Incontro ravvicinato di tipo estremo

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INCONTRO RAVVICINATO DI TIPO ESTREMO

due tempi di Luigi Lunari

Personaggi:

MICHELE

MICHELE GIOVANE

GIGLIOLA

LA SIGNORA OTTILIA

LAMBERTO

Scene:

Un luogo qualsiasi, uno spiazzo, un giardino, una terrazza, forse su un'isola di vacanze, forse in un'oasi verde di una città. È primavera, ma non lo sarà per sempre: potrà mutarsi in autunno o inverno a seconda degli umori dei personaggi... o del regista. Il fatto è che in questa commedia molto è labile, illusorio, relativo. Primo fra tutto il tempo, che avrà un ritmo per il protagonista, un diverso ritmo per gli altri. Il protagonista ha un'altra importante caratteristica: per la buona riuscita dello spettacolo, egli potrà essere visto o non visto dagli altri a seconda del momento e del caso; i quali altri, di conseguenza, lo tratteranno di volta in volta come presente o assente. Una panchina.

PRIMO TEMPO

Sulla panchina siede Michele: tra i cinquanta e i sessant'anni, un bell'uomo che dimostra forse meno della sua età, tanto capace di scatti giovanili quanto di mature tristezze. Sta leggendo un giornale, o forse fumando una sigaretta, oppure bevendo una bibita, o qualcosa del genere, ad esemplificazione di un tranquillo ozio sull'ora del tramonto: che appare, dal cielo, bello e rosato. Ad un tratto qualcosa sembra richiamare l'uomo: un pensiero che si insinua, o forse un'interna voce che lo chiama. Michele reagisce come per un insetto molesto: ha un moto di fastidio, un gesto con la mano... ma evidentemente non c'è niente da fare. Michele sbuffa, poi si rassegna: borbotta qualche espressione di resa ("Sì, sì, ho capito... va bene...") mischiata a qualche espressione di rammarico e di protesta ("Possibile che ogni sera! Servisse a qualcosa, almeno!") poi tossicchia, si assetta, si rivolge al pubblico, e attacca la sua parte: sulle prime annoiato, distaccato, poi sempre più partecipe e impegnato.

MICHELE - Buonasera. Il 24 agosto dell'anno... non importa, alle otto e quarantacinque di sera, durante un violento temporale, d'altronde più che logico in quel periodo dell'anno, un uomo alla guida di una macchina di grossa cilindrata si schiantò contro un pilone dell'energia elettrica sulla statale n.47. L'uomo, Fornari Michele, anni quarantacinque, morì sul colpo: per liberare il corpo incastrato tra le lamiere contorte i vigili del fuoco dovettero lavorare a lungo con la fiamma ossidrica. Quell'uomo, Michele Fornari, ero io. Amici e parenti non hanno avuto nessun dubbio: incidente. Una curva, un frenata tardiva, l'asfalto bagnato, la velocità eccessiva... eccetera, eccetera. Ma l'Alta Corte di Giustizia, di fronte alla quale mi sono trovato un attimo dopo l'incidente, con una velocità antiburocratica assolutamente sconosciuta alla giustizia terrena, ha sentenziato diversamente: suicidio. Ora, io vorrei subito dire che, contrariamente a quel che se ne può pensare, e che anch'io, francamente, pensavo, neanche qui sono infallibili. Qui sono un po' sommari: non hanno mezze misure: o sì o no, o uomo o donna, o vivo o morto. Beh, per noi sulla terra, non è così semplice: tra il no e il sì c'è anche il "ni", e tra uomo e donna, vivo e morto ci sono un sacco di vie di mezzo, di cui qui non si sono ancora accorti. Forse Lui ne sa qualcosa di più: ma chi lo vede, Lui? Quelli che amministrano in concreto sono funzionari, che applicano la legge.... così, a peso: un tanto al chilo. Anche nel mio caso: suicidio! Beh, non è vero! O almeno... non esattamente vero! Posso essere d'accordo che si è trattato di qualcosa di più di un incidente: ma suicidio no. Non consciamente. Anche se ammetto che... potevo andare più piano, sapevo benissimo cosa rischiavo, non ho fatto niente per evitarlo, e anche al momento, quando la macchina se n'è andata per i fatti suoi, e io ho visto il pilone venirmi incontro, ho avuto quasi un sentimento di sollievo. Non dico di aver pensato "Oh finalmente!", ma neanche "Oh Dio, frena!" Quindi... io ci andrei piano, a parlar di suicidio! (Come se qualcuno o qualcosa lo richiamasse all'ordine) Sì, sì, questo ormai non c'entra: va bene! L'importante è che ora sono qui: in quest'isola, inutile cercarla sull'atlante, dove più o meno capitano tutti, o presto o tardi, o soli o in compagnia... A fare che cosa? Beh, quello che si racconta in genere non è vero niente: qui non ci sono pentoloni di pece o fiamme eterne... mi dispiace per tutti i preti, i lama, i brahmini, gli ayatollah, e anche per padre Dante... E neanche, dall'altro lato, si passa la giornata con donne bellissime, o, peggio, si sta lì tutta l'eternità, in estasi, beati a guardare, mentre gli angeli suonano l'arpa! No, no. Molto più semplice... o molto più complicato, forse. Più logico, ecco: più logico! Qui siamo tutti... come dire...condannati.... (Non trova le parole) Ah, ma chiedo scusa: giusto a proposito. È il momento del funerale. Mia moglie. Mia moglie, sì. Morta venti anni prima di me... in circostanze anche lei... accidentali... (Ridacchia amaramente. È entrata nel frattempo una signora di mezza età, vestita a lutto ma non senza una frivola ricercatezza. La signora è in lacrime, assiste alla fase finale di una sepoltura, getta un fiore o una manciata di terra sulla bara che scende per sempre alla terra. Michele si alza, si affianca alla donna, annunciando brevemente al pubblico che si tratta di) Mia suocera!

LA SIGNORA OTTILIA - Povera figlia mia! Così... così... così giovane.... così bella... così buona... Mai una parola cattiva, mai un pensiero men che onesto! Una santa! Una santa!

MICHELE - Coraggio, mamma, coraggio!

LA SIGNORA OTTILIA - E pensare che l'avevo vista, poche ore prima! Era serena... Mi ha detto: "Mamma, vado a trovare l'Andreina..." Si era messa elegante, aveva appena fatto la messa in piega! Se solo avessi saputo che la stavo vedendo per l'ultima volta!

MICHELE - Non ci pensi, mamma, non ci pensi!

LA SIGNORA OTTILIA - Tu sei giovane... Sei forte... Hai una vita davanti... Potrai dimenticare, ricominciare. Ma io... io...

MICHELE - Andiamo, mamma, andiamo! (La accompagna fuori e la spedisce in quinta; poi riassume la propria posizione in scena) La santa! La piccola santa, che quel giorno doveva andare a trovare l'Andreina! Fu trovata in realtà quella sera stessa, in un infimo pied-à-terre all'estrema periferia della città, morta asfissiata per le esalazioni di una stufetta da quattro soldi... a letto col suo amante, morto anche lui, ovviamente, allo stesso modo, nudo come un verme! Alla madre... non è stato detto niente... Hanno inventato un infarto, là, tanto per darle una spiegazione. A me invece non hanno potuto nascondere la verità nuda e cruda, su un tavolato di marmo dell'obitorio, dove sono stato chiamato per riconoscere le salme: quella di lei... e quella di lui: Lamberto! Lamberto D'Ascoli! Il mio migliore amico! Voilà! Sissignori, il mio miglior amico! Che proprio quel giorno... (È comparso in scena Lamberto: ha l'età di "quel giorno", cioè a dire tra i venticinque e i trent'anni. Tipico esemplare di "miglior amico" seduttore: un uomo piacevole, simpatico, ma che assolutamente non possiede nulla di più o di meglio del marito tradito. È anzi certo che se fosse stato lui il marito della donna, questa l'avrebbe tradito con l'altro, cioè il marito attuale. Lamberto esemplifica l'assoluta intercambiabilità di marito tradito e miglior amico traditore)

LAMBERTO - Ehilà, Michele!

MICHELE - Lamberto, ehilà!

LAMBERTO - Michele, mi dispiace: ma non posso venire alla partita!

MICHELE - Accidenti, Lamberto, mi dispiace!

LAMBERTO - Figurati a me, accidenti, Michele!

MICHELE - T'è‚ successo qualcosa?

LAMBERTO - È arrivata mia zia. Sai, quella di Basilea! Anzi... se non ti dispiace, ti dò il biglietto. Se riesci a venderlo... se non altro recupero le lire.

MICHELE - Farò il possibile!

LAMBERTO - Grazie. E... fa il tifo anche per me.

MICHELE - E tu divertiti anche per me.

LAMBERTO - Con una zia svizzero-tedesca? Sarà facile! Eh, eh!

MICHELE - Ah, ah! (È uscito Lamberto) Va, va, va incontro al tuo destino di ossido di carbonio. Che colpo, signori! Io che l'avevo sempre creduta... non una santa, macché, ma chi le vuole le sante, una donna perbene, quella che avevo sposato dopo un congruo periodo di fidanzamento all'antica, con qualche anticipazione, sì, ma senza varcare il limite! Modesta, pudica, che arrossiva alle barzellette sporche che Lamberto ci raccontava, divertendosi un po' sadicamente all'imbarazzo di lei! Una donna che nel matrimonio si era anche... non dico spenta, ma... ritirata: ritirata da ogni civetteria, da ogni velleità, da ogni mondanità... Lo pensavo proprio quella mattina, quando è venuta a portarmi il caffè, con quella sua orrenda vestaglia color vinaccia! Oh madonna, ho pensato, ma non potrebbe tenersi un po' su? (È entrata Gigliola. Ha una vestaglia a righe, la faccia imbrattata da una sorta di biacca, la testa avvolta in un foulard sotto il quale si intravedono i bigodini della messa in piega. Reca un vassoio col caffè, che porge a Michele, alla panchina su cui è seduto, oppure ad un qualche tavolo da cucina evocato ed apparso in un angolo della scena, dove Michele può anche non sedersi, limitandosi a dire le proprie da dove si trova)

GIGLIOLA - Michele, ma mi sto tenendo su. Sto facendo la messa in piega e questa crema è per tirar via le rughe. L'hai detto anche tu che m'ha fatto bene alla pelle.

MICHELE - Sì, okay! Ma non puoi farne a meno almeno la domenica? Hai tutti gli altri giorni, mentre io sono a scuola...

GIGLIOLA - Di solito faccio così, ma oggi devo andare a trovare l'Andreina...

MICHELE - Possibile che ogni domenica tu debba andare a trovare l'Andreina?

GIGLIOLA - Sta attraversando un periodo così difficile... povera Andreina! E poi, tu non vai alla partita?

MICHELE - Sì, ma non è per me che lo dico! Per te! Mi dispiace vederti sempre far la dama di san Vincenzo... Vorrei che ti divertissi, che facessi qualcosa...

GIGLIOLA - Io mi diverto con te, Michele.

MICHELE - Sì, sì, ma....

GIGLIOLA - Tesoro! (Protrude le labbra oltre lo strato di biacca, per dargli un bacio, che egli riceve non senza un istintivo moto di ribrezzo. Lei gli prende la tazza e riporta via il tutto: uscendo, ha una mossa da bajadera, che le riesce un po' grottesca, ma che essa accompagna con una fresca, demistificante risata)

MICHELE - Lo so! Lo so cosa pensate! Pensatelo pure: è quello che penso anch'io. Faccio parte della C3: cornuti, contenti e coglioni. Il guaio è che ciascuno vede sua moglie con i propri occhi! La vede nell'intimità, dietro le quinte... La vede, forse, come la vuol vedere: o continua a vederla pigramente come l'ha vista la prima volta, incapace di registrare anche il minimo cambiamento... Finché non gli capita di sbatterci le corna, naturalmente! E allora si rende conto che quella donna, che ha sempre vista, in realtà non l'ha mai guardata! Ma come la vedono gli altri, eh? E lei: come si mostra? Come si fa guardare? (Da fuori un allegro suono di voci. Michele ha una rapida occhiata in quinta, e un'espressione di disappunto) Eccoli, che arrivano! Come ogni sera, come ogni ora, come sempre! Dio, non finirà mai questo tormento? (Entrano in scena Gigliola, Lamberto, la Signora Ottilia e Michele Giovane, che il pubblico per ora non riconosce come tale. Michele Giovane è ragionevolmente somigliante a Michele, soprattutto nei gesti, nei movimenti, nelle espressioni. I quattro si comportano come durante una gita in campagna. La Signora Ottilia può avere un ombrellino parasole, i due giovani uomini indossano dei pullover o portano la giacca piegata su un braccio... Gigliola è giovane, carina, vivace... La Signora Ottilia se la mangia con gli occhi, con l'amore orgoglioso di una madre per una figlia ben riuscita e da ben collocare nella vita. Michele, non visto, assiste alla scena che segue non senza impazienze e insofferenze dolorose)

LAMBERTO - E la sapete quella della madre superiora cui avevano regalato un uccello?

GIGLIOLA - No e non voglio neanche saperla.

LAMBERTO - Ma non è una barzelletta sconcia!

GIGLIOLA - Non ci credo. Tu dici sempre così, ma poi....

LA SIGNORA OTTILIA - Beh, per questa volta sentiamo.

GIGLIOLA - Mamma, non essere curiosa! Lo sai come fa Lamberto: prima ti dice che non è sconcia, poi tira fuori un orrendo doppio senso, e quando io mi scandalizzo o mi secco dice che la maligna sono io, che lui non pensava assolutamente a nessun significato strano... e cade dalle nuvole, e fa il finto tonto!

LAMBERTO - Ma no, ma no!

LA SIGNORA OTTILIA - Io non sono curiosa! Ma guarda un po'!

GIGLIOLA - (al quarto, finora silenzioso) E tu non dici niente?

MICHELE GIOVANE - Io ho fame e sete. Voglio raggiungere il chiosco e prendere qualcosa per fare un bel pic-nic.

GIGLIOLA - Ah, sono proprio sistemata bene! Pensa che belle vacanze: tra un marito che non pensa che a mangiare e bere e un amico di famiglia che racconta solo barzellette oscene...

LA SIGNORA OTTILIA - C'è anche la tua mamma, tesoro!

MICHELE GIOVANE - Io non penso solo a mangiare e bere!

LAMBERTO - Io non racconto solo barzellette oscene!

LA SIGNORA OTTILIA - Eh sì, Gigliola cara, se ci vedesse tuo padre... Con tutti i sogni che faceva su di te! Lui, pace all'anima sua, ti vedeva ricca, felice, sposata a un principe azzurro, a un Rockfeller...

MICHELE GIOVANE - Già! E invece...

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, ma non lo dico per te, sai? Tu sei un bravissimo figliolo, Michele, e io so benissimo che Gigliola poteva capitare anche molto peggio. No no, per questo sono proprio contenta. Del resto, nella vita l'importante è sapersi accontentare.

GIGLIOLA - Mamma!

LA SIGNORA OTTILIA - Certo che quando penso a quel che abbiamo fatto per darti un'istruzione! E il pianoforte, e la danza, e l'Inghilterra...

MICHELE GIOVANE - Grazie, mamma!

LA SIGNORA OTTILIA - (equivocando) Oh, non devi ringraziarmi!

MICHELE GIOVANE - Mamma, siamo sposati da cinque anni, ho un buon lavoro, non ci manca niente, ci vogliamo bene...

LAMBERTO - Dai, dai, ragazzi: non cominciamo: siamo in vacanza. Andiamo al chiosco. Chi arriva ultimo paga pegno! (Il primo a scattare, lieto di dimostrare la propria valentia, è Michele Giovane: poi trotterella via la Signora Ottilia, con un gridolino giocoso e gioioso, poi Gigliola. Ma quando i primi due sono già usciti, Lamberto afferra Gigliola per una mano, trattenendola in scena. I due si guardano, significativamente, per un attimo, con un sorriso complice, poi Gigliola esce correndo e Lamberto dopo di lei, con uno "iuhù" infantile. Ma Gigliola dimentica in scena un foulard)

MICHELE - E quello sono io! A che punto fossero in quel momento, io non lo so ora, come non lo sapevo allora! Ma qualcosa di già nato c'era... l'avete visto! E lui? E lui, cioè io, l'avete sentito: "Siamo sposati da cinque anni, ho un buon lavoro, ci vogliamo bene, che cosa ci manca?" Tipica miopia da vita coniugale! Ma che miopia: cecità assoluta. Basta che lui, l'altro, il migliore amico, gridi "Chi arriva ultimo paga pegno!" e lui, l'altro, il marito, scatta come un coglione e li lascia lì, soli, a prendere accordi... (Sbuffa, si asciuga il sudore) Adesso se ne sono andati, ma... torneranno. Oh sì, torneranno! Perché.. è questo che stavo per dire, all'inizio, quando sono stato interrotto dal funerale: qui non ci sono inferno o paradiso come li descrivono i preti o i pittori... Qui... la vita continua: anzi, si ripete. Ognuno viene confrontato con la sua storia, ognuno ne rivive i momenti cruciali... Io... ogni sera cerco di spiegare, di mettere a fuoco il pensiero... E ogni volta mi dico "ma no, ma no, non è così! Anche stasera sei stato poco chiaro, confuso!" Ma non con voi! No: con me stesso! E poi penso: "Domani! Domani ci riesco! Domani avrò tutto chiaro, preciso: le cause, gli effetti..." (Pausa. Raccoglie le idee. Si risolve) Ecco: è come se, morendo, ma in realtà non si tratta di morte, uno fosse condannato, ma in realtà non si tratta di condanna, a rivivere... no: a vedersi sfilare davanti, la propria vita: con la possibilità, ma in realtà non si tratta di una possibilità, di intervenire, di modificarne il corso, di cambiare le cose... di fare in modo che ciò che è stato non sia! Impossibile, vero? Sì, a mente lucida sembrerebbe di sì. Rientra nella nostra logica. Ma la nostra logica è l'unica valida, l'unica possibile? Chi l'ha detto, in fondo, che di fronte al proprio passato, che ti scorre lì, davanti agli occhi, non sia possibile... intervenire, dire al te stesso che vedi lì: "Sta attento, non fare così!" E se lui ti obbedisce, ti dà retta, e fa colà invece di così, beh... questo non significa cambiare le cose anche se le cose sono già state fatte, e sono così e non colà? Se sapeste che concretezza hanno qui le cose, le persone, i fatti! Io, lo confesso, ci provo: ogni sera ci provo! E... perché no? Sisifo, per esempio! Sisifo che "sa" che il macigno che fa rotolare in salita, ri-ro-to-le-rà a valle non appena raggiunge la cima? Perché continua? Solo perché è condannato a farlo? E se un giorno anche quel macigno trovasse il suo equilibrio? Oltre alle mille posizioni instabili, una per certo esiste in cui tutte le forze agenti verso il basso si annullino... ed ecco il macigno di Sisifo fermarsi lì, per l'eternità! È questo che Sisifo spera, che Sisifo sa! Eccoli! Ma stavolta! (Voci da fuori... Ora Michele appare quasi trasformato: sicuro di sè, voglioso di vivere quello che gli si para davanti, pieno di fattiva speranza, deciso a lottare... Stringe i pugni in gesto di autoincoraggiamento. Guarda in quinta) Le due donne sole: questa è nuova. Benissimo! (Michele in fretta raccoglie il foulard, torna al proprio nascondiglio: entrano la Signora Ottilia e Gigliola. Michele porta il foulard al viso, ne aspira il profumo chiudendo gli occhi) Come è bella, lei! Ora sì, la vedo: come forse la vedevano gli altri. Dio mio, è possibile amare ancora dopo una vita, dopo quel che è successo?

LA SIGNORA OTTILIA - (guardandosi attorno) Non lo vedo. Ma sei sicura di averlo lasciato qui?

GIGLIOLA - Ma sì, mamma. La strada che abbiamo fatto è questa... Io mi sono seduta un attimo lì. (Nella ricerca finisce accanto al "nascondiglio" di Michele, che ne esce e le si fa incontro, porgendole galantemente il foulard. Gigliola ha un gridolino di paura)

MICHELE - Le ho fatto paura, mi dispiace. Le signore stanno forse cercando questo foulard?

GIGLIOLA - (timidamente) Ssss... sì.

MICHELE - L'avevo giusto raccolto e mi stavo accingendo a portarlo al Grand Hotel, sperando appunto che qualcuno passasse a reclamarlo… (Gigliola quasi gli strappa il foulard dalle mani)

GIGLIOLA - Grazie... (E fa per fuggir via, come colta da uno strano disagio. Ma è la Signora Ottilia che la ferma con un gesto imperioso e si fa avanti)

LA SIGNORA OTTILIA - Al Grand Hotel?! Permette? Sono la mamma. Noi alloggiamo, modestamente, alla pensione Aurora. Mia figlia: Gigliola Affadati, sposata Fornari.

MICHELE - Ah, sposata!

LA SIGNORA OTTILIA - Oddio, sì. In un certo senso... sì.

GIGLIOLA - Mamma!

MICHELE - Come sarebbe a dire "in un certo senso"?

LA SIGNORA OTTILIA - Oh no, no... Volevo dire semplicemente... sposata? Sì. Il signore è qui da molto?

MICHELE - Qui su quest'isola, dice? Sì... no... Non lo so. Comunque non conosco nessuno. (Era quello che la Signora Ottilia aspettava)

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, benissimo. Allora forse le farà piacere unirsi a noi, per un piccolo pic nic. Stavamo giusto cercando un luogo adatto e questo mi pare proprio l'ideale.

GIGLIOLA - Ma mamma, non c'è neanche una fontana...

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, manderemo Michele al chiosco, a prendere qualcosa da bere.

MICHELE - Chi è Michele?

LA SIGNORA OTTILIA - Il marito. Mio genero.

MICHELE - Anch'io mi chiamo Michele.

LA SIGNORA OTTILIA - Davvero? Che combinazione.

MICHELE - Ho anche un cognome, naturalmente. Ma... l'ho lasciato in città: in vacanza si usano solo i nomi di battesimo: Michele... Michele... Gigliola...

LA SIGNORA OTTILIA - ...Ottilia. (Gli porge la mano che Michele si china galantemente a baciare. Poi, civettuola) Ma non ci ha detto ancora se accetta o non accetta il nostro invito!

MICHELE - Ma con il massimo piacere!

LA SIGNORA OTTILIA - Dovrà accontentarsi...

MICHELE - Mi sarebbe comunque piacere sufficiente la compagnia di due così belle e simpatiche signore!

LA SIGNORA OTTILIA - (tra giuggiole) Ooooh! Hai sentito, Gigliola? Scommetto che lei è un attore.

MICHELE - Ahimè, no. Recito anch'io, si capisce, come tutti nella vita. Ma non più che tanto. E non sono un attore. (La Signora Ottilia si aspetta qualche altra informazione; Michele la lascia un attimo in sospeso, poi gliela fornisce, non senza rassegnazione e un filo di tristezza) Ho una piccola catena di grandi alberghi...

LA SIGNORA OTTILIA - Uuuh, oooh.. Hai sentito, Gigliola?

MICHELE - E poi... mi occupo di politica. Sono deputato al Parlamento...

LA SIGNORA OTTILIA - Uuuh, oooh.. Hai sentito, Gigliola? (Per un attimo sospettosa) E... per che partito scusi?

MICHELE - Oh, signora, i partiti sono tutti eguali.

LA SIGNORA OTTILIA - (soddisfatta) Allora la pensiamo esattamente allo stesso modo. Hai sentito, Gigliola? Un onorevole!

GIGLIOLA - Sì, mamma, ho sentito.

MICHELE - (un po' in fretta, con intenzione) Prima però facevo l'insegnante...

LA SIGNORA OTTILIA - L'insegnante?

MICHELE - Professore di filosofia.

LA SIGNORA OTTILIA - Anche il nostro Michele insegna filosofia. Ma pensi che combinazione! Lui però si ferma lì: non avrà mai grandi alberghi! E in politica, ah, ah, non ce le vedo proprio!

MICHELE - E chi glielo dice, signora?

LA SIGNORA OTTILIA - Ah, non è il tipo!

MICHELE - (non senza polemica) Anche di me dicevano che non ero il tipo!

LA SIGNORA OTTILIA - (scettica) Sì, sì, ma... altra stoffa!

MICHELE - (piccato) Ebbene, io sono sicuro che anche suo genero diventerà proprietario di una catena di grandi alberghi e sarà deputato al Parlamento.

LA SIGNORA OTTILIA - Lei non lo conosce!

MICHELE - Lo conosco benissimo! O meglio: non lo conosco... ma sono sicuro che sarà così!

LA SIGNORA OTTILIA - Non capisco come possa dire una cosa del genere. Oh, non che io sia contraria, sa? Anzi, ne sarei felice! Così la mia povera figliola potrebbe fare anche lei una vita meno stentata...

GIGLIOLA - Mamma!

MICHELE - (seccato) Non credo assolutamente che sua figlia faccia una vita stentata! In fin dei conti suo genero ha un buono lavoro, non gli manca niente, si vogliono bene... (Un breve momento di disagio) Chiedo scusa. Non sono affari miei, naturalmente.

GIGLIOLA - Certo!

LA SIGNORA OTTILIA - (fatua, come a dissolvere il disagio) Oh, insomma, Gigliola, si parla tanto per parlare! Io dicevo solo che Michele... (A Michele, precisando) ...il "nostro" Michele... non mi sembra il tipo...

GIGLIOLA - Mamma: basta! Chi vivrà vedrà!

MICHELE - (con un brivido improvviso d'angoscia) Oh dio, cos'ha detto?

GIGLIOLA - (sorpresa) Ho detto... niente: chi vivrà vedrà!

MICHELE - Oh, non dica così, la prego! Non dica così!

GIGLIOLA - Perché?

MICHELE - Lei, soprattutto: lei che è così giovane e... sì, così bella!

LA SIGNORA OTTILIA - (severa, a sproposito) Gigliola, ma che cos'hai detto?

GIGLIOLA - Niente, mamma. Ho detto "chi vivrà vedrà".

LA SIGNORA OTTILIA - (giustificante, a Michele) È un proverbio...

MICHELE - (a Gigliola) Ma è un pensiero terribile! Chi vivrà vedrà! Come a dire che se uno... se lei non

arriverà a vedere... è perché morirà... prima. Lei, capisce? Lei!

GIGLIOLA - Beh... mi pare logico.

MICHELE - Sì... sì... Però non è detto che si muoia, ecco! Non è detto, voglio dire, che non si possa non morire. Che si possa… non so se mi spiego… intervenire al momento giusto, cambiare il corso delle cose, in fondo basta poco… e andare di qua invece che di là... e quindi...

GIGLIOLA - (con ironia) Essere immortali?

MICHELE - Oh no... Chi può desiderare d'essere immortale?

GIGLIOLA - E dunque, vede? Chi vivrà... vedrà. (Michele tace, imbarazzato, si ricompone, si inchina, cortese e formale. Poi sospira e, con altro tono)

MICHELE - Signora Ottilia... signora Gigliola... Vi prego di scusarmi. Qualche volta mi accade di lasciarmi trascinare dai miei pensieri e da un certo mio spirito polemico... o malinconico. (Pausa. Sorride, si frega le mani, sforzandosi a un cambiamento di tono) Beh, beh, sono stato invitato a pranzo, se non erro... e ho anche accettato. Ah, ah! E quando si va a tavola?

LA SIGNORA OTTILIA - (lieta del ritorno alla normalità) Eh? Ah subito, subito! Vado subito a cercare quei due, che ci aspettano al chiosco, e gli dico che abbiamo trovato il posto per il pic-nic...

GIGLIOLA - Vengo anch'io, mamma.

LA SIGNORA OTTILIA - (facendo gli occhiacci) Non occorre, cara. Tu resta pure qui. (Sottovoce, a lei sola) Non hai sentito? Ha detto che sei "così bella"!

GIGLIOLA - (idem) Mamma, ho paura... mi sembra matto.

LA SIGNORA OTTILIA - (idem) Ha una catena di alberghi! (Ad alta voce, con sorriso, a Michele) Allora... vado e torno! (Michele s'inchina, la signora Ottilia esce. Restano soli Michele e Gigliola. Michele appare imbarazzato: si tormenta le mani, non sa evidentemente come cominciare un discorso. Gigliola, al contrario, e abbastanza inaspettatamente, sembra del tutto disinvolta. Siede sulla panchina, gamba accavallate, e si accende una sigaretta. Forse nel suo atteggiamento, solo un filo di noia. Michele ha un gesto di sorpresa)

MICHELE - Ma... lei fuma?

GIGLIOLA - Sì, perché?

MICHELE - Non lo sapevo... Cioè... volevo dire... non me n'ero mai accorto. Cioè... scommetto che suo marito non lo sa.

GIGLIOLA - È vero: mio marito non lo sa. Ma lei come lo sa?

MICHELE - Beh, perché la vedo.

GIGLIOLA - Come sa che mio marito non lo sa.

MICHELE - Suo marito è quel signore che era qui con lei, vero? Mi stupirei se lo sapesse. (Pausa) Ehm... Forse è il caso che io mi scusi con la signora... Alcune delle cose che ho detto sono suonate forse un po' strane... Potrei forse cercare di spiegare...

GIGLIOLA - Non si disturbi. Sono anzi io che le devo chiedere scusa per il comportamento di mia madre. È una brava donna, ma è molto invadente: devo ammetterlo. Invadente con tutti e con me poi addirittura ossessionante. Ma... vede, mia madre per tutta la vita ha tradotto novelle e romanzi d'amore per settimanali femminili e la sua vita non ha avuto mai la minima somiglianza con nessuna delle storie con cui ha avuto a che fare. Una vita di continue delusioni, di amari confronti.. E tutte le sue speranze deluse, le sue ambizioni... lei le ha trasferite su di me.

MICHELE - Oso sperare che queste ambizioni siano state soddisfatte...

GIGLIOLA - Come? (Scoppia a ridere) Lei scherza: non l'ha sentita parlare di mio marito...

MICHELE - Sì, effettivamente... Ma ho pensato alla solita sindrome della suocera. Suppongo che suo marito sia una degnissima persona...

GIGLIOLA - Oh, degnissima persona sì. Ma...

MICHELE - Ma?

GIGLIOLA - Non capisco perché dovrei raccontarle i fatti miei.

MICHELE - Beh, io, devo riconoscerlo, mi interesso molto agli altri. Un interesse disinteressato: psicologico. Lei, poi, non so perché, mi ha subito ispirato una strana simpatia.

GIGLIOLA - La ringrazio. Devo dire che anch'io, per lei... no, non esattamente simpatia: fiducia. Un senso di fiducia. Mi ricorda... qualcuno... Non so chi: forse il mio povero nonno.

MICHELE - (dopo aver digerito) E anche suo marito: pur senza conoscerlo ancora, forse solo perché è suo marito... mi è simpatico, ecco! Me lo immagino intelligente, leale, intraprendente...

GIGLIOLA - (ride) Beh, non si lasci trasportare dall'immaginazione. Mio marito è un buon diavolo come ce ne sono milioni: intelligenza media; lealtà... beh, io la direi mancanza di fantasia; intraprendenza poi.. zero assoluto.

MICHELE - (seccato) E perché l'ha sposato, allora?

GIGLIOLA - Beh, chi dovevo pretendere? Neanch'io sono un genio.

MICHELE - (ironico, aggressivo) Un matrimonio d'amore, insomma!

GIGLIOLA - Da parte di lui, credo di sì.

MICHELE - E da parte sua?

GIGLIOLA - Beh sì, perché no? Qualcosa del genere. Io comunque ho sempre pensato che un marito valga l'altro.

MICHELE - Va bene: ma se un marito vale l'altro, perché proprio lui?

GIGLIOLA - Non c'è una risposta soddisfacente. Diciamo... perché è capitato nel momento giusto. Volevo soprattutto liberarmi da mia madre.

MICHELE - E c'è riuscita?

GIGLIOLA - No.

MICHELE - E ben le sta! Comunque, cara signora, suo marito, io sono convinto, è meglio di quel che lei crede. E lei, mi lasci parlare con franchezza, lei fa male a trattarlo come lo tratta.

GIGLIOLA - Io?!

MICHELE - Sissignora! Ho visto, sa, poco fa, quando siete passati di qui, quando lei ha perso il foulard: io ero lì, stavo leggendo il giornale... Senza volere, ho visto tutto. Quella degna persona di suo marito stimolato con un banalissimo trucco a scattare verso il chiosco, la madre... a seguire; e lei, trattenersi sui suoi passi, assieme all'altro, certamente il migliore amico di suo marito, come nei romanzi di sua madre! Ho visto la mano nella mano, il sorriso di compiaciuta intesa, lo sguardo colpevole, reso torvo dall'adulterio... Quell'uomo, non neghi, è il suo amante! (Gigliola lo guarda sorpresa, poi un sorriso ironico le si dipinge sul volto: pensa probabilmente che non val la pena offendersi o protestare o allontanarsi indignata e applaude sarcasticamente alla bella "tirata") C'è poco da applaudire, cara... signora! Lei ha abusato della fiducia, della semplicità, dell'amore di suo marito. Quel Lamberto... scommetto che si chiama Lamberto, è il suo amante, da chissà quanto tempo. Vedo, se non altro, che non ha la spudoratezza di negare.

GIGLIOLA - (con calma) Signor... Michele! Se io non nego è per tre o quattro motivi: il primo, che la cosa non riguarda lei.

MICHELE - Questo è da vedersi.

GIGLIOLA - Il secondo, che secondo me lei è un po' matto!

MICHELE - Eh già, i mariti...

GIGLIOLA - Il terzo, perché tra poco saranno qui gli altri e io non voglio scenate di nessun genere. Comunque...

MICHELE - Comunque?

GIGLIOLA - Comunque, malgrado io non debba a lei nessuna spiegazione, per puro amore della verità… e della precisione... quell'uomo "non è" il mio amante.

MICHELE - Bah!

GIGLIOLA - Questo non significa che non potrebbe esserlo domani o magari stasera stessa, sia ben chiaro. L'idea non mi offende, e non trovo la cosa né assurda né impossibile. Semplicemente, non è vero: quell'uomo non è il mio amante.

MICHELE - Dica che non lo è ancora.

GIGLIOLA - (alzando le spalle) Non lo è ancora. (Michele tace, improvvisamente sgomento, come per una subitanea vertigine. Si porta le mani agli occhi, sembra quasi cadere, poi mormora, a se stesso, con intensità e intima agitazione)

MICHELE - Ma allora... è vero! Sono ancora in tempo.. È ancora possibile...

GIGLIOLA - (senza aver capito) Che cosa?

MICHELE - Gigliola... Signora Gigliola... Mi scusi, mi ascolti, mi perdoni... Non mi chieda il perché! Oppure.. glielo dirò io, dopo. Glielo giuro. Un motivo c'è: io non sono matto e non sono neanche un ridicolo pettegolo, un assurdo ficcanaso. C'è qualcosa in me, nella mia vita, per cui questo che sto per chiederle è di enorme importanza. Mi dica, sia sincera, per la mia vita... ma anche per la sua: è vero quel che mi ha detto? Quell'uomo non è mai stato il suo amante? (Gigliola è comunque scossa dal calore e dall'agitazione dell'uomo che le sta davanti, e dalla sua indubitabile sincerità. Titubante, impaurita, risponde)

GIGLIOLA - Ma.. sì... sì, è vero! Quell'uomo...

MICHELE - ...non è mai stato?

GIGLIOLA - ... il mio amante. (Michele è travolto da una gioia e da una commozione senza confini. Resta per un attimo senza parole, poi spalanca le braccia, abbraccia Gigliola, la stringe a sé con grande trasporto)

MICHELE - Oh, amore mio! Gigliola, amore mio!

GIGLIOLA - (liberandosi) Ma signore!

MICHELE - Io ti amo! Oh Dio, ti amo!

GIGLIOLA - Signore! Le ho detto che provavo per lei un sentimento di fiducia, ma lei ne sta abusando, eccome! Complimenti, onorevole! Prima si indigna perché sospetta che io faccia le corna a mio marito, e poi...

MICHELE - Lei non sospetta neppure lontanamente che cosa non farei io per suo marito! La stima, l'affetto che sento per lui...

GIGLIOLA - Si calmi. Conosco il trucco: quando un uomo comincia a parlare bene di tuo marito è perché vuol portarti a letto! (Da fuori, delle voci)

MICHELE - Non è questo, mi creda, glielo giuro... Lei... lei...

GIGLIOLA - (incuriosita all'improvviso turbamento di lui) Io?

MICHELE - Lei è molto bella...

GIGLIOLA - (sorpresa e compiaciuta) Grazie! Mi piacerebbe che fosse mio marito a dirmelo... con quel tono. Ma ora eccoli, la smetta. Dimentichi tutto. Non voglio scene. (Michele ha un attimo di sgomento. Ancora una volta è alla ricerca disperata di qualcosa di risolutivo da dire. Annaspa, poi, al massimo della tensione)

MICHELE - Mia moglie... era come lei, le assomigliava, era giovane come lei, è morta! Cerchi di capire!

GIGLIOLA - Oh, mi dispiace... Se è così...

MICHELE - Io non voglio che anche lei... capisce?

GIGLIOLA - (dolcemente, gentile) Non vuole che anch'io?

MICHELE - Gigliola, io devo parlarle! La prego. Le dirò tutto: di me, della donna che ho amato e che tanto le assomigliava! Abbia pietà... se non di se stessa e di suo marito... di un pover'uomo, che darebbe la vita per chi gliel'ha tolta! (Gigliola lo guarda, senza capire, ma con emozione) Me lo prometta! Qui, questa sera, quando sorge la luna.

GIGLIOLA - Verrò... (Entrano in scena, tra allegre risate e scherzetti goliardici, Michele e Lamberto, seguiti dalla signora Ottilia. Recano canestri con cibarie e stoviglie e durante il breve monologo che segue, prepareranno il pic-nic: o su un tavola di pic-nic, o sull'erba)

LA SIGNORA OTTILIA - Venga, onorevole, venga! Le presento mio genero... Michele...

MICHELE - Piacere, ragazzo mio: molto piacere.

MICHELE GIOVANE - Piacere mio.

MICHELE - Forse... ci siamo già conosciuti? Io ho questa impressione. Lei? La mia faccia non le dice niente?

MICHELE GIOVANE - Proprio....non ricordo.

MICHELE - Io invece ne sono sicuro. Tant’è vero che provo per lei una viva... immediata simpatia. Evidentemente...

MICHELE GIOVANE - Beh… grazie. Non so cosa dire...

MICHELE - Non dica niente. Io sono un vecchio conoscitore di uomini: forse il mio mestiere di politico. Lei ha un bel viso onesto... Posso darle del tu?

MICHELE GIOVANE - Prego...

MICHELE - Posso chiederti di darmi del tu?

MICHELE GIOVANE - Mi proverò. Ma sa, lei... così...

MICHELE - Così... vecchio?

MICHELE GIOVANE - Non volevo dir questo.

MICHELE - Dillo pure, dillo pure. Alla mia età, del resto, ci arriverai anche tu...

MICHELE GIOVANE - Beh... se non muoio prima... senz'altro.

MICHELE - No no, tu no. Posso... abbracciarti?

MICHELE GIOVANE - Beh... non so... prego. (Michele lo abbraccia a lungo, con commozione, battendogli la mano sulla schiena, a mo’ d'incoraggiamento. E intanto)

MICHELE - Vedrai, ragazzo mio! Vedrai! Andrà tutto bene!

MICHELE GIOVANE - Che cos'è che andrà bene...

MICHELE - (con un gesto d'intesa) Tutto... Questa volta... ci sono io! (Sembra sul punto di essere sopraffatto dall’emozione) Scusatemi... (C'è un momento di imbarazzo, che si scioglie con l'intervento della signora Ottilia, che con tono giulivo procede nelle presentazioni)

LA SIGNORA OTTILIA - Ehm... e questo è Lamberto: il miglior amico di mio genero.

LAMBERTO - Piacere...

MICHELE - Il migliore amico, eh? Mi piacerebbe conoscere il suo concetto di amicizia...

LAMBERTO - Come?

MICHELE - Mi ha sentito. Ho chiesto, visto che lei è il miglior amico del signore, qual è il suo concetto di amicizia.

LAMBERTO - Beh, oddio, non lo so. Essere amici significa... avere molte cose in comune.

MICHELE - Purché non siano troppe le cose in comune!

LAMBERTO - Non vedo come potrebbero.

MICHELE - Una moglie, per esempio: una moglie in comune sarebbe qualcosa di troppo.

MICHELE GIOVANE - (ride) Beh, non credo proprio sia il caso...

MICHELE - Già, tuttavia... come si suol dire... il marito è sempre l'ultimo a sapere le cose. (Di nuovo un momento di disagio, che di nuovo la signora Ottilia interviene a dissipare)

LA SIGNORA OTTILIA - Basta, basta discorsi! Il pranzo è servito. Su, su, che poi le donne andranno al chiosco a prendere il caffè per i signori uomini. (A Michele) S'accomodi: a lei, onorevole, il posto d'onore. Spero le piacciano le formiche. Nei pic-nic sono un contorno obbligato. (Ride. Siedono, mangiano. La battuta seguente di Michele è l'esternazione dei suoi pensieri. Mentre egli la pronuncia, gli altri compiono i gesti del pic-nic, ridono, conversano, senza che il pubblico possa sentire una parola)

MICHELE - Oh, come lo ricordo, questo pic-nic. Io ero qui, come lui ora: scherzavo con Lamberto... aprivo le bottiglie... Ridevo, facevo lo stupido, ero felice, stupidamente felice che anche Gigliola stesse così bene col mio migliore amico, che tra di loro ci fosse un ottimo rapporto, senza quelle sciocche gelosie, di quelle meschine antipatie che tanto spesso obbligano un uomo a scegliere di continuo tra la moglie e gli amici. Ah, cieco, cieco che ero! Solo dopo, ho capito il senso di quegli sguardi, di quelle risate, di quelle intese... Lì, in quel momento, si stava preparando tutto... sotto i miei occhi, con la mia benedizione! Cieco, cieco, cieco! Ricordo anche una cosa, di quel giorno: un signore anziano, che s'era unito a noi, invitato da mia suocera... Un uomo strano, un vecchio pazzo, che faceva strani discorsi incomprensibili, domande indiscrete, commenti a sproposito... e che si divertiva a sollevare assurde questioni e a mettere a disagio la gente... Ah! Forse è stato lui a distrarmi, forse senza le sue chiacchiere che mi facevano girare la testa avrei intuito, avrei capito, o almeno sospettato... Invece niente: le fette di salame sugli occhi: cieco, cieco! (Con un gesto scaccia il ricordo improvviso) Devo farcela! Non è ancora successo nulla! Devo farcela! Parlare a lui, parlare a lei... aprire gli occhi a tutti e due! Salvarlo, salvarla, salvarmi! Ah, sento che stavolta è la volta buona! Perché no? È facile, facile! Basta cambiare le cose, che del resto non sono ancora successe e andare di qua invece che di là! (Le donne si alzano) Le donne, ad un certo punto, si alzarono per andare a prendere il caffè...

LAMBERTO - Su. Michele, che gentiluomini siamo? Andiamo noi a prendere il caffè e lasciamo riposare le signore.

MICHELE GIOVANE - Non ci penso nemmeno. L'hanno voluta la parità dei sessi? Vadano a prendere il caffè! Io mi schiaccio un pisolino.

LAMBERTO - (alla signora Ottilia) Almeno lei, signora: lasci, accompagno io Gigliola.

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, io volentieri, grazie, Lamberto. (Lamberto sollecita con un fischio Gigliola, che esce con lui. Si sentono le loro risate allontanarsi. Michele Giovane si è già sistemato per la pennichella. Michele si avvicina alla signora Ottilia, fremente d'impazienza)

MICHELE - Finalmente soli!

LA SIGNORA OTTILIA - (equivocando, lusingata, schermendosi) Oh, onorevole...

MICHELE - Lei non è andata con sua figlia! Lei lascia che sua figlia vada in giro per i boschi con quell'uomo....

LA SIGNORA OTTILIA - Ma... signore! Mia figlia è una donna sposata!

MICHELE - Ma a maggior ragione, a maggior ragione! Non capisce?

LA SIGNORA OTTILIA - No.

MICHELE - Quell'uomo corteggia sua figlia!

LA SIGNORA OTTILIA - (stupitissima) Lamberto?!

MICHELE - Lamberto, sì, Lamberto!

LA SIGNORA OTTILIA - Il migliore amico di Michele?!

MICHELE - Eh! Il mio migliore... Il migliore amico di Michele.

LA SIGNORA OTTILIA - Lo so.

MICHELE - Lo sa?!

LA SIGNORA OTTILIA - Una madre sa tutto.

MICHELE - E lei tace, approva, tiene bordone...

LA SIGNORA OTTILIA - Oddio, povera figlia mia! Se anche dovesse... ma sì, avere questo svago...

MICHELE - Lo chiama svago?!

LA SIGNORA OTTILIA - Diciamo conforto. Che cos'ha in fondo, dalla vita?

MICHELE - Ha un marito. Un uomo, io lo conosco, un uomo d'oro.

LA SIGNORA OTTILIA - Lo guardi... (Michele in effetti è stravaccato su una panchina o sull'erba: dorme beato, in questo istante russando pacificamente)

MICHELE - Un uomo sereno. In pace con se stesso, con gli altri... Che nutre in sua moglie la massima fiducia...

LA SIGNORA OTTILIA - Oh sì, questo sì! Ma è questo il guaio: se avesse meno fiducia e si desse più da fare..

MICHELE - A far che cosa?

LA SIGNORA OTTILIA - Oddio, quello che fanno gli altri: soldi, carriera...

MICHELE - (con forza, con calore) Ha ragione lui! Non sono i soldi che fanno la felicità...

LA SIGNORA OTTILIA - Oh Dio... sì, può darsi... Però... calmano i nervi. Danno quel senso di tranquillità... Lamberto è ben altro tipo: lui è pieno di iniziative! Non lo vede? Si vede subito! Lui sì farà strada!

MICHELE - Non farà un bel niente!

LA SIGNORA OTTILIA - E come fa a dirlo?

MICHELE - Lo so! Basta! Farà più strada, più soldi, più carriera suo genero!

LA SIGNORA OTTILIA - Cosa vuol che le dica! Speriamo.

MICHELE - Anche se...

LA SIGNORA OTTILIA - Anche se… che cosa?

MICHELE - Niente, niente.

LA SIGNORA OTTILIA - M'incuriosisce, mi dica. Farà soldi, anche se…?

MICHELE - Non è detto che ne sarà più felice.

LA SIGNORA OTTILIA - Beh, cominciamo col fare i soldi e poi vedremo.

MICHELE - Devo parlare con suo genero! Se ne vada!

LA SIGNORA OTTILIA - Dove devo andare?

MICHELE - Dove vuole. Se ne torni in albergo, vada dietro a sua figlia, basta che se ne vada.

LA SIGNORA OTTILIA - Che cosa vuol dirgli, a mio genero?

MICHELE - Niente!

LA SIGNORA OTTILIA - Mi raccomando non gli dica niente di questa storia. Sarebbe una grande delusione per lui: il suo migliore amico!

MICHELE - (quasi gridando) Viaaa! (La signora Ottilia esce, tra sbigottita e spaurita) Vecchia megera! Vecchia ruffiana! E io, idiota, a tenerle nascosta la verità! Quella sapeva tutto, ha sempre saputo tutto: magari la stufetta era sua! (Scuote Michele Giovane) Ehi, sveglia, tu, sveglia!

MICHELE GIOVANE - (svegliandosi) È arrivato il caffè?

MICHELE - No!

MICHELE GIOVANE - (stiracchiandosi) Oh, stavo dormendo così bene!

MICHELE - Beh, non è il momento! Ascolta, ragazzo mio: io sono sicuro che tu puoi fare di più.

MICHELE GIOVANE - Ma... Di più di che cosa?

MICHELE - Di tutto! Carriera, soldi, potere...

MICHELE GIOVANE - (ride) Ma sono tutte cose che non m'interessano...

MICHELE - Non dire così... Potresti pentirtene.

MICHELE GIOVANE - Ma no, ma no. Senta...

MICHELE - Senti.

MICHELE GIOVANE - Senti. Noi non ci conosciamo. Ora, io insegno filosofia in un liceo di preti...

MICHELE - Lo so, lo so. Cioè... me lo immagino.

MICHELE GIOVANE - E ho una mia filosofia. L'importante a questo mondo non è il grado che si raggiunge in assoluto, ma l'equilibrio che si riesce ad ottenere. Un impiegato soddisfatto vive meglio di un miliardario inquieto! I soldi, il potere per cui "voi" vivete...

MICHELE - Uh! Mi sembra di sentir parlare me da giovane! Una volta anch'io la pensavo così...

MICHELE GIOVANE - E perché hai cambiato?

MICHELE - Perché.... (Improvvisamente, altro tono) Vuoi bene a tua moglie? Ci tieni, a lei?

MICHELE GIOVANE - Beh, certo!

MICHELE - E allora sveglia! Fallo per lei! Lei non ha la tua filosofia!

MICHELE GIOVANE - (ride) Lei? Ma no, ma no: non la conosci! Lei è tranquilla, serena, addirittura... senza fantasia: nessun volo, nessuna ambizione! Cucina, casa e chiesa! Sa ridere, sa scherzare sì, ma... tutto qui. Se esce è per andare a trovare un'amica, l'Andreina, che sta attraversando un momento difficile.

MICHELE - Oh Dio, Dio! Le stesse parole che ho detto io, una volta, ad un tizio che cercava di aprirmi gli occhi!

MICHELE GIOVANE - E poi... vedi! Soldi, carriera... Io non sono proprio il tipo.

MICHELE - Non è vero!

MICHELE GIOVANE - Tu non mi conosci. Per fare soldi bisogna essere aggressivi. Io sono tranquillo, pacifico, equilibrato. Per ammattire a far carriera bisogna essere squilibrati: avere dentro... non so che cosa, una rabbia, un'insoddisfazione che io non ho...

MICHELE - Io...

MICHELE GIOVANE - Tu evidentemente sei diverso.

MICHELE - No! No! No! È qui che ti sbagli! Tu ed io siamo identici. Oh, ma perché non pesi le parole! Anch'io la pensavo come te, anch'io credevo di non aver dentro di me nessun mordente...

MICHELE GIOVANE - E poi?

MICHELE - E poi... perché vuoi saperlo? Diciamo che ho avuto una delusione. Una grossa delusione, di quelle che ti fanno cambiare da così a così. Una delusione profonda. E il mio equilibrio, la mia serena fiducia, mi sono apparsi ridicoli, assurdi... Mi sono rimboccato le maniche, mi sono buttato sul mondo: sono diventato ricco, potente...

MICHELE GIOVANE - ...e più, o meno, felice? (Michele tace. Michele Giovane ride, scuote la testa) Aspetterò anch'io la mia delusione.

MICHELE - Perché aspettarla? Perché non farlo prima? Perché soltanto quando è troppo tardi..

MICHELE GIOVANE - Ma troppo tardi per che cosa?

MICHELE - Troppo tardi per evitare la delusione.

MICHELE GIOVANE - Senta...

MICHELE - Senti.

MICHELE GIOVANE - Senti: se mi trasformo da quel che sono, evitando così la delusione, come potrò avere quella delusione destinata a trasformarmi da quel che sono?

MICHELE - Eh? Questo è un gioco di parole. Un gioco di parole idiota! Da filosofo di merda! Ecco quel che sei: un filosofo di merda!

MICHELE GIOVANE - Ehi, piano con le parole!

MICHELE - Tradito, capisci? Tradito da quel che avevo di più sacro al mondo. Tradito da mia moglie e dal mio migliore amico! E tutto perché? Perché ero un illuso! E dall'illusione al cinismo il passo è un niente: basta una delusione. Ma quello che mi chiedo è un'altra cosa: e se mi fossi mosso prima? Per questo, quando vedo qualcosa che assomiglia a quel che io ho passato, mi vien da dire: sveglia, sveglia! Fa’ qualcosa! Dov'è tua moglie? Dov'è il tuo migliore amico? Cosa stanno facendo? Eh? Eh? Eh? (Lo scuote)

MICHELE GIOVANE - (di buon umore) Eccoli! Visto? Ci stanno portando il caffè! (Entrano infatti Gigliola e Lamberto, con thermos, bicchierini di plastica, bustine di zucchero. Michele Giovane fa per raggiungerli, ma Michele lo trattiene per un braccio. Sottovoce, concitato)

MICHELE - E se ti dessi le prove?

MICHELE GIOVANE - (alzando le spalle) Ma tu sei matto!

MICHELE - (con calma, con provocazione) Un filosofo dovrebbe essere sempre aperto alla dimostrazione.

MICHELE GIOVANE - (di buon grado) Okay: dimostramelo... e mi lascerò convincere. (Si libera, va verso il fondo, verso i due nuovi arrivati. Michele si trattiene in primo piano e il breve scambio di battute seguente si svolgerà alle sue spalle)

MICHELE GIOVANE - (allegro) E allora? Come mai tanto tempo per andare al chiosco? Confessate! Che cosa avete fatto nel bosco?

LAMBERTO - Uuuh, di tutti i colori! Abbiam fatto i numeri!

MICHELE GIOVANE - Male! Non sapete che è pericoloso fermarsi nei boschi? Non ve la ricordate Cappuccetto Rosso? E se aveste incontrato il Lupo Mannaro?

LAMBERTO - Ma lo abbiamo incontrato: i numeri li abbiamo fatti con lui.

GIGLIOLA - (ride) Che stupido! (Abbraccia Michele Giovane. Sexy) Sei tu il mio Lupo Mannaro!

LAMBERTO - Disturbo?

MICHELE GIOVANE - (divertendosi molto) Comunque, attenti: ci sono gravi sospetti su di voi. Se avete intenzioni peccaminose, fate le cose bene, prendete tutte le precauzioni possibili, perché io sono stato allertato e sarò sospettosissimo! Tu sta attenta, con la tua amica Andreina! Non credere che io ci creda! E tu idem, quando non vieni alla partita perché hai zie in arrivo da tutte le parti d'Italia! Sono due classici: l'amica bisognosa di conforto e la vecchia zia da cui si spera di ereditare. Ho aperto gli occhi!

LAMBERTO - E li hai aperti da solo o t'ha aiutato qualcuno?

MICHELE GIOVANE - Me li ha aperti il qui presente onorevole, che m'ha preso in simpatia, e che... (Si guarda in giro) Dov'è? Dov'è andato a finire?

GIGLIOLA - Era qui un momento fa... (Si guardano in giro: un attimo breve di smarrimento)

LAMBERTO - Bah, se ne sarà andato per i fatti suoi.

MICHELE GIOVANE - Un vecchio pazzo, probabilmente. (A Gigliola) Sapessi le cose che ha detto su di te! Non so se sia odio... o amore... a prima vista.

LAMBERTO - Secondo me, è di te che è innamorato!

MICHELE GIOVANE - (ride) Che stupido! (Con una smorfia) Non ho mai conosciuto una persona che mi risultasse immediatamente così... così antipatica, così scostante... Proprio una questione di pelle. Non posso neanche dire che mi abbia fatto niente... Proprio un senso di... Come se tu ti trovassi di fronte, concentrato in una persona, tutto quello che di più lontano da te esiste al mondo...

LAMBERTO - Beh, adesso se ne è andato. Andiamo: andiamo a portare il caffè alla signora Ottilia. (Escono tutti e tre, sempre in clima d'allegria)

MICHELE - (solo) "Come se tu ti trovassi di fronte, concentrato in una persona, tutto quello che di più lontano da te esiste al mondo…" Che mistero si nasconde sotto questa frase? Noi viviamo, passiamo tra la gente, stringiamo mani, abbracciamo, assassiniamo... ma il grido più profondo d'orrore lo lanciamo quando passiamo davanti a uno specchio? Allora non è vero che l'inferno sono gli altri! Occorre fare un altro grande piccolo passo in avanti: tra gli altri ci siamo anche noi, l'inferno siamo noi stessi! Calma! Sii coerente! Hai rimproverato.... quell'imbecille di fare discorsi da filosofo di merda, e tu cosa fai? Sono molte ancora le carte da giocare! Mi ha detto... "Verrò..." e il tono era sincero. Lei è intelligente, furba... Ora che la guardo col senno di poi... la capisco. Un discorso fermo, concreto: "Ehi, ragazza! Sta attenta! Io so tutto! Aiutalo a venir fuori invece! Quell'uomo ha della stoffa, può fare strada... E anche tu e tua madre sareste fiere di lui! Scuotilo!"... Chi l'ha detto che c'è bisogno di una catastrofe per uscire dal proprio guscio? Non è possibile uscire dalle illusioni senza passare per la delusione? La ragione, le prove, non bastano? Sta sorgendo la luna! Quando gli uomini hanno scoperto che la luna non è una giovane dea cacciatrice ma un ammasso incolore di terra e di sassi... non per questo hanno smesso di chiamarla a testimone dei loro sogni! E dunque perché? Eccola! È lei! (Entra Gigliola. È vestita di bianco)

MICHELE - (le va incontro, le bacia la mano) Lei è bella...

GIGLIOLA - Grazie.

MICHELE - Suo marito... la conosce, così?

GIGLIOLA - Non lo so.

MICHELE - Quell'orrenda vestaglia color vinaccia, ce l'ha ancora?

GIGLIOLA - E lei come sa che io ho una vestaglia...

MICHELE - Tutte le mogli hanno un'orrenda vestaglia color vinaccia per i mariti e un bellissimo vestito bianco per gli amanti.

GIGLIOLA - Ma questo vestito bianco è per lei. Mio marito... non l'ha neanche notato.

MICHELE - È un povero cieco. Che cosa gli ha detto per giustificare questa uscita?

GIGLIOLA - Che andavo a cercare funghi.

MICHELE - Funghi di notte?!

GIGLIOLA - E infatti, non vede? Non ho neanche preso il cestino.

MICHELE - E lui ci ha creduto?

GIGLIOLA - Oh, poverino, lui crede sempre a tutto quel che gli dico!

MICHELE - Eh già! È un povero cieco, un povero sordo... ma io credo che lei in fondo non lo conosca. Ha delle buone qualità, sa? E molto al di là di quello che lei può immaginare. Merita rispetto.

GIGLIOLA - Proprio lei me lo dice? Che m'ha invitato a uscire? A quest'ora? Con questa luna? Con la voce del vento, del mare...

MICHELE - Le mie intenzioni, le assicuro, sono più che oneste.

GIGLIOLA - (ride) Peccato!

MICHELE - Gigliola, perché è venuta?

GIGLIOLA - Perché oggi m'ha detto... "lei è molto bella", come nessuno me l'ha mai detto. Ho provato un brivido, e ho pensato, per un attimo, che un uomo che sa dire così una cosa così... io lo seguirei anche all'inferno. (Una pausa) Mi scusi... Fantasie! Oddìo, non ha detto che voleva parlarmi?

MICHELE - Sì, volevo dirle alcune cose... ma adesso mi sento il cervello vuoto. Lei mi è apparsa davanti così... bella... vestita di bianco... Lo confesso: mi sarebbe più facile se lei avesse addosso quell'orrenda vestaglia color vinaccia... Perché, vede, io l'amo... Ma lei non deve aver paura di questo amore...

GIGLIOLA - Io non ho paura.

MICHELE - Lei, vede, assomiglia a mia moglie, che quando è morta aveva giusto la sua età. E quando io ho visto lei... il cuore... lei mi capisce? L'emozione... Guardi! Forse questo può aiutarla a capire... (Tira fuori di tasca una fotografia) Lo vede?

GIGLIOLA - Mi assomiglia? Beh, non direi proprio!

MICHELE - Ma se è lei! Lei!

GIGLIOLA - Io non sono così bella. Mi dispiace!

MICHELE - È morta in una stanza... asfissiata... da una stufetta. (Con intenzione) Ha capito? Asfissiata da una stufetta!

GIGLIOLA - (senza capire) Ho capito... Noi... abbiamo il riscaldamento centrale... (Guarda la foto, gliela restituisce) Mi.. mi dispiace. L'amava molto?

MICHELE - (rimettendo in tasca la foto) Sì, no, non lo so. Un amore... coniugale. Dopo, l'ho amata: questo sì. Quando l'ho persa.... e mi sono trovato a pensare che cosa avrebbe potuto essere e che cosa non è stato; che cosa sarebbe stato se solo le cose fossero andate così... invece di colà... Così, quando oggi, improvvisamente l'ho rivista in lei, l'amore, il desiderio... sopiti, si sono risvegliati, assieme al rimorso, no, non il rimorso: il rimpianto. Se le parlo lei mi risponde: se allungo una mano la tocco... Dunque lei è qui, è ancora qui. Il rimpianto può trasformarsi in speranza! Ricominciamo, Gigliola... O ricominci lei, da sola, se io le sembro troppo vecchio e stanco: torni da suo marito, getti via la vestaglia color vinaccia, lo guardi, si faccia guardare... si faccia vedere così, come mi è apparsa stasera. Non è un ordine, no: una preghiera. Ricominciate insieme... Spalancate la porta l'uno all'altra... (Improvvisamente) Gigliola, lei deve giurarmi che non sarà mai di quell'uomo!

GIGLIOLA - Di quale uomo?

MICHELE - Quel Lamberto!

GIGLIOLA - Lamberto?! Non mi dica che è geloso di Lamberto...

MICHELE - Sì, sono geloso di Lamberto!

GIGLIOLA - E non di mio marito?

MICHELE - E non di suo marito!

GIGLIOLA - (ride) Beh, questa è bella!

MICHELE - Giuri!

GIGLIOLA - Come posso giurare, io che non so mai quel che faccio dalla sera alla mattina? E poi, scusi, che diritto ha, lei?

MICHELE - Io... io... ho tutti i diritti, mi creda! Io... parlo a nome di suo marito! Io parlo in nome... di quel che è giusto, ecco!

GIGLIOLA - Ancora m'avesse chiesto di non avere un amante! Ma perché proprio solo il povero Lamberto?

MICHELE - Perché... per il momento l'importante è questo.

GIGLIOLA - (divertita) Pensi che per il momento è l'unico amante che ho a disposizione.

MICHELE - Mi ha detto oggi che non è ancora il suo amante.

GIGLIOLA - Infatti. Ma abbiamo un appuntamento, qui, domani, alla stessa ora...

MICHELE - E lei ci andrà?

GIGLIOLA - Perché no? Non sono qui anche adesso, con lei?

MICHELE - Io... Io la rispetto.

GIGLIOLA - Beh, non mi piace essere rispettata. Ho già un marito che mi rispetta... anche troppo. E neanche ricevere ordini, mi piace. Ho già mia madre, per questo. E adesso vorrebbe mettercisi anche lei? Ah, no!

MICHELE - Ripeto la domanda: perché è venuta?

GIGLIOLA - Perché speravo di incontrare un uomo. Non un marito, ha capito? E neanche un amante! Un uomo. Un uomo forte che mi faccia sentire forte della mia debolezza.... Un uomo con cui essere come sono. Con cui poter civettare. Con cui potere... (Gigliola tace, lo guarda, ride, assume un improvviso atteggiamento frivolo e provocante) ...avanti: indovini!

MICHELE - Non faccia così, la supplico. Non la riconosco.

GIGLIOLA - (sempre civetta) Mi preferisce con la vestaglia color vinaccia? (Michele la prende per i polsi, furente, la scuote)

MICHELE - Guai a te! Hai capito? Guai a te!

GIGLIOLA - Guai a me che cosa?

MICHELE - Guai a te se tradisci tuo marito! Guai a te se vai con quell'uomo!

GIGLIOLA - E con te? Con te sì, posso tradire mio marito?

MICHELE - (gridando) È un ordine!

GIGLIOLA - T'ho già detto che non mi piace ricevere ordini! (Michele la scuote, ripetendo le sue minacce: furente, la piega, la domina. Gigliola, con altro tono, abbandonandosi all'improvvisa eccitazione) ...Questo, mi piace. (Il tono diverso, l'improvvisa eccitazione di lei alla sua violenza, provoca Michele, che l'attira a sé, con furia e la bacia... Gigliola, con abbandono, ma con ironia) Quanti discorsi per arrivare fin qui! (Una nuvola passa davanti alla luna, oscurando la scena e Michele e Gigliola abbracciati. Un lungo momento, poi la nuvola libera la luna e la scena ritorna alla luminosità di prima. Michele si stacca da Gigliola, con un gesto violento che la fa cadere a terra: e grida, con tutto il disperato furore di cui è capace)

MICHELE - Puttana! Puttana! Anche con me, vai! Anche con me, puttana!

SIPARIO


SECONDO TEMPO

È una serena giornata autunnale. Sono in scena soltanto gli "altri quattro", seduti su sedie a sdraio, qualcuno con un plaid sulle ginocchia, a prendere il sole, leggere il giornale, sorseggiare una bibita, eccetera eccetera. Solo Gigliola sembra non avere neppure queste occupazioni. Siede sulla sdraio, oscillando una gamba accavallata sull'altra, l'espressione impenetrabile, gli occhi nascosti da un paio di grandi occhiali da sole. La signora Ottilia sospira.

GIGLIOLA - Cosa c'è, mamma?

LA SIGNORA OTTILIA - Niente, niente. Comincia a fare freddino! L'estate è volata, arriva l'autunno, le rondini sono partite, tra poco arriveranno le cicogne... Qualcuno di voi ha visto l'onorevole?

GIGLIOLA - No.

LAMBERTO - No.

MICHELE GIOVANE - No. E spero anche di non vederlo. Non dico dove mi sta, ma mi sta proprio lì!

LA SIGNORA OTTILIA - Non capisco perché. È un signore compitissimo, di grande cultura, di grande bontà d'animo e ci ha fatto molta compagnia. Proprio non capisco perché ti sia antipatico.

MICHELE GIOVANE - Non c'è bisogno di nessun perché. Mi è antipatico e basta! E comunque è un gran ficcanaso, su questo non c'è dubbio.

LA SIGNORA OTTILIA - Ficcanaso! Non è un egoista, ecco: è uno che s'interessa degli altri.

MICHELE GIOVANE - Sì, sì, si interessa di Gigliola!

GIGLIOLA - Uffa!

LAMBERTO - Se è per questo, si interessa anche di te. Ah, ah!

GIGLIOLA - Uffa!

LA SIGNORA OTTILIA - Sapete cosa potremmo fare questo pomeriggio? Una bella passeggiata fino al Grand Hotel... e vedere se per caso lo incontriamo.

MICHELE GIOVANE - Mamma! Mi sembra a caccia, come quando doveva catturare me.

LA SIGNORA OTTILIA - Veramente, non è che mi sia data tanto daffare per catturarti.

MICHELE GIOVANE - Grazie. È vero.

GIGLIOLA - Uffa!

LA SIGNORA OTTILIA - Comunque, ho fatto una proposta.

MICHELE GIOVANE - Andateci voi donne. Questo pomeriggio io e Lamberto andiamo alla partita.

LA SIGNORA OTTILIA - Ancora?

MICHELE GIOVANE - Come, ancora! Ricomincia il campionato...

GIGLIOLA - Uffa!

LAMBERTO - Da fidanzato non avrebbe mai preferito una partita a te, Gigliola! Ah, ah!

MICHELE GIOVANE - Ma sta zitto! Vuoi svegliare il can che dorme?

LA SIGNORA OTTILIA - Va bene, va bene: vorrà dire che ci andremo io e Gigliola.

GIGLIOLA - Mamma, se Michele va alla partita... io ne approfitterei per andare a trovare l'Andreina.

MICHELE GIOVANE - Ottima idea.

LA SIGNORA OTTILIA - L'Andreina? Ah già, che c'è anche l'Andreina! Si ritorna in città, ed ecco di nuovo l'Andreina! Come sta, a proposito?

GIGLIOLA - Come al solito, mamma: come vuoi che stia!

LA SIGNORA OTTILIA - Beh, si può anche migliorare... o peggiorare, a questo mondo.

GIGLIOLA - Uffa!

MICHELE GIOVANE - Attenzione, attenzione! Pericolo sul quinto binario!

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, l'onorevole! Gigliola, c'è l'onorevole.

MICHELE GIOVANE - (alzandosi) Si salvi chi può! Lamberto, tagliamo la corda prima che quel rompicoglioni...

LAMBERTO - Volentieri, se le signore permettono...

GIGLIOLA - Uffa! (Entra Michele. Lamberto e Michele Giovane si sono alzati, hanno raccolto le loro cose, si avviano per uscire)

MICHELE - Buongiorno... Spero di non essere io a farvi scappare!

MICHELE GIOVANE - Ma quando mai!

LAMBERTO - Purtroppo dobbiamo andare a lavorare.

MICHELE - Ma come: anche in vacanza?

MICHELE GIOVANE - Le vacanze sono finite, purtroppo. Oggi comincia il campionato, domani riapre la scuola...

MICHELE - Tra poco dunque partirete... Lascerete quest'isola...

LAMBERTO - Ma siamo già partiti! Non se lo ricorda?

MICHELE - Io... vorrei fare quattro chiacchiere con lei... appena ha un minuto di tempo.

MICHELE GIOVANE - Beh... va bene.

MICHELE - Senza... ah, ah... testimoni.

LAMBERTO - Se il testimone sono io, non c'è problema.

MICHELE GIOVANE - Diciamo... subito dopo pranzo, va bene?

MICHELE - Bene. Prendiamo un caffè... (A Lamberto) Scusi, sa! Ma...

LAMBERTO - Per carità! Io dopo pranzo ho giusto l'abbiocco! E per almeno due ore non esisto più per nessuno.

MICHELE - Al Gran Hotel, allora.

MICHELE GIOVANE - Okay. Andiamo, Lamberto. (I due escono. Michele cambia espressione e si avvicina alle signore. Gigliola è sempre protetta dal paio di grandi occhiali da sole, la signora Ottilia si alza e raccoglie anch'essa le sue cose, fingendo di non aver visto l'arrivo di Michele, che ora le apostrofa compito)

MICHELE - Signore.... ben trovate...

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, onorevole... Dormito bene?

MICHELE - Malissimo, signora.

LA SIGNORA OTTILIA - Me ne dispiace. Lo iodio, forse. So che lo iodio fa di questi scherzi...

GIGLIOLA - Mamma, dove vai?

LA SIGNORA OTTILIA - Devo telefonare alla zia Lidia, Gigliola, lo sai! E poi... (A Michele) ...non posso prendere il sole più che tanto. Mi chiazza la pelle e mi fa starnutire. Cosa vuole, onorevole! A una certa età...

MICHELE - (casual) Ma lei è giovanissima!

LA SIGNORA OTTILIA - Sembro! Se le dicessi quanti anni ho, lei non ci crederebbe! Certo, lo so: potrei anch'io avere le mie velleità... Ma sono fatta così: ormai non vivo che per la mia figliola. Gigliola... ti lascio in buona compagnia! Mi raccomando! (Sospirosa) Ah, onorevole! Avessi vent'anni... (Gli porge la mano, che l'onorevole compitamente bacia. Poi esce, un po' sbarazzina, accennando: "Sempre libera degg’io..." Michele la segue con lo sguardo, ha una smorfia di disprezzo che tradotto in parole suonerebbe più o meno: Che ruffiana!", poi, di nuovo con mutata espressione, si rivolge a Gigliola con rabbia improvvisa)

MICHELE - Puttana!

GIGLIOLA - Uffa! Ancora?

MICHELE - Perché, non dovrei?

GIGLIOLA - No, certo: dovrebbe smetterla. Con tutto il tempo che è passato, ormai!

MICHELE - Da ieri sera?!

GIGLIOLA - Ieri sera?!

MICHELE - Ieri sera, sì, qui, proprio qui, proprio in questo punto! Lei si è data a me, con una facilità... non so, non ho parole! Si è lasciata! Senza pensare! Come se fosse…! Lei si è comportata da puttana! Ecco! Puttana, puttana e puttana! Oh, io non so che cosa farei!

GIGLIOLA - Dio, che tormento! Possibile dover ripetere sempre le stesse cose?

MICHELE - Lei si lamenta? Lei che comunque... va avanti, continua a vivere! Lei ha una madre, un marito, avrà un amante...

GIGLIOLA - Le ho detto...

MICHELE - (non si lascia interrompere) ...io invece sono sempre qui, fermo, a questo posto e a quell'ora!

GIGLIOLA - (tranquilla, ovvia, soltanto annoiata) Uffa! Se non vuole non succederà più!

MICHELE - È già successo!

GIGLIOLA - Bene: cosa fatta, capo ha!

MICHELE - Eh già, si fa presto a dire "cosa fatta, capo ha".

GIGLIOLA - Cosa vuole, che torni indietro a disfare quel che ho fatto? (Michele si tormenta) Senta, per quel che mi riguarda può stare tranquillo: per niente al mondo rifarei quel che ho fatto, per poi sentirmi ringraziare a questo modo.

MICHELE - Ringraziare?! Ah, perché io dovrei anche ringraziarla?

GIGLIOLA - Oddio, veda un po' lei. Mi ha fatto la corte, le ho detto di sì... certo, ha fatto piacere anche a me!

MICHELE - Ah, lo riconosce!

GIGLIOLA - Perché non dovrei? Del resto, ha dovuto ricorrere alla violenza? Mi ha minacciata? Mi ha drogata?

MICHELE - Una libera scelta: certo! Forse... dovevo offrirle dei soldi?

GIGLIOLA - Adesso sta diventanto offensivo! O la smette... o me ne vado! (Michele ha un gesto di sconforto e di rinuncia; siede disperato su una sedia, nascondendosi il volto tra le mani. Gigliola lo guarda, poi sospira, prende un bicchier d'acqua, gli si avvicina, lo accarezza sulla testa, gli parla con pazienza e con bontà, come si parla ad un bambino in crisi) Su, bevi un po' d'acqua... E vedi di calmarti! Sai che cos'hai, tu? Hai un po' d'esaurimento! Io credo, per quel poco o tanto che ti conosco, che a te non faccia bene l'inattività. Dovresti... darti qualcosa da fare, tornare in città... non so! Non è possibile andare avanti così! (Michele beve, ora più calmo, ma non meno affranto)

MICHELE - Tu mi hai distrutto!

GIGLIOLA - Va bene. Ma mi vuoi dire, con calma, che cosa avrei dovuto fare?

MICHELE - Resistermi, avresti dovuto! Respingermi! Dirmi di no! Schiaffeggiarmi!

GIGLIOLA - Beh, non sembrava che in quel momento tu volessi questo da me!

MICHELE - Io avevo perso la testa!

GIGLIOLA - E io no!

MICHELE - Avresti dovuto... non so: chiamare tuo marito!

GIGLIOLA - Chiamare mio marito?! Non vorrei sembrare cinica, ma è l'ultima cosa che mi sarebbe venuta in mente di fare.

MICHELE - Non hai pensato al male che gli facevi? Non hai pensato che venivi meno alla fiducia che lui ha in te? E poi... non lo so: tua madre! Tuo padre! L'educazione che hai ricevuto! I sacrifici che i tuoi genitori hanno fatto per te! Tutto questo non ha nessun valore, per te! È come se non fosse mai esistito! Ti sei data così... al primo venuto..

GIGLIOLA - A te.

MICHELE - Avrebbe potuto essere chiunque altro.

GIGLIOLA - Di nuovo mi offendi. No: non chiunque altro. Non dico nessun altro, ma neanche "chiunque altro".

MICHELE - E perché allora?

GIGLIOLA - Non lo so: perché mi sentivo... a mio agio. Perché è stato come se t'avessi conosciuto da sempre. Perché ho sentito che di te potevo fidarmi... Che avevi in te quella forza, che mi davi quella sicurezza che non ho mai trovato in mio marito...

MICHELE - Ma dovevi dare tempo al tempo! Tu marito è giovane, troppo giovane ancora: quella forza, quella sicurezza si acquistano vivendo, soffrendo, imparando... Tuo marito certamente, un giorno...

GIGLIOLA - Non ti capisco. Io ho bisogno di quelle cose adesso... Tu... m'è sembrato che potessi darmele! Tutto qui!

MICHELE - Insomma, nessun rimorso.

GIGLIOLA - Nessun rimorso. Certo: se mi fossi immaginata queste continue scenate...

MICHELE - E Lamberto? Eh? Anche Lamberto ti dà queste cose.

GIGLIOLA - Cosa c'entra Lamberto, adesso?

MICHELE - Domando se neanche con lui penseresti a tuo marito!

GIGLIOLA - Uffa, ma sai che sei un bel tipo? Ma tu, che difendi tanto mio marito: perché non ci hai pensato tu?

MICHELE - Certo che ci ho pensato! Ma per me... il caso è diverso.

GIGLIOLA - Vorrei proprio sapere perché! E comunque non pensi che, se vuole, mio marito sia in grado di badare a se stesso, di difendersi da solo?

MICHELE - No: è troppo ingenuo, è cieco, ha le fette di salame davanti agli occhi! Ma penserò io ad aprirglieli, questa volta!

GIGLIOLA - Vuoi dirgli quel che è successo tra noi?

MICHELE - Potrei dirgli, per esempio, che oggi, qui, hai un appuntamento con Lamberto.

GIGLIOLA - E tu come lo sai?

MICHELE - Come lo so?! Ma è un classico! L'amico di famiglia che fa finta di fare un sonnellino, e che poi sgattaiola via per raggiungere l'amante! Vuoi che non lo sappia? Ti dirò di più: è successo a me! Capito? A me! Mia moglie... e il mio migliore amico! Lui aveva detto: "in vacanza, per almeno due ore non esisto per nessuno!" E invece...

GIGLIOLA - E come l'hai saputo?

MICHELE - Perché un tizio, che neanche conoscevo, m'ha messo una pulce in un orecchio. Mi ha detto dove e a che ora si incontravano....

GIGLIOLA - E tu?

MICHELE - E io ci sono andato. Solo che purtroppo... altro classico, avevo le fette di salame davanti agli occhi!

GIGLIOLA - Bene: si vede che è una condizione comune ai mariti!

MICHELE - No! Perché stavolta a tuo marito le fette di salame gliele tiro via io! E gli dico chi sei e che cosa fai, e con chi, e quanto sei puttana! E vedrai che ci pensa lui a raddrizzarti! E far girare le cose da così a cosà! Perché non è affatto quel fantoccio di stoppa, quel pappamolla che pensi tu! Tuo marito ha i coglioni, cara mia! Deve solo tirarli fuori!

GIGLIOLA - Beh, speriamo che non lo faccia in pubblico!

MICHELE - Ridi, ridi! Ma verrà il giorno che mi ringrazierete!

GIGLIOLA - E dagliela coi ringraziamenti!

MICHELE - E sarà tutto merito mio!

GIGLIOLA - È matto! (Chiamando) Mamma! (Entra, quasi immediatamente, la signora Ottilia, con un atteggiamento tra l'incuriosito e l'allarmato, ma cercando di parer naturale)

LA SIGNORA OTTILIA - Eccomi, cara! T'ho portato il golfino...

GIGLIOLA - Sì, mamma, grazie.

LA SIGNORA OTTILIA - L'onorevole?

GIGLIOLA - Se n'è andato.

LA SIGNORA OTTILIA - Su, infilatelo. Comincia a far freddo.

GIGLIOLA - Ascoltavi dietro la porta, vero? Come al solito!

LA SIGNORA OTTILIA - Oddio, passavo di qui un momento, per caso... (Le due donne sono uscite)

MICHELE - (solo) Essere o non essere! Questa è una cazzata! "Se sia più nobile sopportare nell'animo i dardi di un destino avverso, o prendere le armi e sconfiggere la sorte...." Per Amleto il poblema è questo, ma mi pare che non ci siamo. "Se sia più nobile!" Intanto, non è questione di nobiltà: questo è certo. Ma di che cosa è questione? Questione di fede? Questione di probabilità? La fede smuove le montagne: ma può, Dio in persona, disfare quel che è fatto? La probabilità ti spiega come e qualmente quella data cosa, possibile una volta su un milione, si sia verificata, proprio quella, mandando a puttane tutti i tuoi calcoli più accurati! E questo vale nelle scienze, ma anche nelle commedie, nei romanzi, o nella vita, dove è in gioco quella risibile, trascurabile cosa che è la fedeltà della donna amata, o, più ridicolo ancora, della donna che hai sposato! Ho lasciato la filosofia quando mi sono accorto che, distraendomi, senza aiutarmi, sui massimi sistemi, mi aveva reso cieco alla vita quotidiana! Pensavo alla Vita e alla Morte, al Caso e alla Necessità... e intanto, due trascurabili variabili nascoste, mia moglie e il mio migliore amico, mi mettevano le corna! Ho cercato certezze nella politica e negli affari per scoprire che sono ancora più labili dei sentimenti! E per ricascare in questi pensieri filosofici di merda, mentre la storia corre il rischio di ripetersi! Devo svegliarmi, agire... Dicono che è possibile che una pentola d'acqua sul fuoco spenga la fiamma invece di farsi scaldare. Dicono: chi l'ha detto che debba essere il calore del fuoco a passare nell'acqua e farla bollire e non il freddo dell'acqua a comunicarsi al materiale che brucia e raffreddarlo e spegnerlo? A me non è mai successo, ma la "probabilità" teorica esiste: una su un miliardo? Benissimo: una su un miliardo! Non "zero"! Questione di movimento di molecole, dicono. E basterebbe un demonietto, che prendesse molecola per molecola obbligando tutte ad andare di qua invece che di là... ed ecco che quell'unica probabilità su un miliardo, sarebbe la più forte, la più possibile... l’unica! Ma certo: io devo prendere il destino per il collo, e forzarlo ad andare di qua invece che di là, e rendere vero, inevitabile l'improbabile: realizzare quell'unica probabilità... più forte di tutte, però, perché ci sono qui, io e la voglio! Eh, eh! Sento che questa è la volta buona! Questa volta Sisifo trova l'equilibrio! Voilà! Non mi sono mai sentito così... così... Non so neanche dire come! Ho ancora due carte da giocare: aprire gli occhi a lui... aprire gli occhi a lei... Facilissimo! E ho anche individuato l'errore che mi ha impedito finora di riuscirci! Stavolta so come fare! Stavolta... Eccolo, il predestinato! (Michele si calma. Entra Michele Giovane)

MICHELE GIOVANE - Sono in anticipo?

MICHELE - Non importa, ragazzo mio, non importa.

MICHELE GIOVANE - M'aveva detto che voleva parlarmi..

MICHELE - Sì. Accomodati. Non riesci proprio a darmi del tu?

MICHELE GIOVANE - Sinceramente, no.

MICHELE - Non importa. Io... non ti sono simpatico, vero?

MICHELE GIOVANE - Non vorrei esser sgarbato... È una questione di pelle. Diciamo pure... colpa mia.

MICHELE - C'è qualche ragione oggettiva?

MICHELE GIOVANE - No.

MICHELE - Tua moglie?

MICHELE GIOVANE - Mia moglie cosa?

MICHELE - Non t'ha detto... niente?

MICHELE GIOVANE - Che cosa avrebbe dovuto dirmi?

MICHELE - Non lo so: la simpatia che ho per lei... potrebbe essere male interpretata...

MICHELE GIOVANE - Non ho l'abitudine di interpretare male le cose.

MICHELE - Del resto... è un po' la stessa simpatia che ho per te... "Simpatia", dal greco "Sun pathos"... sentire assieme...

MICHELE GIOVANE - Lo so, grazie.

MICHELE - Pardon.

MICHELE GIOVANE - Comunque ripeto: non interpreto mai male le cose, non sono un maligno.

MICHELE - Eh già! È questo il guaio!

MICHELE GIOVANE - Come sarebbe a dire?

MICHELE - Niente. Che a volte, un minimo di... malignità, diciamo, può aiutare ad aprire gli occhi.

MICHELE GIOVANE - Senta...

MICHELE - Senti.

MICHELE GIOVANE - (rifiutandosi) Senta: ha qualcosa da dirmi? Me lo dica, senza tante perdite di tempo.

MICHELE - Bene. In tutte lettere, visto che la mancanza di simpatia rende inutili le cerimonie: sorveglia tua moglie. Non è quella che credi: ti sta per tradire, anzi ti ha già tradito.

MICHELE GIOVANE - Ci risiamo! Si rende conto di quel che ha detto?

MICHELE - Certo.

MICHELE GIOVANE - Allora non è più semplice antipatia. Lei mi fa schifo: lei osa infangare...

MICHELE - Calma, calma! Queste espressioni lasciale ai romanzi di mia... di nostra... di tua suocera! Stiamo ai fatti. Hai detto che sei aperto alla dimostrazione? Bene. Tua moglie ti ha tradito con me.

MICHELE GIOVANE - (dopo una pausa attonita, non senza ironia) Oh dio, anche mitomane!

MICHELE - Mitomane, eh? Ieri sera, qui, tua moglie! Ed io!

MICHELE GIOVANE - (con pazienza annoiata) Ieri sera mia moglie è stata sempre con me: aveva mal di testa e siamo andati a letto a guardare la televisione...

MICHELE - Non sarà stato ieri sera! Forse la sera prima... non è questo che importa...

MICHELE GIOVANE - Certo, certo...

MICHELE - E poi... con me è diverso: con me non è un tradimento...

MICHELE GIOVANE - Beh... nel caso, però, sarei curioso di sapere cos'è!

MICHELE - Tu non mi credi, vero?

MICHELE GIOVANE - Senta: lei, oltretutto, si sta rendendo ridicolo. Dovessi sospettare di un amante di mia moglie... guardi: Lamberto, prima di lei! Conosco mia moglie, se permette, e lei è l'esatto opposto di tutto quello che potrebbe piacere, interessare, incuriosire mia moglie. Lo so, lo sento, lo tocco con mano! Lei è l'esatto opposto di quel che posso essere io...

MICHELE - Tu ed io siamo identici!

MICHELE GIOVANE - Ma mi faccia il piacere! (Ride) Lamberto, piuttosto!

MICHELE - Bene. L'hai detto! E allora senti: tua moglie ha un appuntamento con Lamberto. Qui! (Michele Giovane alza le spalle)

MICHELE GIOVANE - Non ci credo neanche se lo vedo!

MICHELE - Certo! È una frase che ho detto anch'io, una volta. E poi era vero, la vuoi capire? Vero!

MICHELE GIOVANE - E quando sarebbe questo appuntamento?

MICHELE - Quando vuoi. Stasera? Domani? Ma no, macché perché rimandare una cosa che si deve fare? Subito! Fuori il dente, fuori il dolore. Eccola, guarda: sta arrivando.

MICHELE GIOVANE - Beh? Non mi pare abbia l'aria di una che sta andando dall'amante.

MICHELE - Nascondiamoci qui, vieni! E vedi di toglierti le fette di salame davanti agli occhi.

MICHELE GIOVANE - Io sono pazzo a darti retta!

MICHELE - Ed ecco il lupus in fabula... (Il tempo per i due Michele di nascondersi dietro una siepe ed ecco entrare dai lati opposti della scena Gigliola e Lamberto. Gigliola finge sorpresa)

GIGLIOLA - Oh, Lamberto, come mai da queste parti..

LAMBERTO - (senza capire) Beh..

GIGLIOLA - So che di solito vai a dormire...

MICHELE GIOVANE - Sentito? Un incontro casuale..

MICHELE - Aspetta, aspetta! (Gigliola si avvicina a Lamberto, lo abbraccia)

MICHELE - Prendi nota: abbraccio. (Ma Gigliola approfitta dell'abbraccio per sussurrare all'orecchio di Lamberto)

GIGLIOLA - Mio marito sa tutto! Attento! Potrebbe spiarci... (Poi, ad alta voce, recitando) Sediamoci qui un momento, caro Lamberto. Sto bene con te, sai? Tu sei il migliore amico di Michele, e per me come un fratello! (Il dialogo sarà seguito dai due Michele con diversi ed opposti atteggiamenti, ciascuno pronto a cogliere e a sottolineare all'altro, con ammiccamenti, gomitate, interiezioni, bervi commenti anche a soggetto, gli elementi favorevoli alla propria tesi)

LAMBERTO - Piove...

GIGLIOLA - Ti dispiace aprire l'ombrello? Però, scusa, ripara anche me...

LAMBERTO - Mettiamoci più vicini... (Si avvicinano, recitando divertito imbarazzo) Scusa...

GIGLIOLA - Scusa... Cosa fai con quella mano?

LAMBERTO - Solo per ripararti, sta tranquilla: cosa pensi? (Gigliola ride) Che cosa ridi?

GIGLIOLA - Pensa se ci vedessero!

LAMBERTO - Beh?

GIGLIOLA - Potrebbero pensare chissà che cosa!

LAMBERTO - Oh, via! Io e te! Non ci riuscirei nemmeno. Tu sei mia sorella!

GIGLIOLA - Sono così contenta che siate tanto amici, tu e Michele. Michele, tu lo sai, io lo amo... non so come dire: lo amo! Io sono Cordelia sposata...

LAMBERTO - Cordelia chi?

GIGLIOLA - Cordelia. La figlia di Re Lear. Quella che a suo padre sapeva dire soltanto: "Ti voglio bene".

MICHELE - (nervoso) Cammina, cammina, lo sappiamo chi è Cordelia!

GIGLIOLA - Io sono come lei: Michele... lo amo e basta. È mio marito, è una parte di me! E lui.. è intelligente, è colto, è molto colto! (Scherzando, civettina) Lui non mi avrebbe mai chiesto "Cordelia chi?"

MICHELE GIOVANE - Te'!

MICHELE - Ma non vedi che recita!

GIGLIOLA - È anche molto buono, Michele: ma forse troppo buono per questo mondo! Non gli ho mai visto un gesto di gelosia, per esempio... Si fida di me... ciecamente. Sa di potersi fidare, naturalmente...

MICHELE - Che cagna, Dio, che cagna!

GIGLIOLA - Ma.. troppo buono nel senso che guai se si dedicasse agli affari, o alla politica! Lui, con la sua onestà, con la sua fiducia negli altri.... lo stritolerebbero immediatamente, povero il mio bambino!

MICHELE - Ma la senti? Eh, la senti? E questa, secondo te...

MICHELE - (soffrendo) Oh....

GIGLIOLA - Per questo sono contenta che tu gli sia amico! Tu, con il tuo senso degli affari, con il tuo cinismo, con il tuo pelo sullo stomaco, la tua... brutalità... (Stringe i pugni, in una raffigurazione della forza virile) ...così diverso da tutto quello che io posso amare... anche se, non dico, per certe cose ti ammiro...

LAMBERTO - Beh, meno male! Stavi tracciando di me un ritratto...

GIGLIOLA - Oh, Lamberto, giurami che non lascerai mai... Michele!

MICHELE GIOVANE - Ma ti rendi conto?

MICHELE - Oh, puttana, puttana!

LAMBERTO - Te lo giuro, Gigliola! Hai capito? Te lo giuro!

GIGLIOLA - Ho capito, Lamberto! Grazie! Anch'io... giuro!

MICHELE - Perché non le chiedi che cosa giura?

MICHELE GIOVANE - Ma va al diavolo!

GIGLIOLA - (finita la recita ad usum delphini: con altro tono) Dio, ma come piove! Ma... ma questa è neve!

LAMBERTO - Sarà meglio andare...

GIGLIOLA - Sì, sì, andiamo: ho tanta voglia di tornare da Michele. (Si alzano, si avviano. Poi si fermano un attimo prima di uscire di scena, per il rapido accordo)

LAMBERTO - Oggi?

GIGLIOLA - Ho l'Andreina...

LAMBERTO - Okay! (Escono. Michele appare imbestialito e affranto al tempo stesso. Michele Giovane, invece, tra l'esultante e l'indignato. Michele è senza parole, Michele Giovane ne avrebbe fin troppe da dire, ma si limita alla conclusione, che enuncia con fredda solennità da monumento)

MICHELE GIOVANE - Oso sperare, signore, che tanto le basti! Il fango di cui lei ha tentato sporcare mia moglie, ricade tutto sulla sua coscienza, anche se credo che ciò altro non sia, signore, che un portar vasi a Samo, ove la sua cultura di politico e di affarista le consenta di afferrare l'allusione. Poiché, mi lasci dire, io non ho mai incontrato persona al mondo tanto... maligna, sordida, corruttrice, lutulenta, spregiatrice di ogni più pura virtù, quanto lei, signore, mi si è palesato in questa pur breve conoscenza! Dunque si vergogni! Anche se forse, e a suggerirmi questa ipotesi è quell'innata mia bontà che or ora ha sentito decantare, lei è soltanto un povero malato, più degno di pietà che d'orrore, oggetto adeguato più di cure che di rampogne! Addio! (Esce. (Michele sembra disperato. Tace per un lungo istante, scuotendo la testa con dolore; poi sospira, si riscuote, si solleva, scuote la testa ora con autoironia, quasi con divertimento, addirittura ridacchia, ride)

MICHELE - Ovvio: lo sapevo! Non è così che mi sono comportato anch'io? E lui, del resto, non è... me? Non è idiota, cieco come ero io, imbecille, testone... Trombone, anche. "Lei è soltanto un povero malato, più degno di pietà che d'orrore, oggetto adeguato più di cure che di rampogne! Addio!" E via per la comune! Va, va, imbecille! Imbecille che sei, imbecille che sono stato! Ora è tutto chiaro: per salvarlo, per girargli la vita da così a colà... perché niente di quel che è stato sia... io non posso contare su di lui! È troppo idiota: lo so, sono io! Ricordo benissimo come sono andate le cose! Neanche li avessi visti a letto, ci avrei creduto! Dunque, lì... niente da fare! È su di lei che devo agire! È lei che devo convincere, e che convincerò, a costo di legarla, di mettermi a urlare, dir tutto a sua madre... che del resto sa già tutto! No, la madre è meglio lasciarla perdere! Eccola: "Buongiorno, onorevole. Va anche lei alla partita?" (Entra la signora Ottilia)

LA SIGNORA OTTILIA - Buongiorno, onorevole. Va anche lei alla partita?

MICHELE - No, signora, no. Io alla partita non ci vado.

LA SIGNORA OTTILIA - Non è uno sportivo?

MICHELE - Sono sportivo quanto basta, ma alla partita non ci vado. Del resto, non credo che ci andranno in molti.

LA SIGNORA OTTILIA - Michele e Lamberto sono proprio sul piede di partenza.

MICHELE - Io non credo che Lamberto andrà alla partita.

LA SIGNORA OTTILIA - Ma cosa dice! Ha già comprato il biglietto anche lui!

MICHELE - I biglietti si comprano e si vendono! Non c'è niente di certo in un biglietto! (La signora Ottilia l'ha ascoltato senza capire) La signora... Gigliola?

GIGLIOLA - Si sta facendo bella.

MICHELE - Eh già: deve andare dall'Andreina!

LA SIGNORA OTTILIA - E lei come lo sa?

MICHELE - Lo so.

LA SIGNORA OTTILIA - Non mi dica che conosce l'Andreina!

MICHELE - Signora, alla mia età non si sa più chi si conosce e chi non si conosce.

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, ma cosa dice: lei è giovanissimo!

MICHELE - Signora, io non credo che per andare dall'Andreina occorra farsi tanto belle!

LA SIGNORA OTTILIA - Per una donna ogni scusa è buona per farsi bella.

MICHELE - Ebbene, signora: si faccia bella anche lei e vada con sua figlia dall'Andreina!

LA SIGNORA OTTILIA - Io?! Non ci penso nemmeno! E poi... Gigliola non mi vuole: l'Andreina sta attraversando un brutto momento e Gigliola dice che non è il caso di deprimersi tutte e due!

MICHELE - Signora, mi ascolti: se lei va con sua figlia dall'Andreina... ci verrò anch'io!

LA SIGNORA OTTILIA - E perché?

MICHELE - Così! Per stare insieme!

LA SIGNORA OTTILIA - Oh, onorevole, e non possiamo stare insieme anche qui? C'è un sole così bello! Non vede? Non sente? "Primavera vien danzando, vien danzando alla tua porta: mi sai dir quel che ti porta?" Oh, ecco Michele! (Entra Michele Giovane)

MICHELE GIOVANE - Oh, buongiorno, onorevole. Come sta? Tornato in città anche lei? Ha visto che giornata!

MICHELE - Bella davvero! Stavamo giusto dicendo, qui, con la signora...

MICHELE GIOVANE - Oggi uccidiamo il campionato, onorevole! Con sei punti di vantaggio a tre giornate dalla fine... Ah ah!

MICHELE - Eh, eh!

LA SIGNORA OTTILIA - Ih, ih!

MICHELE GIOVANE - Ah, a proposito! Lei, quest’estate, al mare... m'aveva detto che voleva parlarmi, vero?

MICHELE - Sì, ti avevo anche aspettato... al Grand Hotel...

MICHELE GIOVANE - Mi dispiace! Mi è completamente uscito di mente... Poi, sa... la fine delle vacanze...

Ma possiamo vederci anche qui. Non potremmo fare stasera?

MICHELE - (distratto, assorto) Sì... stasera... purché non sia troppo tardi!

MICHELE GIOVANE - Domani, allora!

MICHELE - Sì! Domani... sì... domani potrebbe essere la volta buona. Andasse male oggi... si dovrà riprovare domani. O l’anno prossimo....

MICHELE GIOVANE - Quando ci ritroviamo al mare. Perché no? In vacanza non si sa mai cosa fare...

MICHELE - Il suo amico?

MICHELE GIOVANE - Lo sto aspettando.

MICHELE - Viene alla partita anche lui?

MICHELE GIOVANE - Certo.

MICHELE - Mi raccomando: insisti perché venga!

MICHELE GIOVANE - Lui?! Non c'è nessun bisogno di insistere! È più tifoso di me! Eccolo, guardi: arriva di corsa! (Entra, recitando urgenza, Lamberto)

LAMBERTO - Ehilà, Michele!

MICHELE GIOVANE - Lamberto, ehilà!

LAMBERTO - Michele, mi dispiace: ma non posso venire alla partita!

MICHELE GIOVANE - Accidenti, Lamberto, mi dispiace!

LAMBERTO - Figurati a me, accidenti, Michele!

MICHELE GIOVANE - T'è successo qualcosa?

LAMBERTO - È arrivata mia zia. Sai, quella di Basilea! Anzi... se non ti dispiace... ti do il biglietto. Se riesci a venderlo... se non altro recupero le lire.

MICHELE GIOVANE - Farò il possibile!

LAMBERTO - Grazie. E... fa il tifo anche per me.

MICHELE GIOVANE - E tu divertiti anche per me.

LAMBERTO - Con una zia svizzero-tedesca? Sarà facile! Eh, eh!

MICHELE GIOVANE - Ah, ah!

LA SIGNORA OTTILIA - Ih, ih!

MICHELE - Aah!

LAMBERTO - (come se lo vedesse in quel momento) Oh, buongiorno, onorevole? Vuole per caso andare lei alla partita al mio posto?

MICHELE - (fremente) Al suo posto?! Io al suo posto? E lei, scusi, al posto di chi ha intenzione di passare il pomeriggio?

LAMBERTO - (nell'imbarazzo generale) Non capisco...

MICHELE - E se venissi con lei, invece? Da sua zia? Eh? Cosa ne direbbe?

LAMBERTO - (c.s) Ma... io...

MICHELE GIOVANE - Lascia perdere, Lamberto. È pazzo!

MICHELE - Pazzo, eh? Meglio pazzo che cieco, signori. E lei da sua zia non ci va, va bene? Sua zia non arriva! Sua zia non c'è? Ha capito? Lei non ci va e lascia in pace mia moglie... (Scatenato, afferra Lamberto per la gola e lo scuote, stringendolo. E tale è la rabbia che Lamberto per qualche istante soccombe. Poi, interviene anche Michele Giovane ed egli viene liberato e Michele spinto via di malagrazia. Battute a soggetto accompagnano l'azione)

LAMBERTO - (massaggiandosi il collo) Ma guarda che roba! Ma cosa gli ho fatto? Ma cosa gli ha preso?

MICHELE GIOVANE - Te l'ho detto, è pazzo.

LAMBERTO - Ma sai che m'ha fatto male?

MICHELE - Fa vedere? Beh, sì, un piccolo segno blu ce l'hai...

LAMBERTO - Ma io lo denuncio!

MICHELE GIOVANE - Ma lascia perdere: è un pazzo! Sapessi la scenata che ha fatto a me, quella volta che ha voluto parlarmi!

LAMBERTO - Sì, ma non l'hai sentito, che m'ha detto di lasciare in pace sua moglie?

MICHELE GIOVANE - Ma sì, ma sì, è un visionario, un mitomane!

LAMBERTO - (come impossibilitato a capacitarsi) Che poi: non ha sempre detto che è vedovo?

MICHELE GIOVANE - Ma appunto, non mette proprio conto! Su, incidente chiuso! Stasera vieni a cena da noi, guardiamo la Domenica Sportiva, non ci pensiamo più! Tu non fare aspettare tua zia. Okay?

LAMBERTO - Okay.

MICHELE GIOVANE - Io vado. Dov'è Gigliola? Volevo salutarla...

LAMBERTO - Va, non fare tardi: Gigliola te la saluto io.

MICHELE GIOVANE - Grazie. A stasera.

LAMBERTO - A stasera.

LA SIGNORA OTTILIA - A stasera.

MICHELE - (quasi a sé) A Dio... (Michele Giovane esce di corsa. Lamberto e la signora Ottilia rimangono per qualche istante con il braccio levato, agitato in segno di saluto. Dalla parte opposta rispetto a quella da cui è uscito Michele Giovane, entra Gigliola)

GIGLIOLA - (di buon umore) Salutate me? Se salutate me, sono qui.

LA SIGNORA OTTILIA - Salutavamo Michele che va alla partita.

LAMBERTO - Andava di corsa, mi ha detto di salutarti. A proposito, che ora abbiamo fatto? (Guarda l'orologio e di nuovo recita urgenza) Dio, le tre?! Ma è tardissimo!

GIGLIOLA - A che ora arriva tua zia?

LAMBERTO - Mia zia?! Alle quattro.

GIGLIOLA - Alle quattro qui... o alle quattro in stazione?

LAMBERTO - Alle quattro in stazione, naturalmente.

MICHELE - (tra sé) Come al solito.

LAMBERTO - Come al solito.

MICHELE - (tra sè) Okay.

GIGLIOLA - Okay.

LAMBERTO - Signora... a stasera.

LA SIGNORA OTTILIA - Bye bye! (Lamberto è uscito)

GIGLIOLA - Ciao, mamma. Io vado dall'Andreina!

LA SIGNORA OTTILIA - Sei bellissima, Gigliola! Questo punto di verde ti sta benissimo! Ah, sai cosa ti dico: sei davvero sprecata per l’Andreina! (Piano, maliziosa, audace) E anche per tuo marito!

GIGLIOLA - (con tono formale di rimprovero) Mamma! Tu cosa fai quest'oggi?

LA SIGNORA OTTILIA - Niente. Farò due passi fino al Grand Hotel, a vedere se per caso incontro l'onorevole. È tanto tempo che non si fa vedere! Non vorrei gli fosse successo qualcosa!

GIGLIOLA - Ciao, mamma.

LA SIGNORA OTTILIA - Ciao, Gigliola. (La signora Ottilia esce. Gigliola si attarda un poco in scena, a ritoccarsi il trucco o ad infilarsi i guanti. Ma in realtà è il tempo che si ferma)

MICHELE - Li avete sentiti? "Alla stazione, naturalmente. Come al solito." Vuol dire... al solito posto, dove ci siamo incontrati la settimana scorsa, un mese fa, l'altr'anno! E lei: "Okay." Ho capito, d'accordo! Devo rassegnarmi: è chiaro che sono mesi che la cosa va avanti. L’importante è che non vada fino in fondo, che almeno riesca ad impedire quell'ultimo incontro, quella stufetta, quelle esalazioni di carbonio... E lì che devo vincere! Lei m'ha tradito, mi tradisce, questo è chiaro. Lo avessi saputo allora non lo avrei sopportato; ma oggi, alla mia età... bah, in fondo è solo un'avventura, mi son detto, un capriccio, lo sbandamento di un attimo! Oggi vedo le cose in modo più distaccato. Forse sono più cinico, può darsi. O forse ho soltanto capito che la perfezione non è di questa terra. In fondo, chi può dirsi immune? Vaccinati, questo sì: tanti! Ma immune, chi? Forse che non si può essere felici, nella maturità, nella vecchiaia, anche con una donna che una volta, tanto tempo fa... eh via! Non siamo più nell'ottocento! Amen! Ricominceremo di lì: mi darò da fare, lascerò la filosofia, o almeno la metterò un po' da parte. Farò un po' di soldi, di carriera: in fondo le donne si conquistano anche così! E troncherò i rapporti con quel Lamberto, che del resto non mi vale! Un uomo senza scrupoli, un amorale, che va a letto con la moglie del suo miglior amico. Ah! E pensare che l'ho persino difeso, un giorno, lo ricordo benissimo: un giorno che ha litigato con un tizio, non mi ricordo neanche perché, probabilmente una di quelle cose che i giornali poi chiamano "futili motivi"... Un energumeno: che se non lo aiuto a liberarsi, a momenti lo strozza: lo aveva preso per il collo e gli ha lasciato anche un segno blu, proprio qui, sulla iugulare... (Michele è colpito dalle proprio stesse parole) Il segno blu sul collo! Quando li hanno trovati... insieme, asfissiati... lui aveva... "un segno blu sul collo"! È stato quel giorno, dunque! Quel giorno è oggi! Oddio, mi sembra che un cerchio mi si stringa attorno! Ho le idee confuse! Mi sembra di diventar matto! Oh no, Dio del cielo, matto no, Dio mio! Devo essere lucido, freddo, se voglio prendere il destino per il collo, come qual pazzo aveva preso Lamberto... Signora Gigliola, mi scusi... (Ma Gigliola non c'è) Dov'è? Devo correre, devo fare in fretta, fermarla! Presto, presto! Mi basta correre là: non m'importa più di niente! Mi basta spegnere quella stufa, aprire una finestra! Non importa, Lamberto, cancelliamo tutto! Oh Dio, mi sembrava di avere tutto il tempo davanti, e invece... è oggi, oggi, tra un'ora, forse adesso, forse è già stato... (Grida) Gigliola, attenta! Amore mio, bambina mia! Gigliola! (Ma da fuori, un grido acuto di donna gela il suo slancio. Michele ha un breve attimo di tensione, poi forse scoppia a piangere, forse si abbandona inerte, svuotato d'ogni energia, improvvisamente vecchissimo, antico) Troppo tardi! Anche stavolta troppo tardi... Perché? Perché? (Entra la signora Ottilia, in lacrime, vestita a lutto. Silenziosamente si avvicina a Michele, scuotendo la testa nel dolore. Michele recupera la propria apparente indifferenza, assume il tono di chi recita stancamente una lezione imparata a memoria) Un infarto, mamma! Un cedimento cardiaco, improvviso! Imprevedibile...

LA SIGNORA OTTILIA - Povera figlia mia! Così... così... così giovane... così bella... così buona... Mai una parola cattiva, mai un pensiero men che onesto!

MICHELE - Coraggio, mamma, coraggio!

LA SIGNORA OTTILIA - E pensare che l'avevo vista, poche ore prima... Era serena... Mi ha detto: "Mamma, vado a trovare l'Andreina..." Se solo avessi saputo che la stavo vedendo per l'ultima volta!

MICHELE - Non ci pensi, mamma, non ci pensi!

LA SIGNORA OTTILIA - Tu sei giovane... sei forte... Hai una vita davanti, Potrai dimenticare, ricominciare... Ma io... io...

MICHELE - Andiamo, mamma, andiamo!

(La accompagna verso la quinta, la lascia uscire. Non la segue, rimane in scena, siede in un angolo che si fa sempre più buio. La sua espressione è ormai invisibile al pubblico. Dal fondo della scena, entra Michele Giovane. Appare invecchiato: ora ha più o meno l'età di Michele, all'inizio del primo tempo. Si fa avanti. L'autore, a questo punto, non sa dire in quale atmosfera, primaverile, invernale, e con quale tono, volitivo, rassegnato, Michele pronuncia la battuta sulla quale si chiuderà lentamente il sipario, o lentamente la scena andrà a buio)

MICHELE GIOVANE - Buonasera. Il 24 agosto dell'anno... non importa, un uomo alla guida di una macchina di grossa cilindrata, si schiantò contro un pilone dell'energia elettrica sulla statale n.47... Quell’uomo, Michele Fornari, ero io...

SIPARIO