Il sogno

Stampa questo copione

IL SOGNO

OPERA IN DUE PARTI

di

Antonio Sapienza




Catania, luglio 1983.




Personaggi:

L'uomo....................attore teatrale;

La Vita...................accompagnatrice;

La Morte..................accompagnatrice;

La Guida..................accompagnatore;

Alessandro Magno..........personaggio dell'aldila`

Giulio Cesare............. " "

Giuda d'Iscariot.......... " "

Nicolo` Macchiavelli...... " "

Dag ( Ambasc. di pace )... " "

Martin Luther King........ " "

Triste (Dalla Chiesa)..... " "

Emanuela (che non parla).. " "

Domenica Fulcon (afflitta) " "

Michele Spalla (soldato).. " "

Tako Saguni (vitt. Hirosh.) " "

Giovinetta (vitt. gioia).. " "

Pensiero ( vitt. bravata) " "

Francesco d'Assisi........ " "

Uomo vestito di bianco.... che non mostra il Viso.







Parte prima

Sul palco sara` approntata una scenografia, a semicerchio, tale da permettere agli attori di poter entrare e uscire di scena da tutte le sue varie parti. La predetta scenografia dovra` dare la sensazione di essere eterea, quasi incorporea, irreale e suggestiva. Le luci dovranno essere curate al massimo perche` attraverso questi, la scenografia anzidetta e la musica, che sara` scelta opportunamente, si dovra` dare al pubblico, la impressione quasi tangibile del viaggio che l'uomo fara` nell'aldila`. Quanto detto innanzi e` della massima importanza.
Inizio spettacolo
A sipario aperto, con una musica adatta, si fa buio sulla scena. Pochi secondi per consentire all'Attore di portare una sedia quasi verso il boccascena e sedervisi, a cavalcioni, poggiando la testa sulle sue braccia, che avra` messo sulla spalliera di detta sedia. Dorme. Quindi le luci, pian piano riprendono e la musica si fa piu` viva. Il tutto dura due minuti, fino al risveglio dell'uomo, che avviene lentamente. Egli si strofina gli occhi e si stira, quindi si guarda attorno come se cercasse qualcuno. 
Uomo.-Ho dormito. Certamente ho dormito, ed ho anche sognato. Ma che strano sogno ho fatto. ( si alza, si sgranchisce la gambe e s'avvede del pubblico in sala.) Oh, scusate, scusate signori... E` sbalorditivo! Mi sono addormentato in scena! (pausa) Ma com'e` accaduto? Forse la stanchezza m'ha vinto. ( breve pausa) Gia`, la stanchezza. Ma io non ero affatto stanco. Anzi ero riposato. Che strano pero`. (pausa) Allora perche` ho dormito, perche` ho sognato? Dovevo, dovevo entrare in scena per recitarvi il quinto canto della Divina Commedia, Paolo e Francesca, quando, nell'attesa, vedendo quella sedia, ho sentito impellente il bisogno di sedermici. E sedendomi, di appoggiare il capo sulla spalliera, e appoggiando il capo, di chiudere gli occhi. (breve pausa) Sentivo una rilassante musica, le membra mi si sono intorpidite. Languidamente il sonno e` arrivato lento, maestoso, sicuro. ( b.p.) Poi ho sognato. Certamente devo aver sognato. Ero...Ero in cima ad un dirupo, quando la terra cedette sotto i miei piedi e caddi giu`, in un precipizio. ( musica e luci per simulare l'effetto caduta) Cadevo velocemente, come un corpo morto. L'aria gelida mi tagliava il viso. Tutto girava vorticosamente attorno a me. E nessun pensiero mi pensava. Discendevo solcando un'atmosfera densa, fredda e
sempre piu` buia. Quanto duro` la caduta? un'ora? un giorno? un anno? chissa`. Quando termino` mi trovai avvolto nel buio piu` profondo, respirando aria di cantina. Restai immobile per un'eternita`, attendendo, invano un segno al di fuori di me.(pausa) Nulla. Nessuno. Pensai di chiedere aiuto, ma a chi? Tentai allora di fare qualche passo e ci riuscii. Ma dove vado- mi dissi- ci vorrebbe un po' di luce. Mi frugai e trovai in tasca dei fiammiferi. Perche` frugai? e perche` trovai i fiammiferi, io che abitualmente non ne porto mai? (b.p.) Ne accesi uno e la luce sprizzo` viva. Quando i miei occhi si abituarono, vidi una fila di simili ad uomini che procedeva lentamente.( musica adatta, intanto si avvicina verso la destra del palco, dove sfilano le figure) Mi avvicinai esitante, e dalla fila si stacco` una figura che avanzo` verso di me. Tremai tutto e gli gridai: Chi sei?-
Guid.- Sta a me domandare chi sei!-
Uomo.-Sono io e non so cosa faccio, ne` dove mi trovo.-
Guid.-Sei nell'Aldila`, dovresti saperlo se sei defunto.-
Uomo.-Non so neppure questo. Ma tu chi sei?-
Guid.-Sono la Guida, accompagno costoro verso la loro meta. Chiamami cosi` anche tu, se sei defunto..-
Uomo.-Guida, io non so`..-
Guid.-Allora, se non sai, non sei morto. Dammi la tua mano sinistra e lasciami guardare.-
Uomo.-(esitante) Tieni la mia..mano.-
Guid.-(prendendola, guardandola e subito rilasciandola) Ecco, e` come pensavo. Sei vivente e sei destinato alla conoscenza. Al tuo ritorno nel mondo, chissa`, forse, potresti essere famoso o pazzo! Tu puoi scegliere: procedi o torni indietro?-
Uomo.-( esitante, poi risoluto) Io.. io.. procedo!-
Guid.-Ecco allora chi ti accompagnera` fin dov'e` scritto.-
Dal buio avanzano due figure di donna, una vestita tutta di bianco: e` la Vita`, l'altra vestita di Nero: e` la Morte. 
Vita.-Benvenuto, ti stavamo aspettando. Io sono la Vita..-
Mort.-... Io la Morte.-
Vita.-Ti saremo compagne per buona parte del tuo viaggio. Non dovrai avere piu` paura. Parlerai con chiunque, ti bastera` accendere uno dei tuoi fiammiferi. Domanderai cio` che vorrai, ma non sempre otterrai risposta.-
Mort.-Vedrai e ricorderai, vedrai e dimenticherai...-
Vita.-Hai sempre la facolta` di interrompere il viaggio e di ritornare indietro. Se sei pronto andiamo.-
Uomo.-Sono pronto.-
Mort.-Seguici allora.-
I tre cammineranno per tutta la lunghezza del palco, lentamente. L'uomo guardera` attentamente, visibilmente incuriosito. Poi si ricordera` che se voleva vedere qualcuno avrebbe dovuto accendere un fiammifero, quindi lo accendera`. Subito un simile ad uomo uscira` dalle quinte e, reggendo un
cappio, gli passera` accanto: E` vecchio e malandato) 
Uomo.-Uomo che reggi il cappio, chi sei?-
Giud.-Sono il numero settevoltesettanta.-(passa oltre)
Uomo.-(guardando sorpreso le accompagnatrici) Donne, e adesso che faccio?-
Vita.-D'ora in poi dirai: Chi fosti in vita? E` la chiave.-
Uomo.-Dimmi, chi fosti in vita?-
Giud.-(bloccandosi e girandosi lentamente, mentre alza il capo e soppesa il cappio): Fui Giuda d'Iscariot, per il tuo disprezzo.-
Uomo.-Giuda? Ti pensavo diverso. Piu` giovane, piu` forte. Perche` mi sono sbagliato?-
Giud.-Non ti sei sbagliato. Ero giovane, intelligente, colto. Amavo la vita, la mia gente, il mio paese. (b.p.) Ma commisi il grande errore. Uno sbaglio che in poche ore mi ridusse cosi`, come vedi: Vecchio, cadente, malandato...-
Uomo.-Ti riferisci a..quell'errore?-
Giud.-E a quale, senno`?-
Uomo.-Perche` sbagliasti?-
Giud.-Sapevo di sbagliare? No, proprio no. Ero certo di cio` che facevo. Il dubbio non mi aveva mai sfiorato.-
Uomo.-Qual'era il tuo pensiero?-
Giud.-Sapevo chi era, ma non ero pronto per le sue parole. Nossignore, non ero pronto. La sua dottrina la capivo, ma non la interiorizzavo.Ero superficiale forse? Certamente si. Perche` non compresi, soprattutto, la carita`. Non ne afferrai l'essenza.(b.p ) Dissi: No, questo e` vaneggiare. Cio` che dice va bene, ma la carita` e` inattuabile. Perche` non fare, dunque, qualcosa di concreto? Ad esempio? Ad esempio: Fai un prodigio, un grande prodigio, prostrali, abbatti la loro incredulita` e faranno poi cio` che tu vorrai. (pausa) Stolto che fui. Ero col giusto e scelsi l'errore. L'insopportabile errore che neppure questo cappio riesce ad ammansire, ( nostra il cappio) nel rimorso dei tempi passati, fino
a quelli a venire.- ( si rigira, abbassa il capo, ed esce da sinistra).
Uomo.-Tragica sorte la tua, Giuda.(poi rivolto alla vita) Dimmi, tu duri pochi attimi tra i viventi, a paragone dell'eternita`, perche`, dunque, un cattivo momento dura poi per sempre?-
Vita.-Le figure che vedi hanno liberta` d'azione?-
Uomo.-Credo di..no.-
Vita.-E` cosi`. Vanno verso la meta inesorabilmente o ardentemente attirati...-
Mort.-Essi ora sono morti...-
Vita.-Ma io li ho portati nel mondo dei vivi e li`, attraverso gli illuminati, hanno potuto capire il senso
della loro vita. ( mentre parlano, cammineranno nel palco da destra verso sinistra e viceversa. La regia
potra` trovare la soluzione, per far sembrare il loro procedere reale, ricorrendo anche a passi particolari che permettano, ai tre, di girarsi con semplicita`, mantenendo sempre la posizione iniziale: cioe` l'uomo al centro e le donne sempre agli stessi lati.) Il tempo trascorreva, i cicli si alternavano, i
messaggi si sovrapponevano, le dottrine nascevano, la verita` si faceva strada. Essi potevano scegliere, liberamente. E hanno scelto. Alcuni consapevolmente, altri no. Coloro che hanno
fatto buona scelta, si trovano, adesso, piu` vicini alla meta; gli altri o si sono rassegnati, oppure non
sanno.-
Mort.-Il tormento del rimorso, o meglio, il rammarico, e` prerogativa degli alti spiriti, i quali, per errore di valutazione o altro, si sono persi l'attimo fuggente.-
Uomo.-Allora, se ho ben capito, quell'attimo di umanita`, se e` vissuto bene, ci favorisce solo mentre tendiamo all'ultima meta?-
Vita.-Pressappoco.-
Intanto che c'e` il sopraddetto dialogo, le luci caleranno lentamente. L'uomo, alla fine, prende un altro fiammifero e lo accende. Ed ecco che entra in scena un uomo che regge un libro. Sia costui, che il precedente, che i successivi simili ad uomini, indosseranno una lunga veste rossa, con calzettoni
bianchi. 
Uomo.-E tu chi fosti in vita?-
Mach.-Perche` dovrei risponderti? Chi sei tu che per pormi domande?-
Mort.-Uomo che fosti, non ti curare chi lui sia, ma riconosci me. Me che a causa del tuo libro, piu` volte fui chiamata all'intervento.-
Mach.-Sei la Morte, ti riconosco. Ma perche` accusi la mia opera? Essa e` innocente, gli uomini sono colpevoli! ( rivolto all'uomo) Rispondo alla tua domanda uomo vivo. Fui Nicolo` Machiavelli, fiorentino, politico e ruffiano.-
Uomo.-Perche` ruffiano?-
Mach.-Perche` solo questa volgare parola, puo` esprimere tutti il disprezzo degli uomini per gli individui come me. (b.p.) Perche` per cortigianeria avrei tradito il popolo. Qualcuno dice che l'avrei venduto. ( con rabbia) Ma come si puo` vendere a qualcuno, qualcosa che gia` possiede? Il popolo apparteneva al potere, io ho solo teorizzato la legittimita` di quell'appartenenza. Certo, avevo la necessita` d'ingraziarmi il potente. Certo, avevo troppi bisogni. Certo, mi lasciai sfuggire la grande opportunita` d'essere il fautore del risveglio e del riscatto del popolo. E qui sta il mio rammarico.
Un altro uomo, piu` coraggioso di me, l'ha rivelato al mondo. L'umanita` ha visto, finalmente, l'altra faccia della medaglia. Quell'uomo e` piu` aventi di me, anche se si macera per la sua incredulita`.-( mentre calano le luci, Machiavelli esce da sinistra. )
Uomo.-( alla Morte) Hai detto che il rimpianto e` solo per gli alti spiriti, perche` solo per loro la tortura?-
Mort.-Potevano e non fecero; capirono e non agirono; accettarono e non discussero...-
Vita.-Essi furono dotati di alti mezzi per illuminare gli altri, ma da guide si tramutarono il lupi.
L'alto ingegno ancora posseggono e sono in grado di valutare l'errore, da qui il rimpianto.
Chi piu` ha avuto, di piu` deve dare, non ti ricordano nulla queste parole?-
Uomo.-Non sono nuove per le mie orecchie, ma sono nuove per il mio spirito. Mie accompagnatrici, fin'ora ho incontrato solo uomini famosi. Gradirei ascoltare anche qualcuno che ha vissuto una vita incolore, anonima.-
Mort.-Accendi, ecco una donna afflitta. Ella ha vissuto come tu dici, ma per lei non e` stata
vita incolore. La sofferenza le era sempre vicina.-
L'uomo accende il fiammifero, e entra in scena una donna di circa trent'anni, che si comprime l'addome. 
Uomo.-Donna afflitta, chi fosti in vita?-
Dome.-Fui una donna qualsiasi, Domenica Fulcon mi chiamavo, fui sposa e mancata madre.-
Uomo.-Spiegami, ti prego.-
Dome.-Andai sposa ad un uomo buono ma povero. Il pane era quasi sempre assente dal nostro desco; la miseriasempre presente. (pausa) Il sopruso del malandrino, la prevaricazione del forte l'ingiustizia del potente, il tradimento dell'amico, prostrarono il mio uomo. (breve pausa) La gravidanza ci sorprese. Lottammo per far posto al nascituro. Ma furono fatiche vane. (pausa) Poi venne la decisione: Egli non verra`! Non venne! Abortii lui e la mia vita. ( b.p.) Quando giunsero giorni migliori, non venne piu` il
concepimento. (b.p.) Fui sterile per il resto della mia breve esistenza.-
Uomo.-Perche` stringi l'addome?-
Dome.-Per calmare il bruciore delle mie visceri tradite da me stessa; per provocare altro bruciore che mi ricordi il tradimento; per la speranza vana d'attendere un atteso.-
Uomo.-Donna fosti pressata da eventi piu` forti di te. Nonfosti sufficientemente protetta, che grave
responsabilita` puoi avere per il tuo gesto? Che grave colpa ci fu in te?-
Dome.-L'ho avuta perche` non ebbi fede. (b.p.) Vennero, infatti, giorni migliori. Qualcosa cambio`, il
lavoro fu piu` facile da trovare. La filanda non fu piu` la tomba delle operaie. La gente si organizzo`, si ottenne qualche diritto. Il mio bimbo avrebbe visto...-
Uomo.-E se le cose fossero andate diversamente?-
Dome.-Lo ammetto, poteva essere anche cosi`. Ma chi mi aveva costituito giudice di vita? Che diritto avevo di decidere il fututo di un'altra esistenza? Chi mi assicurava che la mia decisione fosse quella giusta? La vita, poteva essere buona col nascituro. (b.p.) Infine non ho soppresso mio figlio?! ( pausa)
Dimmi, se sai, quale altro delitto puo` essere piu` infame del mio? Dunque lasciami nella mia afflizione e volgiti verso altre mete.-
Domenica Fulcon esce, lentamente dall'altra parte della scena. Quindi l'Uomo parla rivolto verso il pubblico. 
Uomo.-Mi allontano da te donna, come lo sconfitto dal suo vincitore. Il silenzio. Solo il silenzio di questo mondo potrebbe colmare la amarezza del tuo cuore. (b.p.) Ma io vorrei chiedere ( piccola indecisione, poi la foga) vorrei chiedere: Misericordia per Domenica Fulcon Misericordia! Misericordia perche` condannata da se stessa. Misericordia perche` fu vinta. ( pausa) A voi, simili ad uomini, vorrei gridare tutto il mio dolore, la rabbia d'impotenza, la collera che mi sale al capo, perche` tra di voi c'e` il ricco, il malandrino, il prevaricatore, l'ingiusto, il traditore che fecero di quella donna la parodia di se stessa. La larva, l'afflitta, la condannata.-
Riprendono il cammino con l'uomo visibilmente scosso. Poi, calmatosi, riaccende un fiammifero e, quindi, entra un altro uomo. E` pieno di rughe in viso.
Uomo.-Uomo pieno di rughe, chi fosti in vita?-
Ales.-Fui Alessandro, colui che voi chiamate il Grande.-
Uomo.-Alessandro Magno? Ma moristi giovane, perche` quelle rughe sul tuo viso, allora?-
Ales.-Giovane fui, ma vecchio gia` ero. Bruciai la mia vita. In poco tempo feci velocemente il mio vissuto. Io lo volli! Fui vecchio ancor giovane. Morivo nascendo. In viso lo porto scolpito.-
Uomo.-Tu lo volesti? E come hai potuto..-
Ales.-Risponderti non voglio.-
Alessandro scompare nel buio. Le due donne prendono per mano l'uomo e lo invitano a riprendere il cammino.
Uomo.-Adesso dove andiamo?-
Mort.-Se non temi, seguiremo a lato il cammino della lunga fila di simili ad uomini.-
Uomo.-E dove ci conduce?-
Mort.-Verso il buio meno profondo. Ma e` arduo il cammino.-
Uomo.-Anche per me?-
Vita.-Non per te, predestinato, ma per coloro che sono in colonna.-
Uomo.-Vorrei vedere qualche altro uomo.-
Vita.-Accendi e vedrai.-
L'uomo, al solito, accende e si vede avanzare un simile ad uomo che regge un mantello strappato in mano.
Uomo.-Uomo dal mantello strappato, chi fosti in vita?-
Cesa.-Un uomo non si permise mai d'interrogarmi. Chi sei tu?-
Vita.-Ti prego, rispondi a quest'uomo che e` predestinato.-
Cesa.-Fui Giulio Cesare.-
Uomo.-E perche` reggi quel mantello strappato?-
Cesa.-Conto gli strappi. Ricevetti trentadue pugnalate. I congiurati erano otto. Gli strappi trentatre. Bruto non colpi`!-
Uomo.-Lo amavi tanto da difenderlo ancora?-
Cesa.-Lo amavo, ma Bruto non colpi`! (b.p.) Il suo pugnale ha solo strappato il mio mantello.-
Uomo.-Ne sei certo?-
Cesa.-Ne sono certo. (b.p.) Incontrai i suoi occhi al momento dell'affondo, li abbasso`. Il suo braccio colpi` con vigore, ma non la mia carne, bensi` il mio mantello.(b.p.) Colpi` cio` che rappresentavo, non cio` che ero. Egli era romano, non barbaro; era nobile, non assassino; mi era figlio, non traditore.-
Uomo.-Perche` fosti colpito?-
Cesa.-Perche` chi emerge e` bersaglio per i mediocri. Io emersi. Fui duro, a volte crudele, ma sempre in guerra, mai in pace; e coi nemici, mai coi romani. ( pausa) I mediocri ebbero il brodo caldo per pascere all'ombra dei miei successi. Molti ne trassero insperati benefici; altri si macerarono nell'invidia. ( mentre Cesare completa la sua tirata, da tutte le varie parti della scena, entrano degli uomini, vestiti da antichi romani, armati di pugnale. Sono otto, quanto i congiurati. Essi si fermano attorno agli attori in
scena, e circondando, con fare minaccioso, soprattutto Cesare che continua come se costoro non ci fossero) La bile era la loro bevanda quotidiana.(b.p.) Com'e` possibile, dicevano, che uno di noi, educato, istruito, addestrato come noi, possa fare grandi imprese e noi no? Perche`? Senz'altro per fortuna. Certo e` la fortuna che lo sorregge. Senza di essa sarebbe una nullita`, solo un ducetto, un piccolo desposta. (b.p.) Despota? Ma certo, costui e` un despota e quindi, in nome della liberta`, bisogna abbatterlo! ( Gli otto restringono il semicerchio e si preparono a colpire) Se veramente fossi stato quello che loro insinuavano, ben pochi si sarebbero salvati da morte certa. ( Gli otto stanno per avventarsi su Cesare, ma vengono fermati dal gesto di uno di essi.) Io li tollerai. Pur disprezzandoli, li tollerai. Non li temevo. Non potevo temerli. Come puo` il leone temere la iena? ( Gesto dei setti verso colui che li ha fermati, come a sottintendere: Vedi? e` un despota! L'ottavo tentenna, poi da` il via libera all'aggressione) Ma le iene astute, adularono e sedussero il leoncello, e il leone cadde!- ( Ha inizio l'aggressione, con i sette che infieriscono sul corpo di Cesare e con l'ottavo che, colpendolo solo lievemente, si mette, poi, in disparte, guardando inorridito il pugnale che lascia cadere.) L'aggressione avvera` alle spalle dei tre attori, percio` essi non vedranno nulla. Durata massima della scena, con
musica appropriata, due minuti. Intanto i tre riprendono il cammino, mentre sulla scena si fa una tenue luce.
Uomo.-E` quello il chiarore che ci avvicina alla meta?-
Vita.-Si, ci avviciniamo alla meta. D'ora innanzi sara` sempre piu` chiaro e potrai vedere cio` che noi
vediamo.-
Uomo.-Chi sono quelle ombre raccolte in circolo?- ( Sulla scena, a sinistra, ci saranno degli uomini seduti su un gradino, come se assistessero ad uno spettacolo.)
Mort.-Sono simili ad uomini in attesa di riprendere il cammino. Essi furono uomini che fecero del male, ma non per loro spontanea volonta` e responsabilita`, ma perche` furono strumentalizzati da altri uomini piu` potenti di loro. Sono soldati.-
Uomo.-Ti prego, avviciniamoci, vorrei parlare con loro.-
Mort.-Parla pure, ti e` consentito interrogare.-
Uomo.-Uomini soldati, prego qualcuno di voi di rispondermi: Chi foste in vita? E cosa attendete in questo luogo?-
Sold.-Uomini fummo, belve diventammo! ( pausa) I nostri cuori furono irretiti da parole d'onore, di
fedelta` e di coraggio. (b.p.) Lottammo fra noi spinti da ideali che ci inculcarono uomini falsi e stolti. (b.p.) Uccidemmo e fummo uccisi; facemmo vedove e orfani. Lutti e rovine, orrori e massacri procurammo in nome di principi a cui credemmo di credere. (pausa e alzandosi) Io fui Michele Spalla e cercavo un posto al sole. Lui fu Franz Hoffmann, credeva nella superrazza. Costui fu Tom Colemann, volle combattere per la liberta`: combatte` e mori` per i suoi padroni. Questo fu Ivan Vulkanoff, doveva difendere la sua terra, mori` in terra straniera, oppressore di uomini. Potrei parlarti di molti altri ancora, ma prima voglio soddisfare l'altra parte della tua domanda: Cosa facciamo qui. (pausa)
Questo e` il luogo dell'incontro. Qui tutti i soldati di tutti i tempi si riuniscono a seconda dell'Era.
Qui ci guardiamo in faccia tutti i nemici dell'epoca e stupiamo del nostro stesso stupore.
Qui ci sta di fronte la piu` grande idiozia degli uomini viventi: La guerra!! ( gridata e, s'e` possibile
fare l'effetto eco) Essa giu` nella scena del grande teatro, viene rievocata da noi stessi che siamo i protagonisti e gli spettatori. In cio` e` il pentimento e la purificazione.-
Uomo.-Quante rievocazioni fate? e per quanto tempo?-
Sold.-Il tempo qui e` diverso. Forse non esiste. Ma ti posso dire che io ho visto trecentomila pantomime e ne vedro` ancora duecento, prima di riprendere il mio cammino. Con le ultime rievocazioni, lascero` le scorie e il viaggio sara` piu` leggero.- ( si risiede)
Uomo.-Coloro che li hanno comandati furono capi illuminati o marionette? Furono vittime o carnefici? Oppure furono i popoli sbagliati?-
Mort.-I capi di popoli hanno diverso carisma; conseguentemente diversa responsabilita`. Pochi sono stati i capi illuminati e molti pur essendo tali, non colsero l'essenza della loro missione. Molti ancora sono stati, come hai detto bene tu, delle marionette in mano ad altri uomini. Questi ultimi mi hanno impegnato moltissimo.-
Vita.-Ecco, preparano la pantomima.-
Uomo.-Vorrei vederla..-
Vita.-Puoi farlo, pero` allontaniamoci da qui.-
Intanto che stanno per allontanarsi, un uomo, orribilmente sfigurato, si presenta all'Uomo.
Uomo.-( disgustato) Perche` ti presenti a me?-
Tako.-Vivente, io mi chiamavo Tako Saguni e restai vittima della piu` grande pazzia dell'umanita`. ( pausa) Fui un uomo sano e felice; soldato coraggioso. Amai e fui amato. (b.p.) Poi un giorno, un giorno su di me cadde il sole! Luce, calore, vampe mi avvolsero. Insieme ad altri centomila, in pochi attimi, diventai cenere e fumo. (pausa) La vita ci fu tolta d'incanto e di noi rimase solo il ricordo. (b.p.) E in nome di questo ricordo che si affievolisce; in nome di questo ricordo sprofondato nell'inconscio; in nome di questo ricordo ammonitore che ti parlo, vivente. Fa che si rammenti sempre quel massacro, affinche` non si ripeta l'eccidio e avvenga il pentimento. Racconta all'umanita` cio` che adesso vedrai. Guarda attentamente il giorno d'Hiroshima. Inorridisci! Spaventati! Vomita, se vuoi. ( b.p.) Ma ti prego, ti prego, riferisci cio` che avrai visto. (pausa) Io riprendo il cammino. Qui lascio e lascero` i miei uccisori, che faranno e rifaranno la loro pantomima. (b.p.) Per essi sara` e verra` l'ora. Ecco, la scena e` pronta. Iniziano.-
Con un dolce arpeggio, entreranno in scena due gruppid'attori, mentre i tre escono di scena indietreggiando. Il primo gruppo, che entra da destra, e` in abiti civili ed esegue, mimando, azioni di vita quotidiana. Il secondo gruppo, che entra da sinistra. I componenti indossano uniformi militari e si preparano alla guerra. Portano delle bandiere, con le quali mimeranno i colpi delle loro armi. Musica adatta.
Prima azione: I soldati aggrediscono i civili e li uccidono tutti, tranne due: Un uomo, che si da` prigioniero e una donna. 
Seconda azione: I soldati uccidono il prigioniero.
Terza azione: I soldati violentano la donna. 
Quanta azione: saccheggio ed esplosione di una bomba che li fa cadere tutti morti. La ragazza violentata, frattanto, attraversa tutta la scena, barcollando, ed esce dalla parte opposta.
Quinta azione: Buio in scena, escono i personaggi che caddero morti, e occhio di bue su una pedana posta al centro della scena. Da dietro entreranno in scena, salendo sulla pedana, Tako Saguni, la moglie e un bimbetto. Si guarderanno attorno impauriti, poi, dopo uno scoppio che imitera` l'atomica,
cadranno per terra morti, nell'ordine: la donna e il bambino per prima, seguiti da Tako che cadra` lentamente, come al rallentatore. La musica imitera` il foll-out. 
Sesta azione: entreranno in scena gli alfieri vincitori che sventoleranno le bandiere sui corpo delle tre vittime, come se fossero le prede di un safari.
Settima azione: entrera` in scena la Morte che con opportuna musica, abbattera` i vincitori.
Ottava azione: La Morte coprira` gli sventolatori con proprio mantello. Si sara` quindi buio e verra` azionato la lampada di Wood, mettendoin risalto il bianco del volto e delle della Morte. Fermo di scena. Fine musica e sipario.


Parte seconda 

La scena e` vuota e le luci sono tenui, entra l'uomo. 
Uomo.-Ho riflettuto, sapete. E due pensieri mi si sono affacciati alla mente: Perche` ho fatto questo sogno; e perche` lo racconto a voi. Al primo, non ho saputo dare una risposta: Tutti facciamo sogni, anche se spesso non li ricordiamo. Pochi non sognano: I piu` sfortunati.(b.p.) Ma quasi tutti non sappiamo dare un significato ai nostri sogni. Dalle interpretazioni dei nostri padri, degli astrologi, dei psicologi, cerchiamo delle risposte chiare, logiche, personali e, possibilmente, premonitrici, allo scopo di regolare le nostre vite. Ma non le abbiamo, purtroppo... poi il sogno viene dimenticato. (b.p.)
Ed eccoci alla seconda domanda: Perche` ve lo racconto. Forse proprio perche` la vostra presenza mi stimola e mi consente di ricordarlo, anzi di viverlo qui su questo palco, in questo istante, tra di voi.
E a questo punto siamo incastrati: Io perche` sono costretto da una spinta interiore che mi pressa tanto da farmi male; voi perche`, dopo avermi pazientemente ascoltato, adesso siete incatenati dalla vostra stessa curiosita`: Conoscere la fine di questo stranissimo sogno. Sono sicuro che al termine, molti di voi diranno: anch'io ho sognato quel fatto, o quel personaggio, o quella situazione, oppure quelle assurdita`. Prestatemi la vostra attenzione ancora per pochi minuti, poi vi recitero` i brani in programma. (b.p.)
E adesso vi prego di lasciarmi concentrare un attimo, per riprendere il filo del racconto.Ecco, ci sono, arriva.
Quel triste spettacolo avevo ancora negli occhi, e nelle orecchie mi rintronavano le loro grida, e nel mio cervello si accavallavano pensieri di pieta`,( intanto le luci si fanno piu` basse, ed entrano la Morte e la Vita, che si pongono al lato dell'Uomo, in silenzio) quando in un angolo semibuio, vidi un uomo e una giovane donna che stavano seduti sugli ultimi gradoni. L'uomo dall'aria triste accarezzava il capo della giovane donna dall'aria mesta, come se cercasse il suo perdono. Chiesi allora: Uomo triste, chi fosti in vita?-
Tris.-Fui generale e prefetto e morii deluso. Questa giovane donna mi mori` al fianco, quale fu la sua colpa?-
Uomo.-Perche` moristi deluso?-
Tris.-Perche` in vita agii, o credetti d'agire, in nome della legge. Ma la mafia, la camorra, il terrorismo, la politica, i loschi affari, in essa pascevano, fruttificavano e colpivano.Terra di gramigna fu!-
Cambio immediato di luci, e inizio di musica drammatica.
Azione prima: Entrano in scena, ossibilmente dalla platea, quattro uomini che simboleggiano la politica, la mafia, il terrorismo e l'affarismo; essi, giunti in scena, dalla parte opposta a quella di Triste, formeranno una grande cimice la quale avanzera` verso i due uomini. L'Uomo, la Vita e la Morte, lentamente, indietreggiando, usciranno di scena.
Azione seconda: I due si allarmeranno. Triste tenta di fare allontanare Mesta, ma ella vuol riumanere sul posto. Azione terza: La cimice, giunta nei pressi dei due, si sfalda e i quattro uomini, girando attorno alla pedana, con fare minaccioso, assumono la posizione di attacco.
Azione quarta: Primo sparo e caduta della ragazza Mesta. Triste si abbassa e tenta di soccorrerla. ( fare tutta la scena come se avvenisse al rallentatore) 
Azione quinta: Triste si avvede che Mesta e` morta, si alza e tenta di avventarsi sugli uccisori. Si udranno quattro spari e Triste cadra` morto vicino al corpo di Mesta.
Azione sesta: I quattro uccisori, con espressione beffarda, girando attorno ai due cadaveri, si allontaneranno quindi formando un verme, e con la stessa musica della cimice, usciranno di scena dalla parte opposta. Triste e Mesta resteranno sulla piccola pedana, immobili, illuminati dall'occhio di bue, ancora per un minuto, mentre la musica sfuma. Poi buio ed escono di scena. Subito riprende
il lieve chiarore ed entrano in scena i tre del viaggio. 
Uomo.-In nome del popolo, doveva agire. In nome di questo popolo generoso e vile, operoso e fannullone, gioioso e traditore, ma popolo nostro, noi stessi. In nome del popolo sovrano in virtu`
dell'autodeterminazione, capo dei capi e padre di tutti. Se grida :In nome del popolo! forse si liberera` dalla tristezza.-
Tris.-(Comparendo da sinistra) Se e` questo il grido giusto, dillo tu ai viventi. Grida tu a coloro che si sono messi al servizio dello Stato, che Stato significa popolo, territorio, e leggi giuste e uguali per tutti,
e non potere, corruzione e privilegi per pochi.-
Uomo.-Chi sono io per dire cio`? E, poi, mi ascolteranno?-
ris.-No, ma tu dille lo stesso, io lo spero.- ( esce sempre indietreggiando)
Uomo.-Mie compagne, si fa sempre piu` luce e mi sembra di vedere lo sbocco della galleria...-
Vita.-E` cosi`. Vedi, la` molti simili ad uomini sono pronti al grande salto, mentre altri gia` son saltati e si librano nel vuoto: Anelano la Luce, lassu`, in alto.-
Uomo.-Vorrei parlare con colui che si appresta al salto.-
Mort.-Parla. Ora non hai piu` bisogno della luce dei fiammiferi. 
Uomo.-Uomo che salta, ti prego, aspetta, dimmi chi sei.-
In una parte del palco, sempre su una pedana, dei simili ad uomini aspettano di saltare. Quello che e` in procinto di farlo, risponde all'Uomo.
Dag .-Dag mi chiamavo e fui segretario dell'ONU e ambasciatore di pace.-
Uomo.-Dag, fu incidente o fosti assassinato?-
Dag. -Quando gli uomini diventano belve irrazionali; quando sono aizzati da ambizione o denaro; quando sono affamati, disperati, oppressi; quando ciecamente odiano, allora l'incidente e` assassinio e l'assassinio incidente. Differenza non traspare. Il triste risultato e` la morte.-
Uomo.-Dimmi, per te e` stato lungo il cammino?-
Dag. -Per me e` stato breve. Per altri piu` lungo. I benefattori giungono prima alla luce e al salto.
Prima di me hanno saltato Galileo, Pasteur, Gandhi, Fleming. Mi seguono Marx, Pio papa, Marconi e, proprio al mio fianco Martin Luther King. Addio uomo vivo, io salto.- ( salta giu` dalla pedana
ed esce di scena. fare possibilmente buio in basso. Intanto Martin si appresta a saltare)
Uomo.-Martin, ti prego, frena la tua ansia, parlami.-
Mart.-Di cosa dovrei parlarti? Della mia vita, della mia morte? Oppure del dolore mio e degli uomini come me, che a causa del colore della pelle, soffrono espiando forse un peccato ancestrale?-
Uomo.-Non peccato vostro, ma peccato dei vostri moderni persecutori.-
Mart.-Moderni ed antichi, nello stesso tempo. Quando deportarono i nostri padri, furono persecutori;
quando li fecero abbrutire nelle navi e nelle capanne, furono persecutori; quando li misero, da schiavi, a lavorare nei campi assolati, furono persecutori; quando finsero di liberarli e liberandoli li ghettizzarono, furono persecutori; quando soffocarono il grido di giustizia, di uguaglianza, di liberazione, furono aguzzini, boia e persecutori! Quando li uccidono e uccidendoli ammutoliscono bocche sincere, quando aizzano uomini gretti, quando legiferano finte leggi egalitarie, quando pregano il Dio bianco, sono persecutori. Il tempo per me e` finito. Balzo verso l'Amore puro. Ma il rammarico per i miei simili attenua il mio slancio. Addio uomo che torni fra i viventi, addio e porta con
te la speranza di un domani piu` giusto per tutti gli uomini di buona volonta`.- ( balza c.s.)
Uomo.-E come la presentero` questa speranza? Cosa diro` agli uomini? Ah se potessi portare qui un ingiusto, un ricco, un potente, e poi domandare loro: Dimmi, dov'e` il tuo paese, dove sono i tuoi denari, dov'e` il tuo potere? Oppure se riuscissi ad innalzare nello sconfinato Spazio un superbo, un razzista, un pigro lassista; e da lassu` mostrare il nostro piccolo pianeta verde-azzurro e domandare loro: Adesso scorgetemi laggiu` un uomo nero, un colabrese, uno sfortunato. Mi direbbero
certamente: Ma tu sei pazzo! Da qui sono tutti uguali!-
Vita.-Anche per me sono tutti uguali.-
Mort.-Pure per me furono tutti uguali. Uomo, d'ora innanzi andrai solo con la Vita. Io resto.
Il grande salto lo faro` quando l'avra` fatto l'ultimo degli uomini viventi. Salta dunque e non tremare.-
Inizio della musica e delle luci adatte. L'uomo, sulla pedana e` esitante, infine salta. Dove sia possibile, alcune comparse potrebbero fare dei movimenti coreografici come se tra di loro si invitassero ad andare verso la meta. 
Uomo.-Mia accompagnatrice, e` bellissimo librarsi in volo. E` una sensazione tanto semplice, quanto difficile da esprimere. So` soltanto che impazzisco per la gioia.-
Vita.-Assaporala, essa ti prepara per la Gioia Suprema.-
Uomo.-Vedo accanto a noi dei simili ad uomini che parlano la mia lingua. Posso discorrere con loro?-
Vita.-Lo puoi, ed essi sono ansiosi di risponderti.-
Entrano in scena alcuni simili ad uomini, tra di essi c'e`una giovinetta.
Uomo.-Giovinetta, se i miei ricordi non m'ingannano, fosti la compagnetta di mia figlia..-
Giov.-Si, lo fui. Sono quella che dici. Anch'io ti riconosco. Ti vidi l'ultima volta davanti al cancello della tua casa. Salutandomi dicesti ai miei cari: E` pallida. Mancanza di moto, risposero. Ma mancanza d'altro fu.- 
Uomo.-Dimmi, seppi che moristi per la troppa gioia, la`, sulla giostra.-
Giov.-La gioia c'era, vera e profonda, come la puo` avere una bimba di dieci anni che si trova in un parco di divertimenti. Ma c'era anche dell'altro nel mio cuoricino e che mi fu fatale. Ma credo che vorrai conoscere i miei compagni di volo: Giovanni il buono, Bosco il paziente, e questi e` Enzo,
nostro concittadino, che fu vittima dell'altrui paura. E adesso vai uomo, tu sei veloce, non puoi aspettare.-
Uomo.-Ecco, li vedo allontanarsi e rimpicciolire.(b.p.) Mia accompagnatrice, la luce diventa sempre piu` brillante. Percepisco profumi di zagara, di salsedine e di pineta che mi riempiono le narici. E, poi, questa soave musica che m'accarezza le orecchie, non saremo forse vicini alla meta? Si lo siamo, lo leggo dal tuo sguardo e dal tuo sorriso di madre che guarda il proprio bimbo. Sai, e` bello stare qui.
Mi sento felice, spasimo per la gioia e mi sento quasi immateriale: Solo pensiero e nulla piu`.-
Vita.-Sei solamente Pensiero, come tutti quelli che stanno dentro il vortice dell'Amore. Ecco, siamo giunti al luogo oltre il quale io non vado. Addio uomo.-
Uomo.-Restero` solo? E come faro`?-
Vita.-( allontanandosi) Tu procederai fin dove potrai, ma non sarai solo.-
La Vita esce di scena. Luce intensa. Musica soave. Simulare il procedere nel vortice con varie pedane, veli e stoffe. Ove sia necessario, fare entrare in scena delle comparse che possono rendere l'idea del viaggio in compagnia di pensieri. Uno dei quali si rivolge all'Uomo. 
Pens.-Pensiero d'uomo vivo, ti vedo incerto nel passaggio, il vortice non conosci. Se vuoi ti accompagno.-
Uomo.-Pensiero amico, accetto con gioia la tua compagnia, ma dimmi chi sei.-
Pens.-Il fu nulla ti direbbe. Morii nella tua terra, dopo che venni dalla mia Africa. Fui vittima del gioco di giovani uomini. Si divertirono a dar fuoco, mentre dormivo all'aperto, in mancanza di un tetto, ai cartoni, mio giaciglio. Questi bruciarono rapidamente, e il gioco divenne tragedia: Mi arsero vivo. Morii mentre li perdonavo.-
Uomo.-Hai con te altri compagni?-
Pens.-Si, ci sono Schweitzer che curo` la mia gente; Pascal della scommessa e Caterina delle mosche.
Tu non lo sai e non vedi, ma il vortice e` formato da Pensieri di uomini buoni, vissuti in tutti i tempi, i quali sono felici di darti il benvenuto e farti spazio tra di loro. Se corpo avessero, li vedresti sorriderti e salutarti con agitar di mani festose, mentre tu procedi verso il centro del vortice. Ma pensieri sono e li percepisci soltanto con la soave musica che odi nelle tue orecchie mortali.
Qui, Pensiero d'uomo vivo, tutto e` gioia e felicita`. Ora ecco che giunge il tuo accompagnatore: Francesco,il quale ti condurra` fin dove potrai. Addio.-
Il Pensiero si allontana, mentre entra in scena Francesco.Egli indossera` il saio.
Uomo.-Francesco, piccolo grande poverello, sono consapevole della mia indegnita` per questo privilegio. Ma come potevo mai sperare d'averti come compagno? Verro` dove tu mi porterai, ma prima, ti prego, dimmi: Perche` io?-
Fran.-Perche` tu hai avuto l'ardire di pensare; perche` hai pensato di osare; perche` sei illuso, incosciente e caparbio; perche` nell'incompletezza tra genialita` e banalita`, sei patetico; perche` alla tua vita hai cercato di dare un senso.Conosci il bene e il male; il coraggio e la vilta`; e non sai andare oltre, non sai fare di piu`. Ma i tempi erano e sono, e tu eri, ora sei e poi sarai.-
Uomo.-Padre mio, ben poca cosa io sono, e di questo viaggio daro` poco frutto. Tu, ai tuoi perche`, per tua bonta`, non ne hai aggiunto un altro: Perche` sei pazzo!Fui pazzo d'esser io; ero pazzo quando pensai; sono pazzo davanti a te; saro` pazzo perche` spero.-
Fran.-Tu farai cio` che potrai. Per adesso sei qui: Guarda, incantati, gioisci e canta se vuoi. E quando sara`'ora, saprai. Dammi la tua mano, seguimi. Vedi? La luce si dirada e lascia vedere nuove visioni.
andiamo verso il verde, l'azzurro e il giallo che procedendo divengono prato, cielo e sole. Vieni in
silenzio, incantati, stupisci. Ecco il colle, nostra meta.-
Uomo.-Padre e` bello questo posto, ma ti prego, dimmi: Siamo sulla terra o dove?-
Fran.-E` terra e sensazione di terra. La tua natura umana e mortale non poteva reggere e capire cio` che deve vedere: La Verita`. L'Immenso Amore, nella sua grandezza della carita` infinita, ha voluto che tutto fosse e avvenisse, a questo punto, secondo la tua natura umana. Non potendoti, per il tuo bene, innalzare, tutto e` stato abbassato al tuo livello.-
Uomo.-Allora questo e` Lui?-
Fran.-Non Lui, ma ricordo, sensazione, speranza, attesa della Sua Presenza. Vieni e vedrai.-
Uomo.-Nel frattempo, posso parlarti?-
Fran.-Se lo vuoi...-
Uomo.-Francesco, la mia ammirazione per te e` infinita. Hai fatto grandi le piccole cose e piccole le grandi. Hai ridimensionato l'importante e ingigantito l'insignificante. Come facesti? Chi ti dette certezza, prima che Lui ti desse la Sua?-
Fran.-L'Altissimo mi concesse di far penitenza per i miei peccati, perche` in stato di peccato vissi parte della mia vita. Venne la chiamata, la febbre mi prese, mi privo` delle forze, quasi mi spoglio` del corpo; poi mi tolse le scorie, libero` il mio spirito, e lo spirito rispose: Amen. I lebbrosi mi accolsero; l'amaro si tramuto` in gioia. Molti vennero al mio romito, ed ad essi dicevo: Il Signore ti dia pace.
Detti regole di vita secondo il Vangelo. Il lavoro e l'elemosina, insieme alla preghiera, furono
la nostra quotidiana occupazione. Il denaro fu bandito. La nostra signora fu la poverta`.-
Uomo.-Dove trovasti la forza?-
Fran.-Vuoi dire il coraggio. Ce ne volle per uscire dal mondo. Lottai contro persone care. Fui contrastato, avversato, ostacolato nei modi piu` vari: Dalle minacce piu` grossolane, alle insinuazioni piu` sottili. Ma non ero piu` solo. Lui era con me.-
Scena conversione di Francesco:
Cambio di luci e inizio della musica adatta.
Azione prima: Francesco si toglie la tonaca e la poggia per terra. Poi ode la musica e, prima sbalordito, poi felice, l'ascolta guardando verso l'alto.
Azione seconda: Entra in scena una ragazza invitante. Francesco la respinge con dolcezza. Entra un soldato con una bandiera che offre a Francesco che respinge pure quella. Entra un uomo anziano, il padre di Francesco, che gli offre, ori e gioielli, ma Francesco non solo li rifiuta, ma si toglie la camicia e la da al padre, il quale, con riluttanza, addolorato la prende e s'allontana. 
Azione terza: Francesco si inginocchia con gli occhi rivolti al cielo e illuminato dal solo occhio di bue. Entra da sinistra, un uomo vestito di bianco, si avvicina a lui, accenna a posargli la mano sul capo, ed esce da destra. Francesco allunghera` il braccio implorante, come se volesse toccare l'uomo in bianco; e le loro mani si sfioreranno soltanto.
Fine della musica. Francesco si rialza e indossa il saio per riprendere il colloquio con l'uomo che era uscito di scena e che e` rientrato al termine del Flash-beack. 
Uomo.-Padre se male non ricordo, dicesti: La necessita` non ha legge. Il mondo di cio` non si ricorda piu`.-
Fran.-Sono molte le cose che il mondo non ricorda. Parole piu` importanti, brucianti e viatici di salvezza, sono quasi del tutto dimenticate. La nostra comunita` bandi` il denaro per toglie un'arma
letale nelle mani dell'uomo: La cupidigia! Ma chi ha tiene stretto, chi non ha vuole. Le leggi umane sono piu` a protezione dei beni che della vita. Ma la vita vale vale piu` di tutte le cose.
Uomo.-Francesco e` possibile per noi abbattere l'egoismo e vivere in fraternita` E perche` solo alcuni ci sono riusciti?-
Fran.-Rammenti Agostino? Ad un certo punto della sua vita si senti` come su una fragile barca sballottata dal mare in tempesta: Erano i vizi capitali. Quando, finalmente, li vinse e stava per avvicinarsi all'approdo, ecco che uno scoglio gli si paro` innanzi e squarcio` la barca: Era la superbia.
Allora ricomincio` d'accapo e non si compiacque piu` di vincere, perche`finalmente temeva la ricaduta: Vinse perdendo. Vedi il Bhudda? Egli e` uno dei pochi uomini ad esserci riuscito. Il suo Nirvana e` stato presentato all'umanita` come la perfezione della vita; immagine della purificazione che si realizza attraverso il lungo cammino che tu stesso hai visto. C'e` riuscito Lao-Tzu e tutti i Profeti, impegnati a far conoscere al mondo la giusta via. In vari modi la Verita` e` stata presentata. Finche` l'Amore stesso non si e` incarnato per additarla, senza più dubbi, a tutti gli uomini di buona volonta`.-
Francesco esce di scena e l'uomo si siede sulla pedana, a sinistra e parla al pubblico. 
Uomo.-Cosi` discorrendo, arrivammo in cima al colle. Sullo altro versante uno spettacolo impensato si presento` ai miei occhi: Una moltitudine di uomini erano seduti sull'erba, a semicerchio, e un uomo vestito di bianco, diceva cosi`: Beati i poveri, perche` di essi e` il Regno dei Cieli.-
Intanto che l'uono dice questa battuta, si udra` la stessa musica di Francesco, ed entreranno in scena i discepoli che si porranno dalla parte opposta, seduti per terra. L'uomo vestito di bianco entrera` da sinistra e si porra` di fronte ad essi e, nel momento culminante della musica, alzera` le braccia in cielo, mentre i discepoli lo guarderanno estasiati. Poi, mentre la musica cala, egli uscira`di scena da destra, mentre i discepoli, ad uno ad uno, lo seguiranno. Fine musica e luci.
Uono.-E a questo punto mi svegliai e interruppi il sogno, proprio in un momento particolarmente significativo, restando col desiderio di sentire il seguito di quel dolcissimo discorso, ma, soprattutto, con un grande rammarico che ancora mi attanaglia il cuore: Non vidi mai il viso dell'uomo vestito di bianco.-
Con luci normali, entrano in scena la Vita e la Morte. Lo uomo, alzandosi e girandosi, li scorge e rimane perplesso.
Uomo.-Ma..ma voi siete, voi siete...-
Vita.-La Vita.-
Mort.-La morte.
Uomo.-Se siete voi, vuol dire che il sogno continua...-
Mort.-No, il sogno e` finito!-
Uomo.-Finito? Allora voi...-
Mort.-Allora noi.. continua.-
Uomo.-Allora voi siete presenze reali, tangibili della mia vita?-
Mort.-Lo siamo sempre state. Pero` prima, non notavi, non intuivi la nostra presenza. Bisogna essere pazzi, geni o moribondi per captare la nostra lieve impalpabile realta`. E tu non sei pazzo.-
Vita.-E neanche genio.-
Uomo.-Allora...moribondo?-
Mort.-Tu l'hai detto!-
Uomo.-E il sogno?-
Mort.-Sensibilita` acuta dell'uomo che si stacca dalla materia per essere solo spirito.-
Uomo.-Capisco e` la fine.(b.p.) Ma, mi domando se e` possibile che si debba essere geni
pazzi o moribondi, per capire la vostra realta`? E non e` ammissibile che in un raro momento particolarmente felice del nostro spirito, uno sprazzo di intuito vi possa far conoscere?-
Vita.-Negli uomini questi sprazzi sono, purtroppo, rari. Vedi, siamo stati sempre con te, eravamo sensazioni che ci aggiravamo nei tuoi pensieri. Io, a volte, nella mia esuberanza, mi manifestavo in tutta la mia gioiosita`, ma il tuo spirito poltriva e la tua attenzione era rivolta altrove. (b.p.)
Quante volte hai rifiutato una giornata di sole per chiuderti in teatro a fare e rifare una smorfia, a
ripetere una battuta, a perfezionare un gesto, eppure io ero li`, che ti chiamavo. Bastava che aderissi ad uno dei miei mille inviti per conoscermi. Ma tu non ascoltavi la mia voce. La copreivi coi suoni, anzi coi rumori, della tua frenetica vita. Vita vissuta alla ricerca dell'applauso, del consenso altrui, del benessere economico.(pausa) Mi sei passato accanto innumerevoli volte, noncurante e
distratto. E mi hai accantonata, scordata, ignorata. Mi hai bruciata! (pausa) Solo ora ti ricordi di me: Al momento del tuo distacco dal mondo. Solo ora vorresti afferrarmi. Ma prima non hai voluto, adesso ,non puoi. Addio, io ti lascio!-
La Vita, pian piano, esce di scena. L'uomo resta mpressionato, disorientato e senza parole. La Morte invece, indietreggia e, quando si avvolge nel mantello, l'uomo cadra` a terra morto. Quindi la Morte si avvicina, lo scuote e lo aiuta ad alzarsi. 
Mort.-Alzati uomo, vai verso il tuo destino.-
Uomo.-( sbalordito, indicando il presunto suo corpo) E lui?-
Mort.-Quello non t'interessa piu`. Vai!-
Riprende la musica della caduta e dell'aldila`. L'uomo compie gli stessi gesti della prima parte e, quando intravvede la lunga fila di simili ad uomini, entrata da destra, si avvicina a capo chino.
Guid.-E tu chi sei?-
Uomo.-Fui un uomo, Guida, portami dove devi.-
Guid.-Vieni, seguimi, la meta, per te, e` ancora molto lontana.-
L'uomo si accoda alla lunga fila e pian piano esce di scena. Le luci si abbassano, la musica si attenua, poi buio.

Fine.