Il seminterrato

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IL

SEMINTERRATO

Dramma in due atti

di

 Matteo Tibiletti

PERSONAGGI

LEONARDO (uomo robusto di cinquant’anni)

GABRIELE (uomo longilineo e di bell’aspetto, quarant’anni)

TONI (uomo robusto di quarant’anni)

STEFANO (uomo longilineo e di bell’aspetto, trentacinque anni)


BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Matteo Tibiletti nasce a Varese il 23/10/1978. Da sempre coltiva una profonda passione per il cinema, la fotografia e per la scrittura creativa. Autore di sceneggiature, racconti, poesie e copioni teatrali si cimenta spesso come regista di brevi cortometraggi o shooting fotografici (su www.youtube.com/teotibi e www.flickr.com/teotibi  è presente tutta la sua produzione). Nel 2009 ha pubblicato tramite il sito www.lulu.com   una raccolta dei suoi migliori scritti dal titolo “LO SCONOSCIUTO”.  Ha frequantato per cinque anni la Scuola di Teatro Città di Varese. Dal 2008 è uno dei membri fondatori, attori e registi dell’Associazione culturale “Compagnia Duse” di Besozzo. Da gennaio 2012 è regolarmente iscritto alla SIAE come autore teatrale e fotografo.

DATI DELL’AUTORE

NOME E COGNOME: Matteo Tibiletti

NATO A : Varese il 23/10/1978

RESIDENTE IN: Via C. Goldoni 41/B, Varese (VA)

CELLULARE: 3462219045

INDIRIZZO MAIL:  tibilettimatteo@gmail.com

POSIZIONE SIAE: 213623


Atto primo

La scena si divide a metà. Sul lato sinistro, c’è una cucina di un appartamento borghese, arredata con mobilio dai colori molto chiari. Tavolo con sedie in legno, mobiletti e pensili da cucina. Tutto estremamente ordinato. Una porta in legno sul fondale. La quinta a sinistra è l’ingresso al resto dell’appartamento. Sul lato destro l’ambiente è costituito da una specie di rimessa o sgabuzzino: colorazioni grigie, lampade al neon, scatoloni e altre cianfrusaglie disordinate nella stanza. Un armadio a muro sul fondale a destra, accanto alla porta d’ingresso. Un letto al centro della stanza. La quinta a destra è l’ingresso per il bagno di servizio. All’accendersi delle luci, si apre la porta del lato destro (il seminterrato, per l’appunto). Entra Stefano, un ragazzo sui trent’anni. Leonardo, di circa dieci anni più grande, è seduto sul letto. Leonardo è molto nervoso.

LEONARDO -   E’ tardi.

STEFANO -  No, non è tardi

LEONARDO -  Ti ho aspettato fino a quest’ora

STEFANO -  Mi hai aspettato?  Perché?

LEONARDO -  Non tornavi.

STEFANO -  E allora?

LEONARDO -  Mi sono preoccupato.

STEFANO  -  Non riuscivi a dormire?

LEONARDO -  No.

STEFANO -  Ti avevo avvisato, però

LEONARDO -  Non che saresti tornato così tardi.

STEFANO -  Ma non è tardi.

LEONARDO -  A quest’ora dovremmo essere a letto tutti e due.

STEFANO -  Ma se non esco mai.

LEONARDO -  E allora?

STEFANO -  E allora, per una volta che esco …

LEONARDO -  Sei autorizzato a tornare tardi?

STEFANO -  Non è tardi! Non è tardi!

LEONARDO -  Dovremmo aprire un dibattito su questa cosa, vedo che non si riesce a trovare un accordo.

STEFANO -  Tu non cerchi un accordo, vuoi solo avere ragione, è sempre così.

LEONARDO -  Ne sei convinto?

STEFANO -  Dammi una prova del contrario.

LEONARDO -  Ne stiamo parlando.

STEFANO -  Sì, ma non mi lasci scelta, se non quella di darti ragione.

LEONARDO -   Non lo stai facendo però

STEFANO -  Cosa non sto facendo?

LEONARDO -  Non mi stai dando ragione.

STEFANO -  No. Ma lo dovrò fare se voglio andare a dormire e smettere di pensarci.

LEONARDO -  Mi stai dicendo che sono noioso.

STEFANO -  No. Sei però un po’ troppo  soffocante.

LEONARDO -  Soffocante?

STEFANO -  Soffocante.

LEONARDO -  Grazie.

STEFANO -  Prego.

Pausa

LEONARDO -   Perché pensi che io sia soffocante? Solo perché mi preoccupo per te?

STEFANO -  No, perché mi fai pesare questa tua preoccupazione.

LEONARDO -  Scusa.

STEFANO -  Non fa niente.

Pausa

STEFANO -  Vorrei andare a letto, se non ti dispiace?

LEONARDO -  Preferisco stare alzato ancora un po’.

STEFANO -  Non hai sonno?

LEONARDO -  Ora non più.

STEFANO – Beh,  io ho sonno però.

Pausa. Leonardo fa per uscire, poi si volta ancora

LEONARDO -  Non ti permettere mai più di uscire di qui. Buona notte.

STEFANO -  Buonanotte.

Leonardo esce sbattendo la porta. Buio.

Al riaccendersi delle luci, Leonardo e Gabriele entrano dalla porta d’ingresso del seminterrato. Gabriele è un ragazzo molto simile a Stefano, sia per l’età, sia per stazza fisica e lineamenti. Durante il dialogo che segue, Leonardo aiuterà Gabriele a sistemare le sue cose e cambieranno le lenzuola del letto.

LEONARDO -  Non devi  preoccuparti di nulla. Puoi sistemarti tranquillamente qui. E’ un locale che non uso mai. Certo non è in condizioni ottime, ma sempre meglio qui che dormire in strada, ti pare? Tempo fa, lo usavo come laboratorio. Sai, ho sempre pensato che tutti dovrebbero avere un hobby, qualcosa che tenga occupato durante il giorno e non parlo di lavoro, eh! Parlo di hobby, di passatempi, attività che ti facciano sentire utile al di fuori della sfera lavorativa. C’è chi colleziona fiammiferi, ad esempio. Chi con i fiammiferi ci costruisce piccole opere d’arte, chi ne colleziona le teste di zolfo e chi addirittura impila tutte le scatolette fino a realizzare una torre alta quanto una porta! Una volta ho conosciuto un tizio: aveva una passione smodata per i fiammiferi! Aveva costruito un modellino della Tour Eiffel, fatto solo di fiammiferi! Quando la vidi, rimasi senza fiato! Incredibile! Era alta un metro e mezzo e l’aveva costruita utilizzando ventimila fiammiferi, ti rendi conto?! Purtroppo un giorno lasciò la finestra aperta e un colpo di vento buttò tutta la sua opera per terra. Non intendo solo la Tour Eiffel! Macché! Tutte le sue opere! La statua della libertà!, il Titanic, una riproduzione di un mezzo busto di Hemingway e l’intera collezione di puffi, completa di Gargamella e del gatto Birba! Cadde tutto a terra e non si salvò nulla! Quell’idiota li aveva messi su di un piano rialzato a mezzo metro da terra, capisci!

GABRIELE -  Accidenti! Chissà che rabbia! Che disperazione!

LEONARDO -  Lo credo bene!

GABRIELE -  Cosa ha fatto? Ha ricostruito tutto?

LEONARDO -  E’ morto.

GABRIELE -  Come?

LEONARDO -  Lo hanno trovato appeso al lampadario due giorni dopo.

GABRIELE -  Davvero?!

LEONARDO - Altro che! Niente biglietti d’addio, lacrime o messaggi subliminali. Una corda al collo, di quelle che tengono le imbarcazioni attaccate al molo, hai presente? Un nodo scorsoio di quelli non si disfano, uno sgabello, un po’ di coraggio, unita alla disperazione e … zac! Luci spente.

GABRIELE -  E’ saltata la luce?

LEONARDO -  No, intendevo dire che ha fatto calare il sipario. E’ crepato.

GABRIELE -  Ah.

LEONARDO -  Quando lo hanno rinvenuto aveva i pantaloni pieni di merda.

GABRIELE -  Che schifo!

LEONARDO -  Già.

GABRIELE -  Ma non aveva nessuno?

LEONARDO -  Una moglie che non sopportava più di doversi dividere il marito con dei fottutissimi fiammiferi.

GABRIELE -  Era solo in casa quando è successo?

LEONARDO -  Sì, aveva un gatto ma mi hanno riferito che quando è successo il fatto, è sgattaiolato fuori dalla finestra. Lo ha lasciato solo pure lui.

GABRIELE -  Accidenti!

LEONARDO -  Orribile, vero?

GABRIELE -  Già, ma …

LEONARDO -  E’ per questo che dico: è importante avere un hobby ma quando lo scegli, sceglilo bene!

GABRIELE -  Eh, forse è meglio

LEONARDO -  Insomma, va bene tutto … ma i fiammiferi proprio no! Da quando è successa questa cosa, me lo sono imposto! Niente fiammiferi! Non li uso nemmeno per accedere il gas. Voglio evitare che mi venga anche solo la curiosità di provare a collezionarli.

GABRIELE -  Non lo hai mai fatto?

LEONARDO -  Cosa? Collezionare fiammiferi? Assolutamente no, per fortuna! Che diavolo però, ho rischiato, sai? Quando frequentavo quel tizio … insomma, la curiosità mi era anche venuta. Vedevo lui così felice di fare quel che faceva che ho pensato: magari aiuterebbe anche me ad essere un po’ meno teso! Capisci? Avrebbe dovuto servire per alleviare la tensione! L’unica cosa che quel tizio ha avuto di teso in cambio di un hobby del genere è stata la corda che gli ha tolto il respiro per l’ultima volta.

GABRIELE -  Che storia allucinante!

Pausa

LEONARDO – Dimenticavo di presentarmi: Molto piacere, io sono Leonardo.

GABRIELE – Leonardo e poi?

LEONARDO – Leonardo.

GABRIELE – Ah, bene allora … il piacere è tutto mio, mi chiamo Gabriele.

Si guardano intorno.

LEONARDO -   Allora? Che te ne pare?

GABRIELE -  Beh, è carino.

LEONARDO -  E molto.

GABRIELE -  Forse un po’ claustrofobico

LEONARDO -  Cosa?

GABRIELE -   No, dicevo che forse è un po’ buio …

LEONARDO -  In che senso?

GABRIELE -   Non ci sono finestre qui.

LEONARDO -  Ah.

GABRIELE -  Sì, questo intendevo …

LEONARDO -  Non ti piace?

GABRIELE -  Non ho detto nulla di simile.

LEONARDO -  Però hai detto che è claustro … qualcosa …

GABRIELE -  Claustrofobico.

LEONARDO -  Eh ...

GABRIELE -  Beh, lo è, non trovi?

LEONARDO -   Non so cosa voglia dire.

GABRIELE -  Claustrofobico? Vuol dire che uno spazio così piccolo e buio, a volte e specie in alcune persone, dette appunto claustrofobiche, può generare un po’ di paura … di ansia.

LEONARDO -  Ansia di che?

GABRIELE -  Ansia. Paura che manchi l’aria … paura del buio … paura di … lascia stare, non fa niente.

LEONARDO -  Tu hai paura del buio?

GABRIELE -  No.

LEONARDO -  E ti manca l’aria?

GABRIELE -  No.

LEONARDO -  E allora di che cazzo ti lamenti?

GABRIELE -  Ma io non mi sto …

LEONARDO -  Dico, ti pare poco? Quando ti ho raccattato in quel bar, eri sbronzo e Toni Ferrante stava per usare la tua testa come sacco da boxe! Ti sto ospitando a casa mia, pur non sapendo chi sei, e ora mi vieni a dire che il mio seminterrato e claus… solo Dio sa cosa! Cosa avresti preferito? Il Grand Hotel?!

GABRIELE -  Ma no, ti dico, stai calmo! Hai frainteso le mie parole! Starò benissimo qui!

LEONARDO -  Dici sul serio?

GABRIELE -  Sì, sì … e ti sono molto grato per quello che stai facendo per me.

LEONARDO -  Prego.

Si guardano in silenzio. Leonardo dà l’impressione di essere compiaciuto dall’ultimo commento di Gabriele. Sorride. Leonardo ricambia.

LEONARDO- Come ti dicevo, questo per me era una sorta di laboratorio tempo fa; ora è invece è diventato un semplice sgabuzzino. Da un certo punto di vista, mi dispiace vederlo in questi termini, d’altro canto un laboratorio deve servire ad elaborare qualcosa, e da quando la mamma è morta … non elaboro proprio più nulla.

GABRIELE – Oh, mi dispiace!

LEONARDO- Davvero?

GABRIELE – Cosa?

LEONARDO – Sei davvero dispiaciuto?

GABRIELE – Beh, sì .. che c’è di strano?

LEONARDO – Assolutamente nulla … solo sono stupito. Molto stupito. Normalmente, la gente non si dispiace per i miei problemi o le mie disgrazie.

GABRIELE- E come lo sai?

LEONARDO – Lo so.

GABRIELE – Lo senti?

LEONARDO – Lo sento?

GABRIELE – Voglio dire: lo percepisci?

LEONARDO – No, in effetti non è una sensazione: sono proprio sicuro che alla gente non freghi un cazzo di quello che succede a me.

GABRIELE – Hai un punto di vista un po’ negativo, non ti pare? (sorride)

LEONARDO – Mi stai prendendo per il culo?

GABRIELE – No, stavo semplicemente facendo una battuta … secondo me, non è vero che a nessuno frega niente di te e di quello che ti succede.

LEONARDO – Sì che lo è!

GABRIELE – A me frega, non ti pare? Te l’ho appena dimostrato.

LEONARDO – E’ ben per questo che ci sono rimasto male.

GABRIELE – Fossi in te non ci rimarrei tanto male. Se tu frequentassi un po’ più la gente …

LEONARDO – Come fai tu?

GABRIELE – Come fanno tutti.

LEONARDO – No, come fai tu.

GABRIELE – E va bene, come faccio io … se tu frequentassi la gente come faccio io, stai sicuro che prima o poi incontreresti qualcuno - e io ne sono una dimostrazione -  in grado di interessarsi a te e alla tua vita.

LEONARDO – Tu sei solo di passaggio.

GABRIELE – E allora? Tutti sono di passaggio. Anche tu sei di passaggio?

LEONARDO – In che senso?

GABRIELE – Per me tu sei di passaggio … nel senso che ti ho incontrato questa sera e mi hai offerto il tuo aiuto, ti devo molto …

LEONARDO- Lo so.

GABRIELE- … infatti .. e te ne sono estremamente grato, ma non è detto che un giorno questo nostro rapporto continui …

LEONARDO – Ah, no?

GABRIELE – Non dico di poterne essere sicuro, ma io abito in un’altra città.

LEONARDO – Potresti trasferirti qui.

GABRIELE-  Non potrei abbandonare il mio lavoro.

LEONARDO – Potresti trovare lavoro qui.

GABRIELE – Ho la mia famiglia laggiù.

LEONARDO – Esistono i telefoni e Internet.

GABRIELE – C’è la mia ragazza …

LEONARDO – Ah …

Pausa. I due si guardano in silenzio.

GABRIELE – No, scherzavo, non ho nessuna ragazza laggiù, ma sarebbe parecchio scomodo spostarmi qui, solo per … per quale motivo dovrei spostarmi qui?

LEONARDO – Per mantenere vivi i rapporti con me, non ti sembra abbastanza?

GABRIELE – Mi ci vorrebbe un motivo un po’ più solido, più concreto, non ti pare?

LEONARDO – Più concreto … di me?

GABRIELE – No, più concreto in generale. Sono qui per caso e mi piace poter dire di essere finito qui per puro caso.

LEONARDO –Ah, sì?

GABRIELE- Assolutamente.

LEONARDO – E perché?

GABRIELE –Perché posso dire di essere finito, per puro caso, in un luogo a me totalmente sconosciuto e nel quale ho avuto l’enorme piacere di conoscere una persona gentile.

LEONARDO – Cioè chi?

GABRIELE –Ma come sarebbe a dire, chi?!

LEONARDO – Di chi stai parlando, non capisco!

Pausa. Gabriele guarda Leonardo con un sorriso sul volto. Leonardo non risponde al sorriso, sembra non capire. Sul volto di Gabriele si disegna allora un’espressione compassionevole.

GABRIELE – Parlo di te, no?

LEONARDO – Ah, parli di me?

GABRIELE – Sì, di te.

Pausa.

LEONARDO – Come ti dicevo, qui è diventato il mio ripostiglio, c’è un po’ di caos, ma credo tu ti possa sistemare tranquillamente. C’è il divano letto, comodo e funzionale, c’è un armadio e oltre quella porta c’è un bagno di servizio. C’è solo la doccia. La vasca da bagno è in casa mia.

GABRIELE –Sì, capisco.

LEONARDO – Adoro farmi dei lunghi bagni caldi con la schiuma e le candele.

GABRIELE – Immagino.

LEONARDO – No, non puoi.

GABRIELE – (sorridendo) E perché non posso?

LEONARDO – Perché tu non ami farti il bagno.

GABRIELE – (stupito ed ironico) Ah, no?  E tu che ne sai?

LEONARDO- Lo so.

GABRIELE –Sì, d’accordo, ma come fai a dire che …

LEONARDO – Ho ragione?

Breve pausa

GABRIELE – In effetti, non amo molto la vasca da bagno.

LEONARDO – Tu sei più uno da doccia, vero?

GABRIELE – Sì ma …

LEONARDO – Osservo molto attentamente le persone e da un minimo particolare riesco a risalire a tutte le loro sfumature caratteriali.

GABRIELE – Davvero?

LEONARDO – La mamma diceva sempre che ero straordinario.

GABRIELE – Chiunque possieda una tale capacità, è da considerare straordinario!

LEONARDO – Sì, ma io sono unico.

GABRIELE – Come fai a saperlo?

LEONARDO –Lo so.

GABRIELE – (sorride) D’accordo, se lo dici tu.

LEONARDO- Non lo dico io, lo diceva mamma.

GABRIELE –(accenna ad una risata) Va bene, va bene.

Pausa.

LEONARDO – Per favore …

GABRIELE –Dimmi?

LEONARDO – Per favore, non permetterti mai più di ridere di mia madre. E’ una cosa che mi dà molto fastidio.

GABRIELE – Cosa? Ma, dico, stai scherzando? Non mi permetterei mai di …

LEONARDO – Per favore …

Pausa.

GABRIELE –  Va bene, scusa.

LEONARDO- Direi che per questa sera puoi sistemarti qui. Nell’armadietto del bagno troverai asciugamani e shampoo e sapone. C’è tutto l’occorrente per darti una rinfrescata. Sotto il cuscino c’è un pigiama pulito. Usa pure quello.

LEONARDO – Cos’è, sei abituato a ricevere sconosciuti?

GABRIELE –Domattina la colazione sarà pronta per le otto. Gradirei che tu partecipassi con me, quindi nel salotto di casa mia, qui accanto.

GABRIELE –Va bene … tu abiti qui accanto?

LEONARDO –Se hai bisogno di qualcosa puoi bussare su quella parete. Il salotto di casa mia è dirimpetto a questo muro.

GABRIELE -  Ma tu dormirai in camera, se non dovessi sentirmi … beh, se il tuo appartamento è qui accanto posso sempre …

LEONARDO – Ti prego, non ti preoccupare. Ho il sonno estremamente leggero e ti assicuro che, qualora dovessi bussare a quella parete, sarò assolutamente in grado di sentire.

Pausa.

GABRIELE – Ma …

LEONARDO – Bene, credo che sia tutto. Ti auguro una buona notte. Ah, in bagno c’è anche del disinfettante, cotone e cerotti: vedo che la ferita in fronte ha ricominciato a sanguinare … facci attenzione, potrebbe fare infezione.

GABRIELE – Va bene.

LEONARDO – Buonanotte.

GABRIELE – Buonanotte.

Leonardo chiude a chiave la porta del seminterrato con DUE MANDATE . Gabriele è ancora attonito dal comportamento di Leonardo. Mentre sul lato destro del palco osserviamo Gabriele andare in bagno e cambiarsi, sul lato sinistro Leonardo entra nel suo appartamento, accende la luce, va verso la cucina, prende dei croccantini da una dispensa e li versa in un piattino. Apre il frigorifero, ne estrae del latte per riempire poi una ciotola.

LEONARDO – Vieni qui … micio? … avanti … è ora di fare la pappa … Achille?

Buio.

Si riaccendono le luci. E’ la mattina seguente. Gabriele è ancora a letto, rannicchiato su un fianco. Nell’altra metà del palco vediamo Leonardo, a tavola, che ha ormai quasi finito di fare colazione. Irritato, si alza ed esce dall’appartamento per poi entrare con violenza nel seminterrato.

LEONARDO -  E’ tardi.

GABRIELE -  No, non è tardi

LEONARDO -  Ti ho aspettato fino a quest’ora

GABRIELE -  Mi hai aspettato? Perché?

LEONARDO – Per fare colazione.

GABRIELE – Oh, scusami! Sul serio! È che non avendo una sveglia … ho pensato che mi avresti svegliato tu.

LEONARDO –Certo, ora anche il servizio in camera.

GABRIELE – Ma che dici, ci mancherebbe! Ora mi vesto e vengo di là.

LEONARDO – No, ora non puoi più.

GABRIELE –E perché?

LEONARDO- Il tè si è raffreddato e ho finito i biscotti.

GABRIELE –Pazienza, prenderò un caffè.

LEONARDO –No, non si può.

GABRIELE – Nemmeno il caffè?

Leonardo fa cenno di no con la testa.

GABRIELE – E perché? Hai finito anche il caffè?

LEONARDO –Sto uscendo.

GABRIELE –Allora vengo con te.

LEONARDO –Con me?

GABRIELE – Sì, starai andando al lavoro, giusto? Beh, ti posso accompagnare così al primo bar che incontro, prendo un caffè e magari te ne offro uno!

LEONARDO –No.

GABRIELE – Come sarebbe “no”?

LEONARDO – Vado a prepararti un caffè.

GABRIELE – Ma non ti scomodare, ti ho detto che vengo con te e poi …

LEONARDO – Torno subito.

Esce e chiude la porta a chiave.

GABRIELE – Ma … mi ha chiuso a chiave un’altra volta?! Uff!

Mentre intravediamo Gabriele entrare in bagno sul lato destro, seguiamo Leonardo, seccatissimo, rientrare nel suo appartamento e preparare la macchinetta per il caffè. Mentre aspetta, prende un giornale e comincia a sfogliarlo velocemente, senza leggerlo. Si alza, prende la ciotola con il latte e il piattino con i croccantini e butta tutto nell’immondizia. Il caffè è pronto: Leonardo prende una tazzina, la prepara sotto la macchinetta e, una volta riempita, la mette su di un piattino. Su un mobiletto, disposti in ordine, un vassoio con i biscotti, una scatoletta di tè, un pacco di pasta, uno di sale, un cesto di frutta, una cartone di succo d’arancia, una bottiglia di vino e una d’acqua. Leonardo prende un vassoio e vi appoggia la tazzina e un altro piattino con qualche biscotto, due banane ed un’ arancia. Prende poi il cartone di succo d’arancia e ne versa il contenuto in un grosso bicchiere di vetro. Solleva il vassoio e torna verso il seminterrato. Entra dalla porta senza bussare. Gabriele esce dal bagno, a torso nudo e con la schiuma da barba che gli copre il viso. E’ stupito.

GABRIELE – Ma … avevi detto che non c’era nulla.

LEONARDO –Ho detto che era finito il tè, ma che erano rimasti dei biscotti.

GABRIELE – E della frutta a quanto pare.

LEONARDO – La frutta a casa mia non manca mai …

GABRIELE –Beh, grazie!

LEONARDO – C’è anche il succo d’arancia, spero ti vada bene …

GABRIELE – Bene?! Altro che! Benissimo!

LEONARDO – Mi fa piacere.

Gabriele torna in bagno. La sua voce arriva da fuori campo.

GABRIELE – Posso sapere perché poco fa mi hai chiuso a chiave? Avevi paura che scappassi?

LEONARDO –No.

GABRIELE – E allora perché lo hai fatto?

LEONARDO -  Per evitare che qualcun altro entrasse.

GABRIELE – Qualcun altro?

LEONARDO –Sì.

GABRIELE – E chi avrebbe dovuto entrare qui dentro alle otto e mezza del mattino?

LEONARDO – Carmine.

GABRIELE – Chi?

LEONARDO – Mio fratello, Carmine.

GABRIELE – Che bello! Hai un fratello! Non sapevo.

LEONARDO – E perché avresti dovuto?

GABRIELE – Già, beh, in effetti … però vedi che allora ieri sera non dicevi sul serio?

LEONARDO – Quando?

GABRIELE –Quando hai detto che a nessuno frega niente di te! Voglio dire, hai un fratello! A tuo fratello non può non fregare nulla di te, ti pare?

LEONARDO – Il caffè si sta raffreddando.

GABRIELE – Arrivo subito!

Gabriele compare dal bagno con un asciugamano sulle spalle ed il viso ancora imbrattato di schiuma da barba.

GABRIELE – Grazie.

Gabriele beve il caffè.

GABRIELE – Avrei piacere di conoscere tuo fratello, sai?

LEONARDO – No.

GABRIELE – Come sarebbe a dire, no? Certo che avrei piacere a conoscerlo!

LEONARDO – Non lo conoscerai invece.

GABRIELE-  Non sei molto gentile.

Gabriele finisce di bere il caffè, appoggia la tazzina e torna in bagno.

LEONARDO – ll succo d’arancia!

GABRIELE – Lo berrò dopo.

LEONARDO – Ma lo devi bere adesso!

GABRIELE – Adesso non mi va, ti ringrazio … allora, per quale motivo non vuoi che conosca tuo fratello?

LEOANRDO – Qui ci sono anche i biscotti, non hai preso nulla!

GABRIELE – Lascia lì … mangerò tutto dopo! Allora, che mi dici di tuo fratello?

Leonardo esce, sbatte la porta e la chiude a chiave CON DUE MANDATE. Gabriele esce dal bagno, finisce di pulirsi il viso con l’asciugamano. Si guarda intorno. E’ solo.

GABRIELE –Leonardo!

Buio.

Si riaccendono le luci. La casa di Leonardo non è illuminata, il seminterrato sì. Gabriele sta guardando la tv ed è sdraiato sul letto. E’ nervoso.

GABRIELE – Ma tu guarda se devo rimanere qui dentro tutto il giorno!

Si alza e va verso la porta. Cerca di girare la maniglia, ma la porta è chiusa. Prova a fare forza. Niente. Si guarda attorno, prende a rovistare tra i cassetti e gli scaffali. Trova una cacciavite. Torna alla porta e prova a forzarla. Niente. Gabriele sbuffa, si guarda di nuovo attorno, poi si ricorda qualcosa, corre alla sedia accanto al letto, prende la propria giacca e rovista nelle tasche. Dalla tasca interna estrae un plico di fogli tenuti assieme da una graffetta. Prende la graffetta ed appoggia il plico sul letto.

GABRIELE – Ma tu guarda cosa mi tocca fare … (imitando Leonardo) ‘Non vorrei che arrivasse mio fratello Carmine!’. Capirai che mi frega di suo fratello. Va bene essere gentili e premurosi, ma questo sta esagerando.

Si avvia verso la porta d’ingresso, comincia a maneggiare la graffetta. La mette tra i denti per poi rimaneggiarla di nuovo.

GABRIELE – Se funzionasse come nei film …

Continua a manipolare la graffetta, dopodiché si dirige verso la serratura. Improvvisamente si blocca. Rimane fisso con lo sguardo sulla porta, poi si volta, si guarda attorno. Silenzio. Fa schioccare la lingua, poi si rinfila la graffetta in tasca e va a sdraiarsi di nuovo sul letto. Prende il telecomando. Cambia canale.

Buio.

Al riaccendersi delle luci Leonardo e Gabriele stanno cenando insieme, seduti al tavolo, nel seminterrato.

 

LEONARDO – Posso farti una domanda?

GABRIELE – Certo, anche io però poi vorrei fartene una. (sorride)

LEONARDO – D’accordo. Prima tu allora.

GABRIELE – Figurati. Prima tu.

LEONARDO – Assolutamente no. Tu sei l’ospite, tu devi parlare per primo.

GABRIELE – Stesse motivazioni. Tu sei il padrone di casa. A te!

LEONARDO – Parla.

GABRIELE – No, dai, davvero …

LEONARDO – No, dai, davvero …

Pausa. Si guardano. Ridono.

LEONARDO – E va bene, comincio io …

GABRIELE – Sì, meglio!

LEONARDO- Volevo chiederti: tu, non sei credente?

Pausa. Gabriele si fa serio in volto.

LEONARDO – Ho notato che non hai pregato, prima di iniziare la cena.

GABRIELE – E allora?

LEONARDO – Niente … mi è sembrato strano, quindi te l’ho chiesto.

GABRIELE – Strano? Perché?

LEONARDO – Io prego sempre prima di cominciare a mangiare. Trovo irrispettoso nei confronti di nostro Signore che non lo si faccia.

GABRIELE – Non vedo come questa cosa mi debba in qualche modo mettere in cattiva luce. Magari non prego perché non voglio pregare, non perché non credo in Dio.

LEONARDO – Non è possibile una cosa del genere.

GABRIELE – Cioè?

LEONARDO – Cioè, se credi, devi pregare. Non puoi esimerti. E’ la regola.

GABRIELE – Quale regola?

LEONARDO – E’ la regola.

GABRIELE – (Irritato) Ma quale accidenti di regola dovrebbe essere?! Io non devo rendere conto a nessuno di quanto e quando prego .. e di come lo faccio e dove eccetera! Quale regola!

LEONARDO – Ti prego di abbassare la voce!

GABRIELE – Niente affatto, scusa ma questo argomento proprio mi irrita.

LEONARDO –Lo vedo. E’ l’essere nel torto che ti irrita?

GABRIELE – Per niente!

LEONARDO – Invece sì!

GABRIELE – Leonardo, qui non esiste torto! Quando si parla di fede, non c’è torto e non c’è ragione … esistono diversi modi di vedere le cose! Io non la vedo come te, punto.

LEONARDO – No, non è così.

GABRIELE – Lo è invece! Lo dimostra il fatto che io non la penso come te.

LEONARDO – Ma hai paura.

GABRIELE – Paura?! Scherzi? Perché dovrei avere paura!

LEONARDO – Hai paura e basta. E’ evidente dal tuo atteggiamento. Ti nascondi dietro un dito, ma hai timore per quello che non conosci … e sai che ho ragione. Per questo ti irrita parlarne.

GABRIELE – No! No! No!

LEONARDO – Abbassa la voce, ti ho detto!

GABRIELE – Abbassare la voce?! E tu piantala di trattarmi come un idiota! Quando sei tu quello che non capisce! Razza di ignorante.

Pausa.

LEONARDO – Chiedimi immediatamente scusa.

GABRIELE- Non ci penso nemmeno, sei tu che mi stai offendendo!

LEONARDO – Mi hai insultato.

GABRIELE – Anche tu!

LEONARDO – Mi hai insultato e tu sei in casa mia!

GABRIELE – Lo so, ma …

LEONARDO – Chiedimi immediatamente scusa!

Pausa.

GABRIELE – Scusa …

Pausa.

LEONARDO – Bene, ora che abbiamo chiarito le nostre posizioni, gradirei che in futuro, prima di iniziare a mangiare, si rivolgesse assieme una preghiera a nostro Signore.

GABRIELE – (sommessamente) D’accordo.

Pausa.

GABRIELE – Dobbiamo cominciare da subito?

LEONARDO – Sì, te ne sarei molto grato.

GABRIELE – Anche se abbiamo già iniziato a mangiare?

LEONARDO – Pregheremo anche affinché il bambino Gesù ci perdoni per questa mancanza, dovuta alla tua leggerezza …

GABRIELE – Leggerezza?

LEONARDO- Fa’ silenzio per favore. Entriamo in contatto con i nostri angeli custodi.

GABRIELE- Scusa.

Silenzio. Leonardo congiunge le mani in preghiera. Gabriele lo imita. Entrambi chinano la testa. Di tanto in tanto Gabriele alza appena la testa per spiare Leonardo che, invece, è concentratissimo.

LEONARDO – Amen.

GABRIELE – Amen.

LEOANRDO – Bene, possiamo ricominciare a mangiare, ora.

GABRIELE – (Sorride) Buon appetito Leonardo.

LEONARDO – (sorride di rimando) Buon appetito a te, Gabriele.

Riprendono a mangiare.

LEONARDO – Cosa volevi chiedermi?

GABRIELE – Quando?

LEOANRDO – Poco fa.

GABRIELE – Poco fa?

LEONARDO – Sì, poco prima che io ti facessi la domanda che volevo farti.

GABRIELE – Ah, quella domanda? … oh, beh, non so se ha più molta importanza …

LEONARDO – Tutto ha importanza, quel che non ricordi non ce l’ha.

GABRIELE – Parole sante!

LEOANRDO – Quindi?

GABRIELE – Beh, ecco …

LEONARDO – Avanti, dimmi tutto …

GABRIELE – Ecco, volevo chiederti … per quale motivo mi chiudi sempre a chiave?

LEONARDO – (freddo) Perché? Ti dà fastidio?

GABRIELE -  No, ecco … è che se succedesse qualcosa … sai …

LEONARDO – Qualcosa? Che cosa?

GABRIELE – Non saprei …

LEONARDO – Se tu ti limiti a fare quel che devi, non succederà proprio nulla.

GABRIELE – Sì, d’accordo però …

LEONARDO – Non stai bene qui?

GABRIELE – Che c’entra questo?

LEONARDO – Rispondi per favore.

GABRIELE – Sto molto bene qui …

LEONARDO – Ti manca qualcosa?

GABRIELE – No.

LEONARDO – E allora, di cosa stiamo parlando?

GABRIELE – E’ che …

LEONARDO – Che? …

GABRIELE – Niente, non fa niente.

LEOANRDO – Bene.

Pausa.

LEONARDO – Cosa studi?

GABRIELE -  Come scusa?

LEONARDO – Ti ho chiesto, cosa stai studiando? Sei studente,vero?

GABRIELE – Sì, come lo sai?

LEONARDO – Che fai, non ricordi? Io so sempre tutto!

GABRIELE – Ah,già, dimenticavo … sì, sono studente, sono laureando in comunicazione aziendale.

LEONARDO – Mmmm, mmm … sembra interessante e … a cosa serve?

GABRIELE – A cosa serve?

LEONARDO – Voglio dire, cosa vi insegnano?

GABRIELE – Oh … beh …

LEONARDO – VI insegneranno a comunicare, immagino! (ride)

GABRIELE-  Già, proprio così … ci insegnano a comunicare … (ride) …

Pausa.

LEONARDO – E tu cosa vorresti fare, una volta laureato.

GABRIELE – Mah, potrei aprire un ristorante, oppure insegnare.

LEONARDO – Insegnare? Bello! Cosa insegneresti? A comunicare?

GABRIELE – No, beh … vorrei aprire una palestra e fare l’istruttore, questo intendo …

LEONARDO – Capisco.

Pausa.

GABRIELE – E tu?

LEONARDO – Chi, io? Oh, beh, sai com’è …

Pausa

GABRIELE – (sorride) Certo, capisco …

Pausa.

GABRIELE – E tuo fratello Carmine?

LEONARDO – (bruscamente) Vuoi dell’altra insalata?

GABRIELE – Oh, no, grazie … dicevamo, tuo fratello cosa fa?

LEONARDO – Vado a preparare il caffè. Ne vuoi,vero?

GABRIELE – Sì, grazie.

Leonardo sparecchia velocemente ed esce richiudendo la porta dietro di sé. Nel muoversi così rapidamente, però non si accorge del portafogli, che gli cade di tasca. Rumore della chiave che gira nella serratura. Gabriele raccoglie il portafogli e lo apre, con curiosità.

Sipario.


Atto secondo

All’aprirsi del sipario, vediamo la porta del seminterrato che sbatte. Poco dopo, Gabriele entra di soppiatto nell’appartamento di Leonardo. Entrando, vediamo che mette nel taschino della giacca la graffetta manipolata. Freneticamente, comincia a frugare dappertutto. Si accorge della ciotola con i croccantini e del piattino con il latte. Si guarda intorno. Si avvicina al piattino, lo solleva, annusa. Ha un conato di vomito. Lo rimette a terra. Apre il frigorifero. Vuoto. Le dispense. Vuote. Solleva la cornetta del telefono. Non c’è linea. Nello scolapiatti non ci sono piatti. Su un mobiletto, disposti in ordine, un vassoio con i biscotti, una scatoletta di tè, un pacco di pasta, uno di sale, un cesto di frutta, una cartone di succo d’arancia, una bottiglia di vino e una d’acqua. Gabriele accenna un sorriso beffardo, poi esce dalla quinta a sinistra. Poco dopo Gabriele rientra in scena con la mano sulla bocca, terrorizzato. All’improvviso, si sentono dei rumori provenire dall’esterno. Poi si odono dei passi in avvicinamento. Gabriele si nasconde dietro la porta e tenta di richiudere velocemente la porta utilizzando la graffetta, che inizialmente gli casca di mano. I passi si fanno sempre più vicini. Gabriele riesce a richiudere con UNA SOLA MANDATA. Corre verso la quinta a sinistra, non senza una certa esitazione. Si tappa il naso. Entra di corsa. Rumore di finestra che viene aperta e poi richiusa.

Leonardo entra dalla porta principale. Ha con sè un sacchetto della spesa. Lo appoggia sul tavolo. Rapidamente estrae dal sacchetto alcune scatole di conserva, un altro pacco di pasta, del pane e del latte. D’un tratto si blocca. Si volta verso la porta. Si avvicina, la riapre. Alza lo sguardo come a ripercorrere l’azione appena svolta. Chiude la porta, prende le chiavi dalla tasca e dà una prima mandata. Si ferma. Dà una seconda mandata. Silenzio. Lentamente si volta. Si guarda attorno con timore.  Si avvicina alla quinta di sinistra. Entra. Sul lato destro del palco, intanto, si sente un altro rumore di finestra aperta e poi richiusa. Gabriele rientra dalla quinta a destra, quindi dal bagno del seminterrato. Velocemente, va alla porta del seminterrato, riprende la graffetta e gira la chiave UNA SOLA MANDATA. Si toglie le scarpe e si sdraia sul letto. Dal’altra parte Leonardo rientra in scena, dalla quinta sinistra. Si ferma. Torna alla porta, gira la chiave CON DOPPIA MANDATA. Apre. Esce. Poco dopo, la porta del seminterrato UNA SOLA MANDATA viene aperta. Leonardo entra, si guarda attorno fino ad incontrare lo sguardo di Gabriele, sdraiato sul letto con un libro in mano. Leonardo è spaesato e disorientato. L’espressione che gli si disegna in volto è di sconvolto terrore.

GABRIELE – Che c’è?

LEONARDO – No, niente. Solo …

GABRIELE – Solo, che cosa?

LEONARDO – No, niente … (abbassa lo sguardo)

Gabriele si alza, va verso Leonardo e gli appoggia le mani sulle spalle. Leonardo si irrigidisce.

LEONARDO-  Che fai?

GABRIELE – Niente, voglio solo tranquillizzarti. Ti vedo scosso.

LEONARDO – Vorrei che non mi toccassi.

Gabriele prende a massaggiare le spalle di Leonardo.

GABRIELE – Leonardo, cosa c’è, perché sei così teso? La tensione fa male.

LEONARDO – Ti ho chiesto per favore di non toccarmi …

Gabriele sembra non ascoltarlo e sposta le mani  sui capelli di Leonardo, con gesti lenti e dolci.

LEONARDO – (secco, scostando la mano di Gabriele e abbassando lo sguardo a terra) Non mi toccare!

Pausa. Gabriele sorride beffardo.

GABRIELE – Perché non ti siedi, Leonardo? Parliamo un po’, ti va?

LEONARDO – Devo andare …

GABRIELE – Dove?

LEONARDO – Devo …

GABRIELE – Dove devi andare, Leonardo?

Pausa.

GABRIELE – Avanti, siediti.

LEONARDO – No, non ne ho voglia.

GABRIELE – Fallo, Leonardo, fallo per me.

Leonardo si siede.

GABRIELE – Bravo, così.

Pausa.

GABRIELE – Sai, ormai ho imparato un po’ a conoscerti, Leonardo.  Posso chiamarti Leo? (pausa) … Leo, da che ti conosco, non ti ho mai  visto così teso. Non devi essere teso, con te, qui, c’è il tuo amico Gabriele. Mi vedi, Leo, mi riconosci? (Pausa) Allora, mi vedi? (Pausa) Mi riconosci Leo? (Pausa. Leonardo tiene la testa bassa) Dimmi che mi riconosci. Avanti Leo, dimmelo. Fallo per me, Gabriele.

Lentamente Leonardo alza la testa, lo guarda e poi fa un lieve cenno di assenso con il capo.

GABRIELE – Bene, molto bene! Così mi piaci Leo. Mi piaci quando sei deciso nel rispondere. Sono orgoglioso di te.

Pausa.

GABRIELE – Ci credi, quando dico che sono orgoglioso di te, vero?

Leonardo accenna di nuovo un ‘sì’ con il capo.

GABRIELE – Fai bene a crederci, sai? Fai proprio bene. (pausa) Ora ascoltami bene, Leonardo, voglio raccontarti una storia. E’ una storia che risale a molto tempo fa, quindi devi fare attenzione. Non vorrei che ti perdessi dei dettagli o che non capissi le motivazioni che mi spingono a raccontarti quel che ti sto per raccontare.

Pausa.

GABRIELE- Allora, posso confidare nella tua attenzione? Vuoi prima bere un bicchiere d’acqua, Leo?

Leonardo fa cenno di non volere nulla.

GABRIELE – Sei sicuro? Sei vuoi qualcosa da bere, posso versarti un po’ d’acqua.

Leonardo ripete il suo ‘no’ silenzioso.

GABRIELE – Va bene, ma semmai dovessi cambiare idea non hai che da dirmelo eh, ti raccomando! (Pausa) Dunque, eccoci qui,ti racconto questa storia? (Pausa. Leonardo guarda Gabriele negli occhi ed ammicca un sorriso. Gabriele ricambia). D’accordo, allora comincio. (Lunga pausa. Gabriele prende fiato e si concentra). Questa storia, quella che ti sto per raccontare, risale a quasi dieci anni fa. Un mio amico, un personaggio molto particolare di nome Erminio Rampini (Leonardo ha un sussulto) -  nome che ho sempre reputato bizzarro, forse anche per via delle  ‘r’ che si ripetono nel nome e nel cognome, dando la sensazione, quando lo si pronuncia, di avviare un motore, non so se mi spiego – (mima l’accensione di un motore) – Rrrrrr … Rrrrrr… Errrrminio …. Rrrrrrampiniiiiii (ride. Leonardo lo guarda ed accenna ad un sorriso in risposta). Insomma, questo mio caro amico, un giorno decise che avrebbe preso la via del mare. Si costruì una bella barchetta – era falegname, dettaglio non da poco – e si preparò a salpare. Mi chiese di accompagnarlo alla partenza. Io ovviamente non potei rifiutare, era un amico e io per gli amici …  non transigo. Sì, insomma, se un amico ha bisogno di me io corro. Corro sempre! Ho sempre corso per i miei amici, capito Leonardo? Non sai come mi arrabbio quando mi accusano di non correre in aiuto dei miei amici! Ah, sì, mi arrabbio! Divento proprio una iena! Meglio non vedermi quando sono arrabbiato perché qualcuno mi ha accusato di non correre in aiuto dei miei amici! Io, i miei amici, li aiuto sempre. Sempre! Anche per questo ora sono qui a parlare con te, Leonardo. Ma torniamo al mio caro amico Erminio. L’ho accompagnato al porto la sera in cui s’è deciso a prendere la via del mare. Aveva gli occhi lucidi, sai? Brillavano come due stelline! Erminio era più vecchio di me, e vederlo così felice, quasi come un bambino, mi inteneriva il cuore. D’altronde, quando conosci così a fondo una persona, non puoi non rimanere colpito dalla sua spontanea felicità di vivere. Specie quando questa si presenta di colpo, così, senza alcun preavviso! Non fraintendermi, Erminio, non è mai stato un musone. Ma in quel momento, stava realizzando il suo sogno, il sogno di una vita! Avrebbe preso la via del mare, sarebbe andato oltre. Non importava dove, lui avrebbe continuato a navigare fino a quando il cielo (pausa)… fino a quando Dio (Leonardo ha un nuovo sussulto) non avesse deciso anche per lui il contrario. (Pausa. Gabriele guarda con rammarico Leonardo). Era il suo sogno. Ognuno di noi ha un sogno, un desiderio, qualcosa, capisci? Qualcosa che spinge ognuno di noi verso il nostro mare! Verso la nostra barchetta, capisci Leonardo? Erminio è l’esempio da seguire! Lui è stato l’uomo che mi ha iniziato alla vita. Hai mai amato, Leonardo? Immagino di sì, forse … ma che importa! L’amore vero, quello di cui sto parlando io, non ha sesso, non ha nome e non ha un volto. E’ una sensazione che smuove tutto dentro e che non si limita alla semplice eccitazione, è un moto perpetuo che ti porti dentro tutta la vita, una volta che lo hai incrociato sulla tua strada. (Pausa).  Erminio ora non c’è più, è morto. Dio lo ha abbandonato. La sua barca era piena di buona volontà, ma riuscì ad imbarcare molta più acqua di quanto ne potesse contenere. Gli si aprì una grossa falla nel legno dopo un solo giorno di navigazione. Rinvennero il cadavere a riva, nei pressi dello stesso porto dal quale era partito. Era più gonfio di un canotto. Pieno d’acqua. Erminio era un falegname. Non era né un marinaio, né un nuotatore esperto. Morì come muoiono gli stronzi: in mezzo all’acqua. Ha galleggiato fino a riva, proprio come un qualsiasi stronzo. Eppure era il mio eroe. Lo è ancora. Perché per inseguire un sogno, ha sfidato i propri limiti. Ma, lo abbiamo capito, era un coglione. (Pausa). Mi hai seguito Leo, sei stato attento a tutto quello che ho detto?

LEONARDO- Sì, ma cosa …

GABRIELE – Non avere fretta! Ogni cosa a suo tempo! Tu pensi che io parli a vanvera?

LEONARDO – No.

GABRIELE – Sarei proprio uno stupido, se parlassi per dieci minuti filati senza avere un motivo, giusto?

LEONARDO – Esatto.

GABRIELE – Non avrebbe senso ricordare quello che per me è un vero eroe se non per un motivo ben preciso, dico bene?

LEONARDO – Immagino di no.

GABRIELE – Bene, siamo d’accordo allora, non parlo tanto per parlare. Ora dimmi, da quanti giorni mi trovo in questo buco di merda?

LEONARDO – Due settimane?

GABRIELE – Due settimane e quattro giorni per l’esattezza. Quasi tre settimane Leo, quasi tre!

LEONARDO – Sì, quasi tre, ma …

GABRIELE – il macellaio ti fa spesso credito?

LEONARDO – Come?

GABRIELE – E i biscotti?

LEONARDO – Ma cosa?...

GABRIELE – Ti piacciono gli animali, Leonardo?

LEONARDO – Sì, ho un gatto.

GABRIELE – E come si chiama?

LEONARDO – Achille.

GABRIELE- Un bel nome. Ti fanno credito anche sul latte?

LEONARDO – Perché dovrebbero farmi credito?

GABRIELE – Perché non chiami una donna di servizio, Leo?

LEONARDO – Ma di cosa stai parlando cos’è questa storia!

GABRIELE – Perché mi chiudi sempre dentro questo posto?

LEONARDO – Per evitare che …

GABRIELE – Per evitare cosa?

LEONARDO – Che lui venga qui …

GABRIELE – Lui? Lui chi? Achille?

LEONARDO – Chi?

GABRIELE – Come chi? Achille! Achille!, Achille! Non hai detto che si chiama così il tuo gatto? O hai mentito Leo?

LEONARDO – Mentito, no.. . perchè?

GABRIELE – Allora si chiama Achille il tuo gatto?

LEONARDO – Sì.

GABRIELE- E mi chiudi qui dentro per evitare che venga a farmi le fusa?

LEONARDO – No!

GABRIELE – No, certo, infatti!

LEONARDO – Carmine …

GABRIELE – Va avanti …

LEONADO – Carmine, ho paura che Carmine …

GABRIELE – Hai paura di tuo fratello?

LEONARDO  - No, è che …

GABRIELE – Sei un ingrato, se hai paura di tuo fratello!

LEONARDO – No, ti dico … è che …

GABRIELE – Cosa?

LEONARDO – Niente …

GABRIELE – Parla!

LEONARDO – No!

GABRIELE  - Hai paura, Leo? Hai paura? Hai paura!

GABRIELE -  E’ morto!

Pausa.

GABRIELE-  Tuo fratello è morto. Giusto. Bravo, Leonardo.

LEONARDO – Però … è ancora vivo.

GABRIELE – Proprio così. Lo senti sussurrare dietro questi muri, la notte, non è forse vero?

LEONARDO – (scoppiando in lacrime) Sì …

GABRIELE – E cosa sussurra dietro queste mura, tuo fratello Carmine?

LEONARDO – Che è giunta l’ora e la gallina canterà ancora …

GABRIELE-  Esatto. E perché sussurra queste parole lungo questi muri, tuo fratello Carmine?

LEONARDO – Non lo so!

GABRIELE – Non lo sai?

LEONARDO – No!

GABRIELE – Non sussurra queste cose perché si ricorda quello che tu ti sei dimenticato?

LEONARDO – Io non ho dimenticato nulla!

GABRIELE – Chi vive con te, a casa tua?

LEONARDO – Nessuno.

GABRIELE – Perché non mi ci hai mai portato?

LEONARDO – Perché sei un estraneo.

GABRIELE – E perché mi hai ospitato qui allora?

LEONARDO – Perché avevi bisogno di aiuto.

GABRIELE – Chi? chi aveva bisogno di aiuto?

LEONARDO – Tu!

GABRIELE-  Ne sei sicuro?

LEONARDO – Sì, sì, sì!

GABRIELE- Come sta tua madre, Leonardo?

LEONARDO – Basta, ho mal di testa!

GABRIELE – Non hai mal di testa, tu non hai testa, tu sei smemorato. Tu hai dimenticato che è giunta l’ora e che  la gallina canterà ancora!

LEONARDO – Per favore, basta!

Gabriele comincia a canticchiare una canzoncina infantile

GABRIELE – Nella notte, fredda e scura, c’è chi dorme senza paura. Nella notte fredda e scura, mamma non mi lasciar nella radura. Mamma mamma, non ho scampo, l’ora è giunta, del tuono e del lampo!

Leonardo si prende la testa tra le mani.

LEONARDO – (prendendo anche lui a cantare) Sento i lupi ulular tra le montagne, gracidano i rospi, guaiscono le cagne …

Pausa.

LEONARDO – Perché sei entrato in casa mia? Cosa cercavi?

GABRIELE – Te.

LEONARDO – Me? Perché?

GABRIELE – Perché avevo bisogno di un buon falegname.

LEONARDO – Come?

GABRIELE – Che fine avevi fatto?

LEONARDO – Quando?

GABRIELE – Ti hanno cercato ovunque! Ti hanno dato per morto.

LEONARDO – Ma chi?

GABRIELE – Tutti, tutti ti hanno dato per morto.

LEONARDO – Non capisco.

GABRIELE – No, la verità  è che non vuoi ricordare. E questo è male!

LEONARDO – Non mi sento bene.

GABRIELE – Non ti preoccupare,di te, ora, ci occuperemo noi.

LEONARDO – Noi?

GABRIELE – Sì, noi.

LEONARDO – Ma …

GABRIELE – Tu hai bisogno d’aiuto. Provvederemo noi a sistemare il tuo appartamento.

Leonardo si alza di scatto.

LEONARDO – No, non entrate …  non voglio estranei in casa mia!

GABRIELE – Sta tranquillo, non ci sono estranei. Noi ti vogliamo tutti bene.

LEONARDO – Davvero?

GABRIELE – Certo.

LEONARDO – Non mi manderete via, vero?

GABRIELE – Mandarti via? E perché mai?!

LEONARDO – Io non voglio lasciare questo posto!

GABRIELE – Scherzi?! Tu starai qui, con noi.

LEONARDO – Non entrate di là, vi prego!

GABRIELE-  Ci prenderemo cura noi di Achille.

LEONARDO – Davvero?

GABRIELE – Certo.

LEONARDO – E anche della mamma?

GABRIELE – Fa conto che sia già con noi, starà benissimo.

LEONARDO – Perché le voglio tanto bene!

GABRIELE – Ma anche noi gliene vogliamo.

LEONARDO – E’una donna così dolce …

GABRIELE – Dolce, certo. Gentile, una vera donna d’altri tempi.

Pausa.

GABRIELE – Leonardo, noi siamo amici, vero?

LEONARDO – Sì, certo, tu vuoi bene alla mamma e io ne voglio a te.

GABRIELE – Bravo. Allora mi spieghi dove hai messo la chiave?

LEONARDO – La chiave?

GABRIELE – Sì, la chiave.

LEONARDO – La chiave di casa?

GABRIELE – No, non la chiave di casa. La chiave del seminterrato.

LEONARDO – Vuoi le chiavi di questo posto?

GABRIELE – No, non di questo posto. Del seminterrato.

LEOANRDO – No. Non posso dartele. La mamma ha detto …

GABRIELE – Leo, la mamma ha detto di dirti che puoi darle anche a me.

LEONARDO – Davvero?

GABRIELE – Potrei mentirti secondo te?

LEONARDO – No, non credo.

GABRIELE – Io voglio bene alla mamma. Potrei quasi dire che è mia madre.

LEONARDO – No, è solo mia madre.

GABRIELE – Certo, ma è talmente dolce e gentile con me, che quasi potrei dire di essere per lei come un secondo figlio.

LEONARDO -  Beh, certo … sì, forse sì.

GABRIELE – Già.

Leonardo estrae da sotto la maglietta una collanina con una chiave, se la toglie e gliela consegna.

GABRIELE -  Grazie.

LEONARDO – Puoi ridarmi il portafogli?

GABRIELE – Certo.

Estrae dalla tasca il portafogli di Leonardo e glielo porge

GABRIELE – Ti avrei riconosciuto comunque.

LEONARDO – No, non è possibile.

GABRIELE – Oh, sì invece.

LEONARDO – E’ passato tanto di quel tempo …

GABRIELE – Quanto tempo, secondo te?

LEONARDO – Tanto tempo.

GABRIELE – E’ tutto nel seminterrato?

LEONARDO – Sì. Suddiviso in sacchetti, come faceva la mamma.

GABRIELE- Apri mai il seminterrato?

LEONARDO – No. La mamma non voleva.

GABRIELE-  E ora?

LEONARDO – Ora cosa?

GABRIELE – La mamma è lì?

LEONARDO – Nel seminterrato, certo.

GABRIELE – E tuo fratello Carmine?

LEONARDO – Sì, anche lui.

GABRIELE – Così ti stanno vicini

LEONARDO – Anche Achille.

GABRIELE – Certo, anche lui!

LEONARDO – Voglio bene a tutti loro.

GABRIELE – Lo so.

LEONARDO – No, ma io voglio loro bene allo stesso identico modo, capisci?

GABRIELE – L’amore non ha confini!

LEONARDO – Parole sante.

Pausa.

LEONARDO – La sera ci riuniamo in preghiera. Nostro Signore ci è vicino. E il bambino Gesù ci protegge.

GABRIELE – Già.

LEONARDO -  (si fa il segno della croce) Amen.

GABRIELE -  Amen.

Pausa.

GABRIELE – Erminio?

LEONARDO – Sì?

GABRIELE –  Erminio, da bravo, raccontami del mare ora.

LEONARDO – Oh, sapessi! Il mare è così grande che non potresti contenerlo nemmeno con un abbraccio, sai? Il mare, anche quando è in tempesta non è cattivo, vuole solo essere ascoltato! Il mare è un amico silenzioso che alza la voce quando l’uomo si gira dall’altra parte per non dargli più retta. Io volevo ascoltare la voce del mare, così mi ci sono avvicinato sempre di più. Volevo vedere se esiste la fine del mare … Non intendo la terraferma dall’altra parte … ma, proprio la fine del mare.  Per me, la fine del mare è la fine del mondo e la fine del mondo è qualcosa di nuovo. Forse un nuovo mondo. E’ per questo che volevo andare oltre. E’ per questo che non ti ho dato retta allora, ed è per questo che non intendo darti retta ora! La mamma cercò di dissuadermi, all’epoca era molto più petulante! Non mi lasciava in pace nemmeno un secondo! Ho dovuto insistere per poter avere ragione su tante cose! Del mare però proprio non voleva saperne! La mamma ha sempre odiato il mare, non mi ha mai capito. Ora no, ora ha capito quanto sia importante realizzare un sogno. Mi ha appoggiato.  Ho insistito tanto anche con Carmine. Ma alla fine hanno capito. Non puoi remare contro i sogni. Bisogna remare per inseguirli, anche se sembrano sempre distanti ed irraggiungibili! Sognare il mare è come sognare la luna! E se vai per mare, puoi toccare la luna quando si specchia nel mare per fare l’amore con i pesci. Un miracolo. E’ un miracolo che la gente non capisce, non vede … non vuol vedere! A me fa rabbia che la gente non capisca una cosa così semplice. Ho lottato sempre affinché il mondo si accorgesse della bellezza del mare, dei liquidi incontaminati, della natura selvaggia che si libera nell’infinito. Ringrazio sempre Dio, quando penso al mare. E io penso sempre al mare. Io ho baciato il mare, l’ho amato. Quando ami il mare, la tua vita non è più la stessa. Non potrebbe essere diversamente.

GABRIELE – E’ bello sentirti parlare.

LEONARDO – Il mare è il mio sogno.

Pausa.

GABRIELE – Perché non ti sdrai un attimo, Erminio. Sei stanco. Dicevi di avere mal di testa, no?

LEONARDO – Sì, un po’…

GABRIELE – Riposati e non ti preoccupare di nulla. Da ora in avanti ci occuperemo di tutto noi. Tu devi solo stare tranquillo.

LEONARDO  - Grazie. Grazie di cuore, Gabriele. Ho molto sonno. Se non ti dispiace … dormirei volentieri per una mezz’ora … Mi aiuterà certamente.

GABRIELE- Assolutamente. Vuoi che ti porti qualcosa? Del tè o dei biscotti?

LEONARDO – No, nulla. Ho solo  bisogno di dormire un po’.

Leonardo si sdraia su un fianco e chiude gli occhi. Gabriele lo guarda fisso, poi esce. Chiude la porta a chiave. Buio.

Al riaccendersi delle luci Leonardo è seduto sul letto, spalle al pubblico e davanti a lui ci sono Gabriele ed un altro uomo: Toni Ferrante.

LEONARDO – Ciao Toni … Tu qui? Avete fatto pace allora.

TONI -  Certo, Erminio! Che credi! Io sono pur sempre un bravo ragazzo!

LEONARDO – Mi hai fatto paura l’ultima volta

TONI-  Quando?

LEONARDO – Quando tu e Gabriele avete iniziato a litigare, al bar qui all’angolo!

TONI – Ah, quella volta! Ma io e Gabriele stavamo scherzando!

LEONARDO – Davvero?

GABRIELE – Certo che scherzavamo. Io e Toni siamo amici.

TONI -  E a te piace accogliere le persone in difficoltà, non è vero?

LEONARDO – Beh, cerco di far piacere a Dio.

TONI – E fai bene!

GABRIELE – E’ proprio questo che ci piace di te!

LEONARDO – Sono una brava persona, vero?

TONI – Brava persona? Hai sentito Gabriele? Mi chiede se secondo noi lui è una brava persona!

GABRIELE – Certo che lo è, non è forse vero?

TONI- Altro che!

Pausa

GABRIELE – Forza Erminio, ora alzati, fatti una doccia e mettiti addosso qualcosa di pulito.

LEONARDO – Perché?

TONI – Beh, Erminio, detto fra noi … puzzi come una carogna (ride!)

LEONARDO – (annusandosi) Oh …

Leonardo nota che Toni e Gabriele sono ben vestiti e hanno un cappotto appoggiato al braccio.

LEONARDO – Stiamo andando da qualche parte?

GABRIELE – Sì.

LEONARDO – E dove, dove andiamo?

GABRIELE – Leonardo vuole vederti.

LEONARDO – Leonardo?!

TONI – Già! Leonardo non vede l’ora di riabbracciare il suo fratellone! Ci ha proprio detto “non vedo l’ora di rivedere Erminio, il mio buon fratellone!”

 GABRIELE – “… Che ha tanto a cuore la sorte dei bisognosi.”

LEONARDO – Ha detto davvero così?

TONI – Certo che lo ha detto. Tutti ti aspettano. Vogliono festeggiare il tuo ritorno a casa.

LEONARDO – Ma casa mia è qui.

GABRIELE – Casa tua è con la tua famiglia. Questo è un seminterrato …

TONI – E l’appartamento di sopra è messo anche peggio …

LEONARDO – Ma … la padrona di casa?

TONI – Abbiamo già parlato noi con lei.

GABRIELE – Ora però va’ a lavarti … siamo in ritardo, Leonardo ti aspetta.

TONI – Non vede l’ora di vederti.

GABRIELE – Già!

LEONARDO – E la mamma? E Carmine?

TONI – Non preoccuparti per loro, Erminio.

GABRIELE -  (ammiccando) Ce ne occuperemo, noi. Ricordi quel che ti ho detto prima?

LEONARDO - (andando verso il bagno) Va bene, allora aspettatemi qui.

GABRIELE – Fa in fretta.

TONI – Siamo già in ritardo.

Leonardo esce dalla quinta a destra. Toni e Gabriele si guardano. Poi rovistano tra gli scatoloni. Estraggono due borsoni. Aprono gli armadi e prendono tutti i vestiti.

TONI – Siamo sicuri che sia tutto qui?

GABRIELE – Sì, è tutto qui.

TONI – Come fai ad esserne così sicuro.

GABRIELE – Perché lo conosco.

TONI – Tsè … lo conosco! Come puoi dire una cosa del genere?

GABRIELE – Se tu lo avessi pedinato per tre mesi e ci avessi convissuto per quasi un mese, forse a quest’ora avresti la stessa sicurezza che ho io.

Pausa.

TONI – E’ un buon piano, secondo te?

GABRIELE – Farà tutto quello che gli diremo di fare.

TONI – Mmmmn …

GABRIELE – Basta non toccare tasti che per lui sono particolarmente delicati.

TONI – Sua madre?

GABRIELE – Sua madre, il seminterrato …

TONI – Questo seminterrato?

GABRIELE – No, in camera sua, nel suo appartamento.

TONI – Ah, la botola.

GABRIELE – Già la botola.

TONI- Ma se è una botola, perché non la chiama “botola”?

GABRIELE – Che cazzo ne so !  Ha importanza?

TONI – Beh, il seminterrato è questo.

GABRIELE – Bene, allora va’ di là e diglielo.

TONI – No, no …     

Pausa.

GABRIELE – Che c’è ?

TONI – Niente …

GABRIELE – Tu hai paura di lui?!

TONI – Ma no, che dici?

Pausa

GABRIELE – Toni? (sorride maligno) hai paura di lui?

TONI – (Spazientito) Se vuoi saperlo, sì! Va bene?! Hai visto cosa c’era in quel cazzo di seminterrato o botola, comunque tu la voglia chiamare?! Dico hai guardato bene?

GABRIELE – Certo che ho visto!

TONI – Io non avevo mai visto nulla di simile prima!

GABRIELE – E allora? Stai tranquillo! Lo hai visto, no? E’ un agnellino ora! E questo grazie a me! Sono io che me lo sono lavorato! E io ho rischiato di finire come gli altri “bisognosi” come li chiama lui.

TONI – Ma proprio per questo mi fa paura … Te lo ricordi Stefano? Beh, era pure un mio amico! Non solo un collega! Capisci?! Hai visto che fine ha fatto? Insomma, voglio dire che questo tizio,sembra prevedibile, ma non lo è!

GABRIELE – Senti, io sono ancora vivo e ci ho vissuto per quasi un mese. Lo so gestire, chiaro?

Mentre parlano, dalla quinta a sinistra, sbuca, nell’appartamento, Leonardo vestito solo di un accappatoio. Apre un armadietto, sposta una mensola, dietro la quale si cela una piccola chiave. Rientra nella quinta a sinistra; si sente un rumore di botola che viene aperta, rumore di sacchetti mollicci buttati a terra.

TONI – E Il capo si fida?

GABRIELE – Come potrebbe non fidarsi di suo fratello?

TONI – Sarà anche suo fratello ma è completamente folle!

GABRIELE – E spietato.

TONI – Non so, credo che se dovessi ingaggiare un killer, ingaggerei un professionista. Tirare in ballo uno psicopatico,  che si sostituisce al fratello cambiando nome e residenza … anche se sei tu il fratello, insomma non è mai una buona idea. Dico, gli ha ammazzato madre e fratello minore! Com’è possibile che ancora …

GABRIELE – Senti, io non so proprio cosa dirti! Forse, se fosse mio fratello, lo avrei già chiuso in un cazzo di manicomio! Siccome però non è mio fratello, ma il fratello del mio capo … mi limito semplicemente ad eseguire gli ordini. E forse dovresti fare lo stesso anche tu.

TONI – D’accordo però …

GABRIELE – Probabilmente, non lo ha cercato per ingaggiarlo, forse ha detto a noi così perché non devono interessarci i veri motivi per cui ci ha chiesto di cercarlo, e basta! Non sono fatti nostri. Forse lo rivuole a casa perché in questo modo può tenerlo d’occhio …

TONI – Sì, va bene, ma …

GABRIELE – Che c’è ancora?

TONI- E’ vero anche quello che dicono su suo padre?

GABRIELE – Ah, le voci che girano?

TONI – Eh, quelle!

GABRIELE – Che ne so!

TONI – Ho i brividi al solo pensiero, eppure sono anni che faccio questo lavoro!

GABRIELE – Noi siamo professionisti,

TONI – E allora?

GABRIELE – Non vorrai confondere un professionista con …

TONI – Un pazzo furioso?

GABRIELE – Con il fratello del capo!

TONI – Ma …

 GABRIELE – Che cosa c’è?! Vuoi darti una calmata?

TONI – Tu cosa ne pensi?

GABRIELE – Di cosa? Cosa ne penso di cosa?

TONI – Delle voci che girano!

GABRIELE – Uff!  Cosa vuoi che me ne freghi?! Santo cielo! Penso da qualcuno avrà pur preso, no? (ride. Toni fatica a sorridere)

Sul lato sinistro del palco intanto vediamo Leonardo dirigersi verso il contatore.

Gabriele lancia un’occhiata al bagno

GABRIELE – (a parte) Ma quanto ci mette? (alzando la voce) Ehi, Erminio, a che punto sei? Ti ci sei addormentato?

Silenzio. Gabriele e Toni si guardano in faccia con viva preoccupazione, poi vanno verso la quinta di destra.

Leonardo spegne l’interruttore. La luce salta anche nel seminterrato.

TONI – (fuori campo)  Oh, Dio!

GABRIELE – Oh, cazzo!

Al buio completo si sente aprire la porta del seminterrato.

TONI – Dove sei?!

GABRIELE – Sono qui!

TONI – Qui dove?!

GABRIELE-  Qui, sono qui accanto a te!

TONI – Deve essere entrato qualcuno!

GABRIELE – Sta attento …

TONI – Ho sentito un rumore!

GABRIELE – Stai calmo. Stai calmo!

Silenzio inquietante.

LEONARDO – (quasi sottovoce, inquietante) Bambini, papà è a casa.

Leonardo lancia un grido. Parte un colpo di una pistola. Il lampo ci permette di vedere Leonardo, in piedi, armato di un’ascia che si avventa su Toni e Gabriele. Altri spari illuminano la lotta. Silenzio.

Buio