Il viaggio di Astolfo

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IL VIAGGIO DI ASTOLFO

Commedia in tre atti

di GIOVANNI CENZATO

PERSONAGGI

PROF. CRISTIANO KROE

DOTT. MAURIZIO

PROFES­SOR KREUTZERLINZ

SILVER

TRUDE

CANNET

AVV. KOSEK

ROMOLO, SINDACO

L'ISPETTORE IGNAZ

ELISA KROE

MATILDE, IMPIEGATA

CONCETTA

Oggi, in un sito qualunque.

ATTO PRIMO

(Il gabinetto di lavoro e di studio del professor Cri­stiano Kroe, direttore e proprietario di una Casa di Salute. E' un ambiente arioso, chiaro, pieno di una certa gaiezza primaverile. Arredato modernamente. Scaffali con libri, qualche apparecchio scientifico, qualche stampa medica alle pareti, ma il tutto senza che vi sia aria di clinica. Il fondale è occupato da una grande vetrata, che dà sul giardino. Porte ai lati. Una ampia scrivania a sinistra. Poltrone e di­vani variamente disposti. All'alzarsi della tela il dot­tor Maurizio parla con Matilde, giovane impiegata che ha in mano un registro, che sta compulsando).

Matilde                         - Duecentoventi.

Maurizio                        - Sicura?

Matilde                         - Diamine! Li ho contati tre volte.

Maurizio                        - Allora prepari lo specchio da spedire al Dipartimento, La relazione è qui... (Prende un fascicolo dalla scrivania).

Matilde                         - (osservando il fascicolo) Dio mio! La calligrafia del professore! Ci sarà da impazzire!...

Maurizio                        - Proprio lei dice così?

Matilde                         - Perché? E' forse una bella calligrafia?

Maurizio                        - Non parlo di quella... Ma impazzire, qui dentro, lei lo sa che non si impazzisce più...

Matilde                         - (sorridendo) Già... E1 vero... (Altra to­no) E il professore la riceverà o no oggi questa com­missione?

Maurizio                        - Già... Adesso glielo dico... Chi c'è?

Matilde                         - Il sindaco e due o tre esercenti... Il padrone dell'Universo...

Maurizio                        - Il padrone dell'Universo? Niente­meno! (Stupito).

Matilde                         - Sì... dell'albergo Universo... Il farma­cista... (Altro tono) Oh! Sa che ho visto partire il re stamattina?... Venivo qui che usciva l'automobile... Andavano al campo d'aviazione... Bell'uomo!...

Maurizio                        - Non dica che è un re... E' in incognito... Per noi è il conte di San Domingo, e dob­biamo chiamarlo così...

Matilde                         - Ma non è un re?

Maurizio                        - Sì... Lo è.

Matilde                         - E di che Stato?

Maurizio                        - Ma!

Matilde                         - Non lo vuol dire, ma lei lo saprà.

Maurizio                        - Non lo so davvero... E anche se lo sapessi non glielo direi. C'è il segreto professionale.

Matilde                         - Un re! Ed è guarito?

Maurizio                        - Vuol mettere in dubbio le guarigioni del professor Kroe? Lei?

Matilde                         - Io? Nemmeno per sogno! Si figuri!...

Maurizio                        - Guaritissimo.. Come tutti del resto... Ah! Il professor Kroe è destinato all'immortalità! Il più grande benefattore dell'uman genere!

Matilde                         - Qualcosa resterà attaccato anche a lei, dottore, di questa immortalità, come primo suo as­sistente!

Maurizio                        - Lo spero... Ne ho diritto... L'ho ben aiutato nella sua genialissima realizzazione... (Guar­da nel giardino) Eccolo il professore... vada... Vada per questa relazione... (Matilde esce a sinistra. Kroe è un uomo sui sessant’anni, ma fresco e vigoroso, E' in camice aperto e ha sottobraccio dei libri e delle note che depone sulla scrivania) Buongiorno pro­fessore. (Kroe saluta con un cenno amichevole) Pro­fessore... Fra poco, hanno telefonato, verrà una com­missione capitanata dal sindaco che vuol parlarle.,.

Kroe                              - Cos'è? Un'altra manifestazione in mio onore?

Maurizio                        - Non so... Non credo...

Kroe                              - Come non credi? Saprei di meritarla!

Maurizio                        - Volevo dire che non credo di sapere perché vengono... (Pausa) Comunque prima vuol dirmi come ci regoliamo col re?... Il gentiluomo di servizio è rimasto per liquidare il conto.

Kroe                              - Caspita! Aver rifatto la testa ad un re! Ci dici poco? Cosa ne pensi quanto a cifre?

Maurizio                        - Ah! Io non possa dir nulla perché: sono un repubblicano... Le teste dei re, per ma sono tutte inutili ad un modo...

Kroe                              - No... Io sono democratico... La testa d'uni re è sacra come quella di uno qualunque dei suoi sudditi... Di' in amministrazione di metter fuori la tariffa ordinaria.

Maurizio                        - Quattrocentomila...

Kroe                              - Facciamo cinquecentomila... Valorizzia­mola in questi tempi di decadenza... Gli riuscirà di conforto...

Maurizio                        - Va bene...

Kroe                              - Sono partiti anche i due medici?

Maurizio                        - Uno... E' rimasto l'assistente, il più giovane... Il quale desidera esprimerle la reale gra­titudine. E il gentiluomo, che credo abbia in tasca un'onorificenza...

Kroe                              - Per me? Allora finiremo per sapere su qual terra regna questo re a cui abbiamo' ridato il senno...

Maurizio                        - Eh!... Il senno è niente... Il difficile è adoperarlo bene.

Kroe                              - Lo dite voi che il senno è niente... Ma per adoperarlo bisogna che ci sia... E io lo rido a quelli che l'hanno perduto... (Soddisfatto dì sé) Ah! Dillo tu, mio caro, che è stata una grande conquista!...

Maurizio                        - E' vero!

Kroe                              - Be'... Sbrighiamoci... Fa' preparare questo conto e di' pure al gentiluomo e al dottore di en­trare...

Maurizio                        - E la commissione?

Kroe                              - Quando verrà... Fa' entrare prima i due stranieri...

Maurizio                        - Va bene... (Esce a destra. Kroe va alla scrivania, sfocia alcune carte. Dal giardino entra Elisa, giovane, bella, festosa. Appena varca la soglia e s'accorge di Kroe si arresta, muta espressione e pende un'aria come trasognata).

Elisa                              - Buongiorno...

Kroe                              - Buongiorno, cara... Desideri qualcosa?

Elisa                              - No...

Kroe                              - E allora va' di sopra... Devo ricevere delle persone.

Elisa                              - (piagnucolando infantilmente) Sempre mi mandi via! Ingrato!

Kroe                              - Macché ingrato! Che c'entra la gratitu­dine col desiderare che tu te ne vada? Non vuoi andartene? Be'... Sta' lì... Siediti su quella poltrona e sta' zitta... (Elisa dà in una lunga risata. Kroe la guarda, poi scrolla il capo) Poveretta... (A sé. Elisa sì siede in fondo in un angolo e rimane immobile. Entrano da destra il dottor Trude e Cannet, gen­tiluomo. Giovane e disinvolto il primo, severo, com­passato e cerimonioso il secondo. Maurizio li accompagna, poi esce a sinistra, Kroe dando a ciascuno la mano)

Trude                            - Professore, i miei ossequi

Cannet                          - (inchinandosi profondamente) Profes­sore!

Kroe                              -  S'accomodino... (Cannet, quando dopo qualche cerimonia sono tutti e tre seduti, si alza , militarmente e presenta un astuccio a Kroe. Tono solenne che obbliga Kroe ad alzarsi imitato da Trude. Ma in questo momento si accorge di Elisa e rimane un po' sospeso. Le si inchina come imbarazzato di non aver, prima, reso omaggio ad una signora. Kroe che se n'accorge) Ah!... Non ci badi... E' mia moglie.

Cannet                          -  Oh! (S'inchina profondamente).

Kroe                              - Non è il caso... Prosegua...

Trude                            - (piano, a Kroe) E' pazza, vero?

Kroe                              - Sì... E' pazza d'ufficio... (A Cannet, sbriga­tivo) Avanti!

Cannet                          - (riprendendosi) Le esprimo, illustre pro­fessore, la gratitudine del nostro Sovrano - che è anche gratitudine di popolo - al quale, per virtù della sua miracolosa scoperta, ella ridona la mente libera dalle funeste nebbie della pazzia e destinata ora a opere che assicureranno prosperità e grandez­za alla patria. A testimoniare questa perenne gra­titudine, ho l'onore di conferirle, a nome del mio amato Sovrano, le insegne dell'ordine del Sagittario, la più alta onorificenza del Paese... (Elisa dà in una grande risata che sbalordisce Cannet).

Kroe                              - (a Cannet) Non ci badi, la prego. (Gli to­glie l'astuccio dalle mani) Grazie! Sono molto lusin­gato di tale onore che premia la mia modesta fatica, spesa a vantaggio del popolo di... (piano a Trude) di che paese?...

Xeude                           - (a bassa voce) Eminente collega... Siamo impegnati in un segreto di Stato...

Kroe                              - (un po' seccato a Trude) Non saprò mai dunque chi ho guarito? Non lo rivelerò a nessuno!...

Trude                            - (evasivo) Mah!...

Kroe                              - (rassegnato, riprendendosi) ... a vantaggio del popolo di... quel paese, al quale mando anche loro, coi miei omaggi e i miei saluti... (Apre l'astuc­cio, ne leva un collare, lo rimira. Non riuscendo a rilevare nulla) Anche questo è ligio al segreto di Stato...

Cannet                          - (presentando un rotolo) E questo è il relativo diploma.

Kroe                              - (svolgendolo) Meno male... Qui almeno ci sarà scritto qualcosa... (Lo osserva, poi lo ripone sconfortato) Indecifrabile!... Ah! Ma che bei tipi... (Altro tono, a Cannet) Grazie lo stesso! (Gli dà la mano).

Cannet                          -  Ora devo soddisfare il nostro debito...

Kroe                              - S'accomodi... (Lo accompagna alla porta di sinistra e gliela apre) A quell'uscio... Basta che almeno con la moneta ci si possa comprendere... Prego... (Cannet si inchina a Elisa che dà in un'al­tra risata che sbalordisce nuovamente Cannet. Kroe sospingendo Cannet) Non ci badi, le ho detto! (Quando se ne è andato) Ah! Questi uomini dei seguiti! Quando li sostituiranno con degli uomini meccanici? Costerebbero meno e renderebbero di più... (Va verso Elisa, dolcemente la fa alzare e l'accompagna verso il giardino) Vai, cara, ti prego. Sii gentile... così... Da brava... (Riesce a farla uscire e risale la scena verso Trude).

Trude                            - Illustre professore... Io desideravo ferma­mente parlare con voi della vostra scoperta... Il mio collega, dovrei dire anzi il mio maestro, che è par­tito col nostro Sovrano, mi ha fatto leggere un vostro opuscolo...

Kroe                              - Già... Il discorso che tenni al recente con­gresso di psichiatria... Era un omaggio doveroso, dato il cliente che mi è stato dato l'onore di servire...

Trude                            -  Vorrei che mi spiegaste meglio... Sono poco pratico della lingua in cui era redatto l'opu­scolo... E poi...

Kroe                              - Poi che cosa?

Trude                            - Non so... vorrei... Mi pare...

Kroe                              - Ho capito... Siete un po' scettico... Lo so... Me lo ha detto anche il mio assistente... Già, voi siete giovani e lo scetticismo è un vanto dei giovani oggi... Ma, credetemi è anche la loro zavorra.

Trude                            - E' una ragione di più per liberarmene. Non chiedo di meglio...

Kroe                              - La mia scoperta, caro collega, risale i se­coli... Bisogna riferirsi alle pandette di medicina di Aaron, dove sono stati conservati gli estratti di Ga­leno, commentati da Sarapione, da Albercasis, da Averroè, da Maimonide e da Avicenna, da tutti in­somma i grandi medici arabi... Direi di più... Io mi riallaccio, attraverso i sacerdoti antichi, i soli che esercitassero la medicina, alla divinità. La pazzia fu sempre creduta un castigo del Cielo e per questo una delle poche malattie inguaribili... Ho trovato traccia del mio metodo su di un trattato terapeutico pubblicato ai tempi dell'imperatore cinese Chin Nong, 2700 anni avanti Cristo... Studiando una vecchia formula, applicando la chimica dove i no­stri antenatissimi applicavano l'erboristeria, io sono venuto a scoprire ed a realizzare, dopo venti anni di studi, il mio miracoloso trattamento per la cura delle malattie mentali. Estraendo dal cervello dell'uomo sano, in una data località della massa grigia, una piccolissima quantità di materia, trattandola con reagenti aventi per base i sedativi classici in deter­minate proporzioni, ottengo un siero che ho chia­mato «Sfinge», il quale, iniettato nel cervello del pazzo, lo guarisce pressoché istantaneamente... Ope­razione semplicissima che si può fare, sto per dire, in piedi. Né più né meno che un'iniezione qua­lunque...

Trude                            - Sbalorditivo!... E avete già al vostro attivo molte guarigioni?

Kroe                              -  E come no! Guardate questo manicomio... Ce n'erano 400 e oggi sono 40, cioè i quaranta sani che si sono sacrificati onde guarire i 400 malati, per­ché la quantità di materia estratta serve per gua­rirne dieci. E' vero che la persona sana cui viene tolta questa piccola parte di cervello diventa pazza lei, ma ne perdiamo uno per guadagnarne dieci...

Trude                            - A qualunque età si può fare questa ap­plicazione1?

Kroe                              - Qualunque...

Trude                            - Senza diversità pel sesso?

Kroe                              - Nessuna... Dalle mie osservazioni ho no­tato che le donne fanno un po' più di resistenza a riacquistare la ragione, ma ci arrivano lo stesso.., Deve essere una questione di atavismo... La donna è refrattaria per istinto all'equilibrio mentale...

Trude                            - Non nego di riconoscere in questa una specie di bonifica umana...

Kroe                              - Avete detto la parola giusta...

Trude                            - Ma sarete sempre sicuro di trovare sog­getti da impazzire a beneficio degli altri?

Kroe                              - Oh! Vi sono sempre degli scontenti della vita, dei delusi, degli amareggiati che trovano un conforto nel diventare pazzi... La ragione è, anche, uno dei roditori più implacabili della vita... La lima dell'età... E' tanto vero che i pazzi sono più longevi dei savi...

Trude                            - Per esempio... Qual è la prima persona che avete scelto per il primo esperimento"? Che avete, per così dire, sacrificato"?

Kroe                              - La mia infermiera... Si è prestata genero­samente... Poi, un po' per gratitudine, un po' per pietà, l'ho sposata... E' mia moglie... Quella che avete veduta...

Trude                            - Già... Me l'avevano detto...

Kroe                              - E' il meno che potevo fare... D'altra parte, a sposare una donna già pazza si evita il pericolo che lo diventi dopo... E poi l'amore si avvantaggia sempre dalla pazzia... In sé è già una forma di paz­zia... No"? E' una forma di manìa... Voi v'innamo­rate di una donna, volete quella, quella sola... Al mondo non ve ne sono altre... Per possederla siete capace di uccidere, di uccidervi e magari di ucci­derla!... Quando ve ne sono cento, mille, più belle di lei... E’ o non è la classica monomanìa questa, cioè un'alterazione mentale? Per conto mio sosterrei, anche da un punto di vista giuridico, l'annullamento di tutti i matrimoni, perché infine non sono chi contratti conclusi in uno stato di infermità mentale...

Trude                            - (ride) Ohi Professore...

Kroe                              - Perché ridete"?

Trude                            - Perché se parlate così, scusate, mi sembrate... dall'altra parte... (Pausa) E ora che è vostri moglie, non potreste guarirla"?

Kroe                              - Ma no! E' giovane... Troppo giovane pei me... E' più comodo che non sia esigente... mi ca­pite... E poi sta benissimo così...

Trude                            - Se credete che stia bene, vuol dire che staranno bene anche gli altri cui voi sottraete ragione per distribuirla, cioè per creare degli esseri ragionanti, cioè infelici...

Kroe                              - Creerò degli infelici da una parte e dei felici dall'altra.

Trude                            - Ma da qual parte allora sta la felicità?

Kroe                              - (scrollando il capo) Vedo che siete scet­tico...

Trude                            - Scettico no, ma io, per esempio, non da­rei il mio cervello per risanare né dieci né cento dei miei simili.

Kroe                              - Io penso invece che il legislatore dovrà un giorno emanare una legge per obbligare, a titolo di pubblica utilità, il sacrificio di determinati soggetti... Ad esempio i delinquenti, i reclusi... Che importa a noi, alla società, se un disgraziato relegato a vita in un reclusorio ci passi i suoi giorni pazzo o ragio­nante? Che farne del cervello di un ladro?

Trude                            - Si potrebbe sempre farne un banchiere...

Kroe                              - Già... Ma di questi non c'è necessità...

Trude                            - Scusate... Ma nel caso che voi prendeste da un delinquente non c'è pericolo di crearne un altro?

Kroe                              - Lo escludo: il carattere si trasmette solo per germinazione... Ho esperimentato efficacemente anche il cervello delle scimmie il che calma i vostri scrupoli riguardo agli uomini. Tuttavia vedo che non vi ho persuaso... Dite la verità...

Trude                            - Clinicamente devo esserlo davanti alla prova che portate... Io penso tuttavia che questo risanare l'umanità non sia poi un beneficio tanto prezioso...

Kroe                              - (stupito) Come?!

Trude                            - Ma sì! Ma l'umanità è bella perché è fatta anche di matti!... Ma pensate come sarebbe monotona se tutti fossimo savi! I matti servono ad allietarla, a colorirla, a renderla varia!... Sarebbe come a dire che tutto il mondo dovesse essere vir­tuoso! Dio mio! Non c'è nulla di più noioso della virtù... L'unico modo per far digerire quella inutile tragedia che è la vita è quello di scervellarla! Il mondo sarà veramente libero e prospero soltanto quando i burloni avranno acquistato la maggioran­za... E poiché i matti ce ne danno una rappresen­tanza non indifferente, perché abolirli? Ma non sa­pete quanto si avvantaggerebbero i pubblici affari coll'in traduzione di qualche burlone nelle nostre istituzioni? Per esempio qual male vi sarebbe se su dieci ministri, uno almeno fosse di umor gaio? E quale benefica situazione si creerebbe se si ottenesse che su ogni dieci funzionari uno fosse scelto d'umor divertente? Quale gaiezza si diffonderebbe nelle leg­gi, nelle ordinanze, nelle requisitorie, negli ordini del giorno, nei decreti, nei sequestri, e persino nei mandati di cattura? E lo stesso amore che è la vita di tutti noi? Ma l'amore senza pazzie è un colloquio ;Con la malinconia!...

Kroe                              - (ridendo) Ah! Ah! Siete di buon umore, proprio, voi! Via! Via!... Non voglio intrattenervi oltre... Vi accompagno... (Escono pel giardino. Sulla soglia sì incontrano con Elisa che entra con la sua aria trasognata. Quando i due sono usciti Elisa va a sedersi sul divano. Quasi subito da sinistra entra Maurizio).

Elisa                              - (appena lo vede gli salta al collo e lo abbrac­cia appassionatamente) Se un'altra volta mi fai scendere nel parco di notte per non trovarti, vedi cosa ti faccio! Ti tradisco legalmente... Cioè con mio marito!

Maurizio                        - (dopo averla baciata) Non ho proprio potuto, cara! Sono stato chiamato fuori, in città... Sono venuti a prendermi per un epilettico che vo­leva... che voleva... Non so nemmeno io cosa vo­lesse...

Elisa                              - E' una bugia! Vedi che non sai?...

Maurizio                        - Cosa vuoi sapere ciò che pensa un am­malato simile! Non ho potuto, via!...

Elisa                              - Non mi ami più...

Maurizio                        - (tentando dolcemente dì staccarla) Ma sì, cara!

Elisa                              - Lo vedi? Mi scacci!  

Maurizio                        - Ma no... Un po' di prudenza... Sai...

Elisa                              - (che intanto si è seduta sulle sue ginocchia) Non mi puoi soffrire...

Maurizio                        - Ma cosa dici!...

Elisa                              - Sento di esserti di peso...

Maurizio                        - No, lo sento io... sulle ginocchia sì... (Bidè) Ma non sul cuore! E poi... La prudenza, t'ho detto... Se se n'accorge!...

Elisa                              - Se se n'accorge mi deve perdonare... Non sono pazza forse?

Maurizio                        - Per lui, sì... Ma non per me... Per me sei quella che mi ha fatto impazzire!... E non rinsa­virò più! Non vorrei più rinsavire! La pazzia d'a­more è così dolce!... (I due si baciano).

Elisa                              - Ci ameremo sempre, vero?

Maurizio                        - Io ne ho tutta l'intenzione!

Elisa                              - Ah! Se tu mi lasciassi impazzire davvero!...

Maurizio                        - Per carità! Ho già fatto fatica a gua­rirti a sua insaputa... Ho ingannato due volte il mio maestro... Prima amandoti, poi sottraendo il siero a una per darlo di nascosto a te...

Elisa                              - E hai mandato pel mondo una non rin­savita?...

Maurizio                        - Era una pazza pacifica... Concetta Bowen... La madre di quella bella bimba di cinque anni, avuta, dice lei, ad un veglione, e della quale si ostina a cercare il padre... E' meglio che lo cerchi fuori che non qui, ti pare? Perché vietarle questo diritto anche se non riuscirà mai nel suo intento?

Elisa                              - Oh! Gli uomini sono così vigliacchi!...

Maurizio                        - (pausa) Ora avremo qualche giorno di piena libertà, lo sai?

Elisa                              - Sì?

Maurizio                        - Sì... Egli parte... Va da un mio vecchio zio malato... Voglio che guarisca... E' ricco e mi lascerà la sua grossa sostanza che mi viene di diritto... Ma se dovesse morire nelle condizioni men­tali che è, mi toccherebbe spartirla con una schiera di parenti sconosciuti... Bisogna guarirlo perché crepi in buona salute...

Elisa                              - Diventerai molto ricco?

Maurizio                        - Sì... Lo spero.

Elisa                              - E mi abbandonerai?

Maurizio                        - Ma no!

Elisa                              - Che te ne fai dei soldi?

Maurizio                        - Compero anch'io una casa di salute come questa... Poi tu lo abbandonerai e verrai a stare con me... Tutta e solo mia!...

Elisa                              - (abbracciandolo) Caro! (Entra Kroe e vede i due abbracciati e ha un sussulto. Elisa e Maurizio si ricompongono. Un silenzio imbarazzante. Elisa riprende il suo atteggiamento estatico, trasognato, lo sguardo fisso. Maurizio, per suggestione, fa lo stesso).

Kroe                              - (avvicinandosi a loro li scuote) Sì... Una crisi... Va bene... Cioè, va male... Ma pazienza... Su... (A Maurizio) Cerca di resisterle, almeno... Se entra qualcuno dell'amministrazione... Capisco che devo perdonare... Ma è seccante... Poveretta... E poveret­to anche tu... E poveretto anch'io, no? Su... Vai... (Lo fa alzare).

Maurizio                        - (con aria afflitta) Credete, professore... A contrariarla si irrita... Bisogna accondiscendere...

Kroe                              - Ma sì... Non giustificarti... Finiresti per infastidirmi... Io sacrificherò le mie corna alla scien­za!... Ero preparato a tutto... Avrei potuto guarirla, no? Vuol dire che se le si svilupperà troppo questa ramificazione amorosa, la guarirò!

Maurizio                        - (vivo) No!...

Kroe                              - E perché no?

Maurizio                        - (per rimediare all'impulso) Vorreste togliere il succo risanatore magari a una madre di famiglia?

Kroe                              - Sì.., Ma se insiste finirà per diventare lei madre di famiglia... E io padre!... (Pausa) Gli è che questo suo stato può servire anche a me... A una mia illusione... A evitarmi, per esempio, di innamo­rarmi di lei, cioè a soffrire, e ad essere, alla mia età, quasi ridicolo... Si può sposarsi a tutte le età, a patto di non innamorarsi... Su, vai in laboratorio e lavo­ra... (Maurizio esce. Kroe va a sedersi alla scrivania. A Elisa) Su... vieni qui. (Elisa gli va vicino poi salta d'un balzo sulla scrivania sedendosi sopra e provo­cando un disastroso disordine che fa sobbalzare Kroe) Ehi! Là! Cosa fai? Ma guarda! Hai rovesciato il calamaio! (La fa scendere) Guarda qua! L'inchio­stro!... Accidenti!... (Mentre cerca di arrestare il riga­gnolo dell'inchiostro) Ma che mania hai di saltare sui tavoli, sulle ginocchia... (Chiamando) Signorina! Signorina! (Cerca il campanello elettrico sul tavolo) Dov'è? (Lo preme) Tutte le carte macchiate! Ah! Mio Dio!... (Entra Matilde da sinistra).

Matilde                         - Comanda professore?

Kroe                              - Guarda qui... Porta uno straccio, qualcosa...

Matilde                         - (vede e poi correndo via) Subito... Pen­so io... (Esce e rientra a tempo asciugando e riordi­nando per poi uscire, il tutto mentre fra Kroe e Elisa continua come in appresso).

Kroe                              - (conduce Elisa al divano) Vieni qui... Va bene, cara, che ti ho chiesto un grande sacrificio... La perdita cioè del tuo senno... Ma ho legato il tuo nome al mio davanti alla scienza, alla storia... Ti ho resa immortale... Sì... Potevo cominciare da un altro... Ma se ti ricordi ti sei offerta tu, vero?

Elisa                              - (scuote il capo) Ricordare? Cos'è ricordare?

Kroe                              - Poverina... Hai ragione... (L'accarezza) Tu ti ricordi solo di saltare sulle ginocchia del dottor Maurizio... Comunque dovevo cominciare da una donna perché le donne anche se perdono il senno non recano un eccessivo danno all'umanità... Forse la danneggiano di più ad adoperarlo... Però devi stare attenta... Devi ubbidirmi... Star quieta... Nien­te salti... E parla il meno possibile...

Elisa                              - (saltandogli al collo) Ti voglio bene! Ti vo­glio bene!...

Kroe                              - (sciogliendosi a fatica) Non esagerare ades­so!... E fai giudizio... Posdomani devo partire per cinque o sei giorni... Mi raccomando... E' per il per­sonale che mi secca. (Trilla il telefono) Pronti... Buongiorno professore... Come dice? Al Congresso? Ah! Sì... il 15. No... Non ci vado... Manderò il mio assistente, il dottor Maurizio Reck.

Elisa                              - (interrompendolo vivace) No!...

Kroe                              - (rispondendole) Come no? (All'apparecchio) No, scusi... Sì... Sì... Ci va lui!... Va bene... A più tardi... (Depone il cornetto. A Elisa) Perché mi hai interrotto così? (Si alza.. A sé) Ma questa gli vuole un bene pazzo!... E io devo sopportare questa ver­gogna? Ah! Scienza! Scienza! Quanto mi costi! (Cam­minando risoluto) Ma io voglio veder chiaro in que­sta faccenda! Elisa! Io ti guarirò! Diventerai ragio­nevole e comprenderai l'assurdità di questa situazio­ne e l'ignobile tuo procedere...

Elisa                              - Ma io non voglio guarire! Si sta così bene pazzi!

Kroe                              - Come? Come? Tu rinneghi a tal segno la mia scoperta? La canzoni a questo modo? Sciagu­rata! Sì! Io ti guarirò! (Scacciandola) Vattene!

Elisa                              - (c. s.) Ah! Mi scacci! Dopo quello che io ho fatto per te! Ma non capisci che non so quel che mi dica? Non sai che strazio è cercare nel buio della mente? Non sai cosa vuol dire esser privi di memo­ria, di senno, di mente? E' peggio che esser ciechi! E' una cecità più. orribile, più angosciosa, che non ti lascia riposo!

Kroe                              - (a sé, spaurito) Toh! Ma come ragiona bene!... Ma come fa a ragionare così bene se è pazza? Dio mio, che problema!... Vuoi vedere che le don­ne, già pazze per natura, a impazzirle rinsaviscono? (A lei) Su... Su... Lasciami solo... (Entra da sinistra Matilde).

Matilde                         - Professore... C'è la commissione... Col signor sindaco...

Kroe                              - Ah!... Venga il sindaco... Il sindaco solo... (A Elisa) Vattene, cara... (Elisa esce in giardino. Ma­tilde esce. Poco dopo entra il sindaco Romolo).

Romolo                         - (entra disinvolto senza soggezione né ec­cessivo rispetto, si siede, facendosi vento col cap­pello contadinesco) Buongiorno!

Kroe                              - Buongiorno... (Ironico) Accomodatevi...

Romolo                         - Comodissimo!...

Kroe                              - Che c'è? Una commissione?...

Romolo                         - Già... Ma basto io... Loro  (alludendo a chi è rimasto fuori) sono venuti per sincerarsi che io sono realmente venuto a parlarvi...

Kroe                              - Sentiamo...

Romolo                         - Caro professore... Voi aspirate a diven­tare un benemerito dell'umanità... Ed io vengo qui a dirvi che quelli i quali vorranno onorarvi sono dei pazzi...

Kroe                              - (sobbalzando) Dei pazzi? Ma i pazzi io li distruggo...

Romolo                         -  Ed in compenso fate impazzire i sani, anzi i galantuomini, il che è peggio...

Kroe                              - Spiegatevi il più possibile urbanamente e chiaramente...

Romolo                         - Qui in paese non c'è più pace... Nella vostra casa di salute c'erano quattrocento persone da far vivere... Era un mercato sicuro, una flori­dezza economica invidiabile. Una guarnigione per­manente... Ora sono quaranta... Il che è a dire il panettiere, il macellaio, il salumiere, il droghiere, il farmacista invece di guadagnare dieci, guadagnano uno. E chi li compensa dei nove che perdono? Noi abbiamo bisogno di quattrocento disgraziati e voi ce ne date quaranta... Ma cosa v'è saltato in testa? E voi sperate, credete magari, che l'idea di farvi erigere un monumento qui, in paese, come scien­ziato, come benemerito, perché da qui è partita la semente rigeneratrice dell'umanità, trovi sottoscrit­tori? Ma neanche uno! Nemmeno un soldo! Se vo­lete darli voi i soldi, di vostra tasca, allora potete versarli subito... Io ho un nipote scultore da cimitero, io faccio il capomastro e posso assumermi di farvi il monumento a un prezzo conveniente, subito per il giorno dei vostri funerali... Garantito... Ma pa­gamento immediato...

Kroe                              - (indignato) Ohe! Dico! Volete che i qua­ranta diventino quarantuno? Vi faccio legare e vi tengo qui, sapete? Imbecille che non siete altro!

Romolo                         - A me imbecille? A un'autorità costi­tuita?'

Kroe                              - Sissignore! Io vi denuncio per oltraggio e vi faccio destituire! Ma guarda un po'! Io avrei dovuto rinunciare a guarire degli infelici per favo­rire gli interessi privati del fornaio1, del macellaio! Prima di tutto un bottegaio quando guadagna «uno» guadagna sempre abbastanza... E poi... E poi pro­prio voi, un pubblico ufficiale, che dovrebbe preoccuparsi della salute pubblica, e vedere con giubilo sparire uno spettro...

Romolo                         - Che spettro! Lo spettro non mangia, non beve e non consuma... Io ho visto sparire quattro­cento bocche che ci facevano guadagnare fior di quattrini.

Kroe                              - Ma se rivolete le quattrocento bocche den­tro qui, faccio presto io, sapete? Tiro dentro quattro­cento dei vostri cittadini... Li prendo a caso, sicuro di non sbagliare, perché per eleggere un sindaco come voi bisogna ben dire che siano tutti matti!...

Romolo                         - Signore!

Kroe                              - Che signore e che povero! E' così! Vi dico di vergognarvi... Davanti alla scienza che sfolgora in tutta la sua luce una sua vittoria indimenticabile, voi venite qui con una questione di bassa e volgare annonaria!

Romolo                         - Io vi ripeto che se voi sperate la popo­larità dai miei amministrati, vi ingannate!

Kroe                              - Io non l'ho mai cercata né mai la cerche­rò!... (Calmandosi) Orsù... Sapete che siamo sempre stati buoni amici... Non guastiamoci...

Romolo                         - Per non guastarci, procurate di tornare a riempire la vostra Casa e di non guarirli...

Kroe                              - Ma siete matto?

Romolo                         - Che importa esser matti? Con voi...

Kroe                              - Via... Via... Scusate i miei eccessi, come io scuso i vostri... Qua la mano...

Romolo                         - (remissivo) Sì... Ma vi assicuro che avete rovinato l'economia del paese... Uno dei motivi della sua prosperità! Un manicomio è già una cosa tri­ste... Almeno che sia pieno! Ma vuoto! O quasi vuoto!...

Kroe                              - Che spirito umanitario! Io sono trasecolato! Mi chiedo se davvero la scienza ci guadagni a lenire le sofferenze degli uomini!...

Romolo                         - Dite a procurarle! A cominciare da voi!... Che guadagno avete fatto a sposare quella buona ragazza di Elisa, la vostra infermiera, dopo d'averla fatta impazzire?

Kroe                              - Dite piuttosto che guadagno ha fatto lei...

Romolo                         - Oh! Lei sta benissimo! A giudicare dal modo in cui si diverte... Chiedetelo al vostro assi­stente...

Kroe                              - Vi proibisco di giudicare mia moglie! Essa è un'eroina della scienza! Se ha un carattere alterato lo ha fatto per risanare dieci infelici... Dieci uomini, capite, girano oggi per il mondo spandendo i benefici del loro ingegno, della loro attività, della loro saggezza, per merito di questa oscura martire... Pensate! Una donna che, invece di far impazzire un uomo, com'è solita, ne fa rinsavire dieci...

Romolo                         - Nove... Perché voi non direte che non vi fa impazzire... Non direte che non vi metta in ridicolo.

Kroe                              - Io le perdono anche il ridicolo perché devo perdonarle tutto, dal momento che io l'ho resa irre­sponsabile... E poi... Voi credete che mi tradisca? Non è vero... Tutto quello che fa è privo di fonda­mento giuridico...

Romolo                         - Le corna senza fondamento giuridico!... Ah! Ah! Sarà un nuovo modo di portarle ma ci sono!...

Kroe                              - Non posso raccogliere queste ignobili insi­nuazioni... Arrivederci signor sindaco... (Entra Mau­rizio con un giornale in mano).

Romolo                         -  Arrivederla... (Vedendo Maurizio) Sa­lute signor dottore!... (Romolo esce).

Maurizio                        - (dopo aver salutato con un gesto Ro­molo) Professore... Professore...

Kroe                              - Che c'è"?

Maurizio                        - Vi ricordate di quel principe Ignazio de Hidalgo che voi avete guarito a Parigi?

Kroe                              -  Lo spagnolo? Che doveva sposarsi con una gentildonna francese? Sì... Lo ricordo benissimo...

Maurizio                        - Se sposato...

Kroe                              - Già... E' rinsavito per commettere questa pazzia così comune...

Maurizio                        - Ebbene... C'è di mezzo una causa cla­morosa di separazione!

Kroe                              - Di già?

Maurizio                        - Guardate qui!... (Gli porge il gior­nale) La moglie gli ha fatto le corna con un negro... E' nato un bimbo negro!... Il primo figlio! E dopo sette mesi di matrimonio! Il record dell'infedeltà coniugale!

Kroe                              - (strappandogli il giornale) Fate vedere... (Legge. Trilla il telefono. Maurizio prende il mi­crofono).

Maurizio                        - Pronto?... Ah! Vengo subito. (Esce).

Kroe                              - (rimasto solo corre alla scrivania, apre nervo­samente dei cassetti, cerca dei registri constatandoli con preoccupazione, il tutto mentre dice a se stes­so) Hidalgo... E’ lui... Sì... Gli ho fatto l'iniezio­ne... Traendo la materia di quel negro... Allora... Allora... Oh! Mio Dio!... Nasceranno altri negri... (Sempre più allarmato) Vediamo quali altri sogget­ti... (Consultando) Ricetta B 72... (Cercando) B 72... Ecco qui... Astorre Hardy 48 coniugato... Camillo Huxley 31 coniugato... Lue Sommer 60... (Si ferma come percosso e impressionato da un sospetto. Entra Matilde).

Matilde                         - Professore... C'è qui una vostra risanata, Concetta Bowen, dimessa tre mesi fa, che vuol sa­lutarvi...

Kroe                              - (seccato) Salutarmi?

Matilde                         - Sì... Vi vuol fare una visita di grati­tudine... Sta molto bene...

Kroe                              - Ora sono occupato... E' proprio necessario?

Matilde                         - Poveraccia!... E’ venuta apposta... (Al­tro tono) Che avete professore? Mi sembrate pre­occupato...

Kroe                              - (a sviare) No... No... Falla passare... (Ma­tilde fa entrare da sinistra Concetta e poi esce).

Concetta                       - (è una donna ancora giovane, piacente) Professore...

Kroe                              - Oh!.,. Signora... Come va?

Concetta                       - Bene... Benissimo... Mi vedete eh?

Kroe                              - Eh! Vi vedo sì... E mi compiaccio...

Concetta                       - Non potevo stare senza vedervi...

Kroe                              - Grazie...

Concetta                       - E dirvi la mia gratitudine... Ah! Siete un grand'uomo!

Kroe                              - Eh!... Siamo tutti piccoli ad un modo, cara signora, di fronte alla scienza... E se qualcuno si crede più di un altro, viene un giorno la morte a livellarci tutti...

Concetta                       - Già!...

Kroe                              - (vedendo che ella non si muove e non sa cosa dire, le si avvicina e la guarda) L'aspetto è molto buono... Anche lo sguardo... Bene... Bene... (Le ten­de la mano) Arrivederci...

Concetta                       - Grazie ancora... Anche per la mia bambina...

Kroe                              - Già... Avevate una bambina.,. Cioè l'avete...  

Concetta                       - Certo... E' la nostra...

Kroe                              - (sobbalzando) La nostra?

Concetta                       - Eh! Caro!... L'ho ben avuta da te, amore! Hai dimenticato quel veglione? Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo quand'ero qui, ma ora che sono guarita e ho potuto ragionare devo dirtelo! Nostra! E come nostra! Ma me la tengo io!... Fili che vivo, s'intende... Ciao! (Gli sorride e se ne va).

Kroe                              - (trasecolato) Mia? (Si mette le mani né capelli) Dio mio!... E’ più matta di prima!... (Si siede accasciato).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

 (Stessa scena del primo atto. Maurizio è alla scrivania dove era Kroe e sfoglia dei documenti, scrive, Trilla il telefono).

Maurizio                        - (rispondendo a tempo) Pronti? Chi? Oh Santo Dio! Ho detto che le visite dei parenti sono limitate al mattino... Di chi cercano? Ah? (Con sopportazione) Be'... Glielo faccia almeno capire pei un'altra volta... Li lasci passare... (Depone il teli fono. Torna a leggere. Entra Matilde).

Matilde                         - Dottore... C'è l'avvocato Kosek... (Vedendo che lui riflette) Dice che ha appuntamento,.,! Le ha telefonato ieri dalla città.

Maurizio                        - Già... Sì... Venga... (Matilde via. Poco dopo entra Kosek).

Kosek                            - Buongiorno, dottore... Noi ci conosciamo per telefono...

Maurizio                        -  E' già troppo per un avvocato...

Kosek                            - Cosa dovrei dire io per un medico?... (Ride) Ricorda quella scritta del 1600 diffusa in certe piastrelle decorative? « Protegga Iddio benefi­co questa casa dai guai... Né avvocato, né medico ci inetta il piede mai!...».

Maurizio                        - Siamo entrambi banditi da una stessa sentenza!... (Ride).

Kosek                            - Dunque senta, dottore... Ella avrà forse letto sui giornali la tragedia di quel Carlo Schmith che uccise la moglie un mese fa.

Maurizio                        - Non l'ho letto... Ma fa lo stesso... Pur­troppo ce n'è una ogni giorno... Persino le tragedie diventano monotone in questo mondo a rovescio!...

Kosek                            - Io difendo questo uxoricida, il quale fu dimesso da questa Casa di cura come guarito...

Maurizio                        - Già... si guarisce sempre per riamma­larsi ancora...

Kosek                            - Io avrei bisogno di sostenere che non era guarito.

Maurizio                        - Sostenga quello che vuole ma la prego di non tirare in ballo me e la mia Casa.

Kosek                            - Perché è sua, oggi, questa Casa?

Maurizio                        - Sì... L'ho rilevata dal prof. Kroe.

Kosek                            -  Il quale?... (Maurizio lo guarda interro­gativamente) Il quale dov'è?

Maurizio                        - Non ce più... E' andato per il mondo.

Kosek                            - (incredulo) Già... Gli uomini si volatiliz­zano a quanto pare...

Maurizio                        - No... Girano... O a piedi, o in automobile, o in ferrovia...

Kosek                            - O in aeroplano...

Maurizio                        - E che ne vorrebbe fare del professor Kroe?

Kosek                            - Oh! Io lometterei in galera se non c'è già... Ve l'ho ben cercato... Ma non l'ho trovato.

Maurizio                        -  Non verrà mica a cercarlo qui, spero...

Kosek                            - A cercarlo no... Ma a sapere dov'è... Qui mi pare che sia rimasta sua moglie...

Maurizio                        - Prego... E' diventata la mia...

Kosek                            - Diciamo meglio che ha continuato ad es­sere la sua.

Maurizio                        - (punto) Avvocato... (Preoccupato) Co­me sapete che è qui?

Kosek                            - Eh! Lo si sa... (Vedendolo imbronciato, bonario) Via... Non se la prenda... Siamo uomini.

Maurizio                        - Ma per essere anche gentiluomini...

Kosek                            - Ha ragione... Scusi... (Una pausa) Quan­do il professor Kroe era qui, e metteva in atto quella sua stravagante invenzione di guarire i matti, lei dottore lo aiutava...

Maurizio                        - Ero il suo assistente ma non ero a parte né del procedimento, né tantomeno del suo segreto...

Kosek                            - Ricorderà questo ammalato... Un pittore di trentacinque anni, alto, biondo...

Maurizio                        -  No... Non me lo ricordo... Ne usci­rono cinquecento guariti.

Kosek                            - (ironico, ridendo) Guariti!...

Maurizio                        - Ma scusi... Le servirebbe di sapere, di avere una dichiarazione ch'era guarito? Non posso accontentarla...

Kosek                            - Ma scusi... Se è uscito di qui ci sarà pure un registro, una cartella clinica, un docu­mento, un referto da stralciare... Vuole che stia lì, per averla, a provocare una ordinanza del giudice? Facilitiamo le cose... Me la dia lei...

Maurizio                        - Prima di tutto qui non c'è più nulla, non una persona, non una carta, non un registro di quello che c'era con la gestione Kroe...

Kosek                            - Ma non è sempre una Casa di cura per le malattie mentali?

Maurizio                        - Sì... Ma con opposti criteri...

Kosek                            - Ho capito... Lei li tiene... Tende a popolarla, non a sfollarla...

Maurizio                        -  Altre cure... Tutt'altre cure...

Kosek                            - Dico bene... Lui li guariva, o credeva di guarirli... E lei li conserva... E già... rendono di più... Un ammalato che guarisce è una passività per un medico...

Maurizio                        - (un po' seccato) Vogliamo concludere?

Kosek                            - Sono venuto per quello...

Maurizio                        - Ma che interesse ha lei a voler di­mostrare che era guarito? Non le converrebbe sostenere il contrario?

Kosek                            - Il mio cliente ha commesso il delitto perché era guarito!... E lo dice!

Maurizio                        - Se lo dice non c'è bisogno di certi­ficati che lo comprovino! Basta il fatto di dirlo per smentire se stesso...

Kosek                            - Lui impazzì perché la moglie, di cui era innamoratissimo, lo tradiva... Guarito dal professor Kroe, tornò a casa. Il suo cervello si rischiarò, gli fu restituita la facoltà di ricordare, sparì in una parola, quella nebbia entro la quale i suoi pensieri vagavano senza allacciarsi, senza riconoscersi. Cos'è infine la pazzia? E' la catena dei nostri ricordi in­franta... E non è detto che si soffra! Subentrano ai ricordi, ai pensieri, delle illusioni, e soltanto le illusioni fanno la vita piacevole... Da tutte le varie illusioni nasce la maggior fortuna che i poveri uomini possano avere... l'illusione della felicità! La filosofia che vuole aprire gli occhi sul vero è sempre una filosofia generatrice di tristezze... Il professor Kroe aprì gli occhi a quell'uomo felice che non ricordava, gli sgombrò la mente, in una parola gli fece ricordare perché era impazzito... il tradimento della moglie. L'impeto della vendetta, che è sempre  frutto di un ragionamento, lo ha sopraffatto... Ap­pena rivide la moglie l'uccise!

Maurizio                        - Toh! Lei vuol dire allora che la colpa è del professor Kroe?

Kosek                            -  Certo! E' a lui che io voglio fare il processo!

Maurizio                        - Via! Lei ad ogni modo non può ne­gare che, s'anco ha fallito, l'intenzione era mossa da uno spirito umanitario.

Kosek                            - Ma non mi parli di spirito umanitario, signore! Che quando si ama tutto il mondo non si ama nessuno! Lui voleva la gloria, la fama e i quattrini! Il professor Kroe non amava l'umanità: amava se stesso, era un ambizioso, ed è divenuto crudele! Ma voi non sapete quei cinquecento « guariti » come li chiamava lui, cosa ne hanno combinato! Dai casi più tragici, come quello del mio cliente a quelli più risibili, direi divertenti, come quell'altro che s'è messo in mente di essere Giulio Cesare e ha mosso causa a tutti gli editori del mondo per aver pagati, i diritti d'autore del «De Bello Gallico», dall'anno 46 dell'era nostra a tutt'oggi!... E' lui che bisogna cercare! Lui che bi­sogna colpire!

Maurizio                        - Mi permetto di non aiutarla in questo progetto... Io ho rotto ogni rapporto col professor Kroe, e da un anno non so dove sia...

Kosek                            - Non può dunque, o non vuol darmi il certificato di guarigione?

Maurizio                        - Dovrei inventarlo... Non ho docu­menti...

Kosek                            - Pazienza... Ma la mia campagna contro quel filibustiere continuerà... glielo prometto. Maurizio -, Caro avvocato, lei non ha bisogno di promettere quello che non mi importa che mantenga!

Kosek                            - E pensare che per colpa di quel mani­goldo ci sono cinquecento individui, uomini e donne, che girano il mondo pazzi... E qui dentro, c'è una calma, un ordine, una quiete... (Vivo) Ma non le viene il sospetto di scambiare gli uni con gli altri?

Maurizio                        - Via, avvocato!... Non scherzi su uno dei più terribili e penosi castighi dell'umanità...

Kosek                            - (scrollando il capo) Capisco che ve ne sono talmente tanti in libertà, che... (Rinunciando a pro­seguire) E' però almeno persuaso che il metodo è fallito?

Maurizio                        - Sì... Ne convengo... (Si alza) Ma non bisogna incrudelire così su lui, e sui medici...

Kosek                            - Già... (Alzandosi e avviandosi con lui all'uscita) I medici si salvano sempre... Sono gli ammalati che non si salvano.

Maurizio                        - Cosa vorrebbe? Che li salvassimo tutti? '

Kosek                            - Per carità! Esculapio, che fu, come lei mi insegna, il primo medico, resuscitò un morto, e Plutone se ne lamentò con Giove perché gli spo­polava l'inferno... E allora Giove fulminò quel povero medico... E' più che naturale che i medici ci lascino morire... (Ride. Sono giunti all'ingresso del giardino ed escono. Scena vuota per qualche istante. Kroe entra da destra. E' trasformato dal pri­mo atto: ha una folta harba e porta gli occhiali. Va a prendere da uno scaffale un libro e lo con­sulta sedendosi su di una poltrona).

Maurizio                        - (rientrando lo scorge e lo ammonisce) Professore, vi ho ordinato di non muovervi dal vostro reparto... Siate prudente!

Kroe                              - (esplodendo) Ma non sono un condannato all'ergastolo!... E anche un condannato all'ergastolo ha le sue ore d'aria!

Maurizio                        - Se capitavate qui un momento pri­ma trovavate..»

Kroe                              - Trovavo un mascalzone, un pagliaccio! Lo so! Ho ben sentito quello che ha detto di me! Ma se tu avessi avuto un po' di coscienza lo avresti tenuto fra i tuoi malati!

Maurizio                        - Bravo!

Kroe                              - Invece gli hai dato ragione!

Maurizio                        - Vi prego di non lamentarvi di me... Faccio fin troppo per voi! Vi salvo da un mondo intero di nemici che vi vogliono morto!

Kroe                              - Mondo ingrato! Mondo birbante! Oh! Ma mi saprei difendere sai! Lasciami andare! Tu mi tratti da pazzo!

Maurizio                        - Andatevene se lo volete! Io non vi tengo per nulla prigioniero... Vi nascondo... per pietà...

Kroe                              - Bella pietà!

Maurizio                        - Ma dico! Dopo quello che la vostra avventura medica mi è costata, volete avere ancora ragione? Lo sapete che mi avete fatto perdere una sostanza di milioni? Quello di avermi ceduta questa Casa era il meno che poteste fare per controbi­lanciare quella perdita! Non mi ci fate pensare!... Proprio a mio zio dovevate fare il trapianto pren­dendolo da una scimmia!... Così ha fatto il testa­mento lasciando tutto alla zoofila!... E non ci fu verso di impugnare il testamento! Con gli avvocati della zoofila! Le bestie hanno dei difensori più ac­caniti e valorosi che non ne abbiano gli uomini!... Tutto perduto!... Si affamano i cristiani per ingras­sare le bestie!

Kroe                              - Sei diventato padrone di tutto qui! Que­sta Casa di salute valeva e vale i milioni di tuo zio!

Maurizio                        - Io volevo i miei e andarmene per il mondo! Voi ne avete ancora alla Banca e molti!... Invece sono qui incatenato come prima... Ho avuto questa Casa sì, ma con un'ipoteca di ridicolo che m'è venuta dal vostro bislacco esperimento, e devo continuamente lottare per cancellarla!... Ho speso per pubblicità quello che avrei speso per fame una nuova... E con tutto questo mi sento dare dell'aguz­zino, dello strozzino quasi...

Kroe                              - Ebbene... Ti avverto che voglio la mia rivincita!

Maurizio                        - Andatevene e lottate, ma fuori di qui.

Kroe                              - Guardate a che cosa è ridotto il professor Kroe, lo scopritore della formula caldea! Ah! Quel mio viaggio in Egitto! Tutti mi deridevano...

Maurizio                        - (interrompendolo) E non avevano ragione?

Kroe                              - (senza badargli) Quel mio caro egittologo che mi ha aiutato a decifrare i geroglifici, ad aprir­mi quel mondo ignoto! Quella civiltà così splen­dente, e tanto migliore della nostra che splende solo per luce elettrica... Se ci fossi stato anche tu ne saresti stato ammaliato.

Maurizio                        - Se avessi potuto aiutarvi a decifrare quei geroglifici ve l'avrei fatta io la traduzione: «Asino chi legge».

Kroe                              - Il fatto di tenermi qui nascosto, elencato con falso nome fra i malati, non ti dà diritto di canzonare la mia fatica, i miei studi durati vent'anni! [Entra Elisa, fresca, vaporosa. Kroe sì rintana nella poltrona).

Maurizio                        - Da dove vieni?

Elisa                              - Da una passeggiata.

Maurizio                        - E’ un po' lunga, mi pare... Sei uscita alle undici... Non sei rientrata per la colazione... E adesso sono le quattro.

Elisa                              - C'eri tu a colazione?

Maurizio                        - Sì...

Elisa                              - M'avevi detto che rimanevi fuori e io ne ho approfittato!...

Maurizio                        - (a Kroe) La sentite?

Kroe                              - A me lo dici? Io non c'entro più...

Maurizio                        - Già! Perché per aumentare il grot­tesco di questa situazione ci siete anche voi, il marito!

Kroe                              - Il grottesco lo metti più tu di me, se è per quello!... Ma per me questo   - (allude a Elisa) è un piatto che ho già digerito!... Non mi pesa più sullo stomaco! E poi è un piatto di portata... Gira... Passerà anche il tuo turno... Te la sei voluta? Tientela! Vorresti che le facessi da padre adesso? Dopo l'imbroglio che mi hai giocato adope­rando, per guarir lei, l'iniezione destinata alla po­vera Concetta Bowen? Quella è rimasta pazza, ma ri conveniva lasciar matta questa, te ne accorgerai!

Maurizio                        - (a Elisa) Dove sei stata a colazione?

Elisa                              - Sono stata invitata dal colonnello ame­ricano... Quello che t'ho presentato.

Kroe                              - (ironico) Piatto di portata... Sta divenendo intercontinentale...

Maurizio                        - Quello scipito è un colonnello?

Elisa                              -  E' una persona amabilissima e compi­tissima.

Maurizio                        - Dalla quale ti farai corteggiare.

Elisa                              - Nulla di male... (Verso Kroe) Ti pare?

Kroe                              - Io? Che c'entro io? Tocca a lui... (Indica Maurizio).

Maurizio                        - Colonnello! Già gli americani che son qui son tutti colonnelli... Là poi sono sì e no caporali...

Elisa                              - Ma via! Ti ripeto che è compitissimo...

Maurizio                        - Ti fa la corte... Lo sai che mi hai stancato?

Elisa                              - Ed' io sono più stanca di te! Cosa vuoi? Che ammuffisca qui dentro? Non sono mica pazza veh!

Kroe                              - (a Maurizio) Lo era! E tu l'hai guarita! Vedi se non avevo fatto bene io? L'hai guarita per rubarla a me e adesso lei mi vendica! (A Elisa) Fai benone!

Maurizio                        - Guardate che siete voi il marito! E un incitamento simile non vi fa onore...

Kroe                              - Oh! Io ci sono abituato!...

Maurizio                        - (a Elisa) Non sarebbe per caso un colonnello medico? Gli vendiamo questa baracca e io me ne vado... Tu resti l'insegna permanente delle varie successioni...

Elisa                              - Sei matto? Non mi ci posso vedere qui... Però egli mostra un desiderio così vivo di visitare questa Casa, che oggi non ho potuto dirgli di no e l'ho invitato a prendere un tè...

Maurizio                        - Ah! E gli hai detto che sono tuo marito?

Elisa                              - Certamente.

Kroe                              - Oh! Per lei è così facile!...

Maurizio                        - Disinvolta, no?

Kroe                              - Direi impavida...

Maurizio                        - E viene qui?

Elisa                              - Sì... Che male c'è? Anzi... Se la gente del paese mormorasse vedendomi fuori con lui, adesso non mormorerà più...

Kroe                              - Il solito semplicismo femminile!

Maurizio                        - Potevi avvisarmi... Chiedermi per­messo.

Kroe                              - (a Maurizio) Sei molto ingenuo, mio caro!...

Maurizio                        - Mi piacerebbe poi sapere che cosa trova in questo paese di sì allettante da fermarsi un mese...

Kroe                              - Tua moglie... (Correggendosi) Voglio dire: la mia... Sì, insomma, la nostra...

Elisa                              - Sta in città... Viene avanti e indietro... Studia il paesaggio...

Kroe                              - Attraverso le sue donne...

Maurizio                        - Ebbene, mi farai il piacere di non riceverlo...

Elisa                              - Adesso che l'ho invitato? Dovevi dirmelo prima... Gli ho detto alle cinque...

Maurizio                        - Toccava a te dirmelo prima d'invi­tarlo!...

Kroe                              - Lascia correre, va là... (Telefono. Maurizio va all'apparecchio).

Maurizio                        - (a tempo) Ah!... La signora o la si­gnorina? Fatele la solita iniezione... (Con disap­punto) Be'... Vengo io... (A Kroe) Venite, profes­sore... non voglio che vi vedano e che corriate pericolo... (Piano) Sorvegliateli se viene... Mettetevi di qua...

Kroe                              - (uscendo con lui) La guardia alla moglie per conto dell'amante! Se non è un manicomio questo non so davvero cosa lo sia!... (Escono. Elisa va alla scrivania e suona il campanello. Compare Matilde).

Matilde                         - Comanda?

Elisa                              - Signorina... Dite per favore a Rosa di preparare un tè per tre persone, quattro.. Il tè insomma nella veranda di sopra... Si faccia dare in cucina della pasticceria... Prepari tutto bene... Subito... E poi state attenta che verrà al cancello una persona... La fate accomodare qui senza passare per la portineria.

Matilde                         - Sissignora...

Elisa                              - (volgendo il capo verso l'esterno si accorge che qualcuno è al cancello) Oh!... E' già qui!... (Affrettandosi) Presto... correte ad aprire... E poi salite subito da Rosa che faccia quello che vi ho detto! Ma presto! Passate di qui!... (Matilde esce dal fondo. Elisa rimane in piedi, in attesa. Pochi istanti dopo appare Silver, alto, muscoloso, in bor­ghese. E' un tipo piuttosto sbrigativo senza ecces­sive ricercatezze. Silver appena varca la soglia si guarda d'attorno e come se avesse ricevuto uno sguardo d'intesa le si avvicina e l'afferra dandole un bacio. Elisa lo corrisponde ma affrettatamente, un po' impaurita da quello slancio) Per carità!... Attento!... Questo è proprio all'americana!

Silver                             - Ma io non sono americano...

Elisa                              - M'avete detto che lo siete...

Silver                             - In amore si è tutti internazionali!,.. L'a­more ha un linguaggio unico, mondiale!

Elisa                              - Eh! Via! Volete parlare d'amore... Dopo una conoscenza di qualche settimana...

Silver                             - L'amore non ha orologio... Come farebbe ad essere eterno? Vi amo! Ve l'ho detto! Lo ripeto e lo sapete...

Elisa                              - Ma vi dimenticate che sono una donna onesta...

Silver                             - E cosa vuol dire una donna onesta? E' una donna che aspetta l'occasione... E spesso la cerca... O la desidera sempre. Orsù... Non tenetemi in pena... Vi amo... Mi piacete... Vi desidero...

Elisa                              - Sono due cose diverse... Si possono desi­derare tutte le donne, ma se ne ama una sola...

Silver                             - Quando si ha avuto la fortuna di assapo­rare un bacio su questa vostra bocca adorabile, non si può più rinunciare al resto...

Elisa                              - Un bacio che m'avete rubato.

Silver                             - Col vostro consenso.

Elisa                              - Avete approfittato di un momento di debolezza... Ieri l'altro... Su quel poggio dove voi, che vi piccate di essere un cultore del paesaggio mi avete condotta... Dovevo immaginare il genere di paesaggio che vi piaceva... Sì... ditemi che avete approfittato di un momento di debolezza...

Silver                             - Se noi uomini non prendiamo forza dai momenti di debolezza delle donne non arriviamo mai al traguardo... (Fa per riabbracciarla).

Elisa                              - (respingendolo) No... Andatevene... Mi siete antipatico!...

Silver                             - Ascoltatemi... Io ho bisogno di conclu­dere un affare con vostro marito... Un affare che vi arricchirà.

Elisa                              - Un affare con mio marito? Mi pare che vogliate concluderlo con me... Volete comperare questa Casa?

Silver                             - No... Si tratta d'altro, ma di milioni di dollari.

Elisa                              - Che affare è?

Silver                             - Vostro marito è il celebre professor Kroe...

Elisa                              - (colpita) Ma no! Vi sbagliate.

Silver                             -  No... Non mi sbaglio... Mi sono ben in­formato... Se non è vostro marito lo era... Per me è lo stesso... La realtà è che voi siete la signora Kroe e saprete benissimo dove vostro marito, o il vostro ex marito.

Elisa                              - Ma che affare volete concludere con un uomo che non esiste più?

Silver                             - E' morto?

Elisa                              - Potrebbe esserlo... Non so...

Silver                             - (con decisione persuasiva) Io sono il rappresentante di una delle più colossali fabbriche di prodotti farmaceutici in America. La Fayver-Stone... Da mesi, in concorrenza con altre Case del genere, lo cerco per ottenere da lui l'esclusiva per la fabbricazione e lo smercio del suo famoso siero-in fiale...

Elisa                              - (smarrita) Ma... Non so... Ha smesso la produzione...

Silver                             - Cosa? Forse il mondo è rinsavito? Lo credete?

Elisa                              - Il nostro sì... Forse il vostro... (Celiando),

Silver                             - (insinuante) Ma perché non avete fi­ducia in me? Vi parlo d'amore e non mi credete, vi parlo d'affari e mi credete ancor meno... Che razza di donna siete, o per che razza d'uomo mi prendete? Suvvia... Egli vive... Lo so... Si tiene nascosto... E' la celebrità che lo infastidisce, la po­polarità che lo turba... E' un uomo superiore... Ma con me resterà superiore anche se svelerà l'esser suo... Io non lo dirò a nessuno...

Elisa                              - Potete esser certo che, piuttosto di ri­velarsi, rinuncerà a qualunque affare!...

Silver                             - Quando ne sentirà gli estremi vi assicuro che non rinuncerà.

Elisa                              - No... No... Prima di tutto vi assicuro che io non so dove sia andato... Temo anzi che sia internato in un manicomio.

Silver                             - (stupito) Lui?!

Elisa                              - Eh! Già! E' naturale... A furia di gua­rire i matti è impazzito lui... Succede spesso in me­dicina...

Silver                             - Non credo... Non credo che diciate la verità...

Elisa                              - Egli è stato un benefattore dell'umanità che ha raccolto dell'ingratitudine.

Silver                             - E da quando in qua, beneficando, non si raccoglie dell'ingratitudine? Non posso crederlo così ingenuo da non averlo preveduto... Da non essercisi preparato... (Tono) Su... su... ho bisogno di questa informazione... lo devo trovare...

Elisa                              - Vi ripeto...

Silver                             - (incalzando) Non ripetere delle bugie...

Elisa                              - Vi assicuro che... (Presa da un'idea) Voi non lo conoscete il professor Kroe?... Non l'avete mai visto?...

Silver                             - No... nemmeno in fotografia... Se non questo ritaglio di giornale... (Estrae un ritaglio di giornale, limitato a una foto).

Elisa                              - Fate vedere... (Lo guarda) Oh! Se sperate di servirvi di questo per riconoscerlo potete girare inutilmente il mondo... (Ride) Ma che giornale è?

Silver                             - (riponendo il ritaglio) Oh!... Un gior­nale straniero...

Elisa                              - Le fotografie dei giornali fanno ridere! Credo che quella sia la fotografia dell'imperatore del Giappone che si fa la barba... Un'utilizzazione qualsiasi... (Pausa) Ma... ho un'idea... C'è qui nella Casa una persona che può sapervi dire qualcosa... Un suo segretario... Volete interrogare lui?... Egli sa molte cose... Non le dice... ma potrà forse, dico forse, informare il professor Kroe...

Silver                             - (che ha un sospetto e una speranza) Benissimo! Fatemi parlare con lui...

Elisa                              - Aspettate un momento... Ve lo mando... Intanto vado a far preparare il tè, che spero vorrete gradire...

Silver                             - Con tutto il piacere...

Elisa                              - (fa per congedarsi, constatando come egli non cerchi più di abbracciarla) Questo affare deve proprio interessarvi molto se... se...

Silver                             -  Se?...

Elisa                              - Vi dimenticate di me...

Silver                             - Ah! (Fa per baciarla).

Elisa                              - (sfuggendogli) No... Per punizione!... (Esce a destra).

Silver                             - Ah! C'è!.... C'è... Ah! L'ho trovato!... (Con aria di trionfo) Popolo! Sei vendicato!... (Su­bito entra Kroe. Silver, senza volerlo) Il professor Kroe?... (Correggendosi) lì segretario del professore?

Kroe                              - (un po' sospettoso) Sì... La signora mi ha detto... Lei è?...

Silver                             - Colonnello Silver... Dell'Ufficio Sani­tario Centrale del Ministero... (Farfuglia altre pa­role) E lei? Con chi ho l'onore?...

Kroe                              - Dottor Evan.

Silver                             - Medico?

Kroe                              - Commercialista...

Silver                             - Meglio ancora!... Signore... Ho bisogno di far sapere all'illustre professor Kroe una grande cosa... Voi potete aiutarmi nel suo interesse?

Kroe                              - Invece di interrogarmi, parlate... Amo me­glio ascoltare che rispondere... Conosco l'odissea di quel disgraziato che ha dato tutto se stesso alla scienza... E mi interessa di sapere cosa si pensa di lui... Cosa si congiura ai suoi danni, ancora... Per­ché egli è stato vittima della propria generosità, del proprio altruismo.

Silver                             - E' stato? Forse non vive più?

Kroe                              - (con un sussulto) No... vive...

Silver                             - E voi dovete essergli stato, o essergli molto amico se difendete con tanto calore l'opera sua!

Kroe                              - No... Io sono appena un sentimentale e i perseguitati mi fanno pena... Ma raccontate questo affare... Se è una cosa che può confortarlo dell'ingratitudine patita, del ridicolo in cui l'hanno gettato io potrei... potrei andare a confortarlo e ma­gari aiutarvi a rintracciarlo...

Silver                             - Allora sapete dov'è?

Kroe                              - Sapevo... Potrei saperlo... Cercarlo...

Silver                             - E allora ascoltatemi bene... Un grande chimico americano vuole associarsi al professor Kroe perché avrebbe perfezionato o almeno vuole col suo aiuto personale, con la sua collaborazione in laboratorio, perfezionare il miracoloso sistema. Vor­rebbe, e crede di poterlo fare, rendere solubile la sostanza cerebrale, disporla in fialette e metterla sul mercato come un medicinale qualsiasi... Uno, matto, fa l'iniezione e guarisce, rinsavisce... Basta degenze costose in Case di salute, basta viaggi, atti opera­tori... Basta medici specialisti... (Tutto con enfasi crescente da imbonitore) Tizio sta per concludere un affare e il suo contraente dà segni di squilibrio mentale? Là! Un'iniezione e la mente è rimessa sulle rotaie... State per concludere un affare, e le proposte del vostro contraente esorbitano dalla ra­gionevolezza? Che discussioni, dispute, liti, querele, processi!... Una iniezione!... Né più né meno che la correzione di un refuso... Che cos'è, novanta volte su cento una lite giudiziaria se non la momentanea differenza nell'equilibrio psichico di due cervelli? (Kroe lo segue con comica estasi) E allora ecco la fialetta del miracolo a portata di mano! L'iniezione di Kroe! L'umanità dovrà erigere al professor Kroe il più gran monumento che la medicina ab­bia mai innalzato ai seguaci di Esculapio... Il suo nome correrà su tutte le bocche come quello di Jenner, di Pasteur... I pazzi guariti silenziosamente in famiglia, risanati senza che nessuno s'accorga... Non più lagrime, non più dolori, non più delitti! Tutti rinsaviti! «Gaudeamus igitur! ». Tutti fra­telli amorosi... Ma questo sarà uno spettacolo che farà sgorgare pianto di commozione e di gratitu­dine ai più duri di cuore! E' il sogno di migliaia di generazioni che si sono cozzate inutilmente le une contro le altre, lo sforzo di epoche, la totale reden­zione del genere umano, il sacrificio di Gesù com­pensato, il grande patibolo di Golgota che sfolgora la sua luce vittoriosa!...

Kroe                              - (vinto dall'impeto, gettandoglisi fra le braccia) Ah! Amico! Amico! Grande e nobile amico! (Stac­candosi di colpo) Ma io non sono il professor Kroe...

Silver                             - Siatelo per me, almeno per alimentare, per tener viva questa mia illusione! Io mi sono fatto apostolo di questa grande crociata! Ascoltatemi... La grande Casa Fayver-Stone di New York ci of­fre subito due milioni di dollari e una interessenza sulla vendita per avere l'esclusiva mondiale di fab­bricazione... Io sono autorizzato a versare una metà in anticipo e a condurre il professor Kroe in volo a New York.

Kroe                              - In volo!... Un milione di dollari... (A sé, quasi farneticando) Fuggire da questa gente...

Silver                             - Alle corte, professor Kroe... Dite di sì... E' la gloria e la libertà che vi offro insieme alla ric­chezza!... Tre cose egualmente preziose.

Kroe                              - Ma io!... Io non sono...

Silver                             - (deciso) Sì... Siete voi!... I vostri occhi parlano, la vostra emozione vi tradisce... Il vostro genio parla per voi...

Kroe                              - (sentendosi vinto) Il mio genio!... Ah!.. Ebbene... (Risoluto) Sì... Sono io... Vittorioso e pri­gioniero... Offeso e umiliato...

Silver                             - Affidatevi dunque a me!

Kroe                              -  Ah! Il vero liberatore!... (Lo abbraccia, poi ritraendosi) Ma sentite... Sì... Sono amareg­giato... Ma non soltanto degli uomini...

Silver                             - Anche delle donne... Lo so...

Kroe                              - (a sé) Lo sanno anche in America! Gli è che io sono amareggiato anche dagli scrupoli... Io sono un galantuomo... Temo che vi siano dei casi in cui effettivamente l'operazione non riesca... Si direbbe che in alcuni casi i pazienti invece di rin­savire, impazziscano di più...

Silver                             - E che vuol dire? Tutte le medicine, voi me lo insegnate, presentano casi di intolleranza!...

Kroe                              - E' vero!

Silver                             - Che importa tutto ciò a chi fabbrica, a chi smercia un prodotto? Una medicina prima di tutto deve far bene a chi la fabbrica... Essa vale per quel che se ne dice, non per quello che fa... Il lato commerciale non riguarda né voi, né la vostra intemerata coscienza... (Tendendogli la ma­no) Fatto, dunque?

Kroe                              - Un momento...

Silver                             - Non fatemi perdere altro tempo... Devo fare un cablo immediatamente... Vado a prendere la mia macchina, l'ho qui a due passi, e verrete con me in città da un notaio per la prima stesura d'un contratto di cessione e il versamento dell'anticipo, già depositato in banca... A rivederci, professor Kroe! Grande, immensurabile professor Kroe!... A fra poco... Aspettatemi... (Esce precipitoso).

Kroe                              - (rimasto solo, dopo qualche attimo di inton­timento, come non credendo a se stesso, si mette a cantare, a saltare, a ridere, a buttar all'aria libri, provocando un fracasso indescrivibile) Evviva! Evviva! La libertà! La gloria! La ricchezza. Guar­datemi! Sono il professor Kroe! Venite avanti o nemici! O crudeli negatori! O miserabili invidiosi! Sono io! Il vittorioso! Sono Kroe! Kroe! Sono Kroe! (Entrano Maurizio ed Elisa allarmati).

Maurizio                        - Che c'è? Che avviene?

Elisa                              - Dio mio! E' impazzito lui questa volta!

Kroe                              - Io? pazzo? Siete voi pazzi! (A Maurizio) Basta, caro, con la tua prigionia! Basta mimetizzarmi, nascondermi! L'America mi ha riconosciuto, mi vuole là! Milioni di dollari! Il mio sistema in fia­lette... Il sacrificio di Gesù compensato! Il grande patibolo del Golgota che sfolgora la sua luce vit­toriosa!...

Maurizio                        - Ma si può sapere che è successo?

Elisa                              - (a Maurizio) Lo so... E' un grande affare che propongono al professor Kroe.

Kroe                              - A me!

Maurizio                        - E hai detto di essere Kroe?

Kroe                              - L'ho detto! E ora lo griderò per tutta la strada fino in città e poi, quando sarò in aeroplano, su tutto l'Oceano Atlantico!... Lo deve sentire il mondo!... Addio caro! Ti saluto!...

Maurizio                        - Ma come ha potuto rintracciarti quel signore?...

Elisa                              - (ingenuamente) Non so...

Maurizio                        - (guardando Elisa) Ah! Sei stata tu a condurlo qui!...

Elisa                              - Ma io non gli ho detto nulla... Egli sa­peva che io ero la moglie del professor Kroe... Gliel'avranno detto... Infine è risaputo che io sono qui... E... (Si ferma).

Maurizio                        - E?...

Elisa                              - Mi parlò d'un grosso affare... Mi chiese se io lo conoscevo... Ho negato di essere sua moglie...

Kroe                              - Ma lasciala stare! Ha fatto benissimo! Mi ha ricompensato! (A lei, abbracciandola) Grazie, prima di moglie... nissimo! Mi ola) Grazie, mia cara, grazie! (A Maurizio, dopo averlo abbrac­ciato) Scusa, sai... (Tono) Sono stato io a dire chi ero... Io! Ohe! Due milioni di dollari! Perché? (Altro tono) Adesso ti rincresce eh? Ti rincresce di non dividerli! No, caro! Me li tengo tutti per me! E ti lascio mia moglie, che è poi la tua... E questa tomba nella quale volevi farmi morire! (Volgen­dosi verso il giardino) Una macchina! E' lui... Ascoltalo! E impara come si parla di me! Assisti al nuovo battesimo della mia gloria, decretato dalla più grande, la più libera, la più nobile, la più gio­vane e gagliarda delle nazioni! Addio, vecchia de­crepita Europa! (Con sprezzo a Maurizio ed Elisa) Addio, marci europei!... (Alla soglia appare Silver seguito da due uomini che si fermano sulla soglia).

Silver                             - (con risolutezza priva d'ogni galanteria e quasi dì educazione) Signori! Mani in alto!... (Elisa, Maurizio, Kroe, quasi meccanicamente, ub­bidiscono).

Maurizio                        - (reagendo' dopo un attimo di sbigotti­mento) Signore!...

Silver                             - (a Maurizio) M'inchino, signore... Non abbiate paura... Non siamo briganti... (Inchinandosi a Elisa) Signora!... (Rivolgendosi come per invocarne la testimonianza) Ho avuto il piacere di conoscere qui il celebre professor Cristiano Kroe... (Lo indica).

Maurizio                        - Ebbene?

Silver                             - (mettendo pesantemente una mano sulla spalla dì Kroe che quasi crolla) Io e i miei due amici siamo i rappresentanti di quel disgraziato po­polo il cui, re, guarito dall'intruglio di questo igno­bile ciarlatano, è tornato al Paese e lo ha gettato in una guerra. Nonostante tutti Io dissuadessero, credette improvvisamente ad una potenza militare che non aveva, sognò un ingrandimento territoriale che nessun nazionalismo giustificava, mandò al ma­cello centinaia di migliaia di giovani. Il Paese fu invaso, distrutto! Un lutto irreparabile, una rovina senza pari graverà per decine d'anni sulla nostra povera terra... Questo fu il trionfo della medicina del professor Kroe!... Il popolo vuole giustizia! Quel re è fuggito ed egli (altro colpo sulla spalla dì Kroe àie è annichilito) deve pagare... Lo abbiamo cercato per mesi e mesi... Io l'ho trovato e me Io porto là per farne giustizia!...

Maurizio                        - (intervenendo) Ah! no!... Anche il vostro re, signore, sarà stato una vittima della scienza... Si sacrificano tanti animali per la scienza, si può sacrificare anche un uomo...

Silver                             - Ma non un re, un capo di uno stato, quando questo re, questo1 capo, getta un popolo nel lutto e nella miseria! Qui non si tratta di aver sacrificato un uomo, sia pure un re... Qui, per causa sua, sono state sacrificate centinaia di migliaia di creature!... Qui c'è uno di quei lutti che, come tutti quelli delle guerre, si perpetuano nelle generazioni! Una guerra devia il corso dell'umanità... Lo fa retrocedere! Ferma tutto! Le arti, il pensiero, le scienze!... Distrugge ogni cosa! Vita, averi, ric­chezze, distrugge l'amore! Non si deve procedere contro chi ne fu Tunica causa? (Afferrando Kroe) Questo è l'ostaggio che vendicherà tutto!... (Fa un segno ai due uomini che vengono per afferrare Kroe).

Elisa                              - (con un grido) No!

Maurizio                        - (interponendosi) Non toccate quest'uomo! (Con fermo sguardo a Silver) Ma voi avete creduto proprio che egli sia Kroe? Lo sapete che siete entrato in una Casa di salute per gli am­malati di mente? Che dovreste prima di ogni cosa rivolgervi a me, suo direttore? Ah! (Dando in una risata) Ma voi non sapete che egli (indica Kroe) è uno dei miei malati?... Vittima anche lui, sì, del professor Kroe... Non sapete dunque che il professor Kroe è volontariamente impazzito?... S'è fatto iniet­tare lui stesso la materia ed è ricoverato in un ma­nicomio lontano, povero cencio inutile ed irrespon­sabile?... Costui non è che uno di quelli che eb­bero iniettata la sua materia cerebrale... Non guarì... O guarì come guariscono tutte quelle che anch'io, vedete, non esito a chiamare le sue vittime... Pare cioè che ragioni... Come il vostro re, insomma... Per questo egli si crede il professor Kroe... Non è invece che un povero insegnante... Lasciatelo... Ve lo ordino perché è un mio malato... Lo copre la pietà! (Imperioso, verso Kroe) Signor Keller... An­datevene!...

Kroe                              - (guardando con sguardo volutamente alluci­nato Silver e gli altri due) Che vogliono questi ignoranti? (A un loro moto) Ignoranti, sì... Sapete voi forse il significato geometrico dell'invariante sca­lare di un sistema di vettori? No? Bestie! Il valore assoluto dell'invariante scalare del sistema di due vettori applicati, è uguale al sestuplo del volume del tetraedro costruito sui due vettori!... (Lenta­mente esce, mentre tutti lo guardano allibiti).

Maurizio                        - (a Silver e agli altri due, additando la porta) Signori... Prego...

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

(La stessa scena degli altri atti: la parte sinistra del fondale è però sostituita da un assito davanti al quale sono delle travature che sostengono' il sof­fitto. Si deve capire che lo stabile è stato colpito da bombe e vi è in corso il suo riattamento. Salvo questo particolare, tutto è come prima. Maurizio è seduto alla scrivania e dì fronte a luì è Romolo, il sindaco).

Romolo                         - Creda, non posso. Un centesimo che è un centesimo, non posso.

Maurizio                        - Non parlate di centesimi, per carità! Voi potete parlare solo di milioni.

Romolo                         - Io? Milioni? E dove sono?

Maurizio                        -  Lo sapete voi dove li avete... Io no di certo... Cosa ne facciate poi, questo temo che non lo sappiate nemmeno voi. Non pensate mai che dovrete lasciarli qui?

Romolo                         - (che non capisce, stupito) Qui?!...

Maurizio                        - Qui sulla terra, voglio dire, il giorno che volerete in Cielo, dato e non concesso che un negoziante vi possa salire, con tutta la zavorra di peccati, di furti e di mangerie che ha accumulato...

Romolo                         - Se parla di me si sbaglia, signor dot­tore... Io ho sempre servito onestamente questa Casa, tanto quando c'era il professor Kroe, come da quando c'è lei... Le mie forniture hanno prezzi im­battibili... Sfido chiunque...

Maurizio                        - Tranne me, perché potrei farvi arros­sire... D burro a milleduecento lire... Il Dipartimento ha già fatto qualche osservazione... Questo si chia­ma rapinare! Altro che andar sulle strade! Almeno quelli arrischiano la pelle!,..

Romolo                         - Ma signor dottore! Ma i signori del Dipartimento Sanitario credono di essere prima della guerra? Ohe! E sì che a lei è venuta in casa!... (Accenna alla parete della sala rovinata).

Maurizio                        - Mi piacerebbe sapere dove l'avevate tutta quella merce che è saltata fuori adesso, d'un colpo... E cosa vi è costata quando l'avete compe­rata voi...

Romolo                         - Ma è il mercato che fa i prezzi, non noi...

Maurizio                        - Dico bene... Rapina a catena... Asso­ciazione a delinquere... Via! Via! Che non ho tempo di discutere di queste miserie... Ecco cinquantamila tonde...

Romolo                         -  Mi tira giù settemila lire!?

Maurizio                        - Andate là che voi me le ruberete lo stesso in seguito, nei conti che verranno... (Egli fir­ma un assegno e gitelo dà).

Romolo                         - (rassegnato a malincuore) Santo Dio!...

Maurizio                        - Fate bene a tenervi buono il Signore voialtri esercenti!... Ne avete bisogno...

Romolo                         - (intascando) Tutti ne abbiamo bisogno...

Maurizio                        - Firmate qui...

Romolo                         - (firmando) Bisogna sempre fare quello che vuol lei... E' inutile...

Maurizio                        - Quello che vuole l'onestà, dite... Lo sa­pete bene che hanno aperto quello spaccio coope­rativo che fa dei prezzi molto più addomesticati dei vostri...

Romolo                         - (ridendo) Gli spacci cooperativi! Quelli sì sono imbrogli!... Ma come? Non ha provato Vittorio, il suo cuoco? Non glie l'ha detto che roba vendono?

Maurizio                        - Come se io fossi tanto stupido da non sapere quello che passate sottobanco al cuoco perché trovi pessima l'ottima roba dello spaccio!...

Romolo                         - Cosa dice, signor dottore!...

Maurizio                        - Andiamo, andiamo... Evitate di es­sere giudicato da me... Aspettate uno più giusto di me e di tutti il giorno del giudizio!... Che allora, almeno, bugie non ne potrete dire!... (Si avviano).

Romolo                         - E dica un po', dottore... Non si sa nulla del professor Kroe?

Maurizio                        - Morto.

Romolo                         - (balzando) Morto? Ma no!

Maurizio                        - Morto per voi.

Romolo                         - Per me?!...

Maurizio                        -  Intendo dire che per voi, per me, per tutti non esiste più... Non si sa nulla, non si deve sapere, non si può sapere...

Romolo                         - Eh! quanta roba!...

Maurizio                        - Cercatelo fra i martiri di quella grande illusione che è la scienza medica...

Romolo                         - Troppo difficile... Eppure morto come intendo io non deve essere...

Maurizio                        - Basta che sia morto come intendo io... (Ha accompagnato Romolo che esce a sinistra, men­tre entra dall'altra parte Matilde) Che c'è, signorina?

Matilde                         - Ho portato la situazione.

Maurizio                        - Già... (Va, precedendola, alla scri­vania e vi si siede) Vediamo un po'... (Guarda i fogli) Crescono... La spedisco oggi... siamo già in ritardo...

Matilde                         - Crescono, sì... Se non è matto di questi tempi il mondo non saprei immaginarne altri... In accettazione ce ne un altro... L'hanno accompagnato gli infermieri dell'Assistenza con una dichiarazione del dottor Hauslich.

Maurizio                        - Ah! Deve trattarsi di persona altolocata, perché il dottor Hauslich ha una clientela si­gnorile.

Matilde                         - All'aspetto sì... Ora lo sta visitando il vostro assistente...

Maurizio                        - (la guarda a lungo) Già... (Pausa).

Matilde                         - Cosa avete da guardarmi così?

Maurizio                        - Siete molto carina stamane...

Matilde                         - Dottore, sono sei anni che sto in questa Casa... Mi pare che avreste dovuto accor­gervi che sto appassendo.

Maurizio                        - Comunque, appassite in modo carino.

Matilde                         - Non è un complimento.

Maurizio                        - Sì che lo è... Voi state avviandovi a quell'età che Balzac definiva « l'accordo forte » delle donne: fra i trenta e i quaranta. Fate male ad av­vicinarvi a malincuore.

Matilde                         - A malincuore? Io non sono né con­tenta né scontenta... Tanto non c'è nulla da fare... Invecchiare bisogna invecchiare... Quando sarà, cercherò di farlo con eleganza e con rassegnazione.

Maurizio                        - Brava... E non pensate più a spo­sarvi"?

Matilde                         - No... Sapete bene che la guerra mi ha derubata del mio amore... Gli volevo bene...

Maurizio                        - Restar fedele ad un morto, così, mi pare un'esagerazione...

Matilde                         - E' più difficile rimaner fedele ad un morto che ad un vivo, lo so... Ma è più santo...

Maurizio                        - E dire che io vi avrei sposata volen­tieri e vi sposerei ancora...

Matilde                         - (ridendo, scettica) Voi"? Con quel bell'esempio di fedeltà che avete dato con la si­gnora Kroe!... L'avete abbandonata...

Maurizio                        - No... E' lei che ha abbandonato me... 0 meglio eravamo giunti, con curiosa ma comodis­sima coincidenza, ad un grado di saturazione con­temporanea... Come vi sono le unioni felici, vi pos­sono essere le separazioni, le disunioni felici, quan­do cioè due coniugi, o anche due amanti, si stan­cano contemporaneamente... Il periodo più penoso di una convivenza è quando uno comincia ad an­noiarsi e l'altro no... Ecco allora le liti, i dispetti, le scene... Quando invece la noia arriva nella stessa misura per ambedue il distacco diventa spontaneo, naturale, vorrei dire pacifico...

Matilde                         - Ma vi sono casi in cui non avviene mai.

Maurizio                        - Casi rari di vera felicità, ammetto...

Matilde                         - Beati quelli cui capita...

Maurizio                        - Ahi II matrimonio non ha dei beati... Ha dei martiri.

Matilde                         - Siete antipatico, dottore, col vostro pessimismo... Non vi siete sposato e parlate male del matrimonio... Diffamate un'istituzione che avete per di più ignobilmente sfruttata... Pensate se que­sta potrebbe essere una buona raccomandazione per vedere in voi un marito...

Maurizio                        - Sfruttato?! Sono stato l'amante di una donna sposata... E chi non lo è stato? Una donna sposata la quale mi ha tradito...

Matilde                         - Era il meno che vi potesse capitare... In genere in queste avventure si arrischia di più.

Maurizio                        - La quale donna per uno di quei con­torcimenti psicologici di cui sono capaci solo le donne, si è innamorata ancora di suo marito...

Matilde                         - Innamorata non direi... Direi impie­tosita... Anzi preciserei che si è impietosita prima di se stessa e poi del marito... E a proposito del marito, il professor Kroe lo teniamo sempre qui col suo falso nome e gratuitamente"?...

Maurizio                        - Che volete"? Ha paura di uscire pel mondo... Ricorderete bene l'avventura di due anni ha col falso colonnello... Il rumore che si è fatto intorno a lui con gli altri casi...

Matilde                         - Ricordo anche, e ne rido ancora, quello dei due bambini negri che volevano appioppargli, nati da quel marito cui lui aveva fatto l'iniezione estraendo il siero dal cervello di un negro...

Maurizio                        - Poveraccio! E' stato vittima d'un sogno... Il che è peggio che essere vittime della realtà... E del resto io non fui danneggiato"? Non perdetti l'eredità di mio zio?

Matilde                         - Vi siete ripagato con questa Casa...

Maurizio                        - Questa Casa non è più mia... Lo sa­pete bene... E' stata assorbita dal Dipartimento della Sanità... Io non ne sono che uno stipendiato.

Matilde                         - Ma egli invece ha perduto tutto... Gli hanno sequestrato tutto...

Maurizio                        - Bisogna purtroppo tenerlo qui anche se volesse andarsene...

Matilde                         - Perché dite « purtroppo »-

Maurizio                        - Perché costa... Io non posso metterlo nell'elenco dei malati... Il Dipartimento esige dei documenti al riguardo. La spesa per lui non può gravare che sul mio bilancio privato... Bisognerebbe che impazzisse veramente...

Matilde                         - E' l'ironia della vita... Pagate al marito le grazie della moglie che avete godute... (Volgen­dosi verso il giardino) Ecco la signora Elisa... Viene per la sua visita quotidiana. E' entrata dal giardino... Vado ad avvisare il professor Kroe... (Entra Elisa).

Elisa                              - Buongiorno...

Maurizio                        - Buongiorno, madama...

Elisa                              - (a Matilde) Buongiorno, signorina... Aspet­tate a chiamare mio marito... Devo prima parlare con lui. (indica Maurizio).

Matilde                         - Va bene... (Esce a sinistra).

Maurizio                        - Che c'è di grave?

Elisa                              - Ho bisogno di quattrini.

Maurizio                        - Ancora"? Ma io sono stufo!... Non ho mai visto una situazione più grottesca... Mantengo il marito, mantengo la moglie... Parola d'onore, ho la convinzione che il vero matto qui dentro sono io che li dovrei curare...

Elisa                              - Mio caro... Di che cosa vuoi che viva io? Dentro qui,'no... Fuori bisogna bene che abbia un alloggio... A determinate ore bisogna bene che io mangi... E' nell'ordine normale delle cose... Non posso mica fare come i gatti che vivono da tutti e da nessuno... Del resto cosa ti sono costata quando ero la tua amante? Nulla... Paghi adesso. E' già un vantaggio questo pagamento posticipato...

Maurizio                        - Come logica femminile siamo perfet­tamente a posto.

Elisa                              - (dandogli delle buste) Guarda qui... Sono dei conti arretrati... E poi un po' da spiccioli... Inol­tre sai che devo andare a fare la mia cura termale...

Maurizio                        - (sbuffando) So... So...

Elisa                              - Hai il vantaggio che per un mese non ti starò fra i piedi... Tante volte si paga più volentieri perché le donne stiano lontane che non vicine...

Maurizio                        - Oh! Per il fastidio che mi dai... All'infuori degli idilli senili fra te e tuo marito ai quali mi tocca assistere,..

Elisa                              - Poveretto...

Maurizio                        - Fammi il piacere di non urtarmi con la tua pietà troppo postuma... Nulla è più odioso di questi pentimenti rinviati... La situazione è così, e sopportiamola almeno con un dignitoso silenzio...

Elisa                              - Ebbene che c'è di strano? Che c'è di ur­tante? La situazione di mio marito mi infonde pena... E' povero... Solo... Questa Casa è per lui né più né meno che un ricovero di mendicità...

Maurizio                        - Quanti vorrebbero finir mendici così.

Elisa                              - Era un uomo che aspettava la gloria...

Maurizio                        - La gloria è femmina e fa spesso le corna... E poi che gloria doveva aspettarsi da una stramberia come quella?

Elisa                              - Alla quale tu, però, hai partecipato, hai collaborato, e hai sfruttato anche tu.

Maurizio                        - Col vantaggio che sai! L'eredità di mio zio dove la metti?

Elisa                              - Eppure io sento che quell'uomo ha ancora qualcosa da dire alla scienza.

Maurizio                        - Non domando di meglio che una prova tangibile di una sua alterazione mentale... Anzi oggi farò una prova... Se esplode lo metto in carico al Dipartimento e non lo mantengo più...

Elisa                              - Sei sconciamente esoso...

Maurizio                        - Non è questione di quattrini! E' anche la situazione morale: mantenere il marito della mia ex amante.

Elisa                              - Se mai sarebbe lui a non dover soppor­tare una situazione simile!

Maurizio                        - Ma egli ne gode con qualche legit­timità: il gusto della vendetta. Vi sono dei mariti che si vendicano morendo e obbligando così l'amante a sposare la vedova: è la vendetta classica, suprema, totale... Invece lui l'ha resa ancor più clamorosa: mi fa mantenere la moglie, e resta vivo, e in più si fa mantenere...

Elisa                              - Chi lo direbbe che dal tempo del nostro primo amore saremmo arrivati a dirci queste cose!...

Maurizio                        - Anche l'amore, come tutte le cose del mondo, ha la sua parabola... Quello che più usurpa l'aggettivo di «eterno» è proprio l'amore... (Entra Kroe dal giardino con due volumi sotto il braccio).

Kroe                              - Buongiorno...

Elisa                              - Addio, caro... Come va?

Kroe                              - Benissimo...

Maurizio                        - (nervoso) Vorrei sapere cosa stai far­neticando ancora su quei libri... Bisognerà proprio che venga la morte a farti smettere?

Elisa                              - Poverino! Lo vuoi anche morto, ora?

Kroe                              - (solenne) La morte, sì! Solo quella può spegnere questo vulcano! (Sì batte la fronte).

Maurizio                        - Non ti bastano tutti i terremoti che hai scatenati col tuo vulcano?

Kroe                              - Non capisco che fastidio io ti dia...

Maurizio                        -  Magari tu me ne dessi! Avrei proprio bisogno che tu facessi qualcosa di pericoloso, di catastrofico, che tu uccidessi qualcuno...

Kroe                              - Se cominciassi da te?

Maurizio                        - Pur che tu cominci a fare qualcosa!... Invece sei l'ordine, la precisione, la tranquillità più esasperante! (Entra Matilde).

Matilde                         - (dalla soglia, a Maurizio) Dottore... Vuol vedere quel nuovo venuto?

Maurizio                        - Vengo subito... (Esce Matilde).

Elisa                              - (si siede vicino a Kroe, sul divano) Hai sentito? Smettila con i tuoi studi inutili!

Kroe                              - Inutili? Non offenderli e non offendermi! C'è una ragione perché io non debba smettere que­sta generosa fatica a prò dell'umanità!

Elisa                              - Ma che te ne fai dell'umanità? Se non esiste! Hai pur visto la guerra! Non ti sei accorto che l'umanità è una masnada di lupi?

Kroe                              - No... Tu non capisci niente... Tu non hai mai capito niente... Già!... La più grande illusione dell'uomo, che ha generato le più drammatiche conseguenze, è quella di aver creduto che le donne abbiano un cervello... E' o non è un fatto reale che la mia applicazione, il trapianto cioè del cer­vello, crea delle alterazioni psichiche? Ha o no conseguenze sul raziocinio umano e quindi sulle azioni? Ci deve essere qualcosa di non perfezio­nato... Non si arriva mai di colpo alla perfezione... Ci si arriva per gradi... Io mi pongo ora questa domanda: perché quando è avvenuto il bombarda­mento di questa Casa e i malati sono rimasti liberi sono fuggiti tutti e poi, uno alla volta, sono tornati qui volontariamente? Allora il manicomio è fuori, non qui!... Dove ho sbagliato io? E perché? Vedia­mo per esempio il tuo caso... Tu mi facevi le corna...

Elisa                              - Oh! perché parli di queste cose?

Kroe                              - Che c'è di male? E' un fatto acquisito, una realtà storica... Non passerà alla storia perché se si dovesse fare la storia di tutti questi infortuni non ci sarebbe posto per mettere altro avvenimento. Dunque... Tu mi facevi le corna e io ti ritenevo pazza... Era infatti pazzesco che tu mi facessi le corna dato che non le meritavo affatto... Invece me le facevi perché eri sana...

Elisa                              - Caro, non rinvanghiamo... Ora ti amo.

Kroe                              - Mi ami? Che strane evoluzioni ha l'amore per una donna!...

Elisa                              - Sì, mi fai pena, mi ispiri rispetto, venera­zione... Vedi che tutti i giorni sono qui per scal­darmi alla fiamma del tuo genio.

Kroe                              - Prendimi in giro, ora...

Elisa                              - Non ti prendo affatto in giro... Sento il bisogno di esserti vicina, di vivere la tua vita.

Kroe                              - Vivere la mia vita! (Ride) Le donne vivono la vita degli uomini solo quando è fatta di diverti­menti, di lussi, di begli abiti, di ricchezze infine... La mia vita è invece dentro qui... E io voglio risol­vere il segreto della psiche umana... Deve esserci... Non è possibile, capisci, che io mi sbagli... Io ho dominato il cervello umano, l'ho addomesticato, l'ho guidato, mi sono impossessato della sua strut­tura, ho trovato il modo di mutarne la irradiazione... Ci devono essere delle onde eteree che si possono comandare... Io le ho afferrate... Ora devo guidarle.

Elisa                              - Senti, caro... Lascia andare... Tu hai voluto guarire i pazzi... Non hai fatto altro che cambiarne la natura, la qualità... Come cambiar colore a una stoffa... Ma il tessuto è rimasto quello... Si è pazzi o sani, non secondo quello che effetti­vamente si è, ma per quello che ci giudicano gli altri... Tu sei sano, vero? E gli altri ti giudicano pazzo... E quelli che tu chiami pazzi sono savi... Tu stesso l'hai affermato un momento fa... Stai tranquillo e lasciaci tranquilli. Io ho mancato verso di te, lo so, lo capisco, lo confesso, ma l'ho fatto come donna... Come moglie, invece, io ho vissuto la tua tragedia...

Kroe                              - Magnifica questa distinzione fra donna e moglie!... Carina!... E soprattutto comoda... Sicché, per non essere quello che sono stato io, bisognerebbe che la moglie non fosse una donna... Ma che cosa allora?

Elisa                              - Lascia perdere il passato, t'ho detto... Credi invece a quello che t’ho detto... Quando pareva proprio che tu compissi con successo il viaggio di Astolfo in cerca del cervello di Orlando, ti ho se­guito... Non mi sono forse prestata per il tuo primo esperimento?

Kroe                              - E' vero... Ma poi sei tornata indietro... Ti sei lasciata guarire a mia insaputa... Dunque avresti dovuto essere tornata quella che eri... In­vece... Lo eri o lo sei diventata? E se non lo eri perché lo sei diventata? E non diventandolo cosa eri? Vedi che guazzabuglio?... Io non mi ci racca­pezzo più... C'è da diventar matti sul serio, non per burla come te...

Elisa                              - Tu devi assolutamente dimenticare tutto... Tutto, capisci? Le sconfitte, le umiliazioni, le of­fese... Devi vivere in pace soprattutto con te stesso, altrimenti può finir male...

Kroe                              - Come sarebbe a dire?

Elisa                              - Sarebbe a dire che il dottor Maurizio ti scaccerebbe da qui... E dove andresti allora? Dove andremmo? Con che vivere? Il tuo nome purtroppo invece di rifulgere, come certo meritava, è offu­scato... Non hai più credito come medico... E alla tua età cosa faresti d'altro?

Kroe                              - E perché mi dovrebbe scacciare?

Elisa                              - Eh! Se diventi matto... Maurizio non aspetta che questa occasione... Per non mantenerti più... Per mandarti con un certificato suo, di auten­tica infermità, in un altro manicomio...

Kroe                              - Anche questa congiura contro di me? Questo supremo ridicolo? Il professor Kroe, l'uomo che guarisce la pazzia, relegato a sua volta in una casa di autentici forsennati? Il colmo della beffa?

Elisa                              - Ma no! Questo non sarà mai... Se stai quieto... Ma se torni a farneticare col tuo sistema, con la tua formula... Devi convenire che invece di Astolfo sei diventato Icaro... Che il volo non è riu­scito... Ostinandoti diventi pericoloso... Infine t'è andata bene... Ti abbiamo salvato... Non buttarti ancora in mare...

Kroe                              - Ebbene, ammetto d'aver sbagliato, ma perseverando... Sbagliando s'impara...

Elisa                              - E non hai imparato abbastanza sbagliando? (Entra Maurizio).

Maurizio                        - Sempre calmo?

Kroe                              - (esplodendo e gridando) Cosa vuoi che faccia, imbecille!...

Maurizio                        - Cos'è? Una crisi? Dio lo benedica!.»

Elisa                              - (intervenendo) Ma no... Sei tu che lo irriti... Via!... (Squilla il telefono).

Maurizio                        - (all'apparecchio) Sì... Eh? No... Lo lasci girare per il giardino... Mai rinchiuderli su­bito... Per carità... Libero! Libero! Che giri... Che veda... Eh? Va bene... (Depone il cornetto. Osser­vando Kroe) Ingrassi!... Dovresti fare del moto.

Kroe                              -  E dove vuoi che vada? Non posso fare che delle passeggiate da recluso... Ma sto benone sai? Se ti fa dispiacere ne ho piacere... Sto benone... Non ho mai avuto la testa così calibrata, bilanciata...

Maurizio                        - Ebbene... Devo dirti qualcosa che ti disturberà...

Kroe                              - Sentiamola...

Maurizio                        - (dopo un cenno di intesa con Elisa) Tua moglie ha un nuovo amante.

Kroe                              - Ama la varietà... E' una forma mentale degna di rispetto. Comunque, se è vero, siamo becchi tutti e due... Tu più di me perché io ero un marito teorico, e tu pratico... Le mie corna sono simboliche, le tue sono reali...

Maurizio                        - Ti dico che ha un amante...

Kroe                              - Ho capito...

Maurizio                        - ...ed è qui... E’ il colonnello Silver...

Kroe                              - (ha un sussulto, ma si domina subito) Allora non è un nuovo amante...

Maurizio                        - Sì... Perché allora non Io era...

Kroe                              - Ah!... Ma guarda!...

Maurizio                        - E la porta via...

Kroe                              - Basta che non porti via me...

Elisa                              - Basta! Non dire delle sciocche fandonie e non farti gioco di lui per dei bassi interessi... (A Kroe) Non crederlo, caro... Sono tutta tua...

Kroe                              - Grazie... Ma non me ne importa niente... Io non ricevo merce di ritorno... (Trilla il telefono).

Maurizio                        - Pronto? Eh? Che dite?... Non capisco bene... (Viva attenzione) Ah!... Ora sì... Fra quan­to?... Ora vengo... Farò io stesso un giro prima... Dite al dottor Ignaz che mi aspetti... (Depone il cornetto. A Elisa) Fra poco arriva una visita dell'ispettore generale del Dipartimento di Sanità... Vado a vedere se tutto è in ordine... Tu vattene a casa... (A Kroe) E tu vattene in camera tua e mettiti la divisa da infermiere...

Kroe                              - Come l'altra volta?

Maurizio                        - Sì... E anche come infermiere cerca di non farti vedere.

Kroe                              - L'altra volta m'hai fatto vedere da cuoco...

Maurizio                        - Vestiti da cuoco se credi... L'impor­tante è che tu non dia per nessun motivo nell'oc­chio... (Frettoloso esce con Elisa. Kroe rimane un po' seduto, mentre compare alla soglia Linz).

Linz                               - (entra circospetto, guardandosi attorno, come chi veda per la prima volta il luogo) Permesso?

Kroe                              - (volgendosi) Avanti... Chi è?

Linz                               - Oh!... (Cerimonioso) Scusatemi... (Si guar­da attorno) Che bel sito qui!... Peccato.., (Accenna all'impalcatura) Eh! La guerra!... Ma non ne verrà più un'altra sa... E io so il perché...

Kroe                              - Ma scusi... Lei chi è?

Linz                               - Io? Sono venuto ora ora... Ricoverato qui... E lei, scusi... E' un malato?

Kroe                              - No... No... Io sto benissimo...

Linz                               - Anch'io...

Kroe                              - Toh! E perché l'hanno mandato qui?

Linz                               - Perché ho trovato il modo di guarire i pazzi...

Kroe                              - (balzando) Anche lei?!

Linz                               - Come anch'io?... Io!... Io solo! No, anch'io...

Kroe                              - No... Dicevo... Ma scusi... L'ho pregato di dirmi chi è...

Linz                               - Sono il prof. Kreutzer Linz già ordinario dell'Università di Calcutta...

Kroe                              - (sospeso, il fiato a mezzo) Lei?! Proprio lei?

Linz                               - Perché? Mi ha sentito nominare?

Kroe                              - Ho sentito una sua conferenza anni fa al Collegio Orientale di Roma...

Linz                               - Lei?! Allora chi è lei?

Kroe                              - Niente... Ero uno del pubblico...

Linz                               - E che pubblico... Come ricordo quella grandiosa città! Solenne, maestosa!... Come mi fa piacere... E lei cosa fa qui?...

Kroe                              - Nulla... Sono un amico del direttore...

Linz                               - Ma s'interessa di studi orientali! Se è venuto a sentire la mia conferenza...

Kroe                              - Già... Così... Ma mi dica... Lei ha trovato il modo di guarire i pazzi?...

Linz                               - Sì... Lei ha sentito parlare di quel dottor Kroe?...

Kroe                              - (ansioso) Sì... Ebbene?

Linz                               - La prego di non confondermi con quel­l'asino, sa?

Kroe                              - (balzando) Asino?!...

Linz                               - Oh Dio... Del tutto no... Ma aveva una cultura orientale imparaticcia... Ha trovato sì la for­mula caldea, ma...

Kroe                              - (sempre in ansia) Ma?

Linz                               - Ma non ha saputo applicarla, o meglio non ha saputo andare fino in fondo...

Kroe                              - Da quanto mi risulta il poveraccio è andato proprio in fondo... A picco però...

Linz                               - Perché era ignorante... Perché non ha saputo leggere fino al mistero, all'enigma... La for­mula era giusta... Il trattamento chimico, diremo, della materia estratta era anche geniale, lo devo dire... Io, in confidenza, l'ho saputa perché sua mo­glie durante la guerra lo abbandonò... Lo sa che era anche becco?...

Kroe                              - Lo so... E' un infortunio così comune...

Linz                               - Sua moglie divenne la mia amante...

Kroe                              - (gli stringe la mano) Come allarga la pa­rentela!

Linz                               - (sospeso) Che vuol dire?... Cosa ha detto?

Kroe                              - Nulla... Mi compiaccio con lei... Era una sì bella donna...

Linz                               -  Ah, sì!... E da un assistente del professor Kroe che io non conoscevo si fece dare la ricetta del trattamento... Geniale, sì!... devo dirlo... Ma ecco dove cascò l'asino, voglio dire il professor Kroe... Fra le più importanti scoperte fatte dal De Sarzec fra le rovine di Warka - l'Ereck della « Genesi », l'Orehoc dei Greci - dove era una celebre scuola di eruditi che fornì i più curiosi documenti della biblioteca di Ninive, si è trovata infatti la ricetta contro la pazzia, guarita col sistema che arieggiava vagamente a quello che i medici oggi chiamano omeopatico: prendere una determinata parte del cervello di un pazzo e inocularlo in un altro...

Kroe                              - Come? Di un pazzo?

Linz                               - Lasciatemi dire... E li guarivano... E come! Non per nulla la civiltà antica era più grande, più ricca, più splendida della nostra!... Questa redenzione, questa « bonifica umana » come il Kroe nella sua illusione la chiamò,, fu attuata fin dai tempi anteriori al regno di Sargon... Tracce di essa furono trovate nei libri, diremo meglio nelle tavole preziose nascoste a Senkereh all'annunzio del Di­luvio, tradotte poi dal Loftus dove certo quel sem­plicione di Kroe, dico semplicione più come storico che come medico, e degno del resto d'esser becco...

Kroe                              - Lasciate andare questi particolari...

Linz                               - Lo dico perché c'è sempre una relazione psicologica in questi casi e servirà anche all'appli­cazione della cura...

Kroe                              - Ah! Allora mi troverete ferrato...

Linz                               - Eh?

Kroe                              - Nulla... Proseguite, vi prego...

Linz                               - Ma quei nostri antichissimi prendevano il cervello di un sano, mentre il Kroe prendeva quello di un pazzo.

Kroe                              - (sbottando) Signore!... Becco fin che vo­lete, ma devo dirvi che il professor Kroe sono io!...

Linz                               - Voi!

Kroe                              - Sì...

Linz                               - Qui dentro"?

Kroe                              - Per la stessa ragione che hanno messo voi...

Linz                               - Oh!... Ma voi siete un pazzo... (A sé) Sono incappato in un pazzo!

Kroe                              - Signore... Voi potrete credere che io sia un pazzo. Ma sono qui sano di mente, nascosto per sfuggire alla guerra che mi fu fatta...

Linz                               - (vincendo lo stupore e convincendosi poco a poco) Oh! Ne ho sentito ben parlare! Ah! Siete voi!... Scusatemi gli apprezzamenti... Ma allora po­tremo associarci... Oh! Quale fortuna!

Kroe                              - E' la mia, signore! Ma ditemi perché io non avrei saputo... Io prendevo il cervello di un sano!

Linz                               - Amico mio! (Abbracciandolo) Credevate di prendere il cervello di un sano... Credevate... Ma prendevate quello di un pazzo... Perché dovete sapere - ed ecco il segreto, l'arcano, il grande « per­ché» da me svelato - dovete sapere che i risultati di quella meravigliosa terapia che doveva distrug­gere una malattia biblica, venivano registrati: da una parte si scrivevano i guariti, cioè i sani, dall'altea quelli da guarire, cioè i pazzi... Ma un giorno un amanuense distratto, cominciò a scrivere i pazzi dalla parte dei sani e i sani dalla parte dei pazzi... Nessuno s'accorse di quell'errore, di quello scambio di registri diciamo così... E quell'errore continuò per secoli e arrivò fino a noi, facendo camminare il mondo su quel banale errore, su quell'equivoco...

Kroe                              - Dio mio! Allora noi?... Io?... Voi?...

Linz                               - Siamo dei pazzi che con la più santa inge­nuità abbiamo rinchiuso in manicomio dei sani e lasciamo circolare dei pazzi... Ma guardatevi intor­no... Credete voi che se i pazzi veri fossero proprio distinti dai sani, fossero ben isolati, il mondo cam­minerebbe così? Credendo di prendere un sano prendevate un pazzo e curavate un savio, impazzendolo...

Kroe                              - (afferrandosi a luì) Amico! Allora si po­trebbe rimediare! Rifacciamo le cure... Ah! Ora capisco! Questo è il vero « Eureka » di archimedica memoria! Oh! Grande benefattore! (Lo abbraccia) Novello Colombo!.,. Novello Galileo!... Keplero! Newton!... Combattiamo insieme! Divideremo la gloria, l'immortalità! Il mondo eleverà una statua gemellare... Io e voi abbracciati! Così!...

Linz                               - Sì!... Dobbiamo farlo...

Kroe                              - Ma, scusate... Se voi siete andato più in  là di me, se avete letto quell'ignoto che i miei occhi non hanno penetrato, perché non l'avete gridato? E perché, se potevate realizzare il gran sogno, non l'avete fatto e vi siete lasciato mettere qui dentro?

Linz                               - No, mio caro... Mi sono fatto mettere dentro io, per trovare un po' di pace... Appunto per realizzare! E' bastato che io dicessi che volevo far quello che Kroe non ha saputo fare per avere il passaporto immediato per il manicomio! Quello che cercavo! E, scusatemi, non avevano torto, dopo tutto, con i risultati delle vostre scoperte imper­fette... Dovete convenirne... Gli è che - detto fra noi - i medici ci combattono perché non vogliono perdere la loro posizione, cessare il loro mestiere!...

Kroe                              - Eh, certo! Ma ora!...

Linz                               - Ora, uniti vinceremo! Li sbaraglieremo!...

Kroe                              - Ora abbiamo in mano la chiave!... Ci soster­remo a vicenda!...

Linz                               - Con tutto il cuore!... Ma...

Kroe                              - Ebbene? Cos'è questa vostra esitazione?

Linz                               - Il difficile oggi, mio caro, è distinguere i sani dai pazzi... Il problema più grave è quello... (In questo momento entra Maurizio che fa acco­modare Ignaz, l'ispettore generale).

Maurizio                        - (a Ignaz, senza ancora aver scorto Kroe e Linz) Questa è la sala di direzione... (Si accorge dei due abbracciati e allibisce) Che è?

Ignaz                             - Chi sono questi due?

Maurizio                        - (balbettando) Il cuoco...

Kroe                              - (violento) Che cuoco! Io, signor ispettore, sono il professor Kroe e questo è il professor Kreutzer Linz! Giù il cappello! Inchinateci! Ora l'abbiamo la formula vera! Siete voi i pazzi che noi dobbiamo guarire!... Abbiamo scoperto il grande mistero...

Linz                               - Abbiamo rotto l'ultimo diaframma!

Kroe                              - Largo, signore! Largo ai nostri genii!...

Ignaz                             - Kroe?! (A Maurizio, severo) Voi tenete Kroe qui?! E lo avete lasciato fare, gli lasciate fare questa propaganda!

Maurizio                        - (balbettando) Ma...

Ignaz                             -(imperiosissimo) Trasferite immediata­mente questi due al Frenocomio di Stato... Ci penso io! Non scappano più!...

Linz                               - Cosa vi dicevo, amico? Distinguerli è im­possibile!...

Kroe                              - Ma signore!

Ignaz                             - Zitto! Non parlo con voi!... (A Maurizio) Chiamate due infermieri: me li porto via io!... Figu­ratevi poi... Ancora quella turpe storiella! Non se ne deve sentire più parlare! Mai più... Fra l'altro vorrebbero rovinare la nostra camera!... Via, presto!

FINE