Il timido Cirillo

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IL TIMIDO CIRILLO

IL TIMIDO CIRILLO

Commedia brillante

in due

ATTI

di

Armando LOMBARDO

(armandus33@gmail.com)

www.ottimisti-teatro.it

Personaggi:

TEODORO:   Professore, primo ricercatore

MARTINA:     Prof/ssa seconda ricercatrice

CIRILLO:       Dottore, aiuto ricercatore

il DIRETTORE

CRISTINA:     la Segretaria

ROSA:             la donna delle pulizie

ATTO PRIMO

     La scena si svolge in un laboratorio scientifico. Nel laboratorio ci sono due banconi da lavoro abbondantemente attrezzati con serpentine, ampolle, provette, alambicchi ed altri apparecchi e strumenti vari.

     Uno dei due banchi da lavoro è posto sulla destra della scena, in posizione quasi parallela alle quinte. L'altro banco è posto, invece, in posizione frontale, sulla sinistra della scena, ad una certa distanza dal fondale che rappresenta la terza parete del laboratorio.

     I due banchi da lavoro poggiano ciascuno su di una pedana di legno.

     Sul lato destro del fondale ci sono due grandi lavagne piene di formule chimiche e matematiche.

     Sulla lavagna di sinistra è opportuno che siano riportate le formule indicate nell'allegato "A". Sulla lavagna di destra possono essere messe formule a piacere purché di un certo effetto visivo.

     In fondo alla parete di destra, c'è una porta.

     Quasi all'inizio della parete di sinistra, c'è un'altra porta a due ante di cui una è aperta mentre l'altra è bloccata.

     Il professor Teodoro, in camice bianco, è seduto su di un alto sgabello davanti al bancone posto sulla destra, e sta lavorando. E' un uomo sulla cinquantina, dalla corporatura insignificante. Ha lo sguardo un po' assente tanto da sembrare un po' svanito e, a volte, alquanto ritardato. E' quasi calvo: solo una siepe di capelli color "sale e pepe" circonda la parte bassa posteriore della sua testa, sviluppandosi da una tempia all'altra.

     Al di là del bancone di sinistra si intravede, di tanto in tanto, la testa di un uomo.

     Dall'esterno dell'ingresso posto a sinistra, Martina, anche lei in camice bianco, cerca di entrare dalla stretta porta tenendo con entrambe le mani un largo vassoio pieno di beute, matracci e provette. Il vassoio è più largo del passaggio, e la ragazza nel tentativo di entrare, urta continuamente contro i lati della porta. Martina ha circa 28 anni, è occhialuta, abbastanza piacente e con un carattere molto vivace.

MARTINA: (Piuttosto contrariata non riuscendo a fare passare il vassoio attraverso la porta) Accidenti! Ma non potevano farle un po' più larghe queste porte...!?!   

TEODORO: (Indirizzando le parole a Martina, ma senza distrarsi dal suo lavoro) Mettilo per lungo...  

MARTINA: (continuando a sbattere a destra ed a sinistra senza riuscire a fare passare il vassoio pieno di brocche e alambicchi) Ma come diavolo si fa ad entrare se qualche genio di architetto ti costruisce una porta più stretta di un semplice, piccolo vassoio.   

TEODORO: (sempre preso dal suo lavoro) Mettilo per lungo...   

MARTINA: (sempre più spazientita) Io non ho mai capito se si divertono, a costruire le porte così strette, per farci poi impazzire per poterci fare passare uno stupido vassoio.   

TEODORO: Mettilo per lungo...   

MARTINA: ...e tu! Anziché stare a chiacchierare a vuoto, perché non ti muovi e non vieni a darmi una mano...?!   

TEODORO: (ormai rassegnato, sospende il lavoro) Vengo, vengo. (andando verso la porta) Ma se invece di agitarti come la coda mozza di una lucertola, tu, una volta tanto provassi ad ascoltare quello che io mi sfiato di dirti....   

MARTINA: (sorpresa) Perché? mi stavi dicendo qualcosa?   

TEODORO: Mettilo per lungo!   

MARTINA: Cheee?   

TEODORO: Ti ho detto per almeno dieci volte: mettilo per lungo. Ecco, così, vedi? (così dicendo gira per lungo il vassoio che Martina si ostinava a tenere per largo impedendogli di passare attraverso la porta) Semplice, no?   

MARTINA: Eh...beh...sì.   

TEODORO: (con aria accademica) Vedi, mia cara Martina, in tutte le cose, per risolvere qualsiasi problema, basta procedere in modo siientifico. Per cui, dovendo fare passare un oggetto rettangolare attraverso un passaggio di dimensioni limitate, poiché è geometricamente provato che il rettangolo ha due lati più lunghi e due lati più corti, è opportuno orientare i lati più lunghi nel senso della marcia, offrendo alla ristrettezza del passaggio, invece, i lati più corti... è siientifico, no? E' semplicemente siientifico!   

MARTINA: (confusa) Ma che ne so io di per lungo e di per largo. Dovrebbero farle più larghe queste porte; ecco che cosa dico, io!   

TEODORO: Vieni, poggiamolo qua (poggiano il vassoio su uno dei due banchi).   

MARTINA: (ancora risentita) Ci voleva tanto ad aiutarmi...! E' che qui tutte le cose sono sempre io a doverle fare. Se non ci penso io, non ci pensa nessuno. C'è da mettere le provette nella macchina sterilizzatrice? e Martina mette le provette nella macchina sterilizzatrice. C'è da mettere le provette nella centrifuga? e Martina mette le provette nella centrifuga. C'è da andare a lavare i bottiglioni?   

TEODORO: (interrompendola nel soliloquio, facendole il verso) ...e Martina va a lavare i bottiglioni...   

CIRILLO: (non in vista, da dietro il bancone di sinistra, timidamente) Ma anche io faccio tutte quelle cose...   

MARTINA: (indirizzando la voce al di là del banco, indispettita) E tu pure, là dietro, che cosa aspettavi a venirmi a dare una mano?   

CIRILLO: (timidamente, quasi belando) Ma...io...veramente, signorina Martina...sto riponendo gli attrezzi che...   

MARTINA: (rifacendogli il verso) Ma...io...veramente...; un corno! D'ora in poi ci andate voi a prendere il materiale pulito. (più piano, come parlando a sé e guardando torva la porta) a meno che qualcuno non allarghi la porta. (alzando di nuovo la voce) Ognuno deve fare la sua parte, qui. Io non ho più nessuna intenzione di aiutare nessuno!   

TEODORO: (senza ascoltarla) Tieni un attimo questa fialetta.   

MARTINA: (sorpresa) Come?!   

TEODORO: Tienimi un attimo questa fialetta, per favore.   

MARTINA: (disarmata, si arrende) Tengo, tengo...   

TEODORO: (continuando a lavorare) Lo hai visto quel film, ieri sera, su rete otto?   

MARTINA: Macché. Ieri sera sono andata a cena fuori con degli amici. Anzi: lo sai chi ho visto ieri sera al ristorante?   

TEODORO: Ma, non so...chi hai visto?   

MARTINA: Dai, su, indovina chi ho visto...   

TEODORO: Ma che ne so; come faccio ad indovinare con tutte le persone che conosci?!   

MARTINA: E allora vediamo se indovina Cirillo. Ma a proposito: c'è sempre Cirillo? Non l'ho più visto da stamattina... (indirizzando la voce verso il banco di sinistra) Uhuhuh! Cirillo!? ci sei sempre, là dietro?   

CIRILLO: (sempre fuori dalla vista del pubblico) Chi? io?   

MARTINA: (rifacendogli il verso) Chi? io? E chi sennò?! Non conosco altri Cirilli, qui.   

CIRILLO: Che...che cosa vuole, signorina Martina?   

MARTINA: (rivolgendosi a Teodoro) Uhm! C'è ed è ancora vivo! (rivolta verso il punto da cui è venuta la voce di Cirillo) Voglio vedere se sei capace di indovinare chi ho visto, ieri sera, che cenava al ristorante "il Ghiotto". (attende un attimo la risposta). Allora? tu chi dici?    

CIRILLO: Ma... veramente non saprei...   

MARTINA: Ti pare che lui sappia mai qualcosa!?   

TEODORO: Ma dai, lascialo in pace! Se ce lo vuoi dire, diccelo chi hai incontrato ieri sera al ristorante "il Ghiotto". Altrimenti piantala!   

MARTINA: Prima di tutto non ho detto di avere incontrato qualcuno, ma di avere "visto" qualcuno. Ma quel qualcuno non ha visto me, mentre invece io ho visto lei.   

TEODORO: Lei? allora è una donna, questo qualcuno.   

MARTINA: Ma come sei perspicace. E indovina chi è?   

TEODORO: ...e ci risiamo! Ma la vuoi piantare con questo indovina chi è?!    

MARTINA: E va bene, va bene. Ve lo dirò io... Ieri sera ho visto... (breve pausa) ...Ocarina.   

TEODORO: La segretaria del direttore?   

MARTINA: Sì! proprio lei, Ocarina. (rivolta verso Cirillo ed ammiccando a Teodoro) Hai sentito, tu, là dietro, che cosa ho detto? (senza aspettare risposta) ho detto che ieri sera ho visto, al ristorante "il Ghiotto", O-ca-ri-na.   

CIRILLO: (Uscendo timidamente da dietro il banco. Anche lui indossa un camice bianco. E' un giovane laureato di circa 25/26 anni, molto timido e dai movimenti impacciati) Ho capito, grazie, ho capito. Ma perché la chiamate Ocarina, la signorina Cristina? Le piace la musica, forse?   

MARTINA: (rivolta a Teodoro) Hai sentito l'ingenuo? E' più di un anno che lavora qui e ancora non sa perché chiamiamo "Ocarina" la segretaria del direttore...   

TEODORO: (anche lui rivolto dalla parte di Cirillo) Ma davvero non lo sai?   

CIRILLO: No, veramente! Ma suppongo che la chiamiate così perché suona... l'ocarina. E' così? suona l'ocarina? è una musicista?   

MARTINA: Macché musicista: da quello che so io non sa suonare nessuno strumento.   

CIRILLO: E allora, perché? Per favore, perché non me lo dice, il perché?   

MARTINA: Prima di tutto ti ho detto centomila volte di darmi del tu e non del lei...   

CIRILLO: Scusi... ma non ci riesco... cioè... io...   

MARTINA: Lascia perdere, lascia perdere.   

CIRILLO: Perché la chiamate Ocarina se il suo nome è Cristina?    

MARTINA: La chiamiamo Ocarina perché... riflettici un po' su: oca - rina... oca - carina... e quindi: oca-rina (Martina e Teodoro ridono divertiti).   

TEODORO: A proposito: sarà bene ricordarle di sollecitare la richiesta di quell'oscillomperometroscopio che abbiamo richiesto più di tre mesi fa.   

MARTINA: Prova a chiamarla con il citofono.   

TEODORO: Hai ragione; ora la chiamo... Solo che prima volevo concludere questo passaggio dell'esperimento.   

MARTINA: Perché? Che stai facendo? A che punto sei arrivato? Ma non avevi detto che era sbagliata la teoria su cui stavamo lavorando ieri?   

TEODORO: Beh, no... non è che fosse sbagliata... solo che riflettendoci sopra più... siientificamente, mi sono accorto che quella strada non ci porta precisamente dove noi ci prefiggiamo di arrivare.   

MARTINA: Certo che ci siamo presi una bella gatta da pelare, accettando di svolgere questo tipo di ricerche...   

TEODORO: Eh, lo so: forse abbiamo azzardato troppo, ma impostando le cose siientificamente, sono sicuro che prima o poi ce la faremo. Specialmente se riuscirò a convincere quel trombone del direttore a dotare il nostro laboratorio di un flussogamberometro.   

CIRILLO: E che cos'è un flussogamberometro?   

MARTINA: Già: che cos'è un flussogamberometro?   

TEODORO: Ma... un flussogamberometro è... è un flussogamberometro, diamine!   

MARTINA: Sì, questo l'avevamo capito, vero Cirillo? Ma a che serve un flussogamberometro?   

TEODORO: Ma come a che serve?! Ma insomma, non le leggete mai le riviste siientifiche, voi due? Ve l'ho sempre detto che per uno siienziato è importante mantenersi aggiornato. Ecco, per esempio, nell'ultimo numero di "siientificamente vostro" c'è tanta bella pubblicità di tutte queste apparecchiature siientifiche. Ma la vera novità è questo flussogamberometro di cui avremmo proprio bisogno noi per andare avanti nelle nostre ricerche.   

MARTINA: Sì, d'accordo. Ma come funziona? a che serve? che cosa fa?   

TEODORO: Eheheh!, quanta curiosità! come funziona? a che serve? che cosa fa...? e che sono tutte queste domande difficili tutte in una volta?!   

CIRILLO: Ma... almeno... professor Teodoro, sa dirci a cosa serve?   

TEODORO: E già! Se dovessi sapere a che cosa servono tutte le diavolerie che inventano oggigiorno, non starei qui: starei a Stoccolma a ritirare il premio Nobel!   

MARTINA: E allora, se pensi che possa realmente esserci utile, questa macchina, vai dal direttore e proponigli di farla acquistare al più presto.   

TEODORO: Certo che può esserci utile!   

MARTINA: E allora, che aspetti ad andare dal direttore?   

TEODORO: Andare dal direttore? io?   

MARTINA: E certo che tu! Non sei tu il capo-equipe qui?   

TEODORO: E già. E' vero: sono io il capo-equipe, qui.   

CIRILLO: Certo che non vorrei proprio essere nei suoi panni, professor Teodoro. A me, il direttore fa venire la tremarella solo a guardarlo...   

MARTINA: Ha parlato Cuor di Leone! Beh, Teodoro, di Cirillo lo sappiamo già che è timido e fifone. Ma non mi dirai che anche tu hai paura del direttore?   

TEODORO: Chi? Io, paura del direttore? Puah! Ne ho masticati, io, di tipi più duri del direttore...!   

CIRILLO: E allora, ci va?   

TEODORO: Ci andrò, ci andrò... Non c'è nessuna fretta...   

MARTINA: Hai paura, eh?   

TEODORO: Macché paura!?   

CIRILLO: Eh, come la capisco, professore...   

MARTINA: Certo che voi due state proprio bene insieme: fate proprio una bella coppia di...   

TEODORO: ...di codardi?! stavi per dire questo, non è vero? Ma noi siamo solo cauti e riflessivi; non siamo affatto codardi...!   

MARTINA: No! Co-dardi,no! ma neppure con le frecce...!!! (ride solo lei sulla sua battuta. Poi rivolta ai due colleghi) Ma come? non l'avete capita? Codardi...coi dardi...colle frecce... No? non vi fa ridere? Pazienza! Comunque, se non hai il coraggio di affrontare il direttore, parlane almeno con la sua segretaria, per il momento.   

TEODORO: Giusto! Questa è una buona idea. Tanto dovevo chiamarla per sollecitarle quell'altro materiale richiesto tre mesi fa. Adesso le dico di scendere un attimo. (si avvia verso il telefono, alza la cornetta e compone un numero).

Pronto? Signorina Cristina?            | MARTINA: (facendo il verso) Pronto,

                                                |           signorina Cristina?

Ma come sta, signorina?                  | Ma come sta, signorina?

No... no... no...                                 | ?  ?  ? (aria interrogativa)

Ma che mi dice?                      | (perplessa, ascolta)

No! Non me lo dica!               | Ma che ti sta dicendo?

(Teodoro le fa cenno di tacere) |                          

No! Ma che mi dice...?!         |                       

Non me lo dica...!                   | Ma fattelo dire...!

Ah, meno male!                       | Ah, che sollievo!

Sì, sì, sì... No, no, no!             | Sì...   No...

Oh, che squisitezza...!             | Oh, diamine...!

Lei è una persona veramente     | ...accarezza il cane...

adorabile; lei è una perla!       | ...per fare piacere al...

         (Teodoro fa cenno a Martina di stare zitta)

TEODORO:

Come? che cosa volevo?! Ah, già... perché le ho telefonato? Ecco, veramente volevo avere il piacere di ascoltare la sua dolcissima voce... ma s'immagini... ma si figuri... il piacere è tutto mio. Ecco, sì, volevo dirle che se potesse scendere un attimo, vorrei parlarle di una cosa. Ma no, niente: si tratta di una sciocchezza. E poi, anche Cirillo avrebbe piacere di vederla e così... (Teodoro ha un sobbalzo e guarda la cornetta perplesso. Poi, rivolto agli altri due) Caspita! non mi ha neanche dato il tempo di finire il discorso. Ha detto che viene subito.   

MARTINA: Lo credo: appena ha sentito nominare Cirillo...! Piuttosto: che altro ti ha detto?   

TEODORO: (distratto) Niente.   

MARTINA: Ma come niente! Se sei stato mezz'ora a dire "ma che mi dice... ma non mi dica..."   

TEODORO: (minimizzando) Ma no, niente: mi ha detto che è stata dal parrucchiere.   

CIRILLO: (con aria furtiva) Beh, io esco un attimo...   

MARTINA: E dove te ne stai andando, tu?!   

CIRILLO: Beh, ecco, io veramente dovrei andare a prendere dei vasetti puliti.   

MARTINA: Ma se li ho appena portati su io?!   

CIRILLO: No... veramente volevo dire...   

TEODORO: Ma non cercare scuse per squagliartela, adesso che arriva Ocarina. Se scende, quella, è proprio per vedere te.

          (Come un fulmine, dalla porta di sinistra entra di corsa la signorina Cristina, una ragazza di circa 24 anni, molto disinvolta e decisamente avvenente).   

SEGRETARIA: Eccomi qui da lei, professor Teodoro. Che cosa aveva da dirmi?   

MARTINA: (tra sé, a voce alta) Cavolo che velocità! E che ha fatto? ha volato?

           (Senza curarsi minimamente degli altri due che si trovano al centro della scena, Cristina si indirizza direttamente verso Cirillo che, nel tentativo di evitarla, si finge molto interessato al lavoro sul bancone di destra. Il professor Teodoro vedendola entrare si premura ad andarle incontro per salutarla, ma resta alquanto deluso e mortificato nel vedersi completamente trascurato. La segretaria, infatti, ignora del tutto sia lui che Martina nell'attraversare la scena, e non ha occhi che per Cirillo. Cristina si è ormai portata accanto al bancone di destra dove è Cirillo: si appoggia con i gomiti sul lato stretto di fondo del banco, e parla al professor Teodoro fissando, però, estasiata Cirillo che imbarazzato più che mai, finge goffamente di essere preso dal lavoro).   

SEGRETARIA: (sempre guardando estasiata Cirillo) Dunque, professor Teodoro, di che cosa mi voleva parlare?   

TEODORO: Uhuhuh... (agitando un braccio dal centro della scena, cercando di richiamare l'attenzione della segretaria) ... signorina Cristinaaa...   

SEGRETARIA: (sempre più estasiata) Sì, professore...?!   

MARINA: Che miracolo! t'ha sentito!?   

TEODORO: (avvicinandosi lentamente al banco di destra) Vede, signorina Cristina, noi... cioè io, la signorina Martina e Cirillo...   

MARTINA: (quasi tra sé) Ti pare che non coinvolgeva anche me e Cirillo...?   

SEGRETARIA: Cirillo... sì... Cirillo... che cosa ha fatto, Cirillo?   

TEODORO: Ma no, Cirillo non ha fatto niente. Stavo dicendo: noi, noi tre volevamo pregarla di sollecitare, se possibile, l'assegnazione al nostro laboratorio di quell'oscillomperometroscopio che abbiamo richiesto già da tre mesi. Sa, è un'apparecchiatura che ci serve moltissimo!   

SEGRETARIA: (continuando a guardare estasiata Cirillo sempre più imbarazzato da quello sguardo insistente)...e Cirillo?... che cosa ne dice, Cirillo?   

MARTINA: (ironica, con fare smorfioso) Già! che ne dice Cirillo!?   

TEODORO: Cirillo?! Ma che c'entra Cirillo?   

SEGRETARIA: (risentita) Come che c'entra?   

TEODORO: (riprendendosi immediatamente, avendo finalmente realizzato) Cioè, volevo dire, anche Cirillo ha molto bisogno di quella macchina. Non fa altro che chiedermi: ma quando ce la mandano quella macchina?... vero, Cirillo, che hai tanto bisogno di quella macchina?   

CIRILLO: (confuso) Ma...io, veramente....   

SEGRETARIA: (premurosa) Ma su, dillo alla segretariuccia tua se hai bisogno di quella macchina... non essere timido: dillo. (con improvvisa energia) E su, dillo!   

CIRILLO: (ritenendo più opportuno assecondare) Beh, sì; signorina Cristina, quella macchina ci farebbe veramente tanto comodo, se l'avessimo....   

SEGRETARIA: (ritornando affettuosa e premurosa)  E allora, Cirilluccio caro, è cosa fatta! Ora salgo e telefono immediatamente alla ditta. Ci conosco il magazziniere che fa la bava, per me. Sei contento, Cirilluccio?   

CIRILLO: Sì, certo, e la ringrazio. Ma, per favore, non mi chiami Cirilluccio, la prego...   

SEGRETARIA: Come vuoi tu, Cirilluccio. Ed ora vado su a telefonare (si stacca dal banco dove c'è Cirillo e fa per allontanarsi, sempre, però, fissando cupidamente il giovane scienziato).   

TEODORO: Un momento, signorina Cristina!   

SEGRETARIA: (come svegliandosi di colpo) Che c'è, ora, professor Teodoro?!   

MARTINA: (sarcastica) Toh! s'è accorta che ci sei anche tu, professore!!!   

TEODORO: Per favore, signorina Cristina, se ha ancora un minuto volevamo parlarle anche di un'altra cosa. (adulatorio) Ma lo sa che le sta veramente bene questa pettinatura?   

SEGRETARIA: (lusingata, dandosi dei lievi colpetti all'acconciatura con il palmo della mano sinistra) Trova?   

MARTINA: (seccata, rivolta al professore) Parlale dell'attrezzatura.   

TEODORO: (molto sottomesso e quasi sul patetico) Lei sa, signorina Cristina... la nostra più grande ambizione è quella di trovare una soluzione che permetta di risolvere uno dei più grossi problemi dell'umanità. Ed è un'ambizione che non ci dà pace, non ci fa dormire... passiamo le notti insonni, io, la signorina Martina, e Cirillo...   

SEGRETARIA: (premurosa) Uh, poverino! Anche lui passa le notti insonne? Per questo è così sciupatino. E perché Cirillo passa le notti insonne?   

MARTINA: (ironica) E' l'attaccamento al lavoro e... a lei.   

SEGRETARIA: (lusingata) A me?? e perché, poverino?   

MARTINA: Quando lavora, Cirillo, pensa spesso a lei. Tutto quello che fa qui, Cirillo, lo fa per lei. E per lei, dà tutto se stesso: per poterle dare, un giorno, la soddisfazione di una grande scoperta.   

SEGRETARIA: (molto interessata) e...che cosa vuole scoprire?   

TEODORO: (come sopra pensiero, ma chiaro) Lei.   

SEGRETARIA: (sorpresa) Me???   

TEODORO: (riprendendosi) No; volevo dire..."lei" può aiutarlo a ritrovare se stesso, a ritrovare la serenità.   

SEGRETARIA: (premurosa) E come posso aiutarlo, io?   

TEODORO: Le ricerche che stiamo facendo sono molto impegnative e per poter progredire in queste ricerche abbiamo bisogno di nuove attrezzature sempre più aggiornate e sofisticate... (tirando fuori repentinamente la rivista e mettendola a cinque centimetri dal naso della segretaria) come questa!   

SEGRETARIA: (quasi spaventata tira leggermente indietro la testa per meglio focalizzare) E questa che cos'è?   

TEODORO: (con sussiego ed orgoglio) E' un flussogamberometro!!   

SEGRETARIA: Un che?!   

MARTINA e TEODORO: Un flussogamberometro.   

SEGRETARIA: (rivolta a Cirillo) E tu lo conosci questo flussogamberometro?   

CIRILLO: Beh, veramente... io...   

TEODORO: (intervenendo tempestivamente, interrompendo Cirillo) Ma certo che lo conosce! E' lui che ce l'ha proposto! Gliel'ho detto, signorina Cristina, Cirillo è un vero siienziato, ha la stoffa dello siienziato, e si tiene costantemente aggiornato.   

SEGRETARIA: Uh, che carino...! (tornando verso Cirillo) e perché non mi spieghi che cos'è questo flussogamberometro?   

TEODORO: (intervenendo svelto tra i due) Forse è meglio non distrarlo dal suo lavoro. Sa, si trova in una fase molto, ma molto delicata delle ricerche. Sarebbe dannosissimo se interrompesse il lavoro proprio adesso. Glielo spieghiamo noi, che cosa è un flussogamberometro, vero Martina?   

MARTINA: Ma certo! (ironica) Noi lo sappiamo benissimo che cos'è un flussogamberometro!!   

SEGRETARIA: (alludendo a Cirillo, molto delusa) Beh, se proprio non può interrompere il suo lavoro...   

TEODORO: (prendendola per un braccio e portandola dall'altra parte della scena) Venga, venga che le spieghiamo noi, in un modo strettamente siiientifico...

        (Teodoro, Martina e la segretaria fanno un capannello a sé, mentre Cirillo guardando furtivamente, di tanto in tanto, il  gruppo, fa finta di lavorare. Martina e Teodoro senza che se ne sentano distintamente le parola, ma con molti gesti, danno spiegazioni alla segretaria. Nel frattempo inventare qualcosa di buffo da far fare a Cirillo per riempire la scena.

 Dopo qualche minuto il gruppetto si scioglie).   

SEGRETARIA: (andando di corsa verso Cirillo) Stai tranquillo, Cirillo, ho capito perfettamente tutto. Se quel... coso... ti serve, ne parlo con il direttore e te lo farò avere. Sei contento?   

CIRILLO: Io, veramente, non so...   

MARTINA: (intervenendo prontamente) E' contentissimo, Cirillo! Solo che come al solito è talmente timido che non sa esprimere quello che sente e... (con sarcasmo) quello che pensa.   

SEGRETARIA: Va bene. Ma ora scappo perché prima devo fare quella telefonata al mio magazziniere della ditta - quello che... (fa il verso di sbavare) sbava. E così poi convincerò il direttore a comprarti quella macchina, Cirilluccio...! Uhuhumm (punta le labbra come per un bacio a distanza diretto a Cirillo. Poi rivolta agli altri due) Bye, bye.   

MARTINA: Ciao, ciao.   

TEODORO: Contiamo su di lei, signorina Cristina.

        (La segretaria esce sculettando. Uscendo si incrocia con Rosa, la donna delle pulizie, che sta entrando con la scopa in mano. La guarda un attimo con sufficienza ed infine esce di scena dalla porta di sinistra. La donna delle pulizie è una donnetta sulla cinquantina, semplice, per niente istruita e si esprime in marcato dialetto. Piuttosto dimessa, indossa un camice a righe verticali bianche e rosa e sul capo ha annotato un fazzoletto della stessa stoffa del camice.

 Entra, si ferma, segue con lo sguardo la segretaria che sta uscendo, alza il braccio destro muovendo la mano su e giù e le ripete il saluto).   

ROSA: (con forzato sussiego) Bai, bai! (Poi rivolta ai tre ricercatori, con molta cortesia) 'ngiorno a tutti. Come annamo? Tutto bene?   

TEODORO: Spero proprio di sì. Dipende tutto dall'Ocarina.   

MARTINA: Speriamo almeno che serva a qualcosa tutta questa manfrina. Io, a che diavolo può servirci questo flussogamberometro francamente non l'ho ancora capito.   

TEODORO: L'importante è che l'abbia capito Ocarina.   

CIRILLO: Non credete di essere ingiusti con la signorina Cristina? Lei si dà tanto da fare per noi...   

MARTINA: ...per te...   

CIRILLO: ...e voi continuate a chiamarla Ocarina.   

ROSA: Certo che è davvero 'na gran bella ragazza, quella là. In certi momenti me fa veni' in mente Lucilla Esperante quanno, dopo ave' lasciato er padre illustre primario in una clinica del Gran Canion e la madre stilista di moda proprietaria di una famosa buticche in California, perché a causa di un equivoco fatto dalla sua migliore amica, er suo ragazzo l'aveva lasciata e lei se ne era annata a fa' la modella a San Francisco.   

MARTINA: ...e ci risiamo con un'altra telenovela delle sue...   

ROSA: Però questa è diversa, sa, signorina Martina... Sapesse che bella storia è questa! Nun è mica come "L'ultimo bagliore nella notte", questa. C'è lui che è tanto carino, ma è vittima inconsapevole di una amica della sorella che però poi si viene a sapere che non è la sua vera sorella, ma...   

MARTINA: D'accordo, d'accordo; però ce la racconti un'altra volta. Ora io ed il professore ci andiamo a prendere un bel caffè, che ce lo siamo proprio meritati. (Rivolta a Teodoro) Che ne dici... me lo offri un caffè?   

TEODORO: Veramente oggi toccherebbe a te pagarlo. Comunque andiamo giù, poi chi paga si vedrà. (Rivolto a Cirillo) Tu vuoi niente dal bar?   

CIRILLO: Sì, grazie, un'aranciata.

        (Teodoro e Martina escono. La donna delle pulizie con fare discreto, spazzando spazzando, gironzola intorno a Cirillo che nel frattempo, spostatosi alla lavagna, sta cercando di risolvere una formula matematica).   

ROSA: Difficile, eh?   

CIRILLO: (sempre preso dai suoi calcoli) Come?   

ROSA: Ho detto:"difficile, eh?"   

CIRILLO: Eh sì; onestamente questa è una formula un po' difficilotta.   

ROSA: (fermandosi ad osservare il contenuto della lavagna) E' una cosa importante, quella, per il vostro lavoro?   

CIRILLO: Effettivamente, sì. Vede, signora Rosa, questa è una espressione matematica che, se riusciamo a risolverla, ci potrà portare molto avanti nel lavoro che stiamo facendo.   

ROSA: Voi lo avete visto "Il laboratorio dell'inconscio"?   

CIRILLO: (Pensandoci un po' su) No, non mi sembra. In quale istituto si trova?   

ROSA: Ma no, che hai capito? Non è un laboratorio... laboratorio. Il laboratorio dell'inconscio è il titolo del teleromanzo che stanno a trasmette su SuperTV.   

CIRILLO: Ah, capisco...   

ROSA: Vedi dotto', anche in quel teleromanzo ci sono dei dottori che fanno delle ricerche, ma però siccome che c'era una forte gelosia tra due di quelli, allora che succedeva? Che la notte uno annava a cambiare quei segni sulla lavagna dell'altro e quell'altro, pure. Così la mattina nessuno dei due ce capiva più niente e dovevano ricomincia' tutto da capo. Voi, dotto', sete sicuro che nessuno, la notte, te cambia quei segni, no?!   

CIRILLO: Ma no, signora Rosa. Stia tranquilla: quelle cose succedono solo nei film. Noi, qui, andiamo tutti d'accordo.   

ROSA: Ma allora perché voi, dottò, non riuscite a nun esse timido e confuso quando ce so' anche gli altri? Sei tanto carino quando siamo solo noi...   

CIRILLO: Eh, purtroppo la mia è una questione di timidezza...   

ROSA: Quasi che fosse un complesso... Eh, io lo so perché l'ho vissuto nel "Labirinto senza ritorno". Anche là c'era uno scrittore, non era un dottore come lei, quello, ma era uno scrittore che scriveva anche parecchio bene, sa?!   

CIRILLO: (distrattamente) Davvero?   

ROSA: Però ci aveva il complesso del solitario, cioè: bastava che ci fosse una persona che lui entrava in crisi: arrossiva, balbettava, si vergognava di tutto, eppoi, quando era solo, però, ci aveva come una seconda vita: rideva, cantava, ballava...   

CIRILLO: Tutto da solo...?!   

ROSA: Eh, sì. Il suo destino era proprio questo, poveraccio! Certo che deve esse' veramente molto triste non sape' sta' insieme all'altri...   

CIRILLO: (smette di interessarsi alle formule e s'interessa al discorso della donna) Ma no, in fondo non è tanto quello: il vero problema è che anche quando ci stai, tra la gente, ti senti sempre un estraneo e per quanto ti sforzi di essere come gli altri...   

ROSA: ...ma forse è proprio questo lo sbaglio, dotto': per me bisogna fa' solo quello che uno se sente de fa' e non quello che uno pensa che piace all'altri...   

CIRILLO: (assorto nel discorso, parla pacatamente) Questo è vero, signora Rosa, e me lo dico spesso anch'io, sa? Ma è qui dentro (indicando con l'indice la propria testa) che c'è qualcosa che non ti permette di vedere le cose nel modo giusto.   

ROSA: E' la timidezza, dotto'! Io lo so bene! Eh, perbacco, se lo so bene! Mi ricordo che quand'ero giovinotta quanto mi sarebbe piaciuto ballare, anda' alle feste! Sa? (guarda lontano, come rivivendo quei momenti) all'epoca mia s'usava molto balla' all'aperto, sulle aie, in campagna, quando si mieteva, quando si vendemmiava... Eh, (con un sospiro di rimpianto) quanto me sarebbe piaciuto balla' anche a me...!   

CIRILLO: E allora, perché non andava a ballare? Glielo impedivano i suoi genitori?   

ROSA: No, no, poveracci! Anzi loro mi dicevano sempre: ma perché non balli? ma perché non balli? E io gli rispondevo: ma no, non mi piace.   

CIRILLO: Ma allora, le piaceva o non le piaceva, ballare?   

ROSA: Certo che mi piaceva! Ma mi vergognavo. Eh, se mi piaceva! Non so che avrebbi fatto per ballare almeno una volta come si vede nei film in quei bei saloni tutti luccicanti... Io sono sicura che se non mi ero vergognata, sarebbi diventata una grande ballerina. Perché il ballo ce l'ho nel sangue; come mi diceva il mio povero marito: ma nun ti vergogna', nun esse' timida! Magari gli avessi dato retta: a quest'ora potevo esse' una grande ballerina...! E voi che siete giovane, dotto', voi non dovete essere così, non dovete essere timido; perché anche a voi è la timidezza che ti rovina!   

CIRILLO: Ma io non lo so se è timidezza o insicurezza; oppure tutt'e due insieme... Ma forse l'avrà provato anche lei qualche volta, signora Rosa: ti trovi a camminare per la strada e all'improvviso ti senti pesare addosso, alle tue spalle, lo sguardo di qualcuno che ti segue e di cui senti i passi, ma che non vedi. Se hai la sensazione che questo sguardo si prolunghi più del necessario, allora sei fritto: per quanto ti sforzi di evitarlo, entri in una strana sensazione di disagio e cominci a pensare: ma perché continua a guardarmi? Avrò qualcosa che non va?! forse un buco nei calzini! Oppure qualche macchia nella giacca o sui pantaloni. Oppure il vestito non mi sta più bene. E' tanto tempo ormai che lo porto... Sì, forse è proprio questo il motivo! Forse il vestito è diventato troppo sciatto e questa persona che mi segue l'ha sicuramente notato e mi starà criticando. Rallenti il passo, ti lasci sorpassare e ti accorgi che sei seguito da una contadinotta dal grembiulone a scacchi ed una cesta di uova sotto il braccio, che neppure ti cura un po'.  Purtroppo questo a me accade spesso, ma non nella strada... Ma... ma che fa adesso, signora Rosa, piange?   

ROSA: E certo che piango, dotto'. Oddio che belle cose che sai di', dotto'! Me sembrava proprio di vedere uno di quei serialle che mi piacciono tanto. Certo è un peccato, vedere uno carino come voi, che sa dire tutte 'ste belle cose... Ma perché voi, dotto', non fate qualcosa per guarire?   

CIRILLO: Non so proprio cosa fare... E poi, con questo lavoro non ho molto tempo per fare cure o terapie.  

ROSA: Perché non t'inventi una bevanda miracolosa che te fa venire la grinta e te fa diventa' più sfacciato?

Con tutti questi alambicchi che ci avete e con tutte 'ste cose strane che conoscete (indicando le formule matematiche sulla lavagna) potete fare qualsiasi cosa, voi.   

CIRILLO: Beh, signora Rosa, non creda che sia così facile.   

ROSA: Eppure in "Cocktail magico" succedette proprio una cosa così, sa? Lui era uno scienziato che però ci aveva un fratello scapestrato, diciamo così un po' delinquente che menava alla moglie, scippava le vecchiette, rapiva l'industriali ricchi e struppava, non so se si dice così, struppava le mogli degli amici. E allora il fratello scienziato si mette al lavoro e in una notte prepara una bevanda che quando il fratello ignaro l'ha bevuta, zac, è diventato bono bono, e si è iscritto pure ai boi scautte.   

CIRILLO: Ma anche quelle sono cose che si verificano solo nei telefilm. Qui noi facciamo altre ricerche...   

ROSA: Ma se non sono troppo curiosa, che cos'è che state facendo qua dentro, voi, il professore e la signorina Martina?   

CIRILLO: Beh, signora Rosa, non s'offenda, ma sa, queste sono ricerche segrete; non possiamo dirle in giro altrimenti quelli della concorrenza potrebbero rubarci l'idea e prendersi loro tutti i meriti.   

ROSA: Avete ragione, sa!? Avete proprio ragione! Anzi, scusateme: nun volevo essere troppo invadente.   

CIRILLO: Ma no, che dice? Anzi mi scusi lei se non posso dirle di più, ma...   

ROSA: No, no, no, dotto'! Avete fatto benissimo a non dirmi niente. Io lo so, sa, che bisogna tenere l'acqua in bocca e non dire niente a nessuno. Lo so, lo so come vanno a finire le cose, sennò. Quello, invece, raccontava tutto all'amante...   

CIRILLO: (allarmato)...quello chi?   

ROSA: Quello di "una formula per quattro".   

CIRILLO: ...una formula per quattro? e che cos'è?   

ROSA: (sorpresa) Ma come, dotto', non la conosci? è il teleserialle che trasmettono il venerdì. Ma davvero non l'avete mai visto?   

CIRILLO: No, mi dispiace, ma non mi è mai capitato di vederlo.   

ROSA: Che s'è perso, dotto'!   

CIRILLO: Perché? E un programma interessante?   

ROSA: Interessante?! Ma che volete scherza'? E' proprio là che io ho capito come vanno le cose nel caso delli spionaggi industriosi.   

CIRILLO: ...industriali, forse?   

ROSA: Sì, è vero: industriali; spionaggi industriali. Lui è uno scienziato, come lei dotto', che studia per fare un'invenzione per gli americani. Quello era pure bravo, però era un po'...frescone.   

CIRILLO: Frescone...?!   

ROSA: Beh, sì; come si può dire...? diciamo che era un po' ingenuo. E allora la sera, quando andava dall'amante perché la moglie gli faceva le scenate isteriche per via che lui la trascurava per il lavoro... e allora la sera lui raccontava tutto all'amante che poi all'indomani si incontrava lungo le spiagge del mare pacifico...   

CIRILLO: ...dell'oceano Pacifico, forse?   

ROSA: E come fai a saperlo, dotto', se non l'hai mai visto quel serialle?   

CIRILLO: Non importa, non importa: ho tirato ad indovinare.   

ROSA: All'indomani l'amante di lui si incontrava con l'altro amante il fidanzato che però era momentaneamente disoccupato. Siccome però gli piaceva la vita elegante, il fidanzato, all'insaputa di lei, quando la sera lei era con lo scienziato, lui se ne andava al motel con un altro signore più anziano, molto distinto, che lavorava per i cinesi, e gli raccontava tutto. Ecco perché si spiega il titolo "una formula per quattro". Capito, dotto': lui, lei, lui e lui. Sono quattro.   

CIRILLO: Sì, sì; ho capito, ho capito. Però mi sembra tutto un po' ingarbugliato...   

ROSA: E ci credo! Il bello è proprio lì. Anch'io all'inizio ce capivo poco, con tutti 'sti intrecci... Poi mi sono comprata un teleregistratore...   

CIRILLO: un videoregistratore, vuol dire?   

ROSA: Sì, insomma, mi sono comprata un videoregistratore e così me li registro e poi me li rivedo con più calma quattro o cinque volte e così ci capisco meglio. Sa... forse non si capisce, ma io non è che ho fatto molto le scuole... sono un po'... diciamo così... sono un po' ignorante.   

CIRILLO: Ma non c'è niente di cui vergognarsi. E poi, l'istruzione non è tutto...   

ROSA: Però, dotto', con la televisione sto a imparare un sacco di cose, sa? Certo ancora non riesco a capire tutte quelle cose là (indica la lavagna), però se dovessi incontra' uno che mi offre due fustini al posto di uno, mica glielo do il mio in cambio. E poi, quando vado a compra' le caramelle compro sempre quelle che si sentono sia in bocca che su per il naso.   

CIRILLO: Ma quella è solo pubblicità, signora.   

ROSA: E certo che è pubblicità, dotto'. Ammazza quanto è forte! Peccato che ogni tanto la interrompono con qualche telegiornale...

             (Rientrano Teodoro e Martina).   

MARTINA: Ah! Adesso sì che sto meglio. Un buon caffè è proprio quello che ci vuole a metà mattinata!   

ROSA: Quale ha preso, signori', quello di montagna che il gusto ci guadagna oppure quello tutto gusto che ogni momento è quello giusto?   

MARTINA: (senza rispondere alla donna delle pulizie, si limita a guardarla con sufficienza ed a stringersi nelle spalle. Poi va verso Cirillo porgendogli una bottiglia di aranciata) Ecco qui la tua aranciata. Attento a non ubriacarti...!   

CIRILLO: (ritornando timido) Grazie, signorina Martina.   

MARTINA: Martina! mi devi chiamare Martina, no signorina Martina. Domani, però, andrai tu a prendere il caffè a noi, d'accordo?   

CIRILLO: Certo, signorina Martina... (viene fulminato da un'occhiata severa di Martina) cioè... certo, Martina. (Poi, rivolgendosi alla donna delle pulizie che nel frattempo aveva ripreso a spazzare) Vuole un po' di aranciata, signora Rosa?   

ROSA: No, grazie, dotto'; casomai più tardi, se gliene resta un po'. (continua a ramazzare).

        (Cirillo beve un sorso di aranciata e poggia, quindi, la bottiglia sul banco di destra. I tre ricercatori si rimettono al lavoro. Dalla porta di destra dopo poco entra il direttore seguito dalla segretaria. Il direttore è un uomo tra i 5O ed i 6O anni, alto circa 1,8O e di corporatura piuttosto robusta. Indossa un abito di buona fattura, ma di foggia e colore molto convenzionali, propri di uomini politici. Ha sempre un atteggiamento tra il borioso ed il presuntuoso).

DIRETTORE: (a voce alta e con tono arcigno) Che cos'è questa novità?   

MARTINA - TEODORO - CIRILLO: Buongiorno, signor direttore.   

DIRETTORE: (con benevola distrazione) Ah! Buongiorno, buongiorno. (ritornando duro) Allora? che cos'è questa novità?   

TEODORO: (ossequioso e disponibile) Ma qui, veramente, signor direttore, non ci sono grandi novità...   

DIRETTORE: Io mi riferisco a quella richiesta di una nuova macchina, che avete fatto alla signorina Cristina: a quel "succhiagamberetti"!   

TEODORO: Succhiagamberetti?! Ma vorrà dire "flussogamberometro"!   

DIRETTORE: (insistendo deciso) La signorina Cristina mi ha parlato di un succhiagamberetti; non è vero, signorina?   

SEGRETARIA: (confusa) Beh, io avevo capito così...   

TEODORO: (accomodante e rispettoso) Ma no, signor direttore, si tratta di un flussogamberometro. Ecco, vede? (mostra premuroso la rivista anche al direttore) questo è un flussogamberometro.   

DIRETTORE: (brusco) Vedo, vedo. Ma non avete già abbastanza apparecchiature, in questo laboratorio? (senza attendere risposta) e a che cosa servirebbe, questo aggeggio?   

TEODORO: Lei sa, signor direttore, che le nostre ricerche siientifiche dovrebbero portarci a... (viene bruscamente interrotto dal direttore).   

DIRETTORE: (severo e rigoroso) Non parli di queste cose davanti ad estranei! (poi, rivolto con tono imperativo alla donna delle pulizie) Lei, signora Rosa, vada a fare le pulizie da un'altra parte!

        (La donna annuisce in silenzio ed esce dalla porta a sinistra. Cirillo beve un altro sorso di aranciata).   

DIRETTORE: (sempre severo e rigoroso) Lei per primo, professore, dovrebbe sapere quanto è essenziale la segretezza quando si lavora ad un progetto tanto importante e delicato quale è quello che stiamo portando avanti tutti noi! Dunque, mi stava dicendo...?   

TEODORO: Beh, la signorina Cristina le avrà riferito quali sono le caratteristiche siientifiche e le capacità di questa macchina.   

DIRETTORE: Sì, in  effetti la signorina Cristina me ne ha accennato. Ma è proprio per questo che sono qui, per avere maggiori chiarimenti. Perché, vede professore, (con molta prosopopea) confesso che malgrado la mia grande esperienza e professionalità che, d'altra parte, mi vengono anche riconosciuti in ogni ambiente...   

TEODORO: ...siiientifico...   

DIRETTORE: Esatto: in ogni ambiente scientifico...   

MARTINA: (sottovoce) Modestino!   

DIRETTORE: Dicevo: malgrado la mia profonda competenza nel campo, ci sono alcune delle caratteristiche che mi ha illustrato la signorina Cristina, che mi lasciano alquanto perplesso.   

TEODORO: (ossequioso e disponibile) Ma, signor direttore, noi siamo qui a disposizione per darle tutti i chiarimenti necessari...   

DIRETTORE: E allora, mi dica: che utilità può avere, ai fini delle nostre ricerche, il fatto che introducendo nella macchina dei topi si possa studiare quali effetti si potrebbero avere sulle capacità di riproduzione e sul comportamento sessuale di Celentano quando va a passare le vacanze in una colonia marina...?  

TEODORO: (sorpreso) Ma che c'entra adesso Celentano con la mia macchina?   

DIRETTORE: Prima di tutto, questa, non è ancora la "sua" macchina, e poi che cosa c'entra Celentano in tutta questa storia, sono io che lo sto chiedendo a lei ed è lei che deve darmene una spiegazione: è lei che ne ha parlato per primo alla signorina Cristina. (Rivolto con forzata finta cortesia alla segretaria) non è vero, signorina?   

SEGRETARIA: (intimorita) Sì, almeno, così credo...   

TEODORO: Ma no, signor direttore, ma io non ho parlato né di topi né di Celentano, alla signorina Cristina. Forse avrò detto che inserendo in questa macchina degli.... ecco, sì, degli isòtopi, non dei topi, degli isòtopi... lei sa benissimo cosa sono gli isòtopi, signor direttore...!   

DIRETTORE: (ostentando un'aria di superiorità) Certo! Certo che so che cosa sono gli isotòpi, io. Ma lo rispieghi ugualmente, così potrà saperlo anche la signorina Cristina. (Rivolto alla segretaria) E lei ascolti.   

TEODORO: Ecco, io dovrei avere detto che introducendo nella macchina degli isòtopi di azoto, il cosidetto azoto pesante, che come lei sa è comunemente usato per studiare il modo in cui il materiale ereditario, il "di enne a", è replicato nella cellula vivente...   

DIRETTORE: (interrompendolo) Sì, va bene, va bene. Non esageri troppo, ora, in spiegazioni... superflue. Ancora, però, non mi ha spiegato che cosa c'entra Celentano in tutto questo...   

TEODORO: (sempre remissivo e rispettoso) E' quello che stavo dicendo, signor direttore. Introducendo degli isòtopi di azoto in questa macchina, dopo averci alloggiato dei... dei... dei celenterati, signor direttore, sa: le meduse, le attinie ed i coralli... sono tutti celenterati; e non Celentano, ma celenterati.   

DIRETTORE: Ma se la signorina Cristina mi ha parlato di Celentano quando va alla colonia estiva marina!? E' vero o no, signorina Cristina?   

SEGRETARIA: (sempre più intimorita) Beh, io credevo d'aver capito...   

CIRILLO: (timidamente) Forse la signorina Cristina voleva dire...   

DIRETTORE: (Duro) Zitto, lei! nessuno l'ha interpellato! (Poi rivolto nuovamente al professore) Allora? come la mettiamo con questo Celentano e con le sue abitudini sessuali?   

TEODORO: Ma non si tratta di Celentano, signor direttore. A noi non interessa quel tipo di animali... cioè... volevo dire...   

DIRETTORE: E la storia della colonia marina?   

TEODORO: Appunto! Nei celenterati sono compresi anche i coralli che vivono appunto in colonie marine. Ma questo, signor direttore, lei lo sa perché è un vero esperto in questo campo. Se non sbaglio ha scritto moltissimi veri e propri trattati su questo argomento, non è vero?   

DIRETTORE: (Con sussiego e falsa modestia) Beh, è vero e non è vero. E' vero che ho una profonda competenza anche in questo settore...   

MARINA: (sottovoce)...e ti pare che non è esperto anche in questo?!   

DIRETTORE:...però non è ancora vero che abbia scritto "moltissimi" trattati su questo argomento...   

TEODORO: Non saranno moltissimi, ma molti sì.   

DIRETTORE:...non molti...   

TEODORO:...ne avrà scritti... alcuni, allora?   

DIRETTORE: Beh, no.   

TEODORO:... quattro?... tre?...   

DIRETTORE: Nemmeno.   

TEODORO: Uno. Almeno uno!   

DIRETTORE: (con paternalismo) Ma, sa, professore, con tutti gli impegni che mi comporta la mia carica e la mia posizione, non è che mi resti poi molto tempo per scrivere trattati sui celenterati. Però è da tanto che ho in mente di scrivere qualcosa proprio sui coralli.   

TEODORO: (furbescamente servile) Ecco, appunto, ci avrei giurato! Non si può avere la preparazione e la competenza che ha lei, signor direttore, senza pensare di scrivere qualcosa sui coralli. (Poi rivolto a Martina ed a Cirillo) Io ve l'ho sempre detto: la nostra più grande fortuna è quella di avere un direttore con una vera, profonda preparazione siientifica, che sa capire...

DIRETTORE: Beh, sì: in effetti non mi è stato molto difficile capirne il concetto ed il funzionamento...   

TEODORO: (rivolto ai suoi colleghi) Che vi dicevo, ragazzi? (rivolto nuovamente al direttore) Allora ce la fa comprare?   

DIRETTORE: (tossicchiando, per guadagnare tempo) Beh, io ho ben chiaro il funzionamento di questa macchina... ma il consiglio di amministrazione? saprà il consiglio di amministrazione capire appieno l'utilità di questo apparecchio?  

TEODORO: Sarà lei, signor direttore, a farglielo capire! A lei, lo sanno tutti, non mancano certo le parole. E poi, diciamocelo pure chiaramente, senza falsa modestia: qui, quello che comanda non è il consiglio di amministrazione, ma è...? (rivolgendo retoricamente la domanda a Martina e Cirillo) è...? (Martina e Cirillo si guardano perplessi)  Ma qui chi comanda è lei, signor direttore! Basta una sua parola e tutto è fatto. E lei la dirà quella parola, non è vero, signor direttore?   

DIRETTORE: (tossicchiando di nuovo) E va bene! Diciamola questa parola!   

MARTINA: (tra sé) Evviva! L'uomo del monte ha detto sì!    

DIRETTORE: (rivolto alla segretaria) Allora, signorina Cristina, prenda nota: mi appunti questa richiesta per la prossima riunione del consiglio d'amministrazione.   

SEGRETARIA: (risollevata e premurosa) Certamente, signor direttore, gliela annoto immediatamente.

DIRETTORE: Benissimo. Ed ora torniamo nel mio studio; ho un'infinità di impegni che m'aspettano...! E voi? (rivolto con la solita severità ai tre ricercatori) che cosa state a fare, là impalati? Al lavoro, presto! Rimettetevi subito al lavoro! E lei, professore, non dimentichi che voglio essere costantemente informato su come procedono le vostre ricerche.   

TEODORO: Ma l'ho sempre fatto. Anche ieri...   

DIRETTORE: Ieri era ieri! E oggi è oggi...

        (Esce senza salutare seguito dalla segretaria che però nell'uscire fa delle moine e dei salutini a Cirillo. I tre ricercatori restano un attimo come storditi e imbarazzati a guardare la porta da dove sono usciti direttore e segretaria. Poi, come riprendendosi da uno choc...)   

MARTINA: Accidenti che caprone...!   

CIRILLO: (scolandosi d'un fiato la bottiglietta d'aranciata e tenendola un attimo capovolta quasi per accertarsi che non ce ne fosse ancora) Meno male che se ne è andato... io non ne potevo più. Quell'uomo, non so perché, mi terrorizza... (poggia la bottiglietta vuota sul bancone di destra).   

TEODORO: (soddisfatto) L'importante è che abbia accettato la mia proposta per la nuova  macchina. Comunque, ora rimettiamoci al lavoro.   

MARTINA: (rivolta al professore) Allora, adesso devi spiegarmi quale nuovo indirizzo hai pensato di dare alle nostre ricerche. Prima di andare a prendere il caffè mi stavi dicendo che hai deciso di abbandonare la teoria su cui stavamo lavorando ieri.   

CIRILLO: (sorpreso) Perché? non lavoriamo più sul cepposterone?   

TEODORO: No. Quello possiamo abbandonarlo: ci porta su una falsa strada. Se i miei calcoli sono esatti, dovremmo indirizzare le nostre ricerche in un'altra direzione.   

CIRILLO: (mostrando una beuta contenente un liquido arancione) e di questo che ne faccio?   

MARTINA: Già. Che ne facciamo di quell'estratto che abbiamo ricavato dalle ultime ricerche?   

TEODORO: Acqua sporca! Quello non serve proprio a niente!   

MARTINA: Ma ci abbiamo lavorato sopra per un mese intero...!!   

CIRILLO: Allora?! che ci faccio con questo estratto?   

TEODORO: (spazientito) Ma facci quello che ti pare! Bevitelo pure, se ti fa piacere. Ti ho appena detto che quelle sono state ricerche sbagliate.   

CIRILLO: (guardando il liquido controluce) Beh, effettivamente si potrebbe bere... sembra aranciata! (poi parlando tra sé) e io lo metto in questa bottiglietta. (versa il liquido nella bottiglietta vuota d'aranciata che lascia, poi, sul banco del laboratorio).   

MARTINA: (rivolta al professore indicando quanto scritto sulla lavagna di sinistra) E quelle formule le hai scritte tu? Fanno parte delle nuove ricerche? Non riesco a seguirle completamente. Ti dispiace spiegarcele?   

TEODORO: Sì. Quella è una formula che ho scritto ieri sera prima di lasciare il laboratorio. Ma non sono riuscito ad andare avanti. Forse ero troppo stanco.   

MARTINA: Vuoi dire che non riesci ad andare avanti?   

TEODORO: Beh, onestamente devo confessarti che malgrado abbia cercato di impostare il tutto in un modo rigorosamente siientifico, quando arrivo ad un certo punto, devo fermarmi.   

MARTINA: Forse stiamo cercando la pietra filosofale. Ho l'impressione che ci siamo imbarcati in un'impresa impossibile. E se cercassimo di... (viene interrotta dal cicalino del citofono. Si porta quindi all'apparecchio) Sì...? chi è?   

TEODORO: Chi è?   

MARTINA: (gli fa cenno di tacere prestando attenzione a quanto le stanno dicendo al citofono. Alla fine esplode, contenta) Davvero??? Scendiamo subito!   

TEODORO: Che sta succedendo?   

MARTINA: (molto eccitata) Hanno citofonato da sotto... stanno scaricando l'oscillomperometroscopio!   

TEODORO: Di già?? Caspita! Certo che anche l'Ocarina ha il suo potere...!   

MARTINA: (sempre molto eccitata) Vieni, scendiamo. Andiamo a vedere!

        (Martina e Teodoro escono. Uscendo, per poco si scontrano con la donna delle pulizie che sta entrando con la sua solita scopa)   

ROSA: Accidenti! E che sta succedendo, va a fuoco il laboratorio?   

CIRILLO: (sorridendo divertito) Ma no, signora Rosa, qui non c'è nessun incendio. Stanno correndo giù perché è arrivata una nuova apparecchiatura che aspettavamo da più di tre mesi.   

ROSA: Un'altra macchina? e dove la metterete? (guardandosi intorno) Qui non ci si può più rigirare!?   

CIRILLO: Mah, da qualche parte riusciremo a sistemarla. Sa, il professore dice che ci sarà molto utile per le nostre ricerche.

         (Cirillo continua il suo lavoro armeggiando con fiale e provette sul bancone di sinistra. La donna delle pulizie, invece, dopo avere appoggiato da qualche parte la scopa, ha preso a spolverare il ripiano dell'altro banco. Cirillo mette in funzione una macchinetta simile ad un frullatore, che fa molto rumore).   

ROSA: Come mai non siete sceso anche voi, come hanno fatto i tuoi colleghi?   

CIRILLO: (frastornato dal rumore della macchina) Che cos'è che ha detto, signora Rosa?   

ROSA: Vi ho chiesto come mai non sei sceso anche voi?   

CIRILLO: Non riesco a capirla. Cosa ha detto?   

ROSA: Non fa niente, non fa niente. Niente di interessante. (continua a spolverare. Le capita tra le mani la bottiglietta dell'aranciata) Posso berne un sorso, adesso, dotto'?   

CIRILLO: Come dice?   

ROSA: Vi ho chiesto se posso bere un po' della vostra aranciata. Voi me l'avevate offerta, vel'aricordate?    

CIRILLO: Non la sento!

        (La donna delle pulizie si stringe nelle spalle rassegnata; si versa un po' del liquido in un bicchiere e lo beve. Dopo avere bevuto, scuote un attimo la testa continuando ad assaporare, perplessa, l'aroma rimastole in bocca).   

ROSA: Uh, che strano sapore che cià 'st'aranciata...!! Però n'è mica cattiva...

        (Riprende a spolverare. Intanto Cirillo ha finito di lavorare con quell'apparecchio e lo spegne. Ritorna il silenzio).   

CIRILLO: Che cosa mi stava dicendo, prima?   

ROSA: (distratta, ma con perfetta pronuncia della lingua italiana) Oh, niente. Le chiedevo come mai non era sceso anche lei...   

CIRILLO: Mah, tanto la devono portare su, quella macchina; quindi la vedrò qui. Eppoi avevo quel lavoretto da finire: non potevo lasciarlo a metà.

        (La donna delle pulizie casualmente getta lo sguardo su quanto contenuto nella lavagna di sinistra).   

ROSA: Ma qui c'è qualcosa che non va...!   

CIRILLO: (sorpreso) Che cosa c'è che non va, signora Rosa? Abbiamo fatto troppa confusione? Sì, lo so che sporchiamo troppo mentre lavoriamo, ma quando si è presi dal lavoro...   

ROSA: No, no. Non mi riferisco a quanto sporcate: non è quello che non va. Io mi riferisco a questa lavagna.   

CIRILLO: (sempre più disorientato) Che cosa c'è che non va in quella lavagna? E' sempre stata là, in quel posto; da quello che ne so io.   

ROSA: Ma non mi riferisco neanche alla lavagna. Io mi riferisco a quello che c'è scritto sopra!   

CIRILLO: Eh, quello non sono riuscito a capirlo nemmeno io. L'ha scritto il professore. Ma non capisco come possa interessarla, signora Rosa...   

ROSA: Ma non vede che c'è un errore madornale, là sopra?! Così non andrete mai avanti. Dobbiamo dirglielo,  al professore.   

TEODORO: (Entrando proprio in quel momento insieme a Martina) Che cos'è che dovete dirmi?   

CIRILLO: (confuso e imbarazzato) Ma no, niente, professore. Non dobbiamo dirle assolutamente niente.   

TEODORO: Veramente ho sentito molto bene quello che stava dicendo la signora Rosa.   

ROSA: (decisa, ma rispettosa) Ecco professore, io sono convinta che quella formula...   

CIRILLO: (interrompendola imbarazzato) Ma, no: la signora sta scherzando...   

TEODORO: Ma lasciala finire, Cirillo. (rivolto alla signora Rosa con cortese curiosità) che cos'ha quella formula?   

ROSA: (con rispettosa decisione) Quella formula secondo me è sbagliata!   

TEODORO: (imbarazzato e ironico rivolto agli altri due ricercatori) Ah, beh: se lo dice la signora Rosa...   

CIRILLO: (cercando sottovoce di dissuadere la donna delle pulizie) Avanti, signora, dia retta a me: la smetta, per favore...   

MARTINA: (anche lei ironica) Vuole venire lei al nostro posto, signora Rosa? Noi possiamo occuparci delle pulizie...   

ROSA: (dispiaciuta di non essere creduta) Ma perché non mi volete ascoltare?!   

TEODORO: (ancora cortese, ma spazientito) Non le sembra, ora, di esagerare un po' troppo, signora Rosa? Noi abbiamo apprezzato moltissimo questo suo improvviso e inaspettato umorismo e... (quasi isterico) ci siamo tutti divertiti un mondo. Ma adesso, se permette, dobbiamo dedicarci al nostro lavoro. E lei farebbe bene a dedicarsi al suo! (indicandole la scopa appoggiata al bordo di un banco).   

ROSA: (delusa, arrendendosi a tanta resistenza) E va bene. Se nessuno vuole ascoltarmi, peggio per voi.

        (Si indirizza verso la scopa, l'afferra e riprende lentamente a ramazzare. Anche i tre ricercatori riprendono il loro lavoro. Un attimo di scena in silenzio. La donna delle pulizie continua a ramazzare, però mentre ramazza, continua a guardare la lavagna. Poi, come parlando a se stessa...)   

ROSA: Se noi applichiamo il principio dei potenziali di equilibrio alle membrane biologiche...   

TEODORO: (interrompendo il lavoro e ascoltando incuriosito e meravigliato) Che cosa è che ha detto, signora Rosa?   

ROSA: (imbarazzata per essersi fatta involontariamente sentire) No, no, niente, professore! Non stavo dicendo niente, io.   

TEODORO: Ma se l'ho sentita benissimo! Che cos'era quel discorso sui potenziali di equilibrio? 

ROSA: (sostenuta e impermalita) Potenziali di equilibrio?? che cosa vuole che ne sappia, io, povera donna delle pulizie e ignorante, per giunta, dei potenziali di equilibrio?!   

TEODORO: Ma se l'ho sentita benissimo!   

MARTINA: Eh sì! Veramente l'ho sentita bene anch'io.   

CIRILLO: Lei, signora Rosa, sa che cosa sono i potenziali di equilibrio?   

ROSA: (sempre sostenuta e impermalita) Io non so proprio un bel niente. L'avete detto voi!   

CIRILLO: (accomodante) Ma no, signora Rosa, nessuno di noi ha mai detto nulla del genere...   

ROSA: Però quando io vi ho detto che quella formula non è esatta...   

TEODORO: (spazientito) E ritonfa con quella formula...   

ROSA: (rivolta a Cirillo ed indicandogli il professore) Ecco, dottore, lo vede? Non ci vuole credere che quella formula è sbagliata!   

CIRILLO: (con delicata persuasione) Ma signora Rosa, lei deve anche capire... quella formula l'ha scritta il professor Teodoro che in questa materia ne sa molto più di tutti noi messi insieme.    

MARTINA: (come in un'ironica confessione) Ma se neanche io sono riuscita ad interpretare quella formula...   

ROSA: (come offesa) Ed io invece, sì! Ma voi continuate a non volermi credere.   

TEODORO: (rassegnato e più disponibile) E va bene. Vediamo allora dov'è sbagliata, secondo lei, questa formula.   

ROSA: (ritornata di nuovo interessata alla questione e con una certa eccitazione) Allora, ascoltatemi bene!

        (I tre ricercatori si fanno intorno a lei che, per essere meglio udita e seguita, sale in piedi su di una sedia davanti alla lavagna di sinistra ed inizia come una specie di conferenza).   

ROSA: Noi sappiamo che il gradiente elettrochimico di una specie ionica non si diffonde attraverso una membrana se questa è impermeabile a tale specie...   

MARTINA: Ma noi sappiamo anche che una specie ionica per la quale la membrana sia permeabile, ha sul potenziale...   

TEODORO: Stai zitta, stai zitta! Lascia proseguire la signora Rosa. Dunque, stava dicendo, signora Rosa...?   

ROSA: (riagganciandosi a quanto detto da Martina) Sì, è vero quello che dice la signorina Martina, ed è proprio da là che noi dobbiamo partire con le nostre considerazioni. Ritornando, quindi, a quello che stavo dicendo prima: (indicando sulla lavagna l'equazione "1" dell'allegato "A") partendo dall'equazione di Nernst, Goldmann determinò questa equazione (indica ora l'equazione "2") che tiene conto delle permeabilità di ciascuna specie ionica. Noi qui vediamo che Pk, Pna e Pcl sono le rispettive costanti di permeabilità. Passando all'equazione successiva (indica l'equazione "3") che è l'esemplificazione della primitiva equazione di Goldmann, dovremmo ottenere la misura del potenziale di riposo delle membrane di cellule muscolari. Ma l'errore è proprio qui! Noi qui non dovremmo avere O,O38 log ecc., bensì O,O58 log ecc. che ci porta di conseguenza al risultato di meno 92 millivolt (dicendo questo cancella il risultato scarabocchiato, ed al suo posto scrive: = -92mV) risultato che rientra perfettamente nei valori di norma provati sperimentalmente per le cellule muscolari. Ed è dunque -92 millivolt il risultato di questa formula. Semplice, no? Basta solo procedere... siiientificamente!!

SIPARIO

 FINE

 DEL  PRIMO  ATTO

ATTO SECONDO

      

       Stesso ambiente del primo atto. Al centro del laboratorio troneggia una nuova apparecchiatura. In scena Martina, Cirillo ed il professor Teodoro. Cirillo sta lavorando al bancone di destra.

MARTINA: (saltellando di gioia intorno alla nuova apparecchiatura, e canticchiando) E' arrivato, è arrivato! Finalmente è arrivato!   

TEODORO: (rimirando soddisfatto la macchina) Certo che per noi, per i nostri studi, avere una simile macchina è molto importante.   

MARTINA: (continuando a saltellare e a canticchiare) E' arrivato, è arrivato... (improvvisamente si ferma e si rivolge a Teodoro) Pensi che sarà difficile usare questo oscillomperometroscopio?   

TEODORO: Beh, certo che prima di poterne essere pratici, occorrerà una certa applicazione. Ma io sono sicuro che per noi non dovrebbe costituire nessun problema. Basta impostare l'approccio in modo strettamente...   

MARTINA: ...siientifico!   

TEODORO: Proprio così! siientifico.       

CIRILLO: (continuando a lavorare) Professor Teodoro...   

TEODORO: Sì, Cirillo, cosa c'è?   

CIRILLO: Mi scusi, professor Teodoro, volevo chiederle, se non la disturbo molto..., pensa che potrò adoperarla anch'io, quella macchina?   

TEODORO: Beh, vedremo. Non prima comunque di averne ben chiari tutti i segreti.   

CIRILLO: Grazie, professore.   

TEODORO: Lascia stare.

CIRILLO: Professor Teodoro...   

TEODORO: (un po' spazientito) Che c'è, adesso, Cirillo?!   

CIRILLO: Mi scusi, professor Teodoro, volevo chiederle se posso chiedere a lei di chiarirmi tutti i segreti di quella macchina.   

TEODORO: (con tono paternalistico) Ma sì, stai tranquillo. Quando sarà il momento trasferirò anche a te tutte le mie conoscenze tecniche e siientifiche.   

CIRILLO: Grazie, professore. (Il professore fa un cenno di fastidio).   

TEODORO: Stupenda! E' semplicemente stupenda!   

MARTINA: Meravigliosa! E' semplicemente meravigliosa!   

TEODORO: Questa macchina sarà la nostra chiave per il paradiso... per il paradiso siientifico, naturalmente!   

MARTINA: Questa macchina risolverà finalmente tutti i nostri problemi di ricerca.   

TEODORO: Stupenda!   

MARTINA: Magnifica!   

TEODORO: Sì, veramente magnifica!   

MARTINA: Sì, veramente stupenda!   

CIRILLO: (sollevando un attimo la testa dal suo lavoro) Di chi state parlando?

        (Martina e Teodoro si guardano sorpresi e, rassegnati, si chiudono nelle spalle).   

MARTINA: (eccitata) Avanti, professore, a te l'onore di accendere questo portento!   

TEODORO: (fregandosi le mani, davanti alla macchina continuando ad ammirarla) Grazie, Martina! Questo è un momento veramente emozionante, per me. E' il giusto coronamento di anni e anni di impegno siientifico!   

MARTINA: (impaziente) Avanti, professore! Dai il via!

       (Il professore scruta da cima a fondo la macchina alla ricerca del pulsante di accensione).   

MARTINA: (incalzante) Questa è la tua creatura. Devi essere tu a darle la vita...!

       (Il professore sempre più imbarazzato cerca affannosamente di capire qual'è l'interruttore dell'accensione).   

TEODORO: Sì, certo, certo. Ma non mi fare fretta sennò mi innervosisco...   

MARTINA: Non vedo proprio l'ora di vederlo funzionare, questo mostro! Ti prego, Teodoro, accendilo.   

TEODORO: (sempre più imbarazzato) Sono... sono così emozionato che non riesco nemmeno a trovare l'interruttore...   

MARTINA: Eppure non dovrebbe essere difficile accenderlo.   

TEODORO: Ma che difficile e difficile! E' che non trovo l'interruttore.

        (Nel frattempo Cirillo sospende il suo lavoro e, in silenzio, si avvia verso la macchina. Con un cenno cortese fa spostare leggermente Martina e Teodoro, allunga una mano verso l'apparecchio, preme un pulsante e tutto s'illumina. Poi, mentre Martina e Teodoro restano estasiati davanti alla macchina tutta illuminata, se ne torna, sempre in silenzio, al suo lavoro).   

TEODORO: (risollevato) Che vi dicevo? Non è una meraviglia?   

MARTINA: Hai proprio ragione, professore, è una vera meraviglia! Ora non aspetta che un tuo cenno per dimostrare tutta la sua potenza. Che cosa hai in mente di farle fare?   

TEODORO: Beh, per oggi penso che basti così: è meglio non farla lavorare troppo, il primo giorno.   

MARTINA: Ma come? Ma se l'abbiamo appena accesa! Con tutte le cose che sicuramente sa fare...?! Perché non ci dici quali cose sa fare, questa macchina? Questo, per esempio (indica un pulsante) a che serve?   

TEODORO: (con falsa competenza) E' molto semplice: quello è un pulsante.   

MARTINA: (un po' delusa) Ah, capisco! E' un pulsante. E quella leva? a che serve, quella leva?   

TEODORO: Beh, penso che servirà per... Beh! L'unica è provare. (con mossa decisa tira giù la leva. La macchina lampeggia furiosamente e da qualche parte escono scintille e fumo).   

MARTINA: (allarmata) Oddio! e adesso che succede? Non l'avrai mica già sfasciata?!   

TEODORO: Ma che ne so io! Tu non stai mai ferma con le mani!? (con stizza) E che cos'è questo pulsante, e che cos'è questa leva?! Tutte le domande le fai tu!   

MARTINA: Ma che c'entro io, ora?! Sta a vedere che adesso se s'è sfasciata, questa macchina, la colpa è la mia! Potevi anche dirlo che non sai come s'adopera.   

TEODORO: Perché, tu lo sai come s'adopera, saputella?   

MARTINA: Io no! Ma non sono stata mica io a farla comprare. Sei stato tu. E tu ora devi saperla fare funzionare.   

TEODORO: Io sono uno siienziato, non sono un tecnico.   

MARTINA: E chi l'adopera, allora, questo mostro?   

CIRILLO: (sollevando appena il capo dal lavoro) Perché non ve ne fate spiegare il funzionamento dalla signora Rosa?

          (Martina e Teodoro si guardano un attimo in silenzio).   

MARTINA: Già! Perché non ce lo facciamo spiegare dalla signora Rosa, il funzionamento?   

TEODORO: (non proprio convinto ed un po' umiliato) Dalla... dalla signora Rosa? E pensate che ne sappia qualcosa?   

CIRILLO: Ma certo. Ormai è diventata enciclopedica...   

MARTINA: Chiamiamola. Dove sarà adesso? (rivolta a Teodoro) Che ne dici? la chiamo?   

TEODORO: (non molto convinto) Beh, proviamo.

           (Martina esce di corsa dalla porta in fondo a destra).   

CIRILLO: Sicuramente la signora Rosa saprà dirci come funziona.   

TEODORO: Ne sei sicuro?   

CIRILLO: Ma non ha sentito, poco fa, come ha corret... come ha spiegato la sua formula, professore?   

TEODORO: (convenendo a malincuore) E già, e già!

        (Rientra Martina trascinandosi dietro la donna delle pulizie).   

MARTINA: Eccola! l'ho trovata: era in biblioteca a leggere "la struttura delle rivoluzioni scientifiche nel riflusso enteroclimatico".   

ROSA: (cercando di liberarsi dalla stretta della dottoressa) Ma signorina Martina, non mi tiri così forte. Mi fa quasi male. Ma che cosa c'è di tanto urgente? Cosa volete ora da me?   

MARTINA: (riprendendo fiato) Signora Rosa, lei adesso deve spiegarci come funziona questa maledettissima macchina.   

ROSA: (getta con sufficienza uno sguardo sulla nuova macchina) Tutto qui?   

TEODORO: (quasi scandalizzato) Tutto quiii? e le sembra poco?!   

ROSA: Ma è semplice come spiegare l'uso di una macchinetta per il caffè. Dunque, prima di tutto vi dico a che cosa serve.   

MARTINA: Sì, per favore, ce lo dica.   

TEODORO: E non la interrompere continuamente! Dunque, ci dica, signora Rosa.   

ROSA: Questo oscillomperometroscopio è un vero e proprio gioiello della tecnica e dell'elettronica informatica perché ha alloggiati nel suo interno, ed esattamente qui, ben due microprocessori, l'YZ-2727 e l'YZ-2828 che consentono, tra l'altro, di utilizzare questa macchina come un potente computer con processori specializzati alle elaborazioni sia matematiche che scientifiche. Se a questo aggiungiamo che... se a questo aggiungiamo che... se a questo aggiungiamo che...

 (dopo aver balbettato due o tre volte le ultime parole, la signora Rosa resta per qualche secondo come imbambolata)   

MARTINA: Signora Rosa...?!   

TEODORO: Ma che cosa le prende, ora?   

CIRILLO: Forse si sente male...

         (In quel momento entra la segretaria del direttore).   

SEGRETARIA: (scorgendo la macchina) Ah, vedo che la state già provando...   

MARTINA: (sempre preoccupata per lo stato confusionale della donna delle pulizie si avvicina a lei, premurosa) Signora Rosa, mi risponda per favore. Si sente poco bene?

        (Cirillo smette di lavorare e si avvicina anche lui alla signora Rosa).   

SEGRETARIA: Che c'è? Che sta succedendo? Che cos'ha la signora Rosa?   

TEODORO: Ma, non lo sappiamo. Un attimo fa stava bene. Ci stava spiegando... cioè, era qui con noi...   

MARTINA: Signora Rosa, per carità, mi dica cosa si sente!   

ROSA: (cominciando a riprendersi) Oh, signorina Martina, che c'è?   

SEGRETARIA: (precipitandosi molto preoccupata verso la donna delle pulizie) Signora Rosa, signora Rosa, come sta? si sente male?   

ROSA: Io? ma no, sto bene. Perché?   

MARTINA: Ci ha fatto prendere uno spavento! Eravamo qui, che parlavamo tranquillamente, tutti e quattro e poi lei ha cominciato a balbettare e...   

ROSA: Ma io sto benissimo, solo che mi sento un po' confusa...   

SEGRETARIA: Oddio che spavento che mi sono presa!

        (Mentre gli altri si curano ancora della signora Rosa, Cristina si avvicina al banco di destra, vede la bottiglia dell'aranciata e per riprendersi dallo choc, ne beve un lungo sorso. Dopo aver bevuto scuote un attimo la testa continuando ad assaporare, perplessa, l'aroma rimastole in bocca).   

CIRILLO: Ma perché non la portiamo un po' di là e la facciamo stendere su un lettino?   

ROSA: Ma no, grazie, signor Cirillo.   

MARTINA: Sì, sì. Ha ragione Cirillo: (premurosa) venga, signora Rosa, andiamo di là.   

ROSA: (schermendosi educatamente) Ma no, grazie. Vi ripeto che sto benissimo!

MARTINA: Ma come fa a dire che sta benissimo se poco fa stava quasi per svenire?!

ROSA: Ma vi assicuro! State tranquilli: sto benissimo.

MARTINA: Ma, scusi se insisto, ma ho la sensazione che non abbia ancora ben recuperato l'equilibrio...

ROSA: Ma come devo dirvelo che...

SEGRETARIA: E' proprio sicura di poter stare in piedi, da sola?

ROSA: In piedi?! Ma io sto talmente bene che posso perfino ballare!

MARTINA: Beh, adesso non esageri...

ROSA: Ma non esagero affatto! Io sto benissimo! Non mi credete? E allora state a vedere!

        (Così detto si svincola dall'abbraccio premuroso di Martina e inizia ad eseguire uno scatenato can can e altri balli figurati. La segretaria ed i tre ricercatori restano allibiti).   

SEGRETARIA: Perbacco, come balla bene! E chi l'avrebbe mai immaginato...!   

CIRILLO: Per fortuna che non ha mai ballato in vita sua...!?   

MARTINA: Come?   

CIRILLO: Sì, me lo ha detto lei stessa: si è sempre vergognata di ballare.   

TEODORO: (molto perplesso) Per me c'è qualcosa che non va, in tutta questa storia.   

ROSA: (continuando a ballare) Allora, che ve ne pare? Olé, Olé!   

SEGRETARIA: Speriamo che non la veda il direttore in quelle condizioni; altrimenti rischia di essere licenziata.   

ROSA: Avanti, cariatidi. Non ve ne state lì tutti impalati: venite a ballare anche voi! Juh-uh!   

CIRILLO: Però, come balla bene, la signora Rosa.   

MARTINA: Io non l'avevo mai vista così; eppure ormai la conosco da diversi anni.   

TEODORO: (pensieroso) Per me c'è qualcosa di strano.    

MARTINA: Ma che cosa vuoi dire?   

TEODORO: Non lo so, ma per me c'è qualcosa di molto strano.   

ROSA: (ballando un ampio valzer figurato) Sul bel Danubio blu...tara-tatara-tarararà... (cantando e ballando ampi giri di valzer, esce di scena).   

SEGRETARIA: Ma dove sta andando, ora?   

MARTINA: Forse sarà meglio che qualcuno la segua per vedere che non combini qualche guaio.   

TEODORO: Molto strano, molto strano...   

CIRILLO: Ma no, lasciatela stare: forse questo è il giorno più bello della sua vita!   

MARTINA: Mah! forse Cirillo ha ragione: lasciamola stare, tanto, che guai può combinare?   

SEGRETARIA: Io dovrei prendere il numero.   

MARTINA: (sorpresa) Che cos'è che deve prendere?   

SEGRETARIA: Io sono venuta per prendere il numero di matricola della nuova macchina: devo caricarla sull'inventario.   

TEODORO: (ritornato alla realtà) Faccia, faccia. La macchina è tutta sua.   

SEGRETARIA: Però, quanto e bella! Vedo che l'avete già messa in funzione.   

MARTINA: Veramente l'abbiamo soltanto accesa. (poi, alludendo al professore) Ora aspettiamo che qualcuno la faccia anche funzionare!   

CIRILLO: Peccato che la signora Rosa se ne sia andata... Ce lo stava spiegando lei, il funzionamento.   

SEGRETARIA: Ma se è per quello, posso farlo anche io.   

TEODORO: (come non avesse capito) Può fare lei, che cosa?   

MARTINA: Non ci dica che conosce questa macchina?!   

SEGRETARIA: (con naturalezza) Ma certo!   

TEODORO: (ironico) Già! la conosce come conosce il flussogamberometro!!   

CIRILLO: (resta un attimo perplesso. Poi senza farsi notare dagli altri si reca verso il banco di destra, afferra la bottiglietta dell'aranciata e la guarda controluce come per vederne il livello del contenuto. Poi tra sé...) Ma questa bottiglietta era piena, prima!   

SEGRETARIA: (rispondendo con sicurezza al professore) Ha ragione, professor Teodoro. E' proprio così: la conosco come conosco il flussogamberometro anche se l'ho visto una sola volta ed in fotografia.   

MARTINA: (rivolta al professore) Perché non proviamo a farcelo spiegare, allora? Hai visto mai...?!   

TEODORO: Qui, o sto diventando matto io, o siete matti tutti voi.   

CIRILLO: (con fare misterioso di chi sa più di quello che vuole dire) Credo anch'io che forse ci conviene approfittare della cultura della signorina Cristina.   

TEODORO: Io insisto a dire che siete tutti matti!   

MARTINA: Ma tanto, che cosa abbiamo da rimetterci?   

SEGRETARIA: (che nel frattempo aveva cercato il numero di matricola annotandolo su di un notes che aveva con sé, inizia a parlare con un tono molto professionale) E' veramente un modello molto sofisticato questo oscillomperometroscopio. E' un vero gioiello della tecnica e della elettronica informatica perché ha alloggiati al suo interno, ed esattamente qui, ben due microprocessori: l'YZ-2828 e l'YZ-2727 che consentono, tra l'altro, di utilizzare questa macchina come un potente computer con processori specializzati alle elaborazioni sia matematiche che scientifiche.   

MARTINA: (sorpresa) Ma questo è proprio quello che ci aveva detto anche la signora Rosa...!!   

CIRILLO: E' vero! Dunque anche la signorina Cristina conosce il funzionamento di questa macchina...?!   

TEODORO: (indispettito per l'interruzione) Zitti! State zitti, una buona volta! Ma perché interrompete sempre quando qualcuno spiega le cose?! (poi rivolto alla signorina Cristina) E lei, non s'interrompa. Continui, continui.   

SEGRETARIA: Certo, professore. Vede, premendo questo pulsante, un filamento metallico posto nella sub-base del soppalco, viene riscaldato permettendo in tal modo la produzione di elettroni. Ogni elettrone porta con sé una carica negativa e una volta staccatosi dal filamento incandescente...

MARTINA: (esterrefatta) Ma è incredibile! Ma come fa ad avere tanta competenza su argomenti così difficili?   

CIRILLO: (tra il perplesso ed il furbetto) E già... e già!   

MARTINA: Che vuoi dire, tu, con quegli "e già, e già"?!   

TEODORO: (sempre più indispettito per la nuova interruzione) Ma volete starvene zitti, voi due, e chiudere una volta per tutte quelle boccacce becere? (poi, rivolto nuovamente alla segretaria) Continui, la prego.   

SEGRETARIA: Dicevo: gli elettroni vengono così respinti, acquistando energia, dal catodo verso l'anodo. Premendo invece questo pulsante si possono immettere in un campo elettrico, anche protoni o altri ioni strappati da atomi vari selezionati per mezzo di questa tastiera collocata sotto il pulsante. Una cosa molto importan...

       (La segretaria viene bruscamente interrotta dalla donna delle pulizie che entra indossando un vestito decisamente eccentrico: è ben curata ed in testa, al posto del suo solito fazzoletto, ha un curioso cappellino).   

ROSA: Allora, che ve ne pare? Vi piace questo modellino? (camminando su e giù per il laboratorio a mo' di modella, tra lo stupore di tutti i presenti).   

MARTINA: (fortemente stupita) Signora Rosa...!?   

ROSA: (noncurante dello stupore generale) Ma che? avete perso tutti la parola? Che ne dite? non è uno sballo?   

SEGRETARIA: Ma che le sta succedendo, signora Rosa?   

TEODORO: (dandosi degli schiaffi sul viso) O è un brutto sogno, questo, o io sto veramente diventando matto! Non può essere vero. No, no. Non può proprio essere vero!   

CIRILLO: Ma lo sa che è veramente uno schianto, signora Rosa? Quasi quasi non la riconoscevo nemmeno.   

MARTINA: Signora Rosa, ma come mai si è... vestita così?!   

ROSA: (come trasognata) Ho sempre sognato di indossare abiti come questo. Solo che non ne ho mai avuto il coraggio.   

CIRILLO: E allora ha fatto proprio bene a farlo, ora.   

TEODORO: Ma non è possibile! Non è assolutamente possibile! Io sto sognando. Ditemi che sto sognando.   

SEGRETARIA: Però! Malgrado tutto devo riconoscere che è proprio un amore, quel modellino.   

ROSA: (lusingata) Davvero le piace, signorina Cristina?   

SEGRETARIA: E' un abito veramente... unico!   

TEODORO: (sbottando) Ma no, ma no, ma no! Non è possibile! Basta!! Dobbiamo farla finita con tutta questa farsa!   

ROSA: (dispiaciuta) Vi ho forse disturbato? Ho forse interrotto qualcosa di importante?  

TEODORO: Sicuro che ci ha interrotto! Non ha visto che la signorina Cristina stava spiegando...   

SEGRETARIA: A proposito! Ma io non posso trattenermi più tanto, qui. Devo tornare di sopra altrimenti il direttore...   

TEODORO: Ma lei deve finire di spiegarci...   

SEGRETARIA: Ma io devo salire dal direttore...   

TEODORO: Ma non può lasciarci sul più bello...   

SEGRETARIA: (guardando l'orologio al polso) Mi dispiace, ma abbiamo fatto troppo tardi. Io devo assolutamente andare. Caso mai riscenderò tra un'oretta. (Si incammina verso la porta di destra ed esce) Bye, bye!

TEODORO: (deluso e scoraggiato) E adesso che facciamo?   

MARTINA: Ehm! Non ci resta che aspettare che Ocarina riscenda più tardi.   

CIRILLO: E perché, giacché è ritornata, non ci facciamo completare la spiegazione dalla signora Rosa?   

MARTINA: Ma è vero! Perché non ci abbiamo pensato prima?! E' lei che ha iniziato ed è giusto che sia lei a finire.   

TEODORO: Avete ragione. Allora, signora Rosa, può continuare lei a spiegarci il funzionamento di questa macchina?   

ROSA: (in modo incerto ed esitante) Ma io, veramente...   

TEODORO: Ho capito! Si è offesa per come l'ho trattata prima, quando faceva quella specie di passerella...   

ROSA: (rincuorata) E' bello, eh? E' un vero sballo questo modello (torna a posare pavoneggiandosi).   

TEODORO: (con tono molto forzato) Sì, è veramente uno... sballo, quel modello. Ma ora ci spieghi come funziona questa macchina, per favore.   

ROSA: (sinceramente costernata) Ma io non lo so! Io non mi sono mai interessata di macchine. Ho sempre passato tutta la mia vita a fare pulizie. Cosa vuole che ne sappia, io, di quella macchina!?   

MARTINA: (incredula) Ma come? Ma se appena dieci minuti fa, prima di andare di là, aveva cominciato a descrivercela nei minimi particolari...   

ROSA: (enormemente sorpresa) Io?!   

CIRILLO: Ma sì, signora Rosa, non si ricorda?   

ROSA: (fa cenno di no con la testa) Proprio no!   

TEODORO: (piuttosto spazientito) Ma qualcuno vuole per favore spiegarmi che cosa sta succedendo?   

CIRILLO: Ma, veramente, signora Rosa, non ricorda più nulla di quello che è successo prima?   

ROSA: (sinceramente dispiaciuta di non ricordare nulla) Ma che cosa dovrei ricordare? Io ricordo solo di essere venuta qui, prima, per ripulire questo laboratorio da tutti gli scarti degli imballaggi di questa macchina.   

CIRILLO: E non ricorda altro?   

ROSA: No.

       (Cirillo resta un po' perplesso e poi, non visto dagli altri che ancora assediano la signora Rosa, si reca al banco di destra, afferra la bottiglietta dell'aranciata, la riguarda un po' controluce e infine, con gesto deciso, ne beve tutto il contenuto. Subito dopo scuote un attimo la testa e fa alcune smorfie con la bocca. Poi ritorna nel gruppo).    

MARTINA: (carezzevole e accattivante) Signora Rosa, se non si ricorda niente di prima e non può, quindi, spiegarci il funzionamento della macchina, pazienza! (diventando improvvisamente molto curiosa) Ma mi dica almeno dove ha comprato questo bel vestitino.   

TEODORO: (furioso) Ma sei impazzita anche tu? Con tutto quello che sta succedendo, tu adesso ti interessi di questo buffo vestito...?!   

ROSA: (risentita) Buffo sarà lei e non il mio vestito! Questo è un modello "Versaccio"!   

TEODORO: Ma stia zitta e vada a fare il suo lavoro!   

ROSA: (con insospettata dignità) Certo che me ne vado. Non voglio rimanere un minuto di più, qui, con persone che non sanno apprezzare le belle cose. (se ne va via uscendo dalla porta di sinistra camminando ancora come se sfilasse su una passerella).   

TEODORO: Mamma mia, che giornata!   

MARTINA: Un po' movimentata, eh? (Teodoro le fa un gesto di stizza) Eppure, (come riflettendo) devo convenire con te, che c'è qualcosa di strano in tutta questa storia.   

TEODORO: (esasperato) Qualcosa di strano? Ma se è diventato tutto un manicomio, questo laboratorio?!   

MARTINA: Ma no, ma no. Cerchiamo di riflettere un po' con calma. La prima cosa strana che si è verificata, è stato il fatto che la signora Rosa da povera ignorantella è diventata, all'improvviso, paurosamente istruita tanto da riuscire a correggere una delle tue formule più complicate.   

TEODORO: (risentito) ...insomma... correggere proprio, non direi...   

MARTINA:...lascia stare, lascia stare. Poi ha rivelato una inaspettata competenza nello spiegarci le funzioni di quella macchina.   

TEODORO: Beh! Aveva soltanto iniziato...   

MARTINA: (proseguendo nelle sue considerazioni)...poi, sempre all'improvviso, perde queste sue capacità e diventa talmente disinvolta e disinibita come neanche Enzo Biagi lo è mai stato.   

TEODORO: E l'Ocarina, allora?   

MARTINA: Già! Anche lei, all'improvviso, da Oca-rina è diventata una persona intelligente e istruita.   

TEODORO: Io dico che c'è qualcosa sotto...

        (Nel frattempo Cirillo ha ripreso a svolgere velocemente diverse formule sulla lavagna di destra (come, per es., da allegato B), ed a prendere velocissimi appunti su di un blocco notes. Nel vederlo lavorare così intensamente, Martina e Teodoro si guardano lungamente negli occhi, in silenzio, poi riguardano Cirillo, si riguardano, guardano Cirillo ecc).   

MARTINA e TEODORO: (alla fine, costernati, mettendosi le mani nei capelli) Oddio! Ci risiamo!   

MARTINA: (chiama sommessamente Cirillo) Cirillo...

               (Cirillo, preso dal lavoro non la sente).   

MARTINA: (un po' più forte, ma sempre in tono smorzato) Cirillo...

               (Cirillo continua a non sentirla).   

TEODORO: (Urlando) Cirillo!   

CIRILLO: (girandosi di scatto, spaventato) Che c'è, professore?   

TEODORO: (imponendosi un atteggiamento e un tono calmo) Cirillo, puoi dirci, per favore, che cosa stai facendo?   

CIRILLO: Ma certo, professore. Poco fa mi è venuta un'idea a proposito delle nostre ricerche...   

MARTINA e TEODORO: (con una certa preoccupazione) Un'altra idea...?! e di che si tratta?   

CIRILLO: E' una cosa molto semplice e banale e non riesco a capire come mai non ci abbiamo pensato prima.   

TEODORO: (quasi implorando) Per favore: dicci di che si tratta!   

CIRILLO: E' molto semplice! Noi abbiamo sempre basato i presupposti delle nostre ricerche sulla convinzione che l'entropia, cioè il disordine dei sistemi isolati, sia irreversibile e che anzi aumenti irreversibilmente nel tempo.

        (Senza essere notato dai tre ricercatori, dalla  porta di sinistra entra il direttore che, incuriosito, si ferma poco discosto dalla porta per ascoltare quanto Cirillo sta spiegando agli altri due ricercatori).   

CIRILLO: Se noi provassimo invece ad abbandonare tale convinzione e tentassimo di invertire la direzione di moto di un sistema di particelle che abbia subìto un deterioramento da uno stato di equilibrio e di ordine ad uno stato di disordine, potremmo constatare che quel sistema possiede un certo tipo di memoria atomica. Per avere tale risultanza, però, è necessario preparare il sistema di particelle, in modo tale che lo stesso presenti un certo tipo di ordine che normalmente resta nascosto.   

DIRETTORE: Ma è fantastico! (facendo sobbalzare i tre) Ma questa è una trovata sensazionale!   

TEODORO - MARTINA - CIRILLO: Oh! Buon giorno signor direttore.   

DIRETTORE: (senza curarsi di rispondere al saluto) E di chi è questa idea formidabile? è sua, professore?   

TEODORO: (balbettando) Ma... veramente... signor direttore...   

DIRETTORE: Allora? di chi è l'idea?   

MARTINA: E' di Cirillo.   

DIRETTORE: Di Cirillo?? E' vero, professore?   

TEODORO: (confuso) sì... è vero...   

DIRETTORE: Lo avevo intuito fin dall'inizio che sotto la mia personale guida e beneficiando di tutto quello che io - con la mia riconosciuta competenza - avrei potuto insegnarle, lei, Cirillo, si sarebbe prima o poi messo degnamente in luce. (poi rivolto severamente al professore) E lei, professor Teodoro, lei che è il capo equipe di questo laboratorio, perché non l'ha avuta lei un'idea così geniale?   

TEODORO: (intimidito e vergognoso) Ma io, veramente...   

DIRETTORE: (con tono duro e arrogante) Non stia a cercare scuse. Glielo dico io, ed era tanto che volevo dirglielo: lei non è assolutamente adatto a fare il capo in un laboratorio di ricerche...   

TEODORO: (risentito) Ma come si permette?!   

DIRETTORE: Stia zitto, quando parla con me! Lo so, sa! Cosa crede che non lo sappia che è soltanto grazie ad oscuri appoggi politici che le è stata affidata la direzione di questo laboratorio?   

MARTINA: (tra sé) Senti un po' chi parla!   

DIRETTORE: ...io, a lei, non affiderei nemmeno l'incarico di lavare le provette.   

TEODORO: Ma tutto questo è inaudito!   

DIRETTORE: Stia zitto e non mi contraddica, se non vuole perdere il posto! E mi ascolti bene: da questo momento l'iniziativa e la direzione delle ricerche la prende il nostro bravo Cirillo.   

CIRILLO: Ma io, veramente, non penso che sia giusto...

         (Martina gli fa cenno di tacere).  

DIRETTORE: (interrompendolo) Giudico io quello che è giusto e quello che non è giusto! (rivolto a Cirillo) Lei, che sa tutte quelle cose (indicando la lavagna), d'ora in avanti continuerà le ricerche. Anzi, visto che sa tutte quelle cose (sempre indicando la lavagna) si prepari perché più tardi dovrà informare tutti noi sul futuro sviluppo di queste ricerche, così il professore potrà imparare qualcosa anche lui.

                   (Entra la segretaria).   

SEGRETARIA: E' qui il signor direttore?   

DIRETTORE: Certo che sono qui! Non mi vede?! Che cosa c'è?   

SEGRETARIA: (molto disinvolta) Signor direttore, c'è sua moglie al telefono, sulla sua linea privata. E' tanto che la cerca, e mi sembrava molto... (il direttore inforca la porta a razzo ed esce)... infuriata!   

TEODORO: (fortemente scosso da quanto appena successo) Io mi sento male... Oddio, quanto sto male!   

MARTINA: Ma su, calmati! Vedrai che tutto si sistemerà prima o poi.   

TEODORO: (sedendosi sulla prima sedia a portata di mano) No, no! io sto veramente male. Non capisco più niente. Sto veramente male.   

CIRILLO: (premuroso nei confronti del professore) Professore, mi dispiace, ma io...   

TEODORO: (con tono comprensivo) Ma no, Cirillo, non preoccuparti: lo so che tu non c'entri niente, in tutto questo.   

CIRILLO: (rincuorato) Grazie, professore; lo sapevo che avrebbe capito.   

SEGRETARIA: (accostandosi morbosamente a Cirillo il quale tenta disperatamente di evitarla) Perché, Cirillone mio, che cosa è successo?   

MARTINA: (premurosa nei confronti di Teodoro) Senti, Teodoro, perché non vai un momento di là a rilassarti sulla brandina? Credo proprio che tu abbia bisogno di un po' di riposo e di tranquillità.   

TEODORO: (distrutto) Forse hai ragione: non ne posso proprio più con tutto quello che è successo stamattina! (fa per alzarsi dalla sedia, ma vacilla ed allora Martina lo sostiene per un braccio e l'accompagna lentamente fuori scena).   

SEGRETARIA: (tornando ad assediare Cirillo) Allora, Cirillone mio, perché non vuoi raccontare alla tua Puccipucci che cosa è successo?   

CIRILLO: E chi sarebbe questa Puccipucci?   

SEGRETARIA: Ma come chi sarebbe? Ma ce l'hai proprio qui, accanto a te. Non ne senti il dolce effluvio? (così dicendo si accosta ancora di più a Cirillo tanto da toccarlo con il petto su di una spalla).   

CIRILLO: (imbarazzato) Sento, sento, signorina Cristina; ma non mi sembra che sia proprio... l'effluvio! (continua a mostrarsi interessato al lavoro anche per cercare di darsi un contegno).   

SEGRETARIA: (assediandolo) Ma perché, Cirillone mio, non la pianti di maneggiare quella stupida bottiglietta e non mi racconti invece, che cosa è successo?   

CIRILLO: Prima di tutto questa non è una bottiglietta, ma un matraccio, signorina Cristina...   

SEGRETARIA: Chiamami Puccipucci...   

CIRILLO: Mi scusi, sa... ma io ho molto da fare.   

SEGRETARIA: Vuoi che ti dia una mano, Cirillaccio mio? (allusiva) in due, certe cose, si fanno molto meglio!   

CIRILLO: Ma veramente...   

SEGRETARIA: Oh, che sbadata: ma non posso aiutarti vestita così...! Mi sciuperei tutto il vestito.   

CIRILLO: Ma non c'è bisogno che lei si disturbi...   

SEGRETARIA: Ma che sciocca! perché non ci ho pensato prima. Posso aiutarti lo stesso, Cirilluccio mio, senza sciuparmi il vestito. Me lo levo! (con gesto rapido e deciso si toglie il vestito e si accosta ancora di più a Cirillo) Allora, Cirillaccio, fammi vedere quel tuo matraccio!   

CIRILLO: (infastidito) Ma insomma, signorina Cristina, cosa vuole da me?!   

SEGRETARIA: (con fare appassionato) Io non voglio niente da te; io voglio te! (così dicendo cerca di buttargli le braccia al collo. Cirillo riesce ad evitarla e fa per sfuggirle correndo attorno al banco del laboratorio. Ma Cristina l'insegue tutta eccitata).   

SEGRETARIA: Cirillaccio! Ma perché scappi dalla tua Puccipucci?   

CIRILLO: Per favore, signorina Cristina, mi lasci stare! Io ho molto da fare. Devo portare avanti un nuovo esperimento.   

SEGRETARIA: E perché non lo fai con me, un nuovo esperimento?   

CIRILLO: Ma io ho sempre lavorato da solo...   

SEGRETARIA: E allora vedrai quanto è molto più eccitante farli in due, certi esperimenti!   

CIRILLO: Ma lei, signorina Cristina, non è autorizzata a lavorare in questo laboratorio.   

SEGRETARIA: E allora perché non andiamo a finire l'esperimento nel mio ufficio? Vedrai che lì non ci disturberà nessuno e potremo concentrarci al massimo.   

CIRILLO: Ma io non so... veramente, senza questi strumenti... senza la lavagna...   

SEGRETARIA: Ma non preoccuparti, Cirilluccio, per l'esperimento che ho in mente io, non c'è bisogno né di lavagna né di queste bottigliette.   

CIRILLO: Matracci, signorina Cristina, non bottigliette: matracci e provette.   

SEGRETARIA: (facendosi sempre più audace) Ma sì, provette... ma sì, matracci; come preferisci tu. Ma adesso andiamo...! (cerca di trascinarlo fuori del laboratorio).   

CIRILLO: (preoccupato) Ma dove vuole portarmi, signorina Cristina?   

SEGRETARIA: Ma te l'ho detto: nel mio ufficio.   

CIRILLO: (imbarazzato e sempre preoccupato) E, a fare che cosa, signorina Cristina?   

SEGRETARIA: Lo vedrai, lo vedrai, Cirillone. Sarà veramente una grande sorpresa per te.   

CIRILLO: Una sorpresa?!   

SEGRETARIA Ma certo, Cirillaccio. Suvvia, non farti più pregare. Se vieni con me, nel mio ufficio ho una magnifica collezione di matracci da farti vedere!   

CIRILLO: Davvero?! Ho sempre sognato di avere una bella collezione di matracci, io.   

ROSA: (entrando triste ed abbattuta vestita con il suo solito camice da lavoro di tutti i giorni) Anch'io ho sempre desiderato di morire...!

      (La segretaria, all'entrare della donna delle pulizie che ancora non l'ha vista, si precipita a recuperare il suo vestito, si riveste in grande fretta e se ne scappa fuori di scena).   

CIRILLO: (fortemente sorpreso) Signora Rosa!!   

ROSA: (depressa) Oh, dotto'! Come vorrei mori'...!   

CIRILLO: Ma che dice, signora Rosa? Che cosa le è successo? Perché è così abbattuta e triste?   

ROSA: Sapesse come sono infelice, dotto'! Nun ne posso proprio più di questa vita grigia e insignificante.   

CIRILLO: Ma non si abbatta così, signora Rosa. Ma le è successo qualcosa di grave? A proposito: che ne ha fatto di quel bel vestito che aveva prima? Le si è forse rovinato?   

ROSA: L'ho buttato.   

CIRILLO: (sorpreso) L'ha che?!   

ROSA: L'ho buttato. Ma me ce vede a me, dotto', co'n vestito così ridicolo?   

CIRILLO: Ma non le stava mica male, sa, signora Rosa. Anzi! le dava un'aria tutta... particolare.   

ROSA: Chissà che me deve esse' passato per la testa, dotto': mettermi quell'aborto addosso...!? Ma come se fa a vivere così?! Io voglio morire!   

TEODORO: (entrando insieme a Martina, a mezza voce) Ma che sta succedendo, qui?   

MARTINA: (facendogli cenno di tacere) Sssss!   

TEODORO: (sottovoce senza farsi sentire né da Cirillo né dalla donna delle pulizie) Che altro sta succedendo, adesso, alla signora Rosa?   

MARTINA: (anche lei sottovoce) Vieni, nascondiamoci. Non facciamoci vedere.

        (Martina e Teodoro, non visti, si nascondono dietro ad uno dei banchi e spiano i due da dietro i vari strumenti).   

CIRILLO: Ma che morire e morire! Dia retta a me: lei ha soltanto bisogno di rilassarsi, di riposarsi, lei ha bisogno di dormire.   

ROSA: Sì, dotto'! voi ci avete proprio ragione: io devo dormi'. Dormi' per sempre! A me nun me resta che fa' come a Matilda della "Valle delli infelici", sa, dotto', quel serialle che trasmettono su rete Cupa. Povera Matilda! Nun ci aveva più un affetto, nun ci aveva più nessuno, manco il cane che glielo avevano acchiappato quelli der comune... E lei, sola e derelitta, sconfortata e distrutta dalla solitudine, un giorno decise de falla finita. Se comprò 'na bottiglia di vischi, ce mise dentro due o tre tubetti de sonnifero e se la scolò tutta nel mentre che vedeva la televisione. Così devo fa' pur'io!   

MARTINA: (sempre sottovoce) Povera signora Rosa! E' proprio giù di corda!   

TEODORO: (anche lui sottovoce) Ma che le sta succedendo?   

CIRILLO: (cerca di rincuorare la donna) Ma lasci perdere. Non le dica neanche per scherzo, queste cose. Anch'io sono solo, eppure non ho mai pensato, neanche lontanamente di morire.   

ROSA: E' vero, dotto'! Poveraccio! anche voi siete solo e derelitto...! (poi, come presa da un'improvvisa ispirazione) perché non ci ammazziamo insieme?   

CIRILLO: Ma che diavolo sta dicendo?!   

ROSA: Sì, dotto', che bella idea! Ci pensi che bel titolo su Novella 2OOO? giovine scienziato e donna delle pulizie, distrutti dalla solitudine, trovano un compagno almeno nella morte! Che forza, dotto'! Facciamo così: diamoci la morte insieme.   

CIRILLO: Ma lei è pazza! Io non ci penso nemmeno, a morire. E poi, proprio adesso che il direttore mi ha promosso capo del laboratorio.   

ROSA: (sorpresa) Davvero, dotto'? Il direttore v'ha promosso? E quando? e com'è che nun ne sapevo niente, io? Ecco, lo vedete? Sono sempre 'na povera derelitta, io!   

CIRILLO: Ma no. Se ancora non lo sa, è perché è successo tutto pochi minuti fa. Può essere certa che lei sarebbe stata la prima a saperlo.   

ROSA: (rincuorata) Davvero, dotto', me lo avrebbe detto pe' prima?   

CIRILLO: Ma certo.   

ROSA: Allora, dotto' se le cose stanno così, voi nun dovete mori'.   

CIRILLO: Ma no, che non voglio morire. E neanche lei deve più pensare una cosa simile.   

ROSA: Voi siete giovine, 'struito, dovete fa' carriera. Me lo promettete che nun ce pensate più a mori'?   

CIRILLO: Ma certo, purché lei mi prometta di fare come le dico io, ora.   

ROSA: Tutto quello che volete, per te, dotto'!   

CIRILLO: Brava! Allora, prima di tutto mi deve aiutare a sistemare un po' di sedie, qui; perché tra poco scenderà anche il direttore e io devo tenere una piccola conferenza. (mentre parla si fa aiutare dalla signora Rosa a sistemare alcune sedie in fila).   

ROSA: Come so' contenta, dotto', che sei stato promosso! (poi, ripresa dallo sconforto...) però io voglio mori'...!   

CIRILLO: Venga, venga; mi aiuti a mettere questo tavolino qui.   

ROSA: Subito, dotto'; per voi faccio qualsiasi cosa... (ripresa dallo sconforto) però io voglio farla finita.... voglio scompari'!   

CIRILLO: Avanti, avanti; si calmi! Ecco. Adesso mi sembra tutto a posto.   

ROSA: E adesso, dotto', che devo fa'?   

CIRILLO: E adesso lei, signora Rosa, viene con me di là, si prende due di queste pillole e si fa una bella dormitina. Me lo ha promesso, se lo ricorda?   

ROSA: Sì, certo dotto', te l'ho promesso.   

CIRILLO: E allora? vogliamo andare di là?   

ROSA: Certo, certo, dotto'. Annamo di là.

       (si incamminano verso la porta e mentre stanno uscendo, Rosa ripiomba nello sconforto e...)   

ROSA: Però io voglio mori', dotto', io voglio farla finita... io voglio morire! (Cirillo e Rosa escono di scena).   

MARTINA: (uscendo dal nascondiglio insieme al professore) Dunque, ricapitoliamo: prima la signora Rosa diventa all'improvviso colta e istruita. Poi, sempre all'improvviso, diventa disinvolta e disinibita...   

TEODORO: E adesso ecco che ti piomba in un cupo stato depressivo. Ma che c'è dietro a tutti questi fatti strani?   

MARTINA: E Ocarina, allora?

                     (Entra il direttore).   

DIRETTORE: Bene. Vedo che avete già predisposto tutto per la nostra riunione.   

MARTINA: Sì, signor direttore, è tutto pronto.   

DIRETTORE: E Cirillo, dov'è?   

MARTINA: E' andato un attimo di là. Ora lo chiamo. (va verso la porta da dove Cirillo è uscito con la signora Rosa, e lo chiama ad alta voce).   

MARTINA: Cirillo, Cirillo. Noi siamo pronti e c'è anche il signor direttore!

                     (Entra Cirillo di corsa).   

DIRETTORE: Allora, Cirillo, siamo tutti ansiosi di ascoltare la sua disserzione.   

MARTINA: (sottovoce, tra sé) e io che pensavo che si dicesse dissertazione!!   

CIRILLO: Sono pronto, signor direttore. (prende posto sulla pedana, mentre gli altri si sistemano sulle sedie).   

DIRETTORE: Bene, Cirillo. Può iniziare.   

MARTINA: (sottovoce rivolta al professore) Ho l'impressione che ne sentiremo delle belle...   

TEODORO: (anche lui sottovoce) Tu dici?

         (Martina gli fa cenno di tacere, annuendo con la testa).   

CIRILLO: Signor direttore, signori colleghi, riprendendo il concetto di memoria atomica cui ho accennato poco fa, vorrei illustrarvi con quale esperimento si può arrivare ad evidenziare appunto l'effetto di memoria atomica. Se prendiamo un campione di glicerina e lo immettiamo in un campo magnetico sottoponendolo a due brevi impulsi di radiazione elettromagnetica, constatiamo che il campione manterrà in memoria la sequenza degli impulsi e dopo due secondi emetterà un terzo impulso, cioè un' eco. Questo fenomeno è già conosciuto come eco di spin nucleare.   

DIRETTORE: Mi scusi, Cirillo, vuole spiegare, in modo che il professor Teodoro possa seguire meglio il suo discorso, vuole spiegare che cosa è uno spin?   

CIRILLO: (cortese) Io sono sicuro che il professor Teodoro sa già perfettamente che cos'è uno spin... comunque: spin, dall'inglese "to spin" = ruotare, è, come dice lo Zingarelli, il "momento della quantità di moti, o momento angolare di una particella elementare o di un nucleo atomico". Va bene così...!?    

DIRETTORE: (poco convinto) Bravo! Prosegua.   

CIRILLO: L'eco di spin nucleare è una conseguenza delle proprietà giromagnetiche di nuclei atomici, quale è il protone che costituisce il nucleo della maggior parte degli atomi di idrogeno. Poiché il protone possiede una carica elettrica ed uno spin, esso possiede quindi anche un momento magnetico. L'asse di spin di un protone disallineato con un campo magnetico costante, descrive una circonferenza attorno ad una direzione parallela al campo di forze. (A questo punto Cirillo fa dei disegni alla lavagna (come, ad es., da allegato " C " ). La frequenza di precessione, velocità con cui l'asse del protone descrive la circonferenza, dipende in parte dall'intensità del campo magnetico esterno. Questa tendenza dell'asse di spin del protone a procedere attorno ad un campo applicato costante è la base dell'effetto di eco di spin.

        (Completato il disegno alla lavagna, Cirillo si gira assumendo un atteggiamento da bullo).   

CIRILLO: Allora? Sono stato chiaro, oppure no?! Se qualcuno di voi ha qualche dubbio, me lo dica pure liberamente!   

DIRETTORE: Bravo, Cirillo! Lei è stato veramente chiarissimo. C'è una sola cosa che non mi è rimasta molto chiara.   

CIRILLO: Una sola?   

DIRETTORE: Beh, sì. Vede, si tratta di...   

CIRILLO: Debbo proprio complimentarmi con lei, signor... direttore!

        (Martina ed il professore si guardano stupiti negli occhi).   

CIRILLO: Il fatto che sia una "sola" la cosa che non gli è rimasta molto chiara, ci suscita oltre che una grossa meraviglia, anche una vaga speranza di un suo possibile recupero...   

DIRETTORE: (balbettando imbarazzato) Ma Cirillo, non capisco che cosa voglia dire...   

CIRILLO: Ecco; appunto! (quasi scandendo le parole) Lei non capisce! Lei, signor... (con ironia) direttore, non ha "mai" capito niente!

        (Martina sghignazza, Teodoro è impietrito.

Entra la segretaria che, mesta, a testa bassa ed in silenzio, senza badare a quello che sta succedendo intorno, va a sedersi accanto al direttore. E mentre questi sbuffa e frigge sulla sedia, Cristina se ne sta seduta, buona buona, sempre a testa bassa ed in assoluto silenzio, con un fazzoletto in mano con il quale di tanto in tanto si tampona lievemente il naso e gli occhi).   

MARTINA: (subito dopo che la segretaria è entrata e mentre la stessa si indirizza verso la sedia accanto al direttore, si rivolge al professore) Che ti avevo detto? Lo sapevo che ne avremmo sentito delle belle...   

TEODORO: Povero Cirillo! S'è bello e giocata la carriera!   

DIRETTORE: (tremante di rabbia e paonazzo) Ma... ma... ma...   

CIRILLO: Lei, signor... (sempre con ironia) direttore, è uno di quegli individui più mediocri, ma che dico...?   

MARTINA E TEODORO: (facendo il verso) Ma che dice...?   

CIRILLO:...più insignificanti, ma che dico...?   

MARTINA E TEODORO: Ma che dice...?   

CIRILLO:...più insulsi, più insipidi e più scialbi che io abbia mai avuto la sfortuna di incontrare!   

DIRETTORE: Ma... ma... ma non starà mica parlando a me?!   

CIRILLO: (sarcastico) Ma che dice?! Come può dubitarne? Solo uno della sua levatura intellettuale e culturale può meritare simili elogi! Ma una cosa giusta l'ha detta anche lei, signor... direttore: che non farebbe lavare nemmeno le provette al professor Teodoro. Ed è giusto, perché le provette le dovrebbe lavare lei, signor direttore, che di queste ricerche scientifiche non capisce proprio un tubo.   

DIRETTORE: Ma come si permette! Fino a prova contraria io sono il direttore, di questo laboratorio, e voi siete tutti alle mie dipendenze!   

CIRILLO: E quale santo politico è riuscito a fare questo miracolo, signor... direttore? Mettere alla direzione di un laboratorio scientifico un individuo così inesperto, ma che dico...?   

MARTINA E TEODORO: Ma che ridice...?   

CIRILLO:...così impreparato, ma che dico...?   

MARTINA E TEODORO: Ma che dice...?   

CIRILLO:...così incapace, ma che dico...?   

MARTINA E TEODORO: Ma che dice...?   

CIRILLO:...così digiuno, così incompetente, così profano, così inabile e inetto come lei...!   

DIRETTORE: (sbottando) Basta! (si alza) Non voglio stare un minuto di più in questo manicomio! (si fa largo sgarbatamente e si indirizza verso l'uscita. Ma prima di uscire...) Ma lei me la pagherà, caro Cirillo, per tutto quello che ha detto! Ah, se me la pagherà! (esce).   

MARTINA: (molto eccitata) Bravo Cirillo! Oddio che schianto! E chi l'avrebbe mai detto che Cirillo, il timido Cirillo, sarebbe stato mai capace di dire tutte quelle... belle cose al nostro stimatissimo signor direttore. Bravo Cirillo, sei stato veramente in gamba!   

TEODORO: (con tono pessimistico) Già, è stato veramente in gamba: ed ora il licenziamento non glielo leva proprio nessuno!   

MARTINA: (tornata improvvisamente seria) Pensi davvero che quel caprone avrà il coraggio di licenziarlo?   

TEODORO: (sinceramente preoccupato) Ho proprio paura di sì.   

MARTINA: (insorgendo decisa) Ma noi non dobbiamo permetterglielo! Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per impedirglielo. Non possiamo permettere che licenzi Cirillo.    

TEODORO: (con tono scoraggiato) Volentieri. Ma che cosa possiamo fare noi due?   

MARTINA: (confusa, non avendo le idee chiare sul da farsi) Ma... diciamogli che c'è stato tutto un equivoco... spieghiamogli come stanno veramente le cose...   

TEODORO: (titubante, non riuscendo ancora nemmeno lui a capire che cosa sta succedendo) Ma come stanno, veramente, le cose?! Ma se non lo sappiamo neppure noi, come stanno le cose! Qui, oggi, è diventato tutto inspiegabilmente un manicomio! Che cosa possiamo spiegargli?   

MARTINA: Mah! diciamogli che Cirillo è vittima di una fattura, di uno strano incantesimo... (poi spazientita) ma insomma: qualcosa dobbiamo pur dirgli! (così dicendo afferra il professore per un braccio e se lo trascina fuori del laboratorio uscendo dalla stessa porta da cui è uscito il direttore)  Andiamo, qualcosa gli inventeremo!

       (Cirillo nel frattempo si è avvicinato con insolita audacia alla segretaria che, sempre a testa bassa, per tutto il tempo era rimasta completamente estranea a quanto le stava succedendo attorno).   

CIRILLO: (con galanteria) Oh, signorina Cristina, è una vera gioia averla qui con noi. Lei con la sua sola presenza, riesce a rendere piacevole anche questo squallido laboratorio.   

SEGRETARIA: (quasi piagnucolando) Per favore, non prendermi in giro.   

CIRILLO: E perché dovrei prenderla in giro? Forse non gliel'ho mai detto: ma io, per lei, sento una fortissima attrazione.   

SEGRETARIA: (scoppia a piangere) Ecco, lo vedi che vuoi prendermi in giro...?! Come fa uno istruito come te a interessarsi di una persona sciocca ed insipida come me?   

CIRILLO: (cercando di consolarla) Ma no, chi l'ha detto che sei sciocca e... (guardandola con cupidigia) e... insipida? Insipida, poi, proprio non direi...!   

SEGRETARIA: (sempre piagnucolando) Sì, lo so, sai, che mi considerate tutti una allegra sciocchina dal cervello di gallina! E se nessuno me lo dice chiaramente in faccia, è perché siete tutti attratti da questo mio fisico pro... pro... pro... prorompente! Ed io non ne posso proprio  più di portare in giro un corpo così ingombrante.   

CIRILLO: Ma perché te la prendi tanto con il tuo corpo? Che cos'ha che non va? Io non ci trovo niente di... anormale.   

SEGRETARIA: Avanti, dillo! dillo anche tu, se sei sincero, che è il mio corpo quello che ti attrae. Avanti, e dillo! Ti attrae o non ti attrae?   

CIRILLO: (con aria sempre più voluttuosa) Beh, sì, se devo essere sincero...   

SEGRETARIA: Ecco, hai visto? E' solo questo mio corpo concupiscente che t'interessa. Poi, per il resto, non t'importa proprio niente di me.   

CIRILLO: (fingendosi risentito) Ma no, questo non è vero...   

SEGRETARIA: (con fare deciso) E allora giuralo!   

CIRILLO: Giuro, cosa?!   

SEGRETARIA: Giuralo! Saresti capace di passare un week-end con me, (assumendo un tono dolce e romantico) io e te soli, in una piccola baita sulle montagne, per ammirare i bei tramonti e per gustare la freschezza del giorno alzandoci all'alba per vedere spuntare il sole, la mano nella mano, senza avere in mente altre cosacce...?   

CIRILLO: (quasi cadenzando le parole) Io e te, soli soli, mano nella mano, per ammirare i bei tramonti, alzandoci all'alba per vedere sorgere il sole e... nient'altro?!   

SEGRETARIA: (incalzando romantica e fiduciosa) Sì! Dimmelo, saresti capace?   

CIRILLO: (con enfasi esagerata) E come no!? Certo che sarei capace.   

SEGRETARIA: (ancora leggermente incredula, ma felice) Davvero?! Ma allora ti interesso veramente.   

CIRILLO: Ma certo che mi interessi. (facendosi sempre più audace) Mi interessi, mi interessi, eccome! Mi interessa tutto di te: gli occhi... (e guarda il seno)... i capelli... (e guarda i fianchi)... i tuoi piccoli e graziosi piedini... (e guarda le cosce e le gambe)... la tua personalità (e la guarda tutta, con sguardo voluttuoso). Ma perché anziché aspettare di essere in alta montagna, io e te, soli soli, (guardandosi furbescamente attorno), non cominciamo ora, a fraternizzare un po'? (così dicendo cerca di abbracciarla).       

SEGRETARIA: (cerca di schivarlo) Ma Cirillo, che cosa fai?   

CIRILLO: Fraternizzo... fraternizzo!       

SEGRETARIA: L'ho capito, sai? L'ho capito che a te interessa solo il mio corpo. Anche tu, come tutti gli altri, non sei che un bruto materialista!   

CIRILLO: (sempre più eccitato) Sì, sì, sì! io sono un materialista, e anche bruto, se vuoi; ma sei tu che mi fai perdere la testa! Tu mi piaci un sacco! Io ti desidero...! (si lancia di nuovo addosso a Cristina che a seguito dell'urto perde l'equilibrio e cade battendo la testa contro il banco del laboratorio. Cirillo nel vederla cadere si blocca e Cristina un po' stordita per il colpo, scuote lievemente la testa e poi si guarda intorno. Un attimo di silenzio).   

SEGRETARIA: Ciao, Cirilluccio. Che cosa ci faccio qui, seduta su questa pedana?    

CIRILLO: (ancora confuso, timoroso per la caduta della ragazza) Ma... eravamo qui che si parlava del più e del meno e tu sei scivolata...   

SEGRETARIA: Ah, sono scivolata? Però non si sta mica male, seduti su questa pedana. Perché non ti siedi anche tu?   

CIRILLO: Ma, io, veramente... ma tu, stai bene?   

SEGRETARIA: Ma certo che sto bene! Essù, e siediti anche tu. Vieni, vieni qui, proprio vicino a me.   

CIRILLO: (rincuorato e ringalluzzito) Davvero posso venire lì, accanto a te?   

SEGRETARIA: (incoraggiante) Eccome no?! E che aspetti?   

CIRILLO: Eh, già; e che aspetto?! E' mezz'ora che sto cercando di... fraternizzare!   

SEGRETARIA: (con slancio ed affettuoso calore) Oh, caro il mio Cirilluccio! Finalmente ti sei accorto che esisto anch'io!? Ma perché hai sempre cercato di evitarmi finora, Cirillaccio brutto brutto?!   

CIRILLO: (ancora non riesce a ben realizzare, tuttavia ritiene opportuno approfittare della favorevole occasione) Devo essere stato proprio un gran frescone, se ho fatto questo. Ma adesso non parliamo più. Facciamo parlare soltanto i nostri cuori (guardando molto allusivo il seno della ragazza.

       Cirillo, sempre tutto eccitato, comincia ad accarezzare con entrambe le mani prima gli omeri, poi gli avambracci, diventando sempre più appassionato. Alla fine i due si stringono in un lungo abbraccio appassionato. Lentamente Cirillo comincia a togliere, ad uno ad uno, gli indumenti a Cristina. Prima il golfino, poi la camicetta, poi volano le scarpe, poi la gonna. Tutto molto lentamente mentre i due sono avvinti in un abbraccio aggrovigliato. La ragazza è rimasta con il reggipetto, lo slip, il reggicalze e le calze. Cirillo si appresta a sganciare con mosse maldestre, il reggipetto, ma non ci riesce).   

CIRILLO: (impaziente e contrariato per l'intoppo) Ma come si fa a sganciare questo maledetto aggeggio?   

SEGRETARIA: (ansimando) Ma dai, Cirillone! Ma perché ci metti tanto a sganciarlo?   

CIRILLO: Ci sto provando, ma non ci riesco... questo maledetto!   

SEGRETARIA: (impaziente e languida) Fai svelto. Ma quanto ci metti?   

CIRILLO: (sempre più scoordinato nei movimenti) Ma ci sto provando, accidenti!

        (Va alle spalle di Cristina e prova a sganciarle il reggiseno con i denti. Improvvisamente si blocca. Scuote la testa e si passa lentamente la mano destra sulla fronte).   

CIRILLO: Oh, signorina Cristina, ma non ha freddo così svestita? Perché non si copre? (si allontana da Cristina e si adopera per raccogliere tutti gli indumenti di Cristina, sparsi qua e là).   

SEGRETARIA: (fortemente meravigliata e delusa) Ma... Cirillo!? ma che ti prende? che cosa stai facendo?!  

CIRILLO: L'aiuto a cercare le sue cose, signorina Cristina.   

SEGRETARIA: (al massimo della delusione) Oh, no! Riecco il Cirillo di sempre! Mi sembrava troppo bello per essere vero!   

CIRILLO: (porgendo a Cristina gli indumenti raccolti) Ma che vuol dire, signorina Cristina?   

SEGRETARIA: (sempre fortemente delusa ed irritata) Dico semplicemente che una più jellata di me, non esiste. Una volta che, per chi sa quale miracolo, riesco in qualche modo ad attirare la tua attenzione... puff! sul più bello, tutto ritorna schifosamente come prima! Questa è proprio jella pura!   

CIRILLO: (mesto e depresso) E' tutta colpa mia. Non faccio altro che combinare guai. Sono veramente una frana. Ma che ci sta a fare al mondo, uno come me?   

SEGRETARIA: (pentita del suo scatto d'ira) Beh, ma adesso non parlare così. In fondo non è successo niente di grave. (poi, allusiva, ma fortemente sconfortata)... non è proprio successo niente, purtroppo!   

CIRILLO: (con tono sottomesso ed avvilito) Lei è sempre tanto buona con me, signorina Cristina. Ma io non merito affatto le sue attenzioni. Io non valgo assolutamente niente. Sono uno zero spaccato: uno che, anche se non esistesse, nessuno se ne accorgerebbe mai...! Io voglio farla finita! io voglio susicidiarmi!   

SEGRETARIA: (rivestendosi) Forse sono stata un po' dura, con te... ma cerca di metterti nei miei panni (agitando occasionalmente la gonna che si appresta e rimettersi)! Tu sei sempre stato timido e schivo, specialmente con me. Una volta che ero riuscita a scongelarti...! proprio sul più bello... puff! Eh, c'è di che incavolarsi, non ti pare?!   

CIRILLO: Certo, ma io...   

SEGRETARIA: (ritornando tenera e premurosa) Ma io non ce l'ho affatto con te, Cirilluccio mio. Anzi...! Lo sanno tutti che ho un vero debole per te. Tutti... meno che te! Se vivessimo insieme, io e te, potremmo fare tantissime belle cose.   

CIRILLO: (abbattuto e depresso) Ma io non voglio fare più niente. A che serve affannarsi tanto, correre dietro alla carriera, correre dietro alle ambizioni, votare per i radicali... a che serve essere schiavi dell'orologio e del telecomando... a che serve fare il footing, fare all'amore... a che serve fumare sigarette con il filtro, quando si è una nullità come me? Non serve a niente vivere. E' meglio sparire. Prendere una gomma al cianuro e cancellarsi per sempre da questa nera lavagna che è la vita. Voglio morire... voglio susicidiarmi!   

SEGRETARIA: (stringendogli il capo sul seno) Povero Cirilluccio! Tu hai solo bisogno d'affetto; di tanto affetto!

CIRILLO: (parlando a fatica quasi soffocato, stretto nel seno procace della ragazza) No, io voglio morire! Io voglio susicidiarmi!   

SEGRETARIA: Ma no! Sono sicura che quando ti sarà passata, questa... piccola crisi, vedrai le cose in una luce diversa e allora ti tornerà la voglia di vivere.   

TEODORO: (entrando insieme a Martina) Ho proprio paura di no.   

SEGRETARIA: (perplessa, allontanando garbatamente Cirillo da sé)  No, cosa?   

TEODORO: Temo proprio che quando ritornerà... normale, e vedrà le cose sotto la loro vera luce, l'unica cosa logica e sensata che gli rimarrà da fare, sarà proprio quella di suicidarsi.   

SEGRETARIA: (allarmata) Ma perché è così catastrofico, professore? che cosa è successo di tanto grave?!   

MARTINA: (con espressione asciutta) Il direttore vuole licenziare Cirillo. E noi non siamo riusciti a fargli cambiare idea. E' veramente infuriato per quello che Cirillo gli ha spiattellato sul muso, poco fa.   

CIRILLO: (come un sonnambulo) Voglio morire... voglio susicidiarmi.   

SEGRETARIA: Ma che cosa ha detto di tanto grave, Cirillo, al direttore?   

DIRETTORE: (entrando come una furia) Ma lei dove era? dormiva? Non ha sentito quali madornali ingiurie ha avuto il coraggio di scagliarmi addosso, costui?!   

CIRILLO: Io voglio morire... io voglio susicidiarmi...   

MARTINA: (al direttore) Ma non lo vede che questo povero ragazzo non è più lui?   

DIRETTORE: (duro) No! Non lo vedo e non lo voglio più vedere, questo (con sarcasmo) povero ragazzo.   

SEGRETARIA: (con tono apprensivo) Ma non vorrà mica licenziarlo, per caso?   

DIRETTORE: (categorico) Per me è già bello e licenziato.   

TEODORO: (accomodante) Senta, signor direttore, cerchiamo un po' di ragionare con calma...   

DIRETTORE: Che cos'altro c'è su cui ragionare con calma?   

TEODORO: Beh, innanzi tutto deve convenire anche lei che da quando abbiamo aperto gli occhi, questa mattina, ne sono successe di tutti i colori: di belle e di brutte...   

CIRILLO: (piagnucolando) Brutte... brutte... sono tutte brutte le pieghe della vita! E io voglio morire, io voglio susicidiarmi!   

DIRETTORE: (molto sostenuto) Ha ragione lui! Sono successe cose molto brutte. Specialmente nei miei confronti. E io non perdono!   

MARTINA: (tra sé) Ha parlato Santana!   

TEODORO: (con fare persuasivo e accomodante) Ma no, ci pensi su meglio. Cirillo le ha fatto, sì, quella sparata da incosciente, però poco prima ci aveva esposto delle teorie siientifiche molto interessanti ed innovative. Eccole là; sono ancora tutte raccolte sulla lavagna e sicuramente ci potranno essere molto utili per andare avanti con le nostre ricerche siientifiche.   

DIRETTORE: (ancora un po' dubbioso) Lei... lei crede?   

TEODORO: (con nuova decisione) Ma ne sono fermamente convinto!   

DIRETTORE: (di nuovo molto sostenuto) Ma resta il fatto che Cirillo mi ha profondamente offeso nella mia dignità personale e professionale!   

CIRILLO: Io voglio morire... io voglio susicidiarmi...   

TEODORO: Ma anche lei, signor direttore, ha offeso me, poco fa; e mi ha pure degradato. Ingiustamente!!   

DIRETTORE: (ravvedendosi un po' a malincuore) E' vero. L'avevo degradato, ma adesso, da questo momento, lo riconfermo nella sua carica e nelle sue funzioni.   

MARTINA: (contenta) Evviva. Sono molto contenta per te, professore.   

SEGRETARIA: E... per Cirillo...?   

MARTINA E TEODORO: Già! per Cirillo, signor direttore?   

DIRETTORE: Prima, costui, (indicando con sprezzo Cirillo) dovrà pubblicamente chiedermi scusa! Davanti a tutti, compresa la signora Rosa.   

ROSA: (entrando con la scopa in mano) Io sono qua, se avete bisogno di me.   

DIRETTORE: (contrariato) Ma che cosa faceva, lei, origliava?   

ROSA: Io?! Io no; mi trovavo, così, di passaggio...   

TEODORO: (sicuro di essere ormai a buon punto nell'opera di riconciliazione) Ah, ma se non è che per questo, sono sicuro che Cirillo non avrà nessuna difficoltà a chiederle scusa. Vero Cirillo?   

CIRILLO: (sempre in profondo stato confusionale) Io non voglio le scuse di nessuno... io voglio morire... io voglio susicidiarmi!   

DIRETTORE: Ecco, ha visto, professore?! Quello là è un irragionevole!   

TEODORO: Ma no, signor direttore, forse Cirillo non ha capito...   

SEGRETARIA: Su, Cirilluccio, chiedi scusa al direttore.   

CIRILLO: Io voglio morire.   

MARTINA: (spazientita) Avanti, Cirillo, chiedi scusa al direttore.   

CIRILLO: Io voglio susicidiarmi.   

ROSA: Ma, dotto', perché nun voi chiede scusa?!   

CIRILLO: Io voglio morire.   

DIRETTORE: Ma non vedete che continua a prenderci in giro tutti quanti?   

TEODORO: (guardando l'orologio al polso) Aspetti! aspetti ancora un minuto, signor direttore.   

TUTTI meno Cirillo: ... e perché un minuto?   

TEODORO: (sempre osservando il suo orologio da polso) Perché se i miei dubbi ed i miei calcoli sono esatti, tra poco Cirillo tornerà normale.

        (Per qualche secondo tutti restano bloccati, in silenzio, ad osservare Cirillo).   

CIRILLO: (con voce molto flebile e cantilenante) Io voglio morire! Sì, voglio proprio morire! Come deve essere bello susicidiarsi... E con che mi susicidio? Con il veleno? No. E' troppo amaro e fa venire il male al pancino. Eppoi potrei peggiorare la mia gastrite. Con la pistola? E chi me la da, una pistola? quella che ho io, ha il tappo di sughero! Con il gas? E' troppo inquinante. Mi butto dalla finestra! Siamo al primo piano... (poi, rivolto a tutti gli altri che, ancora fissi ed in silenzio, continuano ad osservare le sue reazioni).   

CIRILLO: ... che dite, che faccio?   

TUTTI meno DIRETTORE: Chiedi scusa al signor direttore!   

CIRILLO: (scuotendosi, come risvegliandosi da un lungo sonno) Oh, signor direttore, buon giorno. Le è piaciuta la mia relaz...   

TUTTI meno DIRETTORE: (interrompendolo, perentori)  Chiedi scusa al signor direttore!   

CIRILLO: Ma sì, certo. Chiedo scusa al signor direttore. La prego di scusarmi, signor direttore. (poi, rivolto smarrito agli altri) Ma perché gli ho chiesto scusa?   

TEODORO: (parlando al direttore) Ecco, ha visto, signor direttore? Cirillo le ha chiesto scusa pubblicamente, davanti a tutti. Lo perdona, adesso?   

DIRETTORE: (con fare ancora forzatamente burbero) Beh, vedremo... vedremo...   

TEODORO: (pregando) Suvvia, signor direttore, lo perdoni.   

SEGRETARIA: (supplichevole) La prego, signor direttore, dica di sì, che lo perdona.   

ROSA: (insistente) Allora che fai, diretto', lo perdonate? Essù! e dite che lo perdoni!   

DIRETTORE: (con burbera, marcata magnanimità) E va bene, va bene! lo perdono, sì.   

MARTINA: Evviva, l'uomo del monte ha ridetto sì.

         (Intanto da una serpentina su uno dei due banchi, comincia a gocciolare un liquido dal colore dell'aranciata. Per prima se ne accorge la segretaria).   

SEGRETARIA: Guardi professore! Che cos'è quella roba che esce da quella serpentina? Sembra proprio aranciata...   

         (La signora Rosa si precipita verso il banco e colloca un recipiente di vetro, tipo bicchiere, sotto la serpentina che sgocciola. Poi, guardando il liquido in trasparenza...)   

ROSA: E' vero! sembra proprio aranciata...! Quasi quasi me ne bevo un sorso...   

TUTTI: Noooo!

         (Ma più svelta, la donna delle pulizie mettendosi di spalle verso gli altri e verso il pubblico, fa finta di bere il liquido. Poi, mentre gli altri, rimasti immobili come impietriti, la osservano con curiosità, lei si gira lentamente e...)   

ROSA: (declamando) Essere o non essere? Questo è il problema. Cosa è più nobile: patire i colpi dell'ingiusta fortuna o ribellarsi a tanti mali?   

TUTTI: Oh, nooo! Ancoraaa...!

                   (E tutti, compresa la signora Rosa, scoppiano in una fragorosa risata).

 

 F I N E