Intermezzo

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Intermezzo

Intermezzo

                                                                                                                      Jean Giraudoux

Traduzione di Annalisa Restelli

Personaggi: ISABELLA- ARMANDA MANGEBOIS- LEONIDA MANGEBOIS- IL MARESCIALLO- L’ISPETTORE-

IL SINDACO- IL VICE-SINDACO- LO SPEZIALE- PRIMO BOIA- SECONDO BOIA- LUCETTA-DAISY-GILBERTA-IRENE-VIOLA-LO SPETTRO.

 PRIMO ATTO                                                    

La scena si svolgerà per tutti i tre atti in un grande parco/bosco. Un grosso albero attorno al quale gli attori reciteranno si trova in mezzo alla scena. Una panchina sulla sinistra. Gli attori avranno abiti e trucco esagerati come se fossero marionette.

SINDACO: Oh! Ohhh!...Il posto è strano davvero. Non risponde nessuno, nemmeno l’eco…Oh! Ohhh…

SPEZIALE: Ohhh! (entrando da dietro le spalle del sindaco)

SINDACO: Ah! Mi ha spaventata! Le sembra questo il modo di arrivare?

SPEZIALE: Mi scusi, signor sindaco…non avrà mica pensato che fossi…lui!

SINDACO: Non faccia lo spiritoso. So benissimo che lui non esiste, forse. E tutti quelli che dicono di averlo visto sono state vittime di un’allucinazione, probabilmente. Anche se questo posto mi sembra un poco strano.

SPEZIALE: E perché siamo venuti qui allora?

SINDACO: Per metterci fuori dalla portata del naso dei curiosi. Perché, lei ha paura, per caso?

SPEZIALE: Neanche per idea. C’è tanto verde e quiete. Per ora questa bella spianata, così ben definita, rialzata e sorvegliata è indubbiamente senza maleficio. Tanto più che è coltivata ad erba, cioè con il meno misterioso dei vegetali…Né giusquiamo, Né centaurea, né vertadina…Per quanto…vedo che ci sono alcune piante, qui…la mandragola persino.

SINDACO: E’ vero quello che si dice sulla mandragola?

SPEZIALE: A proposito del raffreddore?

SINDACO: No, a proposito dell’immoralità! Che gli uomini che si impiccano vicino alla mandragola diventano creature demoniache, e vivono senza fine?

SPEZIALE: Tutti i simboli hanno un fondo di verità, basta saperli interpretare!

SINDACO: Può darsi che ci troviamo in presenza di un tale simbolo!

SPEZIALE: Ci sono stati degli impiccati in paese?

SINDACO: Da che sono sindaco ho avuto due suicidi. Il mio vignaiolo si è impallinato e la vecchia droghiera si è impiccata. Per i piedi, però!

SPEZIALE: A noi interessa un impiccato di bell’aspetto intorno ai trent’anni… Comincio a pensare che quei signori abbiano perso la strada. Oramai si fa tardi.

SINDACO: Non si preoccupi, ho pregato il mio vicesindaco di condurre qui l’ispettore. Verrà con loro anche il Maresciallo. Così la commissione d’inchiesta riguardo questa…faccenda sarà composta da noi cinque.

SPEZIALE: In quattro saremmo stati sufficienti.

SINDACO: Beh, il maresciallo è una cara persona.

SPEZIALE: Vero!

SINDACO: Molto attento al rispetto delle signore.

SPEZIALE: Vero.

SINDACO: E il vice- sindaco è un po’ zuccone, ma non è poi cattivo.

SPEZIALE: Ma io intendevo dire se era necessario coinvolgere l’ispettore. Farlo venire apposta da Limoges…Dicono poi che sia un uomo burbero e brutale e gli spiriti, si sa, non gradiscono la villania.

SINDACO: In realtà è venuto da solo! Si è messo in testa di combattere in prima persona tutto quanto di anormale o paranormale ci sia nel dipartimento. Così quando nella natura si verifica qualcosa di inspiegabile lui interviene per mettere le cose a posto.

SPEZIALE: Già! Ho sentito dell’ultima sua impresa nel Limousin dove ha fatto murare dal genio militare una sorgente che parlava. E poi all’allevamento Pompadour dove i cavalli usavano gli occhi come gli uomini e si guardavano storto o si facevano l’occhiolino, lui ha imposto i paraocchi anche nelle scuderie.

SINDACO: Già! Si figuri come è attratto ora dalla nostra cittadina.

SPEZIALE: Ma come mai tardano tanto? Proviamo a chiamare Ohhhhh! Ohhhh!

(Si sentono acute voci di bambine che rispondono OH! OH! E poi entrano in scena Isabella e le sue scolarette vestite con i colori della natura)

SINDACO: Ah! La signorina Isabella, buongiorno signorina.

ISABELLA: Buongiorno signor sindaco.

SPEZIALE: Studiate botanica, bambine, qui all’aperto?

SINDACO: In questi tre mesi che la titolare è malata la sostituisce la signorina Isabella. E si capisce che con una così bella giornata voglia fare lezione all’aperto.

ISABELLA: E’ così che s’impara un poco di botanica, signor speziale. E’ bene che le bambine imparino a conoscere la natura in tutte le sue manifestazioni. Abbiamo già raccolto molte erbe interessanti, ma ne manca ancora una, indispensabile a cominciare la lezione…

SPEZIALE: E sarebbe?

LE BAMBINE: La mandragola! La mandragola! (escono con Isabella)

SPEZIALE: Che cara fanciulla! E’ commovente vedere l’innocenza girare così, senza sospetti, intorno ai simboli del male.

SINDACO: Magari le signorine Mangebois avessero la sua stessa opinione sulla signorina Isabella!

SPEZIALE: Che cosa c’entrano quelle vecchie talpe con Isabella.

SINDACO: Non so, hanno chiesto di vedere l’ispettore. Temo che vogliano denunciare la signorina.

SPEZIALE: E cosa possono denunciare? Isabella è così semplice, così limpida, così diversa dalle altre ragazze. Voi lo sapete come sono le ragazze di oggi, passano i pomeriggi a perdersi nel bosco con il primo turista arrivato, a fare il bagno nel ruscello come mamma le ha fatte, a leggere le edizioni illustrate del marchese De Sade! Non mi faccia aggiungere altro! Isabella invece non ha grilli per la testa, nessuna curiosità prematura. Guardi la purezza della sua figura. La guardi ora, su quel prato mentre fa ballare quel ciuchino agitandogli un cardo sul muso e le bambine che danzano attorno: da questo spettacolo la necessità dei ciuchi in questo basso mondo diventa folgorante…

SINDACO: Bene, caro il mio speziale, bene!

SPEZIALE: Ah, ecco che arriva il signor ispettore. (Entrano l’ispettore e il maresciallo e il vice-sindaco)

ISPETTORE: La prova, maresciallo carissimo? La prova che non esistono gli spiriti? Vuole che gliela dia subito, qui su due piedi? Lei è disposto ad ammettere che gli spiriti se esistono, mi debbano sentire?

MARESCIALLO: Certo, ad eccezione degli spiriti sordi, s’intende.

ISPETTORE: E allora, che sentano questo: Spiriti, forme di vuoto e di bianco d’uovo (offesa per loro gravissima!) attraverso la mia persona l’umanità vi sfida a farvi vedere. Non vi chiedo di tirar fuori dalla tasca un pappagallo vivo. (Operazione classica tra gli spiriti a quanto sembra). Vi sfido solo a far alzare da questo albero un volgarissimo passerotto, quando io avrò contato fino a tre. Uno…due…tre! (gli vola via il cappello) Perdinci che vento! 

SPEZIALE: Non abbiamo sentito il più piccolo soffio, signor ispettore.

ISPETTORE: Visto? non si è alzato alcun uccello in volo!

MARESCIALLO: Forse l’invocazione era di carattere troppo generale.

ISPETTORE: Volete che li chiami ad uno ad uno, per nome? Volete che chiami Asflarotte in persona?

VICE-SINDACO: Asflarotte, il più suscettibile e il più crudele fra gli spiriti, che, dicono, entra nel corpo di un malcapitato e si diverte a torturalo?

SPEZIALE: Badi bene, signor Ispettore, non si può mai dire dove possano portare certi scherzi.

ISPETTORE: Ascoltami, Asflarotte; in questo istante, i miei organi più vili e ridicoli ti sfidano. Non i polmoni o il cuore, ma la vescichetta biliare, la glottide, la membrana starnutatoria…Percuoti l’un d’essi del più piccolo dolore, della più insignificante contrazione, ed io crederò in te…Uno…due…tre (starnutisce forte) E’ piuttosto umido da queste parti!

VICE-SINDACO: Sono tre settimane che non piove.

SPEZIALE: Gli spiriti hanno del tempo una concezione diversa dalla nostra. Forse hanno già risposto in passato alla sua invocazione di oggi. Posso chiederle, signor ispettore come si è fatto quella cicatrice sul naso?

ISPETTORE: Mi è caduta una tegola in testa, quando stavo appena cominciando a camminare.

SPEZIALE: Ecco la spiegazione al suo silenzio. Le ha già risposto trent’anni fa.

ISPETTORE: Proprio quello che ci si può aspettare da uno come lui: non esiste ed è così vigliacco da prendersela con i bambini. Signori ecco dunque la prova, incontrovertibile! Mi sarà pertanto permesso un piccolo sorriso quando mi direte che nel vostro paese “ci si sente”.

VICE- SINDACO: Ma “ci si sente” davvero, signor ispettore…

ISPETTORE: So perfettamente cosa sia un paese dove “ci si sente”. Ci sono gli arnesi da cucina che, di notte, fanno fracasso nell’appartamento dell’inquilino che si vuole cacciar via, apparizioni nella camera della suocera che ormai è ospite in casa da un mese, tutte fandonie! E il resto lo fanno le chiacchiere delle comari.

VICE- SINDACO: Ma Ispettore, anche durante le elezioni…

ISPETTORE: Ah! Le elezioni! Ci sarà stato sicuramente caos e spargimento di sangue, si sa: l’urna sia pure elettorale vuole un cadavere!

MARESCIALLO: Ma no, al contrario!

ISPETTORE: Avete votato senza spargimento di sangue? Ciò è a malapena democratico e per nulla demoniaco!

SINDACO: Non abbiamo votato. Nessuno ha neppure pensato di votare.

MARESCIALLO: Gli elettori, veramente, si erano alzati all’alba convinti del loro dovere di votare e si erano precipitati a leggere i manifesti…

VICE-SINDACO: C’era un sole splendido: tutti dicono di aver letto sui manifesti: “al sole nessuno si astenga”, così sono andati a farsi un giro fino a sera.

ISPETTORE: Un basso mezzuccio reazionario.

VICE- SINDACO: Già la reazione d’accordo… con il sole.

MARESCIALLO: Il signor sindaco, non le ha detto, ispettore, che da parecchie settimane la cittadinanza si dedica a occupazioni non meno stravaganti. Un’influenza, ignota, i cui effetti, personalmente, giudico molto simpatici, ma d’altra parte falsi…

ISPETTORE: Lei è dispensato dai commenti personali. Si spieghi e basta!

MARESCIALLO: Mi spiego. I cani maltrattati mordono le mani ai loro padroni, le spose che hanno per marito un vecchio ubriacone brutto e peloso, lo abbandonano presto per un amante giovane, astemio e dalla pelle liscia. In conclusione: qui l’affetto non è più un’abitudine.

ISPETTORE: E solo ora mi parlate di queste cose?

SINDACO: Aggiungo che altre strane coincidenze sono avvenute di recente. Domenica abbiamo provveduto alla consueta estrazione della lotteria cittadina ed è stato il più povero del paese a vincere e non, come al solito, il milionario sig. Dumas, che però devo dire che ha incassato bene il colpo.

VICE-SINDACO: E allo stesso modo la motocicletta è andata al campione sportivo Gigliot e non alla madre superiora delle nostre buone suore alla quale, era andata regolarmente sino ad ora.

SPEZIALE: Questa settimana ci sono stati due decessi: i cittadini più anziani che, inoltre, erano rispettivamente il più burbero e la più bisbetica.

SINDACO: Per la prima volta la sorte ci aiuta a liberarci, il destino bussa a colpo sicuro!

ISPETTORE: Ma questa è la negazione della liberta umana!

VICE-SINDACO: Per non parlare del censimento…

ISPETTORE: Che censimento?

VICE-SINDACO: Il censimento quinquennale ufficiale.

SINDACO: Non ho ancora avuto il coraggio di comunicare i  dati alla Prefettura!

ISPETTORE: I vostri concittadini avrebbero dato indicazioni false?

SINDACO: Al contrario! Tutti hanno risposto con la più assoluta verità! Quasi sfacciata!

VICE-SINDACO: Alla voce “familiari” per esempio la maggior parte non ha messo i propri figli legittimi o no, belli o brutti che fossero, ma hanno scritto il cane, il gatto, il canarino, insomma quelli che ognuno ama veramente come figli.

SPEZIALE: Molti hanno scritto come moglie, non la moglie vera, ma la donna dei loro sogni o la vicina di casa con la quale hanno una relazione segreta…

ISPETTORE: E da quanto dura questo scandalo?

SINDACO: Più o meno da quando va in giro questo fantasma.

ISPETTORE: Non dica sciocchezze, non ci sono fantasmi!

SINDACO: Questo spettro, se preferisce.

ISPETTORE: Non esistono spettri!

SPEZIALE: Non è così che ci insegna la scienza. Ogni cosa ha il suo spettro, il metallo, l’acqua, perché non deve esserci negli esseri umani?

(Entrano le signorine Mangebois)

ARMANDA: Signor Sindaco, possiamo venire?

SINDACO: Prego, signorine. Ispettore, le signorine Mangebois che ci hanno promesso rivelazioni importanti.

ARMANDA: Spero, signori, che non vi deluderemo!

(Le sorelle si siedono su due sedie pieghevoli)

ISPETTORE: Prego, signorine vi ascolto.

ARMANDA: Mi permetto innanzitutto, signor ispettore, di scusarmi per mia sorella che è alquanto dura di orecchi.

LEONIDA: Che cosa hai detto?

ARMANDA: Dicevo all’ispettore che sei dura d’orecchi.

LEONIDA: E perché lo dici a me, lo so!

ARMANDA: Ma Leonida, sei tu che vuoi che ti ripeta tutto quello che viene detto.

LEONIDA: Tutto tranne la parte in cui si dice che sono dura d’orecchi!

ISPETTORE: Prego, signorine, questo è un luogo isolato, scelto per la sua discretezza…

LEONIDA: Tu russi. E forse che lo dico in giro?

ARMANDA: Io non russo!

LEONIDA: Se non russi è perché hai smesso improvvisamente nel momento in cui sono diventata sorda.

ISPETTORE: Signorina, preghi sua sorella di tacere, se no non ce la caviamo più.

ARMANDA: E’ un po’ difficile, sa, lei è la più anziana…

LEONIDA: Cosa stai dicendo?

ARMANDA: Niente che ti interessi!

LEONIDA: Allora stai dicendo che sei la più giovane!

ARMANDA: Il signor ispettore dice di stare zitta.

ISPETTORE: Mi hanno detto, signorine, che voi siete informate circa fatti importanti riguardo i fatti avvenuti nel circondario.

ARMANDA: Certo, noi siamo le segretarie dell’opera pro-corredi…

ISPETTORE: Ma che c’entra ora?

ARMANDA: Noi sappiamo tutto dello…spettro!

LEONIDA: Cosa?

ARMANDA: Lo spettro!

LEONIDA: Finalmente ci siete arrivati!

ISPETTORE: L’avete visto?

ARMANDA: Conosciamo chi l’ha visto!

ISPETTORE: E chi sarebbe?

ARMANDA: Uno è il Commendatore del Grande Dragone dell’Annam!

ISPETTORE: Caspiterina, una fonte autorevole!

ARMANDA: E poi la lattaia, la Grande Fatma, si fa chiamare così.

ISPETTORE: E come si sarebbe presentato questo spirito: con un lenzuolo in testa, e con una zucca vuota al posto della testa?

ARMANDA: Nient’affatto, signor ispettore. Si tratta di un giovane di bell’aspetto, dai lineamenti delicati, vestito di nero, che appare al calare della notte vicino allo stagno che si trova lì.

ISPETTORE: Si erano visti altri spettri qui, prima d’ora?

ARMANDA: Nessuno prima del delitto!

ISPETTORE: Quale delitto?

MARESCIALLO: A Pasqua, un giovane forestiero e sua moglie hanno preso in affitto un castello da queste parti. Dopo qualche giorno un amico li aveva raggiunti. Il mattino seguente, la moglie e quest’amico furono trovati selvaggiamente assassinati…

VICE-SINDACO: E presso lo stagno c’era il cappello del marito…si dice che sia annegato…

ARMANDA: Alla pro-corredi noi siamo dell’opinione che il fantasma sia proprio l’annegato, tanto più che gira senza cappello.

ISPETTORE: Non è necessario che sia annegato, i colpevoli tornano sempre sul luogo del delitto come il boomerang torna nelle mani di chi lo lancia…

LEONIDA: Cosa sta dicendo?

ARMANDA: Parla di boomerang!

LEONIDA: Interessante, quando sarete arrivati ai fucili a canne mozze non mancate di avvisarmi!

ISPETTORE: E secondo voi le faccende particolari che avvengono oggi nel vostro paese sono collegate a quello spettro?

ARMANDA: Oh, no! Quella è un’altra faccenda, ma le due cose non tarderanno a congiungersi, ispettore!

SINDACO: Si spieghi, signorina Mangebois.

ARMANDA: Non so, ispettore, se vi hanno parlato nel dettaglio di quello che avviene qui…

ISPETTORE: Sì, sì…tutta la morale borghese sta finendo a gambe all’aria.

LEONIDA: Cosa dice l’ispettore.

ARMANDA: Niente di speciale!

LEONIDA: Esigo che tu mi dica come al solito le ultime tre parole.

ARMANDA: Va bene! A gambe all’aria!

LEONIDA: Ah! Allora state parlando della signora Lambert.

ARMANDA: Non stiamo parlando della signora Lambert…

ISPETTORE: Ma chi è questa signora Lambert?

ARMANDA: La moglie dell’orologiaio…e di qualche altro!

MARESCIALLO: Non tollero che si parli male della signora Lambert…

ISPETTORE: La vicenda è già piuttosto complicata senza che si debba per forza inserire anche questa signora Lambert!

MARESCIALLO: Insisto! Nessuno si meraviglia, nei caffè di Parigi di vedere un poeta che all’improvviso si alza per declamare la bellezza della primavera. La primavera di questa città è la signora Lambert!

ARMANDA: Il giovanotto è matto.

MARESCIALLO: Dobbiamo ammettere che la specialità più commovente della Francia non sono le Cattedrali né le osterie, ma queste creature, come la signora Lambert…

LEONIDA: Cosa sta dicendo?

ARMANDA: Assolutamente nulla di sensato!

MARESCIALLO: Questa bellezza di provincia, per farla breve, cui nulla mi impedirà di rendere omaggio sotto tutti i nomi  e tutte le forme che la signora Lambert ha preso da quando sono arrivato in questo paese, da quando si chiamava signora Merle e faceva la libraia a quand’era la signora Triburty e aveva un negozio di apparecchiature ortopediche, a quand’era la signora Moulin e vendeva guanti…

ISPETTORE: Da quando è in questa città?

MARESCIALLO: Tredici mesi.

ISPETTORE: E questa signora ha cambiato quattro mariti in tredici mesi?

ARMANDA: Cinque!

MARESCIALLO: Questo non cambia il suo candore! Bisogna difendere l’onore delle Signore!

ISPETTORE: Certo, certo…Signori, dichiaro tolta la seduta. In questo modo non concluderemo mai nulla!

ARMANDA: Anche l’onore della signorina Isabella siete disposto a difendere Maresciallo?

SPEZIALE: Non vorrà tirare la signorina Isabella in questi scandali, mi auguro!

MARESCIALLO: La personificazione della purezza.

ARMANDA: Quanto sono ciechi gli uomini! La signorina Isabella è là, in quel campo. Signor Sindaco, lei ha una nipotina che va a scuola con lei. La chiami…così tutti vedrete che cosa viene insegnato alla piccola Daisy.

SPEZIALE: Cosa sta farneticando?

ARMANDA: Noi da parecchio tempo avevamo il sospetto che Isabella non fosse estranea a quanto sta avvenendo in città. E da questa mattina ne abbiamo la certezza.

MARESCIALLO: Calunnie!

ARMANDA: Leonida, dì a questi signori per quale ragione siamo persuase che Isabella è colpevole.

LEONIDA: Abbiamo letto il suo diario!

ISPETTORE: E come siete venute in possesso del suo diario?

LEONIDA: L’ho trovato sul marciapiede.

SPEZIALE: Ed è stata così sfacciata da leggerlo?

LEONIDA: Beh…l’ho sfogliato per vedere a chi appartenesse.

MARESCIALLO: Il diario è della signorina Isabella glielo doveva restituire!

LEONIDA: Oh! Insomma quante storie!!! Il corpo del reato è qui, Ispettore. Vi troverete subito la vostra beniamina al lavoro, mentre si dà da fare per separare coniugi mal assortiti, per eccitare cavalli contro carrettieri che, secondo lei, sono brutali e violenti, per segnalare con lettere anonime ai mariti le virtù delle proprie mogli e viceversa. Apra per esempio il 21 marzo e così, signor Sindaco, vedrà in che mani ha messo le nostre care bambine. Cosa stanno dicendo?

ARMANDA: Per ora hai parlato solo tu!

ISPETTORE: Legga, signor Sindaco.

SINDACO: 21marzo…21 marzo! Organizzata festa di primavera. Approfittato occasione per mostrare alle scolare elogio del corpo, spiegare il proprio fascino. Rilevati benefici, disinvoltura derivante da civetteria. Esercizio: scelta del più bell’uomo della città. Scelto il sotto- prefetto. Non è mica poi tanto male.

ISPETTORE: E’ un’autentica infamia. Maresciallo, chiami subito questa signorina con le sue scolare. Farò immediatamente un esame. Dovevo sospettare che ci fosse una donna sotto questa storia, basta lasciare tanto così di libertà a queste formiche dell’edificio sociale perché tutte le basi logiche vengano sovvertite.

MARESCIALLO: Permette, signor Ispettore…

ISPETTORE: Cosa c’è? Lei rifiuta di andare a prendere questa signorina?

MARESCIALLO: Oh, no, io volevo solo far rilevare, con tutto il rispetto, l’inesattezza della sua metafora e farle notare c’è comunque qualche differenza tra le donne e le formiche.

ISPETTORE: Se ci vede qualche differenza é senza dubbio più scaltro di me. Ora vada!

MARESCIALLO: Le formiche sono senza dubbio insetti nobili, hanno un’organizzazione militare, sono tenaci, ma da questo a paragonarle alle donne, a tutte le donne, no!

ARMANDA: Bravo, signor Maresciallo!

MARESCIALLO: Intanto quali sono le caratteristiche fisiche delle formiche?

ISPETTORE: Le ho dato un ordine Maresciallo.

LEONIDA: Cosa stanno dicendo?

ARMANDA: Il signor Ispettore sostiene non ci siano differenze tra le donne e le formiche?

LEONIDA: E’ sposato?

ISPETTORE: Già signorina per me non c’è differenza! Quando se ne incontrano due le stesse chiacchierate, le stesse smancerie. E l’aspetto. E tutti i pacchetti e pacchettini che portano. Formiche, senza discussione.

MARESCIALLO: Signor Ispettore, se rovesciando una formica le accade di toccarla con la punta del dito…

ISPETTORE: Per l’ultima volta, le ordino di andare chiamare la signorina Isabella. (Il Maresciallo esce)

SINDACO: Signor Ispettore, noi però eravamo qui per parlare dello spettro, non della signorina Isabella.

ARMANDA: E’ lo stesso.

SPEZIALE: Lei sta dicendo che la signorina Isabella è una specie di strega, se ho capito bene.

ARMANDA: Apra il diario al 14 giugno.

ISPETTORE: Ovvero ieri.

ARMANDA: Ci domandavamo da un pezzo perché la signorina Isabella scegliesse le sponde dello stagno per le sue uscite notturne. Nell’ultima pagina c’è la spiegazione…

ISPETTORE: Legga signor Sindaco.

SINDACO: 14 Giugno. Sono certa che lo spettro ha capito che io credo in lui, che lo posso aiutare. E come si potrebbe non credere agli spettri? Il suo passaggio è segnalato dovunque io vada con le mie scolarette. Può darsi che si presenti al margine del bosco, al tramonto, e mi soccorra con i suoi consigli per rendere finalmente perfetta questa città. Ho la convinzione che domani lo vedrò.  

ISPETTORE: Domani, cioè oggi.

LEONIDA: Cosa dice l’ispettore?

ARMANDA: Che domani sarebbe oggi.

LEONIDA: Questione di punti di vista…

ISPETTORE: Signore vi ringraziamo per il vostro prezioso aiuto.

ARMANDA: Dovere, Ispettore dovere…Andiamo Leonida, la Grande Fatma ci aspetta (escono)

(Entra Isabella)

ISABELLA: Mi ha fatta chiamare Ispettore?

ISPETTORE: Delle voci allarmanti sul suo conto corrono in città, signorina, mi devo accertare del loro fondamento.

ISABELLA: Non capisco, Ispettore…

ISPETTORE: Basta! Diamo inizio all’esame…Entrino le scolare (Le bimbe ridono) Ma perché ridono in quel modo?

ISABELLA: Lei ha detto entrino le scolare, ma qui non ci sono porte, Ispettore.

ISPETTORE: Questa nuova pedagogia all’aria aperta è veramente idiota! Io devo cambiare il mio vocabolario per causa sua, giammai! (risatine e bisbigli) Silenzio…per punizione la prima che apre bocca dovrà spazzare l’aula…il giardino, voglio dire…i prati! (risate) Signorina le vostre scolare sono troppo indisciplinate!

MARESCIALLO: Sono così graziose, e gioiose Ispettore!

ISPETTORE: Non è affatto necessario che siano graziose, tanto meno gioiose! Hanno in programma un piano di studi e non risatine sciocche. Sono allegre perché l’insegnante non le punisce a sufficienza!

ISABELLA: E perché dovrei punirle? Con una scuola come questa, sotto il cielo, non c’è mai alcun motivo per punirle. Tutto ciò che in un aula diventa causa di colpa, qui diventa ragione di iniziativa, di intelligenza che si sviluppa a contatto con la natura. Punire una bambina perché guarda il soffitto? Ma guardatelo questo soffitto!

MARESCIALLO: Già che meraviglia!

ISPETTORE: Maresciallo! Nel campo dell’insegnamento il soffitto serve perché la statura dell’adulto acquisti importanza agli occhi di un bambino! Il maestro che fa lezione all’aperto confessa di essere più piccolo di un albero, meno corpulento di un bue, meno mobile di un’ape… (le bimbe ridono) Ma che avete adesso da ridere?

VICE- SINDACO: Ha un bruco che le cammina addosso, Signor Ispettore.

ISPETTORE: Ha scelto proprio il momento buono…tanto peggio per il bruco!

ISABELLA: No, non lo uccida, Ispettore è una “collata azurea”. Sta compiendo la sua funzione di bruco.

ISPETTORE: Sciocchezze, la funzione della “collata azurea” non è di camminare impunemente sugli ispettori. (Singhiozzi) E adesso cosa fanno, piangono?

LUCETTA: Lei è cattivo, ha ucciso la “collata azurea”.

ISPETTORE: E se l’avesse portata via un merlo? Avreste pianto?

LUCETTA: Oh, no! Ma i bruchi sono il cibo del merlo. Lei invece non lo ha mica mangiato.

ISPETTORE: E così, signorina, ecco dove il suo metodo didattico porta le bambine: al punto che esse vorrebbero che il loro ispettore si nutrisse di bruchi. Ah, ma no, qui avranno una delusione! Io continuerò ad uccidere bruchi e non li mangerò e anzi, care le mie bambine, tengo ad avvisare i vostri amati compagni di classe, insetti, rettili e rosicanti, che si guardino bene dallo sfiorarmi il collo o dal penetrarmi in una scarpa se non vogliono essere uccisi all’istante! Tu brunetta, bada bene alle talpe, perché io chiuderò tutte le loro tane, e tu, rossina, tieni a mente che se mi passa vicino bambi io gli sparo una schioppettata, vero come è vero che quando sarò morto, sarò morto (risate) Perché ridono?

ISABELLA: E’ l’idea che quando lei sarà morto, sarà morto..

SINDACO: Scusate, potremmo cominciare l’esame? Io avrei una città da mandare avanti!

ISPETTORE: Bene, chiamate la prima. (Scompiglio) Cosa succede?

ISABELLA: E’ che non c’è nessuna prima, signor Ispettore, né seconda, né terza. Non penserà spero, ch’io possa offendere queste creature colpendo il loro amor proprio. C’è la più alta, la più chiacchierina, ma tutte sono la prima.

ISPETTORE: Tu là in fondo. Qual è la tua materia preferita?

GILBERTA: Botanica, Ispettore.

ISPETTORE: Bene, allora dimmi qual è la differenza tra monocotiledoni e dicotiledoni.

GILBERTA: Io ho detto botanica, Ispettore.

ISPETTORE: Beh, sai almeno che cos’è un albero?

GILBERTA: Certissimamente! L’albero è il fratello immobile dell’uomo. Nel suo linguaggio gli assassini si chiamano taglialegna, i becchini carbonai, le pulci picchi verdi.

IRENE: Attraverso le sue fronde le stagioni ci danno segnali che sono sempre esatti. E attraverso le radici i morti soffiano alla cima i loro desideri e i loro sogni.

VIOLA: E questi sono i fiori di cui tutte le piante di vestono a primavera.

ISPETTORE: Già, soprattutto gli spinaci! Zero!

VIOLA: Grazie!

ISPETTORE: Perché è così contenta?

ISABELLA: Nel mio metodo di votazione lo zero per la sua vicinanza all’infinito è il voto migliore.

MARESCIALLO: Interessante.

ISPETTORE: Comincia a girarmi la testa, signorina, continui lei l’interrogazione.

ISABELLA: Daisy, parlami del fiore.

DAISY: Il fiore è la più nobile conquista dell’uomo. Nel fiore la mia attenzione è attirata dal pistillo e dagli stami. Sono questi organi che accolgono il polline degli altri fiori spinti dal vento…

ISPETTORE: Bene, bene…

DAISY: I fiori in questo modo si accoppiano in maniera molto diversa da quello degli uccelli…

GILBERTA:  O dall’ornitorinco…

IRENE: E dalla gattina della signora Lambert…

ISPETTORE: Scandaloso, signor Sindaco, scandaloso! La mia opinione su questo paese è stabilita.

SINDACO: No la prego, un’altra possibilità, Ispettore! Passiamo a geografia. Viola, qual è la causa delle eruzioni vulcaniche?

VIOLA: E’ il Tuttinsieme!

ISPETTORE: Il cosa?

VIOLA: Il Tuttinsieme

BAMBINE: Il Tuttinsieme!

ISPETTORE: Il Tuttinsieme? Ma sono impazzite?

ISABELLA: Signor Ispettore, è mia costante preoccupazione che le bambine non arrivino a credere all’ingiustizia della natura. Perciò parlo certamente a loro delle catastrofi naturali, ma come elementi necessari al raggiungimento di un universo soddisfacente nell’insieme, e la potenza che li genera è appunto il Tuttinsieme.

MARESCIALLO: Giustissimo.

ISPETTORE: E suppongo, signorina, se ho ben capito il suo metodo di insegnamento che, per spiegare i piccoli contrattempi, le piccole noie della vita abbiate anche immaginato un personaggio maligno, invisibile e dispettoso che fa sbattere le imposte nella notte o fa sedere un anziano bisbetico sul portaspilli lasciato abbandonato su una sedia.

VIOLA: Sì, Ispettore, quello è Arturo!

ISPETTORE: Ed è Arturo o il Tuttinsieme che fa camminare un bruco sull’impermeabile dell’Ispettore?

VIOLA: Arturo!

ISPETTORE: E chi spinge l’Ispettore ad uccidere il bruco? Arturo o il Tuttinsieme?

BAMBINE: Il Tuttinsieme!

 ALTRI: Il Tuttinsieme!

ISPETTORE: E’ desolante, signor Sindaco!

SINDACO: Forse sono più ferrate in Matematica…

ISPETTORE: Sarà uguale al resto…tu cos’è un angolo retto?

LUCETTA: Non esistono in natura angoli retti. Il solo angolo quasi retto si ottiene prolungando in una linea immaginaria il naso greco al suolo greco!

ISPETTORE: Certo, certo…tu quanto fa due più due?

GILBERTA: Quattro, signor Ispettore.

ISPETTORE: Visto Signor Sindaco?

VICE- SINDACO: Ma questo è giusto!

ISPETTORE: Ah, già! Ma d’altra parte perché due più due fa quattro anche per loro? Per quale aberrante ragione il raffinato sadismo di questa donna ha immaginato una falsa tavola pitagorica uguale a quella originale? Sono convinto che il suo quattro è in realtà un cinque camuffato. Due per due fa cinque, vero piccina?

GILBERTA: No, signor Ispettore, fa quattro.

ISPETTORE: Ostinate, anche! Cosa porti intorno al collo, tu?

IRENE:  E’ per gli spettri! Un segno rosso intorno al collo.

ISPETTORE: Avevano ragione le sorelle Mangebois. Gli spettri?

IRENE: Gli spettri, i fantasmi. E’ il segno con cui riconoscono gli amici. La signorina ce lo fa tutte le mattine.

ISPETTORE: Cancellatelo!

VIOLA: E’ pericoloso cancellarlo.

LUCETTA: Abbiamo troppa paura. Lo spettro è qui vicino.

ISPETTORE: Silenzio! Sappiate che dopo la morte non ci sono spettri , ma solo cadaveri! (Entra lo spettro, si aggirerà durante tutta la scena, ma nessuno riesce a vederlo)  Niente fantasmi, solo ossa e vermicelli. Ora ripetete quanto vi ho appena detto!

SPEZIALE: Ispettore, non rovinate l’immagine che le bambine hanno della vita.

ISPETTORE: L’immagine che hanno sarà sempre troppo ottimistica, signor Speziale. Io voglio insegnar loro cosa è veramente la vita: una deplorevole avventure, che agli uomini riserva un inizio miserabile, avanzamenti tartarugheschi, rivalse inesistenti, e alle scimunite come loro promette chiacchiere inutili, corna, casseruole e pannolini. Lei signorina insegna la fortuna alle sue scolare?

ISABELLA: Insegno ciò che Dio ha stabilito per loro.

ISPETTORE: Sbagliato! Dio non ha stabilito fortuna per le sue creature ma solo qualche contentino, il gioco del calcio, la pesca alla lenza, il sesso e qualche altro vizio. Signor Sindaco, ho deciso. Il Maresciallo, che d’altra parte non ha altri incarichi massacranti, assumerà provvisoriamente la direzione della classe. Dove sta andando, signorina? E’ il Tuttinsieme che le insegna ad andare via senza salutare?

ISABELLA: Su bambine, fate l’inchino.

ISPETTORE: In fila per due e tenete la bocca chiusa. Tu cos’hai in mano?

GILBERTA: La lavagnetta blu, signor Ispettore.

ISPETTORE: La lavagnetta blu rimarrà qui. E qui rimarrà anche il gesso dorato, l’inchiostro rosa e la matita color cacca d’oca. D’ora in poi solo lavagna nera, grembiule nero e inchiostro nero. Ora sì che avete la giusta espressione afflitta dei bambini che vanno a scuola! Un mese di disciplina e non sarà più possibile distinguervi l’una dall’altra. In quanto a lei, signorina, provvederò a  scrivere ai suoi genitori per comunicarle che lei è un disonore per loro e per l’intero sistema scolastico.

ISABELLA: Sono orfana, Ispettore.

ISPETTORE: Tanto meglio per i suoi genitori. Almeno non possono vederla.

ISABELLA: Sono sicura che mi vedono e che mi approvano. Sono dell’idea che dobbiate uscire Ispettore. (Lo spettro toglie il cappello all’Ispettore e gli mette una pigna sulla testa, lui non si accorge)

ISPETTORE: Esco, signorina. Non c’è porta, ma esco lo stesso. Rimarrò in questa città sino a quando lo scandalo non sarà stato liquidato. Dov’è il mio cappello? Chi mi ha messo in testa una pigna?

DAISY: E’ stato Arturo, signor Ispettore

BAMBINE: Sì, Arturo! (Escono tutti tranne Isabella, lo Speziale e lo spettro che continua a gironzolare)

ISABELLA: Ha qualche cosa da dire, signor Speziale?

SPEZIALE: Da dire no, signorina.

ISABELLA: Da fare allora?

SPEZIALE: No, non ho niente nemmeno da fare. Rimango qui solo un attimo per le “transizioni”.

ISABELLA: Transizioni?

SPEZIALE: Alla mia età, signorina si comincia a capire il ruolo che ci ha assegnato il destino, il mio è precisamente l’addetto alle transizioni.

ISABELLA: Non capisco, mi perdoni.

SPEZIALE: Sento che la mia presenza serva da chiusa fra due momenti che non si trovano allo stesso livello, da cuscinetto fra due episodi, fra la fortuna e la sfortuna, fra le cose chiare e quelle scure. In città lo sanno…E incaricano sempre me di comunicare la morte dell’amante alla signora che gioca beatamente a bridge, la vincita milionaria alla lotteria al malato di cuore. Io arrivo e, nel solo fatto della mia presenza, il passato dà la mano al più inatteso presente.

ISABELLA: E in questo momento lei sente la necessità di una transizione?

SPEZIALE: Assolutamente. Grazie all’Ispettore siamo immersi in un presente ridicolo, volgare e crudele, ma è chiaro per tutti che in questo stesso istante c’è nell’aria un momento di dolcezza e di suprema calma che sta per arrivare. E c’è una transizione in atto anche tra l’Isabella che conosciamo, viva, pura e terrestre con un’altra Isabella ignota, appassionata e sovrannaturale.

ISABELLA: E cosa mi deve dire allora, in questo momento?

SPEZIALE: Semplicissimo. Con la tizia del bridge il cui amante si era annegato mi ci è voluto più di un quarto d’ora , aveva in mano un gioco fantastico e riportarla al pensiero del suo Emanuele affogato non è stato cosa da poco. Con lei Isabella, invece, basta niente perché il mistero prenda il posto della volgarità, un cenno… un silenzio…ecco la civetta, il pipistrello sono miei compagni di transizione. Chiuda gli occhi Isabella, quando anche l’ultimo suono del crepuscolo si sarà spento, chi giungerà da lei all’ombra della notte…

ISABELLA: Lo spettro…lo spettro

SPEZIALE: Ecco, il mio compito è terminato (scompare)

(Isabella si è seduta, ha aperto gli occhi e si guarda in uno specchio. Le si avvicina lo spettro. Giovane, femmineo, pallido. Si guardano per un momento. Isabella abbassa lo specchio)

ISABELLA: Le dà fastidio il riflesso dell’ultimo sole?

SPETTRO: E’ passato. Oramai sorge la luna.

ISABELLA: Lei capisce ciò che diciamo noi vivi?

SPETTRO: Capisco quello che dice lei

ISABELLA: Meglio così, volevo tanto parlarle.

SPETTRO: Di cosa?

ISABELLA: Dei suoi amici, o meglio dei nostri amici…i morti. Deve sapere tante cose su di loro, mi racconterà qualcosa di loro?

SPETTRO: Se lei verrà qui ogni sera, a questa stessa ora le racconterò tutto. Lei come si chiama?

ISABELLA: E’ così importante il mio nome? E lei è sempre così serio? Non mi dica che loro non sorridono mai?

SPETTRO: Loro chi?

ISABELLA: I morti.

SPETTRO: E perché dovrebbero sorridere?

ISABELLA: E allora cosa fanno quando succede qualcosa di comico nell’altro mondo?

SPETTRO: Di comico?

ISABELLA: Di comico, di piacevole o d’inaspettato. Ci saranno pure dei morti goffi, dei morti ridicoli, dei morti distratti…

SPETTRO: Che cosa potrebbero lasciar cadere? Su cosa potrebbero scivolare?

ISABELLA: Su ciò che nel loro mondo corrisponde ad un vaso di cristallo e ad una buccia di banana.

SPETTRO: No. Tutti i morti sono straordinariamente abili. Non inciampano mai nel vuoto. Non si aggrappano mai alle ombre. I loro piedi non incespicano mai in nulla. E nulla, mai illumina i loro volti.

ISABELLA: Questo non lo riesco a capire, che i morti credano alla morte! Che i vivi giungano a credere ad una tale sciocchezza passi. E’ giusto credere che la stupidità, la menzogna, l’obesità avranno fine e così anche la bellezza e la bontà. Ma dai morti mi aspettavo di più. Dai morti che sono intera purezza e nobiltà, mi aspettavo ben altro.

SPETTRO: Che credano alla vita?

ISABELLA: Certo, alla vita dei morti, se solo fossero più sorridenti, se avessero un po’ più di forza di volontà potrebbero evadere e venire da noi. Non si è mai trovato qualcuno che cercasse di farlo?

SPETTRO: Aspettiamo lei, signorina.

ISABELLA: Verrò…anche se, mi par di capire, che una volta scomparsa non sarò particolarmente forte e piena di forza di volontà. Ho sognato una grande impresa fin da quando ero una bambina. Tra voi non c’è mai stato un genio, un leader, un imperatore che sapesse dare ai morti coscienza della loro forza? Non le sembra che sarebbe bellissimo se ci fosse un uomo, o una donna o magari una coppia, sarebbe splendido, che li portasse ad amare la propria condizione di morti e facesse loro capire di essere immortali?

SPETTRO: Non sono immortali.

ISABELLA: Come?

SPETTRO: Accade che una stanchezza li coglie, che su essi soffi la peste del nulla, il malanno dell’oblio. E allora è la fine, la rapida fine di tutto…

ISABELLA: Andiamo, ma non crederà ad una sciocchezza simile. Ci deve essere un modo per spiegare questo squagliamento!

SPETTRO: La fine della morte.

ISABELLA: Non sia cocciuto. Se mi racconta tutto, io troverò una spiegazione…

SPETTRO: Tutto? Ma lei come si chiama?

ISABELLA: Le ho già detto che non importa il mio nome…Mi parli…Abbia fiducia in me…

SPETTRO: Dopo la morte della morte…

ISABELLA: Bene, ora comincia a diventare interessante, cosa accade dopo la morte della morte? (Si guarda alle spalle) Nessuno, nessuno ci può sentire (Quando si gira lo spettro è scomparso) Dove è andato? Dove è andato? Isabella! Mi chiamo Isabella!

SECONDO  ATTO

IL MARESCIALLO: Fate il triangolo, piccine. (Le bambine che hanno ognuna una lampadina formano una specie di triangolo cantando una filastrocca) Molto bene, ora la bilancia. (continuano a cantare) I quattro lupi.

LO SPEZIALE (entrando): Buongiorno, piccine, giocate ai quattro cantoni?

IL MARESCIALLO: Sì, ai quattro cantoni del cielo.

LE BAMBINE: Buona notte, signor Speziale, buona notte.

LO SPEZIALE:Perché buona notte Siamo ancora in pieno giorno. E tu cosa fai con le gambe divaricate? La lampadina?

GILBERTA : Io sono il compasso australe signor Speziale!

IL MARESCIALLO Ci avete sorpresi in piena lezione d'astronomia. Alza la lampadina, Gilberta.

LO SPEZIALE: Questa sera sarà magnifica, piena di stelle. Le vedrete levarsi una ad una. Magnifica notte per le bimbette che vogliono imparare a contare fino ad un miliardo. Vedrete anche Orione.

IL MARESCIALLO: Purtroppo no! L'ispettore vuole che le mie scolare vadano a dormire col sole.

LO SPEZIALE: E lei gli parla di astri sotto un cielo vuoto? Brutto sistema, che potrebbe suscitare voglia di trasgressione in queste giovani signorine. Cominceranno a desiderare le stelle come diamanti.

IL MARESCIALLO:  Ci sto attento. So troppo bene che le bambine credono solo a ciò che vedono Ma per fortuna la loro fantasia è tale che possono trasformare la luce del sole in quella delle stelle del firmamento. Ora noi siamo in piena notte astrale.

LO SPEZIALE:  E le bambine ci credono!

IL MARESCIALLO:  Dov'é  la  bilancia volante,Daisy!

DAISY: Proprio sotto il signor Speziale.

IRENE: E per questo che si vede cosi bene.

IL MARESCIALLO: II vantaggio di queste costellazioni oceaniche sta in questo, che non erano note agli antichi e sono state battezzate da fisici, astronomi e scienziati. E’ un cielo assolutamente moderno. E pieno di oggetti, non di eroi: l' orologio, il triangolo, la bilancia, il compasso. Lo si direbbe un laboratorio. I bambini adorano i laboratori. Viola, passa dal triangolo alla macchina pneumatica!

VIOLA - Attraverso  la  bussola?

IL MARESCIALLO:  No, attraverso il pesce australe.

VIOLA - Ma ci sono undici miliardi di miglia.

IL MARESCIALLO:  Fai due salti, sciocchina. Molto Bene. E adesso, bambine, fate la Croce del Sud.

(Le Bambine cantando si dispongono a croce)

IL MARESCIALLO: - L'inconveniente di questo metodo sta evidentemente in questo, che gli faccio vedere il cielo come un pavimento e non come una Volta. E la notte come qualcosa su cui si può cam­minare.

LO SPEZIALE: Avranno per fortuna il tempo di ritrovarsi col naso all’insù e perdersi nella profondità della notte.

IL MARESCIALLO: La mia preoccupazione principale nella loro educazione è che io cerco di parlare loro della verità, e della razionalità, come ha insistito il signor Ispettore. Risultato? Sono tutte innamorate dello spettro!

LUCETTA - Come la signorina Isabella!

IL MARESCIALLO: Lucetta, meriti una punizione. Spegni la lampadina. Farai Ia stella morta per dieci minuti. Allora che cosa aspetti a spegnere questa lampadina?

LUCETTA - Le stelle morte brillano ancora per  milioni di anni dopo la morte.

IL MARESCIALLO: Spegni. Ad ogni modo è ora della ricreazione. Scioglietevi. (Le bambine sciolgono la fila ed escono).

LO SPEZIALE: Lei si interessa molto alla signorina Isabella?

IL MARESCIALLO: E non sono il solo, purtroppo. Ho l'impressione che, da stamattina, anche l'Ispettore sia al corrente.

Lo SPEZIALE - .AI corrente di che cosa?

IL MARESCIALLO: Non finga di cadere dalle nuvole! Lei sa benissimo che lo spettro continua ad apparire e che Isabella si trova con frequenza sospetta nei luoghi dov'esso si é fatto vedere.

Lo SPEZIALE - E ne ha tutto il diritto.

IL MARESCIALLO: Non ne ha affatto il diritto.  Lei appartiene a tutti noi, lei rappresenta il buon senso della città, il buon senso stesso della natura, lei non ha affatto il diritto di credere a queste strane entità. E lei, Speziale carissimo, non mi verrà a raccontare che crede davvero all'esistenza di questo spettro?

Lo SPEZIALE: Che esista già, no, non ne sono veramente sicuro. Ma é possibilissimo che esista da questa sera.

IL MARESCIALLO: Temo di non capire.

Lo SPEZIALE:Voglio dire che ho la netta impressione che stasera potremmo assistere alla nascita di uno spettro.

IL MARESCIALLO:  La nascita di uno spettro? Come? Perché?

Lo SPEZIALE:  Non so proprio, come, sarà una sorpresa. E perché? Perché non credo che una atmosfera così strana abbia colto la nostra città senza una ragione. Tutte le volte che, di fronte ad una comunità umana, la natura ha preso questo tono d'ironia, ne é sempre venuto fuori un evento misterioso. La nascita d'un profeta, uno scisma religioso, la scoperta di una nuova specie animale. Fu in uno di questi momenti che il primo cavallo é apparso per la prima volta dinnanzi alla caverna dei nostri progenitori. E noi non faremo eccezione.

IL MARESCIALLO: Che la città sia impazzita è vero!

Lo SPEZIALE - O meglio la città è in uno stato di grazia in cui tutti i desideri vengono esauditi

IL MARESCIALLO: Ma sì! Stamattina, alzandomi, ho pensato, Dio sa perché, a quella scimmia con il sedere multicolore che chiamano mandrillo. E uscendo con chi mi sono scontrato? Con un mandrillo! Un mandrillo addomesticato che certi zingari tenevano alla catena. Ma, ad ogni modo, davanti alla mia porta c'era un mandrillo.

Lo SPEZIALE: E se avesse pensato ad un arma­dillo, si sarebbe imbattuto in un armadillo, come se avesse pensato ad una martinicana avrebbe incontrato una martinicana. E ogni cosa avrebbe avuto una spiegazione semplicissima: un circo di passaggio, o il trasloco d'un governatore coloniale in ritiro. La città é in stato di grazia come chi alla «roulette» fa un «en plein» dopo l'altro.

IL MARESCIALLO: Ma allora non dovremmo intensificare la sorveglianza sulla signorina Isabella?

Lo SPEZIALE - Certamente. Perché la natura vuole sempre qualcosa in cambio. Le montagne non hanno mai partorito topolini, né le nuvole passerotti, ma tor­renti di lava  e fulmini. A noi con lo spettro è arrivato l’Ispettore, per esempio.

Il MARESCIALLO: Ecco che arriva il suo esempio.

(Entrano l’Ispettore, Il sindaco e il vice-sindaco)

L'ISPETTORE: Affari urgenti, signori, ecco la lettera che il Governo mi ha inviato a mezzo di corriere speciale. Legga, signor Sindaco, interessa anche lei.

IL SINDACO: Crede davvero che interessi me!

L'ISPETTORE: Quanto me, soprattutto la fine

IL SINDACO: Ma la fine, appunto ...

L'ISPETTORE: La prego di leggerla.

IL SINDACO: Sembra che il governo le sia affezionato.

L'ISPETTORE: Si, per mia fortuna.

IL SINDACO: Le manda un bacio sulla bocca adorata, le chiede cento franchi e si firma « Adele tua ».

L'ISPETTORE:Pardon, ho scambiato le lettere. Ecco quella giusta. Mi appello alla loro serietà, signori. Stiamo attraversando un'ora tragica.

IL SINDACO (leggendo)- «Il Consiglio superiore ha preso atto dei singolari avvenimenti che sono soprag­giunti a recar turbamento al vostro circondario. Appassionatamente laico, si rallegra nel constatare che l’isterismo collettivo trova in Francia un esu­torio che non è il miracolo. Non ci si attendeva meno dalla terra di Limoges che, fra il naturalismo druidico e il radicalismo contemporaneo, oltre alle superstizioni clericali, ha saputo gettare un ponte di credenze locali e pittoresche pur avendo dato tre papi alla cristianità ».

VICE-SINDACO: Io non ci ho capito nulla!

L’ISPETTORE: Certo, perché lei è molto ignorante!

IL MARESCIALLO: Da chi è composto il Consiglio Superiore!

L'ISPETTORE - Il nome stesso lo indica: da spiriti superiori.

IL SINDACO (continuando a leggere) - «Tuttavia…il carattere dei perturbamenti provocati dallo spettro in questione, certamente inesistente, nell'ambito della vita municipale non appare sufficientemente democratico per giustificare la tacita collaborazione deI governo. Di conseguenza questo Consiglio vi conferisce pieni poteri per sgom­brare definitivamente il circondario e mette a vostra disposizione le autorità civili e militari ...

VICE-SINDACO: Cioè ci mandano l’Esercito per cacciare uno spettro che secondo loro non esiste?

L'ISPETTORE: Immagino che per la sua mente limitata, questo non abbia significato! Ma io ora ho pieni poteri. Terminiamo la caccia.

VICE-SINDACO: Signor ispettore! In questi quindici giorni, da che stiamo dando la caccia alle bestie e alle genti sospette della città abbiamo pressoché esaurito la selvaggina. Non c’è più nessuno da cacciare. Nessun sospetto.

L'ISPETTORE – Davvero? E ieri, com'è andata!

IL SINDACO - Giornata insignificante.

L'ISPETTORE: Sugli animali, che novità?

VICE-SINDACO - Abbiamo preso al laccio e, sfortunatamente ucciso un cane che somigliava straordinariamente all’Onorevole Gigot, ma l’animale, nella morte ha ritrovato l'espressione di umanità e lealtà tipica della sua razza, allora abbiamo capito che era un falso allarme.

L’ISPETTORE: Episodio insignificante. Lei cosa ha sognato questa notte?

VICE-SINDACO - Che cosa ho sognato io! Perché?

L'ISPETTORE - Se l'atmosfera della città è purificata a tal punto, i suoi abitanti debbono fare i sogni più normali di Francia. Ricordi che cosa ha sognato!

VICE-SINDACO: Certo. Lottavo contro due giganteschi maggiolini che per sfuggirmi si trasformarono ad un certo punto nei miei piedi. Era imbarazzante. Rosicchiavano l'erba e, le assicuro, non c'è niente di più fastidioso che camminare su due piedi che brucano. Poi si mutarono in millepiedi e allora tutto prese ad andare per il meglio. Anche troppo.

L'ISPETTORE: E lei, mio caro Maresciallo?

IL MARESCIALLO: Ecco, è piuttosto delicato.

L'ISPETTORE: E’ un ordine, Maresciallo, lei cosa ha sognato?

IL MARESCIALLO: Amavo pazzamente una donna. in redingote che saltava attraverso un cerchio, col seno destro scoperto, e questa donna era lei, signor Ispettore.

L'ISPETTORE: Così signori, ecco il sogno - lusin­ghiero par me quanto volete - che voi chiamate un normale sogno francese. E moltiplicandolo per cinquanta milioni. osereste affermare che un tale residuo notturno è degno deI popolo più sensato e

pratico dell'universo!

VICE-SINDACO: In confronto al residuo notturno, come lo chiama lei, dei quarantasette milioni di sogni italiani, è probabile.

Lo SPEZIALE: Dunque, signor Ispettore, sembra. che questa atmosfera soprannaturale cominci a impressionarla.

L'ISPETTORE: Arrivo anche a lei, mio caro signor Speziale, è tutta colpa sua, del suo eterno sorriso, del suo costante silenzio se la lotta contro l’Influenza di Isabella in città non sia cambiata di una virgola. Sono oggetto di continue mistificazioni. Quando ho appena preso sonno il campanile della chiesa comincia a suonare pesantemente i suoi rintocchi. Basta che mi sieda su di una panchina perché questa diventi dipinta di fresco. Poco fa un rondone di dimensioni eccezionali è passato sopra di me senza purtroppo dimenticare di depositare sulla mia spalla i suoi escrementi. Perciò l’avverto: intendo porre fine a queste umilianti divagazioni, mettendo definitivamente Isabella fuori causa

LO SPEZIALE:Che c'entra Isabella in tutto questo!

L'ISPETTORE: Eccetto lei, tutti in città sanno che da quindici giorni in qua la signorina Isabella si reca quotidianamente ad un appuntamento. Ogni sera, verso quest’ora Isabella se ne sguscia fuori con l'aria ipocritamente disinvolta di chi va a trovare  l'evaso nel suo nascondiglio e gli porta da mangiare E dal momento che va in giro a mani vuote, è fuor di dubbio che il cibo che porta al suo protetto è il proprio sangue,la propria tenerezza... Un pasto da spettro. Forse anche con il dolce…

IL MARESCIALLO: Cosa vuole insinuare? Signor Ispettore!

IL SINDACO:Signor ispettore. Oggi ho fatto in modo di farla pranzare con Isabella per farle vedere come tutto di lei sia normale, vivo e reale. Avete mai visto un appetito più umano?

L'ISPETTORE: È questo che vi induce in errore. No, io l’ho osservata bene. Non si può negare che ha abbia fatto il bis della lepre in salsa reale e dato un fiero colpo alla paté di fegatini.

VICE-SINDACO: C’è anche chi ha fatto il tris vero Ispettore?

L’ISPETTORE: Non mi interrompa, testa di rapa! Ho notato che oltre al pasto di carne e di intingoli Isabella piluccava, forse senz’accorgersene, briciole di pane, granelli di riso, pezzettini di nocciola: insomma faceva uno di quei pasti che in Oriente si mettono nelle tombe dei morti. E poi avete notato il suo pallore? Noi dobbiamo seguire le sue mosse, lei sta nutrendo con il suo corpo il fantasma.

IL SINDACO: E cosa dobbiamo fare secondo lei?

IL MARESCIALLO: Evitiamo gli incidenti, signori, evitiamo gli scandali. La Signorina Isabella qualche volta ha chiacchierato con me. Lasciate che le parli io, che le faccia osservare i pericoli della sua condotta. Sono certo che la persuaderò.

Lo SPEZIALE:  Ed è lecito domandarle in che modo lei intende riportare Isabella alla ragione!

L'ISPETTORE: Con la forza. Non è senza ragione che per agire ho atteso che il governo mi mettesse a disposizione le forze armate della città. È necessario liquidare questa storia dello spettro. Io penso che non si tratti di uno spettro, ma dell’assassino del castello, che con la storia dello spettro se ne va in giro impunemente con la complicità della signorina Isabella sicuramente invaghita di lui. È qui che si incontrano, verso quest'ora. Gli ho teso un tranello: ad un mio segno più agenti della forza pubblica nascosti dietro quegli alberi si impadroniranno di lui .

IL SINDACO - Non contate sulla guardia campestre signor Ispettore. Siamo in apertura della caccia e…

L'ISPETTORE: Beh, ci sono sempre i gendarmi.

VICE-SINDACO: I gendarmi sono in quarantena alla gendarmeria c'è stato un caso di scarlattina.

L'ISPETTORE: È di scarsa importanza che un Ispettore prenda la scarlattina! Prevedevo che i miei sforzi sarebbero stati accolti con scarso entusiasmo e perciò ho preso le mie precauzioni.

IL SINDACO: Che cos'altro ha pensato!

L'ISPETTORE: Niente di eccezionale. Ho saputo che la città vicina ospita l'uomo che in tutta la Francia fa meno storie per mettere il cappio al collo dei banditi morti o vivi.

IL SINDACO - Il vecchio boia, che si è ritirato là a vivere?

L'ISPETTORE: Proprio lui: l'ho invitato qui, con una lettera e la promessa di cinquecento franchi Lo conoscete?

VICE-SINDACO - Nessuno lo conosce. Fa vita molto ritirata. Ma il suo invito lo farà muovere. Dove v'incontrerete?

L'ISPETTORE: Lo aspetto qui. Verrà armato.

VICE-SINDACO: Ma l'altro si potrebbe divincolare,difendere.

IL MARESCIALLO: Signor ispettore, vi prego. Mi permetta di parlare con la signorina Isabella, prima che sia troppo tardi .

L'ISPETTORE: Silenzio, signori, eccola. Vedete, le mie previsioni si realizzano. Le dò cinque minuti per convincerla, signor Maresciallo. Se no, io passo ai fatti ... Vi lascio soli. Noi andiamo incontro a quel boia che mi sembra cominci a tardare.

(Escono tutti tranne il Maresciallo).

IL MARESCIALLO:(a Isabella che si sta avvicinando) _ Com'è leggero il suo passo, signorina Isabella . Anche sulla ghiaia, lo si sente appena. Come il ladro che sa entrare nelle case senza far scricchiolare le scale e cammina inavvertito sul capo degli abitanti, così lei sgrana il suo passo sul confine stesso della provincia.

ISABELLA - Come parla bene, signor Maresciallo. È delizioso starla ad ascoltare.

IL MARESCIALLO: Si. Quando ho qualcosa da dire parlo bene. E con questo non é che giunga a dire esattamente ciò che voglio dire, con tutta la mia buona volontà, dico cose deI tutto diverse. Però le dico bene ... Non so se mi capisce.

ISABELLA: Ho capito che parlando deI confine della provincia lei ha voluto testimoniarmi la sua simpatia. Lei é molto galante con le donne ... È molto bello ciò che ha detto della signora Lambert. Quell’individuo, l’Ispettore, invece, è meschino in tutto quello che dice e che fa! Perché mi fa sorvegliare?

IL MARESCIALLO:  Ce l'ha detto poco fa. Ritiene anormale che si possa credere agli spettri.

ISABELLA:  Anormale cre­dere agli spettri! Per me, è anormale l'indifferenza che i vivi hanno per i morti. Siamo ipocriti senza pudore. I miliardi di cristiani che affermano che i morti hanno un'altra vita lo dicono senza crederci, oppure, non appena parlano dei morti, diventano egoisti e miopi.

IL MARESCIALLO:  Ma lei signorina Isabella, non é più miope. Lei li vede?

ISABELLA - Non molto chiaro, ancora ... Ne vedo soltanto uno.

IL MARESCIALLO: Che pero è bello, dicono in città...

ISABELLA - Non è mica brutto.

IL MARESCIALLO: E magari anche giovane.

ISABELLA: Una trentina d'anni.  

IL MARESCIALLO: Le si avvicina, Lei gli permettete di toccarla?    '

ISABELLA - Non si avvicina. E io non mi avvicino a lui. So troppo bene come il respiro umano possa offuscare le cose.

IL MARESCIALLO: E chissà quanto tempo restate così, l'uno di fronte all'altra.

ISABELLA - Ore.

IL MARESCIALLO: - E le sembra proprio di comportarsi in maniera ragionevole?         ,

ISABELLA - Signor Maresciallo egregio, durante tutta la mia giovinezza e in obbedienza ai miei maestri mi sono ostinata a non voler ascoltare altra voce che quella di questo mondo. Hanno insegnato soltanto, alle mie compagne e a me, una civiltà da egoisti, una educazione da termiti. Dovevamo chinar gli occhi davanti a un uccello troppo vivace nei colori, a una nuvola troppo modellata, a un uomo troppo uomo. Siamo uscite da scuola conoscendo a fondo soltanto una parte ben meschina dell'universo: la parete interna delle palpebre. Il terribile egoismo umano il cui dogma è di rendere impossibile o sterile ogni legame con altri che non siano le creature umane, è di far dimenticare tutti i linguaggi conosciuti dall'infanzia. In quest'obbedienza idiota ai pregiudizi quante domande abbiamo respinto? Domande che ci venivano da ogni piano, da ogni regno del mondo. Io sola ho avuto il coraggio di rispondere.

Il MARESCIALLO: E risponderà anche ai vivi?

ISABELLA: Certamente

                                                               IL MARESCIALLO:  Al vivo che le domanderà di vivere con lui, di essere suo marito?

ISABELLA : Gli risponderò che posso sposare soltanto il vivo che non mi proibirà di amare insieme la vita e la morte. 

IL MARESCIALLO:  La vita e la morte, passi; ma un vivo e un morto è troppo. Perché se ho ben capito lei continuerà a ricevere lo spettro.

ISABELLA: Si capisce! Ho la fortuna di aver amici fuori da questo mondo e desidero mantenerli.

IL MARESCIALLO: Ma forse chi la sposerà non sarà disposto a tollerare nulla fra voi due, anche se questo nulla è invisibile e impalpabile.

ISABELLA - Ci sono molte cose impalpabili tra marito e moglie. Una più, una meno.

IL MARESCIALLO:  Fra marito e moglie?

ISABELLA: Non fosse altro che i loro sogni. O la voce per esempio.

IL MARESCIALLO: La voce?

ISABELLA - Ci sarà certo nella voce di mio marito un'intonazione che mi piacerà particolarmente e che non sarà sua e che potrò amare senza dirglielo. Crede che penserò sempre a mio marito, mio caro Maresciallo, ogni volta che lo guarderò nelle pupille?

IL MARESCIALLO: Stia attenta, Isabella.

ISABELLA: Attenta a cosa?

IL MARESCIALLO:Non si fidi dei morti o dei falsi morti che gironzolano intorno alle fanciulle. Le loro intenzioni non sono oneste.

ISABELLA: Quelle dei vivi lo sono di più?

IL MARESCIALLO: Il loro gioco è ben chiaro: cercano di separare una creatura dagli altri esseri umani. Con la curiosità l’attirano lontano dalle masse che amano mangiare, bere e comprare abiti eleganti e l’assorbono.

ISABELLA: Non insista, caro Maresciallo. Il mio spettro è l'unico della folla innumerevole dei morti che sia riuscito a giungere fino a me. E lei può essere certo che non é stato l'unico a tentare il viaggio. Spesso sento che altri vorrebbero cercarmi…  una fanciulla che ha fede in loro! Sento in ognuno di loro il desiderio di ritrovare un corpo, un aspetto. Tutti sanno che io non li accoglierò con scongiuri e riti magici, ma umanamente, semplicemente ... Nelle loro visite i morti desiderano tanto che gli si dica: «Riposatevi un poco deI vostro eterno riposo. Sedetevi, Per me è come se non ci foste ... ». Desiderano vedere un fiore sbocciato, un canarino che cinguetta, Andiamo a trovare Isabella, dicono miliardi di esseri silenziosi, ci aspetta ... andiamo ... può darsi che siamo così fortunati da vedere il Maresciallo o lo Speziale… Ma gli mancano le forze per un tale viaggio, esitano e un soffio segreto li disperde o li fa indietreggiare ... Solo il mio spettro per un miracolo di forza di volontà è riuscito a superare l'abisso. Come potrei respingerlo!

IL MARESCIALLO: Isabella! Non si arrischi ai confini della vita umana! Il suo gesto produrrà la conseguenza di quell’abitante deI nostro sistema solare che, un bel giorno, per sciagurata esperienza sconvolgerà le leggi di gravità. Per demolire la ragione umana basta un nulla. Ha mai pensato che come questo morto ha superato il baratro dell’altra esistenza, mille altri potranno farlo?

ISABELLA: E che ci sarebbe di male? Lei mi ha chiesto Signor Maresciallo, come dovrà essere l’uomo che un giorno stringerò tra le braccia. Gliel’ho detto. Se è per strapparmi a tutto ciò che mi chiama, se è per chiudermi la bocca con i suoi baci, per distogliermi gli occhi con lo sguardo, per concorrere con le altre coppie a formare questo miserabile blocco d’umanità preferisco che non si avvicini. Io sognerò lo spettro. Nella vita bisogna scegliere. Addio: mi aspetta ....

IL MARESCIALLO: Aspetti, signorina… La prego, almeno non oggi ..

ISABELLA - Devo andare.

IL MARESCIALLO:  La scongiuro. Per il suo bene: non vada via  L'ispettore cerca di prendervi in trap­pola tutti e due. Eviti di incontrarsi con lui.

ISABELLA - Lo rivedrò oggi stesso, in questo stesso istante. E la prego di lasciarmi sola

IL MARESCIALLO: Non la lascerò da sola. Cosi lo vedrò anch'io.

ISABELLA: Non credo. Resterei molto male se­ scoprissi che non è visibile soltanto a me.

IL MARESCIALLO:  Lo vedrò, lo toccherò. Così le dimostrerò che è un impostore.

ISABELLA: Non lo vedrà mai

IL MARESCIALLO: Perché?

ISABELLA: Perché? Perché è già qui.

IL MARESCIALLO:  Dove Qui?

ISABELLA: Qui, vicino a noi. Ci sta guardando e sorride.      

IL MARESCIALLO: Non scherzi. L'ispettore sta disponendo i suoi uomini per pren­derlo vivo o morto.

ISABELLA: Uno spettro, vivo o morto, è abba­stanza umoristico ... Oh! Mi chiama verso la luna (Esce).      

L'ISPETTORE (entrando con il sindaco, il vicesindaco e lo spe­ziale): E allora, mio caro Maresciallo, a guardarvi si direbbe che non é riuscito a combinare un bel niente.

IL MARESCIALLO:  Domani andrà meglio.

L'ISPETTORE: Ci siamo già, a domani. Per oggi, mi faccia il piacere di radunare le sue allieve che stanno a gironzolare per il bosco e, adesso che si fa notte, si potrebbero smarrire. (Il Maresciallo  esce. L'ispettore fa un cenno ai due boia fuori scena)A noi, galantuomini. (I boia entrano con mannaia e coltellacci) Saresti tu il vecchio boia?

PRIMO BOIA: Certo che lo sono.

Lo SPEZIALE - E allora, quello là chi è?

SECONDO BOIA: Io sono il vecchio boia.

L’ISPETTORE - Uno di voi due mente. Uno di voi due è un impostore che vuole pigliarsi i cinque­cento franchi. (I due boia protestano contemporaneamente)Fatemi vedere i documenti. Ah! Eccolo il bugiardo. Queste carte ti smascherano, caro mio. Tu sei l'ex contrabbasso deI casinò d'Enghien.

PRIMO BOIA: La questura, come lei sa, non dichiara mai la nostra professione sui documenti. Per evitarci seccature ci attribuisce un'occupazione inoffensiva, generalmente musicale.

SECONDO BOIA - Proprio così! Io sono un secondo flauto.

L'ISPETTORE: Fate vedere che cosa avete in tasca ... Signor sindaco, dal contenuto cercheremo di indovinare qual é il vero boia.

IL SINDACO: Questo qui ha un cavatappi, una conchiglia e due stuzzicadenti.

IL VICE SINDACO: Quest’altro ha un mozzicone di matita copiativa, due caramelle e un pettine da donna.

L'ISPETTORE - Pressappoco quel che si trova nelle tasche di tutti coloro ai quali le si fanno vuotare all'improvvîso.

VICE-SINDACO: Eppure mi sembra che dovrebbe essere uno scherzo da nulla distinguere un boia da un pacifico cittadino.

L'ISPETTORE: Allora ci provi lei intelligentone!

VICE-SINDACO: Sembra che i cani drizzino il pelo davanti al boia. Acchiappiamo un cane da pastore…

L’ISPETTORE: Mi dica la verità, signor Sindaco, da chi è stato raccomandato questo?  SINDACO: Gli faccia qualche domanda sul loro mestiere, lei é quello degli esami.

L'ISPETTORE: Vada per l'esame dei boia ... Sarà sempre meglio di quello delle scolare ... Tu, di che legno è fatta la ghigliottina?

PRIMO BOIA: Del legno della croce di Cristo, di quercia, meno la cornice dello scivolo...

SECONDO BOIA:…che è deI legno della croce indiana, di legno di tek ...

L'ISPETTORE: Tu, che cosa ha detto Madame Du Barry, salendo sul patibolo?             ,

PRIMO BOIA: Ha detto: “ Ancora un momentino, signor boia, ancora un momentino».

L'ISPETTORE: A te. Chi ha detto al boia: “Attento alla barba, carnefice. Desidero che resti intatta, perché sono stato condannato ad aver mozzata la testa, non la barba ».

SECONDO BOIA: Thomas More, o Tommaso Moro, se preferisce nel­l'anno 1535.

L'ISPETTORE: Non riesco a farli cadere in errore. Tu, che cos'è l'ordinanza del gennaio 1847?

PRIMO BOIA: È l'ordinanza Dunoyer de Segonzac con la quale si ricorda al condannato che l'esecuzione è una cosa seria.

SECONDO BOIA: E gli si proibisce di ridere e scherzare lungo la strada allo scopo di provocare l'ilarità dei pubblico!

L'ISPETTORE:Tu: com'è la canzone dei boia?

PRIMO BOIA: Quale, quella deI boia fortunato?

SECONDO BOIA: Oppure quella della donna carnefice?

L'ISPETTORE: Quella dei boia fortunato. La conosce?

SECONDO BOIA: La cantiamo da mattina a sera!

PRIMO BOIA:  Canzone deI boia fortunato:

Sul crocicchio deI mercato presso la ghigliottina

un'alba, flore rosato, m'unge di brillantina.

SECONDO BOIA:

Niente Regnanti qui sul prato, niente belle regine

Io mi muovo, profumato,con la mia risatina.

PRIMO BOIA:  Ma che l'aurora, flore rosato.

SECONDO BOIA:  M'abbia di sangue la man colorato.

PRIMO BOIA: Di Maria Stuarta qui nel prato.

SECONDO BOIA: E di Robespierre il decapitato

PRIMO E SECONDO BOIA:Io sono un boia… un boia fortunato!

L'ISPETTORE: Al diavolo l’esame! Visto che vi ostinate ad essere boia entrambi, vi dividerete il premio. (entrambi approvano) Siete armati, vedo. Avete anche delle pistole? Bene. Ora nascondetevi dietro a quell’albero

PRIMO BOIA: Non ci sarà mica da aspettare troppo vero? Dopo mezzanotte, se non vado a dormire mi viene da vomitare.

L'ISPETTORE: Fra un quarto d'ora sarà tutto finito ...Se Dio vuole. Da questa strada giungerà una ragazza ...

PRIMO BOIA: Salute all'unico autentico boia, l'amore!

L'ISPETTORE: E subito, davanti al boschetto, comparirà un giovanotto ...

SECONDO BOIA: Salute all'unico autentico condannato, l'amante!

L'ISPETTORE: Lasciateli parlare per cinque mi­nuti. Poi, ad un momento stabilito, fate fuoco su di lui. Avete l'autorizzazione dei governo.

SECONDO BOIA – Momento stabilito…per esempio quando dirà: Obe­lisco o Piramidi.

L'ISPETTORE:Perché?

SECONDO BOIA - Sono parole che si sentono bene. Col mio aiutante, usavamo sempre queste parole.

L'ISPETTORE - Già: ma quello, magari, non avrà motivo di dire Obelisco e Piramidi prima di cinque anni. Però c'è una parola che piace ai tipi come lui e che torna sovente nella loro conversazione.

PRIMO BOIA: E sarebbe?

L’ISPETTORE: La parola: vivo.

PRIMO BOIA: Capito. Allora, quando dirà vivo noi spariamo

SECONDO BOIA: Vivo.

Lo SPEZIALE:Gli dica che stiano attenti, signor Ispettore.

L'ISPETTORE: A lei dico di stare attento. Un'ul­tima domanda. Chi era, amici miei, Axel Petersen?

PRIMO BOIA: Era il boia-macellaio di Goteborg.

SECONDO BOIA - Che ghigIliottinò tranquillamente un fantasma. 

L'ISPETTORE: Sanno il fatto loro! Ed ora non perdiamo più tempo. Qui bisogna cercare Isabella: è lei che ci deve guidare a lui.

(L'ispettore esce con i boia).

IL SINDACO - Sorridete in un momento come questo, Speziale?

VICE-SINDACO: Bisogna trovare un modo per aiutare Isabella.

LO SPEZIALE: Lei crede, caro il mio vice-sindaco, che Isabella abbia bisogno della nostra protezione? L'ira dell’Ispettore contro di lei non vi fa venire in mente nulla?

IL VICE-SINDACO: Si, mi ricorda la rabbia degli insetti prigionieri che cercano di uscire da un barattolo di vetro dove sono stati imprigionati da un monello.

Lo SPEZIALE - Esatto.. Si muovono in realtà troppo diverse per potersi nuocere a vicenda. Sono separati soltanto da un vetro.. Vivono in due parti della vita completamente differenti dove ciò che per uno é spettro per l'altro è carne e viceversa.

IL SINDACO: Allora lei crede che noi ce ne possiamo andare senza che Isabella non corra alcun rischio?

Lo SPEZIALE: Contate su di me.

IL SIN'DACO: Ad ogni modo andiamo a dare un’occhiata (Escono Sindaco e vice-sindaco)

Lo SPEZIALE (solo): Il mio ruolo anche questa volta è di accordatore. Questa situazione necessita di essere accordata. (Estrae un diapason suona all’interno la natura risponde al suono) Su una nota giusta l’uomo è più sicuro che su un transatlantico (suona nuovamente nel diapason e la natura risponde, esce)

Lo SPETTRO (entrando con Isabella) : Mi aspettava?

ISABELLA: Non giustificarti. Se fossi uno spettro, mi attarderei anch’io nel crepuscolo Se, come te potessi fasciare con l'ombra ogni cosa che tocco e vedo, se potessi prendere a mio piacimento la forma di un uccello immobile sul ramo, d'un bambino, d'un roseto in fiore, non sarei arrivata. Ciò che ti rimprovero è di essere venuto solo anche questa sera, sempre solo. Non sei ancora riuscito a farti accompagnare da nessuno dei tuoi amici, nessuno è stato capace di seguirti?

LO SPETTRO: Nessuno

ISABELLA: Ieri, dopo tante discussioni avevamo pensato che il mezzo migliore per risvegliarli, fosse un lungo grido, un lungo pianto uniforme ripetuto senza tregua. Come la sirena dei battelli, che percuote anche le molli meduse. Ma tu hai lanciato questo grido?

Lo SPETTRO: Si

ISABELLA: Da solo? E non si é unito, a poco a poco, alla tua voce l'eco di mille pianti uguali...

Lo SPETTRO: Mi sono scontrato con il sonno dei morti.

ISABELLA: Dormono i morti?

Lo SPETTRO: Dormire? Per Io più c'é come un fremito, nei luoghi dove si radunano. Li anima un'ansia di attività cosi intensa che potrebbe tal­volta tradursi in sonorità. Quelli che arrivano nuovi in queste ore cantano in una specie di vibrazione felice su cui si placa l'ultimo riflusso della vita. Li agita in eterno il dolce altalenare della terra. Qualche volta, invece, la massa si ripiega, è imprigionata come nel ghiaccio, posseduta da un letargo invernale in cui i morti ultimi precipitano la loro luce fioca, perché il sonno dei vivi è splendore e sole.

ISABELLA: E durerà molto?

Lo SPETTRO: Secoli. .. come secondi ...

ISABELLA: E non c'è speranza d’'aiuto?

Lo SPETTRO: Per quanto sta in loro, non credo..

ISABELLA: Non dire cosi. Fra coloro intorno a me che il destino ha portato via ce ne sono di quelli che ho sentito immediatamente e definitivamente scomparsi, cancellati dalla vita e dalla morte. Li ho lasciati nel nulla, come un sasso.. Ma ce ne sono altri che ho dato alla morte come a una missione, a un tentativo, per i quali la morte m'è sembrata invece una strada amica. Non mi dirai che anche quelli, come. arrivano, possano dimenticare o disperdersi?

Lo SPETTRO: Non sono mai arrivati! Io non li ho mai visti.

ISABELLA: Ma anche tu ti tiri indietro adesso? La tua massima aspirazione è quella di apparire come fantasma in una cittadina di provincia?

Lo SPETTRO: Anche i morti hanno i loro sonnambuli. Forse iosono un sonnambulo.

ISABELLA: No, sono stata io a prenderti in trappola.

Lo SPETTRO: Che trappola?

ISABELLA: Ho una trappola per prendere i morti.

LO SPETTRO: Sei una maga?

ISABELLA: È una magia naturale la mia .. Quando ho immaginato che cosa possono pensare i morti non ho attribuito a loro ricordi o visioni, ma solo la conoscenza di riflessi, riflessi sulle cose naturali della natura.  

LO SPETTRO: E allora?

ISABELLA: Allora questo bosco è apparentemente un bosco per i vivi, il luogo dei pic-nic di una piccola città di provincia. Ma a guardarlo più da vicino ci si accorge che ogni cosa è disposta in modo che quel riflesso di luce sulle foglie, sulla corteccia dell’albero è continuamente trattenuto dal sole durante il giorno e dalla luna durante la notte. Tu hai guardato questo riflesso, hai seguito questo riflesso e sei arrivato a me. Poi qualche cosa ti ha trattenuto. Cosa?

LO SPETTRO: Che cosa mi ha trattenuto? La tua voce prima di tutto. Quel modo allegro di parlare, la tua risata. Ma soprattutto questa fiducia così generosa, per cui non ti hai mai neanche sfiorato l’idea che ti puoi essere sbagliata e che io sia…

ISABELLA: Che tu sia cosa?

LO SPETTRO: Che io sia…Vivo

(Si sentono due spari. Lo spettro cade a terra. Entrano i Boia, il Sindaco, il Vice- Sindaco, l’Ispettore,  Lo Speziale)

Il SINDACO: Chi ha sparato?

VICE-SINDACO: Là c’è qualcuno a terra!

L’ISPETTORE: Guardate tutti un falso spettro, un vero cadavere.

LO SPEZIALE: Cosa avete fatto, miserabili?

L’ISPETTORE: Dovreste ringraziarci, abbiamo liberato Isabella dalla sua pazzia, la città dalla sua vergogna e il circondario da un assassino.

SINDACO: Venga, signorina Isabella. Questo poveretto è stato punito per la commedia che recitava.

PRIMO BOIA: Il cuore si è fermato.

L’ISPETTORE: Perfetto. Niente è più inquietante di un morto con il cuore in movimento.

LO SPEZIALE: Com’è bello! Perdonaci, splendido cadavere!

L’ISPETTORE: Lei è pazzo! Perdonarci, perché?

LO SPEZIALE: Perché la volgarità ha sempre ragione, , perché solo gli occhi miopi vedono bene, perché ci sono cadaveri e non spettri.

(Il cadavere si alza, identico al corpo steso per terra. Tutti lo vedono. Isabella e il Sindaco che stavano uscendo si fermano)  

PRIMO BOIA: Signor Ispettore…

L’ISPETTORE: Speziale, ci vedo bene? C’è qualcuno di fronte a lei?

LO SPEZIALE: Sì.

L’ISPETTORE: Un giovane abete, probabilmente, che nell’emozione generale ci appare come …

VICE-SINDACO: Sta avanzando verso di noi…

L’iSPETTORE: Calma. Ragazzi è perfettamente normale, si chiama miraggio. Vi sembra normale o vi sembra che si sollevi leggermente da terra?

LO SPEZIALE: Tiene la testa alta.

L’ISPETTORE: Allora è un alone. E’ il notissimo alone di Chevreul la cui composizione è più instabile di quella dell’acqua. Basta un niente a dissiparlo. ( Si mette a gesticolare davanti al fantasma, ma questo continua a d avanzare lentamente)

Questa pazza ragazza può essere soddisfatta. L’allucinazione collettiva si è impadronita persino dei funzionari dipartimentali.

LO SPETTRO: A domani Isabella!

L’ISPETTORE:E si manifesta anche come follia uditiva. Cosa sta dicendo del bicchiere di sangue?

PRIMO BOIA: Non parla di sangue, ma di ghigliottina.

LO SPETTRO: A domani, alle sei, domani ci sarete tutti.

L’ISPETTORE: Un colpo, come fa a sapere che mi verrà un colpo.

SECONDO BOIA: Ed io un incidente con l’ascia?

LO SPETTRO: Cala la notte. Tutto comincia da domani. (Buio, escono tutti)

(Si sentono le voci delle bambine e del Maresciallo)

MARESCIALLO (Fuori scena): Lucetta! Lucetta! Lucetta, mi vuoi dire perché rimani sempre indietro? (Lucetta entra in scena)

LUCETTA: Perché cercavo i bruchi fosforescenti con la lampadina.

MARESCIALLO (fuori scena): Lucetta!

LUCETTA: Ho perso il berretto! (Lancia in aria il berretto e intanto vede lo spettro, cerca di toccarlo e gli fa il verso)

MARESCIALLO( fuori scena): L’hai trovato?

LUCETTA: L’ho trovato! L’ho trovato! (Fa marameo allo spettro ed esce).

TERZO  ATTO

(E’sera, arrivano nel bosco l'ispettore, il Sindaco,Il Vice-Sindaco le bambine, in fila indiana e camminando in punta di piedi).

L'ISPETTORE: Che ore sono?

IL VICE-SINDACO: Le cinque e trentotto, ma perché siamo passati dal bosco? L'ISPETTORE: Non mi aspettavo che lei, zuccone, avesse capito, lo spettro ha detto che ci saremmo visti oggi alle sei. Restano ventidue minuti. Per ora aspettiamo qua, se non arrivasse andremo a casa di Isabella. Abbiamo tutto il tempo per prepararci una trincea.

IL SINDACO: Una trincea?

L'ISPETTORE: Devo credere, signor sindaco, che lei non si renda conto che in questo particolare momento di angoscia in cui ci prepariamo ad un’invasione tutt’affatto che simpatica, è necessario occupare le trincee più vicine al nemico!

IL SINDACO: Le tombe?

L’ISPETTORE: Ieri dopo quella visione collettiva ho fatto cercare dai due boia il cadavere di quel tizio, ma non si è trovato da nessuna parte, c’era solo un cerchio d’erba bruciata a livello del suolo. Allucinazione o spettro, oggi l’azione continua.  

IL VICE-SINDACO: Ma se Isabella ci trova cosa dirà?

L’ISPETTORE: Non ci troverà, ho fatto mettere in ritardo di un’ora tutti gli orologi della città! E poi, Gilberta, arrampicati sull’albero, se vedi qualsiasi cosa diccelo! (Sale)

GILBERTA: Vedo le signorine Mangebois.

L’ISPETTORE: Qualsiasi cosa tranne le Signorine Mangebois! Anche gli animali, oggi sono tutti sospettati!

GILBERTA: Vedo il gatto del farmacista che sta salendo sopra la gattina della signora Lambert.

L’ISPETTORE: Oh! Scendi subito! (Gilberta scende dall’albero)Quanto ho detto per le signorine Mangebois vale anche per il gatto del farmacista! Irene, sali tu e non guardare niente che riguardi le Signorine Mangebois o la Signora Lambert, chiaro?

IRENE: Va bene (Sale) Devo segnalare anche gli alberi?

L’ISPETTORE: Gli alberi non camminano, ochetta.

IRENE: E’ quel che credevo, ma…Signor Ispettore, mi sembra che il bosco avanzi…

L’ISPETTORE: Non dire sciocchezze! Viola prendi il suo posto, mi sembra che tu sia un po’ troppo nervosa ragazza mia! (Le bambine si scambiano) Signor Sindaco, mi faccia il resoconto preciso di quanto avete detto ieri sera all’assemblea dei cittadini. Ci hanno conferito il pieno mandato?

IL SINDACO: Ce l’hanno conferito!

L’ISPETTORE: Avete fatto loro presente il pericolo che li minacciava per colpa di Isabella? Avete riferito le parole dello spettro? Ovvero che tutti i morti di ogni età sarebbero tornati per vivere in eterno con loro, senza lasciarli mai più?

Il SINDACO: Tutti sono stati avvisati.

L’ISPETTORE: E come hanno reagito?

IL VICE-SINDACO: Il pizzicagnolo si è infuriato perché i morti non mangiano e lui teme di andare in bancarotta. E così pure l’architetto Blanchard che teme che nessuno abbia più bisogno di case.

L’ISPETTORE: Il notaio?

IL VICE-SINDACO: Lui i morti ne ha conosciuti parecchi da vivi, e dice che non tutti sono raccomandabili. L’addetto ai registri poi teme di avere doppio lavoro, teme di dover compilare i nomi dei defunti per poi riscriverli daccapo. Ma il più infuriato di tutti era Chabert il becchino! Tutti si sono pronunciati, tranne lei signor Ispettore!

L’ISPETTORE: La mia unica passione, signori è collezionare le maioliche provenzali a soggetto spinto e i francobolli non dentellati delle Antille e non penso che riuscirei a farlo sotto la stretta osservazione dei miei avi.

SINDACO: Oh, io possiedo un bellissimo francobollo di Bahama, se lo vuole.

L’ISPETTORE: Grazie, molto cortese, a buon rendere!

VIOLA: Signor Ispettore, le case si muovono?

L’ISPETTORE: Ma siamo sicuri che questa non è una pianta di mariyuana? Certo che no, sciocchina!

VIOLA: E’ quel che credevo anch’io, ma…

L’ISPETTORE: Daisy, sostituisci Viola, e voi bambine mettetevi in circolo, ho trovato in un vecchio manuale il testo di uno scongiuro infallibile!

IL VICE-SINDACO: Ma lei non era quello che non credeva agli spettri?

L’ISPETTORE: Ha parlato la zucca vuota! Bambine ripetete l’ultima parola di ogni frase che dirò, è importante!

BAMBINE: Importante!

L’ISPETTORE: Non ancora.

BAMBINE: Ancora.

L’ISPETTORE: Vabbé, adesso comincio. (Si mette in mezzo alle bambine e comincia l’invocazione) Si, sono io, superstizione. Chi, io? Io, l'Umanità!

LE BAMBINE : L'umanità.  

L'ISPETTORE: Che cos'é l'umanità? Sono qui proprio per dirvelo e per sbarrarvi lavia con questa sola rivelazione. L'umanità é un’impresa sovrumana.

LE BAMBINE: Sovrumana.

L'ISPETTORE:Che ha per scopo di isolare l'uomo, da quella folla che é il cosmo.

LE BAMBINE:Cosmo.

L'ISPETTORE: In virtù di due forze che si chiamano amministrazione e istruzione obbligatoria…    

LE BAMBINE:Obbligatoria.          

L'ISPETTORE: L'amministrazione isola il suo corpo distraendo tutti dai luoghi troppo belli ... Bisogna vederla, aiutata dai consigli municipali e dal genio militare ...

LE BAMBINE: Dal genio militare ...

L'ISPETTORE: Come divide i parchi, demolisce i chiostri, costruisce edicole d'ardesia e di maiolica ai piedi delle cattedrali e dei monumenti storici, fa delle fogne le vere arterie della civilizzazione e combatte l’ombra in tutte le sue forme, soprattutto di albero. Chi ha visto come ha abbattuto i viali di platani secolari lungo le strade non ha visto nulla in confronto…   

LE BAMBINE: Nulla in confronto.

DAISY: Eccolo, Ispettore.

L’ISPETTORE: Eccolo, chi?

DAISY: Lo spettro. Viene da questa parte.

L’ISPETTORE: Troverà il fatto suo. Non mi farò prendere come un imbecille.

LE BAMBINE: Imbecille. (L’Ispettore esce dal cerchio).

IL SINDACO: Venite, bambine, venite.

DAISY: Era per scherzo, signor Sindaco. E’ soltanto la signorina Isabella con lo speziale

IL SINDACO: Nascondiamoci ugualmente. (Tutti escono)

ISABELLA: Grazie, caro speziale, grazie a lei arrivo puntuale. Lei crede che verrà davvero?

LO SPEZIALE: Ritornerà ... ne sono sicuro ...

ISABELLA: Lei rimane con me, vero?

LO SPEZIALE: Non vuole vederlo da sola?

ISABELLA: Ieri, ha creduto opportuno farsi vedere da tutti. Non é più lospettro

d' Isabella, è lospettro della città. Ha visto in città cosa succede? Sulla piazza le signorine Mangebois tengono consiglio in permanenza. Oggi non c'é altro argomento di conversazione su tutte le bocche se non il nostro segreto. Gli occhi di tutti si preparano a vedere lo spettacolo: lo spettro. Il nostro legame aveva senso solo nella sua intimità. Perché dovrebbe tornare?

LO SPEZIALE: Perché ha bisogno di lei.

ISABELLA: Per tornare su questa terra?

LO SPEZIALE: No, per andarsene.

ISABELLA: Non capisco.

LO SPEZIALE: Il suo spettro Isabella non riesce più a trovare la via per tornare nel regno dei morti.

ISABELLA: E come posso aiutarlo io, una semplice ragazza?

LO SPEZIALE:  Lei ha mai sentito di un’avventura di un fantasma senza una fanciulla di mezzo? Lei probabilmente possiede la chiave per farlo ritornare nel suo regno e lui lo ha capito. Un giorno davanti a lui, lei dirà una frase che gli farà aprire la porta dell’altro regno e, mi creda, non è poi lontano questo giorno. Addio. (Esce)

ISABELLA: Aspetti, rimanga con me, signor Speziale. E’ giunta l’ora. (Entra il Maresciallo tutto impomatato ed elegante)

IL MARESCIALLO: Non parli, signorina. Non dica nulla, la prego. Essere qui con lei è la gioia più grande per me…

ISABELLA: Caro signor Maresciallo…

IL MARESCIALLO: No, non parli. Lei non é qui, io sono qui e l’anelo, vedo nelle foglie dell’albero il suo viso, sento nell’erba del prato il suo profumo, se chiudo gli occhi vedo il suo viso raggiante illuminato dal sole al tramonto. Vedo il suo nasino che si arriccia come quello di una bimba quando mangia una tavoletta di cioccolata…

ISABELLA: Maresciallo, io…

IL MARESCIALLO: Non mi interrompa, signorina, anche se il suono della sua voce è leggiadro come quello di una gazza ladra, e le parole tintinnano nelle mie orecchie come zecchini d’oro.

ISABELLA: Maresciallo, carissimo, io non so cosa pensare…

IL MARESCIALLO: Perché vicino a lei ogni cosa é genuina? Se lei vede i fantasmi é perché é la sola a vedere i vivi. E’ la sola persona pura nel circondario. E il nostro Parsifal.

ISABELLA: Posso comunicarle, signor maresciallo, che sto aspettando una visita?

IL MARESCIALLO: Ho finito. Volevo togliermi una voglia, una volta nella vita, di dire a me stesso ciò che penso d'Isabella, di dirmelo ad alta voce. Non si sa più parlare ad alta voce. Certo, si ha paura di sapere ciò che si pensa. Bene: ora, io lo so.

ISABELLA: Anch'io, e ne sono commossa.      '.

IL MARESCIALLO: E allora pazienza, signorina Isabella, pazienza. Bisogna che le parli… 

ISABELLA:Di chi?

IL MARESCIALLO: Di me. Soltanto di me.

ISABELLA:Si é messo troppo elegante per parlare di lei, signor Maresciallo.

IL MARESCIALLO: Non prenda in giro la mia eleganza. In questo momento é la mia unica forza, o meglio, il pensiero delle persone che quest' abito dovrebbero vestire in quanto legittimi proprietari di questi capi d'abbi­gliamento, mio nonno, del quale ecco il bastone da passeggio; il mio pro-zio di cui potete vedere la catena dell'orologio; e mio padre il quale penso che questa giacca fosse ancora troppo nuova per portarsela nella tomba. Solo la bombetta e mia. Per cui mi mette a disagio, soprattutto moralmente. Mi permetta di posarla.

ISABELLA: Suo padre! Suo nonno! Che cosa vogliono da me?

IL MARESCIALLO: Non lo indovina ... La mano, signorina Isabella, essi hanno l'onore di chiederle la mano .

ISABELLA - La mano!

IL MARESCIALLO:  Non risponda, signorina. Le chiedo la mano non una risposta. Mi risponda pure domani o dopodomani così prima del suo rifiuto potrò crogiolarmi nella felicità del fatto che lei stia prendendo in considerazione il fatto che ci sia qualcuno in questo basso mondo che pensa solo a lei, qualcuno che si chiama Roberto, più altri due nomi meno confessabili…Oh, mi lasci andare, non mi risponda la prego…

ISABELLA: No, rimanga, signor Roberto…Sono rimasta così sorpresa, lei arriva in questo momento così difficile per me…

IL MARESCIALLO: L’ho scelto apposta questo momento. L’ho scelto perché ho sentito improvvisamente che posso combattere quello sciocco spettro direttamente, quello spettro che non capisce il turbamento che la sua presenza provoca in lei. Io posso dimostrargli la sua impotenza e aiutarla, signorina Isabella, offrendole la sola strada normale verso la morte.

ISABELLA: Quale strada?

IL MARESCIALLO: La vita. Con la sua quotidianità buona o cattiva che sia, e con gli imprevisti.

ISABELLA: Imprevisti? Io adoro gli imprevisti, ma non mi sembra che nella sua vita ci siano molti imprevisti.

IL MARESCIALLO: Si sbaglia, Isabella, lei sa che noi funzionari militari ogni circa tre anni  cambiamo residenza.

ISABELLA: Già. Ma tre anni sono lunghi.

IL MARESCIALLO: Ecco dove sopravviene l’imprevisto: all'inizio di questi tre anni, l’amministrazione ci comunica i nomi delle due città fra cui sceglierà la nostra prossima destinazione…

ISABELLA: Lei sa già in quale città andrà dopo che ci avrà lasciato?

IL MARESCIALLO: Lo so e non lo so. So solo che sarà Gap o Bressouire. Una mi sfuggirà, ma avrò l'altra. Si rende conto della delicatezza di quest' incertezza?

ISABELLA - Oh! Certo. Mi rendo conto che per altri due anni, astraendosi dalle nostre brughiere e i nostri castagneti, lei vada col pensiero a Gap…

IL MARESCIALLO: Cioè, fra gli abeti e la neve delle Alpi...

ISABELLA - E Bressouire ...

IL MARESCIALLO: Cioè i pascoli, e, i canneti degli stagni tinti di rosso a settembre. Fra il suo sistema e il mio, fra Gap e Bressouire e la morte immediata, confessi, non c'é da esitare.

ISABELLA - Non sapevo queste cose. E’ meraviglioso. E anche a Gap o Bressouire dovrà aspettare per scegliere fra altre due città? 

IL MARESCIALLO: Sì, fra Vitry-le-Francois e Domfront ...

ISABELLA: Cioè tra pianura e collina.

IL IL MARESCIALLO: Fra lo champagne e il sidro.

ISABELLA: Fra la Grande Cattedrale e le torri…

IL MARESCIALLO: E così di seguito, attraverso una serie di alternative e di biforcazioni meravigliose che comprenderanno,secondo il paese che dovrò scegliere, la caccia ai galli di montagna, o la pesca del luccio, il gioco delle bocce o la vendemmia, i concerti di musica classica sino alla Comedie Francaise giungendo così un giorno in cima alla piramide.

ISABELLA: A Parigi ...

IL MARESCIALLO:Esatto…

ISABELLA: A Parigi!

IL MARESCIALLO: Perché e là, per una contrad­dizione inesplicabile, che culmina l'imprevisto della nostra carriera. Termina sempre a Parigi. E neanche a Parigi, signorina, c'e da temere di fossilizzarsi perché, secondo che venga assegnato al primo o al secondo distretto, avrò la scelta fra Bel­leville, la prateria di San Gervasio, il lago Saint ­Fargeau e così via…

ISABELLA: Che splendido viaggio é la sua vita.

IL MARESCIALLO: Condivida con me questa vita. Non dobbiamo fare altro che aspettare che sia passata l’ora fatidica. Stia attenta a non esprimere alcun desiderio, a non manifestare alcun rimpianto se no il suo spettro lo intenderebbe come un appello e si precipiterebbe qui.

Lo SPETTRO: Posso entrare?

IL MARESCIALLO: Ma siete tutti fissati, non ci sono porte qui! Ma se ci fossero, no, lei non potrebbe entrare.

LO SPETTRO: In realtà noi spettri passiamo anche attraverso le porte chiuse.

IL MARESCIALLO: Porte aperte o chiuse, lei non è il benvenuto.

LO SPETTRO: Sto parlando ad Isabella.

Il MARESCIALLO: E rispondo io. Le faccio da guardia personale.

LO SPETTRO: Non serve una guardia, sono innocuo

IL MARESCIALLO:Già, ma forse non lo è colei che l’ha mandato.

Lo SPETTRO - Di chi parla? Della morte?E lei pensa che la sua pre­senza basterà a tenerla lontana?

IL MARESCIALLO:  Lo prova il fatto che qui non c'é.

LO SPETTRO: E che ne sa? Forse c'è e lei non se ne accorge della sua presenza, il viso d'Isabella testimonia il fatto che in questo momento vede qualcosa di straordinario.

IL MARESCIALLO: Non importa. Intorno ad una donna s'aggirano continuamente ombre e figure che il fidanzato o il marito non possono vedere, ma se il fidanzato o il marito sono presenti non c'e niente da temere.

Lo SPETTRO: Isabella non mi hai detto di esserti fidanzata. E così sono in presenza del fidanzato di Isabella.

L MARESCIALLO: Fidanzato, forse è troppo... Le ho chiesto di sposarmi e non mi ha ancora detto di no. Non so come si chiami esattamente questo legame.

LO SPETTRO - Fragile. Si chiama legame fragile.

IL MARESCIALLO: Comunque é l'unica cosa che trattenga Isabella sulla terra, per cui non mi muo­verò di qui per nessuna ragione finché ci sarà lei qui.

Lo SPETTRO: E lei crede proprio che non potrei tornare, stanotte o domani, mentre lei non c’è?

IL MARESCIALLO: Credo proprio di no.  Lei è  tornato in virtù di un residuo di energia o di ostinazione umana, ma le resta poco tempo.

LO SPETTRO: E’ quello che desideri, Isabella?

ISABELLA: La prego, caro signor Maresciallo apprezzo la sua amicizia. Domani le darò ascolto, ma ora mi lasci questo minuto., quest' ultimo minuto ... questa visita mi reca ciò che ho passato l'infanzia a sognare, un segreto svelato…

IL MARESCIALLO: Non sono del parere che i segreti si debbano conoscere. Spesso il segreto non svelato ha un posto più nobile della sua rivelazione. Facciamo la nostra strada nella vita con sicurezza grazie all'ignoranza, non alle rivelazioni. Ma poi quale segreto vuole conoscere?

ISABELLA: Il segreto della morte.

IL MARESCIALLO: E molto piccolo, come pro­blema. Riposo senza fine...ecco cos’è la morte, le sembra il caso di torturarsi per un riposo senza fine, mi sembra piuttosto un'incoerenza. E poi, chi le ha detto che i morti possiedano questa segreto? Se sanno che cos'e la morte con la stessa chiarezza con cui vivi sanno che cos'e la vita, gli faccio i miei complimenti ... 

ISABELLA:Caro signor Roberto!

LO SPETTRO: Come dici, Isabella?

ISABELLA: Non dicevo niente.

LO SPETTRO: Dicevi «caro signor Roberto». Parche?

ISABELLA: La devozione del signor maresciallo mi ha commossa. Ho detto qualcosa di  male?

Lo SPETTRO: No, e te ne ringrazio. Stavo per commettere nuovamente lo stesso errore come da vivo così da morto. Stavo per tradire il mio segreto, per due bellissimi occhi di ragazza , ma per fortuna, lei ha tradito prima di me.

ISABELLA: Chi ho tradito?

Lo SPETTRO: E sarà sempre cosi, tutte le donne sono traditrici

IL MARESCIALLO: Perché parlate male delle donne?          .

Lo SPETTRO:Sedute nei prati, con l'ombrellino aperto ma abbandonato a fianco, appoggiate gomito alla barriera dei passaggi a livello per augurare buon viaggio ai passeggeri con un gesto,d'estate simili a bucaneve e d'inverno simili al ricordo dei fiori estivi, esse si dispongono così abilmente intorno alla folla degli uomini…Ma all’improvviso…

IL MARESCIALLO. Cosa?

Lo SPETTRO:Ma all'improvviso giunge l'uomo, allora tutte le ragazze cominciano a contemplarlo Davanti a lui le ragazze fremono d'ipocrita ammirazione e d'un timore che neppure unatigre ispira loro senza sapere che solo a questo bipede, fra tutti i carnivori, cadono i denti. E fanno di tutto per giungere all’atto finale…

IL MARESCIALLO: Se con atto finale allude al matrimonio, le voglio dire che per me è un inizio non una fine!

Lo SPETTRO:Con ilpiacere delle notti, comincia anche inesorabile l'abitudine al piacere...e poi il tradimento, la gelosia, la vendetta… e tutto é finito. Addio, Isabella. Ha ragione il tuo Maresciallo ciò che gli uomini amano, ciò tu ami é la non conoscenza, é l'altalena fra due verità o due menzogne, fra Gap e Bressoure . Prendila fra le braccia Maresciallo prendila in quelle trappole da lupo che sono le tue braccia e bada che non ti sfugga più.

ISABELLA: Un’ultima volta… (Si getta tra le braccia dello spettro che poi scompare. Isabella sviene)

IL MARESCIALLO: Aiuto, accorrete, forse facciamo ancora in tempo, respira ancora.

L'ISPETTORE (entrando) - Ha la testa tiepida, Ie mani fredde, Ie gambe ghiacciate. II nostro ospite d'oltre tombaé così stupido da trascinarla per i piedi. E’ una fortuna ..

ISABELLA: - Dove sono^

IL MARESCIALLO:  Fra Ie mie braccia ... Ah! ispettore, ricade di nuovo ...

L'ISPETTORE: Colpa sua Maresciallo: la ri­sposta non é stata sufficiente. II paese dal quale Isabella torna non è lo svenimento ma forse l'oblio supremo. Ed essa vuole delle verità universali, non dei particolari di ordine contingente.

ISABELLA: Dove sono?

L'ISPETTORE:Vede? Lei é sul pianeta Terra, piccola, satellite del sole. E se si sente girare la testa, come sembra dal suo sguardo, ha ragione lei e noi torto perché effettivamente la terra gira ...

ISABELLA: Chi sono io?

IL MARESCIALLO: Isabella.

L'IsPETTORE: Zuccone! Lei é una creatura umana di sesso femminile, signorina, una delle due forme di sviluppo dell'embrione umano. Molto ben riuscita ...

LO SPEZIALE (giunge seguito da tutti gli abitanti del villaggio)) - Eccomi non abbia paura, signorina, ho qui la medicina.

ARMANDA: Cosa succede? Abbiamo visto dei lampi provenire dal bosco.

LEONIDA: Cosa?

ARMANDA: I lampi!

LEONIDA: Ah!

ARMANDA: E’ carbonizzata?

IL MARESCIALLO: No, soltanto svenuta.

ARMANDA:Avete bisogno di sanguisughe?

Lo SPEZIALE - Niente sanguisughe, signorina Mangeboisi.  Capitate a proposito Sedetevi. E appena ve lo dico cominciate a lavorare a uncinetto come se foste alla pro-corredi.

LEONIDA: Cosa dice lo speziale?

ARMANDA: Dobbiamo lavorare a uncinetto.

LEONIDA: Perché, Speziale, ha deciso di metter su famiglia? Chi è la fortunata? Se è la signora Lambert non ha bisogno di corredi, credo ne abbia un discreto numero.

LO SPEZIALE: Fate come vi dico, e come al solito cominciate a cianciare.

ARMANDA: Noi non cianciamo!

LEONIDA: Che avete da cianciare?

Lo SPEZIALE: Molto bene. Come inizio é perfetto. Voi due boia, sedetevi, ecco un mazzo di carte. Appena ve lo dico cominciate una partita a briscola.

LE BAMBINE: E ancora viva, signor Speziale! E ancora viva!

L'ISPETTORE: Forse è il caso che le ragazzine si allontanino in questo momento.

LO SPEZIALE:Nient'affatto. Non saremo mai in troppi per il mio esperimento. Quando vi faccio un segno,bambine, recitate la lezione.

L'ISPETTORE: Lei é pazzo, speziale. Si direbbe cha voglia mettere su un coro. Ci vuole spiegare che cosa vuole fare?

Lo SPEZIALE: E’ proprio necessario che le spieghi, Ispettore! La signorina Isabella non é una bagnante affogata né un'alpinista congelata. Per crisi o per errore é caduta in un sonno ipnotico di cui tutti noi conosciamo la natura. L'unico massaggio, l'unica respirazione artificiale che possiamo praticare in un caso come questo e di avvicinare al massimo la sua coscienza addormentata ai suoni della vita quoti­diana. Non si tratta di restituirla a se stessa, ma di restituirla a noi. Proviamo. Ci siete tutti! Avete capito!

L'ISPETTORE: Io no, Speziale.

VICE-SINDACO: Zuccone!

IL SINDACO:Effettivamente, lei non é mica stato tanto chiaro.

PRIMO BOIA: Tu hai capito!

SECONDO BOIA: Io! Niente.

LEONIDA: Che cosa dice lo Speziale?

ARMANDA: Che adesso si metterà a leggere il vocabolario per trovare la parola che sveglierà Isabella.

IRENE: Non ha detto per niente così

IL SINDACO: Tu Irene hai capito?

LUCETTA: Tutte quante, abbiamo capito.

VIOLA: E’ facilissimo. Bisogna che la vita, intorno alla signorina Isabella, sia più forte della morte.

LUCETTA: II signor Speziale vuol condensare intorno a lei tutti i rumori della città e tutti i suoni della primavera.

GILBERTA:Come un fascio di raggi X.

DAISY: Come una sinfonia.

IRENE: E quando tutto questo sarà perfetto, quando questa musica ...

LUCETTA:Quando questo calore l'avrà penetrata di nuovo ...

DAISY: Una parola qualunque, un rumore quaIunque Ie giungerà al cuore.

VIOLA:Il cuore tornerà a battere!

Lo SPEZIALE - Brave, bambine! Credo che adesso abbiate capito tutti. Signor sindaco, Vice Sindaco immaginate di essere ad un consiglio comunale

L’ISPETTORE: E io che faccio?

Lo SPEZIALE: Lei, signor ispettore, pronunzi a intervalli regolari qualcuna delle parole astratte così frequenti nei suoi discorsi.

L'ISPETTORE: Io pronuncio solo le parole astratte che la giustizia e la verità richiedono.

Lo SPEZIALE : Molto bene ... molto bene ...

IL MARESCIALLO:  Isabella, io l’amo.

 L'ISPETTORE:  E la democrazia.

Lo SPEZIALE - II« l’amo» e un po' troppo deboIe,la «democrazia» e un po' troppo forte. Attenzione, un istante di silenzio. Uno ... due ... tre ... (I boia iniziano la parlita di briscola,le  Mangebois cominciano a chiacchierare. L'ispettore parla da solo.Il Maresciallo fa dichiarazioni d’amore e le bambine dicono la lezione Parte la musica. Le bimbe cominciano un girotondo poi escono. Il Vice- Sindaco esce con loro Termina la musica)

LEONIDA: Le farò una fodera di velluto.

ARMANDA: Oh, no dico io!

ISABELLA (risvegliandosi) Ah, no, dico io!

TUTTI: Chio ha parlato?

LO SPEZIALE: Ecco la parola magica: velluto. Ci siamo signorina Mangebois parli con sua sorella.

LEONIDA: Cosa?

ARMANDA: Parla del velluto!

ISABELLA: Il velluto per foderare la vita… e per foderare la morte…ma cosa sto dicendo?  (Rientrano le bambine)

VIOLA: Signor Sindaco! In città abbiamo fatto l’estrazione della Lotteria. Signor ispettore! La lotteria!

L’ISPETTORE: E allora?

VICE- SINDACO: Tutto é tornato normale, proprio quando cominciavamo a disperare. Parla tu, Irene io non ho più fiato.

L'ISPETTORE – Normale? Chi ha vinto la motocicletta?

IRENE: La lavapiatti dell'orfanotrofio.

L'IsPETTORE - E il premio in denaro?

DAISY:II signor Dumas, il milionario.

L'IsPETTORE - Vittoria, signori, vittoria! Le nostre sofferenze non sono state inutili. E’ con gioia cari concittadini, che constatiamo che in una città sovvertita dall’irrazionalità è bastata la presenza del sottoscritto portatore di democrazia illuminata, per ricondurre il tutto verso la giusta logica. L'episodio Isabella é chiuso. L'episodio Lucetta non avverrà cha fra sei o sette anni. Posso andare a Saint- Yrieiz dove mi é stato segnalato un  sonnambulo malato di sonnambulismo delIa peggior specie perché si manifesta in pieno giorno, fra tanta gente sveglia. Addio, signor sindaco. Vi restituisco il comune in ordine. Il danaro torna ai ricchi, la fortuna ai fortunati, le donne ai seduttori. La mia missione, presso di voi, concittadini carissimi è compiuta.

IL SINDACO: E l'anima d'Isabella a guarita.

ARMANDA:  E l’ego dei funzionari è rinato come si deve.

Lo SPEZIALE: E l’Intermezzo é finito.

FINE