Il verso di una locanda

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Il verso di una locanda

Il verso di una locanda

di Gianluca Bondi

Scheda tecnica per una possibile regia

Titolo: Il “verso” di una locanda -Una favola per adulti –

Autore: Gianluca Bondi

N° Attori: 14-12attori con la possibilità di doppi ruoli

N°Personaggi 14

N° Tecnici: 1 Tecnico luci 1 tecnico audio

Impianto Luci: 20 Fari (12 da 1000 watt; 8 da 500 watt)

Impianto fonica: Impianto CD

Palco: 7 x 8 m

Scene: 4 quinte nere, un bancone, tre tavolini e

delle sedie, veli dall’alto al basso pastello

il resto libera scelta di regia

Contesto: Siamo nei primi del novecento, in un paesino del sud Italia; Atmosfera

coloniale, però, come fosse un paese Libico, e quindi : caldo afoso che rallenta

ritmo e allarga gli spazi; Un vento Etiopico a sollevare bianchi teli e vestiti

che si stagliano su azzurri chiari e scuri del cielo, che affoga nel mare, là,

all’ orizzonte; Movimenti leggeri come all’interno di un miraggio, sospesi e

leggermente annacquati, come su una tela di Claude Monet e parte degli

impressionisti francesi. Il gesto la parola e ogni suono dovranno avere la

precisione di un pennello e sentirsi parte di una tela in movimento. Auguro a

tutti noi buon lavoro!

Personaggi:

Antonio

Avvocato Clementi

Psichiatra

Luisa

Francesca

Giulia

Michele

Nicola

Oris

Paolo

Sindaco

Rosalina Saviani

Ombre (da tre a cinque con la possibilità di reinserire attori che farebbero due

parti )

IL Verso di una locanda –

Una Favola per tutti

Presentazione

“Si narra che in un luogo, non si sa dove, in un’epoca non si sa quando, delle

persone non si sa chi, si incontrassero all’ombra di una pergola leggendo parole

che non si sa...”

Le creature elementari che appaiono sulla scena vuota, all’inizio, accolgono il

pubblico con queste vaghe parole e, nella loro strana danza, riempiono il vuoto

con gli oggetti propri della storia che vanno raccontando, per poi sparire d’un

tratto, lasciando il pubblico ai “reali” personaggi della commedia.

Un’improbabile miscela di individui solitari, ognuno prigioniero del proprio

immaginario, vengono sorpresi da un caldo torrido, in un indistinto paese, di

un’Italia ormai sbiadita nella memoria. Conflitti, passioni, desideri,

nostalgie, caratterizzano la vicenda, che si sviluppa in un alternarsi di

momenti lirici a momenti di comicità.

Ma l’arrivo improvviso di Michele, un uomo senza ricordi e passato, scuote

profondamente le loro ormai fossilizzate dinamiche e...

Una favola per adulti dunque e, come tutte le favole che fecero divenire maturi

i bambini di ieri, chiede agli adulti di oggi di tornare ad essere attenti

osservatori di un mondo - dentro e fuori di noi - che varia di momento in

momento e da individuo a individuo. “Che cosa sono gli eventi? - tornano a

echeggiare le creature elementari portando via gli oggetti della “storia” -

Interpretazioni di cose che accadono, accadono e basta. Ed io? E noi? Cosa siamo

noi se non un evento mai accaduto......”

Alcune note introduttive

La commedia si svolge in una locanda e descrive in uno strano intreccio di scene

e situazioni, l'importanza dell'immaginario individuale nella percezione del

mondo. Ogni soggettività si arricchisce o meno nell'interazione con gli altri e

la sensibilità individuale ha un ruolo importantissimo perchè filtra la realtà,

rendendola unica ed irripetibile ad ognuno. Unico ed irripetibile è il livello

di aderenza con il reale, attraverso il quale vediamo il mondo - compreso quello

dentro di noi - e che varia di momento in momento e da individuo a individuo,

caratterizzandone la "soggettività", cioè il peculiare modo della vita di essere

tanto diversificata quanto unica per ogni essere vivente. All'interno della

tessitura sociale rifluisce il vissuto di ognuno e si confronta ancora con il

reale, che a sua volta conferma, soddisfa o nega all'individuo alcuni suoi

bisogni. Una sorta di feedback , giocato su accomodamenti funzionali tra

oggettivo e soggettivo. Un tema questo che, già ampiamente trattato, é di enorme

attualità e vede come protagonista non ciò che "é" ma ciò che "sembra": Non

importa se una cosa sia reale, purché nel soddisfare certi bisogni sia vissuta

come vera . Quando però interviene la coscienza a fare luce sul tutto, spesso il

percepito si allontana dal reale, vuoi per input interni od esterni, come nel

nostro caso per merito o meno di certe poesie, che sembrano contenere la

soluzione per sciogliere le proiezioni di ogni personaggio nei riguardi di

Michele. Ad un certo punto infatti, dopo una panoramica sui personaggi, entra un

uomo nella commedia, che per varie ragioni, avendo perso la memoria, cerca la

propria identità. Michele appunto diviene oggetto di deliri irresistibilmente

sentiti come veri, per tutti gli altri personaggi, fondati principalmente su

loro paure, desideri, bisogni molti dei quali caratterizzati da un profondo

imperativo: quello dell' autoconservazione (vita o morte).

Il vuoto ipotetico contenuto da Michele, deve essere riempito, poiché

rappresenta una minaccia: quando ci si relaziona col nulla, c'é il rischio di

toccare la paura più grande del mondo, quella della morte. E allora, perchè non

riempire subito questo vuoto, proprio di ciò che più ci preme nella vita?! E'

quello che faranno inizialmente i nostri personaggi.

L' amore e la poesia cercheranno di recidere i fili illusori, ma soltanto con

Giulia, l'unica che si è innamorata di Michele (l'ombra). Gli altri

continueranno a credere nelle proprie fantasie in ciò che i propri bisogni hanno

creato, senza lasciarsi travolgere troppo dalla verità che in questo caso è

contenuta nelle poesie (Appartengono ad una poetessa scomparsa , Rosalina

Saviani non c'è alcun riferimento a poeti o letterati esistiti). Queste

riemergeranno in una notte di deliri e .......

DESCRIZIONE PERSONAGGI:

-Paolo: Un intellettuale che cerca un modo per farsi amare, sfruttando al meglio

le proprie capacità di scrittore di teatro. Non riesce però più a trovare

l'ispirazione, quasi che la sua cerebralità non gli fosse più d'aiuto, scissa

ormai dalle emozioni, e avesse bisogno di qualcosa di più vero, più forte, più

vivo, da mettere nei suoi testi .

-Francesca: Ragazza intelligente, sensibile, non riesce ad integrarsi con la

società in cui vive; Fà l'attrice perché di tutte le alternative che la sua

cultura le propone, quella le sembra l'unica capace di accogliere le sue

esigenze espressive. Un forte bisogno d'affetto la colora di un velo decadente.

Insoddisfatta, vittima di se stessa, non sa come fuggire la depressione e il

nichilismo, che si riversano anche sul suo compagno, da lei disprezzato e

detestato proprio perché riesce, ad aggrapparsi a qualcosa per sopravvivere. Lei

invece cerca la felicità per vivere, come dice spesso. Michele, privo di

condizionamenti, senza più una cultura ne passato: forse lui è felice? Intanto

ci beve sopra e va avanti.

-Michele: Sguardo vago, verso l'infinito; potrebbe essere il demonio e tutti i

personaggi essere in un ipotetico purgatorio; Il delirio che incombe sulla

scena, la parte verosimile della realtà, l'incarnazione dell' immaginario

altrui. E' un "non personaggio" in quanto sarà reale finchè la commedia vorrà

renderlo tale, usandolo come metafora dell' illusione, del miraggio;.

Rappresenta l'ombra dell'uomo, la parte più cupa, la sofferenza come il piacere

sfrenato, l’animale senza alcuna coscienza di se, la non civiltà, l'es, il

bambino egocentrico mai amato, l'inferno della vita, l’inesplorato, il facile

rimedio al senso di vuoto, uno schermo nero. Eppure buffo, seducente, ironico,

innocente, sdrammatizza sul nascere ogni paura non facendola mai salire alla

luce, lasciandola lavorare dentro. Un buffone che la sa lunga e gioca, padrone

della “scena”, con le miserie umane, da cui non si riesce o non si sa uscire.

-GIULIA:: Ragazza sui 20 anni che si affaccia al mondo con lo sguardo di chi ha

bisogno di conoscere per crescere. Fresca, giovane, estroversa, solare e un pò

infantile. Vive in un paese, con un padre moralista che probabilmente non

immagina il futuro di sua figlia come lei lo ha immaginato per se stessa. Cerca

la realizzazione di sé, l'emancipazione, diventare una donna. Ma soprattutto

innamorarsi dei suoi sogni e farli diventare realtà, come quel “ballerino di

tango” che insegue da sempre. Sarà l'unica ad essere assorbita dalla magica

catarsi delle poesie, perchè l'unica che ha amato "l'ombra" (Michele)

-Sindaco: Parla molto, attento alle futilità, alla superficie delle cose e

riempie così le sue parole. Ha uno spasmodico bisogno di conquistare donne, un

don Giovanni. In realtà cerca conferme per un'identità divorata dall'insicurezza

e dal pressappochismo con cui risolve i propri problemi interiori. Sposato, per

comodità, con una bella donna, che lo fa sentire fiero in mezzo agli amici.

Prova pura indifferenza per tutto quanto lo circonda, non apre il cuore neppure

a se stesso, infatti non si ama, e lo maschera con false euforie prive di

sentimento. Il suo tormento sono le paure, che lo perseguitano e lo minano

dentro, fino a farlo indeciso e fobico.

-ORIS: Una donna povera, decisamente sola, che è stata in qualche modo adottata

dagli abitanti del posto, non chè dalla locanda stessa. Non ha trovato ancora un

centro, ne dentro ne fuori di sé, da cui far partire stabilità e amor proprio.

Aspetta un uomo, che ha idealizzato per compensare questa inconsistenza di

fondo: una frammentazione interna che disperde ogni suo tentativo di costruirsi

una vita "normale". Ostenta una sicurezza che non le appartiene, ma non ha nulla

che la difenda dal dolore che porta con sé: il bisogno d'amore. Non ha trovato

posto in società, oppure la società emargina coloro per i quali non possiede il

catalogo? Forse non c’è una sensibilità sociale adeguata che la possa

riconoscere?

-Avvocato: Una giovane avvenente donna in carriera, piena di sé, ben protetta

dal suo tailleur grigio, le sue belle unghie colorate, cipria e rossetto.

Sposata perchè così prescrive il codice delle buone maniere, con un lui che si

rispetti e che la accompagni sempre quando si tratta di fare i regalini a tutti

i suoi colleghi (l'unico modo che ha di esistere per qualcuno). Ama parlare di

tutto pur non sapendo quasi nulla; gioca a fare l'oca quando è imbarazzata, ma

preferisce cautelare la sua immagine tenendo tutti a distanza. E’ "imboscata"

dietro una muraglia altissima di paure, che non le permettono di dar voce ai

propri sentimenti. Il suo disagio più grande è quando la sessualità, represssa e

arginata, irrompe suo malgrado e mette in crisi le sue rigide e assurde regole

di perbenismo, prive di “senso” se viste da un’ottica puramente umana.

-Nicola: Semplice, ingenuo, fervente cattolico, ha una paura esagerata del tempo

che se ne va, di invecchiare e soprattutto morire, dopo una vita dedicata ad una

figlia, Giulia, che neppure gli appartiene e che da un momento all'altro

potrebbe andar via. Servizievole e gran lavoratore è costretto ad impegnarsi in

qualcosa per non ascoltare il pensiero, un tarlo che lavora più di lui e non

dorme mai. Il distacco è un lutto, al quale, diversamente dalla morte si può

rimediare, non accettandolo. Ma lo stesso, vive tra l’intuizione che in fondo,

quello, è il giusto corso naturale delle cose e la paura che la natura faccia il

suo corso. Se é così naturale perchè tanto dolore?

-Antonio: Un uomo dalle mille sembianze, che sta recitando una parte per

riavvicinare la figlia e riprendersela per riscattarsi del tempo perduto senza

di lei. Ex alcolizzato ha trasformato questa condizione di disagio e questa sua

“passione” per l’ alcol, in una attività commerciale, facendo e vendendo vino.

Astuto e intelligente, passa per stolto e ignorante nel tentativo di avvicinare

la figlia con una commedia escogitata apposta per poi rivelarsi e riscattarsi

dei rimorsi e sensi di colpa nei confronti della figlia Giulia. Non riuscirà

nell'intento perchè la vita ha il suo corso e non si può sempre manipolarla a

nostro piacimento. Passerà da contadino ingenuotto a scaltro stratega con

un'abilità da fare invidia a qualsiasi grande attore.

-Luisa: Ragazza con un "mare" di idee e voglia di libertà, di alternative, di

qualcosa di diverso che la porti fuori da quel posto dove vive, troppo stretto e

troppo in dietro per le sue stravaganze. Vuole togliersi di dosso il suo odore

di provincia per entrare nella vera civiltà, quella che i fumetti americani, i

suoi libri, il suo amico Mario hanno costruito in lui . Non ha la forza ne il

coraggio di staccarsi dal suo piccolo paese. C'è solo un amico che può

"salvarlo" ospitandolo in città, però....

-Rosalina Saviani: Poetessa nata e morta in quel paesino di mare che viveva

d’elemosina, ospitata qua e là in cambio delle sue poesie. I suoi parenti non la

considerano e lei costringerà l’unica sua nipote (avv. Clementi) a raccogliere e

pubblicare le sue poesie cercando di sensibilizzarla almeno per interesse visto

che in cambio le avrebbe ceduto i suoi numerosi poderi ormai incolti e

abbandonati. (Le poesie scelte possono essere anche di altri autori in questo

caso sono dell’autore del testo) La sua presenza inquietante è quella della

coscienza che irrompe senza chiedere permesso e cambia il corso alle cose della

vita.

-Psichiatra: Rappresenta il fallimento della scienza, quando esplora con le

poche categorie a disposizione e un metodo decontestualizzato, troppo generico e

astratto, la dimensione umana che non conosce. Tratterà Michele come un minerale

senza mistero, come un fiore senza profumo ne colori. L’uomo e ogni cosa pur nei

limiti del suo spazio corporeo può essere uno strumento che possiede infinite

possibilità e suggerisce molteplici sguardi ai suoi molteplici livelli di

realtà. Ma questo dottore ha pensato bene di voler suonare il sax sapendo a mala

pena che bisogna soffiarci dentro.

-Ombre: Impulso senza senno, simmetria, assenza di tempo, incontrollabile magma

di vita indistintamente fusa con lo spazio che occupa, priva di qualsiasi

confine, reagisce improvvisa ad ogni stimolo, si lascia andare agli eventi come

il mare cullato dalla terra fa con la luna; ed è sogno, desiderio, quando non

realizza le sue voglie, poesia affettata quando non sa amare e idealizza ogni

piccola cosa facendola più bella e più grande. Rappresenta l’inconscio

collettivo che cresce con gli uomini che crescono, nel senso che diminuisce il

suo spazio d’azione inconsapevole e si arricchisce di verità man mano che l’uomo

simbolizza il suo cammino spirituale e ne fa coscienza preziosa.

ATTO I

SCENA O

(A sinistra in fondo dietro veli e luci mossi dal vento lo spettro della

Saviani, nell’intento di distribuire poesie, recita dei versi incomprensibilii.

Giulia seduta ad un tavolino sta per addormentarsi e mentre legge un libro della

poetessa fa caso ad una filastrocca e la legge ad alta voce, poi si addormenta)

Giulia: Ebbene in verità

Il vero ti verrà

Da chi il vero lo fa dire

Si riesce anche a tradire

Perché vero fa sembrare

Ciò che è vero senza male

Questo è il gioco del rubino

E puoi farlo con il vino

È la testa che va via

Come dentro una poesia. (Lentamente si spengono le luci, si ode una musica fatta

di suoni indistinti, ad un tratto un mormorio che gradualmente diventa più

intenso: sono le ombre, arrivano saltando, si rotolano, giocano, ridono e

scherzano, poi cominciano a sistemare gli oggetti di scena accatastati da una

parte del palcoscenico e alternandosi sussurrano, declamano, cantano in una

coreografia molto vivace e …..

- Andiamo!

- Aspettate!

- E dai...

- Aspettatemi !!

- Cosa c'é?

- Ti sei fatta male?

- No, era un'incertezza.

- Speravo di incontrarvi.

- Dove andate?

- Dove andiamo....

- Gia, fermatevi. (Tutti si arrestano, si sentono le onde del mare)

- Ascoltate… é il mare

- La voce del mare

- E' musica!

- Musica!?

- Andiamo!

- Ebbene in verità... (Tutti insieme)

..il vero ti verrà

da chi il vero lo fa dire

si riesce anche a tradire

perchè vero fa sembrare

ciò che è vero senza male

questo è il gioco del rubino

e puoi farlo con il vino

è la testa che va via

come dentro una poesia. (Sistemano una giacca rossa su una sedia, poi silenzio.

Ricominciano a parlare, il ritmo dei corpi e delle parole sempre più incalzante)

- Sopraggiunge un tocco di vivace femminilità

- Un’atmosfera briosa e frizzante si fa largo a fatica

- Tra rozzi e consumati tavoli di legno

- Rude

- Resistente

- Qua e là timidi fiorellini

- Sbucano riservati

- Da bottiglie di buon vino

- Avidamente profuso

- Nelle gole di passanti

- Si impongono

- Senza disturbare

- Senza alterare

- Il gusto essenziale

- il respiro del luogo

- E poi quelle tendine

- Aggraziate

- Sulle vetrate

- Irreparabilmente opache

- E una cocciuta

- Salsedine

- Marina

- Si fondeva

- Con l'aria.

- Il tempo scorreva

- Pigro

- Monotono

- Il clic di Lancette

- Da un pendolo sul muro

- Rumore di scopa e straccio

- Chiacchiere di avventori vivaci

- Una porta cigola

- Il fragore del mare

- Nel consueto verso

- d'una indisturbata locanda.(Tutti.Si addormentano. Poi una di loro

risvegliandosi)

-Che bello, proprio un bel sogno, quasi quasi ricomincio: quelle voci, il

mare....si, il mare e poi....ma, io sono ancora nel sogno, anzi noi siamo un

sogno

- ma ci stiamo svegliando, (Si svegliano anche gli altri)

- ci stiamo svegliando in un sogno,

- fermiamoci

- ho paura

- andiamo via, via, via (Scappa, fa allontanare anche gli altri lasciandone uno

solo)

- Perché fuggite? Non possiamo svegliarci dentro a un sogno? Dove andate?

- siamo qui,scemo!

- scemetto!

- Si racconta

- Che in un posto

- Non si sa dove

- In un'epoca

- Non si sa quando

- Delle persone

- Non si sa chi

- Leggendo....parole....piene....di.....un....non si sa

- E' successo

- Non si capisce cosa

- Che non si sa come

- Insomma

- Zitte!

- Arriva il giorno (Si illumina maggiormente la scena)

-Andiamo!

-Aspettatemi!

-Sei sempre ultima!

SCENA I

(Scena illuminata, Luisa entra e trova Giulia addormentata)

LUISA: C'è nessuno!? (Entra) Giulia! (La infastidisce) Giulia!!

GIULIA: Luisa, Luisa, ho dormito qui ? Eh si ! Che strano sogno

LUISA: Che c’è di strano in un sogno: altre dimensioni, aria colorata di vita

fantastica....

GIULIA: (Ride).....Chissà quanta verità c’è nei sogni.....

LUISA:...Quel tanto, da renderci ansiosi di cercarla, la verità......ha chiamato

nessuno per me? (Fa cenno di no) devo andare, ciao, ci vediamo (Esce).

GIULIA: Dove vai così di corsa? (Esce dal retro mentre entra Nicola)

NICOLA: Giulia dove sei...Giulia!

GIULIA: Torno subito papà.

NICOLA: Ah Giulia, Giulia! (Fa le faccende accompagnato da una musica, si siede

accanto alla scopa e ci parla) Com' è cresciuta; e chi la ferma più ormai. Se

ripenso a quando l’abbiamo presa: aveva pochi mesi, dormiva, l’avevo in braccio,

così fragile che avevo paura di romperla. Mi sentivo sporco, lei così profumata.

Quando si svegliava agitava tutto quello che poteva (Sorride, entra Giulia e lo

osserva di nascosto)....che miracolo quegl' occhioni spalancati .....e quel

pianto, riempiva tutta la stanza, allora non c'erano neppure tutti questi

mobili. (Sorride)

GIULIA: (Frizzante) Che fai parli con la scopa adesso?!

NICOLA: Ripensavo a quando piangevi da piccolina.... non volevi solo latte tu,

no: la tua era fame di vivere!

GIULIA: Davvero? Raccontami, papà... non lo fai mai!

NICOLA: Posso dirti che io quella fame, l' ho persa da tempo.

GIULIA: E poi?

NICOLA: E poi......e poi corri a preparare le stanze su, che abbiamo ospiti

importanti stasera.

GIULIA: Non mi dici mai niente.....chi deve arrivare? L’avvocato vero? Ho visto

il telegramma arrivato da Roma.

NICOLA: Pollicino...

GIULIA: Si ! E l'orco cattivo, ma va va.(Esce)

NICOLA: ...Eh, mia piccola Giulia....la mia unica paura....se un giorno si

aprisse quella porta e...(Si apre la porta, entra l'avvocato Clementi)

CLEMENTI: Buonasera. Ho prenotato una camera qui da voi. Sono l'avvocato

Clementi.

NICOLA: (Preso alla sprovvista) Salve, stavo appunto dicendo a mia figlia

che....ben arrivata, la stanza é quasi pronta. Prego, vuol lasciarmi un

documento?

CLEMENTI: Certo.

NICOLA: Grazie, ora mia figlia le mostrerà....intanto può attendere qui se non

le dispiace. Gradisce qualcosa da bere ?

CLEMENTI: Grazie, un'acqua tonica.

NICOLA: Giulia, Giulia!

GIULIA: ( Fa capolino) Si, papà sono quì , che c'é?

NICOLA: Mostra la stanza alla Dottoressa Clementi!

GIULIA: (Sposta la giacca dalla sedia e la appende) Finalmente! La stavamo

aspettando! Ero ansiosa di conoscerla.

CLEMENTI: Ah, si? (Sorride e si guardano un attimo)

NICOLA: Io sono Nicola...(Non è considerato) va beh!

GIULIA: Dia a me il bagaglio. Venga.

CLEMENTI: Grazie, resto qui. (Guardando l'ora)

FRANCESCA: (Entrano bruscamente) Il tempo peggiorerà, lo sento. Prendiamo una

stanza qui, dai Paolo, basta girare così!

PAOLO: Si, si, zitta, come vuoi. Dai il documento, poi vedrò se va bene qui o

meno. Salve, salve a tutti. Un latte caldo per cortesia. Vieni sediamoci qui,

sono esausto.

FRANCESCA: Lo dici a me

NICOLA: Salve (Porta da bere a tutti)

CLEMENTI: Grazie.

NICOLA: Primo piano, terza porta a destra. (Le consegna la chiave)

CLEMENTI: Bene...(Prende delle carte, poesie, inizia a leggerne una. Compare la

Saviani in fondo dietro i veli appena illuminata e sul resto penombra che recita

i suoi versi. In sottofondo "L'alba separa dalla luce l'ombra" – di F. P. Tosti)

SAVIANI: I miei giorni

Castelli in rovina

Sabbiosi cumuli di niente.

Cammina lo sguardo

Lungo la baia del tempo

Sgretola vecchi dolori

E le mie ore, insignificanti ruderi

Denutriti figli di fragilità e paure

Fanno spazio alla mia anima

SCENA 2

(Tre situazioni diverse A, B, C due tavolini e una sedia a dondolo che si

alterneranno sfumando l'una su l'altra con un gioco di luce)

A)

SINDACO: (Irrompe) Bonsoir, il solito Nicola grazie. Dovrebbe essere arrivata

una

Certa Caterina Clementi, un'avvocatessa in "missione speciale" sembrerebbe,

abbiamo un appuntamento qui.

CLEMENTI: (Lo interrompe) Ah, è lei il Sindaco?!

SINDACO: Certo. E lei è la nipote della nostra illustre concittadina, non é

vero? Lietissimo…

CLEMENTI: Indovinato. Non sono qui in veste di avvocato, sulla lettera mi

sembrava di averle anticipato le ragioni del mio viaggio. La mia vecchia zia

viveva qui da sola, e adesso dopo la sua scomparsa improvvisa, sono venuta qui

per sistemare ogni cosa, e soprattutto per cercare di recuperare tutte le sue

poesie.

SINDACO: (Entra Luisa e lo guarda da lontano mostrandogli i volantini) Mi

perdoni il ritardo, ero passato in tipografia....volantini, manifesti, come vede

siamo efficentissimi (Si siede, l'oste porta da bere ed esce)

CLEMENTI: Avete messo bene in evidenza che si tratta di poesie che hanno per me

un valore speciale?... e la ricompensa?

SINDACO: Certamente, come prescritto sulla lettera. Tutto il paese è informato:

(Inizia a leggere il volantino) chiunque fosse in possesso.....

CLEMENTI: Bene....Uh ! (Gli cadono delle poesie)

SINDACO: Non si preoccupi (Con fare seduttivo) la forza di gravità é una legge e

ci impedisce di volare, ma non di saltare.....(Compiaciuto), anche questa é

poesia.

CLEMENTI: Da una parte la legge limita, dall'altra consente.....se non ci fosse

la gravità non potremmo camminare, né desiderare di volare. Ma questa non mi

sembra affatto "poesia"!

SINDACO: Affatto, esatto, ben detto signorina!

CLEMENTI: Signora......

SINDACO: Madame (Le bacia la mano)

B)

GIULIA: (Entra insieme ad Oris) Ma dai .... è che non so a cosa dire si, dire

no.... scegliere..... io posso scegliere? (Sottovoce) L'avvocato, lei si!

Così....così perfetta: cappellino, tailleur, "....grazie resto qui ", una donna

indipendente. Non credi che l'indipendenza, dire “ io sono ”, sia il primo passo

verso la libertà...

LUISA: La libertà ! (Che intanto stava controllando col Sindaco le locandinei)

NICOLA: La libertà?! (Da dietro il bancone)

ORIS: C'é chi ama la libertà , chi ne ha paura e chi nostalgia.....per alcuni è

solo una parola....anche tu le darai il tuo significato.

GIULIA: Si, forse. Intanto sento che vorrei innamorarmi, un ragazzo mi

aiuterebbe a..

C)

PAOLO: (Con foga ) ….Ama quello che fai !

FRANCESCA : Certe cose devono venire spontanee...

PAOLO: Ma....

FRANCESCA: (Interrompe) Non posso impormi di amare!

PAOLO: Devi darti di più! Prova a partecipare, con tutta te stessa, comincia

dalle cose che hai intorno, quello è il meglio e il peggio di te ....

FRANCESCA: Dovrei forse desiderare ciò che ho? (Lo guarda schifata)....Dov’è la

felicità? Questa drammatica gioia di vivere... chi può darmi la forza?

PAOLO: (La guarda scocciato) Tu devi resistere agli urti della vita.....avere

dignità nel dolore, mai trascendere, mai .....

FRANCESCA: (Delusa) ....io parlavo di felicità.

A1)

SINDACO: Depressa la Saviani direi....la zia…cioè, dico, almeno a giudicare

dall’unica poesia che posseggo, pardon, che possedevo. Ecco! E’ per lei madame!

(Con fare buffonesco le da la poesia) Appena strappata con forza dalle mani di

mia moglie. Oh per la ricompensa lasci stare! Ci metteremo d’accordo dopo.

CLEMENTI: Sentiva, della vita, il senso profondo e struggente e insiema

nostalgia di ogni attimo che viveva, (Luisa si avvicina ancora al Sindaco che

gli consegna dei volantini)...coglieva a tal punto l'essenza delle cose, con una

naturalezza....

SINDACO: Eh si, una poetessa nostrana: la mitica Rosalina Saviani

CLEMENTI: Per lei è solo un prodotto tipico del luogo....un prosciutto, per me

l’inizio di una nuova vita. Ho lasciato a casa un marito e due figli per venire

qui e all’inizio non mi aspettavo.... dovrebbe leggerne alcune: così vere,

così..... non le firmava....le regalava alla gente che incontrava. Devo

recuperarle, cercarle, casa per casa. Lei deve aiutarmi, sono ancora impregnate

del suo spirito...

B1)

GIULIA: Whisky? Oris, volevo chiederti una cosa: ti vedo sempre scrivere,

prendere appunti, da quando sei qui tra noi... perchè?

ORIS: Dolcissimo essere, ci conosciamo da un anno é vero, ma "da lontano", come

dire....

GIULIA: Sembra che TU venga da lontano. Non riesco ad immaginarti alla mia età.

ORIS: Ma, io...

GIULIA: Sono confusa. Il destino, tu ci credi al destino?

ORIS: Alla tua età avevo gia cucito addosso il mio destino. Esattamente come te,

ma io sono il passato, tu il futuro... e poi, è tutto in questa borsa.

GIULIA: Mi sarò chiesta mille volte cosa c'era dentro.

ORIS: Sembra impossibile.....c'è la mia infanzia, i profumi della Grecia, la

nostalgia di Spiros....

C1)

FRANCESCA: (Ilare) OH si, si... essere contenti della gioia altrui... l'amore

per il prossimo, saper cogliere le esigenze dell’altro, questo dà felicità?!

Allora io sono troppo egoista e mi detesto, detesto tutto!! Me, il teatro, i

tuoi aforismi... basta!! Scrivi questo nella tua maledetta commedia sulla vita!

Hai buttato giù qualcosa? Siamo qui per questo no? Perché tu possa trovare la

grande ispirazione !! (Esce)

PAOLO: La mia commedia! Anche se la faccio nascere, non vuol dire che

m'appartenga....non è mia, come non lo sei tu. Conviviamo nella stessa

temporanea costellazione esistenziale. (La segue in camera)

A2)

CLEMENTI: Capricorno, si, ma pensiamo a lavorare. Per ora ne ho soltanto

qualcuna (Prende le poesie) ritrovata qua e là, o recuperata a Roma tra i suoi

sempre più rari corrispondenti. Ma è qui, lo so, che si concluderà la mia

ricerca... è in questo piccolo paese di mare, il pozzo della sua straordinaria

produzione...

SINDACO: (La guarda attento negli occhi) Ciò che fa un uomo, o una donna, è

umano, ovvero nelle sue possibilità, che hanno limiti terreni....poi c'é Dio,

che dall'alto guarda le sue gesta "tingersi " di bene e di male.

CLEMENTI: Non sono proprio d' accordo; Ad ogni modo forse è bene mettersi come

le dicevo subito a lavoro. Più tardi vorrei mi portasse a dare un’occhiata a

casa di mia zia

SINDACO: Certo. Sono qui per questo. Ma diamoci del tu che ne dici?

CLEMENTI: Non è necessario, Se non ti .....se non le dispiace?!

SINDACO: Come vuole.

CLEMENTI: Bene. Intanto... potrei avere dei dolci? (A Nicola che non

sente.Escono)

B2

ORIS:....Spiros, Il dolce gigante che mi nutrì bambina... il candore della

sabbia del Marocco spolverata dai venti.....le lacrime di mia madre quando partì

mio padre. Mi raccontava che il loro amore aveva fermato la storia: lei del

Libano lui del Pakistan: due terre d'oriente in un solo sguardo antico....

GIULIA: E' meravigliosamente tutto vivo in te... mi sembra di esserci. E poi,

cos'altro hai in quella borsa? (Sorride)

ORIS: (Nostalgica) Le parole della gente. Ricordi quella signora, così

particolare, che ogni tanto veniva a parlare con me? Tempo fa? Era una poetessa,

Rosalina Saviani.

GIULIA: Si ho una sua poesia, parla della verità che sta nel vino, nel rubino….

ORIS: Mi disse: "....guardati intorno, ascolta le parole della gente e scoprirai

quello che ignori della tua vita..." è questo che mi vedi scrivere, le parole

della gente che ho incontrato, ma ancora.... non ho trovato ....

GIULIA: Altre vite, quanti mondi. Nello stesso momento in cui sei nella tua

casa, nel tuo silenzio, il tuo spazio, da un'altra parte c'è... una festa o....

ORIS: Una guerra... barbarie... stragi... non si può dimenticare, non si deve.

Senti il profumo della costa Turca, dove ho incontrato il mio uomo....(Le da un

fazzoletto)

GIULIA: Il tuo uomo?

ORIS: Sanim, chissà perchè quel nome. Lavorava per mare... poi la guerra.

(Guarda in alto) Dio che senso ha?! Ci fai conoscere tra popoli, come a una

grande gita, e poi ci porti via chi abbiamo amato.

GIULIA: E dove è ora? Dove è?

ORIS: Lo sto aspettando. Sanim verrà qui.

GIULIA: Ed io?! (Con impeto)

ORIS: Prima metto in ordine nei miei pensieri (Riordina i fogli), poi parliamo

di te, del tuo futuro, della cartomanzia...(Escono e rimane Nicola da solo)

NICOLA: Ah il cielo si sta oscurando, proprio un bell’acquazzone estivo…si

vedono solo i lampi per ora ma il diluvio universale deve essere cominciato

così, ma a questo punto non ho più paura di nulla. Solo un incubo mi accompagna

costantemente e da vent’anni mi tormenta il sonno: che qualcuno venga a

riprendersela. Oh Dio non voglia! Giulia è mio sangue ormai. Spero che se ne

vada prima a questo punto- oh perché tanto è così, lo so, se ne andrà.

Intelligente, viva, non può rimanere qui tutta la vita. Presto o tardi arriverà

un principe e la porterà lontano…Roma, Parigi. La mia piccola bambina….Quanto ti

abbiamo desiderato io e tua madre, ma che dovevo fare, io non potevo averne di

figli. Fortuna che quel Dio che avevo tanto bestemmiato mi regalò il tuo fiore,

fuori la porta, un dono del cielo sicuro….(Scoppia a piangere) Ma allora perché

Dio dopo due mesi mi hai tolto mia moglie, perché Dio, perché?! Sei tornato a

chiedere il conto? Rispondi! Sono rimasto con questo fagottino in braccio… le

cose accadono e poi uno risponde, senza pensarci, dimenticando, con quel poco di

forza che ti rimane. Gli cantavo quella ninna nanna, un vecchio tango argentino;

Ho fatto tutto questo si, ho camminato. (Buio)

Scena 3

(Si illuminano Paolo e Francesca al tavolo che continuano una discussione)

PAOLO: Troppe carte. Ecco, ecco, senti questo: "...perché sia vivo il fuoco è

necessario che siano morti gli arbusti, che rinasceranno fumo

...pioggia....mare..." ti piace? Francesca?

FRANCESCA: Anch’io vorrei bruciare nel fuoco... e muovermi assieme a tutti i

colori che danzano in lui....(Esce e intruppa ad un curioso contadino)

PAOLO: I colori?! Io volevo dire...(Tra se) i miei personaggi sono tra la gente

del mondo.....

ANTONIO: (Entra con fare buffo) Con permesso? 'N c'è nisuno? (Tra se e se) E’

questa la Locanda sono sicuro

PAOLO: (Si avvicina con l'intento di conoscerlo) Che sete, che arsura! Non c'è

dunque nessuno che mi ristori?

ANTONIO: Nun piove da nù mese, forze mo' è la vòrta bbona. Che c’è Nicola?

PAOLO: E tu chi sei ?

ANTONIO: Andonio.

PAOLO: Andonio, Antonio... Antonio sarà il tuo nome, ma TU chi sei?

ANTONIO: AAAh! Grifoni Andonio, piacere!

PAOLO: Ma no, no! Întendo dire chi sei tu, cosa ho davanti io?

ANTONIO: Ah, me scusi tanto... Nun capivo... so raccojitore d'uva, faccio lu

vino.

PAOLO: Va be'...lasciamo perdere... ma possibile che non afferra? Voglio sapere

CHI c'è dietro tutto questo, COSA diventa Grifoni Antonio raccoglitore d'uva

ecc.

ANTONIO: IO, scusi, ce divento!

PAOLO: Ma io chi? Che cosa? Da quando? Cosa eri e cosa non fosti mai?

ANTONIO: Andonio! Sembre Andonio so stato! E poi me scusi tanto: chi sò io, chi

sò io. Ma tu chi cavolo sì ?!

PAOLO: (Con aria trasognata) Mah, forse l'uva che vai a raccogliere o... la

pioggia che non scende. Fai tu.

ANTONIO: Io ‘nfo proprio gnende

PAOLO: Faccia uno sforzo!

ANTONIO: Sei l'uva quanno nun piove... er vino viè più forte... sei ‘mbiaco

sicuro

PAOLO: Eppure è così banale! Che brutta l'ignoranza

ANTONIO: Ne è proprio sicuro? Lei che sa tante cose è mbò scfigato me pare

PAOLO: C'é un briciolo di saggezza in quello che dici

ANTONIO: So saggio è... sendi questa: “Poi Girà er monno quanto lo voi girare,

sempre de martedì viè carnevale”, ‘nzo se me spiego

PAOLO: No

NICOLA: Ma come ti permetti!| Cafone ignorante, il signore qui, ha ragione. lo

scusi ....non sa quello che dice

ANTONIO: De che ha raggione? Si nun hai sendito mango de che stavamo a parlà,

scusa è, “non sa quello che dice”, tu non lo sai!

PAOLO: Si è vero ma la sua serenità mi inquieta, mi sbilancia, quasi mi urta

NICOLA: Imbecille! Infastidisci i miei clienti con i tuoi modi da gradasso. Cosa

ne capisci tu... il signore è scrittore di teatro......

PAOLO: Non proprio...e non solo! (Esce scontrandosi con Giulia e Oris che

entrano chiacchierando e poi si vanno a sedere))

ANTONIO: A Nicò se questo condinua a beve così, ce s' aricchimo tutt' e due

NICOLA: Come corri! E’ il primo giorno che mi porti il vino e già siamo soci!

ANTONIO: Che cendra, s’é capito subbito che c’era indesa, poi t'ho portato tanto

de quer vino sto mese

NICOLA: E allora?

ANTONIO: No, dico..... t'ho portato tanto de quer vino a un brezzo talmente....

che lo fo solo coi parenti stretti inzomma! (Rivolto a Giulia:) Eh? Che ne dici

bella? Assaggia 'stò rosso!

NICOLA: Cosa cerchi!? (Irritato)

ANTONIO:(Cantando) Vòta la brocca piena... riempi la brocca vòta, nun la lascià

mai piena... nun la lascià mai vòta .(Ride)

GIULIA: Sta scherzando! Un po' di allegria...(A Nicola)

ANTONIO: Guarda come è allegro 'sto rosso, rosso rubino, rosso fòco, rosso

sangue, ma solo pe' noi, pe' me e pe' te è più rosso (Guardandola negli occhi)

GIULIA: Ma che dici?

NICOLA: Già, che vuoi dire?

GIULIA: (Sforzandosi di sorridere) E' una filastrocca... dai papà! In fondo il

signor Antonio potrebbe stare sul punto di svelarci la sua vena poetica

NICOLA: E' una "poesia" che non mi convince. Per niente!

ANTONIO: (Fa cadere la bottiglia di vino) Oh, Madonna Sandissima, me dispiace

tantissimo... che macello, scusate tanto. Scusame Giulia

GIULIA: Non è niente. Ora pulisco.

ANTONIO: Nun me sento tanto bene, c'ho come un giramento...

GIULIA: Siedi un momento. Posso fare qualcosa?

ANTONIO: E che devi fà stella, potessi dormì 'n po'...

GIULIA: (Si rivolge sottovoce a Nicola, si gira anche Antonio) Papà, questo

signore non si sente bene.

NICOLA: E' il vino!

GIULIA: Diamogli una stanza, non possiamo mandarlo via così.

NICOLA: Ci manca solo che rimanga qui.

GIULIA: (Sottovoce) Solo questa notte magari, ormai è tardi.

NICOLA: Va bene. (Esce).

GIULIA: Per mio padre puoi rimanere qui .

ANTONIO: Ma n'te dovevi preoccupà, grazie, sei 'n tesoro. (Tra Se) Perfetto

ORIS: (lo aiuta ad alzarsi) Piano, piano, su! le cose che ci accadono, non

vengono per abbatterci, sono dosate da una mano che accompagna il nostro

cammino, per farci crescere. Coraggio!

ANTONIO: Come se dice: Dio manna li panni a seconda der freddo!

Oris e GIULIA: Giusto!! (Escono tutti)

ANTONIO: (Pensieroso e ubriaco seduto a un lato) Fosse che a me, me ha mannato

solo lu freddo. (A se stesso) Mi guarda con due occhi, come se mi avesse

riconosciuto. Figlia mia, hai sciolto in pochi attimi tutto il ghiaccio che anni

di rimorso mi avevano stretto al cuore! (Ora sembra avere delle visioni e parla

con la moglie) Tieni, assaggia sto vino che resusciti come Lazzaro. No?! Peccato

l’ho fatto io, il migliore nella regione. Eh? No, non lo bevo, non bevo, solo

oggi un po, ma non lo bevo io il vino lo faccio, solo un bicchiere ogni tanto,

solo un bicchiere (Alza la voce) solo un bicchiere Cristo!! Di che ti impicci,

piantala coi tuoi piagnistei, levati di mezzo, proprio tu a farmi la morale! Hai

avuto così tanti uomini che nemmeno so se è mia la bimba…zitta! (Scaglia il

bicchiere) In certi momenti non avrei paura di ammazzarti se ti avessi davanti…

mi hai lasciato solo con lei dentro una copertina. Te ne sei andata, era ancora

l’alba non avevo più un soldo. Poi quella Locanda sulla strada, l’oste e la

moglie così gentili “devo far presto”, la lasciai la fuori e via come un

forsennato, nessuno saprà, mai nessuno. Ho ancora dentro il profumo di lavanda

che la avvolgeva. Vent’anni prima di tornare vent’anni per vigne e campagne di

ogni genere, ma ce l’ho fatta, ora il vino lo faccio non lo bevo…Poi l’altro

giorno l’ ho vista dietro i vetri della Locanda, ho detto basta le dico tutto!

Che mi lincino, mi arrestino pure. Lei mi sputerà ma io…cosa darei per sentirle

dire papà

(Buio)

SCENA 4

(Paolo scrive pensieroso - Francesca fuma lì vicino annoiata, prova la voce poi

accenna qualche nota di una lirica)

PAOLO: Zitta!

FRANCESCA: Cosa vuoi inventare, non dici nulla di nuovo!

PAOLO: Mmmm!

FRANCESCA: Se scrivi cose semplici e banali... il publico sbadiglierà per

"fame". Se invece le scrivi troppo complesse e articolate sbadiglierà per

"indigestione". E poi hanno gia detto tutto….

PAOLO: E lo ridico, non tutti hanno capito. Ci sono altre sfumature, altri

livelli di lettura... questo che mi hai appena detto tu lo hai GIA detto almeno

cento volte, eppure....

FRANCESCA: Si vede che non l'hai CAPITO allora! Ma é meglio così. Non é sempre

necessario dover capire per sopravvivere, basta sapersi adattare. Il problema, é

per chi vuole vivere!

PAOLO: (La prende in giro, rifacendole il verso) Va avanti solo chi riesce ad

adattarsi a questo schifosissimo sistema!!

FRANCESCA: E piantala!

PAOLO: Insensibile conformista!

FRANCESCA: Zitto ho detto!

PAOLO: Vige la legge del più forte quindi, ecco uno spunto per la mia commedia

sulla vita…

FRANCESCA: Ma non più forte in senso fisico....! (Scocciata)

PAOLO: (Serio) La vita è un continuo adattamento... E dì un pò, ma, tra una

tigre e una iena, chi la spunta? (Sghignazza)

FRANCESCA: Quanto sei cretino!

PAOLO: E dai, rispondi!

FRANCESCA: Dipende quale strumento la natura ha bisogno di suonare... cosa esige

la vita

PAOLO: La vita... parlerò della civiltà, in relazione proprio a questo

equilibrio della natura... la civiltà stessa é natura, nasce dal mondo. Ma se

non è abbastanza "civile" rischia di distruggerlo, capisci? Il mondo, vivo come

una foglia, come una foglia morirà. Hai mai visto le grandi città dall’alto, di

notte? Sembrano tanti tumori, cellule impazzite, la civiltà si autoannienta...

non ho più idee sto impazzendo

FRANCESCA: Chiacchiere, con cui puoi anche convincerti di avere in tasca la

verità

PAOLO: Basterebbe conoscere le leggi del mondo

ORIS: (Interviene dalla sedia a dondolo) Leggi matematiche, in ogni aspetto

della natura, leggi matematiche

PAOLO: E...

ORIS: (lo interrompe) Sotto nobili e cangianti superfici, ci sono strutture

rigide e al tempo stesso infinite, aperte a combinazioni senza limiti.

PAOLO : Esatto, lo vedi lo dice anche...

ORIS: Oris!

FRANCESCA: Stiamo Delirando, anzi stai delirando, io ho coscienza di certi

"limiti" !

PAOLO: Le leggi di natura, quale "limite" più vincolante?!

FRANCESCA: Continui a non capire... ma é la tua salvezza... per te é facile

convincerti di quello che dici... dici ciò che ti fa comodo. La tua sensibilità

genera immagini rassicuranti, graziosi fantocci innocui... non lasci spazio

all'intollerabile, al dolore... la sopravvivenza si impone sulla tua vita!! (Fa

per andarsene)

ORIS: (A parte) Sei troppo giovane per parlare di sopravvivenza. Vuoi essere

felice? Lascialo stare. Non curarti degli artisti impauriti, loro pensano

continuamente alla vita, per non sentirsela scorrere dentro!

PAOLO: La sopravvivenza diventa vita quando si ama quello che si fa per

vivere... non sai amare... come puoi essere felice. Ed io? Dov'è finita la mia

ispirazione? (Squilla il telefono)

GIULIA: (Entra di corsa) Pronto? Pronto? Chi? Mi dispiace, Luisa non c'è in

questo momento. Non so, forse più tardi, ma lei è?.....mah (Entra Luisa)....oh

Luisa, sei qui ! Ha appena chiamato qualcuno per te.

LUISA: Mario! Porca miseria... e ora?... Non ti ha dato... non so, un recapito?

GIULIA: Ha riattaccato subito... sei sicura che era lui?!

LUISA: Si, SI, chi altro mi...

GIULIA: Senti un pò, vieni qui un momento.

LUISA: Che c'è?

GIULIA: Chi è questo Mario? (Sottovoce come a carpire un segreto)

LUISA: Perchè?

GIULIA: Beh.... non so... è un po' di tempo che aspetti, sei in ansia. Io

conosco i tuoi amici, sono anche miei, non c'è nessun Mario

LUISA: L'ho conosciuto solo per telefono, una volta dalla signora Ida. E’ un

lontano nipote della mia professoressa di canto e vive dalle parti di Firenze.

Ma non l'ho mai visto. Ci scriviamo da anni ormai è diventato un amico di

lettera

GIULIA: Vorresti raggiungerlo, non è vero?

LUISA: Non lo so, sono confusa.

GIULIA: Capisco!

LUISA: Qui ci sono le mie radici è vero. Ma... le mie radici sono anche più

lontano. Mi sento fatta così, non so spiegarlo.

GIULIA: Provaci, come quando a scuola mi insegnavi a fare i temi.

LUISA: I miei temi di italiano (Ridono) Solo perchè avevo qualche anno più di

te. I mille mondi che immaginavamo in riva al mare... allora non potevamo

raggiungerli, avevamo solo la fantasia... ci consolava la promessa che da grandi

li avremmo visitati...(Con entusiasmo) ora, quei mondi ci aspettano, Giulia, e

ci chiamano... perchè dovrei rimanere qui? A sognare cosa? (Le prende le mani).

Vedessi cosa mi scrive Mario nella sua corrispondenza; A sentire lui in ogni

città d’Europa c’è fermento, vita. Nei bar si incontrano personaggi di ogni

genere: letterati, pittori, esploratori che tornano da mondi lontanissimi. Mi

dice di un grande poeta americano che ha cantato gli spazi sterminati e lo

spirito di libertà della sua terra ed ha descritto divinamente anche l’amplesso

delle aquile.

GIULIA: L’amplesso delle aquile !? (Divertita e sorpresa)

LUISA: Dalle sue parti c’è un poeta solitario che appare e scompare nei boschi

di Marradi e che cita a memoria i grandi scrittori francesi. Lo scorso anno mi

propose di salire a Firenze per andarlo a cercare. Stavo quasi per andare, ma

qualcosa… non so. Vieni via con me! Non aver...

GIULIA: Paura? Non so se è paura... volevamo viaggiare è vero, entrare negli

sguardi di altri paesi….

LUISA: Altre culture

GIULIA: Ma ora, senza il mare che ci ascolta, mi sembrano fantasie senza vita. E

mio padre? Lui morirebbe se solo gli dicessi: “Papà ho deciso che il prossimo

anno proseguirò gli studi a Siena!”. (Ridono)

LUISA: Si, si... anche i miei... non ho ancora deciso... forse è un bene che non

abbia risposto a quella telefonata..."ho delle idee bislacche", così dicono,

forse è vero! Ha trovato poi il ragazzo perfetto signorina difficile? (Ridono)

GIULIA: Ah io aspetto sempre il mio ballerino di tango, prima o poi verrà ne

sono certa, verrà….(Sognante. Parte piano la musica di Piazzolla)

LUISA: Certo, al gran ballo del paese! (Prendendola scherzosamente in giro)

Signorina permette? (Mima un inchino e accenna da sola un valzer)

GIULIA: Ma no, no, ne ho abbastanza di barbosi valzer viennesi

LUISA: Certo la nostra dama è ormai stanca della vita di corte! (Ridono, Oris le

osserva e scrive)

GIULIA: Il mio cavaliere si avvicinerà con una rosa in bocca e mi afferrerà

dolcemente così (Si alza e accenna qualche passo di tango e la sua immaginazione

di lontano si concretizza: due ballerini veri in una coreografiatra i veli dove

compare la poetessa. Buio)

SCENA 5

ORIS: Accadono stranezze, sei preoccupato Nicola?

NICOLA: Cerco l' apribottiglie.

ORIS: Eccone uno (Lo tira fuori dalla borsa). Quel contadino, non é vero?... ha

colpito anche me. Antonio, come si chiama…?

NICOLA: Proteggo mia figlia, è una bimba e il mondo è sporco, fatto di persone

crudeli, egoiste, che hanno perso la sua purezza.

ORIS: E' solo Antonio il problema?

NICOLA: No, no. Sento che Giulia sta crescendo. Provo una sensazione strana…

sono contento, di questa sua voglia di conquistare il mondo, della forza che la

spinge a conoscere... ma oltre quella porta non saprei cosa dirle. Se si

innamorasse e andasse via. Se arrivasse davvero il suo ballerino di tango e…..?

ORIS: Non stancarti mai e non ti scoraggiare, Nicola. I giovani hanno ancora

bisogno di buoni consigli... oltre quella porta.

NICOLA: lo so... è che vorrei fermare gli eventi.

ORIS: Vorrei fermare gli eventi... oltre quella porta. (Ripete sottovoce e

Scrive)

SINDACO: (Entra insieme con l'avvocato) Non è la prima volta che la vedo

prendere degli appunti

CLEMENTI: Si diletterà , così, per passare il tempo, chissà...

ORIS: E' divertente me lo ha insegnato proprio Rosalina

CLEMENTI: La Saviani? Ci dica ( Musica e controscene: mentre ascoltano Oris

Giulia pulisce e Nicola sistema la sala)

SINDACO: Non ho mai amato mia moglie. Se non fosse per quel trombone di suo

padre che mi ha permesso questa carriera, la fascia che indosso la devo a lui…

Una spia?

CLEMENTI: Io non ho mai amato, non so cos’è l’amore…di certo ho sempre odiato la

poesia. Ma sono l’unica erede della Zia. C’è una villa principesca che mi

aspetta: (Prende un foglietto e legge) “La succitata ereditiera provvederà a

collezionare tutti i versi della di lei Zia sparsi sul territorio nazionale

dando alla stampa un libro postumo contenente gli anzidetti versi in tiratura di

copie mille, soddisfando così compiutamente la volontà testamentaria

espressamente indicata nel presente atto della summenzionata zia” (Ride e lo

guarda intensamente)

SINDACO: Sei un genio! Ho capito subito che saremmo fatti l’uno per l’altra.

Devo ammettere che voi donne metropolitane siete... sono... sei fantastica.

(Arrossisce, inizia a leggere una poesia della Saviani che appare tra i veli in

fondo sempre con una lanterna in mano, si abbassano le luci e continua con i

suoi versi da un’altra dimensione)

SAVIANI : Frecce di scuri presagi

Quando tutto esce variopinto

Adagio di ginestre un profumo

Scivolano da me in me

E intorno, torrenti di te.

Non sono cadaveri di pensieri

Sei ancora nei miei venti. (Scompare dietro i veli)

SINDACO: Ha ragione lei, sono dei versi incantevoli... però io non sono cambiato

o meglio, sono attratto irresistibilmente da lei, ma questo anche prima di

leggere queste poesie

CLEMENTI: (Cerca di resistergli). Lei non è abbastanza recettivo, il suo spirito

non coglie i significati astrali. Mi faccia il piacere: le proibisco di leggere

le poesie che andiamo trovando in giro! Si faccia catturare dal momento

propizio, come me…

SINDACO: Lei si che è una vera rabdomante... questo mi sembra molto propizio (Si

avvicina a lei e cerca di prenderla)

CLEMENTI: E' tutto il giorno che mi fa la corte, basta! .... io....io.... non ne

posso più . (Gli si getta al collo baciandolo)

SINDACO: Ma...

CLEMENTI: (Velocissima) Oh Dio, Dio che cosa ho fatto, mi sento profondamente in

colpa per non avere i sensi di colpa. E già, dovrei averne, li ho sempre avuti,

ed ora non mi vengono, non ne ho abbastanza, ormai mi ero abituata. Ma perchè me

ne sto fregando? Perchè non mi rimorde la coscienza? Perchè sono così sventata?

Che è successo alle mie inibizioni? Le ho talmente combattute... che ora... si

sono offese. Si, si sono offese. Oh Dio, mi sento in colpa, ho offeso i miei

sensi di colpa, mi hanno abbandonata e soffro, senza una ragione, non ho più

alibi, non mi va più... non ho più voglia, levati!

SINDACO: Ha fatto tutto lei, scusi!

CLEMENTI: Si Tolga!!

SINDACO: Ci sarebbero anche i miei, scusi.

ClEMENTI: Di che?

SINDACO: Di problemi!

CLEMENTI: Quali?

SINDACO: Mia moglie!

CLEMENTI: Dove?

SINDACO: Ovunque.

CLEMENTI: Come?

SINDACO: Si.

CLEMENTI: Cosa?

SINDACO: Ssssssh! Potrebbe esserci una spia, capisce!

CLEMENTI: Ma che dice?

SINDACO: Siii!

CLEMENTI: Lei è pazzo!

SINDACO: Ma ancora ci diamo del lei.

CLEMENTI: La finisca.

SINDACO: Ma come

CLEMENTI: (Uscendo) Dimentichi!, dimentichi!

SINDACO: Aspetti! (Seguendola) non se ne vada... e le poesie?

CLEMENTI: Una magica catarsi può incombere solo nello spirito di chi si lascerà

travolgere!!? (Si sentono le voci di un coro fatto dalle ombre dietro le quinte)

SINDACO: Stupefacente

CLEMENTI: No, non stupefacenti, poesie, poesie!! (Escono e dai veli entrano le

Ombre irrompendo e trascinando con se una grande energia)

Ombre

-Poesie

-non è il momento

-ci uccideranno

-fuggi

-perchè

-noo

-non vogliamo uscire

-evadi

-ho paura

-scappa

-la mia maschera si stà togliendo

-resisti

-le ombre

-non esistono senza luce

-le ombre

-esistono se c'è la luce

-le ombre

-sono luce scura

-le ombre

-sono la paura

-usciamo dalla caverna! Non siamo aria, non siamo terra: noi siamo ombre, la

notte scura, siamo dentro la tua natura!! (Ripeteranno queste parole fino allo

sfumare dei suoni e delle luci)

ATTO II

Scena 1

(Temporale, semibuio, Oris si dondola, canticchia una ninna nanna Greca, prende

dalla busta una candela e un fiammifero)

ORIS: Che tempaccio, quest'acqua ne toglierà di sporco.

NICOLA: (Entra) Accidenti ma dove sono le candele?

ORIS: Ecco tieni

GIULIA:(Entra) Avessi anch'io la tua borsona Oris?

ORIS: Ne ho per tutti, ecco tieni.

NICOLA: Grazie . (Accende la candela e la posa sul banco; "Passione secondo

Giovanni, di Bach", oppure la sinf. N 7 in La Mag Opera 92 Allegretto di

Beethoven, accompagna come in una processione tutti i personaggi da Oris, uno ad

uno, lentamente, prendono la candela , la accendono uno con l'altro; Un vociare

cresce, nel frattempo dietro al telo le ombre si uniranno a formare un uomo, poi

un lampo e un tuono e un urlo finale, metteranno tutto a tacere; torna la luce,

entra Michele completamente bagnato, pallido, sguardo assente, silenzio, occhi

puntati su di lui, scompiglio, spavento generale)

SCONOSCIUTO : Voi chi siete, dove sono?!

GIULIA : Ma, cosa le é successo?

SCONOSCIUTO : Stavo camminando, poi un lampo, un tuono e non ricordo più nulla,

neanche.......nulla!

GIULIA : Venga.

SCONOSCIUTO: Devo essere svenuto.

LUISA: Si metta seduto.

GIULIA: Le preparo qualcosa di caldo?

LUISA: Che faceva da queste parti?

SCONOSCIUTO: Non sò.

ANTONIO: Com'è che te chiami ?

SCONOSCIUTO: Be io ..mii...chii..amo....

GIULIA: Michele ?

SCONOSCIUTO DIVENTA MICHELE: Si, si, Michele!

ANTONIO: 'Nze ricorda chi é.

PAOLO: Ma perchè lei scusi, ha un'idea di cosa è lei?!

ANTONIO: Aah! mò questo ricomincia!

CLEMENTI: Un documento ce l'ha?

MICHELE: Un documento? .... No!!

CLEMENTI: Vi rendete conto? Potrebbe essere chiunque! Non sappiamo nulla di

lui...forse è un maniaco?! Prima di venire qui mi hanno messa in guardia da un

pazzo che gira nei paraggi...chissà quali intenzioni ha!!

FRANCESCA: E se avessimo avuto un suo documento, avremmo saputo anche le sue

intenzioni !?

ORIS: E' sotto shock non vedete, ha perso la memoria...andiamo oltre. Forse

qualcuno la sta aspettando ed è in pena per lei?

MICHELE: Forse qualcuno mi sta aspettando...o forse no, non so! C'è un telefono

in questo posto? A proposito dove sono?

NICOLA: Si, è da quella parte.

PAOLO: Sei precisamente in uno stato di confusione.

MICHELE: Ma dove?!

LUISA: In una locanda

MICHELE: Ma a chi telefono?

GIULIA: Lasciatelo stare! Così è peggio! Tenga. Lo stordiamo ancora di più! Per

questa notte può dormire qui.... sei d'accordo papa?

NICOLA: Non mi sembra una buona idea, comunque.....

ORIS: State tranquilli , è innocuo come il vuoto… quando sai volare (Ride)

GIULIA: Oris diglielo tu, con questo tempo, a quest' ora...

NICOLA: Che c’è? Stai gia perdendo la testa? Non lo vedi che è malato. Basta che

si innamora lei. Va a chiamare il Sindaco piuttosto

CLEMENTI: Si il Sindaco forse è meglio (Arrossisce)

LUISA: Vado io

FRANCESCA: Perdere la memoria, non appartenere più neppure a se stessi. Forse è

questa la chiave della felicità….un maniaco che dimentica di esserlo, non è più

un maniaco!

PAOLO: Fosse così facile.

ORIS: Chissà chi , o cosa sta cercando....(Riflette)

FRANCESCA: Per il momento se stesso.

ORIS: Da dove viene....

FRANCESCA: Dal nulla (Ride)

PAOLO: Ha qualcosa d'interessante, banalmente misterioso

SINDACO: (Entra all'improvviso) Scusate ho dovuto aspettare i tecnici per

riparare la centralina.

CLEMENTI: Finalmente!

SINDACO: Mi aspettava con ansia, vedo.

CLEMENTI: Avevo urgenza di andare a letto, tutto quì.

SINDACO: Bene, allora cosa vi preoccupa?

TUTTI: CHI!

SINDACO: D'accordo, chi?

TUTTI: LUI! (Indicano Michele)

SINDACO: E chi é?!

TUTTI: APPUNTO!!

(Buio, luce, la sera stessa dopo qualche ora)

CLEMENTI: La decisione di farlo restare qui non é stata proprio delle migliori,

non credete?

PAOLO: La trovo piuttosto stimolante

GIULIA: E' un così bel ragazzo.

LUISA: (Entra entusiasta) Giulia sono sicura che é lui.

GIULIA: Chi?

LUISA: Mario

GIULIA: Come?

LUISA: E' uguale alla descrizione che mi ha dato per lettera. E’ venuto a

portarmi via, sono sicura!

NICOLA: Dovremmo portarlo da un medico piuttosto, uno che se ne intende. E’ un

malato!

FRANCESCA: Siamo sicuri che è lui ad averne bisogno?! Da quando é arrivato siete

tutti così agitati che..... (Ridacchia)

PAOLO: Non dategli retta. Si, si il Sindaco pare che domani lo porterà dal

medico, in un ospedale specializzato.

CLEMENTI: E' vero l' ho sentito anch'io, veramente glie l' ho proprio suggerito

io.

NICOLA: Bene. Prendete qualcosa signori? Non so, una camomilla per un sonno più

tranquillo...

GIULIA: E' vero la preparo io , si, si è meglio, c'è un strana tensione.

SINDACO: Se vi può tranquillizzare, stanotte potrei dormire qui con voi (Lancia

una rapida occhiata all’Avvocato)

PAOLO: Bhe, se non vi dispiace, noi andiamo a dormire. Buonanotte

FRANCESCA: Notte (Si alzano tutti insieme e tra un” A domani”, “Buonanotte”,

“Saliamo in camera”, spariscono tutti lasciando Giulia con il vassoio in mano

che poggerà su un tavolo e andrà via. (Buio)

SCENA 2

(Scena onirica. Tutti in scena in una posizione nello spazio come se fossero

soli con se stessi. Ognuno matura delle proiezioni su Michele che gira tra i

personaggi silenzioso e lento, luci e suoni sembrano venire da un'altra

dimensione)

GIULIA: Michele....Michele....MI....CHE...LE, sei venuto a riempire la mia vita,

con il tuo vuoto....così ricco, non é vero?!

NICOLA: E' una donna ormai....sono un vecchio, inutile..... non la lascierò

venir via con te! Sei un malato!

ANTONIO: Il mio piano è giunto a conclusione, la natura si riprenderà ciò che é

suo, io sono nel suo sangue. Verrà via con me, mi spiace sei arrivato tardi

ORIS: Se amarsi è venirsi incontro, ne hai fatti di chilometri…. amore mio....

Sanim , ti aiuterò io a ricordare, vedrai...

CLEMENTI&SINDACO: Dobbiamo smetterla! Quest' attrazione ci porterà.....mio/a

marito/moglie potrebbe arrivare, quel Michele ci guarda , ci osserva, un

maniaco, é una spia ti dico!!

PAOLO: Questa maledetta commedia è dentro di te. Sei tu, l'ispirazione in carne

ed ossa, ti devo solo dare un nome.... riempirti di umane sembianze, il resto lo

costruiremo assieme, mio caro Michele....farò di te un personaggio. Sul tuo

corpo, tra le linee del tuo volto, sono scritti i tuoi pensieri, basta imparare

a leggerli. Nei tuoi gesti c’è la tua memoria. In come parli, non in quello che

dici. In come ti muovi e senti, ho letto la tua storia.

FRANCESCA: In te c’è il segreto della felicità... non ricordi, non sai, niente

rimorsi, nè rimpianti, o traumi, nè progetti, sei libero,... nel tuo non essere,

vivi!!

LUISA: Mario, sono io Luisa! Questo posto non mi basta più, ho bisogno

d'altro...qualcosa di diverso. Quando ritroverai la memoria ce ne andremo via.

Sei il coraggio che mi è sempre mancato!!

GIULIA: E' meravigliosamente fantastico....proprio quando....bèh insomma...non

so esprimere bene.....sembra proprio un ballerino di tango

NICOLA: Vuoi portarmela via? Che ne sarà di me? Quel che ho fatto per lei ? La

mia piccola Giulia?! Ho paura di morire, come il tempo, che se ne va.

ANTONIO: Riprenderò mia figlia, è arrivato il momento, prima che si innamori di

te

ORIS: Ogni terra del mondo, t' ha riportato al tuo mondo, qui da me

PAOLO: Questa maledetta commedia, è dentro di te!!! Farò di te un personaggio.

Se gl' occhi sono la finestra dell' anima, lì cercherò per conoscerti!

FRANCESCA: In te c'è il segreto della felicità....essere vuoti, completamente

vuoti (Tutti ripeteranno Mi-che-le, Mi-che-le, Mi-che-le, a bassa voce, un

TORMENTONE ben orchestrato. Buio)

SCENA 3

(Uno specialista, un neuropspichiatra giunto dal futuro o uno sciamano di

qualche tribù oppure il medico del paese, cercheranno di risolvere il caso.

Michele da una parte, il medico al centro, i personaggi dall’altra. Scena

ispirata ad un famoso romanzo. Il Dottore si rivolge a volte a Michele, altre ai

personaggi, altre ancora al pubblico con un fare buffo vicino alla commedia

dell’arte)

Michele: Ciao dottore.

Dottore: Buongiorno.

Michele: Posso sedermi qui?

Dottore: Cominciò a parlare della casa dove viveva, della sua famiglia, ma non

capivo bene, sembrava stesse improvvisando al momento, era sorpreso lui stesso

di quello che diceva.... poteva dire benissimo la verità, io non lo conoscevo.

Michele: A casa mia c'é un viavai, é molto bello, sembra un albergo. Ultimamente

mi sono tutti così vicini, pensi, mio genero sta scrivendo una commedia su di

me.

Dottore: Quello che diceva nasceva dalla prima cosa che gli veniva in mente, la

più vicina nel tempo e nello spazio. Una qualsiasi immagine che aveva un effetto

su di lui, si tramutava nel suo mondo, ma continuavo a non capire.

Dottore: Mi parli un pò di lei.

Michele: Dunque, io sono la felicità. Si, lo sappiamo io e mia sorella

Francesca. Mi raccomando è un segreto.

Dottore: Non si preoccupi, continui pure.

Michele: Come le dicevo io sono la felicità, si, e sono tornato finalmente dal

mio amore Oris, m' aspettava, io non ho tempo, non saprei dove metterlo, ma lei

mi ha aspettato lo stesso, dopo avermi cercato per il mondo.... spesso

telefonavo, ma non ho mai trovato nessuno, neppure la mia amica Luisa. Con lei

ci siamo scritti per anni. La voglio portare con me, devo andare via al più

presto. Porterò anche la mia amata Giulia, il mio vero amore. Ho solo dei

problemini con i genitori ma... in fondo sono qui per spiare il sindaco e

stuprare un pò l'avvocato! Ah, si ! Non l'ho detto, faccio il detective per

coppie in crisi come secondo lavoro, ho scoperto che Paolo e Francesca non si

sono mai amati e il Sindaco tradisce la moglie con l’avvocato.

Dottore: Con un'aria disinvolta stava farneticando

Dottore: Quanti anni ha?

Michele: Cinque, cinque e un quarto (Guardando l'orologio)

Dottore: (Prende uno specchio) Guardi nello specchio e mi dica cosa vede.....

Dottore: L'uomo impallidì improvvisamente e si aggrappò ai braccioli della

sedia.

Michele: (Si sentono confusi suoni stridenti ) Gesù, Gesù, che succede? Che mi è

successo? Sono invecchiato? E' uno scherzo? E' un incubo?

Dottore: Appariva terrorizzato, allora sgattaiolai via , portando con me il

terribile specchio......due minuti dopo rientrai nella stanza.

Michele: Salve dottore, piacere

Dottore: Sul suo volto aperto e leale non c'era alcun segno che mi avesse

riconosciuto. Per caso non ci siamo gia visti?

Michele: Direi proprio di no, lei ha una gran bella barba, l'avrei riconosciuta.

Dottore: Ogni cosa che creava la dimenticava e ne costruiva un'altra,

inghiottiva la realtà, la faceva cadere in un profondo oblio; Riempiva il nulla

e lo faceva benissimo, ma cominciava a stancarsi, a divenire ansioso. Sa dirmi

che ora è?

Michele: No, non fumo grazie

Dottore: Secondo lei dove siamo?

Michele: (Suoni e rumori tipici di un delirio, i personaggi cominciano a girare

su se stessi aprendosi in tutto il palco) Vedo letti dappertutto; mi sembra un

ospedale. Io sono stato riformato sa, insufficienza toracica. Volevo andare al

fronte, le assicuro, avevo chiesto il quarto reggimento. Odio quei maledetti

Austriaci. Ecco ora Ricordo, è il manicomio di Siena questo. Ma accidenti cosa

ci starei a fare io qui, e con tutta questa gente più vecchia di me poi....forse

lavoro qui .....se non ci lavoro, mi ci hanno portato, sono un paziente, sono

malato e non so di cosa, non me ne rendo conto, dottore, è roba da matti, fa

paura....

Dottore: Come quel tuono vero?

Michele: Quale tuono?

Dottore: Guardi questa foto!

Michele: E' un lume.

Dottore: NO, è il sole!

Michele: Come è possibile?!

Dottore: L'uomo vive di sole

Michele: Ah, ma si, ma certo, come no....

Dottore: Nasce dalla luce....in un lampo....

Michele: Un lampo...

Dottore: E poi un tuono, si un tuono, ricorda il tuono, LA LUCE?!!

Michele: QUALE LUCE!!!!

Dottore: E' isolato in un singolo momento di esistenza....privo di passato e di

futuro inventa ciò che è, immerso in un istante in continuo mutamento.....

MICHELE: Se lei cerca di conoscermi io sparisco, se troveranno quelle poesie e

le leggeranno io sparirò, se qualcuno fa luce su un ombra….

( Buio)

SCENA 4

(Aria di festai, musica e movimenti coreografati, imbandiscono una tavola

allegri e vivaci; Musica di Brahams; Hanno tutti l'aria di chi ne sa un pò di

più di sé. Le ombre intorno a loro a terra non viste dai personaggi .A tavola.

Da dietro i veli arriva Michele con un aria misteriosa ed eterea, si crea

un’atmosfera mistica e inquietante allo stesso tempo)

Michele: Non abbiate paura, io non esisto.....e sono, pur tuttavia, come è un

sogno, vero, ma irreale. Non ho nome, sono l'ignoranza, un buco nero che

inghiotte la luce da ogni uomo chiudendola nel dolore .... paure senza nome ma

che possono uccidere un uomo , cento, nove milioni. Non vi accorgete che non

esisto, non ci sono. Parlo finchè voi mi date voce e immagini da riempire,

ripensate fortemente alle poesie lasciatevi assorbire.... ed io sarò un suono

lontano, una figura sfocata, sempre più lontano, sempre più sfocata, vedete? Sto

scomparendo... (Sul finire va sul fondo e scompare tra i veli. Torna un clima di

festa. Giulia starà zitta e li osserverà serenamente, seduta con una poesia tra

le mani)

SINDACO: Un brindisi a Michele che….. come è arrivato ha ripreso le vele

TUTTI: Si un brindisi!

CLEMENTI: Finalmente abbiamo tutte le poesie (Al sindaco a parte)

SINDACO: Tutte!

CLEMENTI: Non le avrai lette?!

SINDACO: Percarità

CLEMENTI: Le faremo leggere a tutti loro e vedremo l'effetto che faranno... ho

voglia di dolci, ho fame di dolci francesi (Ride)

TUTTI: Discorso! Discorso! Discorso!

SINDACO: (A Tutta la tavolata, usando dei francesismi scorretti con il

sottotesto in politichese di un discorso impegnato alla popolazione)

Sensazionail le parfam de le cruassan de lescargò co le marron glassé scioffer

rien ne va plu su le mignon de san giusep, bigné, bigné crem caramel cruassan,

ne la cremerì du sciampignon nel santonoré

CLEMENTI: (Applausi) Sei fantastico

SINDACO: Tu sei fantastica

CLEMENTI: lo spirito della zietta è nelle poesie...!! In fondo mi sento di

cominciare a comprenderla, donano pace e serenità...miracoli capisci, miracoli!

Appena torno a Parigi le porto dall’editore ascolta: "...chi amerà l'ombra fino

a farla sparire nella luce?", non sò....così dice lei (Fermo immagine si

illuminano i veli compare la Saviani)

SAVIANI: Spesso

rassicuranti, amabili menzogne,

si sovrappongono ad innocenti verità,

soffocando, la vita.

Andate miei versi,

siate veri

e come una brezza che sussurra uragani,

intimorite l'inganno,

e trasformate le ombre dell'ignoranza

in rinata coscienza,

dove l'innocenza,

non è ancora morta.

(Gioco di luci. Le ombre, alternandosi, ripetono le parole che seguono. Giulia

l’unica che si muve tra i personaggi sottolineerà con voce leggermente più alta)

-la visione del mondo

-è sempre

-in qualche misura

-creazione

-finzione mentale

-le cose della vita

-risentono

-di risonanze

-emotive

-sono

-penetrate

-di significati

-nulla è irrelato

-nulla è mai puro

-grezzo

-nulla

-esiste

GIULIA: Tutto è immaginato (Rivolgendosi alla Saviani dietro i veli come se

l’avesse vista e ne avesse capito il messaggio )

(Torna la luce sulla tavolata e le Ombre a terra intorno al tavolo parlano tra

loro come piccole streghe e si alterneranno con i personaggi)

OMBRE

-(Risata) Io invece mordicchiavo il muro

-Il muro?

-Si il muro, da bambina, mi mancava il calcio

-Io la colla

-La carta

-Si, si, la carta

-La gomma da cancellare profumata

SINDACO: Ora che hai ritrovato le poesie.....

CLEMENTI: Si, andrò via....non eravamo innamorati

SINDACO: Solo molto….

CLEMENTI: Stavamo scappando

SINDACO: Io non tornerò da mia moglie

CLEMENTI: Io invece: torno, lo amo, forse più di prima

-Il gesso

-La crema idratante al cocco

-Alla banana

-Alla vaniglia

-La naftalina

-I cerini

PAOLO: Ho finito di scriverla la mia commedia

FRANCESCA: Come? Se non hai mai cominciato?

PAOLO: Ho iniziato a viverla, per cui....

FRANCESCA: Un viaggio a vuoto

PAOLO: Finora lo è stato un viaggio vuoto, di sentimenti. La nostra cerebralità

ci ha fatto perdere il senso concreto delle cose raggiungendo livelli

infinitesimali della materia senza mai sentirne il profumo, il sapore, il peso,

il vero peso

FRANCESCA: Ed ora?

PAOLO: Solo quello che sento.

-Io succhiavo i fiori

-Io il mangime dei canarini

-I croccantini per gatti

-Tocchetti di sale grosso

-Cappucci delle penne! Quelli ce li siamo mangiati tutti non è vero?

SINDACO/CLEMENTI: Queste poesie....(Sorridono)

SINDACO: Hanno fatto bene un pò a tutti come vedo, so che le hanno lette tutti

di nascosto prima di venire a tavola

CLEMENTI: Già, e ne hanno presa qualcuna per sé, ma va bene così te l'avevo

detto che....sono poesie molto particolari

SINDACO: Ora che ti guardo ho l'impressione di non conoscerti affatto, di

parlare con un 'estranea (Sorridono)

CLEMENTI: E dove siamo stati allora tutto questo tempo?

SINDACO: ".....Dove certezza e menzogna si mescolano

CLEMENTI: "..... in un turbine che fugge verità....."

SINDACO: "....per restare un polverone di sogni

SINDACO/CLEMENTI: "....Come angeli dalle ali spezzate...."

-E gli odori

-Il mio preferito è quello della cantina

-La benzina

-Lo zolfo dei cerini

-E lo smalto ne vogliamo parlare?

-No il più buono è quello della terra bagnata dopo che è piovuto

-La vernice

-Lo smacchiatore dei vestiti

-Allora anche la naftalina

-L' acetone

PAOLO: E' la chiave della vita, un contatto sensibile con se stessi, gli altri e

tutto sarà meno ambiguo.... una cosa o si sente o non si sente, non si discute.

Emozioni, da quì partiranno le mie parole, da un grido di gioia o dolore

FRANCESCA: Rimescoli parole, sei una macchina accesa, a tutto gas, ma non ti

muovi .....un folle a folle.....

PAOLO: Ma stai zitta

FRANCESCA:...la vita mi attraversa e ignorandomi distrugge questa eterna

commedia....ecco qua una spettatrice indifferente ...tutto scivola anche le cose

belle, anche le cose belle! sono uno specchio rotto.... tutto penetra, muore e

mi lascia solo il doloroso rimpianto di non aver partecipato. Ma che importa non

l'ho scelto io di vivere. (Butta la poesia stracciata)

PAOLO: ...Il mio cuore è chiuso in un carillon, non saprò mai cos'è

un'emozione....smetto di scrivere e torno al sicuro in quella casa spoglia che è

la mia disperazione (Butta la poesia)

ORIS: Vorrei dedicare dei versi a tutti voi

TUTTI: Si, Si!

ORIS: "Cammina

e si muove

dentro l'immagine

di sé

del mondo

l'uomo vagabondo

ignora la sua casa

si cura dello sfondo.

E' lì

che ancora mi nascondo

si addomestica lo sguardo

e riduco tutto, un sonno

straordinario

sonno.

nient'altro

che un inganno."

....verrà, verrà il mio Assim ...(Ride e butta via la poesia stracciata)

TUTTI: Brava, brava (Applausi, in un angolo Giulia sembra delirare si dimena col

corpo e poi sussurra )

GIULIA: "Ebbene in verità

il vero ti verrà

da chi il vero lo fa dire

si riesce anche a tradire

perchè vero fa sembrare (Invasamento di una

ciò che è vero senza male conoscienza iniziatica

questo è il gioco del rubino compare la Saviani)

e puoi farlo con il vino

la tua testa andrà via

come dentro una poesia" ......filastrocca.....(Si avvicina ad Antonio) Chi sei

!?

ANTONIO: Hai presente quando vuoi fare il bagno al mare!? L'acqua è freddissima

e non hai il coraggio di tuffarti e allora sei li che ti dici “Ora.... ora mi

butto”.....sai che poi ti divertirai, ti ambienterai, però sei sempre lì e.....

GIULIA: E...Non capisco

ANTONIO: Se ti dicessi che non avevo scelta?

GIULIA: Se mi dici che non avevi scelta, potrei non credere più che sia

possibile scegliere e che tutto....

ANTONIO: No, no, certe cose....sono loro che scelgono noi .....quel cuore pulsa

lo stesso sangue nelle vene....Leggi qua…

GIULIA: (Legge un foglietto) "La dignità di un uomo

si vede dall'amore che mette in quello che crea,

allora,

che l'abbia scelto o meno

quel pezzetto di mondo gli appartiene,

come egli appartiene al mondo.

ANTONIO: Bello no?!

GIULIA: Che mi vuoi dire Antonio? Ti ho solo chiesto chi sei

ANTONIO: Tuo padre, sono tuo padre

GIULIA:Cosa?

ANTONIO: Si

GIULIA: Non è possibile, non ci credo. Che dici?

ANTONIO: E’ cosi. Lo so ti sembra incredibile

GIULIA: Io ce l’ho un padre, quello ce l’ho

NICOLA: (Che intanto aveva ascoltato di nascosto) E’ tutto vero, mi dispiace che

tu l'abbia saputo così, ma....del resto...ora... la verità....arriva per

entrambi...io non sapevo chi fosse tuo padre....ho ascoltato fuori...mia piccola

Giulia non ho avuto mai il coraggio di dirtelo neanche io,

GIULIA: (Scoppia a piangere) E Tutti questi anni cosa ho avuto nelle vene,

vino!? Dove sei stato? Perché ora? Dov’è mia madre?

ANTONIO: Solo ora ho trovato il coraggio. Ti ho lasciata in questa locanda...

pensando a te ogni momento...ti avrei voluto dare tutto quello che avevo ma non

avevo niente

GIULIA: Continua pure ad amarmi, ma lasciami perdere, io non verrò con te, sono

figlia di una poesia, niente altro che di una poesia senza nome, poesie nascoste

per anni come il mio passato. Forse me ne andrò come una poesia, e poi chissà se

NICOLA: Perdonami....

GIULIA: E' facile, perdonarvi, io cercavo mia madre in ogni donna, non voi.....

mio padre sei sempre stato tu per me e forse lo sei ancora, l'importante....è

che.... ora ho capito chi siete e chi sono io, soprattutto!

(Luisa ballando e canticchiando una canzonetta trascina Giulia col braccio)

GIULIA: Dai... lo sai che non so ballare, lasciami stare!

LUISA: Vedrai, insieme.....

GIULIA: Così, parti?

LUISA: Ma dove vuoi che vada. Mario è sparito non si riesce più a trovare

GIULIA : Sono io che me ne vado! (Va a prendere la valigia) Voglio crearmi una

vita tutta mia. Scegliere, di essere buona o cattiva con chi mi pare, scelgo- di

essere-quello- che sono.

LUISA: Auguri e figli matti allora! (Getta la sua poesia)

GIULIA: Si, come te (Ridono e continuano a ballare, intanto da un’altra parte)

NICOLA: Che vada dove desidera, non credi? Brindiamo col tuo vino rosso, al mio

e al tuo dolore

ANTONIO: La Vita ci spreme come l'uva

NICOLA: E poi ci beve in un solo colpo (Gettano insieme le poesie )

SINDACO: Perché non andiamo a fare un bel bagno!?

AVVOCATO. SI !Andiamo sulla spiaggia!

ANTONIO: Buona idea (Escono tutti allegri lasciando Giulia sola, con la valigia

davanti ed in mano una poesia)

NICOLA: (Rientrando) Manchi solo tu, dai

ANTONIO: (Da fuori) Dai Nicola sbrigati, Giulia arriverà dopo! E’ lenta la bimba

si sa, ma arriva, ti assicuro arriva!

NICOLA: A dopo allora. Ciao. (Esce)

GIULIA: Ciao! ….(.Parla tra se e se e poi si rivolge al pubblico) Gli eventi

cosa sono gli eventi

interpretazioni

solo interpretazioni

di cose che accadono

accadono e basta

ed io, noi

cosa siamo noi (Si tocca il costume di scena e lo mostra al pubblico)

se non..... un 'evento mai ….accaduto....veramente. (Buio)

(A inizio e fine spettacolo facciamo accomodare sulle poltrone o fuori dal

teatro i nostri ospiti, con una bella musica al piano: la stessa in entrambi i

momenti. In fondo loro erano venuti a fare una crociera con la fantasia......)