Il topo

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IL TOPO

Caricatura in due tempi

Di LUIGI BONELLI EX CETOFF

PERSONAGGI

IL TOPO

SERGIO

SONIA

UN CAMERIERE

UNA CAMERIERA

TRE AGENTI DI POLIZIA

LA VOCE DI UN VICINO DI CASA

PRIMO QUADRO

Una camera d'albergo. A sinistra il letto. Poltrone, sedie, un cassettone, un tavolo, un attaccapanni. Finestra nel fondo, porta a destra. Un’immagine sul letto. Vicino al letto, verso il fondo, la porta del gabinetto da toilette. E' notte.

SCENA PRIMA

Sergio, Sonia, un Cameriere

(Sergio è sulla quarantiiui: baffi, barba, sopracciglia e capelli irsuti e assai lunghi; ampia calvizie e chierica. Porta, degli occhiali a molla sulla punta del naso, all'uso dei pre­sbiti. E' vestito in modo funebre e dottorale, ha un ombrello. Sonia è una donnina giovane, bianca e bionda).

Il  Cameriere                 - (entrando, accende la luce; porta due valigie. Sergio e Sonia lo seguono. Ser­gio ha il bavero alzato e il cappello sugli occhi in modo da lasciar scorgere il meno possibile la propria fisionomia) Questa va bene?

Sergio                            - (guardandosi intorno e avvicinandosi alla finestra) Sì. C'è una immagine sacra. Va bene.

Sonia                             - (guardandolo meravigliata) Ah! Hai rifiutato l'altra per via dell'immagine?

Sergio                            - Certo.

Sonia                             - Ma bravo! Ti fai anche religioso!... si avvicina anch'essa alla finestra) Però l'al­tra era migliore: dava sulla piazza. Questa: guarda un cortile.

Sergio                            - Preferisco, (intanto il cameriere ha disposto le valigie sui trespoli ed ha acceso altre lampade. Sergio, che cerca evidentenu li­te di restare in ombra, le spegne).

SCENA SECONDA

Detti - la Cameriera

La Cameriera                - (entrando con asciugamani che porta nel gabinetto) Buona sera, signori.

Sonia                             - (a Sergio, tenera) E' tardi? Sei stanco?

Sergio                            - (pensieroso, passeggiando) Tardissimo. Stanchissimo.

Sonia                             - Pensavo di uscire un momento... di cercare un teatro, un ritrovo... A me il treno, lo sai, fa malinconia e volevo andare a letto con qualche cosa di più gaio negli occhi, di più...

Sergio                            - Non è il caso: Perché andare a tea­tro? Per ridere sulle eorna dei mariti ingannati? Non vi si vede altro, ormai! E' meglio coricarsi.

La Cameriera                - (che è uscita dal gabinetto e as­setta rapidamente la camera, mormora al ca­meriere che le è vicino) Legittimi?

Il Cameriere                  - A me pare di no perché è lui che comanda. A proposito... leva di tasca un bollettario e si rivolge a Sergio) Perdoni, signore, vuol darmi le generalità?

Sergio                            - (sempre camminando, sopra pensiero)

                                      - Non ne ho!

Il Cameriere                  - Eh! Com'è possibile!! Le ab­biamo tutti...

Sergio                            - (che si è allontanato dal cameriere, vol­gendosi, spiritato) Le abbiamo tutti?! Co­me potete dir questo?

Il Cameriere                  - Lo dice il regolamento. Noi siamo obbligati a chiedere le generalità ai signori viaggiatori... .(mostra il bollettario)

Sergio                            - (si avvicina, sempre più preoccupato di nascondere il viso, guarda il foglio, legge)

                                      - Ah! Si tratta di... Bene. Ero distratto. Scrivete: Professore Sergio Slowinski e... esi­ ta, poi a voce cupa)... e signora. Domiciliati a Wilna. Buonanotte.

Il Cameriere                  - I signori vogliono la sveglia domattina?

Sergio                            - La sveglia? Sarà inutile.

Il Cameriere                  - (incuriosito, alla pari della cameriera, avvicinando Sergio) I signori co­mandano del tè, dei sandwichs, dei liquori?

Sonia                             - (per dir « si ») S...

Sergio                            - No.

Il Cameriere                  - (c. s.) I signori desiderano...

Sergio                            - (esplodendo) ... di essere lasciati tran­quilli, (dà, col"ombrello, sul pavimento, un colpo secco e definitivo).

Cameriere e Cameriera  - (inchinandosi escono in fretta).

SCENA TERZA

Sergio- Sonia

Sonia                             - (deponendo la borsa sul cassettone e to­gliendosi la pelliccia) Ma lo sai, Sergio, che stasera sei molto strano?

Sergio                            - Io?! Sogni, mia cara. Sono normalis­simo. Come sempre.

Sonia                             - (togliendosi alcune gioie e deponendole sul cassettone) Eppure... Dovevi osserva­re la faccia dei camerieri, quando sono usci­ti... Ti guardavano con gli occhi fuori delle orbite, poveretti! Ti sei comportato con loro in modo incomprensibile!

Sergio                            - Una lezione?! Sonia, mi permette­rete di ricordarvi che uno studioso quale io sono, ha almeno il diritto di rimanere incom­prensibile per un cameriere d'albergo!

Sonia                             - Ma non avete il diritto di rimanerlo per vostra moglie, (ridendo) pezzo di studioso che non siete altro! (avvicinandosi a lui) Scusa: mi fai tu stesso la proposta carina, gentile... imprevedibile di questo viaggetto da innamorati e poi... eccoti lì, da stamani, con la grinta più dura del tuo repertorio! Io non so «e tu te ne accorgi, ma mi tratti mate, sai...; peggio dei camerieri! Peggio dei tuoi allievi! Ti distrai... mi rispondi a vanvera... parli a monosillabi.... Ma perché?

Sergio                            - Tutto ha un perché, evidentemente; ma le cause non presentano interesse alcuno per chi non ha l'acutezza di rilevarle. Animo: spogliati. Spogliati.

Sonia                             - (cominciando a spogliarsi) Iiiih! Che carattere! E pensare che mi promettevi un nuovo quarto della luna di miele! Invece sei rimasto a mezzo, mio povero Sergio! Hai la luna... ma ti manca il miele! (già discinta, lo abbraccia sorridendo, tenera) Vieni qua... guardiamo se è possibile mettercelo un po' di dolce, su questa brutta faccia coperta di nu­voloni.

Sergio                            - (palpandole le braccia e guardandola, negli occhi) Sai bene che sono uricemico... La luna di miele?! Io la prendo amara!...

Sonia                             - (ridendo ancora) E io ti offro della saccarina!

Sergio                            - (respingendola) Ecco: della sacca­rina. Giustissimo! (perentorio) Finisciti di spogliare.

Sonia                             - (contrariata) Quando sarò in camicia tu avrai sempre il cappello in capo... e l'om­brello in mano! Faremo una magnifica cop­pia... entra nel gabinetto di toilette. Si riaf­faccia, dopo un istante, per dire scherzando al marito) Muflone!

Sergio                            - (a sé) Muflone?! E' un ovino! (con ira) Ah! (si domina e chiede a voce alta) Do­v'è la mia giacca da camera?

Sonia                             - (di dentro) Nella valigia nera. In fondo.

Sergio                            - (si leva il cappello, il cappotto e la giubba e appende tutto all'attaccapanni. Quindi apre la valigia nera, ne trae la giacca da camera e se la infila; va all'attaccapanni, con gesto rapido passa dalle tasche della giub­ba a quelle della giacca una rivoltella).

Sonia                             - (rientrando in camicia da notte) Non ti sei cambiato che la giubba?

Sergio                            - Sì.

Sonia                             - E l'umore, quando lo cambiamo? '

Sergio                            - Subito. (Sonia è entrata a letto, rimanendovi seduta. Sergio va a spegnere l’altra lampada, che non sia la veilleuse e quindi si va a sedere sul letto, vicino a sua moglie), Sonia, senti: sei sicura, assolutamente sicura delle conclusioni a cui giunge la mia operai scientifica? Le credi esatte? Inequivocabili?

Sonia                             - Ma certo, amico mio... Soltanto non mi pare questa la sede di...

Sergio                            - Aspetta: credi in modo certo alla mia teoria sulla fondatezza delle impressioni puf re? Accetti la formula: «l'impressione irragionevole unica prova indubbia della più riposta realtà »? ;

Sonia                             - Sì... sì: ti ho aiutato io stessa nelle ricerche, giacché questo ti faceva tanto pia­cere... Ho .nella tua formula la fede più cie­ca! Va bene così?! Ed ora...

Sergio                            - Ed ora sarai, dunque, pienamente di accordo con me sulla legittimità del neces­sario gesto di espiazione che io sto per compiere...

Sonia                             - (un po' impressionala) Sarebbe a dire?

Sergio                            - Sarebbe a dire che ti uccido, mia pic­cola Sonia  (toglie di tasca la rivoltella).

Sonia                             - (soffocata) Eh?!... Sei pazzo?! Ser­gio... Mio Buon Sergio... sei pazzo?!

Sergio                            - (sorvegliandola) Niente affatto. Lo di­cono gli autori drammatici e gli avvocati per comodità di mestiere, ma l'uomo che uccide è tutt'altro che un pazzo: è un sintetico, mi semplificatore, un normalissimo, insomma, come me, in questo momento.

Sonia                             - (folle di spavento) Senti Sergio... dim­mi almeno... perché, perché mi vuoi... ucci­dere. Se non è una follia, avrai una ragione...

Sergio                            - Certo che ce l'ho ed è classica. Ec­cola: m'inganni.

Sonia                             - Io?! Non è vero! La giuro! Lo giuro!

Sergio                            - Inutile negare! Tu mi tradisci.

Sonia                             - Con chi, ti tradisco?

Sergio                            - Non lo so. Non m'interessa... Ma mi tradisci.

Sonia                             - E le prove?

Sergio                            - Non ne ho. M'infischio delle prove. Lo sento. Questo è il terribile! « Lo sento ». Quando guardo questi tuoi occhi ove passa­no continui brividi liquidi come onde in un lago increspato da brezze avverse; quando palpeggio queste tue morbide braccia che danno una mutevole elasticità, ora invitante, ora ostile; quando ascolto il tuo misterioso anelare... io sento in maniera netta, precisa che la piccola donna abbandonata tra le mie braccia pensa ad altri, si è data ad altri, non è più completamente mia. Il suo corpo biz­zarro di cui non riesco a riconoscere precisa­mente le forme giacche cambiano ogni qual­volta io le ricerchi... sento che mi sfugge per concedersi ad altre bramosie in piena dedi­zione!... Io mi studio e ti studio da molto tempo. Non c'è equivoco, Sonia: « lo sento », dunque è vero!

Sonia                             - Ma no, Sergio... Senti male... ti senti male! E' falso, falsissimo. Lo giuro. Ra­giona...

Sergio                            - L'impressione pura deve essere irra­gionevole.. Non posso. Tu ammetti la mia teoria...

Sonia                             - Ma io l'ammetto in teoria la tua teo­ria! Tanto non fa male a nessuno... Ma in pratica no, eh?! No, no. Sarebbe un delitto! Un delitto sciocco, e mostruoso...

Sergio                            - (impassibile) Ma necessario. Non mi crederai mica capace di passare sopra al tuo tradimento come un marito ridicolo! C'è un'icone: rivolgiti ad essa.

Sonia                             - Ecco il perché della tua strana ricer­ca tra le camere dell'albergo! Sceglievi quel­la più adatta per...  Sergio! Sii buono... Pensa che mi hai adescata con un pretesto d'amore...

Sergio                            - Occhio per occhio, mia bella!

Sonia                             - (disidrata, dopo aver tentato invano, sorvegliata com'è dallo sguardo maniaco di Sergio, di suonare il campanello o di fuggire) E mi vuoi uccidere così... in una camera d'albergo, come un'avventuriera!... Lontana dalla mia casa...

Sergio                            - Non ho voluto contaminare con un misfatto la casa dei nostri figliuoli.

Sonia                             - Ma se non ne abbiamo!

Sergio                            - Ebbene: questa non è che una meta contingenza. In quella casa si aggirano pure, innocenti, sacre, le « possibilità » dei nostri figli!

Sonia                             - (risoluta a giocare di astuzia contro la esaltazione del marito) Povere quelle « possibilità », quando avranno la madre al cimitero e il padre in carcere o al manicomio! .

Sergio                            - Proverò tanto la mia saviezza quanto il mio buon diritto.

Sonia                             - Sarà difficile: sai bene che nessuno sinora ha accettata la tua tesi sulla impressione pura!

Sergio                            - Purtroppo: tu eri l'unica ad averla accolta in pieno!

Sonia                             - La mia sorte non sarà incoraggiante per i tuoi futuri discepoli...

Sergio                            - Tanto peggio.

Sonia                             - Mentre ci sarebbe un modo per sal­vare, ad un tempo, la giustizia, l'onore e il tuo buon diritto, se l'avrai! Uccidere una povera donna così, per una fede filosofica, ha del matto e non commuove i giudici; in­vece, uccidere la moglie adultera col suo complice sorpresi in flagrante: ecco il bel delitto simpatico, logico che fa acclamare l'imputato dalla folla e gli evita il carcere, senza schiudergli il manicomio!

Sergio                            - Certo, preferirei vendicarmi ad un tempo di te e del tuo amante. Capisco: agli occhi del mondo la cosa prenderebbe, un al­tro aspetto! Ma se fai tanto di uscir viva di qua, tu sei già sull'avviso e... Bisogna finirla in questa camera, Sonia.

Sonia                             - Via! Pare che tu ti preoccupi di non aver speso invano il prezzo del biglietto fer­roviario! Lasciami parlare: rifletti, se, come dici, non sei fuori di cervello... ed io ti cre­do. Rifletti; non è certo qui che potrai avere la speranza di 'sorprendermi con il mio pre­teso amico... Perché, dunque, per un sempli­ce puntiglio, compiere un misfatto stupido e odioso? Torniamo a casa... Qui non ho nemmeno un abito adatto per una circostanza di questo genere... Torniamo a casa...

Sergio                            - Ciò non servirebbe che a rovinarmi l'impressione pura! Ne sono certo. Conclu­diamo! Concludiamo!

Sonia                             - Aspetta! Hai una furia!... Senti, Sergino, senti: quel tale che ti avrebbe cornifi­cato, ammesso che esista...

Sergio                            - Esiste! E' pacifico.

Sonia                             - Pacifico, sì... ma io muoio ammaz­zata! Dunque, quel tale, dicevo, sarà tratto prima o poi dalla sua passione ignara a ten­tare ogni mezzo per rivedere la propria amante... Tu ci sorprenderai e... Ti per­suade?

Sergio                            - Fino ad un certo punto. Perché uc­cidere la moglie non è difficile, ma sorve­gliarla « perfettamente » è impresa dispera­ta, come insegna Maometto. (Sonia ricade sul guanciale disperata) Però... le tue argo­mentazioni mi suggeriscono un'ipotesi stra­na ma molto simpatica, la quale, in verità, distrugge le tue premesse: e se quel tuo ami­co, tratto dalla sua passione, ci avesse se­guiti, magari - come .avviene talvolta - geloso del marito? E se ci fosse un accordo tra voi?! Ecco una... eventualità che mi lu­singa...

Sonia                             - Lo credo... e ti approvo! Il mio sa­crificio solitario è bestiale, devi convenire, Sergio. Oh! Se, invece, quella porta si apris­se, adagio adagio e ne entrasse un uomo fur­tivo, credendomi sola, o, come nei vecchi rac­conti italiani, credendoti assopito al mio fian­co... Oh! Allora sì! Allora varrebbe la pena di giocare la propria posizione sociale, la propria personalità scientifica... tutta la pro­pria vita... Senza contare che le tue teorie avrebbero la migliore conferma... Mentre, se mi elimini così, chi ti prova poi che eri nel vero? E come potrai provarlo agli altri?

Sergio                            - Tu sai che a me piace discutere. Di­scutiamo. Ti ucciderò in ogni modo, ma ri­conosco che se udissimo un piccolo rumore alla porta, un segnale... un'unghia che grat­tasse il legno... piccola pausa.

Si ode grat­tare la porta. Sergio e Sonia la fissano stu­pefatti. Mentre un ferretto ricurvo entra nel buco della serratura e va ad aprire il pestiolino, Sonia agita le braccia come un'ossessa ed apre la bocca per gridare. Sergio le getta un guanciale sulla faccia e l'obbliga a ta­cere e a restare sdraiata sul letto accuccian-dosi anch'egli in terra, presso il capezzale. Quindi spegne la veilleuse e la camera, resta al buio. Intanto il croccino della porta gira; un battente si apre con lentezza...).

SCENA QUARTA

Detti - Il Topo

(Entra il Topo, con grande precauzione. Ha un abito grigio molto attillato. Appena entrato egli chiude l'uscio dietro di se e: si appoggia alla parete immobilizzandosi Sergio, dopo un istante, con un salto solo va dal letto alla porta e vi si pianta dinanzi ac­cendendo la luce. Il Topo si precipita verso lo stanzino da toilette, ma rimane a mezza strada preso di mira dalla rivoltella di Ser­gio. Sonia fa capolino di sotto il guanciale).

Sergio                            - Fermo. Caro signore. Fermo e mani in alto...se non vi dispiace.: Vi aspettavamo.

Il Topo                          - (obbedendo) O bella! In tutta la mia carriera non mi è mai capitato nulla di simile! D'altra parte, signore mi do per vin­to, fatemi pure, arrestare..         

 Sergio                           - Arrestare?! Siete matto? Io vi ammazzerò come un cane, insieme alla vostra complice! Eccoci qui per questo (accenna al letto) E soltanto per questo! Veniamo da Wilna appositamente.

Il Topo                          - (spaventato e stupito) Come?! Scu­sate, ma ci deve essere un equivoco! Io non ho complici! Lavoro da solo. E' il mio metodo. Tutti lo sanno...

Sergio                            - (accennando a Sonia) E' inutile ogni vostro tentativo di salvataggio. Ha confessato.

Il Topo                          - Chi?

Sergio                            - Lo sapete benissimo.

Il Topo                          - Io non so niente. Lo giuro sul mia onore.

Sergio                            - (sarcastico) Sul vostro...?!

Il Topo                          - E' giusto. Mi obliavo. Lo giuro sul vostro!

Sergio                            - (irato) Sul mio eh?! (minaccia con l'arma)

Il Topo                          - Calmatevi! Lo giuro su quello della \ signora!

Sergio                            - (furibondo) E' il colmo!

Il Topo                          - Ebbene, non lo giuro affatto. Ma, vi prego, ascoltatemi...

Sergio                            - (minaccioso) E' inutile... Io non ascol­to l'amante di mia moglie: lo uccido.

Il Topo                          - L'amante di?!... Io?! Mi meraviglio, signore... Io non la conosco vostra mo­glie. Sono calunnialo, credetemi! Che cosa può provarvi una faccenda simile?

SCENA QUINTA

Detti - La voce di un viaggiatore di fuori

(si ode bussare alla porta)

La voce di un viaggiatore       - (dalla camera atti­gua) Zitti, dunque: non si può dormire!

Sergio                            - (a bassa noce) Abbassate la voce o sparo: nessuno deve impedirmi di fare giu­stizia. Le vostre proteste sono puerili:. perché sareste qui, giovinotto? Avanti. Spiega­telo.

Il Topo                          - (a voce bassa) Non lo avete ancora capito? Ma è evidente: io non sono che un povero topo d'albergo e niente altro. Un to­polino senza pretese... Oh! Non vi avrei uc­ciso, io, ve lo giuro! Sono un galantuomo io! Non sono qui che per rubarvi...

Sergio                            - L'onore!

Il Topo                          - Ma no! Che volete che me ne fac­cia del vostro onore! Non bado al mio, figuratevi! Non miravo che al portafoglio!

Sergio                            - Ben trovata, sì... ma non attacca. La mia sensazione è precisa.:

Il Topo                         - E' irragionevole!

io                                   - Appunto. E', quindi, perfetta...

Il Topo                          - Ma domandate a vostra moglie...

Sonia                             - Credi, Sergio, costui non...

Sergio                            - Come volete che io presti fede alle parole di due complici?

Il Topo                          - (sempre a braccia alzate) Ma è una fissazione! Signore, permettetemi di mostrar­vi le prove di quanto vi ho detto. Frugate qui nelle mie tasche... vi prego. (Sergio ese­guisce e toglie dalle tasche del Topo un por­tafoglio). Ecco i danari del signore accanto, quello clic protestava or ora... Sergio toglie delle gioie) Ed ecco le gioie della signora tedesca, al numero novantasette. (Sergio to­glie un orologio)... L'orologio del centotrentadue... Frugate nell'altra tasca, signore, e troverete i ferri del mestiere: non vi lasceranno dubbi! (Sergio si mette in tasca gli og­getti indicati e fruga in altre tasche. Toglie un mazzo di ferri ritorti) Sono grimaldelli. (Sergio toglie una maschera da clinica e una lampadina elettrica)... La maschera... la lam­padina... Siete persuaso alla fine? Suonate il campanello, consegnatemi al personale e «cr­eate con la vostra signora la soluzione del mistero che vi preoccupa e nel quale io non entro per nulla...

Sergio                            - (intascando anche gli ultimi oggetti e permettendo col gesto, al Topo, di abbassare le braccia) Troppo comodo, giovanotto! Tutto il vostro armamentario è indubbiamente interessante e prova una cosa sola: che vi siete preparato molto bene a recitare questa commedia. Mi congratulo con voi, ma io sono psicologo di professione e a me non la si fa. Voi siete entrato, al momento giusto, in un ambiente psichico a caratteristiche perfette, onde ne consegue che non potete essere che un nonio solo: colui il quale era atteso. Niente .altro. Avete capito? Questa è la realtà psicologica.

Il Topo                          - Accidenti alla psicologia!

Sergio                            - Voi siete l'amante! Animo. Fate il vostro mestiere. Spogliatevi e mettetevi a lei lo con la vostra druda. Spogliatevi, dico. Non c'è tempo da perdere. A letto. A lotto.

Il Topo                          - (spogliandosi) Oh! Quale errore, signor mio! Quale errore! Io non lotto più perché tale è l'assurdo a cui voi spingete - questa avventura che non può giungere alla fine senza spezzarsi. Si spezzerà, ne son cer­to. Come nei sogni troppo terribili: quando si avvicina la catastrofe ci si sveglia! Lo si sa fin da prima che ci si deve svegliare!... Così vi obbedisco! Ma è mostruoso! (sempre spo­gliandosi, a Sonia) Signora, vi prego, se sono costretto a una simile sconvenienza dinanzi .a voi! Vedete che non è colpa mia! Io sono sempre stato una persona corretta, specialmente con le signore che non conosco... (traccheggia nello spogliarsi)

Sergio                            - Animo! Animo! Meno querimonie! Spicciatevi. Ella vi aspetta.

Il Topo                          - Mi aspetta?

Sergio                            - Ma sì... con impazienza!

Il Topo                          - Davvero?

Sergio                            - E' naturale.

Il Topo                          - Allora! (riprende a spogliarsi. A Sonia) Ma, signora, vi prego, spiegatemi voi, o spiegategli che...

Sonia                             - Vedete bene che non è possibile!

Il Topo                          - Ah! No?! E allora?

Sergio                            - (minaccioso) Allora: a letto! A letto!

Il Topo                          - Ma sì, ci vado. Un momento di pa­zienza... Persuadetevi, però, che io sono...

Sergio :                          - Voi siete quello che siete; giudica­tene voi stesso: vi spogliate, trepidando, per entrare sotto le coltri dell'adultera. Dunque?! Perché mentire? Io conosco troppo bene il gioco delle apparenze e della realtà! La na­tura essenziale delle cose e delle persone! A letto! (il Topo entra a letto) Ecco, (calmo) Sonia, avevi ragione tu. Così va bene! L'even­to tragico si è in tal modo normalizzato. E' assolutamente normale e si può svolgere con calma. Prima della crisi inevitabile, voglio, offrirvi, ragazzi, un bicchierino di vodka. Eh?! Vi va?

Il Topo e Sonia             - (inebetiti) Sì... sì...

Sergio                            - (senza perderli di vista, porta la valigia gialla sul tavolo e ne cerca la chiave) L'ho con me... Non vi muovete perché sparo... non trovando la chiave) Oh! Diavolo! Non trovo la chiave, (arrabbiandosi) Dove l'ho lasciata? Sonia, dove hai messo questa chiave?

Il Topo                          - (premuroso) Non vi irritate, signore'. Se non vi dispiace, ve l'aprirò, io... chiede con gli occhi il permesso; Sergio lo accorda. Il ladro scende dal letto, va alla valigia e con una semplice pressione l'apre) Ecco.

Sergio                            - Bravo. Ma a letto! Mi meraviglia che mia moglie abbia scelto per amante un vali­giaio: non ama i viaggi! (al Topo che an­cora non è risalito a letto) Su!

Il Topo                          - Subito, (offeso) Ma, prego credere! Io non sono mai stato un valigiaio. Ero uno studente di chimica...

Sergio                            - Sono dunque sempre gli studenti che la fanno ai professori?! (leva dalla va­ligia tre bicchierini e una bottiglia; empie i bicchierini e ne offre due al Topo e a Sonia) Bah!! Non pensiamoci. In questo momento estremo sono disposto all'indulgenza. Alla vostra salute... eterna, ragazzi miei, (beve. Al Topo il liquore va a traverso)

Sonia                             - (vedendo Sergio prendere un atteggia­mento risoluto e alzare la rivoltella) Ser­gio! Sergio... senti... Tutto questo è uno scherzo, eh?! Dimmi che è uno scherzo!

Sergio                            - E' forse uno scherzo l'uomo che ti giace accanto?

Sonia                             - Certo!

Il Topo                          - Sicuro!

Sergio                            - Ebbene: è un brutto scherzo! E non lo tollero! No. Animo! Animo! Abbraccia­tevi! Baciatevi! Voi alla vostra parte, io alla mia. (puntando la rivoltella) Sono il marito offeso che sorprende la tresca...

SCENA SESTA

Detti- Tre agenti di polizia

(Ad un tratto l'uscio si spalanca e tre agenti di polizia, con le rivoltelle in pugno si slanciano nella camera circondando Sergio).

I tre agenti                    - (simultaneamente) Alt! Stop! Preso!

Primo Agente                - (a Sergio) Vi dichiaro in ar­resto, mio ottimo Ghirko. Vi inseguo da tre anni; siete stato astuto e audace, ma alla fine ho vinto io. Sapevo di venire a colpo si­curo. E son giunto proprio in tempo per impedirvi di compiere un nuovo misfatto!

Sergio                            - Signori, sono il professor...

Primo Agente                - Basta cosi: una nuova men­zogna è indegna di voi Ghirko. Voi sapete quanto io vi stimi! Non diminuitevi, dunque, ai miei occhi, vi prego!

Sergio                            - C'è sbaglio! Ho qui le mie carte...

Primo Agente                - Vecchio trucco quello delle carte! Un gioco da ragazzi. Andiamo: con­fessate!

Sergio                            - (urlando) Io?! Mai?! Io voglio che mi si ascolti! Che mi si... ad un cenno del primo agente gli altri due imbavagliano Ser­gio che si dibatte e gesticola).

Primo Agente                - Ecco a che mi costringete. Io non amo le grida. E in quanto alla pubblicità non la si fa così: ci pensano i giornali. Del resto a che vale resistere, amico mio?! (frugando e levando fuori il portafoglio, i gioielli, ecc.) Ecco qua la refurtiva... levandogli altri oggetti) Ecco il solito arsenale, (sorridendo, mostrando i grimaldelli) I « frugoli » eh?! (Sergio fa dei gesti disperati di protesta) Ma sì... indicando le fiale) e i «cichetti »! Conosco il gergo, canaglia. Animo….. Togliamo il disturbo a questi signori. (rivolto al letto) Il nostro ingresso provvidenziale,signori, vi ha salvati dalle grinfie del celebre Ghirko, il re dei Topi d'albergo. Uh abile appostamento lo ha perduto. Se troveremo roba vostra fra gli oggetti ricuperati vi sarà restituita... fra quattro o cinque anni... Avete bisogno di nulla? Lo spavento non recherà dei disturbi alla signora?! Dobbiamo mandare un medico?

Il Topo e Sonia             - No... no..

Primo Agente                - (al Topo) Ma lei specialmente... su, su! Non è più il caso di rimanere così stravolto! Ormai il pericolo è scompar­so.... ed ella, per sua fortuna, ha il dovere di occuparsi della sua amabile compagna... osserva nella valigia gialla aperta la bottiglia di vodka) Vedo qua del liquore... Gliene verso un bicchierino... Sta bene? (esegui­sce e porge il bicchierino al Topo che beve , e lo restituisce all'agente; questi ripone il bicchiere nella valigia e la chiude). Ecco: così le torneranno gli spiriti... E' molto opportuno!... (sorride malizioso).

Il Topo                          - (con un filo di voce) Grazie...

I tre agenti                    - Buona notte, signori. E mille scuse, (escono portando via Sergio)

SCENA SETTIMA

Detti - I Camerieri

I due camerieri              - (si affacciano un momento, guardano con curiosità aspettando ordini e finalmente, s'inchinano dicendo anch'essi) Buonanotte, signori, (chiudono accuratamen­te l'uscio, escono silenziosi e spauriti, dinanzi alle facce stravolte e immobili di Sonia e del Topo).

SCENA OTTAVA

Sonia - Il Topo

Sonia e il Topo              - (rimasti soli, seduti sul letto, si guardano imbambolati e cadono l'uno nel­le braccia dell'altra).Oh! finalmente! La abbiamo scampata bella!

Fine del primo quadro

SECONDO QUADRO

Stesso luogo. La camera è al buio.

SCENA PRIMA

Sonia- Il Topo

(// Topo e Sonia,sono in letto. Sonia dorme. Il Topo dorme con un occhio solo. Si desta subito e si pone in ascolto. Accende la veillevse. Guarda con compiacenza la bella donna che riposa, sorridendo, in un soddisfatto so­pore. Le bacia la spalla nuda e i capelli scom­posti. Pare che, per un attimo, abbia l’idea di svegliarla, ma, invece, scende quetamente dal letto. Si veste con la più grande rapi­dità. Quando è per mettersi la propria giub­ba la getta via e prende quella del Professore all'attaccapanni, ne palpeggia le tasche, ne leva il portafoglio, lo considera sorriden­do e lo ripone di nuovo nella saccoccia in­terna; quindi s'infila quella giubba. Prende il cappello del professore e se lo mette in capo. Poi t)a al cassettone e vuota nelle tasche della giubba la borsetta della signora. Prende le gioie che essa ha lasciato nel cassettone. Va verso il letto; si inginocchia vicino alla dormente e bacia con fuoco una mano che penzola; poi ne sfila dolcemente gli anelli,, scopre adagio la donna per far lo stesso gio­co con l'altra mano che è sotto le coperte)

 Sonia                            - (nel sonno) Amore! Amore! Come mi piaci! Sì... Sì... Sì... Quanto ti amo!

Il Topo                          - Cara! Ella mi soglia e mi dice delle cose carine mentre io la derubo! Non ci so­no che le donne, squisite creature, capaci di certe delicatezze, (toglie con precauzione gli orecchini alla donna) Ha delle orecchie da regina... e una nuca da... far perdere la te­sta! E' deliziosa... Il male si è che non posso portarmi via di lei le ricchezze migliori! Pec­cato! Soprattutto mi duole di lasciarla a quella quintessenza di marito maniaco e cre­tino... ma, nonostante la sua fragilità, un corpo femminile costituisce sempre un cerio imbarazzo per un ladro d'albergo! Animo, Ghìrko, amico mio, spicciati! Fiuto il nemico! (si avvicina alla porta ed origlia) Diavolo! Un appostamento in piena regola? Essi han­no scoperto l'equivoco troppo presto... ed io mi sono sciolto dai lacci della sirena troppo tardi! (si volge intorno per studiare l'am­biente).

Sonia                             - (nel sonno) Amore! Amore mio! At­tento. Ti vogliono far del male! Li vedo... Lì vedo...

Il Topo                          - (sorridendo e andando verso di lei) Cara! La sua squisita sensibilità, acutizzata da una notte di piacere, avverte il pericolo che minaccia il suo amante... e ne è tutta sconvolta... Ebbene, calmati, piccina. La for­tuna, eh'è della tua razza, adora gli uomini del mio stampo! Non temere. Evaderò! « Come?! » tu dici: « La finestra è altissima e guardata; non uri caminetto, non il buco di un vero topo... ». Ebbene; Ghirko, l'inaf­ferrabile, il sublime trasformista, ancora eb­bro dei tuoi baci, compirà per te l'evasione capolavoro, (ascolta) Perdio! Son qui! Arri­vederci, amore... si guarda, intorno di nuo­vo, fissa la platea e s'illumina come per di­re: ho trovato) Oh! Ma è sin troppo facile! Vado... in platea, a godermi lo spettacolo... (si dirige alla scaletta per scendere in platea) Il personaggio sparisce e rimane, o mia bella, il tuo claqueur.! (scende, struccandosi con un fazzoletto, e si pone a sedere vicino al palcoscenico).

SCENA SECONDA

Sergio - due Agenti

(La porta si apre ed entrano gli agenti illu­minando la scena con delle lampadine elettriche tascabili. Sergio, cogli abiti ridotti in modo compassionevole, il volto disfatto. e contuso, i capelli arruffati, resta sulla  porta).

Primo Agente                - E' inaudito! Non c'è più! (ispeziona la stanza) Non c'è più! E' un demonio! Tutti gli indizi raccolti stabilivano! .iinfallibilmente ch'egli dovesse nasconderà ancora in questa camera... ed ecco che è sparito!

Sergio                            - (con voce umile, tremula, quasi in falsetto; ciò che contrasta con la voce asm e baritonale del primo quadro) E mia mo­glie, l'ha uccisa?

Sonia                             - (nel sonno) Tesoro mio... (sorride e respira forte).

(Il Topo dalla platea le lancia un bacio e accenna un applauso dicendo: Brava!)

Primo Agente                - No. E' sempre viva. Dormi Egli l'ha senza dubbio narcotizzata.

Sergio                            - (facendosi avanti) Poverina! Chi sa, quanto ha sofferto! Chi sa a quali torture e stata sottoposta, disgraziata vittima di una avventura inverosimile! (piange).

Sonia                             - (nel sonno) Amore! Attento! Ti vo­gliono far del male! Fuggi! Fuggi! (il Topo sorride e dimostra la propria, soddisfazione),

Sergio                            - (sorridendo) Angelo! Ella sogna di me, del mio infortunio e ne soffre... Guar­date come si agita questo povero angelo ca­lunniato, (piange, e si dà dei pugni sulla testa).

(Il Topo ride forte. Sergio lancia un'occhia­taccia in platea).

Sonia                             - (rasserenata, sempre dormendo) Pic­colo caro... baciami ancora... Serrami a te... Dolce notte... Baciami...

Sergio                            - (turbato) Che vuol dir ciò?

(Il Topo ride forte. Egli segue, insomma, da ora in avanti, l'azione nel modo accennato).

Primo Agente                - (a Sergio) Ah! Nulla, caro signore: è la narcosi. Il delirio della narcosi. E' un fenomeno comunissimo. Ella potrà ri­velare attraverso parole sconnesse, i più stra­ni vaneggiamenti. Poi tutto passa. Soffre di cuore la signora?

Sergio                            - Oh! No.

Primo Agente                - E allora non c'è motivo al­cuno di apprensione. Pensiamo piuttosto al fuggitivo... all'altro agente) Chiamate il per­sonale che ha vegliato, (il secondo agente, esce. Il primo Agente si rivolge a Sergio) La vostra stravaganza, professore, per non dire di peggio, ci ha fatto sfuggire una pre­da preziosa. Ghirko, questo celebre uomo-fantasma a cui tutte le polizie danno la cac­cia, ha sopra di sé taglie ingentissime. Lo avevamo in pugno e, per causa vostra, sono perdute!... « Egli » vale assai più di mezzo milione!... Pensare che ho conversato con lui come ora faccio con voi - che non valete niente - per una buona ventina di minuti! Pensare che potevo prenderlo a covo e in­vece gli ho offerto del liquore! E' desolan­te!... Avvilisce, ecco!...

Sergio                            - (commosso) Non voglio che il vostro sacrificio sia completo: riconosco la mia re­sponsabilità e saprò sdebitarmi per quanto mi è possibile... cerca la sua giubba) Ve­dete, per caso, la mia giubba? Vi deve es­sere il mio portafoglio...

Primo Agente                - Portafoglio?! Danaro?! Ma bisogna essere... psicologhi per sperare di trovarne ancora, ove è passato quell'uomo! Voi gli avete tolto i fruiti dei suoi colpi pre­cedenti: figuratevi se non voleva rifarsi con la vostra roba. E non solo i denari, ma, sen­za dubbio, anche i gioielli della signora saranno spariti. Ne aveva?

Sercio                            - Ma sì...

Primo Agente                - (accende la luce) Non ve n'è traccia. Guardate. La signora ne aveva anche indosso?

Sergio                            - Certo: gli anelli, gli orecchini... Non le avevo lasciato il tempo di toglierseli, ieri sera. Sono stato proprio un imperdona­bile imbecille!

Primo Agente                - Non oso contraddirvi, pro­fessore, (osservando la signora) Spogliata, completamente!

Sergio                            - Dio! Nella fretta le avrà strappato i lobi delle orecchie a quella martire... Io non ho il coraggio di sincerarmene...

Primo Agente                - (sollevando i capelli di Sonia che coprono l'orecchio) Ma no, sono stati tolti con ogni delicatezza... Io vi faccio i miei complimenti, professore! Vostra moglie, come diciamo noi, in caserma, è un gran toc­co di figliuola! Ah! Ve lo accerto! Io me ne intendo .abbastanza: tutte le mondane della città passano per le mie mani, giacche quan­do capita       - e capita spesso - qualche affare un po' complicato, è in casa di quelle signore che andiamo a cercare la soluzione. Sono luo­ghi ove la vita è messa continuamente a nudo! Ora,, credetelo: « esse » avranno i loro difetti, ma son molto belle, caspita!

Sergio                            - (riprendendo per un momento il tono del professore) Permettetemi di osservare, siccome non sono più in stato di arresto, che certi paragoni possono apparire poco conve­nienti per ulva donna onesta.

 Primo Agente               - Eh! Via! Le donne in cami­cia sono tutte uguali! In ogni modo vi chie­do perdono. Non volevo che farvi un com­plimento. E volevo anche dirvi che giustifico il vostro stato d'animo: con un pezzettino di donna onesta come quella lì, avrei avuto dei sospetti anch'io che non sono un filosofo e non conosco le vostre teorie!

SCENA TERZA

Detti - Il Cameriere - la Cameriera

(// secondo Agente introduce il Cameriere e la Cameriera. Al rumore Sonia si sveglia. E’ opportuno avvertire che sinora gli agenti e Sergio hanno camminato con precauzione ed hanno parlato senza alzare la voce).

Sonia                             - (svegliandosi) Oh! Dio! Che c'è an­cora ?

Sergio                            - Ci sono io, mia cara Sonia; io, già libero...

Sonia                             - (senza entusiasmo) Ah! E... hanno arrestato quell'altro?

Sergio                            - No. Purtroppo! Non siamo giunti in tempo!

Primo Agente                - Era fuggito.

Sonia                             - Ah! Era fuggito?!... a sé) Alla chetichella... (forte) Canaglia, però!

Sergio                            - Altro che canaglia! Ha portato via persino le gioie che avevi indosso! (Il Topo dice forte; Indelicato!)

Sonia                             - (guardandosi le mani e toccandosi le orecchie). Brigante! (a se) Ecco a che cosa alludeva tutte le volte che ha detto: Gioia mia! (controscena del Topo)

Sonia                             - (o Sergio e agli agenti) E coane ha fat­to a fuggire? (a sé) Abile, però, il mascal­zone!

Primo Agente                - (avvicinandosi galantemente) Lo ignoriamo nel modo più assoluto. Ci aspettavamo, anzi, qualche lume da voi, si­gnora...

Sonia                             - (senza preoccupazioni del proprio co­stume che la offre abbondantemente agli sguardi avidi del poliziotto) Da me?

Sergio                            - (severo) Sonia, dove tieni la tua ve­staglia ?

Sonia                             - Nella valigia nera, dove era la tua giacca da camera, se il Topo ve l'ha lasciata! (Sergio cerca rapidamente nella valigia nera, ne toglie la vestaglia e la. porla a Sonia che se la infila).

Sergio                            - C'è. Evidentemente non ha un'aman­te da rivestire.

Sonia                             - Questo mi fa piacere.

Primo Agente                - Dunque? Voi potete direi, .signora ?

Sonia                             - Io non so nulla... di nulla...

Sergio                            - Ma che è avvenuto dopo che noi sia­mo usciti?...

Sonia                             - Ah! Dopo?... Non so più niente, amico mio. Sono svenuta!

Sergio                            - Svenuta!

Primo Agente                - (a Sergio) Ve lo dicevo? La narcosi. Ella, nel turbamento di quell'ora, ha creduto di svenire!... E' naturale, (a So­nia) Avete avuto degli incubi... o, piuttosto, delle piacevoli allucinazioni...

Sonia                             - Sì... piuttosto!

Primo Agente                - Una specie di ebbrezza...

Sonia                             - Sì... sì...

Primo Agente                - Sono i sintomi caratteristici del trattamento all'etere d'oppio: l'ultima moda, nei reati del genere! Ghirko è sempre all'avanguardia. E' un raffinato che noi tutti ammiriamo.

(// Topo applaude. L'attore lo guarda curio­samente. Poi riprende a parlare con Sergio, ricostruendo, a suo modo, i fatti che sarebbe­ro avvenuti nella camera durante la notte).

Primo Agente                - Dunque la signora dorme: il Topo è solo nella camera...

Secondo Agente           - E' strano che le deposizioni dei testimoni (indica i camerieri) non colliminino con questa ipotesi...

Primo Agente                - Che cosa dicono costoro?

Cameriera                      - Ma, signore, possiamo esserci in­gannati... Però... siccome dopo l'arresto del signore questa camera c'interessava...

Cameriere                      - ... appena usciti loro, signori, noi ci siamo mostrati qui dentro per vedere se i signori... quelli che erano in letto, in­somma, avessero bisogno di nulla. Li ab­biamo visti con due facce spaventate!... Sic­come il signore, (accenna a Sergio) quando è salito in camera aveva il cappello sugli oc­chi e il bavero alzato... Sergio sospira).

Primo Agente                - (severo, a Sergio) Bisogna sempre mostrare la propria faccia, professo­re, quando non si hanno cattive intenzioni! (Sergio e Sonia sospirano).

Cameriere                      - ... non avevamo visto bene la sua fisonomia e abbiamo creduto che quell'uo­mo in letto, vicino alla signora, fosse lui. Allora, ci siamo ritirati tranquilli e abbiamo chiuso la porta....

Cameriera                      - Ma... vi siamo rimasti vicini…Così...

Gli Agenti e Sergio       - (mentre Sonia cerca dar­si un'aria disinvolta) Così?

Cameriera                      - Così... non abbiamo potuto so­spettare davvero che il ladro fosse in camera... La conversazione che si faceva qui dentro era... (il Topo tossisce forte. Gli at­tori zittiscono)... era proprio simile a quella che fanno tra loro marito e moglie... quan­do... quando... non hanno voglia di litigare...

Sergio                            - Che pasticcio è questo?

Il Cameriere                  - Noi parliamo per scarico di coscienza; poiché non ci si creda dei manu­tengoli. Siccome sosteniamo che nessuno è uscito da quella porta sino al ritorno di lor signori...

Sergio                            - Ebbene, Sonia: come spieghi tutto questo?

Sonia                             - Ma io non lo spiego affatto. E' un mistero!

Sergio                            - (sospettoso) Strano!... Stranissimo mistero!

Primo Agente                - Sì: per tutti fuori che per me che conosco Ghirko meglio di qualunque altro detective. Egli si è burlato di questa brava gente (indica i camerieri) come si è burlato di mille altri in circostanze analoghe: è un ventriloquo!

(// Topo gli getta baci dalla poltrona).

Tutti                              - Un ventriloquo?

Primo Agente                - Perfetto. Ho avuto campo di accertarmene. Ed è capacissimo di simu­lare per delle ore una conversazione come quella che hanno udito i camerieri. Siamo in presenza di un artista, un vero artista che la vostra stranezza, signore, (a Sergio) ha sor­preso mettendolo per un istante in imbaraz­zo... Ma quando ha potuto riprendersi...

Sonia                             - (convinta) Ah! Certo!

(// Topo si pavoneggia in poltrona).

Sergio                            - (sospettoso, ai camerieri) E non avete guardato dal... buco della serratura?

Cameriera                      - Eh! signore... abbiamo tentato, sì... ma non si vedeva nulla... perché ci do­vevano aver messo qualche cosa dinanzi!

Sonia                             - (a sé, sorridendo) Previdente! (get­tando uno sguardo in platea scorge il Topo ed ha un moto di gioia. Tra lei e il Topo av­viene uno scambio di occhiate significative).

Primo Agente                - Lo dicevo io?! Ghirko ha operato alla perfezione. Che maestro!

Cameriere                      - Ma come' avrà fatto a uscire? Noi ci siamo messi di là (accenna al corridoio)...  e non ci siamo appisolati nemmeno un istante. Avevamo avuta troppa paura!

Primo Agente                - Egli è capacissimo di essere uscito e di avervi ipnotizzato, cancellando dal vostro pensiero ogni ricordo della sua fuga. E' un suggestionatore eccezionale! Ne ho avuta sempre la convinzione.

Cameriere                      - Ipnotizzati?!

Cameriera                      - Da « lui »? Ah! Ah!

Cameriere                      - Suggestionati?! Da Ghirko!! Oh! Oh! (fugge impaurito, seguito dalla cameriera).

SCENA QUARTA

Gli stessi meno il Cameriere e la Cameriera

Primo Agente                - (ridendo) Ah! Ah! I profani! (a Sergio) Noi crediamo, signore, di non ave­re più nulla da fare qui dentro, almeno per ora. Torneremo più tardi, a prendere i ri­lievi scientifici; giacche ogni delinquente, anche il più abile, lascia, ove passa, delle tracce di sé!

Sonia                             - (a sé, languida) Ah! Le sue tracce!

Sergio                            - Aspettate, signori, Voi siete stati molto... buoni con me. Mi avete reso un grande servizio, di cui non potete rendervi conto, e che mia moglie apprezzerà assais­simo. Permettete che vi offra almeno un bic­chierino di vodka...

Primo Agente                - E' l'unica cosa che il rego­lamento ci permette di accettare... da un signore che abbia perduto il suo portafoglio.

Sergio                            - (si dirige alla valigia gialla che è chiusa e cerca ancora la chiave) Diavolo. E' chiu­sa di nuovo... e non ne trovo la chiave... E' seccante. Sonia, dove avremo lasciata questa chiave?

Primo Agente                - Se il signore permette, apri­rò io; è molto facile...

Sergio                            - Oh! Bella! Voi pure sapete?...

(Primo Agente              - Senza dubbio, (si avvicina alla valigia e l'apre con una leggera pres-sione) Ecco fatto. E' un sistema infantile. Basta conoscerlo. (Il Topo dice: Bravo!)

Sergio                            - (si tasta istintivamente le tasche come per proteggere quello che non c'è più. Que­sto pensiero lo fa sorridere. Versa il liquore e lo distribuisce) Alla salute, signori!

Primo Agente                - Permettetemi che io beva al­la bravura di Ghirko!

Sonia                             - (guarda in platea teneramente).

Sergio                            - (al Primo A.) Permettetemi di osservare che la vostra ammirazione per quel la­dro passa i limiti! E' una idolatria!

Primo Agente                - Che ci trovate di strano, si­gnore? Se non ,si valorizzassero i ladri che valore avrebbero gli agenti di polizia?! Noi viviamo gli uni per gli altri! Arrivederci, si­gnor Professore... Grazie del liquore squi­sito... e scusateci di nuovo!

Sergio                            - Niente, niente. Mi scuso io, che diamine….

Primo Agente                - (baciando la mano a Sonia) Signora. Non compiango quel briccone che è potuto restare stanotte qui solo con voi! Se non altro i suoi occhi non si saranno anno­iati. Egli è un esteta e rischiò mi giorno di esser preso... per rubare una Venere del Tiziano che conserva gelosamente... Avrà dun­que potuto giudicare...

Sergio                            - (secco, all'agente, stringendogli la mano) Arrivederci, signori, e vi auguro di vedervelo proporre un giorno o l'altro per un premio Nobel, il vostro Ghirko.

Primo Agente                - (inchinandosi, per uscire) A ben rivederci!

(Sergio fa degli scongiuri. Sonia ride. Gli agenti escono).

SCENA QUINTA

Sonia e Sergio. Il Topo in platea.

Sergio                            - (slanciandosi tra le braccia di Sonia) Ah! Sonia mia! Che terribile notte! Che av­ventura!

(// Topo abbassa la testa e la nasconde sotto il cappello).

Sonia                             - Ebbene?! Come è andata?!... In che stato sei ridotto, Dio mio! Chi ti ha conciato così?

Sergio                            - Sai... gli agenti non sono molto gen­tili coi ladri... specialmente quando fanno il diavolo a quattro. Siccome io mi arrabbiavo... facevo l'energumeno... cercando di persua­derli che non ero quello che credevano... essi mi hanno provato l'iniquità delle « impres­sioni pure »! Non avevano dubbi di sorta: io dovevo essere il ladro. E il racconto che io facevo dei fatti come si erano svolti, appa­riva loro una storiella irragionévole.

Sonia                             - Povero Sergio! Come hai potuto trarli d'impaccio?

Sergio                            - Per fortuna c'era al posto di polizia, come apprendista, un mio allievo, un buon ragazzo che ho avuto il torto di bocciare e che mi ha riconosciuto. « Sì, sì  - egli ha detto - è quella canaglia del professore di filosofia; non è unladro. Egli non sa rubare che delle idee! ». Ciò ha scosso le convin­zioni degli agenti e li ha indotto ad ascol­tarmi. Ah! Sonia, quale vergogna quando ho dovuto esporre loro il mio delittuoso pro­getto! Ho dovuto attribuirlo alla Vodka ed è stata per me una gran pena giacché sai quanto io l'ami, la Vodka! Basta! Alla fine si sono decisi di credermi ed a correre qui di nuovo... Sonia, se tu sapessi con quanta commozione li ho uditi formulare l'ipotesi della tua morte. Pensavano che ti avesse uc­cisa. E' terribile!

Sonia                             - Uccisa!! Da lui?! Ma no. Eri tu che….

Sergio                            - Lo so. Non me lo rimprovera re an­cora, ti prego! Perdonami. Dimentica!

Sonia                             - E tu, ora, come, mi «senti»?! Mi senti onesta e fedele?

Sergio                            - Oh! Si, cara. Ti credo ciecamente, amor mio. Poiché ti accusavo alla stregua di un metodo assurdo non ero che un matto! Un vero matto.

Sonia                             - E come t'è passata la mattana?

Sergio                            - Sai: mi hanno bastonato in guardina! Senza misericordia. Ecco una vera a impres­sione pura»! Fa molto bene. La ^psiche si scombussola e da un professore esaltato può uscir fuori un marito affettuoso...

Sonia                             - Sergio mio! (gli apre le braccia).

Sergio                            - (abbracciandola) Come l'abbiamo scampata bella!

Sonia                             - Sì, ancora una volta è vero!

(Poiché Sonia e Sergio sono sul proscenio, al­ di qua della linea del telone, e Sergio ha na­scosto la testa tra il braccio sinistro e la spalla di sua moglie, singhiozzando di gioia, Sonia fa cenno con la destra al Topo; questo sale la scaletta furtivamente e va a baciare con fuoco quella mano protesa. Intanto il sipario si chiude lasciando fuori gli attori che ringra­ziano il pubblico).

Sonia                             - (al pubblico) « Licenza! ». Signori, Wassili Cétoff Sternberg, alla fine di questa che è l'ultima delle sue «Commedie a letto», per bocca dell'eterno terzetto, vi ringrazia d'essere intervenuti e vi chiede umilmente scusa se si è preso gioco di voi. Tanti saluti.

FINE