Il trionfo dell’amore

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IL TRIONFO DELL’AMORE

Di Pierre de Marivaux

Personaggi   

LEONIDE, Principessa di Sparta, sotto il nome di Phocion

CORINE, servitrice di Leonide, sotto il nome di Hermidas

ERMOCRATE, filosofo

LEONTINE, sorella di Ermocrate

AGIS, figlio di Cleomene

DIMAS, giardiniere di Ermocrate

ARLECCHINO, servitore di Ermocrate

ATTO I

Scena prima

Leonide, sotto il nome di Phocion, Corine, sotto il nome di Hermidas

PHOCION Se non m’inganno, questo deve essere il giardino del filosofo Ermocrate.

HERMIDAS Principessa Leonide, ma non verrà giudicato sconveniente l’essere entrate qui visto che non vi conosciamo nessuno?

PHOCION No, tutto è aperto e d'altronde veniamo per parlare con il padrone di casa. Ora ti spiegherò quello che devi sapere……..

HERMIDAS Lasciatemi invece il piacere di interrogarvi a modo mio.

PHOCION Come desideri

HERMIDAS Prima di tutto lasciate la città, la corte e con poco seguito venite in una delle vostre case di campagna dove volete che io vi segua.

PHOCION  Esatto.

HERMIDAS Appena arrivati mi avete mostrato due ritratti e me ne avete comandato delle copie in miniatura. Uno è di un uomo di 45 anni, l’altro di una donna di circa 35 entrambi con bei lineamenti. Dopodiché vi siete data malata e mi avete coinvolto in quest’assurdo travestimento. Io sarei diventata Hermidas, voi Phocion, e così mascherate ci siamo intrufolate qui, nei giardini del filosofo Ermocrate.  Con la filosofia del quale non avete nulla a che spartire.

PHOCION Più di quanto creda invece.

HERMIDAS Ora, perché questa finta malattia? Perché questo travestimento? Che c’importa a noi di Ermocrate? Cosa volete combinare con lui? E con me? Dove volete andare a parare? Come andrà a finire questa storia? Se non mi dite tutto subito, muoio.

PHOCION Ti ricordi la storia del mio trono? Nei tempi antichi non era la mia famiglia a governare Sparta, ma quella del Principe Cleomene; mio zio Leonida era il suo generale. Il Principe si invaghì della moglie cioè di mia zia e la fece rapire. Alla testa dei suoi soldati mio zio lavò l’offesa: attaccò il palazzo e fece prigionieri Cleomene e mia zia. Successivamente il Principe morì di crepacuore e mia zia lo seguì dopo sei mesi. Mio zio Leonida divenne Principe. e, placata la sua ira, governò con saggezza; lasciò poi il trono a mio padre da cui l’ho ereditato.

HERMIDAS Tutto questo lo so a memoria. Ma che c’entra con il nostro travestimento e con ritratti di cui ho fatto la copia?

PHOCION Aspetta: ora arriva il meglio. Solo più tardi  scoprii che mia zia, prima di morire, aveva messo al mondo un bambino, figlio suo e del Principe Cleomene del quale né mio padre né mio zio hanno mai saputo nulla.

HERMIDAS Il cielo sia lodato l’avrete dunque presto in vostro potere.

PHOCION Nient’affatto! Sono io a voler cadere in suo potere

HERMIDAS Voi signora? Non esiste al mondo!

PHOCION Mi fai finire? Il Principe da dieci anni vive in casa del filosofo Ermocrate al quale fu portato da un parente di Cleomene. Così mi ha rivelato un vecchio servo di Ermocrate ora al mio servizio.

HERMIDAS Ciononostante bisogna sincerarsi che sia veramente lui.

PHOCION Avrei dovuto far così, lo so Eppure non era quello che volevo. Ho voluto prima di tutto vedere Agis, questo è il suo nome. Per questo siamo venute in campagna! Ho delle terre vicine a quelle di Ermocrate ed è stato facile trovarlo. Ricordo ancora quel momento: un domestico mi indicò Agis, che leggeva in un angolo appartato del bosco. Fino a quel momento per me l’amore era solo una parola galante. Da quando l’ho visto ho capito che è un fuoco tremendo, che ti brucia dentro. Cerca di immaginarti un unione di tutto ciò vi è di nobile e di amabile ed otterresti solo l’ombra del fascino e della bellezza di Agis

HERMIDAS Qui l’unica cosa che vedo sono i guai in cui stiamo per andarci ad infilare.

PHOCION E non ho finito. Mentre ero lì col cuore in gola a fissare Agis, mi si è parato davanti Ermocrate che mi ha chiesto se la principessa fosse nei paraggi. Cio’ mi ha fato capire che non mi conosceva per niente, pertanto gli ho risposto che non lo sapevo e me ne sono tornata al castello.

HERMIDAS Ecco un’ avventura molto particolare.

PHOCION Ora mi presenterò a casa di Ermocrate sotto il nome del giovane Phocion che, viaggiando, è arrivato fin qui, attratto dalla fama della sua saggezza. Lo pregherò di ospitarmi e  ammettermi alle sue lezioni. Intanto, cercherò di conquistare Agis. E’ stato educato all’odio per il mio sangue. Gli nasconderò quindi all’inizio il mio nome. I cortigiani non lodano sempre il mio fascino? Bene, Corine è arrivato il momento di metterlo alla prova: vediamo se riesco a farlo innamorare prima che scopra chi sono.

HERMIDAS Sì, ma se Ermocrate scopre il trucco e riconosce che siete la signora incontrata nel bosco, non credo che vi terrà qui.

PHOCION Ho pensato a tutto e se si accorge che sono donna, sarà peggio per lui. E già pronta una trappola e spero che riuscirò a dare scacco a tutta la sua saggezza. Non vorrei arrivare a questo, ma se mi costringe, userò ogni mezzo: amore e giustizia mi guidano. Due o tre incontri con Agis dovrebbero bastare al mio fascino. Non di più, ma non di meno. Farò di tutto per ottenerli e se Ermocrate proverà a fermarmi, se ne pentirà.

HERMIDAS E alla sorella avete pensato? Dicono che è zitella e austera Perché dovrebbe ospitare un bel tipo misterioso come voi?

TELEMÀCO Peggio per lei! Se prova a fermarmi farà la fine del fratello,

HERMIDAS Capisco dove volete andare a parare. Avete deciso di giocare su due, anzi su tre tavoli. Non vi sembra troppo?

PHOCION No. Se fossimo in una situazione normale,avrei più dubbi di te. Ma Ermocrate e sua sorella Leontine meritano di essere puniti. Hanno educato Agis all’odio verso di me, cioè verso una persona di cui non conoscono né l’aspetto né l’anima. Come ci si può far guidare da un così cieco pregiudizio e inculcarlo nella mente degli altri? In definitiva, di cosa mi accusano? Di aver usurpato il trono? Ma non sono stata io a farlo. D'altronde a chi avrei dovuto restituirlo? Il legittimo erede lo si credeva morto! Io sono innocente e lascio a loro tutte le colpe.. Ora conserva bene i due ritratti — che sono di Ermocrate e di sua sorella — tienili pronti e stai all’erta.

Scena seconda

Arlecchino, all’inizio non visto, Phocion, Hermidas

ARLECCHINO Chi è tutta questa gente?

HERMIDAS Bisognerà darsi da fare, signora, e il vostro sesso...

ARLECCHINO (sorprendendole) Ah, ha Signora! E poi: il vostro sesso! Ehi, ragazzi, dite un po’: siete delle ragazze?

PHOCION Ahi, ahi, ahi caspita! Sono scoperta!

ARLECCHINO Oho! Pupe mie, prima di andare, i conti con me dovete fare! Vi avevo prese per due delinquenti, ma vi chiedo scusa: siete due delinquente

PHOCION Corine, tutto è perduto!

HERMIDAS (facendole segno) No, signora, lasciatemi fare e non abbiate paura. Guardate la faccia di questo ragazzo: è un domestico addomesticabile

ARLECCHINO Io sono un servitore servizievole del suo padrone e sono incorruttibile. Perciò vi

sequestro e faccio chiudere la porta.

HERMIDAS Sarai il primo a pentirti dei torto che ci fai.

ARLECCHINO Datemi la prova di questo pentirmi e vi lascio andare,

PHOCION (dandogli alcune monete d’oro) Ecco, amico mio, un inizio di prova. Non ti saresti pentito a perderlo?

ARLECCHINO Perbacco! Penso proprio di sì, perché mi piace tanto prenderlo.

HERMIDAS Adesso vuoi ancora fare baccano?

ARLECCHINO Ho ancora solo un inizio di voglia di non farne più.

HERMIDAS Finite di convincerlo signora

PHOCION (dandogliene ancora) Prendi ancora. Sei contento adesso?

ARLECCHINO Ecco finito il mio cattivo umore. Ma di cosa si tratta, mie generose signore?

HERMIDAS Solo una sciocchezza. La signora ha visto Agis nel bosco e gli ha lasciato il suo cuore

ARLECCHINO Una cosa innocente!

HERMIDAS La signora è ricca, libera e indipendente. Vorrebbe sposarlo e quindi deve cercare di conquistarlo

ARLECCHINO  Più innocente di così!

HERMIDAS Per conquistarlo, la signora ha bisogno di parlare da sola con lui e quindi deve restare per un po’ in questa casa

ARLECCHINO Per avere tutte le sue comodità!

HERMIDAS Tu conosci la filosofia che regna qui dentro: le donne non sono ammesse da Ermocrate e lo stesso Agis non le ama a causa dell’educazione ricevuta dal filosofo.

ARLECCHINO Miseriaccia! L’amore in questa casa? Si troverebbe malissimo. Le tre saggezze di Ermocrate, di Agis e di Leontine. Sono tre saggezze tanto incivili per l’amore quante non ce ne siano al mondo. C’è solo la mia che può lasciarlo entrare.

PHOCION Ce l’aspettavamo

HERMIDAS Ecco perché la signora è diventata un signore. Come vedi non c’è niente di male.

ARLECCHINO Perbacco! Niente di più ragionevole. Passando per Agis la signora ha perduto il suo cuore. E allora come fare? Andiamo, bambole mie, fatevi coraggio: sono tutto vostro. Se avete perduto il vostro cuore, datevi da fare per acchiapparne un altro. Se qualcuno trova il mio, glielo do.

PHOCION Fidati di me. Avrai presto una fortuna che tutti ti invidieranno.

HERMIDAS E non scordare mai che la signora si chiama Phocion e io Hermidas.

PHOCION Soprattutto attento che Agis non scopra mai chi siamo.

ARLECCHINO Tranquillo, signor Phocion Qua la mano, amico Hermidas

PHOCION Silenzio; arriva qualcuno.

Scena terza

Dimas, Arlecchino, Hermidas, Phocion

DIMAS Con chi dunque steste parlando, amico amico?

ARLECCHINO Eh! Parlo con della gente.

DIMAS Perbove, lo vedo bene; ma chi è ‘sta gente? A chi ne vogliono?

PHOCION Al signor Ermocrate

DIMAS Be’, be’, non è da qui che si entra: il mio  padrone ha comandato che niuno passeggia nel giardino, e così non dovete che tornare da dove siete venuti e bussare alla porta della casa.

PHOCION Abbiamo trovato aperta quella del giardino; può capitare a uno straniero di sbagliarsi.

DIMAS Io non gliela diamo questo permesso; non si fa di trasire in questo modo senza manco dirlo : manca solo che uno entra in tutte le porte aperte! Si ha l’onestà di chiamare un giardiniere, si dimanda licenza, si fa un po’ po’ di gentilezza e così il permesso si infila con la porta.

ARLECCHINO Piano, amico, state parlando con una persona ricca e importante.

DIMAS In fedissima mia, si vede che è ricca perché si tiene tutto per sé e io tengo per me il giardino mio; e se ne deve andare da qualche altra parte.

Scena quarta          

Agis, Dimas, Hermidas, Phocion, Arlecchino

AGIS Che cos’à dunque tutto questo fracasso, giardiniere? Contro chi vi scalmanate?

DIMAS Contro questa gioventù che vuole conquistare la nostra casa

PHOCION Arrivate, signore, giusto a tempo per sbarazzarmi di costui. Desidero salutare il signor Ermocrate e parlargli; le porte del giardino erano aperte, siamo entrati e ora lui vuole farci uscire.

AGIS Via, Dimas, avete sbagliato, ritiratevi e correte ad avvertire Leontine che uno straniero di rango desidera parlare a Ermocrate. Vi chiedo perdono, signore, dell’accoglienza rustica di quest’uomo: Ermocrate stesso vi farà le sue scuse. Avete una eleganza che porta con sé gli elogi che vi spettano (Dimas esce)

ARLECCHINO Se è per questo sono una coppia di due belle eleganze.

PHOCION È vero, signore, che il giardiniere mi ha trattato bruscamente ma il vostro garbo mi ricompensa e se la mia eleganza vi invita a benvolermi sarebbe credo per me la più grande fortuna.

AGIS Non è una fortuna, signore, il vostro aspetto ha diritto a ogni stima. Anche se ci conosciamo solo da un istante, io non potrei essere meglio disposto verso di voi.

ARLECCHINO Nasceranno tra noi quattro belle intese

HERMIDAS (allontanandosi con Arlecchino) Passeggiamo per parlare della nostra.

AGIS Signore, posso chiedervi a chi esprimo la mia amicizia?

PHOCION A qualcuno che ve ne giurerebbe volentieri una eterna.

AGIS Questo non mi basta. Ho paura di farmi un amico che perderò presto.

PHOCION Se dipendesse da me, signore, non ci lasceremmo mai più.

AGIS Che volete da Ermocrate? Gli devo la mia educazione.

PHOCION Mi ha attirato qui la sua grande fama. All’inizio volevo solo farmi accettare da lui. Ma, ora che vi conosco, questo motivo scompare davanti a un altro: restare vicino a voi il più a lungo possibile.

AGIS E poi che ne sarà di voi?

PHOCION Non ne ho idea. Mi metterò nelle vostre mani

AGIS, Io vi consiglierò di non perdermi mai di vista.

PHOCION Se le cose stanno così, staremo sempre insieme.

AGIS Lo desidero con tutto il cuore. Ma ecco Leontine che arriva.

ARLECCHINO (a Hermidas) Ecco la padrona che avanza. Ha un’aria scura che non mi piace proprio per niente

Scena quinta           

Phocion  Agis, Dimas Hermidas, Leontine, Arlecchino

DIMAS Ecco qua, signora, questo è il signorello che vi dicevo e quest’altro pippetto è il suo paggetto.

LEONTINE Mi dicono, signore, che volete parlare con mio fratello Ermocrate. Egli non è qui attualmente. Aspettando che ritorni, potete confidarvi con me?

PHOCION Non ho nessun segreto da raccontargli, signora; devo domandargli una grazia. Ma sarei ancora più lieto di ottenerla da voi.

LEONTINE Spiegatevi, signore.

PHOCION Mi chiamo Phocion, signora; forse conoscete il mio nome. Mio padre, nella sua breve vita, gli ha dato prestigio.

LEONTINE Certo, signore.

PHOCION Libero e indipendente, viaggio da qualche tempo per nobilitare il mio cuore e il mio spirito

DIMAS (a parte) E per fottersi la frutta degli alberi nostri.

LEONTINE Lasciateci, Dimas.

(Dimas esce)

PHOCION Ho fatto visita, nei miei viaggi, agli uomini più dotati di sapere e saggezza. Alcuni mi hanno accolto per un po’ presso di loro. Ho sperato che anche l’illustre Ermocrate volesse concedermi questo onore.

LEONTINE A guardarvi, capisco l’ospitalità che gli altri vi hanno concesso. Ma Ermocrate non potrà fare altrettanto: importanti ragioni, che Agis sa bene, lo impediscono. Se potessi dirvele, avrei certamente la vostra Comprensione.

ARLECCHINO Potrei alloggiarne uno nella mia stanza

AGIS Non sono certo gli appartamenti che ci mancano.

LEONTINE Agis sapete meglio di tutti che è impossibile; conoscete la regola di assoluta solitudine che ci siamo dati.

AGIS Ho ugualmente promesso al signor Phocion di intercedere presso di voi; e non sarà una tragedia per la nostra regola favorire un amico della virtù.

LEONTINE Non posso cambiare opinione.

ARLECCHINO (a parte) Che capocchietta le donne!

PHOCION Cosa, signora? Voi fate l’inflessibile anche davanti alle mie lodevoli intenzioni?

LEONTINE Non dipende da me.

AGIS Ermocrate vi convincerà, signora.

LEONTINE Sono sicura che sarà d’accordo con me.

PHOCION (le prime parole a parte) Passiamo ai trucchi: ebbene, signora, non insisterò più. Ma oso chiedervi due parole in privato.

LEONTINE Signore continuate a fare sforzi inutili. Ma, poiché insistete, acconsento.

PHOCION (ad Agis) Degnate di allontanarvi un istante.

Scena sesta

Phocion, Leontine

PHOCION (le prime parole a parte) Amore aiuti i miei trucchi! Visto che non potete dirmi di sì, è inutile che insista. Forse potrete però Concedermi un’altra grazia: darmi un consiglio che deciderà della tranquillità della mia vita.

LEONTINE Il mio consiglio, signore, è di attendere Ermocrate. Egli dà giudizi molto più saggi dei miei.

PHOCION No, signora, in questo caso voi siete più adatta di lui. Ho bisogno di tenerezza, non di acume. Di indulgenza, non di severità. Voi appartenete al sesso più dolce e gentile. Ascoltatemi, dunque, perché è di voi che ho bisogno.

LEONTINE Non riesco a capire dove volete andare con tutti questi discorsi; ma siete uno straniero, vi debbo dei riguardi. Parlate, quindi, vi ascolto.

PHOCION Alcuni giorni fa, attraversando questi luoghi, vidi passeggiare una dama che non si accorse di me. Devo dipingerla, forse la riconoscerete e capirete meglio ciò che debbo dirvi. La sua figura maestosa; mai ho visto mescolarsi in un viso le grazie più tenere con l’aria più imponente, più modesta e più austera! E impossibile non amarla, ma di un amore timido, e quasi intimorito dal rispetto che lei incute. È giovane, ma non di quella giovinezza esagerata che non mi è mai piaciuta, che sa divertire gli occhi ma non riesce ad arrivare al cuore: no, lei è in quell’età veramente amabile che porta la grazia al suo trionfo, in cui ogni virtù è in esaltazione. Quell’età in cui lo spirito più celeste aggiunge alla bellezza dei tratti un raggio della finezza dell’anima.

LEONTINE (imbarazzata) Non so di chi parlate, signore, questa signora mi è ignota e il ritratto che ne fate è sicuramente idealizzato.

PHOCION Quello che conservo nel mio cuore è mille volte al di sopra di quel che vi ho dipinto, signora. Vi ho detto che stavo solo attraversando questi luoghi, ma da quando l’ho incontrata, faccio di tutto per vederla. Questa signora conversava con qualcuno, sorrideva ogni tanto, e io intravedevo nei suoi gesti un non so che di dolce, generoso e amabile che brillava dietro un’apparenza modesta e grave.

LEONTINE (a parte) Di chi parla?

PHOCION Si ritirò subito dopo e rientrò in una casa che mi rimase ben impressa: domandai chi fosse e seppi che è la sorella di un uomo celebre e rispettato.

LE0NTINE (a parte) Dove Sono?

PHOCION Che non è sposata, ancora, e vive col fratello in un ritiro di cui preferisce l’innocente riposo al frastuono del mondo, sempre disprezzato dagli animi virtuosi e sublimi; insomma di lei non ho saputo che elogi e anche la mia ragione, dopo il mio Cuore, si è arresa a lei per sempre.

LEONTINE (turbata) Signore, risparmiatemi il resto; non so cosa sia l’amore. Come potrei consigliarvi su ciò che non conosco affatto?

PHOCION Di grazia, fatemi finire, non vi respinga la parola amore: quello che provo non sporca il mio cuore, anzi lo onora. L’amore che ho per questa dama è amore per la virtù: sono due sentimenti che si mescolano e se amo, anzi se adoro, il suo dolce aspetto,  è solo perché vi leggo dentro la purezza della sua anima.

LEONTINE Ancora una volta, signore, permettete che vi lasci; sono attesa ed è già troppo tempo che stiamo insieme.

PHOCION Ho finito, signora: sconvolto da tanta passione, promisi fermamente di amarla per tutta la vita, di dedicare cioè i miei giorni al servizio della virtù. Decisi quindi di parlare al fratello e di cercare di rimanere presso di loro, col pretesto di istruirmi. Una volta lì, avrei usato tutto l’amore, il rispetto e la venerazione per dimostrare la grandezza della mia dolce passione.

LEONTINE (a parte) Che trappola! Come uscirne?

PHOCION Quello che avevo pensato, l’ho fatto: mi sono presentato a casa sua chiedendo del fratello, lui non c’era e invece ho trovato lei. L’ho scongiurata di accogliermi, ma mi ha respinto e ciò mi ha gettato nella disperazione. Immaginate, signora, un cuore confuso e tremante davanti a lei che certo ha intuito la mia tenerezza e il mio dolore. Io speravo di farle almeno una generosa pietà  ma invece ho ricevuto solo rifiuti e mi getto quindi ai vostri piedi.

LEONTINE Cosa fate signore?

PHOCION  Imploro i vostri consigli e il vostro aiuto per lei.

LEONTINE   Dopo quello che ho ascoltato sono io che chiedo aiuto agli dei

PHOCION  La risposta degli dei è già nel vostro cuore. Ascoltatelo.

LEONTINE   Cielo il mio cuore! Volete che ascolti il nemico della mia pace?

PHOCION  Essere generosa vi toglierà la pace?

LEONTINE   Ah, Phocion, voi dite di amare la virtù: cercare di rovinarla è forse amare?

PHOCION E voi chiamereste rovina la mia adorazione?

LEONTINE  Ma insomma, che intenzioni avete?

PHOCION  Vi ho consacrato la mia vita e aspiro ad unirla alla vostra: non impeditemi di provarci, concedetemi qualche giorno qui…. È il mio unico desiderio: se voi me lo accordate sono sicuro anche del consenso di Ermocrate.

LEONTINE Concedere qualche giorno qui a voi che mi amate?

PHOCION Che male può fare un amore che aumenta solo il mio rispetto?

LEONTINE  Da un amore virtuoso si può arrivare al vizio! Volete che il mio cuore si perda? Che siete venuto a fare qui Phocion? Si può credere a ciò che mi succede? Che avventura, cielo che avventura! La mia ragione finirà per soccombere? E io che non ho mai amato finirò per amarvi? È forse arrivato anche per me il momento della passione? Insomma non mi corteggiate troppo. Voi siete giovane e amabile e io non sono più né l’uno né l’altro.

PHOCION Che strano discorso!

LEONTINE  Sì signore, lo ammetto: la sorte mi aveva dato un po’ di bellezza e di fascino che ho sempre disprezzati. Forse ora me li fate rimpiangere e lo dico con vergogna. Comunque ora non ho più né bellezza  né fascino e quel poco che mi resta sta per svanire.

PHOCION Che pensate di fare Leontine: convincere i miei occhi di ciò che non è? Sperate di convincermi con la vostra grazia? Non capite che state diventando ancora più attraente?

LEONTINE  Io non sono più quella di un tempo.

PHOCION  Basta, non discutiamo più. Per quanto siate affascinante, la vostra adolescenza se ne andrà presto e io invece sono nel fiore della mia. Tutte le anime hanno però la stessa età. Sapete quello che voglio; ora vado a insistere con Ermocrate e morirò di dolore se non mi aiuterete.

LEONTINE  Il mio animo non è chiaro, ma vi accompagnerò da Ermocrate.

Scena settima        

Ermocrate, Agis, Phocion, Leontine, Arlecchino

ERMOCRATE (ad Agis) È quello il giovane straniero di cui mi parlavate?

AGIS Sì, signore, è proprio lui.

ARLECCHINO Sono io che ho avuto l’onore di parlargli per primo e, aspettando il vostro arrivo,

ho sempre fatto i vostri elogi.

LEONTINE Ecco, Ermocrate, il giovane Phocion, di nobili natali e illustri frequentazioni. La sua stima per voi lo ha condotto sin qui. Alcuni dei vostri pari si sono concessi il piacere dì riceverlo per un po’ di tempo. Si aspetta da voi la stessa accoglienza e lo chiede con un tale trasporto che costringe ad arrendersi. Ho promesso di aiutarlo e ora lo faccio; vi lascio insieme. Ah! (Esce)

AGIS E se il mio parere vale qualcosa, lo aggiungo a quello di Leontine, signore. (Esce)

ARLECCHINO E in più c’è anche il mio consenso!

ERMOCRATE (guardando Phocion) Che vedo!

PHOCION La mia riconoscenza per tanti elogi è nulla di fronte a quella che proverò per voi.

ERMOCRATE Vi ringrazio, signore, dell’onore che mi fate: un allievo del vostro valore non ha bisogno di un maestro come me. Tuttavia, per meglio giudicare, vorrei farvi qualche domanda in privato. (ad Arlecchino) Ritirati!

Scena ottava                      

Ermocrate, Phocion

ERMOCRATE Mi sbaglio, signore, o non mi siete sconosciuto?    

PHOCION Io, signore?

ELRMOCRATE C’è un motivo se ho voluto parlarvi in segreto: ho dei sospetti che vorrei chiarire senza scandalo. Ed è a voi che voglio risparmiarlo.

PHOCION Quali sospetti?

ERMOCRATE Voi non vi chiamate affatto Phocion.

PHOCION (a parte) Si ricorda della foresta.

ERMOCRATE La persona di cui usurpate il nome è ad Atene: me lo scrive un amico proprio oggi in una lettera.

PHOCION Sarà qualcuno che si chiama come me!

ERMOCRATE Questo nome finto è solo una parte della vostra messa in scena.

PHOCION Non capisco affatto, signore.

ERMOCRATE Quest’abito non vi si confà, signora. Ci siamo già visti altrove, ammettetelo.

PHOCION (fingendo sorpresa) Dite la verità, signore.

ERMOCRATE Non c’era bisogno di testimoni, come vedete. Così, almeno, arrossite solo davanti a me.

PHOCION Se arrossisco, signore, faccio torto alla mia onestà. Il mio travestimento non nasconde niente di cui debba vergognarmi.

ERMOCRATE Ma neanche qualcosa che meriti un applauso, o sia adatto al garbo del vostro sesso. L’idea di voler rapire Agis, di insinuare in lui pericolose seduzioni, di inquietarlo, dovrebbe farvi arrossire.

PHOCION Agis, chi? Quel ragazzo che era qui poco fa? Sono questi i vostri sospetti? Cosa c’è in me che li giustifica? Ti mio aspetto ve li ispira? E proprio voi mi fate quest’offesa? No, signore, non sarebbe servito un travestimento come questo per turbare il cuore di Agis. Per quanto educato dalla saggezza delle vostre lezioni, con lui sarebbe bastato semplicemente mostrarsi. Se l’amassi, sarei riuscita a conquistarlo a poco prezzo. Sarebbe bastato far parlare i miei occhi: la sua età e le mie deboli grazie avrebbero avuto ragione del suo cuore. Ma il mio non punta al suo; io cerco qualcuno più difficile da prendere! Su questo “qualcuno” i miei occhi non hanno alcun potere e il mio aspetto può ben poco. Infatti non conto su questo. Le mie grazie non mi servono pertanto le nascondo sotto questo travestimento.

ERMOCRATE Ma questo desiderio di soggiornare presso di me, signora, cosa ha a che fare con i vostri piani, se non pensate ad Agis?

PHOCION Ma come, ancora Agis? I miei piani, signore, sono talmente diversi che meriterò, quando li scoprirete, la vostra stima. Non parlatemi più di Agis, non penso per niente a lui, ve lo ripeto! Ne volete delle prove inconfutabili? Metterò sotto i piedi l’orgoglio del mio sesso pur di distruggere in due parole i vostri sospetti. Colui che amo vuole concedermi la sua mano? Ecco la mia. Agis non è qui ad accettare la mia offerta.

ERMOCRATE E allora non capisco a chi è indirizzata.

PHOCION Lo sapete bene signore: ve l’ho appena detto. Non potrei essere più chiara dicendo  Ermocrate

ERMOCRATE Io, signora?

PHOCION Adesso lo sapete, signore.

ERMOCRATE (sconcertato) Sì, certo, ora lo so, e non riesco a riprendermi dal turbamento che le vostre parole mi hanno provocato. Io, l’oggetto della passione di un cuore come il vostro?

PHOCION Ho bisogno di giustificarmi, dopo la confessione che ho fatto.

ERMOCRATE No, signora, non ascolto più niente. Ogni giustificazione è inutile, non temete il mio giudizio ma, di grazia, lasciatemi. Sono un uomo da amare, io? Voi attaccate un animo solitario e selvaggio, al quale l’amore è sconosciuto. La mia durezza deve respingere la vostra giovinezza e il vostro fascino. Il mio cuore, insomma, non può aver nulla a che fare col vostro.

PHOCION Ma non gli domando di condividere i miei sentimenti. Non ho nessuna speranza, ma vi prego, lasciatemi finire.

ERMOCRATE La ragione mi impedisce di continuare ad ascoltarvi.

PHOCION Cosa c’è di male ad ascoltarmi? Non vi farà certo paura un fascino umiliato dalla mia

confessione?

ERMOCRATE Preferirei ignorarla.

PHOCION Sì, signore, io vi amo ma il mio non è un amore banale. Questa confessione non mi sfugge, la faccio apposta. Non parlo spinta dalla passione, ma per proteggere la mia virtù. Vi dico che vi amo per provare il brivido di dirvelo. Questo brivido mi aiuterà forse a guarire. Voglio sconfiggere il mio orgoglio per rivoltarlo contro di voi. Non vi dico di amarvi perché voi mi amiate; ma per farmi insegnare come non amarvi più. Odiate l’amore, va bene, disprezzatelo e insegnatemi a imitarvi. Io voglio imparare a difendermi dal vostro fascino, a togliervi dal cuore. Non chiedo di essere amata ma, è vero, desidero di esserlo. Toglietemi questo desiderio:agite contro voi stesso.

ERMOCRATE Ecco, signora, il mio aiuto: non voglio affatto amarvi e la mia indifferenza vi guarisca. Mettete la parola fine a un discorso che è puro veleno per chi vi ascolta.

PHOCION Oh Dei! E tutto qui l’aiuto che mi date? Solo un po’ di indifferenza già prevista? Chi è

saggio non è tenuto ad aiutar gli altri?

ERMOCRATE Non lo sono affatto, signora.

PHOCION Lasciatemi almeno il tempo di trovarvi dei difetti e lasciatemi continuare.

ERMOCRATE (sempre turbato) Che mi dovete dire ancora?

PHOCION Aspasie è il mio nome e fu nella solitudine in cui vivevo, come voi, padrona di me stessa e di una discreta fortuna, ignorando l’amore che vi incontrai, mentre passeggiavate come me. Non sapevo chi foste, all’inizio, ma vedervi mi turbò Subito mi sembrò che il mio cuore intuisse Ermocrate.

ERMOCRATE No, non posso più sopportare questo racconto In nome della virtù che voi tanto amate, Aspasie, mettiamo fine al discorso. In breve, che volete?

PHOCION Le mie parole possono sembrare frivole, lo capisco; ma non lo è il mio desiderio di guarire dalla passione.

ERMOCRATE Debbo prima pensare a difendermi dalla mia. Per quanto solitario e selvaggio, ho anch’io degli occhi: voi avete del fascino e mi amate.

PHOCION Ho del fascino, dite? E voi, signore, avete paura di vederlo?

ERMOCRATE Non voglio neppure rischiare di aver paura.

PHOCION Se lo sfuggite è perché ne avete paura? Non mi amate ancora ma temete di amarmi: voi mi amerete, Ermocrate, non posso far a meno di sperarlo.

ERMOCRATE Voi mi turbate e se vi rispondessi, direi qualche sproposita Meglio il silenzio.

PHOCION Passeggiamo, allora; raggiungiamo Leontine. Mi direte più tardi se avete deciso di

Ospitarmi.

ERMOCRATE Andate, Aspasie, vi seguo.

Scena nona

Ermocrate, Dimas

ERMOCRATE Mi sono sentito sull’orlo di un baratro. Che partito devo prendere? Avvicinati, Dimas: vedi quel giovane straniero che si allontana? Ti incarico di seguirlo, osservare le sue azioni, di scoprire se cerca di parlare con Agis Hai capito? Ho sempre stimato la tua fedeltà: ora puoi darmene conferma, ubbidendomi precisamente.

DIMAS E tutto subito già fatto subito. Mo’ vado subito e poi torno subito a dirvi tutto il suo pensiero, subito.

ATTO II

Scena prima

Dimas, Arlecchino

DIMAS Troppe novità! Venite qua. Da quando sono arrivati questi arrivi nuovi nuovi, uno vecchio non può più parlare a voi. State sempre nascosto a confabulare con quello scimmietto arrivato nuovo nuovo!

ARLECCHINO E’ per educazione, amico mio. Ma ti voglio bene anche se sono preso dalle novità.

DIMAS Ma l’educazione coi nuovi mica vuol dire scostumatezza coi vecchi. Mannaccia! Il vino e la compagnia sono tutto un fascio d’erba. Più sono vecchi tutti e due e meglio è.

ARLECCHINO Questo sì che è un paragone da buongustaio. Lo festeggeremo con una bella bevuta a spese mie!

DIMAS Che coraggio che tenete; pare che i soldi vi piovono addosso! Ma stiamo sicuri che ci sono?

ARLECCHINO Non ti preoccupare.

DIMAS Cavolaccio! Siete una volpe bella fina fina ma accidenti sono anch’io bello furbetto!

AELLECCHINO E da quando sono diventato una volpe?

DIMAS E va bene, non sarete una volpe, eppure vi ho spiato, prima, quando contavate i soldi  fino fino.

ARLECCHINO Beccato! Così imparo a contare sempre i soldi!

DIMAS (a parte le prime parole) Mo’ finisci nella rete. Sentite, amico vecchio, ronzano tanti pensieri  nuovi nella cocuzza del padrone vecchio.

ARLECCHINO Anche lui mi avrà visto contare i miei soldi?

DIMAS  Puh! È molto peggio. Perché mi ha dato il comando di fare la volpe nascosta per fare una bella imboscata al vero  pensiero di quelle due persone. Onde per cui ci deve avere un bel dubbio su di essi e vuole toglierselo subito subito. Capito o no?

ARLECCHINO Mica tanto; ma, allora, amico mio, sto parlando con una volpe?

DIMAS Ssst! Non è la volpe il problema: l’unico problema problematico è che volete che ci dico a quel fanatico? Prima di tutto subito ci devo o non ci devo dire chi sono quelle persone. O no?

ARLECCHINO Assolutamente fratello; proprio no!

DIMAS Lasciatemi fare: solo da me dipende il segreto Io lo conosco e non lo dico.

ARLECCHINO Allora sai chi sono?

DIMAS Per la matosca se lo so! lo li conosco dalla radice ai rami!

ARLECCHINO Oh! Oh! Credevo di essere il solo a conoscerli.

DIMAS Voi? Ma per la matosca voi non sapete niente!

ARLECCHINO Come sarebbe!

DTMAS Troppo difficile, troppo impossibile

ARLECCHINO Ma sei scemo? A me l’hanno detto loro stesse.

DIMAS Che cosa?

ARLECCHINO Che erano donne.

DIMAS (stupito) Ma come? Sono donne!

ARLECCHINO Furbaccio; non lo sapevi allora?

DIMAS Cavolaccio, no; ma io trionfo!

ARLECCHINO Maledetto zotico volpe puzzolente!

DIMAS Sono donne! Subito subito mi metto a divertirmi

ARLECCHINO Sono stato proprio meschino!

DIMAS Quanto mi devo divertire a raccontarlo a tutti quanti!

ARLECCHINO Dimas, così mi uccidi, mi tagli la gola!

DIMAS Me ne frega assai della gola tua tua! Ah! Ah! Qua ci stanno delle donne che sganciano soldi e il giardiniere non vede niente, anche se le ha trovate nel suo proprio giardino. Altro che gola, qua ci vuole una punizione!

ARLECCHINO Amico mio, ti piacciono i soldi?

DIMAS Certo che mi piacciono! Ma dove stanno?

ARLECCHINO Ci penso io a trovarli con quelle signore, per farmi perdonare la mia stupidaggine. Te lo prometto.

DIMAS E va bene: la vostra stupidaggine non è a buon mercato, però.

ARLECCHINO Purtroppo è enorme, lo so bene.

DIMAS  Innanzi, avanti e prima di tutto intendo e pretendo che mi diciate la tresca tutta sana sana. Proprio così. Quanto avete ricevuto dalla dama? Voglio sapere dei pezzi grossi e di quelli piccoli! Voglio tutta la verità!

ARLECCHINO Mi ha dato venti monete d’oro.

DIMAS Venti monete d’oro! Ma sono una montagna di soldi! Come se ti avessero regalato un giardino bello grosso! Insomma: questa signora cosa va cercando?

ARLECCHINO Il cuore di Agis che si è preso il suo, mentre passeggiava.

DIMAS Be’, Perché non se lo va a riprendere?

ARLECCHINO Lei si è travestita così per prendersi di nascosto il cuore di Agis.

DIMAS E bravi! In tutto questo denaro che passa devo trovare quello per me. E il servetto è una servetta arraffona pure lei?

ARLECCHINO  Quella, veramente, me la terrei per me.

DIMAS Non vi arrischiate voi, che siete un apprendista; ma eccole che arrivano: fate scorrere l’oro.

Scena seconda

Arlecchino, Dimas,  Phocion, Hermidas.

HERMIDAS (a Phocion, parlando di Arlecchino) È con il    giardiniere: non gli si può parlare.

DIMAS (ad Arlecchino) Non tengono coraggio di avvicinarsi, ditegli che so tutto.

ARLECCHINO (a Phocion) Non preoccupatevi più, signora, perché sono un forno aperto!

PHOCION Con chi parli, Arlecchino?

ARLECCHINO Ho svelato il segreto. Mi ha fatto parlare con un trucco.

PHOCION Come, disgraziato? Gli hai detto tutto?

ARLECCHINO Non ho dimenticato neppure una sillaba!

PHOCION Oh, caspita!

DIMAS Io so che vi siete persa il cuore vostro, che andate cercando quello di Agis e so  pure dell’oro che avete dato a questo qua. L’unica cosa che ancora non so è quanto oro mi spetta a me.

PHOCION Corine, tutto è perduto!

HERMIDAS No, signora, su con la vita! Noi abbiamo bisogno di mano d’opera. Non c’è che da addomesticare anche il giardiniere. Non è vero Dimas?

DIMAS Sono d’accordo del tutto in tutto con la signorina.

HERMIDAS Bene, cosa volete?

DIMAS Basta comprarmi per quello che valgo.

ARLECCHINO ‘Sto mascalzone non vale un soldo!

PHOCION Se cerchi solo soldi non c’è problema. Comincia a prendere questi, e se starai zitto, ringrazierai tutta la vita il momento in cui mi hai incontrato.

DIMAS Conclusione, signora: eccomi venduto.

ARLECCHINO E io eccomi rovinato. Se non era per il mio forno aperto tutto l’oro sarebbe finito nelle mie tasche. Questo mascalzone lo comprate coi soldi miei.

PHOCION Vi arricchirò tutti e due. Ma veniamo al dunque: Ermocrate deve ancora decidere se ospitarmi o no. Arlecchino, non è che ti è scappato qualcosa anche con lui?

ARLECCHINO No, in fede mia, bella signora. Solo questo pescatore mi ha fatto abboccare.

DIMAS Per la matosca! Ora non dovete parlare più!

PHOCION  Se non hai detto niente, possiamo stare tranquilli. Lasciatemi lavorare fratello e sorella; Corine vi darà gli ordini.

HERMIDAS Riusciremo nell’impresa, non temete.

PHOCION Vedo Agis che arriva: svelti, ritiratevi e soprattutto attenti che Ermocrate non ci veda assieme.

Scena terza

Agis. Phocion

AGIS Cercavo proprio voi, Phocion, sono proprio inquieto. Ermocrate non vuol più ospitarvi: non si spiega in nessun modo e questo non mi piace per niente. Non gli ho parlato io è stata Leontine a sostenere le vostre ragioni. Ma caro amico, non vi scoraggiate. Anch’io mi gli parlerò e insieme ce la faremo

PHOCION Voi parlate così? Quindi vedermi vi fa piacere?

AGIS Quando voi non ci sarete più, qui rimarrà soltanto malinconia.

PHOCION  Anch’io se resto qui, è solo, per voi.

AGIS Il vostro cuore, allora, batte come il mio?

PHOCION Mille volte di più di quanto non riesca a dirvi!

AGIS Voi avete i primi frutti del mio cuore. È la prima volta che provo il piacere dell’amicizia, non me ne fate scoprire subito anche il dolore.

PHOCION E come potrei mangiare questi primi frutti con voi senza rimanere avvelenato io stesso?

AGIS Che dolce risposta! Ascoltate il resto: mi avevate detto che vederci per sempre dipendeva solo da me? Sentite quel che ho pensato.

PHOCION Son qui che vi ascolto!

AGIS Non posso andar via da qui e nemmeno spiegarvi perché. Voi, però, che siete padrone del vostro destino, rimanetemi a fianco finché non si decida il mio. Soffrirete la solitudine, è vero ma ci saremo insieme. Si può immaginare niente di più bello e virtuoso?

PHOCION Va bene, Agis, vi rimarrò accanto, lo  giuro. D’ora in poi potrò chiamare mondo solo quello abitato da voi.

AGIS Sono finalmente felice. Gli Dei mi hanno fatto nascere nella sfortuna ma ora mi mandano voi: è il segno che il loro umore verso di me è cambiato.

PHOCION Aspettate, Agis, anche in questo momento così dolce mi tormenta un dubbio. L’amore può travolgere l’amicizia: un amico non può niente contro un’innamorata.

AGIS Un’innamorata per me? Phocion, voglia il Cielo che voi siate lontano dall’amore come me! Voi non mi conoscete: io sono stato educato per difendermi dall’amore. Per amore la mia stirpe si è rovinata e, quando ci penso, odio le donne per le passioni che suscitano.

PHOCION (con aria grave) Come, Agis, odiate  tutte le donne?

AGIS E le fuggirò per tutta la vita.

PHOCION Questa confessione cambia tutto tra noi. Vi ho promesso di rimanere qui ma ora la lealtà me lo impedisce. Potreste un giorno farmi dei rimproveri. Parto, e vi restituisco la vostra amicizia.

AGIS Che discorso strano, Phocionl Che ho detto per farvi cambiare, così, di colpo?

PHOCION State tranquillo, Agis. Il dolore della fine di una amicizia lo proverò io soltanto.

AGIS  Io cessare di essere vostro amico?

PHOCION Voi siete sempre il mio, signore, ma io non sono più il vostro. Non sono che uno degli oggetti di questo odio di cui parlavate poc’anzi.

AGIS Come! Non siete Phocion?

PHOCION No, signore, quest’abito nasconde proprio quello che odiate: una donna! Il mio nome è Aspasie, sono l’unica superstite di un’illustre stirpe, perseguitata dalla principessa di Sparta. Lei vuole che io consegni la mia mano e i miei beni a un suo parente, che mi ama e che io odio. Per il mio rifiuto mi stava per far arrestare: non ho avuto altra scelta che la fuga e il travestimento. Ho pensato di rifugiarmi nel saggio isolamento di Ermocrate. Qui ho incontrato voi, e la vostra amicizia. Ve l’ho a tal punto ricambiata da raccontarvi il mio segreto, anche se la verità mi procurerà il vostro odio.

AGIS Sono confuso: non riesco a uscire da questo labirinto.

PHOCION Vi indicherò io l’uscita: addio. Ermocrate vuole che me ne vada, voi mi sopportate appena. La mia partenza  farà felici entrambi. Troverò alla fine un cuore più ospitale!

AGIS No, signora, fermatevi! Il vostro sesso è pericoloso, è vero ma gli sventurati meritano rispetto!

PHOCION  Voi mi odiate, signore!

AGIS Vi dico di no, Aspasie. Fermatevi: avete tutta la mia considerazione. I vostri dolori mi obbligano a parlare con Ermocrate.

PHOCION Non voglio la vostra pietà. Almeno il mio promesso sposo mi ama; forse farò meglio ad arrendermi.

AGIS Ve lo sconsiglio, signora. È necessario che cuore e mano si seguano. Ho sempre sentito dire che non c’è nulla di più triste di unirsi a chi non si ama. La vita diventa allora una valle di lacrime. Neppure nella virtù si trova conforto. Ma forse sentite di poter amare volentieri colui che vi propongono.

PHOCION No, signore. La mia fuga ne è una prova.

AGIS Può essere ancora peggio: forse il vostro amore è nascosto altrove.

PHOCION No, vi dico. Io vi rassomiglio. Il più forte sentimento che ho provato è l’amicizia per voi. Se mi lascerete la vostra non vi sarà posto per altri sentimenti.

AGIS  (con tono imbarazzato) Se è così, continuate a fuggire la principessa. Io sono sempre lo stesso.

PHOCION Dunque, mi amate ancora?

AGIS Sempre, signora, tanto più che non c’è niente da temere. Tra noi c’è sempre e solo amicizia!

PHOCION Signore, siete un amico ideale. Forse potreste essere anche un amante, ma non sta a me dirlo.

AGIS Amante, io? Vorrei non diventarlo mai!

PHOCION  Lasciamo stare quindi l’amore. Solo parlarne è pericoloso.

AGIS (un po’ confuso) Arriva un domestico. Forse Ermocrate vi cerca. Permettetemi di raggiungerlo.

Scena quarta          

Phocion, Arlecehino, Hermidas

ARLECCHINO Andiamo, signora Phocion, il vostro colloquio era ben sorvegliato. C’erano tre sentinelle.

HERMIDAS Ermocrate non si è visto, ma sua sorella vi cerca e ha l’aria triste. A quanto pare il filosofo non molla.

PHOCION Mollerà, mollerà! La forza del mio sesso deve pur vincere!

ARLECCHINO  E con Agis come va? Il suo cuore si sta sciogliendo?

PHOCION Ancora un paio di incontri ed è fatta!

HERMIDAS Davvero, signora?

PHOCION Certo, Corine. Tu sai i motivi del mio amore, che dovrà godere della fortuna degli Dei!

ARLECCHINO Anche il mio amore è molto onesto e sarà pure lui fortunato!

HERMIDAS  (ad Arlecchino) Zitto, arriva Leontine. Filiamocela.

PHOCION Hai spiegato ad Arlecchino cosa deve fare adesso?

HERMIDAS Sì, signora.

ARLECCHINO La mia bravura vi lascerà a bocca aperta.

Scena quinta           

Phocion, Leontine

PHOCION Vi stavo venendo a cercare, signora. So tutto: Ermocrate mi rifiuta e io sono sconvolto.

LEONTINE Sì, Phocion. Ermocrate si rifiuta di mantenere la sua parola. Non insistete ancora; non c’è più niente da fare.

PHOCION Niente più.. ?

LEONTINE No, il suo rifiuto richiama anche me alla ragione.

PHOCION E questo per voi sarebbe tornare alla ragione? Il mio amore mi ha quindi fatto sbagliare tutto? Sono stato sincero con voi,  mi sono precluso ogni via di scampo, ho sperato di esser corrisposto e voi mi ripagate dicendomi: andatevene? No, Leontine, non è possibile; non potete chiedermi questo.  Io abbandonarvi, e dove troverei la forza per farlo? Guardate come sono ridotto; vi amo, voi mi avete ispirato tanta passione e che fate ora? Mi scacciate? Ah, Leontine! Chiedete la mia vita, strappatemi il cuore, sono tutti vostri, ma non chiedetemi delle cose impossibili!

LEONTINE Che emozioni palpitanti! Mai ho desiderato tanto la vostra partenza. Cosa succederebbe al mio cuore, travolto dallo slancio del vostro? Come potrei fermare questa folla di parole d’amore che vi scappano dalla bocca? Sarei condannata a resistere, resistere, resistere, senza vincere mai? No, Phocion. Voi volete ispirarmi amore e non dolore. Io invece proverei solo questo e quindi ritiratevi, vi prego, e lasciatemi in pace.

PHOCION Di grazia, Leontine, abbiate almeno pietà di me; la sola idea di partire mi sconvolge non potrei sopravvivere a tanto dolore.

LEONTINE Il vostro dolore mi costringerebbe ad amarvi? Che prepotenza è questa?

PHOCION Allora mi odiate?

LEONTINE Dovrei farlo.

PHOCION Insomma, forse il vostro cuore vi spinge verso di me?

LEONTINE Non voglio neanche ascoltarlo.

PHOCION Io non smetterò di inseguirlo.

LEONTINE Zitto, arriva qualcuno.

Scena sesta

Phocion, Leontine, Arlecchino

(Arlecchino si mette tra loro senza parlare)

PHOCION Che fa qui questo domestico, signora?

ARLECCHINO Il signor Ermocrate mi ha ordinato di controllarvi perché non vi conosce affatto.

PHOCION  Se sono con la signora non ho certo bisogno di un ficcanaso come te. (a Leontine) Ditegli di ritirarsi, signora, vi prego!

LEONTINE Meglio piuttosto che me ne vada io.

PHOCION (piano, a Leontine) Se ve ne andate senza promettermi il vostro aiuto non rispondo più di me!

LEONTINE (turbata) Ah! Vattene,Arlecchino; non serve che resti.

ARLECCHINO Serve molto più di quel che credete, signora; voi non sapete con chi avete a che fare: questo signore non cerca filosofia, ma giovani filosofe.

LEONTINE (facendo cenno a Phocion) Che vuoi  dire, Arlecchino? Stai scherzando?

ARLECCHINO No, no, quando mai! Ascoltate signora: poco fa è venuto Il suo servitore, che è anche lui un bel furbetto, e mi fa: — Ebbene, come va? Vogliamo fare amicizia? — Certo, con tutto il cuore. — Quanto siete fortunati a vivere qui! — Abbastanza. — Che brava gente i vostri padroni. — Ammirevoli. — Quanto è piacevole la vostra padrona. — Oh, divina! — E, ditemi, ha avuto amanti? — Tanti quanti ne ha voluti. — E ne avrà ancora? — Tanti quanti ne vorrà. — Ha voglia di sposarsi? — Non mi viene certo a raccontare i fatti suoi — Resterà signorina? — Non ne so niente. — Viene a trovarla qualcuno o non viene nessuno? — Di tanto in tanto...  E il vostro padrone ne è innamorato? — Sapeste! Ha perso la testa. Noi restiamo qui solo per conquistarla, perché lei ci sposi; noi abbiamo ricchezze e passioni per dieci matrimoni.

PHOCION Vuoi stare zitto?

ARLECCHINO Vedete come si turba? È un pozzo di turbamenti senza fine.

LEONTINE Signor. Phocion, Hermidas si è divertito a scherzare, non è vero? (ad Arlecchino) Phocion non risponde.

ARLECCHINO Ahi, ahi, vi manca il fiato, cara padrona. Il vostro cuore sta per essere conquistato; meglio far venire subito in aiuto il signor Ermocrate.

LEONTINE Smettila, Arlecchino, dove vai? Non voglio che Ermocrate sappia che qualcuno mi parla d’amore.

APLECCHINO Ah! Visto che il briccone è amico vostro, allora è inutile chiedere aiuto. Che la filosofia si adatti. Anche sposandosi ci sarà posto per lei. Il mestiere di brava moglie non è mica da buttar via. Addio, signora. Non dimenticate la discrezione del vostro piccolo servitore che vi fa tanti auguri e non dirà una parola.

PHOCION Vai, ci penso io a pagare il tuo silenzio.

LEONTINE Dove sono? Tutto questo mi pare un sogno. Guardate a cosa mi esponete! Ma arriva ancora qualcun altro!

Scena settima

Phocion, Leontine, Hermidas

HERMIDAS (portando un ritratto che dà a Phocion) Ecco quel che mi avevate chiesto, signore. Vedete se vi piace. Certo sarebbe stato meglio se avessi lavorato dal vero.

PHOCION Perché me lo porti davanti alla signora? Comunque vediamo: sì, i tratti sono quelli, vi ritrovo tutta la sua eleganza e il fuoco dei suoi occhi. Mi sembra, però, che quelli veri siano ancora più vivi.

LEONTINE A quanto pare parlate di un ritratto, signore.

PHOCION  Proprio Così!

HERMIDAS Restituitemelo; cercherò di seguire i vostri consigli.

(Esce)

LEONTINE Si può vedere questo ritratto?

PHOCION Non è ancora finito, signora.

LEONTINE Oh, avrete senz’altro le vostre ragioni per non mostrarmelo. Non insisto.

PHOCION Eccolo, signora. Vi prego di ridarmelo subito.

LEONTINE Ma questo è il mio ritratto!

PHOCION Vi voglio sempre davanti agli occhi. Anche l’assenza di un attimo è per me dolorosa. Questo ritratto lenirà le mie pene. Ma non me lo rendete!

LEONTINE E non dovrei farlo; ma tutto questo amore me ne toglie il coraggio.

PHOCION E non fa nascere un po’ d’amore anche in voi?

LEONTINE (sospirando) Non volevo nessun amore  ma forse ora non riuscirò più a fermarlo.

PHOCION Quanta gioia mi date!

LEONTINE E’ già stabilito che vi amerò?

PHOCION Non promettetemi il vostro cuore. Ditemi che ce l’ho già!

LEONTINE (sempre turbata,) Direi solamente la verità, Phocion!

PHOCION Rimarrò, quindi, e voi parlerete a  Ermocrate.

LEONTINE Per forza, per arrendermi alla nostra unione.

PHOCION Silenzio, ora. Vedo Dimas che arriva.

LEONTINE Nessuno mi deve vedere in questo stato. Addio, Phocion; vi porterò il consenso di mio fratello.

(Esce)

Scena ottava

Dimas, Phocion

DIMAS Il capo filosofo è nel suo studio tutto sognante. Lasciateci campo libero, che me lo devo coltivare  per voi!

PHOCION Va bene, Dimas, attenderò tue notizie e mi raccomando!

……………………………………..intervallo…………………………………………

Scena nona

Ennocrate, Dimas

ERMOCRATE Non hai visto Phocion?

DIMAS No, però io sto per farvi una relazione precisa precisa.

ERMOCRATE Bene, hai scoperto qualcosa? Sta spesso con Agis? Cerca di incontrarlo?

DIMAS Oh no, in fede mia. Ci ha altri pensieri che frullano in testa.

ERMOCRATE (a parte le prime parole) Quest’inizio è preoccupante. Che vuoi dire?

DIMAS Che voi tenete qualità assai e uno si deve accorgere per forza della vostra presenza, sapienza e scienza.

ERMOCRATE Come mai tutto quest’entusiasmo?

DIMAS E’ che paragono la vostra faccia a ciò che succede; è che succedono un sacco di cose mirabolanti e che aiutano a capire il significato della rarità della vostra persona; è che si muore, si sospira: Cielo, si dice “quanto amo quel caro uomo, quest’uomo piacevole.”

ERMOCRATE Non so di chi parli

DIMAS - Di voi parlo, insomma; e di un ragazzo che invece è una ragazza.

ERMOCRATE Io non vedo ragazze qui.

DIMAS Insomma, avete presente Phocion? Quello di maschio tiene solo il vestito e tutto il resto è femmina!

ERMOCRATE Che mi dici mai?!

DIMAS E quanto è fascinosa, cavoletti belli Siete fortunato, voi, perché sapete dove finirà  tutto questo fascino ? Io l’ho sentito parlare..! diceva che si conserva per l’uomo più mortale… no, no, mi confondo, per il mortale più perfetto che c’è tra tutti i mortali di tutti gli uomini che si chiama Ermocrate.

ERMOCRATE Chi, io?

DIMAS Non ho finito.

ERMOCRATE Cosa mi dirà ancora?

DIMAS Mentre io mi davo da fare per obbedirvi chi ti becco al passeggio nel bosco? Lui, con quel servitorello bello che è un trucchello anch’ello! Io, torno torno e cacchio cacchio, mi nascondo e li sento che parlano. Phocion attacca:— Non c’è niente da fare per me, Corine: l’amo troppo quell’uomo, non so più cosa sono, cosa faccio. — Signora, ma siete così bella! — A che mi serve questa bellezza se lui sta per scacciarrni? — Pazienza, signora. — Ma ora dov’è? Cosa fa con la sua saggezza

ERMOCRATE (emozionato,) Smettila, Dimas.      

DIMAS Ho finito: - Ma che vi dice, quando siete soli, signora? — Mi rimprovera e io ci resto male. Mi dice sempre che lui è saggio. E sono saggia pure io. Io vi compiango, fa lui. Eccomi sistemata; rispondo io. Insomma, non vi vergognate? Mi fa lui. E che me ne faccio della vergogna, dico io. E la vostra virtù, signora? E il mio tormento, signore? Non si potrebbero sposare queste virtù?

ERMOCRATE Basta, Dirnas, smettila!

DIMAS Secondo me dovete guarire questo ragazzo bello bello e lo potete fare solo ammalandovi per lei. Poi ve la pigliate per sposa e così non restate zitello, che un nome tanto bello non può finire sotto terra! Ma parlando parlando, amoreggiando amoreggiando, non mi potreste raccomandare alla cameriera che mi fa smettere anche a me di essere zitello dato che so tutte queste cose?

ERMOCRATE (le prime parole a parte) Ci mancava solo questo! Dimas, sii discreto, mi raccomando. Sarebbe molto seccante se la cosa diventasse pubblica. Io vado a sistemare tutto, mandandola via….. Ah!

Scena decima

Phocion, Dimas

PHOCION Allora, Dimas, che pensa Ermocrate?

DIMAS Lui? Vuole tenervi.

PHOCION Bene!

DIMAS E insieme vuole mandarvi via.

PHOCION Non capisco più.

DIMAS E’ perché non si capisce più neanche lui stesso. L’ultima sua parola è stata Ouff! Di tutta la sua filosofia non è rimasto neanche un funghetto!

PHOCION Siamo all’assalto finale. Con un ritratto ho spazzato via gli scrupoli della sorella, ma ne ho un altro per il fratello. Non ho neppure bisogno di cambiare strategia. Piuttosto: Agis da quando gli ho detto chi sono, mi evita. Prima stava parlando con Corine; forse mi cerca?

DIMAS Tombola! Eccolo che arriva! Però signora tenete sempre in mente che la mia fortuna viene alla fine della storia.

PHOCION Stai tranquillo

DIMAS Grazie, assai assai.

Scena undicesima

Phocion, Agis

AGIS Come, Aspasie, mi sfuggite?

PHOCION E’ che mi sono accorta che mi sfuggivate anche voi

AGIS E’ vero. Ero preso da un’ inquietudine che ancora perdura.

PHOCION Si può sapere qual’è?

AGIS C’è una persona che amo; anzi, non so se è amicizia o amore. In queste cose sono un

principiante e venivo a chiedervi un aiuto.

PHOCION Credo di conoscere questa persona.

AGIS Non è difficile da capire. Prima del vostro arrivo, non conoscevo l’amore.

PHOCION E dal mio arrivo, non avete visto altri che me.

AGIS La conclusione è facile.

PHOCION Certo: sono io.

AGIS Sì, siete voi Aspasie, e vi domando che mi succede

PHOCION Non ne ho idea. Ditemi voi cosa succede a me. Perché amo anch’io e mi trovo nel vostro stesso tormento.

AGIS E per chi, Aspasie?

PHOCION  Per chi? Non ci arrivate da solo?

AGIS E vero: anche voi non conoscevate amore prima di arrivare qui.

PHOCION Sono cambiata e non ho visto che voi. Più chiaro di così!

AGIS E’ dunque per me che il vostro cuore è in pena?

PHOCION Certo ma con ciò niente è ancora chiaro. Noi ci amavamo anche prima di questi tormenti. Ora il nostro amore è uguale o la passione lo ha cambiato? Questo è il problema.

AGIS Forse se ci raccontiamo ciò che proviamo, capiremo di più.

PHOCION Vediamo, allora. Evitarmi vi fa star male?

AGIS Malissimo.

PHOCION Non è un buon inizio. Mi sfuggite perché avete paura del vostro amore?

AGIS Sì, proprio così. Sapete guardarmi dentro a meraviglia!

PHOCION Sì, proprio così. Vi avverto che anche i vostri occhi non promettono niente di buono e il vostro cuore può solo peggiorare.

AGIS I miei occhi vi guardano con grande piacere, un piacere che si trasforma in emozione.

PHOCION  Allora è amore. E’ inutile interrogarvi ulteriormente.

AGIS Darei la mia vita per voi. Anche mille, se ne avessi!

PHOCION  Prova su prova. Amore negli sguardi, amore nelle parole, amore nella passione! Amore più amore che mai!

AGIS Un amore unico, forse! Io, però, vi ho detto quello che succede nel mio cuore, posso sapere del vostro?

PHOCION Piano, Agis. Una donna parla delle sue amicizie in abbondanza, ma del suo amore mai. D’altra parte siete già troppo dolce e troppo imbarazzato dalla vostra dolcezza, che se dicessi il mio segreto sarebbe ancora peggio.

AGIS Avete osservato i miei occhi. Anche dai vostri non sembrate insensibile.

PHOCION Dei miei occhi non rispondo. Possono anche dirvi che vi amo. L’hanno detto loro, non io.

AGIS In quale abisso di passione mi lanciate! I vostri sentimenti somigliano ai miei!

PHOCION Sì, è vero; l’avete capito. Ma amare non è tutto, bisogna avere la libertà di dirselo e mettersi nella condizione dirselo sempre. Voi siete governato da Ermocrate.

AGIS Lo rispetto e l’amo. Ma nessuno può governare la passione di un altro. Devo comunque parlargli per non farvi congedare oggi stesso. Noi abbiamo bisogno di tempo...

DIMAS (appare in fondo scena senza avvicinarsi e canta per avvisarli) Tara rata ta!

PHOCION Bene, Agis. Precipitatevi da lui. E poi ritroviamoci subito. Ho un sacco di cose da dirvi.

AGIS Anch’io.

PHOCION Andate, quando ci vedono insieme mi viene sempre paura che scoprano chi sono. Addio!

Scena dodicesima

Dimas, Phocion, Ermocrate

DIMAS (parlando rapidamente a Phocion) Ha fatto ben bene ad andarsene. Ecco il geloso che arriva!

(Esce)

PHOCION Vi manifestate, alla fine, Ermocrate! Per farmi guarire dalla mia passione avete pensato di curarmi con la vostra assenza? Non è un rimedio molto originale e mi renderà solo più triste.

ERMOCRATE Sono stato trattenuto, Aspasie, ma ormai il problema non è più la vostra passione ma la vostra reputazione. Dimas sa chi siete. Vi dirò di più: conosce anche i segreti del vostro cuore: vi ha spiato. Non possiamo fidarci della discrezione di uomo come quello. Dovete andarvene: il vostro buon nome è in pericolo.

PHOCION Andarmene, signore? Il saggio Ermocrate abbandona così una ragazza con l’animo sconvolto? Qual è stato il vostro aiuto illuminato?

ERMOCRATE Ecco la cura per il vostro dolore. Mi avete amato come uomo saggio, ma non lo sono affatto. La mia virtù dovrebbe garantire anche la vostra pace. Invece, sapete perché vi congedo? Perché ho paura che la vostra passione rovini la mia reputazione. Non mi preoccupo di essere virtuoso, ma di sembrarlo. Sono solo un vanitoso, un superbo, che tiene più a mettersi in mostra che a riflettere! Ecco chi è veramente l’uomo che amate!

PHOCION Non l’ho mai amato tanto!

ERMOCRATE Ma come?

PHOCION Ah, signore, non sapete inventare niente di meglio contro il mio amore? Voi descrivete i vostri vizi con coraggio spietato. Dite di non essere saggio e mi sconvolgete con la lucida analisi del filosofo!

ERMOCRATE Aspettate, signora! Voi mi credete superiore alle passioni che l’amore induce nel cuore degli altri uomini? Ebbene, io vi dico di aver provato la perversione più sfrenata, i tremori più angosciosi, i desideri più volgari! Vi sembra questo l’eccezionale Ermocrate? Cambiatemi con un uomo qualunque. Sarà sempre meglio di me!

PHOCION Se gli dei potessero essere deboli sarebbero come voi. Mai vi ho visto più grande e degno del mio amore! Voi mi parlate del mio buon nome? Diventerà glorioso, per aver suscitato in un uomo come voi sentimenti così intensi. No, signore, non voglio più essere guarita dalla mia passione, ma confonderla con quella che mi avete appena confessato. lo intravedo già la felicità che mi garantite!

ERMOCRATE Mi resta una cosa ancora da dirvi e ho finito. Rivelerò il vostro segreto; disonorerò l’uomo che ammirate e se non partirete, il suo disonore ricadrà su di voi.

PHOCION Bene, signore, parto. Ma sono sicura della mia vendetta. Il vostro cuore innamorato la sta preparando per me. Coraggio, fuggite un amore che poteva far dolce la vostra vita e che rovinerà la mia. Godetevi pure la vostra saggezza solitaria, il mio strazio tormenterà per sempre la vostra coscienza. Vi ho chiesto aiuto contro il mio amore e voi come avete risposto? Confessandomi che mi amate anche voi! E ora mi scacciate, proprio ora che la vostra confessione ha raddoppiato la mia tenerezza! Gli Dei condanneranno la vostra arida saggezza, conservata a spese di un giovane cuore che avete ingannato, tradito nella fiducia, offeso nella virtù, un cuore vittima della gelida ferocia della vostra filosofia!

ERMOCRATE Moderate le vostre grida, signora: arriva qualcuno.

PHOCION Prima mi gettate nella disperazione e poi pretendete il silenzio!

ERMOCRATE Sento per voi più tenerezza di quel che credete, ma non fate scandali!

Scena tredicesima

Arlecchino, Hermidas, Phocion, Ermocrate

HERMIDAS (inseguendo Arlecchino) Su, restituitemelo! Con che diritto lo volete tenere? Come vi permettete?

ARLECCHINO Ah, no la mia fedeltà è tutta per il mio padrone! debbo avvertirlo!

ERMOCRATE (ad Arlecchino) Cos’è questo chiasso? Che succede? Che vuole Hermidas da te?

ARLECCHINO Ho scoperto un pasticcio, signor Ermocrate, è un affare serio, che conoscono solo questi due e il diavolo. Bisogna capire che c’è sotto.

ERMOCRATE Che vuoi dire?

ARLECCHINO Poco fa trovo il ragazzetto seduto in un angolo con l’aria di uno che scrive. Stava lì,pensieroso, e teneva vicino una conchiglia con dentro tanti colori. Mi sono avvicinato per leggere questa lettera multicolori e che cosa ho scoperto? Che non stava scrivendo né parole né lettere, ma un viso. E qual era il viso che stava scrivendo? Il vostro, signor Ermocrate.

ERMOCRATE Il mio?!

ARLECCHINO Esattamente. Oddio, non era proprio uguale, tutto era più piccolo. Il vostro naso vero, per esempio, non sarebbe entrato dentro la miniatura. Ora io mi chiedo: la legge permette tutti questi rimpicciolimenti? Ecco, guardate come siete diventato piccolo. (gli dà il ritratto)

ERMOCRATE Hai fatto bene, Arlecchino, bravo. Vai pure adesso. Mi occuperò io della cosa.

ARLECCHINO E non dimenticate di farvi restituire i due terzi della vostra faccia!

Scena quattordicesima            

Ermocrate, Phocion, Hermidas

ERMOCRATE Ebbene? Perché questo dipinto?

HERMIDAS Per una ragione molto semplice, signore: ero felice di avere il ritratto di un uomo così illustre e poterlo mostrare agli altri

ERMOCRATE  Mi fate troppo onore.

HERMIDAS E d’altra parte, sapevo che questo ritratto avrebbe fatto felice una persona che non aveva il coraggio di chiedervelo

ERMOCRATE E chi è questa persona?

HERMIDAS Signore.!!

PHOCION Zitta, Corine.

ERMOCRATE Che sento, Aspasia, cosa dite?

PHOCION Non chiedete niente di più, Ermocrate, fatemi la grazia di ignorare il resto.

ERMOCRATE Come posso, proprio ora, fare l’indifferente?

PHOCION Basta, mi fate arrossire

ERMOCRATE Quello che vedo mi pare incredibile.

PHOCION Non ce la faccio più!

ERMOCRATE Neppure io.

PHOCION Ah, Corine, perché vi siete fatta scoprire?

ERMOCRATE Voi trionfate Aspasia; avete vinto, mi arrendo

PHOCION Se è così, vi perdono la confusione in cui mi getta la mia vittoria.

ERMOCRATE Riprendete questo ritratto, signora. È vostro.

PHOCION No, non lo riprenderò se non sarà il vostro cuore a darmelo.

ERMOCRATE Non c’è motivo di non prenderlo.    

PHOCION (tirando fuori il suo. glielo dà) A questo punto dovreste desiderare il mio ritratto; fatemi vedere quanto vi è caro.

ERMOCRATE (lo avvicina alle labbra) Sono abbastanza umiliato? Come vedete, non vi rifiuto più nulla.

HERMIDAS Il ritratto è incompiuto. Se il signor Ermocrate me lo concede, ci metto un attimo.

PHOCION Dato che siamo soli e non si tratta che di un istante vi prego di non rifiutarmelo.

ERMOCRATE Non arriviamo fino a questo, Aspasie, vi prego. Qualcuno potrebbe sorprenderci.

PHOCION Questo è l’istante nel quale trionfo, voi dite. Non lasciamolo perdere, è prezioso: I vostri occhi mi guardano con una tenerezza che deve essere immortalata. Voi non

      potete vedere il vostro incomparabile sguardo. Finisci, Corine, finisci.

HERMIDAS Vi prego, signore, giratevi un poco. Degnatevi di guardarmi!

ERMOCRATE Oh! Cielo. Come sono ridotto!

PHOCION Il vostro cuore arrossisce dei regali che fa al mio?

HERMIDAS Alzate un po’ la testa, signore.

ERMOCRATE Devo fare anche questo, Aspasie?

HERMIDAS Giratevi un po’ a destra.

ERMOCRATE Basta, arriva Agis. Hermidas andate via.

 (Hermidas esce)

Scena quindicesima

Ermocrate, Agis, Phocion

AGIS Signore, sono qui per pregarvi di lasciarci Phocion ancora un po’; ma mi auguro che siate già d’accordo e che sia inutile parlarvene.

ERMOCRATE (con tono inquieto) Voi dunque desiderate che Phocion resti?

AGIS Ve lo confesso: la sua partenza mi renderebbe molto triste e invece nulla può farmi più felice di vederlo restare con noi. Non si può conoscerlo senza stimarlo e l’amicizia segue subito la stima.

ERMOCRATE Non sapevo che foste già così attratti l’uno dall’altro.

PHOCION I nostri incontri in effetti, sono stati rari.

AGIS Forse ho interrotto un vostro discorso e perciò siete così distanti. Meglio che io mi ritiri.

Scena sedicesima

Phocion, Ermocrate

ERMOCRATE Che significa quest’atteggiamento di Agis? Non so cosa pensare. Da quando è con me non l’ho mai visto tanto interessato a qualcuno. Non gli avete per caso detto chi siete?

Non mi state ingannando?

PHOCION Ah, signore, voi mi riempite di gioia! Mi  avevate detto di essere geloso ma è diverso il piacere di vedere coi miei occhi la vostra gelosia. Il mio cuore vi è grato dei vostri sospetti. Ermocrate è geloso, mi vuole bene, mi adora! È ingiusto verso di me, ma per amore! Sono felice così. Tuttavia devo discolparmi. Agis non è ancora troppo lontano; richiamatelo, signore. Anzi, andrò io stesso a parlarci e vedrete se mérito i vostri sospetti.

ERMOCRATE No, Aspasie, riconosco il mio errore, la vostra franchezza mi rassicura; non chiamate Agis, non c’è bisogno, mi arrendo. Adesso concedetemi un po’ di tempo: debbo andare a preparare tutto prima di far sapere  che vi amo.

PHOCION Va bene. Arriva vostra sorella: vi lascio con lei. (a parte) La sua debolezza mi fa pietà.. O        Celo! Perdona i miei trucchi!

(Esce)

Scena diciassettesima     

Ermocrate, Leontine

LEONTINE Eccovi qua, fratello. Ho chiesto di voi a tutti.

ERMOCRATE Che volete da me, sorella?

LEONTINE A che punto siete con Phocion? Volete sempre mandarlo via? Mi ha dimostrato poco fa tanta stima per voi, con parole cosi belle, che gli   ho promesso di ottenere il vostro consenso. Gli ho dato la mia parola; rimarrà per poco, non vale la pena di smentirmi.

ERMOCRATE No, Leontine, sapete quanto tengo a voi. Visto che avete dato la vostra parola, non intervengo più. Resterà tutto il tempo che vorrà, sorella mia.

LEONTINE Grazie della vostra condiscendenza, fratello; in verità Phocion se la merita tutta.

ERMOCRATE Sento nell’animo tutto il suo valore!

LEONTINE Tra l’altro è una distrazione anche per la solitudine di Agis che fa male alla sua età!

ERMOCRATE Fa male qualche volta a ogni età.

LEOTINE Avete ragione, anch’io ho dei momenti di tristezza qui da noi e mi annoio spesso. Finalmente ho il coraggio di dirvelo.

ERMOCRATE Perché dite coraggio? Chi non si annoierebbe qui? Noi siamo nati per vivere insieme agli altri.

LEONTINE Ascoltatemi. Non si sa a cosa si va incontro quando ci si confina in un ritiro. E noi siamo stati molto rapidi nel prendere questa decisione.

ERMOCRATE Eh, sorella mia: è un bel po’ di tempo che ci penso.

LEONTINE Possiamo ancora rimediare. Niente è perduto!

ERMOCRATE Oh! Certamente!

LEONTINE Siete ancora giovane, non vi mancheranno le occasioni!

ERMOCRATE Anch’io non mi preoccupo per voi che siete più giovane e attraente di me.

LEONTINE Pochi ragazzi vi reggono il passo e il dono del vostro cuore non sarà trascurato.

ERMOCRATE Anche a voi lo offriranno prima ancora di aver il vostro.

LEONTINE Quindi non sareste stupito se io vi dicessi che ho qualche interesse?

ERMOCRATE  Sono sempre stato stupito che non ne aveste.

LEONTINE Se parlate così dovreste averne anche voi!

ERMOCRATE Eh, chissà? Forse ne avrò!

LEONTINE Ne sarei felice, Ermocrate. In definitiva sono stati gli dei a inventare il matrimonio; chi siamo noi per contraddirli? Credo che un marito ben valga un eremita. Pensateci, e la prossima volta ne riparleremo. Addio.     

ERMOCRATE Sbrigo qualche faccenda e vi raggiungo (a parte) A quel che vedo Leontine e io siamo ben    combinati tutti e due. Non so chi abbia in mente, forse qualcuno giovane come Aspasie. Siamo deboli, ma dobbiamo seguire il nostro destino!

Fine atto II


ATTO III

Scena prima

Phocion, Hermidas

PHOCION Va tutto alla grande, Corine, ho la vittoria in tasca. Mi manca solo un ultimo incontro con Agis. Anche lui lo desidera quanto me, eppure non riusciamo a parlarci. Ermocrate e sua sorella si sono talmente innamorati che sono diventati un’ossessione. Vogliono sposarmi In segreto tutti e due e non sai quante ridicole precauzioni hanno preso per i loro matrimoni! È incredibile quanto diventino matti questi presunti saggi quando si innamorano! Mi tocca pure assecondarli perché con Agis non è finita. Mi ama teneramente come Aspasie: e se come Leonide mi odiasse?

HERMIDAS No signora, andate tranquilla fino in fondo. Dopo quello che ha fatto Leonide merita più amore di Aspasie.

PHOCION  Lo spero anch’io, ma la sua famiglia è stata uccisa dalla mia.

HERMIDAS Vostro padre ha ereditato il trono, non l’ha usurpato.

PHOCION  Che ti devo dire? Amo e ho paura. Comunque continuerò a combattere fiduciosa nella vittoria. Ma dimmi, hai fatto portare le mie lettere al castello?

HERMIDAS Sì, signora. La distanza col castello è breve. Avremo presto notizie. Ma che cosa avete ordinato con quelle lettere al vostro luogotenente?

PHOCION Gli dico di venire subito qui con le guardie e in pompa magna. Voglio che Agis esca da qui soltanto da principe. Tu vatti a mettere di vedetta e quando arriva il mio seguito, corri ad avvertirmi. Vai, concludi alla grande la tua missione.

HERMIDAS Scappo. Ma non vi siete ancora liberata di Leontine: eccola che vi cerca.

Scena seconda

Lcontine, Phocion

LEONTINE Ho una parola da dirvi, Phocion mio caro. TI dado è tratto: le nostre pene stanno per finire.

PHOCION Sì, grazie al Cielo.

LEONTINE Posso decidere liberamente! Saremo uniti per sempre! Vi ho detto però che non voglio dare spettacolo qui. Invece di andarcene insieme non sarebbe meglio che io vi anticipassi e vi aspettassi in città?

PHOCION Certo, ben detto!

LEONTINE Vado subito a prepararmi e tra due ore sarò già lontana. Ma, mio dolce Phocion, sbrigatevi a seguirmi.

PHOCION Andate avanti voi che io vengo subito!

LEONTINE Quanto dovete amarmi.

PHOCION So che il vostro amore è impagabile. Ma non prendetevi gioco di me!

LEONTINE Solo voi al mondo potevate spingermi al passo che sto per fare!

PHOCION E un passo innocente e non rischiate nulla, Ora però sbrigatevi!

LEONTINE La vostra furia è eccitante. Spero che duri per sempre!

PHOCION Che alla mia fretta corrisponda la vostra. Questa lentezza comincia a spazientirmi.

LEONTINE Vi confesso che qualche volta mi prende ancora un attimo di tristezza.

PHOCION Vi pare il momento della tristezza? Io non sento che gioia.

LEONTINE Non innervositevi: vado via subito. Arriva mio fratello e non è certo il momento più adatto per incontrarlo!

PHOCION Ancora questo fratello. Non se ne può più

Scena terza

Ermocrate, Phocion

PHOCION Allora, Ermocrate, non state preparando i bagagli?

ERMOCRATE Ah, adorabile Aspasie, sapeste quanto sono combattuto!

PHOCION Ah! Sapeste quanto sono stanca di combattere con voi! Cosa c’è ancora? Non si è mai sicuri di nulla con voi.

ERMOCRATE Perdonate queste ansie ad un uomo il cui cuore aveva promesso più forza.

PHOCION Il vostro cuore vi gioca dei brutti scherzi Ermocrate. Agitatevi quanto volete ma sbrigatevi a partire, visto che non vi volete sposare qui.

ERMOCRATE Ah!

PHOCION Questo sospiro non farà partire nessuno.

ERMOCRATE Mi resta ancora una cosa da dirvi e mi imbarazza molto.

PHOCION C’è sempre qualcosa che resta. Non finite mai niente!

ERMOCRATE Vi confiderò tutto. Vi ho dato il mio cuore e quindi non ho più niente da nascondervi.

PHOCION E allora?

ERMOCRATE Ho educato Agis da quando aveva otto anni. Non posso lasciarlo così da un momento all’altro. Permettete che resti con noi  per un po’.

PHOCION E  chi sarà mai?

ERMOCRATE Le nostre vite stanno per diventare una sola. È bene che sappiate un grande segreto. Avete sentito parlare del Principe Cleomene? Agis è suo figlio, salvato dalla prigione quando era piccolissimo.

PHOCION Raccontatemi tutto.

ERMOCRATE Lo devo nascondere con cura. È braccato dalle guardie della principessa che gli dà la caccia e respira solo la sua morte

PHOCION Eppure ha fama di donna giusta e generosa.

ERMOCRATE Non mi fiderei molto. Il suo sangue non è né l’uno né l’altro.

PHOCION Sì dice che sposerebbe Agis, se lo conoscesse. Tanto più che hanno la stessa età.

ERMOCRATE Quand’anche fosse, il giusto odio di Agis lo impedirebbe.

PHOCION La filosofia non insegna che il perdono vale più dell’odio? Oltretutto la principessa non ha commesso alcun male.

ERMOCRATE Il prezzo di questo perdono è un trono che già gli spetta. Non ne vale quindi la pena.

PHOCION Agis dovrebbe essere contento!

ERMOCRATE Non resterà a lungo con noi. I nostri amici stanno preparando una sommossa contro la principessa. Egli si unirà a loro. Stanno per accadere grandi cambiamenti!

PHOCION La principessa sarà eliminata?

ERMOCRATE Lei è solo l’erede dei colpevoli. Agis dovrebbe cancellare il sangue con altro sangue. Non è nella sua natura. Gli basterà sconfiggerla.

PHOCION Ora mi avete detta tutto. Andate a prepararvi!

ERMOCRATE Addio, Aspasie, tra poche ore non sarò più qui.

Scena quarta

Phocion, Arlecchino, Dimas

PHOCION Finalmente sono sola! Sono sicura che anche Agis vuole parlarmi. L’odio per me a cui l’hanno educato mi fa tremare. Ma che vogliono ora questi altri due?

ARLECCHINO Servo vostro, signora.

DIMAS Io vi salutiamo, signora.

PHOCION Fate piano!

DIMAS Non vi preoceupate di niente. Io siamo soli soli.

PHOCION Che volete da me?

ARLECCHINO Una sciocchezzina!

DIMAS Sì, io veniamo qui per regolare i nostri conti, solo solo.

ARLECCHINO Per vedere di metterci d’accordo.

PHOCION Come sarebbe? Sbrigatevi ché ho fretta.

DIMAS insomma, come dice quest’altro, abbiamo fatto un buon lavoro?

PHOCION Sì, mi avete servito bene tutti e due.

DIMAS E i fatti vostri vostri a che punto stanno?

PHOCION Devo solo dire una parola ad Agis. che mi aspetta.

ARLECCHINO  Allora, visto che vi aspetta non c’è tutta questa fretta!

DIMAS Parliamo d’affari. Abbiamo venduto fumo che è una meraviglia. Ne abbiamo fatte di cotte e di crude.

ARLECCHINO Chi è più briccone di noi?

DIMAS Ci siamo fatti un soffocamento di coscienza difficile difficile e che merita assai assai.

ARLECCHINO Prima eravate un ragazzo e “questo non era vero”; poi eravate una ragazza e “noi non ne sapevamo niente”.

DIMAS Amori prima per questo e poi per quello. Io abbiamo dato il vostro cuore a tutti quanti, mentre invece non era di nessuno.

ARLECCHINO Dei ritratti scarabocchi che non valgono niente e noi gliel’abbiamo venduti per oro colato.

PHOCION E allora? Dove volete andare a parare?

DIMAS Lo spettacolo sta per finire. Quanto volete pagare per il finale?

PHOCION Che vorresti dire?

ARLECCHINO Comprate la fine della storia. Vi  faremo un buon prezzo.

DIMAS O vi sistemate con noi o io scassiamo tutto quanto.

PHOCION Non vi ho promesso di fare la vostra fortuna?

DIMAS Bene benissimo! Cambiamo questa promessa in tanti bei contanti!

ARLECCHINO Sì, perché poi quando non si ha più bisogno dei bricconi ci si dimentica di pagarli.

PHOCION Ragazzi miei, siete degli insolenti!

DIMAS Questo è pure possibile, pure!

ARLECCHINO Su questo siamo tutti d’accordo.

PHOCION Mi sono proprio seccata ed eccovi le vostre ricompense. Se mi date fastidio, se chiacchierate, vi darò il tempo per riflettere in gattabuia. Voi non sapete chi sono veramente; sono molto potente, vi avverto. Se invece rimarrete zitti, vi manterrò tutte le promesse che ho fatto. Scegliete. E ora via di qui! Riparate alla vostra stupidità con una pronta obbedienza.

DIMAS (ad Arlecchino) Che facciamo compare? Questa mi terrorizza dalla paura. Continuiamo o abbassiamo la cresta?

ARLECCHINO No, amo l’aria aperta. E qui vedo già le porte della galera. Meglio andarsene a bocca asciutta.

Scena quinta

Phocion, Agis

PHOCION (a parte) Li ho sistemati come si deve. Ma ecco Agis.

AGIS Eccovi finalmente, Aspasie. Sto soffrendo le pene dell’inferno; ho quasi odiato Ermocrate e Leontine per tutta questa amicizia che hanno per voi. D’altra parte li capisco: come si fa a non amarvi? Che dolce che siete!

PHOCION Sono dolci le vostre parole, Agis! Anche voi sentirete presto quanto è grande il mio amore. Voglio però sapere una cosa da voi. La vostra passione conosce dei limiti? C’è qualcosa che la possa fermare?

AGIS No, la perderò solo cessando di vivere.

PHOCION Io non vi ho ancora detto tutto, Agis. Voi non mi conoscete ancora.

AGIS Conosco la dolcezza del vostro viso e della vostra anima. Basta per adorarvi tutta la vita.

PHOCION Oh  quanto amore! Più mi è caro e più ho paura di perderlo. Vi ho nascosto chi sono. Quando lo saprete forse il vostro amore diventerà odio.

AGIS Ahimè! Neppure voi, sapete chi sono, né quanto mi faccia paura unire la mia disgraziata sorte alla vostra. Tutta colpa di quella maledetta principessa!

PHOCION Di chi parlate, Agis? Chi è questa principessa che odiate tanto?

AGITIE Quella che regna su tutti noi, Aspasie. La mia nemica e quindi anche la vostra. Ma non posso continuare, c’è qualcuno che arriva.

PHOCION È Ermocrate. Non lo sopporto quando ci interrompe. Vi lascio per un attimo, tornerò appena se ne va. Il mio destino dipende da una parola. Voi mi odiate senza saperlo.

AGIS Io, Aspasie?    

PHOCION Non ho il tempo per dirvi di più. Sbrigatevi con Ermocrate.

Scena sesta 

Agis, solo

AGIS (solo) Quanto si fa misteriosa, all’improvviso. Comunque, non posso decidere niente senza avvertire Ermocrate.

Scena settima

Ermocrate, Agis

ERMOCRATE  Fermatevi, principe, debbo parlarvi... Non so come cominciare.

AGIS Qual è il motivo del vostro imbarazzo, signore?

ERMOCRATE Quello che non avreste mai immaginato e che infatti mi vergogno a confessarvi; ma debbo dirvelo.

AGIS Che mistero nasconde questo discorso? Che vi succede?

ERMOCRATE Di essere debole come chiunque altro.

AGIS Ah! E di che specie di debolezza stiamo parlando?

ERMOCRATE Della più umana, la più perdonabile per tutti, ma la più inattesa per me. Voi sapete quel che pensavo della passione chiamata amore.

AGIS Ho sempre pensato che esageravate un po’.

ERMOCRATE Può essere. Che vi devo dire? Un solitario che medita, studia e parla solo con la propria ragione e mai con il cuore, un uomo avvolto nella propria solitudine, non riesce a parlare d’amore. Va sempre oltre.

AGIS Era un’esagerazione, non c’è dubbio.

ERMOCRATE Avete ragione, ora lo capisco. Quante sciocchezze ho detto! Che l’amore era una

     passione folle e stravagante, indegna di un animo nobile; la chiamavo delirio e non sapevo quello che dicevo. Parlando così, non rispettavo la natura e neppure gli Dei.

AGIS Sì, perché in fondo siamo fatti per amare.

ERMOCRATE Certo! È un sentimento che muove tutte le cose!

AGIS Un sentimento che potrebbe vendicarsi di tutto il male che ne avete detto!

ERMOCRATE Mi avvertite troppo tardi.

AGIS Perché?

ERMOCRATE Sono già stato punito.

AGIS Sul serio?

ERMOCRATE Debbo dirvi tutto. Tutto sta per cambiare e, se mi amate, seguitemi. Parto oggi stesso e mi sposo.

AGIS  È questo il motivo del vostro imbarazzo?

ERMOCRATE Non è piacevole contraddire una certezza difesa da sempre.

AGIS Mi fa piacere per voi. La conoscenza del cuore mancava alla vostra saggezza.

ERMOCRATE Ho ricevuto una lezione indimenticabile. Se sapeste da quale passione, da quanti trucchi amorosi sono stato assediato, capireste perché mi sono arreso. La saggezza ci aiuta a non essere ingrati e io, alla fine, ho dovuto accettare questo dono del Cielo. Una persona mi vede nel bosco e s’innamora di me. Cerca di fuggire la sua passione ma non ci riesce. Decide di parlarmi ma il mio prestigio le incute soggezione. Per farsi accogliere si traveste, arriva qui come il più bello degli uomini, ma io la riconosco. Provo a respingerla, credo persino che siate voi l’oggetto del suo amore, ma lei mi giura di no. Per convincermi mi dice: vi amo. Cosa potevo rispondere? Lei insisteva: prendete la mia mano, il mio cuore, tutta me stessa. Come si fa a resistere? Mi pone davanti a una scelta: guaritemi dal mio amore o amatemi voi stesso; e tutto ciò me lo dice con degli occhi, con una voce, con una grazia che avrebbero sciolto il più freddo degli uomini.

AGIS (agitato) Ma signore, questa tenera amante travestita la conosco anch’io? Forse è venuta qui?

ERMOCRATE C’è ancora.

AGIS Qui c’è solo Phocion.

ERMOCRATE È proprio lei. Non dite una parola, però. Arriva mia sorella.

Scena ottava

Leontine, Ermocrate, Agis

AGIS (a parte) Che perfida! Ma perché mi ha imbrogliato così?

LEONTINE Fratello, vengo ad avvertirvi che vado un po’ in città.

ERMOCRATE Ah, bene; e da chi andate, Leontine?

LEONTINE Da Frosine, mi ha invitato da lei.

ERMOCRATE Che combinazione! Saremo assenti tutti e due; anch’io parto tra un’ora, stavo proprio parlandone con Agis

LEONTINE Partite fratello? E voi da chi andate?

ERMOCRATE A far visita a Critone.

LEONTINE Come? In città, come me? È  piuttosto strano che dobbiamo andare lì tutti e due. Vi ricordate delle vostre confidenze di poco fa? Il vostro viaggio non nasconde per caso un mistero?

ERMOCRATE Ecco una domanda che mi fa venire dei dubbi sul vostro viaggio. Anche voi mi avete fatto delle confidenze.

LEONTINE Ermocrate, guardiamoci negli occhi, su, giochiamo a carte scoperte: non vado per niente da Frosine.

ERMOCRATE Non sarò meno franco di voi: non vado per niente da Critone.

LEONTINE  È il mio cuore che mi conduce dove vado.

ERMOCRATE Ed è il mio che mi spinge in viaggio.

LEONTINE Oh! Tanto vale dirvi tutto: mi sposo.

ERMOCRATE Anch’io!

LEONTINE Meglio così, Ermocrate; viva la sincerità. Il mio sposo è qui. A questo punto è inutile che io mi metta in viaggio per sposarmi.

ERMOCRATE Avete ragione, neanch’io partirò più; ci sposeremo tutti insieme, dato che anche la mia sposa è qui tra noi.

LEONTINE Qui tra noi? Non so dove sia. Io, comunque, sposo Phocion.

ERMOCRATE Phocion?

LEONTINE Sì, Phocion

ERMOCRATE Come sarebbe? Stiamo parlando dello stesso Phocion?

LEONTINE Ne conosco uno solo.

ERMOCRATE Ma com’è possibile? Lo sposo pure io, e non possiamo sposarlo tutti e due!

LEONTINE Che dite? Lo sposate? Ma, dico, vi ha dato di volta il cervello?

ERMOCRATE Vi assicuro che non c’è niente di più vero.

LEONTINE Che significa? Come! Phocion, che mi ama con infinita tenerezza, che mi ha fatto fare il ritratto in segreto!

ERMOCRATE Il vostro ritratto! Sentitela, ma non è il vostro; è il mio!

LEONTINE Ma siete sicuro di quello che dite? Io ho anche il suo, di ritratto.

ERMOCRATE Tenete, sorella mia, eccone un’altra copia; nel vostro è vestito da uomo e nel mio da donna; è l’unica differenza

LEONTINE Oh Cielo! In quale incubo sono finita!

AGIS - Insomma basta, non riesco più a trattenermi A me il ritratto non l’ha dato, ma devo sposarla pure io.

ERMOCRATE Cosa? Anche voi, Agis? Che caso misterioso.

LEONTINE Sono fuori di me, lo confesso

ERMOCRATE Ora non è il momento di lamentarsi. I nostri domestici devono essere stati comprati, ci dev’essere un piano segreto. Su, Leontine, questa ragazza ci deve dare una spiegazione e motivare i suoi inganni.

(Esce con Leontine)

Scena nona

Agis, Phocion

PHOCION Se ne sono andati, finalmente, questi scocciatori Che c’è, Agis, perché non mi guardate?

AGIS Cosa volete ancora? Chi siete venuta a sposare, Ermocrate, Leontine, o me?

PHOCION Ho capito, tutto è scoperto.

AGIS Non avete un ritratto da darmi, come agli altri?

PHOCION Ho dato agli altri il mio ritratto perché a voi volevo dare tutta me stessa.

AGIS E io vi cedo a Ermocrate. Addio per sempre.

PHOCION Smettetela, caro Agis, ascoltatemi.

AGIS Lasciatemi voi, vi ho detto.

PHOCION No, non vi lascio più e ricordatevi: sarete il più ingrato degli uomini se non mi starete a sentire!

AGIS Io? Il più ingannato?

PHOCION Gli inganni che ho fatto sono stati per voi: non avevo altra scelta. Ogni mio trucco è stato una testimonianza della mia tenerezza. Voi non capite e insultate il più tenero di tutti i cuori. Ora io non riesco a calmarvi, ma arriverà il giorno in cui capirete l’amore che ho per voi. Mi amerete, mi rispetterete.

AGIS Non capisco più niente

PHOCION Io ho dovuto farli innamorare. Era l’unica strada per arrivare a voi. Voi siete stato l’unica meta di tutto il mio viaggio.

AGIS Posso ancora credervi, Aspasie?

PHOCION Dimas e Arlecchino, che sanno il mio segreto e mi hanno servita, vi confermeranno le mie parole. Interrogateli.

AGIS  Avete davvero amato solo me?

PHOCION  E non è tutto. Questa principessa che voi chiamate vostra nemica, e la mia...

AGIS Oddio! Se è vero Che mi amate, lei un giorno vi farà piangere la mia morte. Lei non avrà pietà del figlio di Cleomene.

PHOCION Sono in grado di rendervi arbitro della sua sorte.

AGIS Io voglio solo disporre liberamente della nostra.

PHOCION Fate quello che volete della sua vita. È  il suo cuore che ve la offre.

AGIS Il suo cuore? Voi siete la Principessa Leonide?

PHOCION Vi ho già detto che non sapevate quant’era grande il mio amore. Ora potete capirlo.

Scena decima

Leontine, Ermocrate, Phocion, Agis

ERMOCRATE Che vedo, Agis alle ginocchia di lei!? (si avvicina) Di chi è questo ritratto?

PHOCION È mio.

LEONTINE E questo qui, maledetto che non siete altro?

PHOCION Mio, volete che me li riprenda e vi restituisca i vostri?

ERMOCRATE C’è poco da scherzare. Chi siete e cosa volete?

PHOCION Sto per dirvelo ma lasciatemi prima parlare con Corine.

Scena ultima

Hermidas, Dimas, Arlecchino e il resto degli attori

HERMIDAS Signora, il vostro Luogotenente è arrivato.

DIMAS Padrone, padrone! Vi avverto: il giardino è pieno pieno di alabardieri, soldati e carrozze d’ oro.

PHOCION (ad Agis) Ebbene, signore, volete venire a ricevere l’omaggio dei vostri sudditi? È ora: le vostre guardie vi aspettano! (a Ermocrate e Leontine) Voi, Ermocrate, e voi Leontine, che all’inizio non volevate accogliermi, ascoltate ora il motivo dei miei trucchi: volevo ridare il trono ad Agis ed allo stesso tempo volevo essere sua. Il mio nome l’avrebbe spaventato, per questo mi sono travestita. Ma non sarebbe bastato, bisognava ingannare voi due. Leontine, mi dispiace avervi illusa, ma il mio vero sesso deve avere già cancellato in voi tutti i sentimenti che vi aveva ispirato il mio travestimento. Quanto a voi Ermocrate: il vostro cuore è per sempre destinato a restare nelle mani della vostra ragione. Addio!

SIPARIO