Il ritratto

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UN’ AMICA TRA I PIEDI

IL RITRATTO

ATTO UNICO BRILLANTE

DI

ALDO CIRRI

PERSONAGGI :

              GIORGIO VASARI                                        - Narratore                             - anni 39

              LEONARDO DA VINCI                                - Sommo artista                     - anni 52

              FRANCESCO DEL GIOCONDO                         - Mercante fiorentino     - anni 44

              FIORDALISA GHERARDINI                       - Terza moglie di Francesco - anni 25

              GIULIANO DE MEDICI “Duca di Nemours” - Signore di Firenze             - anni 26

              ANTONELLO                                                 - Un menestrello                    - anni 20

              GIORGIONE                                                  - Un buffone                         - anni 20

              QUARTINO                                                    - Il vecchio servo                   - anni 70

L’azione si svolge a Firenze nell’estate del 1504

Nota: nella commedia si immagina che Giorgio Vasari narri la vicenda nel 1550 quando scrisse:

“Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri”

la sua opera più famosa.


SCENA

Lo studio di Leonardo. La parete di fondo è quasi completamente costituita da una grande portafinestra da cui si intravede la balaustra di un balcone e, sullo sfondo, il panorama di Firenze. Parete di SX: al centro la porta di ingresso. Parete di DX: sulla destra una porta che dà nelle altre stanze, sulla sinistra una grande scaffalatura zeppa di rotoli di pergamene, disegni, strumenti di lavoro, tele, pennelli ecc. Parallelo alla parete di DX, ma inclinato verso il pubblico, un grande tavolo, anch’esso sommerso da disegni, carte, strumenti ecc. Dietro di esso una sedia a schienale alto. Al centro della scena un cavalletto con il ritratto della “Gioconda” praticamente terminata, a cui manca completamente la bocca (all’apertura del sipario la tela sarà coperta da un panno) vicino ad esso, un piccolo tavolo ingombro di colori, vasetti, pennelli e qualche straccio. Il cavalletto sarà rivolto di ¾ verso destra rivolto presso il pubblico. Davanti alla portafinestra una grande ottomana. Nell’angolo di sinistra un  paravento decorato. Altri arredi e mobili d’epoca.

SCENA PRIMA

Il sipario e chiuso. Al centro del palcoscenico, leggermente spostato sulla sinistra, è piazzato un cavalletto da pittore con sopra una tela coperta da un panno. Una dolce musica cinquecentesca si spande per l’aria, contemporaneamente uno spot illumina il cavalletto dall’alto. Dopo qualche secondo, da sinistra entra Giorgio Vasari in abiti dell’epoca, lentamente si avvicina al cavalletto e scopre la tela. Si tratta della “Gioconda” di Leonardo da Vinci.

                VASARI - Voi tutti conoscete questo quadro. Si tratta di un dipinto ad olio su una tavola di legno di pioppo, di centimetri 77 x 53 ed è famoso in tutto il mondo come “La Gioconda”. Il primo a dargli questo nome fu, nel 1625, Cassiano del Pozzo mentre, in Europa, è meglio conosciuto come “Monna Lisa”, nome da me dato al quadro nel 1550. (Il Vasari, per un attimo si ferma perplesso, poi si rivolge al pubblico) Oh, perdonatemi, (fa un inchino) il mio nome è Giorgio Vasari, sono stato: pittore, architetto, scrittore e poeta, la mia fama è dovuta soprattutto ad un’opera intitolata: “Le vite de’più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, che ebbi modo di completare appunto nel 1550 e nella quale trattai a lungo sulla vita del sommo maestro Leonardo Da Vinci.

Pausa. Poi si avvicina di nuovo al quadro.

VASARI - Leonardo cominciò a dipingere “La Gioconda” nel 1503 a Firenze e, a fasi alterne, vi lavorò fino al 1506, interrompendosi di continuo com’era sua abitudine. La cosa curiosa fu che Leonardo non considerò mai terminato il dipinto. Col passar dei secoli la Gioconda divenne il ritratto tipico per eccellenza e, per un misterioso capriccio del destino: il quadro più famoso del mondo.

Pausa.

VASARI - Come tutti voi sapete l’essenza dell’opera è rappresentata dal famoso sorriso. (Il Vasari si infervora e la voce si fa incantata) Un sorriso, sul quale tanto s’è scritto e discusso che, come un’impalpabile carezza, sfiora lievemente le labbra di questa donna stupenda. Un sorriso che sembra venire da una luce interiore, dato che non si nota alcuna contrazione dei muscoli facciali. Un sorriso enigmatico, misterioso, ma che potrebbe anche essere triste e tenero, compassionevole e dolce o, forse, ironico se non addirittura beffardo. La bellezza della Gioconda va ricercata nell'armonia degli elementi pittorici, nell'originalità meravigliosa dell'insieme e di ogni singolo particolare, tutti ingredienti che emanano una sensazione misteriosa e irreale, come una sfida all'intelligenza e allo spirito di chi l'osserva.

Pausa

VASARI - Ma chi era questa donna di cui conosciamo il volto, gli occhi e l'enigmatico sorriso? Gli storici si sono lambiccati a lungo nel tentativo di dare un nome al ritratto. Solitamente si trovano d'accordo nel riconoscere in quest’opera la fiorentina Fiordalisa di Antonio Maria di Noldo Gherardini, nata nel 1479 e terza moglie di Francesco di Bartolomeo Zanobi del Giocondo, un ricco commerciante di tessuti fiorentino. Pare che il quadro non fosse stato ordinato dal marito di Fiordalisa ma, nientemeno, che da Giuliano De Medici, suo amante. Altri storici vedono piuttosto nella Gioconda un ritratto di Isabella d'Este. Qualcuno sostiene trattarsi di Caterina Sforza di Riario, duchessa di Forlì: una donna terribile soprannominata “la tigressa”. Altri ancora, una non ben identificata nobildonna napoletana, e poi ancora Isabella Gualanda, Costanza d’Avalos, Ginevra Benci, c’è chi sostiene infine che si trattasse di una prostituta. Già al tempo di Leonardo il quadro era considerato un capolavoro. Molti artisti, nei secoli, ne hanno fatto delle copie o si sono comunque ispirati ad esso per le proprie opere. Raffaello stesso, per esempio, innamoratissimo dell’opera, ne eseguì alcuni disegni ed un dipinto che lo ricordano molto da vicino.

Pausa.

VASARI - Come potete vedere la donna ritratta nel quadro era bellissima (sospira), ma si racconta che si annoiasse talmente tanto, a posare, che dopo pochi minuti assumeva un’aria stanca e triste. Leonardo, per ovviare  a questo inconveniente, convocò buffoni, cantori e musici affinché distraessero la bella Fiordalisa allo scopo di mantenere sulle sue labbra quella sublime espressione di serena spiritualità. Ma andò veramente così? E se così fu, quale poesia, quale lazzo, quale musica provocò questo ineffabile sorriso?

Il Vasari si sofferma per un attimo a contemplare il ritratto.

SIPARIO

VASARI - Proviamo a spostarci nello studio di Mastro Leonardo...

Il sipario si apre ed il Vasari entra in scena. Al momento è il solo personaggio presente. Sono le ore centrali del mattino, dalla grande portafinestra la luce del giorno inonda il grande studio.

                VASARI - Siamo a Firenze nell’estate del 1506. Sicuramente, in questo periodo, Mastro Leonardo stava per terminare il quadro... (si guarda intorno circospetto poi, sogghignando, si rivolge al pubblico) andiamo a vedere a che punto è!

Il Vasari, quasi in punta di piedi, si avvicina al cavalletto che sta al centro della scena e solleva la tela. Guardando il ritratto della “Gioconda” praticamente finito, ma completamente privo della bocca, ha un attimo di incertezza.

                VASARI - Vedete? Evidentemente il famoso sorriso di Monna Lisa, fu uno scoglio arduo anche per il prodigioso pennello di Leonardo il quale, consapevole del fatto che stava dipingendo un capolavoro, volle lasciare per ultimo quella bocca.

Pausa. Il Vasari osserva in silenzio il ritratto.

                VASARI - Ma che cosa cercava di dipingere Leonardo? Forse il sorriso di Venere che inonda il mondo con la sua bellezza? (sempre più ispirato) Oppure quello della Vergine che posa il suo dolce sguardo pieno di benevolenza e di benedizione sul genere umano? Oppure... oppure sulla bocca di quella donna vide, solo per un fugace attimo, un qualcosa di magico, di unico che non si sarebbe ripetuto o che, perlomeno, nessun uomo sarebbe mai riuscito a custodire nella sua anima. Forse Leonardo vide quel qualcosa di incredibile e volle far appello a tutto il suo genio per fissarlo su di una tela affinché il mondo intero potesse inebriarsi di quella bellezza assoluta! Un prodigio, una visione che avrebbe consentito a qualsiasi uomo di sentirsi più vicino a Dio!

Pausa. Per un attimo il Vasari osserva rapito il quadro, poi si riprende e si rivolge al pubblico allargando le braccia.

                VASARI - Bah! Non lo sapremo mai, quello che possiamo tentare è cercare di ricostruire o, perlomeno, immaginare che cosa avvenne di così straordinario in quell’estate fiorentina del 1506.          

SCENA SECONDA

Il Vasari si sposta sul proscenio, prende il cavalletto, che all’inizio della commedia si trovava fuori dal sipario, (quello con il ritratto completo) ed esce dalle quinte di sinistra. Un attimo dopo si sentono alcune voci che si avvicinano. Ancora un attimo e qualcuno bussa alla porta di ingresso.

                ANTONELLO - (fuori scena) Non c’è nessuno.

                GIORGIONE - (c.s.) Riprova.

Bussa di nuovo.

                ANTONELLO - (c.s.) Niente. Eppure Mastro Leonardo ha detto: “mi raccomando a mezza mattinata”.

GIORGIONE - (c.s.) Vedi se, per caso, fosse aperto.

Si sente un po’ di trambusto.

                ANTONELLO - (c.s.) Aspetta, non spingere... e stai fermo! Non ci facciamo sempre riconoscere!

Antonello bussa di nuovo, poi si decide e ne apre lentamente uno spiraglio.

                ANTONELLO - È permesso?

Antonello fa capolino dallo spiraglio della porta.

                GIORGIONE - (facendo capolino dalle spalle di Antonello) Ebbene?

                ANTONELLO - Non c’è nessuno.

I due entrano circospetti nella stanza. Giorgione è il classico buffone, grassottello con il vestito coloratissimo e il berretto con le punte ed i sonagli. Antonello è il classico menestrello, vestito da paggio porta a tracolla un liuto. I due si guardano intorno.

                ANTONELLO - E questo sarebbe lo studio del famoso “et eccellentissimo” Mastro Leonardo.

                GIORGIONE - (avvicinandosi al quadro) Vieni, vieni, vediamo che cosa sta dipingendo.

                ANTONELLO - (fa per bloccare Giorgione ma non ci riesce) Fermati! Lascia stare! Non sono affari nostri.

Giorgione scopre il ritratto ed esplode in una risata sguaiata.

                GIORGIONE - Ahahah! Ecco che cosa gli manca a Mastro Leonardo, una risata! (si piazza accanto al ritratto senza bocca e sghignazza) Come sto? Ahahah, pensi che il mio vada bene?

                ANTONELLO - (dandogli una spinta) Deficiente!

                GIORGIONE - (saltellando intorno al quadro) Guarda guarda sembra una dama orientale. Lo sai qual è il colmo per una donna orientale?

                ANTONELLO - (scocciato) No, ma ho paura che me lo dirai.

                GIORGIONE - Avere gli occhi a mandorla e le sopracciglia a pistacchio! Ahahah!

                ANTONELLO - E tu dovresti far ridere con queste battute?

                GIORGIONE - E tu dovresti suonare con quella tartaruga attaccata alle spalle? Ahahaha

               

Antonello osserva il quadro.

                ANTONELLO - (pensieroso) Mastro Leonardo ha lasciato la bocca per ultima, hum... o non trova l’ispirazione, o ha intenzione di fare qualcosa di speciale... caspita però, è proprio bella!

                GIORGIONE - L’ultima modella che aveva era talmente brutta che al balcone di fronte c’era un guardone che dormiva, ahahahah…!

Antonello scatta e allunga una pedata a Giorgione, ma il buffone è più svelto di lui e comincia a zompettare per la stanza sfuggendo e sbeffeggiando il menestrello.

                ANTONELLO - (rincorrendo Giorgione) Se ti prendo ti butto dalla finestra.

                GIORGIONE - Ahahahah.

               

Da fuori scena si sentono dei passi. Antonello si blocca.

                ANTONELLO - Fermo!

                GIORGIONE  - Che c’è?

                ANTONELLO - Arriva qualcuno.

Antonello allunga l’orecchio.

                ANTONELLO - Sicuramente è il maestro, ricomponiamoci!

I due si mettono tranquilli. La porta di destra si apre ed entra Leonardo Da Vinci.

SCENA TERZA

Leonardo indossa una lunga palandrana, ha barba e baffi lunghi, ma non è ancora calvo, insomma rappresenta un Leonardo un po’ più giovane del famoso autoritratto che tutti conosciamo. Leonardo è un genio ma, come tutti i geni è terribilmente distratto, entra e comincia ad aggirarsi per la stanza.

                LEONARDO - (fra se) Dunque… pennelli… colori… mmm c’era qualcos’altro….

                ANTONELLO/GIORGIONE - Buon giorno maestro!

                LEONARDO - (distrattamente) Buon giorno, buon giorno… dunque pennelli… hem… sedetevi lì ora sono da voi…

Antonello e Giorgione si guardano tra loro perplessi, poi si siedono sull’ottomana accanto alla portafinestra. Leonardo continua ad aggirarsi per la stanza, prende colori e pennelli, poi li riposa, prende una tela, si guarda intorno, ne prende un’altra, le rimette entrambe a terra, guarda il quadro con la Gioconda, prende il pennello dà qualche pennellata, poi si allontana per osservare il risultato. Antonello tossisce per richiamare l’attenzione di Leonardo che si volta e li guarda stupito.

                LEONARDO - E voi chi siete?

I due si guardano tra loro stupiti.

                ANTONELLO - (alzandosi) Hem... mastro Leonardo... ci avete fatto venire voi…

                GIORGIONE - Sì, avevate detto che era per un ritratto.

                LEONARDO - Un ritratto?

                ANTONELLO - Così avete detto.

                LEONARDO - (dandosi di nuovo da fare) Hum...va bene, va bene però non oggi, se volete un ritratto dovete tornare... vediamo... giovedì.

                GIORGIONE - Ma… giovedì è oggi!

                LEONARDO - Ah sì? Ma oggi non posso, sono impegnatissimo.

                ANTONELLO - Maestro, ma il ritratto non è per noi.

                LEONARDO - Ah no? E per chi è dunque?

                ANTONELLO - No so, avevate detto che vi servivano dei musici e dei buffoni.

Leonardo per un attimo li guarda perplesso, poi realizza.

                LEONARDO - Sììì, me ne ero scordato... e dove sono?

                GIORGIONE - Chi?

                LEONARDO - I musici ed i buffoni?

I due si guardano di nuovo stupiti. Poi sghignazzano tra loro e balzano in piedi

                ANTONELLO/GIORGIONE - (all’unisono) Ma siamo qui!

Leonardo sobbalza.

                ANTONELLO - Io sono Antonello il menestrello! Canzoni, madrigali, ballate, poesie, rime e musica per cantare, danzare e gioire!

                GIORGIONE - Ed io sono Giorgione il buffone! Battute, lazzi, frizzi, scherzi, arguzie, storielle, per allietare ogni nobile compagnia!

I due si inchinano. Leonardo scoppia a ridere.

                LEONARDO - Hahahah, e voi sareste il menestrello e il buffo... hahahah....

               

I due si guardano stupiti per l’ennesima volta.

                ANTONELLO - S... sì...

                GIORGIONE - Perché... non andiamo bene...?

                LEONARDO - Hahahah, il menestrello e il buff... ahahah...

                ANTONELLO - Mastro Leonardo, perché ridete?

Leonardo di botto ritorna serio e li guarda perplesso.

                LEONARDO - Io ridere? Quando mai? C’è qualcuno che ride?

Donatello e Giorgione si guardano ammiccanti e Giorgione fa cenno all’amico che Leonardo deve essere un po’ matto.

                LEONARDO - Sì... sì, bene ora ascoltatemi...

Leonardo si avvicina ai due e comincia a spiegare il motivo per il quale li ha chiamati. I tre si bloccano in scena come fossero statue. Da sinistra rientra il Vasari, ha con se un piccolo libro in mano. Nota: ogni volta che il Vasari entra in scena, i personaggi si bloccano come statue ed egli spiega e narra la vicenda al pubblico come se il tempo si fosse fermato. Tuttavia l’uso di questo espediente, che ha la funzione di far concentrare l’attenzione dello spettatore sulla narrazione, ovviamente, è a discrezione del regista. In alternativa i personaggi possono anche proseguire in controscena solo mimando la conversazione.

SCENA QUARTA

Il Vasari osserva per un attimo i tre personaggi, poi si rivolge al pubblico.

                VASARI - Chi erano questi due individui? Come vi ho spiegato poc’anzi, si racconta che la donna che fece da modello alla Gioconda, fosse di carattere triste e malinconico e, pur avendo un bellissimo sorriso, non riusciva a mantenerlo sulle labbra più di tanto. Leonardo, per terminare il ritratto e dipingere quel capolavoro che tutti conosciamo, ricorse a qualsiasi mezzo, compreso quello di servirsi di musici e buffoni per allietare la modella affinché il sorriso sbocciasse in tutto il suo splendore.

Il Vasari apre il piccolo libro e legge:

                VASARI - “Usovvi ancora questa arte: che essendo madonna Lisa bellissima, teneva, mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che la facessino stare allegra, per levar via quel malinconico che suol dar spesso la pittura a’ ritratti che si fanno: ed in questo di Lionardo era un ghigno tanto piacevole, che era cosa più divina che umana a vederlo, ed era tenuta cosa maravigliosa, per non essere il vivo altrimenti”.

                SCENA QUINTA

Il Vasari chiude il libro, si inchina, esce da sinistra e la scena riprende vita.

                LEONARDO - Tutto chiaro?

Giorgione e Antonello si guardano stupiti.

                ANTONELLO - Mastro Leonardo, ma com’è possibile far mantenere lo stesso sorriso, mica possiamo incollare le labbra alla signora!

                GIORGIONE - Hihihihihi.

                LEONARDO - Infatti il difficile è proprio questo: dovete mantenere un’atmosfera dolce, tranquilla e rilassata. La signora non deve sganasciarsi dalle risate, ma... (ispirato) deve far sbocciare un sorriso che una sola volta ho visto su quelle labbra. Un sorriso che nasce solo sulla bocca di colei che ha visto il volto di un angelo.

Leonardo fa un gesto ampio ed ispirato verso il cielo. I due seguono stupiti il gesto di Leonardo, poi si guardano fra di loro e Giorgione fa un gesto all’altro come per dire “che palle”.

                ANTONELLO - Mastro Leonardo, com’era questo sorriso?

                LEONARDO - (sempre più ispirato) Un miracolo!

Giorgione e Antonello si guardano di nuovo tra loro.

                GIORGIONE - E... noi come facciamo a tirarglielo fuori di nuovo?

                LEONARDO - (fissandoli) Dovete fare un altro miracolo.

                ANTONELLO - Mica siamo due santi!

                LEONARDO - Siete o no i migliori intrattenitori di Firenze?

I due hanno un moto di orgoglio.

                GIORGIONE/ANTONELLO - (all’unisono) Al vostro servizio Mastro Leonardo!

                LEONARDO - E allora datevi da fare!

Leonardo fa dietrofront, si sposta sulla destra della scena, verso il grande tavolo, tornando ad occuparsi della preparazione dei colori e della sistemazione dello studio. Antonello e Giorgione si guardano perplessi.

                GIORGIONE - Ed ora che facciamo?

                ANTONELLO - Qualcosa ci inventeremo.

I due si spostano sulla sinistra della scena e cominciano a parlottare fra loro. La scena resta così per un attimo, poi qualcuno bussa alla porta di ingresso.

                LEONARDO - Avanti!

SCENA SESTA

Dalla porta di ingresso entra Quartino, il vecchio servitore di Leonardo. Entra ciabattando e si piazza a fianco della porta come per annunciare qualcuno. Quartino è male in arnese, gli piace il vino e per tutta la commedia sarà sempre mezzo ubriaco. Tutti in scena lo guardano perplessi.

                LEONARDO - Ebbene?

Quartino resta in piedi ciondolando e barcollando, alla fine si assopisce.

                LEONARDO - Quartino?

Niente.

                LEONARDO - (più forte) Quartino!

Niente. Poi fa un gesto invitando i due a svegliare Quartino.

                ANTONELLO/GIORGIONE - (urlando alla volta di Quartino) OOOOHHH!

Quartino si sveglia di soprassalto. Leonardo gli si avvicina.

                LEONARDO - Si può sapere che c’è?

                QUARTINO - (biascicando) C’è...

                LEONARDO - C’è?

                QUARTINO - C’è...

                ANTONELLO/GIORGIONE - C’è?

                QUARTINO - (verso Leonardo) C’è... sua signoria...

Leonardo per un attimo ha un mancamento, il fiato di Quartino è puzzolente di vino.

                LEONARDO - (barcollando) Fa... fallo entrare...

Quartino fa il gesto di entrare, fischiando come se richiamasse un cane. Leonardo si precipita per dargli una sberla ma, come un fulmine, elegantissimo, bellissimo, con il mantello svolazzante fa il suo ingresso in scena Giuliano II De’ Medici Duca di Nemours.

SCENA SETTIMA

Giuliano entra di volata passando davanti a Quartino che sobbalza, mentre Leonardo trasforma il gesto della sberla, in un inchino rivolto a Giuliano. Giuliano, una volta entrato, si ferma al centro della scena. Si capisce subito che si tratta di un nobile potente abituato ad essere servito e riverito. Nella stanza tutti si inchinano al suo cospetto. Da sinistra rientra il Vasari e la scena si blocca di nuovo. Il Vasari osserva Giuliano e poi si rivolge al pubblico.

                VASARI - Chi era questo personaggio così nobile e di portamento regale? Si tratta di Giuliano II De Medici, signore di Firenze, duca di Nemours, capitano generale della chiesa, terzogenito di Lorenzo il Magnifico, fratello di papa Leone X, al secolo: Giovanni De Medici. Giuliano fu protettore di molti artisti tra cui Michelangelo, oltre che, naturalmente, Leonardo stesso. Fu a lui che, in un primo momento, il Machiavelli dedicò il “Principe” la sua opera maggiore... e che diamine, un po’ di silenzio quando parlo!

Giorgione, a scena bloccata, è l’unico che non riesce a stare fermo in quanto gli scappa di fare la pipì e muovendosi, scuote i sonagli del cappello disturbando il racconto del Vasari. Come il Vasari gli si rivolge arrabbiato, Giorgione, piegando una gamba, alza due dita per chiedere di uscire. Il Vasari glielo concede con un gesto scocciato. Giorgione esce di corsa da destra.

                VASARI - (poi al pubblico) Perdonate Messeri e Madonne, ma come dirà un tizio fra cinquecento anni: “questo è il bello della diretta”! (sospira) Dunque dicevamo?... Ah! Si racconta che il nobile Giuliano fosse l’amante della bella Fiordalisa, quello di cui non siamo certi è se fu lui o il marito a commissionare a Leonardo il ritratto. La faccenda è controversa. (Il Vasari apre di nuovo il piccolo libro e legge) “certa donna fiorentina, facta di naturale ad istanza del quondam magnifico Juliano de Medicis” questo secondo quanto disse lo stesso Leonardo ad Antonio de Beatis nel 1517, ma vediamo cosa può essere accaduto veramente.

Il Vasari esce e la sena riprende vita. Quartino esce dalla porta di ingresso

                LEONARDO - (inchinandosi) Sua signoria, con la sua presenza onora la mia modesta bottega.

                GIULIANO - (sempre altero e rivolto verso il pubblico) Mastro Leonardo devo parlarvi.

                LEONARDO - Sua signoria disponga pure di me.

                GIULIANO - Avvicinatevi.

                LEONARDO - (esegue) Ditemi illustrissimo.

                GIULIANO - (a mezza bocca) Mastro Leonardo a che punto è la faccenda del sorriso di Madonna Lisa?

                LEONARDO - (sconsolato) Signore mio, le ho provate di tutte, ma quel sorriso che dite voi e che vorreste riprodotto sulla tela, io l’ho visto una volta sola in camera vostra quando...

                GIULIANO - (c.s. guardandosi intorno circospetto poi parlando a mezza voce) Sì, sì... certo lo so! Mica posso farvi venire con tela e colori in camera mia al termine di... (imbarazzato) un incontro amoroso… solo per farvi dipingere il sorrido…

                LEONARDO  - Sì, sì certo capisco, ma io le ho provate tutte e non riesco a tirar fuori da quella bocca quel sorriso. Oggi ho convocato anche due intrattenitori, un musico ed un menestrello e ...

Nel frattempo Giorgione rientra in scena, si riavvicina a Antonello e si mette a parlare con lui in controscena.

                GIULIANO - Per fare cosa?

                LEONARDO - Per tentar di far sbocciare quel sorriso.

                GIULIANO - (lanciando un’occhiata sprezzante ai due) E sarebbero quei due barbagianni lì dietro?

                LEONARDO - Sono i migliori di Firenze!

                GIULIANO - Mmmm, aspettate (poi si volta e si rivolge ad Antonello e a Giorgione) Voi due messeri!

                GIORGIONE - (inchinandosi) Al vostro servizio!

                ANTONELLO - (c.s.) Comandate!

                GIULIANO - Dunque, Mastro Leonardo vi avrà già spiegato qual è il vostro compito.

                ANTONELLO - Sì dobbiamo far ri...

                GIULIANO - (facendo un gesto per far tacere il menestrello) Sappiate che, alla cifra che vi darà Mastro Leonardo, aggiungerò il doppio della stessa.

I due sobbalzano di gioia e corrono a baciare le mani di Giuliano.

                GIULIANO - (fermandoli) Ma!... Messeri voglio vedere il risultato

                ANTONELLO/GIORGIONE - Sì... sì... vostra signoria

                GIULIANO - Bene, ora andate ad escogitare qualche espediente per ottenere lo scopo prefissato e lasciatemi solo con il maestro.

I due inchinandosi si allontanano uscendo sul balcone per discutere tra loro. In controscena, sempre sul balcone, cominceranno a provare il loro repertorio di intrattenimento. Il pubblico sentirà qualche nota del liuto di Antonello, qualche strofa cantata e qualche battuta di Giorgione, ma tutto in lontananza, ovattato e quasi inintelligibile.

                GIULIANO - (riavvicinandosi a Leonardo) Funzioneranno?

                LEONARDO - Lo spero ardentemente.

                GIULIANO - Mastro Leonardo, se riuscirete a riportare sulla tela il sorriso di Madonna Fiordalisa… e voi avete capito a quale “sorriso” mi riferisco…

                LEONARDO - (soprappensiero) Sì certo, quando voi e Madonna Fiordalisa, avete appena finito di…

Giuliano, guardandosi intorno allarmato, velocemente tappa la bocca a Leonardo. Nel rapido movimento, in bocca a Leonardo, va a finire anche una parte della barba. Leonardo sgrana gli occhi e annaspa.

                GIULIANO - Mastro Leonardo, non vi è necessità che siate così esplicito nel chiarire i concetti… comunque dicevamo: se riuscirete finalmente a riportare sulla tela il sorriso di Fiordalisa, avrete dipinto un capolavoro! Ne sono certo!

Giuliano toglie la mano dalla bocca di Leonardo il quale comincia a sputazzare, aiutandosi anche con le dita, nel tentativo di liberarsi dalla gran quantità di peli che gli sono finiti in bocca.

                LEONARDO - (inchinandosi) Sput... sput… per servirvi... sput…

                GIULIANO - Alla fine del lavoro ci saranno per voi cinquemila fiorini extra.

                LEONARDO - Sput… la generosità di vossignoria è talmente nota… sput… che ormai a Firenze… sput… è diventato quasi un proverbio… sput,  ma… perdonatemi… avete pensato come fare… hem… con il marito?… sput…

                GIULIANO - (si avvicina e parla sottovoce) Ero venuto appunto a parlarvi di questo.

Giuliano si volta un momento a guardare il menestrello ed il buffone. Poi si rivolge di nuovo a Leonardo.

                GIULIANO - Voi sapete che Messer Francesco Del Giocondo è piuttosto geloso e parecchio sospettoso. Appartiene alla corporazione dei mercanti quindi spilorcio per natura…

                LEONARDO - Ne convengo... sput.

                GIULIANO - Quindi non gli passerebbe mai per la testa di scucire un fiorino per far fare un ritratto alla moglie.

                LEONARDO - Ovvio.

                GIULIANO - E se anche qualche generoso ammiratore pensasse di onorare la bellezza di Fiordalisa, offrendole come omaggio un ritratto…

                LEONARDO - … Messer Del Giocondo penserebbe subito a qualcuno che, attraverso un regalo alla di lui signora, tenti di rifilargli un affare sospetto, con annessa fregatura e remissione sicura.

                GIULIANO - … e per un mercante come Messer Francesco, farsi mettere le corna dalla moglie con tutta Firenze e parte della provincia, sarebbe un’inezia al confronto di prendere la fregatura in un affare!

                LEONARDO - … al contrario, se a Messer Francesco fosse proposto un affare talmente redditizio da fargli intravedere un cospicuo guadagno, la cosa, sicuramente, riuscirebbe a distrarlo dal ritratto e dai movimenti di Fiordalisa.

                GIULIANO - Mastro Leonardo, vedo che ci capiamo al volo, solo che… capite… io non posso espormi, il nome che porto desterebbe troppi sospetti. Mi affido a voi (poi fieramente), ma contate pure sull’appoggio della nobile ed antica casata dei Medici, per portare a termine la vostra impresa. (poi più piano) e senza farvi troppi scrupoli.

Leonardo fa un ampio inchino.

                LEONARDO - Vossignoria illustrissima conti pure su di me… ho già un’idea.

                GIULIANO - Bene! Mastro Leonardo, mi raccomando a voi. Madonna Fiordalisa si è incapricciata e vuole a tutti i costi il ritratto, altrimenti non…

Giuliano finisce la frase nell’orecchio di Leonardo e, dalla mimica, il pubblico deve poter capire che, senza il ritratto, Fiordalisa non si concederà più a Giuliano.

                LEONARDO - Va bene, lasciate fare a me, cercherò di…

SCENA OTTAVA

Si apre la porta di ingresso, entra Quartino, si piazza di fianco al battente come se dovesse annunciare qualcuno. Leonardo e Giuliano lo guardano, dal balcone rientrano anche Antonello e Giorgione. Quartino, come al solito, barcolla.

                QUARTINO - Me… Me… Messere…

                LEONARDO - Beh?

                QUARTINO - Me… Messer Francesco Zanobi Del Gio… Giocondo e…

Leonardo e Giuliano si scambiano un’occhiata.

                QUARTINO - E… e…

LEONARDO - E…?

                QUARTINO - E… la di lui consorte… Ma… Ma… Madonna Fiordalisa.

Tutti tirano un sospiro di sollievo. Leonardo fa un piccolo inchino e dalla porta fa capolino Francesco. È un tipo bassetto e corpulento, fa alcuni passi guardandosi attorno sospettoso. Risponde con un cenno della testa all’inchino rivoltogli da Giorgione e Antonello. Fa un inchino a Giuliano, ma più per proforma che per rispetto, poi fa un gesto oltre la porta di ingresso.

                FRANCESCO - (a Fiordalisa fuori scena) Vieni avanti!

Dalla porta fa finalmente il suo ingresso in scena Fiordalisa. La donna è molto bella, ha un portamento nobile ed elegante ed è di carattere un po’ ingenuo. È vestita esattamente come nel famoso ritratto, compreso il leggero velo che le ricopre i capelli. Anche il trucco, sfumato, sarà il più possibile fedele al ritratto. Fiordalisa entra e fa un inchino a tutti i presenti che rispondono. Poi vede Giuliano, arrossisce, e fa un altro inchino. Francesco, da quando è entrato in scena, osserva tutto e tutti con fronte aggrottata e sguardo sospettoso.

                LEONARDO - Madonna Fiordalisa! La vostra bellezza, come sempre, irradia di luce la mia modesta casa! (poi a Francesco) Messer Del Giocondo, quale onore! Da quando ho principiato il ritratto della vostra signora, non ho mai avuto il privilegio di avervi quale graditissimo ospite! 

Francesco si avvicina a Leonardo.

                FRANCESCO - (risoluto) Mastro Leonardo, bando alle ciance, spiegatemi una volta per tutte questa faccenda del ritratto. Io non vi ho mai commissionato nessun ritratto per mia moglie. Sappiate che, se si tratta di un suo capriccio, da me non vedrete un fiorino!

                LEONARDO - Calma, Messer Francesco, voi non dovrete tirar fuori neanche un soldo…

                FRANCESCO - Hum… meno male.

                LEONARDO - Anzi…

Leonardo fa una pausa ad effetto e Francesco tende le orecchie.

                FRANCESCO - “Anzi”, cosa?

                LEONARDO - Una cosa per volta Messere. Innanzitutto dovete spere che il ritratto di Madonna Fiordalisa mi è stato commissionato dall’intendenza di palazzo della signoria.

                FRANCESCO - Come?

Giuliano, che dopo aver salutato Fiordalisa si era voltato verso il pubblico per non tradirsi con Francesco, spalanca gli occhi, si volta e, cercando di controllarsi, guarda stupito Leonardo che, a sua volta, gli risponde con un cenno di rassicurazione.

                LEONARDO - Messer Francesco, voi sapete che sono stati richiesti i servigi di Madonna Fiordalisa come dama di corte?

                FRANCESCO – Hum sì, (poi fra se) vantaggi però… nemmeno uno!

                LEONARDO - (proseguendo)… e voi sapete anche che, per questioni di sicurezza, ogni persona che entra a far parte della corte, sia essa paggio, cavaliere, dama o nobile, deve depositare un ritratto all’intendenza di palazzo allo scopo di poter essere riconosciuto con un rapido confronto al fine di evitare l’accesso ad estranei sconosciuti?

                FRANCESCO - Che novità è questa?

Giuliano spalanca gli occhi, sorride per l’idea di Leonardo e si volta.

                GIULIANO - Proprio così, Messer Francesco, mio padre[1] ha dato ordine di rafforzare tutti i controlli a palazzo, compresa la registrazione di ogni componente della corte.

                LEONARDO - (guardando Giuliano) … e voi capirete, Messer Francesco, che per aumentare la sicurezza di Palazzo della Signoria[2], occorreranno altri armigeri…

                FRANCESCO - E allora?

                LEONARDO - … e con altri armigeri occorreranno nuove divise… e per le divise nuove, occorrerà un fornitore di tessuti fidato… voi mi capite.

A Francesco cominciano a brillare gli occhi per l’affare che gli si sta prospettando e a Giuliano per la trovata geniale di Leonardo.

                GIULIANO - Non solo, ma credo che mio padre abbia intenzione di rinnovare completamente le divise di tutta la guardia!

                FRANCESCO - (esterrefatto) Davvero?

                GIULINAO - Certamente.

                FRANCESCO - E… e sarà possibile per un modesto… (fa un inchino) mercante di stoffe come me, poter sperare di entrare nelle grazie della potente e nobile famiglia De Medici qual fornitore di palazzo?

                GIULIANO - (facendo il sostenuto) Hum… se ne potrebbe parlare.

Pausa. Poi Giuliano, a passo veloce ed elegante, con il mantello svolazzante, si avvia verso l’uscita.

                GIULIANO - (a Francesco) Seguitemi Messer del Giocondo, vedremo di discutere una sorta di accordo, per ora lasciamo Mastro Leonardo al suo lavoro.

                FRANCESCO - Sì, sì lasciamolo.

                GIULIANO - (facendo un profondo inchino a Fiordalisa) Madonna Fiordalisa, la vostra bellezza è un miracolo!

Fiordalisa risponde con un inchino arrossendo. Poi Giuliano esce. Francesco, accecato dall’affare che gli si sta prospettando, lo segue a ruota, dimenticando completamente moglie, ritratto e sospetti. Antonello apre la porta ai due facendo un inchino.

SCENA NONA

                ANTONELLO - Mastro Leonardo, siete un genio!

                LEONARDO - (con noncuranza) Sì, me lo dicono tutti.

Pausa.

                LEONARDO - Orsù, ci stavamo dimenticando della nostra eccellentissima e leggiadra Madonna Fiordalisa!

Leonardo le si avvicina e le bacia la mano.

                LEONARDO - Come state oggi Madonna?

Per tutta risposta Fiordalisa fa un lunghissimo sbadiglio che tutti in scena seguono con trepidazione. Alla fine dello sbadiglio Antonello e Giorgione si guardano perplessi. Tutti aspettano una parola da Fiordalisa.

                FIORDALISA - Ho sonno.

Tutti hanno un moto di sconforto.

                LEONARDO - Madonna lo sapete che dobbiamo finire in vostro ritratto?

                FIORDALISA - (assonnata) Sì.

                LEONARDO - E sapete anche che… (con intenzione allusiva), chi ha commissionato il vostro ritratto, vuole che sia riprodotto su di esso il vostro famoso sorriso?

                FIORDALISA - (c.s.) Sì.

                LEONARDO - (c.s.) E lo sapete in quale momento della giornata vi sboccia quello splendore sulle labbra?

                FIORDALISA - (c.s.) Sì.

                LEONARDO - E lo sapete che io, in quei momenti, non posso essere lì con tavolozza e colori e ritrarre…

                FIORDALISA - (interrompendolo)… E lo sapete. Mastro Leonardo, che se il “committente” tutti i santi giorni fa in modo che spunti questo famigerato sorriso sulle mie labbra, sarà praticamente impossibile che io riesca a stare sveglia la mattina?

Fiordalisa sbadiglia di nuovo. Leonardo resta di stucco, ma si riprende subito.

                LEONARDO - È proprio per questo che ho fatto venire i migliori intrattenitori di Firenze per allietarvi mentre dipingerò il vostro sorriso.

Dicendo così Leonardo indica Giorgione e Antonello che fanno un inchino alla volta di Fiordalisa e poi si presentano.

                ANTONELLO - Io sono Antonello il menestrello! Canzoni, madrigali, ballate, poesie, rime e musica per cantare, danzare e gioire!

                GIORGIONE - Ed io sono Giorgione il buffone! Battute, lazzi, frizzi, scherzi, arguzie, storielle, per allietare ogni nobile compagnia!

Tutti si fermano in attesa dell’effetto. Fiordalisa fa un mezzo ghigno.

                LEONARDO - Ecco, sì, brava! Ci siamo quasi ! (poi batte le mani) Presto su, sistemiamo la stanza… tu! (a Giorgione) Chiama Quartino.

SCENA DECIMA

Giorgione apre la porta di ingresso e fischia.

                GIORGIONE - Quartino!

Quartino entra. Subito dopo Leonardo comincia a dirigere le operazioni per sistemare lo studio.

                LEONARDO - (battendo le mani) Orsù, presto, prendete l’ottomana e mettetela qui… in piena luce!

Giorgione e Antonello eseguono spostando l’ottomana nel punto indicato da Leonardo, cioè con la spalliera rivolta verso il pubblico, di modo che, sedendosi, Fiordalisa sarà rivolta verso il fondoscena e darà le spalle al pubblico. Poi Leonardo comincia a dare altre disposizioni facendo una gran confusione.

                LEONARDO - Il tavolo spostatelo qui… il tavolino con i colori da questa parte… la sedia da quella parte… no, no, la sedia è meglio vicino alla vetrata… Madonna Fiordalisa da quella parte…

Nella confusione Antonello afferra Fiordalisa e, senza rendersene conto, cerca di spostarla come se fosse un mobile. Fiordalisa lancia un urlo.

                LEONARDO - No… no, rimettila dov’era!

Antonello esegue. Leonardo prosegue col dirigere gli spostamenti, la scena continua a soggetto. Alla fine in scena rimane una gran confusione. Antonello, Giorgione e Quartino hanno il fiatone. Leonardo osserva la stanza.

                LEONARDO - No, no, rimettete tutto come prima, eccetto l’ottomana.

Esterrefatti gli altri eseguono. Quando tutto è come prima, Leonardo guarda soddisfatto la scena.

                LEONARDO - Bene! Madonna Fiordalisa, fate la grazia di sedervi sull’ottomana, con il viso alla luce.

                FIORDALISA - Mastro Leonardo, è proprio necessario che indossi quest’armatura? (Fiordalisa si riferisce al vestito pesante che indossa), fa un caldo infame!

                LEONARDO - (imbarazzato) No… hem… devo solo ritrarre il vostro sorriso.

                FIORDALISA - Ah bene, allora mi tolgo questa roba, mio marito non ne vuole sapere di comprarmi qualcosa di più leggero.

Fiordalisa si alza e sparisce dietro il paravento. Tutti guardano la scena esterrefatti. Qualche secondo dopo si vede appoggiare il vestito sopra il paravento. Dopo qualche altro secondo, Fiordalisa esce da dietro il paravento con indosso un grande stoffa damascata, gettata addosso come un mantello che lascia le spalle scoperte. Tutti in scena la guardano a bocca aperta, si capisce subito che sotto non indossa nulla. Fiordalisa, con noncuranza, va a sedersi sull’ottomana poi, per stare più comoda, si sdraia come un’odalisca, il pubblico le vedrà solo le spalle nude ed i lunghi capelli neri. Fiordalisa si fa aria con un ventaglio. Leonardo, imbarazzato, si avvicina a Fiordalisa e comincia a spostarle il viso cercando la luce migliore.

                LEONARDO - Ecco… così… un po’ più a destra,… verso la luce…

Poi Leonardo va al cavalletto, prende colori e pennelli e comincia a dipingere, ma si ferma subito. Guarda Antonello e Giorgione.

                LEONARDO - Beh?

Antonello e Giorgione, che fino ad allora erano rimasti imbambolati dall’azione di Fiordalisa, si riprendono.

                ANTONELLO - Eh?… Ah… sì…

Antonello tira fuori il liuto e comincia a suonare, Giorgione accenna qualche passo di danza e Leonardo comincia a dipingere. Dopo due o tre pennellate scuote la testa scoraggiato. Fiordalisa sbadiglia più volte continuando a sventolarsi.

                LEONARDO - No, no! Madonna, dovete sorridere! Così non posso dipingere! E voi (a Giorgione e Antonello) suvvia, un po’ di brio!

Giorgione e Antonello, a soggetto, si impegnano nell’intrattenimento. Leonardo ricomincia a dipingere, ma si ferma quasi subito e posa tavolozza e pennelli.

                LEONARDO - (esasperato) Così non va!

Antonello e Giorgione si fermano guardando Leonardo che cerca di escogitare una soluzione. Leonardo si avvicina a Fiordalisa, seguito dai due.

                LEONARDO - (paziente) Madonna Fiordalisa, cercate di immaginare quando siete in quei momenti… quando la dolce carezza del vostro amato sfiora la vostra pelle. Quando i suoi occhi possono contemplare la vostra superba bellezza in tutto il suo splendore…

                ANTONELLO - … quando le sue possenti membra, vi avvolgono in un abbraccio poderoso e pieno di promesse… quando le sue labbra esplorano lentamente e sapientemente ogni centimetro della vostra pelle…

                GIORGIONE - … quando con un rantolo soffocato vi strappa di dosso le mutan…

Antonello e Leonardo allungano una sberla a Giorgione. Fiordalisa piega la testa, il pubblico non vede l’espressione della donna ma, dal movimento della testa, dovrà capire il languore che la pervade. Leonardo, Giorgione e Antonello, nel cercare di far animare Fiordalisa, si avvicinano a lei lentamente tutti insieme.

                LEONARDO - Pensate a quando le sue sapienti dita percorrono la seta dei vostri capelli, il dolce incarnato del vostro viso, le vostre spalle, il vostro collo…

                ANTONELLO - E poi dolcemente scendono sui vostri fianchi, sulle vostre braccia, attardandosi sulle vostre mani, perdendosi sulla fragranza dei vostri seni..

                GIORGIONE - (ingrifato) Pensate a quando con le sue rudi manacce vi artiglia le chia…

Giorgione si blocca. Leonardo e Antonello, che stavano per affibbiargli un’altra sberla, si bloccano anche loro. Tutti e tre, a bocca spalancata, guardano esterrefatti Fiordalisa che, con un movimento languido, ha scostato la stoffa e, dalle espressioni dei tre, si capisce che la ragazza è nuda. Quartino si avvicina e anche lui si mette a rimirare Fiordalisa con occhi e bocca spalancata. Fiordalisa li guarda e scoppia a ridere. Leonardo è l’unico a riprendersi, riconoscendo finalmente il famoso sorriso.

                LEONARDO - Ferma così! Eccolo il sorriso, è lui! Fermi tutti!

Leonardo corre al cavalletto, riprende pennelli e tavolozza e ricomincia a dipingere freneticamente.

                LEONARDO - Non vi muovete che ci siamo! Ecco… così… perfetto!

Leonardo continua a dipingere con foga mentre, Antonello, Giorgione e Quartino, come tre baccalà, continuano a guardare a bocca aperta la bellezza nuda di Fiordalisa. La scena si blocca e da sinistra rientra il Vasari.

SCENA UNDICESIMA

                VASARI - Sarà andata proprio così? Il più famoso sorriso del mondo fu provocato dal riaffiorare del ricordo di dolci momenti d’amore? Dal languore di rimembrate carezze e sospiri di segreti piaceri? Oppure dal sollazzo provocato dalla vista di tre facce stupite dalle scultoree forme e dalla bellezza provocante della splendida Fiordalisa? Oppure… si potrebbe fare innumerevoli ipotesi, ma è certo che, senza il prodigioso pennello del sommo Leonardo, noi oggi non potremmo deliziare i nostri occhi con così tanta meraviglia.

Pausa. Il Vasari apre il solito libretto di prima mentre il sipario si chiude sulla scena ancora immobile.

SIPARIO

VASARI - (legge) “È veramente il cielo ci manda talora alcuni che non rappresentano la umanità sola, ma la divinità istessa, acciò da quella come da modello, imitandolo, possiamo accostarci con l’animo e con l’eccellenza dell'intelletto alle parti somme del cielo. E per esperienza si vede quegli che con qualche studio accidentale si volgono a seguire l’orme di questi mirabili spiriti, se punto son dalla natura aiutati, quando il medesimo non sono che essi, tanto almanco s’accostano a le divine opere loro, che partecipano di quella divinità.”

Il Vasari chiude il piccolo libro, fa un inchino ed esce da sinistra.

FINE DELLA COMMEDIA


[1] Lorenzo il Magnifico

[2] Oggi: Palazzo Vecchio