In alto mare

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IN ALTO MARE

 


Atto unico

di Sławomir Mrożek

Traduzione di A. M. Raffo

Lerici editori, Milano 1962

Personaggi

Naufrago grosso

Naufrago medio

Naufrago piccolo

Un postino

Un vecchio servitore

Osservazioni per un'eventuale messa in scena

Queste pièces non contengono nient'altro all'infuori di quello che contengono, nel senso che non sono un'allusione a qual­cosa di particolare e neanche una metafora, per cui non bisogna cercare di decifrarle. Il ruolo principale dev'esservi sostenuto dal testo spoglio, presentato nel modo più preciso possibile, e col senso logico delle battute e delle scene posto in maniera ben chiara. Qualora queste pièces vengano messe in scena, esse esi­gono dallo spettatore uno sforzo d'attenzione dovuto alla loro densità d'impianto. Quindi, se non sono rappresentate in ma­niera più che chiara e pulita, risulteranno faticose. L'affermazione che queste pièces non sono una metafora, ma solo ciò che sono, nella loro durata scenica limitata nello spa­zio e nel tempo, porta con sé alcune conseguenze. Non vi si può aggiungere alcuna " trovata " scenografica, né per gusto umoristico né per decorazione scenica. Non occorre " sot­tolineare" nulla, e con uguale cautela bisognerà procedere nei confronti dell'" atmosfera ". Bisogna anche evitare di aggiunge­re delle azioni sceniche eccessivamente ampliate. In una pa­rola, non bisogna fare nulla che si allontani da una rappresentazione estremamente " trasparente ", un po' rigida e statica, pulita e " sotto sotto ". Una triste esperienza ci insegna che ogni tentativo di "sottolineare ", di "interpretare" e di cari­care esageratamente i testi dell'autore di queste piccole pièces sono risultati dei fiaschi dal punto di vista artistico. Non si tratta neppure, Dio ce ne guardi, di commedie, nel sen­so che non bisogna accentuarne i lati comici. Se vi sono delle battute umoristiche, esse lo sono nel senso che non vanno pronunciale col tono di chi premetta « attenzione, adesso dico una spiritosaggine ». In caso contrario, ne verrebbe fuori qual­cosa di mancato, di poco elegante, se non addirittura di cat­tivo gusto.

Non sono neanche, e non lo sono affatto, pièces " moderne " o "sperimentali". Mi pare che non occorra  dilungarsi ulterior­mente su ciò che si intende con tali definizioni. Mi rendo conto che questi postulati possono attirarmi l'obie­zione di non sapere che cosa sia la teatralità. Non è di questo che si tratta, e può anche darsi che io non sappia che cosa sia la teatralità, o che addirittura non la senta affatto. Sono invece convinto, e so con certezza, che certi elementi della cosiddetta " teatralità ", del pensiero teatrale, si sono banalizzati, appiatti­ti, diventando dei feticci fine a se stessi ed entrando in un certo senso a far parte dell'arsenale del pensiero senza pen­siero, del pensiero automatico. Tra l'altro, anche l'interpreta-zione delle pièces come " metafore " creatrici e nuove, può tra­sformarsi a sua volta in uno schema mentale (tanto più che queste pièces sembrano addirittura invitare a, come suol dirsi, facilitarsi le cose proprio mediante l'applicazione di schemi, quali "metafora", "commedia", "modernità " e via dicendo), Pur sapendo, dunque, ciò che queste pièces non sono, non so che cosa esse siano, ma questo non fa parte dei miei doveri. Questo, ormai, è il teatro che deve saperlo. Supporre che i po­stulati da me esposti possano limitare il regista e non lasciargli più niente, significherebbe nonavere un vero rispetto per il teatro, accusarlo di povertà e diristrettezza.

L'autore

L'azione di svolge in un atto e in un'unica scena, che rappresenta una zattera in allo mare. Tre naufraghi in un elegante abito scuro e camicia bianca. Cravatte annodate con gusto, fazzoletti bianchi nei taschini delle giacche. Stanno seduti su tre sedie. Sulla zattera si trova inoltre una valigia.

                                                                                       

Grosso       Ho fame.                                                       

Medio        Mangerei qualcosa.

Piccolo      Le provviste sono esaurite?

Grosso       Le provviste sono completamente esaurite. Non ce n'è rimasto un briciolo.

Piccolo      Mi sembra che ci fosse ancora un po' di quella carne coi piselli.

Grosso       Non è rimasto niente.                     

Medio        Mangiamo qualcosa!

Piccolo      Anch'io mangerei  qualcosa.

Grosso       " Qualcosa "?...   Ma,  signori,  cerchino di  essere realisti. Si  tratta  piuttosto...

Medio        Per me ormai è indifferente!

Piccolo      Se lei stesso ha detto che le provviste sono esaurite! Che cosa  intendeva dire?

Grosso       Dobbiamo mangiare non qualcosa, ma qualcuno...

Medio        (guardandosi intorno) Non vedo...

Piccolo       Veramente,  qui  neanch'io vedo  nessuno,  oltre a...  (s'interrompe di colpo. Pausa)

Grosso       Dobbiamo mangiare uno di noi.

Medio        Mangiamolo!

Piccolo      (associandosi prontamente) Sì! Sì! Mangiamolo!

Grosso       Signori, non facciamo i bambini. Faccio loro notare che non possiamo gridare tutti e tre insieme « mangiamolo ». In una situazione si­mile qualcuno di noi deve dire agli altri: « Prego, vogliano favorire. »

Medio        E chi?

Piccolo      Chi?

Grosso       Era proprio questo che volevo chiedere. (segue una lunga pausa di imbarazzato silenzio) Faccio appello al loro senso di cameratismo, alla loro buona educazione.

Medio        (balzando in piedi, come attratto da un'im­provvisa apparizione) Oh, un gabbiano lassù, un gabbiano!

Piccolo      Sarà indelicato da parte mia, signori, ma devo confessare di essere sempre stato  terribilmente egoista. Fin da quando andavo a scuola, la seconda colazione la consumavo da solo, senza dividerla con nessuno.

Grosso       Brutta cosa l'egoismo. Pazienza, vuol dire che tireremo a sorte.

Medio        Perfetto.                  

Piccolo      È la cosa migliore.                    

Grosso       Sorteggeremo secondo il seguente sistema: uno di loro dice un  numero. Poi l'altro dice un altro numero. Infine anch'io dirò ad alta voce un numero. Se la somma di tutti e tre i numeri sarà dispari toccherà a me essere mangiato. Nel caso contrario, se cioè  la somma sarà pari, allora verrà mangiato uno di loro.

Medio        No... a dire il vero io sono contrario ai giochi d'azzardo.

Piccolo      E che cosa avverrà, se lei si sbaglia?

Grosso        I signori non si fidano di me. Peccato.

Medio        Meglio trovare qualche altro sistema. Siamo persone civili, e il sorteggio è una sopravvivenza dei tempi barbari,

Piccolo      Una volgare superstizione.

Grosso       Va bene. Possiamo organizzare una regolare elezione.

Medio        Buona idea. (al Grosso) Ci sta a presentarsi alle urne elettorali in blocco unico con me? Così semplifichiamo la campagna.

Piccolo      Il parlamentarismo ha fatto il suo  tempo...

Grosso       Ma non c'è altra via. Se lei preferisce la ditta­tura, assumo volentieri il potere.

Piccolo      No, no! Abbasso la tirannia!

Grosso       E allora libere elezioni!

Medio        A scrutinio segreto!

Piccolo      Ma senza blocchi. Ciascuno presenta indipen­dentemente la propria  candidatura.

Grosso       (si alza, apre la valigia e ne estrae un cilindro) In questo cappello metteremo dei foglietti col nome del candidato.

Piccolo      Io non ho penna.

Medio        Gliela prestiamo volentieri.

Grosso       (tira fuori di tasca la stilografica)  Prego!

Medio        (fregandosi le mani) Alle urne! Alle urne!

Piccolo      Un momento. Se vogliamo fare delle elezioni da uomini civili, non possiamo tralasciare la fase della propaganda preelettorale, fase della  che in tutto il mondo civilizzato precede la votazione vera e propria.

Grosso       Se ci tiene...

Medio        Allora facciamo anche i comizi, ma sbrighia­moci!

Grosso       (si alza dalla sedia e la sposta al centro della zattera) Apriamo la campagna. Chi è il primo a parlare?

Medio         (al Piccolo) Comincia lei?

Piccolo      Preferirei dopo... Non sono mai stato un buon oratore.

Grosso       Ma è lei che ha avanzato la proposta.

Medio        Giusto, è lei che ha suggerito alle masse i co­mizi e le mene politiche. Dunque cominci lei.

Piccolo      Se proprio lo desiderano...

(sale in piedi sulla sedia come su un podio. Gli altri due naufraghi si parano davanti a lui. Il Grosso estrae di tasca una striscia di carta fissata a due bacchette e ne dà una estremità al Medio. Srotolano la striscia sulle loro teste. Vi si può leggere la scritta:  "Vogliamo mangiare")

Ehm... Signori!

Medio        (interrompendolo) Noi siamo gente semplice! Ci tratti senza tante lusinghe!

Grosso       Ben detto! Niente paroline dolci! Vogliamo la cruda verità!

Piccolo      Colleghi! Siamo qui riuniti...

Medio        (interrompendolo) Veniamo al sodo!

Grosso       Non abbiamo tempo da perdere!

Piccolo      Siamo qui riuniti per risolvere lo scottante pro­blema dell'alimentazione. Colleghi, io, come candidato, non posso esser preso in considera­zione. Io ho moglie e figli. Talvolta, al tra­monto del sole stavo seduto in giardino e cul­lavo  i  bambini,  mentre  mia  moglie  ricamava finché c'era luce. Signori colleghi! Riuscite a vederlo questo tranquillo, pacifico quadretto? Non vi commuove?

Medio        Tutto questo non ha a che vedere. Quando si tratta del bene collettivo i sentimenti non contano. I bambini possono cullarsi da soli.

Grosso       E magari anche meglio!

Medio   Certo! Anche meglio! Possono andare al giar-dino d'infanzia, sulle giostre, sull'altalena. No, no, i bambini non costituiscono nessuna scusante.

Piccolo      Ma, colleghi! Quando ero ancora un ragazzino io facevo sogni ambiziosi. È ben vero che non ho raggiunto gli scopi che mi ero prefisso. Ma sento che non è ancora troppo tardi. Si può ancora rimediare, prometto che non mi lascerò più andare, farò di tutto per migliorarmi. Sì, sono stato un debole, lo riconosco. Avevo perso la fiducia in me stesso, mi ero impigrito... Ma posso ancora ricominciare tutto daccapo, giuro che lo farò. Eserciterò la volontà, mi temprerò il carattere, arricchirò le mie cono­scenze finché non avrò conseguito tutto ciò che ancora mi aspetta. Diventerò qualcuno.

Medio        Voce!

Piccolo      Diventerò qualcuno!

Grosso       Soggettivismo.

Medio        Vogliamo mangiare!

Grosso       Aspetti, facciamolo insieme. Uno, due, tre: (il Grosso e il Medio scandiscono insieme) Vo-glia-mo mangiare! Mangiare!

Piccolo      (balbettando e sul punto di piangere) Vi pre­go, sul serio... (scende dalla, tribuna)

Medio        (gli  passa la propria estremità dello striscione con lo slogan e sale a sua volta sulla tribuna) Fratelli commensali!  

(Il Grosso lo acclama ca­lorosamente.  Il Piccolo si  unisce agli applausi, ma senza troppo entusiasmo)

Io non ho studiato e non  mi va di parlare molto.  Se si tratta di fare, allora è un altro discorso. Fin da bambi­no  mi   ha  sempre   interessato  l'arte  culinaria. Molto più che il mangiare in sé, ve l'assicuro! Sono un uomo modesto, ho poche esigenze, e, a dire la verità,  mangiare non mi piace. Mi basta qualsiasi cosa, e quel che più conta, man­gio pochissimo, davvero un'inezia. Che dico! Non mangio assolutamente niente. Ancora qualche anno fa magari arrivavo a mangiare un boccone ogni due o tre giorni, ma ora no! Col mangiare l'ho fatta finita una volta per sempre. Ora invece è lavorando a preparare manicaretti che  trovo la più grande  gioia della mia vita. Non c'è niente di più piacevole per un cuoco al termine del suo duro, accurato lavoro, che guardare gli altri intenti a mangiare. E questa è la sola ricompensa che io chiedo. Mi limito ad aggiungere che la mia specialità sono pro-prio i piatti di carne. I miei intingoli sono impareggiabili. Con questo non ho altro da dire.

Grosso       Bravo!   (lo applaude)

Il Piccolo rimane apatico, inerte. Il Medio scendedalla  tribuna e prende il posto del Grosso, il quale sale a sua volta sulla tribuna.

Medio         Urrà!  (tace di colpo)

Il Grosso, con le mani sui fianchi, spazia per un attimo lo sguardo intorno a sé, come se fosse circondato da una folla imponente.

Grosso       (protende di scatto il  braccio in un saluto fa-scista) Salute a voi, affamati!

Medio        (freneticamente) Urrà! Evviva! Urrà!

Grosso       (lo fa tacere con un imperioso gesto della mano) Parlerò brevemente, con stringatezza militare! Primo, non voglio influire sulle vostre opinioni. Deciderete da voi. Io sono solo al vostro servizio e la vostra volontà è per me sacra. Mangerò quel che mi daranno. Secondo, c'è poco da stare a discutere: io sono indige­sto. Sono sempre stato coriaceo, ossuto e di poca polpa. Ho due costole di ferro, il fegato spostato e una gamba più corta. E poi, voglio essere sincero, non sono del tutto sicuro di non avere la trichina. Terzo, non voglio fare il demagogo e ve lo dico chiaro e tondo: se non sceglierete me, in tal caso l'altro avrà la coscia e il filetto. Io mi contento del resto e della lingua. Se qualcuno avesse delle pretese in que­sto senso, lo avviso fin da ora: la lingua non la cederemo a nessuno!

Medio        Bravo, bravo, sei il migliore!

Grosso       Questo è tutto. Non mi piacciono le chiacchie­re, i filosofi,  i rammolliti. Avanti!

Medio        Urrà! Bravo! Bis! Evviva!

Il Grosso scende dalla tribuna. Il Piccolo e il Medio ravvoltolano la striscia di carta.

Grosso       (al Piccolo) È soddisfatto, ora?

Piccolo      Lei è stato magnifico! Solo che io... ecco... io non posso mangiare il filetto... mi resta indi­gesto...   se per lei fosse lo stesso preferirei...

Medio        (stando sull'attenti dinanzi al Grosso) Le mie congratulazioni, se mi permette. Il suo discorso mi ha commosso profondamente. Per quanto riguarda la lingua sono assolutamente d'accor­do con lei.

Grosso       Be', i comizi li abbiamo fatti. Ora votiamo.

Il Grosso mette il cilindro al centro della zattera. Tutti si appartano in tre diversi angoli per scrivere sui foglietti voltandosi l'un l'altro la schiena. Il Grosso e il Medio si girano a guardare il Piccolo. Il Grosso perfino si avvicina al Piccolo e sbircia al di sopra della sua spalla, ma il Piccolo se ne accorge in tempo e copre il foglietto con la mano. Poi rende la penna al Grosso.

Piccolo      Mille grazie.

Grosso       Non c'è di che. Caso mai avesse qualche corre­zione da fare, sono a sua disposizione.

Il Grosso se ne va all'altro angolo della zattera; adesso entrambi, il Grosso e il Medio, riempiono il proprio foglietto. Il Piccolo resta dov'era prima, rivolto verso il mare, poi tutti contemporaneamente si voltano, vanno verso il centro della zattera e depongono i foglietti nel cilindro.

Grosso       Allora contiamo i voti.

Medio        Sono davvero curioso. Votare aguzza l'appetito.

Piccolo      Scusi, sa, ma potrebbe conservare un po' più di tatto.

Il Grosso infila la mano nel cilindro, dopo un istante solleva la testa e guarda in silenzio il Piccolo. Lunga pausa.

Piccolo      Che è successo?

Medio        Com'è l'esito?

Grosso       Signori, dobbiamo invalidare la votazione.

Medio        Come sarebbe a dire? Io ho fame.

Piccolo      Lei vuol silurare un'elezione libera e democra­tica?

Grosso       Nel cilindro ci sono quattro biglietti. Quattro!

Il Grosso come prima, e adesso anche il Medio guarda con insistenza il Piccolo.

Piccolo      (innocentemente)   L'avevo detto che il parla­mentarismo è un sistema antiquato.

Medio        E ora?

Grosso       È la tipica crisi di Gabinetto. Potremmo ricor­rere alla nomina  diretta del candidato...

Piccolo      E chi lo nomina?

Grosso       Me ne incarico volentieri io.

Piccolo      Eh, già, l'avrei giurato. No! Non ci sto!

Medio        È un brutto affare. La democrazia non ha fun­zionato, la dittatura non la vogliamo. Eppure qualcosa  bisogna escogitare.

Grosso       In simili momenti la situazione può essere salvata solo da un individuo pieno di abnega­zione e di altruismo. Ricordiamoci che sono sempre stati i volontari a risolvere le situazioni in cui non erano valsi i metodi usuali. (atteg­giandosi di nuovo ad arringare, rivolto al Pic­colo) Caro e stimato collega!...

Piccolo      No, no! L'avverto che non la sto a sentire!

Medio        Su, ascolti.

Grosso       Caro collega! Noi tutti sappiamo che non è possibile nascondere certi tratti di carattere, come l'abnegazione, l'amore del prossimo, lo spirito di solidarietà. E fin dal primo istante abbiamo osservato in lei qualcosa che la diffe­renzia da noi, e questo qualcosa è appunto una nobiltà d'animo, un inesausto desiderio di servire la causa comune, una naturale disposi­zione...   (al Medio)  Non  sembra anche  a lei?

Medio        (prontamente) Mai visto in vita mia un uomo migliore.

Grosso       Ebbene, la collettività può finalmente rispon­dere al suo accorato appello. Siamo felici di offrirle l'occasione di realizzare la sua intima, nobile aspirazione. Lei aspira a restare nel no­stro ricordo come un uomo di valore, umile, gentile, appetitoso...

Piccolo      Non voglio.

Medio        Come, lei non vuole offrirsi come volontario?

Piccolo      No.

Grosso       Tradisce la comunità? Calpesta la fiducia dei colleghi? Non vuole?

Piccolo      No.

Medio        È inaudito!

Grosso       Ma è proprio deciso?

Piccolo      Mi rifiuto categoricamente. Non ho nessuna vocazione di grandezza.

Medio        D'ora in poi le tolgo il saluto. La stimavo un uomo onesto, un patriota della nostra zattera, e lei invece si è dimostrato un mascalzone. Addio!

Il Medio si ritira in un angolo della zattera voltando   le spalle al Piccolo.

Grosso       È vero, purtroppo ci ha delusi. Per lei l'onore è una parola vuota. Ma, stando cosi le cose, può forse suggerire lei qualche altra soluzione? Siamo qui pronti ad ascoltarla!

Piccolo      (riacquistando fiducia) Una soluzione? Ma si figuri! Fin da bambino ho sempre sognato la giustizia universale. Io non chiedo altro che la giustizia!

Grosso       Lei mi sorprende!

Piccolo      Perché?

Grosso       Come può essere certo che la giustizia non si rivolga contro di lei, cioè, volevo dire, per lei, che non decida la sua candidatura?

Piccolo      È semplicissimo. Fin da piccolo sono stato sfortunato, non mi è mai andato  nulla per il giusto verso. Le  circostanze sono sempre state contro di me, dunque...

Grosso    È strano che siano soprattutto gli insoddisfatti a lamentare la mancanza di una giustizia totale e  universale.  Non sarà  per il fatto che  recla­mando giustizia cercano una giustificazione per il proprio insuccesso?

Piccolo      Io non mi tiro indietro. Accetto qualunque ri­soluzione, purché sia giusta.

Grosso       Ovverosia a condizione che non sia lei aessere mangiato.

Piccolo      Queste sono insinuazioni. Facciamo prima le cose con giustizia...

Grosso       A sedere, signori. Non sarà facile, ma credo che ci riusciremo.

Medio        Io con lui non ci parlo.

Tutti rioccupano i posti che avevano all'inizio.

Grosso       (al Medio) Mi dica una cosa, caro collega, vive ancora sua madre?

Medio        (incerto) Come dire... E la sua?

Grosso       (alzando gli occhi al cielo) Purtroppo sono completamente orfano fin dall'infanzia. Ah, i miei poveri genitori!

Medio        (si affretta a fare eco) Volevo appunto dire la stessa cosa. La verità è che non ho mai cono­sciuto i miei genitori.

Grosso       (rivolto al Piccolo) E lei?

Piccolo      Ho ancora la mia cara mammina. In questo momento sta piangendo per me nella sua so­litudine. Povera mamma!

Grosso       Mi sembra che la questione sia molto semplice dal punto di vista della giustizia. Potrebbe lei a cuor leggero far del male a un orfano? Per­fino tra i selvaggi l'essere orfano viene consi­derata la più grave delle disgrazie. No, caro si­gnore. Se uno qualunque di noi due, che sia­mo orfani, venisse mangiato, sarebbe un insulto fatto alla giustizia più elementare. Come se non bastasse che siamo orfani, lei vorrebbe anche mangiarci!

Piccolo      (stupefatto) Ma io...

Grosso       No, caro signore. È chiaro come il giorno. Lei ha la sua mamma, lei è sempre stato avvantaggiato a questo mondo, non le pare che sia tempo ormai di saldare questo debito morale che lei ha nei confronti degli orfani? Di coloro che non hanno mai conosciuto le cure materne, il tepore di un focolare? Tanto più che, come lei stesso ha detto, la sua mamma già ora sta piangendo la sua perdita.

Piccolo      (cercando   disperatamente   un   argomento)   Ma può darsi anche che la mia mamma abbia già cessato di vivere. Ultimamente stava poco bene, e io manco da casa da tanto tempo...

Grosso       Ma scusi, lei parla proprio come un bambino. Che prova possiamo avere di quanto asserisce?

Medio        Su, avanti, fuori la prova.

Piccolo      Ve l'ho detto, non stava punto bene quando sono partito. E poi oggigiorno si sente tanto parlare di queste malattie della civiltà moderna...

Grosso       Ah, basta, non ci venga a raccontare fantasie di questo genere! Sua madre gode sicuramente di buona salute, e che Dio gliela preservi a lungo, mentre i nostri poveri genitori... (al Medio) Si ricorda quelle lunghe sere d'autun­no, quando ancora bambini stavamo scalzi e intirizziti all'angolo di una strada a vendere fiammiferi  ai  passanti?

Medio        (coprendosi gli occhi con una mano) Ah, nonmi faccia ricordare queste cose. Meglio dimen­ticarle.

Grosso       Oppure si ricorderà certamente quel lontano parente, avido e tirannico, che ci sottraeva, af­famati com'eravamo, l'ultimo pezzetto di lardo per metterlo come esca nella trappola per i topi?

Medio        (con un gemito) Fantasmi del passato.

Il Grosso allarga in silenzio le braccia davanti al Piccolo, come per dirgli: ha visto lei stesso, non c'è proprio niente da fare.

Piccolo      Scusi, mi sembra di aver udito una voce dal mare.  (resta in ascolto)

Grosso       Lei vuol cambiare argomento. È evidente che le sventure altrui la lasciano del tutto indiffe­rente. Ah, l'egoismo di questi cocchi di mam­ma!

Giunge da lontano una voce indistinta.

Medio        (in tono accusatore) Lui giocava a palla, quand'era piccolo.                                 

Grosso       Aveva la palla e l'orsacchiotto.

La vocesi avvicina sensibilmente.    

Voce          Aiuto! Aiuu-too!    

Piccolo      L'avevo detto, io! Sentite!

Voce          Ehi! Aiuu-too!

Grosso       Effettivamente, c'è qualcuno che nuota alla nostra volta... A noi orfani capitano sempre questi contrattempi.

Medio        (si alza e scruta verso il mare) Capo, può darsi che ci porti da mangiare. Vedo distintamente che nuota servendosi solo di una mano, mentre con l'altra tiene  un oggetto voluminoso.

Anche gli altri due si alzano e  si avvicinano al Medio sul  bordo dellazattera.

Piccolo      Certo, non è affatto escluso. È forse raro il caso del contadino che cade in acqua mentre si reca al mercato a vendere la porchetta? Nuo­tando, stringe convulsamente con un braccio la porchetta, il suo unico bene...

Grosso       Eccolo là, lo vedo!

Medio        È in divisa...

Voce          (ormai vicinissima) Aiuto!

Esce dal mare un Postino con la tipica divisa, col berretto, e con la borsa di pelle a tracolla. Il Medio gli tende una mano e lo aiuta a issarsi sulla zattera.

Postino      Molto gentile da parte sua.

Grosso       Non ha qualcosa da mangiare?

Postino      Non ho niente, purtroppo. Anch'io mangerei volentieri un boccone. Sono caduto in mare che ancora non avevo fatto colazione. (veden­do il Piccolo) Ma è lei! Davvero, che combi­nazione!

Grosso       (sospettoso) I signori si conoscono?

Postino      E come no! Sono dieci anni che recapito la posta al signore. Non sapevo che attualmente si trovasse in mare. Ma la trovo proprio al momento giusto, ho un telegramma per lei.

Piccolo      Un telegramma per me?

Postino      Sì. Stavo giusto venendo a portarglielo alla sua casetta in riva  al mare, quando un'ondata mi ha travolto. Fortuna che sono un buon nuota­tore. (fruga nella borsa) Eccolo qua.

Piccolo      (si tira in disparte per aprire e leggere il telegramma) Vogliano scusarmi.

Grosso       (alquanto sospettoso, rivolto al Postino) È vera quella divisa?

Postino      Certo, solo che è bagnata. Capirà, cadendo in acqua...

Piccolo      Urrà!

Grosso       Cosa c'è?

Piccolo      (mesto e solenne) Signori, apprendo in questo momento una triste notizia. Mia madre è spirata.

Medio        C'era da aspettarselo!

Piccolo      Pertanto faccio loro osservare che adesso sono anch'io un orfano, e di conseguenza dovremo rimettere ancora una volta sul tappeto la que­stione di chi di noi debba essere mangiato.

Grosso       Protesto! Qui c'è qualche trucco! Sono sicuro che lei si era messo d'accordo col postino!

Postino      (con dignità offesa) Lei offende un pubblico ufficiale in servizio.

Grosso       Quanto gli ha pagato? O magari siete amici fin dai tempi di  scuola?

Piccolo      Lei mi fa delle accuse infondate. Chieda pure al postino, se ero d'accordo con lui.

Grosso       Va bene. Chiediamoglielo. Se risponde di sì, se confessa, la mangiamo senz'altro. Se invece ne­ga, allora mangiamo il postino.

Postino      Come sarebbe a dire? Uno è appena arrivato, e qui subito lo vogliono mangiare. Che storie sono queste?

Grosso       Poche chiacchiere. Lei invece mi sembra pro­prio il tipo adatto, è ancora fresco.

Medio        Capo, io direi di mangiarli tutti e due. (si passa la lingua sulle labbra) Postino sauté. Uno arro­sto, e l'altro come contorno, oppure una parte si  può fare marinata e tenerla in serbo per dopo. Oppure uno possiamo farcirlo con l'al­tro. Mi viene l'acquolina in bocca.

Piccolo      (speranzoso) Chissà, potrebbe darsi che almeno il signor postino non sia orfano? Noi che sia­mo cosi abbandonati, derelitti... Bisognerebbe chiederglielo.

Grosso       (assorto a progettare il menu) No, da quell'al­tro preferirei distillarci del vino. Però, certo, che borgogna si potrà mai ricavare da un po­stino!

Postino      (assentisce con calore) È vero, ha ragione. Come borgogna sono scadente, mentre invece come portalettere me la cavo a perfezione.

Medio        Come! Vuol dire che non le andrebbe del ge­nuino Vin du Postillon?

Piccolo      (al Postino) Se lei testimonia il falso, dicendo che eravamo d'accordo, farò reclamo alla dire­zione delle poste e telegrafi.

Postino      Non abbia paura. Ho al mio attivo trent'anni di servizio  irreprensibile.

Grosso       Parole inutili. Lei era d'accordo con questo signore, sì o no? Se ci confessa che la notizia del decesso della madre era falsa, le diamo i rognoncini e forse anche un po' di lombata. Se invece la notizia era vera, allora mangiamo lei proprio in qualità di postino. La posta è un'istituzione di pubblica utilità e come tale de­ve sopperire al fabbisogno di tutti.

Piccolo      La supplico, non si lasci raggirare.

Postino      Non c'è pericolo. Sono un dipendente delle po­ste di antica e comprovata onestà, e non mi si può corrompere con un  piatto di frattaglie.

Grosso       Oltre al resto potremmo offrirle anche un po' di testina, ma l'avverto che di più non c'è da pretendere.

Postino      No, signore, lei si sbaglia sul mio conto. (mo­strando il colletto della sua divisa) Le vede que­ste due trombette incrociate? L'onore, di que­ste due trombette sta per me al di sopra di ogni altra cosa. Saluto tutti.  (si  tuffa in acqua)

Piccolo      No, no, non se ne vada, testimoni almeno che io sono innocente. Aspetti! (agitando il tele­gramma) Del resto anche così i signori possono vedere che dal punto di vista della giustizia la nostra situazione adesso è identica. Siamo tutti orfani.

Grosso       (senza dargli retta, al Medio) Cominci a prepa­rare l'occorrente, è tutto nella  mia  valigia.

Piccolo      (indietreggiando) Ma come? Sono orfano come loro, no?

Grosso       Lei dimentica che esiste ancora un'altra giusti­zia. La giustizia storica.

Piccolo      Vale a dire?                                    

Medio        (che nel frattempo ha aperto la valigia) Capo, prendo quella  grande  di  pentole?

Grosso       Il fatto che tutti abbiamo  perduto  i genitori, non ci pone da solo sullo stesso piano. Resta un'altra questione da esaminare: chi erano i nostri genitori?

Piccolo      Dio mio, ma che cosa c'entra...             

Grosso       Eccome, se c'entra! Mi dica, che cosa faceva suo padre?

Medio        Capo, anche la padella?

Piccolo      Mio padre? Faceva il cancelliere in tribunale. Ma non vedo...

Postino      (riaffacciandosi dal mare, si appoggia coi go­miti al bordo della zattera) Mi scusino, avevo dimenticato di farle firmare. I signori mi ave­vano fatto perdere la testa, con tutti quei di­scorsi da cannibali...

Piccolo      Dove devo firmare?

Postino      Qui, prego.

Il Piccolo firma sul registro di consegna.

Postino      Ho dovuto rifare tutto questo pezzo di strada! Di nuovo arrivederci. (si allontana a nuoto)

Grosso       Dunque suo padre era cancelliere di tribunale, eh? Dovevo supporlo. E sa invece lei cos'era mio padre?               

Piccolo    No.

Grosso Era un semplice taglialegna analfabeta, mentre il mio collega un padre non l'ha avuto nean­che. Sua madre lo concepì in conseguenza di dure pene provocate dalla miseria. È così, caro lei. Suo padre se ne stava comodamente seduto in unufficio lindo e riscaldato, e vergava pro­tocolli al servizio dell'aristocrazia. Questo, men­tre il mio tagliava gli alberi per le cartiere, affinché poi suo padre avesse su che scrivere gli atti di sequestro diretti contro la povera madre del mio collega, il quale un padre non l'ha avuto neanche. Lei dovrebbe vergognarsi!

Il Medio estrae dalla valigia e dispone sulla zattera svariati attrezzi da cucina, poi tira fuori anche un tritacarne e ne gira più volte la manovella per verificarne il funzionamento.

Piccolo      (accettando l'argomentazione impostagli e ten­tando di difendersi già sul piano voluto dall'altro) Mi dispiace, ma io non ho nessuna colpa di tutto ciò!

Grosso       Proprio per questo quella giustizia, che adesso ha  designato lei per sfamarci, la chiamiamo storica.

Voce          Signor conte, signor conte!

Grosso       Al diavolo, cosa c'è ora  di nuovo?

Si affaccia sulla zattera la testa di un vecchio Servitore con i favo­liti grigi.

Servitore    Che gioia rivederla, signor conte!

Grosso       Che storia e questa?

Servitore    (commosso fino alle lacrime) Non mi riconosce, signor conte? Il signor conte non riconosce il vecchio Giovanni? E sì che ero io che insegnavo al  signor conte a cavalcare sul poney, quando  il  signor  conte  era  ancora  signorino!

Grosso       Fuori dai piedi!

Servitore    Quale felicità per i miei vecchi occhi rivedere il signor conte. Al palazzo tutti sono così preoc­cupati! Quando giunse la notizia che la nave su cui viaggiava il signor come era affondata, io non seppi resistere più a lungo. Io sono sempre dove si trova il signor conte, il destino del signor conte è anche il mio: così mi sono buttato in mare e, nuota nuota, ecco che ho visto finalmente il signor conte! Che gioia!

Grosso       Giovanni! Ti ordino di lasciare immediata­mente la zattera e di affogare!

Servitore    Obbedisco, signor conte. Che gioia, che gioia! (Sparisce)

Piccolo      No, no! Brav'uomo, non ve ne andate, restate qui... È annegato.

Grosso       (riprende con il tono di prima, come se niente fosse accaduto) Dunque lei stesso capisce che la giustizia storica...

Piccolo      (indignato) Ma sicuro! Era lei che abitava in un palazzo, e che andava sul poney!

Grosso       Io? Sul poney!?Mio padre non poteva permet­tersi di comprarmi neanche un cavallo a don­dolo! Lei mi attribuisce ricordi della sua pro­pria  infanzia!

Piccolo      Questo e davvero il colmo! Lei vorrebbe dire che ero io ad avere il poney?

Grosso       Certamente,  l'ha  detto  lei stesso  poco  fa.

Piccolo      No, questa passa ogni limite! Smentisco catego­ricamente di aver mai avuto a che fare con qualsiasi poney.

Grosso       E tanto meno io. Il mio povero padre non co­nosceva neppure la parola poney. Le ho già detto che era analfabeta.

Medio        (ha osservato tutta la scena stando in piedi accanto alle stoviglie disposte in bell'ordine, con la padella in mano) Povero cavallino, nes­suno vuol confessare di averlo mai conosciuto. (al Piccolo) Perché è così crudele con quella povera bestia? In fondo gli deve alcuni mo­menti felici dell'infanzia.

Piccolo      Ma se quel servitore...

Grosso       Quale  servitore?   (al  Medio)   Collega,  per caso ha visto qui  un servitore?

Medio        Io? Nemmeno per sogno!

Grosso       Caro signore, da questo momento non posso più ritenerla un valido interlocutore nella discussione, lei soffre di allucinazioni.

Medio        È pazzo.

Grosso       Un motivo di più per sottomettersi, come indi­viduo irresponsabile, alla guida di coloro che sanno ciò che vogliono. Lei deve scomparire dalla società, e il modo migliore di far realiz­zare questo postulato è di offrirsi come ali­mento alla società stessa. Incominciamo ad ap­parecchiare la tavola.

Medio        Devo mettere anche i cucchiaini  piccoli?

Grosso       Certo. Facciamo un  pranzo completo.

Il Medio dispone i cucchiaini.

Medio        Mettiamo uno, o due coltelli a testa?

Grosso       Due.

Il Medio dispone i coltelli.

Medio        I tovaglioli?

Grosso       Naturale. Tutto dev'essere eseguito a regola d'arte. Siamo ben persone civili.

Nel corso di questo dialogo il Piccolo si ritira in un angolo della zattera, si tira dietro una delle sedie e si nasconde dietro a questa. Questo mentre il Medio ha steso nel centro della zattera una tovaglia bianca di bucato e sopra ad essa dispone con perizia due coperti completi. Il Grosso non presta più attenzione al Piccolo. Segue con gli occhi il Medio, dandogli ogni tanto dei consigli sul modo di pre­parare la tavola. Il Piccolo, prostrato, li osserva da dietro la sedia.

Piccolo      (timidamente) Scusi...                             

Grosso       (senza degnarlo di uno sguardo) Le posate an­drebbero spostate un po' verso destra.

Piccolo      Senta... Io sono avvelenato... Grosso    La zuppiera deve stare più al centro...  

Piccolo      Parola d'onore. Non volevo dirlo prima, ma mi è venuto uno scrupolo...

Grosso       (prende dalla tovaglia una forchetta e la guar­da) La pulisca meglio.

Piccolo      Non lo dico per cavarmela, ma solo per cor­tesia. Anche a me piace mangiar bene, e so che la ghiottoneria talvolta rovina l'uomo. Se non fossi avvelenato non avrei aperto bocca, figurarsi. Ma così è mio dovere dirvelo.

Grosso       Cominciamo.

Medio        Bene, capo.

Il Medio estrae dalla valigia un grosso coltello da cucina e una pie­tra per arrotare - entrambi autentici - dopo di che si mette ad affilare il coltello. Sarà un rumore ritmico, stridulo, piuttosto sgra­devole.

Piccolo      (ulteriormente retrocedendo fin sull'orlo estre­mo della zattera) Io non dico che sia una cosa incurabile. Loro dovrebbero solo pazientare an­cora un po', mi passerà certamente. Sto cori­cato un giorno o due e mi disintossico. Mi metto qui, in un angolino, per non dar noia ai signori. Appena sarò disintossicato mi farò premura di farlo sapere io stesso. Del resto l'ho già detto che non mi rifiuto.

Il Medio affila ritmicamente il coltello. Il Grosso contempla ancora l'apparecchiatura con la testa chinata da un lato, poi va a prendere dalla valigia dei fiori e un vaso, mette i fiori nel vaso e colloca il tutto al centro della tovaglia apparecchiata. Quindi si allontana di alcuni passi e socchiudendo gli occhi studia l'effetto finale. Final­mente sembra soddisfatto.

Piccolo      (sempre più insicuro) Be', due giorni magari sono un po' eccessivi. Tutt'al più un giorno. I signori conoscono il proverbio: " Quel che hai da mangiare oggi, mangialo pure domani ", eh, eh, eh!

(il Medio saggia il filo della lama con un dito)

...Diciamo che è sufficiente qualche ora, magari solo un'oretta...

Grosso       Su, all'opera.

Il Medio avanza di un passo in direzione del Piccolo.

Piccolo      (precipitoso) Giusto, giusto! Ha ragione. Ma posso dar loro un consiglio? Del tutto disinteressato?

Grosso       E sarebbe?

Piccolo      Strettamente tecnico, un consiglio culinario, molto a proposito. Non... non ritengono che sarebbe opportuno mi lavassi i piedi?

Il Medio guarda interrogativamente il Grosso.

Grosso       Effettivamente, non ci avevo pensato.   (al Me­dio) Lei che cosa ne dice?

Medio        (indeciso)  Non   saprei...  Certo  che a  metterlo sotto i denti così... Meglio farglieli lavare.

Piccolo      (affrettandosi a rimboccare i calzoni) Ben det­to! Parole sante! L'igiene è il fondamento di una sana alimentazione. (si gratta un piede) I batteri sono invisibili a occhio nudo, ma si sentono bene quando prudono.

Grosso       Giusto. La pulizia personale non ha mai fatto male a nessuno. Al contrario, assicura all'individuo una sana e lunga vita. Le dò subito l'asciugamano.

Il Piccolo si siede sul bordo della zattera e mette i piedi in acqua. Comincia a lavarseli e a sciaguattare.

Piccolo      Dunque i signori hanno deciso irrevocabil­mente per quanto mi riguarda...

Grosso       Pensavo che ormai fosse chiaro.

Piccolo      Lei prima stava dicendo qualcosa sullo spirito di sacrificio...

Grosso       È vero. Dicevo che è una bellissima qualità.

Piccolo      (ascoltando avidamente) Dica ancora qualcosa.

Grosso       Be', mi sembra di averne già abbozzato un quadro abbastanza completo. Lo spirito di sacrificio, l'altruismo...

Piccolo      Sì, sì! Ah, quant'è vero.

Grosso       (in piedi accanto a lui reggendo l'asciugamano) Vede, dunque? E non mi voleva credere.

Piccolo      Si vede che ero immaturo, inesperto... Ma ora comincio a intuire.

Grosso       (incoraggiante) Non è mai troppo tardi.

Piccolo      Era una vera bassezza da parte mia, tentar di controbattere i loro argomenti.

Grosso       Ma è evidente che lei non è cinico sino in fon­do, se nel suo animo cominciano a farsi strada dei sentimenti più nobili. Forse basta così col sinistro, no?

Piccolo      Oh, no, ancora fra le dita. Dunque, tornando alla questione, devo dirle che comincia a de­starsi in me un uomo nuovo, migliore; ma a proposito... i signori ormai sono proprio decisi...?

Grosso       (in tono di bonario rimprovero) Su, su!

Piccolo      No, no, certo! Dunque che cosa stavo dicendo? Ah, sì, un uomo nuovo e migliore. Ora è chiaro che un fatto è essere mangiato come vittima di una volgare violenza, mentre è ben diverso se come uomo nuovo e migliore, il quale sponta­neamente... In altri termini, esser mangiato con il proprio consenso interiore, nonché per le proprie nobili aspirazioni. Ma lei mi dà la sua parola che è già deciso?

Grosso       Parola d'onore.

Piccolo      Se è così... Che cosa stavo dicendo, dunque? Ah, sì, che è una cosa che dà soddisfazione, senso di libertà...

Grosso       Finalmente ha compreso. (al Medio) Il sapone, per favore.

Piccolo      (infiammandosi) Perché lei non deve pensare che io sia soltanto materia priva di volontà propria. È una cosa che non piace a nessuno.

Grosso       Può esser sicuro che abbiamo di lei ben altra opinione. Lei passerà ai nostri stomaci, cioè alla nostra memoria, come un eroe, come una figura luminosa e disinteressata. Scusi, ma mi sembra che il sinistro ormai sia stato lavato a sufficienza.

Piccolo      (infiammandosi sempre di più) Certo, ormai è pulito. E il destro mi sembra non ci sia nean­che bisogno... Mia dia l'asciugamano e sono su­bito pronto.

Grosso       No, sarebbe bene che un po' anche il destro...

Piccolo      Come vuole lei.

Grosso       Credo sia meglio lavare anche quello.

Piccolo      Proprio così, sono stato io il primo a prendere la grande decisione, io per primo mi sono of­ferto per sacrificarmi per gli altri.

Medio        (guardando con aria critica) Ci vorrebbe un po' di soda.

Grosso       Va via anche col sapone. Possiamo aspettare ancora un poco.

Piccolo      Aspettare?! Quando i colleghi hanno fame?! Mai!  (fa per alzarsi, il Grosso lo fa restare seduto)

Glosso       Si lavi ancora il destro, da bravo.

Piccolo      Ora che sono maturato, i piedi non hanno più per me alcuna importanza, possono anche restare sporchi.

Grosso       (porgendogli l'asciugamano) Ecco fatto!

Il Piccolo si alza e viene al centro della zattera.

              

Piccolo      Signori, grazie di cuore. Mi sento finalmente un uomo nel vero senso della parola. Ho concepito degli ideali che prima mi erano estranei.

Grosso       Non c'è di che.

Piccolo      Ma ho anch'io la mia dignità. Di che si tratta in fondo? Siamo in tre qui sopra, e io solo sono quello che salva gli altri. Vorrei ancora una cosa, che mi sia concesso di pronunciare un breve discorso sulla libertà.

Grosso       Gli ci vorrà molto?               

Piccolo      No, appena due parole.                  

Grosso       Be', faccia pure.

Piccolo      (tira a sé una sedia e vi sale sopra, come ave­vano già fatto all'inizio durante i comizi elet­torali) La libertà non significa niente. Soltanto la vera libertà significa qualcosa. Perché? Per­ché è vera, e quindi migliore. Tenendo pre­sente questo fatto, dove dobbiamo cercare la vera libertà? Pensiamoci con un grano di logica. Se la vera libertà non è la stessa cosa della libertà comune, allora dov'è la vera libertà? È chiaro. La vera libertà possiamo trovarla solo là, dove non c'è la  libertà normale.

Medio        Capo, dov'è il sale?          

Grosso       Ssss! Non disturbi, in un momentosimile! (poi, sottovoce) È nella valigetta, infondo.

Piccolo      Ed è appunto per questo...

Il Medio si accosta alla valigetta, vi fruga dentro, dopo un istante si affretta a tornare  dal Grosso.

Piccolo      ...E appunto per questo...

Il Piccolo continua a ripetere queste parole fino alla fine come un disco di grammofono che si è incantato, però non con monotonia, ma anzi interpretandole, variandone il tono, come se stesse dispe­ratamente cercando di ricordarsi che cosa effettivamente voleva dire.

Medio        (sovreccitato, a mezza voce, e tuttavia chiara­mente comprensibile) Capo, ho trovato quella carne coi piselli!

Crosso       Ssss!  La nasconda  immediatamente.

Piccolo      E appunto  per questo...

Medio        Ma ad essere sincero, io preferisco i piselli. Lei lo sapeva che non erano finiti?

Grosso       A me invece non piacciono, e del resto...

Piccolo      E appunto per questo...

Medio        Cosa?

Grosso       (additando il Piccolo) Non vede, del resto, che ormai è felice così?