Incantesimo

Stampa questo copione

INCANTESIMO

Commedia in tre atti

di FILIPPO BARRY

Versione italiana di Vinicio Marinucci

PERSONAGGI

LINDA SETON

JOHNNY CASE

GIULIA SETON

NED SETON

EDWARD SETON

SUSANNA POTTER

NICK POTTER

LAURA CRAM

SETON CRAM

HENRY

CHARLES

DELIA

ATTO PRIMO

Un salotto al terzo piano del palazzo di Edward Seton, a New York. L’unica porta è a sinistra. La stanza è molto ampia, rettangolare, in stile del periodo Stanford White. 1 pannelli sono grevi, gli stucchi di un lusso pesante; spessi tendaggi son applicati a tre finestroni nel fondo, che guardano sul parco. Sul caminetto, a destra, un ri-tratto del padre di Seton, opera di illustre autore. L’ambiente e bello e accogliente, ma il suo lusso è eccessivo e soffocante. A destra e a sinistra vi sono due comodi divani, con un tavolo presso ciascuno di essi. Sopra uno dei tavoli, due telefoni, uno interno e uno esterno; sull'altro riviste e giornali e una scatola di sigarette. A fianco dei divani, quasi nel centro, vi sono due lun-ghi scanni imbottiti, e a destra ed a sinistra dì ciascuno di essi una poltrona. Negli angoli del salotto, in fondo, vi sono altre due poltrone con un lume accanto ad ognuna, e un tavolo. Sono circa le dodici di una fredda e luminosa domenica di dicembre; tempo presente.

 (Al levarsi del sipario, il fuoco è acceso nel caminetto. Giornali della domenica sono sparsi su di un tavolo e sopra una poltrona. Giulia Seton è seduta ad una scrivanietta, a destra, e scrive un biglietto. Ha ventotto anni ed è bellissima. Scrive in silenzio per qualche minuto, poi suona, e poco dopo si ode bussare).

Giulia                            - Avanti. (Henry entra; è il maggiordomo, sui cinquant’anni, di aspetto simpatico e dignitoso e di modi perfettamente corretti) Oh, buongiorno, Henry. Co­me state? (Chiude il biglietto).

Henry                            - Bene, signorina, grazie. Siamo tutti felici di vedervi in casa...

Giulia                            - E' stato un viaggio meraviglioso...

Henry                            - Un certo signor Case desidera parlarvi, 'si­gnorina. Ha detto di essere atteso, e Charles lo ha fatto salire.

Giulia                            - Sì, va bene. Quanti siamo a pranzo, oggi?

Henry                            - Sei, credo. Oltre la famiglia, soltanto il si­gnore e la signora Cram.

Giulia                            - E nessun amico della signorina Linda?

Henry                            - Che io sappia, no, signorina.

 Giulia                           - Bene, allora mettete soltanto un altro co­perto.

Henry                            - Benissimo, signorina. (Henry prende i giornali sparsi sul pavimento e sulle poltrone e li dispone in ordine su di un tavolo. Poco dopo Charles, un giovane cameriere, appare sulla soglia).

Charles                          - U signor Case, signorina.

Giulia                            - (si alza dallo scrittoio e chiama, in direzione dell’ingresso) Vieni, Johnny, presto... pigrone! (Char­les si fa da parte per lasciar passare Johnny Case, poi-entra dopo di lui. Johnny è sui trent’anni, di media al­tezza, di figura agile, molto simpatico. Si dirige imme­diatamente verso Giulia).

Johnny                          - C'è un traffico terribile, a quest'ora... è pro­prio un miracolo arrivare sani e salvi... Sei già stata in chiesa?

Giulia                            - Si, ma ho fatto a meno della predica. Ero certa che saresti venuto prima Ai me. Naturalmente, resti a pranzo.

Johnny                          - Grazie, ho già fame. (Guardano con imba­razzo i due domestici che riordinano la stanza) Ti ricordi lassù?

Giulia                            - E’ straordinario, l'appetito che faceva venire quell'aria. Avresti dovuto vedere la colazione che feci in treno...

Johnny                          - Perché non pranzasti con me? Ti avevo tanto pregata...

Giulia                            - Miss Talcott sarebbe certamente svenuta. E’ la più impressionabile delle accompagnatrici, si preoc­cupa di tutto... (Henry esce. Charles sta raccogliendo i portacenere per andarli a vuotare) Potete lasciare i por­tacenere, Charles, fino a più tardi.»

[Charles                         - Bene, signorina. (Si dirige verso la porta).

Giulia                            - (a Johnny) Hai mai visto un freddo simile?

Johnny                          - Mai davvero.

Giulia                            - Non si crederebbe che a Labe Placid erano venti gradi di meno...

Johnny                          - Non si sente, il freddo, lassù.

Giulia                            - E’ vero. Chiudete la porta, Charles. C’è cor­rente.

Charles                          - Si, signorina.

Giulia                            - Quando il signor Seton tornerà, avvertitemi. Basterà suonare due volte il campanello.

Charles                          - Benissimo, signorina. (Esce, chiudendo la porta. Per un istante Giulia e Johnny rimangono a guar­darsi, poi Giulia sorride leggermente e dice)

Giulia                            - Benvenuto, caro... (In un momento Johnny la prende tra le braccia e la bacia. Alla fine ella si stacca da lui mormorando) Johnny... Johnny... ma bada...

Johnny                          - Ma cara, sai dirmi dove siamo?

Giulia                            - Ma... siamo qui... (Johnny si allontana da lei e si guarda intorno).

Johnny                          - Già, ma dov'è « qui » ?

Giulia                            - Ma, è la mia casa... Non ti piace?

Johnny                          - Sul serio, Giulia che cos'è tutto questo?

Giulia                            - Tutto cosa?...

Johnny                          - Questo palazzo e un esercito di servitori che raccolgono giornali in punta di piedi, «...

Giulia                            - Non far lo sciocco, Johnny... Ti ho detto dove aiutavo... (Siede su di un divano) Te lo iscrissi dietro la busta.

Johnny                          - Ma... è enorme! Io... io sono sbalordito... Sembra la stazione di Grand Central. Ma come puoi fare a sopportarlo?

Giulia                            - Beh, sembra che ci riesca...

Johnny                          - E non ti senti stordire anche dai tuoi passi, in questi saloni?

Giulia                            - No, non mi è mai successo.

Johnny                          - (si porta le mani alla bocca e grida, come in un megafono) Hoo! (Dopo un pò) L'eco, però, è cattiva.

Giulia                            - Andiamo, Johnny, smettila!

Johnny                          - Dovete essere terribilmente ricchi, non è vero ?

Giulia                            - Beh, non si può dire che siamo poveri...

Johnny                          - Ma avresti  dovuto dirmelo subito!

Giulia                            - Che importanza avrebbe avuto?

Johnny                          - (ride) Ma... ti avrei chiesto di sposarmi dopo due 'giorni, invece di diedi!

Giulia                            - (pausa. Poi) Che vuoi dire?

Johnny                          - Sapessi quanto ho combattuto... Con me stesso, 'dico. Avevo idei progetti ben definiti, per i pros­simi anni, e il matrimonio, così, all'improvviso:, era una complicazione molto seria...

Giulia                            - E che progetti erano?

Johnny                          - Beh, per esempio, ero preoccupato dal Iato economico, per noi due... Se l'avessi saputo…ora va tutto a gonfie vele, non è vero?

Giulia                            - Non scherzare, Johnny.

Johnny                          - Perché?

Giulia                            - Parli in un certo modo...

Johnny                          - Di che? Del denaro? E perché? E’ una cosa tanto sacra?

Giulia                            - Ma no però...

Johnny                          - Io sono semplicemente felice, ecco tutto.

Giulia                            - Perché io... ehm... sono ricca?

Johnny                          - Ma certo. Sicuro. (Ella ride).

Giulia                            - Sei strano».

Johnny                          - E perché? Se avessi scoperto improvvisa­mente che sai suonare il piano, ne sarei felice, no?

Giulia                            - E ti pare la stessa cosa di saper suonare il piano?

Johnny                          - Certo, sono «due qualità ugualmente piace­voli in una ragazza...

Giulia                            - Ma caro, anche tu diventerai milionario, un giorno!

Johnny                          - Oh, no, io no.

Giulia                            - Sì, invece!

ohnny                            - No, no!

 Giulia                           - E invece sì. (Breve pausai.

Johnny                          - Perché mal hai scelto proprio me, Giulia?

Giulia                            - Ma perché ti amo, sciocco.

Johnny                          - Avresti potuto amarmi, e non volermi sposare.

Giulia                            - E invece lo voglio.

Johnny                          - Ma che cosa trovi in me di diverso dagli altri?

Giulia                            - Tutto... Tu sei completamente diverso... (Va a una finestra).

Johnny                          - Io sono un figlio del popolo

Giulia                            - Anche questa potrebbe essere una ragione...

Johnny                          - E mi sono guadagnata la vita soltanto con le mie mani...

Giulia                            - Anche quel signore là, sopra il caminetto, fece lo stesso... (Johnny guarda il ritratto) E' un nell'esempio per te, il nonno.

Johnny                          - Non vorrai dirmi che appartieni alla fa­miglia di quei Seton!

Giulia                            - Perdonaci, Johnny, ma siamo proprio noi.

Johnny                          - (abbassa la testa, schiacciato) E' troppo, per me.

Giulia                            - Quello che un uomo ha fatto, un altro può farlo... (Guarda fuori dalla finestra).

Johnny                          - Di, bambina, se tu mi credi una futura speranza della Borsa o un capitano d'industria dell'avvenire...

Giulia                            - Sss... un momento.

Johnny                          - Che c'è?

Giulia                            - Un motore... Almeno, imi pare... Sì, è lui.

Johnny                          - Lui?

Giulia                            - Aspetta... No... è soltanto Linda. Papà sarà tornato a casa a piedi con Ned.

Johnny                          - Gli hai parlato come avevi deciso?

Giulia                            - (si dirige verso il divano) A papà? Certo, proprio come avevo pensato.

Johnny                          - Eppure, non sono ancora sicuro che la chiesa fosse il posto più adatto.

Giulia                            - Era l'unico modo per indurlo a riflettere prima di rispondere. Lui non parla mai, in chiesa

Johnny                          - E come gli hai detto?

Giulia                            - Ho detto: «Senti, babbo, mi sposerò con Johnny Case». E lui; «Che cosa?» E io: «Ho detto che mi sposerò con Johnny Case ».

Johnny                          - E non s'è nemmeno meravigliato?

Giulia                            - Figurati! «E chi è questo Johnny Chase? » ha detto. E io: «Case, non Chase». «Va bene, Case, e poi? ». Allora gli ho detto che ti avevo incontrato a Lake Placid, che saresti venuto a pranzo oggi e che lavoravi con Sloan, Hobson e Hunt. Sono giusti i nomi?

Johnny                          - Sloan, Hobson e Hunter.

Giulia                            - Beh fa lo «tesso. Ha risposto: «Conosco Sani Hobson » e poi ha continuato a dire le pre­ghiere. E tutto è finito lì.

Johnny                          - Ma probabilmente continuerà...

Giulia                            - Certo, e a lungo, anche. Spero che sarai forte abbastanza... (Seggono insieme sul divano a destra).

Johnny                          - Sul serio, come credi che la prenderà?

Giulia                            - (ridendo) Sul serio! (Poi) Avrai una grande cosa in tuo favore, Johnny.

Johnny                          - Cosa?

Giulia                            - Lo vedrai.

Johnny                          - Lo so: la cravatta che porto,

Giulia                            - Johnny...

Johnny                          - Giulia...

Giulia                            - Non scherzare, ragazzo...

Johnny                          - Oh, cara, ma non dovrà finire l'allegria per questo, no?

Giulia                            - Non dicevo...

Johnny                          - Sì, però...

Giulia                            - Ma che pensi?

Johnny                          - Ecco, perché scoprire tutto, cosi, dopo tanto poco tempo?

Giulia                            - Dovevo pur dirlo a papà... Se mamma fosse viva, sarebbe un'altra cosa... ma ora...

Johnny                          - E' vero... però, perché tanta fretta?

Giulia                            - Se l'avesse saputo da qualcun altro, non mi avrebbe mai perdonato...

Johnny                          - Sarebbe stato bello custodire un po' il se­greto, tra noi...

Giulia                            - Non vedo che ci sarebbe stato di bello...

Johnny                          - Davvero, cara?

Giulia                            - Proprio.

Johnny                          - Beh, va bene.

Giulia                            - Non dire «va bene» in quel modo! Non significa più «va bene».

Johnny                          - (sorridendo) Va bene.

Giulia                            - Io non capisco, tu sei l'uomo più franco e più sincero del mondo, e te ne stai lì seduto, imbron­ciato...

Johnny                          - Ma no, cara, va bene davvero...

Giulia                            - Ho creduto sempre che tu desiderassi di sposarmi al più presto...

Johnny                          - E’ vero.

Giulia                            - E allora?

Johnny                          - Quando ci sposeremo?

Giulia                            - Lo dovremo discutere con papà...

Johnny                          - Veramente, credevo che riguardasse te sola...

Giulia                            - Si vede bene che non conosci papà...

Johnny                          - Mi raccomando, non facciamo una cosa troppo complicata... La cerimonia, dico.

Giulia                            - Sarà difficile. Con la posizione di papà...

Johnny                          - Oh, allora, sarà terribilmente complicata...

Giulia                            - Non potevi credere che sarebbe stata sem­plice...

Johnny                          - No... non credevo niente.

Giulia                            - Ma non è possibile! (Improvvisamente esa­sperata) Oh, Johnny! Johnny! Ma che cosa ti succede?

Johnny                          - Non posso pensare di incontrarmi con una persona che non conosco e farle dei discorsi pratici su di noi, su di te... Così presto, voglio dire... (Giulia si addolcisce).

Giulia                            - Caro... (Lo bacia leggermente) Eppure, è necessario!

Johnny                          - E sia. Terrò alto il morale. Per esempio, vedi, sono sicuro che non gli piacerà la mia cravatta. Non ha un aspetto... importante.

Giulia                            - Potresti coprirla con la mano, mentre parli.

Johnny                          - Ti amo, Giulia.

Giulia                            - Ti amo, Johnny.

Johnny                          - E’ la cosa più importante, non è vero?

Giulia                            - Caro, è tutto.

 Johnny                         - Un bacio? (Si baciano) Non mi lasciare...

Giulia                            - Non ci pensavo...

Johnny                          - Sarebbe stato bello, essere liberi tutto il giorno...

Giulia                            - Finirà presto... Vedrai, Ned e Linda si aiu­teranno...

Johnny                          - Dio mio, devono prendere parte anche loro?

Giulia                            - Beh, sono mio fratello e mia sorella.

Johnny                          - E come sono?

Giulia                            - Oh, tanto cari. Ned, forse, beve troppo facilmente ma credo che sia una debolezza passeggera. Potresti aiutarlo, tu, in questo. Linda è una ragazza strana. Si è fatta una concezione: tutta sua della vita e... non saprei, non riesco a capirla. Pensa in un modo del tutto diverso da noi.

Johnny                          - Da noi chi?

Giulia                            - Dalla famiglia. Papà è molto preoccupato per lei. Io credo che noi due potremo aiutarla molto, anche led; lo spero, almeno. »

Johnny                          - (si alza e va verso il caminetto) Può darsi che preferisca risolvere da se i suoi problemi. E anche Ned.

Giulia                            - Sei strano stamattina. Johnny.

Johnny                          - Perché?

Giulia                            - Non so... mi pare che non ti vada nulla...

Johnny                          - No, non è vero...

Giulia                            - Non si può andare sempre in giro sulla neve o in mezzo ai boschi o per le rive dei laghi, senza nessun pensiero...

Johnny                          - Vieni qui, cara. (Si avvicinano l'uno all’altra) Noi possiamo fare molto di più.

Giulia                            - Lo credi?

Johnny                          - Ne sono certo. (Giulia abbassa il capo).

Giulia                            - Non so, mi sono sentita «osi triste, improv­visamente...

Johnny                          - No... no... non devi, mai. (L'avvicina a sé prendendola per le spalle) Guardami, su... (Con uno sforzo ella alza il viso) Ed ora baciami, tanto. (Ella lo bacia due o tre volte, leggermente).

Giulia                            - Va bene così?

Johnny                          - Va bene! Va benissimo! (Si china a ba­ciarla di nuovo quando la porta improvvisamente si apre e Linda Seton entra, con il cappello e la pelliccia. Linda ha ventisette anni, ma ne dimostra ventidue. E’ sottile, dall'aspetto quasi di un ragazzo, fresca e vibrante. E' graziosa, elegante, ma dinanzi alla bellezza di Giulia appare un pò grezza e fisicamente irrilevante. Si toglie il cappello).

Linda                            - Tra le cose più noiose che io... (Tace alla vista di Giulia e di Johnny abbracciati) Oh, Giulia! Ver­gogna, Giulia... (Giulia e Johnny si dividono. Linda getta il cappello ed i guanti su di una poltrona) E’ que­sto il modo di passare la domenica mattina? E chi è il signore? Qualcuno che conosco?

Giulia                            - E’... (Si ricompone) Il signor Case, mia so­rella Linda.

Johnny                          - Buongiorno. Come state?

Linda                            - (ironica) Bene, grazie, e voi?

Johnny                          - Potrei star meglio...

Linda                            - Siete esigente...

 Giulia                           - (con dignità) Johnny Case, è il suo nome. £ dobbiamo sposarci.

Linda                            - Oh, allora tutto è chiaro. (Si toglie la pel­liccia) Chi viene a pranzo, oggi? Hanno telefonato Nick e Susanna?

Giulia                            - Ci sposeremo tra un mese.

Linda                            - Volete venire più vicino, signor Case? (Johnny si avvicina) Io non l'ho mai visto, finora.

Giulia                            - Nemmeno io, prima di dieci giorni fa a Lake Placid.

Linda                            - (a Johnny, con speranza) Non sarete una guida, no?

Johnny                          - No. Sono laureato in legge.

Linda                            - Non si direbbe.

Giulia                            - (siede su di una poltrona a destra) Dovrai es­sere la mia damigella d'onore, Linda.

Linda                            - Accetto. Che dovrò mettermi? (Siede su di uno scanno a sinistra e Johnny sul divano di fronte) Dite, è questo il fulmine che ha colpito papà in chiesa?

Giulia                            - Credo di sì.

Linda                            - Allora, è già fatto.

Giulia                            - Sì.

Linda                            - Tz, tz, la nuova generazione... (A Johnny) Bene, giovanotto, spero che vi rendiate conto della vo­stra situazione. (Delia, una cameriera di circa 35 anni, entra, prende la pelliccia il cappello e i guanti di Linda ed esce).

Giulia                            - Molto piacevole...

Linda                            - Non parlo di te. Tu sei al di sopra di tutto. Ma il babbo, il cugino Seton, Laura e tutta la tribù dei Seton, con la loro aureola di grandezza e il corno dell'abbondanza rivolto all'ingiù...

Giulia                            - Johnny cercherà di sopportarli, nevvero Johnny?

Johnny                          - Farò il possibile.

Linda                            - (va da Giulia e siede sullo scalino di fronte a lei) Ma come vi siete incontrati? Racconta tutto a Linda, via...

Giulia                            - Beh, luna mattina io camminavo con Miss Talcott verso il campo di ghiaccio, e che incontro mai».

Linda                            - « Chi » incontro mai...

Giulia                            - E che incontro mai se non quest'uomo, che scendeva dalla direzione opposta, con gli sci in spalla?

Linda                            - Ma guarda. Un vero romanzo. Continua, cara...

Giulia                            - Ti interessa sul serio?

Linda                            - Ma certo, sono assetata di storie romantiche, cara. Se sapessi come mi batte il cuoricino in questo momento...

Giulia                            - Aveva uno strano sguardo negli occhi.

Linda                            - Oh, immagino. Saranno stati fiammeggianti...

Giulia                            - Il male, invece, era nel naso. Allora io lo fermai e gli dissi: «Credo che non ve ne siate accorto, ma il vostro naso è gelato». E lui: «Grazie, non me ne ero proprio accorto ». E io: «Beh, è proprio così». E lui: «Suppongo che non possiate far niente per me».

Linda                            - Sfacciato.

Giulia                            - Lo pensai anch'io.

Johnny                          - Già, e lei, allora! Mi guardava in un certo modo!

Giulia                            - Io so conoscere le cose che valgono, quando le vedo...

Linda                            - (a Johnny) E così, un colpo di fulmine?

Johnny                          - Macché, appena buongiorno e buonasera.

Linda                            - (a Giulia) Credo che quest'uomo finirà col pia cernili.

Giulia                            - Ne ero sicura.

Linda                            - Bene, miei cari, siate felici, finché lo potete.

Johnny                          - State a guardare, allora.

Giulia                            - (ridendo) No... non guardare! Salve, Ned. (Ned Seton entra. Ha ventisei anni. E’ elegante nel suo aspetto come Giulia nel suo, i suoi lineamenti sono fini, forse un pò troppo fini. Egli non fa nulla di partico­lare, ma nessuno se ne preoccupa; è un caro ragazzo. Johnny si alza. Ned si avvicina a Giulia).

Ned                               - Oh, sei tornata. Allora sei stata tu a portare il whisky fuori della mia stanza...

Giulia                            - Il signor Case... mio fratello Ned. (Johnny va verso Ned. Si stringono brevemente la mano).

Ned                               - Come state? L'hai preso tu, Giulia e devo dirti che comincio a infastidirmi.

Giulia                            - Lo sposerò tra poco. (Ned si volge lenta­mente, meditando le parole di Giulia, e fissa Johnny).

Ned                               - Avete un'aria familiare...

Johnny                          - Meglio così...

Ned                               - E vi chiamate Johnny Case?

Johnny                          - Sì. Johnny Case.

Ned                               - Molto tempo fa, era un sabato, andai a New Haven per una partita. Dopo, dovete essere stato pro­prio voi a portarmi fino a casa dal campo ed a mettermi a letto in qualche posto.

Linda                            - Che cosa commovente...

Johnny                          - Possiamo darci del tu. (Va al divano a destra).

Ned                               - Non ho mai avuto modo di ringraziarti, Johnny. Grazie.

Johnny                          - Oh, ma figurati... Quando è possibile...

Ned                               - (siede con un giornale, sul divano a sinistra) E’ un bravo ragazzo, questo Case.

Linda                            - In verità, ha un aspetto limpido e sano...

Ned                               - Speriamo che papà se ne accorga. Quanto av­verrà lo scontro?

Giulia                            - Prima di pranzo, credo.

Linda                            - (si alza) Così presto? Sentite, Case, credo che abbiate bisogno di qualche istruzione.

Johnny                          - Accetterò ogni aiuto con animo ricono­scente...

Linda                            - Dite un po', possedete qualche altra cosa a vostro credito oltre l'aspetto e i modi simpatici?

Johnny                          - Proprio nulla.

Giulia                            - Ma no, lui...

Linda                            - La prima cosa che papà vorrà sapere è la vostra situazione.

Johnny                          - Situazione?

Linda                            - Proprio così. Avete mezzi e, in caso affer­mativo, fino a quanto?

Giulia                            - Ma... Linda...?

Linda                            - Calma, bellezza. (A Johnny) Lo so che non ci sii dovrebbe aspettare una domanda simile proprio da un uomo come papà, ma che volete, il danaro è il Dio di questa casa.

Giulia                            - Linda, io... Johnny, non è vero affatto

Ned                               - (guardando dal disopra del giornale) No? E allora, qual è il nostro Dio?

Linda                            - E così, giovanotto?

Johnny                          - (avvicinandosi a lei) Nelle mie tasche ci Bono esattamente trentaquattro dollari e un pacchetto di sigarette. Ne volete una?

Linda                            - Grazie. (Prende una sigaretta) Ma nessuna proprietà stabile, qualche bosco da legna, almeno?

Johnny                          - Posseggo certe azioni semplici...

Linda                            - Azioni semplici? Nemmeno preferenziali? Non fatevi sentire! (Egli le accende la sigaretta) Temo che non basti, Giulia. Il ragazzo è molto simpatico, ma credo che passi gran parte del suo tempo a veder 'girare lo lancette dell'orologio. (Si dirige verso la finestra. Johnny ride e siede sul divano a destra).

Ned                               - (da dietro il giornale) E socialmente, come stiamo?

Johnny                          - A zero, anche qui.

Linda                            - (voltandosi) Volete dire che vostra madre non era nemmeno una Tale?

Johnny                          - Nemmeno questo.

Giulia                            - Linda, vorrei che non parlassi così.

,Ned                              - Forse, avrai avuto almeno un giudice tra gli antenati...

Linda                            - Già, sarebbe sempre qualche cosa... Il ra­gazzo del vecchio giudice Case. Vedo le colonne bianche nella sua dimora nel Sud. Sento le chitarre, e il vecchio zio Tom che dice: « Bonasera, Massa».

Ned                               - Dovresti conoscere qualcuno in vista, 0u, un po' di nomi.

Linda                            - Già, alla rinfusa, per esempio: « Martedì scorso, alla serata della «ignora Onderdonk, sapete chi ho incontrato? La signora Marble; sì, proprio lei; sa­pete, quasi morivamo dal ridere.» ».

Giulia                            - (a Johnny) Non darle retta, dice un muc­chio di sciocchezze-

Johnny                          - Ma mi diverto un mondo!

Linda                            - E non vi preoccupate dell'effetto- che farete su Edward Seton, grande banchiere e re dell'alta società?

Johnny                          - Beh, state a sentire: quando mi trovo inuna situazione come questa, io ani domando: come si comporterebbe un vero uomo d'affari? Trovata la rispo­sta, laccio tutto il contrario.

Linda                            - (ride e si rimette a sedere. A Giulia) « Sarebbe un peccato, se finisse male. Sarebbe un vero peccato.

Giulia                            - Finirà bene, vedrai. (A Johnny) Papà è del tutto diverso da come lo descrivono»

Johnny                          - Davvero?

Giulia                            - Assolutamente. Dì, Ned, dov'è ora? Non è tornato a casa con te?

Ned                               - Ha detto che doveva fermarsi a parlare con Sam Hobson di una certa cosa...

Giulia                            - (a Johnny) Di te.

Johnny                          - Speriamo che m'abbia dipinto bene...

Linda                            - Ma davvero volete sposarvi subito, se non vi saranno difficoltà?

Giulia                            - Certo, verso il dieci di gennaio.

Linda                            - E allora, bisognerebbe dare l'annuncio...?

Giulia                            - Al più presto... sabato prossimo, diciamo.

 Linda                           - (con ansia) Oh, cara, lasciami organizzare la festa!

Giulia                            - (con imbarazzo) Vuoi farlo davvero? Cre­devo che non ti piacessero, le feste».

Linda                            - Ma non questa! Una volta tanto, dovete la­sciar fare a me!

Giulia                            - Ma certo, cara. Ne sarò felice...

Ned                               - C'è nessuno che vuole un bicchierino? (Nessuno si occupa di lui).

Linda                            - Papà non deve entrarci. Niente inviti stam­pati, telefonerò io agli amici. Sabato è l'ultimo dell'an­no, no? Oh, Dio, Dio, stiamo ancora un po' allegri in questa casa, prima di lasciarla per sempre!

Giulia                            - Ma, Linda!

Linda                            - Sì, è così... Farò tutto io, non è vero?

Giulia                            - Se papà non si oppone...

Linda                            - Niente se... Un piccolo gruppo di amici, po­chi, pochissimi... E niente serre di fiori e orchestrine durante la cena. Non è questa la serata che immagino... Oh, Giulia, lasciami fare... Vedrai, Giulia, desidero tanto essere io a fare qualcosa per te... io sola, Giulia...

Giulia                            - Cara, te l'ho già detto, ne sarei felice, davvero.

Linda                            - Non sarà un ricevimento aristocratico, falso, formale, ma una riunione intima e sincera. E sai dove? Nella vecchia camera dei giochi.

Giulia                            - Oh, ma no.

Linda                            - Perché la camera dei giochi è l'unica stanza in questa casa dove ognuno di noi sia stato felice!

Ned                               - Saranno dicci anni che non ci torno...

Linda                            - E questo è il tuo male, Neddy. Sai, vi ho portato un nuovo grammofono e passo delle ore intere sola, a suonare per me... Perché non vieni... qualche volta, almeno... Non ti pentirai di aver salito le scale fin lassù... (Si volge improvvisamente a Johnny) Cono­scete delle persone vive, vere, degli esseri umani, Johnny? E' proprio un grido dal fondo del cuore...

Johnny                          - Una o due... sono poche.

Linda                            - Come si chiamano...? (A Giulia) Seton e Laura non dovranno nemmeno affacciarsi, inteso? (A Johnny) Un cugino spaventoso e sua moglie, i Seton Crani. Verranno a pranzo oggi. Spero che abbiate uno stomaco forte. (A Giulia) Nemmeno affacciarsi, capito?

Giulia                            - Non so come potrai fare a lasciarli fuori.

Linda                            - (alzandosi di scatto) Oh, Giulia, questo ha una enorme importanza per me! Nessuno deve guastare la mia festa, nessuno!

Giulia                            - Va bene, cara.

Linda                            - Se qualcuno Io facesse, non uscirei più dalla mia stanza.

Ned                               - E forse passeresti una serata migliore. (Si alza) Senti, Johnny

Johnny                          - Dì?...

Ned                               - I cocktail sono proibiti la mattina, ma se pri­ma di pranzo vorrai farti vedere...

Johnny                          - Bene, Ned, io... (Un campanello suona due volte. Giulia e Johnny si alzano).

Giulia                            - E’ papà! E' tornato!

Linda                            - Per prima cosa andrà nel suo studio...

Giulia                            - (dirigendosi alla porta) Lo so. Vieni con me, Ned.

Ned                               - Preferirei non vederlo.

Giulia                            - Per piacere, vieni con me. (Ned esce. Ella si volta a Johnny) Aspetta qui un momento con Linda. Io tornerò, o ti manderò a chiamare. Fate due chiac­chiere... (Esce. Breve pausa. Poi Linda va allo scanno a sinistra, e Johnny a quello di destra).

Linda                            - (imitando le conversazioni da salotto) E così, come state mai signor Case?

Johnny                          - E voi, signorina... ehm.,.?

Lida                              - Seton è il cognome.

Johnny                          - Non vorrete dire Seton, il re della finanza!

Linda                            - Proprio lui.

Johnny                          - Oh, strano! L'altro ieri ho sentito dire che un carico d'oro è atteso in settimana. (Ora ambedue sono seduti).

Linda                            - Avete frequentato molto l'opera, in questi mesi ?

Johnny                          - Saltuariamente, purtroppo...

Linda                            - Oh, ma bisogna pur fare qualcosa per quella povera gente!,.. Sapete, sono in certe condizioni...

Johnny                          - E dite, avete realmente scalato il Monte Everest?

Linda                            - Oh, ma sicuro...

Johnny                          - Beh, ne avete abbastanza?

Linda                            - (ridendo) Altro che... (Pausa) Io amo Giulia più di ogni altra persona al mondo.

Johnny                          - Non vi do torto. Anch'io.

Linda                            - E’ tanto cara, voi non sapete quanto...

Johnny                          - Oh, lo so...

Linda                            - Ed è così bella...

Johnny                          - Non ditemi altro; sento già un non so che...

Linda                            - E' terribilmente importante che sposi un uomo adatto per lei...

Johnny                          - E' importante per tutti..

Linda                            - Oh, ma per Giulia particolarmente. Suppongo' che vi rendiate conto che siete un tipo un po' fuori dall'ordinario, in questa casa...

Johnny                          - Che vorreste dire?

Linda                            - Oh, voi non conoscete il genere di uomini che vengono qui. Dove avete vissuto, voi?

Johnny                          - Mah... ho lavorato... duramente.

Linda                            - Anche di notte?

Johnny                          - Anche di notte.

Linda                            - E quel viaggetto a Lake Placid? Ditemi tutto, Case...

Johnny i                        - E' stata la mia prima vacanza.

Linda                            - Ma non sarà molto tempo che lavorate...

Johnny                          - Da quando avevo dieci anni. (Ella è stupita).

Linda                            - Dieci anni... E che lavoro...?

Johnny                          - Oh, qualsiasi... Negli ultimi anni, ho stu­diato.

Linda                            - Siete ambizioso...

Johnny                          - (sospira profondamente, un po' stanco) Certo. Non come gli altri, però.

Linda                            - Che ambizione avete, allora?

Johnny                          - Di vivere semplicemente. E voi? (Pausa).

Linda                            - E finora, che cosa avete fatto?

Johnny                          - Quello che ho fatto finora non è vivere.

Linda                            - No? (Egli scuote la testa, in segno di diniego).

Johnny                          - Poco fa mi avete chiesto se conosco delle persone vere, degli esseri umani. Ne conosco pochissime.

Linda                            - Non ve ne sono di più..,

Johnny                          - Bene, io vaglio essere una idi quelle. E’ il sogno di Johnny.

Linda                            - Anch'io vorrei esserlo... E' il desiderio di Linda.

Johnny                          - Due amici miei, Nick e Susanna Potter...

Linda                            - . Conoscete Nick e Susanna?

Johnny                          - Ma certo...

Linda                            - Ecco, è da loro che ho sentito il vostro nome. Sono grandi, non è vero?

Johnny                          - Mi sembra che non ve ne siano di migliori. Forse mi sbaglio.

Linda                            - Non lo credo.

Johnny                          - La vita dev'essere bella, quando si ha un'idea del suo scopo...

Linda                            - Sono felici per ogni cosa, anche per la più piccola...

Johnny                          - E voi, come passate le vostre ore?

Linda                            - (chinandosi verso lui) E' un'inchiesta fino in fondo? (Johnny ride).

Johnny                          - Sicuro! Dovrete dire tutto!

Linda                            - In confronto ai miei 'giorni, l'ultimo forzato che ai trascina alla catena è un essere felice...

Johnny                          - Perché dite questo?

Linda                            - Se riuscirete a spiegarmelo, vi regalerò la più bella rosa del nostro parco...

Johnny                          - Ma... voi avete tutto, nella vita...

Linda                            - Sembra così, non è vero?

Johnny                          - Allora... ne siete disgustata?

Linda                            - Fino all'ultimo. Ora,, ditemi di voi...

Johnny                          - Oh, ilo non so... C'è stato un tempo che la vita mi sembrava aver perduto ogni valore...

Linda                            - E il lavoro...?

Johnny                          - Sì... ma era come salire le scale per tor­nare a scivolare in terra... (Sorridendo, Johnny si china verso di lei) Perché non late una gita qualche volta con Giulia e con me?

Linda                            - Certo, quando un terzo non sarà di troppo, fatemelo sapere...

Johnny                          - Presto, allora... (Pausa).

Linda                            - Dite, vi faccio l'impressione di chi si la­menta un po' troppo?

Johnny                          - No, non mi sembra davvero.

Linda                            - Allora vi dirò un'altra cosa: è una vita d'in­ferno, questa, Case.

Johnny                          - (guardandosi attorno) Volete dire... tutto questo lusso... tutta questa...

Linda                            - Mi togliete le parole di bocca.

Johnny                          - Oh, riguardo a questo, anche la mia non è molto variata...

Linda                            - E il rimedio?...

Johnny                          - Ecco, forse vi farebbe bene uscire, per un po', dico, da questo ambiente e dalla vita che fate: al­meno un giorno dentro e uno fuori.

Linda                            - Dei giorni... fuori? Volete dire degli anni.

Johnny                          - Va bene, prendeteveli. Il tempo è vostro.

Linda                            - Vi sembra così facile?...

Johnny                          - No, ma si può fare. Io voglio farlo. Sono deciso a prendere del tempo per me, molto tempo ap­pena ne avrò i mezzi.

Linda                            - Case, rai stupite! Vi credevo un lavoratore modello...

Johnny                          - Lo sono, ma voglio anche raggiungere lo scopo del mio lavoro.

Linda                            - E sarebbe?

Johnny                          - Oh, è semplice: Voglio che almeno una parte della mia vita appartenga a me solo. E non dev'es­sere una parte della vecchiaia.

Linda                            - Non diverrete mai un dominatore in questo modo.

Johnny                          - Oh, non mi importa, io voglio essere sol­tanto padrone del mio tempo, finche sono giovane. Ap­pena avrò 'da parte una ventina di migliaia di dollari, me ne andrò via, e nuche durano...

Linda                            - Lascerete gli affari?

Johnny                          - Certo. Ritirarsi da giovane, e lavorare da vecchio. E' questo che voglio fare.

Linda                            - E' grande. E Giulia lo sa?

Johnny                          - Non ancora. Non c'è motivo di darle delle speranze finche non è possibile. ,'Non diteglielo, vi prego.

Linda                            - Ma lei ha tanto del suo da bastare per due e anche per dieci.

Johnny                          - (scuotendo la testa) Grazie, ma devo es­sere io a bastare per noi due.

Linda                            - Vi capisco. E’ una follia, ma avete ragione, Ca?e. Voi non siete stato ancora avvelenato, non siete ancora schiavo...

Johnny                          - Di che cosa?

Linda                            - (con profondo ossequio) Della reverenza per la ricchezza.

Johnny                          - (ride) Siete una strana ragazza.

Linda                            - Strana, ro? E voi, allora, sognatore?!

Johnny                          - (ride e si alza) Prendi la mano di Johnny, sorella, e vieni verso la luce... (Giulia entra. Johnny si volge a lei) Gli hai parlato?

Giulia                            - Solo qualche parola.

Linda                            - Giulia! E che ha detto?

Giulia                            - Ancora niente. Johnny, vai nella stanza dì Ned. Tu non devi essere ancora arrivato. Prendi l’ascensore, papà sta scendendo le scale. Svelto, va.

Johnny                          - E quando 'dovrò arrivare?

Giulia                            - All'una. Manca un quarto, ancora.

Johnny                          - Ma perché tutte queste complicazioni ?

Giulia                            - Non fare domande, su da bravo...

Johnny                          - Ehi, senti, cara...

Linda                            - (andando verso il caminetto) Andate, Case. Non aspettatevi la semplicità, qui, pensate alla nostra fac­ciata sulla quinta strada... (Johnny ride ed esce. Linda si volge a Giulia) Dimmi: è stato terribile, papà?

Giulia                            - La solita storna lo sai: dice che mi vuole sposare per la dote...

Linda                            - Sempre lusinghiero... Ma Case non sapeva nulla del nostro tesoro, non è vero?

Giulia                            - No.

Linda                            - E anche se l'avesse saputo, che utilità c'è in tutto quel danaro, se non riesce nemmeno a procurarci il marito che vogliamo?

Giulia                            - Non devi parlare così, Linda!

Linda                            - Ascolta, Giulia: è un dolore che ho da tanto tempo, fin da quando mi... Oh, non parliamone ora. Ad ogni modo, io sono certa che se Johnny l'avesse saputo .prima, starebbe ancora fuggendo. Puoi considerarti fortunata, in questo.

Giulia                            - Ti ha fatto una buona impressione, non è vero?

Linda                            - Una buona impressione ? Ma non 'capisci che è la vita che è entrata in questa casa stamattina?! Sposalo subito, non lasciarlo andar via! E se papà co­mincia come al solito... Dov'è l'imperatore della Banca-, ora?

Giulia                            - Ha detto che sarebbe sceso tra poco.

Linda                            - Resisti, Giulia. Se non sai ora quello che vuoi, non lo saprai mai più. Fissa la data delmatrimonio e sii irremovibile. Ascoltami, Giulia....

Giulia                            - (lentamente) Io voglio che papà si accorga che Johnny ha le stesse qualità del nonno, eche non c'è nessuna ragione per cui non debba arrivare dove lui è arrivato.

Linda                            - Se lo vorrà...

Giulia                            - Se lo vorrà!? Non conosci Johnny. Non sai quanto sia andato già lontano, e da dove...

Linda                            - E dove voglia arrivare...

Giulia                            - Oh, sì, io lo so! Lo vedo chiaro come la luce del giorno! (Una pausa. Poi) Linda...

Linda                            - Dì?

Giulia                            - Sarà terribile lasciarti.

Linda                            - Non so cosa farò, 'dopo che sarai andata via. Ma devo fare qualcosa, uscirne, fuggire fuori di qui, o impazzirò. Potrei morire, se restassi, anche subito.

Giulla                            - (commossa) Cara...

Linda                            - Oh, non farei caso... (Va verso il caminetto) Potessi almeno riscaldarmi, in questa casa! (Si acco­vaccia accanto al fuoco, stendendo le mani verso di esso) Ma non preoccuparti per me. Me la caverò. Pensa a te, ora. Quando il grande affarista verrà qui, stai attenta a non lasciarti... (La porta si apre. Ella guarda al diso­pra delle sue spalle e scorge il padre) Quando si dice….

Giulia                            - Hai parlato con il signor Hobson, babbo? (Edward Seton entra. Ha cinquantotto anni. E’ di corporatura complessa, nervoso, distinto. Indossa una giacca nera da mattina? con un fiore bianco all'occhiello, e pan­taloni grigi a fighe. Si toglie gli occhiali a «pince-nez » e li ripone nella custodia d'argento).

Edward                         - Sì. Naturalmente, cara, c’è un'altra cosa da considerare. Qual è l'ambiente del giovanotto? E’ proprio il tipo idi persona adatta...? Oh, buongiorno, Linda.

Linda                            - Ci siamo già visti in chiesa, babbo. A che pensi? Sembri preoccupato...

Edward                         - Credo che Giulia ti abbia già narrato...

Linda                            - Narrato? Sì, ma non è una fantasia...

Edward                         - Beh, io direi idi andar piano nelle decisioni. (Giulia e Linda si scambiano uno sguardo).

Giulia                            - (avvicinandoglisi) Vorrei sposarmi il dieci di gennaio, babbo. Così sarebbero esattamente due set­timane a partire da martedì.

Edward                         - (sé dirige al tavolo presso il divano a destra e comincia a frugare in mezzo ai giornali) Assolu­tamente impossibile.

Linda                            - E perché?

Giulia                            - Sì, perché? Io non potrei sopportare un lungo fidanzamento.

Edward                         - Non c'è nessun fidanzamento da sopportare, finora.

Linda                            - Il ragazzo è tanto simpatico, babbo.

Edward                         - (subito) Lo conosci?

Linda                            - Ne ho sentito parlare.

Edward                         - (saggiando la parola) Simpatico...

Linda                            - Forse preferirai qualche -dote più solida... Ebbene, ho sentito dire che abbia anche quelle. Un gio­vanotto molto a posto, «otto ogni riguardo. Una vera fortuna a trovarlo. (Ned entra con la sua andatura aliena e siede sul divano a sinistra, con un giornale),

Giulia                            - Che ti ha detto il signor Hobson, papà?

Edward                         - Dobbiamo informarci sulla famiglia del giovanotto.

Giulia                            - Ma che ti ha detto?

Edward                         - L'hai tu la pagina finanziaria del « Times », Ned?

Ned                               - No, cerco di liberarmene almeno la domenica, se è possìbile.

Edward                         - Questo mi ricorda che dovresti rimanere in ufficio fino alle sei, ogni giorno.

Ned                               - Le sei! E perché?

Edward                         - Per essere di esempio agli impiegati.

Ned                               - Ma «e non ho mai niente da fare!

Edward                         - Troverai da occuparti in qualche modo.

Ned                               - Senti, babbo... è già una buffonata.

Edward                         - Mi capisci, Ned? (Pausa... Ned si dà per vinto).

Ned                               - Oh, va bene.

Giulia                            - Babbo, che ti ha detto il signor Hobson

Edward                         - (si aggiusta sul divano, scorrendo la pagina finanziaria, che ora finalmente ha trovato) Le sue in­formazioni non erano per nulla sfavorevoli.

Linda                            - Lode a Dio!

Giulia                            - Ma che coso ha detto, precisamente?

Edward                         - Dobbiamo saperne di più sul suo conto, Giulia. Sembra che abbia una certa abilità negli affari. Ha organizzato con successo la vendita delle azioni Seaboard. Ne possiede anche una certa quantità.

Ned                               - Seaboard! Disgraziato!

Edward                         - Fortunato, forse. Hobson mi ha detto che vi sono molti -segni di una ripresa favorevole per le Seahoard. Ne compreremo domani, Ned. Ma dobbiamo informarci sulla famiglia del signor Chase.

Giulia                            - Case, babbo, Case.

Linda                            - Lascia andare. Chase ha un suono più dolce...

Giulia                            - E’ di Baltimora.

Linda                            - Una vecchia famiglia, anteriore alla guerra civile, immagino».

Ned                               - Un Case, non era un giudice?

Edward                         - Ci informeremo. Faremo tutti i passi ne­cessari...

Linda                            - Babbo, «e comincerai a sfogliare qualche Almanacco della buona società, non resisterò più...

Edward                         - (con decisione) Io intendo conoscere qual­che altra cosa all'infuori del nome e della città natale del giovanotto. Naturalmente, egli non sa che tu hai già parlato con me, non è vero?

Ned                               - Certamente no.

Linda                            - Giulia fa le cose alla svelta, ma non fino a questo punto...

Edward                         - Non desidero che si parli di fidanzamento nel nostro primo colloquio. Dirigerò io la conversa­zione; e credo di saperlo fare. Tu e Ned, Giulia, potete andarvene con un pretesto qualsiasi. Sarei lieto che tu rimanessi, Linda.

Linda                            - Ho sempre detto che avrei dovuto imparare la stenografìa. (Edward sorride. Henry entra).

Edward                         - Mi affiderò alla tua memoria. Cosa c'è, Henry?

Henry                            - Il signor Case desidera farsi annunciare, signore.

Edward                         - Bene. (Henry esce, chiudendo la porta. Edward si aggiusta i polsini e siede con maggiore importanza nella sua poltrona).

Linda                            - Ed anche il fidanzamento del signor Case, dev'essere annunciato... Babbo, vorrei dare una festa l'ultimo dell'anno...

Giulia                            - Aspetta, cara...

Edward                         - (guardando la porta) Puoi dare una festa quando vuoi, 'Linda, ma riguardo al fidanzamento, è ancora prematuro.»

Linda                            - Un'altra cosa circa la mia festa è che dev'es­sere la « mia » festa, la mia soltanto.

Edward                         - Davvero?

Linda                            - Sì, solo a questo patto l'organizzerò. Potrò fare benissimo da sola questa volta, senza la tua segre­taria, e senza i preziosi consigli dei cugini Seton... Ma c'è qualcuno che attende.»

Ned                               - Sta in guardia, papà; certamente è un caccia­tore di dote.»

Edward                         - (ride) Oh, non è il primo giovanotto che interrogo...

Giulia                            - Papà.?

Edward                         - Dì, figlia mia?

Giulia                            - Ricordati: io so quello che voglio. (Johnny entra) Oh, sei qui?

Johnny                          - Già, sono qui.

Giulia                            - Babbo, questo è... il signor Case. (Johnny si dirige verso Edward. Si stringono la mano. Ned si alza).

Edward                         - Come state, signor Case?

Johnny                          - Bene, signore, grazie, e voi?

Edward                         - Mia figlia Linda

Linda                            - Molto piacere.

Johnny                          - Piacere»

Edward                         - E mio figlio Ned,

Johnny                          -Come state?

Ned                               - Mi ricordo il vostro viso, ma è la figura che mi imbarazza».

Edward                         - Giulia, se tu e Ned volete fare quelle tele­fonate, io e Linda intratterremo il signor Case finche vorranno gli altri, nevvero, Linda?

Linda                            - Sicuro. Io sono pronta.

Giulia                            - (si dirige verso la porta) Andiamo, Ned?

Ned                               - (seguendola) Ma che bella invenzione, quella del telefono. (Escono),

Edward                         - Accomodatevi, signor Case.

Johnny                          - Grazie. (Siede sullo scanno a sinistra e Linda su di un piccolo sgabello accanto al caminetto).

Edward                         - Immagino che, come tutti i giovani, ab­biate la cattiva abitudine di fumare prima di pranzo.

Johnny                          - Infatti, è così.

Edward                         - Un sigaro?

Johnny                          - Più tardi, grazie.

Edward                         - (siede comodamente su di un divano) Siamo stati completamente in balia della neve, in que­sti giorni, non è vero?

Johnny                          - Non sembra molta, qui, in confronto a Lake Placid...

Edward                         - Placid... Ah, sì! Mia figlia Giulia ne è tornata da poco...

Johnny                          - Lo so.

Edward                         - (breve pausa. Poi) Siete in affari a New York, signor Case?

Johnny                          - Sì, sono avvocato. Lavoro con Sloan e Hobson.

Edward                         - Una ditta eccellente. E siete anche nato a New York?

Johnny                          - No, sono nato a Baltimora. Nel 1910. Il 6 luglio. Ho trent’anni.

Edward                         - Baltimora... Avevo molti amici, un tempo, a Baltimora... I White, i Clarence White, forse lì cono­scete...

Johnny                          - No, non credo di averli mai conosciuti.

Edward                         - E poi, la famiglia Archie Fuller.

Johnny                          - Sconosciuta.

Edward                         - E... lasciatemi pensare... Il colonnello Evans, il vecchio Philip Evans...

Johnny                          - Mai sentito. (Un silenzio. Poi) Ci manco da molli anni. E ad ogni modo, non avrei mai potuto conoscerli. Mio padre e mia madre morirono quando ero ancora un ragazzo. Mio padre aveva una piccola drogheria a Baltimora e non fu mai capace dì farla affidar bene. Lasciò una grande quantità di debiti e mia madre dovette lavorare giorno « notte per liberarsene. Io ero l'unico figlio, e potevo far poco, a quell'età. Morì prima che avessi compiuto i sedici anni... (Linda ascolta con crescente interesse).

Edward                         - Oh, ma è molto triste...!

Johnny                          - Sì, è vero. Io non avevo nessun appoggio, eccetto uno zio, che faceva il conciatetti, a Wilmington. Ma era poco di buono, e si ubriacava spesso…

Linda                            - Anche noi abbiamo uno zio così, soltanto che non fa il conciatetti...

Johnny                          - (le sorride e continua) Ma io sapevo il fatto mio, e riuscii a vincere un paio di borse di studio. Fu un grande aiuto per pagare le tasse a scuola e all'università, e per il resto, mi ingegnavo in mille modi. Copiavo a macchina le dispense... lavorai perfino in una trattoria! Nelle vacanze vendevo pentole e tega­mini...

Edward                         - (debolmente) Linda! Sei ancora qui, Linda?

Linda                            - Sì, babbo.

Johnny                          - Oppure lavoravo in qualche fattoria o nei giornali. Durante l'ultimo anno dormii tutte le notti su di un divano, nel gabinetto di un medico: mi davano anche quindici dollari alla settimana per fare la guar­dia! Allora sì che andava bene!

 Edward                        - (è tutto quello che può dire) E'... è am­mirevole!

Johnny                          - No, era l'unica maniera di andare avanti... (Breve pausa) Desiderate qualche altra informazione, signore?

Edward                         - Non... non capisco...

Linda                            - (alzandosi) Ma... non volevi sapere...

Johnny                          - Posso dirvi qualche altra cosa sulla mia vita?

Edward                         - No, no... ehm... mi pare... ehm... (Fa dei gesti imbarazzati e tace. Dopo un momento, Johnny si dirige verso di lui).

Johnny                          - E allora, signor Seton, cosa ne dite?

Edward                         - Ma... di che?

Johnny                          - Di me e di Giulia.

Edward                         - Di... voi e di Giulia? Ma, io...

Johnny                          - Dico, del nostro matrimonio.

Edward                         - (silenzio. Poi) Ma... è un'assoluta sorpresa per me, signor Case. Non so proprio cosa dirvi.

Johnny                          - (sorridendo) Un sì mi farebbe piacere.

Edward                         - Lo credo. Ma temo che bisognerà proce­dere con maggiore cautela.

Johnny                          - L'unica difficoltà è nel tempo. L'idea di Giulia di sposare il dieci gennaio è anche la mia, infatti.

Edward                         - Bene, ci penseremo...

Johnny                          - Posso domandarvi per quanto tempo, si­gnore?

Edward                         - Signor Case, io non vi conosco affatto!

Johnny                          - Beh, cerchiamo di vederci più spesso, allora. Che ne direste di domani, a pranzo?

Edward                         - Domani ho molti impegni….

Johnny                          - Martedì, allora?

Edward                         - (esitante) Vogliamo incontrarci al Club dei Banchieri venerdì all'una?

Johnny                          - Mi dispiace davvero, ma venerdì sarò fuori. Devo andare a Boston per certi affari... Sarebbe meglio domani. (Pausa. Ned e Giulia ritornano. Edward allora dice, in fretta).

Edward                         - Benissimo. Aggiusterò i miei appunta­menti... Ah, Ned, dulia». Come mai ritardano tanto i Cram? (Ma Johnny interrompe prima che essi pos­sano rispondere).

Johnny                          - Grazie. Nel frattempo, penso che il signor Hobson o il signor Sloan potranno darvi qualche buona informazione su di me. Non sono ancora qualcuno, è vero, ma, in fondo, sono un bravo ragazzo, e amo Giulia moltissimo, e... anche lei sembra che mi voglia molto bene, quindi... E’ tutto quel che c'è da dire, e credo che noi potremo essere infinitamente felici, e... Che ne dici, Giulia ?

Giulia                            - Che hai ragione, caro!

Linda                            - Andiamo, babbo, sii buono...

Edward                         - E' un passo troppo importante per deci­dere così, da un momento all'altro...

Giulia                            - Ma io voglio sposarmi il dieci...

Edward                         - (con improvvisa durezza) Tu ti sposerai quando avrò deciso io, e nel giorno che io sceglierò.

Giulia                            - Ma... il nostro progetto era per il dieci…

Edward --------------- - Il dieci è fuori discussione.

Giulia                            - Oh, papà, ma io…

Edward                         - Non parliamone più, per il momento.

Linda                            - Via, papà, non fare il severo... Lo so, ilo so che dirai di sì... vedrai, sarà così bello, tutti uniti... (Si odono voci dall'ingresso).

Edward                         - Seton? Laura? Sono loro?

Linda                            - Ci puoi scommettere. Altro che tutti uniti... (Seton Crani e sua moglie Laura entrano. Seton ha tren­tasei anni. E' un po' calvo, con una leggerissima pinguedine, ma corretto nella sua giacca da mattina, i pantaloni a righe e le ghette. Laura ha trentadue anni. E’ leggermente più. alta di Seton. Ha un viso non brutto ma antipatico. E’ vestita elegantemente, per quanto lo consente la sua figura sgraziata).

Seton                             - Salve...

Edward                         - Come va, giovanotto?

Seton                             - Divinamente, grazie. Abbiamo fatto tutta la strada a piedi. (Stringendo la mano a Edioard).

Laura                             - Spero di non essere in ritardo, vero, Ned?

Ned                               - Oh, no davvero!

Linda                            - Anzi, siete arrivati anche troppo presto,..

Laura                             - Oh, Giulia, cara, sei già tornata. (La bacia, poi si china su Linda) E tu, Linda, tesoro!

Linda                            - (sfuggendo la minaccia del bacio) Attenta, Laura, ho un tremendo raffreddore!...

Laura                             - (scostandosi) Eppure non ti ho mai vista così bene!

Edward                         - Vi presento... il signor Case... mio nipote, il signor Crani» e la signora Crani. (Laura inchina il capo).

Seton                             - Piacere...

Johnny                          - Piacere... (Ned si scosta da Laura. Edward, ancora sotto l'impressione del colloquio con Johnny, fissa lo sguardo nel vuoto).

Laura                             - Dite, non è terribile come si screpolano le mani -con questo freddo? Non so proprio come fare... E come era li lago, Giulia? Avrai dovuto passare dei «giorni deliziosi... c'è tanta gente carina lassù... Tanti bei giova­notti, anche... Oh, non hai bisogno idi negarlo, cara... Noi conosciamo bene Giulia, nevvero, Seton? E tu, Linda cara... è un'eternità che non ci vediamo... (Siede sullo scanno a destra) Siedi qui accanto a me, e raccontami tutto...

Linda                            - Beh, prendiamo una giornata qualsiasi: mi alzo alle otto e mezzo, mi lavo, mi vesto, e prendo il caffè e latte Non vuoi spazzolarti un po' prima di pranzo, Ned?

Ned                               - E tu, Johnny, non vorresti spazzolarti un poco anche tu?

Johnny                          - Sì, grazie, vi stavo proprio pensando. (Lo segue verso la porta).

Linda                            - E tu, Giulia?

Giulia                            - . No, grazie, non ne ho bisogno.

Linda                            - Guarda un po' me, invece! (Traversa rapida­mente la stanza, dietro Ned e Johnny,, scuotendosi di dosso della polvere immaginaria) Semplicemente coperta di pol­vere! Arrivederci, cari!

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

La camera dei giochi, all'ultimo piano. E’ una stanza spaziosa, col soffitto basso, dei pannelli bianchi e una tappezzeria celeste chiaro, sulla quale sono tracciati fine­mente in argento, verde e bianco, dei disegni di personaggi e di avventure tratti da libri di favole.

A destra ed a sinistra vi sono due finestre, con delle tende di un azzurro più cupo di quello delle pareti, pun­teggiato di stelle bianche; sotto ciascuna di esse è ricavato un sedile di legno. L’unica porta, che dà sul pianerottolo, è nel fondo.

A destra v'è un attrezzo per gli esercizi alle sbarre e un sacco da allenamento per la boxe; un paio di trapezi pendono dal soffitto, legati per mantenerli in alto. Contro il muro di fondo v'è una scansia di vetro, contenente una collezione di vecchi giocattoli, disposti in file ordinate sui palchetti. A destra v'è anche un tavolo, con un tap­peto, e quattro piccole sedie. Contro il muro di fondo,, a sinistra, una vecchia scatola musicale, e, nell'angolo vi­cino, un piccolo grammofono elettrico.

A sinistra v'è anche un piccolo divano basso, una minu­scola poltrona e dei cuscini. E' l'ultimo giorno dell'anno, di notte.

 (All'alzarsi del sipario, la stanza è vuota e appena illuminata dalla luce elettrica esterna che viene dalle finestre. Dopo qualche momento, Giulia apre la porta e chiama)

Giulia                            - Linda! (Nessuno risponde. Si ode, dal basso, della musica da ballo) Non c'è.

Ned                               - (passandole avanti, va ad un interruttore e accende la luce nella stanza) Non ho detto che ci fosse. Ho detto solo che questo è il suo rifugio, abitualmente, quando le cose vanno male. (Essi entrano nella stanza. Entrambi sono in abito da sera. Ned ha in mano due bicchieri di -whisky e soda; ne depone uno sul tavolo e continua a tenere l’altro).

Giulia                            - Credo che non sia più in casa.

Ned                               - (beve un sorso del whisky) Può darsi.

Giulia                            - Ho detto agli invitati che aveva una emicrania terribile, ma che sarebbe scesa più tardi.

Ned                               - Bah, una scusa come un'altra... (Beve un altro sorso) Andiamo via di qui. Questa stanza mi fa sen­tire male...

Giulia                            - Un momento. Hai visto papà, quando non è venuta a pranzo? Era furente... (Chiude la porta. La mu­sica non si ode più) Dobbiamo fare qualcosa, Ned.

Ned                               - E' una parola!

Giulia                            - (sedendosi) Ma è la lesta che ha voluto lei!

Ned                               - Non farmi ridere, Giulia. Era, forse, prima che tu e papà rovinaste tutto.

Giulia                            - Io?

Ned                               - Già, e i Crani vennero a dare l'ultimo colpo. Invitarono un esercito di persone... proprio quello che Linda non voleva. Tu hai scritturato i cantanti scozzesi e hai fatto venire un fioraio, che ha ridotto le stanze come tante camere ardenti. E così la bella festa di Linda è diventato un funerale di prima classe! Non le si può dare torto davvero se non vuole assistervi! Ma io(alza il bic­chiere) bevo alla sua salute!

Giulia                            - Ha torto, invece! Avrebbe dovuto capire che papà non poteva annunciare il mio fidanzamento in una marniera diversa.

Ned                               - Già, è vero, avrebbe dovuto capire. Ma vedi, a differenza di me, Linda spera sempre, ancora... (Beve di nuovo) A Linda!

Giulia                            - Basta, Ned.

Ned                               - Basta cosa?

Giulia                            - Non hai fatto che bere, dalle otto in poi.

Ned                               - Davvero? Che strano tipo, Ned, no? Perfino l'ultimo dell'anno... (Finisce il bicchiere e si 'prende l’altro).

Giulia                            - Vuoi smettere, per favore?

Ne»                               - Sorellina cara, ho diritto di bere quanto mi pare e piace, a quei ricevimenti a cui m'i degno di assistere. (Ella si volge a lui con una esclamazione di stizza) E bere quanto mi pare significa bere fino a che posso. E' l'unica difesa contro gli ospiti noiosi. Linda invece è sfortu­nata, non ha nemmeno questa risorsa.

Johnny                          - (entra. Dalle scale giungono musica e vocio) Credeteci o no, ma ho discusso finora di politica con un ammiraglio! (Si guarda intorno) Che bella stanza!

Ned                               - E’ troppo piena di spettri, per me. Mi fa venire i brividi.

Giulia                            - Non è nemmeno qui, Johnny.

Johnny                          - Chi, Linda?

Giulia                            - Già.

Johnny                          - Perché avrebbe dovuto esserci?

Giulia                            - L'aveva pensato Ned.

Ned                               - Ned aveva torto. (Henry e Charles entrano. Henry porta una tovaglia, delle posate, piatti e bicchieri; Charles un secchio con lo champagne in ghiaccio e un vassoio di tramezzini. Si dirigono al tavolo).

Giulia                            - Non c'è più spazio all'altro piano, Henry?

Henry                            - La signorina Linda ha telefonato di preparare qui per sei, alle undici e mezzo, signorina.

Ned                               - Ned aveva ragione.

Giulia                            - Sapete da dove abbia telefonato?

Henry                            - Non lo ha detto, signorina. (Pausa. Henry e Charles preparano la tavola).

Johnny                          - (a Giulia) Lo so dov'è, se è questo che volete sapere.

Giulia                            - Tu? E dov'è?

Johnny                          - Da Nick e Susanna Potter.

Giulia                            - E che fa con loro?

Johnny                          - Non so, staranno insieme...

Ned                               - Sono le undici e venti, ora.

Giulia                            - Come lo pensi, Johnny?

Johnny                          - L'ho incontrata nel pomeriggio. (Mi disse che non sarebbe rimasta in casa, stasera. Pare che la       festa, per lei, avesse un'importanza molto maggiore di quanto sembrasse.

Ned                               - Non più di quanto credessi io. L'avevo detto, a papà.

Johnny                          - Era inutile cercare di convincerla. Mi ha detto che non sarebbe tornata. Allora io sapevo che ;Nick e Susanna avevano invitato Peter. Jessup e Mary Hedges, e ho telefonato a Susanna, dicendole di invitare anche Linda.

Giulia                            - Avresti dovuto dirmelo prima.

Johnny                          - Perché?

Giulia                            - Gente come quella non è adatta per Linda.

Johnny                          - (la guarda per un momento sorpreso, poi ride) Ma che vai dicendo, Giulia?

Giulia                            - Proprio così, le montano la testa, ancora più di quanto non faccia da sé stessa. (Henry e Charles escono, chiudendo la porta. Mentre essi vanno).

Ned                               - Ma sono i suoi migliori amici.

Giulia                            - Spero che non vorrà portarseli qui e ce­nare da sola con loro...!

Ned                               - - Già, e perché no?

Giulia                            - Perché è impossibile, ecco.

Ned                               - Ma che cos'è questa congiura contro Linda? Una volta tanto avremmo potuto divertirci, con lei, e invece niente, e se ora vuole divertirsi un po' almeno da sola, casca la casa! (Giulia non risponde. Johnny si siede accanto a lei).

Johnny                          - Questa stanza mi piace immensamente, e a te, Giulia?

Giulia                            - (seccata) Anche a ime. La fece fare la mamma per noi.

Johnny                          - Doveva essere tanto buona...

Giulia                            - E' vero.

Ned                               - Papà avrebbe voluto una 'grande famiglia, era la sua aspirazione. Così la mamma ebbe Giulia, tanto per cominciare. Ma Giulia era una femmina, e papà vo­leva il maschio. Poi venne Linda, ma anche lei era una donna. La borsa della speranza perdette ancora dei punti. (La sua voce si alza) Ma l'anno dopo venni io e le azioni risalirono, e ci fu pace in terra e gioia in tutti i cuori. Era un maschio, e il nome dei Seton era salvo! (Giulia lo guarda preoccupata) Io sono nato per la gioia del papà, io sono nato per la gioia di mammà. Bevi alla mamma, Johnny, era una Seton anche lei ma per non esserlo più, preferì morire!

Johnny                          - (ride imbarazzalo) Parli in un certo modo, Ned...

Ne»                               - La verità, Johnny, la verità...

Giulia                            - (a Johnny) Vuoi provare un po' tu a per­suaderlo che ha bevuto anche troppo?

(Ned                              - No, Giulia, sono parole sante... C’è un piccolo bar nella mia stanza, Johnny, e se posso offrirti qual­cosa... Vedrai, è molto carino e tranquillo, come ogni ri­fugio in questa casa... Bevo alla salute idi papà. (Vuota il bicchiere, lo depone sul tavolo, gira sui talloni ed esce, chiudendo la porta).

Giulia                            - Dobbiamo fare qualcosa per loro, assolu­tamente, Johnny!

Johnny                          - Per lui e per Linda?

Giulia                            - Ma sì, sì!

Johnny                          - Non vedo che cosa... Nel loro intimo, vi­vono molto di più di quanto non sembri. E Linda dev'es­sere giunta ad un punto... In quanto a Ned...

Giulia                            - Fa sempre così, sempre...

Johnny                          - (si alza) Eppure, avrà dovuto incominciare, una volta. Lo terrò d'occhio, però, e se dirà qualche sproposito lo porterò a letto.

Giulia ----------------- - Linda dovrà scendere giù! Gli invitati co­minciano già a sospettare di qualcosa... Deve venire assolutamente!

Johnny ---------------- - Hai ragione, cara, però...

Giulia ----------------- - Però cosa?

Johnny                          - Perché non cerchiamo di divertirci un po' stasera?

Giulia                            - Ma io mi diverto, Johnny. Mi sembra una bellissima festa!

Johnny                          - E allora, perché quella ruga in mezzo agli occhi e questo sentirti responsabile personalmente di trecento invitati, di tuo fratello, di tua sorella, e di tutti?

Giulia                            - Bisogna pure che qualcuno ci pensi...

Johnny                          - Ma c'è tuo padre...

Giulia                            - Poveretto... I giornalisti gli hanno dato la caccia tutto il giorno...

Johnny                          - Anche a me, lo sati? Non mi sono mai sen­tito così importante...

Giulia                            - Spero che non avrai detto qualche scioc­chezza...

Johnny                          - No, soltanto ho domandato quanto mi offri­vano per il racconto completo del nostro amore e del nostro fidanzamento. « Un ragazzo di campagna sposa un'ereditiera, mentre la tempesta travolge la città». Un bel titolo, non ti pare?

Giulia                            - (ride) Ma che dici, Johnny?

Johnny                          - Non li ho nemmeno visti. A proposito, la compagnia di navigazione mi ha telefonato. Vorrebbero darci un appartamento, invece di una cabina.

Giulia                            - Dobbiamo accettare?...

Johnny                          - Perché no?

Giulia                            - Potrebbe sembrare eccessivo'... Lo domande­remo a papà.

Johnny                          - (breve pausa. Poi) Forse faremmo meglio a non partire affatto. Anche questa è una dimostrazione di ricchezza.»

Giulia                            - Andiamo, Johnny...

Johnny /                        - Cara, ma se dobbiamo partire, perché rifiu­tare le comodità che ci offrono!

Giulia                            - Che strano tono hai... (Egli la guarda sorpreso, poi ride sinceramente).

Johnny                          - Giulia, mi fai ridere! « Che strano tono hai»! (Ella si volge da lui).

Giulia                            - (dopo una pausa) Naturalmente, puoi fare come vuoi.

Johnny                          - Sarei contento che So volessi anche tu.

Giulia                            - (torna vicino a lui) Sarei contenta anch'io, Johnny. (Egli si china e la bacia lievemente).

Johnny                          - Cara. (La prende per mano e la conduce alla porta) Avanti, scendiamo 'giù e attacchiamo una gavotta.

Giulia                            - (si ferma) Vuoi farmi un favore, Johnny?

Johnny                          - Certo.

Giulia                            - Resta qui finché Linda sarà tornata e per­suadila a scendere. Io non posso aspettare, qualche invi­tato potrebbe salire fin quassù, specialmente qualche invi­tata, e allora...

Johnny                          - Va bene, glie lo dirò.

Giulia                            - Ma devi insistere!

Johnny                          - Farò lutto quello che è consentito a un gentiluomo in tali circostanze.

Giulia                            - Sei così antipatico, certe volte«!

Johnny                          - Giulia!

Giulia                            - Eh...?

Johnny                          - Sei la più grande bugiarda.»

Giulia                            - E’ vero. Ti adoro. (Va alla porta, l’apre e si volge dì nuovo a lui. Si odono risa dal basso) Fa come vuoi. Ti amo.

Johnny                          - Via subito da quella porta, e chiudila bene, altrimenti non ne uscirai più!

Giulia                            - Soltanto a .guardarti mi vengono i           brividi (Egli corre alla porta, ma la trova chiusa. Resta incerto per un momento, poi l'apre e chiama « cara » ma invece di Giulia, trova Nick Potter).

Nick                              - Ehi! Che scherzi sono questi?!

Johnny                          - Nick! (Nick si allontana da lui, accigliato, aggiustandosi la giacca. Ha circa trentaquattro anni, un viso simpatico e burlone).

Nick                              - Parliamoci chiaro, altrimenti.»

Johnny                          - Dov'è Susanna?

Nick                              - Sta salendo. Sento dire che ti sposi... Congra­tulazioni. E’ già ufficiale?

Johnny                          - Grazie. No, verrà bandito a mezzanotte, tra il rullar dei tamburi. « Una dama ha perduto un braccialetto di diamanti e un cavaliere un orologio di platino »...

Nick                              - Con il felice organizzatore della festa, signor Edward Seton, al microfono...

Johnny                          - Proprio cosi.

Nick                              - Ho saputo quello che ha fatto». Ha un gusto funerario, quel signore...

Johnny                          - Con me è molto gentile.

Nick                              - Sicuro, ti crede una speranza della Borsa» E’ per questo che ha acconsentito. Le stesse virtù di nonno Seton: venuto su dal nulla... arrivato alle stelle. Forse perché io non ho mai fatto grandi cose, ma…

Johnny                          - Eppure, credi, mi piace, davvero.

Nick                              - Ad ogni modo farai bene a non rallentare la vigilanza. (Prende una bottiglia di champagne, l’apre e riempie i bicchieri. Attraverso la porta rimasta aperta, giungono voci e musiche).

Johnny                          - E quindi, tu credi che se io lasciassi gli affari...

Nick                              - Provaci e vedrai... Si scaglierà contro di te come un fulmine di guerra.

Johnny                          - Ma Nick, no, non lo conosci.

Nick                              - Speriamo... E tu pensi davvero di farlo?

Johnny                          - (andando al divano) Sì.

Nick                              - E con quali mezzi, se non sono indiscreto?

Johnny                          - Ho un certo numero di azioni, che hanno cominciato a salire, e se arrivano dove spero...

Nick                              - Ma non avete già dinanzi a voi un roseo av­venire, tu e Giulia?

Johnny                          - Tu e Susanna ne avete uno migliore.

Nick                              - Senti, piccolo, io non ti consiglio a fare certi discorsi in questa casa. Non capirebbero nemmeno idi che cosa parli.

Johnny                          - Giulia, almeno, capirebbe.

Nick                              - Può darsi. Ma il vecchio è terribile, Johnny. Sul serio non lo conosci.

Johnny                          - Basta con le vostre maldicenze, signor Potter. Dovrete rispondermi di queste ingiurie contro un Seton!

Nick                              - (gli si avvicina e gli mostra una bottiglia vuota) Avanti, colpiscimi, se ne hai il coraggio... Colpisci, ma prima levati gli occhiali...! (Entrano Linda e Su­sanna. Susanna ha trent’anni, è elegante e simpatica. Si dirige immediatamente da Johnny e gli dà un bacio).

Susanna                         - Evviva, Johnny!

Johnny                          - Grazie, Susanna.

Susanna e Nick             - (insieme) Vi auguriamo di essere felici, come lo siamo e lo saremo noi. (Linda chiuda la porta. Le voci e la musica non si odono più. Nick riempie di nuovo i bicchieri).

Johnny                          - (a Linda) E Peter e Mary?

Linda                            - Devono venire tra poco.

Johnny                          - Linda, ho l'onore di informarvi che un altro ricevimento si sta svolgendo in questa casa.

Linda                            - Volete alludete a quel ballo di terza classe, al primo piano? (Si dirige verso Nick) Meglio non par­larne. (Nick porge un bicchiere a lei, poi un altro a Susanna)

Nick                              - Ecco, tesoro, bagna con questo la tua boc­cuccia... (Nick e Johnny prendono i loro bicchieri. Su­sanna leva il suo).

Susanna                         - A Johnny e alla sua Giulia.

Johnny                          - A Giulia. (Bevono. Linda siede accanto al tavolo).

Nick                              - (esaminando il vassoio) Soltanto tramezzini? Che ospitalità!...

Linda                            - Il meglio verrà poi... Dovevate stare con noi, Johnny. Dalle otto fino alle undici non abbiamo detto una sola parola ragionevole...

Susanna                         - Ma poi la nostalgia della casa ti ha vinta.

Linda                            - Sono dura a morire, io, e questa lesta, e la mia stanza... L'unica speranza è che nessuno entri. (Johnny siede accanto a Linda).

Nick                              - Vi dico io chi dovrebbe entrare.

Linda                            - Chi?

Nick                              - Seton e Laura.

Linda                            - Non resisterebbero a lungo. Vedete quei trapezi?

Nick                              - Sì...

Linda                            - Un tempo io e Seton ci dondolavamo su di «issi, lanciandoci degli insulti.

Nick                              - Meraviglioso!

Johnny                          - Davvero non volete scendere?

Linda                            - No, angelo mio, no.

Nick                              - E' splendido qui. Mi leva cinquanta emù dalle spalle. (Guarda l’orologio) Le undici e quarantadue. La vecchia cicogna è già in viaggio, con il piccolo anno appena nato. (Siede con Johnny e Linda).

Linda                            - Vorrei che qualcuno mi dicesse quello che farò quest'altro anno, e l'anno dopo, e tutti gli altri.,,

Susanna                         - E' un marito, che ci vuole, Linda. (Sì uni­sce a loro).

Linda                            - Hai forse qualche indirizzo?

Susanna                         - Arriverà anche per te. E spero che saprai comportarti come si deve, allora.

Linda                            - Già, ma nel frattempo? Farò il giro del mondo, con una cameriera e un cane? Prenderò il sole dalle spiagge...?

Nick                              - A me piace, giuocare sulla sabbia.

Linda                            - Oppure entrerò in qualche comitato di bene­ficenza? Cara Susanna, Tunica beneficenza che farò, sarà per i ricchi, e non per i poveri. Ne hanno molto più bisogno di loro. (Nick, Susanna e Johnny mangiano tramezzini e bevono champagne).

Nick                              - Sentite, Linda, mi permettete di dirvi quello che penso di voi?

Linda                            - Coraggio.

Nick                              - C'è in voi molto di più di vostro nonno di quanto non pensiate.

Linda                            - Buuu!

Nick                              - Eppure è così! Egli non era soddisfatto della sua vita, e se ne fece un'altra. A voi ora non piace questa capanna a cinque piani che luì aveva costruito, e ve ne ritornate nei boschi, con il sacco e l’accetta.

Susanna                         - « La piccola pioniera », protagonista Linda Seton.

Johnny                          - Ma Linda cammina per la via sbagliata. Se­gue la strada dell'allegria, e crede che divertirsi sia lo scopo della vita.

Linda                            - Oh, davvero?

Johnny                          - Proprio -così. Io, invece... non cerco solo il divertimento. No, io voglio conoscere tutto - dentro e fuori - civile e primitivo.

Nick                              - Anche tu hai ragione.

Johnny                          - E non c'è più nessuno scopo se qualcun altro ci dà tutto questo. Bisogna conquistarselo da soli…

Nick                              - E’ vero. Qual è la data del matrimonio, Johnny?

Johnny                          - Il dodici.

Linda                            - Perché non più il dieci?

Johnny                          - Il signor Seton aveva una riunione impor­tantissima. Figurali Nick, il pranzo ufficiale del sinda­cato degli uscieri.

Nick                              - (a Susanna) Non aspettarmi a pranzo, per quel giorno.

Susanna                         - (a Johnny) E così» avete rimandato anche la partenza?

Johnny                          - Per forza,

Susanna                         - Non vorreste dirmi che viaggerete sul «Paris », ora?

Johnny                          - Sì, invece. Perché?

Susanna                         - Ma noi abbiamo spostato la nostra par­tenza dal giorno dieci a quello del « Paris », apposta per non turbare la vostra luna di miele!

Nick                              - Beh, torneremo come prima».

Johnny                          - No! Staremo più allegri, insieme….

Linda                            - E ora indovinate un po' quello che ho fatto io stamattina, in un momento di follia,

Nick                              - Che avete fatto?

Linda                            - Ho rinnovato il mio passaporto e quello di Ned. Voglio fare andar via anche lui.

Susanna                         - E così pensiamo tutti di imbarcarci... Uno vera spedizione!

Linda                            - Sì, ma non insieme... una settimana dopo...

Johnny                          - No, venite con noi, Linda! Sarà magnifico... Saremo i padroni della nave...

Linda                            - Ne avrete già abbastanza della famiglia, fino allora, 'giovanotto.

Johnny                          - E quanto tempo starete fuori, Nick?

Nick                              - Qualche mese...

Johnny                          - Vi godete la vita, voi due...

Linda                            - Non è vero? (A Susanna) Per me, siete stati sempre le persone più sagge che abbia conosciuto.»

Susanna                         - Oh, Linda, grazie!

Linda                            - Siete la mia sola speranza nel mondo…

Johnny                          - Anche la mia

Nick                              - E' vero, basta guardarci: sorridi, cara

Susanna                         - (sorridendo) I beati Potter.

Nick                              - E tu Johnny? Quanto ti tratterrai, con Giulia?

Johnny                          - Beh... Può darsi per un tempo indefinito.

Linda                            - Che dite? Giulia aveva detto che per marzo...

Johnny                          - Giulia non lo sa ancora.

Linda                            - Che cos'è, Johnny?!

Johnny                          - Ecco, alcune azioni che avevo comprato a otto sono state così gentili da arrivare fino a quindici, proprio oggi. E se un certo affare mi andrà bene, credo che potrò raddoppiarne il valore.

Susanna                         - (incredula) Sarò stupida, ma...

Johnny                          - Amici, vi sono buone speranze che possa abbandonare gli affari sabato prossimo!

Linda                            - Johnny!

Nick                              - Per sempre?

Johnny                          - Finche dura.»

Susanna                         - Bene, ragazzo mio!

Linda                            - Ma è magnifico!

Nick                              - E Giulia non ne sa niente?

Johnny                          - Non ho detto ancora una parola a nessuno. Voglio prima essere certo. Tutto dipende da quello che farà una certa banca di Boston, Lo saprò martedì.

Linda                            - Oh, lo faranno! Non so di che si traiti, ma lo faranno! Sono certa che lo faranno! Dio, come sono felice! (Un momento, poi) Ma, Johnny...

Johnny                          - Cosa?...

Linda                            - Ho paura...

Johnny                          - Di che?

Linda                            - Un momento: babbo e Giulia... (Tace, men­tre Seton e Laura appaiono sulla soglia, esclama con disgusto) Cielo, è laura, Laura la strega! (Johnny e Nick si alzano. Laura si guarda intorno).

Laura                             - Ma che stanza carina!

Seton                             - Bene, bene, e così, siete qui... (Entra, Laura lo segue).

Nick                              - Già, siamo qui.

Seton                             - Salve, Nick            .. buonasera., Susanna.

Nick                              - Come va?

Laura                             - (a Susanna) Mia cara, ma che allegria! Non mi sono mai divertita tanto in vita mia! Sei così bella che sembri dipinta! Posso sedermi un minuto? (Siede sulla sedia di Nick).

Linda                            - Perché no?

Laura                             - E’ la prima volta che vengo quassù. E’ pro­prio delizioso...!

Nick                              - Certo, è un po' lontano dalla strada...

Susanna                         - E l'acqua non è proprio come dovrebbe essere...

Nick e Susanna             - (insieme) Però, è il più bel posto del mondo!

Johnny                          - Non cambiatelo, amici. E' il circolo dei dise­redati...

Laura                             - Ma che state dicendo...?

Linda                            - (si alza e va presso il tavolo) Oh, scherzi... frasi da nulla, così.

Nick                              - E' la nostra difesa contro le influenze funeste

Laura                             - Le decorazioni sono un amore...

Linda                            - Ed esse amano di essere amate.

Laura                             - Oh, non posso seguirti...

Nick                              - Eh, la nostra conversazione è altissima...

Seton                             - (si china e prende Johnny pel braccio) Siete un volpone, voi!

Johnny                          - Davvero? E perché?

Seton                             - Sani Hobson è tra gli invitati. Mi ha detto proprio ora del vostro colpo con le Seaboard. Avreste po­tuto metterne a panie gli amici...

Johnny                          - Ma c'è ancora tempo per entrare nell'affare...

Seton                             - E infatti ci sono entrato. Sapete .che c'è un ordine al vostro ufficio di comprare sessantamila azioni per Ross, della banca di Boston?

Johnny                          - (emozionato) Ne siete certo?

Seton                             - L'ho visto io stesso.

Johnny                          - Allora, è fatto.

Susanna                         - Davvero, Johnny?!

Johnny                          - Per quanto mi riguarda, sì!

Seton                             - Saranno trenta o quarantamila, in( tutto.

Susanna                         - E i rotti?

Linda                            - Johnny, Johnny!

Seton                             - L'impressione di tutti è che siate stato voi a causare il rialzo delle Seaboard.

Johnny                          - Beh, non direi fino a tanto...

Seton                             - E' stato proprio Ross che me l'ha detto. Sen­tite, noi saremmo felici di avervi con noi, da Pritchard & Ames.

Johnny                          - Grazie, me l'avevano già chiesto.

Seton                             - Ve l'aveva detto il Capo?

Johnny                          - Sì, l'ho visto oggi.

Seton                             - Per cominciare, avreste il doppio di quanto guadagnate attualmente e un posto direttivo nelle Sea­board. Spero che accetterete...

Johnny                          - Devo comunicargli domani la mia decisione.

Seton                             - Credete, sono i primi cinquantamila che sono i più difficili... dopo...

Linda                            - Attento, Johnny!

Seton                             - In due anni raddoppierete il capitale, e in cin­que lo avrete quadruplicato!

Nick                              - Volete prestare un soldo a un poveretto per una tazza di brodo, signore? (Johnny ride).

Seton                             - E così, che ne dite?

Johnny                          - Ci penserò...

Seton                             - Non potrete far nulla di meglio che venire con noi.

Johnny                          - (si alza e poggia il bicchiere sul tavolo) Siete molto gentile, vi ringrazio.

Linda                            - - Attento, Johnny!

Johnny                          - Non preoccupatevi, Linda.

Seton                             - Se voleste accennarmi le vostre condizioni...

Linda                            - Basta con gli affari, questa sera, Seton.

Seton                             - Volevo soltanto dire a Johnny...

Linda                            - Ma basta, su...

Seton                             - (ride e si alza) Obbedisco! Siete la padrona…. Allora, vogliamo scendere giù tutti, e stare un po' allegri?

Laura                             - (alzandosi) Sì, andiamo. E’ una festa dav­vero meravigliosa...

Linda                            - Grazie, io non scendo.

Seton                             - Vieni, Linda - non fare la sciocca.

Laura                             - Andiamo, cara; tuo padre ci ha detto... ,

Linda                            - Si, immaginavo. Ma non scendo ugualmente.

Nick                              - (girando per la stanza) Dov'è la nostra vecchia scatola di musica, Linda?

Linda                            - Laggiù… ma ho qualcosa di meglio. (Si dirige al grammofono nell'angolo) State a sentire... è un grammofono elettrico. Vi farà sciogliere il, cuore con le sue me­lodie...

Nick                              - Lungi da noi allora (Seton e Laura si av­viano verso la porta).

Seton                             - Manca un quarto a mezzanotte, ormai.

Nick                              - (esaminando la scatola musicale) Benvenuto, gentile anno nuovo...!

Laura                             - Linda, davvero io pauso...

Linda                            - Lo so, Laura.

Nick                              - (leggendo il repertorio della scatola musicale) « Dolce Maria », «Nozze fatali », « Il canto del mio cuore ». (Henry e Charles entrano con dei piatti di carne fredda e altre vivande. Un coro di voci maschili giunge dal basso).

Susanna                         - Dio mio, che cos'è mai?

Linda                            - Sono i cantanti .scozzesi, i piccoli cari... (Ella guarda spesso Johnny. Charles chiude la porta. Linda fa suonare sul grammofono un disco di musica da ballo in tono forte).

Seton                             - (irato) Ma che credi di fare, in questo modo?

Linda                            - Di restare in pace.

Nick                              - (ballando da solo) « Oh, che notte! Chenotte!

Linda                            - Volete un pò di vino, Case?

Johnny                          - Grazie.

Linda                            - (intensamente) Dovete essere forte, ora!

Johnny                          - Non mi sono mai sentito così forte.

Linda                            - (a Susanna) Peter e Mary non ci avranno abbandonato...

Susanna                         - No, saranno per via... (Henry e Charles, avendo terminato di deporre i cibi sulla tavola, escono).

Laura                             - (sulla porta) Davvero, (Linda, gli invitati mormorano...

Linda                            - Ho già detto che non scendo.

Laura                             - (con una risata agrodolce) Beh, se proprio non vuoi...

Linda                            - Ma non ho affatto intenzione dì trattenere chi vuole andare.

Laura                             - (la fissa un momento, poi a Seton) A quanto pare, non siamo i benvenuti, qui.

Seton                             - L'avevo capito. Linda, francamente devo dirti che la tua condotta verso gli ospiti è semplicemente ol­traggiosa.

Linda                            - E sei venuto a dirmi questo, tesoro?

Seton                             - Se vuoi saperlo, è uno degli atti più villani che si possano compiere.

Linda                            - E chi te l'ha chiesto?

Laura                             - Quando si invitano trecento persone...

Linda                            - Io ho invitato sei persone, tre delle quali sono qui.

Laura                             - Faremmo meglio ad andarcene, Seton.

Linda                            - Giacché ci siete, potete anche restare. Sol­tanto, preferirei che le critiche non le faceste in viso. ma dietro le 'spalle, come al solito.

Laura                             - (apre la porta) Andiamo, Seton, (Esce, con tutta la superbia di cui è capace).

Seton                             - (a Linda) Quando io penso che...

Linda                            - Prima di andartene, vorresti dondolarti un poco sul trapezio, come una volta? (Egli la fissa. Ella si allontana) Suppongo di no. (Seton esce chiudendo la porta).

 Nick                             - (andando da Johnny) Evviva, Johnny!

Johnny                          - Oh, è meraviglioso! Aspettate che Giulia lo sappia! E’ venuto il momento che sognavo!

Linda                            - Non mi sono mai sentita «osi felice per nes­sun altro, in vita mia!

Johnny                          - Oh, vedrete, vedrete! Dite, dove vogliamo andare a passare la primavera? Perché noi la passeremo insieme, non è vero?

Nick                              - Che ne dici, Susanna, riusciremo a soppor­tarli?

Susanna                         - Oh, Nick, è inutile, non possiamo libe­rarci di loro!

Linda                            - Dite, posso venire anch'io? Per piacere, posso venire ?

Nick                              - Non abbandonateci, cara. Noi vi vogliamo. Abbiamo tutti bisogno di voi. (Johnny riempie di nuovo i bicchieri. Linda e Susanna servono il cibo).

Susanna                         - Che ne direste della Riviera?

Johnny                          - E perché no?

Linda                            - Oh, no... l'aria olezza del profumo di rose e gli usignoli ammaliano coi loro canti la notte...

Johnny                          - (sopraffatto) Grazia, per carità... (Offre i bicchieri ad ognuno).

Nick                              - Se andassimo in Norvegia, potremmo dipin­gere quadri al sole di mezzanotte...

Johnny                          - No, no, niente Norvegia. Dev'essere un posto dove si possa nuotare tutto il giorno. Sapete, mi accorgo soltanto ora che non ho mai nuotato a sazietà in vita mia. Ecco una delle cose che voglio fare: nuotare,

Nick                              - Giovanotto, mi permetto di farvi osservare che il nuoto è adatto per i fannulloni...

Susanna                         - O per gii Hawaiani...

Linda                            - O per i pesci.

Nick                              - Siete forse un pesce, voi? Dite la verità, po­treste guardarmi onestamente negli occhi e affermare: io sono un pesce? No, non potete.

Johnny                          - Siete duro con me, signore.

Nick                              - E’ solo per il tuo bene, figlio mio.

Johnny                          - Ma io voglio diventare come te, papà. Che cosa devo fare?

Nick                              - Vuoi sapere la storia dei miei successi? Bene, te la dirò.

Linda                            - Venite bambini, venite accanto al nonno... (Tutti si avvicinano a Nick, volgendo le sedie in modo da averlo di fronte).

Nick                              - Arrivai in questo paese all'età di circa tre mesi, e non avevo che cinque soldi in tasca e un vecchio cappello; nè amici, ne educazione... Immaginate quella piccola figura d'uomo, solo, appena sbarcato.» Non vi sentite commossi e leggermente nauseati? Ma io strinsi la cinta, e dissi a me stesso: « Non devi mai scordarti di essere un Potter, Nick »... e cominciai a lavorare. Lavorai duramente, in una vetreria, e un giorno venne la mia grande fortuna. Lavoravo al reparto dei soffia­tori di vetro, il reparto della signorina Murphy... una donna intelligente ed energica.

Linda                            - Oh, signor Potter, mi adulate».

Nick ------------------- - Prego, signorina Murphfy, è la pura verità... Dunque signori, io soffiavo il vetro, e fischiettavo men­tre soffiavo. Improvvisamente guardai, e mi trovai in mano una bottiglia, o meglio, quella che ora tutti cono­sciamo come una bottiglia. Mi precipitai dal mio pa­drone e gli diesi: «Guardate, signor Grandgent, credo di avere inventato qualcosa! ». Il signor Grandgent guardò, e rise... rise, capite? Io allora andai di città in città, perseguitato da quella risata. Ma la mia bottiglia mi seguiva, non mi abbandonava mai. La follia di Potter la chiamavano. Dicevano che non serviva a nulla. Ora la bottiglia è in tutte le case. Io ho reso la bottiglia un'istituzione nazionale! Ed è così, miei cari nipotini, che ho incontrato vostra nonna. (Si inchina).

Linda                            - (si alza, con una coppa in mano) Bevo a colui, che, -dinanzi a tutte le avversità, si è dimostrato il cavaliere dell'Ideale! Musica, musica! (Va al grammofono e fa suonare un disco).

Susanna                         - (alzandosi) A chi fu amico dei poveri e idei ricchi!

Johnny                          - (alzandosi) A colui, che quale patriota...

Linda                            - Quale uomo di Stato...

Susanna                         - Quale navigatore...

Johnny                          - Quale Signore del gran mondo…

Linda                            - Quale intrepido esploratore...

Nick                              - Quale vice vice vice presidente della Lega per la Diffusione della Buona Stampa...

Johnny                          - In difesa della morale e della fede pub­blica, voglio dire alcune parole alle solerti dirigenti della nostra sezione femminile. Avete mai pensato... (La porta si apre, e Giulia ed Edward entrano).

Edward                         - Linda!

Linda                            - Eh...!?

Edward                         - Per favore, ferma quel disco. (Susanna si avvicina a Nick).

Linda                            - Tu conosci il signore e la signora Potter, babbo...

Edward                         - (brusio) Buonasera. (A Linda) Fermalo, Linda. (Linda ferma il disco).

Nick                              - (a Susanna) E cadde, o fu gettato.

Johnny                          - (si dirige sollecitamente verso Giulia) Giulia! Ascolta, cara! Ho una grande sorpresa per te!

Edward                         - Un momento prego! E’ tempo che scen­diate gira tutti, ora. E’ quasi mezzanotte, e noi vocia­mo che tutti gli invitati brindino al nuovo anno insieme.

Linda                            - Ma ci sono due specie di invitati, babbo -quelli di giù e i miei - qui.

Edward                         - Ti prego, Linda, fa come t'ho detto.

Linda                            - Io t'ho chiesto il permesso di avere alcuni amici miei qui con me stasera. Tu hai detto che po­tevo farlo. Io li ho invitati, ed ora...

Edward                         - Ho notato che l'hai fatto.

Linda                            - E altri devono ancora venire.

Giulia                            - Ma... sono già venuti, mi pare.

Linda                            - Cosa vuoi dire?

Giulia                            - Sì, Peter Jessup e... come si chiama?... Mary Hedges.

Linda                            - Ebbene?

Giulia                            - Stanno di sotto.

Linda                            - Loro? - E da quanto tempo sono arrivati?

Giulia                            - Da una ventina di minuti. T’ho detto che saresti scesa e...

Linda                            - Ah... tu, l'hai -detto...!?

Giulia                            - Si... Stanno divertendo tutti.... Jessup ha fatto la sua imitazione della foca ammaestrata a mera­viglia, e credo che ora sia la volta di Mary Hedges. (Un silenzio. Linda la fissa, senza parole) Hanno un grande successo, davvero.

Linda                            - (senza voltarsi) Nick.. volete condurli nel mio salotto, voi e Susanna? Vi raggiungerò tra poco.

Susanna                         - Va bene, Linda. (Si dirige verso la porta. Nick la segue, guardando imbarazzato il soffitto men­tre cammina).

Nick                              - L'anno nuovo dovrebb'essere in questo mo­mento in viaggio sopra Stanford... (Escono, chiudendo la porta).

Johnny                          - (andando da Giulia) Giulia! Grandi no­vità, cara... indovina...!

Linda                            - (a Edward e a Giulia, prima che quest'ultima possa rispondere) Ma Peter e Mary sono i miei in­vitati, capite? E non dei buffoni pagati... (Si allontana da loro).

Giulia                            - Mi dispiace. Soltanto, non riesco a capire come ci si possa mischiare con gente come quella senza alcuno scopo...

Linda                            - Davvero, non puoi?

Giulia                            - No. Ma naturalmente, io non sono capace di seguire i tuoi pensieri. Eh, già, non sono proprio capace...

Edward                         - (a \Linda) Non c'è motivo di riscaldarsi, cara. Vieni giù, e noi ti seguiremo. Giulia ed io vo­gliamo parlare un momento con Johnny.

Giulia                            - (si volge verso Johnny) Cos'è, Johnny? Dimmelo subito!

Linda                            - Ascolta, babbo: questa sera ha un gran si­gnificato per me... non so quale, precisamente, e non so perché. Ma sento che c'è qualcosa che cerca dì distrug­gerlo, ed io non posso permetterlo. Mi farò vedere un momento di giù, se ti fa piacere, ma dopo voglio condurre qui alcune persone... le poche persone al mondo con cui posso parlare, e per le quali posso sentire qual­cosa. E voglio stare con loro, cenare con loro, e ti assi­curo che non disturberemo nessuno. Così va bene anche per te, non è vero?

Edward                         - Il tuo posto è giù.

Linda                            - Per l'ultima volta, babbo: tutto questo ha una grande importanza per me. Non chiedermi il perché. Non lo so. E’ qualcosa che è legato a quando... a quando ero bambina qui... e a questa stanza... e ai tempi felici passati... e...

Edward                         - Che speciali attrattive possa avere questa stanza, non sono mai riuscito a capirlo...

Linda                            - Ah, no... tu non capisci... eh, no, tu non puoi... Ti dirò allora che questa stanza è la mia casa. E' la sola casa che abbia mai avuto. Solo qui c'è una presenza che mi comprende... Forse... forse è la mamma.

Edward                         - Ti prego di fare come t'ho detto, Linda.

Linda                            - Se vuoi per forza così, credo che tutto sarà finito...

Edward                         - Non dire stupidaggini. Fa quel che ho detto.

Linda                            - Allora, è finita davvero. Ma non importa; io cenerò qui, stanotte, nella mia casa, con i miei amici

Edward                         - Io ho detto.

Linda                            - Hai pensato che avrei ceduto, non è vero? Tu pensi sempre che le persone debbano cedere. Ma io no, e non stasera. E non sarò nemmeno infastidita, qui. Perché se c’è una cosa che tu non puoi sopportare, sono le scenate; ed io te ne prometto una, se intervieni, e ti assicuro che sarà bella! (Edward si volge da lei. Linda guarda intorno a sé, alla stanza).

Edward                         - Bene, Johnny» e così, ci sono buone no­tizie, vero?

Linda                            - (improvvisamente) La mamma era un essere sensibile...

Edward                         - (a Johnny) Un giorno felice in tutto e per tutto... Un fidanzamento da annunciare, il nuovo anno da festeggiare, e ora...

Linda                            - La mamma era un essere sensibile, non è vero? (Per un momento Edward perde il controllo di se).

Edward                         - (adirato) Linda, se tu non sei felice qui, perché non vai via? Io sarei lieto se nel mese venturo prendessi la cameriera e miss Talcott e facessi un viag­gio in qualche posto. Tu mi esasperi. Tu non sai fare che danni e disordini. Tu...

Linda                            - Va bene, babbo, va bene. E’ proprio quello che farò, dopo le nozze. Ma niente cameriera, e niente miss Talcott. Solo io, Linda... Io sola.

Edward                         - Come vuoi.

Linda                            - Per anni, ho voluto uscirne. Non l’ho mai capito così bene come stasera. Non posso più soppor­tarlo. E' tremendo per me!

Edward                         - E vuoi lasciare questa stanza, ora, per piacere?

Linda                            - Questa stanza... questa stanza... Anche tu, non ci resterai a lungo... (Esce. Silenzio. Poi)

Giulia                            - E' spaventosa, stasera. Ne ha fatta una dopo l'altra.

Edward                         - Non preoccuparti, cara. Tutto si aggiu­sterà... (Siede su di una sedia a destra) Bene, Johnny, credo che non dovrò preoccuparmi di come tratterete Giulia, non e vero?

Johnny                          - (ride, imbarazzato) Beh, cercheremo di an­dare avanti!

Edward                         - Sapete, considero quello che avete fatto un autentico capolavoro. Mi congratulo sinceramente.

Giulia                            - Oh, e anch'io. Anche «io» caro! (Siede vicino al padre).

Johnny                          - Allora, lo sapete?

Edward                         - Sì, ce l'ha detto Seton, or ora.

Giulia                            - Non è meraviglioso?! Caro...!

Edward                         - Sembra che le vostre azioni vadano su come un turbine... E’ tempo di raccogliere il fieno, credo.

Johnny                          - II fieno?

Edward                         - (compiaciuto) Danaro! Danaro!

Giulia                            - Vedi, tutti quegli anni che hai lavorato cosi duramente! Pagano i loro interessi, ora, Johnny! (Tra gli occhi di Johnny si accentua una ruga).

Edward                         - Naturalmente, potrei farvi entrare in banca subito. Ma non credo che sia consigliabile, oggi.

Giulia                            - Anche questo verrà, non è vero Johnny? (A Edward) Sarebbe bene che non aspettassi troppo a lungo però! Potrebbe costarti caro!

 Edward                        - (sorride) Correrò questo rischio... (Serio) Pritchard & Ames è una ditta eccellente. Non potreste far nulla di meglio che andare con loro. Poi, dopo cin­que o sei anni, verreste da noi, per i vostri soli meriti. E dopo, come dice la mia bambina, n il cielo sarà il limite »! Voi siete bene incamminato per diventare ricco a quarant'anni, Johnny. Sono fiero di voi.

Johnny                          - (una pausa. Infine) Però... credo di aver deciso di non accettare l'offerta di Pritchard & Ames.

Edward                         - Come dite? E perché?

Johnny                          - Non voglio legarmi così presto per tutta la vita. Vedete, io sono un uomo un po' strano, a modo mio. Credo di non essere molto attaccato alle cose che la maggior parte delle persone si affanna a ricercare. Io non voglio troppo denaro.

Edward                         - «Troppo» denaro?

Johnny                          - Sì, più di quanto ne abbisogna per vi­vere. (Siede dinanzi a loro e comincia ansiosamente, pieno di speranza, a svelare i suoi progetti) Vedete, la mia idea è stata sempre quella di guadagnare presto una certa somma, e poi di smettere, per tutto il tempo che fosse durata, e cercare di conoscere me stesso, quello che sono, e tutto ciò che accade, quanto riguarda le cose, e le azioni... ora, finché sono giovane, e di essere felice, in questo tempo. Sono certo che Giulia capisce dove voglio arrivare. Non è vero, Giulia?

Giulia                            - (ride incerta) Ma, certamente no, Johnny!

Edward                         - Voi avete intenzione di occuparvi altri­menti, è così? Con... con qualcosa di artistico, diciamo...?

Johnny                          - Oh, no, non ho nessuna capacità in questo senso. E non dovete nemmeno credere che io sia un essere débole, che desidera uscire fuori da lutto per ab­bandonarsi al soddisfa cimento dei suoi gusti. Io non ho nessun gusto particolare. Io non voglio vivere in nessun modo speciale, tranne che nel mio, ora, a New York, a Detroit, a Chicago, a Phoenix e in qualsiasi altro posto.- ma voglio sentirmi vivere!

Edward                         - Conie uno scioperato….

Johnny                          - Come un uomo il cui tempo, anche se brevemente, appartenga a lui stesso, e non agli altri. Ho desiderato questo, signore, da quando avevo dieci anni. Non fatemene una colpa... Che io abbia torto o ragione, è la cosa più importante al mondo per me, dopo Giulia. Anche se finisse col dimostrarsi per una di quelle idee strane che gli uomini sognano e sulle quali vanno a battere rovinosamente», anche se mi dovessi accorgere di averne abbastanza dopo tre mesi... voglio farlo ugual­mente. E penso che se lascio passare questa occasione, non ve ne saranno altre per me. Quindi, immagino che non abbiate nulla in contrario che io faccia questa prova. C'è forse qualcosa, Giulia? (Giulia tace) Dì cara, c'è forse qualcosa? (Giulia si alza, Johnny si alza con lei).

Giulia                            - (dopo un momento) Babbo, vuoi lasciarmi sola con Johnny, un momento?

Edward                         - (si alza e si rivolge a Johnny) Se ho ben capito, voi avete delle obiezioni da fare contro il nostro modo di vivere...

Johnny                          - Non per voi, signore. Io non ho il minimo dubbio che questa sia la vita adatta per voi, e per un grande numero di persone. Ma per me... vedete, io non voglio vivere in quella che si chiama «una certa maniera ». In primo luogo non vi riuscirei affatto, e poi, non voglio essere compreso in nessuna determinata catego­ria sociale. Io voglio vivere in tutti i modi, tra tutti i generi di persone, voglio 'conoscerle, capirle, amarle. Que­sto è quello che voglio. Non è così anche per te Giulia?

Giulia                            - Ma, io... mi pare...

Edward                         - In tutti gli anni della mia vita, non ho mai sentito una simile...

Johnny                          - Io voglio viverli ora, quegli anni, signore.

Giulia                            - Ti prego, babbo. (Egli si volge a lei. I loro occhi si incontrano) Andrà tutto bene, te lo prometto.

Edward                         - (si dirige verso la porta., dove si volge ancora una volta a Johnny) Case, mi stupisce che abbiate eccito questo giorno per dirci le vostre intenzioni, un giorno proprio inadatto.

Johnny                          - (imbarazzato) Ma vi assicuro che io...

Edward                         - Infatti, se non avessi già mandato gli avvisi alla stampa e non avessi invitato un certo numero di amicii...

Giulia                            - Babbo!

Johnny                          - (con molta calma) Oh, 'capisco.

Giulia                            - Babbo, ti prego... Verremo tra un minuto. (Edward esita un istante, poi esce).

Johnny                          - (ancora fiducioso, volgendosi a Giulia) Gara, ma non hai capito affatto dove volevo arrivare! Il mio progetto è...

Giulia                            - Oh, Johnny, Jobnny, perché hai fatto questo?

Johnny                          - Ma che cosa?

Giulia                            - Sapevi bene che queste parole lo avrebbero urtato...

Johnny                          - (dopo un momento) E ti sembra 'che siano soltanto delle parole?

Giulia                            - Ma ancora meno! Sono furiosa con te...

Johnny                          - Non sono delle parole, Giulia.

Giulia                            - Ah, se eredi di potermi persuadere che un uomo della tua energia e della tua capacità possa ab­bandonare gli affari a trent'anni per una qualsiasi lun­ghezza idi tempo, ti sbagli.

Johnny                          - Vorrei provare.

Giulia                            - Ma è ridicolo! E perché mai hai scelto proprio stanotte per confidarti con papà?!

Johnny                          - Un momento, cara: «ara meglio chiarire...

Giulia                            - Ma è chiarissimo, per me! Se tu sei stanco e hai bisogno dà riposo, potremo stare fuori due mesi invece di uno... Noi...

Johnny                          - Questo non risolverà nulla.

Giulia                            - Johnny, ho conosciuto pochissimi nomini che non lavorano e tra i più miserabili e infelici... E’ in­concepibile che tu possa sopportarlo, è assurdo!

Johnny                          - Io potrei -concepirlo diversamente.

Giulia                            - Diversamente!

Johnny                          - (dopo un momento) Giulia tu ani ami?

                                      - (Ella lo guarda brevemente, poi volge altrove lo sguardo).

Giulia                            - (a bassa voce) Tu., tu ti diverti a spingermi contro un muro e a lanciarmi dei coltelli d'intorno, non è vero? (In un momento egli l’ha presa tra le braccia).

Johnny                          - Oh, cara...

Giulia                            - (contro la sua spalla) Ma perché fai questo? A che scopo, poi?

Johnny                          - (si allontana e la fissa) Non hai la più lontana idea di quello che io voglio? (Ella lo guarda, colpita) Io cerco... tutto «io che è in me... quello che sono. Voglio vedere -chiaro, osservare... e capire. Ci vuol tempo, per questo. Non vuoi provare...

Giulia                            - Ma tu non hai idea di come siano emozio­nanti gli affari, sei isolo al principio! Oh, Johnny, vai fino in fondo! Ti appassionerai, ne sono certa. Non c'è al mondo un'emozione più grande idi quella di far de­naro. E’ la più... ma che guardi?

Johnny                          - Il tuo viso.

Giulia                            - (volgendosi da lui) Oh, tu non vuoi ascol­tarmi. Non mi senti nemmeno.

Johnny                          - Ma sì...

Giulia                            - (una pausa) E tu eredi che io vivrei con questi quattro soldi che hai fatto, non e vero?

Johnny                          - Ma no, tu hai tutto, qualsiasi cosa che vuoi...

Giulia                            - (un'altra pausa) Penso che non ti accorgi dell' orribile impressione che causeresti abbandonando gli affari proprio ora...

Johnny                          - Impressione? Quale impressione? (filki non risponde) Oh, vuoi dire che ci sarebbe qualche per­sona così bassa che penserebbe che ti ho sposato per il tuo danaro, e che ho smesso...

Giulia                            - Ci sarebbe? Ce ne sarebbero un'infinità.

Johnny                          - E a te importerebbe tanto, questo?

Giulia                            - Non sono particolarmente ansiosa che lo si pensi.

Johnny                          - Ma se a me non importa affatto... Credo che riguardi me, soprattutto... Oh, cara, tu non vedi il           - (mio scopo... Ma perché non vuoi provare ad aver fede, almeno per un poco, e a venire con me...

Giulia                            - Johnny... (Ella cerca la sua mano),

Johnny                          - Fino in fondo, cara....

Giulia                            - Ma perché non aspetti fino al prossimo anno, o due, e poi ci ripensiamo!? Se è una cosa giusta, si potrà fare allora come oggi... Puoi farlo per me... per noi... puoi farlo, Johnny?

Johnny                          - Tu credi che per quel tempo do mi sarò adattato,.. E' questo, che credi, non è vero? Che mi sarò adattato...

Giulia                            - Ma potrai almeno vedere se... (Tace, perché Linda rientra).

Linda                            - Mancano sei minuti all'anno nuovo, se vi interessa. (Una pausa, poi Giulia, si dirige alla porta),

Giulia                            - Vieni, Johnny.

Johnny                          - (a Linda) Dove sono gli altri?

Linda                            - Gli amici? Sembra che m'abbiano sotterrata... (Mette in azione la scatola musicale) Questa non darà troppo fastidio, vi pare?

Johnny                          - Che volete dire, Linda?

Linda                            - Che Peter e Mary ne hanno avuto abba­stanza di dare spettacolo e sono fuggiti appena hanno potuto. Nick e Susanna hanno lasciato un biglietto di­cendo che andavano con loro. Anch'io dovrei .seguirli, ma credo che non lo farò.

Giulia                            - Mi dispiace.

Linda                            - Davvero?... (Si dirige alla tavola) Qualcuno desidera un panino, prima che la festa cominci?

Johnny                          - Non avrete intenzione di starcene quassù tutta sola.

Linda                            - E perché no? Sono piena di risorse, io. Fac­cio ogni sorta di giochi, con me stessa... e poi, il cibo è buono. (Morde un panino poi lo rimette a posto).

Giulia                            - Linda, questa è vera testardaggine, e tu Io sai.

Linda                            - (si volge di scatto) Senti, Giulia! (Si inter­rompe, si scosta) No, sarebbe inutile.

Giulia                            - (a Johnny) Allora, vuoi venire?

Johnny                          - Credo che mi fermerò un momento con Linda, se non ti dispiace.

Giulia                            - Mi dispiace. Vuoi venire, per favore?

Johnny                          - Solo un momento, Giulia. (Giulia lo fissa. Egli sostiene fermamente il suo sguardo. Ella si volge ed esce. Pausa, poi)

Linda                            - Fareste meglio ad andare giù, non vi pare?

Johnny                          - Non mi pare. (Un'altra pausa).

Linda                            - Temo che non sarò capace di divertirvi. Le mie trovate -seno alla fine.

Johnny                          - Non ho bisogno idi essere divertito. (Un'al­tra pausa, molto lunga. Linda guarda con incertezza verso la scatola musicale. Infine)

Linda                            - Forse vi piacerebbe un valzer, mentre il vecchio anno muore?

Johnny                          - Ne sarei felice. (Ella lo invita. Egli la prende fra le braccia e cominciano a danzare lentamente, al suono della scatola musicale) C'è un complotto con­tro di voi e contro di me...

Linda                            - Da parte di chi?

Johnny                          - Degli interessi investiti...

Linda                            - Oh, lo so.

Johnny                          - Essi non vogliono che noi viviamo felici, non vogliono nemmeno lasciarci il tempo di pensare.»

Linda                            - Suppongo, che, ingenuo come siete, avrete raccontato le vostre speranze e i vostri sogni...

Johnny                          - Uhm.

Linda                            - E ora, siete deluso...

Johnny                          - Abbastanza.

Linda                            - Povero ragazzo...

Johnny                          - E la vostra serata? Linda , , Oh, non troppo bene, anche questa...

Johnny                          - Povera ragazza...

Linda                            - Ma a noi, non importa nulla, vero?

Johnny                          - Diavolo, no, non ce ne importa.

Linda                            - Noi arriveremo...

Johnny                          - Sì, arriveremo! (Ella interrompe la. danza e \lo fissa per un momento, scrutandolo, poi egli le sor­ride ed ella ricambia il sorriso).

Johnny                          - Via, posizione A, un passo a destra, B, e avanti come prima. (Riprendendo a danzare) Naturalmente, potrebbero anche aver ragione loro...

Linda                            - No, non credetelo!

Johnny                          - Eppure... sembrano tanto sicuri...

Linda                            - Ma è la vostra via, non è vero? Voi lo sa­pete, dove volete arrivare...?

Johnny                          - Sì, almeno, pensavo di saperlo...

Linda                            - E anch'io. Patetica, no, tutta la mia ansia per una cosa di nessuna importanza come questa festa...

Johnny                          - Forse, aveva molta importanza...

Linda                            - Oh, se l'aveva la festa, non è altrettanto per me. Credo che questa sia la risposta.

Johnny                          - Niente affatto!

Linda                            - Oh, sì, io e il mio piccolo... come si chiama... meccanismo di difesa... tanto patetici...

Johnny                          - Siete una brava compagna, Linda.

Linda                            - Oh, zitto, voi... (Poi) Avete ragione, sapete.-non ci sarà più allegria, per noi...

Johnny                          - Credete...?

Linda                            - Oh, do avevo un piccolo motto di cinque pa­role per la mia vita, ma ora...

Johnny                          - Ora...?

Linda                            - Non ha più importanza... (Danzano ancora per alcuni minuti, in silenzio, pei Linda si ferma) Ecco. Basta. I miei nervi... (Johnny la fissa) E' stato grande, grazie. Se volete, potete andare. (Ella è ancora tra le sue braccia. Improvvisamente giunge dall'esterno un suono dì campane. La stretta di lei si accentua sul suo braccio) Sentite! (Ella guarda oltre la spalla di lui, verso la fi­nestra. Si odono in lontananza dei suoni di corno, prolungati. insistenti).

Johnny                          - E' l'ora.

Linda                            - (si volge verso di lui) Buon anno, Johnny.

Johnny                          - (si china a baciarla) Buon anno, Linda. (Per un istante ella si stringe a lui, poi volge brusca­mente il viso).

Linda                            - (mormora) Johnny, siete tanto caro...

Johnny                          - (con imbarazzo) E voi... anche voi siete cara... (Un silenzio profondo. Poi ella lascia le sue forac­ela e si volge a sorridergli).

Linda                            - Potrete contare sempre sulla sorellina Linda... E ora, andate giù... V'aspetteranno...

Johnny                          - (con esitazione) Linda...

Linda                            - Dite...

Johnny                          - Essi... vostro padre... mi hanno messo in una condizione che,,,

Linda                            - Voi amate Giulia, Johnny? (Egli volge il capo),

Johnny                          - Ma... naturalmente. (Ned entra silenziosa­mente con un bicchiere in mano. Si ferma nell'ombra, a sinistra, osservandoli, oscillando quasi impercettibil­mente).

Linda                            - Giulia ha avuto sempre bisogno di un uomo come voi, ma, in questo momento, siete indispensabile per lei. Quando il fidanzamento sarà annunciato, vedrete, vi seguirà 'dove vorrete. Io non posso fare più nulla, or­mai. Ho provato per vent'anni. Voi siete l'unico, Johnny. Andate... (Egli si dirige alta porta. Da basso giunge un coro di voci maschili che cantano « Auld lang syne ») E 'dite a quei ragazzi del coro, che forse arriverò prima io, in Scozia... (Johnny esce, chiudendo la porta. Linda ferma la scatola musicale, poi si dirige lentamente alla finestra di destra, dove rimane in silenzio per un mo­mento, guardando fuori. Ned l’osserva sempre, immo­bile. Infine ella si volge a lui).

Linda                            - Siediti, Ned, (Egli va al divano e siede).

Ned                               - Strana festa, da basso, non ti pare?

Linda                            - Cento milioni di dollari buttati insieme non hanno mai fatto tanto rumore. (Prende una coppa di champagne dalla tavola) Che si prova ad ubriacarsi. Ned?

Ned                               - E... fino a che punto?

Linda                            - Fino in fondo.

Ned                               - E’ grande.

Linda                            - (siede accanto alla tavola, di fronte a lui) Ma che si prova?

Ned                               - Tanto per cominciare, ti rida la vita

Linda

Ned                               - Sì. E dopo un'ora, non vi sono più segreti per te. Ti senti... come dire?... importante.

Linda                            - Dev'essere bello.

Ned                               - Lo è. E dopo, comincia il bel gioco.

Linda                            - Che gioco?

Ned                               - Quello che fai con te «tessa. E’ un grande gioco. Non ce n'è uno più bello sulla terra, davvero.

Linda                            - (sorbisce il vino) E che sì fa?

Ned                               - Vedi, tu pensi con la chiarezza del cristallo, ma ogni mossa, ogni frase è un problema. E tu rinunci a risolverlo.

Linda                            - Capisco...

Ned                               - Uhm, è un grande gioco. Terribilmente appas­sionante...

Linda                            - Ma... si è battuti, alla fine?

Ned                               - Certo. Ma è bello ugualmente. Dopo, non t'im­porta proprio di niente. Niente di niente. E poi dormi.

Linda                            - (l'osserva affascinata) E quanto -dura?

Ned                               - Oh, assai. Finché resisti.

Linda                            - Ma Ned! E' orribile!

Ned                               - Credi? C'è di peggio…

Linda                            - Ma... e dove si va a finire?

Ned                               - E dove finiscono gli altri? Si muore. E anche questo è bene.

Linda                            - (una pausa. Poi) Ned, si può provare con lo champagne?

Ned                               - Perché… (Tace, e la guarda intensamente) Che è successo, Linda?

Linda                            - (finisce la coppa e la poggia) Niente.

Ned                               - Io lo so.

Linda                            - Sì?

Ned                               - Johnny.

Linda                            - Dammene ancora. Ned.

Ned                               - (si alza e le si avvicina) Strano ragazzo, vero?

Linda                            - Dammene ancora, Ned.

Ned                               - (va alla tavola le riempie la coppa, ritorna e gliela porge) Puoi dirmi tutto, Linda.

Linda                            - (lo guarda un momento, poi) Lo amo, Neddy,

Ned                               - Lo pensavo. E’ un inferno, vero?

Linda                            - Lo sarà.

Ned                               - (alza il bicchiere) Alla tua fortuna.

Linda                            - (fissando la coppa) Non voglio fortuna!». (Ned si allontana da lei e va alla tavola presso il divano, finisce il bicchiere, lo lascia sulla tavola e si sprofonda nel divano. Linda poggia con cura la sua coppa intatta sulla tavola e si alza).

Linda                            - Io credo che mica cosa da fare, io.- (Va lentamente verso la porta e l’apre. Il coro sta per finire. E’ applaudito. Linda esita sulla porta) Ned. (Egli non risponde. Improvvisamente, da basso, giunge un lungo rullio di tamburo. Linda s'irrigidisce. Comincia a chiu­dere la porta, ma è trattenuta lì, con la mano sulla ma­niglia. Si ode la voce di Edward).

Edward                         - Signori e signore, miei cari amici. Ho l'onore di annunciarvi il fidanzamento di mia figlia Giulia con il signor Johnny Case... un evento che rad­doppia il mio piacere nell'augurare a voi tutti ed a loro il più felice e prospero anno nuovo. (Un applauso prolungato, frammisto a congratulazioni e a risa. Lentamente ella chiude la porta, ma resta ancora con la mano su di essa. Infine parla, senza voltarsi).

Linda                            - Ned! (Egli non risponde) Ned forse dovrò andar giù, e... non sono certa se rimarrò qui... ti dispiace? (Egli tace. Ella si volge a guardarlo) Ned! (Egli dorme. Ella va rapida verso di lui, dicendo a bassa voce) Ned. (Un momento, poi) Povero piccolo;. (Sa china a baciarlo. Si dirige alla porta, spegne la luce] nella camera dei giochi, apre la porta. Una confusione di voci eccitate si ode da basso. Sulla soglia illuminata, Linda si volge verso le scale, rialza il capo ed esce, dicendo, sopra il vocìo assordante) Salute, salute a tutti!

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La stessa scena del primo atto.

 (Dodici giorni dopo. Sono le dieci di sera. Le tende sono abbassate e le luci accese. Alcune tazze di caffè sono su di un tavolinetto accanto al camino. Nick e Susanna prendono il caffè. Linda è in piedi accanto al divano di sinistra, la sua tazza poggiata sul tavolino, e guarda Nick preoccupata).

Linda                            - Dite di no?

Nick                              - (scuotendo il capo) Non mi sembra possibile.

Susanna                         - E perche poi Johnny avrebbe dovuto sce­gliere un posto come quello?

Linda                            - Già, allora ci si può anche domandare, perché avrebbe dovuto partire ?

Nick                              - Oh, al suo posto, avrei fatto lo stesso... (Linda rimane pensosa, con il capo abbassato, gli occhi sul pavimento, passeggia su e giù per la stanza. Poi si ferma dinanzi a loro e dice)

Linda                            - Atlantic City.

Susanna                         - Non si va ad Atlantic city per riflettere sei giorni.

Nick                              - ... Vecchio proverbio cinese.

Linda                            - Ma allora, dove può essere andato? Dove, dico io?!

Susanna                         - Non preoccuparti troppo, Linda. Sono si­cura che non starà male.

Nick                              - Io e Susanna ci siamo divisi per sempre al­meno una quarantina di volte.» (A Susanna) Quaranta o quarantacinque?

Susanna                         - Ma sì. Del resto, hanno soltanto riman­dato il matrimonio per qualche giorno».

Linda                            - E’ vero, ma… (Guarda intorno a sé, con ansia) Oh, Dio, Dio».

Nick                              - Johnny tornerà, Linda... E’ l'eterna lotta tra lo spirito e la materia». C'è nessuno che scommette per lo spirito?

Linda                            - Io, io! Scommetto tutto!

Nick                              - Accettato, signora. (Guarda l'orologio).

Susanna                         - Non dimenticarti che dobbiamo ancora fare i bagagli, Nick

Nick                              - C'è tempo... (A Linda) Non volete davvero accompagnarci al nostro grande viaggio?

Linda                            - Ma certo! Non potete) venirmi a prendere, nell'andare lai molo?

Susanna                         - Come vuoi...

Linda                            - Non vorrei uscire idi casa se non all'ultimo momento. Ho un presentimento che dovrà succedere qualcosa.

Susanna                         - Giulia dov'è?

Linda                            - E’ andata a pranzo Ida certa gente con papà. Non la lascia mai sola...

Nick                              - Non E’è da meravigliarsi che Johnny sia scap­pato nel bosco...

Linda                            - (subito) Nel bosco?

Nick                              - Sì, o dovunque sia...

Linda                            - Ora lo fiat

Susanna                         - Che cosa?

Linda                            - E’ a Lake Placid che sì sono incontrati, ed tè lì ma sicuro, sicuro, come non ci ho pensato prima! (Va al telefono dietro il divano a sinistra}.

Nick                              - (a Susanna) Può darsi. Infatti, si torna sempre sul luogo del delitto...

Linda                            - Interurbana, prego.

Susanna                         - Nel qua! caso, Giulia vincerà.

Nick                              - Chissà. Fa molto freddo, a Placid. E non c'è nulla idi meglio per un cuore ardente che un po' dì neve sopra.

Linda                            - Interurbana, (prego.

Susanna                         - (a Nick) Sapresti spiegarmi, in primo luogo, come mai un uomo come Johnny sì sia innamo­rato di una ragazza come quella?

Nick                              - ( a Susanna) Sei troppo giovane per capire certe cose, cara...

Linda                            - (al telefono) Interurbana?

Susanna                         - -Conosce tante donne che sarebbero più adatte per lui invece idi Giulia...

Linda                            - Vorrei parlare con Lake Placid, New York.

Kick                              - Io ne Conosco una, almeno...

Linda                            - Sì, Placid. Il Club di Lake Placid.

Susanna                         - E credi che lo ami?

Nick                              - Credo? Ne sono certo. Guardala un po'...

Linda                            - Pl anc-iid.

Nick                              - Acqua, acqua...

Linda                            - Ma state zitti! (Al telefono) Placid... si pla­cido, calmo, pacifico. Sì. E vorrei parlare con il signor John Case.

Susanna                         - Se io sono riuscita a conquistarti, caro, lei può...

Nick                              - Ma ci sono complicazioni, amore... Giulia...

Linda                            - Silenzio! (Al telefono) La signorina Seton. «Linda »

Seton                             - (A Susanna) Non voglio che abbia il mal di cuore, pensando… (Al telefono) John Case... Lake Placid Club... Linda Seton. Grazie. (Poggia il rice­vitore e si volge a Nick e a Susanna) E' lì,, certamente. Lo sento, è sicuro.

Nick                              - (dopo una pausa) Linda, Johnny mi ha pre­gato di non dirlo a nessuno, ma credo che voi dobbiate saperlo»: il fatto è che ha già fissate una cabina per lui «solo, sul «Paris ».

Linda                            - Per lui? Come le sapete?

Nick                              - Perché l’ho fissata io stesso.

Linda                            - E credete che partirà?

Nick                              - No... sinceramente non posso dirlo.

Linda                            - E io sì invece! Oh, Dio... allora è a New York!

Nick                              - Può darsi.

Linda                            - E' impossibile, sarebbe venuto qui. Dov'è, Nick?

Nick                              - Non sono al corrente dei suoi movimenti...

Linda                            - Ditemelo, se lo sapete; non capite che...

Susanna                         - Oh, sì; e capisco anche qualche altra cosa. Linda, che forse tu stessa non sai.

Linda                            - Oh! Che vuoi dire?

Nick                              - Ma Susanna! Coraggio, ragazza!

Linda                            - (guarda l’uno e l’altra imbarazzata, poi accende una sigaretta) Ma che cos'è?

Susanna                         - Come mai ti sei decisa a non partire più, mentre avevi stabilito...

Linda                            - Beh…. forse ho pensato che Giulia e Johnny... avrebbero preferito di non avere tutta la famiglia in­sieme a loro... E poi voglio che Ned venga con me... nel West, se è possibile.

Susanna                         - Capisco. (Ma...

Nick                              - (per interromperla) Ho visto Ned da Johnny, l'altra notte. Era... Beh, se posso dire la parola...

Susanna                         - Senti, Linda...

Linda                            - (a Nick) Sì, ma si è ripreso, subito.

Nick                              - (riflettendo) Io mi domando se si amino ve­ramente...

Linda                            - Ma certo, tanto!

Susanna                         - E ida che lo 'deduci?

Linda                            - Oh, lo so... Johnny non potrebbe non amarla, e Giulia...

Susanna                         - Non si può far proprio nulla per lei, Linda?

Linda                            - E’ inutile. Ho provato tanto... Non vuole...

Susanna                         - Eppure, una volta ti ascoltava in tutto...

Linda                            - Ora non più.

Susanna                         - Tu le vuoi molto bene, non è vero?

Linda                            - Certo!

Susanna                         - Ma non vedi, bambina mia, che la pensa in tutto per tutto come tuo padre?

Linda                            - Johnny risolverà anche questo. Johnny risol­verà tutto.

Susanna                         - Ma non riuscirà mai a cambiare «loro », Linda.

Linda                            - Tu non lo conosci, Susanna.

Nick                              - E sarebbe un peccato privare papà del piacere di incoronarlo Re della Finanza...

Linda                            - Non parlate di questo. Spero che Johnny non lo sospetti nemmeno. Oh, se mi ascoltassero! Se mi ascoltassero almeno un poco! Lui è così buono, così af­fettuoso! E anche lei! Dovrebbe capire che uomini come Johnny si incontrano raramente nella vita!

Susanna                         - Ma non capisci che sono proprio le qua­lità che tu apprezzi, quelle che lei non può sopportare! E che la vita dalla quale tu dici che è venuto a salvarla, è l'unica vita e che lei desideri al mondo!

Linda                            - Non lo credo. E se anche fosse così, ella lo ama, e con L'amore... Susanna...

Susanna                         - Cara...

Linda                            - Giulia non ha mai amato nessun altro in vita sua oltre Johnny.

Nick                              - (involontariamente) E se stessa.

Linda                            - (duramente) .Non è vero! E non è donna da abbandonare...

Susanna                         - Già... E qualcun'altra non è donna, da ap­profittare».

Linda                            - Che vuoi dire?

Susanna                         - Oh, niente, riflessioni… Soltanto, nessun uomo è perduto finché non ha salito l'altare.»

Nick                              - Susanna, vogliamo andare.»

Linda                            - E' una cattiveria, sospettare questo di Giulia, ed è ancora peggio».

Nick                              - Davvero Linda, ci dispiace...

Linda                            - No, non vi dispiace. E non è vero. (Improv­visamente si copre il volto con le mani) Oh, ma che mi succede?.

Susanna                         - Linda, vorrei scuoterti, e farti capire...

Linda                            - Oh, «ì, vorrei proprio che ani scuotessero fino a non lasciare più niente... (Va alla finestra nel fondo. Silenzio. Poi)

Susanna                         - Se non facessi così, non saresti più Linda.»

Nick                              - Linda, credo proprio che siate.» Oh, diavolo.»(A Susanna) Vogliamo andare, cara? Sono le dieci, e...

Susanna                         - (si alza e si avvicina a Linda) Ma se Johnny dovesse». (Linda la fissa,)... promettimi una cosa Linda.

Linda                            - Cosa?

Susanna                         - (dopo un momento) Niente.

Linda                            - Vi voglio bene.

Susanna                         - Anche noi...

Linda                            - Ci rivedremo?

Susanna                         - Tra una mezz'ora.

Nick                              - Anche meno. (Entra Giulia).

Linda                            - Oh, cara! Sei già tornata?

Giulia                            - E' presto, no? Salve, Susanna. Buonasera, Nick… Credevo che partiste».

Susanna                         - Tra poco. (Giulia poggia il suo mantello sul divano a sinistra e va allo scrittoio a destra).

Nick                              - A mezzanotte precisa.

Giulia                            - Vi auguro un viaggio meraviglioso. (Delia entra e prende il mantello di Giulia dal divano).

Linda                            - Delia, per piacere, preparami una valigia. Andrò dalla signora Hedges fino a martedì.

Delia                             - Subito, signorina. (Esce).

Linda                            - (a Nick e Susanna) Potreste accompagnarmi da Mary Hedges, quando tornerete?

Susanna                         - Certamente! (A Giulia) Mi dispiace che non potremo assistere al matrimonio, Giulia.

Giulia                            - Dispiace anche a me, Susanna.

Nick                              - In che giorno sarà?

Giulia                            - Non abbiamo ancora stabilito...

Susanna                         - In primavera?

Giulia                            - Possibilmente prima.

Nick                              - Ci manderete la partecipazione», non è vero?

Giulia                            - Naturalmente.

Nick                              - Verrete a salutarci?

Giulia                            - Temo che non potrò. Buon viaggio, ad ogni modo.

Nick                              - Grazie. Dobbiamo «dire nulla a Johnny da parte vostra?

Giulia                            - A Johnny?

Nick                              - Già. Potreste mandargli un cestino di frutta».

Giulia                            - Johnny verrà al molo?

Nick                              - Credo di sì, dato che parte.»

Giulia                            - Parte?!

Nick                              - Perché, non lo sapete, forse?

Giulia                            - Io…, io no.

Nick                              - Beh, quello che io so è che la mattina prima , di partire, mi telefonò e mi disse di fissargli una cabina sul « Paris », singola. Non credo che abbia cambiato idea; per lo meno, non mi ha detto nulla. Credevo che voi ne sapeste di più.

Giulia                            - Dovrei saperlo, se partisse.

Nick                              - Già, suppongo. (A Susanna) Beh, non possiamo trattenerci di più, cara.

Susanna                         - Arrivederci, Giulia. (Si dirigono alla porta).

Nick                              - Ci vedremo più tardi, Linda.

Linda                            - Sarò pronta.

Susanna                         - Grazie della bella serata».

Nick e Susanna             - (insieme) E venite a trovarci qual­che volta! (Escono. Silenzio. Giulia cerca una sigaretta).

Linda                            - Può darsi, Giulia. Anzi, credo proprio che | sarà così.

Giulia                            - Cosa?

Linda                            - Che Johnny partirà con loro.

Giulia                            - (ride) Ma è impossibile, cara! Non si trova j mai una sigaretta, in queste scatole...

Linda                            - Smettila, Giulia!

Giulia                            - Ma di che?

Linda                            - Di fingere che non li importa nulla.

Giulia                            - (trova una sigaretta e l’accende) Mi sembra » che ti preoccupi più di me stessa delle mie piccole difficoltà. (Si dirige al divano a sinistra).

Linda                            - Se tu non vuoi che Johnny parta stanotte, rovinando per sempre il vostro avvenire, devi mandargli almeno un biglietto sulla nave.

Giulia                            - (sorridendo) Beh, non credo che sarà ne­cessario.

Linda                            - Perché?

Giulia                            - Per la buona ragione che non partirà.

Linda                            - Come puoi dirlo!

Giulia                            - Non ho saputo nulla di questa partenza, quindi non ci credo. Dì, vuoi andare al pranzo dei Todu mercoledì? Hanno telefonato.»

Linda                            - Giulia, perché agisci così?

Giulia                            - Ma non so che vuoi dire...

Linda                            - Tu non vuoi nemmeno parlare con me.» Oh, Giulia...

Giulia                            - Ma non c'è niente da dire, e se una di noi due dovesse agire diversamente, saresti proprio tu, Linda.

Linda                            - Io?!

Giulia                            - Johnny ed do abbiamo avuto una divergenza di opinione, e tu hai preso le parti di lui...

Linda                            - Ma ha ragione! E' l'unico modo, per lui e per te.»

Giulia                            - Credo che spetti a me decidere... E papà è d'accordo con me, proprio su tutti quei punti che a te non vanno a genio.

Linda                            - Eppure, una volta eravamo sempre d'accordo, io e te, su tutto...

Giulia                            - No, non credo. Ero io che cedevo, per evi­tare discussioni.»

Linda                            - Davvero, Giulia?

Giulia ----------------- - Sei sempre stata tu il « carattere forte » in questa casa, no? Tu decidevi, tu sola avevi idee, ed erano sempre giuste...

Linda                            - E così, tu hai provato rancore verso di me... (Si allontana da lei, verso il caminetto) Non posso ere­tte rio..,

Giulia                            - Non prenderla sul tragico, ora... Non ho detto questo. Tu mi hai aiutata moltissimo... Ma quando si tratta del mio avvenire, e dell'uomo che dovrò sposare...

Linda                            - (tagliente) Il tuo avvenire? Ma che vuoi, Giulia... la tua sicurezza, e basta?! Nuotare nell'oro, per finire...

Giulia                            - Ce una cosa «ola che non voglio, ed è quella di ricominciare da capo questa discussione inu­tile e senza scopo.

Linda                            - Ma tu «tessa non potresti sopportare una vita simile... almeno, se sei quella che ho sempre pen­sato. Quando sarai disperata, dove troverai un appoggio? Lois Evans si è uccisa, perché? Fanny Grant è in una clinica sull'Hudson, un manicomio... perché?!

Giulia                            - Ma, non lo so davvero...

Linda                            - Più niente nella vita, ogni desiderio, ogni speranza, tutto finito... ecco il perché! E il vuoto, dentro. Non c'è nessuna ragazza povera della città che non sia più felice di noi... Almeno, desidererà quello che abbia­mo, e crederà che sia un bene! (Si volge) Se sapesse!

Giulia                            - Ma «io», credo che sia un bene!

Linda                            - Giulia, non vorrai dirmi che questa è la vita che desideri!

Giulia                            - Ma certo, ed è la «ola vita che desidero al mondo.

Linda                            - (dopo un silenzio) Allora, è finita, Giulia.

Giulia                            - Santo -cielo, Linda, non essere ridicola! Se bai proprio deciso dì fare l'estremista, perché non -chia­mi qualche rivoluzionario, un russo per esempio,-e ti metti a discutere con luì della Vita, con la V maiuscola?!

Edward                         - (entra, con un dito ammonitore alzato) Ah, ah, ah!

Linda                            - (si volge a lui) Papà, io credo che voi non trattiate Johnny nel modo più sbagliato.

Edward                         - Ma come...

Linda                            - Sotto tutti i riguardi...! Non crederai che vada a caccia di dote... Non sarebbe molto difficile, in questo caso, fingere di acconsentire a tutto, e fare il proprio comodo, poi!

Edward                         - (va al tavolo dietro il divano, a destra) Io non ho mai detto di -considerarlo un cacciatore di dote...

Linda                            - E allora?

Edward                         - (trova una sigaretta e viene avanti con essa) Io credo che le sue idee siano alquanto confuse, ecco...

Linda                            - E tu vorresti riordinarle...

Edward                         - (a Giulia) Si può provare, nevvero, Giulia?

Linda                            - E perché vuoi negargli il diritto dì vivere almeno una parte della sua vita come lui vuole, libero? Se ilo può fare, perché non deve? Perché deve passare tutto il suo tempo ad accumulare... accumulare...

Edward                         - (siede in una poltrona accanto al divano) Sarebbe uno scopo lodevolissimo, ma non gli chiedo tanto...

Linda                            - Che cosa, allora?

Edward                         - Ogni nomo che si rispetti desidera guada­gnare abbastanza per mantenere sua moglie...

Linda                            - Anche se questa non ne avesse bisogno?

Edward                         - Certamente. Ed è anche il pensiero dì Giulia, questo. Inoltre, quel giovanotto ha uno strano modo di considerare il lavoro...

Linda                            - Un giusto modo, vorrai dire! Egli vuole es­sere libero, quando ha compiuto il «no dovere. Comun­que, vi sembra più difficile andare in ufficio a fare i conti e a «brigare le pratiche, o rimanere accanto a un albero, «oli con la propria anima, a meditare?

Giulia                            - (con disprezzo) Santo Dio, ma l'ufficio, direi!

Linda                            - Non potrai mai capirlo, allora.

Giulia                            - Oh, è inutile parlare con lei, papà!

Edward                         - Io vorrei proprio arrivare ad intendere quello che avete in mente, Linda, tu e lui, ma devo con­fessarti che non ci riesco. (Ned entra) E inoltre, devo dirti che il suo atteggiamento mi sembra anti-americano; da ogni punto di vista.

Linda                            - (fissa Edward sbalordita) Ma parli sul serio?

Edward                         - Assolutamente.

Linda                            - (lo fissa ancora per un minuto) Hai ragione. Lo credo anch'io.

Ned                               - (siede sul divano a sinistra) Per me, ho sempre detto Che gli americani sono un grande piccolo popolo.

Linda                            - E quindi lui è in errore, e merita una con­danna esemplare, perché non riesce a credere che una vita completamente dedicata a far danaro sia l'unica esi­stenza per un uomo. Ma è strano che non ci arrivi, con un esempio così luminoso innanzi agli occhi...

Edward                         - Linda, io ho ascoltato molto attentamente il tuo giovane sognatore, nei giorni scorsi. E con uguale attenzione ascolto te, questa sera. Io non sono del tutto privo di intelligenza, ma devo dirti che gran parte delle vostre idee mi sembrano quelle di due ragazzi di sedici anni al massimo.

Linda                            - Oh, allora sono felice! Sedici anni è la più bella età! Siamo tutti grandi, allora! Dopo vengono i mali.

Edward                         - (fa una risatina, scuote la testa e sì alza) Io mi sento benissimo, grazie a Dio... (Si dirige verso la porta).

Linda                            - E così, voi credete che si adatterà... Che farà un compromesso, per lo meno. Ma vi ingannate. Non cederà di un passo.

Edward                         - (sulla porta si volge) Testardo?

Linda                            - No, giusto. E come giusto!

Edward                         - Beh, vedremo... (Esce con aria da vincitore).

Giulia                            - E così, è finito, Linda?

Linda                            - Dove vuoi andare?

Giulia                            - A letto...

Linda                            - Ora?

Giulia                            - Certo. Hai niente da ridire?

Linda                            - E quindi non muoverai un dito per impedire la sua partenza?

Giulia                            - Ma luì non ha nessuna intenzione di partire.

Linda                            - Non lo conosci!

Giulia                            - Beh, credo di conoscerlo un po' meglio di te. Mi sembra di essere la sua fidanzata, no? (Henry è entrato con vassoio contenente una caraffa di whisky, del ghiaccio, una bottiglia di seltz e un bicchiere)

Ned                               - Grazie, Henry. (Henry pi inchina ed esce).

Giulia                            - Ned, credevo fossi andato a teatro con i Wheeler...

Ned                               - Infatti, ma era una tale porcheria ione sono fuggito... (Si alza e sì prepara il whisky al seltz).

Giulia                            - E non ti -sembra una scortesia?

Ned                               - Non lo so, Giulia. Guarda un po' alla lettera S, nel 'galateo...

Giulia                            - Non riesco a capire perché fai certe cose. Bevi, (bevi... ti sembra bello, anche questo?

Ned                               - Veramente, non l'ho mai considerato sotto un aspetto 'estetico... (Beve un lungo sorso).

Giulia                            - (lo guarda con disprezzo, poi, a Linda) Qualsiasi novità ci fosse, avvisami, per piacere.

Linda                            - Certo. (Giulia esce. Linda siede e guarda innanzi a sé, triste).

Ned ì                             - Ne vuoi?

Linda                            - No, grazie.

Ned                               - (siede di nuovo sul divano) Sai, devo dirti che molte persone, compresi tu e Johnny, si sbagliano in pieno sul conto di Giulia.

Linda                            - Cosa vuoi dire?

[Ned                              - Sono ingannati dal suo aspetto... In 'fondo, è una ragazza qualunque, senza anima, e la vita che ideaidera è fanica adatta per lei... (Il telefono suona. Linda va a rispondere).

Linda                            - Perché non l’ha mai potuto dimostrare... (Al telefono) Pronto. Si. Sì. Come? E quando? Dite? Sì. Domandate, per favore. (A Ned) Era lì.

(Ned                              - Chi» dove?

Linda                            - Johnny... a Placid. (Al telefono) Sì? Capisco. No, no; va bene. Grazie. (Abbassa U ricevitore e si volge a Ned) E’ partito nel pomeriggio.

Ned                               - Allora, potrà venire.,.

Linda                            - Credi? Così tardi?

Ned                               - Può darsi.

Linda                            - (dopo un momento) Ned...

Ned                               - Cosa?.

Linda                            - Ti ricordi del nostro discorso, l'ultimo dell'anno?

Ned                               - (dopo una breve pausa) 'Sì, mi ricordo...

Linda                            - Dimmi... (Ned la guarda) Lo dimostro pro­prio tanto?

Ned                               - Perché?

Linda                            - - Nick e Susanna... mi è parso che abbiano capito.

Ned                               - Chiunque ti vuol bene, lo capisce, Linda.

Linda                            - Oh, ma è terribile. Me ne vergogno...

Ned                               - Perché dovresti vergognartene?!

Linda                            - (improvvisamente) Sentì, Ned... anche tu non sei felice, no?

Ned                               - Oh, sì, (credo proprio di no...

Linda                            - Anche tu di questo... (Il suo largo gesto comprende la casa e tutto ciò che essa rappresenta) Oppure ami quest'altro...? (Indica il whisky).

Ned                               - Uhm... (Si guarda intorno) Beh, Dio sa tome odi tutto questo... (Alza il bicchiere dinanzi ai suoi occhi) E come vada matto per quest'altro... (Beve un lungo sorso, poi ^depone il bicchiere).

Linda                            - Che faremo allora?

,Ned ------------------- - Niente, -che io- sappia.

Linda                            - ;Ma noi dobbiamo...! .

Ned                               - (si aggiusta sul divano) Così sto bene...

Linda                            - Non è vero. Dobbiamo uscirne...!

Ned                               - No, io sto bene. Non mi importa più di niente, i

Linda                            - Ma non devi! Non possiamo abbandonarci, non dobbiamo...

Ned                               - Oh, per me!

Linda                            - No, no!

Ned                               - Senti, Linda: io ho riflettuto a questo, tante volte... Ed ho concluso che sto bene. Non c'è nessun motivo di preoccuparsi per me. Io sono (da un'occhiata di traverso al bicchiere) molto felice.

Linda                            - Ma dev'esserci una vita anche per te...

Ned i                             - C'è! Non ho forse il compito di mantenere I alto il nome dei Seton? (Ride brevemente) Soltanto, la I mia abilità 'è questa: invece di essere io a mantenerlo, I è lui che mantiene me.

Linda                            - Senti, Neddy, dopo il matrimonio di Giulia, andremo in qualche posto solitario, nel West; cammineremo, cavalcheremo, pescheremo, finche rei sentiremo diversi, rimessi a nuovo. Dimenticheremo tutto e...

Ned                               - Oh, è troppo faticoso... bevi un po' di questo...

Linda                            - Ma è la fine, Neddy!

Ned                               - (con pazienza) E va bene, (Landa.

Linda                            - (si allontana da lui) Ma perché nessuno vuole fare quello che io dico, e che sarebbe giusto!

Ned                               - Questo è il tuo male, Linda ; ti preoccupi tanto dei guai degli altri, che dimentichi di risolvere li tuoi... (Henry entra. Linda fissa Ned).

Henry                            - Signorina, il signor Case.

Linda                            - (dopo un momento di silenzio, si riprende) i Sì? Fatelo salire, Henry. (Henryi si inchina ed esce. Ned osserva Linda, poi)

ìN|ed                             - Sei proprio decisa a sacrificarti per...

Linda                            - Oh, non mi sento più istaura... è questo- che mi spaventa. Sono tornata a vivere, e ne sono felice. Qualcosa è accaduto, ma non posso esprimerlo, non posso andare avanti... e allora... è come se fosse il tuo whisky a darmi questa nuova forza. E’ come se fosse inutile».

Ned                               - Perché a te sembra che non vi sia speranza, vero?

Linda                            - Sembra? Che vuoi dire...

Ned                               - ;Non mi capisci? (Linda non può che guar­darlo. Egli le si avvicina) E allora, lascia che te lo dica io: tu hai tanto più fascino di Giulia, che è solo bella; tu hai il 'doppio della sua grazia, il doppio della sua intelligenza, e almeno dieci volte il suo coraggio. Tu sei vissuta nella sua ombra per anni e anni, ma ora è tempo di liberarti. Tu potresti innamorare un uomo anche migliore di Johnny, se volessi. Perché non devi? (Se fosse stata lei al tuo posto, non avrebbe esitato un istante a disfarsi di te.

Linda                            - No, Ned... tu, dici questo? Tu che sai come l'ama?... Oh, sarebbe la più grande bassezza...

Ned                               - (stringendosi nelle spalle) Come vuoi... (Si di­rige verso la porta) Salutamelo tanto, Linda...

Linda                            - Se riuscirò a fare una cosa in vita mia, sarà quella di farti respirare un po' d'aria pura, in tanti anni...

Ned                               - (si volge e le sorride) Va bene... (Esce. Linda dà in una esclamazione e si avvicina alla finestra, guar­dando fuori).

Johnny                          - (entra. Dopo un momento) Buona sera» Linda.

Linda                            - Oh, Johnny!

Johnny                          - E... (Linda corre al telefono interno).

Linda                            - La chiamo subito.

Johnny                          - Aspettate. (Silenzio. Egli si guarda din­torno) Mi sembra di mancare da un anno.»

Linda                            - Già...

Johnny                          - Sono stato a Placid.

Linda                            - Capisco.

Johnny                          - Era terribile, lì.

Linda                            - Immagino.

Johnny                          - Oh, Linda, io l'amo...

Linda                            - Certo, Johnny.

Johnny                          - E... ogni altra -cosa... i miei progetti... le mie idee... tutto...

Linda                            - Sembra così poco importante, non è vero?

Johnny                          - Eppure so, so che sono importanti!

(Linda                           - (sorride) Eppure...

Johnny                          - (si volge da lei) Già, eppure.»

Linda                            - (dopo un momento) Credo che tutto si risol­verà per il meglio, Johnny.

Johnny                          - Può darsi...

Linda                            - Immagino... che abbiate deciso qualcosa...

Johnny                          - Sì, ho deciso di accettare quel posto nella banca, se è questo che volete dire.

Linda                            - (dopo un momento, con molta calma) Capisco.

Johnny                          - Ma soltanto per un poco! Un paio d'anni, al massimo... il tempo di farle capire... In fondo, è quello che chiedeva, e dopo tutto, due anni [non sona la vita.»

Linda                            - No, certo, no...

Johnny                          - Ed io potrò vedere le loro impressioni. Certo, non mi aspetto che bambino idea improvvisamente, ma... Diavolo, alla fine, dovrebbero pur capire il mio scopo!

Linda                            - Forse lo capiranno...

Johnny                          - E’ questo che spero.

Linda                            - (dopo un silenzio) Ma la vostra allegria è scomparsa, Johnny... E1 male, questo...

Johnny                          - (guarda il pavimento) Ritornerà...

Linda                            - Lo spero...

Johnny                          - (improvvisamente rialza il capo) Linda voi siete d'accordo con me che era l'unica cosa che potessi fare...

Linda                            - (sorridendo) Certo, un compromesso...

Johnny                          - Sì, all'inferno! Ma credete che sia giusto, o no?

Linda                            - Non ha importanza, quello che credo io...

Johnny                          - (le si avvicina e improvvisamente la prende per i polsi) Sì invece! Credete che sia giusto, non è vero? Dite che lo credete!

Linda                            - Devo chiamare Giulia?

Johnny                          - Rispondete, prima!

Linda                            - (con difficoltà) Johnny... quando due per­sone si amano come voi... ogni cosa che li divide dev'es­sere non giusta. Va bene così? (Johnny la lascia e si allontana da lei) Posso chiamarla ora?

Johnny                          - Si.

Linda                            - (va al telefono e preme un bottone) Speriamo che la fortuna ci assista e che papà non c'entri questa

Johnny                          - Oh Dio, davvero! (Linda preme di nuovo il battone, ripetutamente) Donne, forse.

Linda                            - No, certamente, no. (Chiama di nuovo. Poi) [Giulia... sì, vuoi scendere un momento?... No, non è un telegramma, non posso mandare... Vuoi venire, Giulia? (La sua voce cambia) Giulia, è di una impor­tanza estrema 'che tu scenda cubito, immediatamente. (Mette a posto il ricevitore e si rivolge a Johnny) Verrai subito.

Johnny                          - Se non tornerà ad addormentarsi.

Linda                            - Johnny, non parlate così...

Johnny                          - - Sembra che importi molto più a voi, quello che avviene a me, invece che a lei...

Linda                            - (colpita) Davvero? Non dite sciocchezze... (Poi con [difficoltà) Può darsi che io mi accorga di certe cose, perché non vi amo...

Johnny                          - Sapete cosa penso di voi?

Linda                            - (sorride) Sarei lieta di sentirlo...

Johnny                          - Mi piacete come nessun'altra al mondo...

Linda                            - Siete caro, Johnny... Anche a une, tanto... (Rimangono per un momento uniti dai loro sguardi. Poi Edward entra e Linda, trasalendo, lo scorge) Oh, santo cielo!

Edward                         - (&i avanza verso Johnny, con la mano stesa) Oh, Johnny... buona sera!

Johnny                          - Buona sera, signore. (Si stringono la mano).

Edward                         - Mi hanno detto che eravate partito. Sono lieto di rivedervi...

Johnny                          - Anch'io.

Edward                         - Siamo stati proprio in balda della neve, in questi giorni, nevvero?

Johnny                          - Proprio.

Edward                         - (va verso il caminetto) Eppure, si dice che gli americani abbiano bisogno di un tempo simile... Non dobbiamo lamentarci, quindi...

Johnny                          - Credo di no.

Linda                            - Papà... Johnny è venuto per vedere Giulia.

Edward                         - Non mi sorprende, cara...

Linda                            - Giulia... e non me... 0 te. Andiamo; arrive­derci, Johnny...

Giulia                            - (entrando) Linda, ma che idea... (Vede Johnny) Oh...

Johnny                          - (va rapidamente da lei) Metti il mantello, vuoi? Usciamo ...

Giulia                            - (esita) Papà, non ti importa se Johnny ed io...

Edward                         - Per piacere, chiudi la porta. Voglio parlare un momento con voi. (Giulia fa un gesto remissivo a Johnny e chiude la porta) Voi insistete nel mettermi in una posizione che io non posso... (Giulia si siede sullo scanno a sinistra. La porta si apre, e Ned fa capolino). Chi è? Oh, Ned, entra, entra pure.

Ned                               - (entra e si dirige subito verso il -whisky) Mi spiace... Volevo solo,..

Edward                         - Siediti, figlio. (Ned siede sul divano a sinistra. Edward continua a parlare a Giulia, e a Johnny) Intromettermi tra due giovani innamorati, è lontanis­simo dalle mie intenzioni. L'amore, il vero amore, è la cosa più bella e più rara... (Ned si alza silenziosamente, si dirige verso la porta) Dove vai, Ned? Siedi, per favore... (Attende che Ned sia seduto. Poi continua) Ed io credo che il suo cammino - il cammino del vero amore - debba svolgersi senza intralci, contrariamente a guanto si usa dire. Ma perché questo avvenga - io sono mi uomo di cinquantotto anni, e parlo per una lunga esperienza - è di importanza capitale che…

Johnny                          - Permettete, signore...

Edward                         - Dite?

Johnny                          - Se Pritchard & Ames mantengono la loro offerta, io sarò lieto di accettarla, appena ritornati dal nostro viaggio di nozze. Il primo marzo, diciamo… (Linda volge il capo. Silenzio, poi)

Giulia                            - (dolcemente) Oh, Johnny... (Gli si avvicina).

Johnny                          - Non sono ancora perfettamente convinto se agisco bene, e forse non lo credo, ma è il desiderio di Giulia, e sono lieto di esaudirlo.

Linda                            - Ed ora, in nome del cielo, vogliamo lasciarli eoli, o dobbiamo andare tutti insieme al giardino pub­blico, per discutere?

Edward                         - (senza tener conto di lei) E perché dite di non essere convinto? (Linda dà in un'esclamazione di impazienza).

Johnnv                          - Preferireste che mentissi» signore?

Giulia                            - Così va bene, babbo.

Johnny                          - Giulia mi disse un anno o due. Io sono disposto a rimanervi anche tre anni. Lavorerò più duramente di prima, farò tutto quello che posso per riuscire. Ma chiedo soltanto che alla fine di questi tre anni, se crederò ancora che sia giusto abbandonare gli affari per qualche tempo, sia lasciato libero di agire come voglio.

Edward                         - Non credo che farete più una cosa simile, allora.

Johnny                          - E’ quello che vedremo, signore.

Giulia                            - Papà, tu...?

Edward                         - (dopo una pausa) Quando vorreste spo­sarvi?

Giulia                            - Al più presto.

Edward                         - Per spedire gli inviti, ci vorranno almeno dieci giorni. Che direste... Ira due settimane, a partire da mercoledì?

Giulia                            - Perfetto.

Edward                         - Indubbiamente ci sarà un piroscafo pronto per quel tempo. Bene, il sole è tornato a risplendere, non è vero? Tutti amici, ora, no?

Linda                            - Una grande e felice famiglia.

Edward                         - Avete già qualche idea per il viaggio di nozze?

Johnny                          - No, vagamente... In Francia, si era detto.»

Edward                         - E’ bene disporre tutto in anticipo con pre­cisione. Lasciatemi pensare: potreste sbarcare a Plymouth o a Southampton e proseguire direttamente per Londra. Telegraferò domani a mia sorella. Elena e suo marito saranno felici di ospitarvi.

Linda                            - Santo cielo, babbo!

Edward                         - (a Johnny) Suo marito è Sir Orazio Potter... uno dei maggior banchieri d'Inghilterra.

Giulu                             - Papà, ma non credi...

Edward                         - Naturalmente tu non potresti andare in Inghilterra senza vedere tua zia Elena, Giulia, Inoltre, ri sparane rete le spese di alloggio e Johnny potrà impratichirsi dei metodi commerciali inglesi. Poi telegraferò ai Bouviers, a Parigi. E1 stato il consigliere del Ministro delle finanze, nell'altra guerra; sarà una conoscenza molto utile... Se non sono già a Cannes, saranno lietis­simi di ospitarvi ; e se vi fossero andati, non potreste far nulla di meglio che andare a Cannes anche voi...

Johnny                          - Ma io avevo pensato a questo viaggio coinè a un viaggio di piacere e non come a un .giro d'affari...

Edward                         - Beh, non è mai male unire le due cose, non vi sembra? Io l'ho sempre pensata così.

Giulu                             - (a Johnny) Hanno una villa magnifica, a Cannes.

Edward                         - Quindi, una settimana a Londra, una setti-mana a Parigi...

Linda                            - Un'ora al Louvre...

Edward                         - E dieci giorni a Cannes. Magnifico! E poi, potreste imbarcarvi a Genova e di lì tornare a casa. (A Giulia) Farò in modo che il vostro nido sia pronto per il primo di marzo.

Giulu                             - Grazie, caro.

Johnny                          - Di che nido si tratta, Giulia?

Giulia                            - Papà ci presta la più adorabile casetta del mondo, sulla 54a strada...

Ned                               - (a Linda) La chiameresti una casetta, il pa­lazzo della 54" strada?

Linda                            - (osservando Johnny) In confronto a questo.»

Edward                         - (a Giulia) Ho deciso anche di fare adattare per voi il villino dei Pioppi, per l'estate.

Giulia                            - Oh, papà, sul serio? (Gli s'avvicina e gli prende la mano).

Ned                               - Quello sì che è piccolo: non ha nemmeno una sala da ballo!

Giulia                            - Oh, Johnny, vedrai quanto è grazioso!

Edward                         - (raggiante) Ma non crediate che tutto que­sto sia un dono. Niente affatto. Forse, dopo che vi avrete abitato per cinque, sei anni, può darsi che il mio vec­chio cuore si intenerisca...

Giulia                            - Sentitelo! Il «no vecchio cuore...! (A Johnny) Hai mai visto un uomo più caro...

Johnny                          - (dopo una pausa) Giulia... mi dispiace.-ma non posso accettare.

Giulu                             - (un silenzio. Poi) Come? Vorresti dire...?!

Johnny                          - Se noi cominciamo a legarci con tante ob­bligazioni, riconoscenze e responsabilità, come potremo liberarcene, poi? Sarebbe impossibile, dopo.

Edward                         - E allora?

Johnny                          - No. Voi siete infinitamente gentile e gene­roso... ma io non posso.

Edward                         - Sapreste dirmi allora che cosa volete?

Johnny                          - Non so, ma sono certo che non è questo che voglio.

Edward                         - (con molta calma) Quindi devo capire che non volete più tornare a lavorare?

Johnny                          - A lavorare per questo? (Scuote il capo) No.

Giulia                            - Ma avevi detto...!

Johnny                          - Ritorno al mio punto di partenza. Mi sono accorto in questo momento che è l'unica via giusta...

Edward                         - Ma qualche giorno fa, avevate pur detto che sareste tornato ad occuparvi...

Johnny                          - Certo; potrò lavorare di nuovo a trenta-cinque o quaranta anni...

Edward                         - E nel frattempo non volete far altro che Marvene in ozio, abbandonato?

Johnny                          - Oh, no, non abbandonato, né in ozio, ima "vivere! Voglio scavare, approfondire me «tesso, la mia vita, tutte le vite!

Edward                         - Giulia, io credo che quest'uomo non gua­dagnerà più un soldo in vita sua.

Johnny                          - (va verso Giulia) Oh, Giulia, se tu vuoi, ti giuro che mi guadagnerò sempre la mia vita, e non solo per me, ma per noi e...

Giulia                            - Grazie.

Johnny                          - Cara, ma non capisci che noi dobbiamo vivere la nostra vita, liberi, indipendenti! E' inutile, diversamente... E c'è un solo modo per farlo. Al diavolo gli inviti e le due settimane, sposiamoci subito, (stanotte, e partiamo!

Giulia                            - Devo risponderti immediatamente?

Johnny                          - Ti prego...

Giulia                            - E se dicessi di no….no, Be prima...

Johnny                          - Partirei lo stesso, da solo.

Giulia                            - (dopo un momento) Bene. Puoi andare, allora. Perché io non ho nessuna intenzione di legarmi ad un ozioso.

Johnny                          - (silenzio. Poi lentamente) La conclusione è che io preferisco al tuo amore la libertà della mia vita, Giulia.

Giulia                            - o quello che tu chiami essere libero.

Johnny                          - Come vuoi. (A Edward) Addio, signore. Mi «piace che non sia stato possibile accordarci. Grazie per aver tentato, ad ogni modo. (Si appressa a Linda, le prende entrambe le mani) Arrivederci, Linda. Siete stata così cara...

Linda                            - Anche voi, Johnny. Arrivederci. Vi auguro di trovare ciò che desiderate.

Johnny                          - Lo spero.

Linda                            - Volevate qualcuno che vi accompagnasse nella vostra via, non è vero?

Johnny                          - Sì, Linda...

Linda                            - Povero ragazzo...

Johnny                          - Ma a noi non importa nulla, vero?

Linda                            - Diavolo, no, non ce ne importa.

Johnny                          - Noi arriveremo.-

Linda                            - Sì, arriveremo!

Johnny                          - Linda.

Linda                            - Sì (Egli si china e la bacia lievemente poi si dirige alla porta),

Johnny                          - Arrivederci, Ned. (Ned cerca di trovare un saluto, ma non riesce a dir nulla. Johnny esce. Per un momento il silenzio è assoluto. Poi Linda mormora).

Linda                            - E’ un uomo, quello. (Un altro silenzio. Poi Giulia, quasi a se stessa).

Giulia                            - Se n'è andato...

Edward                         - Sì... e se devo dirti quello che penso...

Linda                            - (tagliente) E' una liberazione, no? (Edward /o cenno di sì, con aria saggia).

Giulia                            - Andato per sempre...

Linda                            - (le si avvicina) Oh, cara, non preoccuparti, Johnny ti ama, ritornerà!

Giulia                            - (si volge a lei) Ritornerà! Ritornerà, hai detto. Ma chi credi che io sia? Devo passare tutto il mio tempo a persuadere un fannullone come quello che nella vita c'è qualche altra cosa da fare oltre l'ozio e i divertimenti? (Linda la fissa, incapace di parlare).

Edward                         - Io «pero, Giulia, che questa esperienza, per quanto penosa, valga ad insegnarti...

Giulia                            - Oh, non preoccuparti di me! Io sto benis­simo! (Ride brevemente) Meglio di prima, direi!

Linda                            - (improvvisamente afferra Giulia per il braccio) Tu non lo ami!

Giulia                            - Ma che ti prende?

Linda                            - Tu non lo ami!

Giulia                            - Vuoi lasciare il mio braccio?

Linda                            - Rispondimi! Lo ami, o no?

Giulia                            - Vuoi lasciarmi? Si può sapere che importa a te?

Edward                         - Andiamo, ragazze...

Linda                            - Che importa, a me? Rispondimi! Rispon­dimi! (La stringe con maggior forza).

Giulia                            - Ma papà, io non ho mai visto.-

Linda                            - Ah, non vuoi rispondere? Ma non c’è bi­sogno, sai, lo porti scritto in fronte, che è stato un sol­lievo per te, un sollievo!

Giulia                            - E se fosse così?

Linda                            - Se fosse così! Ma lo è, lo è, dillo!

Giulia                            - Bene, se proprio vuoi saperlo, sono così contenta che potrei cantarci sopra! Era questo che volevi?

Linda                            - Sì, era questo! Grazie! (Si abbandona a un riso di gioia e si dirige al tavolo presso il divano a sinistra) Oh, Dio, Dio, sono libera, ora! (Prende due buste scure dalla sua borsa sul tavolo, va da Ned e glie ne consegna una).

Ned                               - Cos'è? (La guarda) Il passaporto?

Linda                            - Sì, vuoi venire?

Ned                               - E... Quando?

Linda                            - Ora, stanotte.

Ned                               - Ma, non posso...

Linda                            - Sì, che lo puoi! Vieni, Ned!

Edward                         - Linda, ma che vuoi fare?

Linda                            - (a Ned) Vieni, allora?

Ned                               - Linda, tu sai come vorrei, ma...

Linda                            - Allora vieni!

Edward                         - Linda, dove vuoi andare? Dimmelo subito.

Linda >                         - A fare un viaggio, un grande viaggio! Dio, che viaggio!

Ned                               - Senti papà...!

Edward                         - Zitto, tu. Hai una posizione da mantenere, non sei un ozioso, tu. (A Linda) E dove andrai?

Linda                            - (a Ned) Così, non vieni?...

Ned                               - Non posso.

Linda                            - Innamorato?».

Ned                               - Forse.

Linda                            - Tornerò solo per te, Ned.

Ned                               - (quasi impercettibilmente) Io... ti aspetterò.

Delia                             - (entra) Scusate, signorina Linda, ma il signor Potter e la signora vi aspettano con la macchina. Ho portato giù la vostra valigia...

Linda                            - Grazie, Delia. Metti anche una paio di cap­pelli in una cappelliera e portali giù.

Delia                             - Bene, signorina. (Esce).

Linda------------------ - (si volge a Giulia) Tu non hai fede in Johnny, vero, Giulia? Ti sembra che il suo sogno possa infrangersi, svanire?! Può darsi, ma che importa?! Ne sorgerà un altro, mille altri, ma quel che importa, è sognare! Qualsiasi cosa egli fac­cia, io avrò in lui tutta la fede! Vorrà sedere su di un prato, io siederò con lui, vorrà tornare e ven­dere noccioline, ed io avrò fede in quelle noccioline. Oh, Dio, quan­to avrò fede! Addio, Giulia. Addio, papà, (Li lascia e va da Ned) Arrivederci, Neddy.

Ned                               - Addio, piccola... buona for­tuna. (Rimangono stretti per un momento).

Linda                            - Oh, non temere, ritor­nerò, ritornerò per te!

Ned                               - Bene, bambina. (Ella si dirige verso la porta. Ned la segue, senza avvedersene).

Edward                         - Ma non bai detto ancora dove vai...!

Giulia                            - (esclama improvvisamente) Io lo so!!

Linda                            - (nell’uscire) E allora, cer­cate di fermarmi! Oh, si, cercate, cercate dì fermarmi!

Ned                               - (rimane a guardare dietro a lei mormorando) Dio, Dio...

Edward                         - Io non permetterò, io non...

Ned                               - Permettere! Permettere a Linda!? Ma non farmi ridere, papà!

Giulia                            - (avanzando) Partirà con loro, non è vero? Con loro?

Ned                               - (sorride e prende di nuovo il suo picchiere) Va a raggiungere il suo Johnny.

Giulia                            - (ride brevemente) Una bella coppia, davvero, e un bell'av­venire!

Ned                               - Bellissimo, Giulia! (Quasi selvaggio) Vuoi scommettere, Giulia, vuoi scommettere?! (Alza il bicchie­re) A Landa! (Il ritratto sul caminetto ferma la sua attenzione) E via, giacché ci siamo! Salute, nonno! (Beve)

FINE