IN SILENZIO
Monologo di
Marco Belocchi
IN SILENZIO
Una suora su di un inginocchiatoio sta pregando. È nella sua cella, alquanto disadorna: un giaciglio, poche altre cose essenziali. Dall’esterno si odono fortissime esplosioni, rumori di guerra.
Ave Maria piena di grazia il Signore è con te benedetto il frutto del tuo seno Gesù... (ancora esplosioni molto vicine, sibili) Ave Maria piena di grazia il Signore è con te...(esplosioni laceranti; la suora ricomincia sempre con nuova lena) Ave Maria
piena di grazia il Signore è con te benedetto il frutto...
Un ultima esplosione fortissima, prolungata, poi un sibilo sinistro. Quindi un silenzio assoluto, agghiacciante, disumano. La suora alza la testa, tende l’orecchio per degli attimi che paiono eterni.
“E quando l’agnello ebbe aperto il settimo sigillo si fece nel cielo un silenzio di circa mezz’ora...” (gridando) Sorelle! Sorelle!!
Nessuno risponde. La suora si alza e si precipita fuori dalla sua cella. Un urlo. Poi rientra sconvolta.
Morti… tutti morti! Uomini, bestie, tutti... Oh mio Dio!
Si getta di nuovo in ginocchio a pregare, ma non è che un attimo. Si rialza e cerca qualcosa nascosta sotto il giaciglio. È una radioli na. La accende, non capta però alcuna stazione, solo i sibili delle onde elettromagnetiche.
Centinaia di stazioni e non trasmette più nessuna. Niente da fare. Sorelle!... Ma che sto facendo, come se qualcuno potesse rispondermi. (Guarda in alto es’inginocchia) Signore, io non sono che una insignificante monaca di clausura,fuori c’è la guerra, lo so, una guerra folle e selvaggia che non risparmia nulla... E poi le bombe, gli spari, le urla... Se si fosse trasformata in conflitto nucleare
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poteva significare la distruzione totale, lo diceva la radio. E ora tace, non trasmette più. È avvenuto proprio questo? Signore, la Terra ha cessato di esistere? Nessun essere umano vivo, eh? Sono rimasta sola? Dammi una risposta ti prego, Signore, un segno, qualsiasi cosa!
Rimane in ascolto immobile, protesa verso un crocefisso. Poi si prende la testa fra le
mani delusa.
Non è possibile, non posso crederlo. Un boato e in un attimo... puff, tutto finito e io l’unica sopravvissuta. Non so ancora se è da ridere o da piangere... Ma perché hai salvato solo me? Perché?! Chi sono io? Una predestinata, una santa? Perché non sono stata uccisa anch’io dalle radiazioni. Pure Lamech, il cane da guardia, è morto! (risprofonda la testa fra le mani. Poi lucida) Ho capito, vuoi
mettermi alla prova! Volevo la clausura, isolarmi dal mondo. Ho ottenuto di meglio: il mondo ha isolato me. Non volevo vedere più nessuno. Perfetto. Sono stata esaudita alla lettera. Sì, ma percepire la vita di fuori e rinunciarvi, allontanare le lusinghe e la vanità era una sfida c on me stessa. Però sapevo che fuori esisteva un mondo, un’uscita di sicurezza per il mio eventuale fallimento! Ora… ora sono io l’uscita di sicurezza per il mondo . (scruta il crocifisso, illuminatada un’ispirazione divina) Signore, forse comincio a capire... il genere umano si èsterminato per la propria insensatezza e tu lo hai consentito per generare una nuova stirpe, è così? più degna della tua infinita bontà, che sappia vivere in pace, nella tua gloria per i secoli dei secoli. Quindi dopo la morte dell’uomo ora
ètempo di farlo rinascere. “Per tutto c’è un momento e un tempo per ogni azione sotto il sole. C’è un tempo per nascere e uno per morire, un tempo per...” E vuoi che sia io a compiere la tua volontà . (si alza preoccupata) Mi chiedi una dura prova. Io ho rinunciato alla carne. È corr otta, puzza di marcio... Tu lo sai, una volta un dottore, ero appena una ragazzina, mi disse di spogliarmi. Perché, chiesi, ho solo male a un orecchio? E le sue mani che mi palpavano il corpo. Un ribrezzo mi salì dalla schiena fino in gola... Stavo per vomitare...
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Sono fuggita! E mai più nessun uomo mi ha toccata, mai, nessuno... (di nuovolucida) E tu vuoi che ora io... E se l’unico… maschio rimas to vivo - ammessoche esista - fosse a migliaia di chilometri, eh? in un altro continente o in un altro emisfero, come faccio a rintracciarlo? Dovrei... L’elenco del telefono! Facile a dirsi, comporre tutti i numeri finché qualcuno... Ma per raggiungerlo? Io non so guidare e a piedi ci potrei mettere degli anni e anche per comporre tutti i numeri di telefono ci vorranno... Oh, Signore, perché mi hai affidato un compito simile, così al di sopra delle mie forze?! È terribile pensare che la sopravvivenza del genere umano dipenda solo da me, da una monaca di clausura!
Neppure tredici anni avevo quando indossai l’abito da novizia. I capelli rossi erano l’orgoglio di mio padre. I pianti che si fece quando me li tagliarono! Non piangere, gli dissi, pensa che la tua bambina va sposa a Gesù Cristo nostro Signore. Non capiva lui, ateo comunista... forse i capelli rossi gli ricordavano...
Comunque mi voleva bene, mi lasciò fare. Meno male che non abbia visto questo sfacelo, tutta questa morte. “La grande citt à si era vestita di bisso e di porpora e di scarlatto, tutta ornata d’oro, di pietre preziose e di perle; e in un attimo è stata distrutta ricchezza sì grande. In un attimo è stata ridotta a un deserto!” Quindi presi il velo. Infine la clausura. Quanti anni passati in un soffio, senza sofferenze, senza gioie, senza dolori. Ho pregato, non ricordo altro, immersa in un’estasi ipnotica, ibernata quasi. Pregavo per gli uomini, per alleviare il male dal mondo, per scacciare il demonio. Ma m’importava realmente qualcosa? Perché pregavo? O volevo solo un rapporto privilegiato con Gesù, come una sposa di un harem che deve dividere il suo uomo con centinaia di altre donne e vorrebbe invece averlo tutto per sé. Forse era solo questo. Pregavo per egoismo e mi ero isolata per vigliaccheria. Se veramente volevo servire il Signore non era meglio tuffarsi nel marasma quotidiano, aiutare la gente, andare missionaria in Africa tra le malattie più ripugnanti. Oppure più semplicemente assistere gli anziani o gli handicappati. Non sarebbe stato più gradito al Signore che un’infinità di par ole sempre uguali durante giorni uguali e anni uguali? Rispondimi! Ho sbagliato tutto nella mia vita? Non
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ho mai aiutato nessuno a vivere o a morire e ora vuoi che aiuti a nascere, attraverso di me. È questa la mia missione? Rispond i!... Rispondi, almeno una volta! (s’inginocchia singhiozzando) Mi guardi inchiodato a quel crocifisso e mai un segno, una parola. Con chi dovrei generare questi nuovi figli. Non c’è più nessuno qui. Sono sola, sola!
Piange. Poi alza la testa di scatto, di nuovo fulminata da un’ispirazione divina.
A meno che… a meno che Tu, Tu Signore non scenda in me a concepire l’uomo, l’uomo nuovo! Se vuoi che veramente faccia la tua volontà non puoi essere che Tu a concepire con me dei figli. Non esiste alternativa. Sono o non sono la tua sposa? E allora vieni, mostrati sotto qualunque sembianza. E genera! (afferra il crocefisso) Vieni, Signore Gesù, vieni!! Faremo dei figli a tua somiglianza, saranno perfetti, non avrai più bisogno di distruggerli fra qualche migliaio d’anni! Vieni! Elimineremo il peccato originale! I nostri figli vivranno tutti in un nuovo Paradiso Terrestre e io sarò vene rata come tua sposa per l’eternità!!
Si sdraia sull’inginocchiatoio, si alza la veste, afferra con le gambe la parte verticale del mobile e simula un orgasmo.
BUIO
La suora è a terra, prostrata. L’abito in disordine, il velo gettato da un lato.
L’inginocchiatoio rovesciato.
Quanto tempo è passato? Non ricordo più. Devo aver dormito molto. Qualche secolo forse. Ho sognato le fiamme dell’Inferno dilaniare le anime delle mie sorelle. Non m’impressionava, però. Sembrava di ved ere la televisione. Ma esisterà davvero l’anima? E il Regno dei Cieli e la resurrezione della carne e il Giudizio Universale? Invenzioni, probabilmente. O chimere del demonio per
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ghignare alle nostre spalle. Ho invocato il Signore, ma lui mai che mi abbia risposto. Mi ha lasciata sola. Potevi possedermi, generare una nuova umanità. Non l’hai fatto. Forse non aveva senso. E questo velo ha mai avuto un senso? E
quest’abito così buffo, senza colori… buono per un Dio daltonico. E l’inginocchiatoio? Somiglia a uno strumento di tortura su cui inchiodare le vittime di una divinità cieca e sorda che esige anc ora sacrifici umani. Più crudeli però, più raffinati che la semplice morte: la consunzione lenta del corpo, la decomposizione morale. E quando ci si è dissanguati senza tregua, per tutta la vita, a recitare parole ormai prive di senso, costretti in ginocchio qui sopra, ti lascia finalmente morire. Ed è un sollievo. E come se non bastasse gli uomini le prendono ad esempio queste vittime, le santificano perfino per aver immolato la loro esistenza. Ma non era meglio ucciderli come si faceva un tempo nei riti sanguinari e mangiare le loro carni? Non sarebbe stato meno crudele, meno ipocrita? Eh no, ogni potere ha bisogno di mostrare al popolo qualcosa in cui credere! Quante vite gettate al vento!
Èconfortante però sapere che ora più nessuno può g iudicare o condizionare le mie azioni. Decisamente comincio ad apprezzare questo silenzio ininterrotto. Non sono forse stata costretta a diventare suora perché condizionata dal mondo? A isolarmi per paura? No, di mia spontanea volontà non credo di aver mai risolto nulla. Sempre consigliata, osservata, indirizzata. Non restava che fuggire. Mi sono rinchiusa qua dentro, fra queste quattro pareti bianche. Non che sia servito a molto: le regole, la gerarchia, la disciplina ferrea, la Madre superiora... Il microcosmo del convento riesce a essere spesso più ottuso di quanto si pensi. Mi illudevo di vivere nella libertà di Dio, pronta a servirlo, a donargli la vita se necessario, a credere fermamente nel suo verbo. Ora non è rimasto che silenzio. Non più Dio, non più uomini, non più bestie. Solo radiazioni che renderanno inabitabile il pianeta per qualche centinaio di anni. Meglio così, una nuova razza magari sarebbe stata anche peggiore della precedente. Eh, gli uomini! Non sono mica cattivi, no. Ingenui, semmai. Si son sempre fatti la guerra per costruire ogni volta un mondo migliore, credendo nei loro ideali e sorretti dalla giustizia divina. Un alibi, probabilmente, per riempire
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il vuoto raggelante che li divorava.
Prende la Bibbia e apre a caso, legge
“In principio Dio creò il cielo e la terra...” Semb ra una lingua dimenticata, rimossa da qualche anfratto di mondo sepolto. Il cielo, la terra... Nessuno, nessuno ha mai sentito la Sua voce. È stata solo un a grande illusione. La vera grande illusione. Sarebbe stato bello se qualcuno, sopra di noi, fosse stato l’artefice di tutto e stesse lì ad ascoltare i nost ri lamenti, a esaudire i nostri piccoli desideri, a sorridere delle nostre gioie quotidiane, a starci vicino nei momenti di bisogno, a confortare gli oppressi, a sorreggere i deboli, a punire i malfattori. Qualcuno che c’insegnasse realmente cos’è il bene e cosa il male, cosa è giusto e cosa non lo è. Un Dio misericordioso pronto soprattutto a perdonare i nostri peccati e a placare i rimorsi della nostra coscienza. Qualcuno in cui aver fede, che desse un senso ultimo al nostro passaggio effimero, che ci rassicurasse che non siamo fatti di sola polvere... Sì, sarebbe stato bello! Ci siamo sbagliati. Che peccato! Siamo nati forse da un errore genetico, finiamo per un altro errore. E io sono libera finalmente. Dopo tutto era questo che ho sempre desiderato. Libera di vivere, indisturbata e perché no, morire anche, ma in silenzio.
Esce spogliandosi dei pochi abiti rimasti.
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