Il supplice

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Il Supplice

                                                         

                                                      IL  SUPPLICE

                                                             

                                                  Commedia  surreale

                                                 In  tre  atti  e  prologo

Sinossi: Dei gruppi di ragazzi, davanti ad una discoteca, altercano tra di loro; un giovane, Corrado, lieder dei Librini, viene colpito alla testa, e resta a terra gravemente ferito e viene soccorso da un misterioso vecchio barbone. Il giovane, come conseguenza del colpo subito, identifica il vecchio con il mago Merlino e gli si presenta come Artù di Bretagna. Da lì, in virtù dei “poteri” del misterioso barbone, si innesca una vicenda surreale: La ricerca del Santo Graal ad opera dei cavalieri di Re Artù. Durante una lotta contro le forze del male, il giovane  Artù-Corrado, viene nuovamente colpito alla testa e, conseguentemente - risoccorso dal vagabondo- ritorna alla dimensione reale, ma con reminiscenze dell’avventura vissuta, e con tante domande da fare e tante risposte da esigere.  

Personaggi:

Supplice, nel prologo;

Kore, nel prologo;

poi:

Vecchio barbone;

Corrado ………..dei Librini  ;

Nello………………..”

Roberto ………….... “

Toty………………..”

Franz……………… “

Angela……………. “

Livia……………… “

Pietrino ( mimo - o giovane down- piccolo folletto, smilzo, vivacissimo, ingenuamente furbo, sempre pronto a buttarsi nella mischia, facendo confusione e pasticci. Egli non parla, ma dirà una sola battuta, nel terzo atto).

 

Simo, capo degli Arrapats ;

Ranocchia, capo degli Spietati;

1° buttafuori;

2° buttafuori.

 

                     

E, inoltre, ragazzi e ragazze “Spietate” e  “Arrapats”.

      

                                                    Prologo

Sulla scena al semibuio si vedrà muovere una figura umana. Sembra irrequieta, e guarderà spesso verso l’alto. Poi, sempre dall’alto arriverà un cono di luce che illuminerà la figura. Essa sarà quella di un uomo vecchio, vestito con una logora tunica.

Supplice – Supplico te Kore - figlia di Demetra signora delle messi, e del sommo Zeus padre degli dei.

Te, sposa del signore degli inferi Hades.

Te Kore, che dalla terra primaverile sprigioni i germogli dei frutti, dono degli Dei agli uomini mortali.

Te invoco, protettrice della città fondata da Trittolemo - dove mio padre mi fece nascere - e che fu consacrata a te a tua madre, il cui culto fu stabilito per onorarvi.

Te, che con la Madre delle messi, fondaste il Sacro Culto, ascolta questo tuo devoto servo che ti implora, ti supplica, che brama la tua benevolenza, o protettrice degli Eleusini.

Te imploro, Kore, mostrati e ascoltami.-  

Voce-  Parla o Supplice?-

Supplice – Si, parlo, Kore mia protettrice e signora dell’Eternità...-

Kore – (interrompendolo) Supplice, lo sai, che sono Kore, figlia di Demetra solo per i quattro mesi primaverili, e nei restanti otto mesi sono Persefone, sposa di Hades e Regina dell’Ade? -

Supplice- Si lo so, ma per me sei sempre l’adorata Kore di quando ero in vita, ma ti venero anche come Persefone, qui nell’Ade.-

Kore – Bene così. E dimmi, cosa desideri?-

Supplice - Regina, desidero che tu mi permetta di andare sulla terra dei viventi, anche per un solo giorno.

Kore- Ma ti ho già accontentato una volta, quando volesti scendere per comporre una opera sul Re dei barbari.-

Supplice- Come sempre hai ragione grande Regina, ma adesso mi pulsa la necessità di riscrivere quella storia, e stavolta la voglio comporre sotto un’altra forma più semplice, meno impegnata, forse anche allegra. Fammi la grazia, ti prego.-

Kore – Tu non puoi chiedermi ciò che non è in mio potere. E sai che Hades è irremovibile.-

Supplice- Ti supplico, Regina, intervieni. Io ti sono stato sempre fedele, ho sempre rispettato i tuoi riti, ho fatto le offerte, le libagioni, ho mantenuto il segreto dei Sacri Misteri che ci furono prescritti, in tuo onore e di tua madre Demetra.

In considerazioni alle mie opere, dei miei sacrifici, e ai meriti acquisiti, sarò pur degno di una eccezione.

Poi, grande Regina, nella città dove vorrei andare, i suoi abitanti hanno eretto- in memoria del tuo rapimento e delle regali nozze, e, soprattutto per onorarti- una grandissima fontana in una grande piazza, dove sei raffigurata tu, mia signora, nell’attimo in cui Hades, tuo sposo e Re degli inferi, ti rapisce per farti sua sposa.

Siete stati scolpiti con sembianze di giovani corpi, belli, forti, armoniosi.

Sai? è un’opera molto degna di un Re e di una Regina, molto grande- scolpita non nel marmo, come la prima, ma con un materiale che gli uomini hanno inventato e che è, credo, molto costoso, il quale rende meglio del marmo egiziano più pregiato- allo scopo di onorarti come meriti, insieme al tuo sposo.

Credimi mia Signora; e, sai? Come quei cittadini  come chiamano quest’opera d’arte? La chiamano “Il Ratto di Proserpina” nome col quale i romani ti riconoscono e ti onorano.

La vuoi vedere?-

Kore – Ah, si, la vedo. Mi piace. Sei un adulatore, Supplice, e mi stai inducendo a fare un’altra eccezione. Spero che Hades non si irriti con me. Ma se andrai chiederò a Calliope, Erato, Melpomene e Talia, d’esserti vicino e d’ispirarti.-

Supplice – Per questa volta mi servirebbe solo l’ispirazione di Erato, perché comporrò un’opera lieve, adatta a dei giovani, e ci sarà anche l’amore, e… -

Kore – Amore? Ti sei rivolto a Eros? (allarmata) -

Supplice – Mai sia! Non ti farei mai uno sgarbo simile. Allora grande Regina, mi lasci andare?-

Kore – Acconsento, vai. Ma, ora che ci penso, non chiederò neanche a Erato di ispirarti… per prudenza; poi, per quello che hai in mente di comporre, tu non ne hai certo bisogno.

Vai, ma, ti ammonisco, il tuo soggiorno sia brevissimo… e in incognito, non vorrei che quest’eccezione arrivasse alle orecchie di Hades. Anzi vai subito, prima che torni il mio sposo, perché, dopo, io non potrò far più nulla per te.

Ecco, vedo un vecchio laggiù che sta per raggiungerci nell’Ade, presto, prendi il suo posto.-

Supplice – Volo, mia Signora e sappi che la mia gratitudine sarà immensa e eterna. Ti onorerò mia Regina con l’opera che dedicherò a te.-

Kore – Tu conosci l’arte del blandire, poeta. Vai.-  

                                              

                                                     Atto  Primo

A sipario chiuso, inizierà la musica d’apertura, dolce, suadente. Pochi minuti e il sipario si apre.

Sul palco sarà stata ricostruito uno scorcio di piazza con una viuzza laterale. Al centro dello scorcio ci sarà l’entrata di una discoteca. In scena, man mano, con musica sempre crescente, entreranno gli Arrapats (cinque, sei ragazzi e ragazze)  e quindi gli Spietati (ancora cinque o sei ragazzi e ragazze). A margine della quinta di destra, entra un vecchio mendicante che svolge i suoi cartoni e vi si accuccia sopra e guarda attorno con aria di grande curiosità, poi vede i ragazzi e fa un ampio gesto comprendendoli tutti.

Vecchio- Eccoli, i miei personaggi. Incominciamo lo svolgimento, ma molto cautamente.-

Infatti, subito dopo, tutto diventa atmosfera da sogno. I ragazzi danno inizi al ballo. Simo e Ranocchia guidano la coreografia, che a poco a poco, seguendo la musica si affievolisce. A questo punto, dalla discoteca escono due buttafuori che li incitano allo “sballo”.

 Gioco di luci per tutta la durata dell’operazione.

1° buttafuori – Olè, olè, olè,

                        siamo forse qui per il pianto?

                        O  non ci siamo per lo schianto?

                        Ehi, ragazzi svampiti, per provare

                        emozioni, se  vi va di shiokkare,

                        su, avanti, entrate!

                        

2° buttafuori -   Su, su, su,

                         Dentro si fa un pieno da sballo,

                         basta un soldo e già sei in ballo,

                         e un’estasi… d’evasioni

                         vi aspetta qui - fikettoni.

                         Suvvia,  dai, entrate.

Insieme -          E’ già pronto  il vostro festino

                         tra il sesso, il fumo e il vino

                         - oggi, qui. Presto, “beddi valenti”.

                         Ehi, non fate gl’indifferenti.

                        Avanti, dai, entrate!

2° buttafuori -  Olè, olè, olè,

                         ragazzi da sballo,

                           

1° buttafuori -  Su, su, su,

                        col “mito” a cavallo.-

(eventualmente ripetuta più volte)

Riprende la musica sempre più viva e forte. Coreografia fatta da tutti i ragazzi ai quali si unisce sopraggiunto gruppo del Librino, con Corrado in testa e con Pietrino che balla goffamente. Poi la musica scema e finisce, mentre i gruppi affluiscono nella discoteca. Intanto Corrado scorge nei pressi della viuzza, il vecchio barbone raggomitolato nei cartoni, come se già dormisse. Ranocchia, ancora in scena, vestita da Yuppie, dondolandosi, sta per accendersi uno spinello, quando nota il barbone, quindi, come colta da improvvisa idea, si china e cerca di dare fuoco ai cartoni dove il vecchio è accoccolato. Corrado che seguiva incuriosito tutta la scena, a questo punto interviene.

Corrado – (avvicinandosi decido) Ehi, che fai? Spegni quel fiammifero.-

Ranocchia – ( guardando sbalordita il ragazzo che è intervenuto) Toh! Un altro cavaliere senza macchia e senza paura.- (continua la sua azione)-

Corrado – Spegni quel fiammifero, per favore.-

Ranocchia - E se non volessi? (si brucia le dita) Ahi! -

Corrado - … ti bruceresti le dita…-

Ranocchia – (accingendosi ad accendere un altro fiammifero con aria di sfida) Vediamo ora cosa ne dici, bamboccio!-

Corrado - Sii cortese, spegni quel fiammifero, non cerco rogne, ma non permetterò che tu faccia del male - a quel poveretto. Lascialo in pace, ha già i suoi problemi…-

Ranocchia – E tu che ne sai?-

Corrado – Non lo so, lo immagino…

Ranocchia -…lo immagina…il cavaliere senza macchia…-

Corrado - … e senza paura…dai spegni.-

Ranocchia- Manco per il cavolo ( si china e accende il cartone)-

Corrado – ( fermandola energicamente e spegnendo la fiamma; intanto sono usciti i Librini  in cerca di Corrado, Pietrino lo indica saltellando) Ti ho detto di non farlo!-

Ranocchia – Cornuto e sbirro! Ti fai forte perché siete in sette contro una. Battiti da solo, bamboccio! (prende posizione).

Corrado – Ti ho già detto che non cerco rogne. Vattene via. (poi, ai suoi amici, e impedendo vistosamente l’intervento di Pietrino) E voi state lontani. (alla ragazza) …vai via per favore.-

Ranocchia – Bastardo! Con chi credi di parlare? Io sono Ranocchia, capo degli Spietati, e sono capacissima di sbudellarti – bamboccio.-

Musica in sottofondo. Inizio azione di contrasto. Escono due buttafuori dalla discoteca.

1° buttafuori – Calma, calma…cosa succede? Qui niente schiamazzi, litigi, o pestate! Toglietevi dai piedi… via tutti! Ho detto via tutti!-

Ranocchia –  Buttafuori, calma, calma. Ranocchia non cerca rogne con i buttafuori… (a Corrado) ci rivedremo…bamboccio. ( Esce di scena sghignazzando).

2° buttafuori (vedendo il barbone) E tu vai via da qui! (gli molla un calcio) Quante volte te lo dobbiamo dire? Qui non è posto per te…crei sozzura…

1° buttafuori - … crei litigi…

2° buttafuori - … crei turbolenza..

1° buttafuori - … a chi si deve divertire…-

2° buttafuori - … e…viaggiare...-

1° buttafuori -…nei paradisi…-

2° buttafuori - …senza quel kazzo di coscienza.-

Corrado – Lasciatelo stare, ci pensiamo noi…se non vi dispiace…-

2° buttafuori – (soppesandolo con lo sguardo) Tu? E va bene, però portatelo via presto e lontano, molto lontano a qui - intesi!? (minacciosi rientrano nella discoteca).

Corrado – Garantito. (poi al vecchio) Vecchio, su alzatevi, qui non siete ben accetto, trovatevi un altro posto più tranquillo per il vostro pisolino…-

Vecchio Barbone – (guardandolo con sguardo benigno e sforzandosi ad alzarsi) Grazie… amico… (prende la mano che Corrado gli tende, si alza e dice tra se) Questo giovane mi sembra il personaggio giusto. (poi a Corrado) …grazie…giovane buono. -

Corrado - … di niente, vecchio…buona notte…-

La musica si alza, diventa una melodia.

Vecchio - … ‘notte…( sta per allontanarsi, poi ci ripensa, guarda i ragazzi e declama o canta)

                Ma…vaga è la notte,

                i sogni svaniti,

                muti i pensieri, spenti sguardi

                negli occhi appassiti.

                Piatta è la vita,

                logora è l’ora,

                e i momenti infiniti marciscono

                già, desolati, stanchi.

                Ma, il tempo è vicino,

                magari domani,

                e ciascun uomo sceglierà

                la propria partita.

                Per chi si giocherà

                la propria vita.     

                il termine destinato è già.

               Un guizzo di luce

               E… quel che sarà, sarà.-

I ragazzi restano sorpresi, poi, lentamente, girandogli attorno, declamano (o cantano) e danzano. Musica dura. Luci adeguate. Entrano in scena gli Arrapats, che fanno circolo al circolo. Pietrino balla per i fatti suoi. Il vecchio guarda sorridendo, poi fa guizzi con la mano, come se dirigesse un’orchestra.

Corrado – Già, il destino,

                 la vita,

                 il gioco, il tempo…

                 ma che tempo è mai questo - gente?-

Rullo metallico di tamburi, in sottofondo.

Librini–    Nuvole rosse

                Venti impetuosi,

                lampi accecanti,

                terre tremanti.

Arrapats – Sodoma avvampa,

                 Ninive inciampa,

                 Babele resta

                 Nell’incomunicabilità.

Librini –  New York formicolante

                Roma dormiente,

                Mosca e Parigi,

                Pazze città!

Arrapats –Inghiotti i ragazzi

                Torvi sadici e pazzi!

                Droga spezzante,

                nella quotidianità.

Librini – Sodoma avvampa,

               Ninive inciampa,

               Babele resta

               Nell’incomunicabilità.

Arrapats –Senza speranza

                L’uomo avanza

                E nel buio destino

                Speranza non v’è.

Corrado – Gente, gente, gente!

              Chi spezzerà la spirale,

              Chi vincerà il mortale,

              Chi ci salverà? 

Nel frattempo rientra in scena Ranocchia, seguita dalla sua banda, per la vendetta. La musica diventa di violenza, scandita da tamburi di latta (bidoni di benzina vuoti?) e inizia l’attacco.

I gruppi si scambiano colpi su colpi, gli uni contro gli altri, finchè escono dalla discoteca i due buttafuori, uno dei quali colpisce Corrado con duplice pugno, alla nuca. Corrado stramazza per terra. Ranocchia resta allibita, poi, insieme agli Spietati, lentamente, indietreggiando, lascia la scena. Così pure gli Arrapats. I Librini, prima tentano d’inseguirli, poi soccorrono l’amico. Anche il vecchio barbone accorre e si china sul giovane, come se volesse richiamare in vita un moribondo. I due buttafuori, sprezzanti rientrano nella discoteca, inseguiti da Pietrino che goffamente tenta, invano, di colpirli.

Il giovane resta inerte, tra le braccia del vecchio, per un minuto circa. Quindi Corrado, lentamente rinviene, ma è intontito, non connette. Improvvisamente, vedendo il vecchio, diventa ossequioso: il colpo sembra averlo fatto andare fuori di senno. 

Corrado – Vecchio, chi sei?

Vecchio – Sono il barbone…-

Corrado … ah, quello…-

Vecchio – …quello, si.-

Corrado – Quello? (dubbioso, poi deciso) Ma no, sei Merlino, vecchio furfante.-

Vecchio – Merlino? (poi tra se) Ci siamo. (quindi a Corrado) Hai detto Merlino il Mago?-

Corrado – Certamente, il Mago - al mio servizio.-

Vecchio – (accondiscendente) Ah , certo, al tuo…servizio? Ma tu sei forse…Artù?-

Corrado – Così mi chiamano.-

Vecchio – Re Artù?-

Corrado – Oh, bella! Lo metti in dubbio?-

Vecchio – ( tra se) No, no, giammai. (a Corrado) Certamente, Sire, sono Merlino il vostro fidato mago, al vostro servizio. (assecondandolo come si farebbe con i bambini o con i pazzi)-

Corrado – …vecchio mago, dammi qualcosa, ho la testa che mi scoppia.-

Vecchio – Ecco… Sire, prendete questa pozione…(gli offre da bere qualcosa da una fiaschetta)-

Corrado – ( bevendola) Ah, buona. Certo, Sire,  ( poi tra se) ma Sire chi? Sire di che cosa? ( al vecchio) Oddio che confusione nella mia testa. -

Vecchio – (tra se) Inizio dell’opera, poi tutto passerà. (a Corrado) Certo, Sire di te stesso, Sire della tua vita, Sire della tua coscienza. (annuendo col capo, poi al giovane) Signore di Britannia, Sire.-

Corrado – Ah, certo, certo. Sono Signore di Britannia, Vecchio furfante. ( vedendo agli altri ragazzi) Ehi, amici, ci siete tutti? Benvenuto Lancillotto del Lago (a Nello), e anche a te, Parsifal della Foresta (a Roberto), e a te, Galvano delle Nuvole (a Toty) e anche a te mio Tristano delle fonti (a Franz). Ah ci siete pure voi mie giovani e dolci amiche: salute a te mia diletta Ginevra del Fiore, e a te, giovane e leggiadra Cassandra di Avalon.-

Vecchio – ( a parte) Accidenti come corre.-

Corrado - Amici, vi ho convocato…(al vecchio) perché li ho convocati? –

I ragazzi si guardano l’un l’altro sbalorditi, ma non intervengono, anche perché il vecchio fa loro cenno d’assecondarlo. Poi la musica d’inizio, gradatamente, si fa sempre più misteriosa, irreale, fantastica. Così pure le luci simuleranno un’altra dimensione.

Vecchio – Voi solo lo sapete, Sire…-

Corrado – Io? (pensieroso) Ma certo, naturalmente… è…è …per il Santo Graal…( al vecchio) Vero?-

Vecchio-  ( Sottovoce) Se lo dite voi…-

Corrado - …già, ora ricordo tutto. Tutto! Amici ho avuto una visione stanotte. Ho visto un uomo vecchio, avvolto in strani vestiti, non di stoffa o di pelle, ma di…carta, No, ecco cos’era, era una pergamena, forse di papiro… e c’era scritta una  storia… strano, vero? Il vecchio mi ha teso la mano e mi ha detto, leggi la leggenda di Artù di Britannia, che ora sei tu. Un Re che l’umanità aspettava, per la grande impresa: il ritrovamento del Santo Graal. Tu, dunque, e i tuoi cavalieri siete investiti dalla suprema missione: riportarlo all’umanità.

Dunque, per ciò vi ho convocato, per farvi partecipe di questo grande avvenimento, e il nostro mago Merlino ci aiuterà nell’impresa. Parla tu, vecchio!-

Intanto la musica cala. Fermo di scena per tutti, tranne per il vecchio,  illuminato dall’occhio di bue, parlando come se facesse una riflessione.

Vecchio - E dopo quest’imprevisto colpo alla testa, ora che faccio? Continuo? Devo ancora assecondarlo? Sarà bene? Certo Corrado ha avuto, nell’incoscienza, la visione della Verità, ha sondato lo Spazio e il Tempo… ha sfiorato i Misteri, ed è entrato in contatto col Mito…Ma con quali conseguenze? E poi, capirà? E sarà in grado di sopportare la Verità? E gli uomini capiranno? E i suoi amici lo abbandoneranno? Lo escluderanno, lo isoleranno? Certo, penseranno che ciò che gli è accaduto, durante l’incoscienza, è stato causato dal colpo al cranio…E se lo mettessi nei guai per ciò che direbbe, o col suo comportamento?  E se fosse tutta colpa mia?- 

S’ode la voce di Corrado.

Corrado – Ehi vecchio, ti sei incantato?-

Vecchio – Arrivo, arrivo…(c.s. e sempre tra se)  Devo andarci cauto… nell’immetterlo nell’opera, insieme agli altri giovani compagni. Cosa fare? Debbo intervenire anche su di loro? Inserirli nel…sogno? Posso? (riflette) Beh, certo, potrei…no, posso! Infine non farò ciò che ho sempre fatto? Inventare storie… si va bene, quelle erano manipolazioni di Miti, rivolti alla catarsi del Popolo, come diceva Aristotele. Ma qui ci sono solo dei ragazzi irrequieti abbisognevoli di un ideale a cui riferirsi, e il Mito del Santo Graal, come soggetto, per conto mio, è perfetto.

Certo, però, non voglio portarli lontano, non vorrei agire in grande, ma nello stesso tempo vorrei dare loro un’esperienza importante, ma locale, relativa – sempre adatta a dei ragazzi - esplicata in piccolo, per il bene di questi giovani turbolenti, molto turbolenti…però, chissà, un domani…Magari potrebbero maturare, capire… affrontare i Misteri…Ma si! Lo faccio! La visione di Corrado sarà il filo conduttore. (come ispirato, evocando un evento, parlando tra se, con luce solo su di lui dubbioso) e amplierò la Visione e inventerò, per le loro giovane mente, una storia adatta ad essi, con delle immagini che saranno tra il reale e l’irreale, il vivido e il fluttuante, da leggenda. Opererò col Mito tra la realtà e il sogno. (gli effetti di luce e musica misteriosa si alzerà gradatamente)

Infatti, lui, ora, Corrado del Librino, sarà Re Artù di Bretagna, e loro (man mano li indica) loro, dovranno essere i suoi cavalieri senza macchia e senza paura e le sue dame virtuose, che egli ha appena  nominato.

Ma, coinvolgerò anche Ranocchia che potrebbe essere Nemo di Nessuno, (indica il punto da dove è uscita Ranocchia) spietato esecutore, e pure Simo, un Uther vizioso, ambizioso e violento, Re di Cambria ( accenna alla parte opposta della scena, dove si intravede Simo che si pulisce le unghie con un coltello) che  ostacoleranno il loro cammino, a la loro ricerca.

Essi e la loro banda, rappresenteranno le forze del male, che nascondono agli uomini la Visione  del Mito, del Santo Graal. Dovranno affrontarli e lottare. Questa sarà la traccia.

E questa volta mi voglio divertire anch’io... bene così.

Ed ora iniziamo. (rivolto a tutti) Cavalieri, indossate i mantelli.-

I ragazzi, come automi, eseguono. Solo Petrino è rimasto se stesso, e si avvicina timidamente al vecchio, richiamando la sua attenzione, tirandogli il mantello.

Il vecchio, da quel momento Merlino, lo guarda teneramente.

Marlino – Eh già, tu non parli, ed io ti stavo dimenticando, mio buon Pietrino, scusami. Vediamo, vediamo…dunque, a te farò fare…farò fare…ci sono: tu sarai il Giullare di Re Artù. Ecco il berretto e il mantello.- 

 

Pietrino salta di gioia, abbraccia ripetutamente il vecchio, fa piroette, lo bacia numerose volte, si ammira nelle nuove vesti, poi si ferma statuario come gli altri.

Merlino -  Oh, Pietrino,

                  anima candida. In verità,

                  per te la magia è realtà,

                  niente trucchi, ne pozioni,

                  hai già in te le Visioni.

                  Folletto e mago pazzarello,

                  e per alcuni - solo zimbello

                  Stendi la mano al Mito

                  ma non sai afferrare,

                  tu conosci lo spirito,

                  ma non lo sai usare.

                  Ecco il premio che la Natura,

                  Madre buona, ti ha donato:

                  vivere nella favola pura -

                  per sempre, figlio beneamato.-

Angela/ Ginevra – ( rompendo l’atmosfera di incantesimo) Ebbene, Merlino, ci vuoi forse far nuovamente sognare coi tuoi trucchi e le tue pozioni? Che sogni ci fai avere, questa volta, Mago?-

Merlino – Nulla… niente…nessuno…ma tutto…ecco vedete questo libricino? (mostra il libro) ebbene, qui c’è scritta una interessante storia nella quale immergervi – in parte assurda, in parte vera. Vedete? Narra delle vicende del Santo Graal. Sapete che cos’è il Santo Graal?-

Nello/ Lancillotto – No… beh, forse…non sarebbe per caso…-

Roberto/ Parsifal - … il calice dell’ultima cena? (Merlino sorride, scuotendo il capo)-

Toty/ Galvano - …la tunica del Cristo? (Merlino c.s.)-

Angela/ Ginevra - …la corona di spine, forse? ( c.s.) 

Franz/ Tristano - …ho sentito parlare della…Maddalena…-

Merlino – (sbottando) Quella è una solenne sciocchezza! Roba da asini!-

Livia/ Cassandra – … e allora diccelo tu.-

Petrino/ giullare annuisce ripetutamente.

Merlino – Per l’uomo il Santo Graal è il Nulla e il Tutto, il Niente e l’Universo, l’Attimo e l’Eternità. Insomma il Mito! Nessuno l’ha visto, ma tutti pensano che sia il Trascendente sulla terra. E trovarlo significa redimere l’umanità, e forse salvarla dall’autodistruzione, perché, s’immagina, che esso racchiuda in se … il Logos  - in terra. E per adesso di più non vi dico.

Trovatelo e saprete.

Le forze del Male, però, vi si opporranno. Essi lo tengono celato, diciamo, in un castello incantato, altre i monti e il grande mare.

Ma sta anche scritto che un cavaliere senza macchia e senza paura lo troverà e lo ridarà all’umanità, affinché …eccetera, eccetera.

Esso, poi sarà esposto a tutti i popoli della terra, in tutti i luoghi, come segno di pace e fraternità…( tra se) e vi sembra poco? (poi solenne) Quindi chi meglio di voi può tentare l’impresa?

Ecco la grande sfida per Artù e i suoi  cavalieri senza macchia – speriamo - e senza paura.-

Artù – Avete sentito?-

Tutti – Si!-

Artù-  Mi aiuterete a trovarlo?-

Tutti – Si!-

Artù – Lo giurate voi?-

Tutti – Lo giuriamo!-

Il giullare annuisce vistosamente. Il vecchio si mette in disparte.

Artù – Miei cavalieri,

           per l’uomo che sogna,

           trovatelo; andare, partire,

           agire bisogna.

           Nei cieli sta scritto:

           nell’ostello stregato,

           è serrato, e a tutti nascosto,

           all’Amore celato.

Tutti - Sveglia ragazzi

           Il tempo è già,

           lasciarlo a dei pazzi

           saggio non è.

Artù - Corri Persifal della Foresta,

           vai Lancillotto del Lago,

           svelto Galvano delle Nuvole,

           lesto Tristano della Fonte.

           Che ciascuno vada

           per la propria strada,

           a combattere per la conquista,

           con saggezza e virtù.

Tutti - Sveglia ragazzi,

           il tempo è già,

          lasciarlo a dei pazzi

          saggio non è

Ginevra -    ( a parte) Che pena m’opprime,

                   il mio cuore gela…

                   ma esso non muore per Re Artù,

                   ma si spacca per…lui?

                   Ah, Lancillotto,

                   dal grande coraggio,

                   calma questo cuore galeotto,

                   che muore per te.

Cassandra – Ecco che già vanno,

                    come ragazzi vanno,

                    ma quando ritorneranno a noi,

                    saranno gli stessi?

                    Correte veloci,

                    bruciate le tappe,

                    riportate presto il Santo Graal,

                    alla cristianità.

Tutti –        Sveglia ragazzi,

                   il tempo è già,

                   lasciarlo a dei pazzi,             

                   saggio non è.

Il Giullare va da un cavaliere all’altro, come se si dovesse rendere utile, ma fa solamente confusione.

   

Artù – Allora in marcia miei cavalieri, e ci rivedremo qui, tra un anno, e col Santo Graal con noi.-

Scena della partenza. Musica e coreografia adatte.

Fine primo atto.

                                                    Secondo  atto

In quest’atto, che sarà ancora di irrealtà più marcata, il palcoscenico sarà suddiviso in due ideali parti. Quando un personaggio opera a destra, la parte sinistra sarà buia, e viceversa.

Ripresa della musica d’inizio. Pochi minuti, poi la musica cala.

Il vecchio pur non intervenendo nelle scene, sarà discretamente presente in qualche parte marginale del palco, e osserverà lo svolgimento degli eventi, interessato, ma non sarà preoccupato.

I costumi degli Spietati saranno delle mantelline nere indossate sui jeans; quelli degli Arrapats, invece saranno mantelline rosse. 

Quindi entra in scena Lancillotto (mantello giallo, come tutti i suoi amici del Librino). Musica adatta . Gli Spietati e gli Arrapats ostacolano il suo cammino sul palco.

Lancillotto- Ciascuno corra per la propria strada,

                    ciascuno insegua il proprio destino.

                    Folla impazzita, cedimi il passo.

                    Io cerco la grande impresa,

                    ma qual essa sia forse non so,

                    e se esiste, proprio non saprei.

                    Cerco uno scopo per me e l’umanità.

                    Sicuramente…lo cerco,

                     senz’altro lo trovo…

                     col braccio e col cuore…

                     senza timore…

                                     

                    Oddio, sento un vuoto in me,

                    brividi mi trapassano la schiena,

                    torpore, sfinimento, debolezza,

                    mi assalgono.

                    Sono esausto del Nulla.

                    Perdo la baldanza,

                    divento un vigliacco?

                    No! No! Rivoglio la mia forza,

                    cerco quel che voglio,

                    ambisco ciò che ignoro,

                    e pretendo di più!-

Poi, come se prendesse coscienza di un fatto ineluttabile.

                    Oddio! No, no, è Ginevra

                    Che mi schianta il cuore!

                    Ed ora so cos’è:

                    Ella è l’amore!

                    Amore, amore, amore,

                    che irrompi improvviso,

                    che inondi la mia vita,

                    che sai di peccato!

                     Amore, tempesta d’amore,

                     che non sai negare,                    

                     che fuggir vorresti,

                     ma non puoi.

                     Amore, finalmente, amore.

                     Ma quale prezzo -

                     caro, folle, amaro -

                     Pagare dovrò?

                      

Nemo, insieme ai suoi, sta molto vicino a Lancillotto, e, nei movimenti coreografici, si dovrà sottolineare la soddisfazione della donna per la canzone di Lancillotto, perché sa che essa è indirizzata a Ginevra, donna del suo Re.

Nemo – Ah, è Ginevra, bene, bene. Allora discordia e forse morte. E uno!-

Il Giullare, in un angolo della scena, piange silenziosamente.

Cambio di luci e di musica. Nella parte opposta della scena  c’è Parsifal. I gruppi sono sempre gli stessi. Ma la scenografia presenterà delle funi elastiche che gli attori, manovrandole, impediranno i movimenti al giovane: è la dipendenza alla droga.

Parsifal -  Possano le forze del Male

                sprofondarsi nell’abisso.

                Possano gli uomini impuri

                Bruciare nella Geenna;

                possano affogare giù,

                nelle sabbie mobili

                del vizio.

                Possano gli ingannatori

                Impiccarsi all’albero;

                possano i paradisi artificiali

                dissolversi nel nulla,

                sparire!

Nemo -( gli offre lo spinello) Tieni bello, arriva in paradiso…(ride crudelmente).

Parsifal-   Ti odio foglia letale!

                Che mi invischi

                Con le tue trame,

                nella più squallida vita

                mortale.

               

                Vincere te, sarà la mia gloria.

                Abbatterti mio trofeo,

                purificarmi da te

                sarà la vita.

                Per giungere al

                Santo Graal.

                Amen.         

                      

Ma, intanto che declama ( o canta), Nemo, gli gironzola attorno sempre offrendogli la droga, che Parsifal, tenta di rifiutare, si sforza, lotta, nella simulazione delle funi elastiche, ma invano. Infine crolla, vinto dalla droga.

Nemo – E due!

Il Giullare si porta le mani ai capelli, disperandosi. Poi la scena si dissolve e si fa buia. Riprende dalla parte opposta, dove c’è Cassandra (mantello azzurro). Poi, musica adatta per il suo canto.

Cassandra – Amo il mio Re,

                     l’amo da una vita,

                     di un amore senza speranza,

                     perché sposo di un’altra.

                     Un’altra che non l’ama,

                     che volge la sua brama,

                     verso un amico del mio Sire,

                     che lo fa ingelosire.

                     Amo il mio Sire,

                     l’amo col mio sentire,

                     l’anima mia ricolma d’amore,

                     per l’uomo, mio signore.

                    Voglio solo morire

                     Perché tanto soffrire?

                     coi lacci della malinconia 

                     gonfia di gelosia.

                    Certo, morire è bello,

                    per un amore sublime,

                    per la voglia insana di finire,

                    una vita infelice.

Il Giullare la guarda con compassione, poi a gesti tenta di consolarla.

Entrano in scena gli Spietati e gli Arrapats. Tamburi di violenza.

Le due bande si contendono la ragazza, poi è Uther che ha la meglio. Gli uomini circondano la giovane che viene, simbolicamente, violentata da tutto il gruppo.

Entra Ginevra (mantello color fragola) che consola Cassandra, mentre il gruppo la sta a guardare insolentemente.

Ginevra – Che siate tutti maledetti!

                 Uomini infetti,

                 bestie feroci,

                 selvaggi,

                 senza Dio nè Croci.

                 Uther maledetto!

                 Tu non potrai avere,

                 né madre,

                 né sorella,

                 né sposa,

                 né figlia!

                 Tu vivrai sempre

                nell’angoscia,

                nel terrore,

                che un uomo,

                una bestia come te,

                la tua donna violenterà!

                Guardala Uther,

                maledetto!

                Ella adesso farà un bagno

                in acqua calda e profumata,

                e sarà purificata,

                di nuovo beata.

                Ma tu Uther maledetto!

                Non dormirai più

                nel tuo letto, tranquillo.

                C’è un uomo, un Re,

                nel tuo destino,

                che ti farà pagare

                l’abominio!

Il Giullare, rivolto verso Uther, gli fa cenni come per dire: vedrai, vedrai…

Luce dalla parte opposta. Entra Galvano. Musica adatta. Luci adatte.

           

Galvano – Mi sento strano, intrappolato,

                 turbato, in confusione:

                 è some se vivessi tra passato,

                 presente e incerto futuro.

                Cosa mi succede? –

Gli Arrapats e gli Spietati lo studiano, incerti sul da fare. Vorrebbero attaccarlo, ma il ragazzo è un colosso e incute timore reverenziale. Poi gli danzano attorno per confonderlo, ma Galvano col semplice gesto della mano li blocca. Fermo di scena.

         

 Galvano - Sirene, sirene, sirene,

                 e non solo sirene.

                 Chimere, chimere, chimere,

                 e non solo chimere.

                 Illusioni e illusioni,

                 ma non solo illusioni.

                 Ah, vorrei cambiare il mondo,

                 lo vorrei a modo mio,

                 con l’amore più profondo

                 di cui sono capace,

                 per l’Universo e per la natura verde,

                 per la farfalla e per la nuvola,

                 per l’uomo o per la sua figura.

                 Ma un muro di gomma

                 Mi circonda,

                 la notte è più profonda,

                 un rumore mi rimbomba,

                 la luce non brilla più!

                 Muro di gomma

                 E la vita che t’imbrutti,

                 per un uomo contro tutti,

                 violenza, stragi e lutti.

                 Voglio la verità!

                    

                 Muro di gomma

                 Sul mistero de’ delitti,

                 gli egoismi, gli sconfitti.

                 gli ideali trafitti!

                 Voglio la verità!

                 Muro di gomma

                 E la libertà sognata,

                 giustizia mai data,

                 e la pace rimandata.

                 Voglio la verità!

                 

                 Muro di gomma

                 E i giovani ingannati,

                 coi cuori insanguinati,

                 dei vecchi rassegnati.

                

                  Muro di gomma

                  E distrutti i sentimenti,

                  la gioia di … quei momenti,

                  dei mille tradimenti        

                  Muro di gomma

                  E la vita senza sapore

                  Di una noia incolore,

                  d’un amore dato a ore.

                  Muro di gomma

                  Sulla speranza che straccia il velo,

                  per un grido lanciato nel cielo,

                  da un uomo che ha intuito

                  che lassù, nell’infinito,

                  brilla una stella anche per te.  

                  Sirene, sirene, sirene,

                  e non solo sirene.

                  Chimere, chimere, chimere,

                  e non solo chimere. 

                  Illusioni, illusioni,

                  e non solo illusioni.

                     

                  Voglio la verità!

Riprende la scena, Nemo gli si accosta e spavaldamente lo sfida. Galvano, prima esitante, schivo, poi accetta. Si battono, Nemo ha la peggio e fugge via. Il Giullare, vistosamente, si congratula con Galvano

Galvano – E uno!

Sull’altra parte della scena, con luci e musiche appropriate entra Tristano.

Tristano – Sono solo,

                 immensamente solo,   

                 tremendamente solo.

                 E sono infelice.

                 Ho avuto l’amore,

                 di una donna, incolore,

                 che mi ha preso il corpo,

                 lacerandomi l’anima.

                 Solo,

                 decisamente solo…

                 come vorrei qualcuno

                 A cui accompagnarmi…

                 Ma soltanto una persona mi attrae:

                 Galvano!

                 Galvano col suo forte corpo,

                 con quelle grandi mani,

                 con quegli occhi lampeggianti,

                 con la sua voce calda, soffice, sensuale.

                 Galvano!

                 Per pietà,

                 dammi pace.-    

Intanto che declama ( o canta), entrano in scena gli Arrapats. Essi gli girano attorno, studiandolo. Uther è il più interessato alle parole e al corpo del giovane.

Uther – Dai bambolo, di che pace parli? Chi ti deve dare…pace? Dillo a Uther tuo, tesoruccio. E non ti lamentare più, sta per arrivare anche per te il tuo momento – la tua “pace”.-

Tristano – Che vuoi tu? Stammi lontano.-

Uther – Ma che caratterino ha il signorino… Su animo, che ti risolviamo noi i tuoi problemi.-

Tristano- Stammi lontano, sennò sono guai.-

Uther – (ridendo sguaiatamente) Ehi, Arrapats, lo avete sentito? Il giovincello tira fuori le unghie.-

Tristano – Questo giovincello ha ucciso molti nemici – con queste mani.-

Uther – Uhh, uhh, che paura. Senti, ti propongo un gioco, ci stai?-

Tristano – Gioca coi tuoi degni compagni.-    

Uther – Giocheremo, stai tranquillo. Giocheremo tutti insieme, vero Arrapats? –

Tristano – (sulla difensiva) State lontani!-

Uther – (irridendolo) State lontani, maschiacci! Sennò vi faccio la bua. (cambiando tono) Ehi  culettone, tu non vedi l’ora che ti saltiamo addosso. Stai solo facendo “melina” per farci arrapare di più, e ci stai riuscendo, perché ho una voglia matta di sfoderare la mia mazza e ficcartela dentro fino alle budella! Vieni qua bello, che ti servo a dovere…anzi ti serviamo…a turno.-

Gli Arrapats  lo circondano, lo travolgono e lo portano via, gridando sarcasticamente:

Arrapats - Sodoma avvampa,

                 Ninive inciampa,

                Babele resta

                Nell’incomunicabilità.

                Inghiotti i ragazzi,

                torvi sadici e pazzi,

                droga spezzante,

                nella quotidianità.

                Senza speranza

                L’uomo s’avanza…

Nemo – (facendo capolino in scena) E tre! (risata sarcastica)-

Il Giullare si dispera-

Dissolvenza. Dalla parte opposta entra in scena Artù (mantello bianco). Cammina malinconico e pensieroso. Il Giullare lo segue e lo guarda con aria apprensiva.

Artù – Per me è finita,

           che altro mi resta

           Se ho perso l’onore di cavaliere.

           Se ho perduto, in un sol colpo

           amicizia e amore?

           Ginevra, mia dolce e delicata sposa,

           mi avevi giurato fedeltà,

           l’avevi fatto in piena libertà.

           E tu amico dei giochi di fanciulli,

           compagno d’avventure e trastulli,

           avversario dai tanti allenamenti,

           confidente dei miei momenti,

           hai trasformato l’amicizia,

           in implacabile inimicizia.

           La mia donna hai plagiato,

           il mio cuore hai squarciato.

           Che mi resta ancora?

           Cosa aspetto,

           forse che la mia ricerca

           Del Santo Graal mi guarisca,

           delle piaghe del mio cuore,

           inghiottendo la mestizia?

           Ben venga, allora;

           la lotta e la battaglia,

           contro ogni canaglia,

          che soffrire ci fa.

           E così sia.     

                

Quindi gli si fanno attorno gli Spietati e gli Arrapats, che lo sfidano a gesti e a parole. Poi l’assalgono. Artù sfodera la spada (o simulazione di essa). La musica sarà data dal rullare dei tamburi dei bidoni di latta, che man mano crescendo si farà quasi ossessiva, per poi calare quando declama (o canta) Artù.

Artù –  Exalibur, Exalibur,

            spada fatata.

            Dai lontani Astri

            a noi regalata.

            Per l’onore,

            per la giustizia,

            per la verità,

            a me affidata.

            Estirpa dalla terra

            Quest’erba maligna,

            Togli dal mondo

            L’infame gramigna.

            Vinci la turba infame,

            Vinci la feccia del male,

            Doma i malfattori,

            punisci i violentatori!

            Mostrami il tuo valore!

            Per la Sacra Croce,

            di Nostro Signore,

            Exalibur,

            dammi la forza,

            donami potenza,

            per abbattere l’alterigia

            e dare ai nemici la mestizia,

            e la punizione secondo giustizia.-

La musica di cui sopra, riprende  Artù colpisce Uther, gli Arrapats e gli Spietati. Quindi lotta con i “buttafuori”, vincendo tutti. Il Giullare esulta. Poi, Artù, corre verso il proscenio, inginocchiandosi. Musica idilliaca.

Artù -  Ecco la mia meta

           Nel luogo sono giunto,

           il Santo Graal che m’illumina il volto,

           ora è tutto – mio!- 

Come se stringesse qualcosa al petto, quasi in adorazione, poi parla infervorato, stravolto, come invasato. Il Giullare tentenna il capo, in disaccordo, cerca con lo sguardo il Vecchio il quale fa cenno di calmarsi.

Artù - Chi mai me lo strapperà?

           Chi oserà!

           Chi? Chi? Chi!

Fine musica dolce.

Nemo, che prima aveva finto la resa, lo colpisce alle spalle. Artù cade. La musica cala fino a cessare. Il Giullare che voleva avvisarlo, poi resta impietrito e guarda nuovamente il Vecchio il quale gli fa cenno d’aspettare la conclusione.

Nemo – (ridendo  sguaiatamente, girando su se stessa )

              Ah, ah, ah, Chi te lo strapperà?

              Ma io! - la cupidigia!

              Ma io! - l’egoismo! Ah, ah, ah.-

Uther -  Ma io! - la superbia!

              Ma io! – la violenza! Ah, ah, ah.

 

Meno -  E quattro! Bracchiamo il quinto! – gente!-

Il Giullare le fa un gesto di disperazione, poi indica il fondo scena a destra, dove s’intravvede Merlino, come per dirgli:  E tu, non intervieni? Il vecchio quindi, illuminato discretamente, alzerà le spalle, come per dire: Pazienza, doveva accadere.

Sipario,  fine secondo atto.

                                                       Terzo   Atto

La scenografia ritorna quella del primo atto. La musica d’inizio attacca e si diffonde, mentre, le luci riportano l’azione al presente.

In scena, vicino alla discoteca, ci sono il Vecchio, Corrado, e i Librini. Coreografia adatta.

Vecchio – (Reggendo la testa di Corrado) Fine delle illusioni… il gioco è durato anche troppo. Rimettiamo lentamente tutto al proprio posto. Pensiamo al finale. (poi, guardando Corrado) Questo ragazzo s’è fatto veramente male. Ecco, sta rinvenendo… è di nuovo con noi. (Pietrino fa salti di gioia, i ragazzi del Librino iniziano a intonare il canto del “sogno”. Il vecchio scuote la testa e sorride compiaciuto ) Ma guarda, l’hanno memorizzato… meglio così.-

Librini– Nuvole rosse

             Venti impetuosi,

              lampi accecanti,

              terre tremanti.

              Sodoma avvampa,

              Ninive inciampa,

              Babele resta

              Nell’incomunicabilità.

              New York formicolante

              Roma dormiente,

              Mosca e Parigi,

              Pazze città!

              Inghiotti i ragazzi

              Torvi sadici e pazzi!

              Droga spezzante,

              nella quotidianità.

              Sodoma avvampa,

              Ninive inciampa,

              Babele resta

              Nell’incomunicabilità.

              Nell’ignoranza

              L’uomo avanza

              E nel buio destino

              Speranza non v’è.

             Gente, gente, gente!

             Chi spezzerà la spirale,

             Chi vincerà il mortale,

             Chi ci salverà? 

                        

Vecchio – Un uomo, ragazzi,

                 in jeans e ciabatte,

                 con una logora veste,

                 una cima lancerà.

                 Afferrarla bisogna,

                 senza vergogna,

                 perché è il bene

                 dell’umanità.

                 Chi sarà quest’uomo,

                 nel grande frastuono

                 della nostra città,

                 eh, ditemi, chi sarà?

Librini -    Vecchio saggio,

                  questo messaggio

                  offrirlo con chiarezza,

                  per la nostra salvezza.

                  Quest’uomo sappiamo

                  che è morto lontano,

                  tra mille sofferenze,

                  in croce per noi.

Vecchio -   Non siete lontani

                   Della verità, stamani,

                   ma ascoltatemi bene:

                   Se siete sereni,

                   con grande fermezza,

                   avrete salvezza.-

Corrado si è svegliato del tutto, ma è frastornato.

Corrado – Cosa m’è successo, vecchio?-

Vecchio – Hai avuto un incidente.-

Corrado-  M’hanno investito?

Vecchio – No, colpito…nella nuca…con un cazzotto.-

Corrado – Forse ricordo: una turbe mi assaliva…io sguainavo Exalibur e menavo fendenti, a dritta e a manca, su un mucchio selvaggio di nemici decisi a tutto m’attaccava da ogni parte…-

I Librino si fanno segno con le mani come per dire: è ancora intontito o è scemo. Corrado se ne accorge, guarda il vecchio che gli annuisce sorridendo.

Corrado – (accorgendosene) Certo il colpo mi ha …intontito…sono ancora confuso…amici andate dentro a divertirvi, io verrò non appena mi sarò ripreso del tutto. Intanto scambio due parole con questo…vegliardo…-

Pietrino, buffonescamente, mima il colpo ricevuto da Corrado.

I Librini annuiscono ed entrano in discoteca.

Corrado – Allora, vecchio, cosa mi è successo di preciso?-

Vecchio – Te l’ho detto: ti hanno colpito…-

Corrado – Questo l’ hai già detto: adesso mi devi dire il resto…allora?-

Vecchio – Cosa vorresti sapere?-

Corrado –Per prima cosa: chi sei realmente tu, poi cosa m’è accaduto veramente.-

Vecchio – Sono solo un vecchio barbone,  che cerca un rifugio…e ti hanno colpito alla nuca durante una rissa.-

Corrado - Tu vuoi offendere la mia intelligenza, vecchio? Qui mi è successo qualcosa…qualcosa…e tu sai.-

Vecchio – Io? E cosa devo sapete? Sono soltanto un poveraccio, io - almeno secondo il vostro metro, che misura l’uomo in base ai beni che possiede, al potere che ha, alla fama che s’è fatto-  eccomi presentato.-

Corrado – Piacere, io sono Corrado (ironico). Vecchio quello che hai detto lo so già…è retorica pura.-

Vecchio – (tentennante) Retorica? Già, già… Ma sai anche che per alcuni, le ricchezze sono un peso; il potere fa sputare sangue; la fama è ottundimento dello spirito… insomma roba d’altri tempi, da filosofi, da saggi… retorica o mi sbaglio?-

Corrado – Non sbagli, continua.-

Vecchio – ( tra se) Questo m’incalza. (poi a Corrado) Già, già… sei d’accordo… Però questi “alcuni”, questi filosofi, questi pensatori, o magari queste anime candide, sono assai pochi…quasi invisibili alle masse (poi deciso).

Ma insomma, insomma, passa in rassegna tutte le persone che conosci, dal più piccolo al più grande, dal bottegaio al costruttore; dal contabile al capitano d’industria; dal piccolo giornalista al grande scrittore: cosa ci trovi in essi? Guardali, osservali attentamente: Sono tutti affaccendati, occupati, senza un momento di sosta, di pausa di riflessione. E si lagnano – per giunta – di tutto e di tutti: chi per la boria dei governanti, chi per le tasse, chi per i sindacati, chi per gli insuccessi, chi per l’invidia, chi per la …sfortuna. A tutti costoro – sappi – che la vecchiaia gli piomba addosso all’improvviso, e li lascia vecchi nel corpo e puerili nello spirito.

E sono  pochi, pochissimi- come ti dicevo- coloro che pensano seriamente, che riflettono adeguatamente su questo dato incontestabile, comune a tutti i mortali: “Sono vicino al termine della mia vita, facciamo allora il rendiconto”. -

Corrado – Non tergiversare… (facendo cenno con la mano come per dire: cosa c’entra tutto ciò?) Cosa credi che mi sia dimenticato della domanda, che ti ho fatto prima. E allora?-

Vecchio – E allora? E allora che so io…(tra se) Ma guarda come mi incalza, è quasi spavaldo nella sua sicurezza…questo è veramente della schiatta di Artù. (poi riferendosi al giovane) Allora? Per esempio, ecco: se a qualcuno di noi, per avventura, ci capita d’inciampare su uno qualunque di questi uomini “invisibili”- che il loro rendiconto lo fanno giorno dopo giorno - ecco che, guardandoli stupefatti e increduli, noi  esclamiamo, convintissimi: “ Ecco!– ecco ho trovato l’impossibile”. Ma rimaniamo perplessi e disorientati, e, subito obiettiamo: “Come? È possibile davvero? Non è retorica? Esistono veramente esseri umani disinteressati ai beni del mondo, alla gloria presente e postuma, al potere sui popoli? No – continuiamo a dirci –  è un inganno. E’ frode, fraudolenta! no, noi non siamo così ingenui e non ci facciamo certo ingannare dalle queste facce sorridenti, solari, serene…” Quindi li neghiamo…

Corrado vorrebbe andare al nocciolo della questione e da segni d’insofferenza, ignorati ostentatamente dal vecchio.

Vecchio - …Eppure, mio giovane amico questi uomini ci sono stati e ci sono ancora, certamente, ancora ne esistono. –

Corrado –Vecchio chiacchierone, basta, dimmi chi sei? (con lentezza, ma decisione)-

Vecchio – Aspetta, aspetta. Ma ora ti chiedo: cosa credi che le metamorfosi, le mutazioni, i ritorni, le ha immaginate solo Ovidio? (poi tra se) Accidenti, ammesso che possa rivelarmi, disobbedendo a Kore che mi ha intimato l’anonimato, come faccio a dirglielo senza traumatizzarlo?  Sono in difficoltà… Vediamo come me ne posso uscire…  (poi a Corrado) Ma, vedi? fortunatamente, “è la loro fatica a guidarci verso luminose conquista, quindi perché non elevarci con tutto l’animo da questo effimero volgere del tempo a quei pensieri che sono immensi, eterni di chi è stato più grande di noi?”-

Corrado – Stai citando Seneca, vecchio imbroglione.-

Vecchio – Mi hai incastrato. Hai fatto il classico?-

Corrado – Si.-

Vecchio – Complimenti. Beh, io sono stato ampiamente scopiazzato nel passato e nel recente, e qualche volta capita a me di scopiazzare. Tu non hai mai copiato?-

Corrado –(distrattamente tra se) A volte. (poi al vecchio) Ma a te chi ti ha scopiazzato? Sei forse uno scrittore?-

Vecchio – ( elude la domanda)  Comunque, continuiamo il nostro discorso. Dicevo: basta cercarli, anche attraverso le loro opere, con cura e umiltà…e anche con genuina, fanciullesca fiducia, perché solo così si penetra il… Mito (scandito significativamente). Eppoi, essi sono ancora i custodi della saggezza degli antichi padri…e, come diceva uno che se ne intendeva:  “ le testimonianza delle origini, come le radici, sono ancora oggi parte del nostro presente.” Insomma di quei pensieri anche ancestrali, che se ben ponderati e attuati, ti permettono di realizzare, anche al di là delle Fede, il grande paradosso: che l’Io e gli Altri, sono decisamente il Noi della Caritas. (tra se) La faccio lunga, anche per non creare, a questo giovane, traumi improvvisi…è stato ferito…(A Corrado) Mi hai chiesto chi sono?  Ebbene, sono e non sono quello che tu cerchi…-

Corrado – Se sei…Sei forse la felicità? (interessatissimo)-

Vecchio – No, no…-

Corrado -  L’incantesimo?-

Vecchio – Ma neanche per sogno…-

Corrado – La chiaroveggenza?-

Vecchio – Acqua, acqua.-

Corrado – La saggezza, allora?            

Vecchio – Eh, fuocherello.-

Corrado -  Allora l’amore?-

Vecchio – Diciamo uno che tende verso una  “ caritatevole catarsi”, certo, certo...-

Corrado – Ma chi sei? Un prete?-

Vecchio – Un prete? Come dire: Sacerdote? No.-

Corrado-  Sei forse...un mago?-

Vecchio – Che brutta parola, diciamo un procacciatore di sogni, è più elegante.-

Corrado – Allora sei un poeta!

Vecchio- Lo sono stato per gli alti ingegni, ma ora lo sono solamente per l’ingenuità e l’animo candido…-

Corrado – Capisco…anzi no!  forse si! E quelle Visioni? ( tra se) Cosa mi è accaduto? (al vecchio, guardandolo con diffidenza) Ma certo, naturalmente, ora comprendo, mi hai drogato e me li hai fatte avere tu le visioni, vecchiaccio.-

Vecchio – (sospirando) … e senza droga, ma con la complicità di un colpo da KO. Si, giovane amico, hai avuto le tue Visioni, hai assaporato il gusto dell’avventura e della ricerca, e ti sei imbattuto, per puro caso, nel mistero più profondo dell’universo: la Caritas. Hai fatto tutto tu, io ci ho solo messo, diciamo così, la regia.

Corrado – Ma, ma, se la ricerca del Santo Graal …fosse  stato solo un sogno?-

Vecchio – E ti sembra nulla? Poi, la Rivelazione nel sogno, è banale per chi non crede ai sogni sublimi, o meglio, alle Grandi Visioni; ma per chi ci crede essa è la sublime pura realtà.-

Corrado – Lo credo. Ma dov’è questa pura Grande Visione  - nella realtà?…e senza cazzotti da ko, naturalmente.-

Vecchio – Essa è presente - sempre - davanti a te.-

Corrado – Tu? -

Vecchio – Fuochino…-

Corrado – Cosa vuol dire?-

Vecchio- Sforzati un pochino con l’intelligenza, aiutandoti con la fantasia…-

Corrado – La mia anima dice: il…il…Santo…il Santo Graal?-

Vecchio – No, no, non bestemmiare. Forse… forse … i suoi valori…ecco, si, i valori. Ti ricordi del tuo intervento, a mio favore, quando Ranocchia mi voleva bruciare? Ebbene, quello è stato un briciolo, un attimo di Santo Graal, che ti ha sfiorato…-

Esce dalla discoteca Livia che si avvicina premurosa ai due uomini.

Livia – Come stai Corrado?-

Corrado – Bene, benino, forse benissimo. (assume un’espressione rilassata, quasi beata).-

Livia – Cosa gli hai fatto, vecchio, per renderlo così beato?-  

Vecchio – Chi, io? Nulla, nulla…(si ritrae come per lasciare soli i due giovani).-

Livia – Se non stai male… allora (fa per andare, ma non si muove) Sai, li dentro, c’è Simo e la sua banda, che mi stanno appiccicati addosso, mi infastidiscono, temo il peggio, vorrei andare via.-

Corrado – No, non andare, resta qui, con me, t’accompagnerò a casa - dopo…Livia, il vecchio mi ha dato una buona dose della sua straordinaria medicina…e sono guarito…non mi gira più la testa…anche se mi viene da vomitare.-

Livia – Ma questa è commozione cerebrale, bisogna andare in ospedale, subito.-

Corrado – Ehi, è nulla. Ora se per ogni cazzotto che si busca, si dovesse andare in ospedale…-

Livia – Ma hai la nausea, ed è un sintomo grave. Ti prego, andiamo.-

Corrado – Non ci roviniamo la serata, Livia, suvvia.-

Livia – Io chiamo gli altri. (corre verso la discoteca)

Vecchio – (avvicinandosi) Forse la ragazza ha ragione, dovresti andare.-

Corrado- C’è tempo, c’è tempo, per adesso mi preme finire il discorso con te. Dunque: Poco fa hai detto i suoi valori, vero? Ma quali? Quelli classici, retorici, che sentiamo sbandierare ai quattro venti da qualsiasi pulpito, o che altro?-

Vecchio – Aspetta, aspetta, non è necessario che ci riempiamo la bocca e la mente di vuoti paroloni. Adesso ascoltami. (temporeggia come se cercasse le giuste parole) Facciamo un esempio: senti questa semplice storia… senza annoiarti…spero.-

Corrado – Vai avanti.-

Vecchio - Diciamo che una volta c’era un uomo, che nella sua agenda sempre aperta, in bell’evidenza, sul suo tavolo da lavoro, per ogni giorno, c’era una scritta  che diceva: dalle ore 17 alle ore 20, appuntamento con… con…-

Un giovane, nel frattempo, chiama un suo amico –Gianfranco, Gianfranco…-

Vecchio – (prestando attenzione al nome) ecco, aveva appuntamento con… Gianfranco. –

Corrado – E allora?-

Vecchio – E allora, lui si chiamava Gianfranco. Ed aveva, in quelle ore, appuntamento con se stesso, per leggere, riflettere, meditare, insomma per tentare di trovare la saggezza, la ricerca della sapienza, di cui ti ho parlato. Non ti pare che questo anziano ,prima di… insomma, prima, appartenesse a quella categoria di uomini che riteniamo “invisibili”?-

Corrado – Beh, forse…-

Vecchio – Aspetta c’è dell’altro: in un quadretto appeso nel suo studio, ancora sempre a bella vista, c’era uno scritto - apparentemente esortativo per gli altri; ma praticamente propositivo per se stesso,  che pressappoco diceva così:

Benedetti quelli che, rispettano l’altrui convinzione e  non la deridono;                      Benedetti quelli che ti ascoltano, pazientemente e tentano di capire gli altri;

Benedetti, soprattutto, coloro che vivono il loro tempo… e non lo fanno    sciupare agli altri.

                 A tutti costoro pace e Agape.

                 Capisci,  quel Giusto, l’Invisibile, brama l’Agape.-

Corrado – Agape?  Certo Agape, l’Amore fraterno, universale …ma sì, certo, naturalmente…-

Vecchio – Già! E questo fa parte del Mito del Santo Graal, ed è il massimo valore.-

Corrado – Ed era così semplice…così alla portata…così vicino... mio Dio, che rivelazione.-

Vecchio – ( tra se) …e l’avevi quasi afferrato...

Corrado – (riflessivo)… il Mito? Certo…però…

Vecchio- ( con gravità) Perché noi, in questo momento, stiamo in un altro livello, più alto, più spirituale, e ci stiamo inoltrando nelle credenze dei popoli, nella trascendenza, nei meandri ancestrali, coi suoi riti, e nei misteri – ad esempio, nel passato, ci furono quelli eleusini- ai quali anche … anche (temporeggia) il figlio di Euforione, fu ammesso - che solo gli sciamani i maghi, gli uomini con l’animo candido come Pietrino, e i poeti, sanno penetrare.-

Corrado – E tu… sei …lui? O sei quello che neghi d’essere?-

Vecchio- O Mendicante, o Gianfranco? O forse Merlino? O un Supplice. Perspicacia Corrado, perspicacia. -

Corrado – Per fare cosa?-

Vecchio – Per capire i corsi e i ricorsi… e, come ti dissi, le metamorfosi... i cambiamenti, i ritorni…-

Corrado- Sei troppo misterioso, la testa mi fa ancora troppo male, non ti seguo.-

Vecchio – Ed è un bene. (tra se) -

Corrado –(con decisione) Io ho sete di conoscenza e voglio sapete chi sei! Perbacco!-

Vecchio – (prima esitando, poi come per grave decisione)  Ma perchè insisti? (breve pausa riflessiva) Pensa prima a te! (deciso) Ma tu lo sai chi veramente tu sei?-

Corrado – Senti non citarmi Socrate, per favore.-

Vecchio – No, volevo solo chiederti se sai la tua discendenza. Allora chi sei?-

Corrado - Io sono Corrado Gagliardo, di Nicola e di…-

Vecchio – Fermati qui! Di Nicola… e tuo padre di chi è figlio? –

Corrado – E’ figlio di Corrado Gagliardo.-

Vecchio – Risali ancora: e lui da chi proveniva? (Corrado sta per rispondere ma il vecchio lo incalza) Risali, risali…-

Corrado – Io posso risalire fino al bisnommo Giuseppe, poi non saprei.-

Vecchio – Bene… adesso considera i tuoi occhi blu, i tuoi capelli biondi, la tua pelle chiara, e dimmi, non ti dicono nulla queste tracce? Non ti richiamano in mente i tuoi avi - forse nordici? Non vennero i Normanni in questa terra? E non erano forse della schiatta di Artù? – Rifletti.-

Corrado – ( che l’aveva ascoltato a bocca aperta, riavendosi) Ehi, ma cosa vai dicendo? Che cavolate insinui… Normanni? Beh, forse. Ma Artù… dai smettila e

dimmi chi sei veramente.-

Vecchio – (rassegnato tre se) Kore, perdonami ma questo non mi molla più, sarà per il colpo che ha subito in testa? Poi, insomma, l’ho usato, gli devo pur qualcosa. (a Corrado) E va bene, prendiamola da lontano… per esempio… ecco…Aspetta… dunque…Ci sono: Tu saprai dai tuoi studi che nel V secolo avanti Cristo, vi fu in Grecia, tra l’altro, un grandissimo fervore intellettuale: ci furono condottieri, legislatori, filosofi, artisti e grandi poeti. Tra questi c’era anche il figlio di Euforione. Tu sai certamente chi fu, ma non sai cosa rappresentò in quel periodo, in quella terra. Egli, fra l’altro, fu l’animatore dei Misteri di Eleusi e discepolo di Demetra e di Kore. E a causa di ciò fu più volte pregato, scongiurato, ricattato, minacciato, da quanti volevano che egli gli svelasse quei Misteri.

L’ultimo fu Ierone, tiranno di Siracusa, che con la scusa di fargli scrivere un’opera per celebrare la fondazione della città di Etna, cioè di questa tua città, lo fece venire in Sicilia e lo tenne prigioniero per estorcergli il segreto dei Misteri. Tralascio le altre vicissitudini e arrivo al momento in cui, morto Ierone, dal successore fu confinato a Gela, e sottoposto a tortura… fino alla morte – che non avvenne, certamente, per colpa dell’aquila e della tartaruga.

Ma Kore, per premiarlo d’aver mantenuto il segreto, lo trasse a se, e lo protesse nei secoli dei secoli nell’Ade. Anzi, facendo di più: permettendo a costui, Supplice della Regina, di ritornare in certi particolari momenti, come, per esempio, quelli di Re Artù o… del tempo attuale... (breve pausa, poi, vedendo gli amici di Corrado, con un sospiro di sollievo ) Ah, ecco i tuoi amici.-

Escono i Librini dalla discoteca e, premurosamente, si portano attorno a Corrado.

Livia – Ha la nausea, quindi…-

Corrado – … m’è passata...-

Livia - … capogiri...-

Corrado – …sono finiti.-

Angela – Livia, non sei stata troppo apprensiva? Ritorniamo dentro Nello, mi stavo divertendo.-

Nello – Aspetta…(a Corrado) Stai bene, vero? Sei pallido.-

Corrado – Sto bene, veramente.-

Angela- Nello, Nello, andiamo!-

Corrado – Vai Nello…tranquillo… tutto a posto, vai. (Nello, annuendo va con Angela verso la discoteca. Gli altri, lentamente, li seguono, ma non entrano in quanto sentono che gli Arrapats stanno uscendo. Corrado fa un gesto al Vecchio come per dire: è andata così...)

Vecchio – E’…era la tua…la tua ragazza?-

Corrado – Già. Era.-

Pietrino, preoccupato, guardando or l’uno, or l’altra, e gira attorno a Corrado, come se volesse trovarsi pronto a spegnere il fuoco di un’eventuale reazione dell’amico. Ma il giovane ferito non si cura più di Angela, perché si trova, ormai, in uno stato d’animo, sereno, pacifico, beato.

Vecchio- ( fra se) E ora ci avviciniamo al finale dell’opera.-

Ad un suo gesto arrivano gli Arrapats, seguiti dagli Spietati. I Librini tornano accanto a Corrado.

Simo – Cosa succede laggiù? Cosa c’è il consiglio d’Egitto? (risate da parte degli Arrapats) –

Ranocchia – Ehi, vogliamo parteciparvi, vero ragazze? (sghignazzamenti a soggetto)-

Simo – (avvicinandosi e notando Franz) Ehi, ragazzi, guardate questo bel tipo, non vi pare che lo abbiamo già conosciuto – o no? Ehi bambolo, tu che ne dici? Ci conosciamo?-

Franz – Mai visti. Statemi alla larga.-

Simo – Ohò, è suscettibile il bambolino… calma bello di mamma, calma. (intanto lo palpa)-

Franz – (reagendo di scatto) Via da qui, villani!-

Simo – (canzonandolo) Via da qui, villani, uhù, uhù che paura…pussa via…cattivone…-

Toty – (interponendosi) Ehi, ehi, calma amici…calma.-

Simo – E tu cosa vuoi? E’ forse il tuo amichetto?-

Toty – (mollandogli un manrovescio e mandandolo a gambe per aria) Impara le buone maniere -  “zaurdo”.-

Gli Arrapts prendono le parti di Simo e attaccano Toty, difeso dai Librini; ma anche gli Spietati, si tuffano nella mischia. Luci adeguate. Musica di tamburi di latta, prima ritmata, quindi ossessiva. Coreografia adeguata: mimare le fasi della lotta tra singoli o dei gruppi, mentre Corrado tenta di parteciparvi, impedito dal Vecchio.

Escono dalla discoteca anche di buttafuori. Corrado si libera del vecchio e si tuffa nella mischia, mentre crede d’impugnare la mitica Exalibur. Il giullare pasticcia. Corrado, facendosi forza, grida e si butta nella mischia.

 

Corrado- Exalibur, Exalibur,

               spada fatata.

               Dai lontani Astri

               a noi regalata.

               Per l’onore,

              per la giustizia,

              per la verità,

              a me affidata.

              Exalibur, Exalibur.

              Estirpa dalla terra

              Quest’erba maligna,

              Togli dal mondo

              L’infame gramigna.

              Vinci la turba infame,

              Vinci la feccia e il male,

              Doma i malfattori,

              Punisci i violentatori!

              Exalibur, Exalibur.

              Per la Sacra Croce,

              di Nostro signore,

             dammi la forza,

             donami la potenza,

             per abbassare l’alterigia

             e dare ai nemici la mestizia,

             e la punizione secondo giustizia.-

     

Tutti i contendenti restano attoniti a guardarlo, come se vedessero un pazzo, un ossesso, un invasato. Poi lo assalgono e lo sopraffanno.

Corrado – Toty, prendi la mia Exalibur e spazzali via!-

Ranocchia – E’ lui! E’ l’ultimo – addosso!- (indica Toty. Il giullare la ostacola)

Toty, dalla forza erculea, sostenuto dallo sguardo del vecchio, li atterra tutti. Il Giullare …giubila. Fine musica ossessiva, inizio musica di apertura. Gli Arrapats e gli Spietati, stesi per terra, man mano che i Librini dialogano, incuriositi, si alzano e ascoltano interessati.

Vecchio- ( sempre tra se)  E ora il finale.-

Corrado – (alzandosi faticosamente) Amici, ascoltatemi tutti: Ho avuto una Visione, so cos’è il Santo Graal.- 

Nello – Che cosa? Il Santo…Graal? Quello della leggenda?-

Corrado -  Siiii.-

Nello – Il Graal del mito...  che sarebbe…il…

Roberto - … il mito del calice dell’ultima cena? (Corrado sorride furbescamente, negando col capo)-

Toty - …la tunica del Cristo? (Corrado c.s.)-

Angela- …la corona di spine, forse? ( c.s.) 

Franz - …ho sentito parlare della…Maddalena…-

Corrado – (sbottando) Quella è una solenne sciocchezza! Roba da asini!-

Livia – … e allora diccelo tu.-

Pietrino annuisce vistosamente.

Simo – (inaspettatamente interessato) Già, diccelo tu.-

Ranocchia – OK, Sentiamo quest’altra favola.-

Tutti si mettono a semicerchio attorno a Corrado.

Corrado- ( a fatica) Il Santo Graal è l’Agape.-

Nello    - Agape? …sarebbe l’amore universale…-

Roberto- …oppure il donare?-

Toty     - … o il consolare?-

Angela - … il compatire?-

Franz   - … l’accogliere?-

Livia   -…  il curare?-

Simo   - … o il rispettare?-

Ranocchia - …o l’aiutare?-

Nello  - … o il…perdonare?-

Corrado – E’ tutto ciò, capite? Tutto, tutto!-

Petrino, al centro della scena, significativamente, grida:

Pietrino - Mizzica, che mitico Graal!-

Tutti i Librini, sbalorditi, fanno girotondo attorno a Pietrino, cantando insieme o a turno:

            Pietrino ha parlato!

            Dio l’ha voluto,

            un miracolo si è compiuto,

            all’improvviso è arrivato.

            Evviva Pietrino

            il nostro cherubino.

            Evviva Pietrino

            L’anima del Librino.

            Pietrino ha parlato.

            Dio sia lodato.

            E il Santo Graal del Mito,

            L’ha fatto a Lui gradito.

            Evviva Pietrino

            Il nostro cherubino.

            Evviva Pietrino

            L’Anima del Librino.      

           

Ai Librini, man mano, si uniscono anche gli altri gruppi.

            

Poi cambia la musica e si più dura, i ragazzi canteranno il brano insieme. Il vecchio sembra dirigere il canto.

Arrapats: - Nuvole rosse

                 Venti impetuosi,

                 lampi accecanti,

                 terre tremanti.

Spietati – Sodoma avvampa,

                 Ninive inciampa,

                 Babele resta

                 Nell’incomunicabilità.

Librini –   New York formicolante

                 Roma dormiente,

                 Mosca e Parigi,

                 Pazze città!

Arrapats – Inghiotti i ragazzi

                 Torvi sadici e pazzi!

                 Droga spezzante,

                 nella quotidianità.

Spietati –  Sodoma avvampa,

                Ninive inciampa,

                Babele resta

                Nell’incomunicabilità.

Librini –  Senza speranza

               L’uomo avanza

              E nel buio destino

              Speranza non v’è.

Tutti   – Gente, gente, gente!

              Chi spezzerà la spirale,

              Chi vincerà il mortale,

              Chi ci salverà? 

Vecchio – (tra se ) Ora Scioglimento del nodo e fine. ( poi contento ed estasiato, gridando) L’Agape vi salverà. –  

Inizio coreografia d’assieme.

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Vecchio - Gente, gente, gente!

                Chi spezzerà la spirale,

                Chi vincerà il mortale,        

                Chi ci salverà?

Tutti – Agaeeee-e-e, Agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, agapeeee-e-e.

Vecchio – Un uomo – ragazzi,

                 in jeans e ciabatte,

                 con una logora veste,

                 una cima lancerà.

Tutti -  Agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e    

Vecchio - Afferrarla bisogna,

                 senza vergogna,

                 perché è il bene

                 dell’umanità.

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Vecchio - Chi sarà quest’uomo,

                 nel grande frastuono

                 delle nostre città,

                 eh, ditemi, chi sarà?

Tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e

Vecchio - Non siete lontani

                Dalla verità, stamani;

                ma ascoltatemi tutti:

                per la vita senza lutti,

                abbiate fermezza,

                verrà la salvezza.

Tutti -  Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Tutti -  Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

La musica si abbassa e Simo parla a Ranocchia

Simo- Senti, ma tu hai capito cos’è st’Agapè?

Ranocchia – No, però suona bene…-

Simo-…e si balla pure bene.-

La musica e il canto riprendono e Simo e Ranocchia ballano scatenati.

Fine effetti di luce, musica e coreografia. Le bande dei ragazzi escono di scena, Corrado sembra molto affaticato e stanco, e sta piegato, appoggiando per terra un ginocchio, parla col fiatone. Il vecchio prende i suoi cartoni e si avvia verso l’uscita di destra.

Vecchio-  (agitando la mano verso Corrado)  Agapè…-

Corrado – Agapè vecchio,

                 Agape.

                 Ma aspetta,

                 prima che tu scompaia,

                 per favore, dimmi il tuo vero nome.-

Vecchio – Gianfranco o Merlino … oppure…

                 fai un po’ tu,

                 Corrado di Librino,

                 o forse… Re Artù.

Corrado –  (pensieroso) Tu saresti… tu sei (annuendo) …l’oppure?-

Vecchio-… chissà.-

Corrado – Già, chissà… l’oppure. (ammicca) E va bene il colpo alla testa mi ha intontito, ma non mi ha mica inciuchito. Hai preteso troppo, vecchio birbante.- (sorride sornione)

Vecchio – (Abbassando lo sguardo e votandosi per uscire)  Addio e Agapè, Corrado del Librino.-

Corrado- Addio e Agapè…( tre se) figlio di Eufor…-

Vecchio -  (portandosi il dito al naso) Zitto Corrado (poi sornione uscendo agitando la mano) Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e. ( agitando la mano in segno di saluto, esce di scena)

Entrano in scena tutti i ragazzi. Luce e musica adatte.

Prima Corrado, poi tutti – Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Tutti cantano, e danzano. Corrado insieme a loro, ma, di tanto in tanto, guarda verso le quinte di sinistra da dove è uscito il Vecchio, poi, come se lo vedesse, lo saluta con la mano.

Tutti – Agaeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e, Agapeeee-e-e.

Due/ tre  minuti e poi…

Fine