Intermezzo

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INTERMEZZO

Commedia in tre atti

di NOEL COWARD

PERSONAGGI

LARITA WHITTAKER

JOHN WHITTAKER, suo marito

COLONNELLO WHITTAKER, padre di John

MRS. WHITTAKER, mamma di John

MARION WHITTAKER, figlia maggiore

HILDA WHITTAKER, figlia minore

SARAH HURST

CHARLES BURLEIGH

PHILIP BORDON

FURBER, maggiordomo in casa Whittaker

NINA VANSITTART

BOBBY COLEMAN

HENRY FURLEY

MRS HURST

MRS. FILLIPS

L’azione ha luogo nel gran salone della villa del colonnello Whittaker, in un paese di campagna inglese.

ATTO PRIMO

L’atrio della casa di campagna dei Whittaker. E' arre­data in modo tipica­mente inglese e bor­ghese. Sulla parete di destra si aprono tre grandi porte-fi­nestre. A sinistra, in fondo, una rampa di scale, con una pic­cola anticamera, con­duce alla porta d'in­gresso. A sinistra, vicino alla ribalta, una porta a due bat­tenti dà accesso alla camera da pranzo. Tra due finestre, una grande scrivania do­ve Mrs. Whittaker fa la sua corrisponden­za e scrive i suoi conti. Al centro, un bel divano molto co­modo, con dietro una tavola sulla quale sono posati libri, giornali, fiori. A sinistra, un picciolo piedistallo sul quale è posta una sta­tuetta della Venere di Milo.

È una mattinata del principio di aprile; l’atrio ha una apparenza molto gaia con tutti i portafiori pieni di fiori primaverili. Fuori, però, piove e si vede la pioggia che batte sui vetri delle finestre.

(Mrs. Whittaker è seduta dinanzi alla sua scrivania. In­dossa una sottana di « tweed » con una camicetta di taglio maschile, ed un mantello sport rosso porpora. E' il tipo di donna del quale si dice invariabilmente che a venti anni doveva essere una bellezza. L'aver continuamente re­presso i suoi sentimenti ha fatto sì che ha raggiunto la

 maturità affetta da disturbi di stomaco che, più che ina­cidire il suo carattere, lo hanno reso impetuoso. Mrs. Whit­taker giudica il monda come una donna la quale sente che nella vita vi è qualcosa dì cui non ha goduto, il che, in realtà, significa che non ha saputo mai godere nulla.

All'alzarsi del sipario, Marion è seduta sul sofà e legge delle lettere. E' una ragazza piuttosto robusta, dai grandi occhi linfatici; tra quindici anni, anche di lei, si dirà a che, da ragazza, era un amore». I suoi abiti sono di io molto maschile. Il colonnello Whittaker legge il «Times ». E' un uomo di circa cinquant’anni. Ha i capelli grigi ed un'espres­sione quasi sempre rassegnata).

Mrs. Whittaker              - Ho scritto a Missis Fillips una lettera pepata!

Marion                          - Cosa le hai scritto?

Mrs. Whittaker              - Ascolta. (Legge) « Cara Missis Fil­lips. Credo mio dovere consigliarvi di mandare a Londra quella sciagurata di Rosa Gienkins! Come ben sapete, per circa un anno, essa ha prestato servizio in casa mia e l'ho licenziata perché ero convinta che, con il suo ca­rattere, non avrebbe mai potuto far nulla di buono. Sono perciò sorpresissima di apprendere che l'avete riassunta in servizio. Dato che vi siete rivolta a me per un con­siglio, io vi suggerirei di liberarvene al più presto, poi­ché la sua presenza nel villaggio non può che corrom­pere la moralità delle altre ragazze. Vostra affezionatosima: Mebel Whittaker».

Il Colonnello                 - Ma perché non la .lasciate in pace?

Marion                          - Papà, quando c'è l'opportunità di ricon­durre un'anima sulla retta via, il non farlo mi parrebbe mancare al mio dovere!

Mrs. Whittaker              - E' inutile, Marion. Non discutere con tuo padre. Non può capirlo.

Il Colonnello                 - No; non lo capisco. Spiegamelo tu.

Mrs. Whittaker              - Rosa, con la sua condotta immo­rale, ha provocato uno scandalo nel villaggio e ora deve scontare il male che ha fatto. Marion, come ti pare la mia lettera?

Marion                          - Perfetta e molto chiara!

Il Colonnello                 - Vado un momento a parlare con Preston.

Mrs. Whittaker              - Digli quello che abbiamo deciso per il giardino.

Il Colonnello                 - Benissimo. (Esce).

Marion                          - Povero papà!

Mrs. Whittaker              - Quando torna        - (Edgardo?

Marion                          - Non lo so.

Mrs. "Whittaker            - Ma credi proprio che abbia messo la testa a posto?

Marion                          - Il giorno prima che egli si imbarcasse, ho avuto una lunga conversazione «on lui e spero di essere riuscita a fargli capire la situazione.

Mrs. Whittaker              - Chi avrebbe mai potuto immagi­nare che Edgardo si sarebbe comportato così?

Marion                          - Non era nato per prender moglie! L'ho ca­pito, ed ora, grazie a Dio, ho trovato modo di occupare altrimenti il mio spirito...

Mrs. Whittaker              - Per quanto riguarda John, non può essere stata colpa dell'educazione che ha ricevuto, è vero?

Marion                          - John è molto diverso... E' il ritratto di papà!

Mrs. Whittaker              - Si, temo proprio che tu abbia ra­gione!

Marion                          - E' sempre stato un debole!

Mrs. Whittaker              - Ed io ho sempre cercato di chiu­dere gli occhi per non accorgermene.

Marion                          - Inutile, mamma! Bisogna saper guardare in faccia la realtà.

Mrs. Whittaker              - (amaramente) E' la più grande ca­tastrofe che ci abbia colpiti! A suo confronto, gli affari di tuo padre non sono niente! Niente...

Marion                          - Hai ricevuto altre notizie di John?

Mrs. Whittaker              - Nulla, dopo la «andina ricevuta due settimane fa...

Marion                          - Vedrai, allora, che tornerà presto a casa con lei.

Mrs. Whittaker              - Nelle sue lettere si è ben guar­dato dal fare il minimo accenno a lei. Se non avesse te­muto il nostro giudizio su sua moglie, l'avrebbe portata subito qui, invece di aspettare tre mesi. Non ti pare?

Marion                          - Ma ha scritto che era stata ammalata...

Mrs. Whittaker              - Ammalata?... Lo credo bene!

Marion                          - Ad ogni modo, sono contenta di essere qui!

Mrs. Whittaker              - Ed io sono felicissima di averti. Non avrei mai potuto affrontare, da sola, una situazione simile...

Marion                          - Sarah arriva oggi?

Mrs. Whittaker              - Sì. Viene a colazione con un amico...

Marion                          - Immagino la sua disperazione nell'apprendere che John si è ammogliato.

Mrs. Whittaker              - Si è condotta splendidamente; ha detto che, in fin dei conti, quello che importava era la felicità di John.

(Entra Hilda. Ha diciannove anni e nulla che la di­stingua particolarmente, eccetto una certa vivacità).

Hilda                             - Mamma, «'è un telegramma. Me l'hanno con­segnato alla posta.

Mrs. Whittaker              - (stupita) Un telegramma! (legge U dispaccio e chiude gli occhi).

Marion                          - Che cos'è?... Cos'è successo?... John...?

Mrs. Whittaker              - (facendo cenno di sì) Sì (le dà il telegramma).

Hilda                             - Fammi leggere... fammi leggere... (si china sulla spalla di Marion) Oggi... stamane... arrivano oggi!...

 Marion                         - (restituendo U telegramma alla madre) Tut­to lui!...

Mrs. Whittaker              - (chinando la testa) E’ atroce!

Marion                          - A che ora è stato spedito?

Hilda                             - (strappando il telegramma dalle mani della ma­dre) Alle dieci e cinque. Devono averlo spedito pro­prio al momento di partire. ,

Mrs. Whittaker              - Suona il campanello, Hilda!

Hilda                             - (saltando su e suonando) i Che spasso!

Marion                          - Ma perché non ti ha avvertita prima! Non c'è niente di pronto...

Mrs. Whittaker              - E' un bel pezzo che avevo provve­duto a tutto! (Entra Furber).

Mrs. Whittaker              - Furber, Mister John e sua moglie saranno qui tra pochi minuti. Fate accendere il fuoco nello spogliatoio e nello studio.

Furber                           - Sì, signora!

Mrs. Whittaker              - Se, per caso, fossero in ritardo, aspetteremo per far colazione.

ìFurber                          - Sì, signora! (Esce).

Marion                          - E Sarah? Come si fa con Sarah?

Mrs. Whittaker              - Cosa possiamo fare? Mandarla via? No. Hilda, va a «bramare tuo padre.

Hilda                             - Dove?

Mrs. Whittaker              - E' andato a parlare col giardiniere; anzi, di' a Preston di mandarmi subito un po' di fiori.

Hilda                             - Benone... E io li metterò a posto! (Esce cor­rendo, con fare da monella).

Mrs. Whittaker              - (porgendole la mano) Marion... avrò bisogno del tuo aiuto... e molto!

Marion                          - (le batte sulla mano) Coraggio, mamma!

Mrs. Whittaker              - Oggi, proprio non me la sento... Non ho chiuso occhio la scorsa notte e mi sono svegliata con un terribile mal di testa.

Marion                          - Vuoi che ti vada a prendere un po' di aspi­rina?

Mrs. Whittaker              - No, non servirebbe a nulla.

Marion                          - No, mamma, non dire così.

Mrs. Whittaker              - Mi pare di impazzire... John... il mio John sposato... Sposato con quella donna. E' incon­cepibile.

Marion                          - Forse è buona.

Mrs. Whittaker              - E' inutile illuderci, Marion... Lo so... H cuore me lo dice (piange un, poco).

Marion                          - (la bacia con rispetto) Abbi fede, mamma, e vedrai che tutto finirà bene; parlerò o John e se pro­prio... ebbene, se proprio fosse una donna impossibile... vedremo di fare qualche cosa.

Mas. Whittaker             - Non c'è nulla da fare... credi a me... (Lo ha accalappiato e non lo lascia più! Perché credi che lo abbia sposato? Unicamente per quello che lui poteva darle... denaro e posizione sociale. P stato imbrogliato... come lo era stato suo padre... centinaia di volte.

Marion                          - Ma, mamma, ormai è inutile che tu ti stia a crucciare. Bisogna aver coraggio ed affrontare energica­mente la situazione.

(Entrano Hilda e il colonnello Whittaker).

Hilda                             - Ho già dato la notizia a papà.

Il Colonnello                 - Immagino che arriveranno in auto­mobile.

Marion                          - Sì.

Il Colonnello                 - Le loro camere sono pronte?

Mrs. Whittaker              - Ho detto a Furber di accendere i caminetti.

Hilda                             - E' troppo divertente... Mi domando che tipo di donna sarà.

Mrs. Whittaker              - (amaramente) Come vorrei poter pensare come te!

Hilda                             - E poi, è così romantico... la nostra vecchia sala da studio, trasformata in «boudoir » per la moglie di John... Come credi che sia: bionda o bruna?

 Mrs. Whittaker             - Non lo so.

Marion                          - Sta un po' zitta, Hilda!

Hilda                             - Io credo bionda e sottile.

Mrs. Whittaker              - Non vedo per quale ragione tu debba proprio immaginartela così.

Hilda                             - Chissà se le piace bere?

|Il Colonnello                - Non vedo proprio perché dovete agi­tarvi così, prima di averla vista.

Mrs. Whittaker              - Oh, tu, Jim, non vedi mai nulla. Del resto, non te ne importa nulla; non te ne è mai im­portato niente...! ...purché non ti disturbino.

Il Colonnello                 - Ma John doveva ben finire col pren­der moglie... Probabilmente è una donna interessantis­sima...

Mrs. Whittaker              - Oh! sono sicura che la troverai molto interessante.

Hilda                             - Oh, mamma, non piangere... non servirà ad altro che arrossarti gli occhi!

                                      - (Entra Furber con un vassoio sul quale sono posati alcuni portafiori, una brocca d'acqua e dei fiori).

Furber                           - La signora Preston ha mandato questi fiori.

Hilda                             - Basteranno, mamma, ora li metterò a posto.

Mrs. Whittaker              - Dite a Preston che è inutile che ne colga altri.

Furber                           - Sì, signora. (Esce).

(Hilda si impadronisce dei fiori con entusiasmo gio­vanile).

Hilda                             - Che splendore! La moglie di John deve es­sere abituata alle orchidee e ad altri fiori preziosi. Ma questi sono così freschi... sono sicura che le faranno piacere.

Marion                          - Sarebbe meglio avvertire Sarah, per evitarle lo shock!

Mrs. Whittaker              - Sì, telefonale.

Marion                          - (al telefono) Pronti!... Sei tu, Sarah? Parla Marion. Senti, cara, preparati a ricevere un colpo! John sta per arrivare con Larita... o come si chiama lei. Oh! Ho pensato che era meglio... sono felicissima che tu la pensi così. Volevamo solo sapere se venivi ugualmente a colazione... Sicuro, portalo... Benissimo. Addio, cara! (Riattacca il ricevitore). Ecco fatto.

Hilda                             - Cosa ha detto?

Marion                          - Si è messa a ridere.

Mrs. Whittaker              - (scandalizzata) A ridere?

Marion ì                        - Sì, per far vedere che non gliene importa nulla.

Hilda                             - Non vedo l'ora di mettermi a tavola... sarà una colazione emozionantissima.

Il Colonnello                 - Chissà come sta John?

Mrs. Whittaker              - (facendo un salto) Oh! Jim, mi hai fatto paura. Mi ero dimenticata che eri qui.

Hilda                             - Guardate: sono riusciti bene i miei mazzi? Ora li porterò di sopra.

Mrs. Whittaker              - Sì, ma prima riporta il vassoio in cucina.

Hilda                             - Sì, mamma. (Esce correndo con il vassoio).

Marion                          - Che ora è?

Il Colonnello                 - Mezzogiorno e un quarto.

Marion                          - Ormai tra pochi minuti saranno qui.

Mrs. Whittaker              - Vado su a dare un'occhiata allo studio. Di a Hilda di portarmi quest'altro portafiori, que­sti li prendo io. (Sale al piano superiore).

Il Colonnello                 - (accendendo la pipa) Mi fa piacere che tua madre sfoghi il suo cattivo umore! Preferisco l'irritabilità all'isterismo.

Marion                          - Papà, mi pare che tu non sia molto carino con la mamma.

Il Colonnello                 - Anche tu prendi le sue difese?

Hilda                             - (rientra tutta affannata) Dov'è la mamma?

Marion                          - E' salita nello studio. Vuoi portarle questo ultimo vaso?

Hilda                             - Subito. Papà, ti senti «molto emozionato »?

Il Colonnello                 - Moltissimo.

(Hilda sale allegramente al piano superiore con il por­tafiori).

Marion                          - Hilda è troppo impetuosa.

Il Colonnello                 - Come sta Edgardo?

Marion                          - Benissimo. Ma perché me lo chiedi... così... improvvisamente?

Il Colonnello                 - Provo per lui un sentimento di te­nerissima amicizia da quando lo hai piantato.

Marion                          - Papà, non credere che io non capisca quan­do sei ironico e sarcastico. Da un po' di tempo questa tua attitudine si va accentuando.

Il Colonnello                 - Davvero?

Marion                          - Sì. Devi sentirti molto infelice.

Il Colonnello                 - Forse lo sono.

Marion                          - Davvero?

Il Colonnello                 - Senti, Marion, vuoi parlare un po' se­riamente con me?

Marion                          - Cosa vuoi dirmi?

Il Colonnello                 - Tu e tua madre non avete che un'idea: trasformare i lupi in agnelli, anche se non sono lupi e se non hanno voglia di trasformarsi.

Marion                          - Tu non apprezzi affatto la mamma.

Il Colonnello                 - Al contrario, vi apprezzo moltissimo tutte e due.

Marion                          - La mamma ha sempre seguito la retta via.

Il Colonnello                 - Ed io. no, e lo ammetto.

Marion                          - Mi fa piacere che lo riconosca da te.

Il Colonnello                 - E' inutile, Marion. Non tentare di salvare la mia anima. Mi so difendere!

Marion                          - Le tue colpe non mi riguardano.

Il Colonnello                 - Brava!

Marion                          - Ma la mamma ne è addolorata. (Pausa). Papà!...

Il Colonnello                 - (con cortesia) Cosa vuoi?

Marion                          - In questo momento la mamma ha bisogno del tuo appoggio... ne ha molto bisogno.

Il Colonnello                 - Perché?

Marion                          - Ma è possibile che tu mi chieda il perché?

Il Colonnello                 - Tua madre, nella sua immaginazione, ha trasformato in un mostro la donna che secondo lei ha accalappiato suo figlio e vorrebbe che io l'aiutassi a sconfiggere il mostro.

Marion                          - Ma no, papà, niente affatto.

(Rientrano Mrs. Whittaker e Hilda).

Hilda                             - L'automobile sta salendo il viale... l'ho vista dalla finestra del pianerottolo.

Mrs. Whittaker              - (in tono supplichevole) Jim!

Il Colonnello                 - (con cortesia) Cara, cosa c'è?

Mrs. Whittaker              - Nulla, non importa.

Hilda                             - Oh! mi domando com'è... mi domando...

Il Colonnello                 - A momenti la vedremo.

(Attendono in silenzio, quindi John irrompe nella stan­za. E' un bel giovane, dotato di un grande fascino. La sua esuberanza è forse un poco affettata).

John                              - Mamma! (la bacia).

Mrs. Whittaker              - Ma, John, dov'è...

John                              - E' rimasta in automobile... ad incipriarsi il naso. Ha detto che voleva lasciarmi assaporare da solo la gioia del primo incontro con voi. Papà! (stringe la mano al padre).

Il Colonnello                 - Sono felicissimo di rivederti, John.

John                              - Spero tanto che le vorrete bene. (Dà un bacio a Marion ed a Hilda).

Hilda                             - Io ne sono sicura.

John                              - Se andrete d'accordo con Larita, sarà il Para­diso. In caso contrario sarà l'inferno.

Mrs. Whittaker              - Mi pare un po' tardi per pensarci.

John                              - (U suo viso prende un'espressione desolata) Mamma!

(Entra Larita. E' alta, molto bella e deliziosamente ben truccata; soprattutto perfettamente calma. E' vestita con estrema semplicità, ma appunto perché molto semplice i suoi abiti hanno un'apparenza assai costosa. Al collo porta un filo di perle perfette, ed in testa ha un minuscolo cap­pello da viaggio).

Mrs. Whittaker              - Come state?

Larita                            - (porgendole le mani) Come suona male in un momento di emozione! come questa il saluto di pram­matica: «Come state?». Ma è forse utilissimo per ma­scherare i propri sentimenti!

Mrs. Whittaker              - (freddamente) Avete avuto una buona traversata?

Larita                            - (intuisce l'attitudine della suocera, con un sor­riso vago) Orrenda!

Mrs. Whittaker              - Oh! Mi dispiace. E ora, questa è Marion, la maggiore delle mie figliole, e questa è Hilda... immagino che John vi avrà parlato di loro.

Larita                            - (stringendo la mano a Marion) Sicuro! Mol­tissimo. (Abbraccia Hilda). Rassomigliate come due gocce d'acqua a Gionni! (Tutta la famiglia sussulta nell’udire il diminutivo).

Mrs. Whittaker              - E questi e mio marito.

Larita                            - (stringe la mano al Colonnello) Mi sembrate così sorpresi... sono molto diversa da come mi aspet­tavate?

Il Colonnello                 - Sono lietissimo di darvi il benve­nuto in casa mia.

Larita                            - (con gratitudine) Oh! grazie! probabilmente mi trovate più vecchia di quanto credevate. (Dà uno sguardo a Mrs. Whittaker). Sono così desolata di questa nostra differenza di età.

John                              - Lari, non dire sciocchezze.

Larita                            - E' vero che ci sono stati tanti matrimoni felici, malgrado...

Mrs. Whittaker              - Dovete essere stanca del viaggio. Volete salire?

Hilda                             - (con animazione) Abbiamo trasformata la no­stra vecchia sala da studio in salottino per voi.

Larita                            - Incantevole! Mi racconterà tutte le birichi­nate di Gionni.

Il Colonnello                 - Però credo che prima di salire vi farà piacere ai minare una sigaretta... (le offre il porta­sigarette).

Larita                            - (sorridendo) Grazie. Però, se non vi dispiace, preferisco fumarne una delle mie. Ho una marca speciale. Provatene una (trae un delizioso portasigarette).

Il Colonnello                 - (prendendone una) Grazie.

Larita                            - (guardandosi attorno) Nessun altro vuol fumare?

Mrs. Whittaker              - . No, grazie.

Larita                            - (sedendosi) Se sapeste che sollievo è per me il trovarmi finalmente qui. Non facevo che domandarmi con terrore che accoglienza mi avreste fatto.

(Il colonnello accende una sigaretta).

Mrs. Whittaker              - Mi dispiace che abbiate trovato questo «attivo tempo!

Larita                            - Dall'esterno, la casa ha un'aria deliziosa... non vedo l'ora di visitarla.

John                              - Dopo colazione, ti farò fare la visita del proprietario! ...

Larita                            - No, preferisco farla con Missis Whittaker.

John                              - Oh, Larita! Basta, con Missis Whittaker! Ora, devi chiamarla mamma.

Larita                            - Non ancora, John!... Mi pare un po' presto.

Marion                          - Avete fatto un buon viaggio?

Larita                            - Sì, ottimo.

Hilda                             - E' la prima volta che venite in Inghilterra?

Larita                            - No... Cero stata già parecchie volte... ci ve­nivo molto spesso con il mio primo marito.

Mrs. Whittaker -           - Il vostro primo marito?

Larita                            - Sì.

Mrs. Whittaker              - (si irrigidisce) Non sapevo che ave­vate già avuto marito. John ci ha detto così poco di voi...

Larita                            - Hai fatto male, John!

John                              - Era un perfetto mascalzone con lei, mamma!

Mrs. Whittaker              - Poveretta! Allora, dev'essere stata una vera liberazione per voi quando è          - (morto...

Larita                            - Ma non è affatto morto ; abbiamo divorziato!

Marion                          - (colpita da orrore) Divorziata?... Siete di­vorziata?

Larita                            - Sì, sono scappata! Ero molto giovane, ed ho agito come una sciocchina. Avrei potuto aspettare, non vi pare?... e... sopportarlo stoicamente! sarebbe stato più coraggioso!

Mrs. Whittaker              - Suppongo che sarete tornata pres­so i vostri genitori?

Larita                            - No. Non potevo farlo; erano morti tutti e due!

Il Colonnello                 - (con gentilezza) Siete molto carina di volerci dare lutti questi dettagli sul vostro passato.

Larita                            - John avrebbe dovuto spiegarvi tutto... Questo avrebbe semplificato molto la situazione!

John                              - Sono cose che non si possono scrivere!

Mrs. Whittaker              - Infatti!...

Larita                            - (a Mrs. Whittaker) Immagino la vostra ansia nell'apprendere il matrimonio di Gionni. Dovevamo ve­nire subito qui; ma mi sono stupidamente ammalata... una pleurite: l'avevo già avuta un'altra volta...

Marion                          - Brutta cosa, la pleurite!

Larita                            - Ma John è stato un amore con me, ed ora eccoci qui. Il vostro maggiordomo parla francese?

Mrs. Whittaker              - Scusate, non ho capito...

Larita                            - Domandavo se il vostro maggiordomo parla francese. Perché la mia cameriera... Senti, John, va un momento a vedere cosa ne è di Louise! Probabilmente non saprà come farsi capire.

John                              - Vado subito. Intanto, mamma, vuoi accompa­gnare Larita di sopra?

Hilda                             - No! Io... io la accompagno, io!

Larita                            - Ma sì, Hilda; mi farà molto piacere! (John esce).

Mrs. Whittaker              - Spero che troverete tutto a posto e di vostro gusto.

Larita                            - Ne sono sicurissima. Andiamo, Hilda (la prende per mano).

Hilda                             - Ho messo un po' di fiori; ma temo che le camere non siano ancora molto calde. Il fuoco è stato appena acceso.

Mrs. Whittaker              - Sarà meglio che venga anch'io.

Larita                            - No, no... Non vi disturbate. Hilda sarà una guida perfetta. E' vero, Hilda?

Hilda                             - (con entusiasmo) Sicuro! Mamma, lascia fare a me!

Mrs. Whittaker              - Allora, come volete! A momenti andiamo a tavola.

(Larita e Hilda escono).

Il Colonnello                 - Larita! Che bel nome!

Mrs. Whittaker              - SS, un nome da operetta!

John                              - (entra e vede che Larita se ne è andata; con entusiasmo) Ebbene?

Il Colonnello                 - Tutti i miei rallegramenti, John!

John                              - (stringendogli con forza la mano) Oh, papà! Grazie!... sono... sono così felice!

Mrs. Whittaker              - Hai sistemato la cameriera francese?

John                              - Sì, mamma... (le si avvicina).

Mrs. Whittaker              - (si volge e lo bacia senza entusiasmo) Ebbene, John, spero che sarai felice.

John                              - Lo sono, mamma!... pazzamente!

Mrs. Whittaker              - E' esattamente come me la imma­ginavo!... In tutti i particolari.

Il Colonnello                 - No, in tutti i particolari, no! Per esempio, non era ubriaca!...

Mrs. Whittaker              - Jim, ti prego!...

John                              - (alla madre) Non puoi immaginare quanto sia buona! Durante la malattia è stata meravigliosa, così co­raggiosa.

Mbs. Whittaker             - Marion, ti prego darmi un po' di aspirina. Il mio mal di capo non fa che aumentare.

Marion                          - Vuoi che te la vada a prendere?

Mrs. Whittaker              - Salirò io.

John                              - Mi dispiace, mamma! Forse avrei fatto meglio ad avvertirti prima, del nostro arrivo.

Mrs. Whittaker              - Oh! Non importa...

John                              - Ho voluto farti una sorpresa.

Mrs. Whittaker              - Debbo dire che hai raggiunto per­fettamente Io scopo. (Sale con Marion).

John                              - La mamma mi sembra di cattivo umore, è vero?

Il Colonnello                 - Sì, un po'...

John                              - Ha dovuto essere un colpo grosso per lei... e anche per te!

Il Colonnello                 - Mio caro John, i matrimoni dei figli sono sempre dei colpi: inevitabilmente!

John                              - Ma Larita ti piace, è vero, papà?

Il Colonnello                 - E' molto graziosa.

John                              - Oh, sì, papà... Lo è... E' più che graziosa; è un tesoro!

Il Colonnello                 - Però è meno giovane di quanto credessi.

John                              - Sì, ma questo non ha importanza, non ti pare? Quando due si vogliono veramente bene....

Il Colonnello                 - Non lo so... Forse... Più tardi....

 John                             - Papà, le voglio tanto bene... Larita è la mia felicità! ...

Il Colonnello                 - E allora, questo è l'essenziale!... E ora va a raggiungerla! Forse si sente un po' sperduta!!...

John                              - Sì, papà, grazie! (Sale gli scalini a due a due. Il colonnello sospira. Prende il giornale e va nella biblio­teca. Entra Furber, seguito da Sarah Hurst e da Charles Burleigh. Sarah è una ragazza moderna, assai graziosa, Charles Burleigh è un bell'uomo fra i trenta ed i quarant'anni).

Sarah                             - Dove sono i padroni di casa, Furber?

Furber                           - Non lo so, signorina! Mister John e sua moglie sono appena arrivati. Devono essere di 60pra. Vado ad avvertirli che siete qui.

Sarah                             - No, no! Lasciate stare. Aspetteremo.

Furber                           - Va bene, signorina! (Esce).

Charles                          - Immagino che questa deve essere una gior­nata molto emozionante per i Whittaker.

Sarah                             - Sì, molto.

Charles                          - E il vostro cuoricino... ha affrettato i suoi battiti?

Sarah                             - (leggermente) Non dite sciocchezze!

Charles                          - Trovo che avete avuto molto spirito accet­tando questo invito a colazione.

Sarah                             - Voglio vederlo.

Charles                          - Io mi sento un po' imbarazzato... Mi pare di essere di troppo!

Sarah                             - Che sciocchezza! Voi siete il mio sostegno morale...

Charles                          - Vi ringrazio. E' proprio una bella parte...

Sarah                             - Ma io non sono mai stata fidanzata ufficial­mente con John!

Charles                          - Capisco!

Sarah                             - E ho passato tre allegrissimi mesi per di­menticarlo!

Charles                          - E ci siete riuscita?

Sarah                             - Sì, completamente!

(Hilda si precipita giù).

Hilda                             - Sarah!

Sarah                             - Ciao, Hilda!

Hilda                             - (ansando) Oh, Sarah... E' di una bellezza in­descrivibile!...

Sarah                             - Davvero?

Hilda                             - E' divinamente ben vestita.

Sarah                             - Hilda, permetti! Mister Burleigh, Miss Hilda Whittaker.

Hilda                             - (stringendo la mano a Charles) Piacere, Oggi siamo molto emozionati. E' arrivata la nuova moglie di John...

Charles                          - Lo so, Sarah me lo ha detto.

Hilda                             - Ha una cameriera francese di un'eleganza... Quando l'ho vista ini sono sentita morire...

Sarah                             - Come sta tua madre?

Hilda                             - Ha mal di testa. E ora è in camera sua, sta parlando con John. Io debbo correre al « garage » per fare una commissione all'autista. Vieni anche tu (le prende la mano).

Sarah                             - Ma non posso lasciare Carlo qui solo...

Hilda                             - (insistendo) Sì, non fa niente... E' questione di pochi minuti, ho un sacco di cose da raccontarti.

Sarah                             - Va bene. Vi dispiace, Carlo?

Charles                          - Sì, moltissimo.

Hilda                             - Ma torniamo subito. Andiamo! (Esce con Sarah).

Charles                          - (solo) Signore Iddio!... (Va un po' su e giù nell’atrio, quindi prende un giornale e siede sul sofà. Larita scende. Si è tolto il cappello e ha rinfrescato la sua « toilette ». Charles si alza).

Larita                            - Oh! Buon giorno!...

Charles                          - (stringendole la mano) Buon giorno.

Larita                            - Fate colazione qui?

Charles                          - Sì. Sono venuto con Sarah Hurst...

Larita                            - John mi ha parlato spesso di lei.

Charles                          - Siete appena arrivata, è vero?

Larita                            - Sì, stamane. Siamo partiti ieri da Parigi. (Una leggera pausa).

Charles                          - E' sempre un po' una delusione, quando si arriva. E' vero?

Larita                            - Perché? Ho forse l'aria seccata?

Charles                          - No, affatto!

Larita                            - Capisco quello che volete dire! E' vero! Si ha un po' l'impressione di essere morti!

Charles                          - Sì, ma passa.

Larita                            - Oh, sì... Almeno, lo spero!

Charles                          - Ci sono altri invitati a colazione?

Larita                            - Non credo.

Charles                          - Meno male!

Larita                            - Perché dite « meno male »?

Charles                          - Dev'essere già abbastanza noioso per voi il conoscere un branco di nuovi parenti, senza dover anche pensare agli estranei! Ho l'impressione di essere un intruso.

Larita                            - Niente affatto! Gli estranei non m'imbaraz­zano... Anzi! In un certo senso, facilitano un po' la si­tuazione!

Charles                          - (porgendole il portasigarette) Fumate?

Larita                            - Se non vi dispiace, preferirei fumarne una delle mie. Cambiare qualità di sigarette mi dà mal di gola. Fumo troppo! (trae una sigaretta dal portasigarette).

Charles                          - (accendendo la sigaretta di Larita e la sua) Che bel portasigarette!

Larita                            - Sì, è carino!

Charles                          - Cartier?

Larita                            - No, Lacloche.

Charles                          - Vi siete trattenuta molto a Parigi?

Larita                            - Solo una settimana. Dovevo rifornire un po' il mio guardaroba e rimettermi in forze. Ma dove sono gli altri?

Charles                          - Non lo so.

Larita                            - Staranno parlando di me. Sono certa che mi trovano atroce!

Charles                          - Non capisco perché.

Larita                            - (sorridendo) Voi lo capite e... molto bene, anche!

Charles                          - Per i genitori, il matrimonio dei figli è sempre una sciagura.

Larita                            - Conoscete John?

Charles                          - No.

Larita                            - E' un angelo.

Charles                          - Non conosco nessun membro della fami­glia... Sono più estraneo di voi.

Larita                            - Questo mi fa piacere. Stabilisce tra noi una specie di legame, non vi pare?

Charles                          - Si.

Larita                            - Raccontatemi un po' di Sarah Hurst.

Charles                          - Cosa volete che vi dica?

Larita                            - E' inutile che prendiate quell'aria spaurita. Sono al corrente di tutto... tra lei e John... quando erano ragazzi.

Charles                          - E' una deliziosa fanciulla... molto sem­plice.

Larita                            - Meno male che è semplice.

Charles                          - Niente sentimentale...

Larita                            - Muoio dal desiderio di conoscerla.

Charles                          - Davvero?

Larita                            - No.

Charles                          - (ridendo) Vi capisco perfettamente!

Larita                            - Lo so. E' bella?

Charles                          - Non direi... Più simpatica che bella!

Larita                            - Bruna o bionda?

Charles                          - Bionda. Rassomiglia, in giovane, a una mia vecchia amica che vive a Parigi. Anzi, mi domando se, per caso, non l'avete conosciuta.

Larita                            - Chi è?

Charles                          - Cécile d'TJriac.

Larita                            - Cécile? Conoscete Cécile?

Charles                          - Da anni.

Larita                            - E' straordinario! Come vi chiamate?

Charles                          - Carlo Burleigh.

Larita                            - Ma certo. Cécile mi ha fatto anche vedere delle vostre istantanee. Mi pareva di avervi già visto, ma non sapevo dove. Com'è divertente, Cécile! E' vero?

Charles                          - E' una mia grande amica.

Larita                            - E Freddy?

Charles                          - Oh, Freddy!... (tutti e due ridono).

Larita                            - Ora, però, è finita fra loro!

Charles                          - Finita!... Davvero?

Larita                            - Sì, lo scorso agosto, a Venezia... o, per essere più esatti, al Lido.

Charles                          - Non mi stupisce!...

Larita                            - Sono pazza di John!

Charles                          - Me ne sono accorto.

Larita                            - Davvero? E come avete fatto ad accorger­vene?

Charles                          - Dal tono col quale parlate di lui.

Larita                            - E' così giovane, e qualche volta... sì, qualche volta, persino ingenuo. Credo che sia stata appunto questa sua ingenuità ad attrarmi. Era riposante!

Charles                          - (approvando) Capisco.

Larita                            - E poi, abbiamo seguitato ad incontrarci. Cannes è così piccola! Ed io ero così stanca di tutti!

Charles                          - La vita, nei piccoli centri, non è sempre facile!

Larita                            - Sempre gli stessi visi... le stesse impressioni... gli stessi scopi...

Charles                          - Certo è stupefacente la rapidità con la quale tutto finisce col disilluderci!

Larita                            - Tutto?

Charles                          - Sì, in realtà, tutto!

Larita                            - (con un sospiro) Sì, è vero.

Charles                          - E ora, cosa avete intenzione di fare? Vivere qui per sempre. Non lo so. Certo, ci passeremo

Larita                            - (piano) l'estate.

Charles                          - Spero che sarete felice.

Larita                            - Grazie. (Guarda fuori dalla finestra) Vorrei che emettesse di piovere.

Charles                          - (mostrando una rivista illustrata) Qui c'è una fotografia di Harry Brown che passeggia sulla terrazza di Montecarlo «on quella donna, dalla carnagione scura, «he abitava nello studio di Maud Callish, in via Buonaparte.

Lakita                            - Ah! Suzanne!... fatemela vedere... Suzanne Fellini, (Si avvicina al sofà e tutti e due si chinano sulla rivista).

Charles                          - (le trova la fotografia) Eccola!

Larita                            - Si, è proprio lei... Ha un'aria feroce! Non c'è nulla di più assurdo che fotografare la gente che pas­seggia, con una gamba avanti all'altra, come qui!

Charles                          - (ridendo) Poveretti!

Larita                            - Oh! Guardate il cappello! (tutti e due ri­dono).

(Mrs. Whittaker scende, seguita da John e da Marion. Il viso di Mrs. Whittaker assume un'espressione gelida. Charles si alza).

Mrs. Whittaker              - Piacere di conoscervi. Siete mister Burleigh?

Charles                          - (calmo) Sì. La più giovane delle vostre figlie è venuta ed ha portata via Sarah. Non so dove siano andate.

Mrs. Whittaker              - (a Larita) Immagino che voi e mister Burleigh avrete già fatto conoscenza.

Larita                            - Oh, sì! Ci siamo anche scoperti un sacco di amici comuni.

Mrs. Whittaker              - Che cosa carina! (A Charles) La maggiore delle mie figliole.

Charles                          - (stringendo la mano a Marion) Fortuna­tissimo!

Mrs. Whittaker              - Mio figlio.

John                              - (si stringono la mano) Piacere! (Hilda e Sarah rientrano).

Sarah                             - (abbracciando Mrs. Whittaker) Hilda mi ha trascinata con lei, al « garage ». Carlo, avete conosciuto tutti?

Charles                          - Sì, arrivate in ritardo. Ormai è fatto!

Sarah                             - Hello, John. Come sono felice di rivederti!

John                              - (prendendole la mano) Sarah, ti presento mia moglie. Spero che diventerete amiche.

Larita                            - (stringendo la mano di Sarah) Anch'io lo spero.

Sarah                             - Io ne sono sicura. Siete così diversa da come vi immaginavo.

Larita                            - (sorridendo) Davvero?

Sarah                             - (ridendo) Sì, vi immaginavo bionda e paffuta!

Larita                            - Che assurdità! (Entra Furber).

Furber                           - . La signora è servita.

Mrs. Whittaker              - Allora, andiamo a tavola. Furber, avvertite il colonnello.

Furber                           - Sì, signora.

(Il Colonnello entra).

Hilda                             - Andiamo, papà! La colazione è servita.

(Sarah prende il braccio di Larita e tutte e due en­trano nella sala da pranzo. Larita, al disopra della sua spalla, lancia un sorriso a Charles, il quale sorride. Tutti se ne vanno chiacchierando. Furber, da un lato, attende che siano tutti passati, quindi li segue e chiude la porta dietro dì se).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Sono passati tre mesi. E' un caldo pomeriggio estivo. La tenda che ripara dal sole è abbassata sui vetri della veranda.

(All'alzarsi del sipario, Larita è seduta sol sofà e legge « Sodoma e Gomorra » dì Marcel Proust. Dal giardino giungono i rumori della partita di tennis, accompagnata da strilli e risate. Larita butta via il mozzicone della sua sigaretta fuori della veranda; ma esso cade sul tap­peto e Larita deve alzarsi per raccoglierlo e lanciarlo nuovamente fuori. Accende un'altra sigaretta e si sdraia nuovamente. Quindi si accorge che, distrattamente, ha posato il volume di Proust sulla scrivania, e, con una espressione di persona rassegnata, si alza e lo prende. Quando è di nuovo sprofondata sul sofà, Mrs. Whittaker entra).

Mrs. Whittaker              - Larita, perché non andate ad assistere alla partita di tennis?

Larita                            - E' troppo emozionante, i miei nervi non lo sopporterebbero.

Mrs. Whittaker              - (alla finestra) Vi sarei grata di non gettare i mozziconi delle vostre sigarette sulla ve­randa. Non è ordinato (raccoglie il mozzicone e lo getta in giardino).

Larita                            - Scusatemi, mi dispiace.

Mrs. Whittaker              - Che strana idea di rimanere chiusa, dentro, con una giornata così bella!

Larita                            - Fuori è molto fresco.

Mrs. ^hittaker               - Al sole, fa caldo.

Larita -                          - Già, ma non posso sedermi al sole, mi viene il mal di testa.

Mrs. Whittaker              - Mi domando proprio perché non giuocate al tennis.

Larita                            - Sono una pessima giuocatrice, annoierei tutti.

Mrs. Whittaker              - Se non vi esercitate, non migliorerete mai.

Larita                            - Non mi pare che il gioco ne valga la pena.

Mrs. Whittaker              - Avete visto Marion?

Larita                            - No, da dopo colazione non l'ho più vista.

Mrs. Whittaker              - Dove sarà?

Larita                            - Credo di sopra.

Mrs. Whittaker              - Dov'è mio figlio?

Larita                            - Credo che sia uscito.

Mrs. Whittaker              - Che rabbia! Avevo bisogno di parlargli. Sono preoccupata per questa sera.

Larita                            - Mi dispiace, perché?

Mrs. Whittaker              - Se piove, non potremo mettere il buffet sulla veranda.

Larita                            - Posso fare qualche cosa per aiutarvi?

Mrs. Whittaker              - No, grazie. Sono abituata a che tutte le responsabilità gravino sulle mie spalle. I figli non pensano mai a nulla. Meno male che ho un vero talento di organizzatrice. (Esce con espressione di mar­tire).

(Larita, con un sospiro, si immerge nuovamente nella lettura del suo libro. Marion scende dal piano superiore).

Marion                          - Hai l'aria seccata, cara! Cos'hai?

Larita                            - (posando il suo libro) Ma non ho affatto l'aria preoccupata... Vogliamo fare due chiacchiere?

Marion                          - Mi dispiace, ma non posso. Ho troppo da fare. Hai visto papà?

Larita                            - Credo che sia uscito.

Marion                          - Tutto lui! Se ne va e lascia noi nei guai! (Esce).

(Larita si sdraia e chiude gli occhi. Sta per ricomin­ciare a leggere, quando, dal giardino, entra John, tutto accaldato).

John                              - Hello, Larita. Perché non sei venuta ad assi­stere alle nostre partite di tennis?

Larita                            - Sembra che vi siate messi tutti d'accordo per trascinarmi ad ogni costo su quel campo di tennis.

John                              - Ebbene, se non vuoi venire, resta lì. (Si pre­para a salire al piano superiore).

Larita                            - Dove vai?

John                              - A prendere la giacca di Sarah.

Larita                            - Allora, portami giù il mio mantello di pel­liccia.

John                              - Il tuo mantello di pelliccia? Che cosa diamine vuoi farne?

Larita                            - Ho freddo.

John                              - Non mi stupisce... a star chiusa qui dentro tutto il giorno.

Larita                            - Abbi pazienza, caro.

(John esce. Larita si morde le labbra ed assume una espressione estremamente infelice. Dopo un momento John scende: su di un braccio ha la giacca di fiarah e sull'altro il mantello di Larita).

John                              - Ecco il tuo mantello(glielo dà).

Larita                            - Grazie, John (lo indossa).

John                              - Se ti muovessi un po' non avresti freddo!

Larita                            - E allora vieni a fare una passeggiata con me.

John                              - (irritato) i Come vuoi che faccia? Siamo a metà della partita. (Esce).

Larita                            - (chiamando) John!

John                              - (tornando indietro) Cosa vuoi?

Larita                            - (scoraggiata) Niente, niente! Non importa... (John esce). (Larita siede sul sofà, avvolta nel suo mantello di pelliccia e con il viso appoggiato alle mani. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Trae dalla borsetta il fazzoletto e si soffia il naso. Il colonnello entra e si sofferma un momento a guardarla).

Il Colonnello                 - Oh, Larita! Cosa c'è che non va?

Larita                            - (sussulta) Non vi avevo sentito entrare.

Il Colonnello                 - Sembrate in preda alla tristezza!

Larita                            - (con leggerezza) Oh, un momento di nervi!

Il Colonnello                 - Su, coraggio!

Larita                            - Non mi chiedete perché non sono andata ad assistere alle partite di tennis?

Il Colonnello                 - No, figliola, non ve lo chiedo, come non vi chiedo perché indossate il vostro mantello di pelliccia. E' evidente! Vi annoiate ed avete freddo!

Larita                            - Proprio così.

Il Colonnello                 - Volete fare una partita di « bezigue »?

Larita                            - (fremendo) No, grazie!

Il Colonnello                 - Ma sì, una partitina! E' un gioco così divertente!

Larita                            - Ma non ricordo affatto come si fa...

Il Colonnello                 - Neanch'io! E questo è appunto il divertente. (Dal cassetto superiore della scrivania trae un pacco di carte).

Larita                            - (ridendo) Siete proprio un bel tipo!

Il Colonnello                 - Non vi muovete. Ora avvicinerò questo tavolino (avvicina il tavolino e siede di fronte a lei). Non mi ricordo nemmeno più quante carte si danno. Nove o tredici?

Larita                            - Undici, mi pare!

Il Colonnello                 - (dando due carte a Larita e prenden­done due per se) Voltatele!

Larita                            - (scoprendo le sue carte) Cinque.

Il Colonnello                 - (scoprendo le sue) Nove. (Distri­buisce altre quattro carte).

Larita                            - (scoprendo) Otto.

Il Colonnello                 - (passandole il mazzo di carte) Ora, a voi!

Larita                            - (distribuisce le carte) Le mie dita fremono come un cavallo da corsa.

Il Colonnello                 - Carte, per favore.

Larita                            - (scoprendo le sue carte) Inutile! Nove! (Di­stribuendo un'altra mandata di carte) Faites votre jeu!

Il Colonnello                 - (scoprendo la carta) Quattro.

Larita                            - Nove.

Il Colonnello                 - Qui c'è qualche trucco!

Larita                            - Badate, che se mi accusate di barare, vi fac­cio cacciare dal Casino...

Il Colonnello                 - Un'altra carta, per favore!

Larita                            - (distribuendo) Ecco!

Il Colonnello                 - Otto.

Larita                            - (ridendo) Oh, povero colonnello! Nove!

Il Colonnello                 - (gettando a terra il mazzo di carte) E' disgustoso!

Larita                            - Su, non fate il cattivo! (tutti e due si chi­nano a raccogliere le carte).

Il Colonnello                 - Quasi quasi compro una « rou­lette », faccio venire due « croupiers » e metto su un Casino da giuoco nel villaggio!

Larita                            - Magari!

(Entra Mrs. Whittaker).

Mrs. Whittaker              - Cosa state facendo?

Il Colonnello                 - Giuochiamo.

Mrs. Whittaker              - Sei stato al villaggio?

Il Colonnello                 - Sì.

Mrs. Whittaker              - Potevi anche avvertirmi che ci saresti andato. Ti avrei pregato di andare da Herry e di dirgli di venire a fissare le lanternine giapponesi.

Il Colonnello                 - Sono stato da Herry.

Mrs. Whittaker              - E cosa ti ha detto?

Il Colonnello                 - Che alle cinque e mezzo sarà qui.

Mrs. Whittaker              - Avresti anche potuto dirmelo. (Se ne va e sale al piano superiore).

Il Colonnello                 - Bah! Per il momento, mi pare che basti (si alza).

Larita                            - C'è una povera regina di cuori che giace sotto al divano (la raccoglie e si alza). Mi sento meglio, ora. Grazie, colonnello!

Il Colonnello                 - Benone! Sono proprio contento!

Larita                            - Chi viene stasera?

Il Colonnello                 - Tutta la contea! Vedrete dei vestiti che vi faranno venire l'acquolina in bocca!

Larita                            - Devo stare attenta... E' il mio debutto in società!

Il Colonnello                 - Che vestito vi metterete?

Larita                            - Qualcosa di semplice e austero.

Il Colonnello                 - Nero?

Larita                            - No, è troppo «regina madre ».

Il Colonnello                 - Bianco?

Larita                            - Neppure. E' troppo « ingenua ».

Il Colonnello                 - L'azzurro lavanda è sempre molto carino!

Larita                            - Sì... ed è anche più appropriato.

Il Colonnello                 - Verrà anche il vostro amico Charles Burleigh.

Larita                            - Sì, lo so. E mi fa molto piacere. E’ tanto simpatico!

Il Colonnello                 - A volte tremo per voi!

Larita                            - Perché?

Il Colonnello                 - Questa vita vi dev'essere atroce.

Larita                            - No, non lo dite!

Il Colonnello                 - Non è forse vero?

Larita                            - Forse... qualche volta!

Il Colonnello                 - Rimpiangete il passato?

Larita                            - E' inutile! Devo abituarmi.

Il Colonnello                 - Faccio tutto il possibile, con il « bézigue » e con qualche chiacchierata, di rendervi il sog­giorno meno noioso...

Larita                            - Lo so! Da quando sono arrivata siete stato un amore!

Il Colonnello                 - Credete che sareste più felice abi­tando a Londra, sola con John?

Larita                            - Non lo so. Ho paura di fare qualsiasi pro­getto. Tutto dipende da John.

Il Colonnello                 - Gli parlerò io.

Larita                            - No, vi prego, non gli dite nulla. Lasciate che decida da solo quello che vuol fare.

Il Colonnello                 - Ma deve capire che vi annoiate mor­talmente!

Larita                            - No... non sempre! Mi prende soltanto a tratti un momento di tristezza!

Il Colonnello                 - (battendole sulla mano) Capisco!

Larita                            - Non mi accorgerei della noia e non mi sen­tirei sperduta, se...

Il Colonnello                 - (con dolcezza) Se... cosa?

Larita                            - Se John stesse un po' più con me.

Il Colonnello                 - Qualche volta manca di riguardi, quel ragazzo, ma non lo fa apposta!

Larita                            - Temo che cominci a stancarsi di me.

Il Colonnello                 - Che sciocchezza!

Larita                            - Anch'io dovrei sforzarmi di più e cercare di adattarmi; ma è difficile. Da tre mesi non sono riu­scita che a farmi, più o meno, tollerare. E' una specie di tregua... null'altro!

Il Colonnello                 - E' già un bel risultato!

Larita                            - Tranne voi, nessuno mi vuol bene...

Il Colonnello                 - Sì, Sarah ve ne vuole!

Larita                            - Strano, eh?... che proprio lei debba volermi bene!

Il Colonnello                 - E’ la sola, qui, ad attribuire una certa importanza all'intelligenza!

Larita                            - Marion è sempre molto gentile perché crede, in tal guisa, di adempiere ai suoi obblighi religiosi!

Il Colonnello                 - Marion... non dovrei essere io a dirlo... è una grande sciocca!

Larita                            - Vedete, mi è sempre piaciuto essere popo­lare... e la mia vanità soffre di non aver ottenuto qui il successo al quale sono abituata.

Il Colonnello                 - No... no., la vostra vanità non c'entra.

ILarita                           - Vi prego, colonnello! Voglio che non sia che una questione di vanità... e niente altro.

 Il Colonnello                - Ebbene, allora non dovete essere impaziente e pretendere dei risultati immediati. Tre mesi sono pochi!

Larita                            - (improvvisamente e con veemenza) Oh!... è inutile continuare questa stupida commedia... cercare di lanciarci, a vicenda, la polvere negli occhi e nascon­derci la verità... Voi sapete ed io so... E' stato un errore, e un grosso errore!... (Sale al piano superiore).

(Il colonnello scrolla le spalle ed accende una siga­retta. Dal giardino entra Marion).

Marion                          - (vede il libro di Larita e lo prende) Che cos'è? «Sodoma e Gomorra ». Chissà perché Larita legge di queste idiozie? (posa nuovamente il libro).

Il Colonnello                 - (con dolcezza) Non parlare di quello che non sai, Marion. Marcel Proust è uno di quei pochi romanzieri moderni che abbia realmente talento.

Marion                          - Allora è un peccato che scelga degli argo­menti così stupidì.

Il Colonnello                 - Ma hai mai letto nulla di suo?

Marion                          - No... Ma gli scrittori francesi non parlano mai d'altro: amore, amore e amore. Al giorno d'oggi, la gente ci pensa persino troppo. In fin dei conti, nella vita ci sono molte altre cose!

Il Colonnello                 - Più elevate, è vero... Marion: E' quello che volevi dire...

Marion                          - Sicuro... e non ho paura di dirlo.

Il Colonnello                 - Non dovresti però darti tante arie, per il solo fatto di crederti associata alla Divina Prov­videnza. (Va snella biblioteca. Marion scrolla le spalle. Mrs. Whittaker scende dal piano superiore).

Mrs. "Whittaker            - Oh, Marion. Sei qui?

Marion                          - Papà è insopportabile.

Mrs Whittaker               - Perché? Cosa è successo?

Marion                          - Non perde mai l'occasione di prendermi in giro.

Mrs. Whittaker              - E' di un egoismo inaudito. Con tutto quello che ho da fare e con tutte le preoccupazioni che ho, non gli salta neppure in mente di venirmi ad aiutare! L' ho trovato qui, in terra, con Larita.

Marion                          - In terra?

Mrs. Whittaker              - Sì, si erano messi a giocare a carte e poi, non so... il mazzo era caduto a terra...

Marion                          - Non mi piace di vedere Larita tutto il giorno chiusa in casa.

Mrs. Whittaker              - (vede Sodoma e Gomorra) Di chi è questo libro?

Marion                          - Suo, ben inteso!

Mrs. Whittaker              - Fammi il favore, portalo su, in camera sua.

Marion                          - Ormai, avrebbe dovuto adattarsi a pren­dere le nostre abitudini, non ti pare?... invece di...

Mrs. Whittaker              - Per favore, Marion, non parlarmi di Larita. Sai che è un argomento che ha il dono di mettermi di cattivo umore.

Marion                          - Vorrei darle qualche consiglio...

Mrs. Whittaker              - Sì, cara, fa pure, ma aspetta do­mani, stasera non voglio scenate!

Marion                          - Ma credo che, parlandole con tatto, non farà nessuna scenata! Vedi, a volte non capisce...

Mrs. Whittaker              - Come vuoi che capisca?

Marion                          - Eppoi, papà le dà sempre ragione, non fa che scherzare su tutto per farla ridere.

Mrs. Whittaker              - Tuo padre è irresistibilmente portato verso questo genere di donne... Nessuno lo sa me­glio di me.

Marion                          - (allarmata) Ma su Larita non c'è niente da dire, è vero, mamma?

Mrs. Whittaker              - Mia cara Marion, credo di essere una donna di mondo. Non sappiamo nulla di positivo sul passato di Larita, e non desideriamo sapere nulla... E' la moglie di John e fino a che lui ne è innamorato, non c'è niente da fare!...

Marion                          - Cosa intendi dire?

Mrs. Whittaker              - Questo grande amore non è mai stato altro che un fuoco di paglia, e i fuochi di paglia non durano!

(Dal giardino entra Hilda: è accaldata e agitata).

Hilda                             - Filippo ed io abbiamo vinto la partita. Non c'è un po' di limonata?

Mrs. Whittaker              - Sarà meglio che tu vada a pren­dertela in cucina. Furber ha tanto da fare.

Hilda                             - Dov'è Larita?

Mrs. Whittakerì             - Non lo so.

Hilda                             - A colazione, non ha fatto che lanciare oc­chiate a Filippo.

Mrs. Whittaker              - Hilda, ti prego di non parlare così di tua cognata!

Hilda                             - Perché? E' la verità! Io mi sentivo morire dalla vergogna!

Marion                          - i Su, va a prendere la tua limonata.

Hilda                             - Pure, alla sua età, dovrebbe sapere come ci si comporta in società.

Mrs. Whittaker              - Hilda, ora basta!

Hilda                             - Sono stufa di quella donna! Ma che stia at­tenta, «e no...

(Entrano John, Sarah e Filippo Bordon. Quest’ultimo è giovane e inagrissimo).

John                              - Dove sono le bibite?

Hilda                             - Ora vado a prenderle.

Sarah                             - (lasciandosi cadere su di una poltrona) Sono morta!

Filippo                           - Fa un bel caldo!

Sarah                             - John, per favore, dammi una sigarétta.

John                              - Non ne ho!

Sarah                             - Allora ne ruberò una a Larita (prende una sigaretta dal portasigarette di Larita che è posato sul sofà. John gliela accende. Hilda rientra con un vassoio sul quale sono posati bicchieri e bibite).

Filippo                           - Aspettate, che vi aiuto (va con Hilda sulla veranda).

Mrs. Whittaker              - Marion, andiamo nella biblioteca. Mi aiuterai a distribuire i posti a tavola.

Marion                          - Ma c'è papà in biblioteca.

Mrs. Whittaker              - Allora andiamo in camera mia. (Mentre sale con Marion) Alla destra di tuo padre met­teremo Ledi Chibbons.

Marion                          - La detesta!

Mrs. Whittaker              - Non so che farci. (Escono).

Sarah                             - John, per favore, dammi un bicchiere di li­monata. Si sta così bene qui. Fa un fresco delizioso.

John                              - (uscendo sulla veranda) Peccato che tu non rimanga a pranzo!

Sarah                             - Debbo andare a casa ad aiutare la mamma. Abbiamo tanti ospiti. (John dopo un momento ritorna con un bicchiere di limonata per Sarah ed uno di birra per lui).

Sarah                             - (prendendo il bicchiere) Grazie. Dov'è Larita?

John                              - In qualche angolo a leggere.

 Sarah                            - A colazione era incantevole.

John                              - Com'è strana questa tua simpatia. Temevo proprio il contrario.

Sarah                             - Perché?

John                              - Non lo so, siete così diverse.

Sarah                             - E' appunto questa la ragione.

John                              - Mi dispiace di vederla sempre chiusa in casa!

Sarah                             - Perché? Se le fa piacere...

John                              - Tu, invece, sei così sportiva, sempre pronta a tutto.

Sarah                             - Ma non ho né la bellezza, né il fascino, né l'intelligenza di Larita.

John                              - Addirittura!

Sarah                             - E' proprio così.

John                              - Larita è molto intelligente, è vero?

Sarah                             - Sì, ed è appunto per questo che si annoia qui dentro.

John                              - Già, ma se tentasse di adattarsi alla nostra vita non si annoierebbe più.

Sarah                             - Forse non può adattarsi. Non devi dimenti­care che tua moglie non ha mai fatto questo genere di vita.

John                              - Lo so, ma...

Sarah                             - Cerca di fare un po' quello che fa piacere a lei, invece di scegliere sempre quello che fa pia­cere a te.

John                              - Ma lo faccio. Ieri, per esempio, mi ha detto che aveva bisogno di aria e io le ho fatto fare una lun­ghissima passeggiata in automobile.

Sarah                             - Ecco, così va bene.

John                              - Lo sai che ti trovo molto cambiata? Una volta non eri così.

Sarah                             - Non ero come?

John                              - Ebbene... così seria. Ora sei sempre pronta a fare delle prediche!

Sarah                             - (ridendo) Mi dispiace che tu mi trovi così noiosa! Cosa vuoi, gli anni passano, io invecchio e tu no...

John                              - Anch'io invecchio.

Sarah                             - Forse, ma non come dovresti.

John                              - Anche fisicamente sei molto cambiata; sei molto più bellina.

Sarah                             - Grazie!

John                              - E pensi a sposarti?

Sarah                             - Sicuro.

John                              - (ansioso) Con chi? Con Carlo?

Sarah                             - . Oh, no! E’ troppo vecchio.

John                              - Non posso proprio immaginarti sposata.

Sarah                             - Peccato! Io invece lo immagino benissimo.

John                              - Sei forse innamorata di qualcuno?

Sarah                             - Per il momento no, ma tengo gli occhi aperti.

John                              - Da diverso tempo vorrei rivolgerti una do­manda, ma non oso farlo!

Sarah                             - E allora taci.

John                              - No, perché devo sapere.

Sarah                             - Prima però dammi una sigaretta.

John                              - (dandole la sigaretta) Ecco.

Sarah                             - Grazie, e ora parla.

John                              - Quando ho sposato Larita, così, senza neppure avvertirti, mi hai giudicato un mascalzone?

Sarah                             - Neanche per sogno. Hai incontrato una donna che amavi, ti sei sposato per amore, ed io ti rispetto in­finitamente per averlo fatto. Se avessi sposato me, il no­stro matrimonio sarebbe stato unicamente basato sulle convenienze e sull'amicizia.

John                              - Lo credi proprio?

Sarah                             - (fermamente) Sì», ci conosciamo da troppo tempo!

John                              - E secondo te, questo è uno svantaggio?

Sarah                             - Per la vita coniugale, sì.

John                              - Io, invece, non sono affatto del tuo parere.

Sarah                             - Ma sì, John! Il nostro matrimonio sarebbe stato noioso, non avrebbe rappresentato nulla di nuove -Nessuna emozione.-

John                              - i Io non voglio emozioni. . Sarah - E io, invece, sì. Voglio provare le ansie, le gioie, le lettere piene di passione... tutto il grande amore!

John i                            - i Le lettere potevo scrivertele anch'io!

Sarah                             - Non fare l'ipocrita, John, e non cercare scuse che non hai.

John                              - Ma io ti amavo ugualmente!

Sarah                             - (alzandosi) Che commozione!

John                              - E ti amo ancora.

Sarah                             - Zitto, John!

John                              - Vedi, comincio a capire di aver commesso un grosso errore.

Sarah                             - (irritata) Taci! Se vuoi, saperlo, è ih questo momento che ti conduci come un mascalzone...

John                              - Sarah!

Sarah                             - Dovresti vergognarti! Non sei neppure degno di allacciare le scarpe a tua moglie. (In cima alle scale appare Larita, la quale afferra l’ultima frase di Sarah),

Larita                            - (leggermente, scendendo) Hello... Cosa avete da litigare?

Sarah                             - John è insopportabile. Non può tollerare di perdere una partita.

Larita                            - Forse, avrei dovuto sorvegliare la sua edu­cazione.

Sarah                             - Larita, vi ho rubato una sigaretta.

Larita                            - Ma questo è un furto bello e buono! Non so se potrò perdonarvelo!

(Dalla veranda entrano Hilda e Filippo).

Hilda                             - John, vuoi fare un'altra partita?

John                              - (con entusiasmo) Sicuro!

Sarah                             - John, se fossi in; te, rimarrei qui a chiacchie­rare un po' con Larita! E' scandaloso come la trascuri.

Filippo                           - Rimarrò io con la signora.

Larita                            - Siete tutti molto carini... io però vorrei solo che qualcuno mi aiutasse a dipanare la lana (fa il gesto di dipanare la lana).

Hilda                             - Filippo deve giocare con me.

Larita                            - Ed io verrò ad assistere alle vostre prodezze con tanto d'occhi spalancati.

Sarah                             - Niente affatto. Non c'è nulla di più noioso che assistere a un gioco che non c'interessa. Andiamo, Hilda, io e te giocheremo contro Filippo. Non gli sarà difficile batterci.

Hilda                             - (soddisfatta) Benissimo.

Sarah                             - Andiamo!

Larita                            - (in tono leggero) Grazie, Sarah! Sei un amore (si china e le dà un bacio. Sarah, Filippo e Hilda escono).

John                              - (notando che Larita continua ad indossare il mantello di pelliccia) Hai ancora freddo?

Larita                            - No, un po' meno. Se ti secca di vedermi così coperta posso anche togliermi il mantello(se lo toglie).

John                              - No, no, tienlo pure, se ti fa comodo.

 Larita                           - Cosa facciamo? Vuoi che andiamo a fare una bella passeggiata in automobile?

John                              - Ti farebbe piacere?

Larita                            - No, caro... non prendere quell'aria sbigot­tita. Non ho affatto voglia di muovermi.

John                              - Senti, Larita, sono desolato che tu possa cre­dere che in questi ultimi tempi io ti abbia trascurata!

Larita                            - E" stata Sarah a metterti queste idee in testa! Io non l'ho mai pensato.

John                              - Che profumo forte ti sei messo!

Larita                            - Buono, è vero? (si china verso di lui, in modo che egli possa odorare meglio).

John                              - Ottimo.

Larita                            - Perché sei così abbattuto?

John                              - Non sono affatto abbattuto.

Larita                            - Spero che non ti sarai troppo stancato al tennis.

John                              - No, no, non c'è pericolo.

Larita                            - (seria) John, dammi un bacio.

John                              - Sì, cara! (le dà un bacio).

Larita                            - Ho freddo. Preferisco mettermi il mantello!

John                              - Che cos'hai, oggi, Larita?

Larita                            - Non lo sai?

John                              - No.

Larita                            - Siamo sposati.

John                              - Cosa intendi dire?

Larita                            - Ecco quello che abbiamo tutti e due!

John                              - Ma io non ho nulla.

Larita                            - Davvero?

John                              - Forse sono un po' stanco.

Larita                            - Sì, lo credo anch'io.

John                              - Avevi ragione... Oggi mi sono strapazzato.

Larita,                           - Povero John!

John                              - E stasera abbiamo quel noiosissimo ballo.

Larita                            - Come, non ti fa piacere?

John                              - Non troppo.

Larita                            - E allora, scappiamo via tutti e due, senza avvertire nessuno, e andiamo a Deauville.

John                              - Quello che dici è pazzesco.

Larita                            - (sorridendo) Scherzavo, John! Confessa che ti sei spaventato (ride).

John                              - Oh! Smettila di punzecchiarmi continuamente. Non fai che cambiare umore.

Larita                            - E' l'unica cosa che possa fare.

John                              - A sentirti, si direbbe che faccio tutto il pos­sibile per contrariarti.

Larita                            - Non so se fai tutto il possibile... Ma, in­dubbiamente, ci sei riuscito.

John                              - Non vedo cosa abbia fatto di così terribile!

Larita                            - Non fai che giocare a tennis... tennis... ten­nis... sempre tennis! Un gioco molto appassionante, vero?

John                              - E' certamente più salubre che stare tutto il giorno chiusi in casa.

Larita                            - Indubbiamente il tennis sviluppa i muscoli in modo allarmante!

John                              - Mi preferiresti flaccido?

Larita                            - (con malizia) Moralmente o fisicamente?

John                              - Larita, mi pare che...

Larita                            - Sono io, caro, che sto diventando moral­mente flaccida e non mi ci rassegno.

John                              - Ebbene, non è colpa mia!

Larita                            - Sì, è anche colpa tua.

John i                            - Perché?...

Larita                            - Vieni via con me... Andiamo all'estero!

 

 John                             - Non possiamo... Lo sai benissimo che è im­possibile.

Labita                            - Perché?

John                              - Non è onesto, da parte tua, il chiedermelo.

Larita                            - Sì, forse... hai ragione!

John                              - Dopo tutto, questa è la mia vita e non ho nessuna ragione per cambiarla!

Larita                            - Davvero?

John                              - Sicuro!

Larita                            - E sarà anche la mia?

John                              - Certo!

Larita                            - (guardandolo) Quanta sicurezza c'è nelle tue parole!

John                              - (la fissa) Non ti capisco! (Dopo una pausa) Allora, sei proprio infelice, qui?

Larita                            - Sì.

John                              - Perché?

Lahita                            - Perché non mi ami più!

John                              - (stupito) Larita!...

Larita                            - E' la verità!

John                              - Ma no, Larita... ti sbagli... io non ho smesso di amarti!

Larita                            - Bugiardo!

John                              - Non drammatizzare, ti prego, questa tua pic­cola crisi. Cosa ho fatto? Ti ho al massimo un po' tra­scurata...

Larita i                          - No, caro, non è questo.

John                              - Ma se sono appena sei mesi che siamo sposati!

Larita                            - Potrebbero essere sei anni!

John                              - pi direbbe, piuttosto, che sia tu a non più amarmi!

Larita                            - Oh, John! Non dire sciocchezze!

John                              - (irritato) Non dico nessuna sciocchezza. Da qualche giorno a questa parte sei irritabile, tagliente... Prima non ti capitava mai!

Larita                            - Mi dispiace!

John                              - Se ti interessassi un po' più alla vita che si svolge attorno a te, è probabile che saresti molto più felice,

Larita                            - Ma credi che tua madre desideri il mio in­tervento?

John                              - Sicuro!

Larita                            - E allora perché fa di tutto per scoraggiarmi e farmi sentire che sono un'intrusa?

John                              - Sono certo che non lo fa apposta. Sei tu ad essere troppo permalosa!...

Larita                            - Permalosa! (si mette a ridere).

John                              - Sì, credi sempre che tutti c'è l'abbiano con te!

Larita                            - E' la verità. Tutti mi sono contro, eccetto tuo padre e Sarah.

John                              - Marion è stata molto carina con te, e anche Hilda...

Larita                            - Sì, quando sono arrivata, Hilda ha provato per me un entusiasmo da collegiale che si è cambiato, poi, in odio implacabile.

John                              - Che esagerazioni!

Larita                            - Non sono esagerazioni! Marion, poi, fa della gratuita propaganda.

John                              - Niente affatto!

Larita                            - Sicuro, la sua religione le proibisce di odiarmi apertamente!

John                              - E' stupido, da parte tua, dire delle cose simili.

 Larita                           - Alla fine, sto perdendo la pazienza... ed è buon segno.

John                              - Sono proprio felice che tu la pensi così.

(Larita                           - E' tanto tempo che non faccio che repri­mermi e, alla lunga, le repressioni fanno male. Guarda Marion! .„

John                              - Ti conduci come una bambina!

Larita                            - Non puoi immaginare quanto sia piacevole.

John                              - A me pare pazzesco!

Larita                            - Oh! Ora tocca a me!

John                              - Senti, Larita...

Larita                            - E’ inutile... Non mi interrompere. Voglio dire tutto quello che ho nel cuore... altrimenti soffoco!

John                              - Non alzare così la voce!

Larita                            - Perché? Tanto, nessuno sarebbe sorpreso di vedermi rotolare sul tappeto, ubriaca di stupefacenti e di liquori. Anzi, sono stupiti di vedere che non lo faccio!

John                              - Non ti ho mai vista in questo stato...

Larita                            - Infatti, non mi accade spesso.

John                              - Meno male!

Larita                            - Bravo! Le tue risposte mi piacciono, m'in­coraggiano. Lo sai che questo è il nostro primo litigio?

John                              - Spero anche che sarà l'ultimo!

Larita                            - Mio povero John, se non riesci a capire altro, non sei davvero molto intelligente!

John                              - Ad ogni modo ho ragione!

Larita                            - Come vorrei che fosse così!

John                              - Se era tanto tempo che non ne potevi più di questa vita, perché non dirmelo prima?

Larita                            - Speravo che avresti finito con l'accorgertene da te.

John                              - Basta con questa discussione che non conduce a niente.

Larita                            - Non si sa mai... Potrebbe, invece, condurci alla fine di tutto.

John                              - Lo desideri, forse?

Larita                            - E tu?

John                              - ; Io, no. Quello che voglio è pace e tranquil­lità.

Larita                            - Sei troppo giovane per desiderarlo sul serio.

John                              - Non posso cambiare alla mia età.

Larita                            - Hai appena finito di dirmi che non avevi mai smesso di amarmi.

John                              - Se continui così, stai pur certa che il mio amore non durerà a lungo.

Larita                            - Volevo appunto vedere per quanto tempo avrebbe resistito.

John                              - E tutto questo non ti sembra sciocco?

Larita                            - No, non c'è nulla di sciocco, John. Due mesi fa, non mi avresti parlato come lo fai oggi. A poco a poco ho visto svanire il tuo amore e l'ho sopportato. Era inevitabile. Poi ho atteso ansiosamente, per vedere se, dietro la tua passione, si nascondesse un po' di affetto almeno, ed ho constatato, invece, che quel poco che c'era veniva soffocato dall'atmosfera creata dalla tua fa­miglia... Ormai, qualunque cosa io faccia, non ha più nessuna importanza, è troppo tardi!

John                              - Senti, Larita...

Larita                            - Per la prima volta mi sono fatta vedere da te sotto le spoglie di una donna irritabile, meschina, brutta... e lo hai trovato naturale; non ho fatto che irri­tarti. Ormai, sei troppo distante da me.

John                              - Larita, sei assurda e lasci galoppare la tua immaginazione!

Larita                            - Davvero?

John                              - Sì, riconosco che non dovevo lasciarti tanto sola e ne sono sinceramente desolato.

Lahita                            - E sei proprio convinto che la mia solitudine sia la sola responsabile di tutto?

John                              - Si.

Larita                            - Ebbene, fingiamo di crederci...

John •                            - Non c'è bisogno di fingere.

[Larita                           - Per favore, dammi il fazzoletto! E' nella mia borsetta.

John                              - (lo cerca e lo trova) Eccolo!

Larita                            - Grazie        - (si asciuga gli occhi e si soffia il naso). Speriamo che non ani sia preso un raffreddore!

John                              - Farò in modo che tu non ti senta più così sola e   triste.

Larita                            - (sorridendo) Davvero, amore?

John                              - Lo sai? Anche a me farebbe piacere andare un po' all'estero, in settembre... A Venezia o in qualche altro posto.»

Larita                            - Sarebbe incantevole... (ride).

John                              - (sospettoso) Perché ridi?

Lahita                            - Perché mi sento felice!...

John                              - O ad Algeri... Non sono mai stato ad Algeri!...

Lahita                            - Se ci andiamo troveremo i Lessing.

John                              - . Non li conosco.

Larita                            - Sono simpaticissimi. Lei è americana. Fa­ceva la decoratrice di appartamenti. A New York ci siamo divertite un inondo!

John                              - Non ho mai saputo che tu fossi stata a New York.

Larita                            - Ma sì, devo avertelo certamente detto Ci sono anche rimasta un bel pezzo.

John                              - No, non me ne avevi mai parlato... Quando ci sei stata? Prima di sposare?

Larita                            - No, dopo.

John                              - E perché sei andata a New York?

Larita                            - Oh! Non lo so. Il fascino dei grattacieli e dell'aria spumeggiante.

John                              - Sei andata sola?

(Larita                           - Sì, ma il piroscafo era molto affollato...

John                              - Perché non me ne avevi mai parlato?

Lahita                            - Mi sembrava di avertelo detto! Del resto, non ha nessuna importanza.

John                              - Che cosa hai fatto a New York?

Larita                            - Veramente, nulla di speciale!

John                              - Non mi hai raccontato molto di te, della tua vita!

Larita                            - Un giorno o l'altro scriverò le mie memorie, ed allora tutti i segreti saranno svelati!

John                              - Francis è ancora vivo?

Larita                            - Sì, in giro per il mondo!

John                              - Non hai mai sue notizie?

Lahita                            - No, non trovo affatto di buon gusto rice­vere lettere di amore dagli ex-mariti!

John                              - Mia madre m'interroga sempre sul tuo pas­sato.

Lahita                            - E tu che cosa le rispondi?

John                              - Non posso dirle molto e sento che faccio la figura dello scemo.

Larita                            - Non te ne preoccupare, caro!

John                              - E' mio diritto sapere tutto del tuo passato. Dopo tutto sei mia moglie.

Larita                            - Sicuro, ed è delizioso, non ti pare?

John                              - Non rimpiangi proprio niente?

Larita                            - Sì, centinaia di cose.

John                              - Ma sul serio...

Larita                            - L'atmosfera familiare comincia ad avere ef­fetto su te.

John                              - Cosa intendi dire?

Larita                            - E' la prima volta che mi fai subire un in­terrogatorio.

John                              - Io non ti faccio subire nessun interrogatorio.

Larita                            - Sì... sì... non c'è dubbio!

John                              - Se la prendi così, smetto subito.

Larita                            - Ci siamo sposati perché ci volevamo bene. Nessuna spiegazione è stata necessaria, allora!

John                              - Neanche adesso sono necessarie, soltanto...

Larita                            - Soltanto ti senti un poco a disagio... è vero?

John                              - No…

Larita                            - Vedi, John, i primi tempi, quando ci ama­vamo, non desideravamo che stare insieme. Tutto il re­sto ci era indifferente. Ma dopo, quando il primo incanto svanì, è riapparsa la realtà... Bisognava aprire gli occhi e cercare di vederci chiaro! La novità e l'emozione sono scomparse, mio povero John, Ci siamo abituati a vivere assieme e, per alleviare la monotonia della vita comune, abbiamo cominciato a sollevare il velo del passato... a cercare di scoprire cose che non hanno nulla a che ve­dere con la nostra vita attuale!...

John                              - Ma io non ho mai desiderato di scoprire nulla...

Larita                            - Forse non lo desideri, ma lo fai. E' umano! (Trae dalla borsetta il piumino della cipria e sì incipria la punta del naso).

John                              - Ho assoluta fiducia in te.

Lahita                            - Senti, amore; qualsiasi cosa ci riservi l'av­venire, voglio che tu sappia che non ti ho mai ingan­nato, né ho mai mentito con te.

John                              - Cara! (la bacia con molta dolcezza e lei gli accarezza i capelli).

Larita                            - Mi hai tolta tutta la cipria dal naso!

John                              - Non me ne importa proprio un bel niente!

Larìta                            - Su, ora vai a fare un'altra partita di tennis. E' tanto tempo che sei chiuso in casa... Non è igienico!

John                              - Non fare la sciocca!

Lahita                            - Via, vattene... Prima del tè, voglio riposarmi un po'.

John                              - Verrò a riposare anch'io.

Larita                            - No, no... Non faremo che chiacchierare e chiacchierare, fino a perdere la testa...

John                              - Allora, arrivederci! (le bacia la mano ed esce nel giardino. Larita sta per salire, mentre Marion scende).

Marion                          - Ciao, cara!

Larita                            - Hello!

Marion                          - Stavi salendo?

Larita                            - Sì, volevo sdraiarmi un po'.

Marion                          - Ma se non fai altro!

Lahita                            - Si vede che nel mio organismo c'è qualcosa che non va!

Marion                          - (con ansia) Speriamo di no!

Larita                            - (cominciando a salire) Allora, a più tardi!

Marion                          - (toccandole il braccio) No, non te ne an­dare. Vorrei parlarti...

Larita                            - . Parlarmi? Perché?... Di cosa?... E? impor­tante?...

Marion                          - No... Vorrei parlarti un po' di tutto.

 Larita                           - Allora può durare parecchi anni!

Marion                          - Senti, Larita, non ti offendi se ti rivolgo una domanda... a tu per tu?

Larita                            - Dipende... di cosa si tratta.

Marion                          - Ecco... Ti pregherei di non incoraggiare troppo papà!...

Larita                            - In che senso... Incoraggiarlo? Non capisco!

Marion                          - Ebbene, vedi... Oli dai troppa corda!

Larita                            - Gli dò corda?...

Marion                          - Sì, la mamma detesta quando papà si mette a civettare.

Larita                            - Non ho mai notato che tuo padre civettasse. Lo trovo un uomo intelligente.

Marion                          - Già... ma, vedi, (Larita... In gioventù papà è stato molto donnaiuolo, e la mamma ne ha sofferto parecchio.

Larita                            - E' stata ammirevole.

Marion                          - Ti avverto che se la prendi su questo tono, è meglio troncare il colloquio.

Larita                            - Credo anch'io che sia meglio. (Dal giardino entra Filippo Bordon).

Filippo                           - (a Larita) Mi domandavo se eravate qui.

Larita                            - Dovete essere esausto. E' tutto il pomeriggio che non fate che giocare a tennis!

Filippo                           - Ora, John e Sarah stanno facendo una par­tita e Hilda segna i punti.

(Marion, livida di furore, prende un libro di appunti posato sulla scrivania e va nella biblioteca).

Filippo                           - Cos'è successo?

Larita                            - Niente...

Filippo                           - Come vorrei essere anch'io al pranzo!

Larita                            - Ma verrete subito dopo, è vero?

Filippo                           - Sicure. Mi promettete un ballo?

Larita                            - Volentieri.

Filippo                           - Quale?

Larita                            - Non lo so!

Filippo                           - Il terzo?

Larita                            - Forse sarà un po' presto.

Filippo                           - Allora, il quinto ed il sesto.

Larita                            - (ridendo) No, non due di seguito. Dopo ci odieremmo!

Filippo                           - Allora, il quinto e il settimo?

Larita                            - Va bene.

Filippo                           - Sono sicuro che ballate deliziosamente bene.

Larita                            - Perché?

Filippo                           - Si vede dal modo con il quale vi muovete.

Larita                            - Grazie!

Filippo                           - Ma lo dico sul serio.

Larita                            - Siete molto gentile. (Siede sul sofà).

Filippo                           - Posso sedermi vicino a voi?

Larita                            - Sicuro, se vi fa piacere (si tira un po' in­dietro per fargli posto).

Filippo                           - Son cosi sudato e sporco!

Larita                            - (ridendo forte) Oh! Fino a che rimanete nel vostro angolo, non ha nessuna importanza.

Filippo                           - Perché ridete? Mi prendete in giro?

Larita                            - Non posso fare a meno di ridere; siete così buffo.

Filippo                           - (depresso) Me lo dicono tutti!

Larita                            - Non preoccupatevene. Dite sempre quello che pensate, e tutto andrà bene.

Filippo                           - (sorpreso) Cosa?

Larita                            - Oh! Niente. Ripetevo una citazione.

Filippo                           - Capisco.

Larita                            - Dovete perdonarmi se sono un po' distratta, ma ho avuto un pomeriggio snervante!

Filippo                           - La vita è troppo corta per crearsi delle pre­occupazioni!

Larita                            - E' molto corta, secondo voi?

Filippo                           - Sì, terribilmente!

Larita                            - A volte mi domando cosa facciamo sulla terra. Mi pare che perdiamo tempo e nient'altro!

Filippo                           - Volete scherzare, eh?...

Larita                            - Non del tutto.

Filippo                           - Chi avrebbe mai pensato che John avrebbe sposato una donna come voi! Siete così diversa da lui, così piena di vita! Ha proprio avuto una gran fortuna!

Larita                            - Non esageriamo! Se sprecate così i vostri complimenti, perderanno valore.

Filippo                           - Ma non sono complimenti, è la verità.

Larita                            - Avete intenzione di continuare per un bel pezzo?

Filippo                           - Se vi dà fastidio, smetto subito.

Larita                            - Bravo! E ora vi lascio! Volevo salire un momento in camera mia per riposami un po'. (Si alza).

Filippo                           - (afferrandole la mano) No, non ve ne an­date! (Hilda entra bruscamente e vede Larita che ritira la mano da quella di Filippo).

Larita                            - No, devo proprio andare.

Hilda                             - (furente) Oh!

Filippo                           - Hello. Avete finito?

Hilda                             - Mi domandavo dove potevate essere... Avrei dovuto saperlo (rivolge un'occhiata maligna a Larita).

Larita                            - (aggrottando le sopracciglia) Hilda!

Hilda                             - Spero di non avervi disturbato.

Larita                            - Questo, poi, è troppo!

Hilda                             - Infatti, è proprio troppo!

Larita                            - Hilda, ti avverto che se mi parli ancora su questo tono, sarò costretta di fare come Marion ed esi­gere una spiegazione con te.

Filippo                           - Sentite, Hilda...

Hilda                             - Vi proibisco di rivolgermi la parola.

(Furber entra con vari oggetti per preparare il tè. Mrs. Whittaker scende).

Mrs. Whittaker              - Nessuno ha visto il mio libretto d'appunti? Non ricordo più dove l'ho lasciato. (Furber lo trova posato sulla scrivania).

Furber                           - E' questo, signora?

Mrs. Whittaker              - Sì... Grazie, Furber!

(Sarah e John entrano).

John                              - ( a Larita) Ti sei riposata, cara?

Larita                            - No... Ma non fa niente.

Sarah                             - Signora, Filippo ed io dobbiamo proprio andarcene. Ho lasciato, la mamma alle prese con una invasione di ospiti.

Mrs. Whittaker              - Non vuoi prendere il tè prima di andartene? E' pronto.

Sarah                             - No, proprio non posso.

Mrs. Whittaker              - Allora, vieni presto, stasera.

Sarah                             - Non voglio perdere neppure un giro. An­diamo, Filippo.

Filippo                           - (stringendo la mano a Missis Whittaker) Ar­rivederci e grazie infinite.

Mrs. Whittaker              - A stasera.

Filippo                           - Sì, a stasera. (Si avvicina a Larita) Volevo... (dà uno sguardo a Hilda che lo osserva).

Larita                            - A più tardi...

Filippo                           - Ricordatevi... il quinto e il settimo.

Larita                            - Non lo dimenticherò.

Sarah                             - Andiamo, Filippo. Arrivederci, Larita.

Larita                            - Arrivederci.

(Sarah e Filippo escono. Furber entra portando la te­iera).

John                              - Io vado a prendere un bagno... non voglio neppure il tè.

Mrs. Whittaker              - Oh, John! Almeno una tazza...

John                              - No, mamma; grazie. Ho bevuto troppa birra. Larita, dopo il tè, vieni su.

Larita                            - Sì, caro.

(John sale. Marion ed il colonnello entrano dalla bi­blioteca. Marion freme di rabbia).

Il Colonnello                 - Se le mie opinioni non ti piacciono, non hai che astenerti dal chiedermele.

Marion                          - Non ho l'abitudine di essere trattata così.

Mrs. "Whittaker            - (con un'occhiata a Furber) Ma­rion, per favore!

Marion                          - (scattando) Papà è insopportabile! (Furber esce).

Mrs. Whittaker              - Marion, fammi il favore di do­minare i tuoi nervi dinanzi alle persone di servizio!

Hilda i                           - Ci sono altre persone che avrebbero bisogno di imparare a dominarsi.

Mrs; 'Whittaker             - Cosa intendi dire?

Hilda                             - Domandalo a Larita... Lei sa certamente quello che voglio dire.

Mrs. Whittaker              - Su, siedi e prendi il tuo tè.

Hilda                             - E’ disgustoso; ecco quello che è.

Marion                          - Cos'è disgustoso?

Hilda                             - Domandalo a Larita.

Larita                            - (con calma) Hilda, invece di dire a tutti di rivolgersi a me, faresti meglio a spiegarti chiara­mente.

Il Colonnello                 - (irritato) Hilda, sei impazzita?

Mrs. Whittaker              - Cosa diamine è successo?

Hilda                             - Sono entrata qui all'improvviso e ho sor­preso Larita e Filippo che flirtavano sul divano.

Mrs. Whittaker              - Hilda... Ti proibisco di parlare così... Vieni, ILarita, e siediti.

Larita                            - Se non vi dispiace, preferirei salire in ca­mera mia.

Hilda                             - Ecco, ora ha paura... (Larita soffoca un'escla­mazione di rabbia).

Il Colonnello                 - Basta, Hilda. Ti proibisco di dire una parola di più.

Hilda                             - (quasi in preda ad una crisi isterica) No, non voglio stare zitta. Io so delle cose che tutti ignorano. Non volevo parlarne che dopo il ballo. (In silenzio si avvicina alla libreria, ne trae un libro e tra i fogli di questo prende un ritaglio di giornale e lo porge alla madre). Leggi, mamma. L'ho trovato da Sir George, mar­tedì scorso. Mentre era in giardino, ho tagliato questa allegra notizia.

Mrs. Whittaker              - (leggendo il ritaglio) Marion... Jim... (Invoca aiuto con una mano. Marion si avvicina e legge il ritaglio. Il colonnello si volge dall'altra parte).

Larita                            - Per favore, potrei avere un po' di pane e burro?

Il Colonnello                 - Ecco, cara! (glielo porge).

Hilda                             - E sono felice di averlo fatto... felice...

Il Colonnello                 - (fingendo di non averla neanche sen­tita) Volete anche un po' di marmellata?

 

Larita                            - i No, grazie. Ho la cattiva abitudine di rove­sciarmela sempre addosso.

Hilda                             - E' inutile che tu ostenti tutta quella calma... Ormai l'hai capito che sei stata scoperta, eh?

Larita                            - (serenamente) ...specialmente quella di fra­gole è terribile!

Mrs. Whittaker              - Hilda, sii calma. (Si siede e chiude gli occhi).

Marion                          - La miglior cosa è di guardare in faccia la realtà e di affrontare la situazione.

Larita                            - Ma insomma, che cosa è successo?

Marion                          - (porgendole il ritaglio) Spero che non vorrai negare

Larita                            - (dando un'occhiata al ritaglio e restituendo­glielo) Ho sempre odiato questa fotografia!

Marion                          - Papà, sarà meglio che tu legga.

Il Colonnello                 - Ma niente affatto. Non ne ho il mi­nimo desiderio.

Larita                            - (prendendolo e porgendoglielo) Ma, sì, leg­getelo... Tutti i miei amici sono al corrente. Avrei forse dovuto dirvelo prima, ma mi pareva che non fosse ne­cessario.

Il Colonnello                 - No, preferisco proprio non leggere!

Larita                            - Invece, dovete. Ora è necessario. (C'è un silenzio, durante il quale il colonnello legge il ritaglio. Larita beve un sorso di tè).

Il Colonnello                 - Ebbene: cosa me n'importa? (strac­cia il ritaglio).

Hilda                             - Papà!...

Larita                            - Colonnello! Questo proprio non è gentile! Pensate a tutti i fastidi della povera Hilda per riuscire ad impadronirsene!

Mrs. Whittaker              - Inaudito!

Il Colonnello                 - Perché? Il passato di Larita non ci riguarda.

Mrs. Whittaker              - Ma tu dimentichi che è la moglie del nostro figliolo... del nostro figliolo... (scoppia in la­ crime)

Marion                          - (cingendole le spalle con un braccio) Mam­ma, mamma, sii calma!

Il Colonnello                 - Larita, vi chiedo scusa per questa scena così poco piacevole!

Larita                            - Presto o tardi, era fatale che finisse così.

Mrs. Whittaker              - (alzando la testa, con amarezza, a Larita) Immagino che ora sarai soddisfatta, eh?...

Larita                            - Invece, non lo sono affatto... Mi pare che, eccetto il colonnello, vi stiate tutti coprendo di ridicolo.

Marion                          - Già, è molto comodo prendere un atteg­giamento indifferente nel momento in cui veniamo a sapere che ci hai disonorati.

Il Colonnello                 - Marion, smettila di dire sciocchezze!

Marion                          - Papà, la tua condotta non mi sorprende. Tu e Larita appartenete alla stessa razza.

Larita                            - Ecco uno dei più grandi complimenti che mi sia stato fatto.

Mrs. Whittaker              - Marion, non parlare così a tuo padre. Non serve a niente.

Marion                          - (con fermezza) La questione ora è questa: cosa dobbiamo fare? (A Larita) John è al corrente?

Larita                            - Impicciati dei fatti tuoi.

Mrs. Whittaker              - (con calma forzata) Larita, volete farmi il favore di salire in camera vostra? Più tardi ri­parleremo di tutta questa faccenda.

Larita                            - Niente affatto. Non ho ancora finito di pren­dere il tè.

Mrs. Whittaker              - Non vi è dubbio che in questa... situazione atroce vi state conducendo con mano maestra. Ma questa vostra padronanza dimostra ancora di più che avete perso qualsiasi senso morale.

Larita                            - (con calma) Qualsiasi cosa io abbia fatto, voi non avete il diritto di parlarmi così.

Mrs. Whittaker              - Ma avete sposato mio figlio!

Larita                            - Ho sposato John perché lo amavo.

Mrs. Whittaker              - E credete forse che se John avesse saputo, vi avrebbe sposata ugualmente?

Larita                            - Credo di sì.

Marion                          - E allora, perché gli hai tenuto nascosto il tuo passato?

Larita                            - Quanto ho potuto fare prima di sposarlo riguarda me soltanto. Dopo, io non ho mai avuto un pensiero che non fosse di John... perché lo amo!

Mrs. Whittaker              - Voi l'avete sposato unicamente per­ché volevate romperla con la vostra vita sciagurata ed acquistare una situazione sociale alla quale non avevate diritto.

Larita                            - Non è vero!

Il Colonnello                 - Larita, fatemi il favore, salite in camera vostra e lasciatemi sistemare questa faccenda.

Larita                            - No, niente affatto. E' meglio che io rimanga. Capisco l'attitudine di Missis Whittaker e quasi l'ap­provo. Però non vorrei che essa mi giudicasse sotto un punto di vista sbagliato.

Marion                          - Non mi pare che ci sia molto da sbagliare!

Larita                            - Tutta la nostra vita si basa su false appa­renze, Marion! Siete tutti ciechi... Non vedete nulla, non riuscite a capire nulla!...

Marion                          - Il cambiare argomento non può esserti di nessun aiuto.

Il Colonnello                 - Invece di discutere tanto, mi pare che sarebbe meglio di permettere che Larita si spieghi.

Larita                            - Siete molto gentile, colonnello; ma non ho la minima intenzione di scusarmi o di nascondere qual­cosa. Quello che avete letto su quel giornale è esattissimo. E' vero che sono stata implicata in quella triste avventura. Dopo, e per ragioni ovvie, ho cambiato nome. I giornali hanno soltanto esagerato il numero dei miei amanti... Di quella lista di nomi, due soli appartengono a uomini che mi hanno amata.

Mrs. Whittaker              - Siete stata responsabile di un sui­cidio.

Larita                            - Non è vero. Se quel poveretto si ,è suici­dato, ne sono responsabili la sua debolezza e la sua vi­gliaccheria...

Mrs. Whittaker              - E’ incredibile!... atroce!... quasi non posso crederci! E dopo, dopo questo scandalo, come avete vissuto?

Larita                            - Benissimo»

Mrs. Whittaker              - Siete di un cinismo rivoltante!

Larita                            - Se vi ho dato tutte queste spiegazioni, l'ho fatto perché siete la madre di John, ma vi avverto che se continuate ad avere questa attitudine di giudice ac­cusatore, non dirò una parola di più.

Mrs. Whittaker              - Ma vi rendete conto di quello che avete fatto?

Larita                            - Perfettamente, e non rimpiango nulla. In questo momento, l'unica cosa che conta, sono i rapporti con John.

Mrs. Whittaker              - Sposandolo, non avete fatto che di­sonorario.

Larita                            - C'è una cosa che desidero farvi ben capire, ed è che io non nego nulla e che l'avere sposato John non mi toglie il diritto di dire quello che penso e di vivere come mi piace. La mia vita mi appartiene e non intendo subire rimproveri da nessuno.

Marion                          - Che Iddio ti perdoni!

Larita                            - Non credi di esagerare nel volere immi­schiare la Divina Provvidenza in questa faccenda?

Marion                          - La tua sfrontatezza sorpassa i limiti; non c'è altro da, dire.

Larita                            - Vi sbagliate, c'è ancora molto da dire. Se­condo voi, io avrei impigliato John nelle mie reti per migliorare la mia situazione sociale e finirla con la mia vita irregolare. Ma, se così fosse, non trovate un po' strana la vostra ostinazione a voler sabotare, in tutti i modi, le mie aspirazioni ad una vita migliore? E come fate a conciliare questa attitudine con le vostre ben defi­nite idee in materia di virtù e carità? Ma non vi preoc­cupate! Sposando John, non ho affatto inteso di ele­varmi. Non ho mai considerato la mia posizione qui, come un miglioramento sia sociale che spirituale! Al contrario. E' «tata forse l'esperienza la più deprimente che mi sia mai capitata.

Mrs. Whittaker              - Siete perfida... perfida...

Larita                            - Osservazione del tutto inutile e priva di senso. Perché sarei perfida?

Mrs. Whittaker              - Avete preso mio figlio a tradi­mento. Se egli fosse stato al corrente del vostro passato, non vi avrebbe mai sposata...

Larita                            - Ma avrebbe continuato ad essere il mio amante, è questo che volete dire?

Mrs. Whittaker»            - Sarebbe stato più appropriato!

Larita                            - Disgraziatamente, io mi considero superiore a John in tutti i sensi. E' un bel pezzo che ho capito che il nostro matrimonio è stato un errore, ma non dal vostro punto di vista... Dal mio!

Marion                          - E' facile parlare così, ora!

Larita                            - Non è affatto facile; è atroce. Amo John al disopra di qualsiasi cosa... Ma, purtroppo, il mio non è un amore cieco e vedo benissimo i suoi difetti. John ha molto fascino; ma è debole, e mi sta trascinando nel fango!

Mrs. Whittaker              - Come osate dire una cosa simile? Come osate?

Larita                            - E' la verità. Voi non potete capirmi e non lo pretendo neppure.

Marion                          - Lo credo bene.

Larita                            - Il vostro contegno, in tutta questa faccenda, è semplicemente grottesco. Siete tutti convinti che io sia stata una «cocotte». Ebbene, vi sbagliate di grosso! Se ho avuto degli amanti, sono sempre stati uomini che amavo e che mi amavano. Una sola volta mi sono ven­duta, ed è stato col mio primo marito. Ma, per voi, questo genere di mercato è perfettamente onesto. E' vero? E' sanzionato dalla legge!

Marion                          - (con disprezzo) Huh!...

Larita                            - Cos'è questo rumore insolito? E' indizio di approvazione, disprezzo o semplicemente asma?

Marion                          - Ti pare il momento di scherzare?

(

Larita                            - Sei troppo scema!

Marion                          - I tuoi insulti non mi colpiscono.

Larita                            - E dire che se non fosti così scema, capiresti che sono completamente nelle tue mani. Ma non sei ab­bastanza intelligente per approfittarne. Hai sbagliato tat­tica.

Marion                          - Se è questo che intendi dire, certo, non abbiamo l'abitudine di trattare con donne come te.

Lamta                            - Infatti, è proprio quello che intendevo dire. Sono completamente al disopra di quello che la vostra mente limitata può apprezzare e capire. In quanto a te, Marion, ti conosco a fondo... «molto meglio di te stessa. Non sei che una disgraziata. Da quando sei al mondo, non hai fatto altro che reprimere tutti i tuoi sentimenti, sino a diventare un'isterica affetta da mania religiosa. Hai innalzato al disopra di tutto la purità fisica e non abbastanza in alto quella mentale. E ricordati quello che ti dico: se non ti affretti a ristabilire il giusto equi­librio, sarai un'infelice sino alla fine dei tuoi giorni.

Marion                          - (alzandosi di scatto) Sei rivoltante... atroce!

Larita                            - Tu hai bisogno di amore, di tenerezza... e, per ottenere questo, sei ricorsa a tutti i mezzi, eccetto quello buono. Fumi, parli liberamente ed assumi una apparenza spregiudicata e dura unicamente perché non sei sicura della tua religione e perché hai paura che ti si possa accusare di avere dei pregiudizi. Tutto in te è confuso... Non sai cosa chiedere alla vita ed arriverai alla vecchiaia senza aver raggiunto nulla... eccetto la pu­rezza fisica!... e Dio sa se ti compatisco!...

(Marion, dominandosi più che può, assume un'aria di dignità offesa e, senza aggiungere una parola, va nella biblioteca e sbatte la porta).

Mrs. Whittaker              - Non è così che concluderete qual­che cosa!

Sparita                           - Come fate a saperlo?

Mrs. Whittaker              - Non siete che una degenerata... che ha perso qualsiasi senso del bene e del male!

Larita                            - C'è una sola cosa in voi che mi incute ri­spetto... ed è la vostra sicurezza.

Mrs. Whittaker              - Non tengo affatto al vostro rispetto.

Larita                            - Qui, siete la sola ad avere un po' di carat­tere! Il vostro orgoglio vi ha aiutato a salire... salire alle stelle! E questo è meraviglioso ed infinitamente patetico! ...

Mrs. Whittaker              - Non intendo sostenere oltre una conversazione con voi. Ne riparleremo domani. Vi sarei solo grata di non muovervi più dalla vostra camera. Per questa sera penserò io a scusarvi.

Larita                            - Cos'avete? Paura che io possa fare una scenata?

Mrs. Whittaker              - Scenata o non scenata, quello che desidero è di evitare uno scandalo.

Larita                            - E per questo mi confinate in camera mia, come un bimbo capriccioso!

Mrs. Whittaker              - Il confronto mi pare poco appro­priato; ad ogni modo, spero che avrete il buon senso di non muovervi di lì. (Sale in silenzio le scale).

Il Colonnello                 - Larita...

Larita                            - Per favore, colonnello, andatevene!... Ho bisogno di silenzio, devo riflettere... riflettere... (trema come una foglia e tenta con tutte le sue forze di domi­narsi).

Il Colonnello                 - Avete ragione. (Esce in giardino).

(Hilda, che durante tutta la scenata si è tenuta in di­sparte, con aria terrorizzata, improvvisamente scoppia in lacrime e sì precipita verso Larita).

Hilda                             - (ira preda ad una crisi di nervi) Larita...

 Larita... perdonami... Non avrei mai creduto... non avrei mai...

Larita                            - (respingendola con dolcezza) Calmati, Hilda! E cerca di avere il coraggio delle tue azioni.

(Hilda si precipita in giardino, singhiozzando dispe­ratamente. Larita si morde le labbra; quindi, conti­nuando a tremare violentemente, accende una sigaretta e prende il volume di Sodoma e Gomorra. Siede sul di­vano, tentando, con tutte le sue forze, di dominarsi. Apre il libro meccanicamente, tenta di leggere ma i suoi occhi non riescono à fissare le parole. Fissa invece con tutta la sua attenzione una brutta riproduzione della Ve­nere di Milo, posata su un piedistallo. Ad un tratto, con ogni forza, lancia il libro che fa cadere là statuetta ri­ducendola in mille pezzi).

Larita                            - L'ho sempre detestata, quell'orribile Venere!...

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

La stessa scena degli atti precedenti. All’alzarsi del si­pario fervono le danze, le quali però si svolgono nella camera da pranzo dove il pavimento è migliore. L'atrio e la libreria sono destinati ai ballerini i quali desiderano riposare. Il buffet è all'estremità inferiore della ve­randa, in modo che il pubblico non possa scorgerlo. Le ghirlande di lampadine colorate in fondo sono mollo graziose e mettono una nota di allegria.

(All’alzarsi del sipario vediamo Miss Nina Vansittart seduta sul divano. Indossa un abito di taffetà rosa assai originale, con un nastro del medesimo colore annodato in testa. Essa chiacchiera animatamente con Bobby Coleman, un giovane dall'apparenza serafica. Dalla stanza vicina giungono le note di un ballabile suonato da una piccola orchestra).

Bobby                           - Nina, questo ballabile è il nostro!

Nina                              - : Mi dispiace, ma l'ho già impegnato. Sarà per il prossimo.

Bobby                           - Siete proprio crudele!

Nina                              - Su, da bravo, non tenetemi il broncio. Lascio qui la mia borsetta. Stateci attento voi. (Va nella sala da ballo).

Hilda                             - (a Bobby) Avete visto Filippo Bordon?

Bobby                           - No.

Hilda                             - E voi, cosa fate qui tutto solo?

Bobby                           - Sono in cerca di una dama. Nessuno mi vuole. Dicono che abbia anch'io l'aria di una signorina.

Hilda |                           - Non scoraggiatevi per questo. Andate nella sala. C'è sempre qualche ballerina libera.

Bobby                           - Allora, vado subito. (Va correndo nella sala da ballo. Hilda si dirige verso la veranda e si imbatte in Filippo che entra).

Filippo                           - Dov'è Larita?

Hilda                             - Ha un terribile mal di testa. Non potrà assolutamente scendere.

Filippo                           - Oh, che peccato!...

Hildà                             - (con ironia) Sì, vero! E' proprio un pec­cato.

Filippo                           - (rassegnato) Allora andiamo a ballare.

(Vanno nella sala da ballo. La musica si interrompe e si sente il battimani che chiede il bis. La musica ri­prende. Popò poco entrano dalla sala da ballo Charles e Sarah, scambiano poche parole, quindi Sarah si lascia cadere sul sofà).

Charles                          - Volete un gelato o una bibita?

Sarah                             - Niente, grazie.

Charles                          - (sedendosi) La camera da pranzo è troppo piccola per essere trasformata in sala da ballo. Fa un caldo da morire.

Sarah                             - Carlo, sono molto preoccupata... per Larita.

Charles                          - Sì... capisco.

Sarah                             - Deve essere accaduto qualche cosa!... Ne sono sicura!

Charles                          - Cosa volete che sia successo?

Sarah                             - Non lo so... Ma sento che questa assenza non è normale.

Charles :                        - Ma cosa possiamo fare?

Sarah                             - Per il momento niente... ma prima di andar via voglio vederla.

Charles                          - John sembra di buon umore.

Sarah                             - ,Sì, ma sua madre no, e non ho ancora visto il colonnello.

Charles                          - Avete ballato con John?

Sarah                             - Sì, appena arrivata.

Charles                          - E non vi ha detto nulla?

Sarah                             - No, soltanto che Larita aveva un terribile mal di testa e che è andata a Ietto.

Charles                          - E dalle sue parole non avete potuto ca­pire se vi nascondeva qualche cosa?

Sarah                             - Non capisco perché.

Charles                          - Larita è completamente fuori posto, qui.

Sarah                             - Lo so, Carlo, ma appunto per questo suo marito non dovrebbe abbandonarla! E' orribile da parte sua.

Charles                          - Non riesco a capire come una donna di quella intelligenza sia stata così sciocca da sposarlo.

Sarah                             -        - (Lo adora.

Charles                          - Sì, ma avrebbe dovuto capire che non poteva finire bene.

Sarah i                           - Oh! Carlo, come avrei voluto che Larita fosse stata volgare, maleducata, gretta... allora tutto que­sto non sarebbe stato che un episodio divertente.

Charles                          - Davvero?

Sarah                             - Sì.

Charles                          - E' la colpa di John che vi preoccupa, è vero?

Sarah                             - Sicuro! Gli ho voluto molto bene, ma ora questa sua condotta me lo ha fatto vedere sotto una luce così diversa!

Charles                          - Possedere lo spirito d'osservazione non è sempre piacevole, è vero?

Sarah                             - A volte è terribile.

Charles                          - Sarah, volete diventare mia moglie?

Sarah                             - Non mi fate ridere, Carlo... non ne ho pro­prio voglia.

Charles                          - Ma io parlo sul serio.

Sarah                             - Siete molto carino... ma non vi rendete conto di quello che dite. L'atmosfera di questa festa vi ha dato alla testa.

Charles                          - Forse.

 Sarah                            - Non siete affatto innamorato di me.

Charles                          - Perché? Forse sì.

Sarah                             - Ma siete stato molto carino di chiedermi di sposarvi ed io ve ne sono assai grata.

Charles                          - Peccato! Avremmo potuto essere felici!

Sarah                             - Forse, ma tra di noi vi sarebbe sempre stata un'ombra che avrebbe velato la nostra felicità.

Charles                          - Non capisco.

Sarah                             - Sì, sì, avete capito benissimo.

Charles                          - Eppure, in questi ultimi due mesi mi sono occupato molto di voi.

Sarah                             - Questo prova unicamente che la mia com­pagnia non vi era troppo noiosa e che anche a me pia­ceva di passare qualche ora con voi.

Charles                          - Ebbene, allora?...

Sarah                             - Il matrimonio liquiderebbe tutto. Il matri­monio senza la scintilla dell'impulso dei sensi, è una cosa ben triste!

Charles                          - Voi ragazze mdderne parlate in un modo addirittura scandaloso.

Sarah                             - E' inutile che vi scandalizzate! Dovete abi­tuarvi ai tempi nei quali viviamo.

(Furber attraversa Fatrio con un. vassoio carico di bic­chieri puliti. La musica si interrompe e si sentono i bat­timani dei ballerini. Entrano Marion e Henry Furley, un giovane dall'aria assai robusta, dal viso colorito, il quale porta le lenti. Marion indossa un abito bianco che le sta assai male, sul quale è posta una sciarpa nero e oro di stile indiano. Le scarpe sono anche d'oro e le fanno leggermente nude. Marion e Furley avanzano di­scorrendo. Marion è di un'allegria penosamente forzata).

Marion                          - (passando vicino a Charles Burleigh) Vi avverto che se un'altra volta vi azzardate a farmi girare come una trottola, sarò obbligata a cacciarvi di casa.

Charles                          - Sono desolato ma non posso farne a meno. (Esce sulla verande con Sarah).

Marion                          - (a Mister Furley) Quel valzer era deli­zioso! -

Furley                            - Sì, l'ho ballato con entusiasmo.

Marion                          - Mi avete trascinata in giro come avrebbe fatto un guerriero troiano con la sua preda.

Furley                            - (con molta correttezza) Non è vero.

Marion                          - Su, fate il bravo! e andatemi a prendere un bicchiere di qualche cosa... sono assetata.

Furley                            - Champagne?

Marion                          - Sì, benissimo, aspetto qui. (Siede in fondo al palcoscenico e si fa vento con la mano. Furley si al­lontana per andare a prendere il bicchiere di cham­pagne. Entra Missis Whittaker, la quale indossa un abito lilla, cosparso di spille di brillanti ed altre pietre colo­rate. Nei capelli ha una farfalla di brillanti. Ella accom­pagna Missis Hurst, bella donna, alta, che indossa un semplicissimo abito nero).

Mrs. Whittaker              - Ma perché ve ne andate?

Mrs. Hurst                     - Voglio andarmene senza farmi notare.

Mrs. Whittaker i            - Certo... se siete così stanca...

Mrs. Hurst                     - Sono desolata che Larita si sia sen­tila così poco bene.

Mrs. Whittaker              - Sì, è molto seccante... Povera Larita!

Mrs. Hurst                     - Ditele quanto sono stata spiacente di non vederla stasera.

Mrs. Whittaker              - Farò la vostra commissione.

                                      - (Afri. Fillips, una signora dai capelli bianchi, molto pallida, si avvicina).

Mrs. Fillips                    - (con espansione) Ah! Missis Whit­taker!... Il vostro ballo è un vero successo.

Mrs. Whittaker              - Sì, la gioventù ha l'aria di diver­tirsi.

Mrs. Hurst                     - Che peccato che la moglie di John non abbia partecipato al ballo!

Mrs. Fillips                    - Già... è proprio un peccato! Ma che cosa ha?

Mrs. Whittaker              - Una terribile emicrania. Purtroppo le capita abbastanza spesso! Le ho consigliato di andare a consultare uno specialista.

Mrs. Fillips                    - Poveretta... Proprio stasera!

(John entra dalla sala da ballo e va verso il gruppo).

Mrs. Whittaker              - D'altra parte, quando non si sta bene, la miglior cosa è di rimanere a lette.

Mrs. Fillips                    - Sicuro!... Fatele, vi prego, tutti i miei auguri.

(Charles e Sarah entrano dalla veranda. Marion è stata raggiunta da Furley e beve il suo champagne. John siede sull'ultimo scalino ed accende una sigaretta).

Mrs. Hurst                     - Sarah, io scappo. Quando torni a casa, sta' attenta di chiudere bene la porta e di spegnere tutte le luci.

Sarah                             - Sì, mamma, sta tranquilla.

Mrs. Fillips                    - Le lanterne cinesi sono di effetto delizioso, è vero-?

Charles                          - (molto cortesemente) Sì, incantevoli. Fan­no venire in mente una scena veneziana.

Sarah                             - (a Missis Whittaker) Signora, sono così tri­ste di non vedere Larita. Potrei salire a darle un salutino?

Mrs. Whittaker              - (in fretta) Mia cara... non posso proprio permetterlo. Larita mi ha fatto promettere di non lasciare salire nessuno. Sai «osa sono le emicranie..

Sarah                             - Poveretta!

Mrs. Whittaker              - E poi a quest'ora si sarà addormentata.

(In quel momento Larita appare in cima alle scale. Indossa un abito bianco estremamente scollato. Al collo ha tre file di perle, ed un altro lunghissimo arrotolato intorno al polso destro. IT pallidissima, più bianca del suo vestito, ed ha le labbra violentemente tinte di ros­setto. Il suo braccio sinistro è letteralmente ricoperto da braccialetti di brillanti, smeraldi e rubini. In testa ha un piccolo diadema di rubini e brillanti ed alle orecchie ha due lunghissimi orecchini delle medesime pietre. In mano porta un enorme ventaglio di piume di struzzo rosse. Nel vederla, tutti i presenti hanno una esclama­zione di stupore. Marion lascia cadere il suo bicchiere di champagne).

Larita                            - (urtando John con il piede) Fammi pas­sare, John! Se no, sarò obbligata a calpestarti.

John                              - (balzando in piedi, stupito) Larita!

Charles                          - (sottovoce) Deliziosa, incantevole!

Mrs. Fillips                    - Questo, poi!!

Mrs. Whittaker              - (dominandosi e venendo avanti) Mia cara Larita, che bella sorpresa!

Larita                            - (sorridendo) Davvero?

Mrs. Whittaker              - (gelida) Sono molto contenta di constatare che il vostro mal di testa va meglio.

Larita                            - Il mio mal di testa? Ma se non ho mai avuto mal di testa. (Mrs. Hurst e Missis Fillips scam­biano uno sguardo d'intesa). Mi sono vestita, pettinata, dipinta! Mi occorrono ore per poter fare tutto questo!

Sarah                             - (dandole un bacio) Sei incantevole, Larita, e sono così contenta di vederti!

Larita                            - Vorrei mangiare qualche cosa! Non avevo voglia di pranzare ed ora invece muoio dalla fame!

John                              - (sbalordito) Larita... ma come puoi!...

Larita                            - Sii un tesoro e vammi a prendere un « sand­wich »! Oh, com'è bello il giardino!

John                              - Va bene! (Si dirige verso il buffet).

Larita                            - Hello, Charles! Speravo tanto di trovarvi qui, stasera. Sono secoli che non ci vediamo!

Mrs. Fillips                    - Stavamo appunto parlando di voi, con Missis Whittaker. L'avevamo pregata di porgervi tutti i nostri saluti! Immagino quanto dovete essere ab­battuta!...

Larita                            - Infatti... la mia cameriera mi ha fatte un terribile massaggio!... una vera agonia.

Mrs. Whittaker              - (debolmente) Ad ogni modo, sono proprio contenta che voi stiate meglio e vi siate decisa a scendere.

Larita                            - (con indifferenza) Ma c'è stato un malin­teso, mia cara mamma! Io non ho mai pensato, nep­pure per un minuto, a rinunciare al ballo questa sera. (John torna con un « sandwich »). Grazie, John (lo mangia con avidità).

Mrs. Whittaker              - (facendo appello a tutte le sue ener­gie) Marion, bisogna far servire un po' di rinfreschi all'orchestra! È tanto tempo che suona!

Marion                          - Sì, mamma. Dirò a Furber di occuparsene (lancia uno sguardo sprezzante a Larita).

Larita                            - Come sei elegante, Marion! La tua sciarpa è un vero incanto! Sono sicura che viene dall'India. (Marion senza badare va sulla veranda).

Mas. Hurst                    - Ora devo proprio andarmene. Grazie infinite e arrivederci (stringe la mano a Missis Whit­taker).

Mrs. Fillips                    - (dando un'occhiata a Larita) Io in­vece non ho più voglia di tornare a casa! Preferisco rimanere un altro po'.

Mrs. Whittaker              - Sicuro, è così presto. (Si allontana verso la porta ed accompagna Missis Hurst e Missis Fillips).

John                              - Larita, come ti ha preso di vestirti in quel modo?

Larita                            - Mi faceva piacere, John! Ho tirato fuori tutti i gioielli che posseggo... Un avvenimento sensazio­nale (fa tintinnare i suoi braccialetti).

John                              - E' ridicolo!

Larita                            - Non dire idiozie, caro!

John                              - Ma è la verità!...

Larita                            - (passandogli il ventaglio sul viso) Se non te la senti di essere carino con me, va a ballare.

John                              - Ma senti, Larita...

i

Larita                            - (con furore represso) Forse non ti rendi conto che parlo sul serio.

John                              - Oh! Se la prendi così! (Si allontana con ir­ritazione).

Larita                            - (a Sarah) Da un po' di tempo John è ter­ribilmente nervoso, è vero?

Sarah                             - Larita, cos'è successo?

Larita                            - Molte, molte, molte cose! ,

Sarah                             - Hai avuto delle noie?

Larita                            - i Ti pare forse, che se tutto procedesse rego­larmente agirei così?

Sarah                             - E allora raccontami, Larita!

Larita                            - No, Sarah; non ancona... più tardi ti dirò. (Filippo Bordon si precipita verso di loro).

Filippo                           - Sono così felice di sapere che state meglio!

Larita                            - Grazie.

Filippo                           - Siete venuta così tardi che ormai i balli che mi avevate promesso sono terminati da un bel pezzo!

Larita                            - Sono desolata. Volete fare questo giro con me?

Filippo                           - Figuratevi!

Larita                            - (a Sarah) A più tardi, cara. (Entra nella sala da ballo accompagnata da Filippo).

Charles                          - Non c'è che dire, è una situazione brillan­tissima!

Sarah                             - E' orribile!

Charles                          - In vita mia non ho mai visto un'entrata simile.

Sarah                             - (sorridendo) Povera Missis Whittaker!

Charles                          - Le sta bene!

Sarah                             - Non capisco lo scopo di Larita.

Charles                          - Il canto del cigno'.

Sarah                             - Cosa intendete dire?

Charles                          - Aspettate e vedrete!

Sarah                             - Andiamo a ballare?

Charles                          - E’ proprio una serata emozionante!

Sarah                             - Dovreste vergognarvi! (Entrano nella sala da ballo).

(Missis Whittaker afferra Marion che viene dalla ve­randa e la porta in disparte. Furber entra nella sala da ballo con un vassoio sul quale sono posati bicchieri e bibite per l'orchestra).

Mrs. Whittaker              - E' atroce! Come ha osato!

Marion                          - Non c'è niente da fare.

Mrs. Whittaker              - Mi sento morire dalla vergogna.

Marion                          - Se potessi parlarle un momento da sola a sola, le direi io quello che penso.

Mrs. Whittaker              - No, no, per l'amor del cielo, fingi di non vederla... non dirle nemmeno una parola! Non voglio un'altra scena come quella di oggi!

Marion                          - E ora per un bel pezzo saremo il discorso del giorno.

Mrs. Whittaker              - Ma cosa ho fatto... cosa ho fatto per subire un'umiliazione simile!

Marion                          - (temendo che la madre si lasci vincere dalle lacrime) Mamma... per carità...

(Dalla sala da ballo entra correndo Hilda).

Hilda                             - (agitatissima) Mamma... Larita è scesa. Sta ballando.

Marion                          - Sì, sì, lo sappiamo.

Hilda                             - E io che avevo detto a tutti che era malata!

Mrs. Whittaker              - Hilda, non parlare così forte!

Hilda                             - Sembra la reclame di un gioielliere. Cosa dobbiamo fare?

Mrs. Whittaker              - Nulla. Ignorare la sua presenza... Fare come se non ci fosse e non parlare di lei con nessuno.

(Furber si avvicina a loro).

Furber                           - La cena è servita, signora!

Mrs. Whittaker              - Va bene, avvertite gli ospiti. Anzi, sarebbe meglio di fare interrompere la musica.

Marion                          - No, no, mamma, se vengono tutti assieme non ci sarà posto, è meglio invitarli un poco alla volta... ora ci penso io.

Mrs. Whittaker              - Sì, hai ragione.

Hilda                             - Vengo anch'io ad aiutarti.

Mrs. Whittaker              - Ricordati, Hilda... non devi aver l'aria di accorgerti di nulla.

Hilda                             - Va bene. (Hilda e Marion vanno nella sala da ballo. Missis Whittaker si passa la mano sulla fronte in segno di scoraggiamento profondo. Entra John).

John                              - Mamma, sono proprio desolato.

Mrs. Whittaker              - No, no, John, non fa niente.

John                              - Ma non capisco... è così poco nel carattere di Larita fare delle eccentricità!

Mrs. Whittaker              - (amaramente) Così poco nel suo carattere!

John                              - Ma, insomma, che cosa è successo?

Mrs. Whittaker              - John, non è questo il momento di darmi nuove preoccupazioni. Non vedi che non ne posso più?

John                              - Volevo soltanto sapere quello che è successo.

(Entrano dalla sala da ballo Charles e Sarah. Missis Whittaker esce e si dirige verso la tenda sotto la quale è stata servita la cena).

Sarah                             - (allegramente) Su, John! Smetti quell'aria tragica!

John                              - Sono sicuro che è successo qualche cosa a Larita. Dov'è?

Sarah                             - In questo momento sta ballando con Filippo Bordon.

John                              - Voglio andare da lei e sapere cos'è successo.

Sarah                             - (prendendolo per il braccio) No, niente af­fatto. Per il momento mi accompagnerai a cena. An­diamo, altrimenti non troveremo più posto.

John                              - Ma, Sarah!...

Sarah                             - Andiamo, vieni... (lo trascina fuori dall'atrio lanciando un'occhiata significativa a Charles. Larita en­tra accompagnata da Filippo e seguita a breve distanza da Hilda che la sorveglia).

Larita                            - No, in questo momento non mi sentirei di inghiottire neppure un boccone. Se avessi saputo che la cena 6tava per essere servita, non avrei mangiato quel sandwich. (Siede sul sofà).

Filippo                           - Volete che vada a prendervi un bicchiere di champagne?

Larita                            - No, grazie... Andate a cenare e prendete con voi quella povera piccola Hilda. Dopo faremo un altro giro.

Filippo                           - Ma se volete...

Larita                            - No, ve ne prego! Ho bisogno di un minuto di riposo.

(Hilda esce con la testa alta, seguita da Filippo).

Larita                            - (a Charles) Venite un momento a chiacchie­rare con me.

Charles                          - Era appunto quello che desideravo….

Larita                            - Come siete gentile! Dov'è Sarah?

Charles                          - Con John. Sono andati a cenare.

Larita                            - (apre il portasigarette ed offre una sigaretta a Charles).

Charles                          - Grazie (accende la sigaretta di Larita e la sua). Cerne siete cambiata!

Larita                            - Cambiata? In che cosa sono cambiata?

Charles                          - Avete un'aria dimessa.

Larita                            - Dimessa?... Con tutto questo? (scuote i brac­cialetti).

Charles                          - Sì, anche cota quelli.

Larita                            - Dimessa!... Vi assicuro che, se mi aveste vista oggi nel pomeriggio, non vi avrei davvero fatta questa impressione!

Charles i                        - Perché? Cos'è successo?

Larita                            - Parecchie cose. Vi ricordate il giorno in cui ci siamo conosciuti? Mi avete detto che tutto è destinato a disilluderci.

Charles                          - E in questi ultimi tempi avete avuto delle disillusioni?

Larita                            - Sì, ed ero sicura di poterle vincere.

Charles                          - Anche questa è una illusione comune a tutti.

Larita                            - Siete stato molto carino con me.

Charles                          - Era naturale. Parliamo lo stesso linguaggio.

Larita                            - Sì... avete ragione.

Charles                          - E ci si sente sempre attratti verso i propri simili... specialmente in un'atmosfera come questa.

Larita                            - Mi domando se noto sono proprio le per­sone come noi ad essere le più degne di compassione.

Charles                          - Perché?

Larita                            - Questa nostra smania d'indagare noi stessi... Quando mi trovo a faccia a faccia con me stessa non sono davvéro felice!

Charles                          - Mi dispiace.

Larita                            - Era inevitabile, mio caro! Non si può essere degni di successo se non si sanno misurare le proprie sconfitte.

Charles                          - Chi sceglie una via di emozioni, non può pretendere che la ruotai giri sempre per lo stesso senso.

Larita                            - Quando ho sposato John, essa ha indub­biamente girato in senso contrario. Questo matrimonio è stata la più grande sciocchezza che io abbia mai com­messa.

Charles                          - Perché l'avete sposato?

Larita                            - Lo amavo in modo così diverso dalle altre volte. Mi sembrava che con lui qualsiasi relazione, all'infuori del matrimonio, sarebbe stata meschina, brutta... Non posso capire come ho potuto commettere un errore simile!

Charles                          - Neanch'io!

Larita i                          - i L'amore rimarrà sempre l'argomento più appassionante del mondo perché è così inspiegabile. La esperienza può magari insegnarvi come adattarvi ai suoi capricci, ma non spiegarli. Più ci penso e meno capisco perché mi sono innamorata di John. Non condivide nes­suno dei miei ideali, non ha particolari attrattive, non è brillante, non sa parlare delle cose che io considero interessanti, e, sebbene abbia frequentato uno dei mi­gliori collegi, non è neppure eccessivamente educato.

Charles                          - Un giovane animale pieno di salute. Ecco quello che è!

Larita                            - Sì.

Charles                          - E questo spiega molte cose.

Larita                            - Se lo avessi amato solo fisicamente avreste ragione, ma il mio amore per lui non è affatto fisico.

Charles                          - Brutto segno.

Larita                            - Il peggiore.

Charles                          - E ora che cosa intendete di fare?

Larita                            - Non ho ancora deciso.

Charles                          - Eppure, credo saperlo di già.

Larita                            - Tacete!...

Charles                          - Come volete. Più tardi vi dirò se avevo indovinato.

 

Larita                            - E ora fatemi il piacere, andate a chiamare Sarah e ditele di venire qui, ma sola.

Charles                          - (alzandosi) Sta bene.

Larita                            - (porgendogli la mano) Forse un giorno ci incontreremo di nuovo.

Charles                          - Avevo indovinato!

Larita                            - (appoggiando un dito alle labbra) Ssst… (Charles esce. Durante tutta questa scena gli invitati hanno continuato a passare in fondo, chiacchierando e ridendo. Ora l’atrio è deserto).

Sarah                             - (entrando) Che c'è, Larita?

Larita                            - Ho bisogno di parlarti, Sarah, molto seria­mente, ed ho poco tempo.

Sarah                             - Perché? Cosa intendi dire?

Larita                            - (con voce grave ma ferma) Me ne vado, Sarah, stasera stessa.

Sarah                             - Larita!

Larita                            - Per sempre.

Sarah                             - Ilarità, cara! Ma perché?

Larita                            - Per tutto. Dov'è John?

Sarah                             - Sta cenando!

Larita                            - Senti, Sarah! Oggi c'è stata una terribile scenata in famiglia!

Sarah                             - Perché?

Larita                            - Hilda aveva scoperto un vecchio ritaglio di giornale che parlava di alcune mie passate avventure

Sarah                             - Che idiota! Le avevo fatto giurare...

Larita                            - Come? ! Tu sei al corrente...

Sarah                             - Sì, me lo aveva mostrato tre giorni fa.

Larita                            - (un po' commossa) Oh! Sarah!...

Sarah                             - Le avevo detto che se mostrava quel rita­glio non le avrei mai più rivolto la parola, ed è quello che farò.

Larita                            - E' stato molto spiacevole. Il colonnello, na­turalmente, mi ha difeso... John non c'era... non sa an­cora niente.

Sarah                             - Ma, Larita, non ti pare un po' avventato di rovinare così tutta la tua felicità?

Larita                            - Devo farlo, Sarah! La famiglia di John ha ragione, la colpa è tutta mia.

Sarah                             - Ma cosa importa? Ormai il passato è se­polto!

Larita                            - Il passato non è mai sepolto. Mai, mai. E’ assurdo illudersi che lo sia!

Sarah                             - Mi fa male sentirti parlare così!

Larita                            - Ho esitato... finché non sono stata sicura. John è stanco di me... il suo amore era un fuoco di paglia, ed io avrei dovuto capirlo. Ma mi sono lasciata illudere... ed ora tutto è crollato attorno a me.

Sarah                             - John si è condotto malissimo.

Larita                            - No... non si può neppure dirlo. Sono stata io che ho preteso troppo da lui. Quando si ama molto qualcuno si finisce col formarsene un ideale dotato di tutte le virtù... e per ,'la persona troppo amata è diffi­cile corrispondere a Quella perfezione immaginaria.

Sarah                             - Larita, sei sicura di non essere troppo im­pulsiva?

Larita                            - Non sono affatto impulsiva... sono settimane e settimane e settimane che ho capito.

Sarah                             - Forse si potrebbe ancora rimediare.

Larita                            - Sii sincera, Sarah... come vuoi rimediare?

Sarah                             - Doveandrai?

Larita                            - Stasera a Londra e domani a Parigi, Ho ordinato un'automobile e Luisa sta facendo i bauli.

 

Sarah                             - A quale albergo scenderai?

Labita                            - Al « Ritz », come al solito.

Sarah                             - Vorrei tanto poter fare qualcosa per te.

Larita                            - (stringendole la mano) Lo puoi.

Sarah                             - Cosa posso fare?

Labita                            - Sostituirmi vicino a John.

Sarah                             - (voltandosi dall'altra parte) No, Larita, que­sto no.

Larita                            - Invece, sì. Tu sei innamorata di John, ed avevi tutti i diritti di sposarlo». Egli ha molto più bi­sogno di te che di me. John è un debole incapace di capire molte cose, ma ha qualche buona qualità che me­rita di essere coltivata. Farò in modo di divorziare assu­mendo io i torti, quietamente e senza chiasso.

Sarah                             - Ma io lo amo molto' meno di te.

Larita                            - Meglio così. Le donne come me sono in­sopportabili in amore. Pretendono troppo e finiscono col rovinare tutto. Promettimi di far quello che ti ho chiesto.

Sarah                             - Non posso promettertelo, ma se le circo­stanze lo renderanno possibile, tenterò.

Larita                            - Ecco... così va bene.

Sarah                             - Posso sperare di rivederti?

Larita                            - Sì, mi farà molto piacere.

Sarah                             - Allora questo non è un addio?

Larita                            - L'addio è una cosa così sciocca! (Si alza).

Sarah                             - Ad ogni modo, buona fortuna.

Larita                            - Mi domando se l'augurarmi buona fortuna non sia ancora più sciocco. (Entra John).

John                              - Sarah, ti ho cercata dappertutto.

Sarah                             - Ebbene, ora mi hai trovata.

John                              - Larita, mi dispiace di essere stato così poco carino con te a proposito della tua «toilette». Ma, fran­camente, mi fai pensare ad un albero di Natale.

Larita                            - L'ho fatto apposta.

Sarah                             - Ti aspetto in giardino, John.

Larita                            - (rapidamente) No, Sarah... per favore, non te ne andare. (Sarah si ferma). Sono un po' stanca, vo­glio andare a letto.

John                              - Ma il ballo è appena all'inizio. Credo che andrà avanti per ore.

Larita                            - Lo so, ma sono stanca morta.

John                              - Oh! allora fa come vuoi.

Larita                            - Buona notte, caro! (gli dà un bacio).

John                              - Farò in modo da non svegliarti.

Larita                            - Grazie, caro, grazie.

Sarah                             - Su John, vieni a ballare.

John                              - Cos'hai, Larita? Che strana espressione ha il tuo viso!...

Larita                            - Noti è niente. Ho voglia di starnutire. (Bobby Coleman e Nina attraversano correndo e ridono. John e Sarah vanno nella sala da ballo. Dalla veranda entra Furber). L'automobile è pronto, Furber?

Furber                           - Sì, signora. La cameriera della signora è già salita in macchina.

Larita                            - Per favore, volete andarle a chiedere il mio mantello?

Furber                           - Sì, signora. (Esce).

(Larita rimane completamente sola; si appoggia ad una delle finestre e guarda il giardino: la luce delle, lanterne le illumina il viso che appare velato da una espressione di tristezza disperata. Si fa vento con il ventaglio, quindi lo lascia cadere. Furber rientra con il mantello e la aiuta ad infilarlo).

Larita                            - Grazie infinite, Furber. Spero che non di­menticherete quello che vi ho detto, è vero?

Furber                           - No, signora.

Larita                            - Allora arrivederci, Furber.

Furber                           - Arrivederci, signora. (Tiene la porta aperta per lasciarla passare, e Larita esce. Dalla veranda giunge uno scoppio di risa. L'orchestra continua a suonare con grande entusiasmo).

FINE