Il volo del falchetto

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IL VOLO DEL FALCHETTO

Commedia in un atto

di ALDO NICOLAJ

PERSONAGGI

TAZIO

TECLA

ALICE

VIOLA

PIERO

Commedia formattata da

Soggiorno con angolo di cucina in una casa-famiglia per anziani. Tazio Colombotto, sui 70 anni, sta trafficando ai fornelli per farsi un caffè. Arriva Tecla, più o meno della stessa età in vestaglia.

Tecla                           - Buongiorno, Colombotto.

Tazio                           - Bene alzata, signora Tecla. Perbacco, cos'è tutta questa eleganza?

Tecla                           - Eleganza?!? Sono ancora in vestaglia. Mi sono semplicemente lavata i capelli.

Tazio                           - Complimenti. Sono così vaporosi.

Tecla                           - . appena lavati, hanno più luce. Mi fa posto per scaldare l'acqua del tè?

Tazio                           - . la cucina è della comunità, faccia pure. Il mio caffè sta passando, posso offrirgliene una tazzina…?

Tecla                           - Grazie, se prendessi il caffè, non mi farei il tè.

Tazio                           - Il caffè dà la carica, però.

Tecla                           - Ma quando si invecchia bisogna stare attenti.

Tazio                           - A me non danno l'età che ho.

Tecla                           - Ed a me sì?

Tazio                           - Lei è fresca come una rosa di maggio. E, poi. con quella bella testa. non sembrano nemmeno capelli suoi. si direbbe una parrucca. Fa bene a tingersi.

Tecla                           - Non mi tingo, è il mio colore.

Tazio                           - Non mi dirà che ha i capelli azzurri. Sembra la Fata Turchina di Pinocchio.

Tecla                           - Non uso nessuna tintura, li schiarisco.         

Tazio                           - Come fa a schiarirli se sono bianchi?.

Tecla                           - . con un cachet.

Tazio                           - . un cachet che, invece di far passare il mal di testa, la colora.

Tecla                           - Appunto. Posso scegliere rosa, argento, lilla. ma l'azzurro, mi dona di più. Oggi, poi, che firmo il contratto di vendita del mio appartamentino, voglio essere in forma. (confidenzialmente) Mi sono affacciata dalla Bargonzi, per sapere come avesse passato la notte. Sarà professoressa, non discuto. ma in quella stanza, Colombotto, c'è un odore. un odore.

Tazio                           - Siamo in un paese di gente laureata ed odorosa, signora Tecla, cosa vuol farci?

Tecla                           - . un lezzo da togliere il respiro. Ho dovuto pregarla di aprire la finestra, perché mi sentivo soffocare. Morirei, se dovessi finire in quella stanza. Purtroppo, Alice non se ne rende conto perché a quell'odore è abituata.

Tazio                           - Certo, visto che è il suo. Del resto, in un modo o nell'altro, si metta in testa che tutti sappiamo odore. Anch'io, anche lei.

Tecla                           - Una cosa è l'odore, un'altra la puzza. La poverina, poi, è in piena depressione, convinta com'è di avere lo stesso cancro per cui è morta sua madre. Speriamo che i risultati delle analisi la riassicurino. Ha notato come si è imbruttita, in questo periodo? Faccio di tutto per essere gentile con lei. cerco di darle coraggio, ma è più forte di me, quel suo odore mi dà allo stomaco. Ora le ho detto di starsene a letto tranquilla e che il tè glielo avrei portato su io. Così potremo fare colazione senza il suo latinorum. Lei come va?

Tazio                           - Stamattina. non è che stia male. ma ho un dolore qui, alla spalla. non so, speriamo sia un reuma e non qualcosa di più serio.

Tecla                           - Non è niente, avrà preso freddo. Invece Alice sta male veramente; fatica tanto ad andare su e giù per le scale, perciò è meglio non scenda per colazione.

Tazio                           - Ma se sta a letto le gambe finiranno per atrofizzarsi e non camminerà più. È già brutto invecchiare, ma se si diventa anche invalidi, si è fottuti. Per evitarlo, bisogna far ginnastica. Io la faccio ogni mattina, perciò non capisco queste fitte.

Tecla                           - Un reuma, cosa vuole che sia un reuma? Alice può appena infilarsi le scarpe, altro che ginnastica. Ha i piedi gonfi, grossi così. Se ha solo 65 anni, se li porta ben male. Io ho la stessa età e vuole mettere la differenza? Speriamo che le analisi la tranquillizzino. Che non stia bene, è certo. detto in confidenza, qui lo dico e qui lo nego, il fatto è che non va. capisce? Non va.

Tazio                           - Non va dove?           

Tecla                           - . di corpo. Ha sempre dei blocchi. Un guaio quando l'intestino non funziona, alla nostra età. Lei come va?

Tazio                           - In che senso?

Tecla                           - Coll'intestino.

Tazio                           - Un orologio svizzero. Come mi alzo, mi siedo sul cesso.

Tecla                           - Veramente?

Tazio                           - Se vuole venire a controllare, non ha che da dirmelo. Ed orino come un giovanotto.

Tecla                           - Sarebbe a dire?

Tazio                           - Mai falsi stimoli. Soltanto quando devo scaricare la vescica.

Tecla                           - Ringrazi il cielo, Colombotto, andare bene di corpo è una grossa fortuna. Significa essere sani. Io ci vado anche troppo, ma perché mi aiuto. Invece Alice i suoi stimoli, li ha, ma come dice lei, tanto rumore per nulla. Sarà la stanza che porta male. C'è morta la Giampaoli, poi la Policastro. se n'è andata anche la povera Santina. E adesso è la Bargonzi ad avere i suoi guai.

Tazio                           - . continuo a domandarmi come non si sia accorta che la Santina stava morendo.

Tecla                           - . quando prende un sonnifero, non la svegliano nemmeno le cannonate.

Tazio                           - Povera, Caravelli, vedendomela davanti, già rigida con gli occhi sbarrati. per poco non è preso un coccolone anche a me. Da morta era brutta. ma così brutta.

Tecla                           - . da morta come da viva, mai stata bella. Tanto buona, ma un mostro, poverina. E nella stanza c'è rimasto odore di cadavere.

Tazio                           - Impossibile! L'hanno portata via quasi subito. Ci sarà da qualche parte un topo morto.

Tecla                           - In questa casa, grazie a Dio, topi non ce ne sono.

Tazio                           - . ne è appena passato uno tra le sue gambe.

Tecla                           - Misericordia, non me lo dica. ho terrore dei topi.

Tazio                           - . stia calma, sono creature, non fanno male a nessuno.

Tecla                           - Se ne vedo uno, svengo, è più forte di me.

Tazio                           - Prenderemo un gatto.

Tecla                           - Per carità, sono allergica al pelo.

Tazio                           - . cosa ne dice, allora, di un serpente? Sono grandi mangiatori di topi, non li farebbero marcire sotto i mobili. Non capisco questo dolore, mi parte dalla spalla e scende giù.

Tecla                           - Se non ci pensa, le passa. Forse è la stanza che non sa di buono. Già con la Santina non è che profumasse di rose. Anche perché lei, parlandone come viva, lavarsi si lavava ma non usava né sapone, ne saponetta. Gliene avevo regalato una per Natale, profumata alla violetta s'immagini, non l'ha mai scartata.

Tazio                           - . morta sola come un cane. Se ci fossimo accorti in tempo che stava male, forse qualcosa si poteva fare. E non sarebbe sparito il suo anello.

Tecla                           - Non sospetti la Bargonzi, sarà fissata coi gioielli, ma ne ha tanti e non capisco nemmeno perché non li venda. E, poi, signora com'è, non avrebbe mai sfilato l'anello dal dito di una morta. Mi dirà che non ci vuole niente, che è questione di un attimo, però. Mi spenga l'acqua, che bolle, per favore. Poi se me la passa, ci penso io a metterci la bustina del tè.

Tazio                           - . il fatto è che l'anello è scomparso e qui non ci siamo che noi. S'è fatto un gran cercare, prima che portassero via la salma ed anche dopo, Piero ha persino spostato i mobili, sperando fosse rotolato da qualche parte. Niente. Per fortuna la nipote a cui l'aveva lasciato, non si è fatta viva, altrimenti s'immagina la figura di merda, che avremmo fatto? Se non sono stato io a rubarlo, lei nemmeno, Alice e Colacicco neppure, su Piero si può mettere la mano sul fuoco, se l'è portato via lo Spirito Santo? I topi no, se ne fregano degli anelli. Si deve fare una denuncia. La polizia scopre sempre tutto. Il caffè sta passando. Signora Tecla, un goccio?.

Tecla                           - Come avessi accettato, grazie. Santina l'avrà regalato a qualcuno, l'avrà venduto.

Tazio                           - Senza dirlo? Lei che sbandierava tutto a tutti!?! E dove sarebbero finiti i soldi? Un anello che non si toglieva mai dal dito. Al mattino, mentre prendevo il caffè col povero Tistino, me lo metteva sotto il naso, gesticolando come usava fare lei. Non riesco a convincermene. Ogni tanto all'improvviso mi viene in mente. le giuro che ne faccio una malattia. Sapesse che dolore è stato. Non avrei mai immaginato potesse finire così. mi viene da piangere.

Tecla                           - Per l'anello?

Tazio                           - Me ne strafotto dell'anello!. Per Tistino. E mancato in un amen. Volato via come una mosca dalla finestra. Stavo preparando la cosa. la macchinetta del caffè, sento che mi chiama. mi volto e me lo vedo steso a terra, con gli occhi all'in su, caduto da quella sedia dove siede lei. Non si è nemmeno rotta. Fossimo resistenti noi come queste sedie.

Tecla                           - In poco tempo se ne sono andati in due.

Tazio                           - . dica pure in tre. La Spinaceto se l'è scordata? Eppure era in stanza con lei.

Tecla                           - Già, è mancata anche Ottavia. Santina, però, si capiva che non avrebbe potuto tirare avanti molto, mentre Tistino era il ritratto della salute.

Tazio                           - . dieci anni di meno dimostrava. Chissà chi ci manderanno, ora, al loro posto.

Tecla                           - Eravamo in sette, siamo rimasti in quattro: lei, io, Alice e Colacicco. che non si vede mai.

Tazio                           - Non contento di russare tutta la notte come un facchino, mi sveglia anche all'alba, maledetto lui, facendo un casino tale e mettendosi subito a chiacchierare. Si alza che è buio fondo, mi accende la luce in faccia, si veste e va al bar all'angolo, si piazza lì a chiacchierare, impicciandosi di tutto. Se non facesse tanto bordello, stesse zitto e si vestisse al buio, che per lui è lo stesso, visto che non ci vede una madonna, io potrei dormire un po' di più. ma, una volta sveglio, non riesco più a stare a letto. Ero così anche da ragazzo. La domenica tutti ronfavano fino a tardi. mia madre mi diceva dormi che tanto non devi andare a scuola, ma se mi svegliavo dovevo alzarmi. Crede che questo dolore sia un fatto reumatico?

Tecla                           - Si alza troppo presto. Cosa fa in piedi a quell'ora?

Tazio                           - . i termosifoni sono ancora freddi, faccio un po' di ginnastica per scaldarmi. Poi mi butto sulle parole incrociate, visto che il televisore fa solo ombre e righe. Ce ne vorrebbe uno nuovo.

Tecla                           - Vendendo il mio appartamentino, avrò un po' di liquido, così mi prenderò uno di quei bei televisorini portatili. Così vedrò quello che mi pare, evitando discussioni. A me piace essere indipendente. Me lo dicevano tutti, quando ho fatto la crociera. Lei, signora Tecla, sa vivere. i complimenti che mi facevano specie una signora che aveva un'amica che conosceva una gentildonna che era intima di un'aiutante della sarta personale della regina d'Inghilterra, s'immagini. Senta questa, una sera il comandante.

Tazio                           - Guardi che il tè diventa troppo forte.

Tecla                           - Grazie, lo verso subito. Le stavo dicendo che una volta il comandante. 6

Tazio                           - Vuole che prenda una tazza per la signora Alice?

Tecla                           - La prenda, grazie. Ma prima faccio colazione io. Lei se ne sta comoda nel suo letto e può aspettare. Come le dicevo, una volta il comandante.

Tazio                           - Pensa non sia stata lei a rubarsi l'anello…?

Tecla                           - Alice? Sarebbe incapace di un gesto simile. E coi gioielli che ha. Quello era un bell'anello, ma non di particolare valore.

Tazio                           - Una pietra preziosa, però. un coso. com'è già che si chiama quella pietra verde?

Tecla                           - . smeraldo, uno smeraldo. Ma non era puro e non aveva una gran luce. I brillantini erano veri, ma piccolini. S'immagini che in crociera c'era una signora che ne aveva uno.

Tazio                           - Mi passa lo zucchero? Grazie, tre cucchiaini, anche quattro, a me il caffè piace dolce. Per lo meno sia dolce il caffè, visto che è amara questa puttana di vita. Se quel Colacicco fottuto non se ne scappasse subito al bar, il caffè potrei prenderlo con lui, come facevo col povero Tistino. È rimasta la sua tazza. Gialla. Gialla come quella dei cornuti, gli dicevo io. Lui rideva con quei tre denti rimasti, che gli ballavano in bocca. Non mi piace far colazione da solo. È un'altra cosa in compagnia. Ed anche un bel risparmio. Al bar un espresso costa dieci volte tanto. Ed io con un etto di caffè sa quante ne faccio, di macchinette?

Tecla                           - . colazioni alla grande si facevano in crociera. Un buffet con ogni ben di dio. persino le uova di quaglia. il patè d'oca. la frutta tropicale con sopra ancora la rugiada. Ed un servizio favoloso. Per non parlare dei passeggeri, gente di un'eleganza. Pensi che una sera.

Tazio                           - Non ha suonato il suo telefonino?

Tecla                           - No, non mi pare.

Tazio                           - Scusi, m'era parso. Cosa mi stava dicendo? Mi parlava di Piero…?

Tecla                           - Verrà qui tra poco, no?

Tazio                           - Non viene il martedì?

Tecla                           - Deve accompagnarmi a firmare l'atto di vendita.

Tazio                           - Capisco, si è lavata i capelli per Piero. Ha colpito anche lei, con quella sua faccia d'angelo. 7

Tecla                           - È gentile, premuroso. Ed anche bello, il che non guasta. E con la sua allegria ci porta come una ventata di giovinezza. Oggi, esco con lui e non voglio fargli fare brutta figura. Sa cosa mi ha consigliato? Di farmi pagare in contanti.

Tazio                           - Da chi?

Tecla                           - Da chi mi compra l'appartamento. Perché, cosa pensava?

Tazio                           - Dai suoi amanti, se ne ha ancora.

Tecla                           - Scherza sempre lei. Non pensa che Piero abbia ragione?

Tazio                           - Ma ci vorrà una valigia per tutti quei bigliettoni.

Tecla                           - Ho già preparato il mio borsone. Piero non si fida degli assegni ed ha ragione. Potrebbero rifilartene uno scoperto, mentre il danaro liquido è sicuro.

Tazio                           - Depositerà subito tutto in banca, immagino.

Tecla                           - Piero mi aiuterà ad investire. Lui è coscienzioso oltre che competente. Ora, un'altra crociera non me la toglie nessuno. Sto già consultando le varie agenzie. Questa volta sceglierò l'Oriente. L'Oriente mi fa l'occhiolino. Un biscotto? Sono di quelli che si vedono in tv spuntare sugli alberi mentre gli uccellini li beccano. La vedrà anche lei, quella pubblicità.

Tazio                           - . non con il televisore rotto. Ma non li comprerei.

Tecla                           - Sono buonissimi, li provi.

Tazio                           - Coglionate. Alberi che invece di frutti, fanno biscotti. Allora piantando quei biscotti lì, dovrebbero nascere alberi.

Tecla                           - Un modo come un altro per fare pubblicità.

Tazio                           - . stronzate. senza senso comune.

Tecla                           - A me pare una trovata carina.

Tazio                           - A me, invece, pare una trovata del cazzo. Sarebbe meglio, invece, che spiegassero come li fanno, quei biscotti.

Tecla                           - Come vuole che li facciano? Con zucchero, uova e farina.

Tazio                           - . e conservanti. Sapesse le porcherie che ci mettono. Un mio amico che ha lavorato in una di quelle fabbriche, mi ha detto che ci impastano persino i topi, se     8 capita. Certi topacci di fogna. I biscotti. meglio comprarli nelle panetterie, dove si fa ancora il pane. Quando, ragazzo, andavo in giro. ricordo il profumo che c'era nell'aria, quando uscivano croccanti dal forno. tutta la strada sapeva di buono.

Tecla                           - I biscotti confezionati sono uguali a quelli freschi, se non migliori. Li provi, ne prenda uno, come si mettono in bocca si sciolgono dolcemente profumando di zucchero dal palato alla gola.

Tazio                           - . ma quanto tempo rimangono impacchettati? Li riempiono di conservanti perché non ammuffiscano. Altrimenti come farebbero a stare mesi, che dico mesi, anni ed anni nei magazzini. insieme alle scatolette dei gatti. ai detersivi, ai pannolini. alle tazze dei cessi ed ai bidé.

Tecla                           - I biscotti? Ma cosa dice?

Tazio                           - Ma è così E per sbarazzarsene, ricorrono alla pubblicità. Ed i gonzi li comprano. Io li prendo soltanto dal fornaio, costano la metà. E sono fatti con miele di montagna. non coi topi. ALICE (compare zoppicando) Buongiorno, buongiorno. comodi, non alzatevi.

Tecla                           - Ma chi vuoi che si alzi, tesoro? Non avresti dovuto alzarti tu, invece. Il tè, te lo avrei portato io. È così piacevole fare colazione a letto. In crociera quante volte mi concedevo quel lusso. Vedi, avevo già preparata la tua tazza.

Alice                           - Purtroppo non siamo in crociera ed io, finché ce la faccio, cerco di essere autonoma. Mi scusi tanto se non l'ho salutata. Colombotto buongiorno. Ha visto che fatica per camminare? E dire che una volta ero una libellula. Senectus ipsa est malum, come dicevano gli antichi. I piedi mi danno dei dolori. dei dolori. So che non dovrei nominarli mentre sta mangiando. ma anche se gonfi, sono puliti, lavati, profumati ed incipriati, come mi ha insegnato mammina. mi scusi se ho parlato delle mie estremità.

Tazio                           - Per carità, quando si è vecchi, si può parlare anche di merda e nessuno si scandalizza. Posso offrirle un biscotto?.

Alice                           - Anche dopo quella parolaccia, accetto, senza complimenti.

Tecla                           - Ci sono anche i miei, se vuoi.

Tazio                           - I suoi sono industriali, i miei sono genuini, comprati al forno.

Tecla                           - Hai un aspetto bellissimo, vero, Colombotto? Si è come imbellita ultimamente. T'avevo detto che il tè, te lo avrei portato io.

Alice                           - E quando? È già tiepido adesso.

Tecla                           - Te lo avrei rifatto e sarei venuta a portartelo.

Alice                           - . perché preferivi che. non mi alzassi e Piero mi trovasse a letto come un'invalida.

Tecla                           - Figurati, cara. Quando te l'ho proposto, non pensavo certo a Piero.

Alice                           - Se non ci pensavi, come mai ti sei lavata i capelli e ti sei fatta il cachet?

Tecla                           - . perché me li sentivo sporchi. E, poi, sai benissimo che devo andare a firmare il contratto di vendita dell'appartamento. Tu, invece, ti sei messa in ghingheri, perché Piero ti veda elegante. Anche la collana di perle.

Alice                           - . il vestito è vecchio, ma essendo di sartoria, si nota. E le perle, che sono vere, ogni tanto devono prendere luce. una tantum, non semper.

Tecla                           - Sei sempre molto in ordine, quando ci sono visite.

Alice                           - E tu no? Cambi colore ai capelli ogni giorno. Ma purtroppo, qui, se non c'è un funerale, non viene mai un cane. Dicono beata solitudo, sola beatitudo, ma preferirei che qualcuno venisse a trovarci.

Tazio                           - . non lamentatevi, voi la visita di un bel giovanotto ce l'avete, io mai quella di una bella ragazza.

Alice                           - Spero soltanto che Piero mi porti i risultati delle analisi. Non faccio che pensarci. Spero abbia fatto in tempo a ritirarli. Va sempre di fretta, povero Piero. Non ha mai modo di fare tutto.

Tecla                           - . perché gentile com'è, non vuole scontentare nessuno. Devo dire che è stato lui ad offrirsi per assistermi in questa vendita. Si prodiga con tutti, so che ha dato dei buoni consigli anche a lei, Colombotto.

Tazio                           - Dice che io non so amministrare i miei risparmi. Così mi ha convinto a cambiare istituto di credito per investire come mi consiglia lui. E lo fa per affetto, perché sa che morendo, lascerò tutto a mia nipote.

Alice                           - Si preoccupa di noi come un figlio. E non capisco perché il Colacicco non lo possa vedere.

Tecla                           - Non gli va. Dice che ha lo sguardo di un uccello. di un rapace.

Tazio                           - . di un falchetto, dice che assomiglia ad un falchetto.

Alice                           - Sbaglia. Invece ha un cuore d'oro ed è buono come il pane.

Tazio                           - Fa anche troppo per noi e non bisogna assillarlo con continue richieste.

Tecla                           - Si offenderebbe se non ci rivolgessimo a lui. Siamo un po' la sua famiglia, quella che gli è mancata da ragazzo. I nonni non l'amavano e lui, sensibile com'è, ne ha molto sofferto.

Tazio                           - Ma non bisogna rompergli troppo i coglioni.

Alice                           - Sta parlando con delle signore, Colombotto.

Tazio                           - Ed io nemmeno con le signore, ho peli sulla lingua. Non potete soffocarlo con le vostre chiacchiere, con le vostre confidenze, coi vostri problemi. Quel ragazzo viene qui per farci un piacere, non per farsi rompere le palle.

Alice                           - Usa un linguaggio un po' troppo colorito, Colombotto.

Tazio                           - . eloquente, signora Bergonzi, diciamo eloquente. Alla vostra età ve lo mangiate con gli occhi come fosse un bigné. lo carezzate. lo sbaciucchiate continuamente.

Tecla                           - Cosa le prende, Colombotto? Parla come fosse geloso.

Tazio                           - Che cazzo c'entra la gelosia, ho paura che si scocci e ci pianti in asso. Cosa faremmo senza di lui?

Alice                           - Non lo assilliamo come dice lei. Era la povera Santina che non lo lasciava in pace. Noi non gli diamo fastidio. Io, per lo meno.

Tecla                           - La Santina gli telefonava persino in ufficio, cosa che lui ci ha sempre proibito

Alice                           - E siccome rispondevano che non lo conoscevano. lei si metteva a piangere ed a strillare.

Tecla                           - . diventando ancora più brutta, poverina. Noi per lo meno, esteticamente parlando non siamo così repellenti, vero, Colombotto?.

Tazio                           - . ma neanche appetitose.

Tecla                           - . per lo meno abbiamo conservato la nostra femminilità. mentre la Santina.

Tazio                           - Però la Santina non si è mai permessa di chiedere a Piero di lavarle la schiena.

Alice                           - E nemmeno io. (ride)

Tecla                           - Mamma mia, sono ancora in vestaglia e Piero sta per arrivare. Vado ad infilarmi un vestito. Con permesso. (falsa uscita) Ah, dimenticavo il telefonino. (prende il telefonino) Se non ce l'ho a portata di mano quando mi chiamano.

Alice                           - (piano, mentre Tecla esce) L'ha mai sentito suonare, quel telefonino? Nemmeno per sbaglio.

Tazio                           - . le serve per illudersi che qualcuno si ricordi ancora di lei.

Alice                           - . si, tutti quegli amici che si è fatta sulla famosa nave. Ed, ora che vende la casa, vuole andare in Oriente, in settembre. Spera d'incontrare chissà quale maragià. E dire che in questi ultimi tempi è andata così giù, non trova?.

Tazio                           - Che cazzo ci va a fare, alla sua età, in Oriente.

Alice                           - Per favore, il suo linguaggio è un po' troppo vivace, per me, Colombotto. Povera Tecla, non ha mosso ciglio, quando lei, senza carità di patria, le ha ricordato di aver chiesto a Piero di lavarle la schiena. Si sarebbe preso un bel piacere. Ha sentito che effluvi emana? Stamattina, quando è venuta in camera mia, mandava un odore. un odore così sgradevole da togliere il respiro. Olet, quam immonda fera. L'ho dovuta pregare di spalancare la finestra per dare aria alla stanza.

Tazio                           - Mi ha detto lo stesso la signora Tecla. più o meno.

Alice                           - Spero non si sia offesa.

Tazio                           - Lei dà la colpa ad un topo morto.

Alice                           - . che topo e topo, è lei che puzza. Deve avere qualche brutta malattia, dovrebbe farsi le analisi ipso facto. Non va bene con l'intestino, prende lassativi su lassativi. La stitichezza va curata, ma cum grano salis. Mi auguro che lei, Colombotto, non soffra di quei disturbi, voglio dire. che non abbia bisogno di lassativi.

Tazio                           - Io, al mattino, appena sveglio. se non corro al cesso, me la faccio addosso.

Alice                           - Una bella fortuna. Defecatio matutina bona tanquam serotina. Defecatio meridiana neque bona neque sana. Tecla si purga come se avesse dentro qualcosa di marcio che non riesce ad espellere. Ed in più ha le ascelle maleodoranti. Non lo ha mai notato?

Tazio                           - . mai fatto caso.

Alice                           - . dall'odore delle ascelle si capiscono molte cose. Un medico cinese diagnosticava fiutando le ascelle. E non sbagliava mai. Tecla è omeopaticamente che dovrebbe curarsi, invece di ingurgitare tutti quei lassativi che l'avvelenano. Ma testarda com'è, non dà retta a nessuno. Non è cattiva, ma ha il suo     caratterino. Chissà che vita ha avuto. Non sa parlare altro che di quella famosa crociera con la meravigliosa notte d'amore, davanti a Casablanca. Chissà quante ne ha fatte, in juventute. Deve averne avuti parecchi di estimatori, allora. Ormai quam mutata ab illo, ma da giovane penso sia stata una specie di Messalina.

Tazio                           - Visto che Dio gliel'aveva data, avrà cercato di usarla. Lei, invece, ne ha fatto un uso più parco?

Alice                           - Sono stata di mio marito e basta. E sono andata all'altare pura come una colomba.

Tazio                           - Un solo uomo e neanche un figlio. Eppure bisogna crescere e moltiplicarsi.

Alice                           - Ero stretta di bacino.

Tazio                           - Ormai chi non può avere figli, affitta un utero e si risparmia la fatica di partorire.

Alice                           - Sistemi immorali, Colombotto. essere madre di un figlio partorito da un altro utero? E l'intimità more uxorio che dovrebbe avere questa donna col padre del nascituro?!?

Tazio                           - Non necessariamente, il seme si preleva anche in un altro modo.

Alice                           - Senza nemmeno un rapporto? Peggio di uno stupro. No, no, mio caro Colombotto, io questi esperimenti non li concepisco. Tecla che va in estasi per le modernità dice che sono troppo vecchia per capire la vita di oggi. Invece, sa quanti anni ho?.

Tazio                           - Ne avrà una settantina anche lei.

Alice                           - Settanta, dice? Mi dà settant'anni? Le sembro così vecchia?.

Tazio                           - Se non li ha ancora, siamo lì.

Alice                           - Ne ho sessantacinque. Tecla che dichiara la mia età, ne ha settantatre. Aveva già otto anni, quando nascevo. quando mi battezzavano, lei faceva già la prima comunione. bella differenza, no? Ed alla sua età fa la svenevole con Piero.

Tazio                           - Per la Madonna. Mi fa rabbia che quel ragazzo sopporti le moine che gli fate voi, vecchie bacucche. Deve essere questo che fa imbufalire il Colacicco. Dovreste lasciarlo in pace.

Alice                           - A me lo dice? Non sono stata io a chiedergli di lavarmi la schiena. Io per lui sono una specie di mamma. anzi di nonna. E lui mi è affezionato. Ed è così sensibile che ha convinto lei a non denunciare la scomparsa dell'anello per evitarci dei traumi.

Tazio                           - Se l'anello non salta fuori, me ne fotto e la denuncia la faccio lo stesso. S'immagini se comparisse l'erede, che figura di merda faremmo tutti quanti? Se, per lo meno, c'è una denuncia. Ahi!.

Alice                           - Cos'ha?

Tazio                           - Un dolore qui. dev'essere un coso, un reuma. mi dà un fastidio.

Alice                           - Non si preoccupi, disturbetti che passano. Fossero solo questi i mali Non pensi sia stata Tecla, a far sparire l'anello. Nonostante tutto, è pur sempre una signora. Con la vendita della casa, se ha piacere di uno smeraldo, se lo compra. Sarebbe un tale choc per un'anziana come lei, avere a che fare con la giustizia. Bisogna riflettere, prima di fare un passo del genere. Forse chi lo ha preso, ci ripensa e ce 10          fa ritrovare. Fatti che succedono. ci sono nelle case presenze ultraterrene che si divertono a sorprenderci.

Tazio                           - Crede agli spiriti?

Alice                           - . non proprio agli spiriti, ma a strane presenze.

Tazio                           - Non penserà sia stata una di quelle presenze a farlo sparire?

Alice                           - Una volta mammina non trovava più un braccialetto. Abbiamo persino sospettato della domestica, che era una santa, poveretta. Poi, un giorno all'improvviso, è ricomparso, era su di un mobile. Ci ha spiegato una grande veggente che la colpa era di una entità che si era installata in casa nostra. uno spiritello inquieto.

Tazio                           - Mi pare che lei creda ancora alle fate.

Alice                           - La stessa chiesa pur non ammettendo questi fenomeni, non li condanna.

Tazio                           - Ma era veramente di valore quell'anello?

Alice                           - . uno smeraldo purissimo, anche se Tecla, buona com'è, per calmare le acque, dice il contrario. Non si preoccupi, salterà fuori. A meno non se lo sia portato via il Colacicco.

Tazio                           - 11       Colacicco? Va bene che è impiccione, ma perché lo avrebbe fatto?

Alice                           - È un intenditore, ha lavorato anche da un orafo. Stultus non est. Ed è un uomo di buon senso. Anche se non capisco perché ce l'abbia tanto col nostro Piero. Mi ha detto che l'anello piaceva tanto a lei, Colombotto.

Tazio                           - Io?!? Cosa me ne frega a me di un anello?.

Alice                           - Un gioiello si può sempre vendere. Colacicco era molto interessato alla storia dell'anello. Ne ha parlato anche coi clienti del bar. Ha detto che lei, mio caro Colombotto, deve saperne qualcosa.

Tazio                           - Io?!? Ma gli spacco il muso, a quell'intrigante di un Colacicco.

Alice                           - Scherzava. Anche se non sembra, il Colacicco è faceto.

Tazio                           - Quel cane di Colacicco trovi altre cose su cui scherzare, invece di mettersi sempre addosso qualcosa di mio. Oggi, per esempio, è uscito col mio gilet. Ahi! Ma sa che non riesco a muovere il braccio?

Alice                           - E che bisogno ha di muoverlo, visto che le fa male?.

Tazio                           - E lei che bisogno ha di fare le scale visto che ha i piedi gonfi?

Alice                           - Lei pensa che Tecla si sia preso l'anello. Tecla pensa sia stata io. Ed io che sia stato il Colacicco, che, a sua volta pensa sia stato lei. Un vero giallo, con la morta che se n'è andata all'altro mondo senza il suo anello. requiescat in pace (suonano alla porta) Non può essere che Piero. Va lei ad aprire?

Tazio                           - Vado io. vado io. (esce di scena)

Tecla                           - (dall'alto) Hanno suonato. Qualcuno vada ad aprire. È Piero, il nostro Piero. Ditegli che abbia pazienza. Mi sto facendo bella.

Tazio                           - (da fuori) Tentativo inutile.

Alice                           - (gridando, a Tecla, con ironia) Fai con comodo, Tecla. Tanto non scappa il tuo Piero. Lo trattengo io fino a quando arrivi tu, va bene? (intanto si prepara alla visita, specchiandosi ed aggiustandosi il trucco)

Viola                           - (entra seguita da Tazio. È una bella ragazza sui 25 anni, in pantaloni e con in mano il casco del motorino) Buongiorno.

Alice                           - Buongiorno a lei.

Tazio                           - (a Viola) Prego, si accomodi. Credevamo fosse l'assistente sociale.

Viola                           - Sono un'ispettrice del ministero.

Alice                           - Così giovane? Complimenti. Io sono una delle ricoverate.

Viola                           - . delle ospiti, vorrà dire.

Tazio                           - Come tutti noi. L'altra signora scende subito.

Viola                           - (consulta la sua agenda) Lei è il signor Colacicco?

Tazio                           - No io sono il Colombotto, Colombotto Tazio. Colacicco è al bar dove. passa le giornate a spettegolare.

Viola                           - (ad Alice) E lei la signora Favilla?

Alice                           - No, sono la Bargonzi, Alice Bargonzi, ex insegnante. Tecla Favilla è su.

Viola                           - Mi scusi, non conoscendoli, faccio confusione. Non immaginavo questa casa così spaziosa.

Alice                           - In un certo senso lo è. Non per me, che ero abituata a vivere in 200 metri quadrati. Sola con mio marito. Qui eravamo in sette. Ci sono stati dei decessi, purtroppo.

Viola                           - Lo so, sono informata. Per questo sono qui.

Tazio                           - Le offro una tazzina di caffè? Devo solo riscaldarlo perché è appena fatto.

Viola                           - Grazie, prendo volentieri qualcosa di caldo. Ero in motorino e tirava un'arietta.

Alice                           - Fa proprio freddino. Quest'anno il tempo.

Tazio                           - Come diceva mio nonno, tempo e sedere fanno a loro piacere.

Tecla                           - (da dietro) Eccomi Piero, sto arrivando. Ci hai portato la carta igienica?

Viola                           - La carta igienica?!?

Tazio                           - Piero ci fa da assistente sociale: ci rende qualche piccolo servizio, a volte. È un ragazzo così gentile.

Viola                           - Dovrebbe limitarsi a fare l'assistente sociale, non il fattorino.

Tecla                           - Eccomi, Piero. Scommetto che ti sei dimenticato la carta ig. (si trova davanti a Viola) Oh!

Tazio                           - Questa è la signora Favilla, Tecla Favilla. la decana perché arrivata qui prima di tutti noi. La signorina è una nuova ispettrice del Ministero.          

Tecla                           - Nuova?

Viola                           - . trasferita da altra sede.

Tecla                           - Benvenuta. Ha voluto farci una sorpresa di prima mattina. Il signor Colombotto si lamentava perché non venivano a trovarci belle ragazze, ora sarà soddisfatto. Ci dica, cosa è venuta ad ispezionare?

Tazio                           - Ecco il caffè. L'ho scaldato, ma non l'ho lasciato bollire. Zucchero?

Viola                           - Lo prendo amaro, grazie. (tutti sono seduti, c'è aria di disagio. Lunga pausa)

Tecla                           - Qual è il motivo della sua visita. C'è qualche novità?

Viola                           - . mi hanno mandata per vedere la casa e confermare l'assegnazione dei posti liberi. Ce n'è una tale richiesta. Tutti gli anziani desiderano entrare in una casa-famiglia, per sentirsi più a loro agio. E, qui ci sono letti liberi da tempo. Perciò mi hanno incaricata di dare un'occhiata agli ambienti e verificare se sono in ordine.

Alice                           - Mi scusi se mi permetto, ma vorrei ricordarle che ci sono diciotto gradini per le camere da letto. la scala è abbastanza faticosa. bisognerà avere l'avvertenza di mandare persone autonome.

Tecla                           - . e c'è un solo bagno, purtroppo.

Viola                           - . non è il Grand Hotel, signora.

Tazio                           - C'è anche un servizio qui, a pianterreno, in fondo al corridoio.

Tecla                           - Serve per le emergenze.

Viola                           - È pur sempre un servizio in più. Di solite nelle nostre case ce n'è uno solo e gli ospiti sono più numerosi che qui.

Tecla                           - Non lo dicevo per lamentarmi, ma sette persone con un bagno padronale ed un bagnetto.

Alice                           - Non ci sarebbero problemi se ognuno pensasse che serve anche agli altri. La povera Ottavia, per esempio, ci stava delle ore.

Tecla                           - Cosa ci facesse, poi. perché in quanto a pulizia.

Tazio                           - Due servizi sono più che sufficienti. (Tecla ed Alice lo fulminano con lo sguardo)

Viola                           - Ora vedrò le stanze. Se si potesse mettere qualche persona in più, sarebbe meglio. Anche loro avrebbero maggior compagnia. La casa mi sembra molto grande.

Alice                           - Parva domus, sed apta satis.

Tecla                           - La signora Alice se non ci mette un po' di latino, non è contenta. Avremo nuovi ospiti, allora?

Viola                           - . sono già state scelte tre persone, per prendere il posto di quelle scomparse.

Tecla                           - E chi sarebbero?

Viola                           - Mi pare abbiano dato la precedenza ad un ex capostazione ed una coppia di sarti.

Tecla                           - Una coppia di sarti? Nientemeno una coppia di sarti?

Viola                           - Sì, perché? Ha appena festeggiato le nozze d'oro in parrocchia.

Tecla                           - Allora a causa dei sarti, mi toccherà andare in stanza, con la signora Alice. perché più grande della mia.

Viola                           - La signora Alice sarà ben contenta di dividerla con lei. Ha qualcosa in contrario?

Tecla                           - Dopo il decesso della mia compagna, m'ero abituata ad una camera tutta per me. Essendo una piccola stanza. Anche quando ho fatto la crociera, ho preferito pagare un supplemento, per una cabina singola.

Viola                           - . qui non è in crociera e dovrà stare con un'altra signora.

Tecla                           - . non con un uomo, certo. E l'unica donna è Alice. Non per insistere ma la mia non è una stanza grande.

Viola                           - Se ci stavano in due prima, non c'è ragione che la occupi lei da sola. Meglio in due. Se una si sente male, l'altra può essere d'aiuto. E, poi, con tanta gente in attesa di una sistemazione. non è possibile riservare a lei una stanza singola.

Tazio                           - . qui, si sta tranquilli, nessuno disturba e possiamo fare quello che cazzo vogliamo. mi scusi, il cazzo m'è scappato. Io sono rinato qui. mi sento meno solo.

Viola                           - Mi fa piacere. In fondo noi cerchiamo di accontentare tutti. Vorrei dare un'occhiata alle camere, se è possibile.

Tecla                           - Non sono ancora in ordine, ci siamo appena alzate, i letti sono da rifare.              

Alice                           - Siamo un poco dormiglione.

Viola                           - È logico, perché mai dovrebbero alzarsi all'alba? (si alza)

Tazio                           - L'accompagno, se vuole. Mi muovo male perché ho un reuma qui, alla spalla.

Viola                           - Con questa stagione, è il meno che può capitare. Grazie. Mi fa una cortesia. (esce con Tazio)

Tecla                           - Che te ne pare?

Alice                           - . anche se giovane, ha molta autorità.

Tecla                           - Vuole comandare, decidere, come fosse padrona.

Alice                           - Si vede che lo può fare. Ora anche le donne sono valorizzate. Una volta soltanto gli uomini avevano certi incarichi.

Tecla                           - Questo è vero. Però mi pare si dia delle arie. A me non piace. Ed a te?

Alice                           - Non è che susciti grande simpatia. Ed usa un profumo troppo forte, di prima mattina.

Tecla                           - Meglio profumo che puzza.

Alice                           - A me lo dici?. Allora, se arriva la coppia, ti trasferirai nella mia stanza.

Tecla                           - È proprio quello che temo.

Alice                           - Non gradisci la mia compagnia?

Tecla                           - Sono molto invadente, non vorrei darti fastidio.

Alice                           - Dormo poco, mi alzo spesso di notte. Sarò io a dare fastidio a te.

Tecla                           - È proprio un guaio sia morta la povera Santina. Andandosene ha rotto l'equilibrio.

Alice                           - Se, invece di lei, requiescat in pace, fosse morto il Colacicco, che non si vede mai, non avremmo problemi.

Tecla                           - Non muore mai chi dovrebbe, purtroppo. Quello, poi, non se ne sta mai in casa per non dover incontrare Piero. Quando lo vede è come se avesse la puzza sotto il naso.              

Alice                           - A proposito di puzza. tu cosa usi contro il sudore delle ascelle?

Tecla                           - Un deodorante, anche se le mie ascelle non traspirano neanche un po'.

Alice                           - Te lo domando perché ne ho scoperto uno ottimo. di un profumo. Te lo farò provare. Io ho la mania dei deodoranti perché non sopporto i cattivi odori.

Tecla                           - A chi lo dici, a me prendono alla gola.

Alice                           - Meglio così, cercheremo di avere una stanza profumata sicut rosa.

Tecla                           - Prima di trasferirmi da te, faremo fare una pulizia completa. A mie spese, perché, ora, potrò permettermelo. PIERO (bel ragazzo sotto i trenta, entra con un borsone di plastica) Buongiorno a queste belle signore.

Alice                           - (sorprese) Piero? (lo abbracciano l'una dopo l'altra) Mi hai portato le analisi?

Tecla                           - Finalmente. Bravo. Non sai come ti aspettavo. Fatti vedere. Sempre in forma, tu. Sei gentile a volermi star vicino in questo momento. (eccitate, giocano con lui come due bambine)

Alice                           - Che piacere vederti. Lasciati guardare, mi sembri un poco dimagrito. mangi abbastanza? Non è che la sera fai troppo tardi? Cosa sono quelle occhiaie? Scusa, se te lo domando ancora, ma sono ansiosa, hai i risultati delle mie analisi?

Piero                           - . non erano ancora pronti, me li daranno stasera o domani. Ma stia tranquilla, tutto è a posto, calmi la sua ansia. Si facciano guardare, che eleganza, signora Alice, è uno splendore. E lei, signora Tecla, si è fatta un cachet che è una meraviglia.

Tecla                           - Il Colombotto dice che sembro la fata turchina.

Alice                           - Forse più Pinocchio.

Tecla                           - Cos'hai detto?

Alice                           - Quella di Pinocchio, cara.

Piero                           - Le trovo bene. Per loro gli anni non passano. Signora Alice, un piccolissimo omaggio.

Alice                           - Un omaggio? Per me?

Piero                           - . caramelline all'anice, quelle che le piacciono tanto. Non faccia la golosa mangiandosele subito tutte.

Alice                           - . una tantum. Che pensiero gentile, grazie, Piero.

Tecla                           - Ed a me niente?

Piero                           - Forse non si è comportata bene come la signora Alice. Faccia il suo esame di coscienza. su, rifletta bene.

Tecla                           - (fa l'offesa) Non ho niente da rimproverarmi. Non mi sono certo comportata peggio di lei. Nulla per me in un giorno come questo? Nemmeno un pensierino. ino. ino.

Piero                           - Vediamo. vediamo se ci fosse qualcosa. Ecco. ecco. Queste liquirizie per chi saranno mai? Non saranno proprio per lei, signora Tecla?

Tecla                           - (batte le mani) La mia passione. Dovrei darti un bacio, Piero.

Alice                           - Anch'io. anch'io. (baciano entrambe Piero)

Tecla                           - Ogni volta ci fai una sorpresina. E noi ti siamo riconoscenti e ti vogliamo tanto bene, Piero.

Piero                           - Oggi le trovo particolarmente affascinanti.

Alice                           - Speravo tanto di avere i risultati delle analisi. ho paura di avere qualche brutta malattia. Sento un malessere generale. sempre un leggero mal di testa ed i piedi sono gonfi. non riesco a camminare.

Piero                           - Tanto lei è un angelo, aprendo le ali volerà.

Alice                           - Magari ce le avessi. Andrei io a ritirami le analisi.

Tecla                           - Non parla d'altro. pensa sempre al peggio, lei. Per un bruciore di stomaco, crede di avere chissà quale male. Non preoccuparti per le analisi. Dopo aver firmato dal notaio, passo io a prenderle, tanto sarò in taxi.

Piero                           - Non si preoccupi. Se non le ho con me è perché non sono ancora pronte. Appena me le consegnano gliele porto personalmente.

Tecla                           - Avrebbe dovuto starsene a letto, il tè glielo avrei portato io. Nelle sue condizioni dovrebbe riguardarsi. Io, ringraziando il cielo, ho gambe buone, la posso aiutare.

Alice                           - Avrebbe voluto che tu mi trovassi a letto come un'invalida.          

Tecla                           - Non hai suonato, chi ti ha aperto?

Piero                           - Ho detto le mie parole magiche. Abracadabra e la porta si è aperta da sola ed io sono entrato in punta di piedi come Babbo Natale, col borsone dove ho ancora una sorpresa per loro.

Tecla                           - Ancora? Cosa c'è di bello in quel bustone?

Alice                           - Non farci stare sulle spine.

Piero                           - Non lo dico. Bisogna indovinare.

Alice                           - (fingono di non capire di cosa si tratta) Qualche maglione da rammendare? Ho indovinato?

Piero                           - Acqua. acqua.

Tecla                           - Qualcosa che si mangia?

Piero                           - Non proprio.

Alice                           - Qualcosa che si beve?

Piero                           - Neanche. Per darvi un aiutino. qualcosa di leggiero. morbido. bianco.

Tecla                           - Biancheria, allora.

Piero                           - Roba che scorre via.

Alice                           - . quasi. quasi ci sono.

Tecla                           - È la carta igienica che ti avevamo richiesto. Bravo, Piero che te ne sei ricordato.

Piero                           - E ne ho fatto una bella provvista. Ce ne sarà per chissà quanto.

Alice                           - Non credo. Con quanta ne consuma Tecla, coi suoi lassativi.

Tecla                           - Come se non la usassi anche tu. (confidenziale) Non abbiamo ancora fatto in tempo a dirtelo. (facendo cenno verso l'alto) su. c'è una visita.

Piero                           - Una visita a quest'ora? Chi è?

Alice                           - Un'ispettrice del ministero.

Piero                           - Un'ispettrice del ministero? E che diavolo è venuta a fare?.

Alice                           - . verifica degli ambienti, in vista dell'arrivo dei nuovi ospiti.

Piero                           - Chi l'ha mandata? Io non ne so niente.

Alice                           - Non ne eri informato?

Piero                           - Ha fatto domande?

Tecla                           - . quella non fa domande, decide tutto da sola. Vero, Alice?

Alice                           - È piena di voglia di fare, come tutti i giovani. La conoscerai, immagino.

Piero                           - Ha detto come si chiama? Cosa vuole? Qui non c'è nulla da ispezionare.

Tecla                           - È venuta a scombinare tutto.

Piero                           - Cioè?

Tecla                           - Vuole la mia stanza per darla ad una coppia di omosessuali, non è spaventoso?

Piero                           - Una coppia di omosessuali?!? Dev'essere una che va coi tempi.

Alice                           - Ma che omosessuali. male intellegisti. hai capito male.

Tecla                           - Ho capito benissimo. Ha detto una coppia di sarti.

Alice                           - Una coppia di sarti, marito e moglie.

Piero                           - Volevo ben dire. un uomo ed una donna.

Alice                           - . andiamo, Tecla, ha detto anche che avevano celebrato le nozze d'oro in chiesa.

Tecla                           - E perché? Una coppia omosessuale non può farlo?

Piero                           - Forse, ma non in chiesa. Almeno per ora. Stia tranquilla. signora Tecla, nessun scandalo. Solo c'è il fatto che la famiglia è in aumento.

Tecla                           - E ci sarà più confusione, tu avrai più da fare ed avremo meno tempo per stare con te.

Piero                           - Il lavoro non mi spaventa. E verrò anche più spesso. più ospiti ci sono e più aumentano i problemi.

Tecla                           - Saremmo state meglio da sole, perché le persone che verranno, non sono nemmeno interessanti: due sarti ed un ex capostazione. Non faccio per dire, noi siamo di un altro livello. Alice è laureata, io avevo un lavoro direttivo. Avremo come nuovi compagni dei vecchi noiosi.

Piero                           - Non tutti i vecchi sono noiosi. Ed in vostra compagnia chiunque diventa interessante.

Alice                           - Tu, Piero, ci sai proprio fare con le donne. E chissà quante ne hai. Non ci racconti mai nulla della tua vita. delle tue conquiste. Se t'avessi conosciuto, quando ero ancora signorina, per te avrei fatto qualche sciocchezza. Ero carina, sai?

Tecla                           - Cinquanta e più anni fa, Piero era ancora nel mondo della luna.

Alice                           - E, poi, come lo avrei incontrato? Uscivo sempre e soltanto con mammina. E tutti guardavano lei che era così bella, così bella.

Tecla                           - Cosa vuoi che gli importi di com'era tua madre? A lui interessano le ragazze di oggi. E magari gli piacerà anche l'ispettrice, no?

Piero                           - Se è carina.

Alice                           - Eccola. sta arrivando.

Viola                           - (entra preceduta da Tazio che subito va ad abbracciare Piero) Ho visto le stanze. (a Piero) L'assistente sociale?

Tazio                           - Ha visto che bel ragazzo? Ciao, Piero, ti trovo bene.

Tecla                           - Non si conoscono?

Piero                           - Non ho questo piacere.

Viola                           - Sono qui da meno di una settimana. Prima ero all'estero, poi lavoravo in un'altra sede. Ultimamente ho avuto il trasferimento.

Tazio                           - . è curioso vi conosciate proprio qui.

Tecla                           - Piero ci porta un po' di giovinezza. Gli vogliamo un gran bene perché è un ragazzo d'oro. Oggi è qui per accompagnarmi dal notaio. Devo firmare l'atto di vendita di un appartamento. E lui si è offerto per assistermi.

Viola                           - (gli dà la mano) Complimenti, ha conquistato tutti.

Piero                           - Meno il Colacicco, che non mi può vedere. Dice che sono uno sparviero.

Tazio                           - No, un falco, un falchetto. Che ti frega di quel guastafeste? Non lo vizi come me e le signore.

Viola                           - . perciò non può pretendere.

Tazio                           - Mi sono svegliato con un dolorino qui. Non so se sia una forma reumatica.

Piero                           - Qui, verso la spalla? Non è niente, vedrà che le passa subito con uno di quei massaggini che so fare io.

Tazio                           - È proprio quello che ci vuole. Me lo fai subito?

Piero                           - Prima di uscire. Devo farle passar subito quel male, non mi piace stia in pena.

Tecla                           - Non ti commuovere, vuole solo un massaggio da te. E tu sei così bravo. Hai le mani d'oro. Anch'io ho un po' di torcicollo.

Piero                           - Non si preoccupi, farò un massaggino anche a lei. (a Viola) L'ultima cosa che potevo immaginare era la visita di un'ispettrice qui di prima mattina.

Viola                           - Mi hanno incaricata di visitare le nostre case-famiglia per conoscerle e controllare come ci si vive. Ed io ho voluto cominciare da questa col risultato di deludere le signore che stavano aspettando lei.

Piero                           - Di solito dedico loro il martedì, ma quando c'è bisogno, come oggi, mi metto a loro disposizione.

Tazio                           - È vero. Basta telefonargli. Al suo numero personale, non quello dell'ufficio.

Viola                           - Per non disturbare il lavoro, immagino.

Piero                           - Precisamente.

Tazio                           - Quando c'è bisogno di lui, lo chiamiamo al coso. al cellulare.

Alice                           - Viziate come siamo, ne approfittiamo. Per qualsiasi cosa, ricorriamo a Piero.

Tecla                           - Sappiamo che ci vuole bene. Ci fa sempre le sorpresine.

Viola                           - Me ne compiaccio.    

Alice                           - Per noi è di famiglia.

Viola                           - (a Piero) Dovrei complimentarmi per la fiducia che gode. Segno che sta facendo un buon lavoro.

Piero                           - Quando si trova tanta cordialità, non si può fare altro che ricambiarla.

Tazio                           - Visto che non c'è altro da offrire, posso fare un caffè. un po' più sostenuto di quello che le ho offerto prima.

Viola                           - Veramente, avendone già preso uno.

Tazio                           - L'avevo fatto per me, era leggiero, leggiero.

Tecla                           - Alla sua età può permettersene un altro.

Alice                           - Il mio povero marito ne prendeva anche sette al giorno.

Tecla                           - . ed è morto.

Tazio                           - . non per i caffè, quando arriva la nostra ora, caffè o no, bisogna rassegnarsi. Pensiamo al povero Tistino. Sembrava un leone e se n'è andato in un amen.

Tecla                           - Montalto Gianbattista, lo chiamavamo Tistino. Scomparso una ventina di giorni fa.

Tazio                           - All'improvviso, mentre gli facevo il caffè.

Viola                           - Infarto? Ictus?

Tazio                           - . potrebbe essere stata emorragia cerebrale. Ma propendo per un attacco di cuore.

Viola                           - Non gli hanno fatto l'autopsia…?

Piero                           - A ottantatre anni. Non si perde tempo con le autopsie. era arrivato il suo momento, come dice Colombotto.

Tecla                           - Il figlio, che non si era mai fatto vedere prima, è venuto al funerale. tante di quelle domande: voleva sapere da noi la rava e la fava. se il padre usciva spesso. se aveva amici fuori. che vita faceva. Prima, quando era vivo, se ne infischiava altamente. sì e no una telefonata all'anno. Dopo che è morto, non se ne andava più. Sa perché? Sperava di ereditare. Invece i soldi, il padre se li era fatti fuori tutti o quasi. E come non si sa.

Alice                           - . dicono che giocasse. E se aveva quell'esecrandum vitium.

Tazio                           - Con me aveva confidenza e mi raccontava tutto, ma del giuoco non ha mai fiatato. Forse si vergognava. Piero sostiene che trafficava con le lotterie, scommetteva sui cavalli. giocava al lotto. Ma il Colacicco che sa tutto di tutti, dice che non è vero.

Piero                           - Giocava, giocava parecchio.

Tazio                           - Mah! A me raccontava tante cose, del figlio che non si faceva vivo, della nuora che era una mignotta, della moglie che si era messa con un altro, della sorella suora scappata con un monsignore. ma del giuoco mi ha mai parlato. Eppure eravamo, come si dice, culo e camicia.

Tecla                           - Secondo il figlio avrebbe dovuto avere decine di migliaia di euro. Invece ha lasciato solo una miseria.

Piero                           - Quando si ha il vizio del giuoco, i soldi fanno presto a sparire. non si tiene conto del valore del danaro. Ma visto e considerato che il povero Tistino non c'è più ed i suoi soldi nemmeno, non si potrebbe parlare di cose più allegre? (a Viola) Ha visto le camere? Arriveranno presto i nuovi ospiti?

Alice                           - Mi scuso se il letto non era rifatto. Ma al mattino preferisco far prendere aria.

Tecla                           - Igienicamente è una buona regola.

Viola                           - Forse bisognerà dare una rinfrescata. passare una mano di bianco sui muri.

Tecla                           - . sarebbe una mano santa. Anche per far sparire le macchie di umidità.

Tazio                           - E chissà che spostando tutti i mobili per imbiancare non si finisca per trovare l'anello della povera Santina.

Piero                           - Spera ancora di ritrovarlo? Ormai.

Viola                           - Un anello? È stato perduto un anello? (a Piero) Avrà informato la polizia?

Piero                           - No, non mi è parso il caso. Non era un anello di grande valore.

Alice                           - Uno smeraldo. Uno smeraldo grosso così. La povera Santina non se lo toglieva mai. Dopo che è morta, l'anello è scomparso. Al dito non ce l'aveva più.

Viola                           - Non può essere scomparso, qualcuno se lo sarà portato via.

Piero                           - Certo, se non c'è più. qualcuno lo ha fatto sparire.              

Tazio                           - Era un anello importante, di valore, anche se la signora Tecla dice che lo smeraldo non era puro.

Alice                           - Non era puro? Era purissimo, aveva una luce.

Tazio                           - . in casa non c'eravamo che noi. Io avrei voluto denunciare il furto.

Piero                           - Cosa avrebbe risolto? Disordinata com'era la signora Santina chissà dove l'aveva nascosto.

Tecla                           - Se l'avesse nascosto, lo avremmo ritrovato.

Piero                           - Forse quando si è sentita male, voleva toglierselo e le è caduto nella tazza del gabinetto.

Alice                           - Piero è molto acuto. A questo non avevamo pensato.

Tecla                           - Tutto è possibile, ma quando ci si sente male, non si pensa a togliersi l'anello dal dito.

Viola                           - Va fatta la denuncia. si fa sempre in tempo. Prezioso o no, si tratta di un gioiello che è sparito.

Tazio                           - Piero è contrario.

Piero                           - Immagini lo scompiglio che porterebbero dei poliziotti tra questa brava gente. Gli interrogatori turberebbero la loro vita. Addio a quella tranquillità di cui hanno bisogno, si creerebbe ansia. agitazione. E cosa ne possono sapere loro di un anellino, cercato dappertutto e mai trovato.

Tazio                           - . sparito dal dito di una morta.

Viola                           - Un anellino con uno smeraldo, però.

Alice                           - . di grande valore, signora ispettrice, l'unico ricordo della madre, un'aristocratica che aveva lasciato la sua casa per andare a vivere more uxorio con un maestrino zoppo.

Tecla                           - Non zoppo, cieco.

Tazio                           - A me aveva detto gobbo.

Piero                           - Era piena di fantasia, quella povera Santina. Così poco dotata dalla natura, si difendeva con la immaginazione. Che quello smeraldo avesse grande valore era solo lei a dirlo. probabilmente si trattava di un'imitazione.     

Alice                           - Il Colacicco che ha fatto anche l'orafo lo ha definito un bellissimo smeraldo.

Piero                           - Ma se è cieco come una talpa. Anche con le lenti spesse così, non vede nemmeno la tazza del caffè che gli servono al bar. L'unica cosa che sa fare è sparlare della gente. Lui non avrà simpatia per me, ma io non ne ho affatto per lui.

Viola                           - Di valore o no, l'anello è sparito. un prezioso gioiello di famiglia. (ad Alice) Stia attenta a quelle belle perle, signora, la sua è una collana di grande pregio. Potrebbe far la fine dell'anello, non le pare, Piero?.

Tazio                           - Può stare tranquilla, qui non abitiamo che noi.

Viola                           - Però lo smeraldo si è volatilizzato lo stesso. Hanno cercato bene? A chi sarebbe stato destinato?

Tecla                           - . ad una lontana nipote, che, fortunatamente, non è mai venuta a reclamarlo. I risparmi, invece, ha voluti lasciarli a Piero in segno di gratitudine per quanto ha sempre fatto per lei.

Piero                           - Non era una grande cosa.

Viola                           - . i risparmi sono rimasti, l'anello no.

Alice                           - Forse lo ha nascosto uno spiritello in vena di scherzi. A mammina, per esempio, illo tempore, naturalmente, un giorno sparì un braccialetto prezioso.

Tazio                           - . ed era un'entità misteriosa che glielo aveva nascosto, l'ha già raccontato a tutti.

Alice                           - . ma all'ispettrice no.

Viola                           - Non ispettrice, chiamatemi Viola.

Tecla                           - Che bel nome.

Alice                           - Romantico, molto romantico.

Tazio                           - Ed ora prendiamoci il caffè. Io appena un goccio perché l'ho fatto fortino.

Piero                           - (ad Alice) L'avevo notata anch'io la sua collana. Non gliel'avevo mai vista.

Tecla                           - Alice ha certi gioielli.

Alice                           - Quelli che mi ha lasciato mammina. Ma qui non è posto ad exibendum. Oggi me la sono messa al collo sperando mi portasse fortuna ed il risultato delle analisi cancellasse le mie paure.

Tecla                           - In crociera una signora ne aveva una uguale, ma a tre giri. S'è rotto il filo, tutte le perle si sono sparpagliate sul ponte di comando. molte sono cadute in mare ed in un istante niente più onde, il vento si è calmato e come per miracolo le perle cadute in acqua hanno portato la bonaccia. (a Viola) Perché ad un certo momento della vita mi sono concessa una crociera stupenda. S'immagini che un marocchino di grande famiglia si è innamorato di me e voleva sposarmi.

Tazio                           - E lei non lo ha voluto. E sa perché? Per non confessargli che faceva la cassiera in un supermercato.

Tecla                           - Cassiera, no. Ero direttrice, ruolo dirigente.

Piero                           - Meglio così, se avesse sposato il marocchino non sarebbe qui, con noi.

Tecla                           - Caro. lui sa sempre come consolarmi.

Viola                           - Ripensavo al decesso di quel vostro collega col vizio del giuoco. sarà morto di morte naturale?

Tazio                           - . una sincope, è morto di vecchiaia. Non era certo il tipo da suicidarsi, innamorato com'era della vita.

Alice                           - Se devo dire la verità non ho mai creduto fosse un giocatore. Possibile che nessuno di noi si fosse accorto di quel suo vizio? E come si spiega che in camera sua nihil inventum est. né un biglietto di lotteria. né una ricevuta del lotto. né una schedina…?!?

Viola                           - Ha ragione, mi pare strano.

Piero                           - È rimasto ancora un goccio di caffè?

Tazio                           - È stato Piero a dire che aveva il vizio del giuoco.

Tecla                           - E Piero non se lo è certo inventato.

Viola                           - (a Piero) E come ne era a conoscenza?

Piero                           - Lo vedevo sempre nei bar con in mano schedine per il totocalcio. per il lotto. per le corse.

Tazio                           - Non certo in questo bar dell'angolo, perché Colacicco me lo avrebbe detto.

Piero                           - . preferiva bar di altri quartieri.

Alice                           - Ma che non si sia ritrovata neanche una ricevuta.

Tazio                           - Si vede che, subito dopo i risultati le faceva sparire.

Viola                           - Bisogna stare attento ad esprimere certi giudizi, quando non se ne hanno certezze.

Piero                           - A me avevano detto che giocava. Altro non so. Era un uomo chiuso, non dava confidenza.

Alice                           - . qualcosa di strano aveva. Era sempre distratto, staccato. E mi pare anche che non avesse una grande simpatia per le donne.

Tecla                           - . per me ne aveva tantissima. Agli uomini riesco sempre simpatica.

Viola                           - Grazie per il caffè. Sul povero Tistino indagheremo. Prima di andarmene vorrei ancora dare uno sguardo alle stanze. Forse in quella più grande un letto si potrebbe aggiungere. Credo che otto persone qui potrebbero stare benissimo.

Tazio                           - Salgo con lei. Così Piero mi può fare il massaggio.

Tecla                           - Ed io l'accompagno. Faccio presto, Piero. Così prendo il borsone ed i documenti. ho tutto pronto.

Alice                           - Io resto qui perché con i miei piedi dolentes.

Piero                           - Le terrò io compagnia.

Tecla                           - Abbia pazienza, Piero, controllo le carte e scendo. (Tecla,Tazio e Viola escono)

Alice                           - Mi ha stupito il fatto che tu e l'ispettrice non vi conosceste.

Piero                           - . è appena arrivata ed io frequento poco gli uffici.

Alice                           - Non è antipatica. mi pare molto alla mano.

Piero                           - Di solito, per le nuove assegnazioni non mandano mai un'ispettrice. Si vede che non sanno cosa farle fare in ufficio.

Alice                           - Sei stato gentile a non lasciarmi sola. sei sempre pieno di premure con me.

Piero                           - Prima di tutto mi fa piacere la sua compagnia. e, poi, vorrei approfittare di questo momento per parlare tra di noi, senza che gli altri ci sentano. Prima c'era la signora Tecla, tutta su di giri. Ora siamo a quattr'occhi.

Alice                           - Devi dirmi qualcosa di così importante?

Piero                           - Qualcosa che mi sta a cuore. un argomento che non so come affrontare.

Alice                           - . non sarà una dichiarazione d'amore?!?

Piero                           - Lo preferirei. Devo fare un discorso serio, molto serio.

Alice                           - Non giochiamo agli enigmi, Piero. riguarda la mia salute?

Piero                           - Beh, in un certo senso.

Alice                           - . le mie analisi? Le hai ritirate? E questo che vuoi dirmi?. Non dirmi di no, riguardano me, soltanto me. Voglio sapere. Veritas ante omnia.

Piero                           - Mi pare abbia capito a volo. Tra di noi c'è veramente un'affinità. Basta uno sguardo e.

Alice                           - Hai ritirato le analisi ed i risultati non sono quelli sperati, è così? Parla chiaro, fammele vedere. Non riesco a dormire la notte, penso sempre al peggio.

Piero                           - Non è il caso che le veda. Le ho già guardate io ed avendo un po' d'esperienza.

Alice                           - Le hai ritirate e me lo hai nascosto? È quello che temevo? Risulta veramente che ho i sintomi di quell'orribile male? Su, non farmi stare in ansia. Dimmi la verità.

Piero                           - Magari potessi dirle una bugia. Ma lei ha già capito tutto. E mi spiace che tocchi proprio a me comunicarglielo. Le analisi parlano chiaro, inutile illudersi.

Alice                           - Oh, dio. la malattia di mammina.

Piero                           - . pare proprio di sì. A volte il male è ereditario.

Alice                           - Ai polmoni? Anch'io ai polmoni come lei?

Piero                           - Sì. E c'è già l'inizio di una metastasi.

Alice                           - (spaventata) Ne ero sicura, me lo sentivo. Ecco perché la notte non potevo dormire. È un male terribile. ho assistito alla lunga agonia di mammina. Capisco morituri sumus ma morire così.

Piero                           - Stia calma, ci sono io. Abbia fiducia in me. Non la lascerò soffrire. le ho sempre detto che qualsiasi cosa succedesse, non avrei voluto vederla patire.

Alice                           - (scoppia a piangere, Piero l'abbraccia affettuosamente) Piero. Piero.

Piero                           - Le do la mia parola. Le starò vicino. Non deve avere paura. Le voglio troppo bene.

Alice                           - Sentivo che la mia vita sarebbe finita. come quella di mammina. Ed ora renovare dolorem. Eppure mammina non fumava ed io mai una sigaretta.

Piero                           - Ci sono qui io. Stia tranquilla. Non deve preoccuparsi. Non dica niente a nessuno, deve restare un segreto tra noi. Meglio non si sappia. Basterebbe venisse all'orecchio del Colacicco.

Alice                           - Ma le analisi dovrà pure vederle il mio medico.

Piero                           - . se posso darle un consiglio. meglio di no.

Alice                           - Perché?

Piero                           - Sa come sono i medici. cercherebbero di curarla. col risultato di protrarre la malattia tenendola in vita il più a lungo possibile. somministrandole farmaci su farmaci. L'accanimento terapeutico sa cos'è? Sa come lo usa oggi la medicina? Chissà di quanto protrarrebbero le sue sofferenze. Mi scusi, se ho dovuto dirglielo così. ma non potevo nasconderglielo.

Alice                           - Ricordo mammina. non chiedeva altro che di aiutarla a morire. Le dicevo, spes ultima dea, mamma. lei rispondeva, no. Alice, mors ultima spes.

Piero                           - Oggi, con tutti i nuovi ritrovati, l'abuso dell'accanimento terapeutico è ancora più terribile. Se informa il suo medico, sa quale sarà il suo destino. Meglio dire nulla. Ed anche qui non ne parli. perché farlo sapere? Non tutti hanno la nostra sensibilità. Qualcuno cercherebbe di trarne vantaggio. Pensi a quello che è successo alla signora Santina. stia attenta alla sua collana, invece. cerchi di non lasciarla troppo in giro.

Alice                           - La collana? Ed in un momento come questo dovrei pensare alla collana?

Piero                           - Potrebbe fare la stessa fine dell'anello. Qui dentro non ci si deve fidare di nessuno, proprio di nessuno.

Alice                           - Nemmeno di Tecla?

Piero                           - Non è cattiva, ma è solo una donnetta. senza la sua intelligenza, né la sua cultura. Sarebbe incapace di mantenere un segreto. Si fidi di me. Soltanto di me.     Su, via queste lacrime. Una donna forte come lei, si mette a piangere? Non mi dia anche questo dolore, sorrida, cerchi di sorridere. Non mi dirà che ha paura di quello che deve succedere?!? Tocca a tutti, questione di tempo. L'importante è, al momento opportuno, affrontare il proprio destino con coraggio, senza paura.

Alice                           - Io sono vigliacca, lo sono sempre stata. Ho terrore del male.

Piero                           - Non le ho detto di avere fiducia? So io come fare. Le do la mia parola. Non soffrirà.

Alice                           - (d'istinto, si toglie la collana e la dà a Piero) Tieni.

Piero                           - No, non la voglio. cosa me ne faccio?

Alice                           - È di valore, Piero. Un ricordo di mammina. Tienila, così penserai a me.

Piero                           - . no, assolutamente. Non ora, per lo meno. Grazie per la fiducia. Se proprio lo vorrà. quando sarà il momento.

Alice                           - Promettimi che mi aiuterai. Sono sola, non ho che te. se mi vuoi bene.

Piero                           - Certo che gliene voglio, ne può essere sicura. Le voglio bene come alla mamma che non ho mai avuto. (stringe Alice in un lungo abbraccio affettuoso)

Alice                           - Ed io come un figlio che ho sempre desiderato. (e scoppia in un pianto accorato che cerca di nascondere mentre si sentono le voci di Tecla, Fazio e Viola che stanno rientrando. Buio) Tecla, Alice e Tazio qualche giorno dopo.

Tecla                           - Fin dal primo momento ho detto che non mi piaceva.

Tazio                           - A me non è antipatica. A lei, Alice?

Alice                           - Simpatica o no, non le perdono di aver messo in imbarazzo il nostro Piero.

Tazio                           - Bisogna riconoscere che lui è stato imprudente a dire che Tistino era un giocatore, senza averne le prove. Poteva farne a meno.

Tecla                           - . se non lo ha perso al giuoco, cosa ha fatto di tutto quel danaro?

Alice                           - Non si sa se lo avesse. Certo, suo figlio è rimasto deluso di non ereditare. Tutto lì.

Tazio                           - E pensare che quel pover'uomo soffriva tanto perché il figlio non dava notizie che a Natale, una telefonata che non durava più di un minuto. Tistino non si spiegava questa indifferenza. I sacrifici che aveva fatto per farlo studiare. Questi sono dispiaceri che pesano come un macigno sul cuore, che all'improvviso cede, come è successo a lui. Per questo viene l'infarto. perché non può essere stato che un infarto. Stava benissimo. Aveva appena preso una pastiglia per la pressione quando è caduto a terra, come fulminato.

Tecla                           - È morto come la Santina, uguale. uguale.

Alice                           - La Santina era di fragile costituzione. aveva poco salute.

Tecla                           - . non immaginava di andarsene così in fretta. Si era appena fatta fare un bel taglio ai capelli con una tinta di color tiziano. Sembrava anche più brutta.

Alice                           - . mi sono addormentata che era vispa come un grillo. mi sono svegliata ed era morta.

Tazio                           - Ad una certa età ci tocca. Non si vive in eterno. Succederà anche a noi. Il più tardi possibile.

Tecla                           - Speriamo in una buona morte.

Alice                           - Così diceva anche mammina. Invece quanto ha sofferto. Ed ho il presentimento che farò la stesa fine. E non vorrei.

Tazio                           - Potessimo andarcene tutti, come Tistino.

Tecla                           - È quello che ci augura sempre Piero.

Alice                           - Ed a ragione.

Tazio                           - . per lo meno da noi nessuno ha fatto agonie lunghe. Tutti se ne sono andati all'improvviso.

Alice                           - . non hanno sofferto.

Tazio                           - . l'Ottavia Spinaceto. Emma Giampaoli. Leonarda Policastro.

Alice                           - . povere creature, nessuna si aspettava una mors tam repentina.

Tecla                           - Non metti più la tua bella collana?

Alice                           - Perché dovrei? Qui dentro chi me la vede?

Tecla                           - Le perle non devono prendere luce?.

Alice                           - Lux nunc sufficit, ora possono stare anche al buio.

Tazio                           - L'ispettrice teme che alle perle succeda come allo smeraldo della Santina. Come fossimo in un covo di ladri. Anche Piero, accompagnandomi in banca, continuava a ripetermi di stare attento ai soldi che avevo ritirato.

Tecla                           - Ed io, allora, che sotto il letto ho un borsone pieno pieno di euro.

Tazio                           - Perché non li ha depositati subito in banca?

Tecla                           - . con Piero abbiamo fatto tardi, le banche ormai erano chiuse.

Tazio                           - Poteva andarci ieri.

Tecla                           - Da sola no, voglio che ci sia Piero con me. Ieri non ha fatto in tempo perché doveva accompagnare in banca lei, Colombotto.

Tazio                           - Ma tenere tutto quel danaro sotto il letto.

Tecla                           - Perché, lei dove lo tiene?.

Tazio                           - Oggi Piero non poteva, ma domani abbiamo appuntamento per andare in banca.

Tecla                           - No, carino. Domani sono di turno io.

Tazio                           - E va bene, prima si occuperà di lei, poi di me. Gliene diamo del lavoro a quel ragazzo. Certo, ha le mani d'oro. Con un massaggio il dolore è sparito.

Alice                           - Attenta, Tecla, se ti rubano il borsone, addio crociera.

Tecla                           - Chi vuoi che sappia che è piena di banconote? E, poi,non la terrò io, ma Piero. Sei diventata pessimista. Da qualche giorno sei più aspra. Cosa ti succede?

Tazio                           - . la signora Alice solo quando arriva Piero diventa allegra. Poco da dire, cambia la vita quando una donna vede un po' di gioventù in un paio di brache.

Alice                           - Beato lei, Colombotto, che non perde mai il suo buonumore.

Tazio                           - Guai se lo perdessi. Con la vita che ho avuto.

Tecla                           - Certo, avere una famiglia e restare solo.

Tazio                           - Con moglie e tre figli, me lo sarei potuto immaginare?.

Tecla                           - Io sono sempre stata sola, da giovane come da vecchia. Avrei potuto sposarmi, perché le occasioni non mi sono mancate. Amori ne ho avuti parecchi ed avventure anche, perché belloccia lo ero, ed anche parecchio. Ma non me la sono sentita di rinunciare alla mia indipendenza per legare tutta la vita ad un uomo. E, poi, ognuno nasce con un suo destino. Mentre lei, Colombotto.

Alice                           - Suo figlio ha sentito la vocazione…Vox clamavit.

Tazio                           - . se si contenta di stare male, in un villaggio, nel cuore dell'Africa nera, beato lui. Ogni tanto mi arriva una lettera. Promette sempre di venirmi a trovare. ma ormai, non ci spero proprio più.

Tecla                           - Ed anche sua figlia è lontana.

Tazio                           - Mai stato coso. come si dice? Razzista. Non ho niente contro chi è diverso. Innamorata di un arabo, ha voluto sposarlo, ho lasciato fare perché so che all'amore non si comanda. Ma lui aveva già due mogli. La sua religione lo permette, perché è mussulmano. Se per lo meno, gliel'avesse detto subito.

Alice                           - E così il figlio in Africa, la figlia in un paese arabo.

Tazio                           - Cristina vorrebbe vedermi, ma l'arabo sa che se torna qui, lui non la vede più.

Tecla                           - Ed il terzo figlio lo ha perso tragicamente.

Tazio                           - Si è salvato il bambino che ho tirato su io. Ero sicuro che non mi avrebbe mai lasciato. Invece.

Alice                           - Che brutto destino.

Tazio                           - . succede di entrare in un giro sbagliato a quell'età.

Tecla                           - Ma un giorno tornerà libero.

Tazio                           - Campa cavallo, con la galera che si deve fare. Ecco la soddisfazione della famiglia. E se c'era uno che nella famiglia credeva, quello ero io. Invece mi è andato tutto storto. Avrei dovuto farla finita. ma sono troppo attaccato alla vita. Visto che non ne avremo un'altra, questa ce la dobbiamo tenere ben stretta, perché dopo. non si sa che cazzo ci sarà. Bisogna tirare avanti.

Alice                           - 11       coraggio glielo danno le preghiere di suo figlio. Quando si ha il dono della fede.

Tazio                           - . lui avrà la fede. ma io non ho speranza e sto qui per carità. Se penso che ho dovuto cedere un negozio avviatissimo, ma, ormai da solo non ce la facevo.

Tecla                           - Per lo meno i suoi figli in un modo o nell'altro si sono realizzati.

Tazio                           - Anche mio nipote?

Alice                           - Deve averla combinata grossa, quel ragazzo.

Tazio                           - Rapina a mano armata ad una banca. E c'è stato un morto. Sono stati gli altri a sparare, però. Pensava di rimediare un po' di danaro in quel modo. facendoli godere anche a me con una crociera attorno al mondo.

Tecla                           - Magari gli fosse andata bene e ci fosse riuscito.

Alice                           - Tecla, ti rendi conto di quello che dici?

Tecla                           - Certo che me ne rendo conto. E per una crociera, giustifico persino una rapina ad una banca. Per me è stata la più grande emozione della vita. Allungata su di una sdraio, servita e riverita, guardavo davanti a me la distesa infinita del mare, con tutte quelle tonalità di azzurro. di verde. Ed i rossi accesi dei tramonti e le notti di luna. E la cucina, poi. Sono anche ingrassata in quel periodo. E ho visto il mondo. Ma ora sono felice perché un'altra crociera me la farò. e forse anche due.

Alice                           - Mai sentito la necessità di viaggiare, ho sempre pensato che qui siamo nati ed hic manebimus optime. Da noi c'è tutto. spiagge, laghi, montagne, colline, boschi fiumi e campagne. c'è così tanto da vedere in casa nostra che è inutile muoverci per cercare quello che abbiamo anche qui. Questo ho sempre cercato di spiegare ai miei allievi. Prima di andare all'estero, cercate di conoscere le bellezze del nostro paese.

Tecla                           - Per me un viaggio è la più bella esperienza della vita. Gli unici ricordi che restano. gli altri svaniscono. sbiadiscono come vecchie fotografie. Di tutta una vita, rimane così poco.

Alice                           - . sensazioni, soltanto sensazioni. un profumo. il colore di un vestito. il suono di una voce. una musica. Ed il ricordo non corrisponde mai a quello che è stato veramente. Forse i ricordi ce li inventiamo noi, più che ricordare immaginiamo qualcosa che pensiamo di aver vissuto.

Tazio                           - . è vero, certi momenti che nel ricordo sono meravigliosi. non è che lo siano stati poi tanto, quando li stavamo vivendo.

Alice                           - Io non riesco a ritrovare tra i miei ricordi quello di mio padre. Se n'è andato, quando ero ancora ragazzina. mai più ritornato. Io e mammina non siamo mai riuscite a sapere dove fosse finito.  

Tecla                           - (suonano alla porta) Che sia Piero?

Tazio                           - Prima di venire avverte. Non ci fa mai delle sorprese. (si è alzato ed è andato ad aprire)

Tecla                           - E viene ora quando gli sportelli delle banche sono già chiusi. Ha così poco senso pratico, quel ragazzo.

Alice                           - Lui ci sarà affezionato, ma siamo soprattutto noi ad essere legate a lui. Perché con la sua sensibilità, ci capisce.

Tecla                           - (verso fuori) Signor Tazio, chi è?

Tazio                           - L'ispettrice.

Viola                           - (entrando seguita da Tazio) Buongiorno, tutto bene?.

Tecla                           - La solita vita. Ci fa piacere vederla.

Alice                           - È sempre la benvenuta.

Tazio                           - Un caffè? È quello leggerino che faccio per me.

Tecla                           - Ma che caffè e caffè, questa è l'ora del tè. Gliene preparo una tazza?

Viola                           - No, grazie. Passavo da queste parti e ne ho approfittato: oltre a salutarvi, volevo qualche informazione.

Tecla                           - Siamo a sua disposizione.

Viola                           - Sono contenta ci siate tutti e tre. Avrei voluto anche il signor Colacicco, che non ho ancora avuto la fortuna di conoscere.

Tazio                           - Posso fare un salto al bar. Ma se le informazione che vuole sono riservate. meglio di no.

Viola                           - Grazie, non è necessaria la sua presenza. (consulta un block notes su cui ci sono degli appunti) Vi dico il motivo della mia visita senza tanti preamboli. Ho voluto prendere informazioni su questa vostra casa-famiglia ed ho scoperto, con sorpresa, che le persone scomparse in questi ultimi tre anni, se ne sono andate tutte all'improvviso. È così?

Alice                           - Esatto.

Viola                           - La prima mi risulta sia stata una settantasettenne, la signora Policastri, se non sbaglio.

Tazio                           - Esatto. Policastri Leonarda. È successo circa tre anni fa. una donna simpatica, cordiale.

Alice                           - Non l'ho conosciuta, perché ho preso il suo posto.

Tecla                           - Eravamo buone amiche, si andava così d'accordo. Uscivamo spesso insieme girando per negozi comprando cose da mangiare. Lei era una buona forchetta ed una grande cuoca.

Viola                           - Ed è morta all'improvviso. Soffriva di qualche disturbo?

Tecla                           - Non direi, anche se si era messa in testa di avere non so che malattia. Si era preoccupata, ed aveva deciso di farsi delle analisi. Credo che le abbia fatte, ma anche se tra noi c'era molta confidenza, non me ne ha mai voluto parlare. Avevo domandato anche a Piero, perché come sempre, era lui che andava a ritirare i risultati, ma mi aveva risposto di non saperne niente.

Alice                           - Non me lo avevi mai detto.

Viola                           - Qualche male avrà avuto, visto che è morta.

Tazio                           - Alla nostra età c'è sempre qualcosa che non va. O è il cuore, o il fegato o l'intestino. Il fisico, col tempo, come si dice? Si deteriora.

Tecla                           - Leonarda non si lamentava mai di niente. Perciò non mi aspettavo di trovarmela morta vicino alla finestra della stanza. ero andata a chiamarla per la solita partita.

Tazio                           - Ci sono rimasto male pure io. si sa che moriamo tutti, ma quando capita così, all'improvviso. Proprio quella sera avrebbe dovuto preparare il suo stufato. Come lo sapeva fare la Leonarda, non lo faceva nessuno. Ci metteva anche il coriandolo.

Viola                           - Niente autopsia?

Tazio                           - L'autopsia si fa ai giovani, per i vecchi. inutile perdere tempo.

Viola                           - E dopo la Policastro è stata la volta di Giampaoli Emma di anni 72.

Tazio                           - . un donnino tutto pepe, di una simpatia.

Tecla                           - Come si portava i suoi anni. sembrava quasi una ragazzina.

Alice                           - . era di un'allegria. le piaceva ballare. cantava sempre.

Viola                           - . ed è mancata il 16 aprile di due anni fa.

Alice                           - Nel sonno, ha fatto la morte del giusto. Al mattino, svegliandomi le ho dato il buongiorno, come facevo sempre, non ha risposto. era passata dal sonno alla morte. Senza rendersene conto.

Tazio                           - Così vorrei succedesse a me.

Viola                           - Ed il medico cosa ha detto?

Tazio                           - Cosa vuole? I medici qui da noi vengono, constatano la morte, firmano l'atto di decesso, si lavano le mani, prendono un caffè se glielo offriamo e. buonanotte ai suonatori. Cos'altro possono fare?

Viola                           - Poi è stata la volta della Spinaceto. settantotto anni. nel dicembre scorso.

Tecla                           - Povera Ottavia, non pensava proprio di andarsene. Sembrava stesse così bene.

Tazio                           - Non era una stupida, leggeva sempre. Colta lo era, ma si credeva una grande cuoca e cucinava di peste.

Viola                           - Morta anche lei nel sonno?

Tecla                           - Non mi ci faccia pensare. In bagno ci stava sempre parecchio, ma quella volta non usciva più. Le abbiamo bussato. pregandola di sbrigarsi. nessuna risposta. Non riuscivamo a sfondare la porta. non sapevamo cosa fare. Per fortuna è arrivato Piero ed è intervenuto lui.

Tazio                           - Quando siamo in difficoltà se non è qui, lo chiamiamo al suo telefonino dicendo di venire a darci una mano. su di lui possiamo contare. Così ha forzato la porta e.

Viola                           - . avete capito perché non rispondeva.

Tecla                           - . mamma mia, che spettacolo. era caduta dalla tazza su cui era seduta. mezza nuda. una gamba qui, l'altra là. livida. gli occhi spalancati.

Tazio                           - . per terra. il libro che stava leggendo.

Viola                           - E neanche a lei nessuna autopsia, vista l'età.

Tazio                           - Certo, vista l'età. Tocca a tutti andarsene.

Viola                           - Sì, ma non così. E la serie è continuata.

Tazio                           - Cosa vuole, ci mettono in questa case di anziani per aspettare la fine e la fine può arrivare da un momento all'altro.

Viola                           - . anche per i giovani.

Tazio                           - Ma è diverso. Quando si è giovani si pensa di tirare avanti chissà quanto, mentre ad una certa età non si pensa ad altro. Un mal di testa, un batticuore. basta per far pensar sia arrivata la nostra ora.

Viola                           - Poi è stata la volta di Montalto Giovambattista.

Tecla                           - Prima è toccato alla Santina. Caravelli Santina.

Viola                           - Esatto. prima Caravelli Santina e poi Montalto. Ed alla Caravelli come è successo?

Alice                           - Più o meno come gli altri. Ma mi scusi, visto che non li possiamo risuscitare, perché ricordare come sono morti? Che senso ha?

Viola                           - Perché mi rifiuto di credere che siano morti tutti allo stesso modo.

Tecla                           - E chi lo dice? Uno sarà morto di sincope, l'altro di aneurisma. un altro di ictus. di paralisi cerebrale. Cosa ne sappiamo noi? In crociera, per esempio, una mia vicina di cabina, una bella signora allegra è robusta, è mancata per una congestione. così da un momento all'altro, per una bibita ghiacciata, ci pensa?.

Viola                           - So benissimo che si può morire di colpo, ma non posso concepire tutta una serie di morti improvvise.

Tecla                           - Non c'è una regola per morire. Chi fa una lunga agonia, chi sul colpo. Cosa intende dire?

Viola                           - Che queste morti potrebbero non essere naturali. Qualcuno avrebbe potuto provocarle prima del tempo.

Tazio                           - Scusi, ma chi mai potrebbe avere interesse a sopprimere delle persone anziane, sole, senza grandi mezzi economici?

Viola                           - Non lo so. Ma visti i fatti, mi pare necessario aprire un'inchiesta.

Tecla                           - Un'inchiesta!?! Assurdo.

Alice                           - Quale movente potrebbe avere l'assassino?             

Viola                           - . forse nessuno. Potrebbe trattarsi di un maniaco. Siamo di fronte a cinque decessi non ad uno solo. Cinque anziani, morti, di colpo, nello stesso identico modo.

Tazio                           - Lo stesso dice quel pettegolo del Colacicco. Per noi, invece, è successo per caso.

Tecla                           - Io la direi una fortuna che non capita a tutti.

Viola                           - Esatto. Non capita a tutti. Ed il figlio di uno di loro, voglio dire di Montalto Giovambattista sostiene che suo padre aveva in banca un capitale che, dopo la sua scomparsa non è stato ritrovato. E Caravelli Santina aveva al dito uno smeraldo di valore, che avrebbe dovuto andare ad una lontana nipote ed invece è scomparso. Insomma, è più che legittimo il sospetto che in tutte queste morti ci sia un regista.

Tecla                           - Cosa vuol dire? Che siamo in pericolo. che potremmo fare la stessa fine? Ma chi vuole abbia intenzione di uccidere dei vecchi? Che interesse avrebbe un assassino a sopprimerci?. E chi sarebbe? Non certo il Colombotto, né la professoressa Bergonzi e tanto meno io. O il Colacicco? Ci fosse stato qualcosa di sospetto, pensa non ce ne saremmo accorti? Non abbiamo altro da fare che osservare tutto quello che succede attorno a noi. Invece. non abbiamo visto niente. L'assassino potrebbe venire di fuori? D'accordo, ma qui non viene mai nessuno. Mi pare che lei, mi scusi, legga un po' troppi romanzi polizieschi.

Viola                           - Sarei la prima a rallegrarmi se mi sbagliassi. Ho dei sospetti ed ho voluto soltanto comunicarveli. E mi stupisco che nessuno di voi, a parte il Colacicco, si sia mai domandato come e perché siano avvenute queste improvvise morti misteriose.

Tazio                           - Misteriose non direi. Improvvise sì. Gente che se n'è andata perché era arrivata la sua ora. Ed il Colacicco non ha mai avuto sospetti, solo dubbi. preoccupazioni. timori.

Viola                           - . certo, visto che se ne sono andati tutti quanti nello stesso identico modo.

Tecla                           - C'è da invidiarli perché se ne sono andati senza soffrire.

Alice                           - . se avevano un qualche male e ne avessero aspettato lo sviluppo, certo che la loro fine sarebbe stata ben più dolorosa.

Viola                           - Lei pensa, che abbiano deciso loro di morire?

Tecla                           - Ma che sciocchezza stai dicendo, Alice! Nessuno mai ha dichiarato di star male o si è mai lamentato. Erano tutte in ottime condizioni.

Viola                           - Ha appena detto che la Policarpo aveva qualche timore e si era fatta fare delle analisi.

Tecla                           - . ma erano rassicuranti, visto che non me ne ha mai più parlato.

Viola                           - Chi viene regolarmente qui a trovarli?

Tazio                           - Nessuno, proprio nessuno. Se non avessimo le visite regolari dell'assistente sociale.

Viola                           - Piero. E da quando è stato assegnato a questa casa?

Tazio                           - Un po' dopo che sono arrivato qui io.

Viola                           - Cioè da.

Tazio                           - Io sono arrivato in settembre di quattro anni fa. Lui è venuto la prima volta un po' dopo Natale. Non è così, signora Tecla?

Tecla                           - Esatto, una vera fortuna per noi la presenza di Piero. Ci fa sentire meno soli, quando siamo tristi ci fa coraggio, ci mette sempre di buonumore vero, Alice?

Alice                           - . effettivamente.

Viola                           - A me sembra molto strano che tutte queste morti improvvise abbiano coinciso con l'arrivo di Piero. e che siano morte all'improvviso persone che gli erano affezionate.

Tecla                           - Tutti gli volevano bene. tutti.

Viola                           - E, magari, avranno anche voluto testimoniare il loro affetto con qualche gentilezza.

Tecla                           - In che senso?

Viola                           - Non so. con regalini. un piccolo lascito.

Tazio                           - Ad onore del vero, devo dire che tutti nel testamento, in un modo o nell'altro, si sono ricordati di lui.

Viola                           - Ah!

Tazio                           - Non creda siano grosse cifre.

Tecla                           - Ed anch'io, pagate le spese del funerale che voglio di prim'ordine, come è mio diritto, quello che rimarrà, visto che non ho parenti, lo lascerò a Piero. E credo che lo stesso abbia disposto Alice, non è vero, Alice?

Alice                           - Già. Così avevo deciso.

Tazio                           - Io no, invece. Quel poco che mi resterà, andrà a mio nipote. E Piero lo sa.

Viola                           - Perciò Piero dà molto, ma qualcosa riceve.

Tecla                           - Sia ben chiaro: Piero non ha mai chiesto nulla, checché ne dica il Colacicco. Quello che ha avuto, gli è stato dato per la sua continua assistenza, la sua gentilezza e per quel senso di solidarietà che ci dimostra. Non lo fa certo per tornaconto personale, bisogna conoscerlo, Piero.

Viola                           - La mia era una semplice constatazione, non una insinuazione. Ad ogni modo questi decessi improvvisi sono avvenuti dopo la comparsa di Piero. Perché non viene a trovarvi nessuno, oltre a lui?

Tazio                           - Cosa vuole, quando si invecchia, si esce dal giro e gli altri si dimenticano di noi e noi degli altri. Amici ne avevo, anche parecchi. li ho persi tutti di vista. Chi è morto, chi è invalido, chi è andato a vivere da un'altra parte. poco a poco ci si disperde. Vede, da giovani si ha bisogno di stare insieme, per divertirsi, per far chiasso, perché si pensa che per questo è fatta la vita. Ma, ad una certa età, anche se lo si vorrebbe, stare con gli altri. diventa difficile. forse si è più egoisti, si vorrebbe parlare solo dei propri mali e non si ha voglia di ascoltare quelli degli altri. e poi non c'è più un futuro su cui discutere. ognuno ha le sue rogne, i suoi problemi, ed anche se farebbe piacere stare in compagnia. si finisce per trovarsi soli. Non per nostra volontà, ripeto, è così perché non può essere diversamente.

Viola                           - E, forse, ad una certa età si impara anche a stare soli con se stessi.

Tecla                           - Anch'io da ragazza avevo tanti di quegli amici. maschi e femmine. quando si usciva insieme, era uno sciame. poi, poco a poco. chissà dove sono finiti. Sarà stato così anche per te, Alice. Non dici nulla?.

Alice                           - Da ragazza uscivo solo con mammina. Amicizie ne ho avuto poche. Poi miei amici erano i ragazzi ai quali insegnavo. ma ogni anno cambiavano. Quando incontravo un vecchio alunno, era tam mutatus ab illo che quasi non lo riconoscevo. Io volevo bene a tutti. mi fidavo di loro. mi sono sempre fidata.

Tazio                           - Capisco, tutte queste morti improvvise possono destare dei dubbi. Ma per me si tratta di coincidenze. solo di coincidenze. E non vorrei che su questa nostra casa si aprisse un'inchiesta.

Viola                           - Non si preoccupi, signor Colombotto. Io sono un po' pignola, voglio sempre vedere chiaro dappertutto. La mia inchiesta è del tutto personale e ne parlo solo con voi. Speravo mi dimostraste che mi ero sbagliata con sospetti privi di fondamento. Invece. non è che mi abbiate convinta. dubbi ne restano e devo riflettere. Perciò non parlatene con nessuno, pensate che io sia una fanatica, appassionata di romanzi polizieschi. Siamo d'accordo? Ora che mi avete detto quanto sapevate, me ne posso anche andare.

Tecla                           - Dobbiamo informare il Colacicco?

Viola                           - Non è necessario. Lo farò io a suo tempo, se sarà il caso.

Tazio                           - Se gli dicessimo dei suoi sospetti, non si parlerebbe d'altro in quel bar.

Viola                           - Per carità, meglio non sappia niente. Nemmeno con Piero, che certo non gradirebbe i miei sospetti. E non preoccupatevi troppo per la sparizione dello smeraldo. Ero io che dovevo ereditarlo da zia Santina che era sorella di mia nonna. Non sono intervenuta perché ero in America. Tornando, mi sono fatta trasferire e la mia prima visita è stata qui, da voi.

Tazio                           - L'erede è lei? E rinuncia a ritrovarlo?

Viola                           - Credo ci siano cose ben più gravi da scoprire. Mi spiace perché era un ricordo di famiglia. Mi sarebbe piaciuto averlo io. Ma non sono cose importanti. Non pensiamoci più. E se posso fare qualcosa per voi, approfittatene, sono a vostra disposizione.

Alice                           - Grazie, nel caso approfitteremo.

Viola                           - (prende la sua roba ed andandosene) Allora, mi raccomando, non date troppo peso alle mie chiacchiere e soprattutto. fidatevi di me. A presto.

Tecla                           - . sempre che il maniaco non ci faccia fuori prima.

Viola                           - Certo. Ma state tranquilli. Ora che ci sono io, vivrete fino a cento anni. (esce)

Tecla                           - Sono sbigottita. Come può credere ad una simile storia? Le morti che ci sono state, non sarebbero state naturali, ma dei veri e propri assassini. Come diavolo può esserle venuto in mente? Quella è pazza. Ha troppa fantasia. E come se non bastasse, anche inventarsi di essere l'erede della povera Santina!?! È fuori di testa. Se non avessi sentito con le mie orecchie. se non foste stati presenti anche voi, direi che è stata un'allucinazione. E quegli assurdi sospetti su Piero. Avrebbe il coraggio di sospettare di quel bravo ragazzo.

Tazio                           - . però se ci riflettiamo, non è normale, come dice il Colacicco, che siano morti tutti all'improvviso. A noi dubbi non sono mai venuti, ma una persona che viene dall'esterno, ha tutti i motivi per avere dei sospetti. Non si tratta di una sola morte ma di ben cinque decessi. Possibile che qualcuno abbia programmato di mandarci all'altro mondo? Se è così, a chi di noi tre toccherà, ora?

Tecla                           - Per me. tutte fantasie. Quella è una fanatica che per far carriera cerca lo scandalo. Me ne sono accorta immediatamente che è un'arrivista. una di quelle che si arrampicano sugli specchi per mettersi in evidenza e far parlare di sé. Ma    per fortuna, non siamo ai tempi di Lucrezia Borgia, quando la gente girava col veleno in tasca. I nostri colleghi sono morti perché era arrivata la loro ora. Ed anche noi ce ne andremo, quando sarà il momento, senza qualcuno che ci dia la spinta. E, poi perché sarebbero stati scelti loro e non noi? Siamo più simpatici? E la sua pretesa di essere l'erede dello smeraldo della povera Santina non sta né in cielo, né in terra.

Tazio                           - Come pensare che Piero per quelle misere eredità che ha ricevuto, abbia preso l'iniziativa di mandare cinque anziani all'altro mondo?. E, poi, come lo avrebbe fatto…?

Tecla                           - Per favore, Colombotto. lasciamo fuori Piero da queste storie. Povero il nostro falchetto. Che la signorina Viola abbia sospettato. anche solo per un momento. di quel ragazzo, è indegno. Non glielo perdonerò mai, e non lo perdonerai nemmeno tu, vero Alice?

Alice                           - Cosa volete che vi dica? Non connetto più. Questa storia mi ha talmente sconvolta.

Tecla                           - Bisogna avvertire Piero, deve sapere quello che l'ispettrice ha osato pensare di lui.

Tazio                           - Ma no, povero ragazzo, perché dargli quel dispiacere? Ne soffrirebbe troppo, sensibile com'è.

Tecla                           - Ne soffrirà, ma è giusto che ne sia informato.

Alice                           - Meglio di no, Tecla. È un sospetto, unicamente un sospetto venuto, Dio sa come, ad una persona che non lo conosce. Diamo tempo al tempo, vediamo prima quello che succederà.

Tecla                           - Ma non vorrei che quel ragazzo avesse dei guai per colpa nostra. e potesse rinfacciarci di non averlo avvertito.

Tazio                           - Avvertirlo di che? Di una stronzata che non ha senso comune?

Alice                           - E, poi, non si è aperta alcuna inchiesta. Lex non homo judicat. Per incriminare qualcuno ci vogliono prove.

Tazio                           - Giustissimo. Dovrebbero per lo meno riesumare le salme e trovare in quei poveri resti delle tracce di veleno.

Tecla                           - . e farebbero tanta fatica per rendersi conto che i decessi sono stati naturali.

Alice                           - Non ci sarà bisogno di nessuna riesumazione. Vedrete che si troverà il modo di chiarire tutto. Io so qual'è la chiave per risolvere il problema. Fidatevi di me. Per favore, Tecla, lasciami il telefono di quei ragazzi col motorino che portano pacchi e fanno commissioni. i pony express. Avrei urgenza di dare un loro incarico.          Quando sali me lo puoi dare? Vado a stendermi un poco. Con tutte queste chiacchiere, mi è venuto l'affanno e la testa mi scoppia. Ho bisogno di mettermi tranquilla e di riflettere. Nunc non est iudicandum. (si alza e si avvia)

Tecla                           - (la lascia uscire, poi) Ha bisogno di riflettere?!? E noi no?

Tazio                           - Noi abbiamo bisogno di non pensarci. di liberare il cervello da tutte queste storie da cronaca nera. Non mi piace giocare a carte, ma, oggi, una partita a scopa ci vuole per distrarmi. Ha ragione la signora Alice, bisogna mettersi tranquilli. come fosse una storia che non ci riguarda. Su, fuori le carte.

Tecla                           - Me lo propone proprio lei che non gioca mai?

Tazio                           - Qualcosa per non pensare bisogna pur fare. Che fossimo qui come in una sala d'aspetto, lo sapevo. ma scoprire che siamo addirittura nel braccio della morte. (Buio) Piero ed Alice un paio di giorni dopo.

Piero                           - Sicura, signora Alice, che gli altri non ci siano?

Alice                           - Le ho già detto che Colombotto è andato dal medico per un controllo e che Tecla è dal parrucchiere.

Piero                           - Di solito i capelli se li lava in casa.

Alice                           - Il cachet se lo fa da sola, ma il taglio no. Lei ci tiene ad avere la testa in ordine. Ora, poi, con la vendita dell'appartamento, cambia anche il suo tenore di vita. Allora. non ti aspettavi la mia chiamata? Eccoci qui, soli, soli come due innamorati.

Piero                           - Mi piace stare in sua compagnia. E, poi abbiamo i nostri piccoli segreti.

Alice                           - Gli altri non devono sentire quello che ci diciamo. Specialmente oggi.

Piero                           - Perché ha qualche novità?

Alice                           - . la sola novità è che non avremo più altre occasioni per incontrarci.

Piero                           - Cosa vuol dire? Mi pare prematuro. Non mi dirà che ha già deciso di…?!?

Alice                           - Visto che per il male che ho, un rimedio non c'è, usque tandem dovrei aspettare? Il tempo passa, il male si aggrava. Di fronte al dolore fisico sono vigliacca, non voglio soffrire. Meglio chiudere una volta per sempre. Del resto questo è il consiglio che mi hai dato tu che sei un amico, che mi vuoi bene.        

Piero                           - Ma ha capito che la soluzione che ho proposto.

Alice                           - . è l'unica possibile. E mi hai detto che potevo contare su di te.

Piero                           - Gliel'ho promesso.

Alice                           - . e devi farlo prima che sia troppo tardi.

Piero                           - Mi pare che siamo ancora ben lontani da quel momento.

Alice                           - Perché rimandare? Non ho nulla che mi tenga legata alla vita. Non vorrai abbandonarmi al mio destino? Mai come in questo momento ho bisogno del tuo aiuto.

Piero                           - Non pensavo che avrebbe deciso così rapidamente. Il mio intervento va non solo contro la mia coscienza. ma anche contro la legge.

Alice                           - Si chiama eutanasia quello che mi aiuterai a fare. Viene dal greco. significa una buona morte

Piero                           - . ma è pur sempre morte.

Alice                           - So che è un gesto grave, definitivo. Ma, come vedi, sono calma, tranquilla. Se mi vuoi bene, perché aspettare ancora?

Piero                           - Non prendo decisioni senza averci ben riflettuto. E questa azione mi ripugna. Per affetto le avevo promesso che l'avrei aiutata, per evitarle una lunga agonia. Ma ho i miei scrupoli. sento la responsabilità di quello che faccio. ed anche un senso di paura. In uno slancio di generosità le ho fatto una promessa, che mi turba. E lei, dopo appena due giorni, vuole già realizzarla. Non può ancora andarsene. Dia tempo al tempo, rifletta meglio. Non immagina che dolore sarebbe per me perdere il suo affetto e la sua.

Alice                           - Tu sei giovane, una prova come questa saprai affrontarla e superarla in breve tempo. La mia sofferenza sarebbe più dura e terribile.

Piero                           - Pensavo che sarebbero passati mesi prima che prendesse questa decisione.

Alice                           - Perché? Se ci fosse qualche speranza. sarebbe diverso. Ma è inutile che mi illuda. Benedico questa via d'uscita. So che lo fai per il mio bene. Ed immagino che non sarò la prima.

Piero                           - Non sarà la prima? Cosa vuol dire?

Alice                           - . che non sarò la prima a fare questa scelta. Per la mia fede, mi macchio di un grave peccato, la chiesa non ammette l'eutanasia. ma io conto sulla misericordia di Dio.

Piero                           - Nessuno è al corrente di questa sua decisione?

Alice                           - Ed a chi avrei potuto confidarlo? Ti ho dato la mia parola che non ne avrei parlato. Figurati se mi fossi confidata con Tecla che lo avrebbe detto al Colacicco e lo saprebbe tutta la città. Era mio interesse non dirlo.

Piero                           - E quando vorrebbe.

Alice                           - Subito. Dimmi soltanto che non soffrirò. Giuramelo.

Piero                           - Non soffrirà, l'effetto è istantaneo.

Alice                           - Ho già disposto di quel poco che ho. Non ho parenti, sono sola al mondo, sarai tu il mio erede. La collana è in fondo al cassetto del comodino, in un sacchetto di velluto insieme ad altri gioielli. Accanto c'è il testamento, scritto di mio pugno con le mie ultime volontà.

Piero                           - (baciandole le mani, commosso) Signora Alice. Signora Alice. io non so come.

Alice                           - Su, su. complichi tutto commuovendoti. Bisogna essere lucidi in questo momento. razionali.

Piero                           - Ma io. non voglio. non voglio.

Alice                           - Cosa, non vuoi? Il mio piccolo lascito? Anche altri che se ne sono andati, hanno voluto dimostrarti il loro affetto. E non vorresti lo facessi io, che ti devo tanto? Su, sorridi. sei tu che devi farmi coraggio. perché ne ho bisogno. ne ho bisogno di tanto, non puoi neanche immaginare quanto ce ne voglia. anche se sono vecchia. anche se la mia vita è stata lunga. non è facile prendere la decisione di andarsene. Lo so che il mio è un male che non perdona, ma dover essere io stessa a staccare la spina per andare ad inferos è doloroso. Ma quando non si hanno più speranze. quando spes ultima dea non c'è più.

Piero                           - Crede che non capisca il suo stato d'animo, che non me ne renda conto? Sono stato anch'io, anni fa, sul punto di farla finita. vivevo coi miei nonni per i quali ero un peso. non mi sentivo amato. non sapevo dove scappare. non avevo mezzi per tirare avanti. la vita mi faceva paura. Sono salito sul campanile di una chiesa. volevo buttarmi giù. E sa cosa mi ha fermato? Il pensiero che le belle scarpe nuove che mi ero comprato. non le avrei consumate. Allora, invece di lanciarmi nel vuoto, sono sceso dal campanile ed ho continuato a vivere. Buffo, no?

Alice                           - Non sapevi ancora che c'erano possibilità meno spettacolari per farla finita.         

Piero                           - No, non ancora.

Alice                           - E quando lo hai scoperto?

Piero                           - Cosa vuol dire?

Alice                           - Quando hai scoperto che c'erano pastiglie, pillole o gocce che servivano allo scopo? Forse se l'avessi saputo allora, non saresti qui adesso a raccontarmelo.

Piero                           - Ho lavorato come commesso in un laboratorio farmaceutico. Lì mi dicevano di non toccare certi flaconi. di evitare contatto con strane polverine. che particolari sostanze erano letali e così ho imparato a riconoscerle ed a maneggiarle con prudenza.

Alice                           - Ed il rimedio che mi hai proposto, l'hai con te?

Piero                           - La porto sempre con me. Basterà una pastiglietta.

Alice                           - E c'è quella che hai destinata a questa tua vecchia amica?

Piero                           - Ce l'ho nel taschino. Non avrei mai pensato che oggi.

Alice                           - Oggi o domani, che differenza fa?

Piero                           - Non pensavo che volesse vedermi per.

Alice                           - Mettimi la pastiglia, sul palmo della mano.

Piero                           - Ci ha pensato bene? Non vuole riflettere ancora?

Alice                           - A cosa servirebbe? Visto che ho avuto la forza di prendere questa decisione, non torno indietro.

Piero                           - Mi pare di commettere il peggiore dei delitti. aiutare a morire proprio lei che amo come fosse mia madre. (tira fuori dal taschino un astuccio, dal quale estrae una pastiglia)

Alice                           - Così piccola e tanto potente?

Piero                           - Cianuro.

Alice                           - (annusandola) Sa di anice. Il sapore che preferisco.

Piero                           - Per mascherarne l'amaro.      

Alice                           - E basta inghiottirla?

Piero                           - Basta mandarla giù. ingoiarla.

Alice                           - O farla sciogliere in un bicchiere d'acqua?.

Piero                           - Resterebbero tracce sul bicchiere.

Alice                           - E se mi facessero l'autopsia, poi…?

Piero                           - Non l'hanno fatta agli altri, perché farla a lei?

Alice                           - Perché? Hai dato agli altri questo stesso veleno?

Piero                           - Ma cosa le viene in mente? Dicevo che, qui, non hanno mai fatto autopsie. Anche se si è trattato di morti improvvise.

Alice                           - Ma se pensassero di indagare sulla mia morte e collegarla a quella di chi se n'è andato prima di me?!?

Piero                           - Cosa può importarle, dal momento che lei non ci sarà più?

Alice                           - Non pensavo a me, ma a te, Piero.

Piero                           - Non si preoccupi, signora Alice, io so sempre come cavarmela. E, poi, il mio è un gesto d'amore, lo compio soltanto perché lei muoia serena. senza soffrire. Lo faccio per puro altruismo. è un dovere che sento.

Alice                           - Sei un caro ragazzo, questo ti fa onore.

Piero                           - Sa qual'è la mia opinione? La vita è bella quando si è giovani. sani. pieni di gioia di vivere. con un avvenire in cui sperare. quando si sa che il futuro porterà qualcosa di nuovo. quando ti senti forte, coi muscoli elastici, il cervello che funziona. i sensi che ti stimolano a conoscere. ad amare. a credere in un domani pieno di promesse. Ma quando si diventa vecchi, deboli, malandati. quando il corpo ha perso la sua forza ed il suo splendore. e le giornate sono tristi. il tempo non passa mai e non porta nulla di nuovo. non ci sono più speranze, né passioni. né amori. nessuno ti pensa, nessuno ti cerca. come fai a tirare avanti? E se in più ti porti addosso un male terribile, che ti fa soffrire e non perdona, cosa serve vivere? Meglio andarsene e lasciare quello che si ha a giovani che ne possano godere.

Alice                           - Hai ragione, Piero. E tu hai il coraggio di aiutarmi a lasciare un mondo dove per me non c'è più gioia.

Piero                           - Lei avrebbe la forza, nelle sue condizioni, di vivere fino all'ultimo? Non è meglio una rapida morte. l'eutanasia?

Alice                           - Eutanasia. buona morte. Ma la morte non è mai buona.

Piero                           - Se non dà dolore, non è cattiva.

Alice                           - Eutanasia. la parola ha un suono dolce.

Piero                           - . meglio di una lunga dolorosa agonia.

Alice                           - Una lunga dolorosa agonia. Ma, vedi, Piero, devo dirti qualcosa che non sai: le analisi che ti hanno consegnato non erano le mie, Piero. Non ho affatto un male incurabile. Ho qualche acciacco dovuto all'età, ma le mie condizioni sono assolutamente soddisfacenti.

Piero                           - Chi le ha detto questa pietosa bugia?

Alice                           - Le analisi. Eccole qua. Il primo esemplare lo hai tu, ma penso che non le abbia guardate con l'attenzione dovuta. Se vuoi controllare meglio. questo è un duplicato.

Piero                           - Che sciocchezze dice? Da dove vengono questi fogli?

Alice                           - Li ho mandate a ritirare da un pony express, Piero. E devo dirti anche che l'ispettrice, la signorina Viola, insieme ai miei compagni, dall'altra stanza sta ascoltando e registrando la nostra conversazione. (chiamandoli in scena) Venite, venite. i misteri che ci angosciavano hanno la loro soluzione. (entrano Viola,Tazio e Tecla)

Piero                           - Spero non crederete a queste fantasie. Alice nella sua follia si era messa in testa di avere un cancro e mi ha pregato.

Viola                           - . di non lasciarla soffrire, è così?

Tecla                           - . se non avessi sentito con le mie orecchie. non potrei credere che. (e scoppia in singhiozzi disperati) Piero, proprio tu.

Tazio                           - . ti avevamo adottato. per noi eri come un figlio.

Viola                           - Ecco come tu ricambiavi il loro affetto.

Piero                           - (a Viola) Lei è un'impostora. il suo nome negli uffici non risulta.

Viola                           - Agli uffici non risulta nemmeno il tuo. ti sei intrufolato in questa come anche in altre case-famiglia per i tuoi loschi interessi. ma, ora, ti sei fatto trovare con le mani nel sacco.

Piero                           - È lei che si fa passare per ispettrice. Di che cazzo è ispettrice?

Viola                           - . di polizia, ecco perché sono qui.

Tecla                           - Lei è della polizia, capisci, ora?.

Viola                           - (facendo vedere la mano) E questo smeraldo lo riconoscete? L'ho sequestrato ad un ricettatore al quale Piero lo aveva ceduto per pochi milioni.

Tazio                           - . l'anello della Santina. Ha avuto il coraggio di sfilarlo dal dito della morta.

Tecla                           - Non posso crederlo. E noi con la nostra fiducia.

Piero                           - E va bene. Ora che sa tutto, mi arresti, mi porti via.

Alice                           - Visto che in tasca hai del cianuro, approfittane.

Viola                           - (estrae una pistola) Non cercare di scappare.

Piero                           - Ormai.

Tazio                           - Bisogna avere cura di lui, non deve morire giovane. Deve arrivare alla nostra età. per sentire la nostra debolezza. provare le nostre paure. affrontare la decadenza. la solitudine. vivere fino in fondo la sua vecchiaia. Un falco ci è piombato addosso, aveva ragione il Colacicco.

Tecla                           - Noi ti volevamo bene e tu ci hai tolto l'ultima illusione.

Viola                           - Ora esci. Non cercare di scappare, io ti seguo con la pistola puntata. Fuori c'è chi si occuperà di te.

Piero                           - (sconfitto si avvia, poi fermandosi ad Alice) Non sia così convinta di non averlo, quel male.

Alice                           - Anche se fosse, il rimedio me lo hai lasciato.

Piero                           - Non ne avrà il coraggio! (esce seguito da Viola con l'arma puntata. I tre sono profondamente scossi. Lunga pausa)

Tazio                           - Ora tutto è chiaro.

Alice                           - Alea jacta est.

Tecla                           - Cosa vuoi dire?

Alice                           - Che quello che dovevo fare, l'ho fatto. Dio, che stanchezza. Come ho fatto ad avere la forza.

Tazio                           - Ha avuto un gran controllo.

Tecla                           - Se penso che dopo di te, sarebbe venuto il mio di turno.

Tazio                           - Girava col veleno in tasca. Lucrezia Borgia era una dilettante al suo confronto, non è così, Signora Alice?

Alice                           - Non scherzi, signor Colombotto. io tremo tutta. non capisco più niente.

Tazio                           - Si metta tranquilla. è passata, è passata.

Tecla                           - . e siamo salvi, siamo vivi, questa è la sola cosa che conta. Vivi. Moriremo quando sarà il momento, nessuno ci ammazzerà (riprende a piangere, gli altri due l'abbracciano. Ad un tratto si sente una grande risata e dopo la porta che sbatte)

Tazio                           - Chi è che ride?

Tecla                           - . in un momento come questo?

Alice                           - Mi si è gelato il sangue. è la risata di Viola.

Tecla                           - Ride perché è contenta di avere smascherato quel mostro. Di cosa hai paura?

Tazio                           - Signora Alice, cosa le prende? Perché così sconvolta? Cosa teme, ormai?.

Alice                           - . non è finita, sento che non è ancora finita. (Buio) Qualche giorno dopo. Sono in scena Tazio, Tecla ed Alice.

Tecla                           - . tutto. tutto quello che avevo. i sacrifici di una vita di lavoro.

Alice                           - . i gioielli di mammina. messi con cura, dentro il sacchetto di velluto.

Tazio                           - . mi ha detto di consegnarle il danaro, ritirato in banca al mattino con Piero. Ero convinto fosse ispettrice di polizia. potevo non avere fiducia?

Alice                           - Quando ho sentito la risata. mi si è gelato il sangue. ho capito che ci avevano giocati.

Tecla                           - . il borsone coi soldi era sotto il letto. non mi ha nemmeno permesso che mi chinassi per prenderlo. Non dovevo far fatica, mi ha detto, e lo ha tirato fuori lei. Avevo pensato che lo facesse per gentilezza.

Tazio                           - Complici, erano complici. Altro che arresto, sono scappati insieme.

Tecla                           - Complici, criminali e complici.

Alice                           - Ma che bisogno c'era di quella farsa? Quando io morivo, i miei gioielli, li avrebbe avuti lo stesso.

Tecla                           - . i tuoi gioielli, non il nostro danaro.

Alice                           - Anice, il mio sapore preferito.

Tazio                           - Ed era cianuro. (lunga pausa)

Alice                           - Se l'avessi mandata giù sarei morta.

Tazio                           - E noi che gli avevamo aperto le braccia, felici che un assistente sociale come lui fosse capitato a noi.

Tecla                           - Ecco perché in ufficio quando lo chiamavamo, dicevano di non conoscerlo. non risultava il suo nome. Questo avrebbe dovuto aprirci gli occhi. Tutto falso, nome, indirizzo, professione. L'unica traccia un cellulare.

Alice                           - Era carino, stava bene con noi. non gli facevamo che gentilezze. Come ha potuto ricambiarci così!?!

Tecla                           - È stata quella strega a sobillarlo. è stata lei ad organizzare tutto. Le donne, quando si mettono, sono peggio degli uomini, perché sono perfide. È stata lei ad inventarsi tutto. la stanza da preparare per una coppia di sarti. l'ex capostazione. Ha avuto il coraggio di farsi passare come nipote della povera Santina. Bugie, tutte bugie. E si è portata via anche il mio telefonino.

Alice                           - Per quello che ti serviva.

Tazio                           - E come è riuscita a convincerci. In cinque sono morti, insisteva. non uno solo. in cinque.

Tecla                           - Non abbiamo mai pensato a delitti. mai. nessuno ha mai avuto dei sospetti, fino all'arrivo di quella donna. I dubbi del Colacicco ci sembravano fantasie. Poi è comparsa quella svergognata.    

Alice                           - Assassino no, non riesco a crederlo un assassino. Era un ragazzo così tenero. così persuasivo.

Tazio                           - . e diabolico. Se l'autopsia dei nostri compagni, rivelerà tracce di cianuro.

Alice                           - Io posso dire soltanto che con lui, arrivava qui l'allegria. la voglia di vivere.

Tecla                           - Ci è costata cara la fiducia che abbiamo avuto in lui.

Tazio                           - È costata di più ai nostri compagni che sono stati avvelenati.

Tecla                           - Ci ha preso. tutto. tutto quello che avevamo. Addio crociera. addio ai bei programmi che mi ero fatta. Eppure, quel maledetto ragazzo, quel falchetto che ha preso il volo. col suo sorriso mi mancherà.

Tazio                           - Al Colacicco, per lo meno, non hanno portato via niente.

Tecla                           - Dice che i cretini siamo noi. perché lui fin dal primo momento ha avuto sospetti su Piero.

Tazio                           - Ne ha sempre parlato male. Non voleva vederlo.

Tecla                           - Se ne stava alla larga perché non si fidava.

Tazio                           - Colacicco sa quello che dice. Ha sempre detto che era Piero la causa della morte dei nostri compagni.

Tecla                           - Ormai, ne sono convinta anch'io. Ma non sopporto che quella strega se lo sia portato via. In fondo ci mancherà.

Tazio                           - Ci mancherà quello che ci ha rubato.

Alice                           - . ci mancherà anche lui.

Tazio                           - Quando la polizia li acchiappa. perché ci riuscirà anche se volati all'estero. al processo andrò a testimoniare.

Tecla                           - Ci andremo tutti.

Tazio                           - Mi spiace per la sua crociera, signora Tecla.

Tecla                           - Grazie, ma spiace di più a me. Se penso che l'ho difeso fino all'ultimo.

Tazio                           - Cosa fa, signora Alice? Piange?       

Alice                           - Ho gli occhi che bruciano. Devo aver preso freddo.

Tazio                           - Certo, il freddo di quella ventata.

Alice                           - Quale ventata?

Tazio                           - Quella che ha fatto male a tutti noi. quella maledetta ventata di giovinezza.

Tecla                           - . che ha rovinato la nostra vecchiaia.

Alice                           - . portandosi via non soltanto quello che avevamo, ma anche tutte le nostre illusioni.

FINE