Il senatore Fox

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I L S E N A T O R E F O X

I L  S E N A T O R E  F O X

commedia in tre atti

di

Luigi Lunari

P e r s o n a g g i

VITTORIO EMANUELE FOX

BIANCA MARIA FOX, sua moglie

MARIA VITTORIA FOX, sua figlia

GIACOMO COLOMBO

L'ONOREVOLE ORSI

L'AVVOCATO AQUILA

PADRE GATTI

La commedia si svolge nel giardino della casa dei Fox, nell'arco delle ventiquattr'ore che vanno dalla sera di una domenica elettorale alla sera del lunedì seguente.

ATTO PRIMO


Un giardino in collina.

Da un lato, la veranda della villa cui il giardino appartiene.

Protette dal verde, alcune poltroncine di metallo bianco, da giardino, e sedie a sdraio. Un divano a dondolo. Un tavolo, ingombro di carte e cartelle, che serve evidentemente da scrivania per la buona stagione.

E' sera, ma il cielo estivo è ancora chiaro.

Su una sdraio molto reclinata, il volto coperto da un giornale riposa il dottor Fox.

Il segretario del dottor Fox, Giacomo Colombo, sta dandosi da fare attorno al tavolo, riordinando le carte che vi si trovano E’ un giovane tra i venticinque e i trent'anni, sano di mente e di corpo, vestito inappuntabilmente come si addice ad un segretario di qualità.

Entra l'avvocato Aquila: un uomo sopra i cinquanta, pesante e sudato, vestito con danarosa ricercatezza. Sbuca dalla parte opposta a quella in cui si trova la villa, affaticato per la salita.

AQUILA - Il dottor Fox?...

GIACOMO - Sssst!...

AQUILA - Dorme?

GIACOMO - Riposa.

(Pausa. Aquila si asciuga il sudore.)

AQUILA - Ero venuto a complimentarmi con lui...

GIACOMO - A parlar di corda in casa dell'impiccato?

AQUILA - Perchè dice così?

GIACOMO - Ma come! Un pover'uomo viene strappato alla sua casa, al suo paese, dal centro di tutti i suoi interessi; e viene sbattuto via, come uno straccio, come un limone spremuto!...

AQUILA - Ma... amico mio! Se qualcuno la sentisse potrebbe pensare a una deportazione in Siberia! Il dottor Fox è candidato al Senato! In un collegio come questo, dove il nostro Partito ha il sessantacinque per cento dei voti, candidato al Senato vuol dire senatore!

GIACOMO - Avvocato Aquila, lei sa che quando ci si vuol togliere dai piedi una persona, uno dei modi è quello di promuoverla: imbalsamarla, come un faraone.

AQUILA - Un posto al Senato non è nè una sinecura nè una tomba. E' una posizione importante, che permette azioni a vasto raggio, rapporti al massimo livello...

GIACOMO - Nelle sue condizioni di salute?...

(Pausa)

AQUILA - Allora è vero!

GIACOMO - Che cosa?

AQUILA - Che non sta bene. A me può dirlo: sono un amico.

GIACOMO - Ha avuto... un piccolo malessere.

AQUILA - Un piccolo malessere non vuol dire niente. Che cos'è: un mal di testa?

GIACOMO - Una... disfunzione.

AQUILA - Uff! Di che cosa? Caviglia? Prostata?

GIACOMO - Circolazione.

AQUILA - Insomma, non vuole essere chiaro! "Circolazione!" Vene varicose? Acne giovanile?

GIACOMO - Cuore.

AQUILA (finalmente) - Ah, un infarto eh? Un infarto, un infarto! E perchè non dirlo subito? Io sono un amico.

GIACOMO - Infarto... è una parola grossa. Può far pensare al peggio.

AQUILA - Immagino sia uno di quei colpetti che a una certa età capitano più o meno a tutti. Anch'io, la settimana scorsa, dopo il quarto comizio in un giorno, ho dovuto sedermi a prender fiato... Un colpetto... è un avvertimento. Uomo avvisato, mezzo salvato. Uno prende nota, dà un colpo di freno... e mentre gli altri corrono verso il colpo fatale, lui campa più di tutti! Questa è la verità!

GIACOMO - Purtroppo... eh, il caso è diverso!

AQUILA - Ah sì, eh?

(Pausa).

Dottor Colombo, posso parlarle con franchezza? Lei è giovane, e sveglio. Lei non può non essersi posto il problema del suo avvenire, il giorno che per avventura il dottor Fox dovesse...

GIACOMO - Il mio mestiere è la politica.

AQUILA - Certo! Ma lei sa che quando si sceglie un autobus, e poi questo autobus sbaglia strada o si ferma, può anche essere difficile saltarne giù in tempo.

GIACOMO - Non è mia abitudine tenere il piede in due scarpe.

AQUILA - E allora non dica che il suo mestiere è la politica.

(Pausa)

Ma in fondo, che cosa ho detto di male? Ho detto solo che nell'ipotesi, infausta, che il dottor Fox dovesse lasciarci... lei dovrà pure pensare a se stesso.

GIACOMO - Quel giorno, senz'altro.

AQUILA - E se io, "quel giorno", avessi bisogno di un collaboratore efficiente, preciso, intelligente, competente, introdotto...? Come vede, caro Colombo, sto facendo il suo ritratto.

GIACOMO -E perchè no?

AQUILA - Allora è sì

GIACOMO - Non ho detto sì: ho detto "perchè no?".

AQUILA - Appunto: perchè no? C'è un perchè per cui debba dirmi di no? No! Dunque: sì.

GIACOMO - Ma... che cosa so io, di lei, avvocato Aquila?

AQUILA - Eh già! Mia moglie diceva: una volta per assumere una cameriera, si richiedevano le referenze. Oggi, bisogna darle. Bene: io non posso dire di essere una potenza, come il dottor Fox: non controllo la Federazione, non ho le mani nel piano regolatore, non mi occupo di Casse di Risparmio, non controllo le licenze per l'importazione della carne, non regolo l'andirivieni delle lire verdi... però ho anch'io le mie parrocchiette!

GIACOMO - Esempio?

AQUILA (ammonendolo furbescamente) - Eh, eh!

GIACOMO - Dovrà pur darmi le sue referenze!

AQUILA (in confidenza, con orgoglio) - Distributori di benzina!

GIACOMO (con ammirazione) - Ah! Oggi il petrolio è sacro e onnipotente.

(Gli porge la mano)

Anche depositi?

AQUILA - Anche depositi!

(Gli stringe la mano, lo attira un poco a sè)

Quello di cui ho bisogno è un'investitura ufficiale, mi capisce? La nomina a "suo successore in loco"... prima che lui se ne vada. Al Senato... o lassù. Bisogna impedire che Federazione, centri di potere, cadano in mano all'onorevole Grillo, a padre Gatti... Mestatori, politicanti, corrotti. Non hanno a cuore l'interesse pubblico, ma solo il tornaconto personale, le clientele... Posso contare sul suo appoggio?

GIACOMO - Il mio appoggio è poca cosa. E' lui che conta.

AQUILA - E che cosa mi consiglia?

GIACOMO - Come si fa nelle commedie, ad assicurarsi l'eredità di un vecchio zio? Lusinghe, attenzioni, regali...

AQUILA - Cioè?

GIACOMO - Vuole ricevere? Gli dia! Lo interessi in una piccola fetta del suo feudo. Gli ceda una piccola parte del suo potere. Lo associ alle sue... parrocchiette. Non sarebbe molto. Ed è un buon investimento.

(Pausa. Una nuova stretta di mano suggella il patto: Aquila soddisfatto, si volta verso il dormiente, e indicandolo con un largo gesto della mano, come il cacciatore che mostra la belva abbattuta, lo annuncia:)

Il senatore Fox!

FOX - (destandosi, lentamente, come emergendo da un baratro profondo, con debole voce) - Chi mi chiama?

AQUILA -(gli corre accanto, solerte; parla ad alta voce, come quando si parla a qualcuno non del tutto cosciente) - Mio caro amico, sono io; l'avvocato Aquila!

FOX -(come sopra) - Aquila?...

AQUILA - L'avvocato Aquila, sì, mi riconosce?

FOX - Aquila?...

AQUILA - Come sta, caro amico? Sta bene? Eh?

FOX - (debolmente) - Bene, bene, sto bene, grazie. Perchè mi chiede se sto bene?

AQUILA - Perché la sua salute mi sta molto a cuore!

(Fox fa per alzarsi, ma barcolla. Aquila lo sorregge.)

Eh, eh! Bisogna esser prudenti!

FOX - Ma io... sto benissimo.

AQUILA - Certo, certo, Lo sappiamo. Ma come dice il proverbio "La prudenza non è mai troppa"! Ero venuto per parlarle di una cosa...

GIACOMO - Meglio non affaticarlo. Non vede?

AQUILA - Ah, sì. Gliene accenno soltanto.

(Tira una sedia accanto a quella su cui si è seduto Fox, e continua a parlargli spiccicando bene le parole, come si parla a qualcuno non del tutto in grado di capire.)

Dunque, caro amico, lei sa che io mi occupo delle licenze per i distributori di benzina.

FOX - ... Benzina?

AQUILA - Un compito che io, anche se ufficialmente non figuro, ho sempre svolto avendo a mira in primo luogo l'interesse pubblico.

FOX - L'interesse pubblico, sì... l'ho già sentito.

AQUILA - Ma per strano che possa sembrare, questa mia piccola specializzazione mi ha procurato molti nemici.

FOX - ... Nemici?

AQUILA - L'onorevole Grillo... il professor Gatti... tutta gente che vorrebbe averci le mani in pasta, per ovvie ragioni di clientela, sporchi interessi personali... E io ho sempre pensato che se volesse occuparsene anche lei, assieme a me; sempre avendo a mira in primo luogo l'interesse pubblico...

FOX - (sempre debole, assente) - Ah, grazie! Che bello. Distributori di benzina? Sì, mi interesserebbe molto... Ma io tra poco vado a Roma...

AQUILA - Oh, ma l'autorità del suo nome...

FOX - Un gesto inconsueto, di rara generosità... Sì. Non so come potrò ricambiare!

AQUILA - Basta, basta! A questo penseremo. Volevo solo sapere se la cosa poteva interessare... Ne riparleremo con comodo, e soprattutto, quando lei, caro amico, si sarà completamente ripreso.

(Si alza. A Giacomo)

Mi raccomando a lei. Faremo grandi cose, insieme. Piano regolatore più distributori di benzina... Lei sa cosa significa. Che la concorrenza... via!

(A Fox da lontano)

Addio carissimo! A presto!

(Esce)

FOX (alzandosi, forte, in perfetta forma) - Imbecille!

(A Giacomo, che sta tornando sui propri passi)

Un po' di whisky, per piacere! "Mio caro amico, sono io, non mi riconosce?" Imbecille! Mi danno per morto! E tanto per non perdere tempo in attesa dei funerali... al Senato. Altro cimitero; a Roma, lontano, con tutti gli onori, ma fuori dai piedi! Come le termiti con la loro regina, che quando muore tutti le si fanno intorno, a mangiarne a pezzi il ventre!

GIACOMO - Ma ciascuno, intanto, porta il suo tributo.

FOX - Distributori di benzina, eh? Ma non ha detto la parte più interessante: gli intrallazzi con le compagnie petrolifere.

GIACOMO - Glielo faremo dire la prossima volta. Ha telefonato anche l'onorevole Grillo. Il suo feudo, a quanto dice, sono gli zuccherifici. E le partecipazioni incrociate degli Istituti di credito.

FOX - Briciole! L'onorevole Grillo può fare molto di più.

GIACOMO - Lo faremo cantare.

(Fox si é alzato, e ha preso un estensore a molle, con il quale comincia a fare ginnastica. Giacomo gli si avvicina e glielo toglie dalle mani)

Questo non mi sembra il caso.

FOX - Ma ormai sto benissimo. Son passati tre mesi.

GIACOMO - Appunto: soltanto tre mesi.

(Pausa)

FOX - Mi dica un po', caro Colombo. Lei è da sei anni il mio segretario, il mio braccio destro, diciamo pure il mio "alter ego". Qualcosa ha imparato, quindi... io non mi faccio nessuna illusione. Lei, come tutti, come è giusto, sta aspettando che io mi... diparta, per raccogliere quante più briciole è possibile del mio piccolo impero. Ma lei sa anche, come io le ho sempre insegnato, che la nave che affonda va abbandonata per tempo...

GIACOMO - ... per evitare di esser sorpresi dal gorgo.

FOX - Che cosa le fa pensare che non sia ancora giunto il momento di abbandonare questa nave... dandole magari il colpo di grazia?

GIACOMO - Il mio sesto senso... che mi consiglia di aspettare ancora un po'.

FOX - Quindi, finché vedo lei sulla mia nave, posso stare tranquillo.

GIACOMO - Politicamente, sì.

(Gli toglie di mano due piccoli pesi da sollevamento)

Ma per quel che riguarda le coronarie, l'uomo da seguire è il medico.

Tennis fino ai cinquanta, golf dai cinquanta ai sessanta, e dopo i sessanta solo bridge.

FOX - Per carità! L'unico gioco in cui non si può bluffare! Non fa per me.

GIACOMO (accanto al tavolo) - Ho preparato gli appunti per l'articolo su Famiglia Cristiana.

FOX - Vogliamo vederli assieme?

GIACOMO - Per la verità... stasera ho un impegno. Glielo avevo detto, si ricorda? Ecco qui: sull'agenda.

FOX (sospettoso, suo malgrado) - Un incontro... politico?

GIACOMO - Tutt'altro.

FOX - Ho capito. E' giusto. Ogni tanto, caro Colombo, mi dimentico che lei ha trent'anni.

GIACOMO - Ventinove.

FOX - Vada, e si diverta. Ma si ricordi che l'arte della politica esige dedizione assoluta. Le donne - per quanto non se ne possa fare a meno - sono pur sempre zavorra. Una dolce zavorra, ma... Mi scusi, le faccio far tardi.

GIACOMO - La signora mi ha detto di avvertirla quando avremmo finito.

FOX - La avverta pure.

GIACOMO - Buonasera, "senatore" Fox!

(Esce. Dopo qualche istante entra Bianca Maria. Dolce, mite, assolutamente rispettabile. Ha in mano un cestino da lavoro a maglia e l'astuccio di un violino. Fox le va incontro.)

FOX - Cara!

BIANCA MARIA - Caro!

(Egli le bacia le mani, la scorta alla sua sedia o poltrona preferita.)

Hai finito di lavorare, amore?

FOX - Quasi, tesoro.

BIANCA MARIA (con dolce protesta) - Ma lavori sempre!

FOX - Il lavoro nobilita l'uomo.

BIANCA MARIA - Amore!

FOX - Tesoro! E la bambina?

BIANCA MARIA (esita, timida) - E'... è uscita.

FOX - Uscita?! Come, uscita? Da sola?! Di sera?!

BIANCA MARIA - ... in compagnia... con delle amiche... compagne di scuola...

FOX - Ma dove sono andate? E chi sono? Con chi? E perchè? E quando torna?

BIANCA MARIA - Torna presto: me l'ha promesso. Sai che Maria Vittoria è una brava bambina. Quando promette una cosa si può stare tranquilli. D'altra parte, caro; al giorno d'oggi non è più come ai nostri tempi. Dobbiamo rendercene conto.

FOX - Me ne rendo conto... ma non mi piace! La mia bambina...!

BIANCA MARIA (cantilenando, col ditino, fanciullescamente) - Papà è geloso! Papà é geloso!...

(Fox sorride, si schermisce, nega l'affermazione come fosse una cosa

assurda, ma in fondo lusingato.)

FOX - Ah, come si sta bene stasera.

BIANCA MARIA - Amore!

FOX - Tesoro!

BIANCA MARIA - Vuoi che ti suoni qualcosa.

FOX - Se vuoi.

BIANCA MARIA - Oh, no: se vuoi tu.

FOX - A me fa sempre piacere, lo sai.

BIANCA MARIA - Amore!

FOX - Tesoro!

(Bianca Maria ha tirato fuori il violino, e suona - con molto sentimento - la Ninna-nanna di Brahms. Qualche battuta poi si ferma)

BIANCA MARIA - Dormi?

FOX - Cara, ma ti pare? Sto ascoltando.

(Bianca Maria riprende)

Eppure... sai che cosa penso qualche volta? Perché non studi un altro pezzo, adesso che la bambina è grande e hai più tempo libero? La Ninna-nanna di Brahms è molto bella... eppure io credo che ad alternarla con qualcosa d'altro ci guadagnerebbe.

(Bianca Maria é molto impegnata nell'esecuzione. Non risponde. Procede, fino ad una clamorosa stecca.)

Eh, eh! Questo punto lo sbagli sempre!

BIANCA MARIA (piagnucolosa, col broncio, infantile) - E' vero, è vero! La bemolle! La bemolle! Che rabbia!

(Esegue un paio di volte il la bemolle incriminato, poi delusa depone il violino.)

E anche stasera è andata così!

FOX - Non suoni più?

BIANCA MARIA (col broncio) - No!

FOX - Sù, sù, non bisogna scoraggiarsi. Un po' alla volta, lo imparerai.

(Bacio in fronte)

BIANCA MARIA (tutto passato) - Amore!

FOX - Tesoro!

(Fox siede alla scrivania. Lei comincia a sferruzzare.)

BIANCA MARIA - Che cosa stai facendo?

FOX - Sto preparando un articolo per Famiglia Cristiana. Sulla decadenza dei costumi.

BIANCA MARIA - Ah, come si sta bene stasera. Mi leggi qualcosa?

FOX - Senti questo. "... perchè vogliamo l'abolizione del divorzio, dell'aborto, la reintroduzione di una più stretta morale sulla vita privata del cittadino? Perchè come i rimedi contro il cancro implicano l'esistenza del cancro, così il divorzio e l'aborto implicano la crisi dell'istituto familiare. E chi sarà mai tanto folle da desiderare, da auspicare di aver bisogno di una cura anti-cancro? Come il cancro significa sfacelo fisico, così divorzio e aborto significano decadimento morale: prostituzione, droga, estremismo, soprattutto di sinistra, violenza, pornografia, omosessualità!"

Eh?

(Attende l'approvazione incondizionata della consorte.)

BIANCA MARIA - Credi?

FOX (stupefatto) - Ma cara...

BIANCA MARIA - E' tutto molto bello, ma... pensavo agli omosessuali. Credi davvero che tra loro ci sian molti divorziati?

FOX - Bianca Maria! Certe parole, sulle tue labbra...

BIANCA MARIA - Scusami, caro, ti spiego perchè. Ho letto proprio oggi, sul Giornale di Berlusconi, un'inchiesta... e diceva che "quella gente", molte volte, è... come si dice?... negli affetti, più costante e più fedele di tanti altri.

FOX - Bianca Maria!!

BIANCA MARIA - E poi... io penso che se due omosessuali divorziano, magari per risposarsi con gente dell'altro sesso... beh, penso che sia giusto, non ti pare? Vorrebbe dire... rimettere un po' le cose a posto.

FOX - Bianca Maria, ti prego! Lo sai che certi discorsi... sulle tue labbra!

BIANCA MARIA -Amore, sei stato tu a cominciare.

FOX - Sì, tesoro: ma tu dovevi solo ascoltare. Io credevo, osavo sperare... che certe parole tu neppure le conoscessi. E mi meraviglio di Berlusconi!

BIANCA MARIA (tranquilla, chiudendo l'incidente) - Scusami, caro.

(Pausa. Fox lavora, ora un po' nervoso; Bianca Maria sferruzza, cantarellando a bocca chiusa la Ninna-nanna di Brahms)

Secondo te, un pullover per Maria Vittoria, a losanghe verdi e azzurre, su due nuances, sta bene?

FOX - Eh?... Credo di sì.

BIANCA MARIA -Vorrei farlo a vita stretta, uso dopo-sci, da portare con una camicia a maniche larghe, su toni gialli e marroni. Un po' diverso dal solito, non ti pare?

FOX - Eh?... Certo.

(Pausa.)

BIANCA MARIA - Tu ti stupisci che io conosca certe parole! Ma per dirti come cambia il mondo, amore: dimmi tu se quando ci siamo sposati avrei mai pensato di accostare il verde all'azzurro!

FOX - Come?

BIANCA MARIA - Ho detto: per dirti come cambia il mondo, come tutto sia messo in discussione, come non ci sia più niente di sicuro: pensa tu se solo dieci anni fa avrei mai osato accostare il verde all'azzurro!

FOX - Oso proprio sperare di no!

BIANCA MARIA - Eh, sì! "Tout passe, tout casse, tout lasse!"...

FOX - "Contessa, che è mai la vita?..."

BIANCA MARIA - "...E' l'ombra di un sogno fuggente:

la favola breve è finita,

solo immortale è l'amor!"

FOX (continuando a scrivere) - "I cipressi che a Bolgheri alti e schietti..."

BIANCA MARIA - "Era biondo, era bello, era beato

sotto un arco di cielo era sepolto."

(Pausa)

FOX (improvvisamente cessando di scrivere, depone la penna, e cambia posizione, come accingendosi ad un altro discorso) - Eppure, cara... vedi? Se non avessi te, la bambina, questa casa... io non so se saprei resistere all'infamia, al fango del mondo! Qui dentro, c'è tutto quel che io ho di più caro; e vorrei che queste mura fossero come un argine a tutto il resto del mondo, e questa casa un'oasi, una campana di vetro, una torre d'avorio, che difenda te e la bambina da tutto quello che di brutto, di sgradevole, di squallido vi è nella vita. Quando esco di qui, nella vita, nel mondo, per le strade, quando passo davanti a un'edicola, quando apro un giornale, e vedo quelle immagini volgari, proterve, e leggo quelle notizie di disordini, di violenza, di protesta assurda e irrazionale... la mia tentazione, il mio impulso é quello di correre qui, e chiudere porte e finestre, e proteggere te, e la mia bambina e me con voi. Io vorrei che per voi la vita fosse solo poesia, serenità, sentimento; che voi non sapeste neppure che esistano gli assassini, i ladri, gli adulteri, gli operai, i poveri, gli affamati...!

BIANCA MARIA (quasi commossa) - Caro, questa è la più bella dichiarazione d'amore che un uomo possa fare alla sua sposa.

(Pausa)

Vuoi che riprovi la Ninna-nanna di Brahms?

FOX - No, grazie; non stancarti.

BIANCA MARIA - Oh, lo sai che non so stare senza far niente!

FOX - Purtroppo, devo lavorare...

(Ma non ci riesce: è nervoso, posa la penna)

Continuo a pensare alla bambina! Fuori alla sera, da sola... non mi piace!

BIANCA MARIA - Papà è geloso! Papà è geloso!...

FOX - Non vorrei che cominciasse, sai, con i morosetti...

BIANCA MARIA - Un giorno o l'altro dovrà pur cominciare.

FOX - Sì, ma non prima che tu le abbia parlato, per esempio.

BIANCA MARIA - Di che cosa?

FOX - Ma come, di che cosa! Tu, come mamma, non hai proprio niente da dire a tua figlia, che comincia a uscire la sera, da sola?

BIANCA MARIA - Dici che sia il momento?

FOX (nervoso) - Non lo so! Una volta le madri parlavano alle figlie alla vigilia delle nozze. Ma adesso... sembra che già alle elementari un bambino debba saper tutto!

BIANCA MARIA (ridacchia, imbarazzata) - Oddio, io... non saprei neanche da che parte cominciare...

(Da fuori, un campanello che segnala l'apertura di una porta o di un cancello. Un fischio giovanile, modulato su due o tre note, come per richiamare l'attenzione.)

FOX - Chi è?

BIANCA MARIA - E' la bambina. E' già a casa, hai visto? Aveva detto che sarebbe tornata presto, e così ha fatto!

FOX - Beh, meno male!

(Riprende la penna, sollevato. Da fuori si ode la voce di Maria Vittoria che chiama: "Papà!... Mamma!..." Poi di nuovo il fischio sbarazzino di prima.)

BIANCA MARIA (risponde al richiamo, con un gridolino civettuolo) - Uuuh!...Uuuh!

(Entra Maria Vittoria. E' una bella ragazza sui venticinque anni, corretta nei modi e nel vestire, ma del tutto disinibita e completamente diversa - se non altro per l'età - da quanto era lecito attendersi dai discorsi dei genitori)

MARIA VITTORIA -Come mai ancora in giardino?

BIANCA MARIA - Si sta così bene, stasera!...

FOX (finto burbero) - Non si saluta?

MARIA VITTORIA (gli si avvicina e lo bacia) - Ciao, papà.... (Idem) Ciao, mamma.

(Poi si scosta dai due, in posizione equidistante, come per un annuncio importante)

Papà, mamma... Devo parlarvi.

(Papà e mamma alzano gli occhi, un po’ stupiti.)

Vorrei sposarmi.

(Penna e ferri da maglia cadono dalle mani)

FOX - Come, scusa?

MARIA VITTORIA - Ho detto... che vorrei sposarmi.

(Altra pausa)

FOX - Ma... Maria Vittoria cara, per sposarsi...

(Non sa cosa dire)

... bisogna essere in due.

MARIA VITTORIA - Ma si capisce, papà: siamo in due.

(Pausa.)

FOX - Poco fa, tua madre ed io, proprio di questo si parlava. E già che ci siamo, visto che evidentemente il momento è questo...

(Bianca Maria si alza in fretta e si avvia)

Dove vai?

BIANCA MARIA (imbarazzata) - Beh... se dovete parlare...

FOX - Caso mai, dovrei essere io ad andarmene e a lasciarvi sole!

MARIA VITTORIA - Mamma, perchè diventi rossa?

(Al padre:) - Di che cos'è che dobbiamo parlare?

FOX (a disagio, partendo da lontano) - Ecco, Maria Vittoria cara, il matrimonio, l'unione tra due esseri che dovranno vivere assieme per tutta la vita, non comporta solo il tenersi per le mani, il guardarsi negli occhi, come si legge nei romanzi di una volta, o scambiarsi qualche bacetto sulle gote...

MARIA VITTORIA - Ma papà, di che cosa stai parlando, tesoro?

BIANCA MARIA - Maria Vittoria, ascolta tuo padre!

MARIA VITTORIA - Ma lo so, papà: il matrimonio è una cosa seria, ci sono delle responsabilità, possono sorgere difficoltà per le quali è necessario essere preparati e maturi...

FOX - C'è dell'altro, bambina mia! Ci sono aspetti della vita in due... aspetti personali, "intimi"... che tu non puoi conoscere! C'è tutta quella serie di rapporti che si chiamano...

(L'audacia gli costa sudori, e un improvviso senso di soffocamento, talchè si slaccia il colletto della camicia)

... rapporti sessuali!

(Gridolino di Bianca Maria)

MARIA VITTORIA (quasi ridendo) - Ma papà, sei ridicolo!

BIANCA MARIA (melodrammatica) - No, no, non così a tuo padre!

FOX (severo) - Bianca Maria, calmati!

MARIA VITTORIA - Papà, qualche volta ho l'impressione che tu dimentichi che io ho ventiquattr'anni, e che sono laureata in botanica.

BIANCA MARIA (tremante) - La botanica, bambina mia, è tutta un'altra cosa: c'è il polline, ci sono i pistilli, le corolle... E poi... fa tutto il vento!...

MARIA VITTORIA - Insomma, papà e mamma, volete smetterla con queste storie, e ascoltarmi, e rispondere? Voglio bene a un ragazzo: un uomo. Lui mi vuol bene. Desideriamo sposarci.

FOX (con forza) - Chi è, come si chiama, che cosa fa, dove lavora! Diamine!

MARIA VITTORIA (con pazienza) - Ma papà, caro, ma certo che saprai tutto! Gli parlerai, ti informerai... ci penserai!... Non dobbiamo mica sposarci stasera!

FOX (sarcastico, amaro) - E' già qualcosa! La gioventù al giorno d'oggi... sa tutto, fa le cose in quattro e quattr'otto! C'è addirittura da ringraziarti che tu ne abbia informato i tuoi genitori!

MARIA VITTORIA - Ma papà, perchè metti le cose su questo tono? Valeva la pena che te ne parlassi prima di sapere bene se è una cosa seria o no? Sono qui per questo: per chiedervi, visto che è una cosa seria, se siete contenti o no.

BIANCA MARIA (piange) - La mia bambina, la mia bambina!

FOX - Bianca Maria!

MARIA VITTORIA - Non avete ancora risposto.

FOX - Beh, Maria Vittoria... devo dire che sapevo che un giorno o l'altro ci saremmo trovati a questo punto, anche se non me l'aspettavo certo per stasera... Ora, Maria Vittoria cara, sei tutto per noi, e il nostro unico desiderio é vederti contenta, realizzare te stessa, le tue aspirazioni. Pertanto se questo... signore è un uomo dabbene, onesto, sano, istruito... di adeguata condizione sociale... di sicura moralità... beh, non vedo perchè‚ tua madre ed io non dovremmo essere contenti: anche se avremmo voluto... - non dico sceglierti noi il marito, come si usava una volta, e forse non del tutto a sproposito! - ... ma vigilare un po' più da vicino, e un po' più per tempo, su questa tua scelta.

(Ha finito: é stato molto difficile.)

MARIA VITTORIA - E' sano, istruito, per bene, e ha una buona posizione, papà. C'è solo una cosa che non vi piacerà tanto, credo.

I suoi genitori...

FOX - Divorziati?

(Gridolino di Bianca Maria)

MARIA VITTORIA - No. Ha solo la mamma.

FOX - Orfano di padre?

MARIA VITTORIA - No, non è orfano. O almeno... non si sa. Può anche darsi.

FOX - Come sarebbe a dire?

MARIA VITTORIA - E' figlio di N.N.

BIANCA MARIA - Di chi?

MARIA VITTORIA - Di N.N., mamma: di padre ignoto.

(Shock.)

FOX - Mai!

MARIA VITTORIA - Papà...

FOX - Mai!

MARIA VITTORIA - Papà, ti prego di riflettere.

BIANCA MARIA (piagnucolando) - Bambina mia, tu che hai studiato dalle suore...

FOX - Bianca Maria, sta zitta!

MARIA VITTORIA - Papà, io non chiedo meglio che di obbedirvi e farvi felici; ma poichè sono sicura di aver trovato nell'uomo che amo la persona che più fa per me, ti prego ancora di riflettere.

BIANCA MARIA (tremolante) - Bambina mia, pensa a quel che direbbe la zia Angela!

MARIA VITTORIA - Mamma, io me ne frego della zia Angela!

BIANCA MARIA - Anche il turpiloquio, Maria Vittoria?

FOX - Bianca Maria, sta zitta! E' in gioco ben altro che il parere della zia Angela, figlia mia! E' che mai nella nostra famiglia...

MARIA VITTORIA - Papà, non ce n'è uno dei tuoi discorsi in cui tu non ti proclami democratico, cristiano, e antifascista. E' vero?

FOX - Certo!

MARIA VITTORIA - E allora spiegami, papà, in base a quale di questi tre ordini di valori tu vorresti impedirmi di sposare un uomo che per qualità intrinseche e oggettive è in tutto degno di me! A meno che, papà, tu non voglia sostenere la tesi che di eventuali colpe dei suoi genitori, sia giusto che egli debba essere chiamato a pagare oggi di persona il prezzo...

BIANCA MARIA (stupita e indignata) - Ma senti che scilinguagnolo, la signorina! Ma come! con tutti i soldi che abbiamo speso per darti un'istruzione...

FOX - Bianca Maria sta zitta! Figliola, i princìpi sono delle affermazioni teoriche che valgono per la generalità dei casi, e dunque più per gli altri che per noi stessi.

MARIA VITTORIA - Allora non valgono niente!

FOX - Hanno un valore statistico.

MARIA VITTORIA - Papà, mi dispiace, ma se questa è la tua ultima parola, se niente può fartela mutare... io ho deciso di disobbedirti.

(Bianca Maria sviene, senza un lamento, al più con un sospiro)

FOX - Bianca Maria!

MARIA VITTORIA - Oddìo, mamma! Proprio adesso! Ma ti pare il momento?

FOX - Aiuto, aiuto!...

(Entra di corsa Giacomo, che si avvicina a Fox e a Bianca Maria)

GIACOMO - Lasci fare a me, dottor Fox!

(Depone Bianca Maria sulla sdraio, e le colpisce le guance con leggeri schiaffetti.)

FOX - Bianca Maria, come stai?

BIANCA MARIA (rinvenendo) - Figlia mia, figlia mia perduta...

GIACOMO - Ecco: tutto passato...

(Compiuta l'opera, si scosta di qualche passo.)

FOX - Stai bene?... Ti senti bene?

BIANCA MARIA (debolmente) - Sì, sì... tutto passato...

FOX - Grazie, dottor Colombo. Ora, però, la prego: stavamo discutendo una questione di famiglia, e...

(Colombo non si muove.)

...la prego di lasciarci soli.

(Colombo non si muove. Maria Vittoria gli si avvicina e infila il proprio braccio sotto quello di lui.)

MARIA VITTORIA - Papà!...

(Pausa. Il tempo di capire.)

FOX - Lui?!

GIACOMO - Sì, dottor Fox: sono io.

(Con debole lamento, Bianca Maria sviene di nuovo)

Maria Vittoria ed io ci amiamo: desidero sposarla, e farla felice.

(Bianca Maria, visto che nessuno si occupa di lei, rinviene e insorge,

trasformata in arpia.)

BIANCA MARIA - Demonio, demonio, oh, demonio! Traditore, sacrilego, serpente! Si è introdotto nella nostra casetta, strisciando tra le pietre stesse del nostro focolare, per sedurre l'anima della mia bambina indifesa, chissà con quali arti subdole, maligne...

FOX - Per l'amor di dio, Bianca Maria, calma! Non perdiamo la testa.

Stavamo dicendo?

GIACOMO (ricominciando) - Maria Vittoria ed io ci amiamo, dottor Fox, desidero sposarla e farla felice.

FOX - Beh... e poi?

GIACOMO - Beh... e poi... basta. Il resto è evidente!

(Imbarazzo tra i due uomini. Maria Vittoria interviene.)

MARIA VITTORIA - Papà, mamma... dovete dire di sì, dire che siete contenti, stringere la mano a Giacomo, abbracciare e baciare me...

FOX - Insomma,... la mia benedizione!

BIANCA MARIA - Lei è figlio di padre ignoto, dunque!

GIACOMO - Sì.

BIANCA MARIA - E pur sapendo di non sapere chi è suo padre, lei ha osato insidiare Maria Vittoria...

MARIA VITTORIA - Uffa, "insidiare", mamma! Ma dove le hai lette queste cose?

BIANCA MARIA (in crisi) - Mai, mai! Lei non conosce mia sorella Angela! Maria Vittoria, la zia Angela... tu la conosci!

FOX - Bianca Maria, sta zitta! Maria Vittoria, porta in casa tua madre; parlerò io con il dottor Colombo.

(Maria Vittoria guida la madre verso casa.)

MARIA VITTORIA - Vieni, mamma. Come si fa a parlare, se tu continui con le tragedie greche?...

(Le due donne escono. Pausa.)

FOX - E così... eccoci qua.

GIACOMO - Io le ho detto tutto, dottor Fox; e lei mi conosce.

FOX - Anche lei mi conosce, Giacomo. E lei sa che per me una cosa è al vertice e al di fuori di tutto: la mia famiglia. Neppure un'ombra deve cadere sulla mia famiglia: neppure il sospetto di un'ombra. E lei - senza sua colpa, lo ammetto - non si trova nella condizione di poter mantenere mia figlia in quel clima di assoluta rispettabilità...

GIACOMO - Continui! In quel clima di assoluta rispettabilità che può essere garantito soltanto...

FOX - Da un nome intemerato! Proprio così!

GIACOMO - "Un nome intemerato!" Lo sapevo! Eppure oserei dire che alle soglie del terzo millennio, a cinque secoli dal Concilio di Trento, a duecent'anni dalla rivoluzione francese, a cinqunt’anni dalla liberazione, a dieci anni dal crollo del comunismo reale...

FOX - So tutto, Colombo! Sono un demodè, un conservatore, un reazionario, e tutto quel che vuole lei! Ma sono convinto che l'ultimo baluardo che ci sia rimasto è la famiglia! Si parla di divorzio, di aborto, di libero amore, di matrimonio modulare e io credo che solo la massima intransigenza in tutto quello che personalmente ci riguarda possa salvarci dal crollo di tutto, dalla catastrofe, dalla fine!

GIACOMO - Non posso che continuare a meravigliarmi. Dopo anni di collaborazione con lei... credevo che i suoi princìpi fossero abbastanza elastici, abbastanza trattabili.

FOX - Negli affari, in politica, fuori di qui. Ma non tra queste mura.

GIACOMO - E se i fatti la obbligassero a transigere?

FOX - Come sarebbe a dire?

GIACOMO - Sarebbe a dire che Maria Vittoria ed io siamo decisi. Ha riflettuto su questo?

FOX - E lei ha riflettuto che in questo caso io non darò un soldo a Maria Vittoria. E che il nostro rapporto, naturalmente, è chiuso?

GIACOMO - E lei ha riflettuto su quante cose so io sul suo conto?

FOX - E lei ha riflettuto... Ah, un ricatto!

GIACOMO - Pensi alla consulenza alla RAI, l'affare del cinema, la questione del burro olandese, dei conigli iugoslavi, i prefabbricati per il Friuli, il conto in banca a Lugano, il voto contro Berlusconi...

FOX - Sssst!...

GIACOMO - ... documentato da quella lettera che lei sa; l'assegno dello zuccherificio, la fornitura dei tubi isolanti all'ospedale, il telegramma a Bernardo d'Olanda...

FOX - Parole.

GIACOMO (mettendo una mano su una borsa) - Parole? Fotocopie!

FOX - Che figlio di puttana!

GIACOMO - Le pare il caso?

FOX - Pardon!

(Pausa. Fox riflette, passeggiando nervoso.)

FOX - Questa discussione sta prendendo una piega antipatica. Vogliamo riportarla a toni più amichevoli?

GIACOMO - Io non chiedo di meglio.

FOX (si schiarisce la gola, come per l'esordio di un discorso) - Io... ho molta stima di lei, caro Giacomo. Molta stima... e direi anche molto affetto. Sì, molto affetto. Potrei essere suo padre; e alla sua carriera, al suo avvenire io guardo come si guarda all'avvenire di un figlio; con lo stesso interessamento, la stessa partecipazione, la stessa emozionata aspettativa per i risultati che certamente non mancheranno.

(Pausa. Ha finito. Ora attende adeguata dichiarazione da parte di Giacomo.)

GIACOMO - Io la ringrazio, caro dottor Fox. per queste belle parole, che attestano una benevolenza per me oltremodo lusinghiera. Tali sentimenti io ricambio con un atteggiamento rispettoso che anch'io definirei - se lei mi consente - di affetto filiale. E' da quando ho avuto la fortuna di lavorare al suo fianco...

FOX - Bene, bene. Così può bastare. Ora possiamo tentare, come si suol dire, una franca e cordiale spiegazione.

Dunque. Lei è figlio di ignoti.

GIACOMO - Di padre ignoto.

FOX - Credevo fosse orfano.

GIACOMO - Sono orfano di madre. Mammà è morta quando avevo sedici anni.

FOX - Me ne dispiace. E le sarebbe difficile rintracciare suo padre? Volevo dire: questo fatto - e cioè la sua nascita - è dovuto a un occasionale errore di sua madre, oppure... si tratta di uno di quei casi in cui... come si può dire?... è un po' difficile identificare il responsabile...?

GIACOMO (indignato) - Mia madre, dottor Fox, apparteneva ad una delle migliori famiglie della sua città! Una famiglia assai vicina a monsignor arcivescovo...

FOX - Per carità... certo, certo!... Naturalmente.

GIACOMO - Una famiglia da cui sono usciti letterati e filantropi illustri... Poi decaduta per certe operazioni sbagliate, e per aver fidato forse un po' troppo nei destini dell’Italia fascista... Ma che anche nell'ora infausta ha mantenuto alto il prestigio di un nome intemerato.

FOX - Intemerato, proprio, non si direbbe.

GIACOMO - Mia madre ha pagato, dottor Fox. Quel suo unico giovanile errore lo ha pagato dedicando la sua vita a me e alla preghiera. Ah, come la ricordo, a prepararmi quei golfini che mai avrebbe potuto comperarmi nelle boutiques in cui si rifornivano i miei cugini, figli legittimi delle sue sorelle. Mi ha cresciuto... come un fiore di serra. Proteggendomi dal vento e dall'acqua; da quello che lei chiamava "il male del mondo"; il mondo che l'aveva tradita, servendosi di un volgare stratagemma, quello sì insinuandosi come un serpente tra le pietre del focolare domestico, tra i tappeti del salotto... Lei avrebbe voluto che tutto questo "male del mondo" non mi sfiorasse neppure; e finchè è vissuta io ho creduto che il mondo fosse un'oasi di bontà nel creato. Mai una parola, per il vigliacco che l'aveva sedotta e abbandonata, per il mascalzone scomparso tra le folla anonima della metropoli...

FOX - Lei non conosce neppure il nome di suo padre?

GIACOMO - No. Mia madre è morta portandosi il segreto nella tomba.

FOX - Quindi lei...

GIACOMO - Potrei trovarmi seduto al wagon restaurant, di fronte a mio padre, senza saperlo.

FOX - Ma allora, benedetto figliolo, perchè non se lo trova, un padre? Un padre qualsiasi: io non chiedo che di venirle incontro. Ci sono le prostitute straniere che quando la polizia minaccia di spedirle a casa - Africa o Asia che sia - si fanno sposare da un qualche vecchio pensionato, che con poche centinaia di migliaia di lire...

GIACOMO (sdegnato) - Dottor Fox! Per quanto registrato all'anagrafe con il banale nome di Colombo, nelle mie vene corre il sangue degli Aironi di Val Petrosa!

FOX - Aironi di Val Petrosa?

GIACOMO - Non dica che non li ha mai sentiti nominare! Se ha fatto l'università a Torino...

FOX - Certo, certo! L'arcivescovo Aironi, allora semplice parroco, era il mio padre spirituale.

GIACOMO - Uno zio di mia madre!

FOX - E con Filippo Aironi ho giocato spesso al tennis, al circolo della Fuci.

GIACOMO - Un secondo cugino di mia madre.

FOX - Ho frequentato Palazzo Aironi con una certa assiduità.

GIACOMO - Il palazzo in cui viveva mia madre...

FOX - Esattamente trenta anni fa.

GIACOMO - Mia madre era poco più che una bambina.

FOX - Ma... sua madre, allora?

GIACOMO - La contessina Ginevra Benedetta Bona degli Aironi di Val Petrosa.

FOX (porta la mano al cuore) - Oddìo!...

GIACOMO - Si sente male? Un nuovo attacco? Le pillole, dove sono?

(Fox siede. Colombo corre al tavolo; prende pillole e un bicchier d'acqua. Torna a Fox.)

FOX (piano, quasi a sè) - Impossibile!...

GIACOMO - Che cosa, impossibile?

(Gli dà le pillole, gli dà da bere, riprende il bicchiere)

FOX - Una prova, Giacomo! Una prova! Un segno! Sua madre le avrà pur lasciato un indizio, un ricordo, qualcosa!...

GIACOMO (tornando dal tavolo sul quale ha posato il bicchiere) - Di chi? Del mascalzone? Sì. L'unica sciocchezza ricevuta in regalo, quasi a mo' d'insulto: il ricordo di una gita a Montecarlo: un cammeo. Che io porto sempre con me: per non "dimenticare". Eccolo.

(Ma Fox ha chiuso gli occhi, e non vede il cammeo che Giacomo gli fa vedere. Giacomo resta per qualche istante, con la mano tesa. Si stupisce. Pausa. Poi sospetta, capisce, folgorato)

No?...

FOX (apre gli occhi, e lentamente, gravemente fa cenno di sì con la testa)

GIACOMO (non sa cosa dire, esita, fa per fuggire, si ferma, si passa una mano sul viso, fruga nei ricordi letterari alla ricerca di situazioni analoghe che gli suggeriscano qualcosa da dire o qualcosa da fare) - P... papà!...

FOX - Sssst!... Sssst!... Calma! Calma! Niente retorica. Niente scene madri. Niente di niente. Ho capito. E' così. Non cambia nulla. La stima che ho per lei rimane intatta. Lei se la merita per quello che è, non per altro. Non ne sono scontento. Forse mi fa piacere. Una piccola ragione in più. Ma non credo alla voce del sangue. Non cambia nulla. Non può cambiare nulla e basta.

(Pausa. Dalla casa, esce Maria Vittoria.)

MARIA VITTORIA - E allora, papà! Avete finito?

(Fox la guarda. Poi guarda Giacomo. Poi risponde, con una serietà che dà un sapore nuovo alla risposta.)

FOX - E' impossibile, figlia mia! Veramente impossibile!

(Maria Vittoria rimane colpita da qualcosa che le sfugge. Guarda Giacomo, constata che anche lui sembra accettare il verdetto. Giacomo per un breve istante ne sopporta lo sguardo, poi si volta, si allontana in fretta, esce, quasi fuggendo.)


Fine del primo atto.

ATTO SECONDO


La stessa scena, la mattina dopo.Giacomo è solo, seduto al tavolo, sta scrivendo, con molto impegno e molta indecisione.

GIACOMO - "Caro dottor Fox..."! No. "Egregio senatore..." "Caro papà..."

(Sulla veranda compare Maria Vittoria. Sta mangiando una mela, a morsi, e osserva Giacomo. Quando non le resta più che il torso, lo scaglia con forza contro Giacomo. Giacomo balza in piedi, appallottolando il foglio, sul quale peraltro non ha scritto nulla.)

Tu?!

MARIA VITTORIA - Io, sì. Non hai niente da dirmi?

GIACOMO - Che cosa dovrei dirti?

MARIA VITTORIA - Ah, bene! Ieri sera tagli la corda senza dire una parola. Stamattina non ti fai vivo. Mio padre non parla. Mia madre sviene... Ti ha convinto, dillo!

GIACOMO (dopo una pausa, serio:) - Mi dispiace, Maria Vittoria.

MARIA VITTORIA - E non fare quella faccia. Chi credi di essere: san Sebastiano? Parla, reagisci; hai ingoiato una scopa? Ti ha ricattato, è vero?

(Giacomo tace.)

E i "mezzi" che avevi a tua disposizione? Eh? Le cose che sapevi? "Basterà fargli vedere l'angolo di una fotocopia, non aver paura!" E io a fotocopiare, cretina!; all'Istituto di Botanica, per farti risparmiare le cento lire della fotocopia!

GIACOMO - I soldi te li ho dati!

MARIA VITTORIA - No, carissimo: mi devi ancora quattromila lire.

(Durante le battute seguenti, con totale autonomia, come se fossero cose fatte da altri, Giacomo dà Maria Vittoria cinquemila lire, ricevendone mille di resto.)

Ma non importa. Ho capito tutto. Conviene di più l'associazione con il dottor Fox che non il matrimonio con la figlia del dottor Fox. Anzi: magari si può anche organizzare un matrimonio non contraddittorio, e unire l'associazione con il dottor Fox al matrimonio con la figlia del dottor Aquila. Quella puttana..

GIACOMO - Maria Vittoria!

MARIA VITTORIA - Piàntala! Ma sta attento, Giacomo Colombo, non credere che non abbia imparato niente a vivere con mio padre e a stare con te. Lo sai che cosa facevo mentre fotocopiavo per te?

GIACOMO - ?

MARIA VITTORIA - Fotocopiavo per me! E all'Istituto di Botanica, in una cartelletta bianca e azzurra, con l'etichetta "Piante carnivore e parassiti", ho quanto basta per mandarti in galera, Giacomo Colombo, per tutta la vita tua e dei tuoi discendenti!

GIACOMO - Ah, belle cose!

MARIA VITTORIA - No, eh? Niente prediche!

GIACOMO - Un ricatto!

MARIA VITTORIA - Un ricatto?! Sei scemo? Un ricatto perchè? Per obbligarti a sposarmi, malgrado il ricatto che ti ha fatto mio padre per obbligarti a non sposarmi?! Perchè tu credi che lo vorrei, un verme come te? Ti ho smascherato: ho capito tutto, di te. E grazie a dio l'ho capito in tempo. Per nulla al mondo vorrei averti un giorno solo tra i piedi. Fine. The end. Puoi continuare tranquillo a reggere l'acquasantiera per il dottor Fox. O per il senatore Fox. Ma attento: non provocarmi, non indurmi in tentazione. Perchè la voglia di mandarti in galera è tanta, Giacomo Colombo! Tanta, tanta!...

(Ma non regge, e scoppia a piangere. Giacomo è imbarazzato e impietosito, e le si avvicina.)

GIACOMO - Maria Vittoria!...

MARIA VITTORIA - Vattene!

GIACOMO - Devi calmarti, Maria Vittoria, e ascoltarmi. Io non posso dirti le ragioni...

MARIA VITTORIA - Che cretina, mettermi a piangere! Che stronza! Giacomo... oh, Giacomo!...

(Si aggrappa a lui, che l'abbraccia, fraternamente, a disagio. Sulla veranda entra Fox, pressochè sorretto da Padre Gatti e dall'Onorevole Orsi. Padre Gatti è un pretino à la page, versione moderna di un abate d'altri tempi. L'Onorevole Orsi è un vecchio trombone. Come Fox arriva al primo scalino vede i due giovani, ed ha un trasalimento, che i due accompagnatori interpretano come una manifestazione di debolezza o di malessere, raddoppiando di conseguenza le premure e le cautele.)

PADRE GATTI (premuroso) - Eh, eh, attento!

L’ON. ORSI - Si appoggi, si appoggi; non faccia complimenti.

PADRE GATTI - Attento agli scalini.

L’ON. ORSI - Uno, due, tre, quattro, cinque... e sei.

PADRE GATTI - Eccoci arrivati.

FOX - Maria Vittoria... la mamma ti ha preparato la spremuta.

(Maria Vittoria esce, senza una parola. Giacomo si ricompone e si dà da fare.)

PADRE GATTI - Eccoci dunque al gran giorno!

L’ON. ORSI - Io ho già votato, sa? Prima la santa Messa, poi il voto, poi qui.

FOX - Io conto di andarci più tardi.

L’ON. ORSI - I risultati si sapranno stasera. Ma che c'importa dei risultati? Quello che ci interessa, è scontato!

PADRE GATTI - Scontato.

L’ON. ORSI - Caro senatore! Avevo sentito voci allarmistiche sulla sua salute, glielo confesso; invece, la trovo benissimo.

PADRE GATTI - Benissimo è la parola esatta.

FOX - Caro padre!

PADRE GATTI - Figliolo!

FOX - Purtroppo qualcosa si è rotto qui dentro.... Non sono più un giovanotto.

L’ON. ORSI - E chi lo è, al giorno d'oggi? Ma quello che conta è lo pirito: il cervello! E io la trovo in così perfetta forma, così brillante, così acuto nelle sue osservazioni... che ci siamo risolti a farle una proposta.

PADRE GATTI - Le dirò che è stato l'onorevole Orsi, più di ogni altro, a premere sul Partito perchè designassero lei candidato al Senato.

L’ON. ORSI - Io, io!

FOX - Lo so.

PADRE GATTI - Ma non, come vanno dicendo l'avvocato Aquila e il ragionier Grillo...

L’ON. ORSI - Noti mestatori!

PADRE GATTI - ... noti mestatori!,... per toglierla dai piedi. Anzi: anzi!

L’ON. ORSI - Anzi!

PADRE GATTI - Anzi!

L’ON. ORSI - Ma perchè Roma, vivaddio, è il centro di tutto!

PADRE GATTI - Caput mundi!

FOX - Sì, sì... Peraltro, i miei interessi... sono tutti qui. Voi lo sapete.

L’ON. ORSI - E come, non lo sappiamo! Lo sanno tutti. La chiamano il Ras. Il padrino.

PADRE GATTI - In senso affettuoso.

L’ON. ORSI - Ma ormai, vede, tutto è a Roma, tutto parte da Roma. Le stanze dei bottoni stanno là! Là si decide, là si legifera, là si emenda, si corregge, si fa eccezione. Se vi è da asfaltare la provinciale tra Varese e Malnate, non è a Varese o a Malnate che lo si decide; ma a Roma. A Roma si dà l'incarico alla ditta appaltatrice, a Roma si sposta quella virgoletta che trasforma in un "dieci" lo "zero virgola uno", permettendo quel piccolo margine - illegittimo, certo, per carità! Sono cose che non si dovrebbero fare! - ma che permette tante iniziative utili, a sè ma soprattutto al Partito. I suoi interessi sono qui, è vero; ma dove la loro cura più puntuale ed efficiente?

PADRE GATTI - A Roma. Quando Pietro lasciò Roma e incontrò il Cristo, non è vero che fu lui a chiedergli "Quo vadis, domine". Lo sapeva benissimo dove andava il domine: tutte le strade conducono a Roma. E' stato Gesù che ha chiesto a Pietro: "Ma quo vadis! Ma addò vai!"

(Ridono.)

FOX - Però lei, onorevole Orsi, non si è ripresentato alle elezioni. Come mai, come mai? Roma non la attira più?

L’ON. ORSI - Ah, che vuole! Con le voci che sono corse sul mio conto...

FOX -Voci? Che voci?

L’ON. ORSI - Oddìo, non si ricorda quella fastidiosa storia delle rimesse degli emigrati?

(Fox non sembra ricordarsela.)

Sono anni e anni che io mi preoccupo di raccogliere i franchi degli operai italiani in Svizzera, e di pagare l'equivalente in lire ai loro familiari, qui in Italia. Ho tutta un'organizzazione per questo. Casa

nostra, si chiama. Il risparmio di tempo, per questi nostri fratelli costretti a lasciare la patria, è notevolissimo. Oggi pagano a me in Svizzera, domani le loro famiglie hanno i soldi: a Gemona nel Friuli, a Corato nelle Puglie... Dovunque esse siano.

PADRE GATTI - Ubicumque sint!

L’ON. ORSI - Un'organizzazione capillare, che comporta anche spese ingenti. Ma a me bastava - pensi! - quella piccola differenza che si veniva a creare per effetto della quotidiana svalutazione della lira. Con questo coprivo le spese, e null'altro io chiedevo, ampiamente pago dell'utilità sociale, umana, della mia iniziativa. Ebbene: che cosa mi è stato rinfacciato? Che cosa si è escogitato a mio rimprovero? "Esportazione di capitali". Anzi: per mascherare un poco l'assurdo evidente: "esportazione occulta di capitali"! Come se un'esportazione non potesse che "essere" o "non essere": lo dice Shakespeare. Che cosa vuol dire "esportazione occulta"? In pratica... può darsi. Ma in teoria, no! Assolutamente! Quali capitali ho fatto mai uscire io, dai confini? E poi capitali! Ma guardiamoci in faccia, signori. Capitali, i miseri guadagni di un povero operaio, in terra straniera quando qui da noi si sperperano miliardi e miliardi, e l'annosa questione dei residui passivi mi esonera dall'aggiungere altro! E' questo che si osa chiamare "capitali"?

FOX - Moltiplicati però per mille, per duemila, per diecimila... beh, anche i miseri guadagni di un operaio possono diventare un capitale.

L’ON. ORSI - Ma sì, ma sì, se vogliamo spingere il ragionamento al paradosso, tutto è possibile. Ma io mi rifiuto di scendere su questo terreno. Mi dispiace, io preferisco chiudermi in uno sdegnoso silenzio, rinunciare, ritirarmi, non darmi in pasto. Che io mi giustifichi?! Ma di che cosa, signori. Che io esibisca le prove della mia correttezza?! Ma io non accetto che la mia correttezza sia neppure lontanamente messa in dubbio! Muoia Sansone con tutti i filistei! E' tanto tempo che volevo dirglielo, caro dottor Fox: da quando proprio lei, se non erro, ha messo in giro certe voci...

FOX - Lei aveva sollevato quella questione del piano regolatore...

L’ON. ORSI - Sì, ma perchè lei, chiedendo un'approfondita indagine sul Banco di Como...

FOX - Dovevo pur rispondere alla sua richiesta di inchiesta sui fondi neri della Farmunione...

L’ON. ORSI - Che c'entrano adesso i medicinali!

FOX - C'entrano quanto le bolle di transito dei TIR.

L’ON. ORSI - Ah, no! Quella, mi spiace...

PADRE GATTI -Fratelli, fratelli! Figliuoli! No, non così, non così! Per l'amor di Cristo! Ma come! A questo siamo dunque qui convenuti...

(Fox si porta una mano al cuore, chiude gli occhi per un attimo,

respira profondo.)

Vedete? Ecco quel che avviene quando allo spirito di fraterna comunione subentra l'antagonismo materialistico e demoniaco. Ma siamo qui per questo, in una giornata di tanto gaudio? Per rivangare antichi malintesi, piccoli equivoci, velenose e insulse dicerie, o non piuttosto per studiare nuovi accordi, future armonie, in questo mutare di condizioni, che altro non è che quell'eterna onnipotenza delle umane sorti, di cui parlava il poeta? Pace, fratelli. "Et pax in terra

hominibus bonae voluntatis." Atto di contrizione.

(I due uomini si raccolgono in preghiera, le mani giunte, il mento appoggiato sul petto. Intanto padre Gatti prosegue:)

L’onorevole Osi fa ritorno alla sua città, il senatore Fox la lascia per andare a Roma. Qui la cura minuta degli interessi, là la grande occasione direttiva. La mano destra ignori quel che la sinistra ha fatto per il passato, e l’una e l’altra si stringano concordiin un patto fraterno. Scambiatevi un segno di pace.

(I due si stringono la mano. Padre Gatti ha un breve gesto di

benedizione.)

FOX - Ho bisogno di amici, signori. Sto per andarmene...

L’ON. ORSI - Non dica così!

FOX - ... a Roma! E il pensare di lasciare qui tutti i miei rapporti così a lungo tessuti e coltivati - sempre avendo ad occhio in primo luogo l'interesse pubblico, naturalmente! - e il saperli minacciati da tutti le parti...

L’ON. ORSI - Non da noi certamente! Anzi: le dirò che proprio per questo siamo venuti. E tanto è poco vero che lei da Roma non potrà controllare i suoi interessi in loco, che noi, pensi!, siamo venuti qui a proporle di volersi occupare anche dei nostri. Se la cosa Le interessa.

FOX - Oh, sì, caro, mi interesserebbe, mi interesserebbe molto! Purtroppo io, vede, non so nulla di ciò che la riguarda.

PADRE GATTI - Giusto per questo siamo qui: per dirle tutto.

FOX - So, vagamente, che l'opera Nazionale Maternità e Infanzia...

L’ON. ORSI - Allude alla Casa del Fanciullo Abbandonato?...

PADRE GATTI - Un pio istituto, che raccoglie più di trecento innocenti d'ogni parte d'Italia...

FOX - A quindicimila lire nette, al giorno pro capite, a carico dello Stato...

L’ON. ORSI - Non mi dica che sua figlia le costa meno di quindicimila lire al giorno.

FOX - No. (Angelico:) Ma io le do anche da mangiare.

PADRE GATTI - Il vitto è ottimo, e largamente sufficiente, dottor Fox; glielo garantisco io.

L’ON. ORSI - Padre Gatti è il nostro padre spirituale.

Del resto perché‚ supernutrirli? Per condannarli, da adulti all'ossessione della dieta, della linea, dei chili di troppo?

PADRE GATTI - Non perdiamoci in dettagli. E' a Roma, che tanti istituti come il nostro vengono demagogicamente minacciati di chiusura. Ora, una persona indicata da lei, se non lei stesso: un suo uomo, diciamo, nel consiglio d'amministrazione dell'Istituto... che tenga per l'appunto i contatti con lei, a Roma... Se la sente di fare due passi?

FOX - Sì.

PADRE GATTI - Venga, le spiego ogni cosa.

(Gli porge il braccio. Escono.)

L’ON. ORSI (con un moto d'impazienza, come se finalmente si sentisse libero di parlare, a Colombo) - Ma lei è sicuro, vero?

GIACOMO - Con le emozioni cui è sottoposto, non ha due mesi di vita. Non vede che non si regge in piedi?

L’ON. ORSI - Sì, ma le unghie e la lingua ce le ha ancora!

GIACOMO - Non lo dica a nessuno, mi raccomando: ha avuto un attacco anche ieri sera.

L’ON. ORSI - Perchè insomma, sa: noi abbiamo seguito i consigli che lei ci ha dato: raccontiamo, lo mettiamo a parte, lo associamo, gli offriamo posti chiave, gli diamo..

GIACOMO - Date e vi sarà dato.

L’ON. ORSI - Sì, sì, lei dice bene. Ma il fatto è che intanto lui non scuce una notizia, non molla un posto. e se improvvisamente dovesse andarsene? Io resterei con un pugno di mosche.

GIACOMO - Ci sono io. E io, le assicuro, so tutto.

L’ON. ORSI (dopo una pausa) - Il Consiglio d'Amministrazione della Casa del Fanciullo Abbandonato... le interesserebbe?...

GIACOMO - Al più come contorno.

L’ON. ORSI - Ah! E... che cosa le interesserebbe?

GIACOMO - Mi piacciono le banche.

(Entra Maria Vittoria, che sulla veranda si ferma, ostentatamente, come ad esigere che i presenti se ne vadano dal giardino.)

L’ON. ORSI - Il mio potere nelle banche è molto limitato.

GIACOMO - Lei è troppo modesto, onorevole Orsi. Posso dirle quel che so sulla "sua" Banca Cattolica delle Langhe? Andiamo nello studio.

L’ON. ORSI - Sarà prudente? Le pareti hanno orecchie.

GIACOMO - E gli alberi?

(Orsi guarda gli alberi, perplesso, stupito. Poi segue Colombo sù per la scala, sulla veranda, e in casa. Maria Vittoria, ormai padrona del campo, scende in giardino. Ha un libro in mano. Dopo qualche istante la segue Bianca Maria.)

BIANCA MARIA - Perché te ne sei andata, Maria Vittoria. Stavo parlando...

MARIA VITTORIA - Mamma, non voglio più sentir parlare di quella storia!

(Apre il libro e sprofonda in un'attenta lettura.)

BIANCA MARIA - Che cosa stai facendo?

MARIA VITTORIA (con uno scatto, seccata) - Sto leggendo, mamma, non vedi?

BIANCA MARIA - Perchè rispondi con questo tono?

MARIA VITTORIA - Perchè mi fai delle domande assurde. E' ovvio che sto leggendo.

BIANCA MARIA (mite) - Sarebbe ovvio se non avessi il libro rovescio, Maria Vittoria.

(Maria Vittoria raddrizza il libro con rabbia; poi, con forza, lo chiude, e rinuncia alla commedia.)

Non sai neppure quel che voglio dirti!... Ho pensato molto, questa notte. Ieri tutto mi ha preso alla sprovvista, e io ero qui, con tuo padre, con il mio lavoro a maglia, il mio violino... Ho reagito... secondo il mio ruolo, ecco. Ma stanotte, con calma, fingendo di dormire mentre tuo padre leggeva, ho riflettuto. Ho visto la tua storia d'amore soffocata, la tua vita distrutta... mi sono chiesta se per caso questo non era un castigo di Dio per i miei peccati...

MARIA VITTORIA (la interrompe, nervosa, sbuffando) - Ma che peccati vuoi avere tu, mamma! E poi, sempre quel linguaggio da melodramma: vita distrutta! Come se dovessi morire zitella perché quello stronzo... E non svenire, mamma, per piacere!

BIANCA MARIA - Ti prego, lasciami andare avanti.

MARIA VITTORIA - E sentiamo.

BIANCA MARIA - Ho pensato che la tua felicità deve venire prima di ogni cosa. Certo: il colpo è stato duro, ma in fondo é vero: gli uomini sono tutti eguali. Non c'é bisogno di essere di sinistra per ammetterlo. Quel che è stato non è colpa sua. Nessuno può essere giudicato responsabile per cose accadute prima della sua nascita. Credo che anche nel Vangelo ci sia qualcosa del genere, da qualche parte. Dunque tu lo sposerai, e sarete felici.

MARIA VITTORIA - Mamma...

BIANCA MARIA - So quel che vuoi dire: tuo padre. Ho pensato anche a questo. Ma neanche lui si è mai detto contrario all'eguaglianza tra gli uomini, se proprio non si tocca il piano economico. Quindi non può avere nulla contro il dottor Colombo, che oltre tutto conosce da tanti anni. Certo: tuo padre tiene in modo assoluto alla rispettabilità della famiglia. Ma c'è anche il modo di conciliare le due cose. E poichè la rispettabilità è anche soprattutto questione di apparenze, basterà che la situazione del dottor Colombo sia tenuta assolutamente segreta, che tua zia Angela per esempio non lo sappia mai, nè lei nè nessun altro...

MARIA VITTORIA - Mamma, questa è ipocrisia pura e semplice!

BIANCA MARIA - Osi dare degli ipocriti ai tuoi genitori?

(Pausa)

E poi... perchè "pura e semplice"? Mi pare anzi ragionata, ben costruita, piuttosto abile. E' quello che i gesuiti chiamano la simulazione honesta.

MARIA VITTORIA - Oddio, mamma!

BIANCA MARIA (sferruzzando, come una favola) - Una volta, quando eri ancora troppo piccina per poter capire queste cose, tuo padre ha portato l'avvocato Gallina, ateo da sempre, alla presidenza del comitato parrocchiale. Non devi confondere l'ipocrisia con la capacità di mediazione. Io non ho mai contraddetto tuo padre, Maria Vittoria, ad eccezione di una volta - ci eravamo appena fidanzati - perché sbagliava gli accenti e diceva rùbrica invece di rubrìca. Io ero sicura del fatto mio, non mi sono lasciata intimidire... ed oggi tuo padre dice rubrìca, peròne, appendìce... Vedi dunque che non è così testardo come ti può sembrare di primo acchito.

MARIA VITTORIA - Ma che primo acchito, mamma! Come se lo conoscessi da ieri.

BIANCA MARIA - Ma ora che sei in gioco tu, Maria Vittoria, ho deciso di parlargli. Getterò sulla bilancia il peso di ventisei anni di devozione e d'obbedienza. Questa volta non cederò. E tu lo sposerai, e sarete felici.

MARIA VITTORIA - Oh, mamma, ma dove le leggi queste cose? C'é una cosa di cui non tieni conto: che io non lo voglio! E' un essere senza spina dorsale, un lurido approfittatore, un opportunista, un vigliacco, un voltagabbana, un ipocrita, un tartuffo, un celenterato, un verme! Dopo quello che ha fatto, dopo il modo che ha calato le braghe...

BIANCA MARIA - Cara, guardami negli occhi. Ma tu, lo ami o non lo ami?

(Maria Vittoria tace.)

E allora che importanza possono avere tutti questi dettagli?

MARIA VITTORIA (con un gesto d'impazienza) - Mamma, come posso vivere con un uomo che disprezzo?

BIANCA MARIA - E tu, Maria Vittoria, questa frase dove l'hai letta?

MARIA VITTORIA - Santo cielo, parli del matrimonio come fossimo in un teleromanzo! "Quando c'è l'amore..."

BIANCA MARIA - E voi che cosa avete fatto, con tutto il vostro anticonformismo, con tutto il vostro spirito ribelle? Avete sostituito alla parola amore la parola stima! Ma il matrimonio è...

MARIA VITTORIA - Che cos'è?

BIANCA MARIA - Non so... Soprattutto... abitudine. L'amore, la stima, l'interesse, possono essere soltanto la miccia, la spinta iniziale, il motivo - ecco! - per cui ci si sposa. Ma basta molto poco, di questo, per giustificare un matrimonio: non occorrono grandi cose, non occorrono sentimenti violenti o profondi. E un matrimonio, poi, si regge sulle piccole cose, sulle mille occasioni quotidiane. Un marito con l'alito cattivo, o che tiri sù col naso, o che butti la cenere per terra, è molto più difficile da sopportare di un uomo che sia quello che dici tu: un vigliacco, un verme, o addirittura un assassino potenziale. Perchè le grandi occasioni, anche nel male, si presentano di rado nella vita, e chissà quanti potenziali assassini ci sono che assassini non diventano mai. Mentre l'alito cattivo è una cosa che non perdona, Maria Vittoria, e se un marito ha il vizio di buttare la cenere per terra, cento volte al giorno ti ritrovi lì, con la schiena piegata, a pulire i tappeti, il parquet, la moquette...

(Sospira)

Io ho sposato tuo padre quando è morto il mio. Perchè... non sapevo a chi obbedire. E tuo padre, infatti, non mi ha mai chiesto di sposarlo: me lo ha ordinato.

MARIA VITTORIA - E non lo amavi?

BIANCA MARIA - Oddìo, come si fa a rispondere? E' passato tanto tempo.

MARIA VITTORIA - Lo avrai stimato, ammirato!...

BIANCA MARIA - Non più di altra gente che non ho sposato e che mi sarei ben guardata dallo sposare. Hai una strana nozione del matrimonio, Maria Vittoria! Abituata ad obbedire, come si usava per le donne ai miei tempi, ho sposato il primo uomo che me lo ha ordinato; e che non avesse l'alito cattivo, non tirasse sù con il naso, non gettasse la cenere per terra. Tutto il resto è venuto poi. Quando mi sono detta: questo è mio marito, sarà mio marito per tutta la vita; io devo obbedirgli, lui deve mantenermi, io devo essere gentile e affettuosa, lui deve proteggermi e rispettarmi. Cerchiamo dunque di fare del nostro meglio, e di recitare bene la parte che ci è stata data. E' stato un poco tutto come recitare una commedia! E se oggi mi chiedi che cosa penso di tuo padre, se lo amo, se lo stimo, io faccio un po' fatica a rispondere. Devo scavare sotto la crosta delle abitudini, e ragionarci sopra. Ma nel frattempo recito la mia parte: e anche lui recita bene la sua: non mi ha mai fatto mancare nulla, mi rispetta, mi protegge, mi ama e mi stima. Sono, insomma, sua moglie e lui è mio marito.

MARIA VITTORIA - Mamma, ma è terribile!

BIANCA MARIA - E' il matrimonio, cara. Sarebbe terribile se non fosse anche una commedia.

MARIA VITTORIA - E tu hai potuto vivere...

BIANCA MARIA (la interrompe) - Ho fatto la vita che ero stata educata a fare. E sono stata molto fortunata! Perchè non devi lasciarti trarre in inganno: il matrimonio mio e di tuo padre è un matrimonio perfettamente riuscito.

(Pausa)

Quindi non devi preoccuparti per il tuo avvenire. Tutto si sistemerà. Ti sposerai con Giacomo - posso chiamarlo Giacomo vero? - perchè i tuoi sentimenti per lui sono più che sufficienti per un matrimonio; e sarete anche felici quanto si può esserlo. E così la smetterai anche di uscire alla sera, che sai che il papà e la mamma non stanno tranquilli.

Ecco tuo padre. Rientra in casa. Gli parlerò io.

(Maria Vittoria ha un attimo di esitazione, poi cede, rientra in casa. Con molta tranquillità Bianca Maria riassume il suo lavoro a maglia. Entrano, dalla parte del giardino, Fox e l'onorevole Orsi.)

L’ON. ORSI - La faccenda dei guanti cinesi è semplicissima. Li si acquista nella Cina popolare, a prezzo stracciato, dato che là ovviamente gli operai non li pagano. A Hongkong i guanti vengono divisi: guanti destri da una parte, guanti sinistri dall'altra. I guanti destri vengono spediti a Trieste, i guanti sinistri - mi segua bene - a Palermo. Di dazio, non si paga niente; perchè una partita di guanti di una mano sola è, naturalmente, merce senza valore. A Palermo è anzi possibile avere addirittura una sovvenzione, come importatori di merce destinata agli invalidi, grazie all'Ente Nazionale Mutilati, dove abbiamo molti amici. le due partite di guanti convergono a Viterbo, dove vengono riappaiate - ad ogni destro il suo sinistro - e immesse sul mercato, come paia di guanti complete e perfette. Eh?

FOX - Ingegnoso.

L’ON. ORSI - Noti che questa astuzia consente un prezzo assolutamente competitivo...

FOX - ... a tutto vantaggio del consumatore.

L’ON. ORSI - Lei mi ha tolto la parola di bocca. A tutto vantaggio del consumatore.

(A Bianca Maria)

Cara signora...

(Le bacia la mano)

Suo marito è un giovanotto!

FOX - L'infarto mi ha fatto bene...

L’ON. ORSI - In un certo senso oserei dire di sì! Lo ha messo in riga, come tutti lo dovremmo fare; l'ha messo a dieta... Direi proprio che non tutto il male viene per nuocere.

(Lo aiuta a sedersi)

S'accomodi... piano piano... ooop là!

Ora raggiungo padre Gatti, e ce ne andiamo. Credo sia stata una mattinata molto interessante! Ed entro stasera, le manderò copia di tutti gli incartamenti di cui le ho parlato. I guanti, le olive...

FOX - La Banca Cattolica...

L’ON. ORSI - Stia tranquillo. E... ad maiora!

FOX - Grazie, caro. Addio...

(L'Onorevole Orsi esce verso la casa.Una breve pausa. Fox si asciuga tranquillamente il sudore, sorride ala moglie che sta sferruzzando.)

FOX - Cara!...

BIANCA MARIA - Caro!...

(Fox le si avvicina e le bacia le mani)

Finito di lavorare, amore?

FOX - Quasi, tesoro.

BIANCA MARIA - Ma tu lavori sempre!..

FOX - Il lavoro nobilita l'uomo.

BIANCA MARIA - Amore!

FOX - Tesoro! E la mia bambina?

BIANCA MARIA - E' in casa. L'ho mandata in casa io.

FOX - Tu, Bianca Maria?! Eppure sai che con questo bel sole, io preferisco sia un poco all'aria aperta!

BIANCA MARIA - Lo so, caro. Il fatto è che... volevo parlarti, Vittorio Emanuele!

FOX - Non di quello che è successo ieri sera, oso sperare.

BIANCA MARIA - Vittorio Emanuele, permettimi. Ventisette anni fa - non puoi non ricordartelo! - io ti feci osservare che si dice "rubrìca". Eravamo dagli Albergati-Capacelli...

FOX - Me lo ricordo benissimo, Bianca Maria. E sai la mia opinione in proposito: avresti fatto meglio ad aspettare che fossimo soli... Ne è nata una discussione spiacevole, e per me imbarazzante...

BIANCA MARIA (con pazienza, un po' timorosa) - Che avrebbe potuto essere più breve, però, se tu non avessi tanto insistito nella tua tesi... Giustamente, sia chiaro; sai quanto mi piace saperti fermo nelle tue convinzioni. Tuttavia, se di fronte al primo dizionario, dove chiaramente era scritto "rubrìca", tu non avessi avanzato l'ipotesi di un errore di stampa...

FOX - Non dire fosse un'ipotesi fantascientifica!

BIANCA MARIA - Certo che no, Vittorio Emanuele. Ma tre dizionari con l'identico errore di stampa, rappresentano un caso statisticamente molto poco probabile. Ma questo non c'entra: volevo soltanto dire, amore...

FOX - Tesoro!

BIANCA MARIA - ... che la discussione avrebbe potuto essere più breve se tu ti fossi convinto prima del quinto dizionario.

FOX - Va bene, va bene, incidente chiuso! Non capisco questo improvviso rivangare il passato, quando da tempo - oltretutto - ti ho perdonata quella tua osservazione così... priva di tatto...

BIANCA MARIA - Solo per dire che anch'io, Vittorio Emanuele, posso avere le mie idee, e che queste idee possono essere giuste.

FOX - Cara, io non ho mai dubitato della giustezza delle tue idee. Sei sempre stata d'accordo con me!...

BIANCA MARIA - Volevo dire che le mie idee potrebbero essere giuste anche se per caso mi dovesse capitare di non essere necessariamente, in tutto e per tutto... d'accordo con te.

(Pausa. Bianca Maria ha osato molto, e Fox ne è stupito.)

FOX - Bianca Maria, non capisco.

BIANCA MARIA - Ecco: credo sia meglio, per il bene di nostra figlia che essa sposi l'uomo che ama.

FOX (dopo una pausa) - Impossibile.

BIANCA MARIA - Vittorio Emanuele, permettimi di insistere!

FOX - Tu sai, Bianca Maria, che niente per me può minimamente

intaccare la sacralità della famiglia.

BIANCA MARIA - Gli uomini sono tutti uguali, Emanuele.

FOX - Davanti a Dio, Bianca Maria. (Con orgoglio e prepotenza:) Ma io... (Con modestia:) ... non sono Dio: sono un povero peccatore, un uomo, polvere sei e alla polvere ritornerai; come posso osare di essere saggio e buono come Dio? Vedi dunque...

BIANCA MARIA - E se fosse possibile conciliare le due cose? Potrebbero sposarsi, e terremo nascosta la verità... Neppure zia Angela lo saprà mai.

FOX - Bianca Maria, hai insistito anche troppo.

BIANCA MARIA - Tante volte hai sacrificato le tue idee ai tuoi interessi...

FOX (correggendo) - "Conciliate" le mie idee con i miei interessi. Ma qui...

BIANCA MARIA - Qui è in gioco la felicità di nostra figlia, Vittorio Emanuele.

FOX - Impossibile! Ho ascoltato le tue idee con più pazienza di quanto oggettivamente meritassero, Bianca Maria. Ripeto: impossibile!

BIANCA MARIA - Ebbene, Vittorio Emanuele, ventisette anni dopo quella sera, in casa degli Albergati-Capacelli, io sento che anche questa sera la ragione, la giustizia, la verità sono dalla mia parte! Se non avranno il tuo consenso, favorirò io queste nozze. A costo di metterti - e bada: non svengo - di fronte al fatto compiuto.

(Fox la guarda, attonito, tra lo sdegnato e l'incredulo. Dalla casa esce Colombo, con un voluminoso incartamento tra le mani. Coglie la tensione che è nell'aria, e si ferma un istante, esitando.)

GIACOMO - Disturbo?

FOX (recuperando subito la sua calma) - Prego... caro.

GIACOMO - I documenti lasciati dall'avvocato Aquila.

FOX - Ah, bene. Interessanti?

GIACOMO - Molto interessanti. Oltre a quello che già si sapeva, significano il controllo di tutta l'edilizia popolare della provincia, appalti e tangenti. C'è un posto nel consiglio di amministrazione della SMEC...

FOX - Se le interessa... é suo.

GIACOMO (con un accenno d'inchino) - Grazie. In effetti, ci contavo.

(Ha lasciato l'incartamento sul tavolo, ora fa per ritirarsi. Fox lo richiama.)

FOX - Giacomo... dottor Colombo...

(Giacomo si ferma)

Mia moglie ha voluto riprendere questa mattina l'incresciosa discussione di ieri sera. Parla di fuga, di rapimento, di matrimonio de facto.

(Pausa. Bianca Maria fissa Giacomo attendendone la risposta, ed è infatti a lei che Giacomo si rivolge.)

GIACOMO - Impossibile.

FOX (a mo' di congedo) - Grazie, Giacomo.

BIANCA MARIA - Dottor Colombo...

GIACOMO (fermo) - No, signora.

BIANCA MARIA - Perchè? Perchè?...

GIACOMO - Non ho nulla da aggiungere a quanto averle già detto il dottor Fox. Chiedo permesso.

(Esce)

BIANCA MARIA - Che cosa significa, Vittorio Emanuele? che cosa gli hai detto per fargli cambiare idea? Lo hai comprato? Lo hai ricattato? Che cosa gli hai fatto? E perchè? Non sottovalutarmi, bada! Non sottovalutare l'amore di una madre! Ventisei anni di devozione e di obbedienza giustificano una ribellione per la felicità di mia figlia! Farò uno scandalo! Parlerò alla zia Angela!...

FOX - Ssst! Non gridare.

BIANCA MARIA - Vuoi vedermi svenire?

FOX - Per l'amor del cielo!

BIANCA MARIA - Voglio sapere il perchè! Ti conosco. I tuoi principi non sono mai stati irrinunciabili! E di Colombo hai sempre parlato troppo bene - il tuo delfino, ti assomiglia in tutto, una grande carriera davanti, il discepolo prediletto, "rigido nella duttilità, duttile nel rigore: proprio come me!" - perché tu possa adesso rifiutarlo come genero solo perchè un farabutto, trenta anni fa, si è rifiutato di dargli il suo nome!

FOX - Calma, cara, calma! Non parliamo di cose che non conosciamo.

BIANCA MARIA - Voglio sapere la ragione, il perchè! Perchè non dovresti convincere anche me, se hai convinto così pienamente lui?

(Pausa.)

Bada, Vittorio Emanuele.

(Pausa. Fox esita.)

Sto aspettando.

(Fox esita. Poi si avvicina al tavolo, ne prende un libro rilegato di nero - la Bibbia - si fa avanti verso il proscenio e si ferma, alza un istante gli occhi al cielo, apre a caso il volume, vi punta l'indice della mano destra, riabbassa gli occhi e legge nel punto indicato.)

FOX - "Padre, ti prego, allontana da me questo amaro calice. Ma se sta scritto ch'io debba berlo fino all'ultima goccia, sia fatta la tua volontà."

(Richiude)

E così sia.

(Ripone il libro)

Ti prego, Bianca Maria. Cerca di svenire meno che puoi. Non rendermi questa confessione più difficile di quanto già non sia.

BIANCA MARIA - Parli di confessione, Vittorio Emanuele?

FOX - Sì. E forse è giusto che in questo giorno di elezione, io mi liberi della sola macchia sulla mia coscienza, per affrontare purificato i miei nuovi compiti.

(Pausa)

Io non sono, Bianca Maria, l'uomo senza macchia, l'uomo pressochè perfetto che tu credi.

BIANCA MARIA - Lo so, Vittorio Emanuele.

FOX (piccato) - Che cosa "sai", scusa?

BIANCA MARIA - So quel che sempre mi hai detto, Vittorio Emanuele. Che la politica è una cosa sporca, e che a immischiarsene è molto difficile conservare le mani pulite e la purezza del cuore...

FOX - Che c'entra questo, adesso?

BIANCA MARIA - E che quindi, volevo dire, che tu avrai fatto come gli altri.

FOX - Nel mio caso è legittima difesa, cara!

BIANCA MARIA - Scusami, tesoro.

FOX - Non interrompermi, ti prego! Il mio peccato è un altro, Bianca Maria, e tocca proprio quello che più mi preme al mondo: la nostra famiglia, me, te, Maria Vittoria...

(Primo racconto di Teramene:)

Ero giovane, allora; e anch'io vivevo, nella carne e nello spirito, la stagione della grande speranza, nell'Italia testè liberata dal giogo fascista. Facevo parte degli universitari cattolici, e frequentavo - oltre agli universitari cattolici - le universitarie cattoliche. Tra queste, una mi colpì soprattutte, per la modestia del linguaggio, il pudore del vestire, la sanità morale dei sentimenti. Con lei mi trattenevo spesso, a discutere dei grandi temi del momento, e a programmare per le domeniche di primavera le escursioni di gruppo sulle Prealpi. Un clima mistico si stabiliva tra di noi; ma io non sapevo - non potevo saperlo - che proprio di quella serena atmosfera, quasi conventuale, il demonio si sarebbe servito per tentarmi. Sì, Bianca Maria, questo posso dirlo a testa alta: fu afflato mistico, più che passione dei sensi. Pure, da quell'afflato colei rimase incinta. Nove mesi dopo nacque un figlio. Io, già avviato a una brillante carriera politica, timoroso forse di comprometterla con uno scandalo, me ne ero fuggito otto mesi e mezzo prima.

(Pausa)

Al bimbo fu dato il cognome che si dà ai figli dello Spirito Santo: Colombo. Era il giorno di San Giacomo, e Giacomo fu chiamato. Ora sai tutto.

(Pausa. Fox ha terminato la sua confessione in primo piano, voltando le spalle a Bianca Maria. Non sentendo reazioni da parte sua, si volta a guardarla. Bianca Maria è immobile, attonita, come una statua di sale, gli occhi sbarrati nel vuoto, le mani pietrificate sul lavoro a maglia.)

Bianca Maria!... Bianca Maria, dì qualcosa, parla, rispondi!... Svieni!...

(Bianca Maria continua a non dare segni di vita. Fox è quasi colto dal panico; le si avvicina, non sa cosa fare, chiama aiuto:)

GIACOMO!... Maria Vittoria!... Giacomo!... Presto! presto!...

(Uscendo dalla casa, Giacomo si precipita in giardino.)

GIACOMO - Che cosa è successo?

FOX - Mia moglie!... Presto!... Non è neppure svenuta!... Chiami un dottore!...

(Mentre Giacomo esce di corsa, Bianca Maria comincia lentamente, meccanicamente, senza guardare, a disfare il lavoro a maglia che ha tra le mani.)

FOX - Bianca Maria, ti prego!...

Non me lo perdonerà mai più!

(Sconsolato, allargando le braccia:)

E dobbiamo andare a votare!...


Fine del secondo atto.

ATTO TERZO


Poche ore dopo.

La scena è vuota, per lo meno in apparenza.

Entra l'avvocato Aquila, dalla parte opposta a quella in cui si trova la casa. Entra con fare circospetto, sincerandosi che non vi sia nessuno. Si avvicina al tavolo, e approfittando della solitudine getta qualche sguardo sulle carte che vi si trovano, sfoglia con due dita qualche fascicolo, con aria indifferente, storcendo gli occhi per lasciare la testa in posizione non sospetta, caso mai entrasse qualcuno. Nel quadro di queste manovre gira attorno al tavolo ed ha un grido di sorpresa e di spavento.

AQUILA - Ah!...

(Da dietro il tavolo emerge, con una certa pesantezza pomeridiana, padre Gatti.)

PADRE GATTI - Sia lodato Gesù Cristo...

AQUILA - Lei qui, padre Gatti? ... Sempre sia lodato.

PADRE GATTI - Passavo per caso, per un salutino. E nell'attesa... non so perchè, mi è venuto da nascondermi.

AQUILA - Forse... ha sentito qualcosa?

PADRE GATTI - Io?!

(Entra, dalla parte della casa, ma passando a fianco della scala, l'Onorevole Orsi. Entra trafelato e circospetto al tempo stesso. Vede i due, ha un attimo di sorpresa e di esitazione, che risolve poi subito in un'azione decisa.)

L’ON. ORSI - Ah, voi qui! Dunque non è una frottola: avete sentito anche voi!

AQUILA - Sentito che cosa?

L’ON. ORSI - L'ambulanza.

AQUILA - L'ambulanza?!

L’ON. ORSI (perdendo la pazienza) - Per piacere, signori! Questo non è il momento di fingere tra di noi, non è il momento di fare giochetti e controgiochetti. Qui bisogna unire le nostre forze, lo capite o non lo capite? Abbiamo spiccato un salto ad occhi bendati, senza sapere esattamente dove sia l'altra riva del fosso. Ci siamo esposti, gli abbiamo detto e dato tutto, fidando in una congrua contropartita. Ma finora, che cosa abbiamo avuto in cambio? Niente. E se cambiasse idea? Se una volta avuto e saputo tutto di noi, ci dicesse: Signori, grazie e arrivederci a Roma? Ma anche senza arrivare a questi estremi: e se morisse?

(Pausa)

E' un uomo che ha fatto un infarto, signori. E le sue condizioni di salute le abbiamo viste tutti! Imprudenti, siamo stati. Troppo facilmente abbiamo seguiti i consigli, di primo acchito così... interessanti, di quel Colombo. Siamo stati avventati, incoscienti.

(Pausa. Gli altri due devono riconoscerlo.)

PADRE GATTI - Bisogna riconoscerlo.

L’ON. ORSI - Dunque, tra di noi almeno, giù la maschera. L'ambulanza, lo sapete. Anche voi avete i vostri informatori, come li ho io. Siete stati avvertiti, siete qui!

(Ricapitola i fatti:)

L'ambulanza è arrivata qui mezz'ora fa, a sirene spiegate. E' uscita di qui venti minuti dopo, in silenzio, senza fretta. Perchè?

AQUILA - Eh: perchè?

PADRE GATTI - E' questo il problema.

L’ON. ORSI - Perchè era tutto passato, o perchè non c'era più niente da fare? Un falso allarme, o un allarme tardivo? Era vuoto, o recava un cadavere? Eccolo, il problema! Che poi - guardiamoci in faccia - si risolve nel dilemma essenziale: l'abbiamo preso nel culo, o siamo ancora in tempo?

(Pausa drammatica)

AQUILA - Eccolo. E' lui!

PADRE GATTI - No. E' il suo profeta.

(Entra, uscendo dalla casa, Giacomo. Padre Gatti gli si fa incontro, ai piedi della scala, aggredendolo prima ancora che quello metta piede in giardino.)

Lei! Non neghi! Un'ambulanza è entrata qui mezz'ora fa, ed è uscita dopo venti minuti, in silenzio, alla chetichella! Siamo stati informati, siamo accorsi, adesso vogliamo sapere. Un altro infarto?

GIACOMO - Sempre sia lodato, padre.

PADRE GATTI - Okay, okay; risponda.

GIACOMO - Non vi ho mai visto tanto preoccupati per le condizioni di salute del dottor Fox.

PADRE GATTI - Sa troppo su di noi e ci ha fatto sapere troppo poco su di sè. Abbiamo seguito i suoi consigli, ma per adesso, in mano, non abbiamo un bel niente.

GIACOMO - Se il dottor Fox stesse morendo, lei, padre, di questo si preoccupa? Non vorrebbe piuttosto correre a dargli la sua benedizione...

PADRE GATTI - E spedirlo in paradiso, eh? Tò!

(Gesto classico)

All'inferno! Nel girone dei ladri, dei mancatori di parola, dei traditori degli amici!

AQUILA - E dei figli di puttana!

GIACOMO (dopo una pausa) - Bene. Visto che le sue condizioni di salute vi stanno tanto a cuore, ho il piacere di comunicarvi che il dottor Fox sta benissimo, e che non ha avuto attacchi cardiaci nelle ultime... dodici ore.

(Pausa. I tre si scambiano un'occhiata circolare di diffidenza.)

L’ON. ORSI - ... E l'ambulanza?

GIACOMO - La signora Fox.

L’ON. ORSI - La signora Fox. Perchè?

GIACOMO - Un piccolo stato di shock.

L’ON. ORSI - A seguito di...?

GIACOMO - Questioniprivate.

(Pausa. Nuovo scambio di occhiate, perplesse e diffidenti, tra i tre.)

L’ON. ORSI - Questioni private! Sarà vero?

AQUILA (a Giacomo, insistendo) - Questioni private... quali?

(Giacomo tace. Alza le mani, in un gesto discreto che sta a significare di non poter aggiungere altro sull'argomento. I tre si rassegnano.)

GIACOMO - Potreste almeno chiedere come sta. O la salute della signora Fox vi interessa un po' meno.

I TRE - Come sta?

GIACOMO - Bene, grazie. La fase acuta è passata, ha bisogno soltanto di qualche giorno di riposo.

PADRE GATTI - Bene.

AQUILA - Meno male.

L’ON. ORSI - Mi fa piacere.

PADRE GATTI (a nome dei tre) - La prego di porgere...

GIACOMO - Riferirò.

(Pausa. L'argomento è esaurito.)

AQUILA - Comunque... parentesi chiusa: il problema resta lo stesso. Entro sera, e in ogni modo prima che comincino ad arrivare i risultati, noi dovremo sapere che cosa ci ha reso tutta la generosità di cui abbiamo dato prova! Fox si è preso tutte le nostre carte; lei, se non sbaglio, ha già avuto tre posti sicuri in altrettanti consigli d'amministrazione, vincendo concorrenze - se glielo dico lo so - molto bene appoggiate. A questo punto, i consigli che lei ci ha dato potrebbero anche essere più interessati di quanto non sembrasse.

GIACOMO - Questo non l'ho mai nascosto.

AQUILA - Certo: "lui è finito... devo accasarmi altrove..."

GIACOMO - Esattamente.

AQUILA - Già. E lei, in effetti, è bene avviato. Ma e noi? Se Fox muore, noi...

GIACOMO - Ci sono qua io. Erede... naturale.

AQUILA - No. Lei non basta, Colombo. Lei ha al massimo un avvenire, non un presente. E a noi è il presente che interessa: le leve di oggi, i posti di oggi, le alleanza di oggi. E il presente, bene o male, è ancora Fox. Ma è un presente da cogliere subito, senza perdere un istante, se non si vuol rischiare di vederselo trasformare in un passato!

GIACOMO - Può darsi che non sia questo il punto.

L’ON. ORSI - Ma come! Ma basta vederlo! L'ha detto anche lei che è più di là che di qua. Non cammina, si appoggia, balbetta, non sente, non capisce, bisogna ripetergli le cose, non risponde, non ha più riflessi... E' attaccato con lo sputo!...

(Da qualche istante, in cima alla scala, è apparso Fox. Ha ascoltato le ultime parole dell'Onorevole Orsi, e quando questi giunge alla fine della sua battuta, si muove, e tra lo stupore di tutti scende a passo energico la scala.)

FOX - Signori, buongiorno.

(Pausa di attonimento e di stupore immoto dei tre.)

AQUILA - Ma... vedete anche voi quello che vedo io?!...

(A Fox)

Un momento:... e l'infarto?

FOX (tranquillamente) - Non così grave come gli amici speravano.

(Si è avvicinato a Padre Gatti, che da un canestro sulla tavola aveva preso una noce e stava invano tentando di romperla con uno schiaccianoci. Fox gli prende la noce dalla mano, e senza sforzo, la spezza con le sole mani. Poi dà i frantumi a Padre Gatti.)

PADRE GATTI - Sss... sarebbe a dire?

FOX - Sarebbe a dire che come voi avete approfittato di una mia parentesi, una battuta a vuoto, una leggera cardiopatia per fare fuori me... così io ne ho approfittato per fare fuori voi.

(Pausa di riflessione.)

PADRE GATTI - "Fare fuori"! Ma che espressione! Diciamo piuttosto...

L’ON. ORSI - Silenzio, padre! Non è più tempo di vasellina! Ora sistemerò io questa faccenda, una volta per tutte! Qui siamo stati presi per i fondelli; ma adesso vedremo, se è infarto, o non è infarto!

(Rapidissimo, tira fuori una pistola e la punta contro Fox, col braccio teso, visibilissimo: Malgrado il gesto di terrore dei presenti, l'urlo di qualcuno, spara. Un gran botto, e un nuvoletta di fumo. Ma niente sangue.)

Niente paura: è una banale scacciacani!

(Indica ai due soci Fox, che - magari anche perchè paralizzato da un momentaneo terrore - è rimasto immobile.)

Avete visto? Neanche una piega!

(Indica Aquila che, al contrario, si è accasciato ansimante su una sedia, portandosi la mano al cuore, e che ora sta lentamente recuperando.)

Sta molto peggio lui!

(A Fox)

Cuore perfettamente in ordine, a quanto vedo! Complimenti, "senatore" Fox"! Complimnti a lei, e al suo medico curante.

PADRE GATTI - Ma dico io! Ma cos'è: un western?

L’ON. ORSI (ripone la pistola con cura) - E adesso, fine dei convenevoli!

(Breve pausa, prima dell'esordio.)

Siamo stati truffati. Inutile mentire, inutile fingere con noi stessi, o con il vincitore. Ma tutto sta a vedere se questa è la fine del match, o è solo il primo round. Ha riflettuto su questo, senatore Fox?

Stia attento: lei se ne va a Roma, noi restiamo qui. Non c'è dubbio che pagheremo l'errore commesso prestandole fede; lei - che da noi ha saputo tutto - può "tentare" di tagliarci le gambe; ma anche noi, che restiamo qui, possiamo farle il vuoto intorno. La sua prepotenza, la sua intransigenza, il suo integralismo da piccolo duce di provincia, hanno fatto il loro tempo. Tempi nuovi - se noi li incoraggiamo - possono affacciarsi; jforze nuove stanno emergendo, nuove alleanze si preparano. Lei, arroccato sul suo coacervo di intrallazzi, troppo ottusa espressione della vecchia guardia, potrebbe restarne tagliato fuori. Noi, più prudenti, più aperti, volti nuovi, potremmo essere gli interlocutori ideali per nuovi, e più avanzati equilibri!...

FOX - Il compromesso storico? Qui, nel mio...

AQUILA - Nel mio regno: lo dica!

(A padre Gatti, allargando le braccia)

Non ha il minimo pudore!

L’ON. ORSI - Il compromesso storico, sì. Perchè‚ no?

FOX (con calma) - Non vedo in che cosa vi convenga.

L’ON. ORSI - Oh, basta salire in tempo sul cavallo vincente, e un mdus vivendi lo si trova. Certo: l'età dell'oro è finita: e diremo, come per le storie d'amore: è stato bello finchè è durato. Ma sopravviveremo benino: basterà teorizzare in tempo che... che le sinistre sono mature per una diretta partecipazione ai governi locali, e pitipum pitipam, anche qui, cuore del feudo dell'integralismo di Fox. E una volta al potere, noi con le sinistre, i rossi, i comunisti...

FOX - Che cosa succede?

L’ON. ORSI - Che cosa succede?! Dove va a finire il suo regno; tutto costruito sull'intrallazzo, sulla camarilla, sui favoritismi, sulle raccomandazioni, sulle parentele? Per noi sarà finita l'età dell'oro, ma per lei... - Altro che farla fuori mandandola al senato!, manovra che lei ha ben capito, e alla quale ha reagito... anche troppo!...- ... per lei sarà finita su tutta la linea! Ha dda venì Baffone, caro Fox! Ha dda venì Baffone! Il nuovo modo di governare - con noi! - sarà la tomba del suo regno!

FOX (dopo una pausa, sorridendo di compatimento) -Il nuovo modo di governare, eh? Fine delle camarille, degli intrallazzi, delle bustarelle... In una parola: fine del sottogoverno.

(Scuote la testa, accentuando l'aria di compatimento.)

Se bastasse così poco, caro onorevole Orsi, come avremmo sottogovernato male! Che fallimento saremmo stati, se quello che abbiamo creato in trant'anni di governo, di sottogoverno, di sopragoverno, potesse venir distrutto in un giorno, cancellato, come con un colpo di spugna da una lavagna! Ma noi non abbiamo scritto col gesso su una superficie: noi abbiamo inciso, nel profondo! Abbiamo creato un costume, un modo d'essere, una morale. E a questo non è sfuggito nessuno: nè gli amici, nè i nemici, nè chi ne traeva a vantaggio, nè chi ne subiva le conseguenze, e ne pagava il costo! I comunisti! I comunisti non sono più quelli dei calzoni malstirati, che avevano fatto dieci anni d'esilio, sofferto il freddo di Mosca, e magari le prigioni di Mussolini o di Stalin, che avevano fatto la Resistenza, che mangiavano una volta al giorno per dare i soldi al Partito, e che sapevano dove volevano arrivare, anche se sapevano che non ci sarebbero arrivati. Quelli sono quasi tutti morti; e gli altri, ormai in maggioranza sono nati sotto di noi, cresciuti nel clima che noi abbiamo imposto, con le nostre abitudini, le nostre lusinghe. Anche i comunisti hanno la macchina, l'adoperano per i week end, consumano vestiti inutili, e apprezzano le comodità che dà il danaro. Il nostro sistema li ha contagiati, la loro forza morale si è spuntata: è questa la nostra crociata vittoriosa.

(Pausa)

L’ON. ORSI - Ma... questo è qualunquismo bell'e buono!

AQUILA - Ma che cinismo! Ma come! Ma se neanche i comunisti sono più onesti...

FOX - Signori, state tranquilli. Sul nostro regno non tramonta il sole per così poco!

L’ON. ORSI - Questa è una provocazione! E' una dichiarazione di guerra!

(Padre Gatti interviene)

PADRE GATTI - Amici, fratelli!... Ancora una volta devo dunque scendere tra noi a sventolare il vessillo della pace, della comprensione, della tolleranza? Ma possibile si debba giungere a tanto? Il dottor Fox ha ragione: perchè andare a caccia di nuove alleanze, di equilibri più avanzati, quando stiamo tanto bene così? Che poi si sa: a che serve cambiare, quando poi in Italia non cambia mai niente? Un accordo tra noi, signori: lo spazio c'è. Il reciproco interesse anche. Il dottor Fox è stato birichino, è vero; ma io sono sicuro: una volta soddisfatto il suo legittimo desiderio di fregarci, diciamo, dopo essersi sentito - diciamo - fregato!, egli è troppo intelligente, troppo duttile, troppo realistico per non accettare di condividere con noi - sia pure da quella posizione vantaggiosa alla quale gli dà diritto la "birichinata" ben riuscita - una torta in cui ci sono fette per tutti, cospicue e copiose come le grazie celesti. E' così, caro amico?

FOX - Lei mi ha tolto, padre Gatti, la parola di bocca. Una volta riconosciuta quella che lei ha definito la mia posizione vantaggiosa...

(Dalla casa esce Maria Vittoria)

MARIA VITTORIA - Papà, il the è pronto.

FOX - Signori, posso offrirvi una tazza di the?

(L'On. Orsi e l'avvocato Aquila si scambiano un'occhiata ancora esitante.)

PADRE GATTI - Il the di casa Fox ha un'ottima fama.

FOX - E davanti a una tazza di the si discute meglio.

(I quattro si avviano.)

L’ON. ORSI - Troppo gentile.

AQUILA - Non vorremmo disturbare.

(Passano davanti a Maria Vittoria ed entrano in casa. Maria Vittoria attende che i quattro siano entrati.)

MARIA VITTORIA - Tu non vai a bere il the?

(Giacomo non risponde)

Devo parlarti.

GIACOMO (sconsolato) - Maria Vittoria...

MARIA VITTORIA - Una cosa brevissima. Io non ho capito niente di quello che sta succedendo in questa casa; ma non importa. So soltanto che non sposerò mai un invertebrato. Hai ventiquattr'ore di tempo per dimostrare che hai una spina dorsale. O ti imponi a mio padre, mi chiedi scusa, riconosci d'essere stato un verme, e mi sposi; o io mi disinteresserò per sempre della tua esistenza.

GIACOMO - Maria Vittoria...

(In cima alle scale è comparsa Bianca Maria. Aria seria, sofferta, di chi si decide a un grande passo.)

BIANCA MARIA - Maria Vittoria, vorrei parlare io, un attimo, con il dottor Colombo. Ti dispiace ritirarti?

MARIA VITTORIA - Stavo andandomene, mamma. Ho esaurito quel che dovevo dirgli.

(Maria Vittoria entra in casa. Bianca Maria scende in giardino.)

BIANCA MARIA - ... Mio marito mi ha detto tutto.

GIACOMO - Ah!

BIANCA MARIA - Non ho commenti da fare. Se mi sono indotta a parlarle è soltanto perchè la sola cosa a cui tengo è l'avvenire, la felicità di mia figlia.

(Gesto di Giacomo, come a troncare l'argomento.)

Perchè fa così?

GIACOMO - Alla felicità di Maria Vittoria io posso contribuire... soltanto scomparendo... Finchè almeno più adeguati sentimenti non siano subentrati in luogo di quelli... Non mi faccia dire di più, signora Fox, la prego.

BIANCA MARIA - Certo, certo, caro. La capisco.

(Sospira, si siede, scuote un po' la testa, cambia tono: ora sorride, come a togliere importanza alla cosa.)

... Quello che non capisco è perchè voi giovani dobbiate sempre esser così intransigenti! Non lo so: è davvero così... irreparabile la situazione?

GIACOMO - Se è irreparabile?!

BIANCA MARIA (leggera) - In fondo... dove sta scritto?

GIACOMO - Ma... signora, scusi; che cosa esattamente le ha detto suo marito?

BIANCA MARIA - Tutto.

GIACOMO - Tutto non si direbbe, se lei mi viene fuori, con questi discorsi.

BIANCA MARIA - Mi ha detto... che lei è suo...

GIACOMO (sottolinea) - Dunque, fratello per parte di padre, di Maria Vittoria!

BIANCA MARIA (imbarazzata, frivola) - Oddìo, beh, insomma, sì! Ma come dice il proverbio... cuore non vede, occhio non duole. Mia sorella Angela, per esempio, la famosa zia Angela di cui tante volte avrà sentito parlare... non lo sa. Per lei, tutto questo, semplicemente... "non è".

GIACOMO - Ma... io trasecolo!

BIANCA MARIA - In fondo chissà quanti casi ci sono, di gente che si sposa senza sapere di chi è figlio.

GIACOMO - Ebbene, non è il mio caso! Io ormai so esattamente di chi sono figlio.

BIANCA MARIA - Ma sì, ma sì... Tuttavia, ripeto la mia domanda: è così irreparabile? E...

(Frivola, quasi sbarazzina)

...passarci sopra?

GIACOMO (savonaroliano) - Incesto, signora! Incesto! Questa è la parola di fango e di fuoco per l'impossibile cui lei osa accennare. Le più selvagge e primitive tribù della Papuasia hanno rinchiuso in un tabù queste cose, perchè sanno che Dio punisce con la nascita di mostri orrendi e deformi...

BIANCA MARIA - Basta, basta, per carità! Credevo... non so... che nel ventesimo secolo, certi tabù, appunto, come dice lei...

GIACOMO (rincarando) - Dio e la natura, signora! Sono le leggi del sangue, della carne...

BIANCA MARIA - Ma sì, ma sì, lo so: gli ics, gli ipsilon... Tuttavia, i faraoni dell'antico Egitto, non solo permettevano ma anzi: si imponevano...

GIACOMO - I faraoni si tramandavano gravi tare ereditarie...

BIANCA MARIA - Sigifrido, però... era figlio di fratello e sorella...

GIACOMO - Quello è teatro, signora: opera lirica!

(Pausa)

Ma come ha potuto!...

BIANCA MARIA (mutando di nuovo di tono; ora seria, risoluta) - Giacomo!

GIACOMO (sorpreso dal tono di lei) - Sì?

BIANCA MARIA - Giacomo, mi ascolti! Vedo che dovrò bere l'amaro calice fino in fondo. La prego.

(Pausa)

Pensi... alla persona al mondo che più le appare superiore a qualsiasi sospetto. La persona che più d'ogni altra lei giudica incapace di tentazioni volgari, di cedimenti alla carne, all'errore, al peccato. Questa persona... la "vede"?

GIACOMO - Sì.

BIANCA MARIA - Ebbene: se questa persona, così immacolata, così superiore, così integerrima, avesse, invece, anche lei, una volta, nella vita, mancato, peccato, trasceso?

GIACOMO (indignato e allibito) - Mia madre?!

BIANCA MARIA - Sua madre?!

GIACOMO - Ma... non ha detto la persona che più mi appare superiore ad ogni sospetto?

BIANCA MARIA - Io, Giacomo! Io!...

GIACOMO (banale, cortese) - Ah, pardon! Non avevo afferrato.

(Tuttavia, la precisazione non lo aiuta:)

Non ho capito.

BIANCA MARIA - Se io, insomma, anch'io, al pari di mio marito, che credevo anche lui al di sopra di ogni sospetto, avessi anch'io mancato... una volta?...

GIACOMO (continua a non capire, ma è sempre comunque poco interessato alla questione) - Una volta... e beh?

BIANCA MARIA - Non una volta: quella volta!

GIACOMO (adesso veramente un po' tonto) - Ma quale volta?

BIANCA MARIA (sospira, quasi sbuffa) - Dio, come è difficile a questo mondo comunicare! Oh, Giacomo! Gesù ha detto: chi ha orecchie per intendere, intenda!

GIACOMO - Beh, sì, volentieri. Ho capito che lei, una volta, ha mancato, diciamo...

BIANCA MARIA - Quella volta, quella volta! Non capisce? Maria Vittoria...

GIACOMO (folgorato) - E' possibile?! Maria Vittoria non è...?

BIANCA MARIA - No.

GIACOMO - E di chi è?

BIANCA MARIA - Le dirò tutto.

GIACOMO (premuroso) - Oh no, no, per carità! Anzi, mi scusi. Io non ho alcun diritto di sapere: non voglio sapere. Non mi interessa!

(Forse non è gentile. Ripara:)

Cioè, mi interessa, ma...

(Forse questo è ancora peggio.)

Sono cose che non mi riguardano, ecco. Al di fuori, si capisce, della certezza che sia davvero come lei mi ha detto.

BIANCA MARIA - Ne dubita ancora? Lei crede forse che per un vano capriccio io mi sia risolta a questa confessione? Quando mio marito mi ha detto di lei, io sono rimasta impietrita: ma non per la delusione, o il dolore, o la sorpresa; ma solo perchè immediatamente mi sono resa conto che solo confessando il mio segreto avrei potuto salvare la felicità di mia figlia. Ora lei dubita...

GIACOMO - Per carità, signora. Il mio dubbio riguarda semmai la realtà di quel che lei mi ha detto. In fondo, come dice il proverbio, mater semper certa, pater incertus. Incertus non significa soltanto - come di solito quando si cita il proverbio - che il padre potrebbe essere anche persona diversa dal legittimo sposo; ma potrebbe significare anche - come in questo caso - che proprio il legittimo consorte potrebbe esserlo... una volta tanto.

(E' stato difficile: si asciuga il sudore.)

Insomma...

BIANCA MARIA - Come posso essere sicura che non sia mio marito. E' questo che vuol dire, vero? In quel periodo mio marito, all'inizio della sua carriera politica, era molto impegnato. Ho il conforto, se così posso chiamarlo, delle date.

(Pausa)

Non si chiede chi è il padre di Maria Vittoria?

GIACOMO - No. Non credo alle voci del sangue; e dirò anzi che tutte queste rivelazioni mi hanno molto scombussolato, recentemente.

BIANCA MARIA - Vorrei raccontarle come è successo.

GIACOMO - Non è il caso che lei si disturbi.

BIANCA MARIA - Non voglio lasciare il sospetto di un'avventura volgare, di una banale infedeltà...

GIACOMO - Non mi permetterei mai di pensarlo.

BIANCA MARIA - Sarò pur sempre sua suocera.

GIACOMO (rassegnato) - Non so cosa dirle. Dica.

BIANCA MARIA - Conosce Bad Deutsch Altenburg?

GIACOMO - Il nome del padre?

BIANCA MARIA (secondo racconto di Teramene) - Un piccolo, ridente paesino sulle rive del Danubio, in Austria, a pochi passi dalla frontiera ungherese. La casa natale di Joseph Haydn era lì, a un tiro di schioppo. Ma noi - io e mio marito, sposi da poco - non eravamo lì per questo: Era il novembre del 1956. L'Ungheria era insorta contro il giogo comunista, e i carri armati sovietici stavano soffocando l'insurrezione nel sangue. Noi eravamo accorsi, mio marito ed io, assieme ad una formazione di anziani boyscouts, di universitari cattolici, e dei Piccoli Cavalieri di Malta, un gruppo fondato dall'arcivescovo di Torino per lottare contro le infiltrazioni comuniste nel mondo, e in particolare alla Fiat. Da quell'estremo lembo d'Austria, frontiera del mondo libero, ultimo avamposto raggiungibile senza rischi eccessivi, noi assistevamo impotenti al martirio del nobile popolo ungherese, e accoglievamo i patrioti che erano riusciti a sfuggire alle orde rosse, e che cercavano asilo in occidente. Gli uomini sulla frontiera, con i panini e le bevande calde, le donne un po' più indietro, a Bad Deutsch Altenburg appunto, dove i patrioti venivano accuditi, medicati, alloggiati, in piccole tende bianche, modeste ma pulite. Li accoglievamo con il nostro sorriso, la nostra elegante divisa di crocerossine, distribuivamo loro piccole immagini di Santo Stefano patrono d'Ungheria, e io alla sera suonavo il violino. La ninna-nanna di Brahms, il Sogno d'amore di Lizst naturalmente...

Quel giorno, un venerdì, era stata una giornata tranquilla. E io, lontana dal mio sposo, come da tempo ormai accadeva, l'avevo impiegata leggendo un libro di vita di sante, dono del mio confessore. Erano soprattutto sante della preghiera e della contemplazione; e io... non so, non so come, ma le descrizioni di quelle estasi, di quelle lunghe ore che Santa Rita da Cascia o Santa Teresa d'Ayala passavano inginocchiate nella loro cella, a contemplare il corpo di Cristo, bianco, nudo, sanguinante, appeso alla croce... invece di istillarmi pensieri devoti e di muovermi alla preghiera, avevano provocato in me non so quale turbamento dei sensi. Mi sentivo stranamente eccitata, titillata, tesa. Sognavo il ritorno del mio sposo; ma un ritorno diverso dal solito. Senza il bacio in fronte, senza la rituale domanda sull'emicrania che in quel periodo mi tormentava - forse l'emozione delle recanti nozze! - senza quel suo solito, immediato entrare in bagno... Mi immaginavo un ritorno travolgente, come quelli che si vedono al cinema o di cui si legge nei romanzi!... Ma se poi tentavo di fissare nei dettagli quella scena, dovevo riconoscere che l'uomo del sognato ritorno non aveva i lineamenti di mio marito, bensì il volto del Cristo sul crocefisso - come potrei dimenticarlo? - a pagina centottantadue! Il volto bianco ed esangue, gli occhi ardenti e penetranti, i lunghi e fluenti capelli rossi...

Malgrado la fredda giornata e la tenda mal riscaldata, sentivo addosso strane vampate di calore. Mi affacciai sulla soglia. Nel cielo, grosse nubi nere si accavallavano; ma anche qui, stranamente questo spettacolo, anzichè indurmi a naturali riflessioni sulla bellezza del creato, mi riportò alla mente le pagine lette poc'anzi sulla violenza pagana che martoriò Sant'Orsola e le undicimila vergini. E di nuovo, una strana eccitazione mi colse. In quel momento, una piccola carovana di profughi, patrioti ungheresi sfuggiti al martirio, raggiunse l'accampamento. Laceri, stanchi, affamati, tormentati dal pensiero della patria lontana, uno di essi - soprattutto - attrasse la mia attenzione. Il volto esangue di chi aveva sofferto sotto il giogo comunista, gli occhi ardenti di chi aveva conservato la fede nella libertà, i capelli rossi e fluenti di un irriducibile cavaliere della puzsta. Non aveva nulla di mio marito, eppure lo guardai. Egli colse il mio sguardo, e con uno strano sorriso lasciò bruscamente il piccolo gruppo sei suoi, e si diresse verso la mia tenda, mentre i compagni festosamente lo salutavano. Timorosa, indietreggiai, quasi nascondendomi all'interno. Ma la tenda si aprì; lasciando cadere lo zaino, egli varcò la soglia; esangue, fluente, mi venne vicino, mentre io indietreggiando venni trovarmi vicino al lettuccio. Gli porsi una piccola immagine di Santo Stefano d'Ungheria, ma egli neppure la vide. Gridò qualcosa, in ungherese, che cosa, non so; forse un saluto alla libertà, o una mite offerta d'amicizia. Io non potei che dirgli quello che il cuore mi suggerì in quel momento: Ecce ancilla domini! Fui il suo primo incontro con il mondo libero. E quando se ne and•, a notte fonda, quando scomparve per mai più riapparire, il suo volto irradiava una nuova fiducia nell'uomo.

Questo è tutto, Giacomo. Maria Vittoria ha sangue unno nelle vene.

(Lunga pausa. Giacomo le versa e le porge un bicchiere d'acqua.)

Grazie.

GIACOMO - E suo marito?

BIANCA MARIA (fa cenno di no) - Non credo che avrebbe capito. Ho preferito tacere.

GIACOMO - E... adesso?

BIANCA MARIA - Sono disposta a tutto per la felicità di mia figlia; meno che affrontare questo argomento con mio marito.

GIACOMO - Ma allora, scusi, a che cosa serve...

BIANCA MARIA - Faccia lei l'uso che ne crede. Io... devo anche andare a fare la spesa... Trovi lei il modo di dirglielo...

GIACOMO - Io?!

BIANCA MARIA - Visti i nuovi rapporti, lei è forse l'unico... Non mi chieda di più, Giacomo. Non mi chieda di più.

(Entra Maria Vittoria.)

MARIA VITTORIA - Mamma, non dovevi andare a fare la spesa.

BIANCA MARIA - E' giusto quello che stavo dicendo al dottor Colombo, cara. Ma vorrei aspettare almeno i primi risultati. E poi... non sto ancora bene del tutto. Comunque... vado a prepararmi. Vi lascio soli. Mi raccomando...

(Esce, verso la casa.)

GIACOMO - Amore mio!

MARIA VITTORIA (fermandolo, con un braccio teso) - Che cosa sono questi approcci? Hai fatto quel che t'ho detto?

GIACOMO - Cioè?

MARIA VITTORIA - Hai parlato con mio padre? Gli hai detto le tue ragioni? Ti sei imposto? No? E allora, che cosa cerchi?

GIACOMO - Amore mio, ti chiedo scusa: ho esitato, è vero; forse ti ho dato l'impressione di aver rinunciato a te senza troppo lottare: tu puoi aver pensato che io non ti amassi abbastanza... Ebbene, eccomi: sono pronto a sposarti, costi quel che costi, contro il volere di chichessia.

MARIA VITTORIA (diffidente, concreta) - Quando? Parliamo di date.

GIACOMO - Non lo so. Al più presto... ma senza fretta!...

MARIA VITTORIA - E mio padre?

GIACOMO - Ne parleremo... Glielo diremo... al momento.

MARIA VITTORIA - Ho capito tutto! Io ti leggo dentro la testa, Giacomo Colombo, anche quando ragioni con i piedi. Senza fretta, tu dici; diciamo tempo al tempo, che quello ha già fatto un infarto, e magari tra sei mesi si toglie di mezzo, e tutto va a posto da solo! No! Una delle dimostrazioni che ti ho chiesto, lo sai: è che hai una spina dorsale, che non sei un lombrico. Questo voglio! Voglio sposarmi con la benedizione di mio padre!

GIACOMO - Maria Vittoria, a te della benedizione di tuo padre non te ne frega niente.

MARIA VITTORIA - Esatto. Ma tu devi parlargli, importi, dimostrarmi quello che t'ho chiesto.

GIACOMO - Ma è inutile.

MARIA VITTORIA - Paura di rompere con lui, è vero? E di restare in braghe di tela prima di esserti sistemato con la carriera!

GIACOMO - Ho tanto poca paura di rompere con lui, che ti propongo la più drastica delle soluzioni: fuggiamo, sposiamoci, mettiamolo di fronte al fatto compiuto.

MARIA VITTORIA - Che vile buffone che sei! Perchè sai che "io" non accetto. E i soldi? Voglio la benedizione di mio padre perchè il suo assenso significa l'appartamento in città, il bilocale a Cervinia, i mobili, l'automobile e il viaggio di nozze a Bangkok!

GIACOMO - Questo è dunque il tuo amore per me?

MARIA VITTORIA - Per l'amor di dio, Giacomo, smettila di bluffare! Sui soldi di mio padre ci abbiamo fatto conto tutti e due. E l'ipotesi di vivere d'amore non è stata neppure presa in considerazione. Dunque datti da fare! Altrimenti era inutile, tra l'altro, spendere tutto quel che abbiamo speso in fotocopie.

(Animazione in cima alla scala. Il primo ad uscire dalla casa è l'on. Orsi. Allarga le braccia, sorridente, come ad annunciare il nuovo papa.)

L’ON. ORSI - Quarantatrè per cento dei voti. E' ufficiale. Il senatore Fox.

(Dalla casa esce anche Fox, affiancato dagli altri due. Fox precede il trio scendendo la scala. Giacomo è il primo a farglisi incontro.)

GIACOMO - Non è certo più di quello che mi aspettassi, ma fa sempre piacere averne la conferma. Congratulazioni, senatore.

(Fox gli stringe la mano.)

FOX - Grazie, Giacomo.

MARIA VITTORIA (raggiunge Fox che è ormai al centro del giardino) - Congratulazioni, papà.

FOX - Grazie, bambina mia.

(La bacia.)

PADRE GATTI - E congratulazioni anche a lei, dottor Colombo. Dalla prossima assemblea, lei sarà membro del consiglio della Banca Cattolica.

(Con intenzione, guardando gli altri.)

Fa parte... del pacchetto.

Colombo (con un breve inchino) - Ringrazio lei e gli amici.

AQUILA - E adesso non ci resta che attendere i risultati della Camera: se confermeranno i risultati del Senato, potremo brindare a champagne!

L’ON. ORSI - Io corro subito in federazione.

AQUILA - E io al giornale.

PADRE GATTI - E io in chiesa, a disporre per il Te Deum.

L’ON. ORSI - A più tardi. E congratulazioni ancora.

AQUILA - Grazie per l'ottimo the.

PADRE GATTI - I nostri omaggi alla signora.

FOX - Presenterò. Addio cari. Grazie. A tra poco.

(I tre sono usciti. Pausa. Fox siede. Ha un attimo di rilassamento.)

GIACOMO - Un po' stanco?

FOX - Anzi. Sono tre imbecilli: è stato ancora più facile del previsto. Gli ho gettato alcune briciole, e le hanno raccolte felici come pasque. Le lascerò una posizione di assoluto strapotere, Giacomo, ... quando andrò a Roma.

(Maria Vittoria si avvia verso casa.)

Maria Vittoria, dove vai?

MARIA VITTORIA - A casa. Giacomo deve parlarti, papà.

(Esce.)

FOX - Che cosa significa? Deve parlarmi, Giacomo? Parli.

GIACOMO - Maria Vittoria voleva dire... che io e lei... ci amiamo.

FOX - Si rende conto di quel che dice?

GIACOMO - Certo.

(Pausa. Poi, con tono quasi leggero, come a denunciare una curiosa stranezza:)

Eppure... se seguo l'istinto... devo riconoscere che non sento la voce del sangue. Anzi: l'impulso spontaneo è quello di prima: il naturale impulso di un uomo che ama una donna e...

FOX - Ma è spaventoso! Giacomo!

GIACOMO - Eppure...

FOX - Lasciamo perdere la voce del sangue, che può essere un’invenzione letteraria. Ma le tribù più selvagge e primitive...

GIACOMO - Lo so, lo so... Ma forse la cosa non è poi così motivata scientificamente...

FOX - Incesto, Giacomo! Incesto è la parola di fango e fuoco...

GIACOMO - So anche questo. Tuttavia i faraoni dell'antico Egitto...

FOX - I faraoni si tramandavano gravi tare ereditarie!

GIACOMO - Sigfrido, però!

FOX - Ma io trasecolo! Giacomo, per l'amor di dio! Ci sono tabù sacrosanti che neppure il più verde dei verdi potrà mai confondere con le battaglie per i diritti civili...

GIACOMO - Eppure...

FOX - Eppure che cosa. Mi dica!

(Pausa.)

Giacomo, tu... Lei è troppo intelligente, Giacomo, per sostenere tesi assurde. O c'è dell'altro che io non so? Dica: ha scoperto qualcosa?

GIACOMO - Non vedo che cosa potrei avere scoperto.

FOX - Ha scoperto che sua madre...?

GIACOMO - Che mia madre?...

FOX - Ha avuto... non so: altre esperienze che potrebbero mettere in dubbio...

(Giacomo si erge, immediatamente, a respingere con durezza ogni sospetto del genere.)

GIACOMO - Mia madre, dottor Fox, ha pagato con una vita di preghiera...

FOX (lo interrompe) - D'accordo, d'accordo. Ma allora? Perchè esita? Perchè tace? Giacomo! Allora è vero: c'è qualcosa che io non so. Giacomo, figlio mio!...

(Giacomo vince un'ultima resistenza.)

GIACOMO - Dirò... Dirò... Dirò come nel Coriolano di Shakespeare....

Papà! Tu hai trovato un figlio, ma hai perso una figlia!

(Pausa)

FOX - E' vero? E' impossibile.

(Giacomo tace)

Lo ha detto... mia moglie?

(Non aspetta la risposta)

Naturalmente.

(Pausa. Si guarda intorno, a disagio)

Dov'è mia moglie?

GIACOMO - In casa, credo.

(Fox si avvia lentamente verso casa)

Senatore...

FOX (si ferma e si volta) - Non si preoccupi. Vorrei solo... guardarla un momento. E' strano. l'ho sempre vista, e non l'ho mai guardata.

(Esce, lentamente, verso la casa.)

(Giacomo rimane immobile un attimo. Sta ormai scendendo la sera. Da fuori le voci dei tre - Aquila, Orsi, padre Gatti - arrivano allegre, ciarliere, a precederne l'ingresso.)

AQUILA - Dunque: ottime notizie da tutti i fronti. Il centro cristiano ha tenuto benissimo, i comunisti hanno preso le botte, i socialisti non si muovono. Sono andati un po' avanti i partiti laici, le cosiddette frattaglie...

L’ON. ORSI - Ma il popolo italiano ha detto chiaramente quel che vuole: continuare così. Ogni alternativa al nostro potere è stata debellata. Le opposizioni si sono logorate, giusto il principio che il potere logora chi non ce l’ha. Abbiamo davanti, signori, altri trent'anni di buon governo.

AQUILA - Buono... per noi.

PADRE GATTI - L'avanzata dei partitini, tuttavia, è un dato allarmante. Significa che il fronte laico si rafforza...

L’ON. ORSI (ottimista) - Oh, ci potrà turbare come credenti, padre, certo!, ma politicamente, che cos'è questo fronte laico? Un minestrone che va dai liberali al radicali. Laici, sì, ma che cos'hanno in comune oltre al non andare in chiesa? L'uno tira a destra, l'altro - si fa per dire - a sinistra... E' un fronte con le due ali che si sparano addosso. Bel fronte! Tutto, signori, come nel migliore dei mondi possibili. Possiamo davvero brindare a champagne!

(Si guarda intorno)

Ma dov'è il senatore?

(Pausa. L'assenza del senatore viene avvertita come qualcosa di strano, di inspiegabile conturbante e preoccupante. Tutti guardano Giacomo. Giacomo non reagisce, se non avvertendo anche lui qualcosa di strano. A un tratto si avvia verso casa, accellerando, e compiendo di corsa gli ultimi scalini. Entra in casa.)

(Pausa. I tre si guardano, improvvisamente a disagio.)

AQUILA - Ma... cos'è successo?

L’ON. ORSI - E' successo qualcosa?

PADRE GATTI - Che cosa succede?

(Pausa. Lunga, tesa.)

(Ricompare Giacomo. Si ferma un attimo in cima alla scala, appoggiandosi alla ringhiera di pietra. Aquila è il primo a vederlo.)

AQUILA - Il senatore...?

(Colombo scende le scale, prima di rispondere.)

GIACOMO - Il senatore Fox ha avuto un nuovo attacco di cuore. Questa volta, purtroppo il cuore non ha retto. E' morto.

(Pausa. I tre si guardano attoniti. Le reazioni hanno la banalità di ciò che è assolutamente spontaneo.)

L’ON. ORSI - Ma come: adesso?

AQUILA - Così: appena eletto?

PADRE GATTI - Adesso che tutto era stato appianato...!

GIACOMO - Sembrava un uomo di ferro, ma aveva un punto debole: gli erano rimasti dei sentimenti, e una strana fede in qualcosa. E così il cuore ha ceduto, laddove i veri politici muoiono soltanto di vecchiaia.

L’ON. ORSI - Ma è uno scherzo!

AQUILA - Una commedia!

PADRE GATTI - Una farsa!

GIACOMO - Era cominciata così, in effetti, ma ha avuto un finale imprevisto. Non è un lieto fine. Potrei riparare, anche se forse non è il momento più opportuno, annunciando il mio fidanzamento con la signorina Maria Vittoria Fox, figlia - orfana! - del senatore Fox. Le nozze avranno luogo, decorso, naturalmente, un decente periodo di lutto.

L’ON. ORSI - Ma come può parlare a questo modo? Quell'uomo non era dunque niente per lei?

GIACOMO (soavemente) - Un padre. E infatti, io, che - come tutti del resto - aspettavo che mi sgomberasse il terreno, provo ora uno strano disagio. Spero non sia anche questo un "sentimento"; perchè, se dobbiamo governare altri trent'anni, dobbiamo evitare questo errore... fatale. Io, che raccolgo l'eredità del dottor Fox, parto animato dai migliori propositi. Del resto, ve ne accorgerete presto.

(Pausa. Giacomo indica la casa.)

Se vogliono accomodarsi... La vedova e l'orfana forse gradiscono una parola di conforto.

(I tre meccanicamente, si avviano. Sulla cima della scala è apparsa Maria Vittoria. I tre le sfilano davanti, stringendole la mano, il più anziano forse baciandola in fronte, pronunciando con aria compunta scontate parole di condoglianza. Poi entrano in casa.

Maria Vittoria scende la scala.)

MARIA VITTORIA - Ma che cosa gli hai detto, per averlo ucciso?

(Giacomo non risponde.)


F I N E