Il rotto porta il sano

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Matera

Titolo: IL ROTTO PORTA IL SANO

Corto teatrale di Carmelo Gaudiano

                                                                Personaggi:

1)Il Pastore

2)Il Cane

3)La Volpe

4)Il Gatto

5)Il Contadino

Voce narrante - C’era una volta un pastore che aveva un grosso gregge e tanti agnellini appena nati. Quando un giorno avvistò una volpe aggirarsi famelicamente nei paraggi dell’ovile, svegliò di soprassalto il suo cane da guardia che dormiva beatamente…

 

PASTORE – Sveglia! Mangiapane a tradimento! Che razza di cane sei? L’hai vista quella maledetta volpe? Vuoi che la faccia fuori col mio fucile e spaventi i miei agnellini? Mandala via e non costringermi a bastonarti!

CANE – (tra sé mentre si tira su) Che vita da cani! E pensare che tutti i randagi invidiano il mio posto “fisso”… (al padrone) Riponete pure il vostro bastone, mio padrone: vado, l’ammazzo e torno! (tra sé) Mangiapane a tradimento? E l’acqua, l’ha dimenticata?...

Voce narrante - Quindi, armato di pazienza, il cane si diresse dalla volpe…

CANE – (deciso) Senti volpe, se non smetti di insidiare gli agnellini del mio gregge, i casi sono due: o ti ammazzo io o il mio padrone ti spara… Perciò gira al largo!

VOLPE - Stupido cane, cosa vuoi che me ne importi? Se sono qui è perché non mangio da una settimana e sto morendo di fame e di freddo…

CANE – Ben ti sta! Tutti dicono che sei furba, ma questa volta la furbizia non ti salverà…

VOLPE – Credi? Ma almeno io non ho padroni tiranni che mi sfruttano per un po’ di pane ed acqua… Meglio un giorno da volpe libera, che mille giorni da cane dipendente! Fatti pure avanti: venderò cara la mia pelle, anche se piena di pidocchi…

CANE - Piena di pidocchi? Che schifo!... Va bene, brutta testa dura: questa notte ti condurrò in un posto dove potrai mangiare (sempre) ogni ben di Dio, ma devi promettermi di non farti più vedere da queste parti…

VOLPE – Promesso! Ma ad una condizione! Sono troppo debole per camminare, inoltre sono così leggera… Quindi, dovrai portarmi sulle tue spalle…

CANE – No, no… E i pidocchi? Dove li mettiamo?

VOLPE – Ci sono si, ma   quelli sono già morti stecchiti! Morti di fame e di freddo…

CANE – Bene!... Ma anch’io devo importi una condizione! All’andata ti porterò sulle mie spalle, ma al ritorno, dato che sarai ben ristorata e piena di forze, sarai tu a portarmi in groppa…

VOLPE – Mi sembra giusto! Qui la mano!

CANE – Affare fatto!

Voce narrante - Come d’accordo, quella stessa notte il cane con in groppa la volpe, si incamminò verso una masseria custodita solo da un grosso gatto, ormai vecchio; nella casa di campagna si poteva accedere solo attraverso la gattaiola. Una volta nei pressi del podere si accertarono prima dell’assenza del contadino. Poi la volpe chiese al felino:

VOLPE – Vecchio gatto della malora, dicci quando tornerà il tuo padrone o sarai la nostra cena!

GATTO – Giammai!... Tornerà dopo il canto del gallo!

VOLPE – Lo spero per te! Ora vattene o ti mangeremo per contorno…

GATTO – Per contorno vi consiglio prosciutto e melone… la dispensa ne è piena!

(Detto ciò, il gatto fuggì a gambe levate)

CANE – Bene! La mia missione è compiuta: ora sbrigati così ce ne andiamo…

VOLPE - No mio caro, la tua missione è appena iniziata.

CANE - Ho capito! Mentre mangi resterò fuori a farti da guardia!

VOLPE - Ma no amico mio; la notte è ancora giovane: ne abbiamo di tempo; perché non vieni a farti una bella scorpacciata con me?

CANE – Giusto! Buona idea! Alla faccia del mio padrone e dei suoi schifosi avanzi…

Voce narrante - Così il cane e la volpe, passando per la gattaiola si introdussero nella casa rurale, dove cominciarono insieme a saccheggiare la dispensa, strapiena di salumi, formaggi, frutta ed ogni ben di Dio.

Mentre il cane si ingozzava senza darsi pensieri, la volpe di tanto in tanto si sporgeva dalla gattaiola per stimarne la circonferenza…

CANE - Perché non la smetti di correre avanti e indietro? Fermati a mangiare in santa pace!

VOLPE – (bugiarda) Osservo per accertarmi che non arrivi il contadino…

CANE - Ma se è ancora notte fonda; ne abbiamo di tempo! Si fila insieme appena canta il gallo…

Voce narrante - La volpe annuì, ma continuava l’andirivieni dalla dispensa all’uscita. Quando si accorse che riusciva a malapena a strisciare fuori dalla gattaiola, decise a malincuore di scappare.  Ad un certo punto, il cane non la vide più…

CANE -  E’ sparita! Se la faceva sotto per la paura! Tanto peggio per lei!

Voce narrante - La volpe, ormai messasi in salvo ma non sazia del tutto, si diresse verso il ricovero del gregge rimasto incustodito dal cane, e, imbavagliato un tenero agnellino che dormiva, lo portò all’esterno e lo mangiò.

 

(Detta scena andrà mostrata, anche per sommi capi)

Voce narrante – Fatto ciò, la volpe tornò sazia e contenta alla masseria, dove, in attesa dell’alba, si addormentò tra i fitti cespugli che la costeggiavano.

(A questo punto si sentirà cantare il gallo e la scena verrà meglio illuminata)

Voce narrante - Quando sorse il sole il gallo cantò, ma il cane, divenuto grasso per il continuo mangiare nella notte, non riuscì più a sfilare dalla gattaiola per mettersi in salvo…

CANE – Porco cane! (o uomo) Sono ingrassato troppo!  Povero me! Sono in trappola!  

Voce narrante - Il contadino arrivò, ed insospettito per l’assenza del gatto, prese un nodoso bastone, aprì il lucchetto della porta e sorprese il povero cane rimasto prigioniero all’interno della casa...

CONTADINO -  Ah, eccoti qui sporco ladrone! Pure il mio gatto ti sei mangiato! Ti farò rimpiangere di essere nato… (lo massacra di bastonate)

CANE – Caì, caì, caì… (tra sé) Tutta colpa di quella infame, maledetta volpe: vatti a fidare delle femmine…

Voce narrante - La volpe nell’udire i lamenti del cane si svegliò e si compiacque della propria furbizia: finalmente si sarebbe liberata anche di quello stupido rivale. Ma il contadino, di indole mite, dopo aver inferto una durissima lezione al povero cane, placò alfine la sua ira e gli fece salva la vita. Di tanto scontenta, la furba volpe escogitò un altro stratagemma…

 

(In pratica gli spettatori vedranno la volpe prendere dalla tasca un bavaglio - ancora sporco del sangue di agnello che aveva divorato - che si legherà sulla fronte)

 

Voce narrante - Quindi, la volpe, stesasi per terra, cominciò a guaire affinché il cane la sentisse.

VOLPE – Ohi, ohi che male! Ohi, ohi che male! Sto morendo. Aiuto! Sto morendo!

Voce narrante – Il cane, ansante e zoppicante, accorse ugualmente verso di lei per capire cosa le fosse successo e per farle le dovute rimostranze. Quindi, vide la volpe che si lamentava rotolandosi per terra come moribonda…

CANE – (mezzo morto, con un filo di voce) Ah, sei qui! Brutta volpaccia della malora! Sei scappata senza avvisarmi, lurida vigliacca!

VOLPE – Avvisarti di che? Tu almeno hai mangiato a volontà! Io, invece son dovuta scappare per una improvvisa scarica di diarrea! Vedessi: la fine del mondo!!!

CANE – Per forza! Con tutta quella ricotta piccante che hai divorato!... Quindi, è per questo che ti lamenti?

VOLPE – Magari fosse solo quello! Il contadino mi ha sorpresa nel suo terreno e mi ha squarciato il cranio a forza di bastonate; non vedi il fazzoletto tutto insanguinato?

CANE - Non me lo dire: quell’assassino mi ha rotto tutte le ossa e se non fossi riuscito a fuggire mi avrebbe sicuramente ammazzato! Ohi, ohi, che dolore… che dolore…

VOLPE - Ma no, te la sei cavata benissimo!... E poi non farla così tragica: cosa dovrei dire io con la testa divisa a metà, che a malapena tengo unita col fazzoletto? Ohimè, ohimè… Ma ora tu devi tornare al tuo gregge ed anch’io devo tornare verso casa col tuo aiuto…

 

CANE - Col mio aiuto? Ma se io sono vivo per miracolo e a stento mi reggo in piedi…  Ohi, ohi, che male… Non vedi che sono più morto che vivo?…

VOLPE – (da attrice consumata, si rialza barcollando) Oh, quante storie! Ohimè, ohimè… Tu stai benone, convinciti!

CANE – Convinciti? Il mio problema è convincere te! (tra sé) Ma perché quando stiamo male noi maschi, le femmine non ci credono mai !?

 

VOLPE – Su amico mio, riportami al paese che ho bisogno del miglior dottore… (tenta di salire in groppa al cane)…

CANE – Non ci provare, mia cara: i patti sono patti! All’andata ti ho portato io, ma il ritorno spetta a te … (si accinge a salire sulla volpe che si ritrae prontamente)

VOLPE – Io vorrei! Ma proprio non posso! Con questa testa così malandata ho le traveggole: imboccherei sicuramente la strada sbagliata! (prepotente, sale sulle spalle del cane)  Ohi, ohi, ora su, da bravo fratello, cammina!… Ohimè, la mia povera testa…

CANE – Ohi, ohi;  povero me!

Voce narrante - Così il cane, rassegnato, con le zampe malferme, prese a camminare verso il paese con la volpe in groppa, mentre quest’ultima cominciò a cantare a squarciagola…

(inventarsi una melodia semplice ed orecchiabile)

VOLPE - Vedi il mondo com’è strano

chi sta rotto porta il sano

Mondo pazzo da ricovero

dove il ricco sfrutta il povero

Canterò come un ossesso

  sopra il furbo e sotto il fesso…

Cala la tela

FINE

N.B. – La Voce narrante, ove ritenuta superflua, può essere eliminata.

NOTA FINALE DELL’AUTORE

Il titolo di questo corto teatrale riporta un antichissimo proverbio materano “Il rotto porta il sano”, che vuol porre in risalto quella pratica comune, vecchia come il mondo, messa in atto soprattutto dai ricchi e dai furbi, allo scopo di assoggettare i poveri e gli ingenui ai propri biechi interessi. Il medesimo corto, inoltre, si ispira ed elabora in maniera sostanziale una breve fiaba tedesca, risalente ai primi dell’800, scritta dai Fratelli Grimm.

Carmelo dott. Gaudiano  -  Matera