Il tempo del vaiolo

Stampa questo copione

Il tempo del vaiolo

di

Tiziana Colusso

Una stanza fiocamente illuminata. La porta-finestra è chiusa ermeticamente con il doppio vetro e le veneziane di legno rinforzate da due assi inchiodate. Un grande orologio a parete è fermo con le lancette sulle ore dodici. L’arredamento della stanza è anonimo come quello di una camera d’albergo: un letto a due piazze, un comodino, una bacinella smaltata con una brocca accanto, un divanetto basso. Sul pavimento, vestiti sparsi, scarpe, bottiglie di vino vuote. FEDERICO e LJUBA sono abbracciati sul divano. LJUBA si alza, sistemandosi una calza che le sta scendendo.

FEDERICO. Ehi, dove vai?

LJUBA Vorrei sapere cosa succede là fuori.

Si china sotto il letto, prende una valigetta e ne estrae una radiolina a pile. Accende la radio e cerca di sintonizzarsi su una stazione, ma riesce soltanto a captare fischi, fruscii, e voci distorte sovrastate da rumori di sirene.

FEDERICO. Hai una radio nascosta? Ma brava…pensa se lo sapesse Madame…

LJUBA alza le spalle senza rispondere.

FEDERICO: E poi non sai che ormai quasi tutte le stazioni radio sono state disattivate? La gente stava lì attaccata giornate intere a sentire le notizie, e il panico si diffondeva più velocemente dell'epidemia… (sbadiglia) Ma che importa? La città è fuori, lontana, io invece sono qui, accanto a te…..Dài, vieni qui, piccola.

LJUBA spegne la radio, sbuffando. Bussano alla porta. LJUBA si affretta a nascondere la radio nella valigetta, avvolta in un asciugamano.

VOCE DI DONNA (da fuori). Signore! Signore!

LJUBA. Che scocciatrice!

VOCE DI DONNA (da fuori). Signore, un suo amico chiede vederla. Dico aspettare?

FEDERICO. Ti ha detto il suo nome?

VOCE DI DONNA .(da fuori) Mah, ha detto, sì…io non capito bene.

LJUBA. Che scema quella nigeriana! E’ più di un anno che è arrivata qui …

FEDERICO (a LJUBA). Se non era scema non stava qui dentro a fare la serva, invece di fare il tuo mestiere e guadagnare ben di più…

LJUBA risponde con una smorfia.

FEDERICO (alzando la voce, alla donna fuori della porta). Come è fatto questo tipo?

VOCE DI DONNA (da fuori, esitante). Alto… mantello…..

FEDERICO(saltando su). Andrea!

VOCE DI DONNA (da fuori). Ecco, Andrea, sì…. Ora parla con Madame. Lei forse non farlo salire per non disturba signore.

FEDERICO. Vai a chiamarlo, sbrigati!

La donna fuori dalla porta si allontana. LJUBA si alza dal divano e si piega a raccogliere i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Indossa soltanto un paio di calze autoreggenti color avorio e un body con il pizzo.

FEDERICO. Stai calma, che fai?

LJUBA. Non vedi? Mi vesto. Non sta salendo quel tuo amico?

FEDERICO. E allora? Ti vergogni? Non è da te, piccola. Non mi hai sempre detto che ti piace farti guardare?

LJUBA (con vocina infantile). Si… lo so, ma tu mi piaci tanto, lui invece….

FEDERICO. Dài, smettila. E poi Andrea non è un tipo qualsiasi….lui è…. beh, vedrai da te. Ora continua quello che stavi facendo…brava, così….anche tu mi piaci tanto….

Bussano alla porta della camera.

FEDERICO (con voce impastata). Andrea, sei tu? Entra, è aperto.

Una figura alta, raccolta in un ampio mantello con un cappuccio, che la nasconde quasi totalmente. La figura avanza con le spalle al pubblico, si avvicina lentamente alla coppia. FEDERICO è seduto sul divano. La donna è in ginocchio di fronte a lui. FEDERICO alza gli occhi, fissando con intensità la figura che si avvicina. La guarda con gli occhi socchiusi.

FEDERICO. Andrea….che piacere …vederti.

FEDERICO poggia una mano sulla testa della LJUBA china, la tiene ferma afferrandola per i capelli. La figura si avvicina ancora, allunga un braccio e tocca la mano di FEDERICO, chiusa sui capelli della donna.

ANDREA (con voce ferma). Ora lasciala, Federico.

FEDERICO allenta la presa e LJUBA si alza di scatto, cercando di coprirsi con un cuscino del divano. La figura fa scivolare il mantello lungo le spalle e lo avvolge intorno al corpo nudo di LJUBA. Ora il pubblico si accorge che la figura uscita dal mantello è una donna. Indossa un paio di pantaloni grigi e una camicia bianca con le maniche rimboccate. I suoi capelli sono corti, arruffati. LJUBA, avvolta nel mantello, guarda stupita la nuova arrivata, poi rivolge a FEDERICO uno sguardo interrogativo.

FEDERICO. Piccola, ti presento Andrea. E' come un fratello per me, sì un fratello, anche se come vedi è una donna. Hai visto, Andrea, che bella piccina ho qui con me?

Andrea si avvicina a LJUBA, la guarda un momento e poi le passa un dito sulle labbra.

ANDREA. Ti va di bere qualcosa di forte? Preparalo anche per me. E per questo bel tipo qui.

Così dicendo, le indica con il mento lo sportello del comodino. LJUBA appoggia il mantello sulla spalliera del divano, si infila rapidamente una sottoveste e va ad aprire il comodino, da cui estrae una bottiglia di brandy e dei bicchieri.

FEDERICO. Ehi Andrea, come facevi a sapere che c’era una bottiglia là dentro?

ANDREA. (ironica) Forse perché conosco questo posto almeno quanto te, Federico…

FEDERICO. E allora perché non ci sei restata quando Madame ha deciso di chiudersi dentro con tutti noi per evitare il contagio?

ANDREA Lo sai che non sopporto star chiusa…

FEDERICO: E’ meglio il vaiolo? E poi ti assicuro che Madame ci ha organizzato la vita nel modo migliore…ragazze, buon cibo, alcool, carte o biliardo per chi ha voglia di giocare. Però niente televisione, né giornali – quei pochi che ancora escono…. Questi sono i patti.

Fa una pausa, guardando LJUBA che si aggira nella stanza cercando di mettere ordine tra vestiti e bottiglie.

FEDERICO: E' un bel pezzo che siamo qui, ho perso la cognizione del tempo…. (sbadiglia) A proposito, che ore sono adesso? Il mio orologio l'ho dato a Madame per pagarmi la stanza e la ragazza, e quello sul muro come vedi è rotto.

ANDREA (si guarda rapidamente il polso). Mezzanotte in punto. (Alza lo sguardo verso l'orologio da muro). E' in perfetto orario.

FEDERICO. Per due secondi al giorno, a mezzogiorno e a mezzanotte, il tempo qui dentro coincide con quello là fuori…ma ancora non mi hai detto perché non sei venuta a ripararti qui. So che tuo padre è stato assassinato, e che la sua casa è stata devastata e saccheggiata…

ANDREA. Ero lì nei giorni del saccheggio.. ero tornata, dopo tanti anni, per mettere ordine nelle carte di mio padre e forse nella mia testa….comunque sapevo che stava per arrivare quella gente… sono stata avvertita in tempo….a qualcosa servono le amicizie nelle fogne della città!

FEDERICO. Già, non riesco neanche ad immaginarti nelle mani luride di quegli zotici! La tua pelle così bianca…

ANDREA. Oh piantala! Non ho attraversato questa fottuta città in fiamme per sentire queste idiozie…. Sono venuta a dirti qualcosa di importante… sono innamorata….

FEDERICO (scoppia a ridere fragorosamente) Allora è grave sul serio! E chi è la fortunata?

LJUBA intanto ha finito di mettere ordine, e li raggiunge con i bicchieri pieni di brandy ed un piattino di biscotti salati.

LJUBA. Siamo fortunati, qui. Madame non ci fa mancare niente. Ha un sacco di amici al mercato nero.

ANDREA. Si, certo. Non vi manca nulla, tranne la libertà…

FEDERICO. (con stizza) Non è vero. Ce ne possiamo andare quando vogliamo. Solo che, una volta usciti, non possiamo più rientrare. Sono i patti. Madame dice (imita la voce roca della tenutaria della casa) "non voglio nessuno che venga qui a infettarci di vaiolo e cattive notizie!"

LJUBA ridendo Sei identico!

Si lascia cadere sul divanetto. ANDREA siede accanto a lei.

LJUBA. (smette di ridere e indica Andrea con la mano) E perché lei l'ha fatta entrare?

FEDERICO trascina una poltroncina da un angolo della stanza, sedendosi di fronte a loro.

FEDERICO. Te l'ho detto… Andrea è un tipo speciale….riesce sempre ad essere ovunque e in nessun luogo…E poi Madame la conosce bene…Ricordi, Andrea, quando eri un'adolescente magra e inquieta e venivi qui a farti consolare nelle braccia accoglienti e materne delle ragazze?

Per un momento i tre bevono in silenzio. Poi LJUBA si stringe ad ANDREA, appoggiandole la testa sulla spalla.

LJUBA. Grazie per prima…per il mantello.

ANDREA (carezzandole leggermente il seno che sporge dal corsetto). Sei bella. Come ti chiami?

LJUBA. Ljuba. Però lui (indica FEDERICO) mi chiama sempre "piccola". E' più facile…

ANDREA. Ljuba è un bel nome, pieno di musica. Da dove vieni?

LJUBA. Dalla Moldavia.

ANDREA. Sei molto giovane, Ljuba…

LJUBA. Ho quasi diciannove anni.

ANDREA (le solleva il bordo della sottoveste, sfiorando la pelle che esce dal bordo delle calze). Non ti avevo mai vista qui, prima…

LJUBA. Sono arrivata in città da tre anni, però prima ero minorenne e lavoravo in una casa di rumeni. Madame vuole solo ragazze maggiorenni…ci tiene alle regole.

ANDREA. (con una smorfia ironica) Ah, le regole…Beh, diciamo che prima che il Parlamento fosse chiuso Madame sapeva come ungere quelli che le regole le fanno…infatti i migliori clienti della casa sono i politici, vero Federico?

FEDERICO: Ho lasciato la politica da tanto tempo, lo sai.

ANDREA: Comunque tutto questo è passato remoto, ormai non ci sono più né il Parlamento né le regole…la città stessa sembra un enorme bordello di rumeni… e Dhauia si aggira come una capretta assetata per questi pascoli infetti…..(abbassa la voce, parla quasi a sé stessa) Dhauia la luminosa…

FEDERICO. Ah, si chiama Dhauia allora….ma sei matta a prenderti un'araba, una fuoricasta? Con tutte le femmine che ci sono al mondo! Non cambi mai, Andrea…

ANDREA. (con fierezza) Dhauia non è una femmina come intendi tu…

FEDERICO. (sardonico)Sì, sì, immagino….

ANDREA fa il gesto di alzarsi di scatto dal divano.

FEDERICO (ride divertito). Ehi, vuoi sfidarmi a duello? Certo che sei un bel tipo, Andrea…l'hai appena detto tu che ormai non c'è più nulla di umano là fuori (fa un gesto della mano in direzione della finestra sbarrata), che è una lotta di tutti contro tutti, una fogna a cielo aperto, e poi vieni qui a fare il cavaliere senza macchia ….con le tue Dulcinee, le tue Rossane scese direttamente dal cielo nelle tue braccia….ricordi quando ti chiamavo Andrea di Francia, come il trovatore medievale errante? ….Non cambi mai, Andrea…

FEDERICO beve un lungo sorso di brandy dal suo bicchiere.

FEDERICO. (con una sfumatura di amarezza e rimpianto) Per questo ti adoro….. Abbiamo attraversato tanti inferni insieme…Io mi sento mille anni addosso… e tu, guarda (la indica con la mano, seguendo la sua figura dal basso verso l’alto) hai sempre quell'aria impertinente ….Non so cos'è che ti protegge, ma certo è più forte di quel vaccino da privilegiati che vi distribuiscono alla farmacia del Vaticano.

ANDREA. (con voce inespressiva) Il Vaticano è ormai soltanto un cumulo di macerie. Un incendio. Uno dei tanti.

FEDERICO la guarda con la bocca aperta dallo stupore.

ANDREA. (con lo stesso tono) C’è ancora qualche prelato vivo fra quelli che sono riusciti a rifugiarsi nei sotterranei. Si dice che il papa sia stato portato via sulla sedia a rotelle alla quale è inchiodato da tempo.

FEDERICO. (con una smorfia incredula). Ho perso un bel po’ di puntate…

ANDREA. Già. Ora il vaccino viene distribuito dai Cavalieri di Malta, soltanto a pochi privilegiati, come li chiami tu. Mi hanno attribuito la dose che spettava a mio padre..E’ la sua unica eredità. L'ho accettato solo perché mi permette di conservare la mia libertà, di girare per i bivacchi e dormire dove voglio, invece di starmene dentro ad un buco riparato, come un topo nel formaggio.

FEDERICO. Come me ad esempio…

ANDREA Ora però c'è questo fatto nuovo…

FEDERICO (allarmato all'idea di ricevere altre notizie catastrofiche) Quale fatto nuovo?

ANDREA. L'amore…

FEDERICO (sollevato e ironico allo stesso tempo). Ah, l'amore.

ANDREA (seria) Si, l'amore. Dhauia…..Ho deciso di darle la mia dose di vaccino.

Guarda FEDERICO di sbieco, cercando di spiare la sua reazione, ma FEDERICO continua a bere con un’espressione indecifrabile.

ANDREA. Da due giorni porto la fiala in tasca. La devo vedere stanotte alla stazione Termini, l'ex-stazione anzi, ora è una mensa della Croce Rossa, nei treni ci fanno dormire i senzatetto. Le ho fatto credere di essere riuscita a rubare una dose di vaccino anche per lei. L'idea era quella, ma i controlli sono severissimi, è il bene più prezioso da quando è iniziata l'epidemia, le scorte sono più sorvegliate di quelle di cibo….

FEDERICO(con ironia amara). E quindi hai deciso di darle la tua dose…è logico….

LJUBA (finora ha ascoltato in silenzio, ma ora non può impedirsi di reagire con foga) Sei matta? Nessuno vale tanto, cos'ha questa ragazza di diverso da un'altra ragazza… non ha forse anche lei due occhi e il seno e le gambe…..

ANDREA (la fa tacere baciandola sulla bocca). Tu sei bellissima, Ljuba. Hai un buon odore, e un corpo morbido..ma Dhauia….sai cosa significa il suo nome in arabo?….Luce…ecco, lei è la luce.

FEDERICO(a LJUBA, con un certo orgoglio nella voce) . Tu non conosci Andrea, piccola. Nessuno è mai riuscito a farle cambiare idea. (si rivolge poi ad ANDREA) E' per stanotte?

ANDREA. Si, è per stanotte. L'epidemia si sta diffondendo rapidamente, ormai nemmeno si fanno più tentativi di curare i contagiati, si buttano direttamente i corpi nei pozzi di calce viva, e a volte non si aspetta nemmeno che arrivino all'ultimo respiro…

LJUBA (si copre gli occhi con le mani). Ma è orribile…..

ANDREA. Ormai è solo una questione di tempo. Io ho più possibilità di cavarmela, sono riuscita a sottrarre dei gioielli al saccheggio, per corrompere qualche medico e convincerlo a curarmi, e poi conosco questa città palmo a palmo, (rivolta a Federico) ricordi quando da ragazzi ci divertivamo a scoprire tutti i cunicoli e i rifugi?

FEDERICO. Ricordo bene….i capanni sulle sponde del Tevere erano le nostre basi di pirati….

ANDREA. Oggi i pirati veri hanno messo a ferro e fuoco il mondo…e a noi cosa rimane da fare?

FEDERICO (alza entrambe le mani, come per arrendersi). Ah, io sono fuori gioco…. non ho più nemmeno voglia di salvare me stesso, figuriamoci il mondo…

ANDREA: Beh, non hai tutti i torti…vale la pena di salvare la razza umana? Gli emuli di Nerone si moltiplicano… il terrorismo incendiario trova sponda negli uffici asettici delle case farmaceutiche ……..i politici come topi di fogna abbandonano la nave che affonda….però, Federico, in questa razza empia ci sono anche esseri vivi, che ti fanno sentire vivo…come Dhuaia….

FEDERICO alza le spalle, ostentando indifferenza.

ANDREA (continua a parlare, infervorata) …lei non sa parlare bene la nostra lingua, e poi come araba è esposta ad ogni tipo di vessazione. Eri ancora nel mondo quando il Consiglio di Sicurezza della Nazione ha approvato una risoluzione per espellere tutti gli stranieri?

FEDERICO scuote la testa, senza commentare. ANDREA continua a parlare, infervorata.

ANDREA. Lei ora è diventata clandestina, ma ti immagini se viene contagiata dal vaiolo? La chiuderebbero in un recinto di sicurezza sanitaria….(fa una pausa, sospira stancamente) Io non voglio che la sua luce si spenga… non ancora.

I tre restano un momento in silenzio, poi ANDREA si alza.

ANDREA. Sono venuta a salutarti, Federico. Dovrò mettermi al riparo da qualche parte, o scappare lontano, verso le campagne dove ancora il contagio non è arrivato. Forse non riuscirò più a venirti a trovare….

I due si abbracciano a lungo, in silenzio. LJUBA piange sommessamente seduta sul bordo del letto, con il viso tra le mani. Poi ANDREA si sfila l'orologio e lo aggancia al polso dell'uomo.

ANDREA. Riprenditi il tuo tempo, Federico.

LJUBA si slancia ad abbracciare ANDREA, senza poter trattenere i singhiozzi. Le due donne restano per un po' abbracciate, ANDREA cerca di farla smettere di piangere carezzandola.

LJUBA. Resta un po' qui con me… (guarda Federico )…a lui non dispiacerà…

ANDREA (tentata). Mi piacerebbe riposare un po’ tra le tue braccia, Ljuba, sono così stanca…(Appoggia la testa tra i capelli della ragazza, mormorando tra sé un verso ripescato dalla memoria). "Vedo la salamandra guizzare attraverso tutti i fuochi…."

Poi ANDREA si stacca da LJUBA. Da una tasca prende un anello d’oro con un rubino, e lo chiude nel palmo della ragazza.

ANDREA. Tienilo, ti sarà utile. Forse Madame non vi ha detto che la carta moneta non ha più corso, là fuori. Le banconote sono considerate ormai come fazzoletti sporchi, veicoli immondi di contagio. Per questo, Federico, ti ha preso l’orologio e ti ha lasciato i soldi. Ben presto si accetteranno solo oro e pietre, anche per comprare le medicine.

ANDREA. (Si muove).Ora vado. Ci sono molti posti di blocco per il coprifuoco.

LJUBA (mestamente). Tu sei matta… sei matta!

ANDREA raccoglie il mantello, se lo getta su una spalla ed esce dalla stanza, lentamente, senza voltarsi. FEDERICO e LJUBA restano per un lungo momento immobili, in piedi, guardando verso la porta chiusa, ipnotizzati. Poi LJUBA si riscuote, attraversa velocemente la stanza raccogliendo il vestito, le scarpe, uno scialle, la valigetta che contiene la radio intravista all’inizio. FEDERICO la guarda muoversi rapidamente, assorta, silenziosa.

FEDERICO: (con un tono oscillante tra la supplica e la minaccia) Ljuba…..non vorrai…..cosa credi?….ma cosa ti dice la testa….tu non sai cosa c'è là fuori….non hai idea ….non puoi….non…ehi, piccola…..piccola!

LJUBA (che fino a questo momento ha continuato a vestirsi e a radunare le sue cose senza badare a lui, ora si raddrizza, completamente vestita, e lo guarda con aria di sfida)

LJUBA: Il mio nome è Ljuba.

Si gira ed esce dalla stanza.

BUIO. Sulla scena viene proiettata l'immagine di un incendio, con un sonoro di rumori, scoppi, sirene. Nel fuoco, l'immagine proiettata di una salamandra, non l'animale reale, ma la sua raffigurazione mitica, stilizzata. Poi, di colpo, cadono il buio ed il silenzio, con un colpo netto.

FINE