Il vero coraggio

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IL VERO CORAGGIO

Un atto

Di TRISTAN BERNARD

(Traduzione di Giuseppe Paraci).

PERSONAGGI

RASCARD

BRICHETEAU

UN VECCHIO SIGNORE

UN RAGAZZINO

UN SIGNORE

UN CAMERIERE

La scena rappresenta un caffè. A sinistra, un gruppo animatissimo circonda Rascard.

SCENA PRIMA

Un signore                    - (entrando) Che cosa c'è? Ho in­contrato proprio ora Bricheteau. Sembrava molto agitato.

Un vecchio signore       - C'è... C'è che Briche­teau si conduce come un selvaggio. Ha dato uno schiaffo a questo signore dopo una lie­vissima discussione. E se- questo signore non fosse stato ragionevole, avremmo assistito in pieno caffè a un vero massacro.

Rascard                         - Io avrei voluto reagire. Avevo vo­glia di mandarlo a battere contro il banco.

Il vecchio signore          - Lei ha mostrato di essere il più ragionevole.

 Rascard                        - A che serve condursi da villani! Per divertire la galleria? Questo non mi piace. Ho distribuito, nella mia vita, la mia par te di schiaffi e di pugni. Ma ora preferisco vi­ vere tranquillo.

Il vecchio signore          - E lei ha ragione. Questo è  il vero coraggio.

Rascard                         - E poi, non vorrà che io mi azzuffi  con un individuo simile.

Un ragazzino                 - Io gli avrei dato ugualmente uno schiaffo, per insegnargli a ragionare.

Rascard                         - Ah sì? Allora vai a darglielo, di che sei così malvagio!

Il ragazzino                   - Ma io non ho alcuna ragione di farlo, io non sono stato schiaffeggiato.

Rascard                         - Va bene! lo sono stato io! E io non vado! Io non sto a fare lo spaccone per strabiliare la galleria. (Volge uno sguardo circo­lare sulla galleria, ma la galleria si mantieni: riservata). Ti dico soltanto che egli, di solito. non è un uomo paziente. Tuttavia ho notato che aveva una pazienza da angelo. (Al vecchio signore) Dopo quanto gli avevo detto! Io non avrei mai avuto tanta pazienza!

Il vecchio signore          - Non credo però che ciò che lei gli ha detto avrebbe potuto giustificare un atto tanto increscioso.

Rascard                         - Ciò che gli ho detto oggi, forse. Mi signore, questo non data da oggi. E' da molto tempo che io lo stuzzico, lo tormento, lo esa­spero, che gioco con lui come il gatto col to­po... Bisogna esser giusti... Nessuno avrebbe sopportato ciò che io gli ho fatto sopportare. Ma egli mi ama molto. E sono sicuro che deve essere molto più seccato di me per ciò che è accaduto. Egli non sa come io abbia pre­so questo incidente. Crede che io sia offeso. Se così non fosse, già da un pezzo sarebbe ve­nuto a chiedermi di rappacificarci.

Il vecchio signore          - E verrà, perché le deve una riparazione.

Rascard                         - Oh, io non gliela chiedo. Lo lascio perfettamente libero. Che importanza hanno queste cose nella vita quando si è passato ciò che io ho passato ? Ho avuto dolori terribili nella mia vita. Ho assistito per sei mesi alla agonia di mia nonna che mi aveva allevato e che mi adorava. Non poteva più muovere le gambe, e la testa, negli ultimi tempi, le si era gonfiata il doppio... E vuole che io possa pensare a queste inezie anche soltanto per un secondo? Io stesso non ne parlo più. Ma non ci penso neanche, signori. Ora seggo tranquil­lamente, faccio una partita a carte, e quando verrà a chiedermi scusa, dovrò fare uno sfor­zo di memoria per ricordare l'accaduto.

Il vecchio signore          - Verrà, ne stia certo.

Rascard                         - Oh, è scusato fin da ora! D'altronde, vorrei dare a questa faccenda un'altra solu­zione, che però non potrei. Egli mi ha colpito alla faccia. Dopo la legge sul duello, ci si può battere per questi motivi?

Il vecchio signore          - Non credo.

Rascard                         - D'altra parte, com'è possibile che io mi batta con questo ragazzo, che è mio amico? Io l'amo molto, questo ragazzo, e l'amo tan­to più che lo sento più debole, meno ponde­rato, meno equilibrato... L'amo di vero cuo­re... E poi, egli ha fatto tante cose per la sua famiglia, tante cose che io conosco bene. E quando si hanno queste azioni al proprio at­tivo, ci si può permettere qualunque cosa con­tro chiunque. Non ci si vendica d'un uomo come quello. Perché, si ha un bel dire, in duello si può prendere un brutto colpo.

(li vecchio signore         - Oh, i duelli d'oggi sono un po' delle burle.

Rascard                         - Esatto. E' per questo che non vale la pena di battersi. Se io fossi un posatore, un borioso, gli avrei già inviato due miei ami­ci. Ci si sarebbe graffiati come due gatti, e poi ci saremmo abbracciati. Un uomo serio può divertirsi con queste commedie? Poi, io sono a questo riguardo dell'opinione degli inglesi: niente duello.

Il vecchio signore          - Gli inglesi, infatti, sono più semplici. Le loro questioni le regolano a pugni.

Rascard                         - (con una leggera smorfia) Proprio così. Ma questo, in verità, è troppo volgare.

Il Cameriere                  - (avvicinandosi) Ecco il signor Bricheteau che viene a far colazione.

Rascard                         - (commosso) Oh, eccolo!

SCENA SECONDA

Rascard è seduto a sinistra, accanto al vecchio signore. Gli altri consumatori hanno cominciato da qualche istante una partita a carte. Entra Bricheteau, che siede a destra.

Bricheteau                     - Cameriere! porta la colazione.

Il cameriere                   - Abbiamo arrosto con patate.

Bricheteau                     - Arrosto... Intanto portami due uova. E una bottiglia di vino. (// cameriere si allontana e passa l'ordine alla cassa. Bri­chetau lo richiama) Dimmi un po'... Ra­scard è ancora qui? Attende che la guancia gli si raffreddi?

Il Cameriere                  - (sottovoce) Sì, non vuole uscire così. Ha paura di una flussione di sangue. (Si allontana. Rascard lo chiama a sinistra).

Rascahd                        - Cameriere... Portaci due marsala... Al vecchio signore) Accetta un marsala, no?

Il vecchio signore          - Poiché lei è così gentile... io prenderei piuttosto un brodo... con un uovo frullato... e un pezzo di lesso nel brodo... Ma nel brodo, cameriere... S'intende che que­sto non costituisce un piatto a parte.

Rascard                         - Dimmi un po', ragazzo...

Il cameriere                   - Che cosa desidera?

Rascard                         - Che cosa ti ha detto Bricheteau?

Il cameriere                   - Niente.

Rascard                         - Dillo ugualmente.

Il cameriere                   - No, preferisco non dirglielo.

Rascard                         - Se credi che io faccia attenzione a ciò che egli può dire!... Che cosa ti ha detto?

Il cameriere                   - Mi ha chiesto se lei vuol far raffreddare la sua guancia prima di uscire, per non prendere una flussione.

Rascard                         - Va' pure... Al vecchio signore) Bravate!

Il vecchio signore          - Nient'altro che una bra­vata.

Rascard                         - Egli non sa in quale disposizione io sia. E così parla a caso.

Il vecchio signore          - ... Se io andassi a dirgli - discretamente, s'intende - qual'è la sua disposizione, il suo umore?

Rascard                         - Non sarebbe inutile. Vada, se vuole. (Il vecchio signore va da Bricheteau. Rascard accende una sigaretta con aria disinvolta) Ca­meriere, portami YAmusantl

Il vecchio signore          - (a Bricheteau) Dunque, signor Bricheteau, si è un po' calmato?

Bricheteau                     - Sì... Poco fa sono stato molto nervoso.

Il vecchio signore          - Ora che lei non è più in collera, sono sicuro che deplorerà ciò che è accaduto.

Bricheteau                     - Niente affatto. Ne sono lietis­simo. Mi sono sbarazzato d'un attaccabottoni e d'un seccatore... Ha fatto colazione?

Il vecchio signore          - ... Ho ordinato qualche cosa, laggiù.

Bricheteau                     - Prenda un uovo... Due sono troppi per me.

Il vecchio signore          - (siede e mangia) Allora lei non deplora l'accaduto... Rascard le vuol tanto bene.

Bricheteau                     - Mi ha sempre seccato.

Il vecchio signore          - Lei ha fatto certamente una parte coraggiosa. Ma, al suo posto, io farei anche la parte gentile. Andrei a sedere accanto   a  lui, e gli   parlerei cortesemente, come se niente fosse stato.

Bricheteau                     -  Ma no, le dico. Egli ha avuto uno schiaffo, se lo tenga. Mi mandi i padrini.

Il vecchio signore          -  Voleva farlo. Io l'ho dis­suaso.

Bricheteau                     -  O non s'è dissuaso da solo?

Il vecchio signore          -  Ecco, mi dica che le di­spiace un poco, per poco che sia, e tutto è finito. Non è per dirlo a lui. E' per mia sod­disfazione personale.

Bricheteau                     -  A me non dispiace che una cosa : averlo conosciuto.

Il vecchio signore          -  E" già qualche cosa... Be', vediamo di accomodare questa faccenda.

Bricheteau                     -  Non accomodi niente. Io sono contento d'essermi liberato di quell'uomo, che è un perfetto scocciatore.

Il vecchio signore          -  Ma non si tratta di rin­novare l'amicizia con lui. Si tratta di liqui­dare quest'incidente. Dopo, lei non lo rive­drà più, se le piace così... Dunque, vediamo di aggiustarla. (Torna da Rascard).

Rascard                         -  Ebbene?

Il vecchio signore          -  Ebbene! è certamente ancora un po' irritato con lei.

Rascard                         -  Ha torto.

Il vecchio signore          -  Ma, evidentemente, è lontano di essere soddisfatto dell'incidente... Avrebbe preferito non averla mai conosciuta e che niente di tutto ciò fosse accaduto.

Rascard                         -  Sono, insomma, 6cuse.

Il vecchio signore          -  No, veramente queste non sono scuse. Ma non bisogna essere esi­genti.

Rascard                         -  Gliel'ho detto. La mia posizione è netta: io non esigo niente... Per me i testardi sono stupidi... D'altronde so che mi vuol molto bene...

Il vecchio signore          -  Sì.

Rascard                         -  Può venire tranquillamente a sedere qui. Non parleremo di niente;

Il vecchio signore          -  No, deve esser lei ad an­dare a sedere accanto a lui. Per lei è lo stesso.

Rascard                         -  Ah, no, dev'esser lui a venire qui... Tuttavia, mi sembra...

Il vecchio signore          -  Ecco! lei prende un mar­sala. Egli sta facendo colazione. E' insomma più che naturale che lei prenda il suo bic­chiere per andare a sedere accanto a lui... Sa­rebbe un cerimoniale complicato obbligarlo a trasportare qui piatti, bicchieri, posate...

Rascard                         -  Mi dà un po' di soggezione però tra­versare il caffè per andare a trovarlo.

Il vecchio signore          -  Finga d'andare al lavabo. Tornando, andrà a sedere al suo tavolo.

Rascard                         -  No, è meglio nell'andare. Sta quasi terminando di fare colazione. Bisogna finirla subito. (Traversa la sala del caffè dirigendosi verso il lato del lavabo. Poi, passando davanti a Bricheteau,  sembra prendere una risoluzione   improvvisa).  Bricheteau!    (Bricheteau alza la testa) Io l'ho sempre considerato un ragazzo intelligente...  Da parte sua non mi prende -  è vero? -  per un idiota. (Briche­teau non dice nulla). Almeno, preferisco crederlo... Ebbene! due persone come noi noni debbono insistere su certe stupidità. Io sono stato un po' provocante. Lei è stato un pò vivo. Facciamo conto che sia stato un semplice malinteso e non se ne parli più.

Bricheteau                     - Io non tengo a parlarne. Ma se  le  fa piacere  raccontare  questa  scenetta, io non posso impedirglielo.

Rascard                         -  La mia decisione è presa. Non ne parlerò   più.   Siamo  intesi...   (Siede), Va al Casino questa sera?

Bricheteau                     -  Non lo so.

Rascard                         -  Si potrebbe cenare assieme.

Bricheteau                     -  Ceno in famiglia.

Rascard                         -  E domani?

Bricheteau                     -  Non sono libero.

Rascard                         -  Insomma... prossimamente.

Bricheteau                     -  Prossimamente...

Rascard                         -  ... La sua colazione è già quasi finita. Io vado via. (Alza una mano timida; ma poiché Bricheteau non tende la sua, Rascard trasforma il suo gesto di stretta di mano in un vago segno di addio  amichevole.  Torna dal vecchio signore,   intanto   che   Bricheteau si alza e se ne va). Ebbene, tutto è finito corret­tamente e dignitosamente. (Si avvicina ai giocatori di carte). Interessante la partita? {Non gli risponde nessuno). Sapete, è finita in modo conveniente e corretto. La faccenda s'è aggiu­stata bene. (Va alla cassa. Alla cassiera) Sem­pre immersa nei suoi romanzi d'appendice? Ci si appassiona, no?... Sa... quella faccenda con Bricheteau... Completamente liquidata. Era la migliore  soluzione...   (Al cameriere), Il cappello e il soprabito. Eccoti tre lire per  la consumazione. Il resto è per te... Ebbene, sai,   tutto   accomodato  con  Bricheteau. Meglio così... Fra amici come noi, non poteva finire diversamente! (Si dirige verso la porta).

FINE