Il trigamo

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Commedia in 2 atti

di PIERO CHIARA

PERSONAGGI

EMERENZIANO PARONZINI
FORTUNATA TETTAMANZI

TARSILLA TETTAMANZI

CAMILLA TETTAMANZI

PAOLINO MENTASTI

TERESA, domestica di casa Tettamanzi

IL PREVOSTO

DON CASIMIRO

IL DOTTOR RAGGI, medico

IL SEGRETARIO POLITICO

UN GIARDINIERE


PRIMO ATTO

PARONZINI (Solo a parte) Nell'idea di una sistemazione coniugale l'amore non deve entrare neppure per caso. Io voglio, e se voglio ci arriverò, estrarre con la pinza delle mie dita di funzionario dell'ufficio "Bollo e Demanio", dal corpo vivo della popolazione femminile di questo paese, la donna ideale. La quale deve essere ne brutta ne bella, ne giovane ne vecchia, piuttosto ricca che benestante, senza troppi parenti, disposta a non avere figlioli, e meglio ancora se impossibilitata ad averne, con casa propria già montata, illibata, di chiesa, di ottima famiglia. Quanto al carattere, può essere come vuole: ci penserò io a modellarla.

(Con preoccupazione e un po' perplesso) Deve meritare la mia fiducia fino al punto di venire a conoscere il mistero impenetrabile della mia intimità. Farsi un'idea di quel che c'e sotto il mio rigido doppio- petto: la mia biancheria, il segno di qualche ferita in guerra, una villosità scimmiesca, o forse una pelle bianca da giovinetto come hanno spesso i contadini. (Si infila i guanti di pelle) La donna è una specie di vaso, del quale sollevare il coperchio con precauzione, lasciandone venire fuori odori ed esalazioni da uno spiraglio, da regolare con mano sicura, perché la pentola non si svuoti mai e faccia anzi ricarica continua delle sue fermentazioni. Cosa importa la bellezza, la bellezza che rende vane le qualità più segrete, e cosa importa l’età? Deve es­sere persona, la donna che io cerco, da manomettere e da smuovere senza pietà, crudelmente come si deve operare con le donne per trarne i sapori più forti. Sono cose che so, perché ho studiato. Io studio sempre!

(Prende da un tavolo alcuni libri e ne legge i titoli) A. Manzoni: "I promessi sposi" (fa una smorfia di disgusto. Poi, con enfasi e compiacimento prosegue) "La fisiologia del piacere" di Paolo Mantegazza. Massimo d'Azeglio: "Ettore Fieramosca". Michele Zevaco: "Il fornaretto di Venezia" (Poi, di fretta) "La muta di Portici", "La cieca di Sorrento'', ''L'igiene sessuale". Carolina Invernizio: "Il bacio di una morta". "Esercizi di stenografia: il metodo Gabelberger Noe". (Lentamente) Luciano Zuccoli: "I lussuriosi". Pietro Pancrazi: "Esercizi di lingua" (fa una smorfia maliziosa). Non per nulla sono oggi, dopo soli otto anni di carriera, primo archivista all'ufficio del Registro. Uffici finanziari, signori!

(Si affaccia al proscenio) Registro, Catasto, Imposte! Tremate: Imposte! Non tremate? Tremerete!

(Silenzio. Suono di campane)

La messa grande

(Si mette il cappello ed esce)

CAMBIO SCENA

Incontro con le tre donne durante la messa

Paronzini le guarda, le studia. Fortunata e Camilla cantano una Ave Maria o una Salve Regina (in latino), Tarsilla avverte lo sguardo di Paronzini e ne e molto turbata.

CAMBIO SCENA

Paronzini da solo, poi con Tarsilla in ufficio.

PARONZINI (Riflettendo a voce alta sul giardino di casa Tettamanzi che, evidentemente, ha osservato con attenzione percorrendo la strada da casa sua all’ufficio). Che orto, che bell’orto! Vialetti di ghiaia, cespugli scuri delle ortensie, una coppia di palme spennacchiate, un boschetto di tassi, una ma­gnolia... (Annusa l'aria e con soddisfazione) L'orto con la salvia e il rosmarino, l’insalatina, la cicoria, il prezzemolo, una proda di carote e una di pomodori; i peperoni che a me piacciono tanto, e cetrioli... Le melanzane violacee come un bubbone mature. Le zucche occhieggianti come gente spogliata fra i fogliami.

Proseuie l'azione del Paronzini, che siede al tavolo. Entra Tarsilla con una carta in mano.

PARONZINI Le occorre qualcosa?

TARSILLA (Sorridendo) Ho ricevuto un avviso di accertamento di valore, notificato fresco fresco. Insieme a due sorelle sono erede di una casa lasciataci da no­stra padre, defunto un anno fa. Abbiamo fatto a suo tempo la denuncia di eredita e pagato la tassa. Ora, a divisione avvenuta e divisione non e'e neppure stata, perché noi tre sorelle viviamo insieme d'amore e d'accordo, c'è arrivato un accertamento enorme, eccessivo. Si tratta di una vecchia casa, con un po' di giardino...

PARONZINI Veramente io non c'entro, e una faccenda di un mio superiore, pero posso darvi qualche consiglio. (Con aria di rivelare un segreto) Fate ricorso, e intanto passa qualche anno, poi le commissioni tagliano sempre. (Guarda Tarsilla in modo indiscreto).

TARSILLA (Sfrontata) Ma come si fa a fare ricorso? Noi non siamo pratiche...

PARONZINI Potrei darvi qualche indicazione. Potrei suggerire qualche cosa, ma prima debbo consultare la pratica. E poi, non qui. Capirà... son cose delicate data la mia funzione.

TARSILLA Certo, certo! (con voce suadente ma decisa) Venga a prendere il caffè a casa nostra, oggi.

PARONZINI Oggi non posso, vorra scusare, verro domenica, verso le due di pomeriggio.

Tarsilla inciampa nell'uscire e Paronzini la sorregge. Turbamento di Tarsilla. Tarsilla esce. Paronzini tira fuori di tasca un libriccino rilegato. E' "La fisiologia del piacere" di Paolo Mantegazza. Oppure un quadernetto per appunti su cui ha annotate le frasi che lo hanno colpito durante le sue letture, e cita il passo.

PARONZINI "Nel momento dell'ebollizione basta la mano di un uomo per far piegare le ginocchia, conseguenza di qualche risveglio glandolare, ormonico, legato a quelle forze oscure della natura che invano lo spirito tenta di dominare." (Ripone la "Fisiologia del piacere" e si avvia verso la casa delle sorelle).

CAM BIO SCENA

Salotto in casa Tettamanzi - Tarsilla con le sorelle

FORTUNATA Che ti succede Tarsilla?

TARSILLA (racconta alle sorelle l'incontro col Paronzini). E quel tipo che quando usciamo da messa si scappella e poi ci segue da lontano. L 'ho avvicinato, nel suo ufficio.

FORTUNATA Un uomo in casa nostra?

TARSILLA Se non ci pensassi io, voi vi fareste mangiare la casa dal governo. Non ne abbiamo pagate abbastanza di tasse? Questo signore e un funzionario dell'Uffi­cio del Registro. E una persona molto seria e perbene, quasi si compromette a venire a casa nostra. E speriamo che non lo vedano entrare! Viene per aiutarci, per darci dei consigli, e voi fate tante chiacchiere. In fondo siamo qui in tre, e e'e anche la donna di servizio.

CAMILLA Uomini in casa! Il povero papà non li avrebbe mai fatti entrare.

FORTUNATA E tanto meno la mamma. ...Ma forse Tarsilla non e così innocente come sembra.

TARSILLA (gridando) Cosa dici? Ti pare che io abbia bisogno di tirare in casa degli uomini? Se mai non lo farei per me, ma per te, che sei la più anziana e che non sei adatta a trovar marito.

FORTUNATA e CAMILLA Tarsilla! Non ti riconosciamo più! (escono)

CAMBIO SCENA

Paronzini solo, a parte

PARONZINI (seguendo un suo pensiero) Punzecchiando le zucchine, le melanzane, i pomodori, i cetrioli durante la crescita, si possono ottenere risultati mostruosi, zucchine a forma di mano (si guarda la mano), melanzane che sembrano facce umane, oppure triforcute come un grande peperone, pomodori con appendici e protuberanze abnormi, cetrioli che non si possono mostrare alle signorine a causa della forma sconcia che hanno preso.

CAMBIO SCENA

Salotto di casa Tettamanzi. Il giardiniere, quindi le tre sorelle.

Entra il giardiniere che si sofferma a guardare le gambe di Tarsilla, la quale se ne accorge e fa finta di nulla.

IL GIARDINIERE Posso andare signorina ?

Tarsilla in cima ad una sedia sta addobbando un altarino. Udendo il giardiniere si spaventa, perde l'equilibrio; il giardiniere la sostiene; Tarsilla sentendosi toccare si turba.

TARSILLA O Dio che spavento! Tieni la sedia. Passami i peperoni!

IL GIARDINIERE (che non ha capito il turbamento di Tarsilla) A proposito: sulla ripa, sotto gli asparagi, è un peccato non seminare nulla. Per l'anno venturo, se lei è d'accordo, ci metterei una piantina di cetrioli, di quelli del suo povero babbo, ricorda? Che poi si è persa la semenza. Io ce l'ho la semenza! E tutti gli anni, nel mio orto, raccolgo dei cetrioli così. (gesto significativo).

TARSILLA Vai, vai, semina quello che vuoi: cetrioli, melanzane, peperoni. Va', va'!

Il giardiniere la guarda sconcertato. poi va via di corsa.

Tarsilla si ricompone. poi. tranquilla. seduta su una sedia si fa le unghie.

(Entra Fortunata)

FORTUNATA Ma che novità sono queste? Lo smalto sulle unghie! Se ne devono ancora vedere?

TARSILLA Perché? Cosa c'e di strano? Si fa peccato a tenersi in ordine? Sta forse male un po' di smalto di colore naturale?

FORTUNATA Tarsilla, Tarsilla! Da quando è morto il povero papà, ed è meno di un anno, ricordalo, tu sei così agitata, eccitata; hai qualche cosa nello sguardo che mi preoccupa.

TARSILLA (riprendendo il pennellino) Vai a scuola, vai a scuola, che sei in ritardo! Le tue allieve aspettano, vai! vai!

Fortunata si avvia scuotendo la testa, e infila la scala che discende dal portone di strada

(Entra Camilla)

CAMILLA Oh Dio! Tarsilla! Lo smalto! Non lo metto io, con le mie mani!

TARSILLA Sicuro. Tu le hai già belle le mani. (guardando Fortunata che esce) E lei ha i capelli. Io invece ho mani da pianista. (Guardandosele) Mi ci metto lo smalto. Rosa. Prima tolgo le pellicine con la forbicina, poi arrotondo le unghie con la lima e da ultimo stendo lo smalto. Vedi? E così che si fa.

CAMILLA La nostra bellezza è di dentro. E nella testa, almeno per quanto riguarda me e Fortunata. Tu non ha studiato ecco tutto. Hai voluto imparare il piano per tre anni senza risultato. Che colpa ne abbiamo noi?

FORTUNATA (prima di uscire) Sì, sì cara! (esce).

Tarsilla e Camilla

TARSILLA Vai, vai, che sono passate le tre. (Camilla guarda il pendolo e dà un picco­lo strillo) Sei in ritardo.

CAMILLA Sì! (E si avvia di corsa).

TARSILLA (tra sé) Vai, vai a insegnare il latino. Vai, tu che hai studiato e che hai la bellezza di dentro. (Fa segno alla testa. Si alza e si guarda allo specchio compiacendosi).

CAMBIO SCENA

Tarsilla si confessa da Don Casimiro, che borbotta.

TARSILLA Sono agitata, è vero, è vero! Mi occorre un cilicio, un cilicio! Anche in confessione...

DON CASIMIRO Ma cara figliola, tu dovresti trovare un marito, per l'onore tuo, delle tue sorelle, per rispetto alla santa memoria dei tuoi genitori, e anche perché, essendo presidentessa delle "Formiche di San Pancrazio" e della "solidarietà femminile cattolica", ne va di mezzo il prestigio delle istituzioni parrocchiali.

Tarsilla si allontana

CAMBIO SCENA

Azione in casa delle sorelle. Arrivo di Paronzini

FORTUNATA Teresa hanno suonato!

(le tre sorelle sono agitate).

TARSILLA Oh, che piacere! Si accomodi.

PARONZINI Che bella casa, che bel giardino!

TARSILLA La casa dei nostri vecchi. Un po' all'antica... Non abbiamo toccato niente. E la casa della mia famiglia materna, i Postiglioni. (Accenna al quadro con lo stemma nobiliare).

PARONZINI  Famiglia nobile!

TARSILLA Sì, la mamma viene da un'antica famiglia qui del paese. Il papà era patrocinatore legale, avvocato insomma. Un uomo di peso. Purtroppo l'anno scorso ci è mancato... La mamma e morta giovane, quando noi eravamo ragazze, poveretta. Cosi siamo sole, con la nostra vecchia Teresa che ci ha allevate.

(Si volge a guardare Teresa che è comparsa interrogativamente alle spalle del Paronzini).

Fra qualche minuto Teresa! Sicuro. Viviamo sole in questa casa, senza contatti con la gente. Sa, noi odiamo la gente. Non vogliamo amicizie, persone per casa. Le mie sorelle hanno la scuola, tutte e due. Io ho studiato il pianoforte, ma, specialmente dopo la morte del papa, mi dedico alla casa. E un po' anche al giardino. Amo tanto i fiori. Erano la passione del papà che era un orticultore provetto e passava la vita in giardino più che in Pretura. Faceva l'avvocato solo per il nome. Non ci teneva. Specialmente dopo il fascismo. Era un po' contrario... capisce? Le sue passioni erano la casa, le figlie, il giardino.

PARONZINI Bene, bene. E le sue sorelle?

TARSILLA Una insegna il latino all'Istituto e I'altra il francese dalle suore Canossiane; senza contare gli impegni che hanno nelle opere parrocchiali. E lei e tanto gen­tile che ci aiuterà, vero?

PARONZINI  Certamente, certamente. Gliel’ho promesso quando lei e venuta in ufficio. Una cosa eccezionale; e mi raccomando, che resti tra di noi. (Si guarda in giro come sospettando di Teresa) Mi sono offerto di consigliarla nel ricorso che dovete fare, perché ormai ci si conosceva, vero? Anche se non ci eravamo mai parlati.

TARSILLA Lei è molto devoto, vero?

PARONZINI  Non perdo mai la Messa. Dovunque sono stato, durante la mia carriera, alla domenica mattina, la Messa! Al pomeriggio una breve passeggiata, un caffè, ma niente cinema. La sera a letto presto come tutti gli altri giorni. Io tengo alle mie abitudini, ai miei doveri, in ufficio e fuori.

TARSILLA Una persona come lei oggi è rara. Me ne sono accorta subito della sua serietà. Non l'ho mai vista in compagnia di nessuno.

Entrano Fortunata e Camilla

TARSILLA Le mie sorelle. (Alle sorelle) Vi presento il signor Paronzini, dell'Ufficio del Registro. E’ qui per le nostre tasse, sapete, per l'accertamento di valore.

PARONZINI  Emerenziano Paronzini, Emerenziano Paronzini.

TARSILLA Il signor Paronzini è stato così gentile da offrirci i suoi consigli ed il suo appoggio. Naturalmente non poteva trattare di queste cose in ufficio, davanti ai colleghi. Data la sua posizione occorre qualche cautela. Teresa, il caffè. Adesso ci spiegherà.

PARONZINI (Togliendo di tasca un foglio di carta). Questo è lo schema del ricorso (Si volge a Fortunata). Lei dovrebbe copiarlo in carta da bollo, mettendo gli estremi dell'avviso che avete ricevuto. Poi firmerete tutte e tre quali coeredi. Al resto ci penserò io. Bisogna far sempre ricorso. Intanto passa del tempo e voi non pagate. Poi le commissioni tagliano sempre, riducono.

TARSILLA Riducono.

FORTUNATA Noi non sappiamo come ringraziare. Lei è proprio molto gentile.

CAMILLA Ma scusi, lei è quel signore che vediamo sempre a Messa la domenica alle undici?

PARONZINI (annuisce). Sono di chiesa e non me ne vergogno, anzi.

FORTUNATA e CAMILLA Ma sicuro! E’ una gran bella cosa. Coi tempi che corrono...

CAMILLA E questa politica... che è tutta contro la Chiesa!

FORTUNATA (zittisce Camilla che ha detto queste ultime parole). Noi rispettiamo il governo e amiamo la patria, ma pur essendo donne, abbiamo le nostre idee.

CAMILLA Il papà era cavaliere di Sant'Eustacchio! Fatto cavaliere del Papa!

FORTUNATA Per tradizione di famiglia, e per convinzione personale, noi siamo molto vicine alla Chiesa. Abbiamo delle cariche nelle associazioni parrocchiali e la nostra vita si svolge tra la casa, la chiesa e la scuola.

PARONZINI Apprezzo moltissimo. Sono un ex combattente, ferito in guerra, sul Piave, e alla patria ho dato quello che dovevo. Ma la Chiesa, come mi hanno insegnato i miei vecchi, e ancora qualche cosa di più. O meglio, tutte e due le cose. ..Per una persona che sappia stare al mondo... Sono vice presidente dell'Associazione combattenti, iscritto al Fascio e faccio parte del consiglio dell'Associazione mutilati di guerra. Ma al mio paese, a Cantevria, qui vicino, sono presidente degli Uomini Cattolici.

CAMILLA Ma sa che lei è una personalità.

TARSILLA (seccata) Penso che abbiamo fatto far tardi al signor Paronzini.

FORTUNATA Noi non sappiamo come ringraziarla. ...Ci ha fatto tanto piacere di conoscerla. Proprio tanto.

CAMILLA Se domenica vuol tornare a prendere il tè, così le faremo vedere il ricorso e lei potrà dirci se va bene,

PARONZINI Con molto piacere, con molto piacere. Se la mia presenza non è... non è sgradita, io per me sono onoratissimo. (Saluta ed esce).

Con l'ingresso o apparizione di Paolino, inizia l'azione contemporanea di Tarsilla e Paolino - a parte - e Tarsilla con le sorelle.

CAMILLA Pero che persona distinta; sembra uno svizzero.

FORTUNATA Distinto fino a un certo punto. A me sembra un contadino incivilito dalle funzioni pubbliche.

Paolino appare

TARSILLA (da sé, guardando Paolino). Un bel giovane pallido sui venticinque anni, coi capelli lunghi alla teppista e gli occhi torbidi, alto e piuttosto magro, vero tipo di giocatore e nottambulo.

CAMILLA Ma mutilato dove?

TARSILLA Questo non lo so, certo non si vede.

FORTUNATA Però cammina in un certo modo... Forse è stato ferito ad una gamba, o più facilmente alla spina dorsale, perché è così rigido ?

CAMILLA Mah! Ci sono state di quelle ferite in guerra!

PAOLINO (a Tarsilla) Mi piaci tutta!

(Tarsilla fugge da lui).

FORTUNATA Sarà un mutilato, sarà un funzionario, uno di chiesa, sarà quello che vuoi, cara Tarsilla, ma è sempre un uomo.

TARSILLA E con questo?

CAMILLA Con questo, uomini in casa il povero papà non li avrebbe fatti entrare.

FORTUNATA E tanto meno la mamma.

CAMILLA Lo sanno tutti che noi abbiamo rinunciato a certe cose.

TARSILLA Ma chi l'ha detto?

(Segue un lungo silenzio).

FORTUNATA Intanto questo Paronzini verrà qui domenica e capiremo meglio che intenzioni ha. La storia del ricorso, mi persuade poco. D'altra parte rinunzie vere e proprie, voti, certo non ne abbiamo mai fatti... In fondo non ci sarebbe niente di male se anche una di noi pensasse al matrimonio. Donne, siamo donne, e anche la Chiesa riconosce che il matrimonio, pur non essendo la via migliore per arrivare a Dio, può essere una santa cosa. Specialmente se noi lo consideriamo...

TARSILLA Ma perché parli al plurale, adesso? A compiere la mala azione di portare in casa questo uomo sono stata io, ma adesso pare che siamo pronte tutte e tre a sposarlo! Quanto a me, vi assicuro, ho gia capito che non e il mio tipo. Andrà bene per te, Camilla. Hai visto come ti guardava le manine? E come gliele sfarfallavi sotto gli occhi! Ma non ti sei mai guardata allo specchio? Tu non hai niente di femminile, tranne le mani. E mi pare un po' poco.

FORTUNATA Tarsilla! Ma che maniere sono! Povera Camilla... (le accarezza la testa). E tu del resto (rivolgendosi a Tarsilla) credi di essere bella?

CAMILLA Fortunata almeno ha una capigliatura che vale da sola tutta la bellezza di una donna.

TARSILLA Una donna può piacere per tante cose; non è la bellezza, o almeno quella che si chiama comunemente bellezza, e che si trova in qualunque operaia o contadina, ad interessare un vero uomo. Senza dire che, non per vantarmi, non è mancato, e forse non manca, chi è in grado di apprezzarmi. Non certo il Paronzini, che per me non è un uomo ma un manico di scopa.

CAMILLA Anch'io, non per vantarmi, ma ho avuto anch'io le mie richieste.

TARSILLA Vent'anni fa! Il professore di latino!

CAMILLA Preside di facoltà!

TARSILLA Ai limiti di età!

FORTUNATA Su, su, care sorelle, basta con questi discorsi. Sarà quel che sarà. Piuttosto, Tarsilla, siamo d'accordo che prendi tu la direzione della biblioteca di Sant'Orsola? Ne ho parlato oggi con il prevosto.

TARSILLA Non eravamo gia d'accordo?

FORTUNATA Allora domani mattina ti do le chiavi. Puoi cominciare domani stesso a vedere un po' quel che c'e da fare. In fondo e un lavoro da poco.

TARSILLA Bene, bene, me la caverò.

CAMILLA Buona notte. Vado in camera. Ho un sacco di compiti da correggere. (Esce).

FORTUNATA Buona notte. Cosa fai, Tarsilla? Non vieni?

TARSILLA Leggo. Sto alzata ancora mezz'ora a leggere.

FORTUNATA Buona notte.

(Esce)

TARSILLA Che giornata!

CAMBIO SCENA

Tarsilla e Paronzini ai due lati del palcoscenico che mimano un gallo e una gallina.

PARONZINI (Si guarda allo specchio). Un bel gallo immesso da qualche settimana nel chiuso a capeggiare un piccolo harem di otto galline, penso che anche quello era un segno.

TARSILLA Fino a oggi abbiamo sempre comprato soltanto pollastrelle, che crescendo davano uova per un anno o due e poi venivano messe in pentola dalla Teresa.

PARONZINI Improvvisamente un bel gallo.

TARSILLA Osservarne il comportamento!.

PARONZINI Il gallo cammina maestoso lungo la rete metallica, con un'aria insolente.

TARSILLA Come fossi una delle sue galline.

PARONZINI Il gallo non spreca fatica e fa le cose presto e bene.

TARSILLA Un prurito, un leggero bruciore della pelle.

PARONZINI E’ un certo segno di reazione positiva, di buona ricezione.

TARSILLA Qui, fra il gomito e la spalla. (Solleva la manica e si bacia il braccio).

Tarsilla, sola, si analizza estaticamente. Sente un rumore e corre alla persiana, fa cenni di diniego. Appare Paolino.

PAOLINO Tarsilla Tettamanzi, sono tre anni, da quando sono tornato dalla Francia che ti desidero.

TARSILLA No, non è possibile, non è vero. Lei ha tante donne, mi lasci, si vergogni, in casa mia! Ci sono le mie sorelle!

PAOLINO Le tue sorelle sono due cadaveri. Ma tu sei una donna e mi devi ascoltare. (La tocca).

TARSILLA No. In casa mia. In casa Tettamanzi! (Paolino insiste) No! Hai capito? (Si volge di scatto verso il giardino). Ecco, arrivano le mie sorelle! Fortunata! Camilla! Aiuto! Giù quelle mani, basta!

PAOLINO Mi piaci tutta! Ma se è vero che mi vuoi bene...

TARSILLA (Dopo essere riuscita a sederglisi di fianco e avergli preso il volto tra le mani) Senti, Paolino, tu sei un demonio e farai qualunque cosa di me. Sarebbe meglio che io morissi, ma il destino mi vuole calpestare... E allora meglio te che un altro. Ma con le buone maniere, Paolino. Lentamente. Io non sono come le donne che conosci tu. Sono cresciuta tra casa e chiesa. Ho bisogno di capire. Abbi pazienza! Combineremo. Ho un progetto...

PAOLINO Che progetto? Su, parla.

TARSILLA Fortunata, che è direttrice della biblioteca parrocchiale, mi ha chiesto di sostituirla.

PAOLINO E allora?

TARSILLA Allora tu potresti venire in biblioteca, al giovedì pomeriggio, quando la biblioteca è chiusa, ma io ci sarò per i lavori interni. Nessuno ci va al giovedì, e la piazza Sant'Orsola è deserta. Ci chiuderemo dentro.

PAOLINO Sicuro! Ci chiuderemo dentro... e...

TARSILLA Avremo tutta la comodità per parlarci, per conoscere i nostri sentimenti...

(lo accarezza)

PAOLINO (Esagerando la sua passione). Per mangiarti tutta, bella vecchiona!

TARSILLA (Scostandosi vivamente). Lo so che sono vecchia, che sono brutta, che potrei essere tua madre, ma ti amo! Ti amo, Paolino! (Paolino fa per toccarla). Lì, no!

Musica e azione

Ancora in casa Tetlamanzi. Le tre sorelle in attesa della visita del Paronzini

TARSILLA Ormai la gente si domanda con quale di noi tre è fidanzato il signor Paronzini.

FORTUNATA Come fai tu a sapere queste cose?

TARSILLA Nessuno certo ha il coraggio di chiedermelo, ma so che la gente parla.

FORTUNATA Niente paura, ho informato il signor prevosto e non ha avuto nulla da dire. Si tratta di un'ottima persona che viene in casa di giorno, quando ci siamo tutte e tre e anche la Teresa. E’ più che normale. Del resto sei stata tu ad introdurlo. Ed è chiaro che il signor Paronzini ha delle intenzioni serie; ha messo gli occhi su una di noi, e oggi forse si sbottonerà.

CAMILLA Si sbottonerà?!

FORTUNATA Parlerà, parlerà! Dirà quali sono le sue intenzioni. Oramai e l'ottava domenica che viene in casa. Da noi si trova come in famiglia. Mi pare che sia chiaro il suo proposito.

TARSILLA Chiaro un bel niente!

FORTUNATA Tarsilla, qui non si tratta di combattere, di rivaleggiare. Sarebbe vergognoso, tra di noi! Penso, scusami Camilla, che il signor Paronzini abbia in mente proprio te, Tarsilla. A me non può pensare: sono la più anziana, e mi rendo conto di aver poco da dare a un uomo, in ogni senso. Ma siccome oggi, a mio vedere, il signor Paronzini parlerà, bisogna che ci mettiamo d'accordo tra di noi perché tutto avvenga in modo discreto. Per far sì che si decida a parlare, bisognerà fare in modo che sia libero di esprimersi senza testimoni imbarazzanti. Avrei dunque pensato ad un progetto.

TARSILLA Sentiamo.

FORTUNATA Dopo il tè, con qualche scusa, due di noi si allontaneranno per mezz'ora. Il signor Paronzini approfitterà per fare la sua dichiarazione a quella rimasta. Pericoli non ce ne sono di certo, tanto più che la Teresa rimane in casa. Anzi, potremmo dire a Teresa di andarsene nel suo stanzino, e da dietro la porta socchiusa star pronta a comparire, se fosse necessario. Basterebbe.

TARSILLA (Vedendo che Fortunata si è interrotta in attesa dell'approvazione delle sorelle). Continua, continua.

FORTUNATA Quando le due che saranno uscite rientreranno, con un'altra scusa la prima si allontanerà con la terza, in modo da lasciarlo solo con la seconda. Infine, con lo stesso gioco, faremo in modo che rimanga solo con la terza.

TARSILLA Va benissimo. Ma da chi si comincia?

FORTUNATA Ce ne andremo per prime noi due, Tarsilla, con la scusa di una riunione di zelatrici in parrocchia e lasceremo qui Camilla. Poi tornerai a casa tu e mi spedirai Camilla con l'incarico di portarmi il velo per la benedizione, che avrò dimenticato. Resterai sola con lui, e quando io e Camilla torneremo, se neppure con te si sarà aperto, farete il piacere, tu e Camilla, di ritirarvi in cucina un momento, tanto per darmi il tempo di dirgli a quattr'occhi che se vuol continuare a venire in casa nostra bisogna che dica chiaramente quali sono le sue intenzioni.

TARSILLA D'accordo. Il piano è ben congegnato. (Rivolgendosi a Camilla). Dunque a te, Camilla!

CAMILLA Confesso che ho una gran paura. Debbo proprio essere io la prima? Non sei stata tu, Tarsilla, la prima a conoscerlo?

Il Paronzini arriva

FORTUNATA Basta, basta! Eccolo, eccolo!

PARONZINI (Entra con un mazzo di fiori di tre colon: bianco, rosso e rosa e consegna il mazzo a Fortunata). Buongiorno signorina Fortunata, signorina Tarsilla, signorina Camilla.

FORTUNATA Ma che bei fiori!

CAMILLA Di tre colori! Si accomodi, signor Paronzini.

TARSILLA Abbiamo un magnifico autunno. Cosa ne dice?

PARONZINI Il vostro ricorso non cammina. E’ sempre in attesa di fissazione. Fra un paio di anni forse se ne parlerà.

TARSILLA Sì, sì, il ricorso giace, per fortuna; ma lei invece sì che cammina, e molto in fretta. Immagino che avrà qualche cosa di bello da dirci oggi. Sa, noi non sappiamo interpretare il linguaggio dei fiori!

PARONZINI Ho voluto soltanto dimostrare il mio gradimento per questo invito.

TARSILLA Ma certo, ma certo! Non ci ha mai parlato della guerra, signor Paronzini! Mi pare che lei l'abbia fatta tutta, e con molto onore.

PARONZINI Quasi tutta, fino a Caporetto, o meglio al Piave, dove sono stato ferito.

CAMILLA Ferito gravemente?

PARONZINI Regione glutea destra, con asportazione di frammenti carnei e deviazione del retto.

TARSILLA Capirà! Parte delicatissima!

paronzini Mi lasciai trasportare dall'acqua, afferrato ad un troncone di ponteggio, e poco dopo mi arenai in un'ansa. Fui subito soccorso, per fortuna. Cominciai il giro degli ospedali. Fui curato definitivamente a Bologna e tornai a casa a guer­ra finita.

CAMILLA Gliel'avranno data una medaglia?

PARONZINI No, nessuna medaglia, ma la pensione sì: sesta categoria.

TARSILLA E le conseguenze?

PARONZINI Nessuna.

TARSILLA E la deviazione?

PARONZINI E' senza importanza nelle mie funzioni...

TARSILLA Meno male!

CAMILLA Quali funzioni?

FORTUNATA Camilla!

CAMILLA Allora mi dica: qual è il suo grado in ufficio? Non ce l'ha mai detto.

PARONZINI Dopo l’ultima promozione, sono primo archivista... Permette? (si versa un bicchiere di vino, beve e si sciacqua la bocca). Quand'ero all'ospedale di Bo­logna, un colonnello medico mi ha dato questo consiglio: con l'ultimo sorso di vino, dopo mangiato, sciacquarsi la bocca energicamente. L'ho sempre fatto e infatti non ho mai avuto bisogno del dentista. (Mostra una perfetta dentatura).

FORTUNATA Andiamo verso l'inverno, le giornate si accorciano e comincia il freddo: alla mattina e alla sera l'aria e pungente. Il caminetto si sente davvero volentieri.

TARSILLA Dillo a me, che in biblioteca batto i denti. Ah, mi hai lasciato una bella eredità!

FORTUNATA Però ci vai anche al giovedì in biblioteca, nel giorno di chiusura. E’ segno che il freddo non ti fa paura.

TARSILLA Per forza. E il solo giorno in cui posso lavorare indisturbata.

FORTUNATA Lei ci scuserà, signor Paronzini, ma io e Tarsilla dobbiamo assentarci per una mezz'ora. Solo mezz'ora: il tempo per farci vedere alla riunione delle zelatrici in parrocchia. Le farà compagnia Camilla.

Fortunata e Tarsilla escono.

PARONZINI Avete molti locali vuoti in questa casa.

CAMILLA Quelli di sopra erano abitati ai tempi dei nonni, quando la famiglia era più numerosa. Ora noi ci siamo raccolte qui, al pianterreno. Quella è la camera di Fortunata che una volta era del babbo e della mamma. L 'altra è quella di Tarsilla.

PARONZINI Quanti libri!

CAMILLA Questo invece è lo studio del babbo, come lo ha lasciato lui. E morto qui, di cuore. Si era sentito male a tavola e lo abbiamo portato su quel divano là in fondo, perché lo studio era anche la sua camera. Dopo la morte della mamma ha sempre dormito in questo grande divano-letto, che la Teresa gli preparava ogni sera.

PARONZINI Bei mobili, bei quadri. E libri dappertutto.

CAMILLA Eh sì. Il papà era avvocato. Fortunata ed io abbiamo fatto l’Universita, quindi di libri ne abbiamo messi insieme un bei numero. Sono il nostro destino! Ora poi anche Tarsilla è bibliotecaria. E con che passione attende alla bibliote-a! poveretta, con quella poca pratica di libri che ha. Ci va anche al giovedì; per riordinare. E quando torna a casa bisogna vedere come e contenta e soddisfatta!

PARONZINI (Guardando le mani che Camilla si sta accarezzando). Le sue mani sono diafane!... Signorina Camilla, mi dica un po', non per curiosità: la casa ed il terreno qui intorno, sono proprietà comune tra voi sorelle, ancora indivisa, come ho visto dal ricorso; ma certamente ci sarà dell'altro...

CAMILLA La casa e il terreno del povero babbo al suo paese di Cogliano, qui sulla collina.

PARONZINI Ah!... E lei è insegnante di ruolo, vero?

CAMILLA Sicuro, di ruolo. Statale. Mentre invece Fortunata, che insegna dalle monache, ha solo un incarico, e il suo stipendio è minore del mio.

PARONZINI La signorina Tarsilla, invece...

CAMILLA Nulla. Non ha preso il diploma di pianoforte. Ha abbandonato lo strumento. Un vero peccato! Così, si è dedicata alla casa...

PARONZINI Bene, bene. Magari lo riprenderà lo strumento... No? (Cavando l'orologio). Presto le sue sorelle ritorneranno. Tanto era inutile che andassero a quella riunione delle zelatrici

Tarsilla ritorna. Tarsilla e detti

TARSILLA (A1 Paronzini). La prego di scusare Fortunata. Si trattiene per la benedizione e torna tra mezz'ora. (A Camilla) Camilla ti dispiace portare il velo a Fortu­nata che l’ha dimenticato? Poi tornerete insieme per il tè. Vi aspettiamo. (Esce Camilla). Dobbiamo liberarci, gradatamente di tutti questi impegni in parrocchia. Ne abbiamo troppi. Almeno la domenica, vogliamo passarcela a casa. Tanto più che la sua compagnia...

PARONZINI Proprio un bell'autunno; pieno di sole; annata favorevole per i raccolti... Suo papà ha fatto per molti anni l’avvocato?

TARSILLA Una decina. Prima era segretario comunale, Poi ha ottenuto la nomina a patrocinatore legale. Aveva una bella pensione. Il patrimonio della mamma era discreto. La mamma aveva molti titoli di borsa, delle azioni...

PARONZINI Ah, sì?

TARSILLA Sì, sì. La famiglia Postiglioni una volta era ricchissima. Poi, dopo la guerra, con la svalutazione i fallimenti delle industrie, le rendite sono diminuite. Ma per noi, ce n'e fin troppo. La mia parte poi dovrebbe essere maggiore di quella delle mie sorelle, perché io non ho fatto gli studi universitari. Ho studiato il piano...

PARONZINI E ora? Si dedicherà sempre alla casa ?

TARSILLA Per la verità ho altro in mente: una casa come la nostra avrebbe bisogno di un uomo...

PARONZINI Certamente. Di un vero uomo. Bene, bene. Quando è così...

TARSILLA Senta, piuttosto. Sa che se penso al nostro incontro mi pare che ci sia stata una specie di fatalità. Cosa ne dice? Quando sono venuta all'Ufficio del Registro per chiedere quelle informazioni, non immaginavo minimamente che mi sarei trovata davanti a lei. E’ stato un colpo.

PARONZINI Un colpo, un colpo.

TARSILLA Proprio il destino... Così siamo qui... ma lei, mi pare che anche lei abbia intenzione di sistemarsi, di farsi una casa, una famiglia.

PARONZINI Nella mia carriera, passando in varie città: Melegnano, Codogno, Chiavenna... Non mi son mai mancate le occasioni per sistemarmi, intendo per farmi una famiglia, cioè per prendere moglie; perché non ho alcuna intenzione di avere dei figli. Se avessi avuto questa intenzione mi sarei sposato da giovane.

TARSILLA Certamente, certamente. I figli bisogna averli da giovani. Alla sua età, alla nostra età, quel che occorre è la compagnia, una casa accogliente, e più che altro un'attrattiva reciproca che garantisca quel calore, quell'intimità che è tutto: ad ogni età. E le confesso che anch'io ho aspettato fin troppo. La casa, la chiesa, belle cose, ma c'e altro... Lei mi capisce...

PARONZINI C'è altro, c'è altro...!

TARSILLA Naturalmente lei non è obbligato a dire proprio oggi qual e il suo pensiero circa l'avvenire, ma un indizio, un orientamento, sarebbe bene che venisse da lei... anche per togliere certe illusioni... Non so se mi spiego...

PARONZINI Verrà, verrà. Ora arriveranno le sue sorelle e penso che, a famiglia riunita, potrò dare l'indizio che lei dice.

TARSILLA Ma che contegno! Che padronanza, signor Paronzini!

Rientrano Fortunata e Camilla

FORTUNATA Appena va giù il sole viene avanti un freddolino... Tarsilla, hai fatto preparare il tè? (segno a Tarsilla e a Camilla di uscire). Mi scusi, signor Paronzini, del ritardo. I nostri impegni di chiesa non ci lasciano mai completamente libere, neanche la domenica.

PARONZINI Prego, prego. Non vorrei essere di impedimento. I vostri impegni, soprattutto! Per quanto...

FORTUNATA Comunque, eccoci qui. Lei avrà gia parlato con le mie sorelle... separatamente...

PARONZINI Sì, sì. Parlato del più del meno.

FORTUNATA Ah! Del più e del meno. Allora mi permetta di dirle anch'io qualcosa: lei ormai è di casa e posso parlarle francamente...

PARONZINI Non occorre. Ho capito quello che mi vuole dire. Non occorre. Sto per parlare. E ora che io precisi la mia posizione qui, e le mie intenzioni! Prima che possano nascere equivoci e malintesi, tanto nella vostra famiglia, tra di voi sorelle, quanto nell'opinione della gente. Il matrimonio l'ho rimandato per anni, in attesa di raggiungere un certo consolidamento di carriera. Per anni! E senza concedermi altri accomodamenti, anche provvisori! Prego credere. Ma ora, ponderata ogni cosa, messa sulla bilancia età e preferenze particolari, sono in condizione di fare la mia proposta. Ed è per questo che sono qui. Certo, ho voluto prima conoscere lei e le sue sorelle, rendermi conto dei diversi caratteri e d'ogni altra cosa che credevo utile a formarmi un convincimento. Pesato tutto, posso dirle che avrei intenzione di sposare una di voi, e precisamente lei, signorina Fortunata!

FORTUNATA Ma signor Paronzini, signor Paronzini...

PARONZINI Mi lasci finire. Naturalmente la mia non è per ora una formale richiesta di matrimonio, ma solo una prudente anticipazione, in vista di quel permesso che le chiedo di continuare a frequentare la sua casa, per un regolare periodo di fidanzamento.

FORTUNATA Quanto al permesso, lei l'ha già, ma debbo dirle che sono molto sorpresa. Rifletta! Rifletta! Faccia meglio i suoi conti e veda, dal momento che la nostra famiglia non le dispiace, veda se non sia il caso per lei di mettere gli occhi su una delle mie sorelle, forse più inclinata alla vita coniugale...

PARONZINI La mia scelta l'ho fatta, e resta. I miei sentimenti li conosco ormai. E conosco la via gerarchica. Desidero sposare lei perché così sento di dover fare, e anche perché, sposandola, sposo tutta la casa, della quale lei, come sorella maggiore, è naturalmente a capo.

FORTUNATA Che posso dirle? Che in via di massima apprezzo il suo ragionamento; ma lei ci ripensi, la prego, ci ripensi.

PARONZ1NI Bene. Tolgo la seduta. Voglia scusarmi con le sue sorelle... Tornerò domenica prossima e comunicheremo a tutta la famiglia la nostra decisione.

(Paronzini le appoggia le mani sulle spalle).

FORTUNATA Domenica? Si potrebbe attendere, rimandare... Camilla, Teresa, Tarsilla!

(entrano)

PARONZINI Ritenetemi il fidanzato della signorina Fortunata!

TARSILLA E’ vero, Fortunata?

CAMILLA E’ vero? E’ proprio vero?

FORTUNATA (Aprendo le braccia). Forse è così!

PARONZINI (Avviandosi). Domenica. Domenica.

(Esce).

CAMILLA (A Fortunata). Noi siamo contente. In fondo sei la maggiore e ci hai sempre fatto da mamma. Ora abbiamo anche un papà!

TARSILLA Ma che papà! Marito! Marito! Finalmente un marito in casa Tettamanzi! Sono proprio contenta. Avanti. Camilla, ora tocca a noi!

FORTUNATA (Sedendosi sul divano e chiamando vicino le sorelle). Mie care, questo benedetto Paronzini ha voluto un po' precipitare le cose. Si vede che ha deciso di prender moglie e non vuol più perder tempo. Gli ho detto di riflettere, di tener presente che di noi tre io sono forse la meno portata al matrimonio. Vi prego di credermi che proprio non ci tengo. Ma si vede che lui aveva gia deciso, forse perché sono la maggiore.

TARSILLA Lo saprà lui il perché di questa scelta.

FORTUNATA Così, care sorelle, ho risposto consentendo, senza troppo entusiasmo e pregandolo di ripensarci. Se sarà destino, porterò in casa quest'uomo che spero sia utile a tutte; nel senso che un uomo ci voleva per tante cose. Beh! Andiamo in chiesa!

(Fortunata e Camilla si alzano, Tarsilla resta seduta).

Andiamo Tarsilla!

TARSILLA Andateci voi. A me basta la messa.

CAMILLA Ma Tarsilla! non vieni con noi?

TARSILLA Sono stufa.

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

CAMBIO SCENA

Tarsilla e Paolino nel convento accanto alla biblioteca.

PAOLINO Mi piaci tutta!

TARSILLA Presto, seguimi! (si avviano a un vecchio confessionale).

PAOLINO Confessami che sei in calore. (La fa sedere sulle ginocchia e le sussurra parole all'orecchio).

TARSILLA Paolino, Paolino, se parli così non mi vedi più.

(Paolino continua a parlare all'orecchio)

Come? Ah!

PAOLINO (Trova un divano). To! Un bel mobile da monache, ecco la nostra alcova, il nostro "boudoir".

TARSILLA Meno male che non hai messo il divano sull'altare.

PAOLINO No, qui c'e più intimità. (Si sdraiano)

In un lato della scena Fortunata e Paronzini si avvicinano ad una panchina e si siedono

Vuoi dirmi chi è quel pistola che vi batte per casa e che adesso viene anche a pranzo la domenica?

TARSILLA E’ un nostro conoscente, uno delle tasse, che aveva cominciato a venire da noi per una questione di ricorsi, ma che ha finito per chiedere in sposa mia sorella Fortunata.

PAOLINO Fortunata?

TARSILLA Sì, Fortunata.

PAOLINO E di te non si è accorto?

TARSILLA Si sarà anche accorto...

PAOLINO Allora quello lì è un gallo, un gallo stagionato, ma sempre un gallo, che vi metterà a posto tutte e tre, se non l'ha già fatto.

TARSILLA Ma cosa dici? Tu misuri con il tuo metro, Paolino.

PAOLINO Chi l'ha portato in casa vostra?

TARSILLA Veramente per prima l'ho conosciuto io.

PAOLINO Vedi? Me lo immaginavo. Sei tu che sei in calore e che fai correre gli uomini!

TARSILLA Gran Dio, come sto bene! Presto! Vieni! Non farti vedere! (lo porta nel confessionale e lo abbraccia).

PAOLINO Cosa credi, che io sia addormentato? Lo sa tutto il paese che voi andate in chiesa per ingannare il mondo e che ve la intendete con i preti anche! Ma bada che io sono un uomo pericoloso!

TARSILLA (Accarezzandolo). Ma Paolino? Non dire delle enormità! Se hai trovato me, a quarant'anni, che ero come una bambina... L’hai detto tu! Come puoi pensare che le mie sorelle...

PAOLINO Mah! Non è difficile imbrogliare un uomo in queste cose. Anche un uomo esperto come me. (Le parla all'orecchio).

Sullapanchina si intravede il Paronzini che bacia molto dignitosamente Fortunata.

Riprende la scena Tarsilla-Paolino.

PAOLINO Verrà la primavera e correremo nudi per il giardino !

TARSILLA Se saremo ancora vivi dopo questi geli!

PAOLINO Basta vestirsi subito dopo, perché fin che dura la battaglia e garantita 1'im­munity. Il corpo diventa una sorgente di calore, che compensa. C'è della gente che non si è neppure accorta del terremoto, ed è finita in strada prima di riscuotersi.

TARSILLA (Guardandosi). Sono ingrassata! Specialmente nel torace e nelle braccia!

PAOLINO (Ironico). Miracolo dell'amore! Comunque, Tarsilla, qui è il momento di decidere: te l'ho già detto che io sono disposto anche a sposarti.

TARSILLA Ne riparleremo, Paolino, ne riparleremo.

PAOLINO Come ne riparleremo! C'e poco da riparlarne. Se anche tua sorella si sposa... Cosa credi? Sono stufo del divano della biblioteca, voglio anch'io un letto, e matrimoniale per giunta!

TARSILLA Non possiamo mica fare due matrimoni in un anno...

PAOLINO Perché? Potete farne anche tre.

TARSILLA E chi sposa Camilla? (ride)

PAOLINO Qualche fabbriciere, qualche sagrestano o qualche tiracampane, lo troverà anche lei.

Buio.

CAMBIO SCENA

In casa Tettamanzi. Marcia miziale. Scena mimata del matrimonio di Fortunata.

Grida "Evviva gli sposi". Fortunata e Paronzini partono. Tarsilla e Camilla salutano gli sposi.

Buio.

TARSILLA (sola) (L'odore delle alghe si sveglia con la primavera e fa pensare alla grande fecondazione delle acque che anticipa quella della terra e l'accompagna in silenzio per tutta l’estate... Volta le spalle al lago... accosta le natiche al granito freddo dove prima ha appoggiato il petto. Le si apre davanti lo specchio dell'acqua del porto con poche barche allineate contro la riva e altre in secco, arrampicate sulla rampa erbosa o capovolte sui cavalletti ad asciugare la vernice nuova. Guarda da questa parte verso il muro di casa Tettamanzi).

La scena riprende con il ritorno degli sposi.

TERESA    (entrando) Sono tornati gli sposi dal viaggio di nozze!

TARSILLA Ecco gli sposi!

TERESA       Evviva! Evviva!

CAMILLA     (a Tarsilla). Fortunata non sta bene.

TARSILLA Che diamine! Un malessere? Teresa, le gocce!

CAMILLA     No, no. Non si tratta di un malessere; Fortunata e stata male tutti questi quindici giorni. E malata.

PARONZINI Viaggio magnifico! Ma certo, Fortunata ne ha goduto poco... con la sua... indisposizione. E pensare che eravamo in un albergo di prima categoria!

FORTUNATA (al marito). Mi hai promesso che appena a casa avremmo chiamato il medico.

PARONZINI Sicuro, il dottore, il dottore. Bisogna chiamare il dottore. Vada lei, Camilla, per il dottore: il dottor Raggi, il vostro medico di famiglia. Siamo già d'accordo con Fortunata.

TARSILLA Ma è una cosa grave?

PARONZINI Grave o no, bisogna sentire il dottore. Anch'io desidero sapere. Ho il diritto di sapere!

(Camilla esce).

TARSILLA Ma si può sapere di cosa si tratta ?

FORTUNATA Lo dirà il medico, cara. Cosa posso sapere io? Dico solo che sto male, che non sono mai stata così male.

PARONZlNI Vedremo!

FORTUNATA Non è colpa mia. Non potevo saperlo di essere inadatta al matrimonio. Credevo di essere come tutte le altre donne.

TARSILLA Non capisco!

FORTUNATA Tarsilla, non ti permetto!

PARONZINI La natura! La natura! (si alza e passeggia nervosamente a scatti)

SCENA A PARTE

TARSILLA (a Paolino). Non capisco!

PAOLINO Ci sono uomini di conformazione mostruosa che le donne dei casini sono perfino autorizzate a rifiutare. Forse tuo cognato e uno di quei tipi. A meno che non sia uno di quelli che amano veder soffrire le donne in certi momenti e arri-vano al punto di punzecchiarle con gli spilli.

(Tarsilla bacia Paolino e torna in casa. Scena col dottor Raggi).

TERESA       (entra) Il dottor Raggi.

RAGGI      Buongiorno, signora Fortunata. Bene arrivata. Dunque, signora Fortunata, e per lei che sono stato chiamato?

FORTUNATA Sì, è per me. Non sono stata bene fin dai primi giorni del viaggio.

PARONZINI Mia moglie ha manifestato subito una certa riluttanza, se così posso dire, una intransigenza... mi spiego?

RAGGI      (guardando Tarsilla e Camilla). Mi pare che le signorine farebbero bene a ritirarsi un momento...

(Tarsilla e Camilla si ritirano).

PARONZINI (Con fare circospetto). Sì, fin dalla prima notte, mia moglie qui presente, ha dimostrato una sorpresa che veramente mi ha stupito. Non aveva idea! Minimamente! Un'impresa! Un'impresa!

FORTUNATA Emerenziano! E’ forse meglio, dottore, che andiamo nella mia camera per una visita. Le assicuro che il mio cuore non è più regolare, e lo stomaco, la testa.

(Fortunata e il dottore si allontanano).

PARONZINI  Il cuore, lo stomaco, la testa...

TARSILLA (Rientra con Camilla). Sta visitandola?

(Paronzini fa cenno di sì).

CAMILLA Speriamo che non sia nulla! Fortunata è sempre stata in buona salute, meglio di noi! Non capisco proprio cosa possa esserle accaduto.

TARSILLA Camilla, non tutte le donne sono adatte alla vita coniugale. Ecco! Queste cose io le so, anche se non ho studiato il latino. Ci sono delle donne...

PARONZINI Che hanno dei difetti. E nessuno li può prevedere.

TARSILLA A meno...

CAMILLA A meno che?

PARONZINI A meno che...

RAGGI      (Rientra). Niente di grave. Cose riparabili, niente di patologico, insomma per fortuna. (A Tarsilla e Camilla). Loro mi facciano la cortesia di ritornare in giardino a passeggiare.

(Tarsilla e Camilla si allontanano)

Signor Paronzini, mi stia bene a sentire: non è cosa grave, niente malconformazione, nessun difetto congenito; ma lei deve osservare alcune norme per riguardo alla salute di sua moglie e per non creare delle vere insopportazioni. Sua moglie è in uno stato di grave prostrazione nervosa: è terrorizzata, capisce? Si vede che lei non ha avuto maniere. Qui non è questione di inettitudine, o comunque di difetti occulti. E’ solo questione di maniera. Bisognerà ricominciare daccapo, a suo tempo, con delicatezza! Mi intende? ...Quanti anni ha lei?

PARONZINI Quarantasette.

RAGGI      Complimenti! Ma andiamo piano, signor Paronzini. Sua moglie si è sposata in età. Del resto, anche per lei, è consigliabile un certo ritegno. Alla sua età gli eccessi, di ogni genere, sono pericolosi. Sua moglie ha bisogno di riposo, deve essere trattata come una donna delicata, cagionevole, fragile... E’ come una di quelle rose completamente sbocciate, che possono essere guardate, odorate, ma non toccate, e tanto meno colte. Sì! Altrimenti i petali cadono e resta il gambo.

PARONZINI Ma allora? Che me ne faccio del gambo?

RAGGI      Ma non si dice che vi sia impossibilità. Pero, c'e modo e modo; in tutte le cose "est modus in rebus".

PARONZINI  Perciò...

RAGGI      Perciò direi che, per qualche tempo, è bene che lei non dorma nel letto coniu­gale se non eccezionalmente, una volta tanto, "una tantum"!

FORTUNATA (Rientrando). Dunque, signor dottore?                                                               

RAGGI      Ho gia spiegato a suo marito di che si tratta: è a lui, più che a lei, che debbo fare le mie prescrizioni. Niente di grave, comunque. Il nostro signor Paronzini, si chiama così vero?, dev'essere stato un po' troppo favorito dalla natura... Me ne rendo conto. Perciò, per intanto, separazione di letto. E a lei, signora Fortunata, riposo, buona nutrizione, come uova fresche e bistecche al sangue. Alla sera, prima di andare a dormire, una bella tisana: tiglio o camomilla, e poi (indica la porta della camera di Fortunata), tric, trac. Intesi?

(Esce)

PARONZINI (A Teresa che attraversa la scena). Bisogna prepararmi il letto nello stu­dio. A tempo indeterminato! Prenda un materasso e delle lenzuola.

(Teresa guarda stupita Fortunata).

FORTUNATA Sì, Teresa. Bisogna fare cosi. Mi raccomando. Il letto in ordine, come quello del povero papà; allo stesso posto.

TERESA    (Sua azione, poi mostrando un piccolo pitale). Glielo metto nel piccolo armadio sotto la finestra, dove lo teneva il povero signor avvocato.

FORTUNATA E’ una sistemazione provvisoria, s'intende.

PARONZINI Certo, lo spero, anche per il buon nome della famiglia.

TARSILLA (Rientra con Camilla). Una disgrazia, nient'altro che una disgrazia.

FORTUNATA Tarsilla!                                                                                                               

CAMILLA Vi assicuro che non ci capisco nulla. (Dopo un attimo di comune imbarazzo) Non ci avete ancora raccontato nulla del vostro viaggio a Roma!

FORTUNATA Abbiamo visitato la città: San Pietro, l'Altare della Patria, il Colosseo, 1'Arco di Costantino, Piazza di Spagna, Villa Borghese...

CAMILLA E il duce, l’avete visto?

PARONZINI Abbiamo visto Palazzo Venezia, dove lavora.

FORTUNATA Scusatemi, ma vado a distendermi. Non ne posso piu...

(si allontana).

CAMILLA Ma infme, cosa ha detto il dottor Raggi?

PARONZINI Ha detto che vostra sorella è una rosa: fragile, delicata. Guai a toccarla, si sfa!

CAMILLA Ebbene, ti confesso che io non capisco. Forse sono anch'io come Fortuna­ta... Mah! E ora che me ne vada a letto. O meglio a correggere un po' di compiti.

(Esce).

TARSILLA A me, che non sono ingenua come Camilla, può dire che diavolo e successo in questo viaggio di nozze?

PARONZINI Niente. Solo che sua sorella pareva che non sapesse quello che lei, Tarsilla, forse sa benissimo. Chissà? Forse credeva che gli uomini fossero fatti in un altro modo. Pareva che avesse visto il diavolo!

TARSILLA A questo punto! Ma non sarà mica lei, il diavolo? Ho sentito dire che ci sono degli uomini, come dire?, non solo esigenti, ma addirittura un po' brutali, sproporzionati. ..Sa che la faccenda mi incuriosisce?

PARONZINI Capisco la sua curiosità! Ma mi pare che lei voglia sapere un po' troppo, essendo, fra l'altro, signorina.

TARSILLA Lei, invece, è troppo discreto. Diamine!

PARONZINI Non ho mai parlato molto. Non mi piacciono le chiacchiere: preferisco i fatti.

TARSILLA Anch'io!

PARONZINI Parliamo!

(E resta al contrario muto; azione del Paronzini che le accarezza una gamba).

TARSILLA E’ cosi che parla lei? (Sottovoce e svenevole). Emerenziano...

PARONZINI Tarsilla, mi capisce?

TARSILLA E’ da un pezzo che la capisco. Lei invece non ha capito mai nulla... Possibile che un uomo come lei non si sia accorto subito... E abbia potuto scegliere così male?

PARONZINI Ho fatto come dovevo fare. Lo so io il perché. Ma niente è perduto, Tarsilla, niente, se tu...

TARSILLA (Passando una mano sopra la sua). Certo, nulla è perduto, anzi tutto incomincia.

PARONZINI Solo ora comincia. Vai avanti. Appena la Teresa avrà finito in cucina, ti raggiungerò nella tua camera.

SCENA A PARTE

PAOLINO Sfortunato al gioco, fortunato in amore! (Si avvia verso casa e fischia).

TARSILLA (compare) Paolino, scappa che ti possono vedere.

PAOLINO Giovedì in biblioteca!

TARSILLA Bisogna sospendere per qualche tempo, rimandare. Ho qualche timore. Forse sei osservato.

PAOLINO      (Preoccupato). Neanche parlarne! (cerca di baciarla, ma lei sfugge). Gio­vedì, giovedì. Se no ne faccio una delle mie!

(Tarsilla fugge).

(Paolino solo: dubbi; lampo di verita).

Ma certo, ora capisco! Il marito di tre sorelle! Il gallo delle tre cognate! (Furore) Ho aspettato troppo a stringere il laccio attorno a Tarsilla! E ora, se non mi sposa, e paga i debiti, sono rovinato... ma se ci scoprissero lei non avrebbe altra via che sposarmi al più presto! (Escogita il piano del ricatto; prepara a una lettera e la legge). "Signor Prevosto, la signorina Tarsilla Tettamanzi tutti i giovedì, quando la biblioteca è fermata al pubblico, si chiude all’interno e fa entrare dal giardino il proprio amante, col quale se la gode nel convento. L'amante entra alle quattro dalla porta in via Crosa e va via dopo un paio d'ore. E’ il suo dovere verificare e dare una giusta lezione a questi svergognati. Una dama di San Pancrazio".

CAMBIO SCENA

Scena in casa Tettamanzi. Paronzini e Camilla

PARONZINI Le sue mani mi hanno sempre fatto sognare dalla prima volta che le ho viste.

CAMILLA Lo sapevo che lei pensava a me fin dal primo giorno che entro in casa nostra. E ho ammirato la sua prudenza nello scegliere Fortunata, la maggiore, la madre si pud dire. Se avesse scelto Tarsilla, ne avrei avuto a male. Tarsilla e donna mentre Fortunata era solo il capo famiglia ed ora e la sua giusta alleata nella direzione della casa delle tre sorelle.

PARONZINI Certo, ho dovuto scegliere questa via per arrivare a lei. (Bacio). Stanotte non dormirò. Voglio pensare a questo momento fino al mattino.

CAMILLA Anch'io non dormirò. E’ così bello pensare a queste cose di notte, rincantucciati nel proprio letto.

PARONZINI Ci penseremo insieme. Ed è per questo che dopo mezzanotte verrò in punta di piedi nella tua stanza.

CAMILLA   (Spaventata) Stanotte!

PARONZINI Si stanotte. La nostra storia è cominciata da un pezzo. Noi ci amiamo dal primo giorno che sono venuto in casa tua e al nostro amore abbiamo gia pensato tante notti. Questa sarà la prima volta in cui non penseremo soltanto, ma staremo vicini.

CAM BIO SCENA

Prevosto e Don Casimiro

Si spengono le luci e si accende un riflettore sul Prevosto e Don Casimiro, mentre l'azione si trasferisee in convento. Poi si accenderanno le luci completamente sulla scena tra Tarsilla e Paolino.

PREVOSTO Don Casimiro, siamo davanti ad un fatto grave. Mi tocca intervenire in una brutta faccenda dalla quale può uscire un grosso scandalo. Pare che qui nel vecchio convento delle monache avvengano degli incontri peccaminosi, nefandezze nelle quali purtroppo devo mettere le mani per fare pulizia. Non so a chi ci troveremo di fronte, e dobbiamo essere almeno in due.

DON CASIMIRO E se ci fosse pericolo?

PREVOSTO Si muova solo al momento giusto. E’ troppo penoso il mio compito, troppo grave la mia responsabilità perché io non abbia a dividerla fin d'ora con lei che e il mio braccio destro nella direzione di questa parrocchia. Andremo insieme anche a questa fatica, e lei ne trarrà forse argomento per meglio dirigere all'espiazione chi risultasse colpevole.

DON CASIMIRO La signorina Tarsilla?

PREVOSTO Lei o altri, la lettera anonima non lo dice. Andiamo. Ci nasconderemo qui e speriamo di esserci sbagliati!

TARSILLA (Entrando) E’ l'ultima volta Paolino. Poi se ne parlerà questo autunno, quando sarai di ritorno. Che caldo!

PAOLINO Sì, sì! Mi piaci tutta! Tutta! Vieni qui bella manzona!

TARSILLA Gran Dio che caldo, che caldo!

(Azione di lotta fra i due)

I due preti escono dal nascondiglio. Don Casimiro getta un cuscino su Paolino quasi tentando di soffocarlo. Paolino si finge morto.

PREVOSTO Basta! Basta!

DON CASIMIRO Si vesta! Si vesta! Signorina Tettamanzi! Si vesta che qui c'e il suo Prevosto. Renderà conto di rutto. Vergogna!

TARSILLA Sono pronta.

PREVOSTO Signorina metta sul tavolo la chiave e se ne vada. Se ne vada per sempre di qui! E il resto si vedrà.

TARSILLA Voglio dirle... Voglio dirle...

PREVOSTO Quel che ha da dire lo dirà in confessione, perché riguarda la sua anima; per ciò che mi riguarda, ne so fin troppo. Fuori!

(Tarsilla esce)

DON CASIMIRO E adesso?

PREVOSTO Adesso guardiamo l'altro. Ma... è morto!

DON CASIMIRO Siamo in un terribile guaio. Saremo coinvolti, processati, forse condannati...

PREVOSTO Certamente condannati, se renderemo noto il fatto. Ragioniamo.

DON CASIMIRO Ragioniamo pure.

PREVOSTO Innanzi tutto diamo atto reciprocamente che non abbiamo nessuna responsabilità dell'accaduto. Testimoni non ne abbiamo.

DON CASIMIRO C'e la lettera che lei ha ricevuto.

PREVOSTO Che lettera?

DON CASIMIRO La lettera anonima.

PREVOSTO E che cosa prova la lettera anonima ? Prova la ragione per cui siamo qui, ma non dice come sono andate le cose. Io ho studiato legge e me ne intendo. Nella migliore delle ipotesi ci accuseranno di omicidio colposo, perché, anche senza intenzione, per errore, ma comunque per fatto nostro, abbiamo causato la morte di un uomo. La mia paura è che ci accusino di omicidio volontario. Diranno che l'abbiamo soffocato con il cuscino come Desdemona e poi abbia­mo simulato una disgrazia. Ma era proprio morto?

DON CASIMIRO Che ne so io signor prevosto? M'e sembrato.

PREVOSTO Come sembrato? Non si è chinato sul divano lei? Non ha visto?

DON CASIMIRO Ho appena tolto il cuscino e ho visto quel che ha visto anche lei.

PREVOSTO Dovevamo guardare meglio. Poteva essere ancora vivo, non gli abbiamo portato soccorso. (Vanno a vedere)

DON CASIMIRO E risorto. Non è più qui, è risorto!

PREVOSTO Non diciamo sciocchezze. Che risorto! E’ andato via o l'hanno portato via... Il mistero si infittisce. (Prende la lettera e la legge). Ma questa è opera dello stesso Paolino. C'e la firma.

DON CASIMIRO La firma?

PREVOSTO Sì nello stile. Sono francesismi e il Paolino, come tutti quelli che sono stati in Francia, li usa le rare volte che scrive. Poi, guardi questo: "col quale se la gode nel convento", e un'altra firma. Signorina Tarsilla!

TARSILLA Sono qui!

PREVOSTO Signorina Tarsilla, quello che e accaduto poco fa non ha bisogno di commenti. Avrò ecceduto nel dirle ciò che le ho detto, ma la situazione era tale...

TARSILLA Orribile, orribile! E’ stata come la cacciata dal Paradiso Terrestre.

PREVOSTO Signorina Tarsilla, voglio aiutarla a riparare, voglio dirle ciò che lei non ha voluto ascoltare poco fa.

TARSILLA Non mi ha già detto abbastanza? E in quella situazione? E in quello stato? Davanti ad una donna sorpresa nel suo pudore? Non avrei mai creduto capaci, lei e Don Casimiro, di una cosa simile. No! Lei è andato al di là dei suoi obblighi, molto al di là.

PREVOSTO Le garantisco che ho chiuso gli occhi. E Don Casimiro ha fatto altrettanto. Ma ho dovuto procedere così. Dovevo essere certo. La cosa era troppo incredibile. E la notizia mi veniva, per di piùu, da una fonte sospetta.

TARSILLA (Vivamente). Da chi?

PREVOSTO Da lui. Da Paolino Mentasti stesso, dal suo complice, dal suo degno compagno.

TARSILLA Da lui? E’ impossibile non lo crederò mai!

PREVOSTO Sicuro. Da lui. Mi ha scritto una lettera nella quale mi ha raccontato tutto.

TARSILLA E’ impossibile. Non lo crederò mai!

PREVOSTO Ho qui la sua lettera, se la vuole vedere.

TARSILLA Dunque lui sapeva che voi eravate nascosti lì? E ciò nonostante ha potuto... Ma è incredibile!

PREVOSTO lo credo di capire il perché del gesto. L'ha fatto perché intende riparare, intende sposarla regolarmente.

TARSILLA Sposarmi? Con questi sistemi? Ma è pazzo! Non lo sposerò mai, mai e poi mai!

PREVOSTO Signorina Tarsilla, rifletta. Sicuramente Paolino è pronto al matrimonio e col matrimonio a cambiare vita. Non sarebbe il primo caso. Non vuole anche lei cambiare vita signorina Tarsilla? Le assicuro che io ho gia dimenticato quello che ho visto...

TARSILLA Se ha dimenticato tanto meglio. Anch'io ho dimenticato. Non parliamone piu. Mi dimetto dalla direzione della biblioteca e da tutte le mie cariche in parrocchia. Mettiamo una pietra su ciò che e accaduto e.... e ora se ne vada, signor Prevosto.

PREVOSTO Signorina Tarsilla!

TARSILLA Mai, mai e poi mai!

Alle ultime battute, assiste, non visto, Paolino, che capisce e prende una valigia. Tarsilla lascia il Prevosto e torna a casa.

PAOLINO Dio ha voluto così! Ci sarà proprio Dio? Se c'è tiene mano al Paronzini. Con tutti questi occhi di stelle che ha, non vede quel porco che va di stanza in stanza, e sta qui a guardare me, che, con le tasche vuote, e la galera alle spalle, vado per il mondo come un cane senza padrone. Andate tutti a...

CAMBIO SCENA

Scena in casa Tettamanzi

CAMILLA     Due tuorli con lo zucchero nel caffè.

TARSILLA Due ovini all'ostrica con il pepe, il sale e il limone sul cucchiaio.

TERESA    Li preferisce tiepidi, tiepidi nel portauova, o cotti in camicia?

(Paronzini guarda Fortunata, che ha paura; poi le altre due)

(tra sé) Mangia mangia. Mangia che ne hai bisogno, brutto demonio. Lo so già che porta infilerai stanotte! Non sbagli mai: una notte da Tarsilla, quella dopo da Fortunata, poi da Camilla, quindi ancora da Tarsilla e ancora dalla moglie. La domenica riposo, per ricominciare al lunedì con Camilla! (a parte) Mangia, mangia, ché chi lavora deve mangiare!

TARSILLA La casa, la casa e la biblioteca. Ma, a proposito della biblioteca sai cosa ho fatto? Ho detto al prevosto che me ne voglio sbarazzare.

FORTUNATA Come mai?

CAMILLA Non me l'avevi detto?

TARSILLA E’ stato proprio oggi. Non me la sentivo più. Era troppo una fatica. Con quel freddo, poi, d'inverno. Per le opere parrocchiali abbiamo già fatto abbastanza. Gli ho detto che mi sostituisca anche come presidentessa della Solidarietà femminile cattolica.

CAMILLA Hai lasciato andare anche la Solidarietà?

TARSILLA Sì! Ho pensato che sarebbe meglio e consono ai tempi, che anch'io mi avvicinassi alle opere governative: l'infanzia, per esempio, o i mutilati

PARONZINI Nell'Associazione dei mutilati non c'è bisogno di donne. Forse nel Dopolavoro...

TARSILLA Anche nel Dopolavoro! Tanto per fare qualcosa, e per non far pensare che noi siamo contrarie alle iniziative del Governo. Sapete che tra Governo e Chiesa non c'e troppa simpatia.

FORTUNATA Potevi dirmelo.

PARONZINI (Da solo): Genio pontieri, primo battaglione, seconda compagnia. Capitano un tal Martinelli signor Tarciso di Gallarate. Tagliamento, Isonzo, Piave. Ferito da una scheggia. Ferita non grave, ma profonda e vasta, alla regione glutea destra, con asportazione di parti carnee e deviazione del retto. (Si versa un bicchiere di vino, si sciacqua la bocca e soddisfatto esce dalla stanza).

TARSILLA Se cammina a passi misurati e corti, ritto sul busto e con le natiche dure, come un suonatore di fanfara, e perché la cicatrice gli stringe la carne.

CAMILLA Seduto sta sempre un po' storto e con una parte del corpo fuori dalla sedia per via della ferita che gli ha guastato l'appoggio.

FORTUNATA L'ho vista. E’ una profonda insaccatura nella quale può entrare un pugno.

Si danno la buonanotte e vanno nelle rispettive camere. Paronzini inizia l'azione della visita notturna alle stanze delle tre sorelle. Ogni volta che entra in una camera, con la sola luce di una candela, esclama: "La camicia, fuori la camicia!".

TERESA    La visita ai sepolcri! Sembra che stia facendo per devozione la visita dei sepolcri! Che notte! Non si è mai vista una cosa simile! Che tempi! Che mondo! Che casa! Che uomo! Che vergogna!

Paronzini esce dalla camera di Fortunata: è pallido, barcollante, si porta la mano al cuore e vaga per la scena.

PARONZINI E’ fatto! tutto è fatto, ora sono il vero padrone, il califfo, il sovrano assoluto! (stramazza al suolo e resta immobile).

Urlo di Teresa. Appaiono le tre sorelle e tutte e quattro si chinano sul Paronzini.

TERESA    Ha mosso le labbra.

FORTUNATA Veniva dalla mia stanza.

TARSILLA  Non saprei...

FORTUNATA Dico che veniva dalla mia stanza!

(Il Paronzini fa per parlare)

Si riprende!

TARSILLA Parla Emerenziano!

CAMILLA   Parla!

PARONZINI La camicia, la camicia,..

FORTUNATA Che camicia? (si guarda attorno smarrita).

TARSILLA Saprà lui!

CAMILLA   Portiamolo sul divano.

TERESA    Ma non vedete che è morto?

CAMILLA   Emerenziano! Emerenziano!

TERESA       Il signore l'ha castigato!

CAMILLA   Emerenziano, parla!

TARSILLA Sì, parla! Parla! Emerenziano!

CAMILLA   Dillo, Emerenziano!

FORTUNATA (Che per un po' è rimasta in un angolo, con il viso nascosto fra le mani) Basta! Portiamolo nella mia camera, nel letto matrimoniale! Bisognerà chiamare il medico per le constatazioni. E’ una morte improvvisa.

TARSILLA Certamente; anzi non si doveva neppure toccarlo...

CAMILLA     E’ meglio così: diremo che è morto nel suo letto matrimoniale improvvisamente Fortunata se ne è accorta per un lamento che ha fatto, ha gridato e siamo accorse.

FORTUNATA Sicuro. Così dobbiamo dire.

TARSILLA Diciamo pure cosi...

FORTUNATA Tarsilla va’ a chiamare il dottor Raggi. Oramai è quasi mattina.

TARSILLA Vestitevi anche voi, che tra poco sarò qui con il medico.

(Esce)

In attesa le due recitano il rosario.

CAMILLA     (Interrompendo il rosario con voce eccitata) Senti, Fortunata: devo parlare!

FORTUNATA No! Ormai e inutile. Il silenzio, solo il silenzio per noi.

CAMILLA Non posso tacere, Fortunata, sento che parlerò.

FORTUNATA "Sancta Maria, gratia plena..."

CAMILLA Quando tutto parla qui dentro: le poltrone, le sedie, il pendolo...

FORTUNATA Lascia che parlino le sedie. A noi sta bene il silenzio! e anche a te Teresa. Ora e dopo. Per sempre!

(Entrano Tarsi!la con il dott. Raggi)

Dottore! Dottore! In che circostanze!

(Fortunata ed il dottore entrano nella camera di For­tunata)

TARSILLA Non dovevamo muoverlo. Bisognava lasciarlo dove era, tanto...

CAMILLA Ma tu hai detto al dottore che l'abbiamo mosso?

TARSILLA Non gli ho detto niente, ma vedrai che lo capirà da solo. Mi ha fatto certe domande per strada... Pare che il paese intero non si interessi che di noi, da un anno in qua.

CAMILLA     Il silenzio! Il silenzio!

TARSILLA Il dottor Raggi lo sapeva che l'Emerenziano dormiva solo. D'altra parte può ben essere andato dalla moglie a fare una visita…

(Il medico e Fortunata rientrano).

RAGGI      Dunque come e stato?

FORTUNATA Mi ero svegliata da un istante, quando l'ho sentito fare un lamento...

RAGGI      Ma non dormiva in un'altra stanza? Da solo?

FORTUNATA Sì, ma era venuto una mezz'ora prima da me.

RAGGI      Una mezz'ora prima?

FORTUNATA Sì, all'incirca...

TARSILLA    Ma la morte a che cosa è dovuta?

CAMILLA   A che cosa?

RAGGI      (Le guarda una dopo l'altra). Alla troppa fatica. Quest'uomo era sottoposto a una fatica superiore alle sue forze. Mi pare che dovreste saperlo. (A Fortuna­ta). Ha detto che suo marito ha fatto un lamento, e poi?

FORTUN ATA Ha mormorato qualche cosa...

RAGGI         Che cosa?

CAMILLA   La camicia.

RAGGI      La camicia? Che camicia?

FORTUNATA Sì ha detto: la camicia.

CAMILLA   Cosa avrà voluto dire?

RAGGI      Mah! Se non lo sapete voi...

CAMILLA     Ha proprio detto: la camicia, la camicia! Vero, Fortunata?

FORTUNATA  Sì…

RAGGI      (Di colpo). Ma è chiaro! La camicia nera! Non era fascista? Non era vicepresidente di due o tre associazioni fasciste?

CAMILLA   Certamente.

RAGGI      Dunque e chiaro: ha chiesto che gli mettessero la camicia nera anche da morto. Che lo seppellissero in camicia nera.

CAMILLA   Possibile.

TARSILLA Ma secondo lei di che cosa è morto?

RAGGI      Non l'avete ancora capito? Di fatica! Il suo cuore ha ceduto improvvisamente. Me l’aspettavo quasi. (Prende un ricettario e scrive). Certifico che il signor Paronzini è deceduto oggi alle ore...

FORTUNATA  Tre.

RAGGI      Alle ore tre, per insulto cardiaco. E’ il meno che posso dire. Nulla osta per il seppellimento.

(Consegna il certificato a Fortunata, saluta ed esce).

TARSILLA (Sulla porta). Possiamo contare sul segreto professionale?

RAGGI      Contateci! Contateci!

(Esce).

TARSILLA Dunque di cuore è morto.

CAMILLA Di cuore. (Singhiozza).

FORTUNATA Vai, Teresa.

CAMILLA   Eccoci sole.

TARSILLA Fra poco andrò in Comune col certificato di morte. Tu, Camilla, potresti andare dal fioraio.

CAMILLA     Sì; Fortunata è meglio che resti in casa.

FORTUNATA Va bene. Però mettiamo fuori dalla porta un biglietto: "Si dispensa dalle visite". A quest'ora il dottor Raggi avrà gia sparso la notizia. Povere noi che scempio!

TARSILLA Con la lingua che ha il dottor Raggi...

CAMILLA     Ma che cosa è questa storia della camicia nera?

TARSILLA Non l’hai capito? L 'ha fatto per prenderci in giro, per esporci al ridicolo. Il dottor Raggi è antifascista, come il povero papà, ti ricordi?

CAMILLA     E allora?

TARSILLA E allora, quando tu hai avuto l'ingenuità di dirgli che il povero Emerenziano aveva mormorato "la camicia" ha inventato subito, per dispetto, la storia della camicia nera. Ma cosa ti è venuto in mente di riferire quella frase?

CAMILLA (Piangendo). Emerenziano, parla!

(Si sente un tocco di campanello. Camilla interrompe la scena e si volge con spavento verso le sorelle).

FORTUNATA Calma! Calma! E’ Teresa che torna dalla Chiesa.

TERESA    (Entrando). C'è il segretario politico. Vuole parlare con voi.

TARSILLA e CAMILLA  Il Segretario politico!

FORTUNATA Cosa vorrà da noi?

TARSILLA Cominciamo con le condoglianze? Teresa vai ad attaccare il cartellino.

(Il segretario politico entra).

FORTUNATA Si accomodi.

SEGRETARIO (Fa segno di no). Sono qui per una missione piuttosto delicata. La morte del camerata Paronzini è stata, come voi riconoscerete, poco comune...

(Le tre sorelle si guardano sbigottite).

TARSILLA Non direi... Un colpo. Cosa c'e di poco comune?

SEGRETARIO Un colpo?

FORTUNATA Sì, un colpo...

SEGRETARIO Ah! Un colpo

CAMILLA   Appunto. Un colpo.

SEGRETARIO (a Fortunata) Signora, la cosa è molto seria e io conosco il mio dovere. Mi meraviglio che abbiate difficoltà a riferirmi fatti di tale rilievo!

(Fortunata si lascia andare su di una poltrona e Camilla sembra svenire).

TARSILLA Ha parlato con il dottor Raggi?

SEGRETARIO Sicuro! Ed è per questo che sono qui.

FORTUNATA (Riprendendosi). Allora, cosa abbiamo più da dirle, dal momento che il segreto professionale è stato violato?!

SEGRETARIO Quale segreto professionale? Tutto il paese ne parla. E ne deve parlare la stampa!

FORTUNATA, CAMILLA e TARSILLA  La stampa!

SEGRETARIO Tutta la stampa italiana! Davanti a questa morte non c'e segreto che tenga. Non permetterò che si taccia! E’ una grande idea!

TARSILLA Bella idea!

SEGRETARIO Un onore per tutti, cominciando da voi! Un onore per il paese...

FORTUNATA Ma che onore?

CAMILLA   Non capisco più niente.

TARSILLA Bell'onore!

SEGRETARIO (di scatto). Un grande onore! Indossare per l'ultima volta la camicia nera e venire sepolto da vero fascista! Voi dovete garantirmi che la sua volontà sarà rispettata. Intendo telegrafare a Roma! L'esempio del camerata Paronzini d'ora in avanti, sarà seguito, imitato da tutti i veri fascisti! Ah! Grande idea: chiede, morendo, di essere rivestito con la camicia nera! Ma non capite il significato morale di questa ultima volontà?

TARSILLA Noi volevamo tacere per modestia, per non fare rumore intorno alia nostra disgrazia. Ma dal momento che lei ha saputo... che il dottor Raggi ha parlato... anche noi siamo fiere della decisione del nostro caro, che del resto è in armonia col suo passato di combattente e di fascista.

SEGRETARIO Bene, bene. Questo, mi aspettavo da voi. Ma come ha detto? Quali sono state le sue parole precise?

FORTUNATA  La camicia...

CAMILLA   Fuori la camicia!

TARSILLA (Energicamente pronta) Nera!

(Camilla esce e torna con una camicia nera con cucite al petto le mostrine militari).

SEGRETARIO Ecco. Questa dovrà indossare! A quando i funerali?

FORTUNATA Domani. Alle tre del pomeriggio.

SEGRETARIO Benissimo. A spese del Comune! I funerali del camerata Paronzini si svolgeranno con la partecipazione di tutte le autorità comunali e provinciali, delle rappresentanze armate e a spese del Comune! Corro a telegrafare a Roma!

(Saluta).

TARSILLA Che spavento! Volevo ben dirlo io che il dottor Raggi avrebbe finito col parlare…

CAMILLA   Ma ha parlato?

FORTUNATA In un certo senso ha parlato. Speriamo che gli basti.

TARSILLA Non gli basterà. Vedrete, vedrete! La gente non ne può più della voglia di mettere in piazza i segreti di casa nostra.

FORTUNATA Dio mio! La vergogna sta cadendo su questa casa da ogni parte. Non ci sono più muri, non ci sono più porte! Siamo perdute!

Si affievoliscono le luci nel salotto Tettamanzi, mentre ciascuna delle sorelle racco-glie come reliquie alcuni oggetti del defunto e se lo stringono al seno con devozione. Paronzini esce illuminato e fa il monologo finale.

PARONZINI Vivrò dentro ciascuna di loro. Le mie spoglie, divise in tre parti, saranno adorate, come quelle di un santo, nelle stanze di queste tre donne. Di me parla tutto il paese; e per questa camicia nera che indosso, tutti i giornali portano il mio nome; il mio nome resterà. Contadino di Cantevria, ho penato nei campi, sono andato alla guerra, ho lottato sanguinante nelle acque del Piave, sono riuscito a salvezza e ho conquistato un nuovo diritto alla vita. E che vita! Ho fatto una carriera, ho avuto delle cariche politiche. Questa casa, queste donne, questa camicia, sono la mia gloria, i risultati che ho potuto ottenere con la costanza e con il silenzio, con la buona tempra e con lo stomaco forte. Ho vissuto con forza! Ho conquistato un posto nel mondo! Ho consumato il mio sangue fino all'ultima stilla!