JEAN ANOUILH
IL VALZER DEI TOREADOR
Traduzione di F. Fano e D. Terra – 1960
PERSONAGGI
Il generale
La generalessa, sua moglie
Estelle e Sidonie, loro figle
Gastone, il segretario
La signorina de Sainte-Euverte
La signora Dupont-Fredaine, bella sarta
Il dottore
Il curato
Le cameriere
Atto primo
La camera del generale adiacente alla camera di sua moglie: ricordi esotici, armi, drappi. La porta di comunicazione è aperta, il generale scrive al suo tavolo. Accanto si sente una voce stridula.
Voce della GeneralessaLeone!
Generale Sì!
VoceChe stai facendo?
Generale Lavoro.
Voce Tu menti! Tu pensi. Io ti sento pensare. A che pensi?
Generale A te.
Voce Menti. Tu pensi che le donne sono belle, che sono calde sotto le sottane e che le si può toccare. La mano sotto la gonna e per un minuto non essere più solo al mondo; me lo dicesti tu, una volta.
GeneraleNon me ne ricordo assolutamente. Dormi, mia cara, fra poco ti sentirai stanca.
Voce Non sono stanca, non sono malata che per colpa tua! A forza di pensare, di pensare sempre a tutto quello che puoi stare facendo.
Generale Su via, mia cara, esageri come sempre. Da quando sei malata, e cioè da molti anni ormai non ho mai lasciato questa camera: le natiche su questa sedia e dettando le mie memorie, o meglio su e giù come un orso in gabbia e senza allontanarmi mai; lo sai bene.
Voce La mia malattia è dovuta soltanto al pensiero continuo di tutto ciò che ti passa nella testa mentre fingi di calmarmi. Sii franco, ipocrita. Non nascondermi niente. Dove eri in questo istante col tuo pensiero? Con quale donna? Su quale divano? In una camera che non vedrò mai, mai qualunque cosa faccia (e tu non sarai mai cosi onesto da farmene la descrizione). O piuttosto in quale cucina agguantando Dio sa quale sguattera che lava per terra a quattro zampe. Sei entrato, sulle tue pantofole felpate, come un grosso gatto, l'hai afferrata da dietro; le mordi la nuca, hai tutti i suoi capelli in bocca, e non ti disgusta, tu che fai una scena spaventosa quando ne trovi uno nella minestra! Non si è neppure slacciata il grembiule quella bertuccia. Nel puzzo della varechina. Per terra come- bestie! Mi fai schifo, Leone.
Generale Accidenti, tu sogni. Sono seduto al mio scrittoio e scrivo al signor Poincaré.
Voce Ha una buona schiena, Poincaré. Tieni la penna, sì, ma col pensiero la tua mano palpeggia quella ragazza. Smettila, Leone, o avrai la mia morte sulla coscienza!
Ma non hai dunque nessunsenso di raffinatezza? Una ragazza che non si è neppure lavata; dunque ti fa lo stesso che sia sporca, che puzzi?
Generale Infatti, mi sarebbe indifferente; tu non ci capisci un bel niente come tutte le donne. Ma sogni. Sto scrivendo al signor Poincaré, e ti prego di lasciarmi finire tranquillamente la mia lettera.
Voce (gemendo) Ma nella tua testa, nella tua testa? Ah! Perché non posso entrare nella tua testa magari per un momento solo.
Generale Accidenti, stai passando ogni limite! È l'unico posto dove posso stare tranquillo. Lasciamelo.
Voce Riuscirò a venirci un giorno, ti ci sorprenderò e ti ucciderò!
Generale E va bene. Mentre aspetto — l'avrai voluto tu, mia cara — seguo il consiglio del dottor Bonfant e chiudo la porta.
Voce Leone, te lo proibisco! Leone, sei un vigliacco e il dottore è un assassino! Avrò una crisi, Leone!
(Malgrado le grida della generalessa, il generale ha chiuso la porta. Durante questa spedizione punitiva è entrato il segretario).
Generale Senza pietà leho chiuso la porta. Ah, ma insomma! Non si deve poi credere che io accetti sempre tutto. Buongiorno, ragazzo mio.
Segretario Signor generale
Generale Non avete moglie voi, giovanotto? Un'amichetta, è vecchio il ritornello, la si incontra per caso, la si porta a Robinson e dieci minuti dopo ci si trova sposati e abitiamo con la vecchia madre.
Segretario Sono troppo giovane.
Generale Già, e di colpo sarete troppo vecchio. Vi ritroverete a dettare le vostre memorie. E in confidenza, pffutt! Una mano di carta. Non si capisce cosa sia successo. Questo vi preoccupa, per lo meno?
Segretario Oh! No, signore. Io ho studiato dai buoni Padri. Sono ancora puro.
Generale Beh! Anche questo è triste. La vita senza donne, amico mio, che purga! Infine è ancora un problema che il signor Poincaré non saprà risolvere. Andiamo avanti, a che punto eravamo rimasti?
Segretario Avevamo finito il capitolo trenta. Desiderate che ve lo rilegga?
Generale Non ora. Mi sento in forma. Sono riuscito a liberarmi per dieci minuti, proprio adesso, e a fare il giro del giardino. I rododendri profumavano. Mi sono smarrito per un viale: c'era fresco; mi sentivo delle articolazioni da giovanotto; nessuno che mi chiamasse; era straordinario: mi immaginavo di essere vedovo. Capitolo trentuno: le mie battaglie d'Africa. Primo paragrafo: il Marocco. Fino al 1898 la politica del governo francese nel Ma rocco fu una politica di presenza. Dopo la visitaa Versailles dell'ambasciatore straordinario di Solimano nel diciassettesimo secolo, e gli accordi che furono presi allora fra il Re Sole e il Sultano, i rapporti fra le due potenze non erano praticamente cambiati. Ma in seguito al disgraziato trattato di Francoforte un fattore nuovo sopraggiungeva ad influenzare pericolosamente la politica marocchina; la creazione dell'impero tedesco, i cui intrighi e le cui promesse portavano il Sultano a rendere più teso il suo atteggiamento verso di noi. Un incidente in apparenza insignificante doveva dare fuoco alla polvere.
(Entrano Estelle e Sidonie, due cavallone di circa vent'anni, rimaste bambine: inglesizzate, boccoli, vestiti ridicolmente infantili).
Sidonie Papà!
Generale Sì!
Sidonie Cosa si decide per il Corpus Domini?
Generale Non lo festeggiamo. Diremo che ce ne siamo dimenticati. E, poi, tutti quei drappi di letto alle finestre, con le rose appuntate sopra, è uno spettacolo disgustoso: mette delle idee ai bambini.
Estelle Ma papà, il signor curato ci vuole in bianco, mia sorella e me, ce lo ha ripetuto anche ieri. E non abbinino nulla da mettere!
Generale Non mettetevi niente. Sarà mille volte più gaio.
Maledizione! Dove eravamo rimasti ragazzo mio?
Segretario I rapporti fra il Sultano e il governo francese.
Estelle Papà! Siamo responsabili con le signorine Petitcas delle edicole processionali, siamo tue figlie, e se non saremo alla pari con le altre, si sparlerà in giro.
Generale Si sparlerà in qualunque caso. Mettetevi i vestiti dell'anno scorso!
Sidonie Sono diventati troppo corti, siamo cresciute.
Generale Ancora! Ma per mille tuoni, quando vi fermerete?L'ho sentita parecchio questa canzone. Ma che cresco io?
Estelle Si può crescere fino a venticinque anni.
Generale Teoricamente. Ma quando si ha un po' di tatto ci si ferma prima. Un metro e settantacinque non vi basta?
Sidonie Prendiamo dalla mamma.
Generale Ahimè! Andate ad infilarvi i vestiti vecchi e venite a farmeli vedere.
Estelle eSidonie Bene, papà. (Escono)
Generale (guardandole uscire)Dio come sono brutte! Non le mariterò mai.
Segretario Le signorine Saint-Pé hanno le più belle qualità morali!
Generale Sì. Per martirizzare tutta la vita quel disgraziatoche ci punterà sopra. Ma niente per soddisfarlo. Qui sta il « busillis », ragazzo mio. È fregato come l'asso di picche. Una si pettina come una scopa di crine, e per il fatto che mentre beve la sua tazza di tè tiene alzato il mignolo come sua madre, si immagina di avere raggiunto il non « plus ultra » della grazia e della femminilità. Brrr! In confidenza amico mio... amare tanto le belle donne e in un momento di smarrimento avere messo al mondo quelle cose. Ma neppure! Con la generalessa non c'era rischio di smarrimento. In un momento di distrazione.
Segretario La signorina Estelle ha una certa grazia.
Generale Una specie, sì. Ma non quella adatta. E Sidonie niente del tutto. Estelle, che gracchia al piano le melodie di Fauré, prende il lato artistico della madre. Sidonie le è identica in cucina, mentre manipola quei famosi manicaretti che trattengono gli uomini facendoli ingrassare fino a non potere più passare dalla porta. Si sono divise le virtù della madre: di che fare l'infelicità di due imbecilli al posto di uno. Solamente, ecco, riuscirò a trovarli?
Segretario Certamente, signor generale.
Generale Bisogna vedere amico mio, vedere... i tempi non sono più quelli di una volta. Il sottotenente diffida. Nel passato eravamo sicuri di accalappiarneuno al ballo della guarnigione. Un invito otto giorni dopo, due dita di Vouvray, una torta di fragole e a condizione che uno avesse cinque gradi sulla manica era tuo. Ma andate a provare da quando è stato graziato Dreyfus! Anche con foglie di quercia come le mie! Il grado ha perduto il prestigio. Questi giovanottelli pretendono la dote e ragazze graziose come le altre. Non riuscirò mai a farle sposare. Dove eravamo rimasti?
Segretario I rapporti fra il governo e il Sultano.
Generale Ebbene! La cosa non poteva andare avanti da sola. Un bel giorno quell'animale ci fece sparire due missionari. Qualche molestia da niente come preambolo, e poi ce li rimandano, stecchiti, legati come salami, con i testicoli fra i denti. Passiamo sopra all'ironia del fatto. Era un insulto alla bandiera. Viene decisa la spedizione Dubreil. Ah! amico mio che bella campagna! Se ce li siamo ripagati i nostri due pretonzoli! Ne abbiamo ammazzati di arabi! E pulitamente, all'arma bianca. Di primo mattino prendevamo d'assalto i villani, si sventrava tutto: il padre, la madre, la nonna e poi, amico mio, amico mio, poi delle ragazzine di dodici anni, come le hanno laggiù: delle meraviglie! Sconvolte, tutte nude in un angolo: un piccolo animale che sa che lo violenteranno, e lo desidera quasi. Due seni giovani, teneri come cerbiatti, una groppa, caro mio! Degli occhi... E voi, il soldato, il vincitore, il padrone. La sciabola ancora sguainata; avete ucciso tutto, potete tutto; lei lo sa e voi pure. Fa caldo nella tenda ed è scuro, siete in piedi l'uno di fronte all'altro senza parlare...
Segretario (arrossendo e ansante) E allora, signor generale?
Generale (con semplicità) Che volete farci? A quell'età!Non siamo mica dei bruti.
Le portavamo dalle buone suore a Rabat.
Segretario E non le rivedevate mai più?
Generale Qualche volta, in seguito, presiedendo alla distribuzione dei premi; da lontano! Avevano insegnato loro dei cantici, e a non rivolgere la parola ai signori. Sempre così quando si compie una buona azione! (Entra il dottore Bonfant) Ah! Ecco il dottore Bonfant che viene a visitare la sua malata. Lasciateci un momento, ragazzo mio, vi richiamerò. Buon giorno, dottore. (Il segretario raccoglie le carte ed esce. Il generale lo guarda uscire) Bel ragazzone, vero? Sarebbe stato un bel dragone se non avesse avuto la vocazione di una pulzella. Superba calligrafia, però, e neppure uno scemo. È stato il curato a trovarmelo. Un ragazzo dell'orfanotrofio e tirato su da uno dei confratelli.
Dottore Buongiorno, generale. Come va stamattina la nostra grande nervosa?
Generale Come ieri, senza dubbio come domani. Cosa ne dice la medicina?
Dottore Niente di nuovo. Hanno trovato termini nuovi molto meno vaghi di quelli antichi per indicare i soliti malanni. È un notevole progresso linguistico. Nessuna lite oggi, fra voi due?
Generale Una piccola lite sul solito tema. Però ho seguito i vostri consigli : ho chiuso la porta.
Dottore Perfetto. E lei si è zittita?
Generale Deve aver seguitato ma io non la sentivo più. Non so se questo la calmi; a me fa certo un gran bene.
Dottore Questa paralisi degli arti inferiori, l'ho già detto, è di origine puramente nervosa, come il resto. Il processo mentale è semplicissimo: intendiamoci bene, sempre al margine del cosciente: « Non cammino più per suscitare la sua pietà e così non potrà abbandonarmi mai ». Dovete avergliene fatte passare delle belle per farla arrivare a questo punto, eh, generale?
Generale Non eccessivamente, dottore, non eccessivamente.Gli uomini, in definitiva, ne combinano sempre meno di quanto non si creda. Del resto, ho amato molto mia moglie in principio. Sì, questo mi sembra tanto assurdo quanto l'essermi appassionato per una collezione di francobolli a quindici anni... Però è un fatto, abbiamo anche passato qualche annofelice. Abbastanza felice!... Prima di versare nella bigotteria e nelle marmellate, Amelia ha avuto un certo temperamento. Abbiamo sofferto molto, come si dice. La scenata quotidiana, come il desiderio, i segni delle unghie sulla guancia, e nessuno che voglia credere sia stato il gatto, un buon numero di piatti fracassati, schiaffi, singhiozzi, tentativi di suicidio fatti fallire con cura, la classica riconciliazione sul letto impregnato delle nostre lacrime, la notte di sonno compromessa dalla tenerezza e l'abbandono di un corpo sudato che vi ha scelto, anche, come cuscino, e i primi rimproveri, dopo il primo abbraccio, con il caffè e latte della mattina. Amore questo? Voi sapete che mia moglie era cantante. Muggiva la Walkiria all'opera. Sposandola, per mia disgrazia, la feci rinunciare al teatro. Doveva seguitare a cantare soltanto per me. Una rappresentazione a suo beneficio che dura da più di venti anni: e questo logora lo spettatore. E allora, sì, mi sono messo a tirar qualche carota... Cameriere, serve di trattoria, tutto ciò che si può permettere, fra due porte, un uomo sorvegliatissimo. Vi ho ricavato qualche gonococco, l'uso dell'unguento grigio e il disgusto di me stesso. E sono invecchiato dolcemente. Prima un po' troppo stomaco, poi il ventre che ingrossa mentre i capelli se ne vanno; e la manica che di anno in anno si avviluppa sempre più di cardoncino dorato. E sotto questo travestimento da carnevale un cuore di vecchio ragazzo che aspetta ancora di donarsi intero. Ma come farsi riconoscere sotto la maschera? È ciò che si chiama una bella carriera.
Dottore Generale, e se vi raccontassi più o meno la stessa storia?
Generale Non mi consolerebbe affatto. Per lo meno la signora Bonfant non si è decisa in vecchiaia ad amarvi come una pazza e a morire d'amore per voi.
Dottore Mi ha risparmiato questa prova, ma si rifà in altro modo.
Generale Sono stato trascinato giù. All'odio ci si abitua. Non a quello che lei chiama amore.
Dottore (conclude alzandosi) Ebbene! Vado a misurarle la pressione. Comunque sia non potrà farle male. Del resto l'ha sempre ottima. Mangia?
Generale Come voi e me. Non vi accompagno. Approfitterò della vostra presenza per fare un giretto in giardino, come un giovanotto. Non glielo dite, mi accuserebbe di tradirla con un fiore.
(Il dottore entra dalla generalessa. Il generale esce dall'altra parte. La scena resta vuota per un istante. Si sente da fuori una canzone italiana d'amore cantata dal segretario. Poi la cameriera introduce una donna impennacchiata e coperta di veli da viaggio.
Cameriera È molto presto, signora. Penso che il signore stia facendo un giretto nel giardino.
De Sainte-Euverte È lui che canta? Si direbbe la sua voce.
Cameriera Oh! No, signora. Il signore non canta mai canzoni come questa. È il segretario. Vado a chiedere al signore se può ricevere la signora.
De Sainte-Euverte Signorina.
Cameriera Scusate, signorina. Chi devo annunciare, signorina?
De Sainte-Euverte La signorina de Sainte-Euverte.
Cameriera Bene, signorina.
(La cameriera esce, la signorina de Sainte-Euverte fa il giro della sala, toccando i mobili con la punta del suo ombrello).
De Sainte-Euverte Nulla è cambiato qui. (Sfiora con la mano un mobili Sempre la stessa polvere, povero caro, ha proprio necessità di qualcuno. (Ascolta un po' la canzone: mormora) Strano, si direbbe la sua voce.
(La canzone si è spenta. Il generale appare sulla soglia e si ferma confuso).
Generale Ghislaine!
De Sainte-Euverte Leone!
Generale Voi qui?
De Sainte-Euverte Io, sì. E a testa alta.
Generale Ma la vostra presenza farà succedere tutta una storia.
De Saint e-Euverte Sono venuta proprio perché succeda.
Generale (si avvicina spaventato) Attenzione, lei è nella camera accanto.
De Sainte-Euverte Sola?
Generale È col dottore.
De Sainte-Euverte (sghignazzando appena) Lo sospettavo! Vi dirò. Ma prima, Leone,lasciate che vi guardi!
Generale Ghislaine! Voi!
De Sainte- Euverte Io.
Generale Intrepida come un'amazzone!
De Sainte-Euverte Ho preso il rapido della notte. Ero sola nello scompartimento con un tipo di aspetto sinistro che fingeva di leggere il giornale.
Generale (inquieto) Ghislaine!
De Sainte-Euverte A un certo punto mi ha chiesto l'ora.
Generale (ansante) Che porco!
De Sainte-Euverte Ma io l'ho guardato in maniera tale che ha capito immediatamente, mi ha persino ringraziato come se gli avessi detto l'ora esatta. Ha piegato il giornale e si è addormentato. O forse, fingeva di dormire... Ma io ero calma, ero armata. La piccola rivoltella col calcio di madreperla che voi conoscete, Leone.
Generale L'avete ancora Ghislaine?
De Sainte- Euverte Se avesse fatto un gesto, se soltanto mi avesse toccato l'orlo del vestito, lo avrei abbattuto e mi sarei uccisa subito dopo. Pura volevo giungere fino a voi.
Generale Grazie, Ghislaine.
Sainte- Euverte È sceso a Marmande. A Castelneudary ho noleggiato una vettura. Nascosta sotto i miei veli verdi, il conducente non ha neppure visto il mio viso, ed eccomi qui.
Generale Sapete bene che è impossibile, Ghislaine!
Sainte-Euverte Adesso tutto è possibile. La prova è qui nella borsetta. La nostra lunga attesa non sarà stata vana, Leone. Diciassette anni!
Generale Diciassette anni!
De Sainte-Euverte Diciassette anni, da quella volta del ballo di Saumur!
Generale I lampioncini, Ghislaine, gli tzigani! Il comandante della piazza aveva ritenuto fosse troppo ardito, ma io tenni duro; li avevamo fatti venire da Parigi.
De Sainte-Euverte Oh! Lo strano incanto di quel primo valzer, Leone!
Generale II valzer dei toreador. (Canticchia) Trallallà, trallallà, lallera...
De Sainte-Euverte (seguitando) Trallalallà, trallalallà, lallà...
Generale Signorina, volete concedermi l'onore di questo valzer?
De Sainte-Euverte Ma, signore, non siete scritto sul mio carnet.
Generale Mi ci scrivo d'ufficio, signorina. Luogotenente Saint-Pé. Non siamo stati presentati, ma ho l'impressione di conoscervi da sempre.
De Sainte-Euverte (facendo la vezzosa come un tempo) Ma, comandante,siete di
un'audacia con le fanciulle! E allora, mi hai allacciato la vita, e attraverso la seta e il guanto ho subito avvertito l'ardore della mano. Appena la tua mano ha sfiorato le spalle, non ho più udito la musica. Tutto ha cominciato a girare.
Generale È il valzer! Trallalallà, trallalallà, lallera... (L'ha presa per la vita e tenta un passo di valzer).
De Sainte-Euverte Era l'amore... Trallalallà, trallalallà, lallà...
(Estelle e Sidonie appaiono sulla porta con i loro vestiti per il Corpus Domìni, troppo corti),
Sidonie Papà, siamo qui per i vestiti.
(Il generale, terrificato, lascia all'istante la signorina di Sainte-Euverté).
Generale Maledizione! Vedete bene che sono occupato. La signorina è un professore. Prendo lezioni di ballo.
Estelle Ci sarà dunque un ballo, papà?
Generale (che non sa più quel che si dice) Ne organizzo uno.Per il Corpus Domini, precisamente. (Presentando) Le mie figlie.
Estelle e Sidonie È possibile? Queste incantevoli pupe?
Generale (fa un gesto) Ecco!
De Sainte-Euverte (gettando un grido) Ma... era ieri!
Generale Hanno fatto molto in fretta. D'altronde, vedete, i loro vestiti non vanno più bene. La signorina è una vecchia amica che vi ha vedute da piccole. Quanto ai vestiti è evidente: ve ne occorrono due nuovi. Concesso. Filate dalla signora Dupont-Fredaine; scegliete con lei il tessuto e che poi venga a fare la prova nel pomeriggio.
Estelle eSidonie (battendo le mani) Oh! Grazie, papà! Grazie, pa-pino! Saremo belle per merito tuo, papà!
Generale Be', si tenterà. Filate! (Le ragazze escono correndo, tenendosi per mano, vivaci) Sono sceme e di una bruttezza! Eccoci in un bel guaio. Dio sa cosa racconteranno.
De Sainte-Euverte (di colpo con una voce diversa, alterata) Ma perché sono così grandi? Sono dunque invecchiata anche io, Leone?
Generale Siete sempre la stessa, Ghislaine. Una lunga tuberosa bruna, che profuma nella notte i giardini di Saumur.
De Sainte-Euverte (lamentandosi) Ma avevo diciotto anni a quel ballo!
Generale Non si devono mai fare i conti. (Le prende la mano) La tua mano! La tua piccola mano prigioniera del guanto. Ti ricordi, sei anni fa, la meringa da Rumpelmeyer?
De Sainte-Euverte No, Leone. Per tutto il 1904 non fu possibile ve derci. La meringa fu nel 1903.
Generale Ne assaporavo le briciole sulla punta delle tue dita.
De Sainte-Euverte Eri già di un'audacia. E non erano neppure molti anni che ci eravamo conosciuti.
Generale Perché fare calcoli? Tutto ciò è durato solo otto giorni. Le tue dita profumano ancora di meringa.
Cameriera (entra) Signore.
Generale (sussultando e abbandonando la signorina) Cosa, signore?
Cameriera La nuova è di là.
Generale Quale nuova?
Cameriera La nuova che rimpiazzerà Giustina.
Generale Ma, sacripante! Lo vedete che sono occupato. Non ho tempo di andare a cercare una cameriera. Assumetela. [Ci ripensa] Ma com'è? Non sarà mica uno scorfano?
Cameriera Questo proprio no! Una bella rossa, un po' forte.
Generale (con aria sognante) Un po' grassoccia... assumetela senz'altro.
(La cameriera esce).
De Sainte-Euverte Vorrei tanto aiutarvi, Leone. Tutto questo non è adatto a un uomo. Ne prenderete una qualunque. Volete che la veda io questa ragazza, e che le chieda le sue referenze?
Generale Grazie, Ghislaine. È inutile. Da come me l'hannodescritta, va molto bene, e da quando Amelia è ammalata, ho preso l'abitudine di occuparmi di tutto io, in casa. E poi ci sono delle decisioni da prendere. La vostra presenza qui è impossibile, amor mio, lo sapete.
De Sainte-Euverte Eppure questa volta sono decisa a restare.
Generale Che cosa dite?
De Sainte-Euverte (solennemente) Leone! È da tanto tempo ormai che io taccio e aspetto e custodendo per voi la mia purezza. Se io vi portassi questa mattina la prova inconfutabile dell'indegnità di colei per la quale ci siamo sacrificati cosa fareste?
Generale L'indegnità? L'indegnità di Amelia! Ahimè! Voi sognate, Ghislaine!
De Sainte-Euverte Sì, Leone, sogno. Sogno di vivere, finalmente! In questa borsetta che stringo sul cuore ci sono due lettere, e il piccolo revolver dal calcio di madreperla carico. Due lettere firmate da lei. Due lettere d'amore per un uomo.
Generale Per mille diavoli! Non è possibile!
De Sainte-Euverte (appoggiandoglisi contro)Siamo liberi, Leone!
Generale Ma chi? Chi è? Esigo il nome dell'uomo.
De Sainte-Euverte II dottor Bonfant.
(Il dottore avanza sorridendo).
Dottore Generale, ho il piacere di annunciarle che ora sta molto meglio. Abbiamo chiacchierato per un poco. E l'ho calmata. Avevate torto, dunque, a burlarvi della medicina. Tutto dipende dal medico e da come ci sa fare.
Generale (glaciale) Non insistete, signore. C'è una fanciulla qui!
Dottore (si volta stupito verso la sig.na de Sainte-Euverte)Oh! Mi scusi, signora... [Inchinandosi].
De Sainte-Euverte (rettifica con infinita fierezza) Signorina. Ma non per molto ormai.
(Il dottore si raddrizza sbalordito).
Atto secondo
Quando il sipario si alza sulla stessa scena, il generale e il dottore sono soli. Il dottore è seduto, il generale passeggia in su e in giù.
Generale Signore, che ne dite della sciabola?
Dottore Generale, dico che vi sbagliate.
Generale Qui deve scorrere del sangue, signore. Dopo potrò ascoltare le vostre spiegazioni.
Dottore Sarà forse un po' tardi.
Generale Tanto peggio. Prima il sangue, signore.
Dottore Ve lo consiglio, proprio siete fuori di voi, e dato lo stato delle vostre arterie... Se iniziassimo con un piccolo colpo di lancetta? Ho il mio astuccio.
Generale Le vostre facezie da studentucolo non hanno corso, signore.
Dottore Non sto scherzando. La tensione arteriosa è il nostro trionfo. Una delle rare occasioni che abbiamo di essere esatti, grazie al nostro apparecchietto. È per questo che la misuriamo ad ogni piè sospinto. L'ultima volta misurava 210.
Generale Me ne infischio, signore. Consulterò uno dei vostri colleghi. Per il momento si tratta dell'onore. (Un secondo, poi domanda) È molto 210?
Dottore Sì, è molto.
Generale (dopo un altro momento) Le avete ricevute sì o no, queste lettere?
Dottore Vi ripeto che non le ho mai ricevute. Se le avessi ricevute, come fareste ad averle?
Generale È giusto. Ma però le avete vedute. Non sono dei falsi.
Dottore Apparentemente, no.
Generale Dunque, signore, questo è il fatto. Mia moglie vi ama.
Dottore Così scrive.
Generale E vi sembra naturale?
Dottore Che posso farci?
Generale Per mille diavoli, signore. Il corpo medico non ha l'onore delicato. Qualsiasi aspirante, persino un sottufficiale di carriera, mi avrebbe già risposto: « Ai vostri ordini ». Le spiegazioni sarebbero venute dopo. E se vi colpissi con le mie mani?
Dottore Risponderei con le mie, generale, immediatamente. E credo avrei qualche vantaggio. Io sono presidente effettivo della società sportiva di cui voi non siete che il presidente onorario. Mi alleno tutte le mattine. Un momento fa mi parlavate della vostra pancia, guardate un po' la mia. Abbiamo la stessa età. (Sicala i calzoni).
Generale (lo guarda indispettito) La tirate in dentro.
Dottore No. È naturale. Toccate. Adesso guardate la vostra.
(Il generale a sua volta si cala i pantaloni e si guarda la pancia).
Generale Perbacco.
Dottore Toccate, toccate la mia. Toccate la vostra.
De Sainte-Euverte(appare sulla soglia del salottino) Ve ne scongiuro, non vi scannate! Ah, mio Dio! Siete feriti?
Generale (che si tira velocemente su i pantaloni come il dottore) Ma no, ma no, vi spiegherò, Ghislaine. Tornate nel salottino e non uscitene per nessuna ragione al mondo, ve ne prego. Vi chiameremo quando tutto sarà chiarito.
(La spinge verso il salottino e torna a sedersi vinto vicino al dottore, finendo di abbottonarsi)
Generale Che affare!
Dottore Vi confesso che non ci capisco niente. Chi è questa giovane donna?
Generale Una figlia di amici miei, signore. Non vi permetto alcuna insinuazione.
Dottore Se non ne faccio, seguiterò a non capirci niente e non potrei mai esservi di aiuto.
Generale La signorina di Sainte-Euverte (di un'ottima famiglia lorenese) è l'amore della mia vita, dottore. E io sono il suo amore. La conobbi al ballo annualedella Guarnigione a Saumur nel '93, diciassette anni fa. Lei era una ragazza della migliore società, io sposato. Nulla era possibile fra di noi. A quell'epoca, con la mia carriera, e i bambini, non si poteva pensare al divorzio. Tuttavia noi non volevamo rinunciare al nostro amore.
Dottore E divenne la vostra amante?
Generale No, signore. Io la rispettai, e lei promise di conservarsi pura per me e di aspettare. Ciò che fece. Ci siamo scambiati una corrispondenza, ci siamo incontrati raramente da qualche amico comune nei tè, al Bois de Boulogne. Ogni anno pensavamo: « fra poco ». E così sono passati diciassette anni! La signorina di Sainte-Euverte è sempre una fanciulla, e io sono sempre prigioniero.
Dottore Ma, perbacco, generale, la vostra carriera è fatta, avete le figlie grandi, cosa aspettate ora?
Generale Ho un segreto, dottore, un povero segreto. Sono vile.
Dottore Generale, voi scherzate. Volevate uccidermi alla sciabola. E le onorificenze, le diciotto ferite?
Generale (fa un gesto e risponde con semplicità) Me le hanno fatte, non è la stessa cosa... e poi in combattimento è così semplice, basta di non immaginarsi morto. Nella vita è tutt'altro. (Una pausa, e aggiunge sordamente) Non sono capace di far soffrire.
Dottore (con dolcezza) Allora, amico mio, farete soffrire molto, e anche voi soffrirete molto. Generale È ciò che temo.
Dottore Riassumiamo, permettete? Voglio aiutarvi a uscir fuori da questo pasticcio. Voi amate questa giovane donna?
Generale Questa fanciulla, dottore.
Dottore Come volete: questa fanciulla. Essa vi ama. Sono anni che vi aspetta. Ha sacrificato la sua giovinezza nella vana attesa di una felicità che le avete promesso. Adesso, questa felicità gliela dovete.
Generale Sì, signore. Non c'è stato un minuto della mia vita, in questi diciassette anni, che non sia stato avvelenato dal pensiero: che farà? È sola. Starà suonando il piano nel salotto deserto della sua grande casa; ricamerà, mangerà sola, sul suo tavolo nell'immensa sala da pranzo fredda, dove il mio posto è sempre apparecchiato — e sempre vuoto — andrà alla messa, così altera, così sola, fuggendo per me gli sguardi degli uomini, gli sguardi degli uomini di anno in anno sempre meno insistenti, perché, bisogna ammetterlo, anche lei invecchia. Me ne rendo conto, signore, me ne rendo conto. Dieci volte ho preso la mia rivoltella d'ordinanza, non temo la morte, è una vecchia compagna. Fuoco. Pan! Pan! Finito. Per me; non per lei. E non ne avevo neppure il diritto.
Dottore Lasciamo la pistola d'ordinanza, come la sciabola, nel trofeo. Fra tutti i vostri accessori militari, perché non avete mai pensato al vostro zaino?
Generale II mio zaino?
Dottore Due camicie, tre mutande, sei fazzoletti. Pan! Pan!
Lo zaino è riempito e finalmente la signorina De Sainte-Euverte non è più una fanciulla.
Generale E la generalessa, signore?
Dottore L'amate ancora?
Generale Corbezzoli, no! Ma lei mi ama, lei. E ne morrà.
Dottore Bisogna vedere. Le donne sono piene di risorse.Non avete detto che essa ha scritto di amare me; dico me?
Generale (balzando su) Ma perdinci bacco, signore, non vi autorizzo! Due miei amici verranno domani a trovare i vostri. Io sono l'offeso. Alla sciabola, signore, alla sciabola! E vi farò vedere io come la sappiamo maneggiare al diciottesimo dragoni. E neppure al primo sangue, signore. È sfruttato il trucco! Una scalfittura all'avambraccio, e ci si deve stringere la mano. Ad oltranza, signore, ad oltranza.
Dottore Generale, dobbiamo metterci d'accordo. E fair ordine nei vostri sentimenti. È la cosa di cui ini sembrate mancare di più. Volete uccidermi, o volete vivere?
Generale Come prima cosa voglio uccidervi, signore. Poi si vedrà.
Dottore Cosè che si vedrà? Con una simile prova d'amore verso vostra moglie, non vedo come riuscirete ad abbandonarla. Mi dite che lei vi fa una scenata quando fate un giretto in giardino, ora che sa bene che non ha più il vostro amore. Se uccidete un uomo per lei, vi sfido di poter andare a far pipì da solo. Generale, bisogna essere logici.
Generale Potete giurarmi di non essere il suo amante?
Dottore Sulla testa della signorina Bonfant.
Generale Non mi fido. Sulla vostra.
Dottore Sulla mia.
Generale Del resto è brutta. È un pacchetto d'ossa.
Dottore No, non è brutta.
Generale Come non è brutta? Cosa insinuate ancora?
Dottore La generalessa non è mai stata quella che si dice una bellezza. Ma quando siete arrivati qui, una quindicina di anni fa, devo dirlo, caro mio, è stata molto notata... non da me, non da me, in modo particolare! Ma il suo spirito, le sue toilettes, il suo talento. Era di figura vostra moglie, generale! E poi, veniva da Parigi!
Generale È di Carpentras.
Dottore Comunque veniva da Parigi e dall'opera lirica.Sapete bene come la provincia... ne conosco personalmente due, che, per lo meno, hanno molto sperato.
Generale I loro nomi?
Dottore A cosa servirebbe, generale, adesso? Uno sta in una carrozzella per aver sacrificato troppo a Venere. Segreto professionale, capite cosa intendo dire? E l'altro è morto.
Generale Troppo tardi, sempre troppo tardi!
Dottore Proprio così. Generale, più ci penso e più mi accorgo che c'è qualcosa di strano nel vostro caso. Non vi tormentate che sul passato.
Generale È vero. Mi dimentico la Francia e i galloni sulla manica. Sono vecchio.
Dottore Si è vecchi solo il giorno in cui lo decidiamo; ma tutto quello che vi occupa ha come un odore di stantio. La gelosia per la generalessa sarebbe andata bene ai tempi dei graffi. Cosa può significare adesso? L'amore per la signorina de Sainte-Euverte era per la signorina de Sainte-Euverte quando aveva diciotto anni, la sera del ballo della Guarnigione. È un bel pezzo che è morta, questa signorina de Sainte-Euverte. Né voi e neppure essa può ricordare che cosa fu.
Generale (ha un meraviglioso sorriso)Oh! Se lo posso, signore, se lo posso!
Dottore Un ricordo intenerito. Il ricordo di una morta. Anche il luogotenente Saint-Pé è morto. Era un focoso soldato che avete ben conosciuto. Intraprendente, romantico, innamorato, ma tenero e imbottito di scrupoli. Pace all'anima sua! Perché non scegliere una terza soluzione che consista nel dimenticare e nel prendervi cura dei vostri rosai? Non ce ne poi per tanto tempo.
Generale Giammai.
Dottore Però — sto per parlarvi ancora come uno studentucolo, ma siete stato voi ad ammetterlo — quanti imbrogli, e quante blenorragie fra voi due per tutto il tempo in cui la signorina de Sainte-Euverte ha atteso?
Generale Sotto alla chincaglieria, signore, è rimasto il cuore.(Si presenta) Luogotenente Saint-Pé. Uscito secondo da Saumur. Senza denaro, ma coraggioso e ben qualificato. Pronto a dare tutto per la Francia, per l'onore e per una donna. Una vera donna: tenera, buona, fedele, pura. Non questa cantante mancata, preoccupata esclusivamente di se stessa e dei suoi eterni rimpianti. Sono io, signore, sono io! Fandonie il vostro tempo che scorre. Non ci credo. Ho trent’anni. E la donna, l'ho trovata — ieri sera — al ballo annuale dell'accademia di Saumur. Sono pronto.
Dottore Allora bisogna far presto, generale. Una buona e franca spiegazione; tagliare nel vivo prima dellacancrena. Far male, se necessario, ma apertamente. E ricominciare da capo. Varcare la porta è tutto un mondo ma, in realtà, basta fare un passo.
Generale La sapete lunga! Non amate vostra moglie più di quanto io non ami la mia: ci siete riuscito a sgombrare il campo?
Dottore No. Ma io non ho incontrato mai una fanciulla al ballo della scuola di medicina. Ecco la differenza fra noi due.
De Sainte-Euverte (appare sulla porta del salottino) Non posso più resistere! Devo sapere.
Generale (va verso di lei un po' nervoso) Ma, fulmini di Brest! Sono diciassette anni che aspettate, Ghislaine. Potete ben pazientare dieci minuti di più!
De Sainte-Euverte Proprio non posso; questi diciassette anni erano niente. Da quando vi ho portato le lettere, ogni minuto di ritardo è un secolo, Leone. Non ne posso più!
Generale Ghislaine, mi occorre il tempo materiale per farle confessare la sua colpa, per notificarle la mia irremovibile decisione. È un'ammalata, che diavolo! Devo usarle certi riguardi. Non siate crudele anche voi.
De Sainte-Euverte Ho sopportato la sua crudeltà e rispettato il suo
amore finché l'ho creduta fedele. Ma ora che so che ha osato tradirvi, sarò senza pietà, mio caro. E senza pazienza. Del resto, se voi foste capace di esitare ancora, sono venuta portando nella borsetta una rivoltella dal calcio di madreperla che conoscete bene. Farò terminare la mia vita entro l'ora, Leone, senza aver conosciuto dell'amore che le vostre vane promesse.
Generale Su, via! Cosa andate immaginando, Ghislaine?Non si è mai trattato di non mantenerle queste promesse. Lo sapete bene. Dopo questo così lungo indugio, non vi chiedo che un istante per riordinare la mia vita. Rientrate nel salottino e abbiate pazienza. Ci sono delle riviste sul tavolo. Leggete con calma.
De Sainte-Euverte Delle riviste? Come dal dentista. Questa è la prima volta, caro, che mi date un dispiacere.
Generale Amore mio! Chi parla di dentista? Vi consigliavo di leggere per non innervosirvi. E, poi, non a voi verrà strappato il dente. Io vi adoro... Un attimo. (L'ha sospinta dolcemente ma con fermezza nel salottino. Rientra). Il tempo stringe dottore, se le parlaste per primo, dottore?
Dottore Mi sembra indelicato, per via delle lettere. E se poi mi casca fra le braccia? Non la finiremmo più con le spiegazioni.
Generale È giusto. Però restate qui, e se chiedo aiuto, entrate. (Entra nella camera della generalessa e ritorna quasi subito, sconvolto, con un foglio di carta in mano) Dottore, non è più nella sua camera!
Dottore Come? Ma se non ci siamo mossi da qui. C'è un'altra uscita?
Generale La finestra del bagno che dà sul giardino, aiutandosi con la glicine.
Dottore Generale, sognate! Nelle condizioni in cui è...
Generale Ha lasciato sul tavolo questa lettera: (Legge) « Ho sentito tutto. Gli uomini sono dei vigliacchi. Qualunque cosa abbiano potuto raccontarti, io non amo che te, Leone, da sempre. Mentivo. Posso camminare quando voglio. Non sentirai mai più parlare di me». Vuol forse dire che intende uccidersi?
Dottore (guarda il suo orologio) Perbacco! Il passaggio a livello... ne aveva parlato. Mancano due minuti, il treno passa ai cinque!
Generale (ha un'altra idea) Lo stagno! Ciascuno corra in una direzione!
(Escono tutti e due velocemente).
De Sainte-Euverte (entra quasi nello stesso tempo) Anche io ho udito tutto, e so cosa mi resta da fare. Voi l'amate ancora, Leone! (Si siede allo scrittoio del generale e comincia a scrivere rapidamente, calma, ma premendo una lacrima sotto la veletta. Mormora)« Leone. Ecco la mia ultima lettera. Io che ti ho scritto tanto. So bene che tutte quelle lettere erano ridicole; tutte quelle lettere per diciassette anni; e che questo ha potuto stancarti; ma ero sempre così sola... ».(La sua voce muore ma seguita a scrivere. Si sente la voce di Gastone, il segretario, che ricomincia a cantare la sua canzone italiana d'amore sotto le finestre, nel giardino. La canzone d'amore continuerà per tutto il tempo che la signorina scriverà la lettera. Quando la lettera è finita la signorina de Sainte-Euverte la mette in evidenza sul tavolo del generale) Ecco. Sopra le sue carte. È tutto. È la cosa più semplice del mondo. (Siè alzata, prende pacatamente la borsetta, ne tira fuori la pistola dal calcio d'argento, l'appoggia sul cuore e preme il grilletto, mentre da fuori la canzone seguita sempre. Il colpo non parte. La signorina de Sainte-Euverte guarda sbalordita la sua piccola pistola, tira la bacchetta della pistola, ne spinge un'altra, soffia nella canna e tira ancora. Sempre a vuoto: sospira) Sono diciassette anni che aspetta anche lei! (Getta la rivoltella, guarda l'orologio che le pende dal collo e mormora) Troppo tardi per il treno. Lo stagno! (Sta per uscire, ci ripensa] No. Non nello stesso posto di lei, comunque. (Si guarda attorno) Con un po' di fortuna la finestra.
(Prende lo slancio, corre, scavalca il davanzale del balcone e cade nel giardino. La canzone si arresta bruscamente con un singulto. La scena resta vuota per un secondo, poi Gastone, il segretario, entra portando fra le braccia, svenuta, la signorina de Sainte-Euverte. Nello stesso tempo arriva la cameriera, sconvolta).
Cameriera Ebbene, signor Gastone, cosa succede? Avete fatto una stecca!
Gastone Stavo leggendo tranquillamente il giornale sull'amaca e mi casca sulla testa questa signora!
Cameriera Guarda un po' che essere! Quando è arrivata, io già sospettavo il dramma. Aveva l'aria di una pazza. Si è fatta male?
Gastone Non so se lei si è fatta male, ma a me ne ha fatto. Che idea di atterrare sulla testa della gente!
Cameriera Voleva forse uccidervi?
Gastone Avrebbe agito in altro modo. Piuttosto essa... Poi io non la conosco. (La stende sul divano) È svenuta.
Cameriera E il dottore che è appena uscito! Sta sempre piantato qui quello, e una volta che qualcuno si uccide, se ne va!
Gastone (che schiaffeggia la signorina de Sainte-Euverte)Andate a cercare qualcosa, accidenti!
Cameriera Che cosa? Gastone Che ne so io, una medicina, i sali, la tintura di jodio.
Cameriera Andrò a fare un buon caffè. (Esce).
Gastone Comunque, non c'è sangue. (La tocca da per tutto)Si direbbe che non c'è niente di rotto. Nessuna ammaccatura. Signora! Signora!
De Sainte-Euverte (debolmente)Signorina...
Gastone Scusate, signorina. Va un po' meglio?
De Sainte-Euverte (a occhi chiusi mormora) Lascia le tue mani su di me, Leone.
Gastone (si rivolta impacciato) Scusate, signorina, siete in errore.
De Sainte-Euverte (con un grido) Lascia le tue mani, dappertutto, Leone. O sento che me ne andrò di nuovo. Le tue mani, presto, le tue mani, o parto...
Gastone (smarrito si guarda le mani) Le mie mani? Eppure non posso mica lasciarla svenire di nuovo. (La riprende fra le braccia. A parte) Non che sia spiacevole. Sono un uomo così solo. E vorrà dire che me ne confesserò.
De Sainte-Euverte Ahi! com'è bello! Tu mi tocchi, Leone, finalmente. Non sono più sola. Ho tanto atteso che tu mi toccassi... Credevi che fossi forte. Ed ero forte, bisognava esserlo; ma erano così lunghe tutte quelle notti da sola. Anche prima di conoscerti ero sola, ma non lo sapevo. Fu il primo giorno dopo il ballo di Saumur che il mio letto divenne grande. Il giorno dopo, e tutte le sere, per diciassette anni. E tutti i cattivi pensieri. Tu non sai. Non ti dirò mai. Lottavo, così sola. Neppure la mia mano poteva toccarmi. Nessuno doveva toccarmi nell'attesa di te. È stato terribilmente lungo, Leone, posso ben dirtelo ora, poiché è finito, poiché tu sei qui e mi tieni per sempre. Sono forti le tue braccia, e dolci le tue mani, ancora più dolci che al ballo di Saumur. Baciami, Leone, adesso lo possiamo. Baciami dal momento che sai che sto per morire. Cosa aspetti, Leone? Che io muoia?
Gastone (a parte) Certamente questa signora si inganna; ma siccome forse può morire... (La bacia).
De Sainte-Euverte (ha il tempo di sospirare) Finalmente!
(Lungo bacio. Entra il generale portando fra le braccia la generalessa. Si ferma inchiodato a terra davanti a questo spettacolo).
Generale Accidenti! Ma cosa state facendo, giovanotto?
Gastone (si alza atterrito)Signor generale, la signorina delira, ha perduto conoscenza!
Generale (urla) Accidenti! Non ne dubito, ma voi?
Gastone (che non sa più quel che si dice) Mi è caduta sulla testa, signor generale, e mi ha ordinato di baciarla.
GeneraleMa, per mille fulmini, sono impazziti tutti quanti qui, stamattina! Non comprendo niente di ciò che mi state raccontando. (Grida sempre con l'impaccio della generalessa svenuta) Ghislaine! Ghislaine! Che avete? Cosa vi è successo?
Gastone Si è buttata dalla finestra, signor generale. Grazie a Dio, io ero sotto nell'amaca. Mi è caduta sulla testa. Non credo si sia fatta male.
Generale Dalla finestra! Perdinci bacco! Che pazze, tutte quante! Amore mio caro! Prendete mia moglie, giovanotto. (Mette la generalessa fra le braccia del segretario e si precipita verso la signorina de Sainte-Euverte) Ghislaine! Amore mio! Perché avete voluto morire? Non vi chiedevo che un po' di pazienza ancora, ed ero libero, finalmente! Ghislaine, ritornate in voi. Tutto sarà possibile adesso, ve lo giuro.
De Sainte-Euverte (ritorna in sé) Chi mi tocca? Non riconosco queste mani.
Generale Sono io, Ghislaine. Sono Leone. Il vostro Leone!
De Sainte-Euverte lo respinge) Lasciatemi. Voi non siete Leone. Non riconosco le vostre mani. (Il generale la bacia) Né la vostra bocca. Leone mi ha baciato, finalmente. Ha venti anni, lui. Voi, vi proibisco di toccarmi. Lui solo può toccarmi. Voi lo sapete bene, io mi conservo.
Generalessa (si risveglia fra le braccia del segretario e chiama) Leone!
Generale (prende fra le braccia la signorina de Sainte-Euverté) Andiamo, su! L'altra sta per rinvenire. Non deve vederla qui: si riucciderebbe!
Generalessa (aggrappata al collo del segretario, mugola) Leone, prendimi. Baciami, Leone. Baciami Leone. Baciami immediatamente prima che sia morta del tutto! Vedi bene che sto morendo!
Gastone (grida sconvolto al generale che tiene fra le braccia la signorina de Sainte-Euverte) Signor generale! anche questa mi chiede di baciarla prima di morire. Che bisogna fare?
GeneraleState perdendo il senno giovanotto! Non vedete che delirano tutte due? Depositate la generalessa nella sua camera, io porto la signorina qui accanto.
(Escono tutù e due portando le donne svenute. La cameriera rientra con il caffè).
CamerieraGuarda, questa volta se ne sono andati tutti. Ma se credono che alla mia età voglia correre loro dietro! Io lascio qui il caffè. (Si accorge della lettera) Cos'è questa? Una lettera? (S'infila gli occhiali e comincia a leggere con un tono di voceinsulso che però lascerà via via che legge] « Leone. Ecco la mia ultima lettera. Io che ti ho scritto tanto (è una tresca; che vecchio donnaiolo però). So che è ridicolo tutte quelle lettere — tutte quelle lettere per diciassette anni — e che questo ha potuto stancarti... ma ero sempre così sola e restavo unita a te solo da questo piccolo filo di inchiostro nero che svolgevo sulla carta. E se ti scrivevo giorno e notte, sempre se ti scrivevo che ti amavo e che ti aspettavo, sempre la stessa cosa, è che avevo paura di spezzare il mio piccolo filo nero e di perderti, mio caro assente (il suo piccolo filo nero. Deve essere una sarta). Mio caro assente... perché sei sempre stato lontano, Leone. Tu avevi la tua professione, la tua famiglia, anche se detestavi tua moglie e se le tue figlie ti annoiavano, avevi le loro parole, le loro scenate, il loro rumore intorno. Ma io ero sola nell'eterno silenzio, con la mia domestica (allora non era sola), con la mia domestica, il mio gatto, il mio pianoforte e il tuo nome che ripetevo sempre senza risposta. Se almeno avessi dovuto lavorare, ma ero ricca, purtroppo! E la mia unica fatica, il mio unico compito quaggiù, sarà stato di mantenermi pura per te, Leone. Non credere che almeno nei primi anni i giovani non mi guardassero, e che io non li trovassi belli, qualche volta. Ma sapevo che bisognava non vederli. Soprattutto sapevo che bisognava che loro non mi vedessero. In principio era difficile, al tempo di Saumur ero fresca e graziosa; allora avevo imparato come fare — il mio piccolo segreto messo a punto per te — senza neppur far smorfie, passando loro accanto diventavo brutta, così, semplicemente, e anche più che brutta, tesoro, invisibile. Ecco, per conservarmi per te, sarei diventata una fanciulla sempre più invisibile, amor mio, fino a scomparire del tutto. Ti bacio. Firmato: Ghislaine ». (La cameriera rialza la testa, un po' commossa, si toglie gli occhiali e rivolta al pubblico conclude) È molto triste. Però, via; è scritto maledettamente bene.
Atto terzo
Stessa scena. Il generale è solo. Sembra in attesa. Il dottore esce dal salottino.
Generale Allora?
Dottore Riposano tutte e due. Ho dato loro una buona dose di gardenal. Il guaio è che finiranno con lo svegliarsi.
Generale Eravamo cosi tranquilli. Incredibile, da un'ora a questa parte non ci si capisce più niente. Ero quasi arrivato a riunire qualche idea. Caro mio, la medicina dovrebbe trovare un mezzo per fare dormire eternamente le donne. Le faremmo svegliare un momentino alla notte, e poi di nuovo a dormire.
Dottore Ah! Generale, se fosse possibile! Solo che avremmo uno strano tipo di casa. Per me quando devo farmi un uovo al tegamino, è un dramma. E ancora cuocerlo è niente. Ma, dopo, bisogna lavare il piatto.
Generale Sarebbe da vedere. Nel caso non si farebbero addormentare le domestiche. Avete visto quella nuova, una piccola rossa? ... Bella figliola. Con tutte queste storie non ho avuto nemmeno il tempo di dirle una parola. Un petto, caro mio! Mai visto uno simile! (Sospira) Mio Dio, potrebbe essere tutto così semplice! Perché ci complichiamo la vita?
Dottore Perché abbiamo un'anima generale. Date retta ad un vecchio libero pensatore. È lei che ci avvelenala sottoveste della cameriera è un momento piacevole, ma poi... senza amore, senza un vero desiderio, che vuoto! Allora in questo vuoto l'anima rifluisce, se ne ha piena la bocca, vi esce dal naso. È disgustoso.
Generale Conosco queste cose. Ma non è disgustoso, al contrario. Dopo si diventa idealisti, ecco tutto. Un vago disgusto, il cuore in mano e i pensieri più nobili. Si sarebbe veramente incapaci di fare qualcosa di brutto... pensare che abbiamo potuto... Puah! Anche sentire la propria anima, dottore, è una voluttà. I materialisti non capiscono niente del piacere. E non crediate, poi, che io sia un porco. Il pomeriggio passa così, molto delicato. Un buon libro, una passeggiatina respirando il profumo dei fiori, si hanno delle idee generali, ci si sente leggeri, artisti... un pranzo eccellente, e poi in sede verso sera, senza attribuirvi eccessiva importanza, dopo esserci ben rifocillati, non visto né conosciuto, fra due porte. Fa bene prendere un minuto di obbrobrio. Ne abbiamo poi tanti lo stesso con tutti gli scrupoli che ci facciamo. Tanto più che si torna immediatamente a essere idealisti e, grazie a questo, si va a letto pieni di buone risoluzioni. E in ultima analisi, chi ci guadagna? La virtù. È unpeccato che le donne non abbiano mai capito questo ingegnoso sistema di equilibrio. Drammatizzano qualunque cosa.
Dottore Non hanno la nostra stessa concezione dell'egoismo, ecco tutto. Noi abbiamo deciso che ogni Cosa fosse nostro alimento, e tranquillamente attiriamo le cose verso quel piccolo nucleo che siamo. Le donne si proiettano sul mondo che si riveste delle loro forme e diventa loro stesse. E più esattamente sull'uomo che diventerà il loro mezzo di espressione. Il disgraziato conserva i suoi folti baffi, le sue ghiandole, i suoi vestiti, il rango sociale, la professione, ma pfuh! Non se ne neppure accorto; il tiro è giocato. Tutto questo non è più che un miraggio. In realtà è diventato il fantoccio di una donna. Per l'amore, per il denaro, per la potenza, per la vendetta, per tutto. Ed è felice poi, l'imbecille. Per lo meno in principio : egli è amato.
Generale Dio ci liberi dall'essere amati, dottore! E ancora se facessero la loro piccola faccenda col sorriso... ma no affatto. È che loro soffrono enormemente per mangiarci! Sempre a piangere, a gemere, a sentirsi male. Voi ragionevolmente credete che ci siano a questo mondo altrettante opportunità per soffrire?
Dottore No.
Generale Neppure io. E quando per un caso straordinario smettono di sentirsi male, non finisce così, e il male lo fanno a voi.
Dottore Vi dirò io il segreto, generale. Siamo rimasti tutti dei ragazzi. Non ci sono che le ragazzine a crescere.
Generale (improvvisamente) Io mento, ce ne una comunque, che non mi ha mai fatto del male, che non mi ha mai rimproverato niente. (È anche vero che non ho mai vissuto con lei). Ah! se l'aveste veduta al ballo di Saumur... scommetto, dottore, che voi non siete sicuro che io l'amo per aver potuto attendere tanto?
Dottore Mio caro, non si deve mai giudicare l'amore e il coraggio degli altri. Nessuno può dire chi ama o chi ha paura.
Generale Dottore, vi ho detto la mia vita in due parole. La conchiglia è bella. Vi hanno dipinto sopra foglie di quercia e non so quante decorazioni. Sono nelle grazie di Poincaré (se la Germania si muove mi richiamano, me lo ha detto lui), ho una bella casa, dei bei baffi, le ragazze facili di questo paese non hanno rifiuti per me; quando la mattina passo sul mio cavallo nero, col mio giustacuore, scommetto perfino che faccio sognare le piccole pulzelle della via alta, nascoste dietro le tende, e che con un po' di applicazione... di prim'ordine alla sciabola e alla pistola gli uomini hanno paura di me; al bigliardo, al caffè delle Tre Botti, faccio dei colpi che non fa nessuno sotto lo sguardo amorevole della cassiera (che bionda, caro mio! Passa per una virtuosa, ma io l'ho avuta). Desto scalpore, sono vigoroso malgrado il mio inizio di pancia, bestemmio, dico delle enormità, quando mi va a genio, e tutti quanti mi lasciano fare, anche il curato, perché ho maniere : mi batto il petto come un gorilla e ognuno dice : « Ecco un uomo ». Ebbene, la conchiglia è vuota. Non c'è niente dentro. Sono completamente solo e ho paura.
Dottore Paura di che?
Generale Non lo so, io. Della mia solitudine, senza dubbio.Sono un vecchio ragazzino abbandonato. Nel Marocco, sciabolando l'arabo - eppure, buon Dio, mi faceva pur piacere - alla rivista di Longchamp, quando il presidente della repubblica mi ha dato il gran cordone, nel bordello, annaffiando tutti di champagne, avevo voglia di gridare aiuto... So cosa mi direte, che bisogna rientrare in se stessi. Ho tentato anche questo. Sono rientrato in me stesso più volte. Soltanto, ecco, non c'era nessuno. Allora, dopo un momento ho avuto paura e sono tornato fuori a fare del rumore per riassicurarmi.
Dottore Povero amico.
Generale Sì, dottore. Mi calo i pantaloni. Non ne posso più di non averlo detto mai. Persino le mie avventurecredete che mi divertano? Mi annoiano. È il mio terrore di vivere che mi spinge a correre loro dietro. Quando si vedono passare con le loro natiche e con le loro mammelle, sotto i vestiti, si ha non so quale folle speranza. Ma dopo, una volta tolto il vestito, quando bisogna smucinarle! Si ha un bei cercare di essere gentili (un vecchio avanzo di educazione). Ma è che vi stralunano gli occhi perfino le prostitute, e credono di farvi un gran regalo. Però, si sono raccontate tante fandonie prima, che bisogna pur far qualcosa. Solo che con tutte queste false manovre si arriva alla mia età e ci si accorge che non si è mai fatto all'amore. Ho avuto torto a burlarmi del mio segretario. Io sono un vecchio pulzello, caro dottore.
Dottore No. Avete la malattia, semplicemente.
Generale Quale? Le ho avute tutte. Mi sono fatto conciare non so quante volte.
Dottore Quelle lì non sono nulla. Si curano. Abbiamo un'anima, generale. Ho negato per lungo tempo il fenomeno. Ero di una buona scuola, non si scherzava, su questo punto, ai miei tempi, alla Sorbonne. Volevo attenermi ai cancri e agli ascessi. Ma adesso mi sono convinto. È là che sta il male, la maggior parte delle volte.
Generale Ma tutti hanno un'anima, perdinci bacco! Non ò una ragione per aver fifa tutta la vita. Dottore Sì, generale. Le anime sono rare. E quando per disgrazia ne abbiamo una, fino a che non le si è dato la sua pace, è la battaglia.
Generale La sua pace? La sua pace? Ma, perdinci bacco, che cos'è la sua pace? Che si spieghi una buona volta, e io gliela concedo all'istante pur di avere la mia! Non vorrà comunque che mi faccia curato?
Dottore No. Se fosse così semplice, sarebbe fatto.
Generale Allora, cos'è che vuole? Che lo dica! Proverò. Che viva casto? Ma quando frugo con le mie mani sotto una gonna, è per accertarmi se per caso l'animo non fosse là sotto!
Dottore Anche questo sarebbe troppo semplice, generale.
Generale Che mi occupi della mia famiglia? Che rinunci a tutto? La generalessa è una vecchia cantante fallita che mi invischia dei suoi rimproveri stantii, le mie figlie sono due idiote che non pensano che ai loro vestiti e ai loro can can di figlie di Maria. Se almeno fossero belle... I soli momenti in cui mi sento un po' più sereno, è quando vedo qualcosa di bello. Ma non posso diventare pittore o scultore, non ci capisco niente. Allora cosa, correre per i musei come un imbecille con una Kodak? No, in ogni caso. La bellezza dobbiamo poterla creare noi stessi. Bisogna essere un gran fottuto per passare la vita a leccare le vetrine.
Dottore E la signorina de Sainte-Euverte, generale?
Generale (dopo un momento, cambiando tono all'improvviso) Ebbene, sì. Sono diciassette anni che me lo dico. La cosa straordinaria che mi è successa a quel ballo dell'Accademia di Saumur: avevo invitato una giovane donna come le altre — mi era piaciuto il colore del suo vestito e dei suoi capelli —; il fatto è che di colpo non ho avuto più paura. È stato un attimo meraviglioso, amico mio. Il valzer dei toreador. (Canta) Trallalallà, trallalallà, lallera... Mi presento, la invito, la stringo a me e di colpo mi dico: « Come sto bene! Cosa sta succedendo? ». Era la mia anima che mi lasciava in pace.
Dottore E ciò si è ripetuto?
Generale Ogni volta. In ognuno dei nostri poveri appuntamenti, nei tè pieni di vecchie cornacchie, a scappa e fuggi in un caffè, sulle barche del Bois de Boulogne, sulla Tour Eiffel, e sui campanili di Notte Dame. (Facevamo come tutti gli innamorati ancora puri che non sanno mai dove fermarsi, visitando eternamente Parigi). Ogni volta accadeva il miracolo. Cessavo all'improvviso di avere paura.
Dottore Ma perché non sposarla subito o divenirne l'amante, accidenti?
Generale La mia amante, in confidenza, avrei anche potuto...
Ho fatto finta di rispettare i suoi scrupoli, ma una donna degna di questo nome e che mi ami non neha di questo genere, lo so bene. E può essere che l'abbia delusa alla lunga, rispettandola talmente. Mi pare di avervi detto che ero un vile, dottore. Ho avuto paura di rompere l'incanto, compiendo con lei gli stessi gesti. Ah! Se fossi stato un giovane, puro come lei... Il problema non si sarebbe posto. Ma l'albergo ammobiliato il pomeriggio, i rumori dell'acqua del rubinetto accanto — o anche una garsonnière, dove ci si va a chiudere tre volte la settimana, solo per questo... — Ho voluto aspettare di essere libero per far prendere all'amore il suo posto vero, in una vita di tutti i giorni.
Dottore Era giusto. Ma allora? Perché avere atteso tanto?
Generale Parlate con disinvoltura... Voi non la conoscete quella scocciatrice (intendo dire la mia anima). Quando si trova di fronte alla generalessa, grida di paura e di disgusto — soltanto, quando faccio piangere la generalessa, quando geme nella sua poltrona a rotelle — eppure io so che ci resta unicamente per dispetto, quando finalmente vado per serrarle la gola (non c'è da ridere ci ho pensato) e prendere il mio kepì dall'attaccapanni dell'ingresso per sgomberare il campo, una buona volta; sapete cosa fa questa birolda? (parlo della mia anima, dottore). Mi taglia le gambe, mi inonda di pietà, di ignobile pietà di vecchi ricordi d'amore del tempo in cui non era tutto impietrito e freddotra di noi. Mi inchioda a terra. Allora riattacco il mio kepi, rimando ad un'occasione migliore, e porto la mia anima a fare un giretto nel bordello per vedere se questo le può far bene. Avete un'anima, voi, dottore?
Dottore Sì. Ma è molto timida e modesta nelle sue esigenze.
Generale Ebbene! Non le date delle cattive abitudini. Non indulgete a niente. O altrimenti avrà la vostra pelle. (E alla porta del salottino, mormora d'un tratto, sognante) Cara Ghislaine! Cara alta snella e paziente Ghislaine! Cara piccola anima disponibile! Cara vedova! (Grida) Luogotenente Saint-Pé! Uscito secondo da Saumur. Ho trenta anni, lo giuro. (Si volta verso il dottore] Datele un po' meno gardenal che all'altra, dottore. Vorrei tanto poterla consolare.
Dottore (sorride) Inteso. Vi voglio bene, generale. Se penso che è mancato poco non ci scannassimo per questa storia delle lettere...
Generale (grida all'improvviso, colpendosi il petto coi pugni) Accidenti, sono troppo scemo! E se pensassi un poco a me, perbacco? A me! Sì, a me! Anche io esisto. Se pensassimo un po' a quello che mi fa piacere, a quello che mi fa bene. Quando minacciavo un arabo con la punta della sciabola, forse non mi ponevo tanti problemi, in nome di Dio!Se la smettessi un poco di capire sempre gli altri. Sarebbe così bello! Che ne pensate, dottore?
Dottore Credo che sarebbe il meglio che potreste fare... se vi riesce.
Generale Allora è deciso. È stabilito. Eseguire! Rompete le file! Chi dice che non ha la ramazza? Tanto peggio! Non voglio saperlo! [Entra il segretario] Ah! Buon giorno, ragazzo mio. Arrivate proprio a proposito. Mi sento lo spirito gagliardo. Finiamo in quattro e quattr'otto il capitolo del Marocco, e rimandiamo di dieci anni il prossimo capitolo. Vedranno di che legno mi riscaldo!
Dottore Vi lascio, generale. La signora Bonfant deve ritenere che sto un po' troppo qui. Non posso insegnarvi cosa sono i rimproveri, vero? Tornerò a vedere stasera. Dovreste approfittare del gardenal e impostare la grande scena.
Generale Ci penso. Ma è così bello poter parlare per un istante di qualcosa di diverso. Faccio un viaggetto nel Marocco e torno. (Il dottore esce. Il generale si rivolge al suo segretario) Torniamo ai nostri due pretonzoli. Avevano dunque raschiato via i loro ciondoli. Scriva: « Una spaventosa mutilazione che esitiamo a precisare, effettuata sulla persona di due santi ecclesiastici, e dei quali avrebbe causato la morte, funestando il piccolo centro di coraggiosi pionieri che difendeva la civiltà francese nell'impero sceriffale, stava per dare inizio alle rappresaglie. L'assassinio dei nostri due missionari doveva, in effetti, metterci nella triste condizione di fare, a nostra volta, scorrere il sangue. Tanto più che era un bel pezzo che aspettavamo l'occasione di poter finalmente mostrare la nostra forza ». (Ci ripensa) No! Questo lo tralasci. (Continua) «La repressione moderata, ma ferma, fu però senza pietà. La spedizione Dubreuil, partita da Rabat il 25 maggio '98, si addentrò nel Sud. Mi fu concesso di comandare lo squadrone di avanguardia che doveva attaccare ovunque. Mentre sorgeva la prima aurora, alla testa della lunga colonna che si snodava nel deserto, pensavo alle gravi responsabilità che avrebbero pesato sulle mie spalle ».
(Entrano Sidonie ed Estelle provando i loro vestiti, seguite dalla signora Dupont-Fredaine, una gran bella sarta).
Sidonie Papà, veniamo per i vestiti.
Generale Non scocciatemi l'anima. Ho altre gatte da pelare.
« Siamo in procinto di attaccare »... (Vede la sarta)Oh! Signora Dupont-Fredaine! Come sono contento di vedervi... Sempre bella, sempre seducente e frusciante. (Le bacia la mano) Che linea, capperi! Che grazia, signora Dupont-Fredaine. Siete la più bella donna del paese!
Dupont-Fredaine Cose passate, generale. Bisogna occuparsi dei giovani. Ci avete tenute alle strette, sa? Abbiamo dovuto fare un miracolo per rendere belle queste due figlioline.
Generale Un miracolo in effetti, non ci voleva di meno! Sì, è vero, sono un vecchio babbeo, mi sono lasciato incantare da queste monelle per la festa del Corpus Domini!
Dupont-Fredaine (gli dà un piccolo scappellotto) Miscredente! Che ne pensate di questa piccola gala in basso, col richiamo sulle maniche? Io trovo che è una meraviglia!
Generale Incantevole! Incantevole! Anche il vostro vestito è molto bello. Cose questo splendido tessuto?
Dupont-Fredaine (schivando il gesto) Generale! Guardate le vostre figliole. Il loro tessuto è molto più bello.
Generale (distratto)Incantevole! Incantevole! Mi costerà molto caro?
Dupont-Fredaine Generale, sapete che io sono ragionevole...
Generale (andandole vicino) Lo so anche troppo, Emma.
Dupont-Fredaine Buono! Buono! Non parliamo del prezzo. Queste signorine volevano essere sicure di piacervi e, credo, anche di piacere al signor Gastone.
Segretario (tutto rosso) Ma, signora, io non sono qualificato. Sono così poco abituato alle ragazze.
Dupont-Fredaine Quando si hanno venti anni, e si è un bel ragazzo, si è sempre qualificati, giovanotto. È tutto rosso, generale, è adorabile il vostro segretario.
Generale Per mille diavoli, signora, vi proibisco di adorarlo.
Dupont-Fredaine Camminate un po' per la stanza, signorine. Il generale e il signor Gastone ci diranno il loro parere.
(Mentre le fanciulle passeggiano, il generale si avvicina alla signora Dupont-Fredaine)
.
Generale Emma, voi sapete che questi rifiuti continui sono assurdi.
Dupont-Fredaine Zitto. Siete un volgare donnaiolo. Dupont-Fredaine è vostro amico.
Generale Proprio per questo. Nessuno si stupirebbe. Fantastico! Fantastico! Dobbiamo però parlare seriamente del prezzo di queste bagatelle, cara signora. Venite dunque a fare un giretto in giardino, vi offrirò una rosa. Un istante fanciulline, torniamo subito. Gastone le affido a voi.
(Esce con la signora Dupont-Fredaine, le due ragazze si precipitano sul segretario).
Sidonie Non avete vergogna a lasciar dire che siete adorabile?
Estelle Da una vecchia trottola come quella? Non vi importa niente che noi soffriamo?
Segretario Ma, signorine, non potevo farci nulla!
Sidonie E l'altra, stamattina, non potevate farci niente? Perché l'avete baciata sulla bocca?
Estelle È vergognoso, tutti lo hanno visto!
Segretario Ero solo.
Estelle E voi vi credete che noi vi lasciamo solo? Vi sorvegliamo sempre, eravamo dietro la finestra.
Segretario Mi è caduta sulla testa, stava per morire, ero costretto.
Estelle Avevate giurato, Gastone!
Sidonie Avevate giurato: luna o l'altra!
Segretario Signorine, io vi amo tutte e due.
Estelle Però è una terza che baciate? Quanto siete pulito...
Sidonie Ah! Cara mia, gli uomini! Questo ti stupisce? Come sei giovane...
Estelle E noi non ci bacia neppure.
Segretario Ma, signorine, voi siete delle fanciulle. E poi, siete sempre in due. (Le ragazze si rivoltano l'una verso l'altra, furiose).
Estelle Vedi!
Sidonie Vedi!
Estelle Non vuoi mai che Io veda da sola!
Sidonie No, sei tu!
Estelle No, sei tu!
Sidonie No, sei tu! Bruco verde! Manico di scopa! Salsic- ciotta!
Estelle Lardellosa! Cuoca! Bertuccia!
(Si picchiano).
Segretario (smarrito, cerca di separarle girando loro intorno goffamente) Signorine! Signorine! Aiuto! Qualcuno! Aiuto! Si uccideranno! [Entrano precipitosamente, tutti rossi, la signora Dupont-Fredaine e il generale].
Dupont-Fredaine Ebbene, signorine! I vostri vestiti!
Generale (fra i denti) Mi hanno fatto paura. Ho creduto che ci avessero visto! (Grida) L'avete finita, per mille milioni di portelli! Ma chi me l'ha spacciate due bertucce simili! Insomma cosa succede, spiegatevi!
Sidonie È lei che ha cominciato.
Estelle No. È lei!
Generale Perdincibacco, giovanotto, io ve le avevo affidate e voi non siete neppure capace di impedire che si picchino?
Dupont-Fredaine (inginocchiata, rimediando ai danni dei vestiti)Oh! I vostri vestiti! I vostri vestiti! Siete delle piccole vandale! Generale Rispondete. Perché si picchiavano?
Segretario (scarlatto)Non posso dirvelo, signor generale.
Generale Non potete dirmelo? Perdincibacco! Chi si sta prendendo in giro qui? Perché vi picchiavate voi due?(Silenzio delle ragazze; poi Estelle di botto)
Estelle Noi l'amiamo, papà. Noi l'amiamo come pazze!
Sidonie Lo amiamo tutte e due. Generale Chi?
Estelle eSidonie (fra i singhiozzi) Lui!
Generale È il colmo!
Estelle Ma, papà, tu non sai cosa sia l'amore! Dupont-
Fredaine (inginocchiata) Signorine! Signorine! State piangendo sui vostri vestiti! Generale Fulmini di Brest! Ne dite delle grosse! Questo verginello?
Dupont-Fredaine (con un grido)Generale!
Generale Tanto peggio, la parola è detta. Questo imbecille? Questo scribacchino da nulla?
(I singhiozzi delle ragazze si calmano).
Estelle (domanda di colpo)Cos'è un verginello, papà?
Generale Accidenti! Uscite immediatamente. Abbiate la bontà di portarle via, signora Dupont-Fredaine, e di lasciarmi solo con questo audace. Non so cosa succeda in questa casa, ma non si può più andare avanti in questo modo!
Dupont-Fredaine (uscendo con le ragazze) È l'amore, generale!
Generale Ne avete delle buone, voi. L'amore non è una scusa per tutte.
Dupont-Fredaine (passando gli dà uno scappellotto che gli altri non vedono) Brutto bugiardo! Mi avete appena detto il contrario. A fra poco.
Generale (strizzando un occhio) A fra poco, Emma.
Generale (rimasto solo con Gastone, lo squadra severo) Cosa significa tutto questo, signore?
Segretario Non lo so signor generale. Sono anche io sconvolto. Stanno accadendo cose talmente fuori del comune qui da stamane. Poco fa, quella giovane donna, ora questa battaglia inattesa.
Generale Parliamone, ragazzo mio. Voi capite che possa anche io trovare stupefacente sorprendervi in due ore a baciare una giovane donna — mia invitata — col pretesto troppo comodo che lei vi è caduta sulla testa e ad arbitrare un match di boxe fra le mie figlie che muoiono d'amore per voi. (Il segretario vuole parlare, il generale urla) Basta!... Mi siete stato raccomandato da un venerabile ecclesiastico che si è fatto garante della vostra calligrafia e della vostra moralità. Fino ad ora avevo riscontrato l'eccellenza sia dell'una che dell'altra. Comincio a disincantarmi, amico mio.
Segretario Vi giuro che niente del mio atteggiamento ha potuto spingere le signorine...
Generale Non affogate il pesce, signore! Niente del vostro atteggiamento ha potuto spingervi neppure stamattina a baciare sulla bocca la signorina de Sainte- Euverte!
Segretario Mi prendeva per un altro, signor generale!
Generale Ragione di più! Siete un impostore, signore!
Segretario Non è tutto, signor generale, ciò che è successo è ancora più grave.
Generale (si avvicina atterrito) Perdincibacco! Sapete che non seguiterò a scherzare sempre. Forse non vi siete accontentato di baciarla?
Segretario Oh! Sì! Che altro avrei potuto fare?
Generale (rassicurato) Non so... prenderle le mani forse...
Segretario Le ho preso anche le mani. Ma non è questo che è terribile, signor generale. Ciò che mi spaventa, è che quando la tenevo fra le braccia ho creduto per un istante, davvero, che amasse proprio me.
Generale (tranquillizzato) Era fuori conoscenza, mio povero ragazzo.
Segretario (amaro) Oh! So bene che mi chiamava Leone!
Generale (disinvolto) Leone? Quale coincidenza! Il nome del suo fidanzato senza dubbio.
Segretario Però, era a me che parlava. Questo lo so bene, qualcosa me lo dice dentro. E poi devo confessarlo, signor generale — e sono pronto a sopportare le conseguenze di questo avvenimento terribile e meraviglioso — credo proprio di amarla anche io.
Generale (scoppia a ridere) Ah! Ah! Questo è buona. E voi, credete che ci si innamori così? A prima vista e per sempre? Corbellerie! Segno che vi rimpinzate di romanzi da quattro soldi.
Segretario No, signore, esclusivamente di opere classiche. Ma spesso anche lì succedono cose simili. (Aggiunge con dignità) Del resto conto di confessare la mia colpa a questa giovane donna, quando sarà rientrata in sé, ed offrirle di riparare.
Generale Confessarle? Confessarle cosa? Ma non ne farete nulla ve lo dico io! O avrete a che fare con me. Non vorrete sconvolgere le idee di questa infelice. Sarebbe bella sapesse che qualcuno ha osato baciarla!
Segretario Ma, signore, me lo chiedeva lei!
Generale Ragione di più! Sarebbe bella che sapesse di essere stata lei a domandare a qualcuno di baciarla. Questa poi! Non sarete mica un ipocrita, un intrigante, un sobillatore. Devo insegnarvi io, tirandovi le orecchie, cos'è l'onore di una fanciulla? Già, vi ho visto caro mio, con la camerierina che avevamo qui prima. Non negate! Vi dico che vi ho visto!
Segretario Era lei che mi cercava, signore, lo la evitavo. Me la trovavo sempre dietro nei corridoi...
Generale Ah! La sgualdrina! Via, volevo dire, la sfrontata...
Segretario Diceva che non ne poteva più di questa baracca — sono le sue parole, signor generale — e che aveva assolutamente bisogno di uno di vent'anni.
Generale (lo ferma con voce tonante) Giovanotto! Siete al debutto nella vita. Voglio credere che non siate cattivo, di fondo, tuttavia mi sembrate mancare totalmente di princìpi. Vi hanno affidato a me — potrei essere vostro padre — ed è mio dovere inculcarvi dei buoni princìpi. Silenzio! Parlerete quando avrete la parola. Innanzi tutto, un primo punto su cui è proibito scherzare: l'onore. Sapete cos'è l'onore?
Segretario Sì, signor generale.
Generale Voglio crederlo. Quando si nasce da gente per bene — e malgrado le incertezze delle origini, persisto nel pensare che siate nato da gente per bene — si possiede un proprio onore tutto particolare. Vi siete nutrito di classici, mi avete detto. Non devo dunque insegnarvi la favola di quel ragazzo sportano che, avendo rubato una volpe, e avendolanascosta sotto la tunica, preferì lasciarsi divorare lo stomaco piuttosto che confessare il suo ladrocinio. Questa favola ammirevole comporta una lezione, signore, volete dirmela?
Segretario (dopo un attimo di esitazione) Non dobbiamo mai confessare.
Generale No, signore. Cattiva risposta.
Segretario Non si devono mai rubare le volpi.
Generale Neppure, signore. Il furto era una prima colpa, ve lo concedo. Non si deve rubare, è contrario all'onore. Ma era fatto. Cosa rimaneva da fare al nostro giovane spartano?
Segretario Restituire la volpe e subire il castigo.
Generale Già meglio. L'obbedienza alle leggi liberamente accettate, la sottomissione ai superiori gerarchici, è la base di ogni civiltà. Confessando e restituendo il frutto del suo furto, il nostro ragazzo, giovane come era, dava prova di virtù civiche. Ma lasciandosi sbranare lo stomaco senza un lamento faceva di più, mostrava di possedere l'onore. Ora che vi ho messo sulla strada, potete tirarne fuori la lezione.
Segretario Quando si è fatto qualcosa di contrario all'onore, l'onore impone di non ammetterlo mai.
Generale No, signore! Questo è orgoglio, che è un difetto insopportabile.
Segretario Signor generale, resto muto.
Generale Ah! Vi rinunciate? Davvero? Vedo che il senso dell'onore vi soffoca! Mi fate un complimento. Davvero pulita la nuova generazione! Se il signor Déroulède conta su di voi per lavare la bandiera! Ma lasciamo correre. Il senso di questa favola è molto semplice, signore. L'onore comanda di non rubare. Bene. Io rubo; quando non si è un fottuto qualche volta si passa sopra alle leggi. Ma si intenda bene, una volta per tutte, che io non sono capace di commettere un'azione disonorevole. Questo è il principio. Vengo preso (questo è l'accidente; non bisogna mai farsi prendere). Confesserò io, giovane spartano, di avere mancato all'onore? Dunque non ci sono volpi sotto la mia tunica. Afferrate il senso?
Segretario No, signor generale.
Generale Lasciamo stare. Quando sarete più grande potrete capire. Di tutto questo ricordate solo che si devono rispettare le apparenze. Prendiamo un esempio più familiare: voi andate a letto con la serva.
Segretario (indignato)Oh! signor generale!
Generale Non occorre stralunare il bianco degli occhi; c'è mancato poco che lo abbiate fatto, ipocrita! E se non foste un imbecille lo avreste fatto. La carne è debole anche se l'onore è forte. Voi avete il sangue caldo, quella piccola l'avete nella pelle. Quandopassando vi sfiora, vi dà un colpo allo stomaco. Eppure andate forse a pizzicottarle le natiche a tavola, in pieno pranzo?
Segretario (arrossendo a questa ipotesi) Oh! no, signor generale!
Generale No. Le direte : « Leontina, portateci del pane, per piacere». Eppure sapete bene che non è la pagnotta che vi fa gola. Soltanto avete saputo padroneggiare le passioni. È tutto qui. Il pranzo si svolge irreprensibile, e una volta preso il caffè, passate nello studio, dove potete fare quello che vi pare.
Segretario Sì, signor generale.
Generale La vita è un lungo pranzo di famiglia — noioso come tutti i pranzi di famiglia, ma necessario — in primo luogo perché dobbiamo pur nutrirci; poi perché si deve fare; per non cascare al livello delle bestie, seguendo un cerimoniale lungamente sperimentato, con i porta tovaglioli a cifra, fondine musicali, forchette di diversa misura a seconda dei piatti e un campanello da piede sotto il tavolo. Ma attenzione! Sono apparenze. È un giuoco che si è deciso di giocare perché una lunga esperienza ha insegnato a un mucchio di gente non più idiota di voi e di me che era l'unico modo per cavarsela. Bisogna dunque giocare ilgioco secondo le regole; rispondere alle domande deibambini, dividere il dolce in parti uguali, sgridare il più piccolo che sbava, piegare il tovagliolo come si deve e rimetterlo nel suo anello, fino al caffè. Ma è una volta bevuto il caffè — non visto né conosciuto te la faccio — è la legge della giungla che riprende i suoi diritti. Non bisogna tuttavia essere un imbecille. Zitto voi! Parlerete quando vi darò la parola. Vi vedo venire avanti con i grossi zoccoli... siete giovane, credete nella luna; lo so, state per dirmi : « Tutto questo non è neppure machiavellico, è ipocrisia borghese, e l'ideale, cosa diventa l'ideale? ».
Segretario Sì, signor generale.
Generale Ebbene, l'ideale sta benone ragazzo mio. Augurerei a tutti e due di stare come lui! L'ideale, amico mio, è la boa di salvataggio. Si fa il bagno, sguazziamo, facciamo tutto il possibile per non affogare, si può tentare di nuotare nella direzione giusta e malgrado le correnti contrarie, l'essenziale è nuotare con bracciate regolari, secondo i princìpi riconosciuti dalla regola del nuoto e, se uno non è proprio un bruto, di non perdere di vista la boa. Non ti chiedono di più. Poi, se uno vuol fare di tanto in tanto pipì nell'acqua è affare suo. Il mare è grande e se riesce a dar l'impressione di nuotare, nessuno gli dirà mai nulla.
Segretario Ma allora, signor generale, la boa non si raggiunge mai?
Generale Mai. L'uomo di cuore non la perde mai di vista.
È già bello. I pochi eccentrici che provano a nuotare più rapidi per raggiungerla, costi quel che costi, schizzando gli altri, finiscono sempre per affogare, trascinandosi dietro non so quanti disgraziati che avrebbero potuto seguitare a sguazzar tranquillamente intorno a loro, nello stesso brodo; avete capito?
Segretario Signor generale, posso aggiungere qualcosa?
Generale Parlate pure, amico mio. Adesso vi cedo la parola.
Segretario Ho vent'anni, signor generale. Preferisco tentare di andar avanti veloce, e affogare.
Generale (dolcemente, dopo un silenzio) Avete ragione, ragazzo mio. È orribile invecchiare e rendersi conto. (Grido improvviso) Luogotenente Saint-Pé uscito secondo da Saumur! Volontario! Anche io! Fottuto per fottuto, preferisco affogare! Tutto questo io l'ho detto perché bisognava dirlo, però cercate di non fare affogare gli altri anche se fosse per il motivo giusto. È questo che è troppo pesante : fare del male agli altri, sempre, qualunque cosa uno faccia. Mi sono abituato a tutto, ma non a questo.
Voce dellaGeneralessa (mugola improvvisamente dalla stanza accanto) Leone!
Generale (risponde) Sì!
Voce Leone! Dove sei?
Generale (un po' stanco) Sono qui. Sono qui, diamine! Sono sempre qui.
Voce Vieni vicino a me, Leone! Dio solo sa cosa stai facendo mentre credi che io dorma.
Generale (sorride, guardando il segretario) Stupidaggini, mia cara, con un giovanotto che non mi ascoltava neppure; e faceva bene, perbacco! (Gli batte su una spalla) Su, pulzello. È nato con la camicia questo verginello nuovo nuovo. Aspettate, ragazzo mio, non c'è poi così fretta come sembra — anche se si burleranno di voi; —- aspettate di aver trovato quella vera (e con quella là, come per miracolo, riuscirete a non aver più paura). Ma quando l'avrete trovata, perdinci! non aspettate diciassette anni.
Segretario No, signor generale.
Generale Immediatamente! Ricordatevi bene questo consiglio: immediatamente. E verso la boa, fianco a fianco. Solo in due si nuota bene. Stringetemi la mano. Ci vado anch'io. Ma può darsi che uno di voi due affoghi durante il percorso.
(La generalessa ha gridato ancora una volta: « Leone ». Egli entra nella camera).
Generale (scomparendo dietro la porta) Eccomi, cara! Sono a te per l'ultima volta!
Segretario (rimasto solo) Immediatamente! È tutto quello che ricordo dei suoi consigli!
(Prende evidentemente il coraggio a due mani, e si dirige verso il salottino dove entra. Si sente la voce addormentata della signorina de Sainte-Eu- verte che mormora).
De Sainte-Euverte Leone! Sei tornato, Leone. Allora è vero che non sarò mai più sola? Oh, Leone!
(Un silenzio. La scena resta vuota, il segretario riappare tutto rosso).
Segretario È terribile, ancora un equivoco! Dovuto questa volta al gardenal! Eppure, malgrado l'effetto della medicina, qualcosa mi dice che essa non si inganna poi del tutto. Com'è interessante vivere!... I buoni Padri non me lo avevano detto. Riprendiamo un po' di coraggio e, questa volta, confessiamole, con le dovute cautele, che siamo noi. (Si rifà coraggio e rientra nel salottino].
Atto quarto
La stessa scena, ma il muro che nascondeva la camera della generalessa è stato tolto. Siamo al tramonto. Sono state chiuse le imposte della camera del generale — che è deserta — come quelle dell'altra stanza. Ombra e silenzio. La generalessa è sdraiata con il giubbetto e la cuffietta da notte, impettita fra i cuscini, sul suo monumentale letto a trapunta. Il generale è in piedi nella camera.
Generale Bisogna che questa spiegazione fra di noi sia definita.
Generalessa Ho voluto morire, mostro, ciò non ti basta?
Generale Eri distesa sulla massicciata. Era una posizione scomoda, ma senza pericolo. Il treno era passato.
Generalessa Io non lo sapevo. Lo aspettavo.
Generale Su questa linea secondaria ne avresti avuto per ventiquattro ore; ti saresti sentita le ossa rotte prima.
GeneralessaNon avrai dunque mai rispetto per niente? Tropmann! Bruto! Savonarola! Avrei potuto morir di freddo nella notte!
Generale Siamo in aprile. E la primavera è precoce. Si crepa dal caldo.
GeneralessaD'insolazione allora. Di inedia, che ne so? Di angoscia! Sì, semplicemente di angoscia, dato il mio stato.
Generale Di angoscia puoi morire anche nel tuo letto, cara.
Quando ti pare. Inutile di farci torcere le caviglie, per ritrovarti a più di tre chilometri, in equilibrio su due rotaie. Era ridicolo. Come tutto quello che fai; sempre.
Generalessa Sono una inalata grave. Il dottore te lo ha ripetuto abbastanza, che nelle mie condizioni tutto era da temere.
Generale II dottore è un fantoccio che si lascia abbindolare da te. E di medicina non ci capisce niente.
Generalessa Nega tutto! Sporca tutto! Come sempre. Il mio amore, la mia pena, e ora anche la medicina! Ho voluto morire davvero, e questo dovrebbe bastarti per farti cadere singhiozzante ai miei piedi, se il tuo cuore non fosse di pietra.
Generale Purtroppo, mia cara, il mio cuore non è di pietra!
Ma economizzo le mie lacrime, divento vecchio.
Generalessa Una donna che ti ha fatto dono della sua giovinezza, che si è sacrificata per te. (Grida) Assassino!
Generale Silenzio! Ti possono sentire!
Generalessa Io voglio che mi sentano! Voglio che gli altri ci giudichino e che si sappia chi sei! Che tu faccia orrore agli altri, come lo fai a me! Assassino! Assassino! Carnefice!
Generale Me ne strafotto! Silenzio, o esco. Spieghiamoci con calma.
Generalessa Soffro troppo! Tu non soffri, tu. Al mattino sei in piedi vestito, tu monti a cavallo, vai in giardino e te ne vai al caffè. Tu vivi! Ti fai scherno di me, ritto sulle tue gambe, mentre io sono inchiodata sulla mia poltrona. Non hai vergogna di stare bene?
Generale Cestino di carta straccia! Sei inchiodata sulla tua poltrona perché lo vuoi tu. Adesso lo sappiamo.
Generalessa Osi dire che non sono malata? Che non sono dimagrita sedici chili?
Generale Che ne sai? Ti rifiuti di pesarti.
Generalessa Io so di essere dimagrita sedici chili! Non ho bisogno delle bilance truccate dal dottor Bonfant e da te.
Generale Mangi come tutti quanti.
Generalessa (fuori di sé) Io mangio? Osi dire che mangio, mostro? Ho detto a Eugenia di mostrarti a ogni pasto quello che lascio nel piatto, e tu osi dire che mangio?
Generale Ti si conceda il cerimoniale del vassoio. Sappiamo che metti tutta la tua civetteria a rimandare i piatti quasi intatti. Ma fra i pasti, ti fai portare dei sandwich molto confortevoli. Negalo.
Generalessa Quando non ne posso più! Quando sto per svenire di inedia! E poi, come fai a saperlo, se non perché hai prestato ascolto ai pettegolezzi della cameriera, di questa donna che mi odia?
Generale Tu menti. Lei ti cura molto bene. Ti porta il tuo vaso da notte e le tue tisane, con una pazienza, cara mia, che ammiro. Credi che sia divertente occuparsi di te?
Generalessa È pagata per farlo, però mi odia. Approfitta della mia impotenza, delle mie povere gambe malate. Quando le chiedo i miei gioielli, mi porta un gioco di carte; quando le chiedo il fazzoletto, mi porta un pettine o un gancio da bottoni. E non le importa niente se queste contrarietà aggravano il mio male. A tutti quanti, in questa casa, non importa che io soffra.
Generale Suoni per chiamarla cento volte al giorno. Bisogna essere un babbeo come te, cara mia, per credere ancora ai tuoi dolori... In quanto alle tue povere gambe malate, grazie a Dio, non se ne parlerà più. Ti hanno retto molto bene in equilibrio sulla glicine, poco fa, e fino ai binari della ferrovia. Immagino che te le sgranchisca in camera tua, ogni notte.
Generalessa Se nel petto tu avessi qualcosa, al posto di questa pietra, avresti compreso che era l'ultimo sussulto della bestia che vuole morire. Uno sforzo sovrumano verso il nulla e verso l'oblio. Chiama il tuo complice, chiama il dottor Bonfant con il suo martelletto di gomma, che mi verifichi i riflessi, enonostante la malafede sarà costretto ad ammetterlo.
Generale Fulmini di Brest! È troppo comodo, cara mia. Per farti fesso non cammino più; per farti fesso cammino, e poi, a conti fatti, per farti fesso ancora, non cammino più!
Generalessa Sono i miei nervi, i miei poveri nervi che tu hai spezzato col torturarmi da venti anni. Contempla l'opera tua, e prenditela solo con te stesso.
Generale Ti dico che è troppo comodo, cara mia!
Generalessa Troppo comodo per te, forse, sì! Lamentati. Lamentati. Ma mentre io sto soffrendo inchiodata alla mia seggiola, tu che puoi camminare con tutta tranquillità sulle tue grosse gambe dove vai, tu?
Generale Dal mio studio al giardino, rispondendoti ogni quarto d'ora.
Generalessa E nel giardino che cosa c'è? Rispondi, porco, donnaiolo, cane lubrico!
Generale Che so io, delle rose.
Generalessa(sogghigna) Delle rose! Povero ipocrita che non ha neppure il coraggio del suo peccato e della sua sozzura. C'è la signora Tardié dietro la siepe comune. Quell'orrenda donna che si diverte a mostrarti il petto chinandosi sui suoi germogli. Che idioti siete, poveri uomini! Eppure nel paese si sa che cosa sono i seni della signora Tardié. Stecche,gomma, può darsi anche del ferro! È puntellata come una casa in rovina.
Generale Bah! Bah! Bah! Dopo tutto non sono stato a vedere.
Generalessa Non sai sognare che questo, imbecille! Sarai ben deluso, quando il gran giorno arriverà... Ma dietro il cancello di fondo che dà sulla strada della scuola, a mezzogiorno e alle quattro, ce ne sono di più giovani, vero? Le ragazzine delle suore! Satiro! Un giorno i genitori si lamenteranno.
Generale Stai divagando, mia cara. Loro mi dicono buongiorno mentre, passando, io rispondo.
Generalessa E durante la distribuzione dei premi — che fai sempre in modo di presiedere, vecchio fauno — quando le baci, tutto rosso nella tua uniforme?
Generale È la consuetudine.
Generalessa Non è consuetudine ciò che pensi in quel momento, lo sai bene! Nel chinarti con le tue decorazioni, solletichi loro il petto. Non dire di no. Ti ho veduto.
Generale Ebbene! Che non succeda loro mai niente di più grave, nel crescere, e premieremo la loro virtù con corone di rose!
Generalessa Parliamone pure di queste fanciulle premiate! Anche per loro sei sempre pronto a presiedere. Quella che fu premiata l'anno scorso, quella sgualdrina, lehai sussurrato qualcosa all'orecchio mentre la baciavi. Me lo hanno riferito.
Generale (con aria canzonatoria) Cosa le ho detto? Mi sbalordisci, cara!
Generalessa Le davi un appuntamento, lo so. Del resto, l'ho veduta passare da quel giorno. È incinta.
Generale Ma no, è semplicemente ingrassata. Basta così, mia cara. Non la finisci più con queste corbellerie. Ce ne sarebbe fino a domani. Ho da dirti cose molto gravi.
Generalessa Anche le mie serve ingrassano una dopo l'altra, e non me ne devo stupire!
Generale Basta così, ti ho detto, mia cara, e parliamo seriamente. Tu mi inganni, cara, questa è la realtà. Bagatelle tutto il resto. Hai scritto al dottor Bonfant che sei innamorata di lui. Ne ho le prove là, nel mio portafoglio; nero su bianco con due errori di ortografia che autentificano la tua mano. Perché tu mi hai sempre accusato di essere un gaglioffo, di non sapere niente di Wagner o di Baudelaire, di aver soffocato lo slancio del tuo spirito verso le alte sfere della letteratura e dell'arte — ma quando ti ho preso io, eri una donna, eri una donna da nulla, farcita di cattivi romanzi di appendice, ecco tutto —. E quanto ai participi passati: vana speranza! Non sei mai riuscita ad accordarli. Non sei mai stata a scuola.
Generalessa Come sei sporco! Vorrei che tu potessi sentirti.
Venire a rimproverarmi, sul letto di morte! La mia infanzia è disgraziata! E inoltre ti sbagli, imbecille, sono stata in convitto con figlie di ambasciatori e di consoli nel convento più selezionato di Parigi.
Generale Dove tua madre lavorava a giornata come cucitrice e dove ti raccoglievano nelle cucine per carità.
Generalessa La mia povera mamma ed io abbiamo senza dubbio sofferto. Non l'ho mai negato. Me ne glorio. Cacciata da ogni luogo, dopo la tragica morte di mio padre, ucciso in duello, ho dovuto darmi al teatro da quando avevo quindici anni, e la mia istruzione propriamente detta ha potuto soffrirne — per quanto l'istinto degli esseri di razza, maschera sempre tutto, — ma non devi dimenticare che mia madre era una donna di una distinzione infinita. Tutt'altro che una piccola borghese di provincia come la tua. Da quando ero bambina mi insegnò ad amare la bellezza.
Generale Non esistono lavori idioti, e tua madre, mia cara, all'opera aiutava gli attori a vestirsi.
Generalessa Aveva accettato quel posto dietro le preghiere insistenti dei direttori, unicamente per amore della musica! Mia madre era una grande cantante, un» voce come non se ne sentiranno più, una voce tragicamente spezzata dalle emozioni durante un incidente di ferrovia. Perché tentare di insudiciareanche lei? Mille volte ti ho raccontato la sua dolorosa storia.
Generale Mi hai rotto la testa mille volte con il tuo romanzo da quattro soldi. È vero. Ma tanto tua madre che te eravate due donne da nulla, quando ho fatto la follia di sposarti. Eccola la verità mia cara.
Generalessa Mia madre è una donna da nulla? Una donna alla quale il signor Gounod ha baciato la mano nel corso di una serata di beneficenza? Avrei voluto che tu l'avessi vista da giovane, prima che la vita la spezzasse, ornata di tutti i suoi gioielli, non saresti neppure stato degno di legarle le scarpe, gaglioffo! Altro mondo del tuo ho conosciuto vicino a lei, nella mia gioventù, mio povero caro!
Generale Diciamo la parola, tua madre era una mantenuta, cara mia! Andata a finire sordidamente come tutte le sue simili, quando come te non riescono ad accalappiare a tempo un imbecille. E tuo padre era un acrobata di circo, lo so. La storia del duello la conosco da un bel pezzo: s'è fatto sbudellare da un ragazzo dell'ippodromo, al quale non voleva rendere il denaro che avevano puntato insieme sul favorito del gran premio.
Generalessa Tu menti. Scambiò il suo biglietto da visita con un diplomatico straniero che aveva barato vergognosamente al baccarà in uno dei circoli più chiusi della capitale. Si sono scontrati alla spada nel Bois de Boulogne. Tutti i giornali dell'epoca ne hanno parlato.
Generale Dopo tutto! Se questo ti diverte, sia come vuoi tu.
Le tue origini incerte mi spiegano comunque molte cose adesso. Ma torniamo a queste lettere, mia cara. Le hai scritte tu, sì o no? Lo chiami Armando, sì o no? Glielo dici tu — o no — che i suoi capelli odorano di vaniglia quando ti ausculta, e che fingi di avere male alla pancia perché lui te la palpeggi? È scritto nero su bianco, con due errori di ortografia. Questo è il punto.
Generalessa Come hai potuto essere così abbietto da venire a frugare nella mia camera?
Generale Non ho frugato nella tua camera, mia cara. Ho avuto queste lettere, punto e basta. In che modo? Questo non ti riguarda.
Generalessa Ah! Tu trovi che questo non mi riguarda? È ammirevole! Quelle lettere erano nel mio cofanetto, o forse nel cassetto del mio comodino con i bigodini e altri oggetti intimi. Mi racconti di averle nel portafoglio, e sei tu che osi farmi delle domande? È il colmo! Leone, la tua mancanza ili coscienza mi spaventa! Da molto tempo so chesei un bruto e ti disprezzo. Ma, comunque, pensavoche tu fossi ancora un gentleman!
Generale Me ne frego, cara mia! Vediamo di intenderci: non si tratta di sapere per adesso se io sia o menoun gentleman. Si tratta di sapere se tu mi fai cornuto.
Generalessa Se sei stato capace di rubarmi sordidamente queste lettere, ben ti sta, e non ti risponderò neppure. Ah! frughi nei cassetti di una donna, mio bonomo! Ah! Cerchi di disonorarla per vie traverse, tu, un ufficiale superiore? Ebbene lo racconterò. Lo racconterò a tutti! Mi alzerò, ritroverò per un giorno l'uso delle mie povere gambe, e in piena riunione militare, la sera del festeggiamento del concorso ippico, davanti a tutti i veri uomini di mondo della guarnigione, io farò un'entrata sensazionale e racconterò tutto!
Generale Ti ho detto che non ho frugato! Basta!
Generalessa È troppo comodo negare. Hai tu queste lettere?
Generale Certo.
Generalessa Mostrale.
Generale Non sono così scemo!
Generalessa Va bene. Se veramente hai queste lettere nel tuo portafoglio, non c'è più niente in comune fra di noi, tranne un oceano di disprezzo. Puoi uscire, sono stanca e voglio dormire.
(Chiude gli occhi e resta immobile).
Generale No, cara, tu non dormi. Sarebbe troppo facile! Apri gli occhi. Ti ordino di aprire gli occhi, capisci, o te li apro io con la forza. (La scuote) Su.Su, Amelia. Io so che non dormi. Apri gli occhi. (La scuote, la maneggia, le apre di forza le palpebre sul bianco degli occhi, comincia a smarrirsi)Vuoi rinvenire, perdinci. Quale nuova commedia stai recitando?
Generalessa (debolmente)Il mio cuore.
Generale Cosa, il tuo cuore?
Generalessa Se ne sta andando. Il battito è sempre più fioco, è il tintinnio di un campanello... Addio, Leone! Non ho mai amato altri che te.
Generale Ah! No. Non la tua sincope. Non abbiamo neppure gridato. La tua sincope viene solo dopo le grandi scenate. Su, torna in te. Sei calda, il polso è buono. Non mi incanti più! (La scuote) Su! In nome di Dio, mia cara. Amelia. Amelia. Non puoi essere così rigida. Lo fai apposta. Ti darò le tue gocce. (Cerca fra le bottiglie del comodino) Accidenti. Che farmacia. Andate a capirci qualcosa fra tutte queste medicine. Ci sarebbe da fare ammalare anche uno più resistente di te. Naturalmente non c'è contagocce. Dove è andata a cacciarlo, Eugenia? Tanto peggio, un po' più un po' meno, al punto in cui siamo arrivati. Tieni Amelia, bevi, e se questo non basta farò chiamare il dottore. Su, ti sorreggo la testa, disserra i denti, cara. Disserri! i denti, perbacco. Ti cola tutto sul giubbetto Buon Dio dei boschi! Eppure il tuo polso è buono.Mi tengo ai fatti, io.
Generalessa (debolmente con gli occhi chiusi) Stai ancora frugando. Seguiti a sospettare di me mentre sto per morire.
Generale Ma io non frugo niente, accidenti. Cerco la siringa. Generalessa Troppo tardi. Va' piuttosto a cercare le bambine...
E quando io non ci sarò più cerca di non rendere la loro vita così dura come la mia per il tuo egoismo.
Generale Ma tu non muori, mia cara, che stai dicendo? Non è niente, è la tua debolezza. Vado a far chiamare il dottor Bonfant.
GeneralessaNo. È troppo tardi. Non ti muovere. Te ne supplico, Leone. Resta. Tieni la mia mano come un tempo, quando ero malata. Tu mi curavi allora, avevi pazienza. Mi bagnavi le tempie con l'acqua di colonia sussurrandomi paroline d'amore.
Generale (cerca la bottiglia, brontolando) Posso strofinarti ancora con un po' d'acqua di Colonia.
Generalessa Ma senza paroline d'amore... È di questo che muoio, assassino.
Generale Vieni, non dire sciocchezze. (Le passa sul viso dell'acqua di Colonia) Ecco. Questo ti farà rinvenire.
Generalessa Hai paura, è, di sentirlo dire? Io muoio perché non sono più amata da te, Leone!
Generale Ma no. Ma no... Poche storie! Per prima cosa tu non muori, è inesatto, e sai bene, mia cara, che sono sempre pieno di attenzioni per te.
Generalessa Di attenzioni! Che credi che me ne importi? Voglio che tu mi ami come una volta, Leone. Quando mi prendevi fra le braccia dicendo « piccola mia ». Quando mi mordevi tutta. Non sono più la tua piccola da portare nuda fino al bagno?
Generale (a disagio) Amelia, tutti finiamo col crescere. Queste bambinate da giovani amanti hanno il loro tempo, come tutto quaggiù.
Generalessa (con un ridicolo lamento) Perché, Leone, non mi. mordi più tutta come un cucciolone?
Generale (sempre più a disagio) Fregato, cara mia! In venti anni i cuccioli invecchiano. Non ho più denti.
Generalessa (si drizza terribile e con uno sbalorditivo improvviso vigore, malgrado la sua sincope)Vecchio tartufo! Eppure per le altre tu li hai! Ah! C'è proprio da parlare di quelle lettere, neppure spedite. Ho ben altre prove, io, nel mio scrigno, sotto il materasso. Lettere mandate e ricevute, dove non esistono problemi di denti perduti. Lettere nelle quali fai il giovanotto, per le altre. Nelle quali ti vanti, del resto, poverino, perché a parte le tue sommarie prodezze con le serve, non si deve poi credere che tu sia capace di gran cosa, anche su questo capitolo .
Generale Stai zitta! Non capisci niente.
Generalessa Ci capisco quello che ci capiscono tutte le donne insoddisfatte da poveri galletti presto soddisfatti, amico mio. Non hai pensato che ad ingannarmi per tutta la vita, e vuoi lasciarmi ora che sono vecchia e malata per colpa tua, per placare esattamente che cosa, cappone mio? Quel fortissimo temperamento? Impara prima a soddisfare un'unica donna, a essere un uomo degno di questo nome con lei, nel suo letto, prima di correre nei letti delle altre!
Generale E secondo te, mia cara, non sono mai stato un uomo nel tuo letto?
Generalessa Subito stanco, amico mio, subito addormentato, e quando per un caso avevi un po' di impeto, subito appagato. Ah! Proclamate ovunque che vi si tradisce, o signori uomini, che le donne sono incostanti. Le donne sono di colui che le prende e se le sa conservare. Siate dunque buoni a qualcosa e sarete amati sempre!
Generale Fulmini di Dio! Siate anche voi sempre belle e desiderabili, e si vedrà! Imparate a servirci qualcosa di diverso dal solito piatto stantio, durante le migliaia di giorni di un matrimonio, e forse potremo provare di aver mantenuto dell'appetito! Non è il caso di porre la questione, mia t.ua, ma se vuoi fare i conti, sono più di diciassette anni che non ti desidero più. E se ho avuto qualche avventura qua e là come ho potuto, la cercavo per provare a me stesso che ero ancora un uomo, perbacco!
Generalessa Meravigliati. Meravigliati che anche noi si voglia provare a noi stesse di essere ancora delle donne!
Generale (superbo) Non c'è nessun rapporto cara mia. Voi dovete difendere l'integrità del focolare, l'onore del nome e i figli. E poi, non venite a vantarvi, perdinci; in fondo queste cose vi turbano pochissimo tutte voi. Ne fate un romanzo, sì, ma è tutto qui.
Generalessa Che ne sapete voi poveri ciechi?
Generale Vi abbiamo viste all'opera, per dio! Anche nei vostri giorni buoni... Passata la prima curiosità — e non farmi dire sciocchezze, ma si fa presto ad esplorare un ventre — la gentilezza non serviva più con te. Lascia che te lo dica, nel caso tu non lo sapessi. Ho avuto bisogno di molta immaginazione, mia cara, e molto presto! Per comportarmi in maniera adatta la notte.
Generalessa Credi che io dovessi faticare meno per non essere sempre infinocchiata? Nel letto chiudevamo gli occhi tutti e due. Ma mentre tu eri intento alla tua piccola faccenda, figurandoti Dio sa che cosa, non crederai mica per caso che io stessi pensando a te?
Generale Come sei volgare e senza pudore! Ma lasciamo stare. Se eravamo a questo punto l'un con l'altro, perché tante lacrime, tanti rimproveri, perché tanti gemiti da così lungo tempo?
Generalessa (si raddrizza terribile) Perché tu sei mio, Leone.
Sei mio, capisci? « per sempre », per deplorevole che tu sia. Tu sei mio come la mia casa, come i miei gioielli, come i miei mobili, come il tuo nome! E non ammetterò mai, mai, qualunque cosa accada, che ciò che è mio passi ad altri!
Generale E tu credi che sia questo, l'amore?
Generalessa (con un grido spaventoso, in piedi sul letto, figura da incubo) Sì!
Generale Me ne frego, cara mia! Lo nego. Io non sono tuo.
Generalessa Di chi allora?
Generale Di nessuno, mia cara. Di me stesso, forse.
Generalessa No! Non ti appartieni più. Io sono tua moglie.Tua moglie davanti a Dio e alla legge. Abbiamo firmato il contratto tutti e due, ed io ho il diritto di seguirti ovunque. Tu mi appartieni. Ma ne vorresti una più giovane eh, ora che questa l'hai logorata. Impossibile mio buon uomo! E quando imputridirò nella mia poltrona a rotelle, disgustosa e inutile e bavosa, sarò tua moglie ancora; e tu non potrai farci niente, tranne che avere vergogna. Dove tu andrai io verrò, facendomi spingere, tra sanandomi sui miei bastoni, e tutti avranno paura e rideranno di te quando griderò : « Io sono sua moglie ».
Generale Me ne frego, cara mia! Io fuggirò da te.
Generalessa No!
Generale Farò finta di non conoscerti!
Generalessa Io griderò. Solleverò tutto il mondo col mio bastone. Fracasserò intorno a me gli oggetti e i vetri e tu sarai il responsabile, tu pagherai. Farò debiti per mandarti in rovina, farò molti acquisti nei negozi!
Generale Ti dico che prenderò il treno e scomparirò come in un trabocchetto. Non riuscirai a sapere dove mi trovo.
Generalessa Non oserai farlo mai, e se lo facessi sarei capace di ritrovarti in capo al mondo! Ti sveglierai un mattino in un albergo dove la sera prima sarai arrivato libero e solo, io sarò sulla porta guardandoti mentre aprirai gli occhi, e ti toccherà ripartire con me!
Generale E quando morirò, perdinci! Farai anche tu il viaggio? Non sarò solo nella mia pelle?
Generalessa Quando morirai, io ti piangerò, e soltanto io ne avrò il diritto. Nessuna di quelle che tu hai amato più di me avrà il diritto di piangere. Io griderò « ero sua moglie », metterò dei neri veli da vedova, soltanto io, e andrò sulla tua tomba il giorno dei morti. Ci farò incidere sopra anche il mio nome, e quando morirò a mia volta, verrò a giacere al tuo fianco per l'eternità. E quando i figli dei nostri figli saranno morti, quando nelle nostre casse avremo cessato di imputridire tutti e due, l'uno accanto all'altro, passerà gente sconosciuta e leggerà ancora sulla pietra che fui tua moglie!
Generale Io ti odio. Maledetta.
Generalessa Cosa vuoi che questo importi? Sono tua moglie.
Generale Non voglio più vederti né ascoltarti! E c'è qualcosa di ancora più forte del mio odio e del mio disgusto. È che vicino a te, mia cara, io muoio di noia.
Generalessa Anche tu mi annoi, ma io sono tua moglie ugualmente, e a questo non puoi farci niente. Bisognava pensarci venti anni fa, mio buon uomo, quando mi hai presa. Ah! l'hai voluta la tua cantante? Hai abbastanza pianto alla sua porta! L'hai ricoperta di fiori. Le hai tutto giurato. Eri stato sul punto di dare le dimissioni per lei, quando il tuo colonnello rifiutava il suo consenso; ne hai fatte di tutte, imbecille, per averla. Ebbene adesso ce l'hai!
Generale Dunque, accidenti, anche tu mi odi!
Generalessa Sì, ti odio! Hai spezzato la mia carriera. Avevo una voce stupenda. Potevo permettermi le più grandi speranze, e tu hai preteso che io rinunciassial teatro. Hai fatto di me la tua schiava. Hai calpestato tutto quello che di brillante c'era in me. Gli altri uomini mi adulavano, tu li hai spaventati con la tua sciabola, mi hai creato il vuoto intorno con la tua stupida gelosia, mi hai fatto dimenticare di essere bella, mi hai fatto disimparare ad essere amata e ad amare. Ho dovuto occuparmi della tua casa come una serva; nutrire le tue figlie sgraziate; io che ero famosa per i miei seni!
Generale Famosi i tuoi seni? Fammi ridere. E dove li mostravi poi, all'Opera?
Generalessa Nelle feste d'Arte. In un ambiente di cui il tuo piccolo mondo borghese non può neppure sospettare la grandezza e il lusso!
Generale Feste d'Arte con te nuda! Per mille fulmini, cara signora, avrei voluto vedere un po'!
Generalessa ...Riservato ai Soci del Jockey Club, il fior fiore dell'aristocrazia! Non ti ci avrebbero mai ammesso. E quella gente lì, mi trattava come una regina. Spandevano le rose sotto i miei passi, e dopo cena mi pregavano di cantare. La sala crollava di applausi e il padrone di casa, nel baciarmi la mano, mi donava un magnifico diamante. Sono stata tulio questo prima che tu mi spegnessi sotto i tuoi stivaloni. Hai mai pensato, masnadiero, a tutto quel lo che ti avevo sacrificato?
Generale Non un gran che, mia cara! Non avevi neanche voce. È risaputo. Nonostante i tuoi intrighi non sei riuscita ad ottenere che ruoli di terz'ordine durante la stagione estiva. E li interpretavi così male che una volta l'intera sala ti ha fischiato, lo so.
Generalessa Sono stati i miei nemici a sostenerlo! E non mi meraviglia di vederti rinvangare queste calunnie. La verità venne fuori in seguito. Erano degli americani entusiasti. Quei fischi significavano un trionfo, mio povero amico! Ma tu sei geloso perfino dei successi che ho avuto. Non mi hai mai perdonato di esserti superiore in tutto. Tu non sei che un omiciattolo, un omiciattolo impotente, e un pavone!
Generale Perbacco, cara mia! È storia vecchia questa. Sono deciso a chiedere il divorzio. Ho queste lettere e mi bastano.
Generalessa Li divorzio? Tu non puoi vivere solo, hai troppa paura. Che ne sarebbe di te, povero diavolo!
Generale Ho trovato chi mi vuole.
Generalessa Deve essere molto vecchia e molto brutta o molto povera, per ridursi a te. Sarei curioso di vederla. Dimentichi come sei adesso, cieco! Guardati allo specchio.
Generale È falso. Essa è bella e giovane, è fedele. E mi aspetta.
Generalessa Davvero ti aspetta poveruomo? Da quanto tempo?
Generale Diciassette anni.
Generalessa Vuoi scherzare, amico mio? Diciassette anni! E tu credi che lei ti ami? Credi di
amarla anche tu? Poveri agnellini, diciassette anni che si aspettano!
Generale Sì, cara, e per colpa tua.
Generalessa Oh! Leone, se non fossi malata mi metterei a ridere, a ridere come una pazza! È troppo idiota! Diciassette anni! Ma se tu l'avessi amata, povero imbecille, mi avresti già lasciata da tempo; da tempo saresti andato via con lei, a filare il tuo perfetto amore!
Generale Sono rimasto per rispetto al tuo dolore, per pietà della tua malattia, che ho creduta vera per molto tempo.
Generalessa Sei troppo stupido! Credi dunque che io non possa muovere le gambe? Credi che se lo volessi non potrei mettermi a ballare? (Siè alzata in camicia da notte, figura da incubo) Su, guarda! Guarda come mi reggo bene in piedi. Vieni a ballare con me, ti invito. (Mentre abbozza un passo, in camicia, essa canta) Trallalallà, trallalallà, lallera!
Generale Lasciami. Sei impazzita! Ritorna a letto!
Generalessa No. Tu sei il mio bell'amante e io voglio ballali con te! Come al ballo dell'Accademia di Saumur! Quello del novantatré, giusto diciassette anni fa, te lo ricordi?
Generale (colpito)Cestino di carta straccia! perché?
Generalessa Perché a quel ballo eri così spavaldo, così brillante, così sicuro di te con le donne. Comandante di plotone Saint-Pé. Li battevi bene i talloni, alla tedesca, mentre ti presentavi! Te li lisciavi ad arte i bei baffi, lo sapevi far bene il baciamano! Non l'ho dimenticato io, quel ballo! Ti amavo ancora e ti ero rimasta fedele come un'idiota, malgrado la corte che mi facevano gli uomini, malgrado le tue belle amiche che mi obbligavi ad invitare a pranzo. Ma a quel ballo, in un attimo, tutto in una volta, sentii di non poterne più. Tu ballavi un valzer con una stupida bruna, alta, tutta vezzi, e le parlavi all'orecchio. Il valzer dei toreador. Non ho dimenticato neppure il titolo! Trallalallà trallalallà lallera! Mi ricordo anche il motivo.(Canta) Soffrivo troppo, volli andarmene, lasciare la sala. Ero sola nell'anticamera per domandare la mia carrozza... C'era un uomo là, più bello e più giovane di te, che mi venne in aiuto. E dopo che ebbe trovato il nostro coupé nella fila delle vetture, mi disse che non potevo andarmene via sola, e salì per accompagnarmi.
Generale E allora?
Generalessa E allora, tu ballavi sempre il tuo valzer, poveruomo, volteggiando superbamente e con aria baldanzosa... Cosa credi che siano le donne? Divenne il mio amante.
Generale Cosa? Tu hai avuto un amante, e fu proprio al ballo di Saumur che lo hai conosciuto? Un uomo che era andato soltanto a cercarti la carrozza, uno sconosciuto; non ti chiedo neppure il suo grado!... Che orrore! Ma voglio sperare che tu abbia avuto qualche scrupolo, corpo d'un cane, una certa esitazione, almeno, prima di compiere quel passo; voglio credere che tu abbia almeno atteso qualche tempo.
Generalessa Ma sicuro, mio caro, ero una donna onesta. Ho aspettato.
Generale Quanto tempo?
Generalessa Tre giorni.
Generale (scoppiando) Per mille milioni di fulmini di sciabole del buon Dio del bosco! Io ho aspettato diciassette anni, signora, e aspetto ancora!
Generalessa E quando quello lì è stato trasferito non so più dove, al diavolo, nel Tonchino, ne ho preso un altro altrettanto bello, imbecille, e poiun altroe un altro ancora fino a che non sono diventata troppo vecchia e non potevi restare che tu volerne sapere qualcosa di me.
Generale Ma, allora, accidenti! Se mi tradivi, per cosa quellelacrime, quei rimproveri Perché questa malattia? Non capisco più niente, io. Divento pazzo!
Generalessa Per legarti, Leone! Per tenerti per sempre perchésono tua moglie. Perché, perfino quando avevo mio amante sopra di me, ero sempre tua moglie, e tu non ci potevi far niente; solo vergognarti e tirar su le mie figliole e dar loro il tuo nome. Se mi faceva comodo. E la notte riprendermi nel tuo letto, dopo quell'altro, coi miei lamenti, i miei rimproveri, i miei graffi, e il mio amore! Perché per giunta io ti amo, Leone. Sì, devi portarti dietro anche il mio amore insieme alle corna! Io ti odio per tutto il male che mi hai fatto, ma ti amo, non con tenerezza, imbecille, non nell'attenderti per diciassette anni, o nello scriverti delle lettere (ne ho trovata una di quella zucca vuota nelle tue tasche), non per essere fra le tue braccia la sera (non abbiamo mai fatto all'amore noi due, povero uomo, lo sai bene), non per parlare con te (tu mi annoi, non ami niente di ciò che io amo) e neppure per il tuo grado né per il tuo denaro, ho avuto proposte più vantaggiose; io ti amo perché per miserevole che tu sia sei mio, il mio oggetto, la mia cosa, il mio ripostiglio, la mia pattumiera...
Generale (indietreggia e grida) No!
GeneralessaSì! Tu lo sai. E qualunque promessa tu faccia agli altri tu sai che non potrai mai essere che questo.
Generale No!
Generalessa Sì! Non potrai mai farmi del male, sei troppo vile. Tu lo sai e sai anche che io lo so!
Generale No!
Generalessa Su, vieni, vieni a ballare tesoro. Vieni a ballare questo ultimo Valzer dei Toreador, ma questa volta con me! Generale No!
Generalessa Sì! Io lo voglio! E tu vuoi tutto ciò che voglio io.
Vieni a ballare con il tuo vecchio scheletro, con la tua vecchia malattia cronica. Vieni, balla con il tuo rimorso. Balla con il tuo amore!
Generale (si salva e grida) No! Non mi toccare, perbacco!(Grida)Luogotenente Saint- Pé! A noi! (Essa lo segue. Egli fugge. Sembrano ballare insieme un valzer macabro. Il generale resta chiuso fai un an golo, stende all'improvviso le braccia in avanti a le serra il collo gridando) Carnevale!
(La generalessa si dibatte nella sua camicia da imi te, tentando di strappare via le mani dal suo collo)
Atto quinto
Quando si rialza il sipario, il muro della camera è tornato a posto. Il generale è solo nella sua camera. È notte fonda. Cammina come un orso in gabbia, ombra nell'oscurità. Improvvisamente si ferma e grida.
Generale Luogotenente Saint-Pé! Uscito secondo da Saumur. Avanti in nome di Dio.
(Il dottore esce dalla camera della generalessa. Il generale lo guarda senza parlare).
Dottore Le ho appena misurato la pressione. Sta benissimo. Ha avuto soltanto paura. Generale Anche io.
Dottore Io pure, amico io. Sarebbe stata brutta, come conclusione, nonostante tutto. Quando la vostra cameriera è arrivata dicendomi di venire immediatamente, ché la generalessa stava soffocando, ho indovinato. Mangiavamo la minestra. Ho buttato tutto fuori. La signora Bonfant ne avrà per quindici giorni di rimproveri per via della tovaglia.
Generale Che cosa ha detto?
Dottore (mentre mette via l'apparecchio per la pressione)La signora Bonfant?
Generale Mia moglie.
Dottore Mio povero amico, le è sembrato naturalissimo che abbiate tentato di farla fuori. L'assassinio è l'accessorio abituale della passione, all'Opéra. (Siinchina) Essa piega la testa, fa senza dubbio propositi di vendetta, e oscuramente si sente lusingata. È persuasa più che mai che voi siate una coppia di amanti grandiosi e maledetti.
Generale Che ridicolaggine! Ma non capirà dunque mai chemi annoia semplicemente?
Dottore Temo che dovrete rinunciarvi. Non lo capirà mai.
Generale Ma, per mille milioni del buon Dio delle sciabole!
È possibile che la vita non sia che questo? Avrebbero dovuto avvertirmi; che raccontano allora nei loro libri tutti quei fottutacci?
Dottore I loro sogni. Devono essere stati dei poveri diavoli anche loro.
Generale Ma i loro amori, le loro fughe, i loro slanci, le loro scoperte prodigiose. Quelle fanciulle giovani e tenere che li amavano per sempre — quella fedeltà instancabile, quegli stupori perenni, al di là della vecchiaia e della morte — e quella gioia, quella gioia ingenua, di non essere più soli al mondo, di avere un piccolo compagno di lotta, silenzioso c tenero, che si spoglia la sera e si trasforma in donna? Credete che neppure questo fosse vero?Se lainventavano, quegli imbecilli, mentre scrivevano!
Dottore Temo di sì.
Generale Ma, perbacco, allora si dovrebbe impedir loro di dare delle idee alla gente. Sono questi i libri cattivi, non quelli che ci narrano degli orrori.
Dottore Bisognerà spedire queste idee all'ufficio della Buona Stampa, con un francobollo.
Generale Eppure, intorno a me, hanno tutti l'aria felice e tranquilla. Ma come fanno, accidenti, per non soffrire? Che la dicano la loro parola d'ordine. Voglio saperla, e subito. Non ho più il tempo di aspettare, adesso.
Dottore Mio caro e vecchio amico, credo che sia una questione da porsi quando si è molto più giovani.
Generale (urla) Io sono giovane! Luogotenente Saint-Pé!Rifiuto ogni altro grado.
Èun'acchiappa balorda. Ho capito. (Domanda d'un tratto)Dottore, la medicinanon
ha scopertoniente per ritornare indietro di diciassette anni?
Dottore Niente ancora.
Generale Sicuro?
Dottore Ne avrebbero certamente accennato nelle riviste specializzate.
Generale Non me la sento di scherzare. Cosa sta succedendo? La signorina de Sainte- Euverte e il mio segretario sono andati a passeggio. A momenti son quasi due ore che sono usciti.
Dottore Non c'è niente di straordinario. Vi eravate chiuso
con la generalessa. Le vostre spiegazioni non finivano più. Nell'attesa semplicemente avranno deciso di fare un giretto.
Generale C'è stato uno strano equivoco fra loro due questa mattina. E poi se ne sono andati tenendosi per il mignolo, me lo ha detto la cameriera. Vi sembra normale anche questo? In quanto alle mie figliole che erano innamorate dell'aitante giovanotto — altra rivelazione di questa strana giornata — e che sorvegliavano i suoi minimi gesti, se ne sono andate anche loro, lasciando sul cassettone della camera questa lettera, assieme ai loro gioielli da quattro soldi rinvoltati in una carta di seta. (Tira fuori dalla tasca un foglio, e legge) « Soffriamo troppo. Lui ne ama un'altra. Preferiamo morire... ». Anche loro, è una particolarità di questa casa. « Dite alla signora Dupont-Fredaine di non finire i nostri vestiti». Fra le altre qualità primordiali, la madre ha inculcato loro un solido senso della economia.
Dottore Diavolo! E non sono ancora ritornate?
Generale Ho mandato il giardiniere a cercarle. Devono es sere sulla riva dello stagno in atto di bagnarsi i piedi. Sono troppo brutte per uccidersi. Dottore, sento che tutto precipita. Come andrà a finire?
Dottore Come nella vita, o come a teatro, quando era ancora buono. Una conclusione preparata, non troppotriste all'apparenza, e di cui nessuno sia il vero zimbello; e dopo un poco: sipario. Parlo per me come per voi. Avete 210 di pressione, e la mia vescica è un sacco di pietre. Largo ai giovani! Che facciano le stesse sciocchezze e che muoiano delle nostre malattie.
Generale (geme) Ma io l'amo, dottore, e sono giovane!
Dottore Non so perché ma comincio a credere che sia parecchio tardi.
Generale (equivoca e guarda l'ora al suo orologio) Sono le nove. Se fosse stata una vera passeggiata, avrebbero dovuto essere di ritorno.
Dottore Generale, non è di questo che parlavo.
Cameriera (è entrata con una lampada che posa sul tavolo)Il signore mi dirà se devo servire lo stesso. Se aspetto ancora, i funghi alla Richelieu non saranno più dei funghi alla Richelieu.
Generale Non mi scocciate l'anima con i vostri funghi! Gli daremo un altro nome.
Cameriera E poi c'è il signor Curato che sta bevendo del vino dolce in salotto. Dice che aspetterà quel che sarà necessario perché il signore lo riceva, ma che quello che deve dire al signore è troppo importante per rimandarlo a domani.
Generale Fategli mangiare i funghi. Aggiungendo una cosa all'altra, questo lo priverà di un oggetto di preoccupazione. Mi secca il curato. Cosa vorrà da me in un giorno simile?
Cameriera Gli ho già proposto di mangiare. Rifiuta. Dice che l'emozione di ciò che deve dire al signore gli toglie l'appetito. Per provarlo si rifà col vino dolce. Non so se si serva allo stesso modo durante la messa, ma se il signore tarda ancora a riceverlo, ho l'impressione che quello che deve dire sarà piuttosto confuso e poi, da quando è arrivato, parla da sé solo. È come pazzo. Va dicendo che è la Provvidenza, che bisognerà dire delle messe per ringraziarla.
Generale Perché? Che ha combinato di nuovo quella?
Cameriera Dice che non può dirlo ad altri che al signore, tanto è importante. È un segreto fra lui e la Provvidenza.
Generale Ebbene, che aspettino tutti e due!
Cameriera (esce facendosi il segno della croce e brontolando) Non è una ragione per dir loro delle ingiurie soprattutto quando si tratta di una che ha modo di vendicarsi.
Generale Ho l'impressione che l'abbia già fatto (Confida al dottore non appena la domestica è scomparsa) Amico mio, la mia ragione vacilla. Non posso averla perduta cosi stupidamente dopo diciassette anni, come si perde un cane per la strada, in un momento di distrazione. Lei mi aspettava, mi aspettava sempre, ed era la prova" nella mia miseria che un giorno avrei potuto uscirne fuori. Se la perdo, dottore, non resta niente altro che un vecchio ridicolo pulcinella che non è riuscito a realizzarsi in nessuno dei suoi gesti... mi sembra che il luogotenente Saint-Pé sia disteso esangue su di un campo di battaglia senza essere stato neppure ferito durante la mischia. Il fucile di un imbecille gli è esploso nelle reni, qualche minato prima dell'attacco, ma
(Fuori)
Dottore (che guardava fuori) No. Non l'avete perduta, generale. Eccola, con il suo rapitore, tutta rossa nell'aria della sera.
(Il segretario, rosso come un pomodoro, e Ghislaine, con gli occhi bassi, sono effettivamente apparsi sulla soglia)
Generale (si precipita sollevato) Ghislaine!... Questa inspiegabile passeggiata, morivo di paura. Mi direte, finalmente?...
De Sainte-Euverte (un po' solenne, come sempre) Amico mio. Potete chiedere al dottore di lasciarci soli per un istante? Gastone, lasciateci anche voi.
Segretario(molto fermamente e piuttosto accigliato)E sia. Ma solo per un istante.
(Se ne va, squadrando il generale che lo guarda fare senza capirci niente).
Generale Solo per un istante? Solo per un istante? Che gli prende a quell'animale? Non ha mai osato parlare a nessuno su questo tono.
Dottore (al generale prima di andarsene)Coraggio luogotenente Saint-Pé! Ho l'impressione che sia il vostro ultimo combattimento.
Generale (borbotta)Con l'arabo era semplice. Sapevo cosa voleva lui e anche io. (Il dottore e il segretario, con un ultimo sguardo accigliato, sono finalmente usciti, il generale domanda timidamente) Allora mi volete dire, Ghislaine?
De Saint – Euverte Sì, amico mio. Vi dirò. Del resto è molto semplice: io amo quel giovane.
Generale Volete scherzare! E non è divertente, Ghislaine. Non sono passate che due ore, per mille fulmini, non l'avevate mai visto prima.
De Sainte-Euverte Vi avevo forse veduto, voi, amico mio, prima ilei ballo di Saumur? Eppure nello stesso istante in cui mi avete allacciato alla vita ho cominci,un ad amarvi. Questi diciassette anni, pur non avendo tolto niente, non hanno neppure aggiunto nientedi più al mio amore. Ve ne siete reso conto anche voi, amico mio?
Generale Sì, amore caro, sì, Ghislaine, e quel dono meraviglioso e folle di te stessa in un istante io l'ho sempre rispettato e compreso... cosa aggiungono i giuramenti, gli anni, le carezze? Anche io ho conosciuto questo miracolo: che l'essere che attendevamo sia apparso, e tutto è stato detto. Solo, non è affatto la stessa cosa.
Sainte-Euverte (candidamente)Perché, amico mio?
Generale (un po' a disagio nonostante tutto) Sì, ma, al ballo di Saumur... ero io!
Sainte-Euverte (sempre dolce) Ebbene, amico mio?
Generale Ebbene, ma, accidenti! Non tocca a me dirvelo.
Io ero brillante, avevo spirito, ero giovane — vi desideravo follemente — e anche questo vuol dire. Ma lui!
Sainte-Euverte Lui è smarrito (lo era), forse un po' troppo ingenuo, ma, amico mio, come dirvelo a mia volta? Per una donna sono qualità contrarie ma egualmente incantevoli: noi amiamo tutto. È come scegliere, durante una prova dalla sarta, fra un tessuto rosa e verde. E poi è giovane, anche più di voi a Saumur, e anche lui mi desidera.
Generale(scoppia a ridere) Lui? Quella nullità? Quel verginelle? Quel Giovanni dalla luna?
Vi proibisco di insultarlo, Leone! (fuori di sé) Mi sento sgomento! Vi desidera? Volete farmi credere che nel vedervi il suo sangue di minchione si è messo a scorrere più veloce? Fatemi ridere. Sussulta dalla paura quando vede una sottana. Non ci capite niente, Ghislaine. Perdonatemi, è un po' colpa mia. L'avervi rispettata per un così lungo tempo, aspettando che la mia situazione si chiarificasse, non ha potuto fare di voi una vera donna. Siete tenera, romantica, forse esacerbata da questa attesa d'amore. Lo smarrimento di uno sbarbatello che non ha mai avvicinato una donna; i suoi sospiri, i suoi occhi candidi, vi hanno forse colpita? Sciocchezze! Vedrete, ne rideremo insieme più tardi... quando sarete diventata una vera donna.
De Sainte- Euverte(angelica) Amico mio, credo che non mi comprendiate.
Generale Ma sì, mio tenero amore, capisco anche troppo bene. Ditemi che era pieno di timore, che si è inginocchiato davanti a voi, come quei bambini fanno anche ora; può darsi che vi abbia anche recitato dei versi, ma non venite a dirmi che vi desidera, Ghislaine, è grottesco!
De Sainte-Euverte (sempre più decisa) Ma me lo ha provato, amico mio.
Generale Ma via! In che modo? In che modo ve lo avrebbe provato? Forse che lo si può dimostrare con le parole, il desiderio, per mille milioni di alberi? Non bisogna poi essere troppo scemi, il desiderio lo si esprime, lo si sospira; lo si brama, sì, secondo le circostanze ed il temperamento. È una canzone risaputa! Tutti gli uomini l'hanno cantata quando si trattava di impressionare una donna. Ma il desiderio, perdincibacco, non c'è che un solo modo al mondo per dimostrarlo!
De Saint-Euverte Ora, amico mio, è proprio ii modo che lui ha scelto.
Generale (cerca ancora di non capire, sogghigna) Vi ha preso la mano? Forse vi ha anche baciato sulle labbra? Non vi capisco, Ghislaine, vi assicuro che, malgrado tutta la mia buona volontà, io mi perdo nelle vostre sottigliezze di fanciulla! Dimentichiamo questa ridicola storia con quel bambino e parliamo seriamente di noi. Questa volta, sono risoluto a far precipitare le cose, costi quel che costi.
De Saint-EuverteMa, amico mio, questa storia con quel bambino, come dite voi, adesso è per me indimenticabile.
E non so di quali sottigliezze di fanciulla voi vogliate parlare. Io sono la sua donna.
Generale [fa un ultimo tentativo] Su, via! Che fanciullaggine, Ghislaine... Forse dei giuramenti scambiati in un momento di esaltazione sulle rive di uno stagno, degli anelli fatti di leggeri steli, e che si passano al dito in attesa di quelli reali, che non giungeranno mai. Fanfaronate di adolescenti! Tutti noi ci siamo passati. Ma che un uomo vero, degno di questo nome, vi prenda questa sera tra le sue braccia — e sarà questa sera, amore mio, ve lo giuro — che un vero uomo vi insegni l'amore — perbacco! — e tutto non sarà più che fumo.
De Sainte-Euverte (superba) Tutto non è più che fumo, effettivamente, amico mio! Perché finalmente mi hanno fatto conoscere l'amore. E lo grido a voce alta, non ho vergogna. Che parole vi occorrono dunque per capire? Io sono sua.
Generale (urla) Quel piccolo ipocrita vizioso ha osato?! Quel bruto! Prendervi con violenza, forse! Lo ucciderò!
De Sainte-Euverte Ma no, amico mio, non con la violenza. Lui ini ha presa, ed io mi sono data. Ed ora, sono sua per sempre.
Generale (sgomento tende le mani verso di lei, improvvisamente umile)Ghislaine, è un incubo. Io vi farò dimenticare.
De Sainte-Euverte Non mi toccate più, Leone, ormai! Adesso solo un altro uomo può toccarmi. (Si ritrae) E voi dovete sapere quanto io sia fedele.
Generale Ma quando lui vi ha toccato, eravate addormentata, avevate battuto la testa, vi avevano imbottita di gardenal. Senza saper neppure che vi stava toccando: pensando che fossi io!
De Sainte-Euverte La prima volta, sì. Ma poi, me ne sono resa conto benissimo. Oh! Potremmo restare così buoni amici, Leone; perché non voler capire?
Generale Giammai. Non capirò mai, è assolutamente inconcepibile.
De Saint-Eaverte Lui mi ha toccata. Mi ha toccata realmente! E all'improvviso non sono stata più sola, triste, affogata, sempre fluttuante sul filo dell'acqua, ho rimesso il piede sulla riva, finalmente, e non sarò mai più sola! A tavola, alla Messa, nel mio letto troppo grande. Ma non capite dunque che si tratta di un'avventura meravigliosa? Dovreste essere un poco felice anche voi, Leone, se mi amate veramente.
Generale Io vi amo veramente, Ghislaine, ma...
De Saint-Euverte(luminosa) Allora, perché non condividere la miagioia, e che tutti quanti siano felici? (Sospira felice) Io non sono più sola! Ve lo siete così augurato per me, amico (lo avete tanto sperato per me), volevate che avessi una compagna...
Generale Ma una compagna...
De Sainte-Euverte Ho un compagno, è molto più bello! Del resto, ci vedevamo così poco, non ci sarà quasi nessun cambiamento. Ci rivedremo ancora di tanto in tanto, come prima. Lui mi ha detto che me lo avrebbe permesso (bamboleggia, ha un piccolo riso estasiato) ma di questo, mio povero amico, in confidenza, ne dubito. È di una gelosia terribile, sapeste! Dice che non mi abbandonerà di un passo. Come è bello! Non dovrò scancellarmi più al passaggio degli altri uomini, rendermi brutta, e farmi invisibile sempre, ma anzi, dovrò essere bella, per lusingarlo e fargli anche un poco male nello stesso tempo, poiché mi sarà accanto e sarà lui a difendermi da loro... Ah! amico mio, sono felice... non sono più un cane senza collare, ho una piccoli! corda al collo, con il nome del proprietario. Voi sembrate così stupito della mia gioia? Ma allora, siete voi a non conoscerle le donne. Lui le conosce.
Generale (chiama improvvisamente, perduto) Luogotenente Saint-Pé! Luogotenente Saint- Pé, a me! Cosa sta succedendo?
De Sainte-Euverte(che continua senza niente udire) E voi dite che manca di spirito? Con gli uomini, forse, con voi, ma cosa volete che me ne importi? A me ha detto le cose più belle del mondo, mi ha detto che si doveva nuotare verso l'ideale fianco a fianco, come verso una boa di salvataggio e che si nuota bene soltanto in due.
Generale Lo sospettavo! E vi ha anche detto che la vita non è che un lungo pranzo di famiglia con dei portatovaglioli, forchette di diverse misure e un campanello da piede?
De Sainte-EuverteCosa insinuate, cattiva lingua? Lui dice solo cose piene di poesia. Dice che la vita non è che una festa e un ballo...
Generale (con un grido di dolore suo malgrado) Un ballo!
De Sainte- Euverte(senza capire) Ma sì, non è carina come idea? Un ballo di una notte e che bisogna far presto, prima che le luci siano spente. Io l'ho amato dal primo istante, ve l'ho detto, ma il mio pudore di fanciulla... e poi, ero così abituata a credere che l'amore non fosse che attesa, quando mi ha chiesto di darmi a lui, ho dovuto dirgli : «Più tardi! domani! », sapete che cosa mi ha risposto?
Generale (strozzato) No.
De Sainte-Euverte (trionfante)Mi ha risposto : « Immediatamente ».(Ripete estasiata) Immediatamente, quel tesoro! Non ci può essere che lui per immaginare certe cose! È meraviglioso! Io non sapevo che si potesse ottenere qualche cosa immediatamente! E sapete che cosa mi ha sussurrato ancora all'orecchio mentre mi teneva fra le braccia?
Generale (è diventato di colpo un vecchio signore umile, in confronto a lei che appare ringiovanito) No. Io oggi non so niente. Sto imparando tutto.
De Sainte-Euverte(si ferma improvvisamente confusa ed incantevole, sotto un leggero velodi ridicolo) No! Questo no! No, in qualunque caso. Non posso dirvelo. Avrei paura di farvi male, amico mio.
Generale Grazie. Era proprio l'ora.
Segretario(appare già sospettoso e comunque intransigente) L'istante è già passato, Ghislaine! E mi sembra anche oltrepassato.
De Sainte-Euverte(confusa) Perdonami, Gastone.
Generale (avventandosi contro di lui)Perdona,Ah! Eccovi qui, voi, don Giovanni! Lo volevate! Buono a nulla! Graziose tortorelle! No, via guardatevi un po'. Mi fate ridere... per chi mi prendetetutti e due, cestino di carta straccia? Voglio insegnarvi io con chi avete a che fare. (Rivolto al dottore che è anche lui sulla porta) Entrate, dottore, venite, non disturbate affatto. Sapete cosa mi hanno appena detto questi due cherubini? Il cuore sulle labbra? Che si amano. Sì, signore, da due ore. E non hanno perso tempo. Ce ne sono alcuni che hanno degli scrupoli, altri che aspettano un po' di tempo, loro, no! Nei boschi, non importa il modo, come le bestie! Io stesso ne provo vergogna! E per di più vorrebbero anche la mia benedizione. Ma hanno dunque perduto qualsiasi senso morale, qualsiasi senso critico?
Dottore (con dolcezza) Luogotenente Saint-Pé.
Generale (tuonante) Vi prego di rendermi il mio grado! Lo vedranno chi sono perdinci bacco! E di che legno mi riscaldo! Vado a mettermi in uniforme e tutte le mie decorazioni. No, del resto ci vorrebbe troppo tempo. Parlerò loro così come sono, in giacca da camera e in pantofole. Ah! voi seducete le ragazze. Ah, signore, voi insidiate le donne degli altri. Ah! volete fare il galletto! Ebbene! quando si alza la cresta, bisogna dimostrare di saperci fare, non soltanto con le signore, qualche volta è anche meno divertente. Ma la virilità non si tratta al dettaglio, mi dispiace, cercatemi due sciabole. Queste due alla panoplia (sale su una seggiola per staccarle] e non occorrono testimoni, c'è il dottore con il suo astuccio.
De Sainte-Euverte Oh! Mio Dio. Egli vuole del sangue. Sento che vuole del sangue, adesso. È un cannibale!
Dottore Generale, non vorrete ricominciare... Generale (in piedi sulla seggiola, staccando le sciabole) Tacete, anche voi dottore! Non ho dimenticato affatto quella storia delle lettere, non me la fate ricordare.
De Sainte-Euverte (gli abbraccia le gambe) Leone! Io lo amo! E se voi mi amate, come dite, non gli farete del male!
Generale Sì, me ne strafotto! Gli taglierò le orecchie, signora. Lo ucciderò. Proprio perché vi amo, precisamente. Vi insegnerò anch'io la psicologia amorosa. Farò la mia! Perché si sono strofinati i musi, si immaginano quei due lì di avere inventato tutto, da questa mattina!
Dottore Generale, scendete dalla sedia.
Segretario (molto nobile) Pur non avendo mai impugnato una sciabola, se il generale lo esige, io mi batterò.
De Sainte-Euverte (con un grido)Gastone! Tu, no! Tu, no! Lascia che si batta da solo!
Dottore Generale, sarebbe un assassinio. È un bambino Generale (che è sempre alle prese con la panoplia)Non esistono più bambini! Si sa da un pezzo. E poi i bambini non vi portano via le vostre donne. Che scelga: se è un bambino, ci lasci in pace e giochi con il cerchio. Se vuole altro, perdincibacco, che ne sopporti gli inconvenienti. (Grida) Accidenti al buon dio dei boschi, chi è quel manico di scopa che ha attaccato queste sciabole? Non c'è verso di staccarle da qui. (Chiama macchinalmente) Gastone!
Segretario (accorre)Sì, signor generale.
Generale Venite ad aiutarmi, ragazzo mio.
Segretario (sollecito)Sì, signor generale.
(Sale su una seggiola, il generale se lo vede accanto).
Generale Signore, cosa vi impicciate qui? Parola che si crede il mio segretario. Scendete! Dottore, venite voi.
Dottore No, generale, non mi renderò complice di questa tragica buffonata. Non avete diritto di provocare questo ragazzino.
Generale È stato abbastanza grande sì o no, per prendermi la donna che amavo?
De Sainte-Euverte Ma voi non la prendevate mai!
Generale Rispettavo le apparenze, io, e del resto stavo per farlo. (Ci ripensa e si mette a sorridere fregandosi le mani) E poi, sono proprio sciocco... È talmente più semplice. È un bambino, giusto. Non ci pensavo più. (Domanda paterno dall'alto della seggiola) Quanti anni avete di preciso, ragazzo?
Segretario Venti anni con le fragole. Il 23 maggio.
Generale Venti anni con le fragole, è meraviglioso! Dunque per sposarvi, se non mi sbaglio, vi occorre il consenso dei genitori.
Segretario Perché, signore, ricordare di fronte a lei le dolorose circostanze che hanno segnato la mia venuta al mondo? Non ho più i genitori, lo sapete bene. Sono un ragazzo abbandonato.
Generale (scende) È giusto. Però avete un tutore, no? Un venerabile ecclesiastico, il canonico Lambert, se non mi sbaglio. Vedremo se il canonico Lambert acconsentirà al matrimonio quando gli avrò fatto sapere quello che ho da fargli sapere. (Va verso il fondo della stanza e grida) Il curato, Eugenio! Il curato immediatamente! Mi si faccia venire immediatamente il curato! È proprio vero che per una volta è la Provvidenza a mandarmi quello là. (Ritorna verso gli altri) Ah! vogliamo giocare ai corsari! Si vogliono rovesciare i birilli nel gioco? Vi sono delle leggi, però, signore, per tutelare l'onore delle famiglie. Giucco il mio stipendio che il canonico Lambert non vi autorizzerà mai a sposare un'avventuriera!
De Sainte-Euverte Oh! Leone! Voi! È indegno!
Generale So quel che mi dico. Quando si è capaci di cedere ad un uomo... ma che dico? A due uomini. Perché al ballo di Saumur pensate che fosse conveniente quel bacio dopo un solo valzer?
De Sainte-Euverte Gastone! Ora la sua cattiva fede mi fa paura. Sento che riuscirà a perderci. Tanto peggio, io ti attenderò. Diciassette anni!
Segretario È inutile, amor mio. Fra un anno, al tempo delle prossime fragole, qualunque cosa lui possa fare, io sarò maggiorenne.
Generale (sogghigna ignobile) Un anno. Dodici mesi, tre- centosessantacinque giorni. Non so quante ore da attendere. Contatele amico mio e bevete dell'acqua. Non ne sono occorse due ore questa mattina. In un anno avrà dodici amanti. (Appare il curato, il generale gli va incontro)Signor curato!
Curato Mio generale, finalmente!
Generale Finalmente! Stavo per dirlo io. (Parlano tutti e due contemporaneamente) Un affare della massima importanza...
Curato Una rivelazione del massimo interesse...
Generale L'onore e la tranquillità delle famiglie! Una fermezza vigilante...
Curato La gioia e la santificazione del focolare! Un dovere sacro...
(Si interrompono tutti e due).
Generale Dopo di voi.
Curato Dopo di voi, prego. Del resto, no. Prima io, è troppo grave! Signor generale, posso parlare di fronte a tutti?
Generale Se lo volete, ma siate breve. Ho fretta.
Curato D'altronde, vedo bene che non ci sono che amici. Amici che ben presto saranno teneramente commossi con me...
Segretario Se disturbo, signor generale, posso andarmene.
Curato (misterioso) No, figliolo mio, voi non siete di troppo. Al contrario! Signor generale è con emozione che io vedo qui la mano della Provvidenza...
Generale Niente preamboli! Veniamo al fatto, signor curato, veniamo al fatto. Vi ho detto che ho premura. Devo parlarvi di questo giovanotto.
Curato Anche io. Quando vi ho portato Gastone per il posto di segretario, Gastone a me affidato dal mio venerabile amico il canonico Lambert, io non immaginavo certamente...
Generale (impaziente) Al fatto, signor curato, vi dico il fatto! (Deciso) Sono un vecchio militare. In due parole.
Curato Il cielo pertanto ha voluto nella sua infinita mansuetudine e nell'estasiante delicatezza della sua grazia...
Generale In due parole, perdinci bacco, vi ho detto! Non una di più o mi metto a parlare io!
Curato E sia. L'avete voluto voi, signor generale, ma detto così sarà un po' brutale. (Dice con semplicità) Montauban Lea.
Generale Cosa? Montauban Lea. Che cosa vuol dire. Montauban Lea... un indirizzo?
Curato Vedete come è difficile in due parole. Permettetemi di corredarle un poco. Nel 1890, a Montauban dove l'ottavo Dragoni faceva la sua rimonta, c'era una sarta di nome Lea.
Generale (cerca di ricordare, il nome gli dice qualcosa) Lea? Lea?... per il nome di una pipa! Lea! E allora, Lea? Voi non sapete cos'è la vita di guarnigione, signor curato. Vi potrei recitare così tutto un calendario.
Curato C'era inoltre un focoso capitano. Focoso, ahimè! ma molto leggero; piuttosto incurante dell'onore delle fanciulle. Questo capitano per tutto il tempo della rimonta fece credere alla giovane Lea di essere innamorato di lei (di amarla). E può anche darsi che l'amasse.
Generale Ahi! amico mio... Ma certamente, sì!... Lea!... Erauna ragazza incantevole, dottore. Una bruna da far perdere la testa, con degli occhi che ci si smarriva. Riservata, quasi ritrosa per di più, e nel letto, la sera, oh! Amico mio. (Senza rendersene conto, ha preso il curato per il braccio) Perdonate signor curato. Sono stato effettivamente un animale, alla fine della rimonta. Ma il dovere mi chiamava... a Trabes! E poi è passato tanto tempo! Dottore, il tempo che passa logora, lo ammetto, ma tuttavia lava pure. Io sono lavato. Avete avuto notizie di quella ragazza, signor curato?
Curato In primo luogo, signor generale, non era più affatto una ragazza da parecchio ed ha appena reso l'anima al signore — dopo un assai onorevole matrimonio — sciogliendo con la morte il canonico Lambert dal suo segreto.
Generale È vero. Già vent’anni!
Citrato Vent’anni! L'età esatta di questo giovanotto, meno nove mesi.
Generale (sussulta)Come?
Curato Da quella unione fugace e colpevole, voi non lo avete saputo, nacque un bambino. Un bambino affidato al canonico Lambert che lo affidò poi a me personalmente. Gastone, abbracciate vostro padre!
Generale Accidenti!
Segretario ( si getta fra le sue braccia singhiozzando dall'emozione) Papà, mio caro paparino!
Generale Ebbene questa è proprio forte! Non soffocatemi animale! Non è una ragione perché vi hanno detto che sono vostro padre... e per di più è un gigante!
Dottore Generale, si crede di piantare una carota, e vedete, spunta una quercia.
De Sainte-Euverte (estasiata) Ma allora, Leone! Tutto diventa semplice! Dunque siete voi. Siete voi, Leone! E giovane e libero. Siete voi ancora più bello di voi! Me lo dicevo pure che le sue mani mi ricordavano qualcosa...
Generale Non insistete non è il caso. (Al dottore) È davvero formidabile!
De Sainte-Euverte Come?
Generale Non insistete, signora! Io non voglio che mio figlio sposi una qualunque. Prenderò le mie informazioni.
De Sainte-Euverte Leone! Amico mio! Dopo tanto tempo che voi sapete...
Segretario Papà! Mio caro paparino! È così bello avere un padre!...
Curato Generale, quando la Provvidenza stessa si è data la pena...
Dottore (per ultimo, con dolcezza) Luogotenente di Saint- Pé.
Generale Va bene. La mia parte diventa sempre più ridicola. Rinuncio. Che si sposino, fulmini di Brest, e non mi si parli mai più di nulla.
(Entrano le due fanciulle, bagnate e piangenti avvolte in coperte).
Generale Cosa c'è ancora? Questa commedia non finirà dunque mai?
Estelle Ci siamo buttate veramente nell'acqua, papà, e abbiamo nuotato sino al centro dello stagno...
Sidonie Finché non abbiamo perso ogni forza...
Generale E allora?
Estelle Siamo ritornate indietro.
Generale Avete fatto bene. C'è sempre un'altra occasione per morire. Era vostro fratello, stupide! Quindi non valeva la pena di affogare!
Estelle e Sidonie Nostro fratello?
Generale Sì, l'ho saputo, proprio in questo momento.
Segretario (un po' confuso) Questo, signorine, semplifica tutto. Adesso posso amarvi tutte e due.
De Sainte-Euverte (gelosa) Gastone, ve lo proibisco!(Bamboleggiafulice rivolta agli altri) È terribile! Che uomo!
Sidonie Nostro fratello? Ma papà, come può essere?
Estelle Come mai la mamma non ne era al corrente?
Generale Non ho tempo per spiegarvi. Chiedetelo al signorcurato. Lui ha fatto il colpo con la Provvidenza.
Vi spiegherà tutto una sera durante la riunione delle Figlie di Maria.
Estelle Ma allora, papà, se la signorina si sposa, ci faremo fare dei vestiti per il matrimonio?
Generale (amaro) Naturalmente.
Estelle Io voglio essere in bleu pavone.
Sidonie Io in giallo!
Generale Come vorrete. Tutto vi si addice. Filate dalla signora Dupont-Fredaine e che venga a trovarmi per fissare il prezzo!
Curato Un momento, bambine mie, un momento. Mi sembra che la Provvidenza oggi ci abbia mostrato sufficientemente quanto la sua bontà si stenda su di noi. La cappella parrocchiale è così vicina; che ne direste di una preghierina tutti assieme per ringraziarla? Verrete? Una rondine non fa primavera... E poi, sono sicuro che in fondo ci credete anche voi.
Generale Ci vorrebbe proprio che cominciasse ad occuparsi di me! Ma veramente oggi non la ringrazierei che per il suo buon cuore. Domani, signor curato, domani...
(Sono usciti tutti quanti con il curato. Il generale rimasto solo con il dottore mormora)
Generale Che farsa! È lugubre...
Dottore Sì, generale. È notte. Bisogna suonare « il silenzio ». (Canta un po' falso) Tralallà, lallalalà, lallalè...
Generale Smettetela! (Trasale)Per chi mi prendete? È la sveglia della fanteria.
Dottore (tanto per dir qualcosa)Chiedo scusa. Come fa invece la cavalleria?
Generale (comincia con voce sfibrata) Tra, lallà, la... (Si interrompe) No! Non ne ho il coraggio. È troppo stupido. (Dice con dolcezza) Luogotenente Saint- Pé. Voglio vivere, io, voglio amare, e donare il mio cuore perdinci bacco!
Dottore Generale, nessuno lo vuole più. Lasciate che si sgonfi questa vecchia spugna troppo tenera. Bisognava piantare meno carote e avere il coraggio di fare il male quando c'era ancora... La vita si porta come un fardello. Avrebbero dovuto dirvelo Saumur. Povero amico mio, volete la morale di questa storia? Non bisogna mai capire il proprio nemico né la propria moglie... Non si deve mai comprendere nessuno, del resto, o se ne muore. Via, vado a ritrovare la signora Bonfant e le sue scenate. Penso che starete altrettanto bene da sologenerale.(Gli batte gentilmentesulle spalle)A presto.Generale (senza muoversi) A presto.
(Una pausa. Poi la generalessa grida improvvisamente dall'altra stanza).
Voce della Generalessa Leone!
Generale Sì.
Voce Sei lì?
Generale Sì.
Voce Bene. Io dormo un poco. Non fare niente nel frattempo.
Generale No!(Ha un fremito di disgusto; si raddrizza sull'attenti, e improvvisamente grida) Luogotenente Saint-Pé! Uscito secondo da Saumur. Puntate! Al mio comando! Fuoco!
(Rimane immobile. Un'ombra appare sul terrazzo. È la nuova domestica).
Cameriera II signore ha chiamato?
Generale (fa un balzo)Eh? Cosa? No, non ho chiamato. Chi siete?
Cameriera La. nuova, signore. La nuova cameriera assunta dal signore...
Generale (la guarda ancora un po' turbato, poi, subito, si liscia i baffi) Ah! ma sì, perbacco!... Ma sì, certo. Dovetenevo la testa? (Si avvicina) Qual è il vostro nome, bambina mia?
Cameriera Pamela, signore.
Generale Pamela. Via fatemi vedere, Pamela, È il più bel seno del mondo... Cosa raccontano, tutti, sul fatto di possedere un'anima? Voi ci credete voi? Il dottore è un imbecille. (Va verso di lei; le parla con dolcezza) Posate la scopa, bambina mia. È troppo tardi per le pulizie e non c'è mai abbastanza polvere sulle cose, bisogna lasciarcela... (La conduce per mano verso il centro della scena) Il posto, qui, è piacevole! Io sono un vecchio ragazzo senza esigenze... Non conoscete le mie rose? Venite Vi farò fare un giro del giardino e se sarete buona ve ne regalerò una... come ad una vera signora, perdinci bacco! (La trascina verso il giardino. Le domanda timidamente) Non vi secca, Pamela, se vi prendo per la vita?
Cameriera (leziosa) No, signore... ma che dirà la signora?
Generale La signora non dirà niente se voi non glielo direte Alla buon'ora... così, va meglio. Nonche voglia dire gran cosa, ma non di meno ci si sente meno soli, nel buio...
(Sono scomparsi, coppia ridicola nella notte. Da una delle caserme della città si ode vagamente una tromba che suona il riposo della cavalleria, questa volta. E contemporaneamente cala il sipario.
FINE