Il venditore di sogni

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IL VENDITORE DI SOGNI

IL VENDITORE DI SOGNI

Ispirato al brano “Canzone triste” di Ivan Graziani ed a lui dedicato

(dall’omonimo racconto dello stesso autore)

ATTO UNICO IN FLASH-BACK

DI

ALDO CIRRI

PERSONAGGI :

IL VENDITORE DI SOGNI

IVANO da giovane

IVANO da anziano

AKYLINA

ETHAN

L’azione si svolge in un tempo immaginario


PRIMO QUADRO

SCENA

La scena è delimitata solo dai drappeggi del palcoscenico con un fondale scuro. Sulla sinistra, rivolta verso destra di profilo al pubblico, una scrivania. Dietro la scrivania una poltroncina da ufficio e di fronte una sedia da ufficio. Sulla scrivania una apparecchiatura elettronica con due cuffie. (nota: ovviamente per un rapido ed efficace cambio di scena, la scenografia dei vari quadri dovrà essere essenziale.

SIPARIO

All’apertura del sipario il venditore di sogni sarà in piedi, appoggiato o seduto alla scrivania e rivolto verso il pubblico. Una luce lo illuminerà da dietro, nella fase iniziale il pubblico non vedrà il viso del venditore di sogni.

IL VENDITORE DI SOGNI - In quel periodo ero considerato uno dei migliori sognatori professionisti d’Europa. Da quando “Morfeo” era stato messo a punto e la sua utilizzazione, anche se controllata, era divenuta di pubblico domino, io ero diventato ricco. Nella sua ultima versione, quella piccola scatola argentea, aveva cambiato la vita di milioni di persone e, le immense possibilità, sia positive che negative che prometteva, erano saltate subito agli occhi di tutte le autorità mediche mondiali, perciò l’autorizzazione all’uso era concessa con il contagocce a pochissime persone scelte e altamente qualificate.

Breve pausa. Le luci di scena cominciano ad illuminare lentamente il Venditore di sogni

IL VENDITORE DI SOGNI - In realtà la parola Morfeo era una sigla. Il suo altisonante significato era: “Modulatore Onirico e Riproduttore di Frequenze Encefaliche Ordinate”. In parole povere: un registratore di sogni. In parole ricche: la più piccola macchina fabbrica-soldi del mondo. Morfeo era uno strumento che permetteva di registrare i sogni e di rivederli, da quando era stato inventato, schiere di sognatori avevano cercato di vendere i propri ma, coloro che di questa attività erano riusciti a farne un’arte, si contavano sulla punta delle dita. Io ero uno di questi. I miei sogni si vendevano a peso d’oro ed io mi gonfiavo d’orgoglio come un tacchino vantandomi del mio genio artistico, al punto di apparire odioso agli occhi degli altri. Ogni volta che ricevevo un cliente, provavo un gusto sottile nel metterlo in soggezione. Già il fatto di scalare la trafila delle mie segretarie, di farli attendere almeno per tre settimane prima di concedere un appuntamento. Di far attendere le vittime per un’ora almeno nella sagrestia dell’antro del mago dei sogni, contribuiva a fare di me una specie di entità astratta, una sorta di divinità.

Pausa.

IL VENDITORE DI SOGNI - Tutto questo fino al giorno in cui incontrai Ivano. Venne da me in un freddo pomeriggio di gennaio, poteva avere poco meno di sessant’anni, la sua aria tranquilla mi colpì. Di solito la maggior parte dei miei clienti era tutta gente nervosa, frustrata, depressa, qualche volta anche triste e disperata. Gente che cercava nei sogni, che io costruivo per loro, una ragione per un’alternativa alla vita, al quotidiano, al grigiore dell’esistenza in cui era relegata.

Il venditore di sogni, scende dalla scrivania e va a sedersi sulla poltroncina da ufficio. Sul fondale si accendono dei lenti giuochi di luce colorati ed una musica new-age fa da sottofondo alla scena.

IVANO ANZIANO - (timidamente da fuori scena) È… permesso?

Il venditore di sogni si alza e va ad accogliere Ivano che entra da destra.

IL VENDITORE DI SOGNI - (sorridendo) Si accomodi prego, si metta a suo agio!

IVANO ANZIANO - (entra timidamente in scena) Grazie.

IL VENDITORE DI SOGNI - Prego si accomodi.

IVANO ANZIANO - (sedendosi) Grazie.

I giochi di luce si spengono e la musica tace, ritorna l’illuminazione iniziale (spot dal fondo) e tutto si ferma, il venditore di sogni fa le sue considerazioni.

IL VENDITORE DI SOGNI - (rivolto al pubblico) Mentre leggevo il nome sull’agenda, gratificavo il nuovo venuto con il più falso dei miei sorrisi. Di solito sentirsi chiamare subito per nome senza il ‘Signor’ o la ‘Signora’ davanti, metteva a suo agio il cliente. In realtà mi stavo apprestando, prevedendo una noia mortale, a sentire la parodia di qualche romanzetto rosa, o la versione immaginaria di qualche soap-opera o, addirittura, il desiderio segreto di vivere, da stallone, qualche vicenda da film porno di infima categoria. Fu il modo con cui Ivano iniziò il suo racconto che risvegliò qualcosa dentro di me.

Ritornano i giochi di luci e la musica. La scena si rianima. Il venditore di sogni si siede al suo posto dietro la scrivania.

IL VENDITORE DI SOGNI - Vuole raccontarmi il suo desiderio, o preferisce parlarmi un po’ di lei?

IVANO ANZIANO - Se mi permette, vorrei raccontarle una storia.

IL VENDITORE DI SOGNI - L’ascolterò molto volentieri.

Pausa. Mentre Ivano inizia il racconto, la scena cambia e appare una sala del museo degli Ufizzi, un sedile imbottito, lungo e basso, è piazzato al centro della scena parallelo alla parete di fondo. Sul fondale appare la “Nascita di Venere” del Botticelli (una diapositiva proiettata sul fondale è sufficiente a sostituire una riproduzione del dipinto). Al cambio di scena Akylina è seduta di tre quarti rivolta verso il fondo, ha un blocco da disegno in mano e sta cercando di riprodurre su carta l’opera del Botticelli. La scena con Ivano anziano ruota o scompare.

SECONDO QUADRO

IVANO ANZIANO - (con un sospiro uscendo di scena) …usava il carboncino e la matita, come i grandi artisti del rinascimento. La prima volta che la vidi era nel museo degli Uffizi, seduta di fronte alla “Nascita di Venere”.

Entra da Ivano da giovane e, con noncuranza, ma incuriosito, si avvicina alle spalle di Akylina.

IVANO ANZIANO - (ormai da fuori scena) Con un blocco di fogli da disegno in mano, stava ritraendo il capolavoro del Botticelli. Ero alle sue spalle e, ciò che immediatamente mi colpì, fu il suo modo di disegnare: lo faceva quasi con rabbia, con violenza, come se il foglio nascondesse i tratti del quadro che stava copiando e lei cercasse in tutti i modi di tirarli fuori. Mi avvicinai da dietro in punta di piedi temendo di disturbarla. Faceva scorrere la matita sul foglio lentamente ma, a differenza della maggior parte degli artisti, ogni segno, ogni sfumatura, ogni gesto non era studiato, anzi la sua mano sembrava guidata da una specie di ansia, da un tormento senza nome, come in un disperato tentativo di vedere al di là della bellezza che il grande artista fiorentino aveva steso sulla tela.

Pausa.

IVANO ANZIANO - (emozionato) Eppure il disegno era stupendo. Si era concentrata sul corpo nudo di Venere, lasciando fuori Zefiro, Flora e la Primavera([1]), e gli stava instillando tutta la sensualità dimenticata dallo splendore della cultura rinascimentale.

Ivano da giovane aggira la panca e si avvicina al quadro

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Con discrezione aggirai il basso divano su cui era seduta, feci finta di avvicinarmi al quadro per vederne i particolari poi, sempre con discrezione, mi voltai e la guardai: era bella da far male! Aveva i capelli nero corvino, nella mia immaginazione mi ricordò una zingara, forse l’Esmeralda del gobbo di Notre Dame, ma la cosa che più mi colpì, quando sollevò lo sguardo per copiare il dipinto, furono le due piccole lacrime che le rigavano il viso. Non riuscii più a muovermi. Dal mio angolo continuai a guardarla per non so quanto tempo, con lo sguardo le accarezzai a lungo il viso, probabilmente fu allora che me ne innamorai. La pena che provai nel vedere quelle due lacrime mi annodò lo stomaco. Lei aveva gli occhi incollati sul grande quadro senza rendersi conto di ciò che le accadeva intorno.

Da sinistra entra Ethan. Si tratta di un ragazzone irlandese con barba e baffi rossicci e dai modi rudi.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Dopo neanche un minuto, una specie di vichingo le si avvicinò e si chinò a baciarle i capelli. Lei non si voltò neanche anzi, aggrottò appena la fronte come se ne fosse infastidita. Mi risultò subito antipatico. Lui le disse qualcosa e lei accennò appena una risposta. Il vichingo insisté e questa volta lei rispose seccata, lui fece un gesto brusco e se ne andò via.

Ethan esce da sinistra. La scena si svolge come nel racconto di Ivano anziano.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) “Così impari!” pensai. Lei staccò brusca il foglio su cui stava disegnando, lo gettò da una parte e prese a disegnare su uno nuovo. Continuai ad osservarla. Via via che andava avanti, i suoi gesti diventavano quasi disperati finché non si fermò e si prese la testa fra le mani singhiozzando. L’impulso fu quello di correrle vicino per consolarla ma, ma il timore di invischiarmi in fatti personali altrui, mi avrebbe fatto fare la figura del ficcanaso. Dovevo trovare una scusa. Per fortuna non dovetti cercarla a lungo poiché ce l’avevo sotto i piedi: avevo calpestato il primo foglio strappato dal blocco. Lo raccolsi e mi avvicinai.

IVANO GIOVANE - Scusami, ti è caduto questo... mi dispiace ci ho messo il piede sopra e...

Pausa. Akylina solleva il viso verso Ivano, ha gli occhi pieni di lacrime.

IVANO GIOVANE - (imbarazzato) Hem... scusa, lo so che non sono fatti miei, ma... posso fare qualcosa?

AKYLINA - (guarda Ivano e poi il dipinto) È bellissima!

IVANO GIOVANE - (guardando per un attimo il dipinto) È vero… è... bella da far male...

AKYLINA - (meditando sulle parole) ... bella da far male... (ad Ivano) Credi che la bellezza sia frutto del dolore?

IVANO GIOVANE - No, è il dolore ad essere uno degli effetti della bellezza.

AKYLINA - (meditabonda) Ne sei convinto?

IVANO - Le tue lacrime ne sono la testimonianza.

Akylina si asciuga il viso.

AKYLINA - Sono solo il frutto della mia rabbia.

IVANO GIOVANE - .... per non riuscire a riprodurla?

AKYLINA - No, perché né io, né tu e nemmeno il genere umano sa cos’è!

Akylina raccoglie bruscamente tutte le sue cose ed esce senza dire altro.

IVANO GIOVANE - (fra sé) Tu è il genere umano forse non sapete cosa sia la bellezza, ma io sì, ed oggi l’ho vista per la prima volta!

Pausa.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Dopo quella volta tornai più volte agli Uffizi con la speranza di incontrarla, mi aggiravo per le sale come un fantasma inquieto, imparai quasi a memoria la disposizione delle opere nella galleria ma, con il pensiero di rivederla, mi rendevo conto a malapena di camminare nell’Olimpo dell’arte.

Cambia la scena ed al posto della Venere compare la scultura dei lottatori. Ivano è nella sala e dopo qualche secondo entra Akylina e, senza degnarlo di uno sguardo, si siede sul basso divano e comincia disegnare.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) La rividi dopo due settimane, era nella sala cosiddetta “Tribuna” in piedi di fronte al gruppo dei “Lottatori”, stava cercando freneticamente di riprodurre sulla carta, il superbo fascino dei due corpi.

Pausa.

IVANO ANZIANO - Quella dei “Lottatori” è una scultura che mi ha sempre affascinato e imbarazzato nello stesso tempo: poiché, secondo la prospettiva, invece di un’azione di lotta, può sembrare un accoppiamento tra due uomini. Ma a lei pensieri del genere erano estranei, la sua ossessione, lo capii poco tempo dopo, era la bellezza. La bellezza assoluta, quella che va oltre ogni giudizio terreno, quella che solo le anime elette sono in grado di concepire, quella che solo i sommi artisti sono in grado di riprodurre. La bellezza che trascende le immagini, i suoni, le emozioni, che va oltre ogni realtà concepibile. Che va oltre la morte e non conosce fine.

Ivano giovane si sposta dietro Akylina.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Come la prima volta, mi avvicinai da dietro, aveva quasi finito e, nonostante tutto, continuava riprendere linee, a correggere sfumature, a marcare contorni. La matita sembrava non conoscere pace. Mi allontanai girando attorno al gruppo marmoreo mettendomi di fronte a lei. Continuò concentrata a disegnare, era come se non esistessi. In quel momento per me invece non esisteva che lei: m’incantai a guardarle il viso illuminato dalla luce che, entrando dalla grande finestra alle sue spalle, si rifletteva sul foglio da disegno. Era ancora più bella della prima volta. Dopo dieci minuti smise di disegnare e mi guardò intensamente.

AKYLINA - Questo è dolore?

IVANO GIOVANE - (guardando la scultura) Questa è forza... il dolore semmai lo ha provato quel poveraccio del modello!

Akylina sorride e tira fuori un foglio dalla cartella.

AKYLINA - Veni... (mostra il disegno) che te ne pare?

IVANO GIOVANE - Bellissimo… ma…

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Le braccia della dea non coprivano né il seno né il pube, ma stavano aperte come in un abbraccio al mondo, come in un atto di offerta all’umanità di una bellezza prima sconosciuta.

IVANO GIOVANE - (perplesso) … perché l’hai disegnata così?

AKYLINA - Perché nascondere la bellezza?

IVANO GIOVANE - (meditabondo) Già... perché nasconderla...?

Improvvisamente Akylina si alza e raccoglie tutti i disegni.

AKYLINA - (brusca) Andiamo!

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) ed io la seguii… come la Marinella di De André seguì il suo re senza corona e senza scorta.

TERZO QUADRO

La scena cambia e mostra la parte centrale di Ponte Vecchio con la spalletta e gli archi che danno sull’Arno.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Parlammo a lungo, ci rifugiammo in una pizzeria, poi continuammo a parlare vagando per le strade di una Firenze che scivolava verso la sera. La notte ci sorprese seduti sulla spalletta centrale di Ponte Vecchio. Io non avevo cessato un istante di guardarla.

IVANO GIOVANE - Non conosco neanche il tuo nome.

AKYLINA - Ha importanza?

IVANO GIOVANE - Ora che mi ci fai pensare… forse no.

AKYLINA - Akylina.

IVANO GIOVANE - (perplesso) Non è un nome italiano?

AKYLINA - (sorridendo) Sono nata a Dakofti una piccola località sulla costa orientale di Kithira.

IVANO - Scusa la mia ignoranza in geografia…

AKYLINA - Grecia… a sud del Peloponneso.

IVANO GIOVANE - Un’isola?

AKYLINA - Sì (con nostalgia) Esiodo racconta che Cronos castrò Urano e gettò i suoi genitali nel mare ad est di Kithira: dai loro resti e dalla spuma dell’Egeo, nacque Afrodite, la dea della bellezza… io sono cresciuta in quel mare.»

Pausa.

AKYLINA - Ho cercato la bellezza per tutta la Grecia… poi nell’arte qui in Italia… Roma, Firenze, ma è come se mi sfuggisse è come se fosse impossibile afferrarla…

Pausa. Poi indica l’Arno

AKYLINA - Questo non è l’Egeo, Firenze è uno scrigno d’arte, ma l’unica cosa veramente impregnata di bellezza è l’aria!

Akylina si stringe le spalle con un brivido, Ivano, travolto dalle emozioni le mette un braccio sulle spalle avvicinandola a sé.

IVANO GIOVANE - Hai freddo?

AKILINA - No, ma non voglio stare sola questa notte.

TERZO QUADRO

Mentre la voce fuori campo di Ivano anziano racconta, in scena scorrono immagini di Firenze, infine la scena cambia e appare la Loggia dei Lanzi.

IVANO ANZIANO - Quella notte non facemmo l’amore. Lei si addormentò ed io, non so per quante ore, rimasi a contemplare il suo viso alla luce ambrata di una vecchia abat-jour, poi mi addormentai. La mattina dopo, quando mi svegliai, lei era già andata via. Non aveva lasciato né un biglietto e neanche il numero di un telefono. Qualcosa dentro di me mi disse che Akylina era lo spirito più libero che mai avessi conosciuto e nulla lo avrebbe potuto trattenere su questa terra, ma volevo rivederla. Un pomeriggio tornai agli Uffizi sperando di incontrarla di nuovo ma, attraversando Piazza della Signoria, la intravidi seduta sulle scale della Loggia dei Lanzi, con la cartella sulle ginocchia, stava disegnando con la sua solita foga.

IVANO GIOVANE - Akylina!

Akylina, concentrata su disegno, sembra non sentire poi solleva lo sguardo come se vedesse Ivano per la prima volta. Ivano si avvicina, ma Ethan lo afferra per una spalla.

ETHAN - (brusco) Ehi viso pallido! Sicuro di non sbagliare strada?

IVANO GIOVANE - Sicurissimo.

AKYLINA - (avvicinandosi ai due) Ethan falla finita!

ETHAN - Stavo spiegando al viso pallido la strada per buttarsi in Arno.

IVANO GIOVANE - Io la conosco, magari potrei rinfrescare a te la memoria.

Ethan prende Ivano per il bavero e lo spinge fino al piedistallo del Perseo.

ETHAN - Lascia stare la mia ragazza, non mi va di sporcare di sangue la Loggia dei...

Ethan si interrompe improvvisamente e spalanca gli occhi. Akylina dopo aver calato i calzoni a Ethan, le sta puntando una matita sul sedere.

AKYLINA - (minacciosa) Fai un’altra mossa e spingo in su!

Ethan diventa rosso come un peperone e lascia andare Ivano.

AKYLINA - Sparisci!

Ethan esce.

IVANO GIOVANE - È il tuo ragazzo?

AKYLINA - Figuriamoci, ci siamo visti qualche volta e si è messo in testa che io sia di sua proprietà.

IVANO GIOVANE - Comunque ha ragione, non voglio e non posso invadere la tua vita.

Akylina guarda Ivano, gli accarezza il viso, si avvicino e gli dà un bacio.

AKYLINA - Vieni.

QUARTO QUADRO

Mentre Ivano anziano racconta, sullo sfondo scorrono di nuovo immagini notturne di Firenze.

IVANO ANZIANO - (da fuori scena) Mi prese per mano e ci allontanammo verso il fiume. Parlammo a lungo fino a sera, appoggiati al muro del lungarno, rimase accoccolata a lungo tra le mie braccia. Quella notte facemmo l’amore e alla luce della stessa vecchia abat-jour, restai a lungo a guardare il suo corpo nudo. Il Botticelli non sarebbe mai riuscito a dipingere un miracolo simile. La mattina, come al solito, mi ritrovai solo, quella volta però trovai un biglietto sul tavolo: “Ti aspetto a Ponte Vecchio”. Mi vestii a tempo di record e uscii. La trovai seduta sul muretto sotto la loggia al centro del ponte, aveva con se tutti i suoi disegni e lo sguardo perso lungo il fiume.

Di nuovo la loggia centrale di Ponte Vecchio. Ivano entra da destra, Akylina è seduta sulla spalletta del ponte e guarda il fiume.

IVANO GIOVANE - Akylina!

si volta verso Ivano con gli occhi pieni di lacrime.

AKYILINA - Non c’è bellezza, ma solo desiderio.

IVANO GIOVANE - Non capisco.

AKYILINA - (stizzita) Mi hai avuta anche tu, ma non hai visto cosa c’era oltre, siete tutti maledettamente ciechi!

Akylina, con un gesto rabbioso, prende i disegni e li scaraventa nel fiume, poi si avvicina a Ivano le accarezza il viso e gli sfiora le labbra con un bacio.

AKYILINA - (c.s.) Mi dispiace, addio!

Akylina esce lasciando Ivano stralunato. Ivano la guarda allontanarsi senza riuscire a muoversi. Da destra entra Ethan trafelato. Si avvicina a Ivano e lo guarda, poi si guarda intorno perplesso.

IVANO GIOVANE - Se n’è andata.

Ethan sospira, si siede sulla spalletta del ponte di fronte a Ivano voltando la testa verso il fiume.

ETHAM - L’ho sempre saputo che l’avrebbe fatto, uno spirito libero come lei non sarebbe mai riuscita a fermarsi.

IVANO GIOVANE - La rivedremo?

ETHAN - Difficile dirlo.

Ivano si volta sospirando verso Ethan e gli tende la mano.

IVANO GIOVANE - Mi chiamo Ivano.

Ethan, sorridendo, stringe la mano ad Ivano.

ETHAN - Ethan.

IVANO GIOVANE - Di dove sei?

ETHAN - Galway, Irlanda.

IVANO GIOVANE - Che ci fai a Firenze?

ETHAN - Il mese prossimo mi laureo in filosofia.

IVANO GIOVANE - Te ne ritornerai su?

ETHAN - Già, e tu?

IVANO GIOVANE - Rimarrò qui, questa è la mia città.

Mentre Ivano anziano parla da fuori scena, il quadro inizia a cambiare ritornando allo studio del venditore di sogni, con Ivano anziano seduto davanti alla scrivania che termina il racconto.

IVANO ANZIANO - “Rimarrò qui, questa è la mia città” (breve pausa) “…resterò qui a morire di malinconia” ma la seconda parte della frase non la dissi a Ethan. Ci stringemmo di nuovo la mano e anche lui uscì dalla mia vita. Akylina restò un chiodo fisso nella mia mente ed io non feci niente per dimenticarla. Ma, per molto tempo, mi chiesi da dove venisse quella sua ossessione per la bellezza e che cosa veramente cercasse con tanta disperata ostinazione.

QUINTO QUADRO

Con un abbassamento di luci la scena si blocca come se fosse ferma nel tempo. Il venditore di sogni, sempre seduto sulla poltroncina da ufficio, si volta verso il pubblico.

IL VENDITORE DI SOGNI - Ivano terminò il suo racconto. Per me fu quasi una delusione, non era certo una storia spettacolare, neanche da tirarci fuori un’idea originale per confezionare sogni per altri clienti, ma c’era qualcosa che non riuscivo ad afferrare, qualcosa che mi affascinava. La mia deontologia professionale m’impediva di andare oltre, non ero uno psicologo e non feci altre domande specifiche sulla vicenda.

Il venditore si rivolge di nuovo ad Ivano, le luci cambiano l’atmosfera si rianima.

IL VENDITORE DI SOGNI - Bene Ivano, vuoi che ti costruisca un sogno inerente alla tua storia?

Ivano solleva lo sguardo annuisce emozionato senza riuscire a parlare.

IL VENDITORE DI SOGNI - Bene, se mi permetti vorrei capire come sviluppare la storia.

IVANO ANZIANO - (stupito) Sviluppare!?

IL VENDITORE DI SOGNI - Sì, dobbiamo stabilire le modalità del sogno.

IVANO ANZIANO - Non capisco.

IL VENDITORE DI SOGNI - (paziente) Ovviamente vorrai che la storia abbia un altro finale, che Akylina non se ne vada e che resti con te. Magari possiamo modificare anche la struttura del luogo, cambiare luci e situazioni, a tal proposito ho una vasta gamma di varianti, posso perfino inserire sensazioni tattili, odori, caldo e freddo, nonché effetti speciali e… (abbassando la voce in tono confidenziale) …per quanto riguarda il sesso…

IVANO ANZIANO - No, no…

IL VENDITORE DI SOGNI - Va bene.. non ci sono problemi… niente sesso.

IVANO ANZIANO - Non mi ha capito, io vorrei la storia esattamente come l’ho vissuta, con le stesse sensazioni, con le stesse e mozioni… insomma come l’ho raccontata!

IL VENDITORE DI SOGNI - (stupito) Come?

IVANO ANZIANO - Sì, niente di più.

IL VENDITORE DI SOGNI - Perdonami, ma se vuoi rivivere la storia come l’hai vissuta, perché sei venuto da me?

IVANO ANZIANO - (sorridendo) La storia non è per me.

IL VENDITORE DI SOGNI - No?

IVANO ANZIANO - È per la mia compagna. (pausa) Sì… Akylina, sono ventitré anni viviamo insieme. (pausa) Dopo alcuni mesi, tornò a Firenze, forse era l’unico posto dove aveva trovato un po’ di serenità per la sua ossessione. In tutti questi anni ho sempre cercato di farle capire quanto l’averla vicina ogni giorno, ha fatto di me un uomo felice, quanto sarebbe stata piena di malinconia la mia vita senza di lei. (pausa commossa) E neanche sono mai riuscito a spiegare ai miei figli, quanto ho amato loro madre, ma io non sono bravo ad esprimermi con le parole e allora voglio che vivano le emozioni che ho vissuto io tanti anni fa lungo le sponde di un fiume e nelle sale di un museo!

Il venditore di sogni guarda Ivano emozionato. Si alza, imitato da Ivano, gira intorno alla scrivania, si pone di fronte ad Ivano, lo guarda intensamente ed, infine, gli mette una mano sulla spalla.

IL VENDITORE DI SOGNI - (emozionato) Fino ad oggi credo di aver confezionato solo storie da romanzetti rosa senza suggestioni, senza tenerezze, senza commozioni. Storie senza un’anima…

Pausa.

IL VENDITORE DI SOGNI - (sorridendo) Stai tranquillo, sarà la mia più bella storia!

SIPARIO

FINE


[1] Le figure marginali ell’opera