In campagna è un’altra cosa

Stampa questo copione

IN CAMPAGNA E’ UN’ALTRA COSA

IN CAMPAGNA E’ UN’ALTRA COSA

Commedia in un atto

Di Giuseppe BEVILACQUA

PERSONAGGI

MARIANNA

ISIDORO

PROSPERA

GINA

MARIO

CAV. CRIBBIO

ROMOLO

LA PRIMA AMICA

LA SECONDA AMICA

UN SIGNORE

UN ALTRO SIGNORE

UN FACCHINO

In un qualunque paesino della Valpadana

Cateragia per il Sito GTTEMPO

La scena: il tinello, al pianterreno di una casa di provincia; una porta nel mezzo della quale si accede in cortile. Una porta a destra e una a sinistra. Mobili intonati. È una sera di giugno. Il facchino, che avrà portato il pianoforte, sta mettendolo a posto in un angolo, in fondo. Lo spingerà, naturalmente, senza tanti riguardi.

Isidoro                          - Piano, piano, altrimenti si scorda!...

Il facchino                     - Ih, è così stagionato che ha i calli al posto dei tasti!...

Isidoro                          - E allora maltrattalo!... Appunto per­ chè è antico va rispettato, dico io...

Il facchino                     - Avrà gli anni di mio nonno!!...

Isidoro                          - E il tuo nonno si lascia maltrattare?!

Il facchino                     - Mio nonno è morto!... Isidoro (alludendo al piano) E questo è vivo e suona e suonerà anche stasserà, dico io...

Il facchino                     - Se lo dice lei... (Pu­lisce con uno straccio e borbotta) Pe­rò, il cavalier Cribbio, mio padrone, teneva in anticamera e serviva da posapanni!

Isidoro                          - (ai suoni che provocherà il facchino pulendo la tastiera) Non senti che le corde ci sono?... E poi ia pianoforte prestato non guardar le corde... Suona, dunque!...

Il facchino                     - Oh, io faccio suonare anche una pignatta!

Isidoro                          - Quella te la sbatterò sulla testa! (Il facchino ha finito) Non meriteresti la mancia... ma prendi (gli dà pochi soldi). E fa miglior no­mina alla roba del tuo padrone!!!

Il facchino                     - Grazie e buon diver­timento... ( Via).

Isidoro                          - (contempla felice il piano; poi prende un vaso e lo depone sulla spalliera, nel centro) Così, ci vuol la linea... (Prende anche /'abat-jour e lo colloca vicino) Anche la luce! Prospera (dalla sinistra; è un tipo di donna pettegola) Ma che spre­co di luce!!! Arriva il cardinale? (Spegne /'abat-jour e vedendo il piano) E questo catafalco chi l'ha portato?

Isidoro                          - I tuoi amici, gli angeli... (Contraffacendola) « Chi l'ha porta­to? ». Il facchino! Ci voleva bene il pianoforte!!

Prospera                        - Anche questo ci voleva, si capisce... E chissà che spesa...

Isidoro                          - Neanche un soldo!... Me l'ha prestato il cavalier Cribbio... C'era o non c'era bisogno dell'accompagnamento, dico io?...

Prospera                        - Oh, l'avrei io l'accompagnamento, tanghero! Metter sossopra la casa per quella smorfiosa!...

Isidoro                          - Non ti permetto simili epiteti per la figlia della mia povera sorella!

Prospera                        - Ma sai che da qualche giorno ti sei proprio rivoluzionato! Non vedi che con i suoi occhi e dimentichi e trascuri persino tua figlia. Non è sangue del tuo sangue anche que­sto, anzi più genuino, più sicuro?!...

Isidoro                          - Che ragionare! Dico che mia figlia poco sarà un'artista che illustrerà il casato e tu volevi che la trattassi con le smorfie?!! Ono­rato, onorarissimo, dico io, di averla ospitata in casa mia.

Prospera                        - Ma sì, ma sì... padrona lei, va­do via io...

Isidoro                          - Non capisci niente, dico io...! Fu lei a degnarsi di venire sin qui, in questa casa di campagna, lasciando Milano, per fare omag­gio, sì, sì, omaggio a questi umili, umilissimi parenti?... Perchè ricordarsi idi noi, dico io?... Perchè ricordarsi di questi poveri ignoranti... dico io...

Prospera                        - Dici tu!... Queste cose me le ri­peti da cinque giorni!...

Isidoro                          - Perchè sei dura!...

Prospera                        - Meno male che questa sera è fi­nita!

Isidoro                          - Purtroppo... Ma bisogna che se ne vada con un ricordo dolce, dolcissimo... Ha pro­messo di far sentire la sua voce, di cantare...

Prospera                        - (allarmata) Qui dentro?

Isidoro                          - Dove, in mezzo alla strada?... Al­lora ho fatto portare il pianoforte ed ho invi­tato anche il cavalier Cribbio che me l'ha pre­stato e suo figlio, Romolo, che è in vacanza.

Prospera                        - Il cavalier Cribbio? Il fabbri­ciere della parrocchia???...

Isidoro                          - Che c'è da strabiliare?... Ho i miei disegni...

Prospera                        - Il fabbriciere ad un simile spet­tacolo?!

Isidoro                          - Ma che spettacolo! Una serata di addio, privata, famigliare...

Prospera                        - Ma io parlo dello spettacolo di quella donna! Misericordia! Il cavalier Cribbio ci farà scomunicare la casa!...

Isidoro                          - Che storie son queste...

Prospera                        - Già, già, tu il pudore non l'hai mai conosciuto!

Isidoro                          - Avanti, insegnamelo tu...

Prospera                        - Ma non ti sei accorto in questi giorni?... Non hai visto che faccia ha quella donna?...

Isidoro                          - Stupenda, da gran signora, sul serio!

Prospera                        - Ah, sì? Ma è da mettere in bu­cato quella faccia lì! Guardala qua, (indica gii occhi) qua, qua.... (indica le gote, le labbra) sembra una bandiera...

Isidoro                          - E' (un'artista, dico io, va in teatro...

Prospera                        - Ma qui non siamo in teatro. Cam­pagnoli sì, ma seri... Poi, quel suo fare è con­tagioso. Anche la Gina si è montata.

Isidoro                          - Sei antica, antica...

Prospera                        - Capisci tutto tu, moderno!!!... Va a prendere il fabbriciere...

Isidoro                          - Sicuro che ci vado e subito...

Prospera                        - Va, va, spudorato. (Via Isidoro).

Gina                              - (che è entrata dalla destra, scorgendo il pianoforte. Indispettita) Ah! L'avete spun­tata!Gran serata di canto e di ballo!...

Prospera                        - Io non canto e non ballo... E' stato tuo padre!...

Gina                              - Si capisce, il quale è stregato, è ip­notizzato! Quando mai avrebbe comperato per me un mobile simile?...

Prospera                        - Comperato?... L'ha preso a pre­stito!

Gina                              - Ma per me, nemmeno a prestito! Fi­gurati!... Voglio un po' vedere chi lo suona!

Prospera                        - Io no, di sicuro!

Gina                              - Neanch'io!

Prospera                        - E allora?

Gina                              - Allora io so chi lo suonerà.

Prospera                        - - In famiglia non abbiamo suona­tori.

Gina                              - Invece c'è!... Mario!

Prospera                        - Mario? Ma se Mario suona il violino!?

Gina                              - Scommettiamo che accompagnerà lui, la bella...?! Scommettiamo. Ma io, piuttosto, rompo tutto!

Prospera                        - (cercando di trattenerla) Miseri­cordia! No, no, che dovremmo pagarlo!

Gina                              - La mia felicità vale più di un piano­forte!

Prospera                        - Non è lì dentro la tua felicità!

Gina                              - Sì, è anche lì dentro, mamma. Perchè se Mario suona e lei canta è un nuovo avvicina­mento, è un altro modo di gettarli l'uno nelle braccia dell'altro. E Mario, lo so, lo vedo, l'ho capito, è cotto e stracotto di lei!...

Prospera                        - (con un urlo) Anche questo! Anche l'amore di mia figlia si vuol rapinare...

Gina                              - Mamma, è igià rapinato!...

Prospera                        - Calmati, calmati!...

Gina                              - No, no, che non mi calmo. Non voglio questa festa, non voglio l'accompagnamento, non voglio il pianoforte. (Getta all'aria cuscini e seggiole che Prospera metterà a posto).

Prospera                        - (Misericordia! E' roba che si ro­vina!...

Gina                              - Pagherà lei, lei! Non è ricca, stra­ricca, non guadagna milioni? (Va al pianoforte e tempesta la tastiera furiosamente).

Prospera                        -. Io non c'entro! Rompi tutto! Ferma, ferma! (Si sforza di immobilizzarle le braccia, ma Gina si divincola).

Marianna                       - (elegante, già pronta per la festic­ciola; « toilette » molto scollata. Entra saltel­lando, vispa e giuliva) Evviva l'orchestra. Bra­va, brava, questo è un crescendo (bellissimo!!!

Prospera                        - (le si pianta dinanzi con le mani sui fianchi, squadrandola con dispregio) - Tut­to (per colpa sua!... (Ha un atto di perplessità, poi, con forza:) Vergognosa! (Le volta le spalle, alla militare, ed esce impettita dalla sinistra).

Marianna                       - (rimane interdetta, guarda verso la porta di dove Prospera è uscita, guarda la Gina che, in piedi, dietro al piano, singhiozza) Colpa mia? Che cosa ho fatto?... E tu piangi? Che cosa succede?!... Su, parla, ti prego... (Silenzio) Per chi han portato quel pianoforte?

Gina                              - Per lei, per lei... (Piugnucolando).

Marianna                       - E a te dispiace?...

Gina                              - Sì, tanto e poi tanto!

Marianna                       - (con una risata) Ma io non so che farmene, non lo metto mica in valigia. Te lo regalo!...

Gina                              - Non è per questo...

Marianna                       - E allora perchè piangi?

Gina                              - Piango, perchè non voglio che sia suonato...

Marianna                       - (ridendo) Ti dà il mal di capo il pianoforte?... Ah, ma io canto anche senza!

Gina                              - Non si burli di me, anche!

Marianna                       - (affettuosa) Che burbanza!Nem­meno più del tu, ma del lei! Qua, vieni qua, non siamo più cugine? Non ci vogliamo più bene?

Gina                              - Credevo che potessimo volercene, in­vece è impossibile...

Marianna                       - Impossibile?! Ti ho fatto del male? Ti ho dato qualche dispiacere. Parla. Ci conosciamo da pochi giorni, ma ti ho detto su­bito che mi piaci e che tra noi deve esserci la maggiore confidenza... come tra i fiori di uno stesso vaso...

Gina                              - (imbarazzata) Gli è che... tu... lei... tu, sei il fiore più hello!

Marianna                       - Ah, ah, più sbocciato vuoi dire, mentre tu sei il più fresco e che è ancora da sbocciare...

Gina                              - Oh, se è per questo, vorrei essere sbocciatissima, almeno...

Marianna                       - Almeno che cosa?

Gina                              - Almeno... (è impacciata) No, no, certe cose si capiscono e non si dicono.

Marianna                       - (dopo qualche esitazione le af­ferra affettuosamente le mani) Gina, guarda­mi negli occhi... fissami! Franchezza per fran­chezza... Vuoi ohe te la dica io la verità?

Gina                              - Forse non è esatta...

Marianna                       - Ti giuro, è esattissima... Tu sei gelosa!

Gina                              - , Di chi?

Marianna                       - Del tuo Mario...

Gina                              - E se fosse?

Marianna                       - Ti direi che hai torto, molto, moltissimo!

Gina                              - Ma lui è innamorato, lo so io, molto, moltissimo!

Marianna                       - Innamorato in cinque giorni! Al fuoco! Al fuoco!

Gina                              - Innamorato, cotto, stracotto!

Marianna                       - Ma di che? (Allegra) Di che? Mi conosce appena! Di che cosa può essersi in­namorato?!Dei miei vestiti?Del mio profumo?

Gina                              - Si comincia sempre così, poi... vie­ne il cuore!...

Marianna                       - Ma il cuore bisogna saperlo aprire!

Gina                              - Ed io, su di lui, non posso più nulla!

Marianna                       - Puoi tutto! Ma che cosa credi?

Gina                              - Quando ti vede, spalanca gli occhi come due finestre, vorrebbe ingoiare l'aria che ti circonda e, ad ogni tua parola, gli nasco­no qui due pomelli, rossi rossi...

Marianna                       - (allegra) Da fargli scoppiar le gote!

Gina                              - Scoppiar d'amore! Perchè io non so­no bella come te, perchè io non vesto come te, non so parlare, non so cantare come te, io non sono un'artista, non la sarò mai! Io, lo so, sono soltanto una provinciale, una contadina; non so che stirare, cucire e non ho imparato che a prepararmi il corredo e non so dire quelle cose che fabbricano i sogni e riempiono la testa di nuvole...

Marianna                       - Ma se potrei contarle le parole che mi ha dette!

Gina                              - Insomma è mutato!Da sei giorni è diventato una statua: ogni sera, prima, quando veniva, si interessava di tutto ciò che avevo fatto; della coperta ricamata, del punto nei to­vaglioli, e ridevamo e contavamo i giorni... ec­co, ne mancano novantasei, novantacinque, poi novantaquattro... Oggi, ne mancano ottantotto, ma non li ha contati e forse non li conterà più... (Singhiozza).

Marianna                       - (molto affettuosa) Non devi di­sperarti così... Non è giusto, non va bene... Guai a guardar le cose con gli occhi del cuore, quan­do si è innamorati! Domani io parto, chissà do­ve andrò, chissà se ritornerò... Non mi vedrai, non mi vedrete più! Ma non voglio partire col rimorso di averti fatto del male, sia pur picco­lo, sia pur momentaneo...

Gina                              - (ancora rabbuiata) A te che può im­portare?

Marianna                       - Tu non puoi capire, Gina, che cosa significhino nella mia vita questi pochi giorni trascorsi con voi, qui dentro, qui in cam­pagna... Sapessi, sapessi! Quanto vi sono grata! A te, al papà tuo... allo zio!... E come me ne vado!!! Triste, sconsolata... e vorrei portare con me tutta la rugiada dei prati, la freschezza dell'erba, l'odor del fieno, tutto, tutto ciò che mi fa parer un'altra, così diversa... (Silenzio) E tu hai quasi l'aria di rimproverarmi d'essere venuta!?

Gina                              - Non ti rimprovero, mi difendo...

Marianna                       - Anch'io,.guarda, ani difendo. Difendo la gioia che ho accumulata in questi giorni. Sono venuta per questo... per fare una provvista di tanta semplicità. Sapessi: ho co­minciato in treno, ero tornata bambina: «e va­do in campagna, vado in campagna!! » e con­tavo i pali del telegrafo e gli alberi più folti e i campanili più alti... e nella borsetta avevo por­tato una nuova canzone che mi misi a cantare dal finestrino, come per chiamare le rondini... E mi pareva, stupida, che davvero le rondini mi seguissero col treno in corsa... No, no, Gina! Non volevo nuli'altro... Credi ancora che io ti abbia fatto del male?...

Gina                              - Forse, senza volerlo...

Marianna                       - Occorrono almeno le occasioni!

Gina                              - Oh, ci sono state... tu dormi fuori, nella casa del parrucchiere, e lui ti accompagna ogni sera...

Marianna                       - (ridendo) Sì, fino al lampione, è vero. Ma appena sotto la luce, scappa via co­me se qualcuno lo avesse scoperto a far male! Quando apro è già scappato!... Poi stassera, sa-rà l'ultima...

Gina                              - Sì, sì, tu andrai, partirai, ma il suo cuore non sarà più mio!

Marianna                       - Una settimana, nemmeno...

Gina                              - Di più, di più... Del resto, non è pel tempo... E'... è... (Non sa trovare l'espressio­ne) Vedi, ecco: è come per questa fotografia (indica una fotografia su di un tavolino) vec­chia, stinta, tanto vecchia, ma la si riconosce sempre!...

'Marianna                      - (presa da un pensiero) La si può stracciare!

Gina                              - Cosa vuoi dire?...

Marianna                       - Si può fare così... (fa un gesto di chi straccia) e via... (Soffia).

 Gina                             - Ma col cuore...?

Marianna                       - Anche con quello!(Ripete il gè' sto di chi straccia) Ed è finita!

Gina                              - (non comprendendo) Come, come? (Si udranno voci dall'esterno).

Marianna                       - Da brava, ci sarà anche lui... Hai gli occhi gonfi! Bisogna prepararsi... Ti preparo io stassera, ti vesto io... (La trascina verso la porta di destra).

Gina                              - (indicando a Marianna i suoi abiti) Così, non potrò vestire mai! (Escono entrambe. Entrano Romolo, Isidoro, il cav. Cribbio),

Romolo                         - (E' un giovanetto smilzo con una bea­tissima aria da scemo).

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) Guardi, guardi che splendore! Sembra fabbricato su misura per quell'angolo, dico io...

Cav. Cribbio                 - (occhiali enormi, un po' sordo e balbuziente, zotico ma abbastanza dignitoso)

                                      - Eh, è una carcassa anche lui... ormai soffia... (ride) gli mancano i denti!...

Isidoro                          - (che parlerà forte per farsi sentire)

                                      - I denti?...

Cav. Cribbio                 - Voglio dire qualche tasto... Gli ultimi li ha rovinati lui... (A Romolo).

Romolo                         - (con un riso ebete) Per passare il tempo!...

Isidoro                          - Meno tasti ci sono meglio è... Chi lo suona è abituato a poche corde...

Cav. Cribbio                 - Oh, per me, purtroppo, ci sento poco...

Isidoro                          - Ma basta vederla vederla, per giu­dicarla! E' una grande artista, dico io...

Cav. Cribbio                 - Quante opere ha cantate?

Isidoro                          - Chissà quante!... E poi, sa, è tut­ta la mia povera sorella, bella così... Pensi che si è fatta tutta da se. A quindici anni fu messa su la strada e via... se l'è fatta da sola!... Sen­za aiuti dico io... senza un soldo di nessuno! E' una magnificenza!!!

Cav. Cribbio                 - Come si chiama?

Isidoro                          - Un bel nome in arte! Mary Anny...

Cav. Cribbio                 - Mai sentito!

Romolo                         - In città lo devo aver letto sui mu­ri... (Assai ebete).

Isidoro                          - Ma è già un bel nome, dico io... E' anche stampato... (Estrae dal portafoglio un biglietto di visita).

Cav. Gribbio                 - No, non lo conosco! E sì che le conosco tutte le grandi artiste, la Tetrazzini, la Burzio, la Storchio...

Isidoro                          - Ma questa è giovane, dico io, gio­vanissima! (Consegna il biglietto) Legga: in francese... (Il cav. Cribbio lo passa a suo figlio).

(Romolo                        - (legge) « Mary-Anny - eccen­trica... ».

Cav. Cribbio                 - Cosa vuol dire eccentrica?

Isidoro                          - Deve essere una specialità di canto!

Cav. Cribbio                 - (tra se) Soprano, contralto, mezzo soprano...

Isidoro                          - (interrompendo) Eccentrica... sa­rà per la voce di centro!... Io, tengo molto, mol­to, ohe un uomo come lei, la giudichi, anche perchè ho un progetto...

Cav. Cribbio                 - Per la cantante?

Isidoro                          - Per lei... Se la facessimo cantare in chiesa, per la feata parrocchiale di Santa Proserpina, quando c'è il coro e quella che can­ta da sola  l’Ave Maria?

Romolo                         - Proprio il giorno in cui io ritorno dal collegio...

Cav. Cribbio                 - Ma potrà essere qui, quel giorno?

Isidoro                          - Invitarla, dico io... Io prenderei l'occasione per farla tornare, se no, chissà, mi fa l'effetto che via... (apre una mano come per fare scappare una mosca) non ritorni più da questi poveri parenti campagnoli... Cav aliar Cribhio, è un favore pel mio nome, pel mio casato, inoltre un piacere anche per la chiesa, pei parrocchiani...

Cav.. Cribbio                - Bene, bene, decideremo, an­che «perchè non sono solo, c'è il parroco, l'organista...

Isidoro                          - Eccola, eccola. E' un amore!!!

Marianna                       - (compare con la Gina che è vesti­ta da sera) Zio Isidoro, siamo pronte. (Con un inchino) Signore...

Isidoro                          - Ti presento un pezzo grosso... il cavalier Cribbio, magnate della Chiesa!...

Marianna                       - Felice, felicissima...

Isidoro                          - E suo figlio Romolo, studente in vacanza.

Marianna                       - Allora lei è un cittadino!

Romolo                         - Un cittadino in collegio!

Cav. Cribbio                 - Sino ai vent'anni!

Marianna                       - (al cav. Cribhio) A me piaccio­no gli uomini santi che vivono e lavorano per la chiesa!

Cav. Cribbio                 - Io sono il fabbrieiere...

Isidoro                          - (a Marianna) Alza la voce altri­menti fraintende!

Marianna                       - Ed io sono una povera crea­tura...

Isidoro                          - E' un usignolo...!

Marianna                       - Lo zio mi confonde... Sarò tut-t'al più una rondine... (Accenna col canto)... « Una rondine non fa primavera »...

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) Sente, sente; è l'istinto! Il cavalier Cribbio vuole applaudirti...

Marianna                       - Benissimo, proprio adesso avrò una scrittura in compagnia.

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) Lei canta soltan­to in compagnia!...

Marianna                       - E debutterò al Teatro Sociale di Casalpusterlengo... Lo conosce?

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) A Casalpusterlen­go, in due città riunite!

Cav. Cribbio                 - (che non ha capito bene) Non posso andare in treno... se no l'asma...!

Marianna                       - Farò un numero da sbalordire!

Cav. Cribbio                 - La Traviata, la Norma, l'O­tello?

Marianna                       - E tutto da sola; canto e ballo!

Romolo                         - Io prendo sempre il premio in ballo e disegno! (Riso ebete).

Isidoro                          - (c. s.) Sarà un'opera-ballo!

Cav. Cribbio                 - Oh! Opere antiche!... Sono sempre le migliori, le musiche antiche!

Isidoro                          - (alla Gina) E Mario è.di là?

Gina                              - Non l'ho visto!

Marianna                       - (al cav. Cribbio) Anch'io, sa, preferisco l'antico! C'è più sentimento, più ve­rità (Accennando col canto) « Vorrei baciare i tuoi capelli »...

Cav. Cribbio                 - L'Emani?! Oh! allora ero studente...

Marianna                       - (accennando)... « Ero studente e povero »...

Isidoro                          - (a Marianna) Non offenderlo... ha case e campi...

Marianna                       - (accennando) « Per case, campi e ville »...

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) Sente? Conosce subito la gente!... Dice che è ricco, che ha cam. pi e ville...

Cav. Cribbio                 - Per carità, quattro risparmi!

Isidoro                          - (alla Gina) Non fare il muso! E tua madre, viene o non viene?

Gina                              - Non so niente!

Mario                            - (dalla comune) Buona sera, signori. (E' un giovanotto, non certo audace, piuttosto provinciale ma di una certa distinzione).

Isidoro                          - Proprio stassera in ritardo, dico io!

Mario                            - (saluta e fa un inchino alla meglio a Marianna).

Marianna                       - Perchè si fa prezioso...

Isidoro                          - Occorreva far attendere per met­tersi in ghingeri?

Gina                              - Per me si mette alla domenica!

Marianna                       - Però la cravatta è storta. (Gliela accomoda) Non va così... bisogna imparare!

Mario                            - Ho tante cose da imparare da lei!

Gina                              - (che è alle spalle di Mario) E da me nessuna?

Isidoro                          - E adesso mettiti lì... (Indica il pia­noforte).

Mario                            - Il pianoforte?!... Per chi?

Gina                              - (a Mario) Guai se tu lo suoni!...

Mario                            - (a tutti) Io suonare il pianoforte?

Marianna                       - Per forza, vogliono sentire la mia voce!

Mario                            - > Ma io non lo so suonare!

Gina                              - L'avevo detto, non lo sa suonare!

Cav. Cribbio                 - Lo giuro!

Gina «                           - Lui suona il violino, che è un altro strumento!

Isidoro                          - E questo non è uno strumento, dico io!

Mario                            - E che strumento! Dieci anni per impararlo!

Isidoro                          - Ma insomma, tu la sai o non la sai la musica?!

Mario                            - La musica, sì...

Isidoro                          - E la musica non è sempre la stes­sa? Qui invece delle corde ci sono i tasti!

Marianna                       -. Lo faccia per me!

Isidoro                          - Ha suonato il piano al « Gallo d'oro » il primo dell'anno!

Mario                            - A orecchio, stonando!

Gina                              - Ha fatto una bella figura! L'ha ro­vinato!

Isidoro                          - (alla Gina) -           - Oh, tu smettila...

Cav. Cribbio                 - Scusino... ho capito... ci vor­rà forse lo spartito!

Marianna                       - Mi accompagni su quel ohe vuo­le, senza pretese... su via...

Mario                            - Almeno avessi un pezzo di musica per piano...

Prospera                        - (dalla destra, è ingrugnita) Buo­na sera a tutti. (Va a sedere sulla « dormeuse », accanto al cav. Cribbio).

Marianna                       - Avanti, si è deciso! Suona! Zio, c'è della musica in casa?

Prospera                        - (rabbiosa) In casa? Noi non fac­ciamo i. suonatori!

Isidoro                          - Tu, dico io, non pensarci... Adesso guardo dappertutto, non si sa mai! (Scartabella un pacco di riviste).

Gina                              - Ma che musica. San contenta!...

Mario                            - (a Marianna) Non insista.

Isidoro                          - Tutte le disdette... E chi pensava alla musica?...

Gina                              - Dovevi farla stampare!

Marianna                       - (allo zio) Niente?! A estremi mali, estremi rimedi. (Via).

Prospera                        - (borbottando) Chissà che tira fuori!

Marianna                       - (rientrando con un foglio a stam­pa) E' cosa frivola, ma è per pianoforte. (A Mario) Questa la può suonare anche con due dita!...

Isidoro                          - (lietissimo) Oh, meno male... (Al cav. Cribbio) Vede l'istinto!... La porta persi­no in tasca!

Mario                            - (che ha esaminato lo stampato) Sì, questa è per pianoforte...

Marianna                       - E allora, coraggio e fermezza. Provi...

Cav. Cribbio                 - Scusino, è opera-ballo?

Marianna                       - Il cavaliere vuole anche il bal­lo? Sarà accontentato.

Romolo                         - Sono contento anch'io...

Prospera                        - A me basta l'opera!

Mario                            - (prova al pianoforte, lentamente: un ballabile-canzone di voga).

Gina                              - Io vado a voltar le pagine.

Isidoro                          - (trattenendola) Sta ferma, qui. E' una pagina sola!

Marianna                       - (sentendo che Mario qualche nota cava) Non c'è male... attacca, attacca! Signo­ri, domando perdono se la produzione non è classica... Ma in mancanza di meglio...

Isidoro                          - A noi preme la voce, non è vero, cavalier Cribbio? (Si porta vicino a lui, in piedi).

Cav. Cribbio                 - (non ha compreso) Grazie, ve­do benissimo.

Marianna                       - E' la musica più nuova e più moderna: un black-bottom!

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) Black-bottom, è l'autore!

Marianna                       - E allora su il sipario! (Qualche gorgheggio, quindi canta accompagnando il can­to con il ballo, un ballo un po' stilizzato ma che le consente di alzare lentamente la sottana).

Prospera                        - Mi par di conoscerla...

Isidoro                          - Silenzio!... E' un assaggio, dico... (Attentamente osserva la nipote raggiante) Bra­va, che grazia... come sorride... come apre la bocca... come mostra i denti...

Mario                            - (che vorrà vederla anche lui, si decide ad alzarsi e pur continuando a suonare, sbircia avidamente le gambe di Marianna; naturalmen­te stona).

Romolo                         - Così ballo anch'io...

Isidoro                          - (indignato) E' la maniera di suo­nare!

Gina                              - Perchè vuol vedere le gambe!

Prospera                        - (a Marianna) Scandalosa!

Gina                              - (alludendo a Mario) Guarda, guar­da, butta fuori gli occhi!

Prospera                        - E perde i tasti... Giù, giù tutti e due!

Isidoro                          - Giù, giù che cosa, dico io?!

Prospera                        - Giù le gambe, giù le sottane!

Isidoro                          - Un po' di rispetto pel canto!

Prospera                        - Ma tua figlia ha ragione. Non vedi quel tanghero com'è invasato?

Marianna                       - (smettendo di cantare e di ballare) Se qualcuno mi fa da cavaliere posso anche mostrare una maggiore leggiadria!... Chi?. (Una piroetta, invitando).

Romolo                         - Così ballo anch'io!... Ho preso anche il premio!

Marianna                       - Ben volentieri... Faremo una coppia ideale!

Prospera                        - (al cav. Cribbio) Ma vede suo figlio che cosa ha imparato?

Cav. Cribbio                 - (che non ha capito) Poveri­no, studia molto... poi sceglierà la veterinaria...

Prospera                        - Sì, sì, è meglio che ammazzi le bestie!...

Isidoro                          - Insomma sta zitta... è tutta arte, dico io... (Seguendo i ballerini) Bene, che ar­dore, che slancio!

Cav. Cribbio                 - (si alza confuso) Mi gira un po' la testa...

Isidoro                          - (a Prospera) Hai visto?Smettila di brontolare, gli fai girare la testa!

Prospera                        - La testa gli gira per lo spetta­colo! (Alzandosi ed urlando) E mi meraviglio che un fabbriciere resti ancora qui dentro!

Cav. Cribbio                 - (che non ha capito) Sì, vedo doppio, debbo proprio chiedere il permesso...

(Marianna e Romolo hanno smesso di bal­lare).

Marianna                       - Ci sono degli altri cavalieri?... (A Mario che è sempre al piano) Tocca a lei, Adesso...

Mario                            - (non facendosi pregare) E' quello che aspettavo!!!

Romolo                         - E io farò la musica con le mani! (Solfeggia e batte il tempo, Marianna e Mario, in coppia, fanno appena qualche passo).

Gina                              - (non ne può più, esasperata si porta nel mezzo e cerca di dividere i due) Sotto i miei occhi! Non voglio! Questo è troppo! Non voglio!!! (Intervengono i genitori a trattenerla).

Prospera                        - Questo è un caffè sciantante, un t ab arino!

Marianna                       - Facciamo del male?

Prospera                        - E' un'indecenza...! (Al cav. Cribbio) Farebbe bene ad andarsene... e dare una lezione anche a suo figlio! L'avevo detto io!

Isidoro                          - Anch'io l'avevo detto ohe tu rovi­ni sempre tutto!!!

Cav. Cribbio                 - Bisogna davvero che me ne vada!...

Isidoro                          - (interrompendolo) Almeno ha sen­tito? Si è fatta un'idea?

Cav. Cribbio                 - Sì, sì, ho visto... ma il me­dico mi ha proibito certi rumori, sa, l'asma!

Prospera                        - Ha ragione! L'asma è venuta anche a me!

Isidoro                          - (al cav. Cribbio) E per l’Ave Maria?

Cav. Cribbio                 - Ci penseremo... mi pare che muova troppo le gambe...

Isidoro                          - (accompagnandolo) Sull'organo non si vedono... Ne parli al parroco...

Cav. Cribbio                 - (indicando il pianoforte) Do­mani lo manderò a prendere... mi raccomando, non me lo consumino! (Esce con Romolo, bor­bottando) Mi gira proprio la testa...

Prospera                        - (a Isidoro) Hai visto? E' scap­pato!

Isidoro                          - L'hai fatto scappare tu!

Prospera                        - E domani lo saprà il parroco, lo saprà tutto il paese e diranno che ci siamo dati al vizio, alla corruzione!

Marianna                       - Ho forse esagerato? Sono colpe­vole?!

Isidoro                          - Lasciala dire... Non conosce l'arte...

Prospera                        - Io dico quello che penso.

Marianna                       - Non dovete bisticciare...

Prospera                        - Qui è entrata la rovina: uno scap. pa, quella piange (allude a Gina).

Isidoro                          - Quella piange anche quando dorme.

Prospera                        - Ma io non le insegno la depra­vazione!

Isidoro                          - Oh, basta, dico io! E' ora di finir­la! Non comprendi niente di moderno!!

Prospera                        - E allora il moderno stia fuori di qui...

Isidoro                          - (eccitato) Fuori? Ma vado fuori io... piuttosto di commettere un disastro...

Prospera                        - Il disastro è già avvenuto.

Isidoro                          - (ha uno scatto d'ira) Ah! (Stringe i pugni) Ho bisogno d'aria, d'aria... (Esce).

Prospera                        - (alla Gina) E adesso « march », che la baldoria è finita!

Gina                              - Mamma...

Prospera                        - A letto... Quanto a lei (a Mario) signor suonatore, faremo i conti...

Mario                            - (indicando Marianna) Io l'accompa­gno a casa...

Prospera                        - (vedendo che la Gina non si muo­ve) Su, su, sei incollata?...

Gina                              - Che furia, vengo vengo... Saluto Mario!

Prospera                        - Lo pianterai!

Gina                              - Quanto a questo debbo pensarci io!

Prospera                        - (prende Gina per un braccio) Finché sei qua dentro comando io!

Gina                              - Ma non vedi che restano soli!!!

Prospera                        - (ai due) Uscire subito, veh! E chiudere il cancello!(Esce, ma Gina è sgusciata dalle sue inani e di corsa si riaccosta a Ma­rianna).

Gina                              - Lei però mantiene la promessa.

Marianna                       - Mantengo!

Gina                              - Tutto mio, sa!

Marianna                       - Sì, tuo!

La voce di Prospera      - Gina, Gina, Gina!

Gina                              - (via).

Marianna                       - (è seduta sulla « dormeuse » e non è per nulla turbata).

Mario                            - (invece è turbatissimo. Vorrebbe par­lare... ma non sa come cominciare) L'hanno trattata male!

Marianna                       - (indifferente) Ma niente affatto!

Mario                            - Deve scusarli...

Marianna                       - Scusa fcissiini, lo zio poi...

Mario                            - Chissà per chi l'Iran presa...

Marianna                       - Forse per quella che sono!

Mario                            - Loro non capiscono, vivono in un altro mondo!...

Marianna                       - Oh, migliore del mio...

Mario                            - Il suo è così alto, come il cielo!...

Marianna                       - Un cielo di carta. (Pausa).

Mario                            - (decidendosi) Parte proprio do­mani?

Marianna                       - Domani!... Eh, il piccolo sogno è finito.

Mario                            - Il mio no, il mio continua...

Marianna                       - (risata) Anche voi sognate?... Sono curiosa... Che cosa sognate?...

Mario                            - Lei si burla di me, lei mi ha com­preso!...

Marianna                       - Io?.No, ve l'assicuro...

Mario                            - (con baldanza) Domani io parto con lei!!

Marianna                       - (fra il serio e lo scherzoso) Che cosa dite?

Mario                            - Dico che domani parto con lei!

Marianna                       - (scattaìido) Perchè dite delle sciocchezze?!

Mario                            - (con impeto) E' la verità! Io non posso lasciarla partire, non posso restar qui... senza di lei... non vederla più... piuttosto...

Marianna                       - (lo afferra) Ma siete impazzito?!

Mario                            - Ebbene, sì, impazzito. Lei mi ha distrutto! Non vedo nuli'altro al mondo, non penso a null'altro! A lei, a lei... Vivo in uno stato di febbre, brucio... Non sapevo che cosa fosse amare, desiderare... E' come bevessi cham­pagne sempre champagne!...

Marianna                       - (Mario le si è inginocchiato di fron­te ed avrà alzata la voce. Ella con una mano gli avrà tappata la bocca) Tacete, tacete... Pos­sono ascoltare... Bambino! Bambino!

Mario                            - Ascoltino pure, che importa?!... Domani lo sapranno, lo sapranno tutti.. Ho pre­parato tutto... ho preso il denaro, ho pronta la mia roba, ecco la lettera per mia madre... (Mo­stra una lettera) Ma io ho deciso, ho scelto!... Mi chieda qualunque cosa, ma non mi lasci so­lo, non mi cacci via...

Marianna                       - Sst, est, piano, vi dico... (Pausa. Adesso è come stordita e mormora tra se) A que­ sto punto!... (Poi rinfrancata) Su, alzatevi, se­ dete qui, e siate uomo. Ragioniamo...

Mario                            - (si è alzato e ora le sta seduto accanto)

-Ragionare? Col mio tormento?

Marianna                        - Prima di tutto datemi quella lettera.

Mario                            - Perchè? C'è scritto quello che ades­so sapete?...

Marianna                       - (con un fare da mammina, dolce­mente) Sentite, avrete ancora un pochino di buon senso, per ascoltarmi, almeno...

Mario                            - Sì, sì, ma io vi seguirò, anche se non vorrete...

Marianna                       - Ecco, voi dite di volermi ad ogni costo seguire. Ma dove? Perchè...

Mario                            - Per vivere con voi, per farvi mia, perchè siate la mia luce, il mio amore!

Marianna                       -  Ma voi non mi conoscete... o mi conoscete 'pochissimo!

Mario                            - Abbastanza pel mio cuore.

Marianna                       - E se il vostro cuore si sbaglias­se?! Se io fossi una di quelle che non si posso­no amare?

Mario                            - Che cosa avete detto...?

Marianna                       - (come pentita di quanto ha detto) Nulla, non ho detto nulla!...

Mario                           - Ho capito quel che avete detto... Tutte le donne sono fatte per essere amate...

Marianna                       - Per essere amate forse, ma non per essere sposate...

Mario                            - Dite così perchè siete tanto bella...

Marianna                       - No!

Mario                            - Perchè tanti vi adorano...

Marianna                       - (con un sorriso amaro) Vorreb­bero, ma non possono...

Mario                            - Perchè non li accettate! (Pausa).

Marianna                       - (si alza, è trepidante. Ma ripresa da una ferma decisione, con una risata) Ah, ah, voi dunque mi volete sposare...?!

Mario                            - Non ridete...

Marianna                       - Non capite il male che state com­mettendo? La Gina che vi idolatra, gli zii an­siosi che non aspettano che quel giorno... vo­gliono diventare nonni!

Mario                            - Non dite questo. Tutto è finito!

Marianna                       - E voi domani scappereste con me... come un ladro, come un vigliacco... Per­chè questo, perchè?

Mario                            - Vi amo!

Marianna.                      - No!

Mario >                         - Vi adoro!...

Marianna                       - No!...

Mario                            - Vi voglio!

Marianna                       - (lo afferra) Oh! Ecco! Adesso siete uomo! Adesso siete sincero... Mi desidera­te, otni volete...

Mario                            - Ad ogni costo!...

Marianna                       - Si capisce, e contro tutti...

Mario                            - Per la mia passione!...

Marianna                       - E che cosa credete che sia ìa passione?...

Mario                            - La vita!

Marianna                       - La curiosità, nient'altro...

Mario -                          - Non è vero!

Marianna                       - (appressandosi quasi in modo d'av­vincerlo) Ebbene... tenetemi... Così... Ecco­mi, son vostra... Per la vostra passione!

Mario                            - (estasiato)   -: Voi, mi volete bene?!

Marianna                       -  No, vi dico, prendetemi...

Mario                            - Per sempre?

Marianna                       - Non esiste il sempre!...

Mario                            - Sarete mia?...

Marianna                       - Sì, adesso! Mi offro...

Mario                            - No, no... (come incredulo di tanta gioia) Non è possibile...

Marianna                       - Non mi volete più?... Esitate, tremate?...!

Mario                            - (come si ricomponesse da una allucina­zione) Io vi dono tutto me stesso, son pronto a lavorare, a soffrire...

Marianna                       - Ma io ho molte pretese!!

Mario                            - Chiedetemi qualunque sacrificio...

Marianna                       - (pausa, poi con aria sfrontata e smaliziata) Datemi il vostro portafogli!

Mario                            - (con ingenuità, esitando) Perchè?... C'è il vostro fiore di ieri!!

 Marianna                      - Datemi il vostro portafogli! (Mario glielo consegna. Marianna lo apre, lo scruta e ne tira fuori un biglietto da mille. Ride forte:) E' tutto qui?... Ah! Ah! Mille lire!! E questa è la somma che avete rubata a vostro padre?...

Mario                            - (stupefatto) Sì, per fuggire...

Marianna                       - Mille lire! Neanche una toilet­te da teatro... Nemmeno un vestito pel mio de­butto!!(Risata) Oh, ai miei amanti costo di più, molto di più...

Mario                            - (con rabbia) Adesso dite delle cose che non posso ascoltare!!

Marianna                       - Ascoltatele e guarirete... e non impazzirete più e non morirete pili e non mi seguirete più!...

Mario                            - Bugie, bugie... Siete spaventata del­la mia decisione e, pur di staccarmi da voi, vi offendete, vi denigrate, vi umiliate...

Marianna                       - Mi umilio?!... Mi offendo?!... Può darsi... mi mostro quella che sono... una libellula che ha perduto le ali... (riavvicinando­si) E adesso?... Adesso vi faccio orrore...?! Glie cosa temete?... Son vostra!...

Mario                            - Ma io... io che vi ho messo tanto in alto... fra tanto splendore?!... Perchè volete ad ogni costo disilludermi?...

Marianna                       - Perchè voi siete inebriato di il­lusioni e di apparenze, come io sono, forse, ine­briata di prati e di cielo... (Con un passaggio, triste:) Ah!? (Una risata) Io splendevo?!... Si capisce: come una lucciola... ne ho viste tante in queste sere... ma voi avete stesa la mano e la lucciola si è spenta!... Non bisogna credere agli usignoli che cantano, non bisogna credere alle aurore che spuntano... Viene il giorno, viene la vita... come sarà?... La vostra tutta chiara come una grande strada nel sole, la mia con dei sen­tieri oscuri, dispersi... Per voi, tutto è nitido, calcolato, preciso... un calendario: l'amore, il matrimonio, i figli, chissà... Per me, nulla... non ho calendario, io... non ho neppure un nome... me lo metto posticcio... dove andrò?... con chi andrò?... Vado... vado... (Pausa. Mario che si trova seduto, avrà chinato il capo come per non ascoltare. Marianna gli si riaccosta e con un'iro­nia che vorrebbe essere birichina e che invece soffoca il tremito:) Avanti... Su... non chiedete più la mia mano?...

Mario                            - (con uno scatto) No, no, non è pos­sibile, non voglio credere!

Voci                              - (si udranno nel giardino voci allegre di gente in baldoria).

Marianna                       - E' qui... sicuro... è qui!

Mario                            - Che c'è... Ma che c'è, dunque? Ah! Il cancello è aperto...

Prima amica                  - (irrompe con gli altri festosa e rumorosa) Ti abbiamo finalmente pescata, dopo tanto!

Signore                          - Quattro ore di auto!...

Prima amica                  - Siamo ubriache di vento... cento all'ora! (A Marianna) Ma di', piccola, che ti è saltato in capo?!Oh!Vuoi far la camp agnola?!...

Signore                          - A me la campagna dà il mal di mare...

Prima amica                  - Tientelo caro, non far la schizzinosa...

Marianna                       - Ma come siete riusciti a trovare la casa?!

Signore                          - Abbiamo svegliato tutto il paese!

Prima amica                  - Il segretario comunale, i ca­rabinieri...

Altro signore                 - (entra vestito da automobili­sta. A Marianna con burbanza) Ti ho trova­ta finalmente!... Adesso verrai subito con me a Milano...

Marianna                       - Sarei tornata domani...

Altro signore                 - Benissimo, risparmierai il treno... c'è l'automobile... ma subito!

Signore                          - Roberto, un po' di moderazione... Lasciaci respirare...

Prima amica                  - Oh, oh, che lusso... c'è il pia­noforte!... (Tempesta la tastiera).

Gina                              - (compare, stralunata, impaurita) Ma che cosa succede?... (Accorre da Mario pren-dendolo per un braccio, per voler sapere).

Altro signore                 - (a Marianna) Be', aspetto te, sai... e poi ci aggiusteremo... Venite... (Agli amici) Venite... (Esce col Signore).

Prima amica                  - (allontanandosi dal piano a ma­lincuore) Ih! Che padrone! (Via).

Marianna                       - Vengo... vengo... (A Mario) Adesso mi credete? Dubitate ancora?

Gina                              - (a Mario) Mario, chi erano?

Mario                            - (stringendola al braccio) Sta qui, vi­cino...

Gina                              - Ma che cosa... che cosa vuol dire...?

Marianna                       - (portandosi frammezzo la coppia) Vuol dire che il tuo Mario è guarito... gua­rito... Ho fatto così... (fa il segno di stracciare) col suo cuore!... (Con le mani sulle due teste li avvicina quasi labbra con labbra) E' tuo... Ho mantenuta la promessa!...

Voci                              - (d. d.) Marianna, Marianna.

Marianna                       - Così, così... (E con infinita me­lanconia) Questo è l'amore!

FINE