Innamorarsi a settantanni

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INNAMORARSI A SETTANT’ANNI

3 atti comico-sentimentali di

Giancarlo Migliorini

n° Posizione SIAE 256204

PRIMA DI RAPPRESENTARLA PREGO CONTATTARMI

giancarlo-migliorini@libero.it

CELL. 339-3164154

Personaggi

Tommaso – VECCHIO ATTORE DI TEATRO

Teresa – 2^ BADANTE

Rosa - FIGLIA DI TOMMASO

Michela – FIGLIA DI TOMMASO

Lisetta – PORTINAIA

Giobatta – MARITO DI LISETTA

Luigia – VICINA DI CASA

Il DOTTORE

Jole – 1^ BADANTE

Delia – MOGLIE DEFUNTA DI TOMMASO

SCENA FISSA

Le due sorelle (Rosa e Michela) possono essere due fratelli o fratello e sorella.

Il marito di Lisetta (Giobatta) può interpretare anche il medico.

La sorella più giovane può interpretare anche Delia.

In questo caso bastano 8 attori.

Ho scritto questa commedia contro le ipocrisie della società verso la vita sentimentale e sessuale delle persone della terza età.


1


(GUARDA SCONSOLATA MICHELA)

1° Atto

Scena 1

(LA SCENA RAPPRESENTA IL SOGGIORNO DELLA CASA DI TOMMASO. DENOTA UNA CERTA AGIATEZZA E BUON GUSTO. QUA E LÁ SULLE PARETI VECCHIE LOCANDINE DI COMMEDIE.ALL'ALZARSI DEL SIPARIO VEDREMO ROSA E MICHELA. LE FIGLIE, CAMMINARE SU E GIÚ NERVOSAMENTE PER LA STANZA. AD UN CERTO PUNTO ENTRA, DA UNA PORTA LATERALE, IL MEDICO CON LA SUA BORSA IN MANO. SI DIRIGE VERSO IL TAVOLO).

ROSA –(GLI VA INCONTRO) Allora, dottore?

MEDICO – (INDICA LA SEDIA) Posso?

MICHELA Ma prego. (GLI SPOSTA LA SEDIA E LO FA ACCOMODARE).

MEDICO – (CERCA IL RICETTARIO E CONTEMPORANEAM. DICE) L'abbiamo tirato fuori per i capelli. (ESTRAE UN REGGISENO ROSSO–HA UN MOMENTO DI IMBARAZZO–POI TRA SE) La signora Carlotta… (ESTRAE IL RICETTARIO E SCRIVE) Può accendereuna candela in chiesa; anche più di una. Ma è un uomo forte e si riprenderà presto, se segue scrupolosamente questa nuova cura americana. E' un po' noiosa perché bisogna fare una puntura ogni sei ore, giorno e notte. Ma è miracolosa. Mi raccomando, niente sforzi, riposo assoluto e mangiare leggero.

ROSA Quando passa a rivederlo?

MEDICO – Molto presto. Questo è il vantaggio d'avere il medico nella scala. (ESCE).

MICHELA –(DALLA COMUNE) Arrivederci, dottore, e grazie di tutto.

Scena 2

ROSA Questa volta gli è andata di lusso. Ma si deve curare, per riprendersi. E, soprattutto si deve mettere nella testa che non è più un ragazzo. Va a correre in Corso Italia! E così si è preso una bella polmonite.

MICHELA Cosa c'è di male se cerca di mantenersi in forma?

ROSA Già, ma lui corre dietro le sottane!

MICHELA Lo so. Ma crede di essere ancora un giovanotto. Lo spirito è ancora quello di quando girava il mondo con la sua compagnia teatrale.

ROSA Lo spirito, ma gli anni no. I prossimi sono settanta!

MICHELA Ssssccc… Ora non ti scaldare troppo, che potrebbe sentirti.

ROSA Fammi un po' vedere la ricetta. "Sei scatole di ricostituente Riposil, una

iniezione ogni sei ore, giorno e notte".                                                                                                                                            E chi gliele

fa?

MICHELA Ma tu non sei capace?

ROSA Ma io ho una famiglia d'accudire. Come te. Ci mancava anche questa!


2


MICHELA Bisogna trovare un'infermiera.

ROSA Un'infermiera non basta. Ci vuole qualcuna che si possa fermare qui anche a dormire. Una puntura ogni sei ore, "giorno e notte" capisci? E poi, chi gli fa da mangiare? E la casa? Chi ci pensa a mettere in ordine?

MICHELA Dopo tutto è nostro padre. Potresti avere un po' più di considerazione, per lui.

ROSA Appunto, hai detto bene:"nostro padre". E tu cosa fai per lui? Un bel niente!

MICHELA Ma con tutti i miei impegni, come faccio a stargli dietro? E poi io le punture non le so fare.

Scena 3

TOMMASO – (ENTRA.É IN TUTA DA GINNASTICA. É UN PO' TRABALLANTE SULLEGAMBE) Non vorrai mica fare pratica con il mio sedere?!?! (MICHELA E ROSA GLI VANNO INCONTRO PREMUROSE PER SORREGGERLO MA LUI SI SVINCOLA.

PROBABILMENTE HA SENTITO… LE FIGLIE SONO UN PO' IMBARAZZATE) Ma quantapremura… grazie, ce la faccio da solo. (SI SIEDE IN POLTRONA). Mi dispiace darvi tutto questo fastidio proprio ora che dovete andare in ferie.

MICHELA Ma cosa dici, sei nostro padre.

TOMMASO – (CON IRONIA) Allora non partite?

ROSA Sai, veramente… abbiamo già prenotato… MICHELA Abbiamo già dato l'anticipo…

ROSA Ma non ti preoccupare, abbiamo pensato a tutto. Ti prenderemo una "badante" che si occuperà di te giorno e notte.

TOMMASO – Una cosa?

MICHELA Badante. Una signora che ti fa da mangiare, ti fa le pulizie di casa, ti fa le punture… insomma, ti bada.

TOMMASO – E chi bada alla badante che non si "freghi" l'argenteria?

ROSA Prenderemo informazioni, prima di mettertela in casa. (RIVOLTA AMICHELA) Anzi, sarà meglio andare subito a mettere l'annuncio sul giornale. Intantofacciamo un po' di provviste.

Scena 4

(MENTRE MICHELA E ROSA ESCONO ENTRA GIOBATTA, IL PORTIERE. PORTA UNA TORTA IN MANO. SALUTI A SOGGETTO TRA MICHELA, ROSA E GIOBATTA).

ROSA –(RIVOLTA AL PADRE) C'è il Sig. Giobatta, il portiere.


3


(GIOBATTA GUARDA TOMMASO CON INTENZIONE)

GIOBATTA – Buon giorno, commendatore, come va?

TOMMASO – Diciamo bene. Piano, piano mi sto riprendendo. Sicuro che me la sono vista brutta. Ma ora va meglio.

GIOBATTA – Mia moglie le manda questa torta che ha fatto proprio per lei, commendatore.

TOMMASO – Ohh… troppo gentile… ma sa, ho una punta di diabete…

GIOBATTA – Ma cosa vuole che le faccia una fetta di torta, ogni tanto? E pensare che quando l'ho sposata non sapeva nemmeno cuocere due uova al tegamino! Ma da quando gli ho regalato "L'antica cuciniera genovese" è sempre attaccata ai fornelli a fare esperimenti.

TOMMASO – E quando gliel'ha regalata?

GIOBATTA – L'altro giorno, per il suo compleanno.

TOMMASO – Ah! (CAMBIA ESPRESSIONE. ORA GUARDA LA TORTA CON SGUARDOMOLTO SOSPETTOSO E LA POSA SUL TAVOLO COME FOSSE VELENO).

GIOBATTA – Commendatore… per la verità volevo dirle che… ecco… non so da che parte cominciare…

TOMMASO – Cosa c'è, sua moglie ha già avvelenato qualcuno?

GIOBATTA – No, no! Ci mancherebbe altro!

TOMMASO – E allora?

GIOBATTA – (CERCA E TROVA IL CORAGGIO) Volevo dirle che io… che io… sono un poeta! Ecco, gliel'ho detto.

TOMMASO – E be', cosa c'è di male? Tutti abbiamo una vena poetica che fa palpitare il nostro cuore. Guai soffocarla. Anzi, bisogna lasciarla libera di esprimersi come meglio viene.

GIOBATTA – Come ha ragione, commendatore. Ma per esprimersi ci vuole almeno un altro che ti stia a sentire…

TOMMASO – (CHE HA CAPITO DOVE VUOLE ARRIVARE) E non ha provato con sua moglie?

GIOBATTA – Cosa vuole, è solo una portiera… non mi capirebbe. Lei, invece, è un artista, uno dei migliori attori del nostro teatro, un animo sensibile, un uomo che ha girato il mondo, che conosce la vita, che…

TOMMASO – (LO INTERROMPE) Va be', va be'. Ho capito, mi tocca. E come s'intitola questa poesia che vorrebbe leggermi?

GIOBATTA – "Per un momento" (POESIA D'AMORE PER UNA DONN.- VOLUTAMENTERINDONDANTE. TOMMASO NE RIMARRÁ PIACEVOLMENTE COLPITO).


4


"Per un momento"

Bella, procace, eterea,

fatta di sol nascente

ammaliatrice ferrea

turbor della mia mente.

Oh deliranti notti

sognando le tue labbra,

ma nel fulgor degli occhi

vidi disprezzo e rabbia.

E' gelido il tuo cuor

racchiuso nel mistero

non vuol provar l'ardor

per un uom che ne sia fiero.

Prostrato al tuo cospetto

scemato ormai l'orgoglio

son qui, battente il petto,

ma l'amor tuo io voglio!

TOMMASO – Complimenti, sig. Giobatta, veramente bella. Però, se mi permette una piccola osservazione, dovrebbe dirla con meno enfasi, più "sentita".

GIOBATTA – Come sarebbe a dire più "sentita"?… (NON OSA, MA ALLA FINE) Me la legge lei, commendatore?

TOMMASO – Mi dia qua.

"Per un momento"

Bella, procace, eterea,

fatta di sol nascente

ammaliatrice ferrea

turbor della mia mente.

Oh deliranti notti

sognando le tue labbra,

ma nel fulgor degli occhi

vidi disprezzo e rabbia.

E' gelido il tuo cuor

racchiuso nel mistero

non vuol provar l'ardor

per un uom che ne sia fiero.

Prostrato al tuo cospetto

scemato ormai l'orgoglio

son qui, battente il petto,

ma l'amor tuo io voglio!


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(CERCANDO NELLE TASCHE)

GIOBATTA – (É COME INEBETITO. SEMBRA UN'ALTRA POESIA) Ma non è possibile. É bellissima. Ma l'ho scritta io? Commendatore, mi ha fatto il regalo più bello del

mondo. Ora ho capito: sono un vero poeta!                                                                                                                                         Me ne legge

un'altra?

TOMMASO – La prossima volta. Ora, mi scusi, sono un po' stanco.

GIOBATTA – Giusto, giusto. Mi scusi del disturbo, commendatore. (TOMMASO LOACCOMPAGNA ALLA PORTA). E pensare che mia moglie dice che non sono nemmenocapace di fare la punta al lapis! (ESCE)

Scena 5

(TOMMASO RESTA SOLO. VAGA UN PO' PER LA STANZA FINCHÉ PASSA DAVANTI ALLA FOTO-RITRATTO DELLA MOGLIE DEFUNTA SUL COMÓ. LA PRENDE E LA PORTA CON SÉ QUANDO SI SIEDE AL TAVOLO DEL TINELLO. LA GUARDA CON MOLTA TENEREZZA.

SCENDE UNA LACRIMA CHE ASCIUGA. POSA LA FOTO SUL TAVOLO, TIRA FUORI DALLA TASCA DELLA GIACCA DUE LETTERE E LEGGE MENTALMENTE LA 1^. SI UDIRÁ LA VOCE DELLA MOGLIE IN TUTTA LA SALA).

Tommaso, mio adorato, mi manchi! Mi mancano i tuoi sorrisi, il tuo sguardo colmo d'amore, le tue tenere carezze…

Le nostre bambine stanno diventando donne sotto i miei occhi e questo mi preoccupa un po' . Ieri sera ho sorpreso Michelina mentre stringeva con passione la mano della sua nuova fiamma.

Non comprare i giornali, ci penso già io a ritagliare le critiche di tutti i tuoi successi.

Appena ritornerai le incolleremo insieme sul tuo album.

Domani ho un appuntamento col medico, niente di grave spero, solo una febbriciattola che non mi abbandona da giorni.

Ora ti lascio, mi sento un po' affaticata.

Non passa giorno che non pensi a te.

Mi manchi! Mi manchi! Mi manchi!

Tua per sempre, Delia

(TOMMASO PRENDE LA SECONDA LETTERA, É LA SUA RISPOSTA. LEGGE A VOCE ALTA).

Dolce amore mio,

mi manchi anche tu, da morire. Gli unici momenti in cui, confesso, sei fuori dalla mia mente è quando sono in scena. Ma appena cala il sipario del teatro si apre quello che mi riconduce a te.

Presto sarò a casa, giusto in tempo per festeggiare il nostro anniversario. Avrei un'idea: rivivere quella serata a Portofino esattamente come si svolse vent'anni fa. Cenetta nello stesso ristorante, passeggiata mano nella mano lungo il molo e… Beh, poi sai come finì…


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Le ultime tue righe mi hanno fatto preoccupare, ma sono sicuro che è solo un po' d'influenza fuori stagione.

Ti penso, ti amo e ti desidero come il primo giorno…

Tuo per sempre

Tommaso

(AL TERMINE DELLA LETTURA TOMMASO PRENDE LA FOTO-RITRATTO, LA STRINGE A SÉ E SINGHIOZZA SOMMESSAMENTE. LO SQUILLO DEL CAMPANELLO DI CASA LO RICONDUCE ALLA REALTÁ. VA AD APRIRE. ENTRANO GIOBATTA E LISETTA, SUA MOGLIE).

Scena 6

GIOBATTA – Mi scusi del disturbo, commendatore, ma si tratta di una cosa troppo importante.

TOMMASO – Buon giorno, signora Lisetta.

LISETTA – Buon giorno, commendatore.

TOMMASO – La ringrazio per il gentile pensiero. (LA TORTA)

LISETTA – Di niente, commendatore. Le è piaciuta?

TOMMASO – Veramente non l'ho ancora assaggiata. Volevo tenerla per l'ora del tè, per gustarla meglio… Ma, mi diceva sig. Giobatta?

GIOBATTA – Mia moglie non vuol credere che mi ha fatto i complimenti per la mia poesia.

TOMMASO – Ma certo. L'ho trovata incantevole.

GIOBATTA – (A LISETTA) Senti? Incantevole!

LISETTA – Commendatore, se l'è misurata la febbre, oggi?

TOMMASO – Ancora no.

LISETTA – Ah.. ecco. Se la misuri, che a volte sembra di stare bene, e invece… Dove lo tiene il termometro?

TOMMASO – Lì, in quel cassetto.

LISETTA – Venga, si sieda qui bello comodo, che ci penso io. (RIVOLTA AL MARITO)

E così sei convinto di essere un poeta…bene… allora io ti metto alla prova, mentre aspettiamo il termometro.

GIOBATTA – Alla prova? E come?

LISETTA – Se sei un vero poeta devi essere bravo a fare le rime. Vero,


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commendatore?

TOMMASO – (STA AL GIOCO) Cèrto!

LISETTA – Allora io ti dico tre parole e tu devi fare le rime.

GIOBATTA – Dai, ci sto.

LISETTA – Allora, vediamo un po'… "Fiore, luna, rebecca"

GIOBATTA – Fiore e luna, va be', ma cosa c'entra rebecca?

LISETTA – Rebecca! Rebecca!

GIOBATTA – Va be'. Allora, vediamo un po'…

Oh infinito amore

Tu sei la mia luna,

cogliendo questo fiore

farò la mia fortuna.

Sincero, innamorato,

il cuore mio non pecca

son tanto accalorato

che tolgo la rebecca

LISETTA –                                           lascia perdere la luna

riabbotona la rebecca

fatti un decotto ai fiori

così non fai cilecca

GIOBATTA – (É PRESO DI SORPRESA) Ancora una volta.

LISETTA – "Profumo, fiori, campi"

TOMMASO -                                      Qual leggiadro augell

volo di fiore in fiore,

inseguo il tuo profumo

all´insegna dell´amore,

bramando dolci istanti

là, nel fulgor dei campi.

LISETTA -                                         Preda tua ambita

mi rincorri in mezzo ai campi,

occhio alla mossa ardita!

Che come al solito t´inciampi.

Vedi che son più poeta io di te?

LISETTA – (RIVOLTA A TOMMASO) Dovremmo esserci. Mi faccia vedere il termometro, commendatore.

TOMMASO – (GLIELO PORGE)


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(GIOBATTA ESCE)

(RIVOLTA A TOMMASO)

(FA LA SCENA)

LISETTA –                                 Oh, Santo Cielo. Cosa le avevo detto? 39 e mezzo. Febbre

da delirio. (MENTRE LO DICE FA OCCHIOLINO A TOMMASO CHE STA AL GIOCO). Con questa febbre non si sa quello che si dice. Se ne vada subito a letto, commendatore.

TOMMASO – In effetti non mi sento tanto lucido… (HA UN CENNO D'INTESA CONLISETTA)

GIOBATTA É INTERDETTO, NON SA COSA PENSARE. LE SUE CERTEZZE DI POETA COMINCIANO A VACILLARE).

LISETTA – (RIVOLTA A GIOBATTA) Forza, "Virgilio" vai dal tuo collega Dante, il

farinotto, a comprare due etti di gorgonzola. March!                                                                                                                                               L'ho

distrutto.

Scena 7

La signora Rosa, sua figlia, mi ha detto che state cercando una badante che sappia fare anche le punture. Siamo d'accordo che le mando mia nipote. É infermiera diplomata, attualmente a spasso. Dovrebbe venire a presentarsi più tardi.

TOMMASO – Bene. (GUARDA INTENSAMENTE NEGLI OCCHI LISETTA). Lisetta, voglio rifarlo!

LISETTA – Ma commendatore, è in convalescenza, è debole, le potrebbe far male.

TOMMASO – Non m'interessa. L'amore è più forte del pericolo!

LISETTA – Se le sue figlie venissero a saperlo, non credo che sarebbero contente.

TOMMASO – Pur di rivivere quei momenti, voglio correre il rischio.

LISETTA – (GLI STRINGE UNA MANO CON COMPLICITÁ GUARDANDOLO DRITTO NEGLIOCCHI) D'accordo.

(TOMMASO AFFERRA LISETTA E LA TRASCINA IN CAMERA SUA. SI UDIRANNO VOCI CONCITATE DA FUORI. RIENTRERANNO TUTTI E DUE, LISETTA PORTANDO UN CANDELIERE CON UNA CANDELA BIANCA, CHE POSERÁ SUL TAVOLO. TOMMASO PRENDERÁ IL RITRATTO DELLA MOGLIE CHE POSERÁ ACCANTO AL CANDELIERE. SI SIEDERANNO AL TAVOLO).

LISETTA – La candela deve essere rossa.

TOMMASO – Quelle rosse le abbiamo consumate tutte.

LISETTA – Non si può fare con la candela bianca.

TOMMASO – Per piacere, Lisetta, provi lo stesso.

LISETTA – Però non le garantisco niente.

TOMMASO – Va bene, andiamo avanti.

(LISETTA ACCENDE LA CANDELA. CONTEMP. SI ABBASSA LA LUCE IN SCENA. POSANO LE MANI SUL TAVOLO E FANNO LA CATENA).


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LISETTA – Spiriti buoni che vagate nelle tenebre, mi rivolgo a voi. Vi prego, mettete in contatto Tommaso Parodi con l'anima santa della sua amata Delia. Quando siete pronti dateci un segno (SILENZIO ASSOLUTO–RIVOLTA A TOMMASO)

Glielo avevo detto che ci voleva la candela rossa!

TOMMASO – Provi ancora una volta, per piacere. Provi!

LISETTA – Almeno mi aiuti. Ripeta con me. Anime buone del Cielo…

TOMMASO – Anime buone del Cielo…

LISETTA – Vi prego, metteteci in contatto con Delia Parodi.

TOMMASO – Vi prego, metteteci in contatto con la mia amata Delia.

LISETTA – Dateci un segno.

(POCO DOPO IL TAVOLO SI MUOVE)

TOMMASO – Si muove! Si muove!

LISETTA – Delia Parodi, se sei proprio te, batti un colpo.

(SI ODE UN COLPO VIOLENTISSIMO CHE FA SOBBALZARE I DUE),

LISETTA – Ahhhhh!! Se vuoi parlare con il tuo Tommaso, entra dentro di me.

(LISETTA INCOMINCIA AD ANSIMARE E AGITARSI VIOLENTEMENTE. POI SI CALMA IMPROVVISAMENTE. IL TONO DELLA SUA VOCE É COMPLETAMENTE CAMBIATO: É LA VOCE DI DELIA CHE ARRIVA DALL' ALDILÁ… [DIETRO LE QUINTE]).

DELIA\LISETTA – Tommaso…Tommaso… Sei stato il mio primo e unico grande amore… Sarai sempre nel mio cuore per l'eternità…

TOMMASO – Delia, anima mia. Anch'io ti penso sempre. Voglio venire da te.

DELIA\LISETTA – É ancora presto. C'è ancora tanto amore che ti aspetta lì, sulla Terra.

TOMMASO – Non è possibile, non è possibile! Io voglio bene solo a te!

DELIA\LISETTA – Hai bisogno di una compagna che ti voglia bene come ti meriti. Fidati di me… fidati…

LISETTA – (SI SQUOTE, SI ALZA E TORNA A PARLARE CON LA SUA VOCE) Cos'è successo? Non ricordo niente. Come mai la candela accesa? É andata via la luce?

TOMMASO – (SONO IN PIEDI. LA AFFERRA PER LE SPALLE E LA SCUOTEVIOLENTEMENTE MENTRE DICE) Delia! Delia!

LISETTA – Sono Lisetta! Non sono sua moglie. Sono Lisetta, la portiera… (TRA SE EIL PUBBLICO) Tutte le volte la stessa storia. Ogni tanto mi scrolla come un albero dimele. (ESCEBRONTOLANDO) Sta perdendo la ragione…


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LASCIATO IL PACCHETTO)

Scena 8

TOMMASO – (É FRASTONATO, SI ABBANDONA SUL DIVANO ASSORTO NEI SUOIPENSIERI. IL CAMPANELLO DELLA PORTA LO SCUOTE. VA AD APRIRE. ENTRA LUIGIA, UNA VICINA DI CASA, VEDOVA ANCHE LEI, SPASIMANTE DI TOMMASO) Buon giorno,

signora Luigia, prego, si accomodi.

LUIGIA – (SEMBRA UNA SCOIATTOLINA IN AMORE, STAGIONATA MA VESTE COME UNARAGAZZINA. PORTA UN BUFFO CAPPELLINO ED UNO SPESSO PAIO D' OCCHIALI DA VISTA.

É MEZZA "CECATA". HA CON SE UN PACCHETTO) Buon giorno sig. Tommaso, buongiorno. E andiamo, gliel' ho già detto tante volte di chiamarmi Luisetta…

TOMMASO – Luisetta, (TRA SE) Veloce come una saetta…

LUIGIA – Come dice?

TOMMASO – (IRONICO) Dicevo che oggi è perfetta. Ma che bel vestitino che ha, così sobrio…

LUIGIA – Si è vero. Riflette il mio umore di oggi: sono triste.

TOMMASO – Meno male…

LUIGIA – Come?!

TOMMASO – No, dicevo meno male che è venuta a trovarmi così la tiro su io di morale. E cos'è che l'amareggia?

LUIGIA – (PROFONDO SOSPIRO) Non faccia finta di niente, sa bene che è lei la mia spina nel cuore.

TOMMASO – Ah, ma allora bisogna chiamare il cardiologo.

LUIGIA – (FATALE) É lei la mia medicina. Solo che non mi vuole curare, cattivo!

TOMMASO – Signora Luisetta, quella medicina lì non l'adopero più da tanto tempo…

LUIGIA – Ma non è come andare in bicicletta? Una volta imparato non si dimentica più per tutta la vita.

TOMMASO – La mia bicicletta ha le gomme sgonfie e io vado a piedi da un bel pezzo…

LUIGIA – Sono sicura che io riuscirei a…

TOMMASO – (LA INTERROMPE E SI DIRIGE VERSO LA TAVOLA DOVE LUIGIA AVRÁ

Ma chissà cosa mi avrà portato di buono la mia cara vicina.

LUIGIA – (HA UN GESTO DI DISAPPUNTO) Oh, niente, solo un dolcetto che ho fatto con le mie manine, tutto per lei.


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(ORA É VULNERABILE E LUIGIA PARTE ALL'ATTACCO).

TOMMASO – (TRA SE) E due, e ho il diabete! (A LEI) Oh, ma che pensiero gentile.

LUIGIA – (SILENZIO IMBARAZZATO… NON SANNO CHE DIRE. LEI GUARDA L'OROLOGIO) Toh, sono già le cinque (CON INTENZIONE) L'ora del tè…

TOMMASO – (SI VEDE COSTRETTO A OFFRIRGLIELO) Stavo giusto per farlo. Ne gradisce una tazza?

LUIGIA – Se proprio insiste. Però non posso assolutamente permettere che si stanchi. (LO PRENDE PER MANO E LO FA SEDERE SUL DIVANO) Si deve riposare, lei. Ci penso io. (ALLARGA LE BRACCIA AL CIELO E LANCIA UN PROFONDO SOSPIRO) Ahh… Mi sento così a mio agio, qui… Mi sembra di essere in casa mia! (VA IN CUCINA)

TOMMASO – (SULLE ULTIME PAROLE HA UN SOBBALZO–RIVOLTO A LEI) C'è il bollitore sul fuoco. L'acqua dovrebbe essere già calda.

LUIGIA – (DA FUORI) L'ho visto. Ma che bello questo servizio di porcellana. Dove l'ha comprato?

TOMMASO – A Capodimonte, durante una tourné. (TRA SE) Piaceva tanto a Delia.

LUIGIA – Posso servirlo qui?

TOMMASO – (SI ALZA) Veramente… (NON FA A TEMPO A FINIRE LA FRASE CHEGIUNGE DALLA CUCINA UN FRASTUONO DI TAZZE ROTTE – TOMMASO É ANICHILITO E SI LASCIA CADERE SUL DIVANO – SI ODE MOLTO TRAMBUSTO E DOPO UN PO' APPARE LUISETTA CON IL CAPPELLINO STORTO – É MOLTO IMBARAZZATA MA FA L'INDIFFERENTE

– RECA UN VASSOIO CON DUER BICCHIERINI DI PLASTICA E LO ZUCCHERO IN BUSTINE)

LUIGIA – (OSTENTA LA MASSIMA INDIFFERENZA–POSA IL VASSOIO SUL TAVOLO E SISIEDE ACCANTO A TOMMASO – CHE AVRÁ GIÁ PRESO POSTO – TRA SE) Bisogna che midecida a cambiare occhiali. (A TOMMASO) Zucchero?

TOMMASO – (LA FULMINA CON LO SGUARDO) Niente, grazie. Lo prendo amaro.

LUIGIA – (SILENZIO GLACIALE–BEVONO IL TÉ) Tommaso, cos'ha oggi? L'hanno fatta arrabbiare? É così taciturno…

TOMMASO – Improvvisamente m'è venuto un cerchio alla testa. Sarà un po' di cervicale.

LUIGIA – Oh, ma non è un problema. Ce l'ho io il rimedio. (SI ALZA, SI PONE DIETROTOMM. E INIZIA A MASSAGGIARGLI LA BASE DEL COLLO – LUI SUBITO É RILUTTANTE, POI I MASSAGGI FANNO EFFETTO E SI RILASSA).

TOMMASO – (IRRITATO) Ma cosa fa? Cosa fa? (EMETTE MUGOLII DI PIACERE)

Mmmm… ahhhh… Cosa fa?

LUIGIA – Masin…

TOMMASO – Siii…?

LUIGIA – Sa, è un periodo che mi sento così strana; mi sento rimescolare tutta


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dentro…

TOMMASO – Sarà qualcosa che ha mangiato ieri sera…

LUIGIA – Ma non capisce? É la primavera! La natura si sveglia… gli uccellini cinguettano… i fiori sbocciano… i raggi del sole ti scaldono il cuore… e ti viene voglia di cantare, di correre… (MENTRE PARLA S'INFERVORA A TAL PUNTO CHE ILGENTILE MASSAGGIO SUL COLLO SI É TRAMUTATO IN UNO SCUOTIMENTO VIOLENTO –

TOMMASO RIESCE A LIBERARSI E SI ALLONTANA DA LEI) A lei non viene voglia dicorrere?

TOMMASO – Mi è passata, mi è passata… (VOLGE LO SGUARDO AL CIELO) Delia, non ti preoccupare, io sto bene anche da solo…

LUIGIA – (SI AVVICINA A LUI) Beh, allora si potrebbe andare a fare una bella passeggiata a Nervi e respirare un po' d'aria buona, che ne avrebbe tanto di bisogno.

(GLI STRINGE LE GUANCE TRA POLLICE E INDICE SQUOTENDOGLI IL VISO ENERGICAMENTE) Ha un faccino tanto mai smunto, pallido… Eh, lo so io cosa civorrebbe per lei.

TOMMASO – Cosa?

LUIGIA – Una bella cura ricostituente.

TOMMASO – Arriva tardi. Il medico me l'ha già prescritta: si chiama Riposil.

LUIGIA – Quella che conosco io è molto più efficace.

TOMMASO – A, si? E come si chiama?

LUIGIA – (ATTACCANDO) Luisetta!

TOMMASO – (AL PUBBLICO) É proprio una saetta!

LUIGIA – E non c'è nemmeno bisogno di punzecchiare il sedere.

TOMMASO – Beh, questo non sarebbe male. Però è una cura che ha degli effetti collaterali tremendi. Il primo, e più grave di tutti: perdita della libertà.

LUIGIA – Ma sarebbe per una buona causa… l'amore…

TOMMASO – Qui c'è qualcosa che non quadra. Di solito dietro una buona causa c'è la conquista della libertà. Non ho mai sentito di un popolo che combatte per conquistarsi la galera a vita. L'unico motivo valido è voler bene alla propria compagna più che alla libertà e, sa, quel sentimento non è una merce che si può comprare al supermercato. O c'è, o non c'è.

LUIGIA – E con me c'è?

TOMMASO – Ecco… hemmm… veramente… (DRIIINNN!!! IL CAMPANELLO DELLAPORTA TOGLIE D' IMPACCIO TOMMASO) Oh, hanno suonato… (VA AD APRIRE – ENTRA JOLE, LA BADANTE, LA NIPOTE DI LISETTA LA PORTIERA).


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(CAMBIA VOCE)

(LEI HA

OCCHIATA SIGNIFICATIVA E LUI SI CORREGGE ALL' ULTIMO MOMENTO)

Scena 9

JOLE – (É UNA RAGAZZA MOLTO PROVOCANTE) Buon giorno, sono la badante, la nipote della portiera. é in casa il signor Tommaso?

TOMMASO – (TIMIDAMENTE) Sono io.

LUIGIA – (LANCIA UN' OCCHIATACCIA ALLA NUOVA ARRIVATA) Bene, sarà meglio che vada. Voi dovrete parlare di lavoro. Signor Tommaso, mi auguro vivamente che, quando starà meglio, vorrà accompagnarmi a cercare un supermercato per trovare insieme quella merce così rara.

TOMMASO – Senz'altro, signora Lui… (STA PER DIRE: LUIGIA–LEI GLI LANCIA UN'

…setta.

UN SORRISO DI SODDISFAZIONE ED ESCE – ALLA BADANTE) Prego si accomodi. (MENTRE LEI SI SIEDE LUI VOLGE LO SGUARDO AL CIELO, VERSO DELIA E, CON UN SORRISETTO SPERANZOSO, INDICANDO LA BADANTE, DICE) É lei?

JOLE – Conosco io un supermercato dove si può comprare di tutto.

TOMMASO – Anche i sentimenti?

JOLE – Se ne aprissero uno che vende sentimenti, penso che farebbe i miliardi. (FALA SCENA) <<Mi scusi, vorrei un chilo di passione, due etti di romanticismo, tagliatofine, mi raccomando, un etto di dolcezza ed un pizzico di follia.>>

TOMMASO – (STA AL GIOCO) <<Mi spiace, signora, ma il romanticismo l'abbiamo finito. Posso darle, invece, due etti di buon umore? Oggi è in offerta speciale.>> (RIDEDI GUSTO) Ha, ha, ha!

TOMMASO – Che bello sarebbe comprare la felicità al supermercato. I psicoanalisti dovrebbero cambiare mestiere.

JOLE – A pensarci bene esistono già.

TOMMASO – E dove sono?

JOLE – Ma sono le farmacie, no? (FA LA SCENA) Dottore, mi sento triste, mi dia una

pillola per tirarmi su. (CAMBIA VOCE) "Dottore, mi sento tesa, mi dia una pillola per

rilassarmi un po'. (CAMBIA VOCE) "Dottore, non riesco a dormire, mi dia una pillola

per prender sonno."                                                                       "Dottore, ho sempre sonno, mi dia una pillola

per non dormire."

TOMMASO – (RISATA) Ah! Ah! Ah! Bene, bene, come inizio non c'è male. Mi ha fatto fare una risata che era già un po' che non mi succedeva. Molto meglio di qualunque ricostituente. Ma mi parli un po' di lei.

JOLE – Mi chiamo Jole, sono infermiera diplomata e sono rimasta senza lavoro.

TOMMASO – (RISATA) E come mai? Le è morto il cliente?

JOLE – Si!


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TOMMASO – (DIVENTA SERIO) Ah! E come è sucesso?

JOLE – Un colpo. Un momento prima era vivo e un momento dopo non c'era più. Era tanto una brava persona. Così gentile, premuroso, sempre pieno d'attenzioni verso di me. Si può quasi dire che era più lui che badava a me. E quante risate ci facevamo! Aveva sempre voglia di giocare. E pensare che avevo preso servizio da lui perché era caduto in depressione e non aveva più voglia di fare niente. Ah, ma io gliel'ho fatta passare…

TOMMASO – E quanti anni aveva?

JOLE – Settanta.

TOMMASO – Ah… e giocavate insieme…

JOLE – Certo!

TOMMASO – E a cosa giocavate? Se non sono indiscreto…

JOLE – A tanti giochi. Ma a lui piaceva soprattutto giocare "ai dottori" e "alla cavallina". Ma forse il primo gli piaceva di più. Al mio cliente precedente, invece, glipiaceva giocare a "Tarzan e Jane". Io, naturalmente, ero Jane e lui mi rincorreva per tutta la jungla… si, insomma, per tutta la casa… fintantoché non mi facevo prendere… Una volta, però, ho corso più del solito e…

TOMMASO – Anche lui… (DISEGNA IN ARIA IL SEGNO DELLA CROCE).

JOLE – Un colpo. Ma almeno è morto contento!

TOMMASO – (AL PUBBLICO) Non c'è due senza tre…

JOLE – E a lei a cosa piace giocare?

TOMMASO – A carte!

JOLE – (DELUSA) Ah… (CON INTERESSE) Poker?

TOMMASO – Solitario!

JOLE – La vita è così breve che bisognerebbe non buttarne via nemmeno un po' e viverla intensamente fino all'ultimo giorno che il Signore ci regala e cercare di rendere felici chi ci sta vicino…

TOMMASO – Ma non le sembra di avere un po' esagerato con quei due signori?

JOLE – Ma io non ho fatto altro che applicare la terapia del sorriso, ora tanto di moda.

TOMMASO – Allora possiamo dire che sono morti dal ridere! Quei giochi che diceva prima… "ai dottori" posso immaginarlo, ma quell'altro… "alla cavallina"…

JOLE – O si, che bello che è! Venga qui che le faccio vedere come si fa. (LO PRENDEPER MANO E LO CONDUCE IN MEZZO ALLA SCENA. LO FA METTERE A GINOCCHIONI. SI


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METTE IN TESTA UN CAPPELLO DI TOMMASO CHE É LÍ DA QUALCHE PARTE, GLI MONTA IN GROPPA E CANTA SEGUENDO LA CANZONE CHE É GIÁ PARTITA IN SOTTOFONDO) Hop!

Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, forse sul cancello di un magnifico giardino c'è l'amor. Hop! Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, porta il mio destino verso un sogno così bello del mio cuor.

Su, coraggio, canti insieme a me!

TOMMASO – (CANTA) Hop! Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, forse sul cancello di un magnifico giardino c'è l'amor. Hop! Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, porta il mio destino verso un sogno così bello del mio cuor.

Scena 10

(IN QUEL MOMENTO ENTRANO ROSA, MICHELA, GIOBATTA CHE PORTA UNA SCATOLA – E LISETTA CHE PORTA I SACCHETTI DELLA SPESA. A QUELLA VISTALANCIANO UN URLO E LASCIANO CADERE TUTTO PER TERRA).

MICHELA – Ahhh!!!

LISETTA - GIOBATTA – Jole!!!

ROSA – Ma si può sapere cosa stai facendo?

TOMMASO – Una nuova cura ricostituente: la terapia del sorriso! Hop! Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, forse sul cancello di un magnifico giardino c'è l'amor. Hop! Hop! Trotta cavallino. Hop! Hop! Trotta mio morello, porta il mio destino verso un sogno così bello del mio cuor.

Fine 1° atto


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(A MICHELA)

2° Atto

Scena 1

(STESSA SCENA DEL 1°ATTO – ROSA E MICHELA)

ROSA - Ma capisci?!?! Trotta cavallino, trotta mio morello! Ha tutti i capelli bianchi, altro che morello! E come si divertiva a farsi cavalcare da quella… valkiria,

per non dire altro… Bisogna controllarlo come i bambini piccoli.                                                                                                                                             E tu

non dici niente? E già, sei la sua cocca, tu!

MICHELA – Anche se posso capirlo non approvo. Non è stato di sicuro un bello spettacolo.

ROSA – Come si accorgono che è solo e vulnerabile se lo mettono letteralmente sotto. E ora chi si fida di mettergli un'altra donna in casa?

MICHELA – Dipende da chi si presenta. Certo che se è come la nipote della Lisetta, non se ne parla nemmeno. L'ideale sarebbe una signora sui cinquanta… (ROSA FACENNO CON LA MANO: PIÚ SU) Sessanta?(PIÚ SU) Settanta?(PIÚ SU) e allora andiamo acercarla direttamente all'ospizio. Lì non c'è che l'inbarazzo della scelta. Andrà a finire che sarà nostro padre a dover fare le punture di ricostituente alla badante!

ROSA – Con quello che ho visto, fidarsi è bene non fidarsi è meglio. Ha un'età pericolosa, è a rischio di inamoramento senile. Potrebbe perdere la testa per la prima sciacquetta che si presenta e farsi mangiare tutti i soldi.

Scena 2

(SUONA IL CAMPANELLO DELLA PORTA.DRIIINNN. ROSA VA AD APRIRE. ENTRA TERESA.

ÉSUI SETTANTA, VESTITA SEMPLICEMENTE MA NON DIMESSA. É PULITA E ORDINATA. ISPIRA FIDUCIA)

TERESA – Buon giorno, sono qui per l'annuncio sul giornale.

MICHELA – Buon giorno.

ROSA – Prego, si accomodi. (ROSA É CONTENTA) Bene, bene… allora, ha esperienza di assistenza agli anziani?

TERESA – Anziani e bambini piccoli, che poi sono un po' la stessa cosa, no? Si può dire che non faccio altro da quarant'anni. Da quando sono rimasta vedova. Prima in India, poi in Africa, sempre come volontaria. Mi ha aiutato a dare uno scopo alla mia vita dopo che sono rimasta sola. Sono ritornata a Genova da poco tempo.

MICHELA – Figli niente?

TERESA – Purtroppo no. Questa è sempre stata la mia croce. Ma ho trovato tanto conforto in quelli degli altri. E poi, non siamo tutti figli del Signore? Aiutare il prossimo mi da tanta serenità.

ROSA – É bello poter fare nella vita quello che piace di più.

TERESA – Ora vi faccio ridere. Per la verità il mio sogno era tutt'altra cosa.


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ROSA – A si? E cosa avrebbe voluto fare, veramente?

TERESA – L'attrice di teatro. Avevo già incominciato a recitare, da giovane, nella filodrammatica della scuola ma poi, le vicende della vita mi hanno portata lontano.

(QUESTE ULTIME PAROLE HANNO UN TONO AMARO).

(ROSA E MICHELA SI SCAMBIANO UN'OCCHIATA D'ASSENSO)

MICHELA – Allora le farà piacere sapere che nostro padre è stato un famoso attore.

Così avrete un argomento di conversazione in più per passare le giornate.

TERESA – Ma davvero? Che bello!

ROSA – Si chiama Tommaso Parodi.

TERESA – Domando scusa, ma sono stata via dall'Italia troppo tempo per conoscere i nomi della gente famosa. Ma, se ho capito bene, allora posso considerarmi assunta?

ROSA – Le punture le sa fare?

TERESA – Ne avrò fatto un milione.

Scena 3

ROSA – A noi ne bastano molto meno… Bene, sarà il caso di chiamare l'interessato.

(VA ALLA PORTA DELLA CAMERA DI TOMMASO E BUSSA). Papà, puoi venire?

(TOMMASO APPARE SULLA PORTA. ROSA FA LE PRESENTAZIONI) Ti presento la

signora… che scema, non le ho nemmeno chiesto il suo nome.

TERESA – Teresa Traverso, piacere. (STRINGE LA MANO A TOMMASO. LO SGUARDODEI DUE SI INCROCIA E HANNO UN ATTIMO DI ESITAZIONE DALLA QUALE SI RIPRENDONO SUBITO)

ROSA – La signora si occuperà di te. Ha molta esperienza e siamo sicure che non avremmo potuto trovare una persona più qualificata. Vero, Michela?

MICHELA – Verissimo.

ROSA – Bene. (A TERESA) Ora venga un po' di là che le faccio vedere la casa così prendiamo gli ultimi accordi. (ROSA E TERESA ESCONO)

Scena 4

MICHELA – Anche te, però, farti trovare in quella posizione!

TOMMASO – Non capisco con quale diritto vi siete intromesse "durante l'esercizio di una applicazione terapeutica effettuata da una professionista diplomata" , proprionel momento che cominciavo a sentirmi meglio e senza farmi pungere il sedere!

MICHELA – Siamo le tue figlie e credo che abbiamo tutti i diritti e il dovere di pensare alla tua salute.


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TOMMASO – Guarda che non esiste solo la salute del corpo, ma anche quella dello spirito e, fino a prova contraria, sono ancora un uomo e mi sento solo!

MICHELA – Ma se io e la Rosa siamo sempre qui a preoccuparci che non ti manchi niente. Tutti i giorni ti portiamo la focaccia bella calda, il giornale, la fettina di vitella da latte e alla domenica i "cavolini con la panna"!

TOMMASO – Non basta, non basta! Ho bisogno di sentirmi ancora vivo! Ne ho più diritto io di te! (MICHELA LO GUARDA ESTERREFATTO) Sicuro, perché io ho più poco tempo per essere felice e non posso buttarlo via! Tu, invece, hai ancora gli anni più belli davanti.

MICHELA – Ma ci siamo noi che ti vogliamo bene. Hai due nipotini che ti adorano, soldi ne hai, ma cosa ti manca?

TOMMASO – Mi manca di provare quel sentimento che ti scioglie il cuore e che non si prova quando pensi ai figli o ai nipotini e manco quando pensi ai "cavolini con la panna". Che ti da la gioia di svegliarti al mattino per vivere una nuova giornata e la felicità di coricarsi alla sera con lei…

MICHELA – Ma tu stai parlando dell'amore…

TOMMASO – Evviva, hai capito finalmente!

MICHELA – Ma hai settant'anni e pensi ancora a quelle cose?! Non hai vergogna?

TOMMASO – Non bestemmiare, non sai quello che dici! Domani potresti trovarti te nella mia stessa situazione. L'orologio gira per tutti, ricordalo bene. Quello che oggi ti sembra incomprensibile, domani potrebbe essere la cosa più importante del mondo.

MICHELA – Papà, io lo so il bene che volevi alla bonanima della mamma e sono sicura che se avesse potuto vederti, l'altro giorno, non sarebbe stata contenta.

TOMMASO – Ma se è stata proprio lei a dirmi che…

MICHELA – Ma cosa stai dicendo?

TOMMASO – Niente… niente…

Scena 5

(TERESA E ROSA RIENTRANO)

ROSA – Bene, bene… Allora siamo d'accordo su tutto. Ora noi dobbiamo andare, papà, ma ti lasciamo in buone mani.

(ROSA E MICHELA ESCONO. SALUTI A SOGGETTO. TOMMASO E TERESA RIMANGONO SOLI. C'É UN IMBARAZZO PALPABILE NELL'ARIA)

TOMMASO-TERESA – (PARLANO INSIEME) Così lei è la badante… così lei è convalescente.


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TOMMASO – Oh, mi scusi, prego…

TERESA – Mi scusi lei, prego…

TOMMASO – Ci mancherebbe altro, dopo di lei…

TERESA – No, no! Dopo di lei…

TOMMASO-TERESA – (PARLANO INSIEME) Così lei è la badante… così lei è convalescente.

(SCOPPIANO A RIDERE. L'IMBARAZZO INIZIALE É SVANITO)

TOMMASO – E si, convalescente per una brutta polmonite che mi ha lasciato a pezzi e ora, piano piano, cerco di rimetterli insieme. Il dottore mi ha ordinato questa nuova cura americana che, pare, sia portentosa. L'unico inconveniente è che bisogna fare una puntura ogni sei ore, giorno e notte.

TERESA – Metteremo la sveglia…

TOMMASO – Mi auguro che abbia la mano leggera. Non vorrei ritrovarmi il sedere ridotto come un colabrodo.

TERESA – Stia tranquillo, sono abituata con i sederini rosa dei bambini piccoli e quelli credo siano un po' più delicati del suo. (SORRIDE)

TOMMASO – Ora, io non vorrei dare l'impressione di voler scrivere un trattato sui "fondo schiena" , ma le posso assicurare che ho la pelle molto delicata.

TERESA – Vuol dire che mi metterò i guanti di velluto. (SORRIDE E GUARDAL'OROLOGIO) Oh! Mi pare che sia ora.

TOMMASO – (GUARDA L'OROLOGIO ANCHE LUI) Mi sembra presto per mangiare.

TERESA – L'ora della puntura… Vado a prendere la roba. (ESCE)

(TOMMASO É VISIBILMENTE NERVOSO. VAGA SU E GIÚ PER LA SCENA. TERESA RIENTRA CON LA CASSETTA DEL PRONTO SOCCORSO CHE POSERÁ SUL TAVOLO. INIZIA A PREPARARE L'INIEZIONE. TOMMASO OSTENTA INDIFFERENZA MA IN REALTÁ NON PERDE UN GESTO DI QUELLO CHE FA TERESA. LEI SE NE É ACCORTA E RIDE SOTTO I BAFFI)

TERESA – (VA AL CENTRO DELLA SCENA E SCHIZZA UN PO' DI LIQUIDO PER ARIA

DALLA SIRINGA E POI SENTENZIA…) Sono pronta, vuol farla sul letto?

TOMMASO – Il letto per una semplice puntura? La faccio d'impiedi, io!

TERESA – Com'è coraggioso, complimenti. Bene, venga qui. (TERESA SI É SEDUTA SUUNA SEDIA FRONTE AL PUBBLICO. TOMMASO É DAVANTI A LEI PORGENDOLE IL SEDERE) Si sbottoni i pantaloni, per piacere. (TOMMASO ESEGUE. TERESA GLI SCOPRE LA PARTESUPERIORE DELLA NATICA DESTRA CHE "ASSAGGIA" CON UN DITO) Ma non faccia lagamba dura, stia rilassato! (FREGA IL COTONE E FA IL GESTO D'INFILARE L'AGO MATOMMASO BARCOLLA) Cosa succede?


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(LO FANNO SEDERE SULLA SEDIA DEL TAVOLO).

(MIMA LO SVENIMENTO DI TOMMASO)

TOMMASO – Un giramento di testa, ora passa.

TERESA – Non si può fare d'impiedi, rischia di sbattere per terra. Almeno si appoggi sulla tavola.

TOMMASO – E come?

TERESA – Venga qui. (LO DISPONE DIETRO IL TAVOLO SUL QUALE SI SDRAIA ABRACCIA LARGHE E FACCIA AL PUBBLICO CON IL SEDERE ALL'ARIA. RIPRENDE A FREGARE CON IL COTONE MA QUANDO STA PER CALARE L'AGO TOMMASO EMETTE UNA SPECIE DI GRUGNITO…)

TOMMASO – AAAAHHHHH!!!!

TERESA – Cosa c'é?

TOMMASO – Soffoco… Mi manca l'aria, non riesco a respirare in questa posizione. (TERESA LO AIUTA A RIALZARSI) Devo farle i miei complimenti, lei ha una mano leggeeeeera, non ho sentito niente!

TERESA – Lo credo, devo ancora farla.

TOMMASO – Eh? Ma come, non è tutto finito?

TERESA – Sarà tutto finito quando riuscirò a infilare quell'ago nelle teneri carni di quel sederino santo. Su, venga con me. (LO PRENDE PER MANO E LO FA SDRAIARE SULDIVANO A PANCIA IN GIù. TIRA GIù LE BRAGHE E COMINCIA A STROFFINARE IL COTONE)

Va meglio, così? (TOMMASO NON RISPONDE. LO SCHIAFFEGGIA LEGGERMENTE SULVOLTO) Signor Tommaso, signor Tommaso… Oh, Santo Cielo, mi è morto ancorprima della cura! (VA AL TAVOLO DOVE HA LASCIATO LA CASSETTA DEL PRONTOSOCCORSO E PRENDE UNA BOTTIGLIETTA DI SALI CHE GLI FA ANNUSARE. TOMMASO SCHIZZA IN PIEDI COME UNA MOLLA, GIRA UN PO' PER LA SCENA IN STATO D'INCOSCIENZA COME FOSSE UN AUTOMA, CON LE BRAGHE CALATE E LE MUTANDE A FIORI BEN IN VISTA, ED INFINE SVIENE DI NUOVO A CORPONI SUL TAVOLO COL SEDERE ALL'ARIA VERSO IL PUBBLICO. TERESA NE APPROFITTA PER CALARE L'AGO) Colpito!

(SUONANO ALLA PORTA. DRIIINNN!!! TERESA CERCA DI SISTEMARE TOMMASO MA NON CI RIESCE. VA AD APRIRE. ENTRA LUIGIA – LA VICINA DEL PIANO DI SOPèRA .- CON UN PACCHETTO IN MANO)

Scena 6

LUIGIA – (HA I BIGODINI IN TESTA ED UN FOULARD CHE LI FASCIA ED I SOLITI

OCCHIALONI SPESSI) Signor Tommaso, le ho portato gli anicini che ho fatto'stamattina (QUESTA FRASE, IN GENOVESE, SUONA IN RIMA E LO STESSO PER QUELLECHE SEGUONO – SCORGE TOMMASO IN QUELLA STRANA POSIZIONE) Ohhh! SignorTommaso, cosa ci fa sul tavolino?

TERESA – Guardi che non sente niente. É svenuto.

LUIGIA – In quella posizione?

TERESA – Si vede che in quel momento gli sembrava la più comoda… Gli stavo

facendo l'iniezione quando…                                                                                                                                        Mi aiuti a tirarlo

su.


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(SI É

TOMMASO – (RINVIENE) Dove sono? (VOLTA LA TESTA E SI TROVA FACCIA A FACCIACON LUIGIA. LANCIA UN URLO E SVIENE DI NUOVO) Aaahhh!!!

LUIGIA – (CON UN PROFONDO SOSPIRO DI SODDISFAZIONE) É così contento di vedermi che non ha retto alla gioia!

TERESA – (LE LANCIA UN' OCCHIATA POCO CONVINTA) Non vorrà farlo svenire per la gioia ogni volta che si riprende. Mi faccia il piacere, si sieda sul divano e si faccia vedere poco per volta…

(LUIGIA NON CAPISCE CHE LA STA PRENDENDO PER IL K. ED ESEGUE)

TERESA – (GLI DA DEGLI SCHIAFFETTI MENTRE LO CHIAMA) Signor Tommaso, signor Tommaso… (TOMMASO RINVIENE E FA PER VOLTARSI VERSO LUIGIA) Non si giri di là, guardi me.

TOMMASO – Dove sono?

TERESA – Stia tranquillo, è a casa sua al sicuro.

TOMMASO – E cosa ci faceva quel mostro a casa mia?

TERESA – Ma non è un mostro. É la signora del piano di sopra che le ha portato gli anicini che ha fatto 'stamattina.

TOMMASO – (QUASI PIANGENDO) Ma ho il diabete! (VOLGE LO SGUARDO VERSOLUIGIA E LE INVIA UN SORRISO SFORZATO AL QUALE LEI RISPONDE TIMIDAMENTE) – (A TERESA) Facciamo questa puntura, su!

TERESA – Già fatto!

TOMMASO – Già fatto?!?! Ma non ho sentito niente! Mi raccomando, le prossime devono essere indolori come questa!

TERESA – Se mi sviene tutte le volte, non c'è problema.

LUIGIA – Come? Ha fatto svenire il mio Masino per il male?!?! La signora Rosa mi ha detto che è stata in Africa. Forse a fare punture agli elefanti? Ma non sa che è delicato il sederino del mio Masino?

TERESA – Come fa a saperlo? Gliel'ha toccato?

LUIGIA – Io no! Ma come si permette! Pensavo che, conoscendo la sua delicatezza d'animo, anche il suo sedere deve essere… Si, insomma… volevo dire che…

INCARTATA, NON SA PIÚ CHE DIRE).

TOMMASO – Quando avete finito di disquisire sul mio fondo schiena potrei avere un bicchier d'acqua, per piacere?

LUIGIA – Vado io.

TOMMASO – (MEMORE DEL CASINO CHE HA GIÁ COMBINATO IN CUCINA, URLA) No!

Non mi fa compagnia?


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LUIGIA – (VA IN BRODO DI GIUGGIOLE) Oh, che caro. Preferisce che stia qui vicino a lei?

TOMMASO – Preferisco averla sotto gli occhi… (A TERESA) Le dispiace?

(TERESA VA IN CUCINA A PRENDERE L'ACQUA)

LUIGIA – Me lo poteva dire che aveva bisogno di punture, prima di mettersi un'estranea in casa. Con tutte quelle che ho fatto a quello buonanima ho un'esperienza che potrei farle a occhi chiusi. E poi, chissà da dove viene. Chi gliel'assicura che ha girato il mondo per fare veramente opere pie o, invece, ha dovuto scappare per tutta la vita per qualche delitto commesso in gioventù? Per me ha qualcosa da nascondere. Non può essere una donna così perfetta come dice!

TOMMASO – E perché no?

LUIGIA – Perché… perché… perché no! Sssccc, è qui che arriva… (LE STRAPPA ILBICCHIERE DI MANO) Mi dia qua. Almeno, l'ha risciacquato il bicchiere, prima?

TERESA – Sicuro.

LUIGIA – Ecco, signor Masino, beva l'acqua fresca nel bicchierino.

TOMMASO – (BEVE–RIVOLTO A LUIGIA) Ho notato che da qualche tempo parla in rima.

LUIGIA – Non lo faccio apposta. Mi vengono così, spontanee… da quando mi hanno fatto scoprire che ho un animo poetico… Beh, ora voglio andare a preparare per lei un dolce che ho trovato in un vecchio libro di ricette tedesco: struddel tirolese con frutta candita, cioccolato e panna.

TOMMASO – Guardi, signora Lui… setta, che io, veramente…

LUIGIA – No, no, non faccia complimenti. Lo so benissimo che le piacciono i dolci. Golosone! (A TERESA) Inquanto a lei, mi raccomando di badare bene al mio Masino, l'uomo del mio destino! Gliel'ho detto, mi vengono così! Buon giorno, buon giorno

(ESCE)

Scena 7

(TOMMASO É SCONCERTATO)

TERESA – É fortunato ad avere una signora così premurosa che si preoccupa per lei… Il mio caro Masino di qua… il mio caro Masino di là… gli anicini fatti in casa fasciati nella carta di Panarello (NOTA PASTICCERIA GENOVESE) Lo struddel tirolese dev'essere una cosetta bella leggera… frutta candita, cioccolata, panna, più le uova che ci sono dentro. Cosa dice, sarà meglio che oggi, quando esco, comperi due flacconi di Amaro medicinale Giuliani?

TOMMASO – Non è il caso, tanto non posso mangiarne dolci.

TERESA – Neanche a me piaciono molto. Però è un peccato sciupare tanta bontà.

TOMMASO –   Non si preoccupi che non va sciupato niente. (PRENDE IL PACCHETTO


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CHE HA PORTATO LUIGIA, LO SFASCIA, APRE LA FINESTRA E CHIAMA…) Alifax! Alifax!

(BOU! BOU!) (SI ODE L'ABBAIARE DI UN GROSSO CANE–BUTTA IL PACCHETTO ERIVOLTO AL CANE…) Domani c'è struddel tirolese con cioccolato e panna (BOU!

BOU!) Ha detto che gli piace…

TERESA – (RIDE) Se lo sapesse la signora Luisetta…

TOMMASO – La chiami pure Luigia, senza tanti riguardi. Tante moine, tante premure, "li ho fatti con le mie manine" . Brutta bugiarda. É proprio vero che è meglio non fidarsi delle donne.

TERESA – Mica di tutte…

TOMMASO – Escluso le presenti, naturalmente… (SOSPETTOSO) E così lei ha girato il mondo per fare del bene al prossimo… India… Africa… E come mai che, con tutti i poveretti che hanno bisogno d'aiuto qui da noi, è andata così lontano? Da cosa scappava?

TERESA – (AMARA) É un uomo intelligente, lei. Praticamente le è bastata un'occhiata per capire tutto di me. Che ho qualcosa da nascondere… che è tutta la vita che non faccio che scappare… e se scappo chissa che gravissimi peccati avrò commesso. Ed ha anche concluso che non c'è da fidarsi ad avere una donna in casa con simili delitti sulla coscienza.

TOMMASO –   Allora lo riconosce d'avere avuto dei problemi!

TERESA – Si, lo riconosco. D'altra parte, nella vita, prima o dopo capita a tutti avere dei problemi.

TOMMASO –   E no, cara signora, a me non è mai successo!

TERESA – Che grande fortuna ha avuto. Vuol dire che non ha conosciuto le sofferenze che si prova quando il tuo unico, vero, grande amore chiude gli occhi per l'ultima volta e ti pianta le unghie nella carne come una picozza nel ghiaccio per non scivolare nel baratro. (MAXO É ANICHILITO–QUELLE PAROLE GLI HANNO FATTORIVIVERE DI COLPO I BRUTTI MOMENTI DELLA PERDITA DELLA MOGLIE) Eravamo in

India quando ha cominciato a sentirsi male. Era affascinato da quella terra, da quei poveri ragazzini tutti pelle e ossa con quegli occhi neri che sembrano ancora più grandi dentro a quei faccini scarni… Ma che voglia di ridere e giocare che hanno… come se sapessero che devono fare presto perché domani chissa se avranno la forza di stare in piedi… Un essere umano non può restare indifferente a tanta sofferenza e così abbiamo fatto costruire una scuola, un piccolo ospedale… e il primo cliente è stato proprio mio marito… manco il tempo di rendersi conto, che non c'era già più. Ecco, quello è stato l'unico vero, grande problema che ho avuto in vita mia.

TOMMASO –   (ORA É VERAMENTE PARTECIPE) E dopo cosa ha fatto?

TERESA – La notte che è morto ho capito cosa avrei fatto per il resto dei miei giorni… aiutare quella povera gente per quanto mi era possibile. Sono tornata da poco per rivedere mia sorella prima che anche lei se ne andasse… ora sono veramente sola al mondo…


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TOMMASO – (LE OFFRE UN BICCHIERINO DI MARSALA) Mi scusi se ho dubitato di lei.

Io mi riferivo ad un altro genere di problemi… più terreni. Non creda che non sappia cosa voglia dire essere scaraventati dalle gioie dell'amore più intenso alle sofferenze più atroci per averlo perso improvvisamente.

TERESA – Ma lei non è solo.

TOMMASO – Ho due figlie, ma ormai sono grandi. Hanno la loro famiglia, i loro progetti per il futuro… e io non ci sono in quei progetti. É strano come i figli siano sempre la parte più importante nei progetti dei genitori ma i genitori non facciano mai parte dei progetti dei figli. Forse perché, alla nostra età, non abbiamo più il diritto di pensare al futuro, alla felicità. Come se ci fosse una garanzia che scade come quella di una lavatrice, e la nostra, ormai, è scaduta da un bel pezzo.

TERESA – La mia no! Scadrà con me quando chiuderò gli occhi per l'ultima volta, non prima! Mi scusi se mi permetto ma, visto che stiamo parlando come due vecchi amici, pensarla così è vivere come un morto! E io, alla morte, ci voglio arrivare bella viva nel corpo e nello spirito!

TOMMASO – E per sentirsi viva le basta girare per le case a bucare sederi? (SCOPPIANO A RIDERE SDRAMMATIZZANDO LA SITUAZIONE) Non è che ho rinunciato avivere, ma è così difficile incontrare una persona che sia veramente in sintonia con te, con la mente e col cuore… (SI GUARDANO E UNA LUCE NUOVA SI SCORGE NEI LOROOCCHI . SUONANO ALLA PORTA DRIIINNN!!! 2 VOLTE DRIIINNN!!! TERESA VA AD APRIRE – ENTRA LISETTA, LA PORTIERA, CON UN PACCHETTO)

Scena 8

LISETTA – Buon giorno signora, buon giorno commendatore. Mi sono permessa di portarle una torta di cioccolata per sdebitarmi.

TOMMASO –   Sdebitarsi? E di cosa?

LISETTA – Del piacere che le devo domandare.

TERESA – (CAPISCE DI ESSERE DI TROPPO) Io vado in cucina a preparare qualcosa da mangiare.

TOMMASO – Già che va di là, per piacere, prepari la torta di cioccolata, che gentilmente ha portato la signora Lisetta, anche per quell'ospite che sa. (CON LATESTA INDICA LA FINESTRA PER INTENDERE IL CANE – TERESA VA IN CUCINA CON LA TORTA) Allora, signora Lisetta, cosa posso fare per lei?

LISETTA – Ecco, signor commendatore, non so se posso permettermi.

TOMMASO –   Si permetta, si permetta pure.

LISETTA – Io ho pensato di domandare consiglio a lei perché mi sembra la persona più indicata dal momento che qui si tratta di poesie…

TOMMASO –   Ahh!!! Di nuovo!!!

LISETTA – (TIRA FUORI DA UNA TASCA UN PACCO DI FOGLI) Ecco, vede? Sono tutte


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(elle).

poesie di mio marito!

TOMMASO –   E cosa c'è di male? Lo sa bene che è un poeta.

LISETTA – Ma sono poesie d'amore!

TOMMASO –   Ancora meglio.

LISETTA – Già, ma sono tutte dedicate a una donna!

TOMMASO –   Ah! E come si chiama?

LISETTA – Mio marito sarà anche un citrullo, ma non fino al punto di scrivere il nome per intero. Si è limitato a indicarla con una L

TOMMASO –   Elle come Lisetta…

LISETTA – Ma non mi faccia ridere, per piacere. Non mi ha mai scritto una cartolina da giovani, mi scrive le poesie da vecchi? E poi c'è un'altra cosa più grave… mi cerca!!!

TOMMASO – Giocate a nascondino?

LISETTA – Non faccia finta di non capire!

TOMMASO – E si lamenta, mi scusi. Chissa quante donne vorrebbero avere il suo problema…

LISETTA – Ma non è normale, capisce? Dopo vent'anni che siamo come fratello e sorella ora, tutt'assieme, è di nuovo innamorato di me? Mi fa paura!!!

TOMMASO – Ritorno di fiamma.

LISETTA – Che se non sta attento gli brucia… meglio che stia zitta.

TOMMASO – Ma io, come posso aiutarla?

LISETTA – Lo faccia parlare, commendatore. Fra uomini, magari, si confida…

TOMMASO – Ma signora Lisetta, vorrebbe che facessi la spia?

LISETTA – Oh, no! Questo mai! Diciamo solo che mi aspetto che faccia da portavoce come faccio io con quella buonanima di sua moglie…

TOMMASO – Ma questo si chiama…

LISETTA – (LO INTERROMPE) Contraccambiare un piacere.

TOMMASO – Mi scusi se mi intrometto nei vostri affari ma, visto che è stata la prima a parlarne, ammesso e non concesso che suo marito abbia una simpatia per un'altra, cosa ci sarebbe di male dal momento che tra voi due è tutto finito.


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(SI GUARDANO E SCOPPIA UNA RISATA).

LISETTA – Ma è mio marito! E dopo tanti anni credo di avere dei diritti!

TOMMASO – Sulla carta… ma tra le lenzuola? Mi sembra che abbia detto che…

LISETTA – Non esiste mica solo quello, nel matrimonio. Ma possibile che voi uomini non pensiate ad altro?

TOMMASO – Perché, voi donne, invece, lo fate solo per farci un piacere?

LISETTA – Beh, non dico questo, ma…

TOMMASO – Ma è sconveniente che si sappia in giro che siete contente anche voi…

LISETTA – Cosa mi fa la predica, ora?

TOMMASO – Dico solo che il suo, più che amore, mi sembra "diritto di proprietà". Il marito è mio e non si tocca. Ho anche i documenti che lo dimostrano. Ma crede davvero che basti una firma per assicurarsi l'amore del tuo compagno per tutta la vita?

LISETTA – Ma cos'ha, oggi? L'ha morso una tarantola? Non l'ho mai visto così irrascibile.

TOMMASO – É che sono stufo di compromessi. Voglio dire pane al pane e vino al vino.

LISETTA – Allora stia attento a non ubriacarsi… in tutti i sensi… Arrivederci, sig. Tommaso… arrivederci (ESCE)

TOMMASO – (TRA SE) Hai capito, la cara signora Lisetta? Pronta ai ricatti in nome dell'amore… come l'intende lei…

Scena 9

TERESA – (ENTRA) Parla da solo? (TOMMASO NON RISPONDE–LEI NOTA CHE ÉNERVOSO) Ho visto che c'era del pesto e ho buttato due trenette. (NON OTTIENE NESSUNA REAZIONE) Ho impannato anche due scaloppine… (TOMMASO TACE) E poiho fatto una bella crostata d'albicocche

TOMMASO – Lei ha il potere di farmi ridere quando ne ho più bisogno e non è una cosa da poco.

TERESA – Io quando sono nervosa, per calmarmi, leggo dei vecchi copioni di quando recitavo… tanti anni fa.

TOMMASO – Ma va, lei recitava?

TERESA – Oddio, recitare è una parola grossa. Mi divertivo a fare teatro nella compagnia filodrammatica della scuola… avevo sedici anni.

TOMMASO – Anch'io ho cominciato così. Come tutti, del resto, in quei tempi.


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TERESA – Solo che lei è diventato famoso… io, invece…

TOMMASO – Se le piaceva così tanto, perché non ha continuato?

TERESA – Il mio fidanzatino recitava con me. Aveva tanta passione ma era negato, poverino. Il regista, un giorno, decide di mettere in scena Romeo e Giulietta. Eravamo piccoli attori ma ci piaceva fare i grandi classici. Io facevo la parte di Giulietta. Non per vantarmi ma ero piuttosto graziosa, a quell'età; il mio fidanzatino quella di Romeo… o meglio… avrebbe voluto farla, perché il regista, dopo qualche prova, gli ha levato la parte e l'ha data ad un giovanottino appena arrivato che ci sembrava nato in quel personaggio. Il mio fidanzato era talmente geloso che, alla fine delle recite, mi ha portata via dalla filodrammatica e non ha più voluto che recitassi. Erano altri tempi…

TOMMASO – E aveva ragione d'essere geloso?

TERESA – Tutti i torti non li aveva…

TOMMASO – Romeo e Giulietta… anch'io l'ho fatta con la filodrammatica. Ho ancora quel vecchio copione qui, da qualche parte. (ROVISTA IN UN CASSETTO E NETRAE UN VECCHIO COPIONE – SFOGLIA QUALCHE PAGINA) Se la ricorda la scena delbalcone?

TERESA – La mia preferita…

Romeo – Oh, sorgi bel sole, e uccidi la luna invidiosa che è già malata e pallida di rabbia, perché tu, sua ancella, di lei sei tanto più bella.

Guarda come appoggia la guancia alla sua mano: potessi essere io il guanto di quella mano, e poter così toccare quella guancia!

Giulietta – Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d'essere una Capuleti. Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo. Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, prendi tutta me stessa.

Romeo – Ti prendo in parola. Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco, non mi chiamo più Romeo.

(DAL COPIONE CADE UN FIORE APPASSITO TRATTENUTO DALLE PAGINE INGIALLITE DA CHISSÁ QUANTI ANNI TOMMASO LO RACCOGLIE, VI É ATTACCATO UN BIGLIETTO).

TOMMASO – (LO ANNUSA) Ha perso profumo e colore ma non il bel ricordo che arriva dal passato… (LEGGE IL BIGLIETTO) "Tu sei il mio Romeo nella commedia e nella mia vita" Firmato…

TERESA – Teresina, la tua bambina…

TOMMASO – Ma allora lo sei tu!!

TERESA – Hai capito, finalmente…

Fine 2° atto


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TERESA –

3° atto

Scena 1

STESSA SCENA DEGLI ATTI PRECEDENTI – SONO TRASCORSI UN PAIO DI MESI – MENTRE SI APRE IL SIPARIO SI ODE LA CANZONE "TROTTA CAVALLINO" ENTRA TERESA VESTITA IN MODO PIù SBARAZZINO MA SEMPRE CON BUON GUSTO – CANTA SEGUENDO LA CANZONE

– STENDE UNA TOVAGLIA SULLA TAVOLA E VA IN CUCINA – DOPO QUALCHE ISTANTE ENTRA TOMMASO DALLA COMUNE CON UN MAZZO DI FIORI, VESTITO CON UNA BELLAGIACCA SPORTIVA UN PÓ SGARGIANTE E PAPILLON. – CANTA SEGUENDO LA CANZONE IN SOTTOFONDO – DEPONE I FIORI IN UN VASO, LANCIA UNO SGUARDO ALL'AMBIENTE E VA IN CAMERA SUA RIENTRA TERESA SEMPRE CANTANDO E DEPONE DUE PIATTI CONBICCHIERI E POSATE – LO SGUARDO LE CADE SUL MAZZO DI FIORI, INTERROMPE IL CANTO, SI AVVICINA AD ESSO A PASSO LENTO, NE ASSAPORA IL PROFUMO E POI LANCIA UNO SGUARDO LANGUIDO VERSO LA PORTA DELLA CAMERA DI TOMMASO UNITO AD UN DOLCE SORRISO APPENA ACCENNATO. LA MUSICA DI SOTTOFONDO SFUMA – ENTRA TOMMASO, TERESA MOSTRA INDIFFERENZA E CONTINUA AD APPARECCHIARE LATAVOLA)

TERESA – Buon giorno.

TOMMASO – (CON ENTUSIASMO) Buon giorno, buon giorno!

TERESA – Come mai così allegro? Qualche bella novità?

TOMMASO – Ma come, non te ne sei accorta?

TERESA – Di cosa?

TOMMASO – (LA CONDUCE PER MANO ALLA FINESTRA, LA APRE E, GUARDANDOFUORI…) Ecco la novità!

TERESA – (GUARDA FUORI DELLA FINESTRA) Non vedo niente di speciale.

TOMMASO – Niente?!? Ma almeno senti quello che sento io?

TERESA – (TENDE LE ORECCHIE) Traffico, clackson, sirene, niente di nuovo, insomma…

TOMMASO – Ma non senti il sole che grida a tutti di uscire di casa per godersi questi raggi caldi che ti asciugano l'umidità nel cuore che ha lasciato il lungo, triste, freddo inverno… non senti le grida dei ragazzi che corrono dietro il pallone e si confondono con le grida delle rondinelle che provano il primo volo… non senti nell'aria il profumo delle rose di maggio che dice che l'estate è alle porte…

(SI PORGE DALLA FINESTRA, INSPIRA PROFONDAMENTE MA SI RITRAE

SUBITO TOSSENDO) Io sento solo puzza di smog!

TOMMASO – Ma non devi "sentire" col naso, e manco con le orecchie… ma con il cuore…

TERESA – Mi sembra che la cura ricostituente t'abbia fatto bene… TOMMASO – Quella mi ha curato il fisico, tu invece…


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(INDICA I FIORI)

TERESA – (SI É CREATA UNA SITUAZIONE DI FORTE ATTRAZIONE TRA I DUE MA LEISVINCOLA) Oggi ti ho impastato due gnocchi da fare col pesto, che ti piacciono tantoe dopo c'è una bella orata ai ferri che ha portato ieri tua figlia.

TOMMASO – E la crostata con la marmellata d'albicocche, me l'hai fatta?

(SCOPPIANO A RIDERE)

TERESA – Stai tranquillo, per il dessert ci avrà già pensato la tua spasimante.

Ma che bei fiori, sono per qualche occasione speciale?

TOMMASO – Niente di particolare, oggi è una bella giornata e mi andava di portarne un pezzetto anche a casa.

TERESA – Sono contenta di vedere che ti sei completamente rimesso… ormai siamo alla fine della cura ed è un sollievo per me lasciarti in perfetta salute.

TOMMASO – É un sollievo lasciarmi? Non pensavo che ci stessi così male qui con me, anzi, mi sembrava il contrario…

TERESA – Io qui non ci sto bene… ci sto benissimo, purtroppo. Ma il mio compito, ormai, è finito e tra qualche giorno dovrò mettere insieme i miei quattro straccetti e trovarmi qualche altro sedere da bucare.

TOMMASO – Ma dove andrai, fuori di qui? Sei sola al mondo.

TERESA – In qualche modo farò… (TOMMASO CAMBIA UMORE) Beh! Ora perché fai quella faccia lunga? Eri così contento, un momento fa, che sei riuscito a mettermi di buon umore.

TOMMASO – É che ormai mi sono abituato a te. Alla tua risata che riempe questa casa così grande e così vuota. Tutto ritornerà come prima… i giorni uguali l'uno all'altro senza avere la carica di alzarti dal letto al mattino ed affrontare la giornata.

TERESA – E credi che non sia la stessa cosa anche per me? La mia risata che ti piace tanto l'ho ritrovata, dopo tanti anni, solo qui con te. Come il piacere di sentire il calore di una casa e scoprire di poter ancora provare degli affetti che credevo morti.

TOMMASO – Non mi sono sbagliato… anche tu provi le stesse emozioni d'allora!

TERESA – (URLANDO) Si! Si! Ma non abbiamo più sedici anni! Ne abbiamo settanta!

Mi sento confusa, ridicola… Non è giusto provare questi sentimenti alla nostra età!

TOMMASO – Non è giusto perdere l'ultima occasione che la vita ci regala. Questo si che sarebbe un peccato, anzi, un'offesa gravissima all'amore e noi non vogliamo offendere l'amore… vero…?

TERESA – No…

MAXO LE STRINGE LE BRACCIA, I VOLTI SI AVVICINANO SEMPRE PIÚ, LE LABBRA QUASI SI SFIORANO. SUONANO ALLA PORTA DRIIIN!!!

I DUE RITORNANO IN SÉ. TËXO VA AD APRIRE. MAXO COME ODE I CONVENEVOLI DEI


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MICHELA – Papà, ma stai bene?

TOMMASO – (BARCOLLA- MICHELA LO SORREGGE)SUL DIVANO) abbastanza…

(SORRIDE TRA SE).

SEMBRA MOLTO SOFFERENTE ED EMACIATO. É VESTITO DIMESSAMENTE) sarebbe meglio fare un altro ciclo di punture

(ENTRA TOMMASO, IL SUO ASPETTO BALDANZOSO É SVANITO.ma forse

TERESA – Stavo solo mettendo tavola. Perché non vi fermate con noi? Vostro padre sarà contento.

ROSA – No, grazie. Siamo solo passate per regolare i conti. La cura è finita… TERESA – Già, la cura è finita…

ROSA – E come sta il nostro malato? TERESA – Benissimo

ROSA – Stavate mangiando?

Scena 2

- ENTRANO ROSA E MICHELA

FIGLI VA IN CAMERA SUA                                                                      SEGUITI DA TËXO).

Si, si… abbastanza LO FA SEDERE

ROSA – Io non capisco, la settimana scorsa sembrava così ringaluzzito, e ora è più di là che di qua!

MICHELA – (LE LANCIA OCCHIATACCE) Rosa, ma cosa dici! Sarà il primo caldo!

ROSA – Ma non dovrebbe fare l'effetto contrario?

TERESA – Per la verità stamane la pressione era un po' bassa.

ROSA – (ALLA SORELLA) E stiamo fresche se dopo due mesi di punture è ridotto a quel modo… e con quello che costa la badante…

TOMMASO – Cosa ti lamenti anche se devo fare un altro ciclo di punture? Intanto sedere e soldi sono i miei!

MICHELA – Ma cosa pensi, papà… Rosa si è espressa male, lei si preoccupava…

TOMMASO – (SFREGANDO POLLICE E INDICE) Del mio sedere, ho capito, e io la ringrazio tanto.

ROSA – Scusa, papà, se ti ho dato questa impressione, ma è un periodo che sono un po' nervosa.

TOMMASO – Qualcosa che non va?

MICHELA – Oh, va! Va tutto a remengo, va!

TOMMASO – Spiegatevi meglio.


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TERESA – (CAPISCE DI ESSERE DI TROPPO) Signor commendatore, io vado in cucina a finire di preparare. (VA IN CUCINA)

Scena 3

TOMMASO – Allora?

ROSA – Ecco, la facenda è un po' complicata… non so da che parte cominciare…

TOMMASO – Prova dal principio.

ROSA – (CINCISCHIA) Si… ecco… vedi… a volte le cose non vanno come uno se le aspetta … e allora si trova…

MICHELA – (SBOTTA) Nella cacca! (A ROSA) Dov'è finito tutto il tuo coraggio, la tua spavalderia, eh? Balbetti come una ragazzina! Diglielo! Diglielo che siamo rovinate e che sei stata tu a trascinarmi in questa situazione! (SINGHIOZZA)

ROSA – Sembrava un affare così sicuro…

TOMMASO – Si può sapere cos'è successo?

MICHELA – Era un po' che il lavoro, nel nostro negozio, non girava più. I fornitori non ci davano più credito e i clienti diminuivano di giorno in giorno .

ROSA – Nel nostro settore la concorrenza è molto aguerrita e, per sopravvivere, bisogna investire, rinnovarsi continuamente ma i soldi erano rimasti pochi. Un bel giorno incontro per strada un vecchio amico di scuola. Stava scendendo da un Mercedes da 80 milioni. Mi ha raccontato d'aver fatto i soldi in borsa e che aveva delle informazioni sicure su certi titoli, che era un affare senza rischi ecc… ecc… Insomma, ho coinvolto anche Michela e gli abbiamo dato tutti i nostri risparmi per cercare di rimettere in piedi l'azienda.

TOMMASO – Non è il caso che continui. Sono sicuro che il tuo caro amico è sparito coi quattrini.

MICHELA – Vedi? Perfino lui ha capito!

TOMMASO – Guarda, Michela, il fatto che abbia settant'anni, non vuol dire che sia "abelinato"!(RINCITRULLITO)

MICHELA – Ma no… cosa dici… cos'hai capito…

TOMMASO – Va be', va be'. Dacci un taglio! E così, ora, siete nella "bratta".

Del resto non è la prima volta che vi ci levo.

ROSA – L'ultima volta è stata tutta colpa della Michela!

TOMMASO – E te, per non essere da meno…

ROSA – Guarda che non siamo qui per domandarti qualcosa. Sei stato tu che hai voluto sapere.


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(SI GUARDANO DOLCEMENTE E SI ABBRACCIANO)

TOMMASO – E voi non vi siete fatte pregare di raccontarmi tutto alla svelta.

ROSA – Michela, sarà meglio andare a chiamare il dottore. Mi sembra che abbia proprio bisogno di una bella visita. Ciao!

MICHELA – Ciao! (ROSA E MICHELA ESCONO)

Scena 4

TERESA – (RIENTRA DALLA CUCINA PORTANDO UN GRILLETTO) Sono andate? vieni, siediti che sono bei caldi.

TOMMASO – Mi è passato l'appetito, mangerò più tardi. E poi non voglio più che mi chiami "signor commendatore" davanti agli altri, manco davanti alle mie figlie! Sono stufo di questa commedia. Voglio che tutti sappiano che ti voglio bene!

TERESA – Dici di volermi bene e non ti sei manco ricordato che giorno è oggi.

(TOMMASO TRAE UN BIGLIETTO DA LLA TASCA CHE CONSEGNA A TERESA LA QUALE LEGGE )

TERESA – "Mio dolce amore, questi fiori sono per augurati, oggi come allora, buon compleanno e oggi come allora vorrei tanto riassaporare la dolcezza del primo bacio".

TOMMASO – Aspettavo di dartelo dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino, forse avrei trovato il coraggio…

TERESA – (PRIMA CI STA, POI SI RITRAE) Ma cos'è che facciamo, mi fai perdere la ragione.

TOMMASO – La cosa peggiore che ci può succedere non è perdere la ragione, ma ritrovarla…

TERESA – Basta, basta! Ma cosa mi fai fare?

TOMMASO – Perché, non ti piace sentire il sangue che scorre di nuovo nelle vene? Non ti piace sentire il cuore in gola e quel brivido che corre lungo la schiena, proprio come allora?

TERESA – Finiscila! Mi prendi in giro e io non voglio soffrire! Alla mia età una delusione d'amore potrebbe essermi fatale!

TOMMASO – Teresa, la vita è come un pezzo di focaccia, due morsi ed è già finita… Questo è l'ultimo boccone ancora caldo, vuoi morderlo con me?

TERESA – Si. Oh, Masin, ti voglio tanto bene. (SI ABBRACCIANO) Ma sei proprio sicuro che stiamo facendo la cosa giusta? La gente, non ci riderà dietro le spalle? E le tue figlie, come la prenderanno?

TOMMASO – Non credi che siamo abbastanza grandi per poter fare quello che ci piace?

TERESA – É proprio questo il problema, siamo troppo grandi!


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(TRA SE)

DUE LE LORO TORTE VERSO TOMMASO) la più buona.

TOMMASO – Questo è assurdo. Più passano gli anni, più devi combattere per far fare bella figura alla tua famiglia e meno diritti conquisti per te. Possibile che sia sempre tutto dovuto? Che non possiamo pensare un po' anche alla nostra felicità?

TERESA – Ma tu, cosa vuoi esattamente da me?

TOMMASO – Non hai ancora capito? Io voglio sposarti.

TERESA – Sposarmi? Non possiamo stare insieme senza complicarci la vita?

TOMMASO – Teresa, io sono un uomo all'antica. Non mi piaciono le convivenze senza la benedizione del Signore. E poi, parliamoci chiaro, se dovessi andarmene prima io non credo che le mie figlie avrebbero troppi riguardi per te, e questo non mi farebbe stare tranquillo. Col matrimonio avresti assicurato un tetto sulla testa e non solo quello…

TERESA – (É MOLTO INDECISA) Va bene, io ti sposo ma solo a una condizione: le tue figlie devono essere d'accordo. Non mi va di entrare nella tua famiglia con la prepotenza.

TOMMASO – Come vuoi tu, ci parlerò. Ora mangiamo; m'è venuta una fame…Su, sediamoci (TERESA SCOPERCHIA IL GRILLETTO)–SUONANO ALLA PORTA DRIIINNN!!!) E chi sarà questo rompi scatole.

Scena 5

TERESA – Vado io. (VA AD APRIRE,ENTRANO LISETTA E LUIGIA, OGNUNA CON UNATORTA)

LUIGIA – Oh, Masino caro, ci scusi tanto per l'ora inopportuna, ma dobbiamo risolvere al più presto un'importante questione con la signora Lisetta e l'unico che può dare un giudizio sereno e imparziale è lei.

LISETTA – Sicuro, sono d'accordo. Il signor Tommaso è un grosso estimatore delle nostre torte e non c'è persona più esperta per dare un giudizio. (PORGONO TUTTE E

Per piacere, ne mangi una fetta e ci dica qual è

LUIGIA – Si figuri che la signora Lisetta ha il coraggio di dire che io i dolci li compro belli e fatti e allora, per dimostrarle che io non ho bisogno di andare in pasticceria abbiamo fatto in casa mia ognuna una torta. É evidente che la mia è la più buona ma la signora Lisetta non vuole ammetterlo.

LISETTA – Non l'ammetto perché non è vero! La sua torta, cara signora Luigia, ha un gusto che non l'avrebbe mangiata manco Alifax, il mio cane, che pure è morto

d'indigestione, tanto era goloso di dolci…                                                                                           Che se scopro chi glieli dava…

(GROSSO IMBARAZZO DI TOMMASO)

LUIGIA – E la sua, cara signora Lisetta, è tanto soffice che sembra impastata in una bettoniera col cemento! (A TOMMASO , PORGENDO LA TORTA) L'assaggi, signor

Masino, solo un pezzettino…


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(ESCE SALUTANDO)

LISETTA – (PORGENDO LA TORTA A TOMMASO) E della mia, che sono la Lisetta, ne mangi pure una bella fetta…

(TOMMASO SI RITROVA SEDUTO SUL DIVANO, CACCIATO DALL'IRRUENZA DELLE DUE DONNE, E REGGE UNA TORTA PER MANO – NON SA CHE FARE…)

TERESA – Il sig. Tommaso sarà felice di accontentarvi ma solo dopo i gnocchi al pesto. Vero, signor Tommaso?

TOMMASO – Vero, vero…

LUIGIA – Oh! Ma eravate già a tavola…?

LISETTA – Oh! Ma che maleducate che siamo…

LUIGIA – Non ce ne siamo accorte…

(TOMMASO FA IL GESTO DI RESTITUIRE LE TORTE)

LISETTA – No, no. Le tenga pure. Ritorniamo più tardi (SUONA QUASI COME UNAMINACCIA)

LUIGIA – Così le assaggia con tutta calma. E si ricordi, signor Masino, la mia è questa qui con il ricciolino.

LISETTA – E la mia è da gustare senza fretta perché si ricordi che è della Lisetta…

(ESCE SALUTANDO)

Scena 6

TOMMASO – Questo caseggiato deve essere fatto con mattoni, calce e poesia: sono tutti poeti.

TERESA – I gnocchi si sono freddati, vado a scaldarli. (LI PORTA IN CUCINA)

TOMMASO – (GUARDA SCONSOLATO LE DUE TORTE E COMMENTA) E chi mi aiuterà ora che non c'è più Alifax? Hanno ragione quando dicono che il cane è il miglior amico dell'uomo! Poverino, si è sacrificato per me. Sarà questo quando parlano della "dolce morte"?

TERESA – (ENTRA) Hai visto che avevo ragione? Il dessert è arrivato, e questa volta doppio. Però, povera bestia, era diventato tanto grasso che non entrava più nella cuccia.

TOMMASO – Secondo te, perché la signora Luigia si ostina a portarmi torte a ripetizione?

TERESA – Va là, che lo sai benissimo e ti piace sentirtelo dire… è innamorata di te.

TOMMASO – Mmmm… io credo che voglia solo accalappiare un uomo, il primo che capita. É brutto stare da soli.

TERESA – Meglio soli che male accompagnati (VA IN CUCINA)


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(SCRIVE LA RICETTA)

TOMMASO – Questo è poco ma sicuro. (PRENDE POSTO A TAVOLA)

TERESA – (RIENTRA COI GNOCCHI–FA PER SERVIRE QUANDO SUONANO ALLA PORTADRRRIIINNN!!!) Ma allora lo fanno apposta! (VA AD APRIRE–RIENTRA CON IL MEDICO)

Scena 7

MEDICO – É permesso?

TOMMASO – (A DENTI STRETTI) Ma prego, si accomodi, signor dottore.

MEDICO – Scusate l'ora ma ho avuto una mattinata infernale. Sono venuto subito appena ho letto il biglietto che le sue figlie mi hanno lasciato sotto la porta… oh, ma state mangiando?

TERESA – (RIPORTANDO I GNOCCHI IN CUCINA) Non si preoccupi, dottore, stiamo solo facendo le prove…

MEDICO – (NON CAPISCE) Allora, signor Tommaso, cos'è che non va? Le sue figlie sono molto preoccupate.

TOMMASO – (ALLUDENDO AI LORO PROBLEMI FINANZIARI) Ah, di questo non ne dubito. Mah, non so. Sono un po' agitato, non riesco a dormire…

MEDICO – Vediamo un po' la pressione. (TIRA FUORI L'APPARECCHIO E LA MISURA) La pressione va bene. (GLI AUSCULTA LA SCHIENA) Dica trentatre.

TOMMASO – Trentatre, trentatre, trentatre…

MEDICO – Tiri fuori la lingua e dica aaaaaaaaaa………..

TOMMASO – Aaaaaaaaaaaaaa……….

(LA SUDDETTA SCENA SARÁ ARRICCHITA DA GAGS A PIACERE)

MEDICO – Mi sembra che sia tutto a posto… (FRUGA NELLA SUA BORSA) Le lascio queste pillole per dormire. Mi raccomando, ne prenda solo una, è più che sufficiente. Per il resto, facciamo ancora una scatola di punture per sicurezza, anche se mi sembra che non ce ne sia più bisogno.

TOMMASO – Dottore, già che è qui vorrei approfittare per domandarle un piacere per un mio carissimo amico.

MEDICO – Mi dica, se posso…

TOMMASO – Ecco, veramente è una cosa un po' delicata… una cosa da uomini…

MEDICO – Mi dica, mi dica, sono un dottore e ne sento di tutti i colori… non mi meraviglio più di niente, ormai…

TOMMASO – Questo mio amico ha una certa età ma di testa è ancora un ragazzo e come tutti i giovanotti… con i primi caldi si è innamorato.


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MEDICO – Beato lui, a me non capita più dai tempi del liceo. E quanti anni ha, il suo amico?

TOMMASO – Gli "anta" li ha passati da un bel pezzo.

MEDICO – E perché non si rivolge direttamente al suo dottore?

TOMMASO – E’ una dottoressa e ha vergogna. Gliel'ho detto, ha una certa età e parlare di queste cose non è facile.

MEDICO – Forse comincio a capire… Il suo amico ha mica bisogno di quelle pillole color celestino dalle proprietà miracolose…?

TOMMASO – Ma come ha fatto a capire così presto, dottore?

MEDICO – Gliel'ho detto che sono abituato a sentirne di tutti i colori e il celeste, ultimamente, è diventato molto di moda . (HA CAPITO TUTTO–FRUGA NELLA BORSA EESTRAE UN REGGISENO COLORATO – AMMICCA A TOMMASO CON UNA STRIZZATA D'OCCHIO) La signora Bice… (SE LO FICCA IN TASCA – FINALMENTE ESTRAE UN FLACONCINO) Ilsuoamico è proprio fortunato. Per combinazione ho un flaconcinocon me… non si sa mai… Ne prenda… dica a quel suo carissimo amico di prenderne solo mezza, la prima volta, e vedere l'effetto che fa e poi mi sappia dire… quello che le dirà il suo carissimo amico… Bene, mi fa piacere vedere che, in fondo, non sta poi così male… (VA AL TAVOLO DOVE HA LASCIATO LA RICETTA) Ripensandoci, sarà meglio che di quel ricostituente ne faccia due scatole… (GLI FAOCCHIOLINO IN SEGNO DI COMPLICITÁ – VA ALLA PORTA) Arrivederci, signor Tommasoe dica al suo carissimo amico d'andarci piano con quelle pillole… Ah, l'amour, l'amour, ç'est toujour l'amour! (ESCE)

Scena 8

TOMMASO – (SULLA PORTA DI CASA) Grazie, dottore. Glielo dirò, al mio amico, glielo dirò… Ho paura che abbia capito tutto…(VA AL TAVOLO E VERSA UNBICCHIERE D'ACQUA, PRENDE IN MANO I DUE FLACONI, FA UN PO' DI CONFUSIONE E INVECE DI APRIRE QUELLO DEL VIAGRA APRE QUELLO DEL SONNIFERO. INGOIA UNA PRIMA PILLOLA E POI, PER ESSERE PIÚ SICURO DELL'EFFETTO, UNA SECONDA - SENTE TERESA CHE ENTRA E RIPONE I DUE FLACONCINI SULLA CREDENZA).

TERESA – (RIENTRA COI GNOCCHI) Se ne è andato quel rompi…

TOMMASO – E perché dici così? É un dottore molto coscienzioso che capisce i problemi dei pazienti alla prima; ha l'occhio clinico….

TERESA – Vieni, siediti e speriamo che sia la volta buona.

TOMMASO – Lascia stare i gnocchi, è passato il momento. (LA PRENDE PER MANO) Vieni, siediamoci un po' qui (SUL DIVANO) e parliamo un po' del nostro futuro. Ora che ci sei tu mi farebbe piacere fare qualche cambiamento in casa, che ne so… mettere delle tendine nuove, comprare qualche mobile giusto per dare un segno di novità. Ecco, ci sono, cosa ne diresti di comprare una nuova camera matrimoniale?

TERESA – Mi fanno un certo effetto quelle parole.


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(LA STRINGE A SE)

(LA CINGE CON UN BRACCIO).

TOMMASO – Anche a me fanno effetto, ma presto sarà realtà.

TERESA – Non correre troppo. Ti ho già detto che prima devi parlare con le tue figlie.

TOMMASO – Va bene, va bene… ma che problema c'è? Saranno senz'altro d'accordo. E dimmi un po', tu da che parte dormi? Sulla sinistra o sulla destra…?

TERESA – E chi se lo ricorda, più… É passato tanto di quel tempo dall'ultima volta che ho dormito con un uomo…

TOMMASO – Naturalmente compreremo tutta la biancheria nuova. Pensavo a quelle lenzuola moderne, stampate con quei bei fiorellini di tutti i colori uguali alle federe… (LE PASSA LE DITA TRA I CAPELLI–LEI FA LA RITROSA) E nei cassetti del comò ci metterai i sacchetti di timo che hanno quel buon profumo di pulito, che mi piace tanto… É così bello infilarsi tra quelle lenzuola che sanno di buono… di intimo… e, scusa se sono un po' curioso, d'altra parte dobbiamo incominciare a conoscerci

meglio… te… come dormi?

TERESA – (LO PRENDE IN GIRO) Con gli occhi chiusi…

TOMMASO – Dai, su. Hai capito benissimo. Voglio dire, dormi con il pigiama di flanella o… solo con la camicia?

TERESA – (SI SCHERMISCE) Ma che curioso impertinente, che sei. Credo proprio che dovrai aspettare la prima notte, per goderti lo spettacolo…

TOMMASO – (LA SUA AVANCE SI FA PIù SERRATA) E non potresti concedere un'anteprima riservata a uno spettatore speciale come me? (SBADIGLIA)

TERESA – (FINGE DI SCANDALIZZARSI MA IN REALTà NON VEDE L'ORA) Masin, ti sembrano proposte da fare a una signora?

TOMMASO – Teresa, sono impaziente come un ragazzino davanti a un pacco regalo fasciato con un bel fiocco rosso… non vedo l'ora di vedere cosa c'è dentro

(SBADIGLIO RUMOROSO) Scusa…

TERESA – "I ragazzini impazienti molto spesso si perdono il dolce".

TOMMASO – Tanto io non posso mangiarne dolci (LA BACIA SUL COLLO E POSA LATESTA SULLA SPALLA)

TERESA – (LANCIA UN URLETTO) Ahhh!!! Come sei focoso! Non sei proprio cambiato, sei sempre come allora. Un po' sfacciato, forse, ma un'adorabile canaglia. Sai, io al contrario di te ti avevo riconosciuto subito e come ti ho visto mi sono sentita il cuore in gola. Non riuscivo manco a parlare, dall'emozione. Che momento che è stato! Mi sono rivista davanti agli occhi la pellicola della nostra storia mai veramente conclusa. E ora, cinquant'anni dopo, sono di nuovo tra le tue ancor forti braccia che mi fanno tremare il cuore proprio come all'ora. Non è cambiato niente. Hai ragione, è da stupidi aspettare ancora… Masin, hai sentito cosa ho detto? Sono pronta…

(VISTO CHE LUI NON SI MUOVE PIù ED EMETTE STRANI BRONTOLII, PRIMA LO CHIAMA DOLCEMENTE E POI LO SCROLLA VIOLENTEMENTE SENZA OTTENERE ALCUNA REAZIONE) Masin… Tommaso! (TOMMASO DORME BEATAMENTE–TERESA SI ALZA E LUI,


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MANCANDO L'APPOGGIO, SI TROVA SDRAIATO SUL DIVANO COL SEDERE PER ARIA – LEI É MOLTO STIZZITA) Però allora non dormivi, eh?! (FA PER ANDARE IN CUCINA E VEDE SULLA CREDENZA I DUE FLACONCINI CHE PRENDE IN MANO ED ESAMINA – LANCIA UN'OCCHIATA A TOMMASO E SORRIDE) E povero Tommaso, hai sbagliato flacone,

vero? (VA IN CUCINA)

(TOMMASO FARFUGLIA MEZZE FRASI SCONCLUSIONATE E SI DIMENA NEL SONNO ASSUMENDO POSIZIONI LE PIÚ STRANE NON ESCLUSA UNA COL SEDERE ALL'ARIA SUL PUBBLICO – QUESTO PER DARE IL TEMPO A TERESA DI ENTRARE CON UNA TAZZA DI CAFFÈ)

TERESA – Su, bello addormentato, bevi un po' di caffè, che ti sveglia.

TOMMASO – (TRANGUGIA LA BEVANDA E, PIANO PIANO SI RIPRENDE) Cos'è successo?

TERESA – ( SI RIAVVIA I CAPELLI E, CON FARE SOGNANTE…) Cos' è successo?! Ora non fare il modesto, sai benissimo cos'è successo… Bello il mio Romeo…

TOMMASO – Ah! Allora è andato tutto bene…

TERESA – Mi hai fatto fare un giro nel mondo dei sogni… e come dormivi bene… (SI RIPRENDE) Voglio dire: meglio di così non potevi comportarti.

TOMMASO – Ah! (S'INNORGOGLISCE) E pensare che la prima volta c'è sempre un po' d'imbarazzo… si, insomma, voglio dire che si può fare di meglio…

TERESA – Me l'auguro! (NOTA LA SORPRESA SUL VOLTO DI TOMMASO E, CONTIMIDEZZA, AGGIUNGE PRONTAMENTE) Di provarlo presto…

TOMMASO – E poi devo essermi addormentato…

TERESA – Più che naturale, dopo quell'esplosione di passione…

TOMMASO – (TRA SE) Che miracoli che fa la scienza moderna! Però queste pillole hanno un inconveniente… fanno perdere la memoria!

(SUONANO ALLA PORTA DRIIINNN111 – TERESA VA AD APRIRE E RIENTRA CON LISETTA LA PORTIERA)

Scena 9

LISETTA – Signor commendatore, mi scusi se sono dinuovo qui, ma non resisto… devo sapere cos'ha deciso.

(TERESA RIPORTA IN CUCINA PIATTI E POSATE)

TOMMASO – Veramente, signora Lisetta, sono stato occupato in faccende più importanti.

LISETTA – Lasci perdere la torta, anch'io ho una faccenda più importante… Si ricorda quando, tempo fa, le avevo chiesto di fare parlare mio marito per scoprire a chi erano dedicate quelle poesie che aveva scritto?


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(TRAE UN FOGLIO DALLA SUA TASCA)

TOMMASO – Signora Lisetta, io ho provato ma non sono riuscito a sapere niente. Sa, sono cose delicate, ci vuole un po' di tatto, di pazienza. Bisogna aspettare il momento buono per farlo parlare senza che s'insospettisca.

LISETTA – Sono venuta a dirle di lasciare perdere, non serve più. Ora so a chi erano dedicate! Ho appena trovato questa poesia nella tasca dei suoi pantaloni da lavoro.

TOMMASO – Gli va a "frugugnare" nelle tasche?!

LISETTA – Dovrò ben controllare se si dimentica qualcosa, prima di buttare la sua roba in lavatrice!

TOMMASO – (TRA SE) Bella scusa… E, scusi la curiosità, posso sapere a chi è dedicata?

LISETTA – (FA LA TIMIDA) A me…

TOMMASO – Eh? A lei?!?!?!

LISETTA – Si, ha capito bene, proprio a me! Si intitola:

"Dedicata a Luisetta"

Socchiudo gli occhi ancora,

vedo un visin d'incanto,

oggi, ancor più d'allora,

Luisetta sei uno schianto.

Non rimarrà un sogno,

dolce, eterea mia Luisetta,

dell'amor tuo ho bisogno

il cuore non aspetta.

Sullo sfiorir dei giorni miei,

quando il dì porta l'imbrunire,

sempre con te rider vorrei

e tra le braccia tue anche morire.

Sono proprio un'ingrata. Mi scrive poesie d'amore e non ha il coraggio di darmele perché io lo prendo sempre in giro… Gli dico che è un poeta da strapazzo e invece ascolti quanto sentimento c'è in queste parole:

Non rimarrà un sogno,

dolce, eterea mia Luisetta,

dell'amor tuo ho bisogno

il cuore non aspetta.

Potrà mai perdonarmi? (SINGHIOZZA)

TOMMASO –   (HA ASCOLTATO CON MOLTA ATTENZIONE MA É POCO CONVINTO)

Posso vederla? (LISETTA GLIELA PORGE E LUI LA TIENE)


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(FA PER USCIRE

LISETTA – Allora quando mi cercava era sincero, mi voleva proprio bene! E io che l'ho sempre respinto! Come deve aver sofferto, pover'uomo (SI SOFFIAVIOLENTEMENTE IL NASO) E ora come faccio? Non posso mica dirgli che ho trovato lasua poesia mentre gli "ravattavo" nella tasca delle braghe! Cosa mi consiglia, signor commendatore?

TOMMASO – Non gli dica niente. Si sentirebbe in imbarazzo. Si limiti solo a cambiare il suo comportamento nei suoi confronti, ora che sa che è ancora sinceramente innamorato di lei. Gli faccia capire con i fatti che anche per lei l'amore non è finito.

LISETTA – Si, si. Ha ragione. Farò così. Grazie, signor commendatore, grazie, e mi scusi ancora del disturbo.

TOMMASO – Allora, per la torta, non le interessa più il mio giudizio?

LISETTA – Dica pure alla signora Luigia che è la sua, la più buona. Povera donna, anche lei ha diritto a qualche soddisfazione. Io… io ho già l'amore!!!

MA COME APRE LA PORTA ENTRA GIOBATTA)

Scena 10

GIOBATTA – Oh, sei qui? Cercavo proprio te. Buon giorno, commendatore.

LISETTA – Mi cercavi, Battin?

GIOBATTA – É la signora Luigia che ti cerca. (CI RIPENSA) Cosa hai detto?

LISETTA – Se mi cercavi.

GIOBATTA – No, dopo…

LISETTA – Battin…

GIOBATTA – Non mi chiamavi più così dai tempi che andavamo per ciliegie in Pianderlino con la Vespa…

LISETTA – Ora che vengono le belle giornate potremmo rifarla una gita come ai vecchi tempi…

GIOBATTA – Io e te in Pianderlino con la Vespa…? Lisetta, và che c'è la signora Luigia che ti aspetta. Io devo parlare un momento con il signor commendatore.

LISETTA – Corro, ma prima dimmi cosa vuoi che ti faccia di buono da mangiare. Due fritelle di baccalà che so che ti piacciono tanto? E poi il latte dolce fritto?

GIOBATTA – Ma se non l'hai mai sopportato l'odore del baccalà… e poi hai sempre preparato senza chiedermi niente!

LISETTA – Da oggi si cambia. D'ora in avanti, alla sera mi scriverai la lista di quello che desideri per il giorno dopo… E questo è solo l'inizio. Fai presto, Battin, che ti preparo una sorpresa, bello il mio stellin… (ESCE)


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(AVANZA PROVOCANTE)

(GIO SI FRUGA IN TUTTE LE TASCHE)

Scena 11

GIOBATTA – (É ESTERREFATTO) Cosa le ha dato da bere?

TOMMASO – Niente alcolici. É solo contenta perché ha trovato la sua poesia "dedicata a Luisetta"…

TOMMASO – (MENTRE PRENDE UN DIZIONARIO GENOVESE-ITALIANO) Troppo tardi, è già passato l'infallibile ispettore Lisetta. Come si chiama esattamente sua moglie, signor Giobatta?

GIOBATTA – Elisabetta.

TOMMASO – Elisabetta, che bel nome. (SFOGLIA IL DIZIONARIO) Questo è il Casaccia, la Bibbia dei dizionari Genovesi. Vediamo un po' come si dice in genoveseElisabetta: Isabella, Zabella, Elisa, Isotta, isa, Lisin, Lisetta. Strano, non c'è Luisetta. Vediamo un po' sotto Luisetta. Ecco: Luisa, Ludovica, Gigia, Luigina, Luigia. Toh!, proprio come la vedova del piano di sopra che mi riempe di dolci… Io lo dico sempre che bisogna conoscere bene le nostre radici per sapere chi siamo… Sua moglie, fortunatamente per lei, ha le idee un po' confuse. É convinta che chiamarsi Lisetta o Luisetta sia la stessa cosa e, invece, come abbiamo visto non è così… Vero, signor Giobatta? (GIO É MOLTO IMBARAZZATO) Però una curiosità me la deve levare. Visto che il suo interesse è per la vedova del piano di sopra, come dimostrano le carte,

(INDICA IL DIZIONARIO) perchécercasua moglie?

GIOBATTA – Signor commendatore, lei è un uomo di mondo, lo sa come vanno queste cose…

TOMMASO – Forse… ma me lo spieghi meglio lei.

GIOBATTA – É stata una donna a scrivere: "Il matrimonio è la tomba dell'amore". Probabilmente intendeva che la monotonia della convivenza spegne il desiderio e che a volte basta una novità per riaccenderlo, anche in casa…

TOMMASO – Io, allora, sono stato fortunato. Essendo sempre in giro non ho avuto tempo di annoiarmi di mia moglie.

GIOBATTA – Signor commendatore, ha intenzione di dirglielo?

TOMMASO – A sua moglie?! E perdermi quegli occhi da gazzella innamorata!? Ah no!! Mai!!

GIOBATTA – Grazie, signor commendatore. (SUONANO ALLA PORTA- DRIIINNN!!!–

TOMMASO VA AD APRIRE – ENTRA LUIGIA – TRA LEI E GIO SI CREA UN FORTE IMBARAZZO) Beh, ora devo proprio andare. (SALUTI A SOGGETTO – GIOBATTA ESCE)

Scena 12

LUIGIA – Sono qui per ringraziarlo tanto, signor Masin. La signora Lisetta mi ha detto che ha scelto la mia torta e questo mi riempe di gioia! Come posso dimostrarle tutta la mia riconoscenza?

TOMMASO – Veramente sono io che devo darle un premio…


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(LE INDICA IL DIVANO)

LUIGIA – Un premio? Oh, che bello! E di cosa si tratta?

TOMMASO – Siccome so che ha un animo poetico, ho scritto una poesia tutta per lei… prego, si accomodi

TOMMASO – (PRENDE IL FOGLIO DI LISETTA E COMINCIA A DECLAMARE LA POESIA DIGIOBATTA)

"Dedicata a Luisetta"

Socchiudo gli occhi ancora,

vedo un visin d'incanto,

oggi, ancor più d'allora,

Luisetta sei uno schianto.

Non rimarrà un sogno,

dolce, eterea mia Luisetta,

dell'amor tuo ho bisogno

il cuore non aspetta.

(LUIGIA É VISIBILMENTE IMBARAZZATA E, IMPROVVISAMENTE, URLA)

LUIGIA – Mi brucia! Mi brucia! Mi sono dimenticata la torta nel forno! Mi brucia! TOMMASO – Ma, signora Luisetta, non vuole sentire come finisce?

LUIGIA – Devo andare! Mi brucia! Mi brucia! (LUIGIA ESCE) TOMMASO – (Se la lavi) Luisetta, sei più veloce di una saetta.

(USCENDO LUIGIA IMPATTA CONTRO RÊUZA E MICHELA CHE ENTRANO PORTANDO I CAVOLINI CON LA PANNA-BATTUTE A SOGGETTO)

Scena 13

ROSA – Eh, che modi! Cosa le brucia, la casa?

TOMMASO – No, la coscienza.

MICHELA – Ti abbiamo portato i cavolini con la panna come tutte le domeniche.

TOMMASO – (TIENE IL PACCHETTO IN MANO CON MOLTA PERPLESSITÁ) Care figlie, è arrivato il momento di farvi un'importante confessione, sedetevi: io i cavolini con la panna li detesto! Come detesto tutti i dolci!

ROSA – Oh, Signore, che paura mi hai fatto prendere! Chissa cosa mi credevo. Bene, anch'io devo confessarti una cosa: era una bella noia portarteli tutte le domeniche.

TOMMASO – Vedi? A volte siamo schiavi delle convenzioni. Non è meglio parlarsi chiaro e cercare di capirsi invece di recitare un ruolo?

MICHELA – Come dici bene, papà! E, visto che siamo in tema di confessioni, anche


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SOTTOVALUTARE IL DANNO)

noi avremmo qualcosa di veramente importante da dirti.

TOMMASO – Anch'io, anch'io.

ROSA – Allora parla prima te.

TOMMASO – No, no. Dopo di voi…

MICHELA – Ci mancherebbe altro, sei nostro padre!

TOMMASO – Prima le donne e i bambini…

(RISATINA IMBARAZZATA DI ROSA E MICHELA)

ROSA – Si, insomma… volevamo dirti che… che…

MICHELA – Abbiamo un'istanza di fallimento… siamo rovinate! (PIANGE)

TOMMASO – A questi punti?

ROSA – C'hanno già portato via i mobili e presto toccherà alla casa (PIANGE)

MICHELA – Dovremo andare a stare in affitto in qualche casa del comune, se ce la daranno… Cosa diremo ai nostri figli? Che vergogna! Che vergogna!

TOMMASO – A quanto ammonta il debito?

ROSA – Cica un miliardo… (SI AFFRETTA AD AGGIUNGERE, COME PER

ma non di euro, solo di lire…

TOMMASO – (ESAGERATO) Ah be', allora… Avete provato a domandare aiuto alle banche?

MICHELA – Sono proprio le banche che ci fanno fallire!

TOMMASO – E ti pareva… Sono sicuro che avete già escogitato un sistema per venirne fuori…

ROSA – Be', noi pensavamo che, ormai, hai una certa età, e più vai avanti negli anni più hai bisogno di qualcuno che ti stia dietro. Io e la Michela saremmo più tranquille averti sotto gli occhi e, così, pensavamo che potresti venire a stare da noi; un po’ con una, un po' con l'altra…

TOMMASO – (DONDOLA LA TESTA DA UNA PARTE ALL'ALTRA) Come una palla da tennis… Ma se andate a stare in quei piccoli appartamenti del comune, non ci sarà manco una stanza per me.

MICHELA – Non sarebbe necessario se potessimo tenerci le nostre case…

TOMMASO –  E i creditori con cosa li pagate?

ROSA – Ma cerca di ragionare! Cosa te ne fai di vivere in un appartamento così


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(SCROLLA LE TETTE).

grande? Con i soldi di questo potresti…

TOMMASO – Riportarvi all'onore del mondo… A parte il fatto che qui ci sono tutti i ricordi più cari con vostra madre, anch'io devo dirvi qualcosa di veramente importante… voglio risposarmi!

ROSA – MICHELA – Ehhh??? Cosa hai detto???

TOMMASO – E non ho nessuna intenzione di sloggiare da casa mia!

ROSA – Ecco perché hai comprato il computer, per navigare in internet e ficcare il naso, anzi gli occhi, in quei siti da sporcaccioni! E dove l'hai conosciuta, in qualche chat di cuori solitari?

TOMMASO – No, l'ho conosciuta qui, in casa mia.

MICHELA – La Jole, la nipote della portinaia! Quella sciacquetta è ritornata qui di

nascosto e lo ha imbarlugato con i suoi argomenti                                                                                                                                   Ma è troppo

giovane per te!

TOMMASO – Non è lei…

ROSA – Ma qui in casa ci bazzica solo la…

MICHELA – ROSA – La Teresa?!?!?!

TOMMASO – Ora non ditemi che è troppo giovane anche lei!

ROSA – Ma la Teresa è… è…

MICHELA – Ha ragione Rosa. La Teresa è… è…

TOMMASO – Una brava donna e io le voglio bene. Ho avuto due mesi di tempo per conoscerla, anzi, sarebbe più giusto dire cinquant'anni più due mesi, e non voglio più aspettare!

ROSA – Bell'egoista che sei! Pensi solo a te. Non t'importa se le tue figlie sono alla canna del gas! Hai sempre messo i tuoi interessi davanti a tutti. Sempre in giro per il mondo a fare baldoria con le tue attricette e nostra madre a mangiarsi il fegato e fare la vedova bianca. Quante volte l'ho sentita piangere chiusa nella sua stanza!

TOMMASO – Non vi permetto di giudicare i sentimenti che mi legavano a vostra madre. Voi non potete nemmeno immaginare il bene che ci volevamo. E ora, scusatemi, mi sento un po' stanco, ho bisogno di riposare.

(ROSA E MICHELA ESCONO SALUTANDO MOLTO FREDDAMENTE)

Scena 14

TERESA – (ENTRA–É VESTITA, PRONTA PER USCIRE–UN SOPRABITO SCURO HASPENTO I COLORI DEL SUO VESTITINO PRIMAVERILE - HA UNA BORSETTA NERA AL

BRACCIO – É MOLTO SERIA) Esco, ma torno prima che posso.


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TOMMASO – (HA UN SUSSULTO MA NON SI STUPISCE PIù DI TANTO) manco più bisogno della candela rossa per sentirti.

Ora non c'è

DELIA – Non è grazie alle candele che noi due possiamo ancora parlarci, ma grazie a quel sentimento che ci unisce. Manco la morte è riuscita a strappare quel filo sottile ma fortissimo. E siccome questa è l'ultima volta che ci sentiamo, ora mi puoi anche vedere.

TOMMASO – (QUESTA VOLTA BALZA IN PIEDI SPAVENTATO E SI GUARDA ATTORNO)

Delia, oh, Delia… come sei bella… proprio come allora… Ma come mai questa volta… stavo per dire in carne e ossa, scusami, l'emozione.

DELIA – Il momento è importante. Sono qui per aiutarti a fare la scelta giusta. Ti voglio troppo bene e ci tengo alla tua felicità.

TERESA – Loro hanno tutta la vita davanti, noi, ormai… Pensavo di andare a vedere se hanno posto in quella casa di riposo in C.so Europa. Dice la Lisetta, la portiera, che c'ha messo i suoi genitori e che ci stanno molto bene. Pensa, hanno addirittura una bellissima stanza matrimoniale tutta per loro. Be', ora vado. Ciao.

(TERESA ESCE)

Scena 15

TOMMASO – (É MOLTO ABBATTUTO–VAGA PER LA STANZA FINO A PRENDERE ILRITRATTO DI DELIA E POSARLO SUL TAVOLO – SI SIEDE E PARLA ALLA FOTO) E così tichiudevi nella tua stanza e piangevi. Questo non me l'hai mai detto. E soffrivi per colpa mia. Avrai pensato che in mezzo a tutte quelle attricette, come dice Rosa, non ti ero fedele…

DELIA – (ARRIVA, NON VISTA, ALLE SPALLE DI TOMMASO E FA IL GESTO DIACCAREZZARGLI LA TESTA) No, questo non l'ho mai pensato.

TOMMASO – Dove vai? Se non sono indiscreto…

TERESA – A cercare casa.

TOMMASO – Hai sentito la nostra discussione, vero?

TERESA – Senza volere, gridavano come aquile…

TOMMASO – Allora hai anche sentito cosa le ho detto! Perché te ne vuoi andare?

TERESA – Ti dimentichi quello che io ho detto a te. Non voglio entrare a far parte della tua famiglia con la prepotenza.

TOMMASO – La mia famiglia ora sei tu!

TERESA – E sapere che sono la causa della rottura con le tue figlie? Non sarei più serena. E poi, hanno veramente bisogno del tuo aiuto e questo appartamento, per loro, significa la salvezza.

TOMMASO – Perché, per noi no?


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(INDIETREGGIA FINO A SPARIRE)

TOMMASO – Ma non vedi com' è faticoso essere felici! Quando credi di averla messa al sicuro dentro il sacco, la felicità, esce come acqua da tutte le parti e si perde per terra.

DELIA – Invece di metterla dentro il sacco, prova a metterla dentro il cuore. Puoi essere certo che non esiste posto più indicato per conservare i nostri sentimenti più cari.

TOMMASO – Non capisco…

DELIA – Voglio dire che non puoi pretendere di imbrigliarla, di domarla. É lei che sceglie dove stare di casa e ha solo bisogno di trovare un cuore grande e generoso.

TOMMASO – Un cuore grande e generoso… forse comincio a capire… Allora, se non piangevi perché eri gelosa, quale era il motivo?

DELIA – Perché sentivo troppo la tua mancanza. Avevo troppa nostalgia di te e ne soffrivo come una disperata, fino al punto di stare male…

TOMMASO – Oh, Delia, perché non me ne hai mai parlato? Perché non mi hai mai detto che soffrivi così?

DELIA – Ti vedevo troppo felice dei tuoi successi e questo mi rendeva orgogliosa di te.

TOMMASO – Prima dicevi che è l'ultima volta che ci possiamo parlare, perché?

DELIA – Perché presto non avrai più bisogno di me, ne sono sicura. Ci sarà un'altra persona che prenderà il mio posto in quel cuore grande e generoso…

TOMMASO – Si, è vero, una persona ci sarebbe, ma…

DELIA – Sono sicura che saprai fare la scelta giusta.

TOMMASO – Se non ci possiamo più parlare almeno ti posso abbracciare per l'ultima volta?

DELIA – Si… (LENTAMENTE SI UNISCONO IN UN LUNGO, TENERO ABBRACCIO) Ora devo proprio andare. E ricordati, lassù facciamo tutti il tifo per te, anche il

principale…

Scena 16

(TOMMASO VAGA PER LA STANZA E POI VA IN CAMERA SUA)

(ENTRA TERESA, SI GUARDA INTORNO, VEDE I FIORI CHE AVEVA PORTATO TOMMASO E NE PRENDE UNO CHE NASCONDE QUANDO ENTRA TOMMASO)

TOMMASO – Sei già qui? Hai fatto presto.

TERESA – Ho incontrato la signora Lisetta, la portiera, ha fatto tutto lei per


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telefono. M'aspettano 'stasera.

TOMMASO – Allora hai deciso…

TERESA – Si, credo che sia la cosa giusta da fare. Be', vado a prendere la valigia.

(VA IN CAMERA SUA)

(ANCHE TOMMASO VA IN CAMERA SUA)

(DOPO UN PO' RIENTRA TERESA CON LA VALIGIA CHE POSA IN MEZZO ALLA SCENA ED ASPETTA TOMMASO PER SALUTARLO – SUBITO DOPO ENTRA TOMMASO CON UNA VALIGIA IN MANO)

TERESA – Edove vai con quella valigia?

TOMMASO – Non hai detto che in quel posto ci sono delle bellissime stanze matrimoniali? Credi che ce l'avranno una anche per noi?

TERESA – Oh, Masin, ti voglio tanto bene!

TOMMASO – Anch'io, Teresina, anch'io… (LA PRENDE PER MANO E SIALLONTANANO LENTAMENTE VERSO LA COMUNE OGNUNO CON LA PROPRIA VALIGIA MENTRE S'ODE UNA MUSICA STRUGGENTE E CALA DOLCEMENTE IL SIPARIO SULLA…)

fine

della

commedia


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