Il satiro danzante

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IL SATIRO DANZANTE

TRA MITO E FANTASIA

DRAMMA SATIRESCO

 IN DUE ATTI

DI 

GIANCARLO BUCCHERI

Personaggi:

1) Cadmo: Mitico fondatore di Tebe, in Tessaglia, figlio del re fenicio Agenore e di Telefassa

2) Armonia: Moglie di Cadmo, figlia di Ares e Afrodite

3) Era: latinamente Giunone  con le sembianze di Bèroe di Epidauro nutrice di Semele

4) Semele : figlia di Cadmo e Armonia

5) Dioniso : (nato due volte) chiamato anche Bacco , Bromio o Libero

6) Serva  di nome Idomena

7) Servo di nome Carpulio

8) Interprete di sogni

9) “Il satiro”:Nosteon(ritornato)(Satiri:”pieni”per il loro stato di permanente eccitazione erotica)

10) Penteo  : successore al trono di Tebe, figlio di Agave sorella di Semele, nipote di Cadmo

11) Ino : figlia di Cadmo e di Armonia

Le lamentatici nel funerale di Semele

Coro parlato

Il balletto

PRIMO ATTO

CORO PARLATO 

 

Ho intrapreso un viaggio nel passato,

venite con me spettatori,

venite con me indietro nella storia,

andando  indietro nel tempo,

troveremo uomini come noi

che sono stati sempre

alla ricerca di un perché.

Tutto quello che è accaduto,

 accade o accadrà

scaturirà dal bisogno di capire

 quel che è accaduto,

che accade, accadrà.

Testimonianze ci giungono

del bisogno di sentirsi vivi in eterno,

l’eterno ci circonda  con la natura che

da sempre si rinnova, la morte lascia spazio alla vita,

la vita lascia spazio alla morte  e il ciclo si completa.

Trovare una giustificazione, trovare una spiegazione,

sperare che anche la nostra vita si possa rinnovare,

credere in qualcosa attraverso la ragione

rende impossibile qualsiasi supposizione.

Fantasticare con racconti  che

nel tempo diventano miti,

credere in antichi dei per sperare di avere

la certezza che i figli dell’antica fantasia,

fratelli tra di loro, Thanatos ed Hipnos,

trovino accordo rendendo agli uomini

la possibilità di ritornare in vita.

Come in vita ritornano vestigia dal passato

viaggiatori nel tempo come l’uomo.

ESIODO: (Poeta dell’ottavo secolo a.C.)

« Da principio sorse il “Caos”, poi Gea la terra dall’ampio seno, poi Eros. Dal Caos nacquero Erebo (la tenebra)  e la Notte, dalla loro unione nacquero i loro contrari: Etere e il Giorno; dalla terra nacquero: Urano, personificazione del cielo stellato, i monti e il mare ; da Urano  e Gea nacquero gli dei e i Titani. Gli dei lottano contro le creature della “Notte”che è tutto ciò che procura angoscia e dolori nella vita dell’uomo. Da Crono,  il “Tempo”, figlio di Urano, nasce Zeus e si instaura un nuovo e più giusto ordine nel mondo. Dal “Caos” si giunge al “Cosmos”. Zeus governa il mondo e l’universo, Posidone il mare, Ade il regno degli inferi...»(Esce di scena)

CORO PARLATO  

Cadmo, mitico fondatore della città di Tebe, in Tessaglia,

figlio del re fenicio Agenore e di Telefassa , colei che illumina lontano.

Cadmo, fratello di Europa che fu rapita da Giove,

andasti in cerca di lei.

L’oracolo di Delfi ti impose di seguire la vacca

segnata dall’emblema della luna piena,

 fondando una città dove quella si fermasse:

così fondasti Tebe,  la cui rocca fu detta Cadmea.

Sposasti Armonia, simbolo dell’ordine

sopravvenuto al “Caos” primordiale.

Come Zeus, fondatore  e ordinatore,

portò gli dei dal Caos al Cosmos,

tu, Cadmo, portasti ordine tra gli uomini.

Ucciso da te fu il drago che stava a guardia della fonte di Ares ,

ne seminasti i denti per consiglio di Atena;

dai denti nacquero uomini armati che si uccisero

a vicenda fin che ne rimasero cinque:

 Echione, Udeo, Ctonio, Peloro, Iperenore;

costoro furono i capostipiti della nobiltà tebana.

Cadmo, espiasti per otto anni per aver ucciso il drago

divenendo dopo il signore di Tebe.

Da Armonia, figlia di Ares e di Afrodite

avesti: Autonoe, Ino, Semele, Agave e Polidoro.

Dopo che il coro avrà raccontato i fatti,  la scena potrebbe essere realizzata facendo emergere dal palcoscenico uomini armati che successivamente combattono tra di loro finché non rimangano in piedi i cinque capostipiti della nobiltà tebana . Potrebbe essere realizzata con le ombre anche l’uccisione del drago.

Semele (madre di Dioniso): (entra in scena e si rivolge al pubblico, mostrandosi sofferente) Come devo fare, da qualche giorno non mi sento tanto bene: nausea, vomito. Avrò  mangiato qualche cosa che di sicuro mi ha fatto male. ( entra in scena Armonia) . Madre, ho un disturbo che mi fa sentire  ….non so….non mi ero mai sentita così.

Armonia (Madre di Semele):  Che ti senti, figlia dolce del mio cuore? Ti chiamo il dottore? Sei pallida.

Semele:  Ho il  vomito, non posso sentire alcun odore,  mi viene la nausea, deve essere lo stomaco.

Armonia:   Nausea? Vomito? Ma toglimi una curiosità, da quanto tempo ti senti così?

Semele: Un paio di mesi, non ti ho detto niente per non farti preoccupare.

Armonia:  Dei dell’Olimpo! Non sarai  incinta? Che hai fatto? Con chi ti sei unita? Parla,  …a me lo puoi dire!

Semele:     Te lo giuro, non ho fatto niente! Giudiziosa sono stata…Solo che…..

Armonia:   Solo che?…Parla figlia mia!

Semele:   Niente,  quando vado alla fonte per prendere l’acqua c’è sempre un uomo, ma non un uomo qualsiasi, un uomo alto,  bello,  forte, con una fluente barba bianca, che mi dice con una voce calda  e convincente: « Vieni, Semele, lascia che ti aiuti a riempire d’acqua le brocche »  e prendiamo l’acqua . Provo grande soddisfazione a prendere acqua alla fonte da quando c’è lui.

Armonia:     Il tuo ciarlare è un buttar fuori discorsi sconsiderati!

Vedi di esser più chiara! Racconta cosa hai fatto con quest’uomo ! Non ti sarai concessa a lui.?

Semele: Oh madre, ho giurato di non dire .

Armonia: Di non dire cosa?

Semele: Di non rivelare ad alcuno con chi ho giaciuto.

Armonia: Oh disgrazia! Oh sventura! Hai giaciuto alla fonte con uno sconosciuto e adesso soffri dei disturbi di una donna gravida. Chi ti ha detto di essere costui?

Semele: Oh madre, non vorrai fare di me una spergiura?                                                                     

Armonia: Rivelare a tua madre  i tuoi segreti, non ti renderà spergiura!                                        

Semele: Se di questo ritieni  esser sicura, allora, ti rivelerò quanto alla fonte mi è accaduto. Mi è apparso, vestito di splendenti vesti, un uomo, che poi in verità non era un uomo, mi ha detto di essere il padre di tutti gli uomini, mi ha detto di essere Zeus in persona.

Armonia: Millantatore! Ti sei concessa a un millantatore, a uno che è facile a raccontar fandonie!  Hai osato atti ignominiosi  e ora fai discorsi dissennati . (poi cambiando atteggiamento) Certo…se però fosse vero, sarebbe bello, del resto non sono io stessa figlia di dei !?  Ares e Afrodite mi hanno dato la vita. (con aria sognante) Un nipote! Figlio di Zeus….darebbe più importanza alla nostra famiglia! Potrei vantarmi con tutte le altre regine della Grecia, dire a tutte: « Ecco guardate, quello è il mio nipotino, figlio di Zeus e di mia figlia Semele »  Le farei tutte impazzire dall’invidia! Che gioia, non vedo l’ora che nasca!

Carpulio: ( Ha assistito a tutta la scena precedente, entra nel frattempo una schiava e il servo attira la sua attenzione facendole cenno di tacere; si trovano entrambi da una parte del palcoscenico nascosti da una colonna

La padroncina è incinta…

Idomena: Ma che storie racconti!?

Carpulio: Altro che storie! Ho sentito tutto quello che c’era da sentire.

Idomena: Sei il solito, non cambi mai, sempre nascosto ad ascoltare i fatti degli altri. Al mio paese ognuno si fa gli affari suoi …se vuol vivere a lungo!

Carpulio: Sì, mi piace sentire gli affari degli altri  in modo poi da poter sfruttare la situazione in mio vantaggio.

Idomena: Ma che vantaggio puoi avere  sapendo che la poverina è incinta?

Carpulio: La storia che ha raccontato, in verità, è molto singolare, mi piacerebbe trasformarla al plurale: potrei io stesso, con le vesti del padrone, raccontare alle donne che vanno alla fonte di essere un dio,  concedere loro la mia compagnia e giacere con esse.

Idomena: Gli abiti del padrone?…Essere un dio? … Vuoi giacere con le servette alla fonte? Ma che storie vai raccontando?

Carpulio: Altro che storie! La padroncina sostiene di essere incinta nientemeno che di Zeus in persona che le sarebbe apparso in splendide vesti alla fonte e le avrebbe chiesto di giacere con lui. Con gli abiti della festa del padrone anch’io potrei sembrare un dio e chiedere alle donne che si recano alla fonte i loro favori .

Idomena:  Ma fammi il favore! Tu, anche vestito a festa, sembreresti sempre un disgraziato e le donne vedendoti  riderebbero  di sicuro di te.

Carpulio: Vedremo chi sarà poi a ridere!

Idomena: Se il padrone si accorge che hai indossato i suoi vestiti delle grandi occasioni, altro che ridere!

Carpulio: Arriva il padrone, io me la squaglio.

Armonia: Arriva tuo padre, per ora non diciamo niente di questa storia!

Idomena: (rimane nascosta ad osservare)

Semele: Sì, sarà bene non dire nulla, sarà bene prendere tempo.

Cadmo: Donne, vi vedo incerte, avvicinatevi al figlio di Agenore, fondatore della città di Tebe.

Semele: La figlia di Cadmo, re di Tebe, incerta?

Idomena: Altro che  incerta…incinta!

Armonia: Non è nell’indole né di una regina né di una principessa mostrar se stesse incerte.

Cadmo: Questa notte ho fatto un sogno che ancora mi lascia sconvolto.

Armonia: Che cosa hai sognato?  Parlaci del tuo sogno.

Cadmo: Ho sognato la vacca sacra, che seguii quando fondai la città di Tebe, partorire prima del tempo e nel medesimo istante in cui essa partorì, un fulmine la uccise, tutto intorno fu un rogo,                                                                         

ma in mezzo alle fiamme avvenne un prodigio: il piccolo vitello, ancora immaturo, fu accolto

dentro la corteccia di un albero secolare, che in seguito lo partorì e, appena nato, si trasformò in fanciullo di aspetto divino.

Semele: E’ un sogno davvero strano. Chiama l’interprete dei sogni perché ci dia la giusta interpretazione.

Armonia: Adesso avviso i servi ché lo facciano immediatamente chiamare.

Semele:  Anch’io mi ritiro, padre, ho bisogno di riposare.

Cadmo: Andate, quando sarà arrivato l’interprete dei sogni vi farò chiamare!

Idomena: ( parlando rivolta al pubblico)  Ma tu guarda costui cosa va a sognare! Di sicuro la vacca è sua figlia, visto che anche lei deve partorire, ma tutto il resto? ( con aria interrogativa) Però una cosa voglio dirgliela, gli confiderò che il suo servo preferito gli vuole rubare i vestiti  per  fare lo spudorato con tutte le donne  che vanno a prendere acqua alla fonte.

Padrone, mio signore…..( si rivolge a Cadmo )

Cadmo: Chi interrompe il fluire dei pensieri miei? Chi ha il coraggio, vedendomi soprappensiero, di disturbare i miei ragionamenti?

Idomena: ( facendo la smorfiosa e con voce sensuale) Sono io, mio signore, Idomena, la vostra umile serva.

Cadmo: Deve essere cosa grave e importante l’argomentazione tua per avere l’ardire di distogliermi dai miei ragionamenti.

Idomena: (Rivolta al pubblico) Veramente a me sembrava che si stesse addormentando, altro che  pensieri e ragionamenti! Mio signore, si tratta di cosa importante, importantissima!

Cadmo: E allora parla, dici quello che hai da dire, ma bada a te a non raccontar fandonie.

Idomena: Giudicate voi stesso….( abbassando il tono della voce) Il vostro servo preferito, (rivolta al pubblico) dopo che avrà ascoltato il mio racconto, altro che preferito!   Carpulio è da stamane che dice di voler mettere in pratica una sua idea e che questa sua  idea  gli consentirà  di poter giacere con tutte le donne del paese dietro al cespuglio che c’è in vicinanza della fonte.

Cadmo: Sto in dubbio se io debba negarti fede o giudicare male di lui. Raccontami bene la tua storia.

Idomena: Carpulio vuole  prendere in giro tutte le donne del paese, vestito con le vostre vesti più belle e con una lunga barba bianca posticcia vuol fare credere a quelle poverine, nientemeno, di essere Zeus in persona e alle stupide  che ci crederanno, giurando loro amore, vuol domandare di giacere con esse!

Cadmo: Se è vero quello che dici, lo farò impalare!

Idomena: No , vi prego, non fatelo impalare, io ho una punizione che fa proprio al caso suo: ….costringetelo a sposarmi.

Cadmo: Vedrò di accontentarti, il matrimonio per lui sarà la punizione adatta, ma tu non dicevi di mal sopportare la sua persona?

Idomena: Di essere vero, è vero, ma che posso farci, ormai ho una certa età e se non approfitto di questa occasione…

Cadmo: Vai, adesso lasciami solo con i miei pensieri. Controllerò se  quanto mi hai detto corrisponde a verità. (La serva si allontana ed esce di scena). In vero, dalle indoli non schiette ma subdole, bisogna guardarsi più che dalle vipere! Penserò ad una punizione anche per lei, se quanto mi ha detto non dovesse essere vero. ( si siede da una parte del cortile interno della casa  in modo da controllare l’uscita. )

Carpulio:  (Entra in scena di soppiatto con i vestiti del padrone e una barba bianca posticcia) Fortuna che questo è un orario in cui tutti sonnecchiano. Il cortile è deserto, ma alla fonte incontrerò le serve che sono andate a riempir le brocche d’acqua per la sera.

Cadmo: (Con voce ferma ) Chi siete voi, signore, che vi aggirate di soppiatto nel cortile della mia casa?

                                                                            

Carpulio: (tremando)  Oh disgrazia! Oh sciagura! Sono stato scoperto.  Un sorcio in trappola si sentirebbe meglio di me! Farò finta di aver perso la memoria e di essere in stato confusionale. Parlate con me signore? Seguivo i miei pensieri e per sbaglio sono entrato nel cortile di questa casa.

 Cadmo: (sta al gioco del servo invece di smascherarlo subito) La mia sensazione era tutt’altra…pensavo che da questo cortile voi ne steste uscendo.

Carpulio: Sì, ma prima per sbaglio ero entrato e voi mi avete sorpreso mentre ne stavo uscendo.

Cadmo: Non so se siate sordo, signore?! Ma attendo ancora risposta alla mia domanda  che ancora vi ripeto. Chi siete?

Carpulio: Una bella domanda la vostra, (prende tempo) ma più bello è il giardino della vostra casa che ho intravisto.

Idomena: (Entra in scena) Mio signore, è qui l’interprete dei sogni, lo faccio entrare?

Carpulio: La fortuna torna a sorridermi. Signore, vi lascio ai vostri impegni, vi spiegherò chi sono in un'altra occasione, questa non mi sembra la più adatta.

Cadmo: L’interprete può aspettare, devo prima chiarire qualcosa che non mi sembra chiara.

Carpulio: Eccomi nuovamente nei pasticci! Ammesso che ne sia mai uscito! La mia mania di origliare questa volta mi porterà guai in grande quantità! Proverò a rispondere alle sue domande con altrettante domande e nel frattempo l’adulerò. E voi chi siete, signore? Il vostro aspetto e il vostro incedere è quello di un re.

Cadmo: Per l’appunto, io sono Cadmo, re di Tebe, figlio di Agenore e Telefassa.

Carpulio: Ci avrei giurato, capisco adesso perché si parla di voi in tutte le contrade della Grecia

( gli si avvicina e  finge di togliere dagli abiti di Cadmo un filo che lascia cadere) Signore, siete famoso per la vostra saggezza, i vostri discorsi sono conosciuti non meno del vostro coraggio in ogni dove.

Cadmo: Anche voi, a giudicare dagli abiti e dal vostro aspetto altèro, dovete essere un uomo di nobili natali.

Carpulio: L’allocco è caduto nel tranello! Le cose vanno nuovamente per il verso giusto, non ha nemmeno riconosciuto i suoi abiti della cerimonia! Gli uomini: tutti uguali! Basta adularli un poco che si lasciano abbindolare come bambini. In verità io sono…

Cadmo: ( gli si avvicina e anche lui finge di togliergli  una pagliuzza dalla barba, ma gli strappa con un gesto repentino la barba posticcia)( fingendo meraviglia …)

La barba era posticcia?!

Carpulio: Viaggiavo in incognito.

Cadmo: Altro che incognito! Sei uno spregevole simulatore!  Ti ho riconosciuto fin dall’inizio!

Carpulio: Che dite mai, signore? Io simulatore? Sono un ambasciatore!

Cadmo: Un ambasciatore che va in giro con i miei abiti della cerimonia?!

Carpulio: Forse li avrò comprati dal vostro stesso fornitore …..e dire che mi aveva giurato che erano abiti esclusivi! Spergiuro di un bottegaio di stoffe!

Cadmo: Qui l’unico spergiuro sei tu! Ti ho riconosciuto! Sei Carpulio, il mio servo intrigante; tutto questo ti costerà caro, ti farò impalare.

( entra in scena la serva che si getta alle ginocchia di Cadmo)

Serva: No, mio signore, non fatelo impalare! Io amo questo mentitore! Avevate promesso di lasciarmelo sposare!

Carpulio: Io maritato? Oh mala sorte! Quasi, quasi, preferisco essere impalato!

Cadmo: Ritiratevi adesso, sparite dal mio cospetto; deciderò dopo, la sorte di questo sciagurato. E tu, serva, introduci l’interprete dei sogni!  I servi? Tutti uguali! Fingono di servirti, ma il loro scopo è di servir se stessi!

Interprete: Mio nobile signore, sono qui in vostro soccorso, ho saputo che avevate bisogno di me e subito sono corso.

                                                                           

Cadmo: Ecco qui un altro della servitù: questo, per sbarcar il lunario, inventa profezie e interpreta sogni. Questa volta se non mi soddisferà la sua interpretazione, lo manderò in esilio o lo farò impalare insieme all’altro! Fatevi avanti senza cerimonie,  ho bisogno di una giusta interpretazione.

Interprete: Raccontate il vostro sogno senza nulla tralasciare, può essere importante anche un piccolo particolare.

Cadmo: Adesso cosa fate? Mi prendete in giro? In rima mi parlate?! Lasciate perdere le rime ed ascoltate: ho sognato la vacca sacra, che seguii quando fondai la città di Tebe, partorire di parto prematuro, una saetta l’aveva colpita; il piccolo, ancora immaturo, fu accolto dentro la corteccia di un albero secolare che poi lo partorì, ma da vitello si trasformò in un fanciullo di aspetto divino. Cosa pensi possa significare?

Interprete : La vacca restò viva o la saetta l’uccise?

Cadmo: La vacca restò uccisa e tutto intorno fu un rogo!

Interprete: Dunque vediamo….Una delle vostre figlie potrebbe essere incinta e non riuscire a portare a termine la gravidanza, la saetta è un intervento divino, solo gli dei ne hanno il comando. Non mi è chiaro l’episodio dell’albero secolare ….o forse sì….un dio potrebbe essere il padre, forse lo stesso Zeus che, avendo pietà della sua creatura, l’avrebbe accolta nel suo stesso corpo!

Cadmo: E’ questa la tua interpretazione? A me non risulta che alcuna delle mie figliole sia incinta….che poi lo stesso Zeus sia tirato in ballo! Maledizione! Carpulio e la sua barba bianca! ….Voleva far credere alle donne del paese di essere Zeus! Non è possibile che abbia avuto l’ardire di giacere con una delle mie figlie! Altro che impalare, lo farò spellare vivo! Gli strapperò le unghie una ad una io stesso!

Interprete: Io sono libero di andare? Ho giusto un altro impegno….

Cadmo: Andate, andate… uccellaccio del malaugurio!

Interprete: Ecco lo sapevo! Quando le notizie non sono buone vengo trattato in malo modo come se la colpa dei suoi sogni fosse la mia!

Cadmo: Servi, dove siete? Che le mie figliuole vengano qui subito! Guardie! Che Carpulio sia subito portato al mio cospetto!

Idomena: Vi chiamerò subito le principessine e la regina stessa, ma di Carpulio non si hanno più notizie, ha raccolto tutte le sue cose ed è fuggito dicendo di non essere fatto né per il matrimonio né tantomeno per essere impalato! Ed io che sognavo già il matrimonio!    

Cadmo: Sbrigati donna, non ciarlare! Fai subito scendere la regina e le principesse.

Idomena: Vado,vado, mio signore (piagnucolando).

Cadmo: Spacciandosi per dei, troppi uomini sono entrati in letti onesti, e che  sia capitato anche ad una delle mie figlie, questo è il colmo!

Armonia: Cosa accade, mio signore? Perché tanta veemenza?

Cadmo: Tu la chiami veemenza, ma la mia è furia! Una delle tue figlie è incinta, forse del servo, …sì di Carpulio, vestito nientemeno che da Zeus! Hanno giaciuto alla fonte dietro un cespuglio come due animali!

Armonia: (trasale) Ma chi ti ha detto? Chi ti ha rivelato?

Cadmo: L’interprete dei sogni, ecco chi è stato. Il mio sogno ha interpretato!

Armonia: E tu ti fidi di lui? Nessuno dei tuoi sogni è mai stato da lui giustamente interpretato, perchè pensi che questa volta sia giusto il suo vaticinare?

Cadmo: Ho sorpreso Carpulio con le mie vesti della cerimonia e con una lunga barba bianca posticcia.

Armonia: Quale orrore! Quale immane tragedia! Proprio stamane tua figlia Semele mi confidò in segreto d’esser stata amata alla fonte da un dio, da Zeus in persona!

Idomena:  (entra in scena) Scusate la mia intromissione, ma parlavate a voce alta e non ho potuto fare a meno di non udire, vorrei anch’io sull’argomento qualcosa confidare

Cadmo: I servi, sempre ad origliare! Che c’è? Sei anche tu incinta e per questo ti volevi maritare?

Idomena : Non di questo si tratta, ma dell’innocenza di Carpulio: a lui, poverino, l’idea di travestirsi da Zeus venne ascoltando i discorsi della principessa Semele con la regina, era già incinta la principessina quando Carpulio vi rubò le vesti.

Cadmo: E cosa ne sai tu? Non potrebbe Carpulio aver mentito pure a te e non esser quella la prima volta che alla fonte travestito si recasse?

Idomena: Di questo sicura non posso essere, ma in verità mi sembrava sincero, era troppo contento di quello che aveva udito, non stava nella pelle, non vedeva l’ora di mettere in pratica quel che aveva sentito.

Cadmo: Io vado a sguinzagliar le guardie perché prendano Carpulio, voi,  donne tornate ai vostri impegni! Quando l’avrò nelle mie mani, lo farò confessare con tutti i mezzi.( Escono tutti di scena)

CORO PARLATO :

« Era,dall’alto del cielo aveva visto con sdegno

 il suo consorte giacere con la figlia di Cadmo, Semele….

Colpirla a morte, distruggerla, il suo desiderio,

 col fuoco e con l’inganno cancellare le tracce

 del seme divino dal suo corpo mortale.

Le acque dello Stige accoglieranno le sue spoglie

e sarà proprio  Giove a provocarne la morte.

Recarsi a casa di Semele e apparirle

con l’aspetto della di lei nutrice

Bèroe di Epidauro questo l’inganno ».        

( Tratto e adattato da  “ Metamorfosi” Ovidio Publio Nasone )

Era: ( nelle sembianze di Bèroe di Epidauro) Molte volte Giove mi ha tradito e per questo con lui ho sempre litigato, senza mai nulla ricavare, anche questa volta con Semele si accontenta di un’avventura ..no! Questo non gli basta, attende da lei un figlio!

Carpulio: (Rientra in scena con fare circospetto, nascondendosi alla vista di Era e come al solito  origliando ) Ho detto alla schiava che sarei fuggito, ma come allontanarsi dal calduccio delle cucine! Toh! C’è la nutrice di Semele che parla da sola come sempre. La cosa è strana, vengo dalle cucine, …Bèroe era là …come si spiega tutto ciò?  Non avrà la vecchiaccia una gemella ?

Era: Con l’inganno gliela farò pagare!

Carpulio: Sentila come è buona …a  chi vuol far pagare cosa ? Questa volta non ho potuto sentir tutta la storia, dovevo venir prima per capire! Comunque sarà bene andare in cucina a controllare quanti esemplari di questa vecchiaccia ci sono in questa casa. L’avevo pur detto al padrone: circondatevi di servette giovani, vi rallegreranno la vita! Parlando della sua, di vita, ma pensando alla mia. (entra in scena Semele)

Semele: La mia cara nutrice! Ti cercavo, ho da confidarti tante cose , ho bisogno di consigli .

Era: La mia dolce Semele! Parla, confida alla tua nutrice, ti ho sempre aiutata, sono vecchia e la mia esperienza ti è sempre stata utile per agire con saggezza.

Semele: Non so da dove incominciare, sono tante le cose che ho da dire!

Era: Comincia dal principio, poi il resto verrà da solo.

Semele: Mi è più facile incominciare dalla fine: aspetto un figlio il cui padre è un dio, Il padre è Zeus in persona!

Era: Ti auguro che sia proprio Zeus il padre, ma io sospetto di tutto. Spacciandosi per dei, troppi uomini, giurando amore, hanno approfittato di donne ingenue.

Semele: Sono sicura che mi ama , ne sono sicura come sicuro è il sorgere del sole!

Era: Di questo sono contenta, ma tu mettilo alla prova, chiedigli un dono senza nominarlo, se ti ama davvero, non ti scontenterà.

Semele: Mi fido della tua esperienza, farò come tu dici, ma cosa chiedere, poi, in dono?

                                                                          

Era: Chiedigli di abbracciarti come farebbe con la stessa Giunone assumendo prima le sue insegne.

Carpulio: (Rientra in scena sempre nascondendosi) Ci sono due Bèroe in questa casa: una è di là in cucina che sonnecchia…l’altra, eccola là che parla con Semele.

Semele: Sono curiosa di vederlo in tutto il suo splendore, non vedo l’ora che così mi stringa a sé dimostrandomi tutto il suo amore.

Era: Sei stata giudiziosa, ora ti lascio, promettimi di non dimenticare i miei consigli.

Semele:  ( l’abbraccia e la ringrazia) Come farei senza la mia nutrice? Come dimenticare i tuoi consigli sempre così pieni di saggezza? Una madre non saprebbe far lo stesso.(Esce di scena prima di Era-Bèroe)

Carpulio: Ehilà! Bèroe di Epidauro, sono io, Carpulio, ma cosa fate, ve ne andate? Non mi avete udito? Vorrei chiedervi  una cosa.

Era: Il servo Carpulio? Cosa vuole da Bèroe?

Carpulio: La stessa voce! Le stesse rughe, siete proprio uguali tu e la tua gemella che dorme di là in cucina; una cosa però è strana, nessuno mi aveva mai detto che in questa casa vivevano due gemelle.

Era: Che c’è di strano? Anch’io l’altro ieri ho conosciuto il tuo gemello!

Carpulio: Mi prendi in giro? Non ho mai avuto alcun fratello, figuriamoci ….un gemello!

Era: Tu non sai nulla, appena puoi, chiedi al padrone: lui, che ti conosce da quando sei nato, ti racconterà tutta la storia.

Carpulio: Per ora non posso, se il padrone mi prende, finirò impalato, ma appena si calma la “tempesta” che incombe sulla mia testa….veramente non proprio la testa….(si guarda dietro) chiederò al padrone notizie di mio fratello.

Era: Bravo Carpulio! Tutti dicono di te che sei intrigante e ribelle, ma  in cuor mio ho sempre saputo che sei di animo nobile e di cuor gentile. Adesso vado, ho molto da sbrigare . (esce di scena)

Carpulio: Che nome porta il mio gemello? Sorda vecchiaccia, non mi ha sentito! Appena potrò, lo chiederò al padrone. Dir di me che sono di animo nobile e di cuor gentile, di sicuro parlava con me, ma “dipingeva” mio fratello.

Cadmo:  ( Rientra in scena) Carpulio, farabutto! La serva aveva detto che eri fuggito e tu, dopo quello che è successo, hai il coraggio di andare ancora in giro per la reggia!

Carpulio: Mio signore, sono innocente! Se fossi il farabutto che credete, sarei fuggito! Il fatto che io sia qui dimostra tutta la mia buona fede.

Cadmo: Le tue sono solo chiacchiere ed io ho bisogno di certezze, nel dubbio ti farò impalare lo stesso.

Carpulio: (si getta  per terra e abbraccia Cadmo all’altezza delle ginocchia) Padrone, abbiate pietà del vostro servo, è vero, sono sempre stato uno spregevole simulatore, un mentitore, ma come potete credere che abbia avuto l’ardire di giacere con la principessina, sapete che il coraggio non mi manca, ma, per compiere una simile nefandezza, ci vuol, più che coraggio, dissennatezza.

E poi, anche se servo, amo Semele come una sorella, da tutto la proteggerei con la mia stessa vita.

Cadmo: Non è mia abitudine avere propensione per i furfanti, ma questa volta voglio credere alle tue parole. Se, come dici, ami Semele come una sorella, allora vai, sorvegliala in modo discreto, proteggila dai pericoli perché ho un tragico presentimento: temo per la sua stessa vita.

Carpulio: Grazie, padrone, non ve ne pentirete. Ora che l’equivoco è chiarito vorrei porvi qualche domanda. Ho incontrato la sorella gemella della nutrice di Semele, non avevo mai saputo che Bèroe avesse una gemella.

Cadmo: Che storie vai raccontando! Ti è andato per traverso il cervello? O fingi d’esser matto per poter fare, simulando la pazzia, quel che più ti aggrada con l’illusione di non essere poi punito? Non esiste e non è mai esistita alcuna gemella di Bèroe.

Carpulio: C’è qualcosa di strano in tutto questo, io sono sicuro di quanto affermo! La copia esatta

                                                                           

 di Bèroe era qui poco fa ed affermava, quando la sorpresi, dopo che aveva parlato con Semele, che non c’era nulla di strano nella sua presenza,  anzi era strano, ella diceva, che io stesso non sapessi di avere  un fratello gemello.

Cadmo: Tutto quello che racconti mi fa sentire in ansia, se non sei pazzo, solo l’intervento di un dio può spiegare tutto questo.

Carpulio: Quando sorpresi  la falsa Bèroe, parlava sola, diceva che con l’inganno avrebbe fatto pagare a qualcuno qualcosa, ma purtroppo non ho potuto sentire né a chi, né per che cosa.

Cadmo: Tutto ciò mi preoccupa,  conosco Bèroe da sempre e non è mai stata nella sua indole alcuna cattiveria. Corri, Carpulio, sorveglia Semele! Non so con chi hai parlato, ma, vedendosi sorpresa, la falsa Bèroe voleva che tu apparissi  pazzo. Fai in modo che Semele confidi a te o a Idomena i discorsi che ha avuto con la simulatrice.

Carpulio: Vi ringrazio padrone, dirò a Idomena di parlare con la principessina ed io stesso la sorveglierò, il mio vizio di origliare i fatti degli altri questa volta avrà uno scopo giusto. (esce di scena)

Cadmo:  (si rivolge agli dei) Oh potenti dei dell’Olimpo, oh grande Zeus, padre di tutti gli uomini! Tyche, dea della fortuna e del destino, figlia di Oceano e di Teti, il re di Tebe si prostra ai vostri piedi! Mutate il destino della mia famiglia! Fate che i miei infausti presentimenti non siano veri. (Esce di scena)

CORO PARLATO :

« Intanto Semele  nelle sue stanze aveva invocato

Zeus, ignorando  che chiedere  di apparirle

 in tutto il suo splendore, le insegne

 indossando, avrebbe causato la sua morte .

 Alla sua richiesta di un dono Zeus rispose: «Chiedimi,

 ti giuro che nulla ti rifiuterò,

 mi sia testimone il dio del fiume infernale».

 «Come ti abbraccia Era,

quando vi accingete ai giochi d’amore,

 così concediti a me» Questo chiese Semele.

 Avrebbe voluto Zeus non aver udito la richiesta,

ma ormai aveva giurato e il giuramento di un dio

mai era stato disatteso.

Dal cielo il fulmine entra nella casa di Agenore

tutto bruciando colpendo a morte Semele

e tutto incenerendo.

Si ode un tuono dopo un’abbagliante luce.

La madre a quella stessa luce, morendo, offre l’embrione.

Il dio degli uomini e degli stessi dei ebbe pietà:

salvare almeno il frutto del suo amore per Semele,

nasconderlo alla sua consorte ,

dargli  modo di compiere della gestazione il tempo.

Lo cucì nella sua stessa coscia e subito da lì fu partorito.

La zia materna Ino si prende cura di lui appena nato,

poi le ninfe di Nisa lo allevano di nascosto nelle grotte …

così ebbe inizio l’infanzia di Bacco ».

( Tratto e adattato da “Metamorfosi” di Ovidio Publio Nasone )

Carpulio: Padrone, mio signore, la sventura, il lutto è sceso sulla vostra casa! Semele è stata colpita dalla folgore, il suo corpo incenerito. Le stanze sono in fiamme! Brucerà tutta la reggia!                                                                            

Cadmo:  (concitatamente)Ti avevo pur detto di proteggere la principessa con tutti i mezzi, come hai potuto non impedire?

Carpulio:  (concitatamente)Come impedire! Come lottare con gli stessi dei! Io stesso non credo a quello che ho visto. Mi ero nascosto nei pressi della stanza della principessa, udendo parlare, cercai di capire con chi la principessa stesse parlando, ma poi una luce accecante investì ogni cosa.

Cadmo:  La profezia dell’interprete si è avverata. Quell’uccellaccio del malaugurio non aveva mai interpretato in modo giusto un sogno! Ma tu che cosa hai visto? Perché mi parli di un intervento divino?

Carpulio: Dopo la folgore, un uomo di straordinaria bellezza e di aspetto possente si avvicinò a Semele che, pur essendo in punto di morte, sorrideva. D’un tratto dal corpo di Semele venne fuori un embrione, l’uomo fu lesto a raccogliere il piccolo ancora incompleto e, tagliata la sua stessa coscia, lo pose dentro la ferita da cui non una goccia di sangue si vide uscire.

Cadmo: Tutto si svolge come nel mio sogno. Dei dell’Olimpo! Quella notte non fosse mai venuta! Quel sogno, non fosse mai stato fatto! Finisci il tuo racconto! Che cosa avvenne dopo?

Carpulio: Quell’uomo di sicuro era un dio, le fiamme lo lambivano, ma di ciò egli non si curava, dopo attimi che mi sembrarono eterni dalla sua coscia fu partorito un bimbo di straordinaria bellezza. Stettero, entrambi, padre e figlio a contemplarsi in modo amorevole, il bimbo sorrideva al padre che, essendosi accorto della mia presenza, mi venne incontro, avrei voluto fuggire, ma non ne fui capace, il bimbo mi fu posto tra le braccia ed il dio scomparve. Adesso il piccolo è nelle stanze di Ino.

Armonia: Il lutto è sceso sulla nostra casa, la dolce Semele è morta, le sue stanze bruciano e il suo corpo stesso è incenerito!

CORO PARLATO:

« Accompagnar co’ gemiti le donne d’Armonia i lamenti

 e gli seguiva il compianto di Cadmo :

Oh dei miei figli, Semele, la più diletta!

Fosti cara agli dei mentre vivevi.

I servi tutte estinser le fiamme e rese quiete le braci ,

pieni il volto di pianto e sospirosi,

raccolsero le candide ossa e, composte in un’ urna d’oro,

le coprirono di un morbido purpureo drappo.

Ciò fatto, in cava buca la posero e di spesse e grandi pietre la ricopersero.

Oh dei dell’Olimpo, sospirava Cadmo, che mia figlia

abbia dolce il giunger nell’Ade! Che le sia facile attraversar lo Stige ! »

( Tratto e adattato da “Iliade” Il funerale di Patroclo, Omero )

( Le lamentatrici accompagnano il coro parlato )

Cadmo: Semele prima di morire ha partorito e, se devo creder a un intervento divino, il piccolo neonato ora è nelle stanze di Ino. Comunque sono stanco, la disgraziata morte di mia figlia mi fa sentire in crisi e so bene che quando si è malconci non c’è da aspettarsi altro che gli altri, come animali, finiscano di dilaniarti portandoti alla fine; dopo, stremato, sta a te trovare o no il coraggio di andare avanti e di guardare negli occhi chi ti è accanto. Non mi rimane altro che partire, andare in un altro luogo dove finalmente poter trovare pace. « Se Zeus volesse evitarmi il dolore del distacco dalla mia terra, per la devozione che ho sempre avuto per tutti gli dei dell’Olimpo, dovrebbe trasformare me e la mia dolce Armonia in un animale privo di sentimenti, in un serpente e trasportarmi nell’isola dei beati ». (Pindaro II ode olimpica, Apollodoro)( escono di scena insieme alle lamentatrici.)

Carpulio: Ora che la reggia è bruciata e resta solo il giardino, non avrò più la possibilità di aggirarmi per le cucine. Dovrò accontentarmi di erbe e bacche, al solo pensiero mi viene già il mal di stomaco. Ho ancora nelle narici i bei profumi! Stufato di cervo mangerei volentieri o arrosto di cinghiale!                                                                            

 Dovrò darmi da fare, se non voglio morire di inedia . Sì, ma cosa fare? Chiederò al re Cadmo di avere un incarico in un’altra casa. Potrei divenire servitore nella  qui vicina casa di sua figlia  Ino e accudire suo nipote Dioniso, oppure potrei chiedere di andare nella casa di Agave e di Echione e servire Penteo (riflettendo)… No! Meglio la prima delle due ipotesi. Penteo è già uomo ed ha più esigenze, accontentarlo mi costerebbe più fatica. Cercherò di fare in modo che sia lo stesso Cadmo a chiedermi di diventare il servitore di Dioniso.

Idomena: Carpulio, sei qui!?

Carpulio: Se mi vedi, sì ! Certo che sono qui!

Idomena: Come faremo ora che la reggia è bruciata ?!

Carpulio: Io ho già qualche idea.Tu vedi di risolvere da sola i tuoi problemi.

Idomena: Se insieme cercassimo una soluzione! Potremmo decidere di sposarci e tu potresti lavorare i campi e potremmo vivere dei frutti della terra.

Carpulio: Io lavorare!? E’ una parola di cui sconosco il significato. Rompermi la schiena tutto il giorno per poi dovermi cibare di cavoli e ravanelli! Preferisco servire in una casa ricca e avere a pranzo e cena arrosto.

Idomena: Allora chiediamo al re di destinarci insieme a servire in una delle case delle figlie!

Carpulio: E’ una grande idea la tua! Sai? Non ci avevo ancora pensato. Potremmo servire nella casa di Agave e di Echione . Cadmo è ormai vecchio e presto deciderà di lasciare il trono e di sicuro il suo successore sarà Penteo. Nella casa di un re il cibo non è mai mancato. Chiedi al re di concederti di servire nella casa di Agave e di Echione .

Idomena: Sì, ma come convincere Cadmo a mandarmi a servire nella casa di sua figlia Agave?

Carpulio: A voi donne l’arte di convincere le persone non manca, chiediglielo in modo vezzoso, facendogli qualche complimento, vedrai che non ti scontenterà!

Idomena: Vedrò di fare come tu dici, ma posso chiedere per entrambi?

Carpulio: No…no, è meglio che ciascuno chieda per suo conto. Sarà più facile esser accontentati. (rivolto al pubblico) Io chiederò, ma chiederò di servire nella casa di Ino. Servire nella casa di un re ha la sua convenienza, ma, dopo quello che ho visto, è possibile che Dioniso sia veramente un dio ed esser servo di un dio di sicuro mi darà vantaggi di gran lunga maggiori! Anche se non ho mai creduto né a dei né a dee…

Idomena: Così farò! Se questo tu vuoi, l’importante è che restiamo insieme.

Carpulio: Sì, ma adesso vai, mostrati volenterosa e disponibile, vedrai che non ti scontenterà.

Idomena: (uscendo di scena) Mandami almeno un bacio.

Carpulio: Te ne mando cento! Vai…Vai! ( appena Idomena esce di scena) Che a regnare sia Penteo o Polidoro a me non importa, ormai ho deciso: servirò Dioniso!

Cadmo: (rientra in scena)  Carpulio, fedele servitore, sei libero di andare, non ho più bisogno dei tuoi servigi.

Carpulio: Padrone, portatemi con voi! Continuerò a servirvi come ho sempre fatto o, se ciò non è possibile, fate in modo che io rimanga al servizio di uno dei vostri familiari. Ho visto nascere vostro nipote: il figlio di Semele e già sento per lui lo stesso affetto che provavo per la principessa.

Cadmo: Vedrò di accontentarti, farò in modo che tu e la tua promessa sposa Idomena non siate separati.

Carpulio: Veramente, parlando con Idomena ho potuto capire che a lei farebbe piacere servire nella casa di vostro nipote Penteo (figlio di Echione e Agave)

Cadmo: Va bene, adesso vai, lasciami solo con i miei pensieri! (Carpulio non esce di scena, ma come al solito si sofferma ad “ascoltare” i pensieri di Cadmo)

Potevi essere felice, Cadmo!

« Tebe era ormai sorta, per suoceri avevi Marte e Venere,

e a questo aggiungi la prole nata da una consorte così illustre,

tanti figli, tante figlie e, pegno d’affetto, i tuoi nipoti, anche loro ormai giovinetti.

Ma vero è che sempre l’uomo debba attendere il giorno estremo:

nessuno mai, prima della morte e delle proprie esequie, dovrebbe asserirsi felice ».

( Tratto da “Metamorfosi” Ovidio Publio Nasone )

Il primo dolore ti fu causato da tuo nipote, figlio di Arìsteo e di Autonoe, Attèone:

trasformato in cervo e divorato dai suoi stessi cani per aver visto la dea cacciatrice

e le sue ninfe nude prendere il bagno nella fonte della valle sacra alla dea.

Adesso è il dolore per la morte di Semele a lacerarti l’anima .

Cosa dovrò ancora patire? (esce di scena)

Carpulio: Il padrone è distrutto dal dolore, sarà bene che io lo sorvegli, potrebbe compiere qualche gesto contro la sua stessa persona.

Idomena: Carpulio, che fai? Parli da solo? Ho visto il padrone uscire, gli hai chiesto….

Carpulio: Sì, sì gli ho chiesto, così come eravamo d’accordo, ma in verità non so se abbia capito tanto bene quali fossero le mie…le nostre richieste, era troppo avvilito per la morte di Semele. Non si dava pace, questo dolore gli ha ricordato anche la morte di suo nipote, che allora fu altrettanto atroce.

Idomena: Gli è morto un nipote? Di questo non sapevo nulla!

Carpulio: Di questo in casa non si parla mai, e tu sei qui da poco tempo. Anche nella morte di suo nipote ci fu un intervento divino, così, almeno, si racconta.

Idomena : Raccontami la storia.

Carpulio: Attèone, nipote del re, dopo una battuta di caccia si allontanò dagli altri e si addentrò in una valle coperta di pini e di sottili cipressi, chiamata Gargafia, sacra a Diana. All’interno del bosco in un antro frusciava una fonte di acque pure e incontaminate né dall’uomo né dagli animali. Qui era venuta in quello stesso giorno la dea e, stanca della caccia, nuda, si rinfrescava insieme alle sue compagne nelle limpide acque della fonte. Attirato dalla bellezza del posto e dal rumore delle acque, il nipote del re entrò nella grotta e vide le ninfe e la dea; le ninfe, urlando, cercarono di coprire la dea con il loro stesso corpo, ma per la sua statura la dea tutte le sovrastava.

Idomena: Che cosa avvenne allora? Dai racconta!

Carpulio: Sorpresa senza vesti, la dea arrossì, più che per la vergogna, per la rabbia e, non avendo a portata di mano l’arco e le frecce, attinse l’acqua che aveva ai piedi e la gettò in faccia ad Attèone inzuppandolo tutto; ed ora racconta di avermi vista senza veli, se sei in grado di farlo!

Subito, per incanto, il corpo dell’uomo incominciò a mutare, le braccia e le gambe divennero zampe, il collo si allungò e sul capo spuntarono corna di cervo.

Idomena:  Fu tramutato in cervo?

Carpulio: Sì! Il figlio di Autonoe, Attèone , a cui la dea aveva infuso pure la timidezza, fuggì e mentre fuggiva era stupito egli stesso della sua velocità, si  fermò dopo un po’ nei pressi di uno stagno e, quando si avvicinò per bere, vide che la sua faccia, tutto il suo corpo aveva preso le sembianze di un cervo; avrebbe voluto urlare, ma non un filo di voce gli uscì, corse poi all’impazzata e lungo la strada incontrò la muta dei suoi cani che i suoi compagni di caccia gli aizzarono contro.

Idomena: Finì dilaniato dai suoi stessi cani!? Che sorte atroce! Dobbiamo stare attenti a non finire anche noi coinvolti nelle ire degli dei contro questa famiglia.

Carpulio: Gli dei? Perché tu credi agli dei? Queste per me sono tutte storie, sono fandonie, io non credo propria a nulla, né a Zeus,  né a nessun altro.

Idomena: Ma non dicevi di aver visto Zeus quando morì Semele? Io stessa ti ho visto pregare nel tempio di Apollo!

Carpulio: E’ più facile che per la paura dell’incendio io abbia avuto le visioni! Si prega quando nessuno ti può aiutare, nei momenti di bisogno, anche perché in quei momenti nessuno, nemmeno quelli che prima consideravi amici, ti è vicino. (si rivolge al pubblico) Vedo che tutti voi mi disapprovate, anzi più che vederlo lo percepisco. Nel “tempio” il più delle volte ho udito solo                                                                          

pettegolezzi, ci si va per mettersi in mostra, per far vedere l’abito nuovo, nessuno prega gli dei, solo i vecchi, ma quelli pregano per paura, il “dubbio” assilla anche loro, ma nel dubbio ritengono che sia meglio raccomandare l’anima, ammesso che esista, agli dei.

Tutto quello che fate lo fate per “apparire”, nessuno segue gli insegnamenti degli dei. Se una figlia nubile è incinta, meglio farla abortire, a meno che il padre non sia un ”dio”. Tutti gli atteggiamenti di vita sono ispirati a cogliere l’attimo,  “carpe diem”,  perché la vita è breve e “dopo” non c’è alcuna garanzia che veramente ci sia “qualcosa”.

Tutto quello che è accaduto, accade, accadrà è l’espressione di quanto abbiamo ricevuto come insegnamento, l’interesse personale prima di tutto. I nostri comportamenti, solo per “l’occhio del mondo” o per far piacere ai “benpensanti” che ci circondano. Non rimane altro che stordirsi con tutti i mezzi possibili: che sia il succo della vite, o il papavero di Hipnos a dare sollievo, non importa, l’importante è allontanare tutti i pensieri dalla mente!

        

Fine primo atto, chiude il sipario.

SECONDO ATTO

La scena si svolge sempre nel giardino della reggia, situato da un lato del palcoscenico, dalla parte opposta ci sarà la  fonte.

Dioniso: Sono io, Dioniso, sono il figlio di un dio e non di un servo.Ho mutato il mio aspetto divino in sembianze umane. Mio padre Zeus mi partorì, dopo mia madre Semele, dal suo stesso corpo. Ino, mia zia, mi allevò insieme alle ninfe della valle boscosa di Nisa.

Oh padre Zeus, ritorno finalmente alla terra del giusto, alla terra dove riposano i resti di mia madre Semele, una terra ostile, dove regna un nemico dei miei seguaci che osteggia i miei riti. Devo riuscire a convincere Penteo a piegarsi, ad abbracciare la mia religione, gli apparirò in sogno e condizionerò i suoi pensieri. ( Esce di scena )

Era : ( Con le sembianze di Béroe di Epidauro )

La mia ira non si è mai placata, la morte di Semele non mi basta, devo distruggere Dioniso. Farò in modo che Penteo sia l’esecutore della mia vendetta, gli andrò in sogno con l’aspetto della vecchia nutrice di Semele e gli rivelerò che Dioniso sta per ritornare. ( Esce di scena )

(  Oppure Dioniso ed Era, in scena contemporaneamente, vengono illuminati alternativamente quando recitano la loro “battuta”. )

Penteo :  La notte non dovrebbe mai venire, non quando invece del riposo porti con sé incubi e sogni inquietanti di oscuro significato. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti ad interpretare, ho bisogno di consigli che mi aiutino poi ad agire. Farò chiamare l’interprete. Servi! Dove siete?

Idomena : Padrone, mio signore, la vostra serva è pronta ad esaudire ogni vostro desiderio.

Penteo: Ma dove ti eri cacciata? Quando ti occorre qualcuno della servitù bisogna sempre aspettare, i servi sono diventati più preziosi di una merce rara di quelle che fanno esigue apparizioni sui banchi dei mercati.

Idomena: Più presto di come ho fatto non potevo. ( Rivolta al pubblico ) Con quello che mi paga, se pensa che io possa essere subito presente appena chiama e nel frattempo sbrigare le faccende…Hai voglia ad aspettare!

Penteo: Presto, serva, non perdere altro tempo, vola di corsa a chiamare l’interprete dei sogni.

Idomena: Che accade, mio signore? Vi vedo sconvolto.

Penteo:  La notte è stata un susseguirsi di enigmatici sogni di cui sono ansioso di sapere il significato.

Idomena: Raccontatemi, mio signore, sono proprio curiosa di sapere.

Penteo :   Mi trovavo….Ma cosa vuoi sapere? Sei sempre la solita intrigante, vai subito a chiamare l’interprete e poi torna alle faccende.

Idomena: (Rivolta al pubblico ) Il suo caratteraccio è sempre uguale, se mi avesse lasciato ascoltare i suoi incubi, avrei potuto dirgli che tutto lo stufato di montone che ieri sera si era ingurgitato poteva essere la giusta interpretazione dei suoi sogni. Vado, volo, in men che non si dica l’interprete dei sogni sarà qui. ( si allontana molto lentamente )

Ino : ( Entra in scena cantando ) Casa sulla collina, giace immobile la luna, canterei fino a mattina.

Penteo: Eccola là! Anche una zia pazza, non bastava avere per parente un cugino che si crede un dio e che invece è solo un ubriacone dedito ai più bassi sollazzi!

Ino:  ( Cantando ) Casa sulla collina, giace immobile la luna, canterei fino a mattina.

Penteo: Adesso basta! Smettila di cantare, acuisci l’ingegno, modula i tuoi pensieri. Dimmi qualcosa che mi faccia capire che non sei del tutto pazza!

Ino :  (Cantando) Casa sulla collina, giace immobile la luna, canterei fino a mattina…Posso quasi toccare la luna che giace immobile sulla collina.

Idomena : Mio signore, è qui l’interprete dei sogni, lo faccio entrare?

Penteo : Che entri immediatamente! Sono stufo di aspettare e di ascoltare il canto di questa pazza!

Interprete : Oh potente signore, appena ho saputo che avevate bisogno di me per interpretare un sogno…

Penteo : Lasciate perdere e ascoltate!  Mi sentivo stretto come da una morsa…ed ero al cospetto di Dei sconosciuti che mi offrivano del vino in una coppa, io rifiutavo; poi vedevo me stesso assumere le sembianze di una spada  che lo stesso Vulcano stava forgiando, i colpi di martello cercavano di render coeso il ferro, ma, nonostante la maestria del fabbro, le parti si separavano e ad un certo punto l’impugnatura cadde per terra e come per incanto si trasformava, diventava la mia testa e gli altri frammenti divenivano braccia, gambe…insomma potei vedere tutto il mio corpo ridotto in mille pezzi.

Ino : Fortuna la tua che puoi fare questi sogni, io sogno solo …Casa sulla collina…

Penteo: Taci, donna, se non vuoi che ti uccida!

Interprete: E’ un sogno davvero strano il vostro! Vediamo…

Penteo: Aspettate, non ho ancora finito, poi vidi avvicinare la vecchia nutrice di Semele, Béroe di Epidauro che mi diceva di stare attento perché uno straniero dai capelli riccioluti e pieni di boccoli aveva fornito il ferro per la spada regalandolo a mia madre e dicendole :«Con questa ucciderai il cinghiale» . Bèroe prima di svanire mi disse di imprigionare e uccidere quello straniero perché avrebbe causato la mia morte.

Interprete: E’ finito il vostro sogno? O v’è un seguito? Dunque vediamo… credo che ieri sera abbiate mangiato a volontà stufato di montone.

Penteo: La cosa è rilevante? E poi, voi come lo sapete?

Interprete: Di grande rilevanza! Lo so! Non sono io indovino e interprete di sogni? ( Rivolto al pubblico)  Lo so perché me lo ha detto la serva! Saperlo mi è utile, mi fa ben figurare come indovino, ma ora come ben figurare come interprete di sogni? Prima si ingozza come un maiale e poi vuol da me spiegazione della sua cattiva digestione!

Penteo: Ehilà!  Cosa fate, parlate da solo?  Datemi in fretta la vostra interpretazione. E che sia quella giusta, se non volete finire impalato!

Interprete: Vi ho mai detto che ogni anno che passa somigliate sempre di più a vostro nonno? Gli stessi tratti del viso…( Rivolto al pubblico ) Le stesse minacce…

Penteo : Poche ciance, fate quello che dovete fare!

Ino: Accontentatelo, fategli vedere la …Casa sulla collina…la cattiva digestione gli ha fatto vedere la luna.

Interprete: Vediamo di salvare la faccia…Dunque…Lo straniero dai capelli riccioluti  vorrebbe esservi amico, se voi lo accetterete e se berrete con lui il vino della coppa. Lo straniero potrebbe essere vostro cugino Dioniso e Bèroe potrebbe essere un nume a lui nemico che vi spinge a combatterlo. Attento, la spada che si spezza siete voi, nella contesa rischiate di rimetterci la testa.

Penteo: Hai finito di sputar veleno con la tua interpretazione?

Interprete : Ecco, lo sapevo, tutti uguali: prima minacciano per aver una giusta interpretazione, poi, quando l’hanno avuta, ti dicono che sputi veleno. Se di sera si tenesse più leggero, invece di ingozzarsi, i suoi sogni non sarebbero così confusi e pieni di cattivi presagi!

Penteo  :Guardie, sguinzagliatevi per il paese sulle tracce di uno straniero effeminato che con le libagioni dei suoi riti distrugge il senno alle donne e le spinge a concedersi a chicchessia. E, quando l’avrete catturato, portatelo qui: dovrà morire lapidato, ciascuno dei tebani dovrà lanciare sassi appuntiti che ne dilanino il corpo, dovrà danzare per schivare i colpi e sarà l’ultima sua danza.

Interprete: Io posso andare? Si sta facendo sera e avrei un altro sogno da interpretare.

Penteo: Andate, andate! Idomena, vai subito alla fonte, ho bisogno di un poco d’acqua fresca per schiarirmi le idee e non ti attardare come al solito a spettegolare. ( escono tutti di scena)

Dioniso:  ( Alla fonte)

« Chi tra di voi correrà la caccia?

Ora giunge la notte con le sue legioni purpuree.

Tornate alle vostre tende e ai vostri sogni adesso.

Domani entreremo nella città in cui sono nato.

Nella città in cui è sepolta mia madre.

Voglio essere pronto.

Al suono dei timpani, che suonino i timpani,

che tutti si diano al canto, scenderemo lungo il fiume,

scenderemo da foreste e cascate.

Io sono Dioniso.

Ogni cosa mi è possibile.

Io posso fermare la terra sospendendone il moto .

Ho dimorato in esilio per lunghi anni nelle terre d’oriente.

Ora sono tornato alla terra del giusto,

fratelli e sorelle della foresta, o creature della notte

tenetevi pronti, tenetevi pronti, in attesa del sole, in attesa del sole ».

( Tratto e adattato da  versi di alcune canzoni di  Jim Morrison )

Carpulio: Di te, mio signore, se ne sono dette tante. Qualcuno ha persino pensato che tu fossi mio figlio per una mia certa abitudine di prendere in giro la gente.

Dioniso: Mio nonno Cadmo, dopo la tragedia di mia madre Semele, decise di partire e di lasciare questa terra che tanta gioia, ma fin troppo dolore, gli aveva causato. Le sue stesse figlie negarono che io fossi figlio di Zeus; dissero che Semele, sedotta da un uomo, aveva riversato su Zeus la colpa delle sue voglie e per questo Zeus l’aveva uccisa, per aver mentito sui suoi amori. E così, io stesso, ho fatto impazzire le sorelle di mia madre, le ho fatte fuggire dalla reggia; adesso vivono nei boschi, dormono sulle nude rocce.

Carpulio: Cadmo, partendo, lasciò il potere a suo nipote Penteo, figlio di Agave; lo stesso Penteo non ti riconosce come un dio.

Dioniso: Per questo mostrerò a lui e a tutti i Tebani che sono un dio! Siamo venuti qui alla fonte                                                                          

per  versare il succo della vite nelle acque, ( da un otre viene versato il vino nella fonte) tutte le donne, che berranno a sufficienza, rimarranno invasate, abbandoneranno i lavori di casa per cantare al suono dei timpani e inneggiare al dio della gioia con danze scomposte al grido e al richiamo di allegri  evoè !…Evoè!.. Tutte si uniranno al mio seguito di satiri e menadi, il tirso impugnando.

Carpulio:  E chi poco berrà?

Dioniso: Diverrà soltanto più allegro e disinibito.

Carpulio:Questa tua idea di portare con noi questi strani personaggi, un po’ caproni un po’ uomini, non mi è mai andata giù,  tutti li guardano disgustati per il loro aspetto.  Le donne poi,  visto che i satiri sono sempre “eccitati”, non fanno altro che “guardare” e io mi sento a disagio per tutto ciò.

 Fortuna che per ora sono rimasti nascosti nel bosco.

Dioniso: Quando sarà il momento, li chiamerò a festeggiare.

Carpulio: Uno solo dei tuoi satiri mi è simpatico, ha comportamenti più umani che animaleschi.

Dioniso: Stai parlando di Nosteon ? (ritornato) Anche per me, tra il mio seguito, è l’elemento a cui sono più affezionato. Peccato che non si rassegni ad essere un satiro, vorrebbe a tutti i costi divenire un essere umano.

Carpulio: Arriva qualcuno, chissà che non sia qualcuno che conosco! E’ tua zia Ino, la tua matrigna.

Ino: (rivolta a Carpulio) Ti ho allevato come se tu fossi veramente mio figlio.

Carpulio: (rivolto a Dioniso) Tua madre adottiva  ha le traveggole, si rivolge a me pensando che io sia suo figlio. Vedi di prendere qualche provvedimento, se veramente sei figlio di Zeus e sei un dio tu stesso.

Dioniso: Osi mettere in dubbio,  eppure tu stesso mi vedesti nascere e sai bene chi è mio padre.

Carpulio:  A volte mi vengono dei dubbi, perdonate, mio signore, ma quello che vidi quel giorno che nasceste non fu cosa normale; per qualche tempo e ancora oggi penso di avere in quei momenti perduto il lume.

Ino: Il lume, sì, il lume.  Si sta facendo notte, sarà bene accendere le lanterne.

Carpulio: Eccola, ci risiamo, e ancora non ha bevuto l’acqua della fonte, noi parliamo di lume dell’intelletto e lei capisce lucciole per lanterne.

Ino: Ho incontrato  la vecchia nutrice di Semele, Bèroe di Epidauro.

Carpulio: Ma cosa va raccontando? Bèroe morì dopo qualche giorno dalla morte di Semele per la vecchiaia o per il dispiacere; o  Ino è tutta matta  o c’è qualcosa di strano in tutto ciò.

Dioniso: E’ facile che per l’intervento di un dio la mia matrigna stia perdendo il dono della ragione, e l’unico dio che può avercela con lei, come allora a morte l’aveva con mia madre, è la sorella e moglie di Zeus: Era. La sua gelosia non si è mai placata,  nemmeno con la morte di mia madre.

Carpulio: Allora,  quando  incontrai Bèroe  si trattava di Era!? Incredibile a dirsi! In uno stesso giorno ho potuto vedere sia Zeus che la sua stessa consorte.

Dioniso: Nemmeno la mia ira contro Penteo  si placherà, se continuerà a non riconoscermi come un dio e non onorerà la memoria di mia madre. Qualunque sua minaccia nei confronti di chi celebra i miei riti si ritorcerà contro di lui, patirà gli stessi tormenti che giurerà di voler far patire agli altri.   Io ritorno nel bosco all’accampamento del mio seguito, tu cerca di Penteo e fai in modo di convincerlo a credere nella pienezza della mia potenza. Convincilo a recarsi sul Citerone a spiare le baccanti, si renderà così conto della mia natura divina.

Carpulio: Come farò a convincerlo? Di lui si dice che è ostinato come una bestia da soma e furbo e sospettoso come   una volpe.

Dioniso: Non preoccuparti, quando parlerai con lui, io sarò con te; parlerai tu, ma le parole saranno le mie, in quel momento egli vedrà me!

Carpulio: Come è possibile che possa vedere te? Come è possibile che io possa parlare con le tue parole?

Dioniso: Quando sarà il momento ti renderai conto che è possibile! Sono il figlio di Zeus e tutto mi è concesso. Tutto quello che deve accadere, accadrà!

Carpulio: Io resterò qui alla fonte, chiederò a tua zia Ino di recarsi alla reggia  e spargere la voce che siamo ritornati a Tebe.

Dioniso: Chi vuoi che possa credere a una povera pazza?

Carpulio:  C’è al servizio nella casa di Penteo una mia vecchia amica che, sentendo la notizia del nostro ritorno, di sicuro verrà per accertarsi che sia vero. Nel frattempo, aspettando, sorseggerò l’acqua della fonte insieme alle serve che dovessero venire a riempir le brocche.

Dioniso: (Rivolto a sua zia Ino) Ritorna alla reggia e dici a tutti di aver visto alla fonte tuo nipote Dioniso insieme al servo Carpulio.                                                                         

Carpulio: E’ importante che la notizia sia riferita alla serva Idomena, di sicuro correrà per controllare.                        

Ino: Andrò alla reggia e riferirò; prima, però, mi rinfrescherò la gola con una bella sorsata d’acqua.

Carpulio:  Bevi con parsimonia!

Dioniso: Lascia che beva! Dopo che avrà riferito alla reggia del nostro ritorno, lascia che raggiunga le sorelle.

Ino: ( Si allontana cantando, in stato di ubriachezza )

« Casa sulla collina,

giace immobile la luna, ( Continua a cantare “stonando” clamorosamente)

canterei fino a mattina.

Ora tutti dormono,

si è bevuta il cervello, pensano

che io sia impazzita , sognano.

Ho bevuto alla fonte,

l’acqua era più buona,

posso quasi toccare la luna.

L’acqua era più buona,

ho bevuto alla fonte,

posso quasi toccare la luna                                                 

che giace immobile sulla collina ».

(Tratto e adattato da versi di alcune canzoni di Jim Morrison )

Carpulio: Nessuno le crederà, se tornerà alla reggia, oltre che pazza, ubriaca!

Dioniso: Al contrario, tanto più sarà ebbra tanto più crederanno! Non sono io il dio del vino? Io ritorno nel bosco all’accampamento, ti manderò Nosteon. Chiedi, appena puoi, notizie di Acoites (esce di scena)

Carpulio: L’acqua della fonte ha fatto effetto, quasi, quasi farei anch’io una bevutina (Beve abbondantemente alla fonte, poi con la bocca piena d’acqua ride)  Mi viene da ridere se penso che l’acqua della fonte si incanala fino all’abbeveratoio delle bestie, domani muli e capre saranno anche loro più allegri. Arriva qualcuno (fregandosi le mani), se è una serva di aspetto gradevole, la convincerò a dissetarsi, anzi berrò con lei abbondantemente.

Idomena: Carpulio, sei tu? Quanto tempo è passato! Ormai disperavo che ci saremmo più rivisti, l’emozione mi fa tutta… tremare! Ho bisogno di bere un sorso d’acqua.

Carpulio: Non vorrai bere? L’acqua non è …l’acqua è…

Idomena: Insomma, Carpulio cosa vuoi dire? Ho bisogno di bere  e berrò! E’ proprio buona l’acqua della fonte! Ha un buon sapore, mi ha, tutta, rinvigorita, mi viene voglia di…non senti anche tu caldo? (fa per spogliarsi) (con voce da ubriaca) Carpuliooo….Carpuliuccio… è tanto che ti aspetto!…Andiamo dietro il cespuglio!

Carpulio: Che cespuglio e cespuglio! Lì dietro ci sono le ortiche, ci pungeranno le parti molli! Che fai? Vai di nuovo a bere? Lascia perdere, sta per arrivare qualcuno …svelta, nascondiamoci dietro il cespuglio.

Idomena: Sì, ..sì.. nascondiamoci dietro il cespuglio!

Carpulio: (da dietro il cespuglio) Smettila, che fai? Lasciami in pace e stai zitta!

Nosteon: Dioniso mi aveva detto che alla fonte avrei trovato Carpulio, ma qui non c’è nessuno, berrò un po’ d’acqua per rinfrescarmi e aspetterò.

Carpulio:(da dietro il cespuglio, camuffando la voce in modo femminile ) Non bere…

Nosteon: Per Dioniso! Chi ha parlato?

Carpulio: Sono io, la ninfa della fonte! (Naiade)

Nosteon: Perché non dovrei bere? (e beve abbondantemente)

Carpulio: Il tuo dio, Dioniso, ha versato nella fonte del vino: chi berrà si ubriacherà.

Nosteon: Hai una voce calda e suadente, mostrati a me.

Carpulio: (Sempre con voce femminile) Non posso mostrarmi ai comuni mortali: se mi mostrassi, diventerei come loro e sarei condannata ad invecchiare.

Nosteon:  Io non sono un comune mortale: sono Nosteon,  uno dei satiri al seguito di Dioniso.                                                                            

Carpulio: I satiri hanno l’eterna giovinezza?

Nosteon: L’eterna giovinezza è solo degli dei. Il tempo corrode il nostro corpo così come nei  comuni mortali, anche l’anima finisce per essere contaminata dall’invidia, perfidia e cattiveria delle persone che ci circondano, poi, alla fine, sarai all’imboccatura del tunnel da dove ti giungeranno sibili di morte; ferite sanguinolente e nere adorneranno  il tuo corpo adorato. Lontano, sfumato, percepirai  il ricordo di un sogno infantile di impossibile, eterna bellezza.

Carpulio: (con voce femminile) Deve essere deprimente dover vedere, giorno dopo giorno, il decadimento del proprio corpo. La pelle incresparsi di rughe, i muscoli, prima guizzanti, divenire flaccidi.

Nosteon: Nulla può arrestare il procedere del tempo, la vita è un processo irreversibile che solo una cosa può fermare…è come guardarsi in uno specchio deformante che accentua i segni degli anni.

Carpulio: ( Con voce femminile) E’ questo il motivo per cui tu e il tuo dio non fate altro che passare il vostro tempo a ubriacarvi ?

Nosteon: Il vino ci stordisce, ci fa dimenticare tutti i nostri problemi. Solo l’amore potrebbe darmi la forza di accettare quello che “accadrà”.

Carpulio: Anche l’amore, come il vino, ti stordisce per un breve momento, nulla purtroppo è eterno.

Nosteon: Allora, quando sarà il momento, chiederò a Dioniso di trasformarmi in una statua, in modo che non debba sopportare l’orrore di diventare vecchio. Gli chiederò di fermare il tempo mentre ubriaco, danzando, canto il mio inno alla vita e alla spensieratezza.

Carpulio: Una statua di pietra può frantumarsi in mille pezzi, una statua di bronzo può essere fusa e diventare altro …

Nosteon: Chiederò ad Acoites di trasportarmi sulla sua nave al largo e di abbandonarmi ai flutti, là dove vivono le Nereidi, nella loro grotta d’oro avrò finalmente la vita eterna!

E’ stato bello conversare con te, oh dolce ninfa! Mostrati, rivelami almeno il tuo nome.

Carpulio:  Sono la Naiade, Idomena.

Nosteon:  Idomena!  Che dolce suono sono la tua voce e il tuo nome. Ti prometto che chiederò a Dioniso di darmi la possibilità di vederti, almeno una volta, senza che tu debba pagare alcuna conseguenza.

Carpulio: Non posso aspettare, voglio mostrarmi a te subito! Nei boschi i satiri sono amanti delle ninfe, non vedo perché anche le ninfe delle fonti non debbano poter…(spinge Idomena ad uscire dal cespuglio) .

Nosteon: Oh dolce visione!…Oh ninfa gentile! …

Idomena:  (Esce da dietro il cespuglio suo malgrado e fa per ritornarvi ma, Carpulio con una ulteriore spinta la costringe nuovamente ad uscire)

Oh Nosteon! Dalla fonte non ti avevo visto bene, non sei il solito satiro mezzo uomo e mezzo  caprone ….( alzando il tono della voce) sei tutto uomo! Il tuo corpo è liscio e la tua pelle abbronzata…le tue labbra sono carnose!

« Grazioso figlio di Pan!

Intorno alla tua fronte coronata di fiorellini e di bacche i tuoi occhi,

palle preziose, si muovono.

Macchiate di fecce brune, le tue guance si incavano.

I tuoi artigli brillano.

Il tuo petto sembra una cetra,

tintinnii circolano nelle tue braccia bionde.

Il tuo cuore batte nel ventre dove dorme il doppio sesso.

Passeggia la notte, movendo dolcemente questa coscia,

questa seconda coscia e questa gamba sinistra » .

( “Antico” Arthur Rimbaud  1854-1891 )

Carpulio: (Esce, non visto da Idomena e Nosteon, dal suo nascondiglio e si rivolge a Nosteon, fingendo di non vedere Idomena)   Nosteon! Ti ho atteso a lungo, poi la stanchezza ha lasciato che mi addormentassi (indicando) lì, dietro il cespuglio. Pensavo che fossi in compagnia di qualcuno, svegliandomi, mi era parso di sentirti parlare.

Nosteon: Parlavo con la ninfa della fonte, la naiade Idomena.

Carpulio:  Non dirmi! E  lei ti rispondeva ? ( con aria falsamente sorpresa )

Nosteon: Sì! E’ una creatura dal gradevole aspetto e dalla voce soave…

Carpulio:  Ninfa di gradevole aspetto e voce soave?…  Ho capito! Hai bevuto l’acqua della fonte ed hai già le traveggole! Io qui non vedo nessuno oltre noi (si “atteggia” dandosi delle arie) di aspetto gradevole, quanto alla voce soave poi…

Idomena: (con la voce alterata, abbracciando Nosteon) Io qui non vedo nessuno oltre noi due di aspetto gradevole!

Nosteon: Non alterarti, dolce Idomena! Carpulio, essendo  un comune mortale, non può udire la tua voce, né vederti.

Idomena: Ah! E’ così! Carpulio non può né vedermi né ascoltarmi? Vediamo  se può percepire il dolore causato da una mia pedata! ( gli dà un calcio negli stinchi )

Carpulio: Ahi, che dolore! (saltella su un piede per qualche secondo) Sarà stato il fresco  della sera a far tornare i  miei dolori alle ossa.

Idomena:Visto che non mi sente, potrò dirgli quello che mi pare: farabutto….. mascalzone…mentitore!  

Nosteon: Non capisco perché te la prendi tanto! Carpulio, in fin dei conti, è sempre stato di animo nobile  e di indole sincera.

Idomena: (con tono ironico) Vedo che conosci Carpulio molto bene, ( cambiando tono ) ma non come lo conosco io! In tanti anni ho visto Carpulio prendere in giro tutto e tutti, in particolare le serve che venivano alla fonte a prendere l’acqua!

Carpulio: ( Rivolto a Nosteon)  Visto che le serve, quando vengono alla fonte non fanno altro che spettegolare,  domanda alla … ( guardandola con aria di sufficienza ) ninfa…Idomena se ha sentito qualche notizia sulla sorte di Acoites.

Nosteon: Carpulio vorrebbe sapere…

Idomena: Ho udito perfettamente la richiesta di Carpulio; Penteo lo ha messo più volte in catene, ma lui, come per incanto, tornava sempre ad essere libero, ha i poteri  che solo un  dio può avere.

Nosteon: Acoites  non è un dio, è il timoniere della nave che ci trasportò qui, è devoto a Dioniso    e da esso è protetto.

Idomena: Acoites ha raccontato a Penteo una strana storia secondo la quale tutti i marinai della sua nave, avendo accolto Dioniso e alcuni suoi compagni a “bordo”, con l’inganno volevano farli schiavi e venderli come tali. Dioniso si accorse dell’inganno e li trasformò in delfini che, tuffatisi in acqua, sollevando grandi spruzzi, si dispersero nel mare.

Carpulio: Penteo lo avrà preso per pazzo, ma la storia che gli fu raccontata, pur se incredibile, è vera, anche perché l’abbiamo vissuta: eravamo insieme a Dioniso su quella nave. Certo le libagioni fatte durante quel viaggio avranno di sicuro distorto la realtà, ma i venti uomini dell’equipaggio sparirono tutti per incanto.

Nosteon: (Rivolto al pubblico) C’è qualcosa di strano, Carpulio aveva detto di non udire la voce della ninfa, invece parla come se la udisse! Devo scoprire se dietro tutto ciò c’è qualche imbroglio.

( Poi rivolto ad Idomena) Acoites (Acete) fu l’unico ad opporsi al piano dei compagni, avendo riconosciuto Bacco come un nume.

Idomena: Penteo aspetta che  Dioniso venga alla reggia per cercare di Acoites e poter imprigionare anche lui e tutti coloro che lo riconoscono come un dio e ne celebrano i riti. Dovete fuggire e mettervi in salvo.

Nosteon: Non preoccuparti, Dioniso non teme alcuna azione di un comune mortale. Vedrai, Penteo non riuscirà a incatenare nessuno di noi. Comunque tornerò all’accampamento e riferirò quanto mi hai detto a  Dioniso, ma tornerò qui alla fonte e, nella speranza di rivederti, invocherò il tuo nome ….Idomena… mia dolce ninfa!  (i due si abbracciano).

Carpulio: (Rivolto al pubblico)  L’allocco non si è accorto di nulla, gli avevo detto che non udivo la voce di Idomena invece ho dialogato con lei. (Poi rivolto a Nosteon) Io ti aspetterò qui alla fonte.( Nosteon finge di uscire di scena e, fatti alcuni passi, va a nascondersi dietro il cespuglio  )

Idomena: Che cosa ti è saltato in mente di mettermi in questi guai?

Carpulio: Per la verità non mi sembravi tanto dispiaciuta quando abbracciavi Nosteon! (poi in falsetto) Oh dolce ninfa! Oh voce soave! Grazioso figlio di Pan!

Idomena: Come farò a dire la verità a Nosteon?  Come farò a spiegare che non sono affatto una ninfa e che la colpa di tutto questo imbroglio è tua?

Carpulio: Povero Nosteon! Non ti sarai innamorata di lui? Ma lo hai guardato bene o l’amore ti ha resa cieca? Gli hai guardato le orecchie? Hai visto come nascondeva il suo didietro per non far vedere la coda?  Certo sareste una bella coppia, una ninfa che non è una ninfa con un uomo che non è un uomo, ma ….(imita il verso della capra) e poi « i satiri sono dei buoni a nulla, capaci di compiere le cose più assurde » . ( Esiodo ottavo secolo a.C. )

Idomena: Non è giusto che tu ti prenda gioco dei sentimenti degli altri, anche se con le orecchie a punta e con la coda, Nosteon mi ha dimostrato di essere sensibile e pieno di premure, mi ha dimostrato amore, per non deluderlo pregherò Zeus di trasformarmi, veramente, in ninfa.

Carpulio: Come puoi sperare che Zeus possa ascoltare le tue richieste e poi come puoi pensare di legarti a un satiro ? Quando sarà il momento, dirò io stesso a Nosteon la verità, così metteremo fine a questa storia.

Idomena: Carpulio che dice la verità! E’ un evento davvero unico! Non sarai  geloso? Io ritorno alla reggia, cercherò di sapere quali sono le intenzioni di Penteo, tu non prendere alcuna iniziativa, la gelosia è una cattiva consigliera.

Carpulio: Io geloso?! Hai detto la cosa più assurda che si possa pensare, io accetto la vita così come viene, accetto di essere quello che sono, non voglio essere trasformato in nulla di diverso da quello che sono e mi sembra assurdo che gli altri abbiano tutte queste paure, tutte queste insoddisfazioni, siete tutti deboli, possibili malati mentali! La vecchiaia, la morte, le difficoltà di ogni giorno sono  aspetti normali della vita, chi non li accetta finisce per vivere male, per vivere avendo paura di vivere.

Idomena: Forse  il tuo modo di “strafare” , anche se non te ne rendi conto, è un modo di difenderti, ti fa prendere alla leggera  tutto quello che  negli altri suscita apprensione. Arriva qualcuno, io mi nascondo dietro il cespuglio (dietro il cespuglio c’è già  Nosteon, i due si abbracciano)(entra in scena Penteo)

Penteo: Appena mi è stato riferito che Dioniso era stato visto qui, ho lasciato tutto e sono venuto per verificare che la notizia fosse vera. Berrò l’acqua della fonte per placare la mia sete (si disseta) .

Carpulio: (Si discosta un poco dalla fonte fingendo di arrivare in quel momento) Signore, stavo giusto cercando voi per darvi notizia….

Penteo: Chi siete voi che vi rivolgete a me?

Carpulio: ( Rivolto al pubblico ) Non mi riconosce! O quello che mi ha detto Dioniso è vero oppure l’acqua della fonte ha già fatto effetto!

Penteo: Più che sembrare un uomo, il vostro aspetto è quello di una fanciulla! Anche i vostri abiti, sono davvero strani per abbigliare un uomo!

Nosteon: (Da dietro il cespuglio, camuffando la voce, chiudendo con pollice e indice il naso )  C’è qualcosa di strano in lui è vero, non ha mai saputo dimostrare di esser un uomo! Non sarà un po’… più femminile  che maschile, con quella chioma profumata e piena di riccioli?!

Penteo: Per Zeus!  Ho  udito una voce provenire dalla fonte!

Carpulio: ( Fingendo di non aver udito ) Io non ho udito proprio nulla!

Penteo: Mi prendi in giro? Non è possibile che tu non abbia udito! Sono certo che qualcuno ha parlato.

Carpulio: Sarà stata la ninfa della fonte! Si dice che  questa fonte sia abitata da una Naiade loquace e pettegola come una serva  ( Pensando che a parlare sia stata Idomena ); tu hai potuto udirla perché sei discendente da dei, io sono un comune mortale e non posso udirla.

Nosteon: ( Con voce femminile ) Penteo, chiedi alla fanciulla che cosa fa qui alla fonte! E’ strano che una fanciulla si trovi qui a quest’ora!

Penteo: Donna, cosa fai qui a quest’ora tarda, sola e senza le brocche per riempir l’acqua?

Carpulio: (Rivolto al pubblico) Ha le traveggole!  Vi sembro una fanciulla?  ( Rivolto al pubblico ) Gli risponderò cercando di non contrariarlo…(con atteggiamento femminile) Mi sono abbigliato così e ho sciolto i capelli per poter andare ad osservare le baccanti sul Citerone. Vengo da Nasso dove ho sentito i racconti di un pastore, racconti di fatti incredibili, stupefacenti.

Penteo: Vuoi andare a spiare le baccanti, travestito da donna!?

Nosteon: Un travestito!  Non sarà questa la tua vera indole? E per questo….

Carpulio: E’ l’unico modo per poter partecipare ai loro riti senza la paura di finire smembrati. Mi fingo donna, ma posso dimostrare a tutti, ( alzando la voce ) dico a tutti, la mia vera indole!

Il pastore con cui  ho parlato mi ha raccontato della ferocia con cui quelle invasate assaltano chi cerca di spiarle.

Penteo: E’ una grande idea la tua. Se non mi vergognassi, io, il re di Tebe, ad andare in giro travestito da donna, potrei usare questo sotterfugio per avvicinarmi a loro, catturarle e, incatenate, portarle nelle prigioni.

Nosteon: Attento, Penteo! Le menadi  si concedono volentieri agli uomini e voi due, travestiti da donne, potreste finire per dover accettare, vostro malgrado, le attenzioni di quegli uomini; rifiutando, suscitereste  sospetti.

Carpulio: Nessuna vergogna ti deve far rinunciare, le cerimonie e i riti si svolgono di solito di notte.

Penteo: Dirò ai miei uomini di tenersi pronti, io, travestito da donna, mi avvicinerò alle baccanti e, quando si saranno ubriacate del succo della vite, darò il segnale perché attacchino; se opporranno resistenza,  saranno uccise e i loro corpi smembrati.

Carpulio: ( Rivolto al pubblico ) E’ dunque questa la fine che Dioniso gli ha riservato! ( rivolto a Penteo) Non puoi chiedere ai tuoi uomini di uccidere le loro donne! Tra le baccanti ci sono le madri …le mogli… c’è tua madre!…

Penteo: Punirò con la morte gli uomini che si dovessero rifiutare di combattere. Se sarà necessario, dovranno uccidere le loro madri…le loro mogli!

Nosteon: Anche tua madre celebra i riti di Bromio, anzi è lei che è a capo delle baccanti! Come farai a salvarla?

Penteo: Se si rifiuterà di arrendersi, io stesso le dilanierò il corpo e le mozzerò il capo!

Carpulio: Perché tanto accanimento contro queste donne, esse celebrano i riti di un dio. Se tu sapessi cosa si racconta, finiresti per credere anche tu nel dio della vite. L’odio  ti acceca e ti rende sordo e insensibile persino nei confronti di tua madre, l’odio finirà per farti perdere la testa! ( Facendo il gesto di tagliare il collo con la mano )

Penteo: Come credere alle fantasie di pastori e barbari? 

Carpulio: L’uomo che mi ha raccontato quelle che tu chiami fantasie è degno della massima fiducia, non è mai stato solito raccontar fandonie e quello che racconta  lo ha visto con i suoi stessi occhi.

Penteo: Ti ascolto, racconta quel che ti è stato raccontato.

Carpulio: Fu vista la terra percossa col tirso che  lasciava sgorgare fresche sorgenti d’acqua,  rivoli di latte,  di vino, di miele; …le donne invasate capaci di avventarsi e sbranare vivi, come felini, gli armenti, con le nude mani dilaniarne le carni! Questo il racconto! Dammi ascolto, Penteo, accetta Dioniso come dio, partecipa ai suoi riti e alle libagioni, adorna il tuo capo di foglie di vite.

Penteo: Il tuo racconto mi rende curioso, andrò alla reggia a cambiarmi, vestito da donna, parteciperò al loro banchetto.

Carpulio: Dovrai cibarti di carne cruda, dovrai bere il succo della vite, danzare le loro danze e impugnare il tirso, se non vorrai essere scoperto.

Nosteon: E chissà cos’altro dovrai fare….!?

Penteo: Danzerò e…( con atteggiamento femminile )farò tutto quello che ci sarà da fare …Ma dirò anche alle guardie di tenersi pronte ad arrestare Dioniso, se dovesse venire in città, e dirò agli uomini di seguirmi per riportare a Tebe le donne, perché le notizie che ho io sono ben diverse! Con la scusa che sono Menadi, sacerdotesse del dio, si acquattano in luoghi appartati per sottostare ai maschi; le stringerò nelle reti e metterò fine a quest’indegno baccanale! (Esce di scena)

Carpulio:  Finirà ucciso dalle baccanti! E tu esci da lì, ché dobbiamo fare due chiacchiere …(rivolto a Idomena che esce dal suo nascondiglio )

Idomena: Che cos’è che hai da dirmi?  Non penserai che quella voce che si sentiva, mentre parlavi con Penteo, fosse la mia? Io, quando la udii, rimasi sorpresa più di te.

Carpulio: Che storie vai raccontando? Non  vorrai farmi credere che a parlare fosse davvero la ninfa della fonte?

Nosteon: E invece ero proprio io a parlare….la ninfa della fonte!

Carpulio: Per Dioniso! Chi ha parlato?  (Confuso) Idomena ….udo…udisco…insomma hai udito anche tu ?

Idomena:  Hai visto!  Non ero io a parlare! Sei il solito, non mi dai mai alcun credito!

Nosteon: (Esce dal suo nascondiglio, ma invece di mostrarsi a Carpulio fa in modo di allontanarsi dall’ uscita posta sulla destra del palcoscenico e rientra in scena a sinistra) Carpulio, disperavo di trovarti ancora qui… Idomena, mia dolce ninfa, non ho fatto altro che pensare a te!

Carpulio: Nosteon, succedono fatti strani, ho udito una voce provenire dalla fonte.

Nosteon: Non c’è nulla di straordinario in tutto ciò, avrai udito di sicuro la voce della naiade Idomena. Può capitare che un comune mortale possa riuscire a udire le voci delle ninfe.

Carpulio: Vorrei confessarti qualcosa sulla naiade Idomena….

Nosteon: Qualsiasi cosa tu dovessi dirmi, sappi che amo Idomena e l’amerei anche se, invece che ninfa, fosse una serva. ( Abbracciando Idomena )

Carpulio: Sei andato vicinissimo, anzi hai proprio indovinato quello che volevo dirti La cosa è davvero strana o hai poteri divinatori o non so … mi sento un po’ ….come dire….preso per i fondelli.

Idomena: Nosteon, mi amerai per sempre anche se sono una serva?

Nosteon:  Mi seguirai, qualsiasi cosa accada?

Idomena: Ti seguirò! Anche se un giorno dovessi finire in fondo al mare tramutato in statua, pregherò il tuo dio di farmi avere la tua stessa sorte.

Carpulio: Guardateli come tubano! Che scena  “disgustosa”! Si giurano eterno amore, ma, per far sì che sia eterno, si vogliono  tramutare in statue; che gusto c’è a sapere prima come poi va a “finire”.

Nosteon: Un giorno torneremo  ”ripescati” dal passato, avremo nuova vita  e qualcuno si prenderà cura di noi.

Carpulio: Si odono i suoni dei timpani…le melodie dei flauti…Dioniso arriva ….capeggia le menadi in festa…

Dioniso: Penteo è morto, ucciso dalla sua stessa madre Agave…scambiato per cinghiale ebbe la testa mozza, il corpo dilaniato per non aver creduto alla mia natura divina . Tebe è libera di festeggiare, è libera di onorare Semele come madre di un dio.

«Viviamo e moriamo e la morte forse non è la fine.

Si amplifica il viaggio nell’incubo.

Invecchiando di più ti abbarbichi alla vita.

Ci siamo radunati dentro questo teatro,

per propagare la nostra libidine di vita e

sfuggire alla saggezza.

Danza e salvati,

la musica e il vino infiammino il temperamento.

La musica e il vino,  che amici speciali!

La musica e il vino, gli amici ideali;

i soli amici che ti rimangono,

i soli che non ti tradiscono,

i soli che ti trasportano dal ballo allo sballo.

Dove sono le feste che ci avevano promesso?

Dov’è il vino?.

Il vino novello della vite appassita,

spumeggiante di vita.

Io vi rendo liberi, perché sono Bacco, sono Libero!                                                                         

Io vi rendo la libertà per un breve momento e

sappiate che la libertà esiste solo come parola.

Sappiate che tutti pretendono di guidare le nostre azioni

con continue prevaricazioni,

rendendo la vita una prigione,

da cui è impossibile fuggire,

portandoci sul ciglio della disperazione

da cui ci sporgiamo verso l’ignota destinazione.

Basta incertezza, basta sconforto,

ci sono alcuni modi per cavarsi d’impaccio,

una è dormire l’altra è farsi un viaggio,

alziamo i calici e brindiamo al grido di allegri evoè ».

( Tratto e adattato da versi di alcune canzoni di Jim Morrison )

                    Mentre si svolge un balletto, il coro conclude la commedia

Una folla di donne ha disertato i lavori di casa,

rimbomba la valle dei suoni di flauti,

ritmano le danze le pelli tese nel cerchio di legno.

Capelli scomposti, delirio di satiri, tripudio di festa.

Il vino accompagni i riti del dio,

leggeri si contorcano i corpi protesi nell’aria,

il fumo d’incenso si spanda nel vento.

Si agitino i tirsi.

Si innalzino canti.

Si celebri, con inni, il dio della gioia,

le melodie mitighino il furore dei celebranti,

le grida, le urla, i lamenti si trasformino in allegri evoè.

Dioniso stesso danza con noi.

Si onori il dio che ci rende liberi.

                                                             Fine secondo atto

                                                                                                                               Di

                                                                                                                 Giancarlo Buccheri

        

La commedia è regolarmente registrata alla S.I.A.E sezione/qualifica. D.O.R. posizione n° 129648