Il signore vestito di bianco

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  Il  SIGNORE  VESTITO  DI  BIANCO

      Commedia in un atto

di

Antonio  Sapienza

Turri Lifo, marzo 2018

Trama: Un vecchio signore, attraverso il colloquio con una giovane misteriosa signora, con riflessioni varie, esplora il suo io fino alla conclusione della propria vita.

Personaggi:

Giacomo Longo………………………………il signore vestito di bianco;

La giovane signora………………………….. interlocutrice misteriosa:

Giovanni……………………………………..il cameriere del bar.

Sulla scena c’è un tavolino di un caffè all’aperto, sotto gli alberi di una piazzaromana,dove sta seduto un anziano signore, vestito di bianco, barba curata, sobria eleganza. L’uomo ha posato il suo bastone e il cappello bianco, sul piano del tavolo. Egli è attento a ciò che lo circonda. Subito dopo entra Giovanni, il cameriere.

Giovanni – Signor Giacomo, posso portare via la tazzina?-

Giacomo – (quasi sorpreso) Si, certo, grazie… Giovanni. Anzi , sai cosa ti dico? mi portresti portare un bicchiere del vostro sublime caffè freddo?-

Giovanni- (sorridendo confidenzialmente) L’Eustachino?-

Giacomo- Perfetto.-

Giovanni- Sarà servito. Pero, signor Giacomo, tengo a precisare che lei qui, può stare quanto vuole…insomma non è obbligato a consumare .-

Giacomo- Lo so, caro, e ti ringrazio; ma assaporare il vostro Eustachino per me è un piacere che non mi posso negare.-

Giovanni- (compiaciuto) Vado subito a ordinarglielo.-

Giacomo- Grazie. (riprende la contemplazione, musica adatta)-

Poco dopo rientra Giovanni e poggia sul tavolinetto un piattino con sopra un bicchiere colmo di caffè freddo. Scambio di cortesie tra i due, a gesti, quindi il cameriere cincischia, vorrebbe parlare, ma, nello stesso tempo, non vorrebbe disturbare il cliente. Il vecchio se ne accorge e gli chiede.

Giacomo – Giovanni, cosa c’è?-

Giovanni – Nulla, nulla. (con uno straccetto pulisce il tavolino).-

Giacomo – (pazientemente) Giovanni… dimmi, il principale ti ha licenziato?-

Giovanni- No, ma cosa pensa mai…-

Giacomo- Ho capito: La Roma ha perso!-

Giovanni- Quando mai! –

Giacomo- E allora dimmi tu cosa ti turba, dai.-

Giovanni- (riluttante) Ho litigato con Carla…-

Giacomo- E cosa vuoi che sia? Vai nel fioraio all’angolo, comprale dei fiori, scrivile  un romantico bigliettino, ed è tutto risolto: Stasera, appena rientri in casa, ti butterà le braccia al collo.-

Giovanni- Sarebbe una resa. Io ho ragione in questa circostanza.-

Giacomo- Questo lo dici tu, che sei di parte…poi, si dice, che la ragione o il torto, nella coppia, non sono mai da una sola parte. Dai, Giovannino, fai come ti ho detto e …ora lasciami gustare il mio Eustachino.-

Giovanni- (prima titubante, poi deciso) Va bene…Farò così… Buon degusto...Maestro…-

Giacomo- Eh, eh…(cenno come dire: ma che vai dicendo) -

Il cameriere si ritira e il vecchio signoreinizia a sorbire il caffè lentamente, sempre osservando ciò che lo circonda, come se cercasse qualcosa o qualcuno.Musica adatta. Dopo uno due minuti entra in scena una giovane signora che si avvicina al tavolino.

Signora- Mi scusi signore se sono un po’ sfacciata, ma mi userebbe la cortesia di farmi sedere al suo tavolino?-

Giacomo- ( sorpreso, poi facendo il gesto d’alzarsi, per galanteria, ma anche guardandosi attorno per vedere se c’erano tavolini liberi)  Ma la prego…sieda, sieda pure (accenna alla sedia vicina, mentre toglie dal tavolo il bastone e il cappello, posandoli  nell’altra sedia)-

Signora- Grazie, lei è veramente un gentiluomo…-

Giacomo - …così pare…forse l’ultimo di una specie in estinzione.-

Signora – Per nostra sfortuna… grazie per la cortesia, signore… sa, ho camminato parecchio e sono stanca.-

Giacomo – Turista?-

Signora- No, no… diciamo che sarei… un’accompagnatrice.-

Giacomo- Acco…accompagnatri…ce? Nel senso che…-

Signora -Non in quel senso, spiacente.-

Giacomo- Per me farebbe lo stesso, non ho, diciamo, preclusioni. Posso offrirle qualcosa?-

Signora – Nulla, grazie, solo la sua gentilezza.-

Giacomo- Quella è già scontata.Ma devo stare attento…alle reazioni improvvise.-

Signora- Reazioni? E perché mai?-

Giacomo – Eh… non si sa mai dove si va a parare con le gentilezze, le galanteria, il corteggiamento, oggigiorno. Sa, se me lo permette, tanto per parlare, le racconto un fattarello. (breve pausa, poi come se fosse incerto)-

Signora- La prego, dica, dica.-

Giacomo –Ma si, certo, tanto per parlare: Sa, recentemente ho visto un dibattito in TV, c’erano in studio la conduttrice, due candidate alle recenti elezioni, più un vecchio signore, giornalista e scrittore. Il predetto, uomo anziano , dato che-ne deduco io- era abituato a essere galante con le signore, e forse ancheperché, probabilmente, non ricordava i rispettivi nomi delle candidate, si rivolse alle suddette chiamandole bonariamente signora biondina, la prima; e signorina brunetta, la seconda. Apriti cielo! E cosa successe!!! Mentre la prima, accolse, con un sorriso di circostanza,quelleespressioni- come se fossero le parole di un nonno rivolte alla propria nipotina- la bruna, candidata per il Popolononsochecosa, invece, insorse in malo modo, apostrofando il vecchio signore, e chiedendogli di rivolgersi a lei col massimo rispetto, risparmiandosi quell’espressione che poteva riservare alle donne, che fino ad ora egli aveva frequentato. Gli altri interlocutori rimasero interdetti, sconcertati. Ma poi il vecchio, saggio, con un cenno di rassegnazione, intelligentemente, fece finta di nulla, e proseguì il suo dire. Ora, mi domando: È mai possibile che si arrivi a tanto? E’ possibile che la galanteria sia bandita nei rapporti trai due sessi? E la gentilezza? La bonarietà? E l’essere cavaliere? Come regolarsi? A soggetto? A come viene viene? No! cara amica, se mi passa questa espressione (cenno di si da parte della donna) per conto mio s’è rotto un equilibrio… sarò vecchio, sorpassato, del ‘900, ma mi viene difficile non essere cortese con le signore…alzarmi al loro cospetto… salutarle con un inchino, scappellarmi.-

Signora- E’ il femminismo, caro signore.-

Giacomo- Ne è sicura?-

Signora- Si, ma penso che, nel caso specifico, fosse quello becero.-

Giacomo – Lo penso anch’io. Sa? a modo mio, sono un femminista ante litteram : Guai a toccarmi le donne! Insorgo! (con aria confidenziale) Non so se si capisce, ma io sono un tifoso della donna. (con un sospiro) Se fossi stato scrittore, chissà quante centinaia di pagine avrei riempito sull’argomento. (agitandosi sulla sedia) Ma insomma, ella, costola della mia costola, è per sua natura - così. Pertanto, per conto mio, la femmina dev’essere coccolata, non violentata; dev’essere custodita, non offesa; compresa non emarginata; adorata, fino al limite del possibile.Senta questa: Per me la donna è l’essere più bello in assoluto! Ella sa essere angelo quando ama, demonio quando è gelosa. Chi non è stato mai amato da una donna, non ha vissuto! (pausa) Sa, mi viene in mente una poesia, letta chissà dove…se non inciampo nei meandri della memoria…fa così: (allarmato s’informa) Ma, mi dica, in verità, la vorrebbe sentire? –

Signore- Certamente, dica, dica.-

Giacomo- Sicura sicura?-

Signore- Sicurissima e …curiosissima.-

Giacomo- (soddisfatto, si schiarisce la voce, poi declama)  Ecco, se non erro s’intitola “Com’è dolce…”  (prima con voce tremula, poi vibrante):     

Com’è dolce, com’è morbida e carezzevole,

Com’è profonda, com’è accogliente,

Come brucia!

Com’è avvincente, com’è inebriante e sublime

- La Donna!

E il Creatore, stupito,

La colmò di tutti i Beni;

E all’uomo dette solo

- Scarti.

E’ Lei la prima Creatura

( Il compagno Le fu tratto, chiaro!)

Lei Principio e Fine di ogni uomo nato

- Maschio.

Lei, che t’avvolge;

Lei, che ti travolge,

E’ sempre Lei, che con un

- Sorriso

Ti sconvolge.

Chi non è Morto fra le Sue Braccia

Alzi la mano!

E chi non l’alza,

Ahimè, è Povero

Sfortunato.-

Signora – Bellissima. E…l’autore?-

Giacomo- Grazie, grazie mille.Eh, l’autore? … sa che non lo ricordo  (riprendendo quindi, come un filo interrotto). Ma via! Ci dimentichiamo che le migliori pagine di letteratura dello scibile umano sono state ispirate e rivolte alle donne? E i cavalieri senza macchia e senza paura che si battevano contro i draghi per salvare le pulzelle? E i nostri massimi poeti dello stil novo, a chi rivolgevano le loro rime? E nel romanticismo, la donna non era all’apice dei pensieri dei poeti? E i duelli conseguenti, quando gli uomini incrociavano le lame per difendere l’onore delle donne? No, non ci siamo, non ci siamo proprio proprio.-  

Signora- Non ci badi… certe volte sono reazioni di facciata… in fin dei conti, la galanteria è sempre piaciuta alle donne. Non ci pensi, ci sono altre questioni più importanti e gravi, anzi gravissime, che intrecciano i nostri rapporti…-

Giacomo- …lo credo, sì, certamente…come il triste fenomeno del femminicidio!(come per allontanare un pericolo con la mano) Orrendo delitto la cui condanna è sempre poca!(pausa) Certo, la violenza sulle donne… (riflessivo, quasi tra se) sa, c’è sempre qualcuno che ipotizza, come rimedio, l’impossibile optimum: la castrazione; (altro gesto di impotenza) poi quell’assurda violenza domestica…quasi sempre ad opera di un  “Picciol spirto, tristo, insignificante et nullo” ( raccolto in se, addolorato).-

Signora- (vedendolo in quelle condizioni) Mi scusi, forse siamo andati oltre le intenzioni. (per risollevarlo dall’abbattimento) Di cosa stavamo parlando?-

Giacomo – Sa che non lo ricordo? (Frastornato).-

Signora- Ma sì, parlavamo di galanteria, di cavalleria.-

Giacomo – (tornando in se) Già, la cavalleria…Sa, ora,riflettendoci bene, col mio porgermi, avrei potuto rischiare il pericolo di un linciaggio morale, se non giudiziario.-

Signora – (risollevata) Ma sì, non ci non ci pensi più, le ripeto. (poi come per cambiare argomento) Però noto, con piacere, che lei ci sta bene, seduto al tavolino di questo bar, a guardarsi attorno, quasi a contemplare.-

Giacomo – Si, ha ragione, cerco, contemplo…-

Signora- E cosa cerca?-

Giacomo- Il sublime! Ma mi accontento anche del pittoresco. Sono un esteta, cerco la bellezza, ovunque si annidi. Però, non è così semplice. (pausa) Vede, per esempio, oggigiorno i ragazzi amano imbruttirsi: Guardi quella ragazza, dev’essere una giovane venere e, invece sembra una stracciona!E’ la moda? E’ protesta? E’ libertà? Sarà tutto ciò, ma per me è la mortificazione della bellezza, intesa come estetica pura e semplice. Vede, cara amica – ancora una volta se me lo posso permettere – (lieve cenno affermativo della donna)…vede, se il Padre Eterno, l’Onnipotente, il Creatore, il Primo Fattore, chiamatelo come vogliamo, avesse voluto creare -non si scandalizzi per l’espressione - la femmina brutta, chi glielo avrebbe potuto impedire. Nessuno! E allora, se la femmina non doveva essere bella, armoniosa, piacente, gentile, accogliente, debole -fisicamente, s’intende- ebbene Colui che poteva, non l’avrebbe già fatto, all’inizio, in quell’altro  modo,altra specie, altro “conio”. Invece no!Non l’ha fatto così brutta! Ergo, ci sarà stato un perché per quella scelta di bellezza e di armonia? Sicuramente si! (riflessivo) Anche se noi non ne comprendiamo il perché! Bene- anzi male- e allora cosa fanno le giovani ragazze di oggi? Fanno l’opposto di ciò che ha stabilito per loro ilCreatore, Ideatore, Fattore: s’imbruttiscono!No, cara amica, qui c’è qualcosa che non quadra…-

Signora -Ma lei non le può accettare così, come sono?

Giacomo-Certo che posso… anzi che potrei. Ma vede? Io, come le dicevo, sono un esteta, e a un esteta non si può chiedere di rinunziare d’apprezzare, di respirate, di saziarsi di bello. E questo, a me perlomeno, da parte di certe ragazze, viene precluso. Ma badi bene, anche da parte dei giovani ragazzi. Vede quello? E’ senza sedere- anzi lo sembra. Ma il suddetto Creatore non ha certo creato il giovane maschio così?  Senza il sedere! che è il bilanciamento armonico del corpo, nel suo insieme. Egli ha creato la perfetta armonia fisica: forza e bellezza. Forza per combattere -non dimentichiamo chi eravamo in passato- e bellezza per attrarre la femmina con la quale accoppiarsi. Tutto chiaro? E invece no! La moda-non l’Alta Moda, s’intende-ma la moda spuria, senza estetica; quella che imponendo i suoi bassi e speculativi canoni,mortifica la bellezza. Non lo permette! No! macchè! Per cui la femmina, il maschio, devono essere così e cosà - certe volte anche senza nessuna differenza tra i sessi- altrimenti poverini sono tagliati fuori dal contesto. E io mi ci incarognisco sopra: Come posso avere l’onore, il piacere, il privilegio d’ammirare la bellezza in movimento, se ne vengo impedito da uno stravagante vestito, da un pantalonaccio tutto strappi, e, da una logora camisaccia; insomma da un mucchio di vecchi stracci spacciati per vestiti? Ebbene, si! Sono impedito! E allora lavora in me la fantasia, per rimediare alla scortesia della mancanza , assurda, dell’esporre al mondo, castamente, lo splendore della propria bellezza. –

Signora- Non mi dirà che lei viene qui solo per ammirare ragazze e ragazzi.-

Giacomo-  Cara amica, se lei la pensasse veramente così, mi farebbe un grave torto. Certo, ha capito dal mio dire, che non sono di questa bellissima città. (allargando l’orizzonte col gesto misurato della mano) Una città alla quale ho sempre tenuto… sin dai tempi della mia giovinezza, quando dalla provincia venivo qui, nella famosa via Induno, a fare il mio concorso pubblico…in quell’immenso salone… tra tutti quei colleghi concorrenti. Io, allora, alloggiavo in centro, in un appartamento di un palazzo inizi novecento, austero, bello,accogliente… mi affascinavano i portoni in legno, giganteschi, protettivi, odorosi dianni, di storia, di gente. E tutt’ora mi incanto di fronte ad essi…m’incanto di queste piazze, di questi alberi, di questi piccoli bar, di questi tavolini all’aperto… come ci sto bene, quasi da pascià. E ogni occasione, durante la mia lunga vita, è stata buona per ritornarci. (riflessivo) Certo, ora lo posso fare…veramente il pascià. Già! Adesso, si: pensionato, scapolo per scelta, perché nella vita ho sfarfallato, come si usa dire, di fiore in fiore. (rilassandosi) Ma appagato…certo,si…appagato…insomma, si.-

Signora- Ha vissuto bene, si vede...-

Giacomo- Già, si vede…però  adesso…ma nel passato…le traversie…Ma non voglio tediarla e intristirla, non vorrei nemmeno diventare patetico: per carità, no! (cambiando argomento) Sa ieri dove sono stato? Sono stato alla fonte della nostra cultura e della nostra arte: A San Pietro!-

Signora- Ma va.-

Giacomo- No, per carità, non da turista, ma da…da saggiatore…dainspiratore, per inalareun afflato d’Arte, con l’A maiuscola. Là dentro mi esalto nel pensiero di ciò che la nostra cultura ha saputo creare… si proprio creare. Ma in quale altro posto avrei potuto trovare quel condensato di spiritualità artistica dell’umano scibile? Si, ci sono altre culture interessantissime, spirituali, artistiche; ma la nostra si alza di una spanna per l’alto contenuto pittorico, scultoreo, architettonico. (pausa) E per la musica… ah, la musica…beh, con essa le cose allora prendono la via del sublime.-

Signora- Sarebbe?-

Giacomo- Sarebbe che, come forma d’Arte, a mio giudizio, in cima c’è la poesia, poi la musica, la pittura e quindi la letteratura e lealtre Arti. Ora anche tutte le altre civiltà, per carità, hanno le loro Arti, ma mai, mai, nel numero straordinario della nostra. Vede, perdendomi in San Pietro, certo volte udivo il coro di “ Vai pensiero”, la quinta di Beethoven, la toccata e fuga di Bach, e…il pianoforte di Rachmaninoff. Penso, ora, qui, con lei, oltre ai grandi autori… penso alle orchestre- alle grandi orchestre- ai grandi direttori, ai magnifici interpreti, e mi convinco che sono nel giusto: rispetto alle altre culture,con la musica, abbiamo sfiorato il sublime!-

Signora- Lei è un poeta? Un musicista?-

Giacomo. Io? No, ma che dice? Io poeta…musicista…magari. No, glielo già detto: sono solamente un esteta: Contemplo il bello… che percepisco con la pelle…-

Signora- La pelle?-

Giacomo- Si, la pelle, l’epidermide. Non so se se lo ricorda, ma un grande Maestro del teatro diceva che alcune volte di fronte al bello gli si aggricciava la pelle. Ebbene, questo succede alche a me. Indipendentemente dal luogo o dalla situazione in cui mi trovo. E’ facile emozionarsi in teatro, nella sala di un concerto, nell’immensità di un orizzonte…ma emozionarsi davanti al televisore, ebbene, è tutt’altra cosa: Io, di fronte alla manifestazione dell’Arte, ho applaudito lo schermo! Si lo schermo! Con la speranza che qualche arcana magia potesse portare il mio applauso fino alle orecchie degli autori e degli artisti interpreti.-

Signora – E lei lo crede veramente?-

Giacomo- Potrei crederlo o no, intanto lo faccio. (pausa) Poi, le sensazioni, sono qualcosa, che a me, perlomeno, trapassano i sensi umani. Se me lo permette, le faccio un esempio…(esita a parlare)-

Signora- Parli, parli pure, non mi annoia. Affatto.-

Giacomo- Grazie assai, gentilissima. (pausa di concentrazione) Tempo addietro mi trovavo in una città siciliana che era stata, due millenni prima, una grande potenza locale. In quella città, negli anni cinquanta, un simulacro in gesso di una Madonna, trasudò lacrime. Tralascio di giudicare il fatto. Ma la comunità cristiana, qualche tempo dopo, volle costruire un Santuario nelle vicinanze del luogo della straordinaria lacrimazione. Quel luogo era stato sede di uno dei quartieri dell’antica città. Scavando le fondamenta, i costruttori si imbatterono in reperti dell’epoca, che trasportarono in altro loco, ma certi altri, ad esempio dei muri, li lasciarono là, dove si trovavano, inglobandoli nella cripta.  Ora in quella cripta si stava celebrando il funerale di una persona alla quale non voleva far mancare,unita al mio cordoglio, la  mia considerazione. C’era affollamento e i posti rimasti erano in piedi. Io mi sistemai in fondo, e durante la celebrazione, appoggia la mano sull’antico muro. Non ci crederà, ma ricevetti una scossa quasi elettrica, che mi fece aggricciare la pelle! Ero entrato in contatto con qualcuno o qualcosa? Chi era entrato nel mio animo?-

Signora- Suggestione…-

Giacomo- Può darsi. Ma già in passato, davanti alla bellezza, all’Arte, avevo ricevuto lo stesso – diciamo- messaggio. –

Signora – Lei è una persona sensibile. Ma mi dica: in effetti, adesso cosa ci fa qui, in questa città non sua? –

Giacomo- (preso alla sprovvista dalla domanda diretta) Cosa ci faccio? Certo cosa ci faccio… ma vede, sarebbero motivi strettamente personali…-

Signora- Mi spiace…non volevo…-

Giacomo- No, non si deve dispiacere… la sua è curiosità, scaturita dalla mia logorrea.-

Signora- No, no, mi piace ascoltarla.-

Giacomo – Le credo, grazie. (pausa) E allora parlo: Vede, cara amica, penso che ognuno di noi ha i suoi limiti, i suoi destini, la sua vita… e, spesso, le questioni si intersecano…si accavallano, s’intrecciano, e, altre volte si aggrovigliano…   aggravandosi: Ecco, allora, chesubentrano i problemi di salute, la solitudine, la vecchiaia…già, proprio così. Ecco, diciamo che io … io adesso…(di getto)insomma sono un malato terminale! Allora cosa dovrei fare? Mettermi a commiserarmi? tediare il prossimo? sparare all’impazzata? bestemmiare? No, non rientra nel mio modo di essere. Allora… allora ho pensato: Bene ho tot giorni- dico giorni- di vita, come li impiego? Li impiego nel modo che più mi è piaciuto impiegarli nel passato: Cioè rivisitare questa città e sedermi, come sempre, in un tavolino di questo bar, sotto gli alberi in una bella piazza, dove già anni prima, avevo vistoscorrere la bellezza, l’arte e…la vita. Signora, io, qui, da giorni, aspetto una Presenza, la quale mi porterà via con se. Naturalmente non so chi sia…ma presto la conoscerò, perché verrà, qui, in questo mio posto preferito, a prendermi, per accompagnarmi dove non so, ma in un luogo che essa…sadi già.-

Signora- E se venisse ora, dove andrebbe a…a…-

Giacomo- …a finire la vita? E chi lo sa. Forse mi porterebbe in centro, tra le auto che scorrono veloci… oppure sulla terrazza di quel palazzo…o, magari in un giardino pubblico, dove mi farebbe sedere su una panchina, e con lei accanto, mi farebbe effettuare il…il passaggio. Chissà.-

Signora- E se avvenisse adesso, qui, in questo preciso momento, mentre sta seduto in questo tavolinetto, in questo bar, sotto questi alberi ombrosi, in questa piazzetta… ora!... Giacomo Longo!-

Giacomo- (che l’aveva ascoltata col capo chino) Sa il mio nome? Ah, allora è lei! Sì, certo… certo…qui sarebbel’ideale (alzando il capo).Ma lo sa, giovane signora birbante (sottolineando col gesto della mano), un sospetto di chi fosse, l’avevo avuto quando mi ha chiesto il permesso di sedersi al mio tavolino- e c’erano tanti altri tavoli liberi; ma, vede, io m’aspettavo una signora austera, vestita di nero, velata…la quale, con un sorriso accattivante…beh, m’avrebbe portato via con se. Lei, invece… certo, sì, - seduta qui, accanto a me, ad ascoltare le mie riflessioni - mi è sembrata viva, più viva di me stesso, edho accantonato quelpensiero. (pausa, poi con un leggero imbarazzo) Bene, adesso, credo, che  bisognerà procedere. (cenno affermativo, da parte della signora) Si, certo (annuendo col capo)…sono pronto. Ah, mi permette di saldare il conto? (cenno di sidella signora) Giovanni, il conto.-

Entra il cameriere, che non scorge la signora, porge il conto, ritira il denaro, fa per dare il resto, ma il vecchio signore, lo ferma col gesto, come dire: tieni pure il resto.

Il cameriere esce, quindi l’uomo posa il portafogli in tasca, calza il cappello, poi mette la mano sul tavolino, come se si volesse alzare, ma la signora, con un sorriso, gli mette sopra la propria mano. Egli capisce, annuisce, e con una dolce musica, tutto si ferma. Calano le luci.

Sipario