenti, benefit, auto azienda, credit card. Gentile signor Pellissero, abbiamo ricevuto ottime referenze sul suo operato da una stimata ditta di Segrate… la Ilm Mercati… ma il lavoro non l’ho fatto io, lo ha fatto il mio collega… va be, la invitiamo a presenziare un colloquio conoscitivo… offerta… collaborazione… ma dai.. Madonna mia!… Ma non ci posso credere. Ma vai! Ragazzi! Sono ricco! L’offerta più incredibile della mia vita. Direttore dei sistemi! Wow! (Temistocle e Marica si affacciano dalla cucina come impietriti) Va be non vi complimentate tutti insieme, mi raccomando.

S C E N A 3a

Breve stacco. La scena resta la stessa ma è la sera del giorno dopo. Mauro è nella stessa posizione, entra in casa Temistocle con della spesa.

Mauro: O, eccoti. Ero in pensiero. Meno male che stamattina ho preso un mazzo di chiavi, se no aspettavo fuori.

Temistocle: E si, proprio preoccupato, eh? Che ci fai già a casa?

Mauro: Voglio prepararmi a dovere per il colloquio, sai com’è un’occasione così… Me lo hanno fissato per lunedì mattina. Non posso rischiare di fare brutta figura.

Temistocle: Ti andrà bene, ti andrà bene. Non ti preoccupare. Con certe raccomandazioni, va sempre bene.

Mauro: Ma quali raccomandazioni? Se non so nemmeno come è finito il mio nome in mano a quella gente.

Temistocle: Già, si direbbe opera del diavolo, no?

Mauro: Ma che cosa stai dicendo, Temi? Ti senti bene?

Temistocle: Ti preoccupi molto della mia salute.

Mauro: Ma sei scemo? Era una battuta.

Temistocle: Sto bene, sto bene. Stai tranquillo.

Mauro: Temistocle, io sono tranquillissimo, anzi, ero tranquillissimo, prima di vederti. Temi, ma che ti sta succedendo?

Temistocle: Di tutto! Sono quindici anni che mi succede tutto quello che la sfiga può mandare ad una persona e ancora di più! E devo godermi il tuo trionfo proprio qui, in casa mia, alla faccia mia!

Mauro: Va be, se vuoi vado a trionfare in albergo, sempre trionfo sarà. Ma non è colpa mia se sono fortunato e tu… un po’ meno. O ti sei stufato di ospitarmi, dopo soli tre giorni. O non ti interessa ospitarmi senza la compagnia di Marica? E da ieri che mi tratti come un extraterrestre.

Temistocle: Ma che cosa stai dicendo? Ma che centra Marica? Ho ben altro per la testa in questo momento.

Mauro: E che cos’hai per la testa? Una gonnellina nuova? Ti serve campo libero? Una notte in albergo posso passarla, sai. Non c’è bisogno che me lo nascondi.

Temistocle: Ma che gonnellina. Ma che stai dicendo. Vai, va, se vuoi renderti utile metti su la cena. Ho preso un pollo.

Mauro: E che ci devo fare?

Temistocle: E che ci devi fare? Gli ficchi uno spiedo nel sedere e lo sbatti in forno! Può sembrare umiliante per lui, ma i più fanno quella fine! E’ già pulito. Aglio, rosmarino, salvia, pepe in grani, sapone di Marsiglia… tutto quello che trovi in cucina ficcaglielo dentro. E poi pela due patate, falle a tocchi e ficcale nel forno.

Mauro: Sempre con il sapone di Marsiglia?

Temistocle: Sempre con il… Fila in cucina! (Mauro esce. Temistocle resta pensieroso. Poi fra se e se:)Com’è che ha detto, già? Comunque una manina potresti dargliela, sono così distratti, lassù. (Temistocle guarda verso la cucina con aria feroce. Poi prende una banana da una fruttiera, la mangia e intanto calcola la distanza tra la porta della cucina ed un tavolino e posa la buccia davanti alla porta stessa.) Mauro, prima di infornarlo, fammi vedere se è infilzato bene, altrimenti cade dallo spiedo. Ah! Mettici anche un po’ di pancetta, visto che c’è.

Mauro: (Dalla cucina) Mannaggia sono più infilzato io del pollo. Ma come funziona sto coso?

Temistocle: Dio mio, ma non sai proprio fare niente. (Si dirige deciso verso la cucina, ma all’ultimo minuto si ricorda della buccia e la salta. Sono tutti e due in cucina.) Ci va un movimento deciso. Così!

Mauro: Oddio! Che impressione.

Temistocle: Guarda che era già morto. Adesso stringi bene i due blocchi e dagli un giro di spago. (Ritorna in scena, sempre saltando la buccia) Fammi vedere comunque, prima di infornare.

Mauro: (Entra in scena con un vassoio con sopra il pollo ma non pesta la buccia) Così non credo che si muoverebbe neanche da vivo, che ne dici?

Temistocle: Si, direi che tiene. Le patate sono pronte?

Mauro: (Tornando in cucina sempre evitando la buccia) E adesso le preparo. Ma sei uno stress! Perché non ti trovi una fidanzata? Ti farebbe bene. Vuoi vedere anche le patate, quando sono pronte?

Temistocle: (Fra se e se) Perché non ti trovi una fidanzata? Stronzo. Ci va un’altra scusa. Ehm, Mauro! Perché non mi porti un bell’aperitivo?

Mauro: (Fuori scena) Perché ce l’hai di li.

Temistocle: Ah! Ehm… No, ma… volevo del vino bianco. Ce n’è in frigo.

Mauro: (Sempre fuori scena) E perché non te lo vieni a prendere?

Temistocle: Perché sarebbe carino da parte del mio caro fratellino portare un aperitivo con due salatini a Temi suo che lo ospita, gli tiene pulita la casa e gli porta tanta fortuna.

Mauro: (Entra in scena con in mano un bicchiere è una ciotola di salatini, ma scavalca sempre la buccia) Ma sei scemo? Tu mi preoccupi. (Torna in cucina. La buccia ancora non da esito. Temistocle inizia a spazientirsi ). Madonna. Ma che è sto fumo. Aiuto, il pollo va a fuoco!

Temistocle: Ma che imbecille! (Parte deciso verso la cucina e sta volta non si ricorda di evitare la buccia. Il volo catastrofico inizia in scena e finisce in cucina con rumore di stoviglie infrante.)

Mauro: (Fuori scena) Ah, ma guarda. Avevo dimenticato il guanto da forno nel forno. Temi? Temi, come stai? Rispondimi.  Temi? Temi, che fai? Posa quel coltello, Temi.

Temistocle: (Rientrano in scena. Temistocle, con gli occhi spiritati, tiene Mauro per il bavero e lo minaccia con un coltellaccio da carne) Adesso ascoltami bene, signor “baciato dalla fortuna”. Diciott’anni fa tu hai evocato Satana, hai mercanteggiato non solo la tua animaccia zozza, ma anche la mia, usandomi come catalizzatore delle tue disgrazie per il resto dei miei giorni. E questo da un paio di giorni mi fa un po’ incazzare, è chiaro? E adesso tu mi racconti tutta la vicenda per filo e per segno, perché se no, perso per perso, ti apro come quel pollo e se continuano a girarmi come mi girano adesso, ti infilo anche uno spiedo nel culo! Tanto per iniziare a farti assaggiare quello che ti aspetta quando sarai all’inferno! (Scaraventa Mauro sul divano. Mauro per un po’ resta paralizzato)

Mauro: Ma di che cosa stai parlando?

Temistocle: Aaahhh!!! (Minaccia di lanciarsi su Mauro con il coltello)

Mauro: Va bene, va bene. Ma come cazzo hai fatto? - Mi hai fatto preoccupare un po’ nei giorni scorsi, ma non pensavo arrivassi a capire tutto. Che scemo, non avrei mai dovuto venire qua.

Temistocle: E invece ci sei. E adesso parla. Poi, caso mai, parlerò io.

Mauro: D’accordo. Senti, non è stata colpa mia. Cioè, non del tutto insomma. E’ successo diciannove anni fa, la sera del 10 giugno. Era mezzanotte e venti, non dimenticherò mai. All’epoca facevo l’ultimo anno dello scientifico, giravo con quei tre cretini, ti ricordi: Bonfanti…

Temistocle: Sergio, si ricordo. Quello che è diventato muto prima del diploma.

Mauro: Sivieri, Alberto, e Mantovani, come faceva di nome…

Temistocle: A si, e… Adalgiso, quel decerebrato. Ma che razza di amici avevi, per la miseria, ti ricordavo più sveglio.

Mauro: Va be, questo non c’entra, cioè, c’entra eccome. Tant’è che era da un po’ di tempo che Alberto ce lo faceva a fette con un libro. Sai quelle cose che trovi in soffitta, come fa Pippo. Lo aveva ereditato da un suo avo, non so bene che razza di parente fosse. Fatto sta che ci raccontava, Alberto, che questo suo parente aveva vissuto qualche anno alle Barbados per lavoro e li si è infervorato per la magia, e magia di quella cattiva, al punto che aveva abbandonato il lavoro per occuparsi dell’occulto. Ha vissuto per un certo tempo a New Orleans e poi addirittura si è perso nelle tribù della foresta amazzonica, dove dopo pochi anni ci ha lasciato le penne. Non hanno mai trovato un cadavere che fosse attribuibile al suo. Fatto sta che si è fatto i cretini per un po’ intorno a sta faccenda finché, più per spavalderia che altro, si è fatta sta bravata.

Temistocle: Alla faccia della bravata.

Mauro: Beh, era una bravata, tranne…

Temistocle: Se fosse stata una bravata Belzebù non sarebbe arrivato.

Mauro: …Tranne che per Alberto. Lui era veramente convinto, e tanto è bastato. Quando è apparso aveva le sembianze del prof. di disegno tecnico, roba da matti.

Temistocle: E nessuno ha preso la cosa sul serio. E’ successo anche a me.

Mauro: Già, ma a te non è successo quello che è successo a Sergio.

Temistocle: E’ li che… (Temistocle si indica la bocca).

Mauro: Era quello più scettico. Non voleva saperne di crederci neppure quando tutti ormai eravamo terrorizzati e continuava a fare battute cretine. Ha vomitato cenere e sangue per un po’. Quando ha finito non ha più potuto parlare. Nessun medico ha mai saputo spiegare per certo cosa avesse. Puoi immaginare come ci sentivamo noi. Ci ha fatto una proposta che decisamente non avremmo mai avuto il coraggio di rifiutare. Ci ha preso in disparte ad uno ad uno, tranne Sergio che ha pianto per tutto il tempo e mi sa anche per parecchi giorni dopo. Io non ho mai saputo che cosa ha offerto agli altri due, non abbiamo mai avuto il coraggio di ricordare quella sera insieme, ne immagino di parlarne con nessuno, almeno, io no di certo.

Temistocle: Ma perché hai tirato di mezzo me, che centravo io con le tue ambizioni, non capisco.

Mauro: Ti sembrerà una scusa stupida, ma ti giuro che si è approfittato dello stato in cui eravamo. Mi ha chiesto cosa volevo in questa vita che valesse la mia anima. A me non è venuto niente da dirgli, così ha iniziato lui a parlarmi della fortuna, vera e assoluta. Non della vincita miliardaria, o del successo artistico smodato, ma della felicità sottile ma continua, controllata, senza eccessi, della quale non ci si possa mai stufare. Fortune piccole, magari guadagnate, beh, senza troppa fatica, non fa per me. E così la ragazze, che trovavo e lasciavo senza  mai problemi o sofferenze vere, il lavoro divertente, vado in giro, conosco, la salute, i soldi giusti per una vita tranquilla e per togliersi qualche sfizio.

Temistocle: L’ho visto il tuo ultimo sfizio. Cento ottanta cavalli, interni in pelle e radica, climatizzatore. Ma la tua è una vita poco più che normale, ancora non capisco, ti ha fregato.

Mauro: E che ne sai tu di come sarebbe stata la mia vita senza quel patto? E pensi che sarebbe stata tanto migliore la tua se non ti avessi coinvolto, a parte qualche acciacco in meno?

Temistocle: Qualche acciacco in meno? Qualche acciacco in meno? Ma mi vedi, mi vedi in faccia? Sono tuo fratello. Tuo fratello minore! Non tuo nonno.

Mauro: E se senza quel patto tu fossi morto per disgrazia in piena giovinezza?

Temistocle: Sarebbe potuto accadere. Possono accadere un sacco di cose. Ma questo non vuol dire niente. Perché io?

Mauro: Hai ragione, non vuol dire niente. Finito il suo discorso io non ho potuto che accettare. Ma li per li mi sembrava poco. Mi è sembrato di trovare coraggio e così li ho solo chiesto qualcosa di più eclatante qualcosa che entrava nei piani di un ragazzo di diciott’anni, un momento in cui brillare sopra gli altri, un momento di successo. Ma mi ha detto che sarebbe costato di più, che la mia anima non sarebbe bastata, e mi ha suggerito te. Io e te non abbiamo mai avuto un legame profondo da ragazzini e questo lui lo sapeva. Mi ha promesso che ti sarebbe successo niente di grave, che saresti campato a lungo, e io ho accettato.

Temistocle: Ha trovato quello buono. Ma anche nel tuo egoismo, non ti è venuto in mente che io, invecchiando per te, non posso campare a lungo? E quando io morirò, anche di vecchiaia, avrò al massimo cinquant’anni? E tu morirai con me. Ti ha fregato. Ti sei fregato.

Mauro: Temi, mi è venuto in mente, ma era troppo tardi, ormai il patto era fatto e non potevo più tornare indietro. Tanto valeva non pensarci più e godere dei privilegi che mi aveva dato.

Temistocle: Non pensarci più? Non pensare più a me? Non pensare più alla mia anima?

Mauro: Ma intanto cosa potevo fare? Chiamavo un prete? Trascinavo in diavolo in tribunale? Magari a Forum?

Temistocle: Non hai mai pensato che se esiste il diavolo possono esistere anche gli angeli?

Mauro: Ci ho pensato. Sono andato in un negozio di caccia-pesca, avevano richiami per anatre, storni, beccaccini, ma niente per gli angeli. Potevo mettere un annuncio su seconda mano?

Temistocle: A quanto pare qualcuno lo ha fatto.

Mauro: Cosa vuoi dire?

Temistocle: Niente, niente. (Suona il timer della cucina).

Mauro: Apri tu?

Temistocle: E’ il pollo cretino.

Mauro: Il pollo alla porta?

Temistocle: (Da uno spintone a Mauro verso la cucina) E poi mi stupisco che il diavolo ti ha fregato.

S C E N A 4a

Mattina della domenica. Temistocle, in pigiama, sta finendo di risistemare il divano. E’ in balia di un pesante dopo sbronza. Mauro è vestito ed entra dalla cucina con un vassoio da colazione. Subito dopo Mauro entra Marica dal bagno, in pigiama anche lei.

Mauro: Ragazzi, anche se è mezzogiorno, ho pensato che era meglio iniziare da una buona colazione, soprattutto per qualcuno che ieri sera ha alzato un po’ il gomito.

Temistocle: (Mentre si siede a tavola) Io non volevo sbronzarmi, ma la tequila era l’unico modo per spegnere il bruciore di quel churritos infernale, alla faccia del messicano. E poi ho bevuto quanto te, che però ovviamente, sei sobrio come un giudice, mentre io c’ho un mal di testa che è secondo solo al mal di stomaco.

 Marica: (Si siede anche lei) Beh, allora mi sa che queste frittelle ce le pappiamo io e Mauro.

Temistocle: Non penso proprio. Riempirlo deve essere l’unico modo di disattorcigliarlo.

Marica: Certo che se magari evitavi di farmi fare venti minuti di Merenghe avresti risparmiato il mal di testa almeno a me.

Temistocle: Merenghe, io?

Mauro: Scherzi? Sembravi Ricky Martin. Marenghe, Tiburon, una Lambada che mi ha fatto un po’ incazzare, il tutto insieme a due cahipirinie.

Marica: Ma dai.

Temistocle: Io? Be, si. Le cahipirinie le ricordo, eccome.

Marica: Ah! E non ti ricordi della Lambada con me?

Mauro: Intanto, tra una cosa e l’altra non ci hai ancora detto niente della tua spedizione ad Asti. Che hai combinato in quei tre giorni?

Marica: Ma se ti telefonavo tutti i giorni.

Mauro: Una volta mi hai telefonato. Per dirmi che volevi andare a cena al messicano.

Marica: Senti, te l’ho detto che non era facile chiamarti. In albergo il telefono non funzionava e a scuola non avevo tempo, poi la sera ero sempre stanca, non avevo voglia di uscire.

Mauro: Ma eri ad Asti, cavolo, non in Burkina Faso. Va be, ragazzi, io vado a fare due passi, giornale e sigarette. Chi si unisce?

Marica: Grazie, ma me ne sto un po’ a letto a leggere, poi mi invento un pranzo. Sai che per me la domenica…

Mauro: Ma solo a mangiare pensi?

Temistocle: Io mi prendo un alcaselzer e mi spalmo sul divano a farmi passere il mal di … tutto. Anzi, già che vai a comprare le sigarette…

Mauro: Si, si, ho capito. Due pacchetti?

Temistocle: Due pacchetti. Prendo il portafoglio.

Mauro: Lascia, le hai prese tu venerdì. Meno male che il pigro sono io. Vado e torno. (Mauro esce, Temistocle intanto si infila in cucina)

Marica: (Si siede sul divano) Vado e torno. A comprare le sigarette. Quanta gente ha detto questa frase, ed è stata l’ultima che i suoi cari, amici, conoscenti, hanno sentito. Puff! Svaniti. Mai la pasta, il vino, la carta igienica. Le sigarette. Che combinazione.

Temistocle: (Torna dalla cucina con il bicchiere con l’Alcaseltzer e si siede di fianco a Marica) Cosa vuoi dire?

Marica: Non è stato facile decidere. Ho aspettato tre dei vostri giorni…

Temistocle: Perché? I vostri sono diversi?

Marica:… perché prendessero una decisione.

Temistocle: Prendessero chi? Non è uno solo, unico ed assoluto che…

Marica: Lascia perdere. Non è questo il punto. Il punto è che è andata bene. Lo si può salvare.

Temistocle: Come lo si può salvare? Ha fatto un patto. Il diavolo stesso mi ha detto che basta invocarlo. Capisco l’indulgenza divina, ma l’ha fatta grossa.

Marica: Non sei contento che si salvi?

Temistocle: Io? Si, certo, come no, contentissimo. Ma non capisco.

Marica: Quello che ti ha raccontato, quello che ha avuto il coraggio di raccontarti…

Temistocle: Coraggio? Gli ho messo un coltello alla gola.

Marica: Lo so! Non è stato affatto bello da parte tua, comunque sei perdonato.

Temistocle: Ma… perdonato? Ma se lui… Ma pensa te.

Marica: Non è stata colpa sua. Non completamente o non direttamente, mettila come vuoi. Fatto sta che ce la può fare.

Temistocle: Ce la può fare? Ma come può? Lo aspetta. Quel giorno ci sarà lui ad aspettarlo. Ed aspetterà anche me!

Marica: No, Temi. Quel giorno ci saremo noi. E tu, per quel che è stato fino ad adesso, proprio non hai niente da temere.

Temistocle: Ma io non capisco. Come fate… Come fa a… (Marica gli accarezza la testa e gli prende l’Alcaselzer che Temi non ha ancora bevuto, gira una mano intorno al bicchiere, poi lo ridà a Temi facendo cenno di bere. Temistocle prende il bicchiare e lo guarda con aria smarrita) A firmato… a invocato… che devo fare?

Marica: Devi rilassarti. Hai mal di testa. Bevi il tuo Alcaselzer e rilassati. Qui, sul divano.

Temistocle: (Con aria preoccupata) Bevo?

Marica: Si.

Temistocle beve, intanto le luci si abbassano, Marica lascia un biglietto sulla porta ed esce. Torna la luce normale.

Alice: (Fuori scena) E’ permesso? Temistocle? (Entra con la spesa come all’inizio)

Temistocle: Vieni, vieni. Mia salvatrice. Mia crocerossina…

Alice: Si. E tuo mulo di Saluzzo. Ma che razza di spesa mi hai fatto fare? E quando lo fate aggiustare sto ascensore? Ci credo che poi ti viene mal di schiena.

Temistocle: Eh… che saranno mai quattro piani a piedi. Vedrai che le tue coronarie te ne saranno riconoscenti. Vuoi bere qualcosa? Fai pure un giro in frigo.

Alice: “E già che ci sei mettici dentro la spesa!”. Ma quanta roba mi hai fatto prendere. Non è che niente niente, torna Rosanna?

Temistocle: E’ più facile che il Torino vinca la Coppa dei Campioni. No, è che mio fratello ha preso un lavoro qui vicino, allora tant’è che lo ospiti io. Almeno mi riempie un po’ la casa. Arriva oggi pomeriggio con la sua nuova fiamma. Questa volta dice che si tratta di un angelo del paradiso e ha intenzioni serissime.

Temistocle legge il biglietto. Si sente la voce di Marica che dice la seguente battuta in contemporanea alla prossima battuta di Alice: Caro Temi, stai tranquillo. Mauro sta bene e può darsi che sia vicino a me. Arrivederci al più tardi possibile. Marica.

Alice: Vuoi dire che può durare più di un mese? Wow. E tu ti prendi in casa la coppia del secolo per non sentire la mancanza di Rosanna? Tu non solo sei sfigato, ma hai proprio il senso del martirio. Di notte che fai? Origli dalla porta prendendoti a martellate sulle palle?

Alice: Che roba è?

Temistocle: (Suona il telefono) Pronto? Si, sono io. Mi dica maresciallo. Si, Mauro Pellissero. E’ mio fratello. Incidente? Si, lo so. Ehm, no, voglio dire, si capisco. C’era qualcuno con lui? Come nessuno? No, no. Si, va bene. Grazie maresciallo, buon giorno.

Alice: Temi…

Temistocle: Stai tranquilla, Alice. Magari un giorno ti racconterò una storia incredibile. (Suonano alla porta)

Alice: Ma… Apro io. (Va ad aprire) Rosanna! Che sorpresa. Temi! Il Torino ha vinto la Coppa dei Campioni

S I P A R I O