Il volere del fato

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IL VOLERE DEL FATO

IL VOLERE DEL FATO

DI GIUSEPPE TOSCANO

COMMEDIA IN DUE ATTI

LINGUA  ITALIANA

CON SCENA FISSA

LA TRAMA

Si svolge in un qualsiasi paese dell'entroterra, scorre delicatamente senza mai scadere nel volgare, affronta un tema serio con ironia e ilarità. Ne consegue un'opera di eccezionale contenuto etico e morale. E' la storia di una famiglia benestante angustiata dalla oppressiva presenza di un padre padrone che ritrova la giusta dimensione a seguito di un sogno molto premonitore.

PERSONAGGI

MASSARO PEPPINO

Anni 50

DONNA CONCETTA # (moglie di Peppino)

Anni 48

TONINO (figlio di Peppino)

Anni 25

MARIUCCIA # (figlia di Peppino)

Anni 23

DON  PASQUALE

Anni 48

DONNA NINA (moglie di Pasquale)

Anni 42

GINO (figlio di Pasquale)

Anni 25

SUOR CLEMENTINA (sorella di Nina)

Anni 38

MICHELE # (amico di Peppino)

Anni 46

PINOTTO # (garzone)

Anni 24

ROSETTA # (voce dal cortile)

VOCI

E' IMPLICITA L'AUTORIZZAZIONE PER LA EVENTUALE RAPPRESENTAZIONE IN PUBBLICO

QUESTA OPERA E' PROTETTA DALLA SIAE  (SOCIETA' ITALIANA DEGLI AUTORI ED EDITORI)

LE CARATTERISTICHE

MASSARO PEPPINO # E' la tipica figura del padre-padrone, prepotente, non lascia spazio alle idee degli altri, corporatura robusta.

DONNA CONCETTA # Ha perduto ogni aspirazione, cerca di farsi valere solo per difendere i figli dalla prepotenza del marito, figura minuta, invecchiata precocemente, dimostra più anni di quanti ne ha.

TONINO # Stravagante, indelicato, completamente insensibile all'arroganza del padre, provocatorio, corporatura normale.

MARIUCCIA # Fine, delicata, soffre della situazione familiare, corporatura normale.

DON PASQUALE E' un galantuomo, aperto di mentalità, non gli dispiace sfoggiare la sua posizione borghese, longilineo, asciutto.

DONNA NINA Gentile, garbata, veste elegantemente senza ostentazione, corporatura normale.

GINO E' un ragazzo normale, nessuna particolarità.

SUOR CLEMENTINA Religiosa convinta, corporatura robusta.

MICHELE # Amico sincero, la sua galanteria lo coinvolgerà suo malgrado nel sogno di Peppino, corporatura pesante, pancia accentuata.

PINOTTO # Disadattato, cerca di inserirsi in ogni situazione, caratteristica particolare è il suo modo di ripetere sempre con la stessa cantilena "Qua sono!".

ROSETTA # E' la voce di una popolana abituata a fare vita di cortile.

VOCI Sono le voci di persone che chiamano PEPPINO # all'inizio del sogno.

VOCE E' la voce che si può attribuire: alla propria coscienza, al passato che ritorna, ad una ammonizione Divina, profonda, molto roboante.

SCENOGRAFIA

Elementi indispensabili sono: una porta sulla destra che è l'ingresso dall'esterno e una porta sulla sinistra che indica. L'ingresso alle altre stanze, al centro della stanza una finestra da dove s'intravedono i tetti delle case vicine. Arredamento povero e scarno: una credenza a parete, un tavolo con due sedie, altre due sedie a parete.

DURATA     min. 90  circa

AMBIENTAZIONE   ANNI  60

ATTO PRIMO

(L'apertura del sipario trova CONCETTA # seduta a rammendare calzini, dalla finestra aperta si sente la voce di ROSETTA # che canta una canzoncina popolare, CONCETTA # si alza, chiude la finestra, riprende a cucire).

TONINO # (entra in pigiama, sbadiglia, si stiracchia) Mammà, ancora non hai finito con questi calzini?

CONCETTA # Un momento… Ho quasi finito figlio mio! Ma proprio questi calzini dovevi metterti oggi… Ora aspetta un momentino che ho quasi finito. Glielo dici a mamma tua dove te ne vai ora?

TONINO # Mammà, ma sono sempre un bambino? Ora sono più grandicello, ora ho altre esigenze, mammà… (alludendo e mimando la guida di un’auto).

CONCETTA # (capisce l’allusione) Figlio mio benedetto, ma perché insisti sempre con questa storia della macchina, tanto lo sai perfettamente come la pensa tuo padre.

PINOTTO # (entra) Qua sono! Buongiorno donna Concetta, buongiorno Tonino.

TONINO # Pinotto, ci mancavi solo tu, oggi!

CONCETTA # (A Tonino) E lascialo perdere questo povero innocente. (a Pinotto) Che c’è Pinotto? Cosa sei venuto a fare?

PINOTTO # Qua sono! Passavo da queste parti, allora mi sono detto…

TONINO # Mammà, lo sai benissimo che è venuto perché vuole il solito bicchiere di vino.

CONCETTA # E’ vero, Pinotto?

PINOTTO # Qua sono! Donna Concè, fuori c’è una calura… che fa venire una sete…

CONCETTA # Pinotto, ci siamo capiti, (Gli riempie un bicchiere di vino) Ecco, tieni.

PINOTTO # Tante grazie, donna Concetta, (beve bagnandosi) Qua sono! Donna Concetta, se tutti fossero come voi….

TONINO # Saresti sempre ubriaco marcio.

PINOTTO # Ora devo andare… Buongiorno donna Concetta, (esce).

CONCETTA # Ciao Pinotto.

TONINO # Tu mi devi aiutare! Sono tuo figlio… Hai il dovere di aiutarmi!

CONCETTA # E quel dovere che ho con te dice anche che devo sempre questionare con tuo padre? Dice anche che mi devo far venire sempre il mal di testa?… Che poi a volerla dire onestamente non è che abbia tutti i torti a non volerti dare la macchina, per una volta che te l’ha data, neanche se l’avessi fatto apposta, ti vai a infilare nel pollaio della signora Filippa… E tutte le galline che scappavano a destra e a manca, per non parlare dei danni che hai fatto! (gli porge i calzini che ha finito di rammendare) Ecco qua i calzini!

TONINO # (Giustificandosi) Che cosa ci posso fare io se la signora Filippa aveva lasciato il pollaio aperto… (deciso) Questo capita proprio perché non me la posso prendere mai, come imparo a guidare in questo modo! E poi faccio danni… Per forza! Guarda questi calzini, sono tutti bucati come uno scolapasta, i pantaloni tutti rattoppati, la camicia…

CONCETTA # Tonino! Stai facendo una sfilata di moda, ora?

TONINO # Mammà, non è che mi lamento per queste cose, (accenna al vestito) ma sono l’unico tra tutti i miei amici che a casa mia non conta niente, che non può disporre di niente! Ora, ad esempio, ho un appuntamento con la figlia del farmacista, come mi ci presento a Ninetta?… Mammà, tu glielo devi dire a papà che mi serve la macchina! Pensa che bella figura che ci farei, se mi vedesse arrivare con la macchina…

CONCETTA # Ma perchè non glielo dici tu?

TONINO # Perchè? Mammà, io qualunque cosa gli dico a papà, so gia che la risposta è solo no!… e dai mammà… e dai mammà…

CONCETTA # Uh! Ma come sei petulante! Va bene, glielo dico, ora vai a vestirti e mettiti il vestito grigio.

TONINO # Mammà, mi metto il vestito grigio o vuoi che mi metto la giacca blu della prima comunione che mi arriva qua? (fa segno a mezzo braccio). Mi metto il vestito grigio perché non ho altro da mettermi! (esce).

CONCETTA # Figlio benedetto, ma lo sai quanta gente non ha nemmeno quello?

ROSETTA # (Chiama da fuori) Donna Concetta… Donna Concetta…

CONCETTA # (Apre la finestra, si affaccia) Rosetta, che c'è?

ROSETTA # Donna Concetta, vi volevo chiedere se vi è piaciuto quel bel pezzo di pancetta ripiena che vi ho mandato ieri.

CONCETTA # Niente!…. Ancora non l'abbiamo mangiata, ma poi ho paura che sia un poco pesante da digerire.

MARIUCCIA # (entra, sistema dei fiori sopra la credenza poi esce).

ROSETTA # No donna Concetta, ma cosa dice? Non si preoccupi che si digerisce come l’acqua, deve sapere che la ricetta me l’ha data la nonna della Annetta… Quella che abita vicino all’abbeveratoio… ho cambiato solamente qualche cosa… ci ho messo un bel soffritto di verdure, cipolle, peperoni e per legare assieme i gusti, ho usato interiora di agnello e non di pecora.

CONCETTA # La sto tenendo al fresco perchè oggi non la possiamo mangiare, che abbiamo ospiti.

ROSETTA # Scommettiamo che indovino? Che sono i suoceri di vostra figlia?

CONCETTA # Hai indovinato Rosetta, hai indovinato, oggi dobbiamo festeggiare il fidanzamento di Mariuccia, perciò la tua pancetta la mangeremo domani.

ROSETTA # Come sono contenta per Mariuccia! Ho visto il fidanzato… Oh, che bel giovanotto! Stanno così bene assieme tutti e due… Deve essere contenta signora mia, è un ragazzo d’oro.

CONCETTA # E io sono contenta, Rosetta, sono contenta, vah, ora vado che ho tante cose da fare prima che arrivano, arrivederci Rosetta

ROSETTA # Arrivederci e tanti auguri.

CONCETTA # (Chiude la finestra, riprende il suo lavoro).

SUONANO ALLA PORTA.

MARIUCCIA # (Entra velocemente) Io vado ad aprire mammà, resta  che ci vado io, (Esce e da fuori scena) Oh, don Michele! Bongiorno…..

MICHELE # (da fuori scena) Mariuccia, buongiorno, è in casa tuo padre?

MARIUCCIA # (da fuori scena) Ma certo, è nell’altra stanza, ora glielo chiamo, si accomodi, (entrano) un momento che lo chiamo, (esce).

CONCETTA # (durante la discussione fuori scena di Mariuccia con Michele, ha rassettato la stanza, si è riordinata i capelli, si è sciolto il grembiule) Buongiorno, Michele.

MICHELE # Cara Concetta, come andiamo?… Proprio bene non mi pare, perchè avete una brutta cera!

TONINO # (entra) Mammà, conservala quella cera, che quando manca la corrente, anche se è brutta, un poco di luce la fa ugualmente.

MICHELE # Sempre spiritoso questo giovanotto… E sempre rispettoso.

CONCETTA # Tonino, saluta don Michele, lo sai che non sta bene fare così!

TONINO # (insofferente) Buonasera, (alla madre mostra il collo della camicia).

CONCETTA # (lo abbottona) Devo fare tutto io devo fare, quando impari ad abbottonarti il colletto?

PEPPINO # (entra) Aiai… Che giornataccia! Che giornataccia che devo passare oggi! (vede Michele) Oh MICHELE # sei qua? Lo hai portato il vino? Guarda che oggi tocca a te!

MICHELE # E come avrei potuto scordarlo! (mostra la bottiglia che ha in mano).

PEPPINO # (nel frattempo si è accorto di Concetta, che abbottona la camicia al figlio) Ma guarda che cose… Ma  guarda che bel quadretto! Abbiamo ospiti … E tu che fai?

CONCETTA # Che faccio Peppino?

PEPPINO # Che  fai?… Vesti a tuo figlio! A ventanni ancora lo devi vestire! (a Michele) Lo sta rovinando, lo sta crescendo senza criterio, senza spina dorsale! (a Tonino) Ma veramente tu sei sempre stato senza spina dorsale, da quando sei nato, sei sempre stato senza spina dorsale!

TONINO # Mammà lo senti che mi dice? Lo senti come tratta il suo stesso sangue?

CONCETTA # Peppino veramente non mi pare cosa giusta…

PEPPINO # Certo, non ti pare cosa giusta, per te non è mai cosa giusta, tu lo devi proteggere sempre, come un pulcino sotto le ali della chioccia.

TONINO # (indelicato) Mammà, glielo dici per la macchina?

CONCETTA # Va bene ora glielo dico.

MICHELE # (imbarazzato) Passavo da queste parti e mi son detto… Ora faccio una scappatella da Peppino e Concetta, una scappatella lesta lesta.

TONINO # Come no! E per una scappatella lesta lesta si porta dietro le carte per giocare e il vino per ciucciare, (si nasconde dietro la madre).

PEPPINO # (minaccia di dargli un ceffone).

CONCETTA # Peppino ti debbo parlare.

PEPPINO # E perchè non parli? Ti sto ascoltando, lo vedi che ti ascolto?

CONCETTA # Ti  vorrei parlare da solo.

PEPPINO # Ma che storia è mai questa… Ora abbiamo cose da nascondere al nostro migliore amico? Parla… Parla liberamente!

CONCETTA # (seccata) Peppino, dovresti dare a Tonino le chiavi della macchina!

PEPPINO # E lo sapevo, lo sapevo che presto o tardi dovevi passare dalla parte del nemico.

CONCETTA # (arrabbiata) Peppino! TONINO # non è il tuo nemico e neanche mio… (accomodante) E’ nostro figlio… (decisa) E tu devi dargli queste benedette chiavi!

PEPPINO # Debbo dargli le chiavi?… E questa imposizione da dove viene? Debbo dargliele.. Cosi la può sfasciare nel primo fosso che trova!

TONINO # Ma quale fosso papà… Ma quale fosso!

PEPPINO # Zitto tu! Non te l’ho dato il permesso di parlare… Pezzo di delinguente che non sei altro.

CONCETTA # (a Tonino)  Bello figlio mio, esci senza macchina per oggi, esci, vattene e divertiti alla faccia di chi dico io.

TONINO # Esco mammà, esco, tanto questa storia non cambia mai, (esce).

PEPPINO # (mordendosi la mano, a Concetta) Tu mi stai  rovinando!

MICHELE # (imbarazzato) Mi dovete scusare, ma mi sono ricordato proprio adesso che ho un impegno… Urgente…

CONCETTA # Ma no… Perché ve ne andate? Non è successo niente… Se noi non facciamo una discussione così ogni tanto… (non regge più la finzione e scoppia a piangere, si siede coprendosi il viso).

PEPPINO # Me ne vado da là, perché non ne posso più di queste buffonate, mi annoiano, MICHELE # andiamo, (si avvia) ah!… Non ti scordare il vino, (esce sulla destra).

MICHELE # (tra l’ìndecisione e l'imbarazzo lo segue).

SUONANO ALLA PORTA

MARIUCCIA # (entra velocemente) Resta, che io vado ad aprire mammà, (esce dall'altra porta).

CONCETTA # (si asciuga le lacrime, si ricompone) Mariuccia, chi è?… (non ottiene risposta) Mariuccia! (si alza, si avvicina alla porta e guarda dentro) Ue! Ue! E che sono queste cose? Giovanotto, teniamo le mani a posto. (ritorna indietro) Mamma mia… Dovete stare sempre appiccicati come i francobolli, (fa il segno con le mani).

GINO (entra) Buongiorno signora… (impacciato) Ecco… MARIUCCIA # aveva… Si! Aveva un cosino nell’occhio… Un bruscolino…

CONCETTA #  Giovanotto!

MARIUCCIA # (entra, si aggiusta i capelli) Ma insomma, dovevamo salutarci…

CONCETTA # Si salutarci! Era propio un bel saluto quello.

GINO Signora, sono venuto ora per dirle che mio padre e mia madre si scusano, ma non possono venire a pranzare oggi.

CONCETTA # Oh, che peccato, ma avevamo tutto pronto…

MARIUCCIA # (preoccupata) Ma perchè? Cos’è successo? Perchè non vengono?

GINO Non aver paura no! E’ solo che stamane abbiamo ricevuto una visita che proprio non ci aspettavamo… Mia zia, la sorella di mia madre… Quella monaca che sta a Roma, (a Mariuccia) tu la conosci, te la ricordi?

CONCETTA # Gesù Gesù! Hai una zia monaca?… Come deve essere bello!

GINO Ora… Questa mia zia… Suor Clementina, si chiama così, deve partire missionaria per non so dove… Un paese di quelli sottosviluppati, quelli del terzo mondo, allora è venuta per un paio di giorni da noi per salutarci.

MARIUCCIA # Ma è meraviglioso!… E’ una persona proprio… Che quando l’ho conosciuta a casa tua, l’altra volta, mi ha fatto una simpatia… perché non invitiamo anche lei, eh mammà?

CONCETTA # Ma certo… Ci dobbiamo confondere per una persona in più? Vai a chiamarli tutti e tre che noi cominciamo a sistemare forchette, cucchiai… E tutto quanto.

GINO Ci vado subito, (a Mariuccia) tua madre è un angelo, non ci speravo più che oggi avremmo pranzato assieme, perché… Conoscendo tuo padre…

MARIUCCIA # Non ti preoccupare per mio padre che ci pensiamo noi, (esce velocemente con Gino sulla destra).

CONCETTA # (li guarda uscire, con un breve sorriso) Benedetti ragazzi.

PEPPINO # (entra dalla destra subito dopo che sono usciti MARIUCCIA # e Gino) Si puo’ sapere che stà succedendo? Questa non è una casa, questo è un manicomio, a momenti  mi fanno cadere disteso lungo per terra.

CONCETTA # Sono ragazzi, Peppino… E sono contenti.

PEPPINO # E se sono ragazzi e contenti per giunta mi possono buttare per terra! E poi che cos’è tutta questa contentezza? Non lo sanno che ora che si fidanzano, la finiscono di essere contenti? Tu che sei madre e suocera, glielo dovresti spiegare.

CONCETTA # (arrabbiata) Se non c’è da stare contenti fidanzandosi, pensa come mi sento io dopo ventisei anni che sono maritata con te! (accomodante) Il fidanzamento è una festa, il fidanzamento di tua figlia, è una festa che tu dovresti sentirti nel cuore.

PEPPINO # Feste, sempre feste in questa casa, mai un momento che uno possa stare tranquillo, sempre feste!

CONCETTA # Ma di quali feste parli? Quando mai abbiamo potuto fare una festa per qualche cosa? Che per quei soldi faresti qualsiasi cosa… Che ti devono diventare tutti pidocchi… Ma        lasciamo perdere, piuttosto vedi di comportarti bene ora che arrivano don Pasquale con la moglie.

PEPPINO # Mi devo comportare bene! Perché mi comporto male forse? Ti faccio fare brutta figura? Signori miei, a cinquant’anni devo imparare a comportarmi bene… E visto che devo imparare queste cose, spiegami anche la storia dei soldi, che mi devono diventare pidocchi… Come se la mangiata, che fra poco quei lupi affamati, che sono il padre e la madre di tuo genero, non la pagassi io! Ora arrivano don Pasquale e donna Nina, con tutte le arie che si danno, che sembrano dei baroni, si siedono, tirano fuori tanto di denti (fa segno con la mano) e mangiano come lupi… E io pago!

CONCETTA # (ironica) Questo si che è uno sforzo! Tua figlia si fidanza e tu che fai? Gli compri un’anellino? Gli compri un orologio a tuo genero? Mi fai comprare un abitino nuovo a me? Che sono sei anni che porto questo straccio per la festa e per la settimana, nooo! Tu l’unico sacrificio che fai, che li inviti a mangiare, (si calma) a proposito di mangiare… Guarda che viene anche suor Clementina, la zia di tuo genero.

PEPPINO # Cosaaa??? Stai scherzando? Suor Clementina… Anche lei si ci mette ora?

CONCETTA # Peppino, ma tu la conosci?

PEPPINO # Ci mancherebbe solo quello, che conoscessi a suor Clementina… Ma che razza di nome, mah!

PINOTTO # (entra con un pacco) Cè permesso? Qua sono! Buongiorno donna Concetta, buongiorno massaro Peppino, lo porto in cucina questo pacco?

CONCETTA # Si, Pinotto, hai portato tutto quello che ti avevo detto?

PINOTTO # Nonsignora, ora ho portato questo, poi porto il resto, (esce).

CONCETTA # Peppino, dagli un poco di vino.

PEPPINO # Ma sei proprio tonta, non lo vedi che lo fa apposta a fare tanti viaggi perché ogni volta che viene, tu gli dai un bicchiere di vino? Più viaggi fa e più beve, sembra che sia scemo, ma è agli altri, che vuole far passare per scemi! Qua non si beve!

PINOTTO # (Entra) Qua sono! Il pacco l’ho posato sopra una seggiola, me ne posso andare?

PEPPINO # Qua sono e te ne puoi andare.

CONCETTA # Vattene Pinotto, che poi quando finisci di portare tutto, massaro PEPPINO # ti dà un bel bicchiere di vino.

PINOTTO # Allora se siamo d'accordo me ne posso andare.

PEPPINO # PINOTTO # te ne devi andare.

PINOTTO # Sissignore, io me ne vado, qua sono! Però si deve ricordare che è come una cambiale che mi ha firmato, e poi non ci chiamiamo tutti e due con lo stesso nome? Non è vero massaro Peppino? (Ride, esce).

PEPPINO # Ma senti tu, questo pezzo di scemo, non bastava la monaca, ci voleva anche lui.

CONCETTA # Si puo’ sapere perchè ce l'hai con suor Clementina se neanche la conosci?

PEPPINO # Solo una dolce come te non lo capisce, una monaca in casa….. Chissà come ci sparleranno la gente e che diranno i miei compagni.

CONCETTA # Vuoi che te lo dico quanto mi interessa dei tuoi compagni?

PEPPINO # Scommettiamo che ci porterà il malaugurio? E poi magari ci riempirà la casa di santini.

CONCETTA # Peppì….(Gesti come dire: "come rompi").

MICHELE # (Entra) Mi hai lasciato solo! Non sapevo piu che fare, ho fatto due solitari con le carte che neanche mi sono riusciti, perciò sono venuto da qua, ma solo per salutarvi, perché il tempo passa senza che uno neanche se ne accorge ed è ora che io me ne vada, cara donna Concetta, le porgo i miei auguri piu sinceri per il fidanzamento di sua figlia.

MARIUCCIA # (Entra) Da la è tutto pronto mammà.

MICHELE # Oh!….Qua  c'è la nostra Mariuccia, che è un amore di fidanzatina bellina e carina, (ride) ah ah… (cava un pacchettino dalla tasca) questo è un regalino per te.

MARIUCCIA # Tante grazie don  Michele, ma non doveva disturbarsi.

MICHELE # Ma io nun mi disturbo affatto, questo per me è un piacere e un onore, (gli porge il pacchetto) spero solo che ti piaccia e che sia la misura giusta.

MARIUCCIA # (Apre il pacchetto: è un anellino) Oh!….Ma è proprio bello.

MICHELE # Sono contento che ti piace. Ora rinnovo a tutti i migliori auguri e a te Mariuccia, ti auguro di essere felice per sempre. Arrivederci Peppinu, arrivederci donna Concetta… Siete sempre piu bella, (esce).

MARIUCCIA # L'accompagno don Michele! (esce).

CONCETTA # Hai visto Peppì, hai visto?

PEPPINO # E ho visto, ho visto!

CONCETTA # Però il tuo regalo è migliore.

PEPPINO # (spiacevolmente sorpreso) Il mio regalo? Quale regalo? (vede CONCETTA # che gesticola come per dire: "figurati se è vero" e si riprende) Come sei spiritosa, sei proprio spiritosa.

SUONANO ALLA PORTA

MARIUCCIA # (fa capolino dalla porta) Rimanete quà che io apro la porta, (esce).

PEPPINO # Voglio vedere ora, se un padre ha bisogno di fare dei regali alla propria figlia, come se non bastasse di averla cresciuta, di essersi svenato… E poi senza ricavarci niente.

CONCETTA # (sta per replicare).

PASQUALE (entra) C’è permesso… Baciamo le mani alla bella compagnia … (saluti a soggetto).

NINA (entra) CONCETTA # cara… Che piacere vedervi… Che piacere vedervi … (saluti a soggetto).

CONCETTA # Il piacere è tutto nostro… Benvenuti a casa nostra… Accomodatevi… Sedetevi… Mariuccia, prendi le sedie…

MARIUCCIA # (entra seguita da suor Clementina) Venga  suor Clementina, le voglio presentare mio padre e mia madre.

CLEMENTINA (entra).

MARIUCCIA # Mammà, questa è suor Clementina, (a Clementina) questa è mia madre.

CLEMENTINA Sono veramente felice di conoscere la mamma di questa fanciulla tanto dolce.

CONCETTA # Sono commossa, è proprio gentile (si baciano).

MARIUCCIA # (a Clementina) Questo è mio padre.

PEPPINO # (si discosta, va a sedersi al tavolino)

CLEMENTINA (si era avviata per salutare a Peppino, ritorna al gruppo delle donne).

PASQUALE (dopo poco raggiunge PEPPINO # al tavolino, si siede, parlotta, PEPPINO # lo ascolta di mala voglia).

GINO (entra) Bongiorno a tutti, (a soggetto lo salutano con cenni).

MARIUCCIA # (si avvicina a Gino, assieme si appartano in un angolo, parlottano).

NINA Concetta, vi voglio far vedere la tovaglia da tavolo per dodici che ho ricamato per Mariuccia, ha i tovaglioli che sono un amore, l’ho fatta tutta con le mie mani… Tutta a punto croce.

CONCETTA # Oh, ma chissà quanto lavoro! Per fare tutto quel cucito.

NINA Eccome! E’ stato davvero molto faticoso fare tutti quei disegni, che se ci penso mi prende una smania… Però non mi ha pesato tanto, perchè ci ho messo tutto l'amore di una madre.

CLEMENTINA Oh! ma non sarà mancato alla cara CONCETTA # di fargliene chissà quante di cose per la dote.

CONCETTA # (imbarazzata) Scusatemi un momento, guardo in cucina, non vorrei che mi si bruciano le  pentole  sul fuoco (esce).

CLEMENTINA (a Nina) Nina, mi è sembrato come se si fosse risentita… Adombrata… E’ successo qualche cosa? Ho detto qualche cosa di sbagliato?

NINA No Clementina! Non è colpa tua, è solo che si è sentita mortificata quando tu le hai parlato della dote per Mariuccia.

CLEMENTINA Ma perchè? Non capisco cosa vuoi dire.

NINA Il fatto è che di dote… non le hanno dato niente.

CLEMENTINA Ma come può essere, mi sembrano così perbene…

NINA CONCETTA # le darebbe mari e mondo, ma il marito è così… taccagno che li tiene a pane e cipolla.

CLEMENTINA Nina mi stai facendo spaventare.

NINA (alterata) Sapessi quante gliene stà facendo passare, povera CONCETTA # che è invecchiata prima del tempo! Per non parlare dei  figli: a Toninu lo tratta peggio di un garzone e Mariuccia, povera figlia… Non vedo l’ora che si sposano lei con Gino, per poterla levare di qua dentro.

CLEMENTINA Pietà e misericordia.

NINA Ma lo sai quanto gli ha dato di dote alla figlia?… Noi non abbiamo bisogno dei suoi soldi e non ci interessa niente, perchè MARIUCCIA # è una ragazza d'oro e noi siamo contenti che Gino si sposa con lei, ma se dovessimo dipendere da lui per la dote… Li manderebbe a vivere in una stalla! (alterata) Lo sai quanto gli ha dato?…

CLEMENTINA Nina, non fare così, calmati.

NINA Mi viene una rabbia, che se fosse povero, uno direbbe santa pazienza ci pensiamo noi…

CLEMENTINA Oh… Poveri ragazzi e povera Concetta, quanto mi dispiace che le ho detto per la dote, mi taglierei la lingua.

NINA Mi raccomando non le fare capire che lo sai, perchè a lui, con la faccia tosta che si ritrova, non gli importerebbe nulla, ma Concetta, è così sensibile che chissà come ne soffrirebbe!

CLEMENTINA No, no…mamma mamma! Se oggi  non venivo era meglio, ed ero così contenta di venire quà…

NINA Fallo parlare… Vedi se lo puoi fare ragionare.

CLEMENTINA No! Per carità, non mi far fare queste cose!

NINA  E se non lo fai tu chi lo deve fare?

CLEMENTINA Oh ma che guai, (titubante si avvicina a Peppino) come va… Signor Peppino?

PEPPINO # Va bene, va proprio bene, perchè… Lei ha qualche cosa in contrario… Suor Celestina?

CLEMENTINA Mi chiamo suor Clementina, non Celestina e mi rallegro per il suo ottimo stato di salute.

CONCETTA # (entra).

MARIUCCIA #  Vogliamo andare di là? Venga suor Clementina, le voglio chiedere tante cose… (esce con Clementina).

CONCETTA # Si noi andiamo di là, voi uomini sedetevi quì tranquillamente, vi chiamiamo quando è tutto pronto. Gino, fai tu gli onori di casa, dai un bicchierino di liquore a tuo padre … Tanto  oramai sei di casa (esce).

GINO Ma certo… Volentieri, (va alla credenza) che cosa  prendi papà?

PASQUALE Non ha importanza, qualunque cosa! Grazie.

GINO E lei signor Peppino?

PEPPINO # Io niente! (tra sè) Devo risparmiare!

GINO Come vuole, vuol dire che quello suo, me lo bevo io (versa da bere in due bicchieri, ne dà uno a Pasquale, bevono).

PASQUALE Mi sembra un po’ leggerino questo liquore.

GINO Leggerino? Ma questa è acqua.

PEPPINO # Acqua?… Pezzo di delinguente!

PASQUALE Come?!!

PEPPINO # Mio figlio! Capite? Si beve il liquore e poi ci mette l'acqua ed è convinto che facendo così non se ne possa accorgere nessuno.

GINO Ma non ha importanza, faccio una scappata qui sotto, alla prima bottega che trovo, compro una bottiglia e torno (esce).

PASQUALE E allora, caro Peppino, mi sembra che gli affari vi vanno bene.

PEPPINO # (tra sé) Eccolo che arriva! Lo sapevo che sarebbe venuto a parlare di soldi! E’ sicuro che questo  mi vuole  fare aumentare la dote per mia figlia, (a Pasquale) ma insomma… Vanno       così così… Solo mi dispiace di non poter dare di piu di dote a mia figlia… Eh… Debbo pensare anche all’altro mio figlio.

PASQUALE Quello che dite mi pare giusto, questo amore paterno vi fa onore.

PEPPINO # E a voi come vanno… Gli affari?

PASQUALE Caro Peppino, ve lo posso dire perchè oramai siamo quasi parenti, perchè con i tempi  che stiamo passando… E meglio stare abbottonati, le cose mi vanno bene, mi vanno proprio bene! Gli animali quest’anno non hanno avuto nemmeno una malattia, il raccolto del grano è andato bene, e tutte le altre cose che voi sapete… Ma io mi sento stanco e appena Gino si sarà fatto un pò di pratica lascio tutto nelle sue mani.

PEPPINO # (ironico) Avete una stima grande di vostro figlio.

PASQUALE E’ un ragazzo a posto e se lo merita, e poi è l'unico figlio mio e tutte le cose che possiedo sono sue. Caro PEPPINO # gli ho dato la possibilità di guardare serenamente all'avvenire, lui con la sua sua MARIUCCIA # che è una ragazza magnifica, brava… La perfetta moglie per mio figlio… Ma lo sapete caro PEPPINO # che non vedo l’ora di vedermi girare attorno bambini che urlano e mi chiamano nonno… Nonnino…

PEPPINO # Eih! Nonno nonnino! Andiamoci piano, andiamoci piano.

PASQUALE Avanti caro Peppino, oramai sono cose fatte, anzi io direi che dovremo stringerci la mano, considerarci parenti ora, (gli tende la mano).

PEPPINO # (stentato gli  da la mano, tra sé) Questo almeno non costa niente.

PINOTTO # (entra con una scatola) Qua sono! Massaro Peppìno, sono venuto a portare il resto delle cose.

PEPPINO # Va bene, va bene, ora portale di là.

PINOTTO # Sissignore, però massaro Peppino, si deve ricordare che mi ha firmato una cambiale, (ride, esce).

PEPPINO # E’ un povero disgraziato orfano che fa qualche lavoretto, non è vero niente della cambiale, viene sempre per bersi un bicchiere di vino, è un vizio che gli ha dato mia moglie.

PINOTTO # Qua sono! Ho posato tutto, massaro Peppino, allora io me ne vado… Gli serve qualche cosa?… Me ne posso andare?…

PEPPINO # Pinotto, te ne puoi andare.

PINOTTO # Allora me ne vado… Arrivederci, io me ne vado, qua sono!… Passo poi per riscuotere quello che mi tocca, (esce).

CLEMENTINA (entra) Si può? Posso venire a parlare un poco con voi? Di là non mi fanno toccare niente perchè non  vogliono farmi stancare, e così…

PEPPINO # (tra sé, fa gli scongiuri, si contorce sulla sedia, ironico) Perchè, si stanca anche lei? Io so che tutti i missionari sono belli robusti.

CLEMENTINA Si dovrebbe! Si dovrebbe essere robusti, con tutto quello che c’è da fare… Ma purtroppo non tutti ce la fanno, tanti cadono malati.

PEPPINO # Veramente lei non mi sembra di quelli che possono cadere malati.

CLEMENTINA Così vuole nostro Signore e io per ringraziarlo, ora  vado missionaria, povera tra i poveri.

PEPPINO # E perciò lei è una missionaria! Ma lo sa che cosa mi sono sempre chiesto?

CLEMENTINA Dica… Dica…

PEPPINO # Io mi sono sempre chiesto se per caso i missionari non si vanno a mangiare tutto quanto… e quelli restano sempre a morti di fame.

CLEMENTINA (ride forzata) Ma lo sa che lei è davvero simpatico, è proprio spiritoso.

PEPPINO # Io veramente… dicevo davvero.

TONINO # (entra) Buonasera a tutti, Ueh!! Ma che bella compagnia.

PASQUALE Tonino, come andiamo? Sempre in gamba, eh?

PEPPINO # Va benissimo lui! Mangia, beve e dorme, l'unico lavoro che fa è quello che mi vuole convincere a dargli la macchina, mi sembra un missionario anche lui.

CLEMENTINA Buonasera giovanotto.

TONINO # Scommetto che lei è suor Clementina! La volevo proprio conoscere, mia sorella ci parla sempre di lei!

CLEMENTINA Anche a me fa piacere conoscerti, in quanto a lei signor Peppino, mi sembra che nutre dubbi circa la validità del mio ministero, spero che avrà occasione di ricredersi.

TONINO # Se papà ha parlato solo di dubbi, vuol dire che va bene.

PASQUALE (giustificando) Sono sicuro che è uno spiacevole malinteso e non è nemmeno il caso di parlarne più.

GINO (entra con una bottiglia) Qua  c’è il liquore, (a Tonino) ciao Tonino!

TONINO # Ti vedo contento cognato mio, non mi sembri nemmeno uno che si sta mettendo la catena al collo come i buoi… (gli prende la bottiglia, comincia a versare nei bicchieri, canticchia una        canzone allegra, tutti  ridono  tranne PEPPINO # che va a sedersi sulla sua sedia) E perciò vorrei fare un brindisi per questo pazzo e per mia sorella pazza almeno quanto lui, (porge agli ospiti i bicchieri, tutti si servono).

CLEMENTINA (alzando il bicchiere) Con la speranza che la vita in comune che vi attende sia serena e decorosa.

GINO Scusatemi un attimo, voi permettete? (si affaccia alla porta della cucina e chiama) Mariuccia! Vuoi venire un attimo qua? (agli altri) Voglio che per il brindisi ci sia anche la sposa.

MARIUCCIA # (entra).

PASQUALE Eccola qua, la nostra sposina, figli miei sono felice e commosso per voi.

CONCETTA # e NINA (entrano e restano in disparte a guardare, si scambiano cenni d'intesa).

TONINO # Agli sposi! (alza il bicchiere).

TUTTI  (alzano il bicchiere).

MARIUCCIA # (prende il bicchiere e lo porta a Peppino, glielo porge, PEPPINO # la ignora, lentamente  si inginocchia con le braccia protese in avanti col bicchiere) Papà, tu non vuoi brindare per me? (PEPPINO # la ignora, nel silenzio assoluto lentamente si porta le mani al petto e resta immobile).

CONCETTA # (dopo un silenzio pesante) Andiamo,  svelti… Tutti a tavola che il pranzo si fredda,

TUTTI (lentamente posano il bicchiere, escono).

GINO (aiuta MARIUCCIA # a sollevarsi, la conduce fuori).

CONCETTA # Tu  non  vieni Peppino?

PEPPINO # No è meglio di no, non sono di compagnia oggi, e poi ho gia mangiato quel pezzo di  pancetta che ti ha dato Rosetta, vai tu con gli altri, io resto un po’ qua.

CONCETTA # (si avvia stanca).

PEPPINO # Concetta!

CONCETTA # (speranzosa) Si?

PEPPINO # Spegni la luce.

CONCETTA # Si Peppino, (spegne la luce, dalla finestra si vedono i tetti delle case di fronte, esce).

PEPPINO # (resta nella penombra, reclina lentamente la testa).

FINE  1°  ATTO

2° ATTO

(L'apertura del sipario trova PEPPINO # seduto nella stessa posizione di prima, dalla finestra non si vede più alcuna luce, in  crescendo si sente il battito del cuore, il rumore diventa sempre più forte, assordante, Peppino si agita nel sonno).

VOCI (Si sentono sempre più forti delle voci lontane che chiamano mentre scema il rumore del battito del cuore)  Peppino… Peppino… Svegliati Peppino…

 UN LAMPO E UN TUONO VIOLENTISSIMI SQUARCIANO L'OSCURITA', QUANDO SI ESAURISCONO LASCIANO LA SCENA ILLUMINATA DI ROSSO)

VOCE Peppino…..Svegliati Peppino…

PEPPINO # Chi è?….Chi è che mi chiama?….Che succede?…Che c'è?…

VOCE Peppino…E’ la tua oraaa…

PEPPINO # Perché… Che ora è?

VOCE E’ l'ora del tuo giudiziooo…

PEPPINO # Il giudizio?…Il dente del giudizio?..

VOCE Io sono il tuo passato che ritornaaa…

PEPPINO # Il mio passato?...E che ci fai a casa mia?

VOCE A casa tua? (Ride) Ah! Ah! Ah! Ma sei tu a casa mia. (Ride) Ah! Ah! Ah!

PEPPINO # A casa tua? Aspetta un momento che accendo la luce,  voglio vederci chiaro in questa storia.( UN LAMPO E UN TUONO VIOLENTISSIMI  lo bloccano sulla sedia).

VOCE Peppino, non l’hai capito ancora?  E dire  che mi sembravi un tipo sveglio, quando eri vivo!

PEPPINO # Quando…Ero vivo?…Che vuol dire quando ero vivo?

VOCE (Ride) Ah! Ah! Ah! Vuol dire… Che sei morto! (UN TUONO E UN LAMPO VIOLENTISSIMI) Ah! Ah! Ah! Vuol dire che sei morto, Peppino… Ah! Ah! Ah!

PEPPINO # Ma… Non ci capisco niente… Come può essere che sono morto se io mi vedo vivo? (Si tasta il corpo) Mi sento bene, non ho nemmeno un dolore di pancia, il cuore sembra un orologio e poco fa ho mangiato la pancetta di Rosetta… Quella che abita di fianco a noi, perciò, come può essere che sono morto?

VOCE Tu sei morto! Ti hanno fatto il funerale e ti hanno seppllito. Ora, dopo sei mesi, sei stato svegliato, sei stato giudicato e per colpa del tuo malo campare, sei stato condannato alla

       dannazione eterna. Ah! Ah! Ah! (ride mentre UN TUONO E UN LAMPO VIOLENTI  squarciano il buio).

PEPPINO # No…Non è possibile… Non può essere, io non ho peccati, non me lo merito di andare all’inferno…Mandatemi in paradiso!

VOCE Pazzo! In paradiso ci vanno altre persone e non gente come te! Senti…Senti…

(LA LUCE ROSSA SI ATTENUA, MENTRE SI ACCENDE LA LUCE AZZURRA, CONTEMPORANEAMENTE SI ODE UN CANTO MELODIOSO DI BAMBINI)

VOCI (bambini che chiamano) Peppino… Peppino… Vieni, vieni…. Ti aspettiamo…

PEPPINO # (estasiato cerca di raggiungere la fonte delle voci che cerca ora in un lato del palcoscenico, ora in un altro lato).

VOCE Tu non sei degno di questo, per te c’è un posto pronto quà! All’inferno.

(UN TUONO E UN LAMPO VIOLENTISSIMI  MENTRE SI ABBASSA LA LUCE AZZURRA E TORNA  LA LUCE ROSSA).

PEPPINO # (Urla) No! Non lo potete fare, non mi potete condannare! Io non sono un delinquente! Lasciatemi parlare, vi posso spiegare tutto, lasciatemi parlare.

VOCE PEPPINO # tu vuoi parlare? Va bene, parla! Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, abbiamo l'eternità davanti! (Ride) Ah! Ah!

PEPPINO # Mi state dicendo che sono un peccatore e mi condannate, ma io non ho peccati, io sono stato sempre un buon cristiano, ogni domenica alla messa… Ho avutu due figli che ho voluto bene e gli ho insegnato tutte le cose migliori, ho avuto una moglie che ho amato e rispettato…

VOCE Tutte  falsità!!! Tu non hai voluto bene a nessuno, non hai guardato in faccia a nessuno, hai calpestato e offeso tutti gli affetti e i sentimenti di quelli che ti stavano vicino, perchè sei stato egoista e testardo come un mulo.

PEPPINO # Ma non è vero… Non è vero… Io… Ho voluto bene… Io voglio bene a mia moglie, a  mia figlia, a mio figlio… E anche a Michele.

VOCE Perciò tu non ti rendi conto del male che hai fatto a tutti quei poveri disgraziati che hanno avuto  la sfortuna di starti vicino… Non è che ti vuoi prendere giuoco di me?…

(UN ACCENNO DI LAMPO E DI TUONO)

PEPPINO # No…No…Dico solo che patisco un’ingiustizia, non credo che sono stato cosi come mi stai dicendo, se mi vuoi dare questa pena, dammela! Però la stai dando ad un innocente.

VOCE Uhm!…Credo che con te devo fare una cosa che non ho fatto mai con nessuno, ti rimando   sulla terra, così tu vedi e ti rendi conto di quello che eri, del ricordo che hai lasciato, guarda che sto facendo questo, perchè non voglio che qualcuno debba poi avere qualcosa da ridire, attento però, loro non ti vedono, tu in mezzo a loro… Sei come un ombra.

PEPPINO # Va bene, accetto, solamente per farti vedere che ti sei sbagliato e che mi hanno voluto bene almeno quanto io voglio bene a loro.

VOCE Ora vediamo… Ora vediamo… (LENTAMENTE  SI ATTENUA LA LUCE ROSSA  MENTRE SI ACCENDONO LE LUCI DI SCENA) Da quando tu sei morto sono passati quasi sei mesi.

PEPPINO # Sei mesi? Ma come può essere…Mi sembra ieri che ho mangiato la pancetta che ci ha regalato Rosetta.

VOCE Tu lo sai come vanno queste cose… Uno aspetta un po’  qua, un po’ là e intanto il tempo passa… Ad ogni modo, guarda cosa è successo mentre tu non c’eri… Qui c'è tuo figlio…

TONINO # (entra fischiettando, elegante, cerca qualcosa nei cassetti, sopra i mobili) Chissà dov’è finita.

PEPPINO # A però! Si tratta bene il signorino, camicia di seta, pantaloni di velluto…

GINO (entra) TONINO # sei pronto? Sbrighiamoci che non ce la faccio più, ah!… Due sventole di ragazze…Che sono…

TONINO # Sono pronto, però Gino, mi raccomando…

GINO Lo so, stai tranquillo.

TONINO # Te lo ripeto perchè male non ne fa, allora c'è Carmelina che è bassina (fa segno con la mano) e c'è Antonietta che è bella alta, tu ti prendi a Carmelina e io mi prendo ad Antonietta… Perchè mi piacciono le donne alte che non si finisce mai di tastare! (fa segno con le mani come per scalare una montagna).

GINO (ripete assieme a Tonino) Mi piacciono le donne alte che non si finisce mai di tastare! Oramai lo so a memoria questo ritornello, piuttosto prendi le chiavi della macchina.

TONINO # (mostra le chiavi) Quelle non mancano mai, le tengo sempre in tasca.

PEPPINO # La macchina? La mia macchina! Chi te l’ha dato il permesso, eh?

VOCE  Peppino! Ti stai scordando che non sei più mortale! Tutti i valori della terra non contano più niente per te.

PEPPINO # Ma chi sono quelle ragazze basse e alte? Gino è il fidanzato di mia figlia Mariuccia, come può andare a cercare altre donne?

VOCE Altro sbaglio! Per merito tuo, tua figlia e Gino si sono separati e se ora lo vedi quà, è solo perchè è amico di tuo figlio.

GINO Senti quà Tonino, io comincio a scendere, sbrigati e prendi un pò di soldi di quelli che risparmiava quello spilorcio di tuo padre, (esce).

TONINO # Non ti preoccupare che le mie tasche sono sempre ben fornite.

PEPPINO # Non si sono sposati più… MARIUCCIA # e Gino si sono separati… Ma perchè?… Io nemmeno lo sapevo questo.

VOCE Tua è la colpa! che gli hai messo sempre il bastone tra le ruote e la sera della tua morte, quando ti sei addormentato su quella sedia, invece di andare con loro per fargli un po’ di festa,  hanno bisticciato, un bisticcio che poi è degenerato in lite, e si sono separati definitivamente e tutto per colpa della tua testa di asino da soma, ma non finisce qua, tua figlia dopo la lite con il  fidanzato… Per ripicca giurò che  avrebbe sposato il primo uomo che gli capitava di incontrare… E… Indovina chi è stato il primo uomo che ha incontrato?… Indovina chi è!… Il marito di tua figlia.

PINOTTO # (da fuori scena) Qua sono! Moglie dove sei? (entra) MARIUCCIA # perchè non è ancora pronto da mangiare?

PEPPINO # Pinotto???… Il marito di mia figlia è Pinotto?

MARIUCCIA # (entra, sciatta, malvestita, spettinata) Pinotto, manca poco, un minuto preciso, siediti, siediti.

PINOTTO #  Qui non si combina niente! Qua sono! Tu e quella sfatta di tua madre non combinate niente! E lo sai che quando arrivo voglio trovare il bottalino  del vino qua, sul tavolino?

TONINO # Te lo potresti anche prendere tu… Il bottalino.

PINOTTO # Qua sono! Il bottalino deve stare qua, sul tavolino.

TONINO # E se invece è dentro la credenza, quando arrivi, o te lo prendi o stai a becco asciutto.

PINOTTO # Tu stai zitto che qua  comando io, qua sono! (a Mariuccia) Ora esco e quando entro voglio trovare il bottalino del vino qua, (batte un pugno sul tavolo, esce e da fuori urla)  ora entro, chi c’è c’è e chi non c’è… niente!

TONINO # Ma questo altrochè se è uno scemo normale, questo è…

MARIUCCIA # Zitto, zitto per carità, (prende dalla credenza la botticella del vino, la mette sopra il tavolino).

PINOTTO # (entra) Buonasera a tutti, qua sono! Finalmente sono arrivato a casa, ora mi bevo un po’ di vino e poi mi vado a coricare, (beve avidamente bagnandosi, a Tonino) E tu perchè non te ne vai da casa mia? Ah? Perchè non te ne vai? (esce con la botticella  sottobraccio).

PEPPINO # Ma non può essere… Io non voglio… Questo è scemo! (urla a Mariuccia) Mariuccia, ti ordino di lasciarlo subitissimamente!

VOCE E’ inutile, non ti sente! Perciò Peppino, cosa vuoi dire ora?

PEPPINO # Ma come me la potevo immaginare mai una cosa come questa.

VOCE E ora ho una sorpresa per te caro Peppino, guarda…

CONCETTA # (entra con indosso un bel vestito, ben pettinata, ringiovanita) Tonino, sei ancora qua? (parlotta con Tonino).

PEPPINO #  L’abito nuovo! Si è comprato l’abito nuovo! Invece di vestirsi a lutto come fanno tutti, lei si è  comprato l’abito nuovo.

VOCE No! Lei non si è  comprato l’abito nuovo, gliel’hanno regalato l’abito nuovo! Ma aspetta, ora arriva il piu bello, io ora ti lascio e torno a riprenderti dopo, ricordati PEPPINO # che qua tu sei un’ombra, loro non ti vedono e non ti sentono.

CONCETTA # (a MARIUCCIA # che nel frattempo si era seduta piangente) Figlia mia, perchè piangi? Tanto è inutile, ti consumi inutilmente, hai voluto sposare  PINOTTO # per puntiglio… e hai sbagliato e ora è tardi per rimediare, perciò non piangere figlia mia che mi fai una pena…

MARIUCCIA # Mammà lasciami stare, mammà lasciami stare, lo sai benissimo che mi sono sposata con PINOTTO # perchè mio padre "buon’anima" mi ha fatto litigare con Gino e io ho giurato che avrei sposato il primo che incontravo.

CONCETTA # E il primo che incontri chi è?  Pinotto! Che viene sempre qua per fare qualche lavoretto e per bersi un bicchiere di vino, e così fidanzamento e matrimonio in quattro e quattr’otto, tu sei pazza figlia mia!

MARIUCCIA # E proprio per questo motivo mi devi lasciare stare mammà, perchè ti dovevo fare pena prima, e non ora che  papà mi ha fatto separare da Gino… Io gli volevo bene capisci? Gli volevo bene… (si avvia, urla) Gli volevo bene, (esce).

CONCETTA # Povera figlia mia, che dolore! Come lo sta piangendo un attimo di sbandamento.

TONINO # Eh!… Mammà, per quanto riguarda lo sbandamento… Tu ne hai preso uno di sbandamento…

CONCETTA # Io? Ma che dici Tonì? Se non ho nemmeno la patente!

MICHELE # (chiama da fuori scena) Si può? C’è permesso? C’è qualcuno?… Dov’è  quella bella     puledrina?

CONCETTA # (mostra evidenti segni di compiacimento alla chiamata di Michele).

TONINO # Mammà, lo sbandamento che dicevo io… è questo!

MICHELE # (entra, cerimonioso, molto colorito, capelli con tirabacio) Buongiorno a tutti, (a Concetta) ai belli… (a Tonino) E ai brutti! (sussulta appena si gira a guardarlo, riprende) Per voi ho scritto questi bellissimi versi, (declama) quando il sole, bacia i vostri capelli, essi diventano d’oro, quando le stelle…

TONINO # Ueh! Mammà, abbiamo tutto l'universo in casa.

MICHELE # Ehm!… Ehm!…

CONCETTA # Non ci badate, dite, dite pure…

MICHELE # (ricomincia a declamare la poesia). Quando il sole…

PEPPINO # E questo che ci fa vicino a mia moglie?… Ma già  che non è più  mia moglie.  Io sono morto, non ho più diritti su di lei.

MICHELI Permettete, bella farfalletta, di invitarvi a una festicciuola che mi sono permesso di preparare per voi.

TONINO # Una festa? (salta in mezzo ai due) Ueh! Che bello! Mammà, li posso invitare gli amici miei? A Francesco però no, a lui non lo invito, è così antipatico.

CONCETTA # Tonino…Tonì! La festa non è per te, tu te ne devi andare. (Fa segno con la mano).

TONINO # Ma perchè mammà? Guarda che se è per Francesco, lo posso anche invitare!

MICHELE # Te ne devi andare!… (Fa segno con la mano).

PEPPINO # (a Michele) Michele! Non ti permetto di parlare così a mio figlio! (Gli si para davanti naso contro naso). Qui sei a casa mia!

MICHELE # (sulla stessa posizione, a Tonino) Te ne devi andare!… (Fa segno con la mano).

PEPPINO # E’ inutile, non mi vedono, non mi sentono.

TONINO # (offeso) Io me ne vado, ma…Ritornerò. (Esce solenne).

MICHELE # Finalmente siamo soli. (Versa da bere, dà  un bicchiere a Concetta, mette della musica). Facciamo questo ballo, così con la scusa… (mima una palpata con le mani, esageratamente galante, si inchina per  invitarla).

PEPPINO # Con la scusa… Brutto carognone! Prendi questo, (gli da un calcio sul sedere che manda MICHELE # lungo disteso per terra).

CONCETTA # (Ride euforica).

MICHELE # (Cela il suo imbarazzo) Oh! Stavo incespicando, ma ora non ci pensiamo più , godiamo di questa bella festa. (Ballano ridendo).

PEPPINO # A casa mia!… Una festa a casa mia viene a fare questo! Ma che bell’amico che ho avuto per tanto tempo… Si prende mia moglie, manda via  mio figlio, fa le feste a casa mia… Un lucertolone, mi sembra preciso un lucertolone di quelli gialli e verdi.

MICHELE # Ma è così strano, sento come un fischio nelle orecchie, è gia da un  po’ che sento come "uuuuu" nelle orecchie.

CONCETTA # (Beve e ride). Le orecchie? Qua  c’è tutto che fischia…(Ride) Non ce la faccio più. (Si siede ebra su una sedia a fondo parete).

PEPPINO # Concetta, ma che ti sta succedendo? Non ti è mai piaciuto  ballare, non ti ho mai vista così, ti stai anche ubriacando. (Si siede sull’altra sedia, accanto a Concetta).

CONCETTA # Bevo alla faccia di Peppino. (Beve e ride).

MICHELE # (Ride e beve). Peppino, povero vecchio scimunito! (Si siede sopra a Peppino).

CONCETTA # Chissà se mi vede dall’inferno dov’è adesso, quante me ne ha fatte passare! Ma ora è finita, sono libera.

MICHELE # Sì! Libera!…  E anche io sono libero, finalmente non lo dobbiamo sopportare più,         e ora… Gli facciamo le corna. (Fa segno con la mano).

PEPPINO # (Si alza di colpo mandando MICHELE # e rotolare per terra).

CONCETTA # (Ride divertita).

MICHELE # (Cela il suo imbarazzo) Oggi  vado cadendo a terra come una trottola.

MARIUCCIA # (Entra triste, le mani al petto, li guarda,  si mette a piangere).

PEPPINO # (le si avvicina da un lato) Figlia mia, che hai, che c'è? Perchè piangi?

CONCETTA # (le si avvicina dall’altro lato) Figlia mia, che hai, che c'è? Perchè piangi?

MARIUCCIA # Guarda! Guarda! (mostra una pistola giocattolo di plastica).

PEPPINO # E’una pistola di gomma.

CONCETTA # E’una pistola di gomma.

MARIUCCIA # Noo! Questo è il regalo che mi ha fatto PINOTTO # per il mio compleanno, (piange).

CONCETTA # Povera figlia mia, che dolore, che dolore.

MARIUCCIA # Papà mi senti? (urla) Papà mi senti? Tutta colpa tua papà! (piange sguaiata) Tutta colpa tua, ti odio papà! Ti odio! (piange sulla spalla di Concetta, l'accompagna fuori).

MICHELE # (rimasto solo) Eh! Che guaio che hai combinato PEPPINO # mio… Va bene che ho la comodità che mi sono sistemato a casa tua.

PEPPINO # Che bell'amico che sei!

MICHELE # Va bene che mi prendo i tuoi vestiti e mangio nel tuo stesso piatto.

PEPPINO # Che amico affettuoso che sei!

MICHELE # Va bene che mi prendo  tua moglie.

PEPPINO # E’ diventato così antipatico questo…

MICHELE # Però ne potevi lasciare un po’ meno di guai… E che cosa… Io dico che sì! Ma nemmeno se l'avessi fatto apposta… Dice… Tanto devo morire, ora lascio una bella cappellata  di guai, così MICHELE # che è il migliore amico mio si dispera un pochetto, PEPPINO # Peppino, queste cose da te non me le sarei aspettato mai e poi mai.

PEPPINO # Ma io straluno completamente, ma io non so che dire! ( ironico) Mi devi scusare, ma non pensavo che ti avrei fatto soffrire così... (tra se) Ho sempre pensato che eravamo  una famiglia felice, che i miei figli mi avessero voluto bene, che anche tu eri un amico sincero… E invece vedi che mi ritrovo… Mia moglie mi disprezza, mia figlia mi odia, mio figlio… mio figlio non è capace di avere sentimenti… E tu, l'amico mio carissimo, il migliore amico mio, che veniva sempre a casa mia per giocare alle carte… Invece venivi per farmi fesso… e cornuto… e chissà da quanto tempo durava la tresca, (mima) donna CONCETTA # come siete elegante… donna CONCETTA # come siete bella! Ora capisco, tutto con il falso scopo e appena io sono morto, sei arrivato quà ancora prima del beccamorto.

CONCETTA # (entra) Mi dovete scusare! Che ci volete fare? Rimandiamo per un'altra volta, questa non è la giornata giusta.

MICHELE # E’ vero, anche io non mi sento tanto bene, mi sento un cerchio in testa che è una cosa… che se non avessi tema di sbagliare, direi che qualcuno sta parlando male di me.

CONCETTA # Arrivederci e scusatemi ancora.

MICHELE # Arrivederci, ci vediamo presto… prestissimo! (esce).

PEPPINO # Concetta, anche tu ti sei messa contro di me? Ma come  hai potuto?… Con Michele! Io ero ancora caldo nel letto di morte e tu già  pensavi a farti bella per lui, a metterti il rossetto… lo sai che ti stanno bene i capelli pettinati così? Ti fanno più giovane, (gli sfiora i capelli con la mano).

CONCETTA # (con una paletta-schiaccia mosche gliela dà  sulla testa) Mamma mia che mosche seccanti che ci sono oggi.

PEPPINO # Io disgraziato! Io che non ho mai avuto tempo per curare il bene più prezioso che avevo… La mia famiglia! Sempre preso dal mio egoismo e non vi ho dato il calore, l'affetto che volevate dal padre, dal marito. Chi semina vento, raccoglie tempesta si dice, e io ora, mi sento un peso sulle spalle per tutte le cose che avrei potuto fare per voi e che invece non ho fatto…

CONCETTA # (piange) Peppino, perchè te ne sei andato? Perchè non sono morta anche io con te… quanti momenti brutti abbiamo passato noi due, ma quanti belli… te lo ricordi Peppino? Ti lamentavi sempri quando eri a casa… però capitava verso gli ultimi anni, forse era l'età e ora che non ci sei piu, come mi mancano queste cose, non eri mai contento di niente… e quando finivamo di mangiare, ti sedevi qui in questa sedia, (PEPPINO # come un automa si siede) te lo ricordi Peppino? E qui ti addormentavi mentre io di la lavavo i piatti e cucivo… e io sapevo che tu eri qua con me… Poi, dopo un poco, venivo qua, zitta zitta, a vedere se dormivi, ti coprivo le gambe per non farti prendere freddo, (prende una copertina da sopra il tavolo e gli copre le gambe) te lo ricordi Peppino? (piange).

ROSETTA # (chiama da fuori) Donna Concetta!… donna Concetta!… donna Concetta!…

CONCETTA # (si asciuga le lacrime, apre la finestra) Che c'è Rosetta, che c'è?

ROSETTA # Donna Concetta, sto andando a comperare qualcosa da mangiare, ha bisogno di qualcosa?

CONCETTA # No!… No! Ti ringrazio Rosetta.

ROSETTA # Lo sa che non mi da nessun disturbo e lo faccio con tutto il cuore, se le serve qualcosa me lo dica.

CONCETTA # Non mi serve niente Rosetta, lo so che sei tanto gentile, vieni a prenderti un dolcetto da me più tardi.

ROSETTA # Va bene, vuol dire che  porterò una bottiglia di vino di quello buono.

CONCETTA # (si ritira, chiude la finestra, spegne la luce, dalla finestra si vedono i tetti delle case di fronte) Riposa tranquillo Peppino, (esce).

PEPPINO # (seduto, resta immobile).

MARIUCCIA # (entra seguita da Gino, è l'allegra ragazza del 1° atto, ridacchiano, sottovoce) Tieni le mani a posto.

GINO (E’ il ragazzo del 1° atto) Perchè lo dovrei fare?… èche le mie mani si muovono da sole quando sono vicino a te…

MARIUCCIA # Sst!… Parla più piano! Ecco è qua, anche al buio l’ho trovata la borsetta, possiamo andare.

TONINO # (entra rumoroso,  è il ragazzo del 1° atto) Chi c'è qua! (accende la luce) Ueh! Papà, ti ho svegliato quando ho accesso la luce? Non lo sapevo che dormivi.

MARIUCCIA # Lo sai Tonì, mi viene da pensare che l’hai fatto appositamente!

TONINO # Fatto appositamente cosa?

GINO ( a Peppino) Senta… Ci deve capire se non glielo abbiamo detto, ma sa… ci sono amici nostri che volevano fare un brindisi per me e MARIUCCIA # e noi avevamo pensato di andarci.

PEPPINO # (resta seduto immobile, sorpreso).

MARIUCCIA # Avevamo timore che non ci avresti dato il permesso, per questo non te l'abbiamo detto, papà, per favore non ti arrabbiare, ti prometto che veniamo presto… ci possiamo andare?

GINO Non è giusto, lo so… ci stavamo andando senza dirgli niente, ma… siamo fidanzati… abbiamo bisogno di un po’  di libertà!

MARIUCCIA #  Papà… per favore… (PEPPINO # resta immobile, rassegnata posa la borsetta).

PEPPINO # (lentamente si alza, posa sul tavolino la copertina che ha sulle gambe,prende la borsetta, gliela porge, la accarezza dolcemente sul viso).

MARIUCCIA # (felice) Oh! Papà… (lo bacia sulla guancia).

GINO (di impeto gli stringe calorosamente la mano).

MARIUCCIA # (si avvia velocemente con Gino, a TONINO # passandogli vicino) Spia! (esce con Gino).

TONINO # Papà ti ho cercato perchè ti voglio parlare, vedi è importante, papà… papà me la posso prendere la macchina? (PEPPINO # accenna di sì con la testa). Lo sapevo io che dicevi di no…lo sapevo che mi dicevi di…si?… mi stai dicendo si papà? Davvero papà? Sei un amore papà! Tu si che sei un papà, ciao papà. (Esce velocemente).

PEPPINO # (Si tasta stupito) Un sogno… è stato tutto un sogno…  ma questo è un miracolo…un miracolo. E’ stato un avvertimento del cielo, tutto quello che ho visto, tutto quello che ho sentito, ho fatto un sogno che mi ha fatto capire come stavo sbagliando, ma per fortuna sono ancora in tempo per rimediare. (Esce a sinistra).

SUONANO ALLA PORTA

CONCETTA # (è la donna del primo atto, entra dalla cucina, esce dall'altra parte).

MICHELE # (Da fuori scena) Buonasera, cara Concetta, come andiamo? Vi trovo bene, avete un bel colorito di faccia!

CONCETTA # (da fuori scena) Siete sempre tanto gentile, grazie, entrate. PEPPINO # è qua  che  stà  riposando. (Entrano) Peppino, c'è il tuo amico MICHELE # che  è venuto a trovarti.

PEPPINO # (Entra)

MICHELE # Peppino, buonasera, mi trovavo a passare da queste parti e mi sono detto, perché non passare a salutare il mio caro amico Peppino?

PEPPINO # Eccolo qua! QQ  uesto dongiovanni, l’amico mio fedele che si cala come un avvoltoio sopra le mie disgrazie.

MICHELE # (sorpreso) Ma veramente non capisco… guarda che se pensi che quando abbiamo giocato a carte, ieri, io ti abbia imbrogliato, bè… ti stai sbagliando di grosso.

PEPPINO # Non lo capisci che sto scherzando?… è solo che oggi non mi va di giocare con te, oggi voglio stare a casa con la mia famiglia, con mia moglie, perciò ti pregherei se…

MICHELE # Ehm!…mi sta venendo in mente proprio ora che ho un’impegno urgente, allora ci vediamo domani, (a Concetta) nun vi scomodate ad accompagnarmi, conosco la strada, ma lo sapete che… siete sempre piu bella! Arrivederci, perciò. (Esce).

CONCETTA # Peppino, mi  vuoi spiegare che sta succedendo? Prima tua figlia tutta contenta mi dice che gli hai dato il permesso per andare dagli amici di Gino, poi tuo figlio, che stava impazzendo  addirittura dalla gioia perchè gli hai dato la macchina, ora hai mandato il tuo amico… queste cose non le hai fatto mai, non ti conosco piu, che ti succede Peppino, ti senti male?

PEPPINO # (Gli si avvicina, gli scioglie i capelli). Lo sai che ti stanno meglio così?

PINOTTO # (Da fuori chiama) Non c'è nessuno? Donna Concetta, non c'è nessuno? (Entra con un pacco) Qua sono! L’ho trovata finalmente.

CONCETTA # Che c'è, Pinotto, che sei venuto  a fare?

PINOTTO # Qua sono! Donna Concetta, gli ho portato questo pacco.

CONCETTA # Un pacco per me? Pinotto, ti sei sbagliato, io non ne aspetto pacchi.

PEPPINO # Perchè non lo apri e guardi cosa c’è dentro?

CONCETTA # (Titubante apre il pacco, tira fuori il vestito nuovo che aveva addosso durante il sogno di Peppino, stupita e meravigliata).

PINOTTO # Qua sono! Massaro PEPPINO # mi ha detto di portarlo.

PEPPINO # So che ti piace tanto.

CONCETTA # Peppino, che succede? Io ho paura,  tutte queste cose  strane! Che succede Peppino?

PEPPINO # Succede che ho avuto fatto un miracolo. Succede che mi sono trovato a un passo dall’essere dannato e ho capito che nella vita ci sono tante cose belle e che basta alzare una ano per poterle prendere e goderle, succede che non mi ero accorto di tutte le cose che girano assieme con il mondo, poi mi sono ritrovato faccia a faccia con la verità.

PINOTTO # Qua sono! Io me ne vado perché mi sta girando la testa.

PEPPINO # Aspetta Pinotto, devo pagare la mia cambiale. (Gli versa da bere, poi ancora). Questa è la cambiale… e questo te lo regalo io, e quando fuori c’è caldo e tu hai la gola secca, entri e te ne bevi un’altro bicchiere, e poi non ci chiamiamo tutti e due con lo stesso nome? Non è vero Pinotto?

PINOTTO # Qua sono! Massaro Peppino, io non l’ho conosciuto a mio padre, ma sono sicuro che gli somigliava, arrivederci, donna Concetta, mi benedica zio Peppino, (Esce).

CONCETTA # Ma tu hai fatto un  brutto sogno, ti sei sognato tutte queste cose, tu nun ti sei mai mosso da questa sedia.

PEPPINO # Forse sì e forse no, non ha nesssuna importanza oramai, quello che conta è che oggi sono rinato.

CONCETTA # Lo so io che cosa è successo, sicuramente ti è rimasta sullo stomaco la pancetta di Rosetta.

PEPPINO # Se anche fosse come dici tu, lo sai cosa ti dico? Che benedico la pancetta di Rosetta… ma è che tante volte, è il volere del fato!

PASQUALE (Entra) Peppino, sentite, vi vorrei parlare un momento…

PEPPINO # Ma certo Pasquale… Venite quà… Sedetevi! (A Concetta) Lo vuoi provare, Concè?

CONCETTA # Ma…ora?

PIPPINO Sì…per favore!

CONCETTA # (Lo guarda stupita ed esce col vestito).

PASQUALE Sentite…prima vi ho visto contrariato e mi è venuto da pensare se non fosse colpa mia o di mia moglie, o… di mia cognata Clementina, l’ultima cosa che vorrei è di contrariarvi per il bene dei nostri figli che debbono sposare, capite?

PEPPINO # No… dovete scusarmi…sono stato un pazzo che non sapeva che le cose belle della vita sono queste che ci dona giorno per giorno! Ho offeso a tutti con la mia prepotenza, ho calpestato tanti sentimenti, sono mortificato e spero che mi possiate perdonare.

PASQUALE Ma no, caro Peppino, non è il caso, tutti abbiamo i nostri difetti! Piuttosto… ora siamo quasi  parenti e potremmo anche darci del tu.

PEPPINO # Grazie Pasquale, davvero di tutto cuore. (Si danno la mano e si abbracciano).

NINA (Entra con Clementina) E’ arrivata l'ora di andare, vi volevamo salutare, dov’è Concetta?

PEPPINO # Aspettate un momento, volete andare via così senza fare una bella festa per il fidanzamento dei nostri ragazzi?

NINA Ma… abbiamo mangiato…

PEPPINO # Questo è niente, tra un paio d'ore rientrano MARIUCCIA # e Gino e per allora abbiamo tutto il tempo di preparargli una bella improvvisata.

NINA Ma veramente…

PEPPINO # Vedete, io… prima…

PASQUALE (l'interrompe) PEPPINO # mi ha spiegato tutto, mi ha detto che prima non si sentiva tanto bene, ma ora è passato tutto e vorrebbe che l'aiutassimo a preparare una bella sorpresa per i ragazzi e io che sono tanto contento, gli ho detto di sì con vero piacere.

PEPPINO # (accenna un sorriso a Pasquale) Il matrimonio dei nostri ragazzi è una cosa importantissima, il ricordo poi, resta per tutta la vita.

CONCETTA # (entra con indosso l'abito nuovo).

PEPPINO # (continua) E noi abbiamo il dovere di fare tutto quello che possiamo perchè questo ricordo sia il più bello  possibile… guardate la mia vecchia… anche mia moglie si è messa l’abito nuovo per quest'occasione! (a Concetta) Ti sta proprio bene!

PASQUALE Potremmo comprare dei dolci…

PEPPINO # Qua  ci mettiamo una bella scritta grande così, viva gli sposi!

CONCETTA # (a Nina e Clementina) Che dite, gliela vogliamo dare una mano d'aiuto?

NINA Ma certamente! Se li lasciamo soli… chissà che ci combinano, (ridono).

CLEMENTINA (da parte a Nina) Nina, veramente non mi sembra che le cose stiano come mi avevi dettu tu, io sto vedendo un padre e un marito esemplare.

NINA Ma che ti devo dire Clementì, io sono sbalordita quanto te, perchè sto vedendo un cambiamento che ancora non ci posso credere.

CLEMENTINA Nina ascoltami, guarda che il tuo dovere in questo caso, è quello di fare finta di niente… magari quelle creature hanno avuto un problema più grandi di loro stessi, che li        martoriava e li obbligava a comportarsi in quel modo… Un po’ sgarbati, quello che conta è che ora le cose si sono risolte e di questo io non mancherò di ringraziare nostro Signore.

NINA Ma cara sorella mia, io sono così contenta di vedere finalmente  CONCETTA # così serena, che mi sembra rinata, perciò figurati se posso andare a dirgli  qualcosa.

CLEMENTINA (a tutti) Ah… Che cosa bella, che cosa nobile! MARIUCCIA # e Gino quando rientreranno, resteranno meravigliati, gioiosamente meravigliati!

NINA Mi sta tornando un’allegria… Che quasi quasi avrei il desiderio di riprendere nuovamente il tombolo e ricamargli non dico una tovaglia da tavola con i tovagliolini, ma almeno una coperta matrimoniale con i cuscini… Voglio andare a vedere qualche modello sul giornale "mani di fata", mi sbrigo prima che mi passa la fantasia,(esce).

PEPPINO # (da parte a suor Clementina) Suor Clementina, vorrei che mi scusasse… per prima, sono stato una bestia!

CLEMENTINA Io la scuserei volentieri, ma vede… non mi ricordo niente, di cose che debbano essere scusate.

PEPPINO # Ha ragione MARIUCCIA # a volerle bene.

CLEMENTINA Ma lo sa che prima, non  avevo visto lo sguardo che ha negli occhi… così aperto e leale.

PEPPINO # Forse prima non l’avevo.

CONCETTA # Ci vogliamo accomodare di là? Così cominciamo i preparativi.

PASQUALE Peppino, vieni anche tu?

PEPPINO # Il primo di tutti, (si avviano ridendo).

CLEMENTINA E’ fantastico! Chissà che sorpresa per i ragazzi che non se l'aspettano, (esce con Nina).

ROSETTA # (chiama da fuori) Donna Concetta… donna Concetta…

CONCETTA # (apre la finestra, si affaccia) Che c'è, Rosetta?

ROSETTA # Donna Concetta, sto andando a fare un po’ di spesa, vi serve qualcosa?

CONCETTA # Non mi serve niente, ti ringrazio, tanto c'è PINOTTO # che ci da una mano, piuttosto, passa poi da me, quando torni che ti vieni a prendere un dolcetto, (sta per chiudere la finestra) Ah!… Rosetta…

ROSETTA # Che c'è?

CONCETTA # Quando vieni… Mi devi fare un favore, mi devi spiegare bene come hai fatto la pancetta che si è mangiato Peppino… (al pubblico) Non si sa mai… Alle volte.

FINE