Il signor Puntila e il suo servo Matti

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Rappresentazione popolare

di Bertolt Brecht

Titolo originale  Herr Puntila und sein Knecht Matti

Traduzione di Nello Sàito

Musica: P. Dessau

Ispirato ai racconti di Hella Wuolijoki

e composto su un abbozzo drammatico della stessa autrice

Giulio Einaudi Editore Torino 1970

PERSONAGGI

Puntila  proprietario terriero

Eva Puntila sua figlia

Matti suo chauffeur

Il cameriere

Il giudice

L'attaché

Il veterinario

Emma la spacciatrice di grappa

Manda la commessa della farmacia

Lisu  la vaccara

Sandra la telefonista

Un uomo grasso

Un operaio

Il pelorosso

Il macilento

Surkkala, ilrosso

Laina   la cuoca

Fina   la cameriera

L'avvocato

Il pastore

La pastoressa

Boscaioli


Prologo

(recitato dall'attrice che interpreta Lisu la vaccara).

Signore e signori, i tempi son tristi:            

è saggio chi è in ansia, cretini i vanesi.     

Non vince le angustie chi ha perso del riso

il gusto: per questo la farsa scrivemmo

che voi ascolterete. Ma, attenti! signori,        

gli scherzi che udrete non stiamo a pesarli  

a grammi, a millesimi; ma a cesti, a quintali.

Pesateli come patate: ed ancora

cercate aiutarvi un po' con l'accetta.           

Signore e signori, stasera una bestia           

noi qui presentiamo almeno preistorica:      

Estatium possessor. Traduco: un agrario,

che come sapete è bestia inutile e ghiotta.

Dov'essa prolifica e truce s'aggira                 

vuol dire son squallide regioni deserte.    

E invece, vedete, stavolta si muove           

tra splendidi boschi, bei fiumi, bei laghi.  

Se quel che vi dico non sta nelle quinte    

sforzatevi udirlo nei nostri discorsi:          

tinnire di secchi nei boschi in Finlandia,    

estati senz'ombra notturna sui tiepidi fiumi,

paesi rossicci, già desti al canto dei galli,   

il fumo che sale, azzurro, dai tetti,

troverete tutto, speriamo, seduti sulla sedia

se di Puntila sentirete la commedia.


I.

Puntila trova un uomo.

Saletta nell'Hotel du Pare di Tavasto. Il proprietario terriero Puntila, il giudice e il cameriere. Il giudice, ubriaco, scivola giù dalla sedia.

puntila          Cameriere! Da quanto tempo siamo qui?

cameriere    Da due giorni, signor Puntila.

puntila(al giudice, in tono di rimprovero)    Appena due giorni, hai sentito? E già ti dài per vinto e fingi di esse­re stanco! E io che volevo parlarti un poco di me dinanzi a un bicchiere di grappa, e dirti come mi sento solo, e discutere un po' di politica! Ma sì! Al minimo strapazzucolo crollate giù tutti come pere cotte! Eh, lo spirito è sveglio, ma la carne è fiacca! Dov'è il dottore, che ieri sfidava il mondo intero a misurarsi con lui? Il caposta­zione ha visto che lo portavano via a braccia. E anche lui, dopo un'eroica resistenza (così ha farfugliato), verso le sette del mattino, ha dovuto soccombere. A quell'o-ra il farmacista era ancora in piedi: e adesso, dov'è an­dato a finire? E queste sarebbero le maggiori autorità del paese? Ma gli volteranno tutti il didietro alle si­gnore autorità! (Rivolgendosi al giudice addormentato) Nemmeno te lo immagini, quale cattivo esempio sia per il popolo tavastino un giudice tavastino che non soppor­ta neanche un goccetto di grappa bevuto per istrada! Un contadino che fosse pigro sul lavoro nei campi come lo sei tu nel bere, lo licenzierei sui due piedi. Te l'insegno io, canaglia - gli direi - a prendere il lavoro sottogam­ba! Ci pensi, Federico? Un uomo colto come te, guar­dato da tutti, che dovrebbe essere di modello a tutti, un modello di responsabilità, e anche di resistenza... Ma perché non ti fai animo, e siedi qui con me, su, che chiac­chieriamo un po', giudice di pasta frolla che non sei al­tro! (Al cameriere) Che giorno è, oggi?                      

cameriere    Sabato, signor Puntila.                           

puntila          Come, sabato? Dovrebbe essere venerdì.

cameriere    Scusi, ma è sabato, signor Puntila.

puntila    Contraddici, anche? Bel cameriere! Fa l'inso­lente con i clienti perché si offendano e se ne vadano! Cameriere, ti ordino un altro bicchiere di grappa, e apri bene le orecchie in modo da non far di nuovo confusio­ne. Ti ho detto una grappa e un venerdì. Capito?

cameriere    Benissimo, signor Puntila. (Via).

puntila(al giudice) Svegliati, femminuccia! Non mi la­sciare così solo. Capitolare davanti a qualche bottiglia di grappa! Se le hai appena annusate! E ti sei rannicchiato giù nella barca mentre io remavo su un mare di grappa, un mare, e tu vigliacco non ti arrischiavi nemmeno a mettere il naso fuori! Vergogna! Guarda, ora io mi av­venturo nel liquido elemento (si alza e «cammina sulle acque») e cammino, cammino sulla grappa... e affondo, per caso?! (Scorge Matti, lo chauffeur, che da un po' è fermo sulla soglia) Chi sei, tu?

matti    Il suo chauffeur, signor Puntila.                      

puntila(diffidente)    Cosa sei? Ripeti!                        

matti    Sono il suo chauffeur.                                              

puntilaIl mio chauffeur? Questo lo può dire chiunque! Io non ti conosco.

matti     Forse perché non mi ha mai guardato bene. Sono al suo servizio solo da cinque settimane.

puntila          E ora di dove vieni?

matti     Da lì fuori. Sono due giorni che aspetto nella mac­china.

puntila          Quale macchina?                                           

matti    La sua. La Studebaker.

puntila          Curioso. Lo puoi dimostrare?

matti     E per sua regola non ho intenzione di aspettarla fuori neanche un minuto di più. Ne ho piena l'anima. Un uomo non si può trattare cosi!

puntila          Cosa significa: un uomo? Sei un uomo, tu? Un momento fa hai detto di essere uno chauffeur. Ti ho colto in contraddizione, ammettilo!

matti     Lo vedrà subito se sono un uomo o no. Io non mi lascio trattare come un cane, signor Puntila! E non sto li fuori ad aspettare fintantoché lei si degni di uscire!

puntilaUn momento fa hai detto che non ti lasci trattare così.

matti     Precisamente. Mi liquidi le spettanze, 175 marchi, e il benservito me lo andrò a ritirare a Puntila.

puntilaQuesta voce la conosco! (Gira intorno a lui esaminandolo come uno strano animale) È una voce uma­na. Siediti e bevi un bicchiere di grappa. Noi due dobbiamo far conoscenza.

cameriere(entra con una bottiglia) Ecco la grappa, signor Puntila, e oggi è venerdì.

puntilaCosì va bene. (Indicando Matti) Questo è un mio amico.

cameriere      Sì, il suo chauffeur, signor Puntila.

puntilaAh, tu sei chauffeur? Bene, l'ho sempre detto che viaggiando si incontrano i tipi più interessanti. Versa!

matti     Vorrei sapere quali intenzioni ha, signor Puntila. Non so ancora se berrò questa grappa.

puntilaVedo, vedo, sei un tipo diffidente. Logico, d'altronde. Non bisogna mai sedere alla stessa tavola con gente che non si conosce. Figurarsi! C'è il pericolo di essere spogliati da capo a piedi appena uno chiude gli occhi. Sono il proprietario terriero Puntila, di Lammi, un uomo onorato: ho novanta vacche. Con me puoi bere tranquillo, fratello.

matti     Io sono Matti Altonen. Felicissimo di fare la sua conoscenza. (Brinda).

puntilaHo buon cuore, cosa di cui sono contento. Una volta ho portato un cervo volante dal ciglio della strada nel bosco per non farlo schiacciare: sarà un'esagerazione ma io sono fatto così. L'ho fatto arrampicare su un ramoscello. Anche tu hai buon cuore come me, te lo vedo in faccia. Non posso soffrire la gente che scrive «Io« con l'i maiuscola: gente così, non c'è che da prenderli a nerbate. E ci sono dei contadini ricchi che lesinano i bocconi alla servitù. Io, i miei dipendenti, vorrei che mangiassero sempre arrosto. Anche loro son uomini e se hanno voglia di metter sotto i denti qualche buon bocconcino, come faccio io, niente di più giusto! Non sei del mio parere?

matti    Completamente.

puntilaMa davvero ti ho fatto aspettare tanto là fuori? Proprio non va, me ne rammarico sinceramente; anzi, se mi dovesse succedere ancora una volta, agguanta la chia­ve inglese e dammela di santa ragione sulla zucca! Mat­ti, sei mio amico?

matti    No.

puntilaTi ringrazio. Lo sapevo. Matti, guardami bene! Cosa vedi?

matti    Un pezzo di animale ubriaco fradicio, direi.

puntilaVedi come l'apparenza inganna? Invece io sono tutt'altro. Sono un uomo malato, Matti.

matti    Molto malato.

puntilaMi fa bene sentirtelo riconoscere. Sai, mica tut­ti ne sono capaci. A vedermi cosi, non lo immagineresti neppure. (Lugubre, figgendo gli occhi in quelli di Mat­ti) Ho degli attacchi, sai?

matti    Non me lo dica.

puntila Di', c'è poco da scherzare! Mi pigliano almeno una volta ogni tre mesi. Mi sveglio, e tutt'a un tratto mi sento lucido come una pioggia di stelle. Che ne dici?

matti    Le pigliano regolarmente questi attacchi di lucidità?

puntila  Sì, regolarmente. Vedi, mi succede questo: per tutto il resto del tempo sono completamente normale, così come mi vedi ora. Sono cioè in completo possesso delle mie facoltà, assoluto padrone di me stesso. Ed ecco che mi piglia l'attacco. Il primo sintomo è che gli occhi cominciano a non servirmi a dovere: invece di due for­chette (alza una forchetta) ne vedo una sola.

matti     (spaventato)    È guercio, allora?

puntila  Vedo il mondo solo per metà. Ma il peggio è che durante cotesti attacchi di totale, dissennata lucidità, io scendo al livello di una bestia, non conosco più al­cun freno. E quando mi trovo in un simile stato, fratel­lo, non mi si può imputar nulla di quello che faccio; nul­la, purché si abbia un cuore in petto e si pensi che sono malato. (Con raccapriccio) Divengo insomma un indivi­duo assolutamente responsabile delle mie azioni. (Con­citato) Lo sai, fratello, che cosa significa essere respon­sabile delle proprie azioni? Un individuo responsabile è un uomo da cui ci si può aspettare tutto. Per esempio, non è più capace di pensare al bene dei propri figli, non ha più senso dell'amicizia, sarebbe pronto a camminare sul suo stesso cadavere, perfino. Questo succede appun­to perché, come dicono gli avvocati, è responsabile delle sue azioni.

matti    E lei non fa nulla contro questi attacchi?

puntilaQuello che posso, fratello. Quello che è umana­mente possibile fare! (Afferra il bicchiere) Ecco: questa è la mia unica medicina. La inghiotto senza batter ciglio, e non a cucchiaini, puoi credermi. E se posso dire qual­cosa di me, è che questi attacchi di lucidità insensata, li combatto virilmente. Ma a che serve? Mi ripigliano co­me prima. Vedi per esempio come sono stato ora vil­lano con te, che pure sei una tal meraviglia d'uomo! To', prendi, un bel pezzo di manzo. Vorrei sapere quale ca­so fortunato ci ha fatti incontrare. Com'è che sei venuto da me, di'?

matti     Ho perso il posto che avevo prima. Ma non per colpa mia.                                                

puntila          E come mai?                                       

matti    Vedevo gli spiriti.                          

puntila          Autentici?                                 

matti     (stringendosi nelle spalle) Dal signor Pappmann, nella sua fattoria. Perché ci dovessero essere gli spiriti, laggiù, nessuno l'ha mai saputo. Prima che arrivassi io, non se n'erano mai visti. Ma se lei me lo domanda, le posso dire, credo, che era per via della pessima cucina. Già, si sa, quando il pan cotto rimane come un sasso sullo stomaco, la gente fa sogni cattivi e soffre d'incubi. Io, poi, che sono tanto sensibile in fatto di cattiva cucina! Ho pensato subito ad andarmene, ma non avevo altro in vista e mi sentivo giù di morale: sicché mi son messo, in cucina, a fare dei discorsi poco allegri, tanto che non è passato molto tempo e le sguattere una sera han detto di aver visto delle teste di bambino infilzate sulle siepi; e si son licenziate. Oppure una palla grigia è rotolata a terra dalla rastrelliera, e aveva occhi e bocca come un uomo, tanto che alla contadina della stalla, appena gliel'ho raccontato, le è preso un accidente. E anche la ca­meriera se ne è andata, perché le ho raccontato che ave­vo visto alle undici di sera, vicino al bagno, aggirarsi un uomo vestito di scuro che portava la testa mozza sotto il braccio, e mi aveva chiesto del fuoco per la pipa. Al­lora il signor Pappmann ha cominciato a dare in escan­descenze, dicendo che la colpa era mia che gli facevo scappar via tutto il personale e che da lui non c'erano spiriti. Non c'erano? Si sbagliava di grosso, gli ho detto. Per due notti consecutive, mentre sua moglie era in ospedale per partorire, avevo visto con i miei occhi uno spettro bianco uscire dalla finestra della massara, ed en­trare pian pianino in quella del padrone! Allora il signor Pappmann non ha più fiatato. Mi ha licenziato all'istan­te. Nell'andarmene gli ho voluto dire però quello che pensavo : che badasse di più alla cucina se voleva che gli spiriti lo lasciassero in pace, dato che gli spiriti, in ge­nere, non sopportano il puzzo di carne guasta.

puntilaCapisco: hai perso il posto perché eran tirchi nel darvi da mangiare. Questo - che ti piaccia mangiare bene - non ti sminuisce affatto ai miei occhi: purché tu guidi come si deve il mio trattore, e non fai l'indiscipli­nato, e dài a Puntila quel che è di Puntila. Di roba ce n'è per tutti, e di legna nel bosco non ne manca. Allora si può andare d'accordo: tutti possono andar d'accor­do con Puntila! (Canta) «Perché recriminare, bambina mia? A letto siam pure della stessa idea!» Come sareb­be felice, Puntila, se potesse venire con voi ad abbattere le betulle, a cavar fuori le pietre dai campi, a guidare il trattore! Ma chi glielo permette? Fin dalla nascita m'han ficcato addosso un colletto duro, tanto duro che mi son già scorticato due menti. Non sta bene che papa porti l'aratro! Non sta bene che papa faccia il solletico alle ragazze! Non sta bene che papa beva il caffè con i lavoranti! Io però ne ho piene le tasche che niente stia bene, e vado a Kurgela a fare il fidanzamento di mia fi­glia con l'attaché e poi mi metto seduto a tavola in ma­niche di camicia e non ho più rompiscatole che mi fac­ciano la guardia, perché la Klinckmann se ne sta buona a cuccia, io la f... e basta! E a voi vi aumento lo stipendio, perché il mondo è grande, e io il mio bosco ce l'ho sem­pre, e basta per voi, e basta anche per il signor Puntila!

matti     (ride forte e a lungo; poi) Bene, bene. Ora si cal­mi, e svegliamo il signor giudice; ma piano, per carità, perché se si spaventa ci condanna come niente a cent'anni!

puntilaVorrei essere sicuro che non c'è più nessun abis­so fra di noi. Dillo, Matti, che non esiste questo abisso.

matti     Se lei me lo ordina, signor Puntila, non esiste nes­sun abisso.                                                           

puntila    Fratello, ora dobbiamo parlare di denaro.

matti    Si capisce.                                                 

puntila    Ma è volgare parlare di denaro!             

matti    Allora non parliamone.

puntilaTi sbagli. Perché, domando io, non dovremmo essere volgari? Siamo uomini liberi, sì o no?

matti    No.

puntilaEcco. E, da uomini liberi, possiamo fare quel che vogliamo. E adesso vogliamo essere volgari. Dobbia­mo procurare una dote alla mia unica figliola. Questo è il momento di guardarci nel bianco degli occhi: di esse­re freddi, calcolatori e ubriachi fradici. Vedo due possi­bilità: o vendere un bosco, o vendere me. Tu che cosa mi consigli?

matti    Io non mi venderei, se potessi vendere un bosco.

puntilaCosa! Vendere un bosco? Mi dài una grande de­lusione. Ma lo sai che cosa è un bosco? Un bosco per te significa solo cinquantamila quintali di legna? O è an­che una verde delizia degli occhi? E tu vuoi vendere una verde delizia degli occhi? Vergognati!     

matti    Allora vendiamo l'altra cosa.

puntila    Tu quoque, Bruto? Tu puoi dunque volere che io mi venda?

matti    Ma come vorrebbe vendersi?

puntila          La signora Klinckmann.

matti     A Kurgela, dove andiamo adesso? La zia dell'attaché?

puntila          Ha un debole per me.

matti     E vuol vendere a quella donna il suo corpo? È spaventoso, signor Puntila.

puntilaPerché spaventoso? Però, allora, la libertà, fra­tello? Non importa, mi sacrificherò. Cosa sono io?

matti    Giusto, cos'è, lei?

Il giudice si sveglia e con la mano cerca a tentoni un immaginario campanello sul tavolo.

giudice           Silenzio nell'aula!

puntilaDorme, perciò crede di essere all'udienza. Fra­tello, ora hai deciso il dilemma: se valga più un bosco come il mio o un uomo come me. Sei magnifico! To', prendi il mio portafoglio, paga il conto e poi mettitelo in tasca, tanto io lo perderei. (Indicando il giudice) Al­zalo e portalo fuori! Io perdo tutto, sarebbe meglio non possedessi nulla, magari! Il denaro puzza, ricordatelo. Questo sarebbe il mio sogno: non possedere nulla, così potremmo andarcene a piedi per la nostra bella Finlan­dia, o al massimo con una macchinetta a due posti, e nessuno ci negherebbe un goccetto di benzina; e quando siamo stanchi entreremmo in una locanda come questa e ci darebbero un sorsellino dopo averci fatto magari spaccare la legna... un lavoro, figurati, che potresti farlo anche con la sinistra.                                             

Escono. Matti si è caricato il giudice sulle spalle.


II.

Eva.

Atrio della fattoria di Kurgela. Eva Puntila aspetta suo padre e mangia cioccolata. L'attaché Eino Silakka appare in cima alla sca­la. Ha l'aspetto molto assonnato.

eva         M'immagino che la signora Klinckmann sarà molto seccata.

attaché         Oh, mia zia non si secca mai a lungo. Ho tele­fonato di nuovo per tentare di rintracciarli. Davanti alla chiesa è passata un'auto con dentro due uomini che schiamazzavano.

eva         Sono loro. C'è di buono che io, mio padre, lo rico­nosco a volo. Quando si parlava di lui, capivo sempre subito. Mi dicevano che qualcuno correva dietro a un servo con la frusta, o che un altro aveva regalato un'au­tomobile alla vedova di un suo bifolco? Era mio padre, senz'altro.

attaché         Io temo solo lo scandalo. Enfin, non siamo a Puntila, qui. Io non avrò inclinazione per i numeri o per sapere quanti litri di latte possiamo mandare a Kaunas, del resto non ne bevo, ma in fatto di scandali pos­seggo una sensibilità infallibile. Appena l'attaché del­l'ambasciata francese a Londra, dopo aver mandato giù otto cognac uno dietro l'altro, gridò attraverso la tavola alla duchessa de Catrumple che era una sgualdrina, io previdi immediatamente che ci sarebbe stato uno scan­dalo. Infatti ho avuto ragione. Ecco, credo che siano lo­ro. Senti, Eva, io sono un pochino stanco: vorrei riti­rarmi. Spero che mi scuserai. (Via in fretta).

Si sente un gran fracasso. Entrano Puntila, il giudice e Matti.

puntilaEccoci qui. Niente cerimonie, Eva, non sveglia­re nessuno: berremo ancora una bottiglia fra noi, in petit comité, e poi a letto. Dimmi, sei felice?

eva         Sono tre giorni che vi aspettiamo.

puntilaSiamo stati trattenuti per istrada, però abbiamo portato tutto l'occorrente. Matti, prendi la valigia dalla macchina! Spero che l'avrai ben tenuta sulle ginocchia e che niente sia andato rotto, sennò qui moriamo di sete. Ci siamo scapicollati perché ho pensato che tu ci stavi aspettando.

giudice           Posso farti le mie felicitazioni, Eva?

eva         Papà, sei cattivo. È una settimana che me ne sto qui in casa d'estranei, con un vecchio romanzo, l'attaché e sua zia Klinckmann per tutta compagnia. Ho creduto di ammattire dalla noia.

puntilaCi siamo scapicollati, io continuavo a far pre­mura e a ripetere di non attardarci perché avevo da di­scutere ancora un po' con l'attaché a proposito del fidan­zamento, e ero tranquillo sapendoti con lui, almeno c'e­ra qualcuno a tenerti compagnia per il tempo che noi eravamo trattenuti. Attenzione alla valigia, Matti, che non succeda un guaio! (Con infinita precauzione, insie­me a Matti, tira giù la valigia).

giudiceHai attaccato briga con l'attaché? Dal momento che ti lamenti che ti abbiamo lasciata sola con lui!

eva         Bah, non lo so. Cosa vuoi, attaccar briga con quello lì!

giudice  Giovanni, mi pare che Eva non mostri nessun entusiasmo per questa faccenda. Dell'attaché dice che non riesce ad attaccar briga con lui! Mi ricordo una causa di divorzio in cui una donna si lamentava che il marito non le aveva mai risposto con un ceffone tutte le volte che lei gli aveva scaraventato la lampada addosso! Si era sentita trascurata: così diceva.

puntilaEcco. Anche stavolta tutto è andato felicemen­te. Se ci si mette Puntila, va sempre bene... Che? Non sei felice? Sfido io, con quello lì! Sai che ti dico? Lascia andare l'attaché. Non è neanche un uomo, quello.

eva         (poiché Matti, presente alla scena, ghigna)    Io ho detto semplicemente che non sono sicura se da sola con l'attaché potrei divertirmi.

puntilaQuello che dico anch'io! Prendi Matti: con lui ci si divertono tutte.

eva         Sei impossibile, papà! Ho detto solo che non sono sicura. (A Matti) Prenda la valigia e la porti di sopra.

puntilaFermo! Prima fammi tirar fuori una o due bot­tiglie. Voglio ancora bere un sorso discutendo con te se quell'attaché mi va a genio o no. Almeno, ti sei fidan­zata con lui?

eva         No che non mi sono fidanzata. Non abbiamo parlato di queste cose. (A Matti) Lasci chiusa la valigia!

puntilaNon ti sei fidanzata? In tre giorni? E che cosa avete fatto tutto questo tempo? Te l'ho detto che quell'uomo non mi piace! Io ci metto tre minuti per fidan­zarmi. Senti, vallo a chiamare, io intanto mi cerco un paio di ragazze in cucina, e gli faccio vedere io un fidan­zamento lampo! Tira fuori una bottiglia di Borgogna, oppure no, meglio un liquore.

eva         No, basta bere, adesso. (A Matti) Porti la valigia nel­la mia stanza, la seconda a destra della scala.

puntila(allarmato, poiché Matti solleva la valigia) Ma Eva, non è gentile quello che fai! Vuoi lasciar morire tuo padre di sete? Ti prometto che berrò solo una bot­tiglia insieme con la cuoca o la cameriera, e con Federico, che poverino ha sete pure lui.

eva         Sono rimasta in piedi proprio per impedirti di andar a svegliare la servitù!

puntilaIo sono convinto, vedi, che la Klinckmann... (dov'è, a proposito?...) starebbe volentieri un pochino ancora con me. Tanto, Federico è stanco e può andar su; e io dico due paroline alla Klinckmann, no? Del resto, era proprio quello che volevo fare. Abbiamo sempre avuto un debole l'uno per l'altra.

eva         Io ti pregherei invece, papà, di controllarti un po' di più. Lo sai che la signora Klinckmann è su tutte le furie per averti aspettato tre giorni? Ho paura, ma do­mattina non avrai neanche l'onore di vederla.

puntilaVuol dire che busserò alla sua camera e siste­merò tutto. So io come va trattata; queste cose tu, Eva, non le puoi capire.

eva         Però capisco che nessuna donna ti starà vicino finché ti trovi in questo stato! (A Matti) Le ho già detto di portare la valigia su; ne ho già avuto abbastanza di que­sti tre giorni!

puntila Eva, sii ragionevole. Se proprio non ne vuoi sa­pere che salga dalla Klinckmann, chiama allora quella piccola, graziosa, paffutella, sì, la governante, mi pare... e discuto la cosa con lei, è lo stesso.

eva         Non la fare tanto lunga, papà, se non vuoi che la porti su io, la valigia, e distrattamente la faccia ruzzo­lare giù per le scale.

Puntila, disgustato, si ferma. Matti porta via la valigia, Eva lo segue.

puntila(calmo) È questo il modo di trattare il proprio padre! (Sconvolto, si prepara a ripartire) Federico, an­diamocene!

giudice           Che vuoi fare, Giovanni?

puntilaVoglio andar via di qui, non mi piace. Perdinci, mi sono scapicollato con la macchina, giungo qui nel cuore della notte, e vengo accolto in questa maniera? Ah, Federico, mi viene in mente il figliuol prodigo: pen­sa, se al ritorno, invece di trovare un vitello fumante, fosse stato accolto da freddi rimproveri! Me ne vado!

giudice    Ma dove?

puntilaQuante domande! Quante domande! Non hai visto che mia figlia mi ha negato perfino un grappino? Non capisci che ora mi toccherà uscire fuori, nella not­te, in cerca di qualcuno che mi faccia la carità di una o due bottiglie?

giudiceRagiona un poco, Puntila: grappa non ne puoi trovare, alle due e mezzo di notte. La mescita e lo spac­cio dell'alcool senza ricetta medica sono proibiti per legge.

puntila    Anche tu mi abbandoni, dunque? E dici non troverò alcool senza ricetta? Ti farò vedere io se son capace di procurarmelo legalmente a qualsiasi ora del giorno e della notte!

eva         (è tornata indietro, in cima alla scala) Papà! Togliti subito il cappotto!

puntilaSta' buona, Eva, e onora il padre e la madre se vuoi vivere a lungo sulla terra. Che razza di casa! Han­no l'abitudine di stendere ad asciugare al sole le budella degli ospiti! E neanche una donna! Ma vedrai se non l'avrò! Quanto alla Klinckmann, dille che rinuncio alla sua compagnia, e che per me somiglia tutta a una ver­gine folle, senza olio nella lucerna! E ora via, difilato! da far rimbombare il suolo, da far drizzare dallo spa­vento tutte le curve della stradai Corre via).

eva         (scendendo la scala) Fermi il signore! Lo fermi, ho detto!

matti     (dietro di lei) Troppo tardi. Corre come un dia­volo.

giudiceE io credo che stavolta non l'aspetterò. Non so­no più giovane come una volta. Del resto, non gli acca­drà nulla: tuo padre ha una fortuna sfacciata, Eva. Dov'è la mia camera? (Sale la scala).

eva         La terza dopo le scale. A Matti) E adesso noi due ri­marremo alzati a far la guardia: che al ritorno non si metta a bere insieme con la servitù e non gli dia troppa confidenza.

matti     Già. Prendersi troppa confidenza è sempre una cosa spiacevole. Una volta, in una cartiera dove lavora­vo, il portiere si licenziò perché il direttore gli aveva do­mandato come stava suo figlio.

eva         Molti si approfittano di mio padre per queste sue de­bolezze. È troppo buono.

matti     Sì, i suoi periodi di sbronza permanente sono una fortuna per chi gli sta intorno. Diventa una pasta di uomo, non vede che sorci bianchi e vorrebbe accarezzar­li, tanto si sente angelico.

eva         Non mi piace sentirla parlare cosi del suo padrone. E mi auguro che non prenda alla lettera quello che ha detto per esempio nei riguardi dell'attaché. Non vorrei che andasse in giro a ripeterlo: erano cose dette per scherzo.

matti     Cosa, che l'attaché non è un uomo? Quanto a que­sto, che cosa un uomo sia, le opinioni sono molto di­verse. Io, per esempio, una volta lavoravo in una fab­brica di birra. La padrona aveva una figlia che una volta mi fece entrare nel bagno a portarle un accappatoio, perché si vergognava. «Mi porti un accappatoio!» di­ceva, e intanto stava davanti a me completamente nu­da: «Quando faccio il bagno gli uomini mi guardano sempre...»

eva         Non capisco che cosa intende dire.

matti     Oh, niente. Parlo soltanto per ammazzare il tempo, per distrarla. Quando parlo con i padroni, io non intendo mai dire nulla, non esprimo mai nessuna opinione. I padroni non sopportano che i loro dipendenti ab­biano delle opinioni.

eva         (dopo una breve pausa) Vorrei che si sapesse che l'attaché è molto ben visto negli alti gradi della diplo­mazia e ha davanti a sé una brillante carriera. È uno dei più abili e dei più intelligenti giovani diplomatici.

matti    Ho capito.

eva         Quanto a quello che ho detto prima, anche lei era presente, intendevo solo che non mi sono divertita tan­to come credeva mio padre. Nient'altro. Del resto, che un uomo sia divertente o no, non è quello che importa.

matti     Nient'affatto. Ho conosciuto un tale che non era affatto divertente, eppure faceva i milioni a palate com­merciando in margarina e grassi.

eva         Il nostro fidanzamento è deciso da un pezzo. Ci co­nosciamo sin da bambini. Forse, sa, io sono un tipo un po' vivace, perciò mi annoio presto.

matti    E allora le vengono i dubbi.

eva         Questo non l'ho detto! Non so perché non vuol ca­pirmi, lei. Sarà stanco, ora. Perché non va a dormire?

matti    Perché le tengo compagnia.

eva         Non è necessario. Comunque, ripeto, il signor attaché è un uomo intelligente e buono, e non va giudicato secondo l'apparenza o secondo quel che fa o quel che dice. È pieno di delicatezze, mi legge negli occhi ogni minimo desiderio. Non sarebbe mai capace di commettere un'azione volgare, o di prendersi delle confidenze, o di far esibizione della propria virilità. Lo stimo vera­mente molto. Ma forse lei ha sonno?

matti     Seguiti pure a parlare, signorina Eva. Non ho sonno. Chiudevo gli occhi per concentrarmi meglio.


III.

Puntila si fidanza con le mattiniere.

All'albeggiare, nel villaggio. Casette di legno. Su una sta scritto «Posta», su un'altra «Veterinario», su un'altra «Farmacia». In mezzo alla piazza, un palo del telegrafo. Puntila con la sua Studebaker è andato a cozzare contro il palo telegrafico e lo sta copren­do d'ingiurie.

puntilaVia libera! Togliti di mezzo, cane di un palo, e non osare di tagliare la via a Puntila: chi sei tu? Hai un bosco? Hai delle vacche? Noo?! Dunque, come ti per­metti? Indietro! Ora chiamo la polizia e ti faccio por­tar via come un rosso, come un sedizioso: vedrai allora se non ti penti subito e non dici che non sei stato tu! (Scende) Ah, ce l'hai fatta a scostarti! Va verso una delle casette e picchia alla finestra. Emma, la spacciatrice di grappa, fa capolino). Buongiorno, bella signora, ha riposato bene? Avrei da rivolgerle una piccola preghie­ra. Sono il proprietario terriero Puntila di Lammi e sono preoccupatissimo perché le mie vacche si sono grave­mente ammalate di scarlattina, e devo trovare ad ogni costo alcool autorizzato. Mi dica, di grazia, dove abita il signor veterinario? Ti mando per aria questa tua stamberguccia schifosa se non mi dici subito dove sta il ve­terinario, capito?

emma      Buon Dio! È proprio fuor di senno! Ecco, ecco là la casa del veterinario. Ma, signore, se non ho capito ma­le, ha bisogno di alcool? Io ho dell'ottimo alcool, molto forte. Lo faccio da me, signore.

puntilaTogliti di mezzo, femmina! Come osi offrirmi grappa di contrabbando? Puah! Non lo sai che io bevo solamente grappa con tanto di autorizzazione? L'altra non mi scenderebbe neanche giù nello stomaco! Morirei piuttosto di essere di quelli che contravvengono alle leggi finlandesi! Se devo ammazzare qualcuno, lo am­mazzo secondo le leggi, altrimenti niente.

emma      Caro signore, le pigli un accidente con le sue leggi! (Scompare nell'interno).

Puntila corre verso la casetta del veterinario e suona. Si affaccia il veterinario.

puntila Dottore, ah, finalmente ti ho pescato! Sono il proprietario terriero Puntila di Lammi e ho novanta vacche e tutte novanta hanno la scarlattina. Ho bisogno subito di alcool autorizzato.

veterinario Credo che abbia sbagliato indirizzo, brav'uomo. Sarà meglio che se ne torni indietro, con la grazia di Dio.

puntila          Veterinario, bada, non mi deludere! O forse non sei un veterinario? Altrimenti sapresti che cosa i tavastini dànno a Puntila quando le sue vacche hanno la scarlattina. Non dico storie, io. Se ti dicessi che hanno la rogna, quella sì sarebbe una bugia, ma se ti dico che hanno la scarlattina, è un modo di strizzarsi l'occhio tra gentiluomini.

veterinarioE se io non lo capissi, il suo strizzar d'oc­chi?               

puntilaAllora ti direi: attenzione, che Puntila è il peg­giore attaccabrighe di tutto il territorio tavastino. Ha già tre veterinari sulla coscienza! Ci hanno fatto su perfino una canzone. Hai capito ora, sor dotto'?

veterinario(ridendo) Capisco, capisco. Be', se davvero ho a che fare con un uomo così potente, non c'è altro che scriverle la ricetta. Solo vorrei essere sicuro che si tratta di scarlattina.

puntila  Senti, veterinario: le mie vacche hanno tutte addosso delle macchie rosse grandi così, e due hanno già delle macchie nere: non è la peggior forma della scarlattina, questa? E poi il mal di capo di cui soffrono, povere bestie, quando non riescono a prendere sonno, e si svoltolano di qua e di là tutta la notte, e non pensano altro che ai loro peccati!

veterinarioSe è così, il dovere mi impone di procurarle subito un rimedio! (Gli getta giù la ricetta).

puntilaE il conto, mandalo a Puntila, a Lammi. (Corre alla farmacia e tira forte il campanello).

Mentre Puntila attende, Emma, la spacciatrice di grappa, esce dalla sua casetta.

emma      (mentre lava una bottiglia, canta)

Quando le prugne eran mature 

un calesse arrivò al trotto.     

Dal nord scese di buon ora

un bellissimo giovinotto.  

(Rientra).                                                      

Dalla finestra della farmacia si affaccia Manda, la commessa della farmacia.

manda            Ehi, che fa? Vuole strappare il campanello?

puntilaMeglio strappare il campanello che aspettare un minuto di più! Pissi pissi, cip cip cip! Ho bisogno di alcool per novanta vacche, amore mio! Tesoruccio!

manda   No, ha bisogno che chiami una guardia, piuttosto!

puntilaBambina mia! Per un uomo come Puntila di Lammi, una guardia! E che ci faresti con una guardia? Almeno due ce ne vorrebbero! Ma perché poi le guar­die? Gli voglio tanto bene, io, alle guardie, hanno i pie­di più grandi di tutti e cinque alluci per piede perché sono i custodi della legge e amano l'ordine, come me! (Le dà la ricetta) Ecco qui, piccioncino mio, guarda se non rispetto la legge e l'ordine!

La commessa della farmacia va a prendere l'alcool. Nel frattempo la spacciatrice di grappa, sempre pulendo le bottiglie, esce di nuo­vo dalla casetta.

emma      (canta)                                                                      

Noi coglievamo le susine                                         

e il giovine si stese sul prato;                                  

aveva una bella barba bionda                                 

e guardava in su e da ogni lato.             

(Rientra in casa).

La commessa della farmacia torna con l'acquavite.

manda   (ridendo) Ecco, guardi che bottiglione! E le au­guro di trovare anche aringhe sufficienti, per la sbornia che prenderanno le vacche! (Gli dà la bottiglia).

puntilaGiù, giù, giù, glugluglu! Oh, musica finlandese, sei la più bella del mondo! Oh, Dio! A momenti dimen­ticavo una cosa! Ora che ho la grappa, mi manca la ra­gazza! E tu non hai né grappa né marito! Bella farmaci­sta, ti vuoi fidanzare con me?

manda   Tante grazie, signor Puntila di Lammi! Ma io mi fidanzo solo secondo le regole: con l'anello e un sorso di vino.

puntilaD'accordo, purché ti fidanzi solo con me. Ma cosa aspetti a fidanzarti? Lo sai che non hai più tempo da perdere? Che vita hai fatto finora? Raccontami un po' di te, su, dimmi chi sei: lo debbo pur sapere, se dob­biamo fidanzarci!

manda   Io? Ecco la mia vita, signore. Ho fatto quattro anni di università, e ora il signor farmacista mi paga meno della cuoca. La metà del guadagno, la mando a mia madre che, poverina, ha mal di cuore: come me, del resto. Ogni due giorni mi tocca il turno di notte. La si­gnora è gelosa, perché il signor farmacista non mi lascia in pace. Il dottore, poi, scrive con le zampe di gallina, tanto che già una volta ho sbagliato le ricette. I medici­nali mi bruciano sempre i vestiti, e la biancheria costa un occhio. Il direttore della cooperativa, il brigadiere e il libraio sono già sposati: per me dunque non c'è più nulla da fare. È una vita malinconica, la mia.

puntilaVedi? Scegli Puntila, dunque! Tieni, bevi un sorso!

manda   Ma l'anello? Ho detto: un sorso di vino e un a-nello!

puntilaOh, santo cielo! Non hai degli anelli delle ten­dine?

manda            Quanti gliene occorrono? Uno?

puntila          No, no: molti, molti. Puntila vuole sempre molto di tutto. Di una ragazza sola, non se n'accorgerebbe neanche, non capisci?

Mentre la commessa della farmacia va a prendere la bacchetta di una tendina, esce di nuovo la spacciatrice di grappa, sempre pu­lendo le sue bottiglie.

emma (canta)                                      

E mentre cuocevamo le susine

lui scherzava allegramente            

e ficcò ridendo il dito                

in questo o quel recipiente.      

La commessa della farmacia dà a Puntila gli anelli della tendina.

puntila(infilandole al dito uno degli anelli) T'aspetto a Puntila domenica a otto. Gran festa di fidanzamento! (Si rimette in cammino. Passa Lisu, la vaccara, con un secchio per il latte). Fermati, piccola! Ti voglio! Mi pia­ci! Dove te ne vai a quest'ora mattutina?

lisu        A mungere, signore.

puntilaCome, povera piccola, non hai altro che questo secchio tra le gambe? Non vuoi avere un uomo per te? Che vita è mai la tua! Su, dimmi com'è la tua vita, pic­cola. Mi interessa.

lisu        Ecco la mia vita. Ogni mattina mi alzo alle tre e mezzo, devo spazzare la stalla e pulire per bene la mucca. Poi devo mungerla, e poi ho da lavare il secchio con la soda e altre porcherie che mi bruciano le mani. Poi di nuovo pulisco la stalla, e dopo bevo il caffè, che mi stomaca, perché è di quello che costa due soldi. Mangio un po' di pane e burro e poi faccio un sonnellino. Il pomeriggio mi cuocio delle patate con un tantino di salsa; carne, non ne vedo mai, tutt'al più qualche volta la padrona mi regala un uovo, o io riesco a trovarne uno. Poi ricomincio a spazzare, a strigliare, a mungere e a ri­sciacquare. Ogni giorno devo mungere centoventi litri. La sera mangio pane e latte. Mi dànno due litri di latte al giorno, ma il resto me lo devo comprare alla fattoria. Ogni cinque domeniche ho un giorno libero, solo la sera ogni tanto vado a ballare, e se mi va male qualche volta faccio un bambino. Ho due vestiti, e anche una bici­cletta.

puntilaE io ho una fattoria intera, un mulino a vapore, una segheria, e non ho neanche una moglie! Che ne di­ci, piccola? Eccoti l'anello, prendi un sorso dal botti­glione e saremo fidanzati in piena regola! Domenica a otto vieni a Puntila, d'accordo?

lisu        D'accordo.

puntila(riprendendo a camminare) Avanti, avanti per la strada del villaggio! Non ne posso più di sapere chi è in piedi a quest'ora. A quest'ora sono irresistibili, usci­te calde calde dalle lenzuola, con gli occhi lucidi e pec­caminosi, mentre intorno il mondo è ancora giovane. (Arriva alla centrale telefonica. Sandra, la telefonista, esce). Buongiorno, o insonne creatura! Donna onniscien­te, che sa tutto attraverso i magici fili del telefono! Buon­giorno a te!

sandra    Buongiorno, signor Puntila! Cosi presto? Che c'è di nuovo?

puntila    Vado in cerca di una sposa!

sandra    Ma sa che l'ho cercata tutta la notte per telefono?

puntila    Sì. Tu sai tutto. E hai fatto la nottata in piedi da sola! Dimmi, che vita fai?

sandraGlielo dico subito: questa è la mia vita. Guada­gno cinquanta marchi, ma per guadagnarli sono trent'an-ni che non esco dall'ufficio. Dietro l'ufficio ho un pezzetto d'orto dove semino le patate; poi mi compro una aringa, ma il caffè aumenta ogni giorno di prezzo. So sempre tutto quello che succede in paese e anche fuori. Non ci crederebbe se le dicessi quante cose so. Ma ap­punto per questo non ho mai trovato da maritarmi. Faccio anche la segretaria del circolo dei lavoratori; mio padre era calzolaio. Infilare spine telefoniche, cuocere patate, sapere tutto: ecco la mia vita, signor Puntila.

puntilaÈ ora di cambiarla, questa vita! E presto! Tele­grafa immediatamente alla direzione che sposi Puntila di Lammi! Eccoti l'anello, eccoti la grappa, tutto in re­gola, e domenica a otto ti aspetto a Puntila, intesi?

sandra    (ridendo) Ci sarò, non dubiti. So già che dome­nica si festeggia il fidanzamento di sua figlia.

puntila    (alla spacciatrice di grappa) Come vede, signora, io mi sto fidanzando con tutte. Spero che lei non vorrà mancare.                                              

emma e manda (cantano)                        

Quando mangiammo la marmellata  

già da tempo se n'era andato,           

ma, credeteci, mai dimenticammo        

quel bel giovine steso sul prato.

puntila    Così va bene. E ora riprenderò a correre con la mia macchina tra gli stagni e attraverso le pinete, e arri­verò in tempo al mercato delle braccia! Pissipissi, cip cip cip! O voi tutte ragazze tavastine, voi che per anni ogni giorno vi siete alzate all'alba invano! Ora è qui Puntila che vi compenserà di tutto. Qui, tutte, venite qui, voi che accendete il fuoco e fate salire il fumo alla prima luce del giorno, venite, a piedi nudi; l'erba fresca del mattino conosce i vostri passi, e anche Puntila li sentirà!


IV.

Il mercato delle braccia.

Piazza del villaggio di Lammi. Puntila e Matti cercano lavoranti. Musica da baraccone, molte voci.

puntilaMi ero già meravigliato che mi avevi lasciato partire solo da Kurgela. Non sei nemmeno rimasto sve­glio sino al mio ritorno, e ti ho dovuto tirare giù dal letto perché mi portassi al mercato: questa non me la scordo tanto facile! Hai fatto né più né meno come gli apostoli sul monte Oliveto, e zitto! Ormai lo so che bi­sogna tenerti d'occhio. Ho scolato un bicchiere di più, e tu ne hai subito approfittato per i tuoi porci comodi.

matti    Sì, signor Puntila.

puntilaNon voglio litigare con te: mi sento troppo spossato. Ma te lo dico con le buone: mòderati, è per il tuo bene. Si comincia col voler tutto, e si va a finire in gattabuia. Se per esempio a un servo gli sprizzano fuori gli occhi dalla voglia quando vede quello che mangiano i signori, è una cosa che a un datore di lavoro non va giù. Uno che sappia stare al suo posto, lo si tiene in servizio, e, perché no, se ci si accorge che sgobba sul serio, si chiude anche un occhio. Ma quando uno viceversa pre­tende che sia ogni giorno festa, e vuol mangiare arrosti grandi come le tavolette del cesso, basta, viene a nausea, e lo si sbatte fuori. Tu, già, pretenderesti che fosse il contrario.

mattiAppunto, signor Puntila. Ho letto una volta nel «Messaggero di Helsinki», sul supplemento domenicale, che la moderazione è segno di una buona educazio­ne. Chi si modera e sa frenare le sue passioni, può fare molta strada nella vita. Dicono che quel Kotilainen che possiede tre cartiere a Viborg, sia un uomo estremamente sobrio. Cominciamo a cercare subito, prima che ci portino via i migliori?

puntilaRobusti, mi ci vogliono. (Osserva un uomo grande e grosso) Questo non è male, la corporatura è pressappoco quella che cerco. Ma i piedi non mi vanno. Ti piace stare seduto e oziare, eh? Le braccia in fin dei conti non sono più lunghe di quelle di quest'al­tro qui, che è si più basso, ma ha due braccia che non finiscono mai. (Al più basso) Ci sai fare nella torbiera, tu?

un grassoneMa scusi, non vede che sto trattando io con lui?

puntilaAnch'io sto trattando. Non si immischi, la prego.

grassone       Ma chi è qui che si immischia?

puntilaMeno domande insolenti, sa? Non le tollero! (Al lavorante) Nella mia proprietà pago mezzo marco al metro. Presentati lunedì. Come ti chiami?

grassone       È un sopruso bell'e buono. Sto discutendo per vedere come sistemare questo qui con la famiglia, e lei me lo vuol soffiare! Certa gente, non dovrebbero nem­meno lasciarla venire al mercato.

puntila  Ah, tu hai famiglia? Io ho lavoro per tutti, an­che per tua moglie, nei campi; è robusta? Quanti figli hai? Età?

lavoranteSono in tre. Otto, undici e dodici anni. Quel­la di dodici è una femmina.

puntila  Va bene in cucina. Siete proprio quello che fa al caso mio. (A Matti, in modo da farsi sentire dal gras­sone) Cosa dici del modo come si comporta la gente al giorno d'oggi?

matti      Meglio non parlarne.

lavoranteE per l'abitazione?

puntilaStarete da principi! Il libretto lo guardo poi al caffè, mettiti davanti a quel muro lì. (A Matti) Quel­l'altro li come corporatura mi andrebbe, ma ha i calzoni troppo da signorino, avrà paura di sporcarsi la punta delle dita. Gli uomini vanno giudicati dai vestiti: se son troppo belli, vuol dire che non hanno voglia di lavorare, se sono a brandelli, vuol dire che è gente di pessimo ca­rattere. A me basta un'occhiata per leggere dentro a un uomo. L'età è quella che conta meno: gli anziani resi­stono alla fatica come i giovani, se non di più, perché hanno una paura matta di essere licenziati. Quello che mi interessa di più, è l'uomo. Non che debba proprio essere storpio: ma per l'intelligenza non darei un soldo. Gli intelligenti sono quelli che stanno tutto il santo gior­no a calcolare le ore di lavoro che fanno! E questo non mi va giù: a me piace restare in rapporti amichevoli con i miei dipendenti! Voglio anche vedere se trovo qual­che vaccara, ricordamelo. Prima però cerchiamo un altro paio di lavoranti, tanto per avere scelta. E devo anche fare una telefonata. (Entra nel caffè).

matti     (rivolto a un lavorante di pelo rosso) Stiamo cer­cando un lavorante per Puntila, per la torbiera. Io però sono solo lo chauffeur e non conto niente. Il capoccia è andato a telefonare.

il pelorosso    Come si sta a Puntila?

matti     Così. Quattro litri di latte, e quello è buono. Ho sentito che dànno anche delle patate. Però la stanza non è grande.

pelorossoE la scuola è lontana? Ho una bambina an­cora piccola.

matti    A un'ora e un quarto.                          

pelorosso    Se il tempo è bello, non è niente.

matti    D'estate no, però.                                

pelorosso (dopo una pausa) Il posto lo prenderei volen­tieri, non ho trovato niente di speciale, e tra poco qui si chiude.

matti     Gli parlerò io. Gli dirò che non ti dài arie - que­sto gli piace - e che non sei storpio. Intanto lui avrà «telefonato» e sarà più abbordabile. Eccolo.

puntila(uscendo dal caffè, di buona cera) Hai trovato qualcosa? Voglio anche portarmi a casa un porcellino, uno da dodici marchi o giù di li, fammi memoria.

matti     Questo qui è mica male. Mi sono ricordato dei suoi insegnamenti e l'ho già interrogato. È capace di rammendarsi i calzoni, ma il filo, non l'ha mai trovato.

puntilaMi va, è in gamba il rosso. Vieni anche tu al caffè, ne parliamo.

matti     Solo che bisogna concludere, signor Puntila. Tra poco il mercato finisce e lui non troverà nient'altro.

puntilaE perché non si dovrebbe concludere, tra amici? Mi fido del tuo occhio, Matti, e vado sicuro. Ti conosco, ti stimo. (A un uomo macilento) Anche questo qui non è male; l'occhio mi piace. Ho bisogno di uomini per la torbiera, ma potrebbe anche essere per i campi. Vieni, che ne parliamo.

matti     Signor Puntila, non vorrei metter bocca, ma que­sto glielo sconsiglio, non ce la fa.

macilentoOh bella, senti questa. Chi ti dice che non ce la faccio?

matti     Undici ore e mezza, d'estate. Le voglio evitare una delusione, signor Puntila. Se lui non ce la fa, o se lei lo rivede domani, le tocca buttarlo in strada di nuovo.

puntila          Andiamo al caffè, su!

Il primo lavorante, il pelorosso e il macilento li seguono. Si met­tono a sedere davanti al caffè su una panca.

puntilaEhi, caffè! Prima di cominciare devo però chia­rire una faccenda qui con il mio amico. Matti, poco fa, te ne sarai accorto, sono stato sul punto di ricadere in uno di quegli attacchi di cui sai; e ti ho apostrofato così a sproposito che, se tu mi avessi appioppato una sberla, me la sarei anche tenuta. Mi perdoni, Matti? Non posso assolutamente dedicarmi agli affari, se penso che tra noi due c'è stato qualcosa.

matti     È tutto dimenticato. Meglio non toccare più l'ar­gomento. Questi uomini vorrebbero avere i loro con­tratti: se lei sbrigasse prima questa faccenda...

puntila(scrive qualcosa su un foglietto per il primo lavo­rante) Capisco, Matti. Tu mi respingi. Tu me la vuoi far pagare, perciò sei freddo e parli di affari. (Al lavo­rante) Sto scrivendo quello che abbiamo combinato, an­che per tua moglie. Vi do latte e farina, d'inverno fa­gioli.

matti    E adesso la caparra, altrimenti niente contratto.

puntilaNon mi forzare. Lasciami bere il mio caffè in pace. (Alla cameriera) Ancora uno, anzi, ci porti addirittura il bricco, e ci serviamo da noi. Accidenti, e che ha inghiottito un bastone? Questo mercato, non posso sopportarlo. Se debbo comprare mucche o cavalli vado al mercato; e va bene. Ma voi siete uomini, e non si dovrebbe contrattarvi al mercato come i cavalli. Non ho ragione ?

macilentoAltroché!

matti    Mi permetta, signor Puntila, lei non ha ragione. Costoro hanno bisogno di lavoro, lei può offrirgliene uno, e allora si contratta: che sia poi su un mercato o in una chiesa, è sempre un mercato. E io vorrei che lei concludesse subito.

puntilaTu oggi ce l'hai con me. Per questo non mi vuoi dar ragione in una cosa così evidente! Ma senti: tu, a me, mi guardi i piedi come al mercato guarderesti in bocca a un cavallo?

matti     (ride) No, no, io la prendo sulla parola! (Accen­nando al pelorosso) Lui ha moglie. Però la bambina va ancora a scuola.

puntila    È carina? To', guarda che torna il panzone. Un 'tipo simile, basta vederlo apparire, dico io, e i lavora­tori si sentono rimescolare il sangue. Con quel cipiglio da despota! Scommetto che è della Guardia Nazionale e la domenica obbliga i suoi dipendenti a marciare un-due un-due sotto il suo comando, per prepararli a scon­figgere i russi! Che ne dite, eh!?

pelorossoMia moglie potrebbe fare il bucato. In mez­za giornata smaltisce più lavoro lei che le altre in una giornata intera.

puntilaMatti, vedo che tra noi non tutto è dimenticato o seppellito. Racconta la storia degli spiriti, su, li di­vertirà.

matti     Dopo. Regoli prima la caparra, una buona volta! Si fa tardi, le dico. Non trattenga più questi uomini.

puntila(beve) Macché caparra. Non mi trascinerai a compiere atti disumani. Voglio conoscere più a fondo i miei uomini, prima che ci leghiamo a vicenda. Voglio che prima sappiano che uomo sono io: così potranno giudicare se faccio al caso loro. Ecco il problema: che uomo sono io?

matti     Signor Puntila, permetta, glielo assicuro, nessuno vuol saperlo. Vogliono solo un contratto. Io le consiglio questo (indica il pelorosso), credo che vada, e lei è an­cora in condizioni di vederlo. E a te, ti consiglio: cerca­ti qualcos'altro, perché con la torbiera non ci esce nem­meno il pane secco.

puntilaGuarda Surkkala, laggiù! Cosa va facendo Surkkala qui al mercato?

matti     Si cerca un posto. Non si ricorda che ha promes­so al pastore di cacciarlo via perché dicono che è un rosso?

puntilaIo? Surkkala? L'unico uomo intelligente tra tutti i miei dipendenti! Portagli dieci marchi di caparra, svelto, e che venga subito qui: lo carichiamo sulla Studebaker, la bicicletta la leghiamo dietro, e che la smetta con queste storie di cercarsi un altro posto! Lo sai che ha quattro bambini? Cosa penserebbe di me? Me ne sbatto, io, del pastore, da questo momento gli proibisco di metter piede in casa mia, visto che non ha un briciolo di umanità. Surkkala è un lavoratore coi fiocchi!

matti     Vado subito, non c'è fretta, tanto è difficile che trovi qualcosa, con la fama che si porta addosso. Vorrei solo che sbrigasse intanto questi qui. Mi sembra però che lei non ne abbia seriamente intenzione e che voglia solo divertirsi.

puntila (sorridendo dolorosamente) Così mi vedi dun­que, Matti! Tu hai capito poco di me: e sì che te ne ho date, di occasioni!

pelorossoLe spiacerebbe firmarmi il contratto, adesso? Altrimenti bisogna che mi sbrighi a cercare qualcos'altro.

puntilaTu allontani gli uomini da me, Matti! Sei un ti­ranno, mi costringi ad agire contro la mia indole. Ma sa­prò convincerti alla fine che Puntila è un tutt'altro uomo. Io non compro gente così a sangue freddo. A Puntila gli do una casa, un focolare, no?

pelorossoAllora è meglio che me ne vada. Ho bisogno di un lavoro, io. (Via).

puntila  Ferma! Se n'è andato. Peccato, poteva servirmi. Poco m'importava dei calzoni, io guardo più a fondo. Eppoi non mi va di concludere affari quando ho bevuto anche un solo bicchiere: no, niente affari, quando uno ha voglia, piuttosto, di cantare la bellezza della vita. Se penso ora al nostro ritorno - Puntila mi piace vederla più di tutto di sera, per via delle betulle -, c'è poco da dire, dobbiamo bere ancora. Avanti, qui da bere ce n'è, e state allegri con Puntila, a me fa piacere e non bado al centesimo quando siedo in piacevole compagnia. (In fretta distribuisce ad ognuno un marco. Al macilento) Tu, non lasciarti mandar via, quello lì ce l'ha con me, ce la farai, ti metterò al mulino a vapore, non è un lavoro pesante.

matti    E allora perché non gli firma il contratto?

puntilaA che scopo? Ora che ci conosciamo! Vi do la mia parola che tutto andrà secondo le regole. Sapete voi che cosa significa la parola di un contadino tavastino? Il monte Hatelma può rovinare, non è probabile, ma può rovinare, il castello di Tavasto può andare a catafascio, ma la parola di un contadino tavastino non crolla, tutti lo sanno. Su, venite con me.

macilentoLa ringrazio, signor Puntila. Certo che vengo.

matti     Ma perché non te la squagli, invece! Non ho nulla contro di lei, signor Puntila, mi dispiace solo per questi qui.

puntila(cordiale) Ben detto, Matti. Ho sempre saputo che tu non mi serbavi rancore. Anzi, apprezzo la tua sin­cerità e come cerchi sempre il mio vantaggio. Ma un Puntila può permettersi di cercare il proprio svantag­gio: questo tu devi ancora impararlo. Comunque, Mat­ti, vorrei che tu mi dicessi sempre quello che pensi, pro­mettimelo. (Agli altri) Lui, a Tammerfors, ha perso il posto perché il suo direttore, guidando la macchina, ha cambiato grattando in una maniera infernale, e lui gli ha detto che era meglio che andasse a fare il boia.

matti    È stata una bestialità.

puntila(serio) Proprio per queste bestialità ho stima di te.

matti     (si alza)    Andiamo, allora. E per Surkkala?

puntilaMatti, Matti, uomo di poca fede! Non ti ho det­to che lo riprendiamo perché è un lavoratore coi fiocchi ed un uomo che pensa con la propria testa? A proposito, mi viene in mente quel panzone di prima, che mi voleva soffiare gli uomini. Devo ancora dirgli il fatto suo, a quello lì: è uno sporco capitalista.


V.

Scandalo a Puntila.

Cortile della fattoria Puntila. Un casotto da bagno il cui interno è visibile. È mattina tardi. Sulla porta della casa padronale la cuo­ca Laina e la sguattera Fina inchiodano un'insegna con su scritto: «Benvenuti alla festa!»

Dal portone entrano Puntila e Matti con alcuni lavoranti, tracui Surkkala.

laina      Bentornati a Puntila! La signorina Eva, il signor attaché e il signor giudice sono già arrivati e stanno fa­cendo colazione.

puntilaQuello che vorrei fare per prima cosa, Surkkala, è scusarmi con te e con la tua famiglia. Ti prego, va' a chiamare i tuoi bambini, tutti e quattro: voglio espri­mere loro il mio personale rammarico per i momenti di ansia e d'incertezza che devono aver patito.

surkkalaNon ce n'èbisogno, signor Puntila.

puntila(serio) Ce n'è bisogno! (Surkkala esce). Questi altri signori rimangono. Portagli un bicchiere di grappa, Laina! Voglio assumerne alcuni per i lavori nel bosco.

laina      Come, non aveva detto che voleva venderlo?

puntilaIo non vendo un accidenti! Mia figlia, la sua dote ce l'ha tra le cosce. Dico bene?

matti     Allora, signor Puntila, forse adesso sarebbe il mo­mento di dare la caparra agli uomini: così si toglie il pensiero.

puntilaVado nella sauna. Fina, porta la grappa ai signo­ri e un caffè per me. (Entra nella sauna).

macilentoCredi che poi mi assumerà?                       

matti    Quando gli è passata la sbronza e ti vede, no.  

macilentoMa quando è sbronzo, non vuol saperne di firmare il contratto.

matti    Vi avevo pur avvertito di non venire prima che ve l'avesse firmato.

Fina porta la grappa; ciascuno dei lavoranti prende un bicchie­rino.

macilentoE lui, per il resto, com'è?

matti     Si prende un po' troppa confidenza. Voi ve ne fre­gate, siete nel bosco; ma io ce l'ho nella macchina. E non ho neanche il tempo di tirare il fiato, che lui fa già il ca­merata. Va a finire che lo pianto.

Torna Surkkala con i suoi quattro bambini. La maggiore porta in braccio il più piccolo.

matti     (sottovoce) Per l'amor del cielo, sparite subito! Quando ha finito il bagno e bevuto il caffè, è sveglio co­me un fringuello. Guai se vi vede ancora qui nel cortile! Per un paio di giorni, anzi, sarà meglio che gli giriate al largo.

Surkkala annuisce e fa per andar via coi bambini. Puntila che, spogliandosi, ha ascoltato, senza tuttavia capire le ultime parole di Matti, si affaccia dal casotto e scorge Surkkala coi bambini.

puntilaSurkkala! Sono subito da voi! Matti, vieni qui, ho bisogno di te, versami l'acqua. (Al macilento) Entra anche tu, voglio conoscerti più da vicino.

Matti e il macilento seguono Puntila nella sauna. Surkkala se ne va in fretta con i suoi bambini.

puntila    Basta un secchio. L'acqua, io la odio.

matti     Coraggio, ancora un paio di secchi, poi beve un caffè e può salutare i suoi ospiti.

puntilaPosso salutarli anche così. Non fare il prepoten­te, Matti.

macilentoAnch'io credo che basti. Il signor Puntila non può sopportare l'acqua, lo si vede bene.

puntilaSenti, Matti ? Così parla uno che si prende a cuo­re la mia persona! Raccontagli come ho messo a posto quel grassone sulla piazzadel mercato. (Entra Fina). Ah, ecco questa creatura deliziosa che porta il caffè. È forte? Vorrei anche un liquorino.

matti    E allora perché prende il caffè, se vuole il liquore?

puntila          Lo so, ora sei arrabbiato con me perché faccio aspettare gli uomini. Hai ragione. Ma raccontagli la storia del grassone, su. Deve sentirla anche Fina. (Raccon­ta) Dunque, si trattava di un antipatico, un panzone dal viso fitto di pustole, un vero capitalista, che voleva sof­fiarmi un lavorante. Gli ho detto il fatto suo, ma quando siamo andati a riprendere la macchina, abbiamo trovato lui col calessino. Continua tu il racconto, Matti, io devo bere il caffè.

matti    Appena ha visto il signor Puntila è andato in be­stia; ha afferrato la frusta e giù un tremendo colpo al cavallo, che ha fatto un balzo dal dolore.

puntila    Non posso soffrire quelli che maltrattano le be­stie.

matti    Allora il signor Puntila ha afferrato il cavallo per le redini e l'ha rabbonito, e gliene ha dette quattro, a quel panzone, tanto che ho avuto paura che si beccasse anche lui una frustata, ma il panzone non se l'è sentita perché noi eravamo in molti. Però continuava a bron­tolare non so che di gente ignorante, forse credeva che non lo sentissimo. Ma il signor Puntila, che coi tipi che non gli garbano ci ha l'orecchio fino, gli ha risposto: se lui era tanto istruito, non lo sapeva che quando si è troppo grassi si può morire di colpo apoplettico da un momento all'altro?

puntilaE digli anche che dalla rabbia è diventato rosso come un tacchino. Si è impappinato e non ha saputo che rispondere davanti alla gente.

matti     Appunto, è diventato rosso come un tacchino, e il signor Puntila gli ha detto di non eccitarsi troppo, che gli faceva male, con tutto quel grasso malsano che ci ha addosso. E che non doveva diventar rosso, perché vole­va dire che gli montava il sangue al cervello, e questo doveva evitarlo per il bene della sua discendenza.

puntilaAspetta, ti sei dimenticato di dire che io facevo apposta a dirlo a te che non si doveva eccitarlo e bisognava risparmiargli le emozioni. E questo gli è andato  maledettamente di traverso; te ne sei accorto?

matti    Sì, parlavamo di lui come se neanche fosse presente, e la gente rideva sempre più forte e lui diventava sempre più rosso. Anzi, è stato solo allora che è diven­tato come un tacchino: prima, assomigliava soltanto a un mattone scolorito. Impara, to'! Perché devi picchiare il cavallo? Una volta mi capitò di vedere un tale che dal­la rabbia, perché gli era cascato il biglietto del treno dal nastro del cappello, dove l'aveva infilato per non per­derlo, pestò il cappello sotto i piedi in uno scomparti­mento pieno zeppo.

puntilaAdesso hai perso il filo. Gli ho anche detto che nelle sue condizioni ogni sforzo fisico, come frustare il cavallo a quel modo, e simili, è tanto veleno per lui: al­meno per questa ragione, gli ho detto, lui, proprio lui non dovrebbe maltrattare le bestie.

fina        Nessuno deve maltrattarle.

puntilaBrava Fina! Meriti un bicchierino. Va' a piglia­re un liquore!

matti     C'è già il caffè per Fina. Ma adesso dovrebbe sen­tirsi meglio, signor Puntila?

puntila    Peggio, mi sento!

mattiI   o però ho rimproverato il signor Puntila di aver trattato così quel tipo. Avrebbe potuto benissimo dire fra sé e sé: «A me cosa m'importa? Non voglio farmi nemici nel vicinato».

puntila(che lentamente si sta snebbiando) Io non ho paura di nessuno!

matti     Già. Ma quanti sono a poterlo dire? Lei può. An­che le sue cavalle può mandarle altrove!

fina        Cosa c'entrano le cavalle?

matti     Ho poi saputo che quel ciccione ha comprato Summala, e a Summala c'è l'unico stallone nel raggio di ot­tocento chilometri buono per le nostre cavalle.

fina        Ah, ma dunque era il nuovo padrone di Summala! E lo avete saputo solo dopo?

Puntila si alza e va verso il fondo, dove si versa un altro secchio d'acqua sulla testa.

matti     No, non lo abbiamo saputo dopo. Il signor Pun­tila lo sapeva già. Tanto che gli ha gridato dietro che il suo stallone era troppo tartassato di botte per servire alle nostre cavalle. Come ha detto, di preciso?...

puntila (poco discorsivo)    Ma, non so... in qualche modo.

matti    Gli ha dato una risposta pepata, altroché.

fina        Ci mancherebbe pure che dovessimo mandare in treno le cavalle per la monta!                     

puntila(torvo)    Un altro caffè!             

Glielo portano.

                              

matti     L'amore verso gli animali, a quanto sento, è una precipua virtù dei tavastini. Perciò mi sono molto meravigliato quando ho visto il ciccione comportarsi in quella maniera. Mi hanno poi anche detto che è il cognato della signora Klinckmann. Se il signor Puntila lo avesse saputo, sono convinto che lo avrebbe trattato ancor peggio.

Puntila lo guarda.

fina        È abbastanza forte il caffè, signor Puntila?

puntila          Non fare domande stupide! L'ho già bevuto, non lo vedi? (A Matti) Tu, non mi stare sempre tra i piedi a bighellonare: pulisci le scarpe, lava la macchina, a quest'ora sarà ridotta un immondezzaio! E sst! non contraddire. Se ti pesco ancora a malignare e a pettegolare, te lo scrivo nel benservito, ricordatelo! (Esce acci­gliato avvolgendosi nell'accappatoio).

fina        Perché hai lasciato che si accapigliasse con quel cic­cione di Summala?

matti    E che sono, il suo angelo custode? Vedo che sta compiendo un'azione bella e generosa — una fesseria, dal momento che è contro i suoi interessi - e devo trat-tenerlo? Non potrei neanche, del resto. Ogni volta che è sbronzo, sembra animato da un fuoco divino. Mi tro­verebbe spregevole, capisci? e io non voglio che mi trovi spregevole quando è sbronzo.

puntila(chiama da fuori)    Fina! (Fina lo segue portando i vestiti). Ascolta bene quali sono le mie decisioni: altrimenti poi succede come al solito che mi fanno dire quel­lo che non ho detto. (Rivolto verso uno dei lavoranti) Quello lì l'avrei preso: non vuol farsi bello con me, vor­rebbe solo poter lavorare, ma ci ho ripensato e non pren­do nessuno. Lo venderò, il bosco, e voi potete ringra­ziare quello là dentro, che coscientemente mi ha tenuto all'oscuro di cose che avrei dovuto sapere, quel furfan­te! E questo mi fa venire in mente un'altra faccenda. (Chiama) Ehi, tu! (Matti esce dalla sauna). Tu, sì, dico a te. Dammi la tua giacca. Ti ho detto di darmi la tua giacca, hai capito? (Matti gli dà la giacca). Ora sì che ti ho pescato, birbante! (Gli mostra il portafogli) Guarda un po' che ti trovo nella tasca? L'ho detto subito che avevi una faccia da galera! È il mio portafogli questo, sì o no?

matti    Sì, signor Puntila.

puntilaBene! Ora sei sistemato. Dieci anni di galera non te li leva nessuno. Basta una telefonata giù alla sta­zione.

matti    Benissimo, signor Puntila.

puntilaIh, aspetta che ti faccia questo piacere! Startene a poltrire in cella tutto il giorno, spulciandoti e scroc­cando il pane dei contribuenti! Ti andrebbe, eh? Nien­te! Al lavoro, alla mietitura! A spezzarti le reni sul trat­tore! Ma te lo metterò nel benservito, ricordatelo!

matti    Benissimo, signor Puntila.

Puntila infuriato si dirige verso la casa. Sulla soglia c'è Eva, col cappello di paglia in mano, che ha ascoltato la scena.

macilentoVengo anch'io, signor Puntila?                  

puntila          Non so che farmene di te! Tu non ce la fai.

macilentoMa adesso il mercato è chiuso.

puntilaPeggio per te. Lo avresti dovuto dire prima, in­vece di tentare di sfruttare i miei momenti di generosità. Me li tengo a mente, io, i profittatori! (Entra in casa tutto accigliato).

altro lavoranteEcco come sono. Ti portano qui in macchina, e ora ci tocca rifare nove chilometri a piedi. E senza posto. Questo capita quando ci si fa intrappolare dalle loro maniere amichevoli.                             

macilentoIo lo denunzio.

matti              A chi?

I lavoranti, amareggiati, escono dal cancello.

eva         Perché non si è difeso? Lo sappiamo tutti che lui, quando è ubriaco, da agli altri il suo portafogli per pa­gare.

matti    Se mi difendessi, lui non lo capirebbe. Ho sempre notato che i signori non vedono di buon occhio quelli che si difendono.

eva         Non faccia l'ipocrita. Oggi ho tutt'altro che voglia di ridere.

matti    Perché si deve fidanzare con l'attaché?

eva         Parli più educatamente, ha capito? L'attaché è un uomo simpatico, solo non è uno da sposare.

matti    Capita spesso così. Una donna deve pur mettersi con uno: non può mica sposare tutti gli uomini simpa­tici o tutti gli attachés.

eva         Mio padre lascia a me decidere, anche lei l'ha senti­to. Tanto è vero mi ha detto che potrei sposare anche lei. Ma siccome ormai ha promesso la mia mano all'attaché, non vuole che si dica che non è di parola. Solo per questo mi faccio degli scrupoli, e forse finirò per prenderlo.

matti    Un bell'impiccio.

eva         Io non mi trovo in nessun impiccio, per usare que­sta volgare espressione. E poi non so perché sto a discu­tere con lei di cose tanto delicate.

matti    Discutere è proprio degli uomini, signorina Eva. È il grande vantaggio che hanno in confronto delle be­stie. Se le mucche potessero discutere tra loro, crede per esempio che esisterebbe ancora il macello?

eva         Cosa c'entra il macello col fatto che io rischio di non essere felice sposando l'attaché? E come potrei fargli capire che lo prego di andarsene?

matti    Ah, per quello, certo che un bastone non sarebbe sufficiente. Ci vuole la trave dello stabbio!

eva         Cosa intende dire?

matti    Voglio dire che ci potrei pensare io: io sono un villanzone.     

eva         Come pensa di potermi aiutare in una faccenda tanto delicata?

matti    Supponiamo che io mi sia sentito incoraggiato dal­le cortesi parole che il signor Puntila si è lasciato sfug­gire mentre era ubriaco, e secondo le quali lei dovrebbe scegliere me per marito. E che lei si senta attratta dalla mia forza bruta, pensi a Tarzan ad esempio; e che l'attaché ci sorprenda e dica tra sé: una donna che se la fa con lo chauffeur è indegna di me! Va bene?

eva         Ma io non posso pretendere questo da lei.

matti    Oh, per me sarebbe un servizio qualsiasi: come pulire l'auto, diciamo. Basterebbe un quarto d'ora, nem­meno. L'importante è fargli capire che noi due siamo già intimi.

eva         Per esempio?

matti    Potrei chiamarla per nome in sua presenza.

eva         Sentiamo.

matti    «Sta' attenta, Eva, hai la camicetta sbottonata dietro le spalle».

eva         (toccandosi le spalle) Ma no che è chiusa... Ah, sta­va già recitando, non ci pensavo! Oh, una cosa così gli è assolutamente indifferente. Non va mica tanto per il sottile; è indebitato fino agli occhi.

matti    Allora potrei tirar fuori di tasca insieme col faz­zoletto una sua calza, in modo che lui se ne accorga.

eva         È già meglio. Ma allora dirà che lei mi adora in se­greto e si è presa la calza quando io non c'ero. Pausa). A quanto vedo, non manca di fantasia, in queste cose.

matti     Faccio del mio meglio, signorina Eva. Tento di immaginarmi tutte le possibili situazioni imbarazzanti fra noi due, in modo che finisca per venirmi in mente qualcosa di più efficace.

eva         Lasci perdere, la prego.

matti    Come desidera. Lascio perdere.

eva         Che cosa, per esempio?

matti     Ecco: se davvero l'attaché ha tanti debiti, penso che non c'è altro mezzo che uscire insieme dal camerino da bagno. Altrimenti troverà sempre qualche giustifica­zione, e non ci sarà mai nulla di male in quello che facciamo. Per esempio: se io mi mettessi a baciarla, lui potrebbe dire che son diventato tanto intraprendente perché non ce la facevo più a resistere alla sua bellezza. E così via.

eva         Non so se stia scherzando o parlando sul serio. Sta ridendo alle mie spalle, dica? Con lei non si è mai sicuri.

matti     Perché vuol essere sempre sicura? Non è un inve­stimento di capitale! Nulla è tanto umano quanto il non essere sicuri, come ben dice il suo signor padre. A me le donne non troppo sicure piacciono.                 

eva         Naturale, da parte sua.                                   

matti    Vede? Anche a lei la fantasia non manca.

eva         Ho detto solo che con lei non si sa mai di preciso che intenzioni ha.

matti     Come col dentista, quando ci si siede sul suo seg­giolone. Chi lo sa, che intenzioni ha!

eva         Senta, se continua a parlare cosi, è chiaro che il si­stema (accennando al camerino) della sauna con lei non va. Di sicuro approfitterebbe della situazione.

matti     Oh, ecco finalmente una cosa di cui è sicura! Ma se ha ancora tanti scrupoli, signorina, mi passa la voglia di comprometterla.

eva         Eh, sarà meglio se quello che c'è da fare, lo farà senza troppa voglia. Mi ascolti: sono d'accordo con la fac­cenda della sauna; mi fido di lei. Ma è meglio che ci spicciamo a andar dentro: fra poco finiranno di far colazione e saliranno sull'altana per parlare della festa di fidanzamento.

matti     Mi preceda, signorina: io vado a prendere un mazzo di carte.

eva         Un mazzo di carte? E per fare cosa?

matti     E cosa dobbiamo fare lì dentro per ammazzare il tempo? (Va dentro la casa).

Eva intanto si dirige lentamente verso il camerino. Entra la cuoca Laina con un canestro.

laina      Buongiorno, signorina Puntila. Vado a cogliere cetrioli. Vuol venire con me?  

eva         No, ho mal di testa e voglio fare il bagno. (Entra nel camerino).

La cuoca si ferma scotendo la testa. Dalla casa escono Puntila e l'attaché, fumando sigari.

attachéSai, Puntila, penso che porterò Eva in Riviera. Voglio pregare il barone Vaurien di prestarmi la sua Rolls Royce. Sarà un modo di far réclame alla diploma­zia finlandese. Nel nostro corpo diplomatico abbiamo già tante dame di gran rango!

puntila (a Laina)    Dov'è mia figlia? Se n'è andata.

laina      È là dentro, signor Puntila. (indica il camerino). Ha detto che aveva tanto mal di testa e voleva fare il bagno. (Via).

puntilaI soliti ghiribizzi. Non ho mai sentito dire che con il mal di testa si faccia il bagno.

attaché         Anzi, è una cosa originale. Vedi, Puntila, noi non sappiamo sfruttare a dovere questi nostri tipi di ba­gni. Ne ho già parlato al signor consigliere di stato, men­tre si discuteva di come poter ottenere un prestito. La cultura finlandese dovrebbe essere propagandata con al­tri sistemi. Per esempio, perché non ci sono delle saune a Piccadilly?

puntilaQuello che mi preme di sapere è se il tuo mini­stro verrà a Puntila per il fidanzamento.

attaché         Ha accettato senz'altro. Si sente obbligato ver­so di me perché l'ho introdotto da Lehtinen, sai, quel­lo della Banca di Commercio, che si interessa di nichelio.

puntila          Vorrei parlargli.

attaché         Al ministero dicono tutti che ha un debole per me. «Lei, la si può mandare tranquillamente dappertut­to, — mi ha detto, - si può star sicuri che non commette indiscrezioni, tanto, di politica non s'interessa!» Mi tro­va molto adatto a rappresentare.

puntilaTu, Eino, credo, ci hai la semolina nel cervello, e se non fai carriera tu, è proprio perché il diavolo ci mette la coda. Ma sul fatto del ministro alla festa di fi­danzamento, guarda, non prendere la cosa alla leggera. Ci conto. Da questo vedrò in che considerazione ti ten­gono.

attaché         Puntila, su questo sono arcisicuro. Ho sempre fortuna, io: ormai al ministero è proverbiale. Se perdo una cosa, prima o poi la ritrovo, ci si può giurare.

Matti vienecon un asciugamano sulla spalla e si dirige verso il camerino.

puntila(a Matti) Che vai facendo, bighellone? Al tuo posto mi vergognerei di prendere dei soldi per non far niente come te. E il benservito, non te lo darò! Finirai come un pesce marcio, di quelli che cascano fuori della botte e nessuno li raccoglie!

matti    Sì signor Puntila.

Puntila si volta di nuovo verso l'attaché. Matti, calmo, entra nel camerino. Puntila dapprima non pensa a niente di male; poi, tutt'a un tratto, ricordandosi che anche Eva dev'esser lì dentro, guarda sconcertato la porta che Matti ha chiuso dietro di sé.

puntila(all'attaché)    A proposito: come va con Eva?

attaché         Siamo in ottimi rapporti. È un tantino fredda, ma è questione di temperamento. In linguaggio diplo­matico direi che i nostri rapporti sono corretti: somi­gliano a quelli con la Russia. Vieni, voglio andare a co­gliere un altro mazzo di rose per lei.

puntila(va via con lui, con lo sguardo sempre fisso al ca­merino)    Sì. Anch'io penso che sarà meglio.

matti     (dentro il camerino) Tutto va a meraviglia. Mi hanno visto entrare.

eva         Mi stupisco come mio padre non l'abbia fermata. Ep­pure la cuoca gliel'aveva detto, che ero qui dentro.

matti     Se ne deve essere accorto troppo tardi; oggi avrà la testa sossopra. Del resto, meglio che sia andata cosi: era troppo presto, no? A mio avviso non è sufficiente l'intenzione di compromettere; è meglio che sia già successa qualche cosa.

eva         Quanto a questo, dubito che arrivino a pensar male. È mattina.

matti    E cosa vuol dire? Anzi, indicherebbe una prepotente sensualità, una... Briscola? (Mischia le carte) A Viborg avevo un padrone che era pronto a mangiare a ogni ora del giorno. Subito dopo pranzo, prima del caf­fè, si è fatto arrostire un pollo. Mangiare era per lui co­me una passione. Faceva parte del governo.

eva         Che cosa c'entra?

matti     (mentre dà le carte) C'entra nel senso che anche in amore ci sono quelli che non badano a che ora è per farlo. Tocca a lei giocare. In una stalla, per esempio, crede aspettino sempre che si faccia notte? Siamo d'estate, è il momento buono. E fuori c'è gente, dappertutto. Allo­ra ci si ficca alla svelta nel casotto del bagno. Fa caldo, però! (Si toglie la giacca) Perché non si alleggerisce un po' anche lei? Stia tranquilla, non la mangio con gli oc­chi! Ci giochiamo mezzo pfennig, va bene?

eva         Io mi domando se non è tremendamente volgare tut­to quello che lei mi sta dicendo. Non sono mica una vaccara, io, badi!

matti    Io non ho proprio niente contro le vaccare.

eva         Lei è senza rispetto!

matti     Anche questo l'ho già sentito più volte. Gli chauffeurs sono noti come tipi maledettamente ruvidi, privi di riguardo per la gente perbene. Forse dipende dal fatto che in automobile la gente perbene siede dietro a noi, e cosi sentiamo tutti i discorsi che fanno. Io ho tre punti, e lei?

eva         Io, nel collegio delle suore a Bruxelles, ho sentito so­lo dei discorsi puliti.

matti     Non sto parlando di discorsi puliti o sporchi: sto parlando di stupidità. Ora dia lei le carte. Ma tagli, al­trimenti si fanno pasticci.

Puntila e l'attaché tornano. L'attaché porta un mazzo di rose bianche.

attachéÈ una donna piena di spirito. Le ho detto: «Sa­resti perfetta, se non fossi così ricca: peccato!» E lei, senza riflettere: «Ma io trovo che non è poi tanto spia­cevole esser ricchi!» Ah, ah, ah! E sai, Puntila, ricevetti la stessa precisa risposta da Mademoiselle Rothschild, quando le fui presentato dalla baronessa Vaurien! Una donna di spirito anche lei; no?

matti     Faccia una risatina! come se io le facessi il solletico. Altrimenti ci passano davanti senza neppure voltar­si. (Eva ridacchia continuando a giocare). Più forte! Non ha l'aria di divertirsi abbastanza!

attaché         (fermandosi)    Ma non è Eva, questa?

puntila          No, assolutamente, deve essere qualcun altro.

matti     (forte, continuando a giocare) Soffre il solletico, eh...

attaché    Ascolta!                                                    

matti     (sottovoce)    Faccia un po' la ritrosa!              

puntilaC'è lo chauffeur nel camerino. Portalo in casa il tuo mazzo di rose, ti conviene!

eva         (giocando, forte)    No! Non così!

matti    Via, su...                                                        

attaché         Ma sai, Puntila, che sembra proprio Eva?

puntila    Non offendere, ti prego, eh!

matti     Avanti, mi dia del tu e la smetta di difendersi inu­tilmente!

eva         No, no, no! (Piano) Che cosa debbo dire, adesso?

matti     Dica che non devo fare questo! Pensi di trovarcisi davvero! Sensualità, sensualità!

eva         No, questo no, non devi!

puntila(con voce tonante)    Eva!

matti     Avanti, avanti, ora! Accecata dalla passione! (To­glie di mezzo le carte, mentre continuano a fingere la scena d'amore) Quando entra dobbiamo essere arrivati al dunque, non ci son santi.

eva         Ah, questo poi no!

matti     (dando un calcio allo sgabello) Allora fuori, ma come un pulcino bagnato!

puntila          Eva!

Matti scompiglia accuratamente i capelli di Eva, così da conferirle un aspetto disordinato. Eva si slaccia un bottone della camicetta sul collo, poi esce.

eva         Mi hai chiamato, papà? Mi stavo spogliando. Vole-vo andare a fare un bagno.

puntilaChe cosa ti piglia? Darti alla pazza gioia nel ca­merino da bagno! Credi che non abbiamo orecchie, di'!

attaché         Non t'arrabbiare, Puntila. Eva non può entrare nel camerino? Cosa c'è di male?

Dal camerino esce Matti e si ferma dietro Eva.

eva         (non rilevando la presenza di Matti, un po' intimidita) Che cosa hai sentito, papà? Se non è successo niente!

puntilaAh, questo secondo te vuol dire niente? Voltati un po'!

matti     (fingendo imbarazzo) Signor Puntila, io ho soltan­to giocato a briscola con la signorina. Ecco qui le carte, se non ci crede. Lei è caduto in un equivoco.

puntilaZitto, tu! Sei licenziato! (A Eva) Che cosa pen­serà Eino di te?

attaché         Che vuoi, Puntila, se non hanno fatto altro che una partita a briscola, è un equivoco, si capisce. Una volta anche la principessa Bibesco giocando a baccarat si eccitò tanto che le si ruppe una collana di perle. Eva, ti ho portato delle rose bianche. (Le dà le rose) Vieni, Puntila, andiamo a fare una partita a biliardo! (Lo tira per la manica).

puntila(brontolando) Ne riparleremo, Eva. Quanto a te, galantuomo, se ti arrischi soltanto di dire piz a mia figlia, invece di toglierti davanti a lei quel berretto puz­zolente, e stare impalato e vergognarti perché hai le orecchie sudice come un maiale, zitto!, se ti arrischi, di­cevo, di dire solo piz, prendi i tuoi quattro stracci e fai fagotto, chiaro? Tu devi guardare alla figlia del tuo da­tore di lavoro come a un essere superiore, che si è de­gnato di scendere tra i mortali. Lasciami, Eino, non pos­so ammettere una simile impudenza. (A Matti) Ripeti: cosa devi fare?

matti      Devo guardare a sua figlia come a un essere supe­riore che si è degnato di scendere tra i mortali, signor Puntila.

puntilaE devi spalancare tanto d'occhi per la meravi­glia che possa esistere una creatura simile, capito?

matti     Devo spalancare tanto d'occhi per la meraviglia che possa esistere una creatura simile.

puntila    E tu, che dall'età della ragione non hai pensato altro che alle porcherie con le donne, devi arrossire co­me un gambero di fronte a tanta innocenza, e desiderare di scomparire sottoterra, ci siamo intesi?

matti      Ci siamo intesi.                                 

L'attaché trascina Puntila dentro la casa.               

eva          Niente da fare.                                         

matti    È più indebitato di quello che credevamo.


VI.

Si parla di gamberi.

Cucina della fattoria di Puntila. È sera. Dall'esterno, a tratti, si ode musica di danze. Matti legge il giornale.

fina        (entra)    La signorina Eva desidera parlarti.

matti    Va bene. Finisco di bere il caffè.

fina        Io direi che potresti anche fare a meno di bertelo così pian pianino. Ho idea che ti sei montato la testa, tu, da quando la signorina Eva ogni tanto ti rivolge la pa­rola. Qui non ha con chi parlare, poverina.

matti     In una serata come questa, mi piace montarmi un po' la testa. Per esempio se tu, Fina, avessi voglia di an­dare ora con me a guardare il fiume, faccio finta di non aver sentito che la signorina Eva ha bisogno di me, e vengo subito.

fina        No, grazie, non credo proprio di averne voglia.

matti     (prendendo un giornale)    Pensi al maestro, eh?

fina        Fra me e il maestro non c'è proprio niente. È stato gentile e mi ha prestato un libro, per istruirmi un po' : ecco tutto.

matti     Già. Peccato che sia pagato tanto male per questa istruzione. Io guadagno trecento marchi e il maestro duecento: ma io devo anche saperne più di lui. Del re­sto, se in un paese il maestro è un ignorante, cosa suc­cede? Tutt'al più che nessuno impara a leggere il gior­nale. Questo una volta sarebbe stato un regresso; ma oggi, con la censura, che cosa vale più leggere il giorna­le? Arrivo perfino a dire, sarebbe quasi meglio che man­dassero a casa tutti i maestri, così non avrebbero più bi­sogno della censura e lo stato risparmierebbe gli stipen­di che passa ai censori. Ma se io rimango fermo con la macchina sulla strada, i signori padroni, ubriachi fradici come sono, devono farsela a piedi nel fango o finiscono rotoloni dentro a un fosso. (Fa cenno a Fina di avvicinarsi e lei si siede sulle sue ginocchia).

Il giudice e l'avvocato, con gli asciugamani sulle spalle, entrano, di ritorno dalla sauna.

giudice           Non c'è qualcosa da bere? Un bicchiere di quel meraviglioso latte di prima?

matti    Vuole che glielo porti la cameriera?

giudice           No, basta che c'indichi dov'è.                

Matti, col mestolo, riempie loro due bicchieri. Fina esce.

avvocato      E squisito!                                                      

giudice           Io lo bevo sempre a Puntila, dopo il bagno.  

avvocatoAh, le notti d'estate in Finlandia!

giudice           A me dànno un mucchio di lavoro, le notti d'e­state. I processi per gli alimenti ai figli illegittimi non si contano pili; è un vero inno in onore delle notti finlandesi Per accorgersi della seduzione che offre un bosco di betulle, d'estate, bisogna venire in un'aula giudiziaria. Quanto ai fiumi, devono tenersene lontani, sennò si sentono venir meno. In un processo ho sentito una don­na dar la colpa al fieno, per il profumo che manda; e anche cogliere bacche è pericoloso, e che fatica costa mungere le mucche! Si dovrebbe cingere di filo spinato ogni cespuglio lungo la strada: la tentazione dei sensi è talmente forte che nella sauna, d'estate, bisogna andar divisi, uomini e donne; ma poi, eccoli di nuovo insieme sui prati. Si sfrenano tutti, d'estate! Scendono dalle biciclette, s'arrampicano sui fienili; si sta bene in cucina perché fuori fa troppo caldo, si sta bene sui prati perché c'è un freschetto delizioso. E nascono bambini perché l'estate è troppo breve, e nascono bambini perché l'inverno è troppo lungo!

avvocato Ed è bello che anche le persone anziane partecipino in qualche modo a questo invasamento. Quelli che poi faranno da testimoni, intendo. Loro vedono. Vedono sparire le coppie nei boschetti, vedono gli zoccoli lasciati in basso ai fienili, vedono le ragazze tornare accaldate dall'aver rubato mirtilli, cosa per cui è material­mente impossibile accaldarsi perché la si fa con tutta calma. Non solo vedono, ma sentono. I bidoni del latte sbattono, i letti scricchiolano. Ed essi partecipano così, con gli occhi e con le orecchie, a quella festa, e godono anche loro qualche cosa dell'estate.

giudice(sentendo suonare, a Matti) Vuol andare a vede­re che cosa desiderano di là? Oppure, lasci, possiamo andare noi; diremo che qui vengono scrupolosamente osservate le otto ore lavorative! (Esce con l'avvocato).

Matti si è riseduto a leggere il giornale.

eva         (entra ancheggiando, con passo da diva del cinema e un lunghissimo bocchino in bocca) Avevo suonato. Ha ancora qualche cosa da fare, qui?

matti     Io? No. Il mio lavoro ricomincia soltanto alle sei di domani mattina.

eva         Volevo domandarle se aveva voglia di venire con me in barca sull'isola, a pescare qualche gambero per il ban­chetto di domani.

matti    Non le sembra che sia già ora di andare a dormire?

eva         Io non mi sento affatto stanca. D'estate non riesco a prendere sonno, non so da che cosa dipenda. Lei riusci­rebbe a dormire, ora, se si coricasse?

matti              Sì.

eva         La invidio. Be', mi prepari le reticelle. Mio padre de­sidera assolutamente i gamberi per domani. (Gira sui tacchi e fa per andarsene, sempre sfoggiando la sua an­datura da diva).

matti     (ha cambiato idea)   Bene, verrò. Remerò io.

eva         Ma non era stanco?

matti     Mi sono svegliato; ora mi sento fresco come un'anguilla. Vada a cambiarsi, si vesta in maniera da po­ter camminare nell'acqua.

eva         Sì. Le reticelle sono nella camera dei finimenti. (Via).

Matti si infila gli stivali.

eva         (tornando, in calzoncini corti)    E le reticelle? Dove sono?

matti     Li prendiamo con le mani. È molto più carino, ve­drà, glielo insegno io.

eva         Ma non è più comodo con la rete?

matti    Sono stato sull'isola con la cameriera e la cuoca qualche giorno fa; abbiamo fatto tutto con le mani, era molto carino, senta anche da loro. Io sono svelto di mano, lei no? C'è della gente goffa, che pare abbia cinque pollici invece che cinque dita. I gamberi, si sa, filano che è un piacere, e sulle pietre si sdrucciola. Ma fuori è chia­ro come giorno: c'è solo qualche nuvola, ho visto io.

eva         (esitando) Meglio con la rete. Ne prenderemo di più.

matti    Ma ce ne vogliono poi tanti?

eva         Papà non mangia una cosa se non ce n'è in abbon­danza.

matti     Allora è più complicato. Io credevo che bastasse acchiapparne qualcuno, e poi saremmo stati un po' in­sieme, così. È tanto carino, stanotte.

eva         La smetta con questo carino, carino. Vada a prende­re le reti, piuttosto.

matti     Oh, non la faccia tanto difficile e non sia tanto cru­dele con quei poveri gamberi! Due tascate, dico io, sono più che sufficienti. Conosco un posto dove ce n'è una quantità. In cinque minuti ne prenderemo abbastanza per salvare le apparenze.

eva         Cosa intende dire? Vuole andare a prender gamberi, sì o no?

matti     (dopo una pausa) Forse, ripensandoci, è un tanti­no tardi. Alle sei in punto domani mattina devo andare con la Studebaker a prendere il signor attaché alla sta­zione. Se rimaniamo a sguazzare nell'acqua sino alle tre o alle quattro di notte, temo che mi rimarrà pochino per dormire. Se proprio ci tiene, però, posso portarla all'i­sola in barca.                                                         

Eva, senza rispondere, volta le spalle ed esce. Matti si infila di nuovo il giubbone e riprende la lettura. Entra la cuoca Laina, proveniente dalla sauna.

laina      Fina e la massara chiedono se non hai voglia divenire giù al fiume anche tu. Stanno ancora lì a spassar­sela.

matti     Sono stanco. Stamattina sono andato al mercato delle braccia, poi, nel pomeriggio, ho portato il trattore in palude e mi si sono spezzati i cavi.

laina      Anch'io sono stanca morta a furia d'infornare dol­ci. Non son tagliata per le feste di fidanzamento. Eppu­re mi son dovuta strappare di lì a forza, per andare a letto: fuori è ancora cosi chiaro, è un peccato mortale andare a dormire! (Nell'avviarsi, guarda fuori) Chissà, forse faccio ancora una capatina al fiume. Lo stalliere suonerà di nuovo la fisarmonica, e mi piace tanto. (Esce stanca morta, ma con passo deciso).

eva         (entra)    Mi porti subito alla stazione, per favore.

matti     Cinque minuti, che giro la Studebaker. L'aspetto alla porta.

eva         Bene. Vedo che non s'interessa di sapere che cosa in­tendo fare alla stazione.

matti     Vorrà prendere il treno delle undici e dieci per Helsingfors, immagino.

eva         Però lei non ne sembra affatto sorpreso.

matti     Perché dovrei sorprendermi? Quando gli chauffeurs si sorprendono, non cambia nulla: non ha la mini­ma conseguenza sul corso degli avvenimenti, e quasi mai c'è qualcuno che se ne accorga.

eva         Ho deciso di andare a Bruxelles da un'amica per qualche settimana, ma ora mi secca disturbare mio pa­dre. Dovrebbe prestarmi lei duecento marchi per il bi­glietto. Naturalmente mio padre glieli restituirà, non appena gli scriverò.

matti     (poco entusiasta)    Benissimo.

eva          Spero che non nutrirà alcun timore per il suo denaro. Anche se a mio padre è indifferente con chi io mi fi­danzi, non per questo vorrà rimanere in debito verso di lei.

matti      (guardingo) Veramente non so se suo padre pen­serà di essermi debitore, se io do qualcosa a lei.

eva          (dopo una pausa) Mi sono già pentita di averle chie­sto un simile favore.

matti      Io penso che suo padre non rimarrà indifferente a una sua partenza nella notte prima del fidanzamento, quando le focacce sono già in forno, per cosi dire. Se lui, in un momento di distrazione, le ha consigliato di occu­parsi di me, lei non deve aversene a male. Suo padre non pensa che alla sua felicità, signorina Eva. Me l'ha fatto capire lui stesso. Quando è sbronzo, o, diciamo, quando ne ha bevuto uno di più, può anche darsi che non distin­gua che cosa può darle la felicità; e allora va secondo la sensazione del momento. Ma quando non ha bevuto tor­na intelligente, e allora le compra un attaché, qualcuno che sia degno dei suoi milioni; e lei può andare a fare la ministressa a Parigi o a Reval, e fa quel che più le piace: per esempio se una bella sera ha voglia di qualcosa, lo fa, e se no, no.

eva         Dunque, adesso mi consiglia di sposare il signor at­taché?

matti     Signorina Eva, la sua situazione finanziaria non le permette di dare un dispiacere a suo padre.

eva         Insomma, ha già cambiato idea. Sa che cos'è lei? Una banderuola!

matti     D'accordo. Ma non è giusto, anzi, è da sventati, parlare così delle banderuole: son fatte di ferro, dunque non c'è nulla di più resistente. Solo che gli manca la ba­se, quella che dà a ciascuno un appoggio sicuro. Anch'io purtroppo manco di base. (strofina l'indice contro il pol­lice).

eva         Allora, devo accogliere i suoi consigli con la massi­ma cautela, se a lei manca la base per consigliarmi one­stamente. Tutte le belle parole che mi sta dicendo sul­l'amore di mio padre, ho paura che nascano solo dalla paura di perdere i soldi del biglietto.

matti    Anche il posto, se permette. Non è poi tanto male.

eva         Lei è un gretto materialista, signor Altonen; o me­glio, come si esprimono i suoi pari, lei bada soltanto al­la pancia. Non mi era mai capitato di veder nessuno co­sì sfacciatamente attaccato al denaro e al benessere. A quanto pare, non sono soltanto gli abbienti a preoccu­parsi dei soldi.

matti     Mi dispiace di averla delusa, signorina. Ma non ho potuto farne a meno: lei ha affrontato la questione cosi esplicitamente! Se avesse solo fatto delle allusioni, se avesse lasciato la cosa un po' vaga, un po' in aria, si sarebbero potuti evitare questi discorsi di denaro, tra noi. Il denaro porta sempre una nota stonata dappertutto.

eva         (si siede)    Io, l'attaché non lo sposo.

matti     Le dirò: ci ho pensato un po' su, ma non riesco a capire perché non voglia sposare proprio lui. A me pare che uno o l'altro sia lo stesso: ci ho avuto abbastanza a che fare, con cotesti tipi. Sono ben educati, non le tira­no una scarpa in testa neanche se sono sbronzi, non fan­no questioni di denaro, specialmente quando non si trat­ta del loro; e mi dice niente come sanno distinguere un vino dall'altro, con la pratica che ci hanno.

eva         No, io l'attaché non lo sposo. Sposerò lei, invece.

matti    Come sarebbe a dire?

eva         Mio padre ci potrebbe dare una segheria.

matti    Cioè: le potrebbe dare una segheria.

eva         No, ci potrebbe dare: se siamo marito e moglie!

matti     In Cardia stavo a servizio da certi signori. Il pa­drone prima era stato anche lui un servitore. Be', ogni volta che il curato veniva a fare una visita, la signora mandava fuori il marito a pescare. Se c'erano degli altri invitati, lui se ne stava seduto dietro la stufa, e quando aveva finito di stappare le bottiglie, faceva un solitario. Avevano già dei figli grandi, e loro lo chiamavano per nome: «Vittorio, va' a prendermi le calosce, ma non perder tempo, mi raccomando!» Cosi non mi andrebbe proprio a genio, signorina Eva.

eva         Lo so. Lei vuole essere il padrone. Già m'immagino come tratterebbe una donna.

matti    Perché? Ci ha già pensato?

eva         Neanche per idea! Lei si è fitto in capo che tutto il giorno io non faccia che pensare a lei. Complimenti per la sua fantasia! Di lei, ne ho fin sopra i capelli. Perché non fa che parlare di sé: di quello che vuole, di quello che le va a genio, di quel che ha sentito. E so che cosa c'è dietro alle sue storielline innocenti e alle sue imperti­nenze. E non la posso soffrire, perché gli egoisti non mi sono mai piaciuti, capito? (Via).

Matti si siede di nuovo a leggere il giornale.


VII.

La lega delle fidanzate di Puntila.

Cortile della fattoria. È domenica mattina. Sull'altana, Puntila si sta facendo la barba e litiga con Eva, Da lontano si ode il suono delle campane.

puntilaSposerai l'attaché, e basta! Altrimenti non ti do il becco di un quattrino. Sono io responsabile del tuo av­venire.

eva         Ma qualche giorno fa hai detto che non lo dovevo sposare se non è un uomo: dicevi che dovevo scegliere l'uomo che amo.

puntilaA me capita di parlar troppo, quando bevo un sorso più della mia sete. E non mi va che tu stia a sofi­sticare sulle mie parole. E se ti pesco un'altra volta con lo chauffeur, guai a te! Pensa che poteva passare gente estranea, nel momento in cui tu uscivi dal camerino con uno chauffeur! Allora sì che lo scandalo sarebbe stato completo! (Tutt'a un tratto guarda lontano e urla) Co­sa fanno quei cavalli nel trifoglio?

una voceL'ha detto lo stalliere, signor Puntila!

puntila  Via subito di lì. (A Eva) Basta che io manchi un pomeriggio, e qui va tutto di traverso! E lo sai per­ché i cavalli sono andati a finire nel trifoglio ? Perché il signor stalliere fa all'amore con la giardiniera. E lo sai perché quella giovenca che ha appena un anno e due mesi è già pregna, tanto che non potrà più crescere? Per­ché la massara fa all'amore con il signor medico. E allora naturalmente non ha più tempo di badare che il toro non ingravidi le mie vacche giovani; lascia che si pigli quella che più gli pare! Lo vedi che porcheria? Sai che se la giardiniera - ma la metterò a posto io, vedrai - non stesse a strofinarsi di qua e di là con lo stalliere, venderei altro che cento chili di pomidori quest'anno! Una piccola miniera d'oro, ma che vuoi che gliene importi alla giardiniera? Bisogna smetterla una buona volta con queste sudicerie nei miei poderi. Mi costano troppo ca­re, hai capito? E lo stesso vale per te con il tuo chauf-feur! Se le mie cose vanno a rotoli, bisogna pure che metta un argine!

eva         Ma io non ti sto mandando a rotoli niente!

puntila  Sei avvisata. Non sopporterò scandali. Dopo che ti ho rimediato un partito per seimila marchi, dopo che faccio di tutto perché, una volta sposata, tu possa entrare nella migliore società (lo sai quanto mi costa questo? Un bosco. E lo sai che cosa significa un bosco?) e tu, tu ti mischi con la gente di ogni risma, vai a con­fonderti perfino con uno chauffeur!

Intanto, Matti è uscito in cortile e ascolta il colloquio sotto l'al­tana.

Ho pagato fior di quattrini per farti dare un'educazione Bruxelles, e non perché ti gettassi nelle braccia di uno chauffeur, ma perché sapessi mantenere le distanze con la servitù! Altrimenti finiranno per montarti sul collo, cosa credi? Dieci passi di distanza, e niente confidenze, sennò è il caos, e su questo punto sono inflessibile! (Entrano in casa).

Davanti al cancello appaiono le quattro donne di Kurgela. Si con­sultano tra loro, si tolgono i fazzoletti dal capo e li sostituiscono con ghirlande di paglia. Mandano avanti per prima una di loro: Sandra, la telefonista, entra nel cortile.

sandra           Buongiorno! Vorrei parlare con il signor Puntila.

matti     Chissà se oggi si può parlare con il signor Puntila. Oggi non credo che sia in grado di parlare con nessuno.

sandra           Ma la sua fidanzata la vorrà ben ricevere, dico!

matti    Ah, lei è la sua fidanzata?

sandra           Già. Io almeno la penso così.

puntila (si ode la sua voce) E non voglio sentir più pro­nunciare dalla tua bocca parole simili! Dire amore per me è lo stesso che dire porcherie, e porcherie a Puntila non ne voglio! La tua festa di fidanzamento è già comin­ciata, ho fatto macellare un maiale e non posso più far macchina indietro: credi che il maiale mi faccia la cor­tesia di tornarsene a mangiare il pappoccio nel porcile solo perché tu hai cambiato idea? Del resto ormai ho disposto cosi, e basta. E a Puntila voglio starmene in santa pace. Ti chiuderò in stanza a chiave, intesi? Regolati!

Matti ha preso una lunga scopa e si è messo a scopare il cortile.

sandra           La voce di quel signore non mi giunge nuova!

matti    Niente di strano: è la voce del suo fidanzato!

sandraMi pare e non mi pare. A Kurgela la voce era di­versa.

matti     Ah, vi siete fidanzati a Kurgela? Quando il signor Puntila cercava alcool autorizzato?

sandraChissà, forse erano diverse anche le circostanze esteriori; per questo ora non riconosco la sua voce. E poi, li lo vedevo in faccia: un viso aperto, cordiale; se­deva in macchina e aveva la faccia illuminata dalle luci dell'alba.

matti     Conosco quella faccia e conosco anche le luci dell'alba. Senta a me, è meglio che torni a casa.

Viene avanti Emma, la spacciatrice di grappa. Finge di non cono­scere la telefonista.

emma      Per favore, è qui il signor Puntila? Vorrei parlar­gli con urgenza.

matti     No, non c'è purtroppo. Ma c'è qui la sua fidanzata. Può parlare con lei.

sandra (facendo la commedia) Ma questa non è Emma Takinainen, quella che vende grappa di contrabbando?

emma      Cosa faccio io? Ripeti! Vendo grappa di contrab­bando? Solo perché ho bisogno di un po' di spirito per massaggiare le gambe alla moglie del brigadiere? La prende anche la moglie del capostazione per farci quel suo squisito liquore di ciliegia, e vuoi che non sia auto­rizzata? E poi, cosa parli di fidanzata del signor Puntila? S'ha da vedere adesso che la telefonista Sandra pretende di essere fidanzata col mio fidanzato, il signor Puntila, il quale, per quel che ne so, sta qui di casa! Questa è grossa, pezzente che non sei altro!

sandra (baldanzosa) E che cosa ho al mio anulare? Non lo vedi, strega?

emma      Un callo. E al mio, to', cosa vedi? Io sono fidan­zata, mica tu! Fidanzata col bicchierino e con tanto di anello!

matti     Scusino, sono di Kurgela le signorine? Perché sembra che lì le nostre fidanzate siano fitte come le mo­sche.

Lisu, la vaccara, e Manda, la commessa della farmacia, entrano nel cortile.

lisu e manda (a una voce)    Abita qui il signor Puntila?

matti     Siete di Kurgela? Allora non abita qui. Se non lo so io, che sono il suo chauffeur! Il signor Puntila è un altro signore con lo stesso cognome di quello con cui vi dovete essere fidanzate.

lisu        Ma io sono Lisu Jakkara! Il signor Puntila è dav­vero fidanzato con me, lo posso dimostrare.(Indicando la telefonista) Anche lei lo può dimostrare, che è fidan­zata con il signor Puntila.

le altre due (a una voce) Sì, lo possiamo dimostrare! Siamo tutte legittime fidanzate del signor Puntila!

Tutte e quattro scoppiano a ridere.

matti     Ben felice che lo possiate dimostrare. Se la legitti­ma fosse una sola, lo dico subito, non me ne occuperei granché; ma io riconosco la voce della massa, dovunque si faccia sentire. Propongo subito una lega delle fidan­zate del signor Puntila. Ed ora, ci sarebbe un'interes­sante domanda da farvi: quali intenzioni avete?

sandraGlielo dobbiamo dire? C'è un vecchio invito del signor Puntila in persona a tutte noi quattro, per il giorno della gran festa di fidanzamento.

matti     Bah, un invito simile è come la neve dell'anno pas­sato. Credo che ai signori qui farete l'effetto di quattro oche selvatiche di palude che arrivano quando i caccia­tori se ne sono già andati.

emma      Ohimè! Non mi pare che siamo proprio le benvenute.

matti     Non dico questo. Solo, da un certo punto di vi­sta siete arrivate troppo presto. Vedrò di introdurvi al momento buono, in modo che siate veramente le benvenute, e tutti vi riconoscano come le fidanzate.

manda   Noi vogliamo soltanto divertirci e fare quattro salti.

matti     Farete dunque il vostro ingresso al momento op­portuno; quando gli animi si saranno riscaldati, tutti sa­ranno un po' brilli e pronti a qualsiasi buffoneria. Allo­ra entrerete voi, le quattro promesse spose. Il pastore, vedrete, cascherà dalle nuvole, e il giudice diventerà su­bito un altro uomo, più felice di vivere, quando vedrà il pastore cascare dalle nuvole. Tutto però dovrà proce­dere in ordine, altrimenti il signor Puntila non ci si rac­capezzerà più quando la nostra lega delle fidanzate farà il suo ingresso nella sala, al canto dell'inno tavastino e con una bandiera fatta di una sottoveste. 

Nuove generali risate.                                                  

emma      Crede che ci scapperà un caffè e qualche balletto?

matti     Le rivendicazioni avanzate dalla lega sono proba­bilmente giustificate, dal momento che sono state date delle speranze e sono state affrontate delle spese: siete venute con la ferrovia, no?                            

emma      In seconda classe!                                 

matti    Beninteso.                                                      

Fina attraversa il cortile portando un'enorme palla di burro verso la casa.

lisu        Burro purissimo!

manda   Ehi, dico a lei, scusi, ma non so come si chiama: non potrebbe procurarci un bicchiere di latte? Arrivia­mo ora dalla ferrovia.

matti    Un bicchiere di latte? Prima di pranzo vi rovinai l'appetito.  

lisu        Quanto a questo, non abbia paura.

matti    Sarebbe meglio, per il successo della vostra missione, che facessi bere al promesso sposo qualcos'altro che un bicchiere di latte.

sandra  È vero, la sua voce era un po' secca.

matti     Telefonista! Tu che tutto sai e diffondi ogni sape-re, tu mi hai capito. Invece di mettermi in giro a cer­carvi il latte, penso piuttosto come scovare dell'acqua­vite per lui.

lisu        Non ci sono novanta mucche, a Puntila? Così ho sentito.

sandra           Ma quello che non hai sentito era la sua voce, Lisu.

matti     Volete darmi ascolto? Siate giudiziose e acconten­tatevi per il momento dell'odore delle pietanze.

Lo stalliere e la cuoca portano in casa un maiale macellato.

le donne (battendo le mani) Bene! Ce ne sarà per tutti! - Speriamo che lo facciano rosolare per benino. - Magari con un po' di maggiorana!

emma      Cosa dite, a tavola potrò sganciarmi un po' la gon­na, quando nessuno mi guarda? È tanto stretta!

manda    Il signor Puntila potrebbe guardare, eh!

sandra           A tavola, no!

matti     Ma sapete che pranzo sarà per voi questo? Siederete gomito a gomito col signor giudice della corte d'appello di Viborg! State a sentire cosa gli dirò. (Conficca la scopa, a manico in giù, nel pavimento e le rivolge un discorso) Signor presidente, ecco qui davanti a voi quat­tro donne prive di mezzi, trepidanti per la paura che la loro richiesta venga respinta. Per raggiungere il loro promesso sposo, hanno percorso lunghi tratti di polve­rose strade di campagna. Infatti, all'alba di un bel mat­tino, or sono dieci giorni, apparve nel villaggio, al volan­te di una Studebaker, un signore grasso, distinto, il quale scambiò con loro gli anelli e promise di sposarle, e ora magari negherà di essere stato lui! Signor presi­dente, fate il vostro dovere, pronunciate la sentenza! Perché se voi non accorderete la vostra alta protezione a queste quattro povere donne, vi dico che verrà il gior­no in cui a Viborg non ci sarà più una corte d'appello!

manda            Bravo! Bene!

matti    A tavola ci sarà anche l'avvocato, e brinderà con voi: e tu, Emma Takinainen, che cosa gli dirai?

emma      Anzitutto che sono contentissima di fare la sua conoscenza. E poi gli direi: non vorrebbe scrivermi lei la dichiarazione delle tasse, e tenere in rispetto gli esat­tori? E poi gli direi: lei che è tanto bravo a parlare, per­ché non cerca di far congedare mio marito da sotto le armi? Il colonnello gli sta sullo stomaco, e io da sola non ce la faccio a badare al campo. E poi guardi se rie­sce a non farmi più derubare dal droghiere quando mi mette a conto lo zucchero e il petrolio!

matti     Brava: sai sfruttare bene le occasioni. Quanto pe­rò alla faccenda delle tasse, bada che vale solo se non sei  tu a sposare il signor Puntila. Quella che lo sposa, può pagarle. Anche col dottore toccherete i bicchieri; e che cosa gli direte?

sandraSignor dottore, gli dirò, sento ancora delle tra­fitture alle reni, ma non mi faccia quegli occhiacci, non mi guardi digrignando i denti: appena avrò sposato il signor Puntila, le pagherò la parcella. E via, non preci­piti le cose, siamo appena alla minestra d'avena, l'ac­qua per il caffè non è nemmeno al fuoco, e lei è respon­sabile della salute pubblica.

matti    E anche il pastore ci sarà a tavola. Cosa gli direte?

lisu        Gli dirò: d'ora in poi avrò il tempo di venire in chiesa la domenica, se mi andrà a genio.

matti     Troppo breve, come discorso da brindisi. Allora io aggiungerò: signor pastore, oggi ha da essere lei più contento di tutti, a vedere Lisu la vaccara seduta davanti a un piatto di porcellana. Dato che sta scritto: davan­ti a Dio tutti sono uguali, perché non dovrebbero esser­lo davanti al signor Puntila? E può star certo che Lisu, come nuova padrona, non le farà mancare qualche bene­ficio: un paio di bottiglie di vino bianco per il suo com­pleanno, come le ha avute finora, continuerà sempre ad averle, e così potrà continuare sul pulpito a parlare dei pascoli del cielo, visto che Lisu non avrà più da portare e mucche su quelli della terra.

Durante la concione di Matti, Puntila è apparso sull'altana e ha ascoltato, scuro in viso.

puntilaQuando avrete finito me lo direte, di grazia. Chi è questa gente?

sandra (ridendo) Le sue fidanzate, signor Puntila. Ci ri­conosce, spero?

puntila          Io? Io non conosco nessuna di voi.

emma      Come, non ci conosce? Non vede l'anello?

manda   Non si ricorda, a Kurgela? Li abbiamo tolti dalle tendine della farmacia.

puntilaInsomma, che cosa valete? Crear disordine, eh?

matti     Signor Puntila, forse non è il momento più oppor­tuno proprio ora, prima di pranzo, ma abbiamo discusso come contribuire ad accrescere l'allegria della festa. Ab­biamo perciò fondato la lega delle fidanzate del signor Puntila.

puntilaE perché non un sindacato, magari? Ecco quel­lo che nasce dovunque t'insinui tu. Ma ti conosco, sai, conosco i giornali che leggi!

emma      Signor Puntila, era solo per divertirci e per bere magari un goccetto di caffè.

puntilaSì, lo so cosa significa, per voi, divertirvi! Siete venute per ricattarmi, dite la verità? Perché vi dia qual­che cosa da tapparvi la bocca?

emma      Ehi, ehi, ehi!

puntilaMa ve la faccio vedere io! Volevate spassarvela approfittando della mia bontà, eh? Ascoltate: se non ve ne andate subito, chiamo la polizia e vi faccio cacciar via in malo modo! Tu sei la telefonista di Kurgela, no? Ti riconosco. Ora telefonerò al tuo ufficio per vedere se sono d'accordo con certi scherzi. E quanto alle altre, tro­verò ben io di chi si tratta!

emma      Capito. Vede, signor Puntila, più che altro era per potercene ricordare nei giorni della vecchiaia. Vuol dire che mi siederò qui nel cortile, di modo che potrò sempre dire di essere stata invitata una volta a Puntila. (Si siede per terra) Cosi. Ora nessuno potrà dire che non ci sono stata. Non avrò nessun bisogno di dire che non ero seduta su una sedia ma sul nudo suolo tavastino - quello che i libri di lettura dicono che ripaga di ogni fatica, e mosca poi sul fatto a chi costa fatica e a chi la ripaga. Del resto non ho sentito il profumo di un arrosto di vi­tello? Non ho visto una botte di burro? E chi può dire che non ci fosse birra? (Canta)

E i laghi e i monti e le nubi sui monti

son cari al popolo tavastino,

dalla verde gioia dei boschi fino ai grandi bacini di Aabo.

Non ho ragione forse? E ora aiutatemi ad alzarmi, non mi lasciate seduta in questa posizione storica.         

puntila          Via, e subito!

Le quattro donne gettano per terra le ghirlande ed escono dal cor-tile. Matti con la scopa spazza la paglia delle ghirlande.


VIII.

Racconti di Finlandia.

Strada di campagna. È sera. Le quattro donne camminano verso casa.

emma      Come si fa a indovinare ogni volta l'umore dei padroni? Se han fatto una buona bevuta, allora scher­zano, ti danno pizzicotti chissà dove, e bisogna sudare quattro camicie per non lasciargli prendere troppa confidenza, se non vuoi che ti portino difilato in mezzo ai cespugli. Ma cinque minuti dopo, ecco che gli va qual-cosa di traverso e non sanno far di meglio che chiamare la polizia. Devo averci un chiodo, in questa scarpa.

sandra           Si è anche staccata la suola.

lisu        Non è fatta per cinque ore di questa strada!

emma      Con tutto il camminar di oggi, l'ho rotta! Sennò poteva durare ancora un anno. Mi ci vorrebbe un sasso.

(Tutte si siedono; Emma ribatte il chiodo dentro la scarpa) Non si può mai prevedere di che umore sono. Una volta sono così, un'altra cosà, e un'altra di nuovo così. Mi ricordo, per esempio, la moglie del commissa­rio di polizia che c'era prima. Mi mandava spesso a chiamare di notte perché aveva i piedi gonfi e voleva che glieli massaggiassi, e ogni volta era di umore diverso, secondo in che rapporti stava col marito, che se l'intendeva con la serva. Una volta mi ha mandato un pacco di cioccolatini, e ho capito che lui aveva dato il largo alla ragazza;ma un po' più tardi, evidentemente, se l'era ripresa di nuovo, perché lei, per quanto si scervellasse, non c'era più verso che riuscisse a ricordarsi che quel mese le avevo fatto dieci massaggi e non sei. Le si era annebbiata la memoria di colpo.

manda    Qualche volta invece hanno una memoria di ferro. Come Pekka che ha fatto fortuna in America, e un giorno, dopo venti anni, è venuto a visitare i suoi pa­renti. Erano tanto poveri che mia madre gli regalava in carità le bucce di patate, figuratevi. Ma quando lui arri­vò, per metterlo di buon umore gli prepararono un arro­sto di vitello. Lui se l'è pappato, e intanto raccontava che una volta aveva prestato alla nonna venti marchi. Peccato, ha aggiunto, che erano talmente in miseria da non poter pagare nemmeno i debiti.

andra    Eh, ci sanno fare. Ma altrimenti, come potreb­bero diventar ricchi? Nel 1908 il lago era ghiacciato: era notte fonda. Ebbene, un signore delle nostre parti si fece condurre da un suo contadino sul carro attraver­so il lago. Erano sicuri che in un punto il ghiaccio avesse una crepa, ma non sapevano dove, e il contadino dovet­te andare sempre avanti a piedi, per dodici chilometri. Al signore gli era presa tanta paura che promise al con­tadino di regalargli un cavallo, se solo fossero riusciti a raggiungere l'altra riva. Quando furono circa a metà, il signore disse al contadino: «Se riesci a trovare la via e non finiamo dentro il lago, avrai un vitello sano». Do­po un po' compaiono le prime luci di un villaggio. «Avanti, coraggio, - fa il signore, - se vuoi guadagnarti l'orologio». A cinquanta metri dalla riva parlava ancora  di un sacco di patate e quando toccarono terra gli dette un marco di mancia, e gli disse: «Accidenti, però, quan­to tempo ci hai messo!» Siamo troppo stupidi per i lo­ro scherzi e per le loro furberie. Finisce che ci caschia­mo sempre. E poi, la buggeratura è che, a guardarli, so­no tali e quali come noi. Se somigliassero a delle vipere, che so io, o a degli orsi, uno potrebbe starsene all'erta.

manda            Mai scherzare con loro; mai accettar nulla da loro!

sandraMai accettare nulla, hai ragione: anche se loro hanno tutto e noi nulla. Non prendere acqua dal fiume, anche se dovessi morire di sete!

manda            Io ho sete, però, a proposito.

lisu        Anch'io.                                    

sandraGente come noi è sempre destinata ad andarsene a stomaco vuoto!

lisu        A Kausala una se l'intendeva con il figlio del fitta-volo dove era a servizio. È nato un bambino; ma davan­ti al tribunale di Helsingfors lui ha negato tutto, di mo-do che non gli è toccato di pagare nemmeno gli alimenti. Allora la madre di lei ha preso un avvocato; e l'avvocato ha sciorinato sul banco del tribunale le lettere che lui aveva scritte dal servizio militare. Nelle lettere tutto «il era detto talmente chiaro, che cinque anni di galera per falso giuramento non glieli cavava nessuno. Ma quando il giudice ha cominciato a leggere la prima lettera, e la leggeva adagio, parola per parola, la ragazza si è fatta avanti e ha rivoluto a ogni costo le lettere, sicché non ha ottenuto nemmeno gli alimenti. Dicono che gli occhi le lacrimavano come due fontane quando è uscita dal tribunale: con le lettere strette al petto, la madre furi­bonda e lui che se la rideva! Che volete, era innamorata.

sandra           È stata una stupida.

emma      Secondo:  potrebbe aver fatto anche bene a far così. Anche uno delle parti di Viborg, per esempio, non ha voluto prender niente da loro. Siccome nel '18 aveva combattuto coi rossi, l'hanno messo in campo di concentramento a Tammerfors. Era ancora un ragazzo, non gli davano da mangiare e lui mangiava l'erba per non morir di fame. Sua madre è andata a trovarlo e gli ha portato qualcosa: ottanta chilometri ha dovuto farsi a piedi! Era una povera lavorante, e la padrona le aveva regalato un pesce e una libbra di burro. Camminava a piedi; a un certo momento è passato un carro di conta-dini, e lei si è fatta caricare per un pezzo di strada. E allora ha raccontato al contadino: «Vado a Tammer­fors a trovare mio figlio Athi che è coi rossi in campo di concentramento, e la mia padrona mi ha dato da portar­gli questo pesce e questa libbra di burro». Il contadino, sentita questa storia, le ordinò subito di scendere per­ché suo figlio era stato coi rossi; ma lei, passando da­vanti alle donne che lavavano al fiume, ricominciava a raccontare: «Vado a Tammerfors a trovare mio figlio Athi, che è al campo di concentramento coi rossi, e la mia padrona, che è tanto buona, mi ha dato questo pesce e questa libbra di burro per lui». E arrivata al campo ha ripetuto il suo ritornello anche al comandante che si è messo a ridere e l'ha fatta entrare, cosa che allora era assolutamente vietata. Davanti al campo c'era ancora dell'erba, ma dietro al reticolato non ce n'era più nem­meno un filo, nemmeno una foglia attaccata agli alberi c'era: avevano mangiato tutto. Davvero, pensate. E lei da due anni non vedeva suo figlio, tra guerra e prigio­nia; e Athi era diventato magrissimo:   «Ah, eccoti, Athi, - ha detto, - qui c'è un pesce e una libbra di burro per te, te li manda la padrona». Athi l'ha salutata, si è informato come andavano i suoi reumatismi, come sta­vano certi vicini, ma né il pesce né il burro non c'è stato verso di farglieli prendere; anzi si è arrabbiato e le ha gridato: «Sei andata a chiederla in carità alla padrona, quella roba? Ripigliati tutto, da quelli li io non accetto niente». Così lei ha dovuto rifare il pacco dei regali, anche se il suo Athi aveva una fame da morire, e gli ha detto addio e se n'è tornata indietro, un po' a piedi e un po' sui carri quando ne trovava uno. E ai servi dei con­tadini adesso diceva: «Il mio Athi è in campo di con­centramento, e burro e pesce non li ha voluti, perché ha detto che li ho chiesti in carità alla padrona e lui da quelli li non accetta niente». Figuratevi, la strada era lunga e lei era vecchia, sicché ogni tanto per forza do­veva sedersi sul ciglio della strada e mangiare un pezzettino di pesce e un po' di burro, tanto più che erano già un po' malandati e puzzavano un poco. Ma alle don­ne che lavavano al fiume ripeteva: «Il mio Athi è in campo di concentramento, e burro e pesce non li ha vo­luti, perché ha detto che li ho chiesti in carità alla pa­drona, e lui da quelli li non accetta niente». Lo diceva a ognuno che incontrava per via: e, sapete, un certo effetto sulla gente l'ha fatto, perché erano ottanta chi­lometri di strada.

lisu        Uomini come il tuo Athi, ce n'è ancora.                  

emma      Troppo pochi.

S'alzano e si avviano senza parlare.      


IX.

Puntila concede la mano di sua figlia a un essere umano.

Saletta da pranzo con piccoli tavolini e un enorme buffet. Il pastore, il giudice e l'avvocato, in piedi, bevono il caffè e fumano. A destra, Puntila trinca in silenzio. Nella stanza accanto si balla al suono di un grammofono.

pastore          È raro trovare una vera fede. Di solito quel che si trova è dubbio e indifferenza; c'è da disperare del no­stro popolo. Non faccio che ripetere che, se non fosse per la Sua volontà, non nascerebbe neanche un mirtillo, e invece loro guardano i prodotti della natura come qualcosa di perfettamente naturale, e se ne ingozzano come se gli spettassero di diritto. Per me tanta miscre­denza in parte si spiega col fatto che la domenica non vengono in chiesa e mi lasciano predicare ai banchi vuo­ti. Come se non avessero biciclette a sufficienza; ce ne ha una ogni sguattera! Ma la ragione soprattutto è che sono cattivi d'animo, questa è la verità! Altrimenti non mi saprei spiegare come mai la settimana scorsa mi tro­vavo in casa di un moribondo e gli stavo spiegando le bellezze che aspettano gli uomini nell'aldilà, e lui mi do­manda tutt'a un tratto: «Cosa ne dice, quest'anno il raccolto delle patate sarà rovinato dalla pioggia?». Da­vanti a esempi simili c'è da chiedersi se tutto quello che si dice e si fa non è fatica buttata al vento.

giudiceLa capisco, reverendo. Eh, bonificare questa gra­migna non è un'impresa agevole.

avvocatoAnche per noi avvocati è diventata una vita difficile. Abbiamo vissuto sempre delle beghe dei conta­dini, cocciuti come muli, che andrebbero a chiedere l'e­lemosina piuttosto che rinunciare a un loro diritto. Hanno sempre il gusto di litigare, ma è l'avarizia che li trattiene. Morirebbero dalla voglia di prendersi a coltella-te, di ingiuriarsi, di farsi ogni sorta di dispetti: eppure, appena capiscono che i processi costano fior di quattri­ni, ecco che si calmano di botto, e ti lasciano in tronco la più bella causa del mondo solo per amore del dio Mammona!

giudiceÈ il nostro tempo. Un secolo commerciale. Tut­to si livella e il buon tempo antico scompare. A trattare con il popolo ci si sente cascar le braccia, a volte: ciono­nostante bisogna tentare tutte le vie per civilizzarlo un pochino.

avvocatoA Puntila, i campi gli crescono in mano da so­li, per così dire; mentre un processo è una creaturina maledettamente delicata, e per tirarlo su come si deve, c'è da farsi venire i capelli bianchi. Quante volte si te­me che tutto sia finito! Sembra che non possa più conti­nuare, che non ci sia più possibilità di nuove testimo­nianze, e invece eccolo che si riavvia, che si riprende. Specialmente quando è appena nato e non è che un lattonzolo, bisogna davvero procedere coi piedi di piom-bo: perché la mortalità è altissima. Ma una volta che, a furia di pappe e pappine, lo si sia portato fino all'adole-scenza, allora sa cavarsela da solo e cammina coi suoi piedi. Se poi tocca i quattro o cinque anni d'età, è quasi certo che potrà raggiungere un'onorata vecchiaia. Ma prima d'arrivarci...! Ah, che vita da cani!

Entrano l'attaché e la pastoressa.

pastoressaSignor Puntila, dovrebbe occuparsi un po' più dei suoi ospiti. Il signor ministro sta ballando con la signorina Eva, ma ha già domandato di lei.

Puntila non risponde.

attaché         Sai, poco fa la pastoressa ha dato al ministro una risposta brillante, deliziosa! Lui le aveva chiesto se le piaceva il jazz: io ero impaziente, come mai finora nella mia vita, di vedere come se la sarebbe cavata. Lei invece, dopo un attimo di riflessione, gli ha risposto: dal momento che non si poteva ballare al suono dell'organo di chiesa, ha detto, qualunque altro strumento per lei andava bene. A sentire questo il ministro è mezzo morto dal ridere. Cosa ne dici, Puntila?

puntilaNiente. Io non critico i miei ospiti. (Chiama a sé con un cenno il giudice) Federico, ti piace quella fac­cia?

giudice           Quale faccia?

puntila          Quella dell'attaché. Dimmi, in coscienza!

giudiceSta' attento, Giovanni, il ponce è piuttosto forte.

attaché         (ripete a bocca chiusa la melodia della stanza ac­canto e accenna passi di danza) Un ritmo irresistibile, vero?

puntila(fa un nuovo cenno al giudice, che tenta di non notarlo)    Federico, sii sincero, ti piace? Pensa che mi costa un bosco!

Gli altri invitati canticchiano in coro: «Io cerco la Titina...»

attaché         (che non si accorge di nulla) Le parole non le ricordo mai, neanche a scuola riuscivo a tenerle a mente; ma il ritmo, quello ce l'ho nel sangue.

avvocato(vedendo che i cenni di Puntila si fanno sempre più espliciti) Fa un po' caldo, qui! Perché non andia­mo in salotto? (Cerca di portare via l'attaché).

attaché         Un verso, però, son riuscito a ricordarmelo: «We have no bananas». Meno male, divento più otti­mista riguardo alla mia memoria.

puntila          Federico! Guardalo e poi giudica! Federico!

giudiceConosce la storiella dell'ebreo che ha dimenti­cato il cappotto al caffè? No? Eccola. Un pessimista commenta: lo ritroverà. E un ottimista: no che non lo ritroverà.                                                              

Gli altri ridono.                                                                 

attaché         Be', e l'ha ritrovato poi?                            

giudiceForse lei non ha afferrato del tutto l'arguzia del­la storiella.

puntila          Federico!

attaché         Mi spieghi allora, per favore. Secondo me, bi­sogna scambiare le risposte. Cioè è l'ottimista che deve dire: si, lo ritroverà.

giudiceNo, il pessimista! Lo spirito sta appunto qui: perché il cappotto è vecchissimo, ed è meglio averlo perso.

attaché         Ah, il cappotto è vecchio: ma questo non l'ave­va detto! Ah, ah, ah! È la barzelletta più formidabile che abbia mai sentita!

puntila(si alza, torvo) È il momento d'intervenire. Non sono poi obbligato a sopportare un uomo simile! Federico: tu non hai voluto rispondere alla domanda che ti ho fatto in tutta serietà, e dirmi che cosa ne pen­si di questo muso che dovrebbe entrare nella mia fa­miglia. Ma sono uomo abbastanza da prendere io una decisione. Una persona senza spirito è come se non esi­stesse. (Con dignità) Esca da questa casa, sì, dico a lei: è inutile che si volti come se parlassi a qualcun altro!

giudice           Puntila, stai esagerando.

attaché         Signori, vi prego, dimenticate completamente questo incidente. Voi non immaginate nemmeno quan­to sia delicata la posizione dei membri del corpo diplo­matico. Basta il più piccolo neo dal punto di vista mo­rale, perché venga rifiutato il gradimento. A Parigi, per esempio, a Montmartre, la suocera del segretario della legazione rumena ha preso a ombrellate l'amante, e lo scandalo è stato immediato.

puntila    Locusta in frac! Locusta mangiaboschi!

attaché         (con fervore)    Capite: non perché avesse un amante, si sa che ce l'hanno tutte. Non perché l'avesse bastonato, è una cosa normalissima. Ma con l'ombrello, no, è volgare... È la sfumatura che conta.

avvocatoPuntila, qui ha ragione lui. In fatto di onore è sensibilissimo: fa parte del corpo diplomatico.

giudice     Giovanni, quel ponce è troppo forte per te.

puntila          Federico, tu non ti rendi conto della gravita del­la situazione.

pastore    Il signor Puntila è un po' eccitato, Anna: vuoi andare a dare un'occhiata in salotto?

puntila  Signora, la prego, non abbia timore, sono nel pieno possesso delle mie facoltà. Il ponce è normalissimo. Quella che invece non riesco a mandar giù, è la faccia di questo signore: mi desta una ripugnanza che lei, immagino, non avrà difficoltà a condividere.

attaché         A proposito del mio spirito si è espressa in ter­mini lusinghieri la principessa Bibesco, la quale, in pre­senza di Lady Oxford, ha osservato che io so ridere in anticipo di una barzelletta o di un bon mot, ciò che si­gnifica prontezza d'intelligenza.

puntila          Il suo spirito! Federico!

attaché         Finché non si fanno nomi, signori, tutto è an­cora riparabile. Le cose diventano irreparabili solo quan­do si fanno nomi uniti a ingiurie.

puntila(con amaro sarcasmo)    Federico, e ora come faccio? Ho dimenticato il suo nome! Non me lo potrò più togliere dai piedi! Ah, Dio sia lodato, ora mi ricordo di averlo letto sulla cambiale che gli ho dovuta riscattare: ecco, si chiama Eino Silakka. Ora se ne andrà, cosa ne dici?

attaché         Attenzione, signori: ora è stato fatto un nome. Attenzione ora alla minima parola che non sia prima pesata al millesimo sulla bilancia!

puntila          Niente da fare. (Urlando tutt'a un tratto) Via di qui, t'ho detto! E non farti più vedere a Puntila, ca­pito? Non darò mai mia figlia a una locusta in frac!

attaché         (volgendosi verso di lui)    Puntila, ora cominci a offendermi. Se mi cacci di casa, sai, oltrepassi quell'impercettibile limite oltre il quale si arriva allo scan­dalo.

puntilaQuesto è troppo. Ora perdo la pazienza. Non volevo gridare, volevo farti capire così, tra noi, che la tua faccia mi sta sullo stomaco, e che è meglio tu spari­sca subito. Invece no: mi costringi a dirtelo chiaro e tondo. E allora te lo dico: figlio di puttana, vattene!

attaché         Puntila, questa non mi va giù. Signori, vi rive­risco. (Via).

puntilaNon così piano! Ti voglio veder correre, fur­fante! Ti insegnerò io a rispondere come si deve! (Gli corre dietro).

Tutti lo seguono, meno il giudice e la pastoressa.

pastoressaOra ci sarà uno scandalo.

eva         (entra) Cos'è? Che è tutto questo baccano nel cortile?

pastoressa(correndole incontro) Oh, cara! È successa una disgrazia! Sii forte, figliola, fatti animo.

eva         Ma che è successo?

giudice(porgendole un bicchiere di sherry) Bevi prima questo, Eva, su. Tuo padre si è scolato un'intera botti­glia di ponce e poi ha scacciato Eino: chi sa, forse un'im­provvisa idiosincrasia per la sua faccia.

eva         (beve) Lo sherry sa di turacciolo, peccato. Che cosa gli ha detto ?                                            

pastoressa    Come, Eva, non sei sconvolta?

eva         Certo, certo.                                        

pastore          (rientra)    È stato terribile.

pastoressa    Che cosa? Cosa è successo?

pastore          Una scena terribile in cortile. Puntila l'ha pre­so a sassate.

eva         E l'ha colpito?

pastore          Questo non lo so. L'avvocato gli ha fatto scu­do del suo corpo. E il ministro che era qui, in salotto!

eva         Zio Federico, ora sono quasi certa che non si farà più vedere. È stata un'ottima idea di portare qui anche il ministro. Altrimenti lo scandalo non sarebbe stato neanche la metà.

pastoressa Eva!

Entra Puntila, seguito da Matti, Laina e Fina.

puntilaAmici. Torno dall'aver gettato uno sguardo nell'abiezione del mondo. Ero entrato di là con le migliori intenzioni, annunciando che era stato commesso un er­rore, che stavo per far sposare a mia figlia una locusta in frac, e che perciò volevo rimediare subito fidanzan­dola a un essere umano, come era sempre stata mia inten-zione: Matti Altonen, ottimo chauffeur e mio buon ami­co; e che tutti brindassero in onore della felice coppia! Ebbene: volete sapere qual è stata la loro risposta? Il ministro, che io credevo una persona educata, mi ha guardato come un fungo velenoso e ha fatto chiamare subito la sua macchina. Naturalmente gli altri lo hanno imitato come tante scimmie. Che spettacolo! Mi sembrava di essere come un martire cristiano di fronte ai leoni: e non mi son mica tenuto in gola la mia opinio­ne, eh! Il ministro se n'era andato di buon passo, ma ce l'ho fatta a riacchiapparlo prima che salisse in macchina e a dirgli che per me era anche lui un figlio di puttana. Credo di aver interpretato anche i vostri sentimenti.

matti    Signor Puntila, propongo di andare tutti in cu­cina a discutere la cosa davanti a un'altra bottiglia di ponce.

puntilaE perché in cucina? Abbiamo festeggiato solo l'altro, il falso fidanzamento, non il vostro. È stato un equivoco. Riunite le tavole e imbandite le mense! Ri­cominciamo. Fina, siediti qui, accanto a me! (Si siede al centro della sala).

Gli altri riuniscono davanti a lui i tavolini formando un'unica grande tavolata. Eva e Matti raccolgono sedie.

eva         Non guardarmi così. Sembri mio padre quando fa colazione e guarda un uovo che è già marcio. Mi hai guardata diversamente, altre volte, me ne ricordo.

matti    Lo facevo per la forma.

eva         Quando, stanotte, volevi andare con me sull'isola a prender gamberi, i gamberi non c'entravano proprio nulla.

matti     Era di notte, e non si parlava ancora di matri­monio.

puntilaSignor pastore, si sieda qui, vicino alla sguatte­ra. Signora, lei vicino alla cuoca. Federico, siediti un po' anche tu in un posto decente.

Tutti, di malavoglia, siedono a tavola. Si fa silenzio.           

pastoressa(alla cuoca) Ha già messo in conserva i fun­ghi, quest'anno?

laina      Io non li metto in conserva. Li faccio seccare.

pastoressa    E come fa?

laina      Li taglio in tanti pezzi, e poi con una forcina li in­filzo su una cordicella e li appendo al sole.

puntilaVorrei dirvi qualche parola sul fidanzato di mia figlia. Matti, durante questo tempo ti ho studiato in se­greto, e mi son fatto un'idea del tuo carattere. Non vo­glio accennare al fatto che da quando tu sei a Puntila non ci sono più macchine rotte, no. Quello che voglio onorare in te, è l'uomo. Non ho affatto dimenticato quello che è successo qui stamattina. Ho osservato il tuo sguardo mentre io come un Nerone me ne stavo sul balcone e a un tratto ho cacciato via quelle care ospiti, in un momento di cecità e di ottenebramento mentale. Ti ho già parlato di questi miei attacchi. E forse avrai notato, o immaginato se non c'eri, come durante tutto il pranzo io me ne sia rimasto in disparte e in profondo raccoglimento, pensando a quelle povere donne che sta­vano rifacendosi a piedi tutta la strada fino a Kurgela, dopo aver ricevuto solo ingiurie e neanche un sorso di ponce. Se ora dubitassero di Puntila, non me ne stupi­rei. Ora ti domando: puoi dimenticare una cosa simile, Matti?

matti     Signor Puntila, faccia conto che l'abbia dimenti­cato. Dica piuttosto a sua figlia, con tutta la sua autorità di padre, che non può fidanzarsi con uno chauffeur.

pastore    Giustissimo.

eva         Papà, Matti e io abbiamo avuto un piccolo scambio d'idee, mentre tu eri fuori. Matti non crede che tu ci darai una segheria, e nemmeno crede che io mi adatterò a vivere con lui come semplice moglie di uno chauffeur.

puntila    Tu cosa dici, Federico?

giudiceNon mi chiedere nulla, Giovanni. E non mi guardare con quegli occhi da cerbiatto ferito. Domanda a Laina!

puntila    Laina, dico a te. Mi ritieni capace di economizzare quando si tratta di mia figlia? Credi che darle una segheria, un mulino e un bosco per giunta, sia sacrificare troppo per lei?

laina      (interrotta mentre a bassa voce parla sempre di fun­ghi colla pastoressa, come appare dai suoi gesti)     Le faccio subito un caffè, signor Puntila.    

puntila    Matti, sai f... come si deve?   

matti    Dicono di sì.                                

puntila  Non vuol dire. Non sai farlo come si deve? È la cosa più importante. Ma non mi aspetto che tu mi ri­sponda: so bene che non sei capace di lodarti, ti riesce difficile. Ma Fina, l'hai pur f...? In questo caso potrei chiederlo a lei. No? Non capisco.

matti    Lasci stare, signor Puntila.

eva         (che ha bevuto un po' troppo, si alza e tiene un di­scorso)    Mio caro Matti, ti prego di accettarmi come tua moglie, perché anch'io voglio avere un marito come tutte le altre, e anzi, se lo desideri, andiamo sui due piedi ad acchiappare i gamberi senza rete. Del resto credo che non sono niente di speciale, come forse tu t'immagini, e che potrò vivere insieme a te anche se non nuo­teremo nell'abbondanza.

puntila          Ben detto!

eva          Se però non vuoi andare ad acchiappare i gamberi perché ti sembra una cosa poco seria, mi preparo subito la borsa, prendiamo la macchina e andiamo da tua ma­dre. Papà non ha nulla in contrario, vero?

puntila          Anzi, d'accordissimo.

matti     (si alza anche lui e tracanna in fretta due bicchieri) Signorina Eva, io sono pronto a fare qualsiasi bestialità con lei, ma non quella di portarla da mia madre: le pren-derebbe un colpo, povera donna! Diamine, in casa ha al massimo un canapè! Signor pastore, descriva lei alla si-gnorina Eva com'è una cucina di povera gente con comodità per dormire!                                               

pastore          (serio)    Un posto molto modesto.                

eva         Perché descriverla? Andrò io stessa a vederla.

matti    Già, e chiederà a mia madre dov'è il bagno!    

eva         Andrò ai bagni municipali.                                

matti    Coi soldi del signor Puntila, ai bagni municipali? Signorina Eva, lei pensa sempre alla segheria, questa è la verità. Ma non se ne farà nulla, perché il signor Pun­tila, appena domattina ritorna in sé, è un uomo col sale in zucca.

puntilaTaci, Matti! Non parlare più di quel Puntila che è ora il nostro comune nemico. Il Puntila di cui tu parli, quel cattivaccio, stasera è miseramente affogato in una bottiglia di ponce. E ora qui ci sono io, vedete? Sono diventato un essere umano! Bevete e diventerete esseri umani anche voi, non disperate!

matti     Le ripeto che non posso portarla da mia madre. Mi tirerebbe le ciabatte in testa, se osassi portarle una donna come lei. Ecco la schietta verità.

eva         Matti, questo non avresti dovuto dirlo.

puntilaTrovo anch'io che ora esageri, Matti. Eva avrà i suoi difetti, va bene, forse tenderà un po' a ingrassare come sua madre, ma non prima dei trenta, trentacinque anni. Ancora può mostrarsi in giro, che diamine!

matti     Non parlo dell'ingrassare o no. Dico solo che man­ca di senso pratico, che non è la moglie adatta per uno chauffeur.

pastore    Sono perfettamente della stessa opinione.

matti     Non c'è niente da ridere, signorina Eva. Se mia madre cominciasse a farle l'esame le passerebbe la vo­glia di ridere. Diventerebbe piccola piccola.

eva         Avanti, Matti, proviamo! Sono tua moglie, la moglie di uno chauffeur. Dimmi cosa debbo fare.

puntilaBrava, Eva! Vai a prendere dei panini, Fina. Faremo uno spuntino, e intanto Matti esaminerà Eva sino in fondo, di sopra e di sotto.

matti     Resta lì seduta, Fina! Noi non abbiamo mica la servitù. Quando arrivano visite inaspettate, in casa non c'è altro che quello che si mangia tutti i giorni. Va' a prendere l'aringa, Eva.

eva         (allegra)    Di corsa! (Via).

puntila          (le grida dietro) Non dimenticare il burro! (A Matti) Approvo pienamente la decisione che hai presa, di voler fare da te e di non accettare neanche un soldo mio. Non tutti lo farebbero.

pastoressa(alla cuoca) Ma io, i porcini, non li metto sotto sale. Li cuocio nel limone con un po' di burro, ma devono essere piccoli come bottoni. Anche i lattaroli, li metto in conserva.

laina      Veramente i lattaroli non sono molto fini, come qualità: però son buoni. I funghi migliori sono gli ovoli e i porcini.

eva         (che ritorna con l'aringa, servita su un vassoio)    Nella nostra cucina burro non ce n'è, o mi sbaglio?

matti     Eccola! La riconosco. (Prende il vassoio) Proprio ieri ho visto sua sorella e l'altro ieri un'altra parente, e così sempre, andando indietro, altri componenti della fa-miglia, dal giorno che sono stato in grado di prendere un piatto. Quante volte la settimana vorrà mangiare l'aringa, signorina Eva?

eva         Tre volte, Matti, se non se ne può fare a meno.

laina      Eh, avrà da mangiarla anche più spesso, volere o no!

matti    Dovrà impararne, di cose! Mia madre, che era cuoca in una fattoria, serviva l'aringa cinque volte la settimana, e Laina otto. (Prende l'aringa e la solleva per la coda) Sii benvenuta, o aringa, companatico della povera gente! Tu che ci sazi a tutte le ore e a tutte le ore ci bruci le budella! Tu che sei venuta dal mare, e an­drai a finire sottoterra! Grazie alla tua forza meraviglio­sa cadono i boschi di abeti e vengono seminati i campi; sei tu che metti in moto quelle macchine chiamate servi e che non sono ancora diventate dei moti perpetui! O aringa maledetta, se non ci fossi tu, potremmo incomin­ciare a reclamare carne di maiale dai padroni, e allora che ne sarebbe della nostra Finlandia? (Posa l'aringa, la taglia a pezzi e ne dà un pezzo a ciascuno).

puntila  Per me è un manicaretto, la mangio così di ra­do! Certe differenze, però, non dovrebbero esistere. Se dipendesse da me, metterei tutte le rendite del podere in una cassetta e ogni dipendente che ha bisogno di denaro prende quello che gli serve, dal momento che senza di lui non ci sarebbe neanche un soldo nella cassetta. Dico bene? 

matti     Non glielo consiglio, signor Puntila. In pochi gior­ni andrebbe in rovina, e la banca rileverebbe tutto.

puntilaLo dici tu, ma io la penso altrimenti. Io sono quasi un comunista. Se fossi un servo, renderei la vita a Puntila un inferno! Avanti, continua il tuo esame, m'interessa.

matti     Se penso a quello che deve saper fare una donna prima che possa portarla davanti a mia madre, mi ven­gono subito in mente i pedalini. (Si leva una scarpa e dà il pedalino a Eva) Ecco, per esempio, saprebbe rat­topparlo ?

giudiceQuesto è chiedere troppo! Passi per l'aringa, ma io credo che neanche l'amore di Giulietta per Romeo sopravvivrebbe alla pretesa che la moglie debba rat­toppare i pedalini al marito. Un amore capace di simili sacrifici può alla lunga diventare fastidioso. Denotereb­be un temperamento troppo ardente e di conseguenza tale da procurare lavoro ai tribunali.

matti     Nelle classi inferiori, signor giudice, i pedalini non si rattoppano solo per amore, ma anche per eco­nomia.

pastore          Non credo che le pie suore di Bruxelles, dove Eva è stata educata, abbiano pensato a questa eventua­lità.

Eva è intanto tornata con ago e filo e ha incominciato a rattop­pare.

matti     Ora dovrà imparare quello che le pie suore di Bru­xelles hanno dimenticato di insegnarle. (A Eva) Io non le rimprovero la sua insufficiente istruzione, purché dia prova di buona volontà. Lei ha avuto sfortuna nella scel­ta dei suoi genitori e non ha imparato niente di buono. Già l'aringa di poco fa mi ha mostrato le enormi lacune esistenti nelle sue cognizioni. Ho scelto appunto il peda­lino per indagare a fondo le sue qualità.

fina        Potrei insegnarglielo io alla signorina Eva, come si fa.

puntilaCoraggio, Eva, non sei una sciocca. Devi riu­scire.

Eva, esitando, rende a Matti il pedalino. Matti lo solleva e lo guarda con un sorriso di scherno: è rovinato in maniera irrepa­rabile.

fina        Senza l'uovo neanch'io sarei riuscita a far meglio!

puntila          Eva, perché non hai preso l'uovo?

matti     Ignoranza. (Al giudice che ride) C'è poco da ride­re, è buono da buttar via! (A Eva) Se vuole sposare uno chauffeur, sarà una tragedia: bisognerà che si adatti a ben altre condizioni, ne vedrà delle belle, glielo assicu­ro! Ma voglio offrirle ancora la possibilità di cavarsela un po' più brillantemente. (Sposta un tavolo da una par­te) Una sedia, per favore.

eva         (portando una sedia)    Lo riconosco: col pedalino non ho fatto buona prova.

matti    Immagini dunque che io faccia lo chauffeur in una proprietà dove lei aiuta a lavare i panni e ad accendere la stufa d'inverno. La sera torno a casa: come mi acco­glie?

eva         Ora farò meglio, Matti, vedrai. Su, vieni a casa! (Matti si allontana di alcuni passi, poi finge di entrare da una porta). Matti! (Corre verso di lui e lo bacia).

matti    Primo sbaglio:   tutte coteste smancerie e confidenze, quando torno a casa stanco morto. (Finge di diri­gersi verso un rubinetto e di lavarsi. Poi stende in avan­ti le mani cercando l'asciugamano).

eva         (non capisce e continua a chiacchierare) Oh, povero Matti, sarai stanco! Non ho fatto altro tutto il giorno che pensare a te, che fatichi tanto. Vorrei proprio poterti aiutare. (Fina le porge un asciugamano. Eva, mor­tificata, dando l'asciugamano a Matti) Scusa, non avevo capito che cosa volevi.

Matti borbotta scortesemente e si siede su una sedia vicina al ta-volo. Quindi allunga una gamba. Eva cerca di togliergli lo stivale.

puntila(che sì è alzato e segue ansioso la scena)    Tira, su!

pastore    Io penso che questa sia un'ottima lezione. Si vede che è una cosa non naturale.

matti    Non è che lo faccia sempre; ma oggi, per esempio, ho dovuto lavorare col trattore e sono stanco; bisogna mettere in conto anche questa evenienza. E tu, Eva, co­s'hai fatto oggi?

eva         (per terra)    Ho lavato.                               

matti    Quante lenzuola ti hanno fatto lavare?

eva         Quattro, Matti.                                        

matti    Fina, parla tu.                                      

fina        Almeno diciassette ne ha lavate, più due mastelli di panni colorati.

matti     C'è l'acqua corrente? Oppure siete dovute anda­re a prendervela col secchio, come a Puntila dove la pompa è sempre rotta?

puntilaDammi addosso, Matti, fai bene. Sono un uomo cattivo.

eva         Col secchio.

matti     E le unghie (le prende la mano) te le sei spezzate lavando la biancheria oppure attizzando il fuoco. Sai co­sa devi fare? Mettici sempre su un po' di grasso. A mia madre col tempo le mani erano diventate grosse cosi (fa segno), e rosse. Lo so, ora sei stanca, Eva, ma devi  lavarmi ancora la divisa. Mi occorre pulita per domani mattina.

eva         Sì, Matti.

matti     Così domani mattina sarà già asciutta, e per stirar­la basterà che ti alzi alle cinque e mezzo. (Cerca con la mano qualcosa sulla tavola).

eva         (preoccupata)    Cosa c'è?                                 

fina        Il giornale.                                                          

Eva salta su, e porge a Matti un immaginario giornale. Ma Matti non lo prende e continua a cercare sulla tavola.

fina        Sulla tavola!

Eva lo mette finalmente sulla tavola, ma si è dimenticata di cavar­gli il secondo stivale: Matti, impazientito, pesta il piede. Eva si risiede sul pavimento e tira lo stivale. Quando l'ha cavato, si rial­za, manda un sospiro di soddisfazione e si riaggiusta i capelli.

eva         Ho bordato il grembiule per renderlo un po' più vi­vace. Un po' di colore sta bene dappertutto e non costa molto:  naturalmente bisogna saperlo mettere. Ti piace, Matti?

Matti, disturbato nella lettura del giornale, lo lascia cadere.

Fissa Eva senza parlare. Eva tace spaventata.

fina        Mai parlare quando lui legge il giornale!

matti     (alzandosi)    Visto?                                   

puntila          Eva, mi hai deluso!

matti     (quasi con compassione) Tutto da rifare. Vuol mangiare l'aringa solo tre volte la settimana, si dimen­tica l'uovo per rattoppare i pedalini, e quando la sera torno a casa sfinito manca perfino del più elementare buon senso: tenere la bocca chiusa! E poi, mettiamo che mi chiamino di notte, per andare a prendere il pa­drone alla stazione: cosa succederebbe?

eva         Te lo faccio vedere io che cosa succederebbe. (Finge di andare a una finestra, la spalanca e si mette a gridare a perdifiato) Cosa? Di notte, a quest'ora? È tornato ap­pena adesso, avrà pur diritto di dormire! È il colmo! E al padrone, gli dica di andare a smaltirsi la sbornia den­tro al fosso! Piuttosto che lasciarlo uscire, gli nascondo i calzoni, a mio marito!

puntila    Qui ha fatto bene, ammettilo!

eva         Svegliare la gente a quest'ora! Come se non ci fosse da sputar sangue tutto il giorno! Quando mio marito tor­na a casa, è così stanco che si butta sul letto come un mor­to! Ci licenziamo! (Cambiando voce) Va meglio, così?

matti     (ridendo) Eva, sei stata in gamba. È vero che mi licenzierebbero; ma se fai questa scena davanti a mia madre, te la conquisti subito. (Le dà scherzosamente una manata sul sedere).

eva         (a tutta prima ammutolisce, poi furiosa)    Stia fermo!

matti    Cosa c'è?

eva         Come si permette, dico, di picchiarmi lì?

giudice(alzatosi, batte Eva sulla spalla) Cara Eva, ho paura che nel tuo esame proprio all'ultimo hai fatto fiasco!

puntila          Ma cos'hai, Eva?                                           

matti    Si è offesa? Non dovevo farlo, eh?      

eva         (di nuovo ridendo) Papà, a esser sincera, dubito che la cosa possa andare.

pastore    Proprio così.

puntila          Cosa sono questi dubbi?

eva         Anch'io ora penso che la mia educazione sia stata sbagliata. Salgo in camera mia, è meglio.

puntila          Ora ci penso io. Eva, rimettiti subito a sedere!

eva         Papà, lasciami andare: sta' sicuro, è meglio. Pur­troppo credo che non riuscirai a vedermi fidanzata. Buonanotte. (Via).

puntila          Eva!

Anche il pastore e il giudice si preparano ad andarsene. Ma la pastoressa sta ancora discorrendo di funghi con Laina.

pastoressa(infervorata) Mi ha quasi persuasa. Ma ve­de, sono ormai abituata a salarli, e mi sento più sicura. Però io prima li pelo.

laina      Non è necessario. Basta ripulirli dal fango.

pastore    Vieni, Anna, è tardi.

puntilaEva! Matti, non so più che cosa fare con quella ragazza! Come, le procuro un marito, un uomo che è una meraviglia, che dovrebbe esserne tanto felice da cantare ogni mattina come un'allodola, e lei fa la smor­fiosa, non sa, dubita... Io la scaccio! (Corre alla porta) Ti diseredo! Prendi i tuoi stracci e sparisci subito da questa casa! Cosa credi che non mi sono accorto che sta­vi per sposare l'attaché solo perché te l'avevo comandato io, eh? Non hai carattere, sei una pupattola! Non sei più mia figlia!

pastoreSignor Puntila, lei non sa più quello che dice!

puntilaE mi lasci in pace anche lei, se ne vada a predi­care nella sua chiesa, tanto non c'è neanche un cane che le dia retta!

pastore    Signor Puntila, la riverisco.

puntilaVada, vada! E lasci stare questo povero padre schiacciato dai dispiaceri... Padre di una figlia simile, che ho sorpresa in flagrante delitto di sodomia con una locusta camuffata da diplomatico! L'ultima delle sguat­tere potrebbe insegnarle perché Domineddio le ha fatto un sedere col sudore della sua fronte: perché stesse a letto con un uomo, perché si leccasse le dita ogni volta che vede un uomo! (Al giudice) E tu, al momento op­portuno, non hai neanche aperto bocca per cercare di guarirla da questa anomalia! Vattene anche tu, va'!

giudiceOra basta, Puntila. A me, hai da lasciarmi in pa­ce; io me ne lavo le mani, di tutta questa faccenda. (Esce sorridendo).

puntilaSono trent'anni che te le lavi, le mani! Devi averle ben pulite, a quest'ora! Ma ricordati, Federico, che queste mani erano quelle di un contadino, prima che tu diventassi giudice e cominciassi a fare il Ponzio Pilato!

pastore          (tentando di strappare la moglie dal colloquio con la cuoca)    Anna, via, è tardi!

pastoressaNo, non li metto nell'acqua fredda, e, sen­ta, io li cuocio senza il gambo. È meglio. Quanto tempo li lascia cuocere, lei?                                    

laina      Una volta sola fino al bollore.                

pastore    Anna, ti sto aspettando!                   

pastoressaVengo! Io li faccio cuocere dieci minuti.

Il pastore, con una spallucciata, esce.

puntila(torna al suo tavolino) E questi sarebbero de­gli uomini? No, per me non sono uomini.

matti     Invece, a guardar bene lo sono. Un dottore di mia conoscenza, quando vedeva il suo contadino picchiare i cavalli, diceva: «Oh, una buona volta li tratta umana­mente!» Se li avesse trattati bestialmente, non andava bene.

puntilaParole che denotano una profonda saggezza. Avrei bevuto volentieri un bicchierino con quel dottore. Su, Matti, ancora un mezzo bicchiere. Mi è molto pia­ciuto come le hai fatto l'esame, Matti.

matti     Scusi, signor Puntila, se ho dato una botta sul se­dere a sua figlia. Non c'entrava con l'esame: volevo solo incoraggiarla. Invece non è servito che a rendere mani­festo l'abisso che ci separa; se ne sarà accorto anche lei.

puntilaNon c'è niente da scusare, Matti, io non ho più figlia ormai.

matti     Non sia così spietato, signor Puntila! (Alla pastoressa e alla cuoca) Be', voi almeno vi siete messe d'ac­cordo sulla faccenda dei funghi?

pastoressa    E il sale lo mette subito?                    

laina      Sì, subito.

Escono.

puntilaSenti? La servitù sta ancora ballando, là fuori!

Dal laghetto si ode venire la voce di Sutkkala, il rosso.          

voce di surkkala                                            

Laggiù nella terra di Svezia viveva          

la pallida e bella contessa:                              

«O mio guardaboschi, mi cade una calza:   

il nastro è slacciato, è slacciato.                     

O mio guardaboschi, non vuoi riallacciarlo?»

«Signora contessa, non farmi quegli occhi:  

soltanto per fame ti servo.                         

Son bianchi i tuoi seni, ma fredda è l'accetta,   

più fredda del ghiaccio, del ghiaccio.           

E dolce è l'amore, ma amara è la morte».  

E fugge a cavallo il bel guardaboschi        

quella notte giù fino al mare.                     

«Oh, prendimi in barca con te, barcaiolo,   

io voglio fuggire, fuggire                   

finché sarò giunto alla fine del mare».

La volpe fu presa d'amore pel gallo:  

«Tesoro, anche tu mi vuoi bene?»   

Fu dolce la notte, ma poi venne l'alba

e all'alba che cosa si vide?                   

Le penne del gallo qua e là nella siepe!

puntila          È per me, questa. Certe canzoni mi fanno tanto male al cuore.

Matti frattanto ha allacciato Fina per la vita ed è uscito con lei, ballando.

           


X.

Notturno.

È notte. Puntila e Matti orinano all'aperto, nel cortile.

puntilaIo non potrei vivere in città, A me piace poter uscire fuori, sul nudo terreno, e pisciare tranquillamen­te all'aperto, sotto il cielo stellato; sennò, che gusto c'è? Dicono che in campagna si vive da primitivi, ma a me pare molto più da primitivi adoperare una tazza di porcellana.

matti     La capisco, signor Puntila. Lei lo intende come uno sport.

Pausa.

puntilaA me non va la gente che non sa godere la vita. Io osservo sempre i miei dipendenti, se sono capaci di stare allegri. E quando ne vedo uno che ciondola su e giù a testa china, basta, mi dà subito ai nervi.

matti     Sì, riesco a capire il suo sentimento. Non so per­ché la gente abbia un'aria così miserabile, qui alla fat­toria: gialli come limoni, tutti pelle e ossa, che gli si dànno vent'anni di più. Ho idea che lo facciano apposta per farle rabbia; altrimenti eviterebbero, perlomeno, di girare in cortile quando ci sono degli ospiti.

puntila    Come se a Puntila soffrissero la fame!

matti     E anche se fosse, via! Alla fame dovrebbero es­serci abituati, in Finlandia! Ma non vogliono capirla. Davvero, manca la buona volontà. Quando, nel '18, ne ammazzarono ottantamila, allora si ci fu un bel periodo di pace! Sembrava il paradiso. Tante bocche affamate di meno: si spiega benissimo.

puntila    Be', non dovrebbe esserci bisogno di arrivare a questo.                                                                     


XI.

Il signor Puntila e il suo servo Matti scalano il mon­te Hatelma.

Biblioteca di casa Puntila. Puntila, con un panno bagnato intor­no al capo, esamina dei libri di conti; ogni tanto lo si ode geme­re. Gli sta accanto Laina, la cuoca, pronta con un altro panno e un bacile.

puntilaSe capita ancora una volta che l'attaché faccia delle telefonate di mezz'ora di qui a Helsinki, rompo il fidanzamento. Se mi costa un bosco, non dico nulla, ma sono le piccole ruberie che mi fanno montare il sangue alla testa. Ma guarda! Qui, sul libro delle uova, non c'è una cifra che non sia scarabocchiata! Dico, pretenderete anche che vada a abitare nel pollaio?

fina        (entra) Il signor pastore e il legale della cooperati­va del latte vorrebbero parlarle.

puntilaNon voglio vedere nessuno, la testa mi scoppia, ho paura che mi venga una polmonite! Falli entrare.

Entrano l'avvocato e il pastore. Fina va via.

pastore          Buongiorno, signor Puntila. Spero che abbia dormito bene. Ho incontrato casualmente l'avvocato per strada, e abbiamo pensato di fare un salto da lei per ve­dere come stava.

avvocato    È stata la notte degli equivoci, eh?

puntilaSe intendete riferirvi a Eino, sappiate che ho già parlato con lui al telefono. Si è scusato, e così la questio­ne è liquidata e non se ne parla più.

avvocatoCaro Giovanni, vorrei fare solo una precisa­zione. I malintesi che succedono a Puntila e che coin­volgono la tua famiglia o i tuoi rapporti con membri del governo, riguardano soltanto te. Purtroppo, però, ce ne sono anche degli altri.

puntilaNon la fare troppo lunga, Pekka. Se è nato qual­che altro guaio, pagherò.

pastore          Purtroppo ci sono dei guai che non si possono eliminare soltanto con il denaro, caro signor Puntila. Insomma: siamo venuti da lei per sistemare amichevol­mente la faccenda Surkkala.

puntila          Quale faccenda?

pastore          Lei una volta si è espresso in nostra presenza nel senso che intendeva licenziare Surkkala perché, da quel rosso matricolato che è (così l'ha definito lei stes­so), esercitava un influsso deleterio sulla comunità.

puntila          Ho detto infatti che l'avrei cacciato via.

pastore    Il termine di licenziamento è scaduto ieri, signor Puntila. Ma Surkkala non è stato licenziato. Altrimenti ieri sera non avrei potuto vedere in chiesa la sua figliamaggiore.

puntilaCome, non è stato licenziato? Laina! Surkkala non è stato licenziato!

laina     No.

puntila          Com'è possibile?

laina      L'ha incontrato lei tornando dal mercato delle braccia e l'ha fatto salire sulla Studebaker, gli ha dato un biglietto da dieci marchi: altro che licenziarlo!

puntilaSfacciato! Prendere dieci marchi da me, dopo che gli avevo detto un mucchio di volte di andarsene al­la scadenza del termine! Fina! (Entra Fina). Chiama su­bito Surkkala! (Fina esce). Dio, la testa mi scoppia!

avvocato    Un caffè!

puntilaHai ragione, Pekka, dovevo essere sbronzo. Quando alzo un po' il gomito, ecco cosa mi succede. Mi strapperei la testa, ecco! E Surkkala ne approfitta. Ma io lo sbatto in galera, quello lì!

pastore          Signor Puntila, sono sicuro che è andata così. Noi tutti la conosciamo, del resto, come un uomo con la testa a posto. Evidentemente tutto è dipeso da un pas­seggero annebbiamento dovuto all'influsso di alcolici.

puntila    Terribile, terribile! (Disperato) E ora, che cosa dirò alla Guardia nazionale? È una questione d'onore! Se si viene a sapere, mi mettono sul libro nero. Non mi comprano più un goccio di latte! Ma la colpa è tutta di Matti, lo chauffeur: gli sedeva accanto, lo vedo ancora davanti ai miei occhi. Lui lo sapeva che io non potevo sopportare quel Surkkala. E mi ha fatto mollare dieci marchi, per giunta!

pastore          Suvvia, signor Puntila, non la prenda poi tanto in tragico. Son cose che capitano.

puntilaNon dica che son cose che capitano! Lei stesso non ci crede. Se continua così, bisogna che mi faccia in­terdire. Me lo dite voi che cosa ci faccio con tutto il latte che ho? Non posso mica bermelo io! Sono rovinato, Pekka! Che stai a fare lì seduto? Tu devi intervenire, sei il legale della cooperativa! Farò una donazione alla Guardia nazionale. È stato l'alcool, nient'altro. Laina, vedi, non lo sopporto.

avvocato    Allora siamo intesi: lo mandi via subito, va bene? È un tipo che avvelena l'aria, deve andarsene.

pastore          Quando è cosi, noi ci congediamo, signor Pun­tila. Purché ci sia la buona volontà, niente è irrepara­bile. La buona volontà è tutto a questo mondo, signor Puntila.

puntila(gli stringe la mano)    La ringrazio.                   

pastore          Non c'è nulla da ringraziare. Facciamo il nostro dovere. E senza por tempo in mezzo!

avvocatoA proposito, Puntila, non sarebbe male se ti informassi dei precedenti di quel tuo chauffeur. Anche lui ha una faccia che non mi garba.                              

Il pastore e l'avvocato escono.                                         

puntila  Laina, non toccherò più un dito di alcool! Mai più! Ho preso questa decisione stamattina appena sveglio.  È una maledizione. Mi sono detto: ora vado nella stalla, e lì prendo la decisione. Io sono devoto alle muc­che; e quello che decido nella stalla, rimane fermo. (So­lenne) Porta qui subito tutte le bottiglie che sono di là nell'armadio dei francobolli, tutte! E porta anche tutto l'alcool che trovi per casa. Voglio distruggerlo tutto, voglio fracassare le bottiglie una dopo l'altra! Non pen­sare a quello che sono costate, Laina; pensa al mio po­dere.

laina      Benissimo, signor Puntila. Ma è proprio sicuro?

puntilaLo scandalo di Surkkala, questo mascalzone che non ho ancora cacciato via a pedate, mi è servito di le­zione. Che venga subito anche Altonen, quello spirito del male!

laina      Oh, santo cielo, avevano già fatto i bagagli, e ades­so li hanno già disfatti! (Corre via).                          

Entra Surkkala con i bambini.

puntila(si toglie il panno dal capo)   Non avevo mica detto di portarmi anche questi mocciosi! Ho da fare i conti con te!

surkkalaEh, sì, signor Puntila, me l'immaginavo; ma apposta li ho portati, meglio che ascoltino anche loro, non gli farà male.

Pausa. Entra Matti.

matti     Buongiorno, signor Puntila. Come va il mal di testa?

puntilaEccola, questa canaglia. Cosa m'hai combinato di nuovo, eh, zitto zitto dietro le spalle? Non ti ho già avvisato ieri, che ti avrei cacciato via senza neanche il benservito?

matti    Benissimo, signor Puntila.

puntilaZitto lì! Ne ho abbastanza delle tue risposte e della tua sfacciataggine! Qualcuno mi ha aperto gli oc­chi. Di', quanto ti ha pagato Surkkala?

matti    Non capisco di che cosa parla, signor Puntila.

puntilaCosa, ora avresti anche la faccia tosta di negare che hai fatto comunella con Surkkala? Che non sei un rosso anche tu? E che non hai fatto di tutto per impe­dire che licenziassi Surkkala, eh?

matti    Scusi, signor Puntila. Io ho eseguito i suoi ordini.

puntila          Colpa tua: dovevi accorgerti che i miei ordini erano senza senso.

matti     Mi permetta, ma è impossibile distinguere, come vorrebbe lei, un ordine dall'altro. Se devo eseguire solo gli ordini che hanno senso, tanto vale che mi licenzi su­bito: sono un pelandrone e non faccio niente di niente.

puntilaSmettila di cercar rogna, farabutto! Lo sai be­nissimo che non tollero qui simili individui, gente che soffia sul fuoco finché un bel giorno i contadini preten­dono l'ovetto per colazione, prima di andare a lavora­re... Bolscevico! Se non ho licenziato costui in tempo, e ora gli dovrò dare tre mesi di paga per togliermelo dai piedi, la colpa è dell'alcool che mi ha dato alla testa e nient'altro, mentre per te è puro calcolo. (Laina e Fina continuano a portare dentro bottiglie). Ma ora farò sul serio, sai, Laina! Lo vedete anche voi: non mi limito più alle promesse, sto davvero distruggendo tutto l'al­cool che esiste qua dentro, sino all'ultima goccia! Pur­troppo non ero mai giunto fino a questa decisione: fi­nora per i momenti di debolezza ho tenuto sempre al­cool a portata di mano, ed è stato il principio di ogni disgrazia. Una volta ho letto che il primo passo verso la continenza è non comprare alcool. Peccato che questa massima sia poco conosciuta. In ogni modo, quando è in casa, bisogna almeno distruggerlo! (A Matti) E a que­sta distruzione ho voluto che assistessi proprio tu: ti spaventerà più di ogni altra cosa!

matti     Sì, signor Puntila. Devo mettermi subito a scara­ventarle tutte le bottiglie in cortile?

puntilaLo farò io stesso, mariuolo. Ti piacerebbe, eh, scolarti tanta bella grappa (alza una bottiglia e la scru­ta) col pretesto di distruggerla!

laina      Non stia troppo a guardare quella bottiglia, signor Puntila! La butti dalla finestra!

puntilaGiusto. (Minaccia Matti con la bottiglia) Ora non mi potrai più costringere a bere, canaglia. Tu godi quando vedi la gente rotolarsi ai tuoi piedi come porci; non hai nessun vero amore per il lavoro, tu, e se non fosse per la paura di morire di fame non moveresti nem­meno un dito! Parassita! Cosa, niente niente vorresti continuare a girarmi attorno passando le notti a raccontarmi storielle sporche e istigandomi a offendere i miei ospiti? Perché tu godi quando tutto è sudicio e sozzo; già, sei nato nel sudiciume! Sei un criminale, tu stesso m'hai confessato le ragioni per cui ti hanno sempre mes­so alla porta, e ti ho anche sorpreso mentre cercavi di aizzare contro di me quelle quattro megere di Kurgela. Sei un disfattista; ecco quello che sei. (Distrattamente comincia a versare il contenuto della bottiglia in un bic­chiere che Matti, servizievole, gli ha procurato) Tu mi odii, questa è la verità; e credi di farmi cascare sempre in trappola con il tuo «sì, signor Puntila!»

laina      Signor Puntila!

puntilaLascia, non ti preoccupare. Voglio solo vedere se il negoziante mi ha turlupinato, e così festeggio an­che la mia irrevocabile decisione! (A Matti) Ma sin dal primo momento ti ho individuato e t'ho tenuto d'occhio aspettando che ti tradissi; e per questo mi sono ubria­cato con te, ma tu non l'hai capita! Continua a bere) Hai creduto di riuscire a trascinarmi a un'esistenza dis­sipata, cosi da potertela spassare alle mie spalle, mentre io non facevo che bere insieme con te; ma ora i miei amici mi hanno aperto gli occhi, che Dio li rimeriti, que­sto bicchiere lo bevo alla loro salute! Se ripenso a que­sta mia vita mi vengono i brividi: quei tre giorni al­l'Hotel du Parc, quella corsa in cerca di alcool autoriz­zato, e le ragazze di Kurgela... che vita, che vita! Senza senso, senza ragione... e la vaccara, te la ricordi? quel­la mattina: aveva i seni caldi, bianchi, e avrebbe vo­lentieri approfittato della mia sbornia... Si chiama Lisu, credo. E tu sempre dietro! Ammettilo: erano gran bei tempi! Ma mia figlia non te la dò, canaglia! Sei una ca­naglia... sì, ma non un figlio di puttana, questo lo am­metto.

laina      Signor Puntila, ma ricomincia a bere?

puntilaBere? Questo lo chiami bere? Una o due botti­glie! (Afferra la seconda bottiglia) Distruggila (le dà quella vuota), annientala, t'ho detto che non voglio più vederla! E non mi guardare come Nostro Signore guar­dava Pietro; non posso soffrire questa smania di cavillare, di spaccare il capello in quattro. (Indicando Matti) Costui tenta di portarmi nell'abisso, ma voi cosa vorre­ste? Che mi mangiassi le unghie dei piedi dalla noia, che crepassi di malinconia? Che vita conduco, qui? Non faccio altro tutto il santo giorno che angariare quei po­veracci e calcolare il mangime delle mucche! Via, esseri meschini! (Laina e Fina escono scotendo la testa. Pun­tila le segue con lo sguardo) Gentuccia senza fantasia. (Ai bambini di Surkkala) Arraffate, rubate, diventate comunisti, ma non siate mai esseri meschini: è Puntila che ve lo consiglia! (A Surkkala) Scusami, sai, se m'in­trometto nell'educazione dei tuoi figli. (A Matti) Apri la bottiglia!

matti      Spero che stavolta il ponce sia buono e non mi­sturato come qualche giorno fa. Eh, signor Puntila, con quell'Uskala bisogna stare attenti.

puntila    Lo so, perciò uso sempre attenzione. Prima ne bevo un sorso, ma un sorso piccolo piccolo, cosi, in mo­do da poterlo sputare via se m'accorgo di qualcosa che non va. Senza queste precauzioni, chissà quante porche­rie avrei già inghiottite! Prenditi anche tu una bottiglia, Matti, in nome di Dio, festeggiamo insieme le decisioni che ho preso, dato che sono irrevocabili, e questa è sem­pre una calamità. Alla tua salute, Surkkala!

matti      Allora possono rimanere, signor Puntila?

puntila    Ma proprio adesso dobbiamo parlare di queste cose, santo cielo, adesso che stiamo cosi bene tra noi, eh? Matti, sei un disastro. Che vantaggio è per Surkka­la restar qui? Puntila è troppo piccola per lui, qui non gli va di stare, lo capisco benissimo. Anch'io nei suoi panni non vedrei l'ora di andarmene. Puntila per me sa­rebbe un capitalista, nient'altro. E sapete come lo trat­terei? Lo metterei a lavorare in una miniera di salgem­ma, così imparerebbe cosa significa lavorare, quel pa­rassita. Dico bene, Surkkala? Parla, non far compli­menti.

figlia maggiore di surkkalaMa noi vogliamo rima­nere, signor Puntila.

puntila          No, no; Surkkala se ne va, e non basteranno dieci cavalli a trattenerlo. (Va al tavolino, tira fuori del denaro dal cassetto e lo dà a Surkkala) Meno dieci. (Ai bambini) Siate orgogliosi di avere un padre così, un pa­dre che pur di tener fede alle proprie convinzioni si ad­dossa ogni responsabilità. Tu, Hella, che sei la più gran­de, devi essere il suo sostegno. E ora, arrivederci. (Sten­de a Surkkala la mano, ma Surkkala non la stringe).

surkkalaVieni, Hella, facciamo i bagagli. Ormai a Pun­tila avete sentito tutto quello che dovevate sentire, an­diamocene. (Esce coi figli).

puntila(dolorosamente turbato)    Non si è neanche degnato di toccarmi la mano, hai visto? Nel congedarsi aspettavo che mi dicesse qualcosa, che so, almeno una parola da parte sua... Niente. Per lui il podere e niente, è lo stesso. Un uomo senza radici, uno che non sente nulla per il luogo dove è nato. Perciò l'ho lasciato anda­re, visto che insisteva tanto. Un capitolo doloroso. (Be­ve) Tu e io siamo diversi, Matti. Tu sei un amico, sei quello che mi indica la strada nel mio arduo cammino. Al solo guardarti in faccia mi viene sete. Quanto ti do al mese, Matti?

matti    Trecento, signor Puntila.

puntilaTi aumento a trecentocinquanta. Perché sono particolarmente soddisfatto di te. (Sognante) Matti, un giorno vorrei salire con te sul monte Hatelma, di dove si gode il famoso panorama; cosi vedresti com'è bello il paese in cui vivi. Vedrai se non ti picchi coi pugni in testa, per non averlo saputo prima. Vogliamo scalare il monte Hatelma, Matti? Credo che ne varrebbe la pena. Potremmo farlo in ispirito: bastano quattro sedie.

matti     Io faccio tutto quello che le passa per la testa, quanto è lungo il giorno.

puntilaNon sono sicuro che tu abbia abbastanza fan­tasia. (Matti tace. Con veemenza) Avanti, costruiscimi un monte, Matti! Non risparmiarti, non lasciar nulla d'intentato! Prendi i macigni più grandi, altrimenti non avremo mai il monte Hatelma, e non potremo goderci il panorama.

matti    Farò tutto secondo i suoi desideri, signor Puntila. Lo so bene che non devo star a guardare le otto ore la­vorative, quando si tratta di prepararle una montagna in mezzo a una vallata.

Demolisce a calci un prezioso orologio a pendolo e un'enorme ra­strelliera; coi rottami e alcune sedie costruisce furiosamente una montagna sopra il grande biliardo.

puntilaPrendi quella sedia lì! Matti, se seguirai le mie direttive, in un batter d'occhio avremo il monte Hatel­ma, perché io so quel che ci vuole e quel che non ci vuo­le: la responsabilità è mia. Tu potresti anche costruire un monte che non frutta, cioè un monte che non mi per­mette di godere un panorama e che quindi non mi dà soddisfazione: perché, ricordatelo, quello che importa a te è comunque di avere del lavoro, ma sono io che devo incanalarlo a una meta utile. E ora ho bisogno di due sentieri: uno per raggiungere la vetta del monte, e un altro per portar su comodamente i miei cento chili di ciccia! Senza sentiero me ne faccio un baffo, del tuo monte: lo vedi, tu non ci avevi pensato! Io so come va presa la gente; ma tu, come dovresti prenderti, lo sai? Eh!

matti     Ecco, signor Puntila. Ora il monte è finito, può salire. È un monte perfetto, con tanto di sentiero, non come i monti di Nostro Signore che aveva solo sei gior­ni di tempo e perciò li ha tirati su in fretta e furia, tanto che ha dovuto poi mettere al mondo una massa enorme di schiavi perché lei potesse farne qualcosa, signor Pun­tila!

puntila(comincia a salire)    Mi romperò l'osso del collo!

matti     (lo afferra) Potrebbe romperselo benissimo anche in pianura, se non ci fossi io a reggerla.

puntilaPerciò ti prendo con me, Matti. Sennò non ve­dresti mai la terra che ti ha generato, la terra senza la quale saresti una merda. Siile riconoscente, Matti!

matti     Fino alla morte. Chissà se basta, però: sul «Mes­saggero di Helsinki» c'è scritto che bisogna esserle grati anche oltre la morte.

puntila          Ecco, prima i campi e i prati, e poi le foreste, con i pini che nascono su nella roccia nuda, deserta, e sembra che vivano di nulla, che ci si chiede come fanno!

matti    Diciamo che sarebbero dei dipendenti ideali.

puntilaContinuiamo a salire, Matti, avanti! Ci lascia­mo indietro gli edifici, le opere degli uomini, ed entria­mo nel regno della pura e immensa natura. Il paesaggio è più spoglio, più austero. Abbandonati a questa grandiosa sensazione, Matti, lascia andare le tue meschine preoccupazioni quotidiane.

matti    Faccio del mio meglio, signor Puntila.

puntilaOh, terra benedetta! Qui, ancora un sorso, che possiamo cogliere meglio tutta la bellezza del paesaggio.

matti     Un momento, scendo a valle a prendere il vino e torno subito. (Scende giù e poi si arrampica su di nuovo).

puntilaMi domando se tu sia in grado di apprezzare come si deve lo splendore di questa terra. Sei tavastino, tu?

matti     Sì.

puntila    Allora lascia che ti domandi: dove trovi un cielo simile, se non da noi? Ho sentito dire che altrove è più azzurro: ma qui le nuvole sono diverse, il vento di Finlandia meno violento; anche se potessi vivere sotto altri cieli, non vorrei altro azzurro che questo. E ti par nulla quando vengono i cigni selvatici dai grandi stagni e si sente tutto quello sbatter d'ali? Non credere a quel­lo che ti raccontano, rimani fedele a Tavasto, Matti, se non vuoi farti fregare! Ascolta il mio consiglio.

matti    Sì, signor Puntila.

puntilaSoltanto i nostri laghi! Lascia stare i boschi, laggiù, vedi? sono i miei, e quello là sulla penisoletta voglio farlo tagliare; ma considera solo i laghi, Matti, prendine un paio, e non pensare nemmeno ai pesci di cui son pieni, pensa solo alla vista dei laghi al mattino; basterà perché tu non vada più via di qui, che altrimen­ti, una volta lontano, ti consumeresti di nostalgia! E ne abbiamo ottantamila, in Finlandia!

matti     Bene, penso solo alla vista dei laghi.

puntilaMatti, lo vedi quel piccolo rimorchiatore, che somiglia a un bulldog? E quei tronchi d'albero, laggiù, già puliti e legati, che scivolano sulle acque tiepide e af­fiorano nella luce del mattino, li vedi? Sono una piccola ricchezza. Io, l'odore del legno fresco, lo sento a dieci chilometri di distanza, e tu? Ah, gli odori, i profumi che ci son qui in Finlandia, sono un capitolo a sé; le bacche, i mirtilli, dopo che ha piovuto per esempio; e le foglie di betulla, quando esci dalla sauna e ti fai fru­stare sodo con un bel ramo fronzuto; e già ne senti l'o­dore la mattina, quando stai ancora a letto: dove trovi qualcosa di simile, Matti? Dove trovi un panorama co­me questo?

matti    Da nessuna parte, signor Puntila.

puntilaSai quando mi piace di più? Quando i contorni cominciano a dissolversi, in lontananza, ed è come in certi momenti nell'amore, che uno chiude gli occhi e le cose sfumano. Credo che questa specie di amore ci sia solo da noi, a Tavasto.

matti     Dove sono nato io, c'erano delle caverne con da­vanti delle pietre grosse cosi, tonde e lisce come palle di biliardo.

puntilaE voi dentro, eh? Invece di badare alle muc­che! Guarda laggiù quelle mucche che attraversano a nuoto il lago!

matti    Le vedo. Saranno una cinquantina.

puntilaAlmeno sessanta. E là, guarda, il treno. Se ascol­to bene, sento perfino il tintinnio dei bidoni del latte!

matti    Se ascolta bene, però.

puntilaE poi, Tavasto ti voglio far vedere, Tavasto l'antica! Anche noi abbiamo delle città. Vedi l'Hotel du Parc, laggiù, c'è un ottimo vino. Poi viene il castello, ma quello lo trascuro, ci hanno fatto un carcere femmi­nile per le detenute politiche, cosa vanno a impicciarsi di politica; ma i mulini a vapore, visti da lontano, fanno un bell'effetto, animano il paesaggio. E a sinistra cosa vedi?

matti    Già, cosa vedo?

puntilaCampi! Campi, fin dove giunge lo sguardo, e quelli li in basso sono di Puntila: anche la palude, dove la terra è così grassa che le mucche, a lasciarle nel trifoglio, si mungono perfino tre volte il giorno, e le spighe del grano crescono alte sino al mento, due volte l'anno! Su, canta con me!                                                   

E le onde dell'ameno Roine                              

baciano la sabbia color latte.                                                            

Entrano Fina e Laina.                        

fina         Gesummaria!                                                       

laina      Hanno demolito tutta la biblioteca!                 

matti    Siamo saliti sul monte Hatelma e ci godiamo il panorama!

puntila          Su, cantate anche voi! Non sentite l'amor di patria?

tutti      (meno Matti)                    

E le onde dell'ameno Roine                              

baciano la sabbia color latte.

puntila    Oh, terra di Tavasto, sii benedetta! Sii benedetta col tuo cielo, coi tuoi laghi, col tuo popolo, coi tuoi boschi! (A Matti) Di' la verità, Matti; non senti che ti si apre il cuore a una vista simile?

matti    Sì, signor Puntila, vedo i suoi boschi e sento che mi si apre il cuore.


XII.

Matti volge la schiena al signor Puntila.

Cortile di Puntila. È l'alba. Matti esce dalla casa con una valigia. Laina lo segue: ha in mano un pacchetto.

laina      Prendi, Matti. Ci ho messo qualcosa da mangiare. Ma perché te ne vuoi andare cosi presto? Aspetta alme­no che si sia alzato il signor Puntila.

matti    Meglio di no. Stanotte ha preso una tale sbornia che poco prima dell'alba mi ha promesso di intestare a me la metà del suo bosco:  e davanti a testimoni! Se qualcuno glielo dice, stavolta chiama davvero la polizia.

laina      Ma se te ne vai cosi, senza il benservito, sei rovi­nato!

matti     Che me ne faccio di un benservito dove ci sarà scritto o che sono un bolscevico, o che sono un uomo? Nell'uno come nell'altro caso non troverò un altro po­sto.

laina      Si era abituato a te. Sentirà la tua mancanza.

matti    Ormai ne ho abbastanza:  se la veda lui. Dopo quella faccenda con Surkkala, non posso più sopportare le sue confidenze. Grazie per il pacchetto, Laina, e arri­vederci.

laina      (soffiandosi il naso, commossa)    Buona fortuna!

(Rientra rapidamente).

matti     (cammina per qualche passo, poi:)

Salutarci ormai conviene.

Signor Puntila, stammi bene.

Il peggiore non sei che ho conosciuto:

diventi quasi umano, se hai bevuto.

Ma già, queste amicizie non resistono;    

passa la sbornia e si riprende a vivere

senza illusioni. E costi pure una lacrimuccia

(cane con gatto, è noto, non stanno insieme a cuccia)

pazienza per la lacrima e per quel po' di pena:

ma è tempo che i tuoi servi ti volgano la schiena.

E il giorno che saranno padroni di se stessi,

da nessun padrone si sentiranno oppressi.          

(Se ne va in fretta).

OSSERVAZIONI SULLA MUSICA

La Canzone di Puntila, su musica di Paul Dessau, viene ese­guita dall'attrice che interpreta la cuoca Laina. Durante i cam­biamenti di scena l'attrice verrà davanti al sipario con un fisar­monicista e un chitarrista, e canterà dopo ciascuna scena la stro­fa corrispondente. Mentre canta, accudirà a varie faccende domestiche per i preparativi della festa di fidanzamento: e cioè scoperà il pavimento, spolvererà i mobili, impasterà la farina, sbatterà la panna, ingrasserà lo stampo per la torta, pulirà i bic­chieri, macinerà il caffè, asciugherà i piatti.

La Ballata della contessa e del guardiaboschi è stata compo­sta sulla melodia di un'antica ballata scozzese; la Canzone delle susine su una melodia popolare.

LA  CANZONE  DI   PUNTILA.

I.

Per tre giorni al Grand Hotel

Puntila s'ubriacò.                 

E quando se ne andò         

il cameriere non lo salutò.

«Ehi, dico, cameriere,

son queste le maniere?»         

E il cameriere: «Penso ai fatti miei:

ho tanto male ai piedi, caro lei!»

2.

La figlia del padrone con profitto

ha letto un bel romanzo, ed ora ha cura

di conservarlo: v'ha trovato scritto

che era una superdonna addirittura.

Ma una volta, parlando allo chauffeur

lo guardò bene in viso:

«Via, - gli disse, - scherziamo un po' tra noi;

m'hanno detto, sei un uomo quando vuoi».

3.

Quando Puntila andò a passeggiare

vide una mattiniera.

«Dove vai, bella dal petto di gigli

sola per la brughiera?

Esci forse per mungere le mie

mucche al canto del gallo?      

No, per me, bella non ti devi alzare,

ma nel tuo letto con me ritornare!»

4.

A Puntila c'è una cabina,

che ne vede di belle ogni mattina.

Qualche volta lo chauffeur             

si chiude dentro con la padroncina.

Disse Puntila: «Voglio dar mia figlia

in sposa a un attaché.

È un uomo tollerante, non fa scandali

e i creditori suoi li manda a me».

5.

Iersera la padroncina

con un lume è scesa in cucina:

«Chauffeur, mi piacciono i tuoi muscoli,

vieni con me a pescare gamberi?»

«Oh, signorina, - disse lo chauffeur,

- le è successo qualcosa, naturale,   

ma non s'è accorta, o dolce mia donzella,

che sto qui a leggere il giornale?»

6.

Le fidanzate in lega erano accorse

a Puntila per il fidanzamento

e appena il signor Puntila le scorse     

gridò molto scontento:

«Da quando al mondo si tosano pecore

è mai toccata ad esse un po' di lana?

Vado a letto con voi, certo, e con questo?

Cosa vorreste, pranzare al mio desco?»

7.

La festa per le quattro fidanzate

che n'ebbero le scarpe rovinate

fini con uno smacco,                

con le pive nel sacco.              

Il pollo che si fida dei signori  

e che li chiama santi protettori

è un citrullo solenne:    

ci rimette le penne.      

8.

«Mai la figlia di Puntila andrà sposa

a una testa di cavolo»,

 ha detto il signor Puntila, menando

un gran pugno sul tavolo.

Poi dice al servo:                     

«La figlia mia ti dò»,             

ma questa volta è il servo     

a dir di no.


APPUNTI SULLA PRIMA RAPPRESENTAZIONE

DEL «PUNTILA» MESSA IN SCENA A ZURIGO (1948)1

1.  

Al posto del normale sipario, che divide le scene troncando­le come una mannaia, c'era anche stavolta il siparietto di tela, lievemente ondeggiante a mezz'altezza, usato per proiettarvi i titoli delle scene. Durante i cambiamenti di scena il siparietto veniva debolmente illuminato per animarlo, e gli spettatori po­tevano rendersi più o meno conto dei laboriosi accorgimenti che si prendevano per loro sul palcoscenico. In particolare, essi scor­gevano le parti alte degli elementi maggiori della parete quan­do questi venivano portati in scena, e vedevano calare il disco del sole e la falce della luna, appesi a fili e (poiché non erano an­cora illuminati) esplicitamente metallici; vedevano anche spo­stare le varie nuvolette.

2.

I simboli del sole, della luna e delle nuvole, simili alle inse­gne delle osterie e delle botteghe, erano sospesi davanti all'alta e larga parete di corteccia di betulla che costituiva lo sfondo della scena nel Puntila. A seconda che fosse giorno o crepusco­lo o notte, questa parete era illuminata vivamente o fiocamente o niente affatto, mentre il campo dell'azione rimaneva costante­mente in piena luce. L'effetto atmosferico veniva così ricreato sul fondo e separato dal resto dell'azione.

3.                                                                                                                                                                                                                  Non si impiegarono mai luci colorate. Dove l'impianto d'illuminazione è abbastanza potente, la luce dev'essere uniforme, come nei nostri varietà quando vi si rappresentano dei numeri acrobatici. La luce di riflettore troppo violenta cancella i volti. La penombra, anche se relativa, pregiudica le battute che da essa provengono; si raccomanda di accertarsi mediante fotogra­fie quale illuminazione riuscirebbe affaticante per il pubblico.

4.

Lo scenografo può ricercare gli effetti di colore e i contrasti senza ricorrere alle luci colorate. La scala cromatica del Puntila prevedeva l'azzurro, il grigio e il bianco per la scena, il nero, l'azzurro, il grigio e il bianco per i costumi. Quanto al resto, questi erano rigorosamente realistici, con speciale riguardo per i particolari (le borse delle donne di Kurgela; i braccianti la domenica lavorano con i calzoni buoni, a piedi nudi, con cami­cia e panciotto eco).

5.

La rappresentazione di gente che lavora deve essere realiz­zata con cura. (Un'attrice di taglia infantile caratterizzò effica­cemente il personaggio della sguattera Fina, mostrandosi in­tenta al bucato fino a tarda sera [scena vi], portando a fatica il burro [scena vii] e addormentandosi spossata al pranzo di fi­danzamento di Puntila [scena ix]).                     

6.                                                                            

Come già detto, la cornice permanente era costituita da una grande parete di corteccia di betulla come sfondo arretrato; ai due lati, venivano avanti sottili strutture a listelli dorati. Le co­struzioni scenografiche constavano di elementi singoli: la pri­ma scena, per esempio, di due elementi: 1) uno spezzato di pa­rete a pannelli con tavola, sedie, tovaglia macchiata di vino, una dozzina di bottiglie vuote raggruppate sul pavimento, e 2) una palma in vaso (elemento di lusso). La posizione degli ele­menti come quelli della scena vi, l'ingresso della fattoria e il portone, può essere stabilita durante le prove. Altro elemento di lusso (non inserito nell'azione) era una pacchiana statua di gesso nella scena ii ; il maiale macellato nella scena v, appeso a un'armatura di travi color rosso cremisi, con una sbarra d'otto­ne, non era un elemento di lusso, giacché descriveva i prepara­tivi per il pranzo di fidanzamento, e nella scena seguente veniva trasportato attraverso il cortile. Fu dedicata molta cura alla bel­lezza e alla leggerezza degli elementi scenografici, come pure all'eleganza della loro disposizione; con tutto ciò, essi dovevano essere realistici. L'automobile nella scena iii consisteva nel sem­plice spezzato della parte anteriore, fatto però di parti vere.

7.

La necessità che gli elementi scenografici, come pure i ve­stiti e gli accessori, siano usati, non è solo un'istanza realistica; essa libera la scena dall'apparenza del nuovo, del mai sperimen­tato.

8.

Ogni sguardo alla scena deve poter cogliere un quadro che per significato, divisione dello spazio e colore risulti gradevole alla vista.

9.

In tedesco non esiste un termine specifico per designare le azioni mimiche, che il teatro inglese chiama business, e general­mente, se introduciamo pantomime in uno spettacolo, lo fac­ciamo con imbarazzo e senza entusiasmo. La parola Kiste ( = ro­ba) da noi usata esprime il disprezzo in cui teniamo cose del ge­nere. Ma questa «roba» è parte integrante del teatro narrativo. (scena i: Puntila «cammina sulle acque» senza bagnarsi di grappa; scena iv: Puntila assume un lavoratore perché gli pia­ce il suo sguardo; scena vi: le donne di Kurgela vedono portare burro, carne e birra in casa del loro fidanzato, ecc). Di questi elementi naturalmente venne fatto largo uso. Qui torna utile il principio di successione, dell'«una cosa dopo l'altra», che in una drammaturgia espositiva, che annoda i vari punti fino a quello culminante, deve esser messo continuamente fuori gioco.

10.

Determinante è l'elaborazione dell'antagonismo di classe tra Puntila e Matti. L'interprete di Matti va scelto mirando a pro­durre un vero e proprio equilibrio, curando cioè che egli risulti moralmente superiore. Nelle scene di ubriachezza l'interprete di Puntila deve evitare che la sua vitalità e il suo fascino con­quistino il pubblico al punto di togliergli la libertà di criticarlo.

11.

Le quattro donne di Kurgela sono tra i personaggi più no­bili del dramma. Sarebbe del tutto errato renderle comicamen­te; si tratta di figure umoristiche. Ed esse devono destar simpatia anche perché la loro cacciata non possa imputarsi ad al­tro che alla loro umile condizione sociale.

12.

Possibili abbreviazioni: la scena iv (II mercato delle braccia) può essere soppressa; alcuni suoi elementi possono venire inse­riti nella scena successiva (Scandalo a Puntila).

In tal caso, la scena v inizia così:

Cortile della fattoria Puntila, con un casotto da bagno il cui interno è visibile. È mattina. Sulla porta della fattoria la cuoca Laina e la sguatte­ra Fina inchiodano un'insegna con su scritto: «Benvenuti alla festa!» Dal portone entrano Puntila e Matti con alcuni boscaioli.

laina      Bentornati a Puntila! La signorina Eva, il signor atta­ché e il signor giudice sono già arrivati e stanno facendo co­lazione.

puntilaDimmi una cosa piuttosto: cosa succede a Surkkala? Perché sta facendo fagotto?

laina      Non si ricorda, signor Puntila? Ha promesso al pastore di cacciarlo via perché dicono che è un rosso.

puntilaIo? Surkkala? L'unico uomo intelligente fra tutti i miei dipendenti! E ha quattro bambini! Cosa penserà di me? Quel pastore non ha un briciolo di umanità: da questo mo­mento gli proibisco di metter piede in casa mia! Chiamatemi subito Surkkala, voglio fargli le scuse, a lui e alla famiglia! Sì, anche i bambini. Tutti e quattro! Voglio esprimere loro il mio rammarico per i momenti di incertezza e di angoscia che devono aver passato!

laina      Non ce n'è bisogno, signor Puntila.

puntila(serio) Ce n'è bisogno! (Indica i boscaioli) Questi signori rimangono. Portagli un bicchiere di grappa, Laina! Voglio assumerli per i lavori nel bosco.

laina      Ma, non aveva detto che voleva venderlo?

puntilaIo non vendo un accidenti! Mia figlia, la dote ce l'ha tra le gambe: dico bene? E questi, me li son portati qui, perché quel mercato delle braccia non posso sopportarlo. Se devo comprare mucche o cavalli vado al mercato; e va bene. Ma voi siete uomini, e non si dovrebbe contrattarvi al mercato come i cavalli. Ho ragione?

macilento   Altroché.

matti     Mi permetta, signor Puntila, lei non ha ragione. Costo­ro hanno bisogno di lavoro, lei può offrirgliene uno, e allora si contratta. Che poi sia su un mercato o in una chiesa, è sempre un mercato.

puntilaMa di', amico: a me, me li guardi i piedi, come al mercato guarderesti in bocca a un cavallo?

matti     No, no; io la prendo sulla parola.

puntila(accennando all'uomo macilento) Non è mica male quello lì: l'occhio mi piace.

matti     Signor Puntila, non vorrei mettere bocca, ma questo glielo sconsiglio, non ce la fa.

macilentoOh bella, senti questa! Chi ti dice che non ce la faccio?

matti     Undici ore e mezzo d'estate! Le voglio evitare una de­lusione, signor Puntila. Se lui non ce la fa, le tocca buttarlo in strada di nuovo.

puntilaVado nella sauna. Che Fina mi porti il caffè. Ne cer­cherò ancora due o tre intanto che mi spoglio, cosi potrò sce­gliere. (Entra nella sauna e si spoglia).

Fina porta la grappa ai boscaioli.

matti     (a Fina)    Portagli il caffè.

pelorosso    Come si sta a Puntila?

matti    Così. Quattro litri di latte: e quello è buono. Ho sen­tito che dànno anche delle patate. Però la stanza non è grande.

pelorosso    E la scuola è lontana? Ho una bambina ancora piccola.

matti    Un'ora e un quarto.

pelorosso   Bah, se il tempo è buono non è niente. E lui? Com'è?

matti     Si prende un po' troppa confidenza. Voi ve ne fregate, siete nel bosco; ma io ce l'ho nella macchina. E non faccio neanche in tempo a tirare il fiato, che lui fa già il camerata. Va a finire che lo pianto. (Arriva Surkkala con i suoi quattro bambini). Surkkala! Per l'amor del cielo, sparite subito! Quando ha finito il bagno e bevuto il caffè, è sveglio come un fringuello. Guai se vi vede ancora qui nel cortile! Per un paio di giorni, anzi, sarà meglio che gli giriate al largo.

Surkkala annuisce e fa per andar via coi bambini.

puntila (che, spogliandosi, ha ascoltato, senza tuttavia capire le ultime parole di Matti, si affaccia dal casotto e scorge Surkkala coi bambini)    Surkkala! Sono subito da voi! Matti, dàgli dieci marchi di anticipo, presto!

matti     Ma non potrebbe decidere subito anche per questi uo­mini? Altrimenti non arrivano più in tempo al mercato.

puntilaAdagio, non precipitiamo. Io non compro gente co­sì, a sangue freddo. A Puntila gli do una casa, un focolare, non è vero?

pelorosso Allora è meglio che me ne vada. Ho bisogno di un lavoro, io. (Via).

puntilaFerma! Se n'è andato. Peccato, poteva servirmi. (Al macilento) Tu, non lasciarti mandar via, capito? Ce la fa­rai, ti do la mia parola. Sapete voi che cosa significa la pa­rola di un proprietario tavastino? Il monte Hatelma può ro­vinare, non è probabile, ma può rovinare. Ma la parola di un contadino tavastino non crolla e tutti lo sanno. (A Matti) Vieni, Matti, ho bisogno di te: versami l'acqua. (Al maci­lento) Vieni anche tu.                                                            

Puntila, Matti e il macilento entrano nella sauna.

(Il seguito a p. 24, riga 10, fino a p. 27, riga 17, come riportato appresso in rosso)

puntila    Basta un secchio. L'acqua, io la odio.

matti     Coraggio, ancora un paio di secchi, poi beve un caffè e può salutare i suoi ospiti.

puntilaPosso salutarli anche così. Non fare il prepoten­te, Matti.

macilentoAnch'io credo che basti. Il signor Puntila non può sopportare l'acqua, lo si vede bene.

puntilaSenti, Matti ? Così parla uno che si prende a cuo­re la mia persona! Raccontagli come ho messo a posto quel grassone sulla piazzadel mercato. (Entra Fina). Ah, ecco questa creatura deliziosa che porta il caffè. È forte? Vorrei anche un liquorino.

matti    E allora perché prende il caffè, se vuole il liquore?

puntila          Lo so, ora sei arrabbiato con me perché faccio aspettare gli uomini. Hai ragione. Ma raccontagli la storia del grassone, su. Deve sentirla anche Fina. (Raccon­ta) Dunque, si trattava di un antipatico, un panzone dal viso fitto di pustole, un vero capitalista, che voleva sof­fiarmi un lavorante. Gli ho detto il fatto suo, ma quando siamo andati a riprendere la macchina, abbiamo trovato lui col calessino. Continua tu il racconto, Matti, io devo bere il caffè.

matti    Appena ha visto il signor Puntila è andato in be­stia; ha afferrato la frusta e giù un tremendo colpo al cavallo, che ha fatto un balzo dal dolore.

puntila    Non posso soffrire quelli che maltrattano le be­stie.

matti    Allora il signor Puntila ha afferrato il cavallo per le redini e l'ha rabbonito, e gliene ha dette quattro, a quel panzone, tanto che ho avuto paura che si beccasse anche lui una frustata, ma il panzone non se l'è sentita perché noi eravamo in molti. Però continuava a bron­tolare non so che di gente ignorante, forse credeva che non lo sentissimo. Ma il signor Puntila, che coi tipi che non gli garbano ci ha l'orecchio fino, gli ha risposto: se lui era tanto istruito, non lo sapeva che quando si è troppo grassi si può morire di colpo apoplettico da un momento all'altro?

puntilaE digli anche che dalla rabbia è diventato rosso come un tacchino. Si è impappinato e non ha saputo che rispondere davanti alla gente.

matti     Appunto, è diventato rosso come un tacchino, e il signor Puntila gli ha detto di non eccitarsi troppo, che gli faceva male, con tutto quel grasso malsano che ci ha addosso. E che non doveva diventar rosso, perché vole­va dire che gli montava il sangue al cervello, e questo doveva evitarlo per il bene della sua discendenza. puntila Aspetta, ti sei dimenticato di dire che io facevo apposta a dirlo a te che non si doveva eccitarlo e bisognava risparmiargli le emozioni. E questo gli è andato  maledettamente di traverso; te ne sei accorto?

matti    Sì, parlavamo di lui come se neanche fosse presente, e la gente rideva sempre più forte e lui diventava sempre più rosso. Anzi, è stato solo allora che è diven­tato come un tacchino: prima, assomigliava soltanto a un mattone scolorito. Impara, to'! Perché devi picchiare il cavallo? Una volta mi capitò di vedere un tale che dal­la rabbia, perché gli era cascato il biglietto del treno dal nastro del cappello, dove l'aveva infilato per non per­derlo, pestò il cappello sotto i piedi in uno scomparti­mento pieno zeppo.

puntilaAdesso hai perso il filo. Gli ho anche detto che nelle sue condizioni ogni sforzo fisico, come frustare il cavallo a quel modo, e simili, è tanto veleno per lui: al­meno per questa ragione, gli ho detto, lui, proprio lui non dovrebbe maltrattare le bestie.

fina        Nessuno deve maltrattarle.

puntilaBrava Fina! Meriti un bicchierino. Va' a piglia­re un liquore!

matti     C'è già il caffè per Fina. Ma adesso dovrebbe sen­tirsi meglio, signor Puntila?

puntila    Peggio, mi sento!

mattiI   o però ho rimproverato il signor Puntila di aver trattato così quel tipo. Avrebbe potuto benissimo dire fra sé e sé: «A me cosa m'importa? Non voglio farmi nemici nel vicinato».

puntila(che lentamente si sta snebbiando) Io non ho paura di nessuno!

matti     Già. Ma quanti sono a poterlo dire? Lei può. An­che le sue cavalle può mandarle altrove!

fina        Cosa c'entrano le cavalle?

matti     Ho poi saputo che quel ciccione ha comprato Summala, e a Summala c'è l'unico stallone nel raggio di ot­tocento chilometri buono per le nostre cavalle.

fina        Ah, ma dunque era il nuovo padrone di Summala! E lo avete saputo solo dopo?

Puntila si alza e va verso il fondo, dove si versa un altro secchio d'acqua sulla testa.

matti     No, non lo abbiamo saputo dopo. Il signor Pun­tila lo sapeva già. Tanto che gli ha gridato dietro che il suo stallone era troppo tartassato di botte per servire alle nostre cavalle. Come ha detto, di preciso?...

puntila (poco discorsivo)    Ma, non so... in qualche modo.

matti    Gli ha dato una risposta pepata, altroché.

fina        Ci mancherebbe pure che dovessimo mandare in treno le cavalle per la monta!                     

puntila(torvo)    Un altro caffè!             

Glielo portano.                            

matti     L'amore verso gli animali, a quanto sento, è una precipua virtù dei tavastini. Perciò mi sono molto meravigliato quando ho visto il ciccione comportarsi in quella maniera. Mi hanno poi anche detto che è il cognato della signora Klinckmann. Se il signor Puntila lo avesse saputo, sono convinto che lo avrebbe trattato ancor peggio.

Puntila lo guarda.

fina        È abbastanza forte il caffè, signor Puntila?

puntila          Non fare domande stupide! L'ho già bevuto, non lo vedi? (A Matti) Tu, non mi stare sempre tra i piedi a bighellonare: pulisci le scarpe, lava la macchina, a quest'ora sarà ridotta un immondezzaio! E sst! non contraddire. Se ti pesco ancora a malignare e a pettegolare, te lo scrivo nel benservito, ricordatelo! (Esce acci­gliato avvolgendosi nell'accappatoio).

fina        Perché hai lasciato che si accapigliasse con quel cic­cione di Summala?

matti    E che sono, il suo angelo custode? Vedo che sta compiendo un'azione bella e generosa — una fesseria, dal momento che è contro i suoi interessi - e devo trat-tenerlo? Non potrei neanche, del resto. Ogni volta che è sbronzo, sembra animato da un fuoco divino. Mi tro­verebbe spregevole, capisci? e io non voglio che mi trovi spregevole quando è sbronzo.

(poi)

puntila(a Fina) Ascolta bene quali sono le mie decisioni: al­trimenti poi succede come al solito che mi fanno dire quello che non ho detto. Quello lì l'avrei preso: ma ha i calzoni troppo da signorino, avrà paura di sporcarsi la punta delle dita. Gli uomini si giudicano dai calzoni: se son troppo bel­li, vuol dire che non hanno voglia di lavorare, se sono a bran­delli, vuol dire che hanno un pessimo carattere. Un giardi­niere per esempio può andare girando benissimo coi calzoni rattoppati, ma solo sulle ginocchia, non sul sedere, sulle ginocchia. A me basta un'occhiata per capire un uomo. L'età non conta: gli anziani resistono alla fatica come i giovani, se non di più, perché hanno una paura matta di essere licen­ziati. Quello che mi interessa di più, è l'uomo. L'intelligenza non m'interessa, è uno svantaggio, stanno tutto il giorno a calcolare le ore che fanno! E questo non mi va giù, a me piace restare in rapporti amichevoli con i miei dipendenti! (A un lavorante robusto) Tu vieni con me, dentro ti darò dei soldi. Ma aspetta, ora che ci penso. (A Matti) Dammi la tua giacca. Avanti, dammi la tua giacca, hai capito? (Matti gli dà la giacca). Ora si che ti ho pescato, birbante! (Gli mo­stra il portafogli) Guarda un po' che ti trovo nella tasca? L'ho detto subito che avevi una faccia da galera! È il mio portafogli questo, sì o no?

matti    Sì, signor Puntila.

puntilaBene! Ora sei sistemato. Dieci anni di galera non te li leva nessuno. Basta una telefonata giù alla stazione.

matti    Benissimo, signor Puntila.

puntilaIh, aspetta che ti faccia questo piacere! Starsene a poltrire tutto il giorno in cella, spulciandoti e scroccando il pane dei contribuenti! Ti andrebbe, eh? Niente! Al lavoro, alla mietitura! A spezzarti le reni sul trattore! Ma te lo metterò nel benservito, ricordatelo!

matti    Benissimo, signor Puntila.

Puntila infuriato si dirige verso la casa. Sulla soglia è apparsa Eva, col cappello di paglia in mano, ed ha ascoltato il dialogo.

macilento   Vengo anch'io, signor Puntila.                      

puntila          Non so che farmene, di te! Tu non ce la fai.

macilento    Ma adesso il mercato è chiuso.

puntilaPeggio per te. Lo avresti dovuto dire prima, invece di tentare di sfruttare i miei momenti di generosità. Me li tengo a mente, io, i profittatori come te! (Al lavorante che lo ha seguito) Del resto, ci ho ripensato. Non prendo nes­suno. Il bosco probabilmente lo vendo, e voi potrete rin­graziare costui (indica Matti) il quale, coscientemente, mi ha lasciato all'oscuro di cose che avrei dovuto sapere. Ma non dubitate, mi piglierò la rivincita. (Si dirige, accigliato, verso la fattoria).                                        


1 Traduzione di Mario Carpitella.