Interreil

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INTERREIL

di

Massimiliano Bruno

                            Anna

(Sta preparando uno zaino)

Un anno e mezzo di sacrifici,ricerche in biblioteca, giornate davanti al computer, che ancora non ho capito come funziona, e finalmente adesso sono libera! 110 e lode per la mia tesi di 1200 pagine su Kurt Weill. Tre tomi. Il professore quando l'ha vista si voleva far trasferire oltreoceano per evitare di leggersela tutta! che comunque poi non se l'è letta... non se le leggono mai! Un giorno mentre la stavo stampando ho pensato di aggiungere scritto piccolo piccolo in ogni pagina: "Guarda che culo che mi sono fatta". Ma adesso è finita. Mi sono presa la mia bella laurea, ho fatto la mia porca figura e mi merito un premio. Mio padre mi ha detto:"Cosa ti compra Paparuzzo per regalo, per festeggiare questa figlia bella? Che regalo vuoi che ti faccio, scegli tu. Una Twingo,una Clio,una Golf,una Rover?"

Ecco, lì ho capito subito che mio padre  voleva regalarmi una macchina. Ma io non volevo una macchina. Io volevo realizzare il mio sogno :partire per un bel viaggio. Io ed il mio zaino. Il viaggio che non avevo mai fatto in vita mia. Basta con le barche a vela in Sardegna, basta con le settimane bianche a Cortina. Voglio prendere un treno e girarmi l'Europa...da sola. Giampietro, il mio ragazzo, c'è rimasto male. Dice che non capisce. Ha paura che io mi faccia delle paccate pesanti con qualche impiegato del catasto finlandese. A fine ottobre dobbiamo sposarci ed io voglio godermi la mia ultima estate da single. Non c'è niente di male e poi non sono il tipo che viaggia per rimorchiare. Io amo Giampietro e non lo tradirei mai. Voglio solo vedere posti nuovi, divertirmi e stare un po' con me stessa. C'ho il culo a forma di sedia, voglio aria. Mio padre mi ha dato un sacco di soldi ed io ho intenzione di spendere tutto. Il mio primo viaggio da sola.

Prima tappa : Costa Azzurra!

                       Luca

(sta preparando uno zaino)

Import-export. Quando mi chiedono che lavoro faccio di solito me la cavo dicendo queste due piccole parole straniere. Qualcuno immagina che importo macchine da cucire, motociclette o pentole, in realtà invece io mi occupo del ramo alimentare. Giro il mondo per beccare qualche alimento gustoso da spedire in Italia. E ritengo deontologicamente corretto per uno che fa il mio mestiere controllare i prodotti di persona. Se io importo una marmellata di avocado Brasiliana o delle foglie da thè Tibetane devo essere sicuro che le persone che le hanno lavorate siano state ben retribuite, che non siano stati sfruttati bambini, che siano igienicamente a posto e di ottima qualità. Una volta appurato questo compro la merce... se no se lo scordano! Sono appena tornato dall'Honduras per delle confezioni di banane fritte. Mi sono imbucato in un cargo che trasportava cassette di mango e papaya a Marsiglia. Ogni volta che vado in America centrale mi scambiano per qualcuno. Due anni fa in Salvador mi sparavano in ogni locale perchè un mio sosia era il capo dei rivoluzionari sandinisti. A Città del Messico m'hanno arrestato perchè assomigliavo ad un rivoluzionario Zapatista e in Costarica un certo Gonzales m’ha menato perchè diceva che m'ero scopato la figlia. Una cozza di dimensioni tirannosauriche.

Preferisco l’India, là, male che ti va, si incazzano se guardi troppo una mucca!

                     

                       Anna arriva a Nizza   

Viaggio all'insegna del divertimento sfrenato!

L'ultima volta che mi ero divertita così tanto è stato ad un torneo di palla avvelenata in terza media. In quell'occasione con una pallonata avevo fracassato il setto nasale a Cicciardelli, una stronzetta della terza B, e tutta la mia classe m'ha portato in trionfo. Mi pare che ho pure pomiciato quella sera...boh!

Qui c'è un sole che spacca le pietre e il mare è limpidissimo.Il primo giorno sono stata al mare a Juan le Pin e ho fatto una gara di biglie. Ragazzini di tutto il mondo mi hanno usato per fare la pista. Mi trascinavano in otto sulla spiaggia tracciando rettilinei decisi e paraboliche mozzafiato col mio culo. Erano pure contenti perchè la pista gli era venuta più larga del solito. Ha vinto Francois, un bambino di Montpellier che aveva la dinamite sul dito indice. Tirava certe schicchere della madonna! Io, nonostante avessi la pallina con Pantani, sono arrivata ultima. Ed è stato abbastanza umiliante, specialmente se si considera che il penultimo arrivato aveva 5 anni!

Il giorno dopo sul bagnasciuga di Nizza ho conosciuto una comitiva di ragazze Ucraine che mi hanno invitato ad un falò. Il falò era organizzato da alcuni ragazzi AltoAtesini il cui accento, farcito di dittonghi, era pressochè indecifrabile. Pure essendo connazionali non riuscivamo a comunicare e così ogni tanto a gesti facevo capire che avevo sete o fame.

Con uno in particolare, Erberth Rotherbhuler, parlavamo in inglese. Un'altro blaterava qualcosa e mi sorrideva, io ricambiavo il sorriso e bisbigliavo: "Che cazzo c’avrai da ridere". 

L'ultima sera,mi vesto da donna,metto il trucco più deciso e vado al Casinò di Montecarlo. Era la prima volta in vita mia che vedevo una roulette o un tavolo di Black Jack. Faccio amicizia con un obeso cinquantenne di Marsiglia vestito con uno smoking bianco ed un enorme Panama, che portava tipo Cow-boy. Sembrava il Boss della serie televisiva Hazard, quella dove c’erano quei due bori di Bo e Luke. Cominciamo a giocare insieme. Lui mi consiglia le giocate ed io sistematicamente vinco. Ottomila Franchi in un paio d'ore. Chi ci vedeva assieme poteva pensare che eravamo Monsieur Pappone e signora.

Ci siamo diretti verso il mio ostello all'alba accompagnati dall'autista del mio amico. Sono scesa da quella lunga Mercedes più ricca di prima e il Marsigliese mi ha chiesto di sposarlo. Io ho glissato scherzosamente e l'ho abbracciato come un padre. Lui mi ha dato il suo biglietto da visita e lì ho scoperto che era proprietario di una catena di macellerie in tutta la Francia, specializzata in cervello di maiale. Che persona simpatica! Quando sono entrata nella mia stanza, non ho fatto nemmeno in tempo ad accendere la luce e mi sono addormentata vestita. La mattina dopo ho trovato un enorme mazzo di rose rosse davanti alla mia porta.

E' strano come i ciccioni siano così romantici…

                   

Luca arriva a Parigi

Ogni tanto bisogna staccare dal lavoro e dopo due mesi passati a schivare pallottole tra Guatemala e Salvador avevo bisogno di rifugiarmi in un posto amico. Qui a Parigi c'ho vissuto per un anno e mezzo e MontMartre ormai è come casa mia. Quando posso ci torno sempre, anche perchè la mia ragazza vive qui.

Cioè… La mia ex ragazza.

Michelle.

In realtà sono venuto per chiudere definitivamente questa storia. Non è più cosa. Michelle lavora in una farmacia e l'ho conosciuta ad una festa a Boulevard des Italians. In quel periodo io incarnavo "L'uomo che amava le donne" di Truffaut e avevo storie multietniche con ragazzette che frequentavano la Paris noir. Non riuscivo a resistere all'irrefrenabile richiamo delle cosce. Era una sorta di droga che non esauriva mai il suo effetto. Ecco, Michelle fece in modo che io catalizzassi tutta la mia carica erotico-sentimentale su di lei. E lo faceva con sguardi mortalmente ingenui, sfiorandomi le mani in modo assassino. M'ha braccato e convinto a rimanere monogamo per un bel po'. Ho fatto il mio record personale: un anno e due mesi solo con lei. Quasi. Insomma l'ho tradita solo un tre volte, ma così, niente di che. Non credo di essere stato innamorato, però andavamo molto al cinema. Domani lei partirà per le vacanze e io starò da solo a casa sua per un bel po'. Mi ha fatto giurare che non mi porterò nessuna donna dentro al suo letto.

C'è un divano molto grande a casa di Michelle…

Anna arriva a Parigi

Parigi è bellissima!

Una sera conosco una comitiva di ragazzi che mi invitano ad una festa in un quartiere che si chiama Pigalle. Io mi vesto carina e approdo in questo locale, Le Puledre arapè , che tradotto vuol dire:"il puledro arrapato".

Allucinante. Già il tipo di clientela mi imbarazzava, devo dire la verità… però dico siamo giovani e pure se vedi ragazze coi siluri al vento o ragazzetti con un mitra tatuato sulla fronte ci passi sopra. Sembrava la sala ricreativa del carcere di Poggio Reale. Se incrociavi lo sguardo di qualcuno ti mandavano a fanculo direttamente. Io trovo quei miei amici completamente ubriachi che ballavano la techno sopra i cubi con tre strappone che avevano i capelli tipo Tina Turner però blu, verdi e beje. Allora decido di non salutarli nemmeno ed andarmene all'istante ma la mia mano destra viene catturata da uno zelante gagà indigeno che comincia a farmi roteare e a zompettarmi davanti sorridendo come un idiota. Io tento distintamente di sottrarmi alle attenzioni di questo Tony Manero transalpino ma è tutto inutile. Sono costretta a ballare con lui mentre la sua tribù intorno grida Matala,matala! Matala? Ma che stiamo in Spagna? Mi distraggo per un secondo e questo essere immondo tenta di infilarmi la lingua in bocca. Io gli do un pestone terrorizzata e fuggo verso l'uscita. Mi blocca una specie di androgina, tipo Grace Jones, che mi chiama "putain" e mi fa capire che quello era il suo uomo. Io non faccio nemmeno in tempo a dirle che quel burino se lo può pure tenere che lei mi sferra un destro e mi fa planare sul pavimento sudato. Da una parte c'è Tony Manero che mi guarda inferocito e dall'altra Grace Jones che sta caricando un calcione perchè vuole finirmi a colpi di zatterone.  Ero agonizzante e indifesa quando improvvisamente è intervenuto lui.

Luca interviene a Parigi

Mi vedo questa vestita come Gloria Guida in "La liceale seduce il professore" che arranca per terra mentre gli Apache la braccano. Faccio una scianghetta al burino, do una gomitata sul naso all'androide e la sottraggo dalle grinfie dei plebei zompettanti. Lei dapprima mi graffia e mi sputa, poi il suo microcervello le suggerisce di assecondarmi e comincia a stringermi forte la mano. Corriamo come due pazzi, io stendo un buttafuori con una capocciata mentre lei con un calcio di punta frantuma le palle di un bandito. Lei piange a dirotto e io la dirotto verso casa di Michelle, che sta lì dietro. Infiliamo il portone e siamo salvi! Dalla finestra vediamo tutti quei brutti ceffi sbraitare e inveire contro di lei. Forse ci hanno visto entrare nel portone perchè ci girano intorno come le api quando in spiaggia ti mangi una ciambella. Lei è ammutolita. Io noto che l'orrendo vestito blu le si era lacerato ed allora la invito a prendere un vestito dall'armadio di Michelle. Lei però non si fida, teme che potrei mettermi a spiare dal buco della serratura, tipo le scene di questi film pecorecci con Edwige Fenech. Decido di offrirle un bicchiere di vino.

Anna e Luca si parlano a Parigi

 (Luca versa del vino in due bicchieri a gambo lungo.)

Anna -(f. c.)Che mestiere fa la tua amica?

Luca - Lavora in farmacia.

Anna - (f.c.)Ah, pensavo che facesse la spogliarellista.

Luca - La spogliarellista? E perchè?

(entra Anna con un vestito leopardato molto sexy)

Anna - E' il vestito più normale che ho trovato.

Luca - (si gira verso di lei) Sì, effettivamente la mia amica veste un pochino in maniera, come dire, succinta.

Anna - Ma batteva prima?

Luca - Ma che batteva! Ma che sei scema?

Anna - E che ne so, sembrava l'armadio di Jessica Rizzo.

Luca - Senti borghesotta, t'ho trovato vestita da collegiale in un bordello di Pigalle e mi stai pure a criticà il vestito!

Anna - Hai ragione scusa.

Luca - (si avvicina a lei con i due bicchieri di vino in mano) E' un novello dell’84.

Anna - (Prende il bicchiere in mano) Senti coso, io vorrei subito mettere in chiaro che...

Luca –Senti un po’,ah cosa...come ti chiami?

Anna - Anna.

Luca - Anna,piacere Luca. Non c'ho nessuna intenzione di provarci con te, non ti voglio sedurre e abusare del tuo corpo, non mi piaci nemmeno! T'ho solo aiutata perchè quei coatti te stavano a menà! Ora appena questi esseri immondi si allontaneranno dal portone tu te ne andrai e noi non ci vedremo mai più, contenta?

Anna - Scusami, non volevo offenderti.

Luca - Niente.(beve il vino)Se hai fame c'è qualcosa in frigo.

Anna - No grazie stasera ho fatto una scorpacciata di escargot.

Luca – (scocciato)Fa’ un po’ come te pare.

Anna - Non sapevo che questo quartiere fosse così malfamato.

Luca - Adesso lo sai.

Anna - Ma che voleva da me quello?

Luca - Guarda io non so cosa volesse, so solo che ti sei scelta il tipo sbagliato. Lo conosco di fama. Lui anni fa era campione mondiale di calcio balilla ed era un uomo di successo. Poi fu coinvolto in uno scandalo-doping. Usava testosterone per aumentare la massa muscolare dei polsi. Infatti segnava sempre direttamente col portiere. Tirava certe schicchere!

Anna - E l'hanno squalificato?

Luca - A vita. Adesso lavora per una multinazionale che produce vibratori. E' lui che ha lanciato in Francia il doppio fallo serpente a schizzo caldo.

Anna – (imbarazzata) Ah sì,ne ho sentito parlare.

Luca – (imbarazzato) Beh,vogliamo andare?

Anna - Ho paura ad uscire adesso.E poi vestita così mi zompano addosso.

Luca - Beh,meglio del vestito di prima che è tutto strappato.

Anna - Insomma.

Luca - Mettiti un'altro abito.

Anna - Quale? Quello coi culi disegnati sopra o quello con i porcellini che fanno tutte le posizioni del Kamasutra?

Luca – Io che ci posso fare? Se vuoi puoi dormire qui. Sul divano però eh! Ho fatto una promessa.

Anna - Magari.

Luca - Va be'. Pigiami e camice da notte stanno nell'ultimo cassettone.

Anna - (Restituisce il vino ad Luca)Grazie, ma sono astemia.(va in camera da letto)

Luca - (Rimane col bicchiere in mano,beve anche quel vino)Manco il vino le piace.Guarda se mi doveva capitare proprio questa stanotte. Ma dove va in giro da sola in mezzo ai casini. E' matta.(poi di nuovo spazientito rivolto a Anna) Senti io avrei sonno e vorrei dormire nel mio bel lettone, l'hai trovato questo pigiama?

Anna - (f.c.)Sì,prendo questo rosso con le giraffe che si accoppiano!

Luca di nuovo solo a Parigi

 Mi è toccato dormire sul divano con questa che parlava nel sonno e faceva degli incubi strani. Ad un certo punto nel sonno ha detto che in Italia c'era un governo di sinistra. Io l'ho svegliata e le ho detto : "Guarda che questo non è un sogno è un’utopia! Mi sa che t'hanno fatto male i peperoni arrostiti".Le ho fatto fare una sala colazione, pane burro e marmellata e finalmente siamo usciti di casa.Beh fuori non c'erano più i malviventi, in compenso Pigalle era invasa da tifosi con bandiere tricolori che cantavano "Allez le France".E già, la nazionale francese aveva vinto i mondiali e per tutti i boulevard era scoppiata una sorta di follia collettiva, con gente che si abbracciava e cantava la marsigliese. Dopo circa tre ore abbiamo raggiunto la fermata del Metrò. Lei mi ha abbracciato e ringraziato e se ne è volata via. Chissà dov'è adesso?

 

Anna arriva a Utrecht

(Anna entra in bicicletta)

Utrecht!

Faccio ancora fatica a dire il nome di questa città. E' incantevole. Ieri ho percorso in bici i pochi km di pianura fino  da Amsterdam e mi sono sparata il museo di Van Gogh. Non contenta mi sono fermata in un coffee shop e mi sono comprata un tortino di hashish, cioccolata e funghi allucinogeni. Poco dopo invece che la bici mi sembrava di avere sotto una moto da cross. Pedalavo su quei canali come una pazza.

Ad un certo punto, nell'euforia, sfrecciando, ho dato un cazzottone ad un passante e nello specchietto ho visto che questo barcollava e cadeva nel canale. Io mi sentivo Gianburrasca. Poi la sera ho mangiato un piatto tipico olandese fatto con petali di tulipano e cozze, un po' inquietante ma molto buono. L'ostello di Utrecht è il migliore visto fin ora se non fosse che hanno le camere miste. Io sono capitata in camera con un ragazzo di Milano  che gira nudo come se niente fosse. Ho provato a far finta di niente ma stamattina non ce l’ho fatta e l'ho guardato. Oh!… ce l'ha proprio piccolo! Allora mi è venuto in mente di chiamare Giampietro, il mio fidanzato. M'ha detto che sta lavorando molto,che mi ama e gli manco e non vede l'ora di sposarmi.Anche io gli ho detto che lo amo e che mi manca… poi ho chiamato mamma e papà. Anche perchè ieri mio padre aveva l'appello del processo. Un paio di anni fa, giocando a golf all’Olgiata, ha colpito una signora sul naso dilaniandoglielo. Poveraccia, la pallina le si è schiantata in faccia e da quel momento lei assomiglia a Carlo Delle Piane. Allora sono partite denunce, querele, cause ecc. ecc. e alla fine a mio padre toccherà pagare un sacco di soldi. Mia madre sta bene e dice che secondo lei a Ponza mi sarei divertita di più.  

Luca da Anversa a Londra

Ho raggiunto Anversa con l'autostop. Ho degli interessi perchè conosco una specie di pastore Amish che va in canada due volte all'anno e da lì mi porta della carne essiccata fatta dagli Uroni. Io gliene compro un piccolo quantitativo ed ho già i clienti a cui piazzarla. Altro che la carne Simmenthal. Poi ho girato un po'. A Brugges per della marmellata di rose e in tutta l'Olanda per diversi tipi di dolcetti. Me la sono girata tutta, Amsterdam, Utrecht, Rotterdam. Ho girato come una trottola. Mio fratello è direttore del Mc donald di Tower bridge a Londra ed ho deciso di passare il giorno del mio compleanno con lui. Ad Amsterdam avevo conosciuto un harleysta con cui ho barattato un passaggio per lo stretto della Manica. Marvin.G li ho dato otto barattoli di marmellata del discount spacciandogliela come specialità Tirolese. Viaggiare in moto è molto eccitante,specialmente se a guidarla è un cinquantenne inglese con i capelli di Marcella Bella. E' stato molto gentile e mi ha portato proprio davanti casa di mio fratello Luigi.

Luigi ha due anni meno di me però dicono tutti che è molto più maturo. E' riuscito a far carriera, ha una bella casetta e convive con una ragazza Cingalese, molto nana ma graziosa. Non lo vedevo da un anno esatto. M'ha organizzato un compleanno da paura. Abbiamo festeggiato da Mcdonald e lui mi ha fatto fare un Big Mac gigante e c'ha piazzato sopra una candelina rossa. Mi hanno dato il cappellino, la bandierina e il palloncino rosso, sembravo un cazzone americano.

Poi musica, applausi, danze cingalesi e una canzone cantata dagli altri ragazzi del Mcdonald, che essendo tutti cingalesi hanno cantato cingalese. Io pur non capendo un cazzo ho apprezzato e mi sono commosso.

Insomma.. compleanno da paura! Ho compiuto trentatrè anni. Gli anni di Cristo! Forse mi sono commosso per quello. Oppure perchè avrei voluto che ci fossero pure i miei. Quando mio fratello ha smontato dal turno mi ha portato a bere una birra in un pub di Leicester Square. Abbiamo parlato di Roma, delle partite a pallone, delle sfide a Subbuteo.

Quando eravamo alle medie Papà ci mandò in una scuola privata. Quando i miei compagni mi chiedevano che mestiere facesse mio padre io rispondevo sempre:"E' un uomo d'affari". Così m’aveva detto. Quando veniva ai colloqui con i professori era sempre elegante ed educato e tutti lo stimavano. Poi un giorno il padre del mio compagno di banco, Mannari, decise di portarci tutti allo stadio a vedere Roma-Carl Zeiss Jena. Al sedicesimo del primo tempo sento Mannari che grida:"Aò, ma quello non è il padre di Luca?". In lontananza si sentiva:"Aranciata, Coca cola, caffè Borghetti". Mi giro ed era lui, mio padre, il bibitaro. Lui mi guardò negli occhi e diventò tutto rosso e poi disse: "Sto dando una mano a un amico, giusto per oggi". I miei compagni si ammutolirono ed il padre di Mannari cercava di cambiare discorso. Io non capivo quello che stava succedendo. L'imbarazzo si tagliava con l'accetta. Il giorno della mia licenza media mio padre mi chiese che cosa volessi fare da grande.

"Il bibitaro, papà, il bibitaro".

 Anna arriva a Londra

A Londra ho fatto amicizia con un barbone: Wlady, che staziona sempre tra la fermata di Trafalgar square e il Cube. Ci chiacchiero spesso, anche perchè lui è polacco e parla un inglese da morire dalle risate, poi gli "presto" qualche pound e gli offro un Royal cheese del Mcdonald.

Una sera ero talmente euforica che...sono caduta in depressione. Il mio divertimento ha rotto il guscio ed è uscito qualcos'altro. Erano le due e mi sono allontanata dal Cube perchè non ne potevo più. La musica che fino ad un minuto prima mi divertiva era diventata un frastuono aberrante e le facce simpatiche di questi Backstreet boys erano diventate più deformi dei mostri di Bomarzo. C'era qualcosa che mi stava sfuggendo. Ero in viaggio da tre settimane e non mi ero ancora chiesta perchè. Perchè ero partita? Perchè stavo cercando il divertimento ad ogni costo? Appoggiata su una panchina di Covent garden, intorno a me solo silenzio, se si esclude lo scroscio fioco della pipì che Wlady stava facendo sul parafango di una Volvo.

Pienamente consapevole che ero partita per pensare e mi stavo sforzando per cercare di non pensare. Wlady si avvicina a me:"What's happen?Sad,sad,beautiful Anna".

Mi regala un fiore, che presumibilmente aveva sradicato da una pianta in strada. Era un po' moscetto, giallo, avvolto in una pagina del Daily Tribune che aveva una foto di un ciclista e titolava "Doping". Me lo metto sull'orecchio mentre Wlady mi dedica "Barbie girl" e la canta con la voce di Louis Armstrong. Il cielo si annuvola e non vedo più le stelle. Nero. (chiude gli occhi)

Penso a Giampietro e lo vedo nel mio letto con un pigiama verde con fantasia romboidale e i calzini amaranto, sta guardando la televisione, è un film con Lando Buzzanca e Giampietro… ride. Vedo mia madre tutta immersa nei preparativi del matrimonio, mentre sceglie i confetti, sceglie le bomboniere d'argento, sceglie il formato degli inviti e delle partecipazioni, vedo mia madre mentre sceglie per me. Vedo mio padre che sta in aula 2 ad interrogare dei poveri laureandi terrorizzati, lo vedo bocciare tutti con aria severa, tutti, tranne quei figli di amici di famiglia, cugini e conoscenti a cui sorride e da un bel 27.(riapre gli occhi)

Vedo...vedo...Luca. (sorpresa) Luca, il ragazzo di Parigi, che corre impaurito inseguito da uno, due, tre, quattro nasoni coi capelli rasati.

               

Luca fugge tra le strade di Londra

Non so come è successo. Stavo in un disco-bar e mi stavo bevendo un Bloody Mary, me ne stavo tranquillo per gli affari miei a parlare con una ragazza bionda, scucchiona ma molto simpatica, una di quelle che ti porti a letto nei periodi in cui ti senti una merda, quando improvvisamente sento questi quattro animali che schiamazzano. Stavano mettendo in mezzo un nero, credo che fosse un senegalese, gli avevano tolto dalle mani il suo djambè e se lo passavano chiamandolo "cioccolatino" e "melanzana". Tre di loro avevano i capelli completamente rasati mentre il quarto ce li aveva azzurri. Aveva anche la barba azzurra. Sembrava il Grande Puffo. Ora, io so per esperienza che se ad un senegalese gli levi il suo tamburo praticamente è come se lo ammazzassi, è come se a mia madre gli levi il televisore. Lui, suonando il djambè, trova lavoro, prega, si diverte e conosce le persone. E' il suo modo di essere. Se glielo avessero rotto ne avrebbe molto sofferto. E' per questo che l'ho strappato dalle mani di quel nazi-puffo e glielo ho ridato. Senegal si è dileguato nel nulla mentre i fantastici quattro mi hanno aggredito nell'indifferenza della folla di ubriachi. La scucchiona ha pure gridato :"Exiting" e io l'ho mandata a fanculo. Non contento ho pure preso il contenitore del ketch-up e ho fatto una croce rossa sulla testa del puffo. Pareva la bandiera dell'Islanda. Dopo aver preso il quinto cazzottone ed il terzo calcio in culo ho deciso di fuggire dal locale. Questi ogni dieci metri mi riprendevano e mi gonfiavano di botte. Io, incassatore nato, riuscivo sempre a scappare ma è stata la mezz'ora più brutta della mia vita. Arrivato a Covent Garden non mi reggevo più in piedi e questi canacci maledetti mi stavano ancora attaccati alle caviglie. E' lì che l'ho rivista. Ero appannato dalla stanchezza e lei mi si è piazzata davanti, sorridendo, si è aperta completamente il vestito ed ha detto :

Anna : Hey,chi si viene a divertire con me,gratis?

Sono passati da rapati ad arrapati in una frazione di secondo. Hanno fatto mezzo passo indietro mentre Anna completamente nuda gli sorrideva. Il mio primo pensiero è stato "Mio Dio, Anna ha un corpo bellissimo. Ero ipnotizzato come un beota dai suoi seni che in quel momento erano il motivo dell'esistenza dell'universo. La sua pancia era piatta e soda che ti veniva voglia di dormirci sopra. Le sue gambe erano come quelle di una statua. Forse solo le mutande quelle alte della Plytex stonavano un po'… ma comunque. Mi sveglio da questo sogno celestiale per opera del gancio destro del Nazi-puffo che mi mette KO. Mentre i tre rasatoni si incespugliano insieme ad Anna io ingaggio una lotta senza quartiere col subumano azzurro che mi offendeva in londinese e sputacchiava. Tra l'altro mi sono sporcato tutto di ketch-up perchè questo mi dava le capocciate. Tra una gomitata in bocca e una tallonata sul naso cominciavo a chiedermi che cosa ci facesse Anna a Londra, perchè era da sola di notte in questo posto e per quale motivo adescasse i nazi-cretini per la strada. Chi era Anna? Che cosa stava succedendo? Perchè la incontravo sempre in situazioni assurde?

 Anna aiuta Luca a Londra

Mi ero messa d'accordo con Wlady. Io attiravo i capacchioni dietro il cespuglio e lui li colpiva con le bottiglie di birra. Due siamo riusciti a stenderli ma il terzo è riuscito a scappare. Tra l'altro prima di scappare m'ha dato una pacca sulla chiappa sinistra urlando: "Mi volevo levare lo sfizio". E lì ho capito che il nazi-scemo era di Ceprano. Gli altri due per terra rantolavano e bisbigliavano: "Siegh heil". Io a uno gli ho pestato la faccia, mi sono ammazzata dalle risate. Luca nel frattempo stava soccombendo sotto i colpi del nazi-puffo, allora io ho aggirato il mio avversario e gli ho stretto le palle in una morsa infernale. A quel punto lo muovevo come un burattino ed allora ho cominciato a sperimentare. Se stringevo molto a destra lui si piegava sul fianco destro e lasciava andare su la mano sinistra verso il cielo. Viceversa se strizzavo di più a sinistra lui inarcava la schiena tirando su il ginocchio sinistro. Ne scaturiva una coreografia divertentissima. Quando questo deficente è stramazzato al suolo, Wlady gli ha rovesciato addosso un intero cassonetto dell'immondizia riconducendolo alla sua natura di scarafaggio imbizzarrito. Mi sembra che ad un certo punto gli ha pure sputato. In quel momento ho avuto una impressionante scarica di adrenalina. Ho imparato che fare a botte e colpire un'altra persona è terapeutico. Mi aiuta a sentirmi viva. Appena torno a Roma vado al Tufello e offendo qualcuno, così magari ci scappa la rissa.

 Luca affianco ad Anna che lo aiuta a Londra

 

Sì,insomma mi sono ritrovato in una situazione tipo:"Arma Letale 4". Con inseguimenti, colluttazioni, i buoni i, cattivi e i matti(riferito ad Anna). Vedere Anna mezza nuda che strizzava le palle al Grande Puffo mi provocò una sorta di brivido libidinoso. Lei assomigliava ad una eroina dei fumetti, Wander Woman, una dark lady dal volto d'angelo!

 Anna continua ad aiutare Luca a Londra

Aiuto Luca ad alzarsi e gli chiedo se si ricorda di me. Lui mi dice di coprirmi perchè pure se l'hanno picchiato è pur sempre un uomo e si arrapa facilmente. Effettivamente nella foga non m'ero resa conto che stavo ancora tutta sbottonata e libera come mamma m'ha fatto. Mentre ci perdevamo con i convenevoli vediamo un'orda di rasatoni che agitando delle catene corrono urlanti verso di noi. Inizia la grande fuga. Wlady imbocca il ponte di Port Vale e si infila sotto al canale. Ci troviamo di fronte la più grossa colonia di barboni, zingari e puttane che avessi mai visto in vita mia. Dopo due minuti c'erano un centinaio di barboni armati fino ai denti. Le loro lance erano i tergicristalli dei pulmini Volkswagen, i loro scudi le portiere delle macchine rottamate, scodelle come elmetti e cibo avanzato come bombe. Sorvoliamo poi sulle armi chimiche fatte con lo sterco dei cani. Al primo attacco dell'armata dei barboni i nazi-cacasotto si dileguano. Una vittoria schiacciante. Wlady è salito in piedi su un trono di stracci ammucchiati ed ha dato inizio ad una festa danzante.  Mentre la baraccopoli si abbandonava al baccanale più sfrenato io mi carico Luca e lo porto al pronto soccorso dove, per fortuna, lo giudicano guaribile in 24 ore.

Anna e Luca dormono insieme a Londra

 

Anna sta mettendo una benda sulla mano ferita di Luca. Luca ha pure l’altro braccio fasciato.

Luca - Grazie. Se non era per te a quest'ora dormivo all'obitorio.

Anna - Figurati. 

Luca – Scusa… ti posso fare una domanda? Ma che ci facevi a Covent Garden,vestita in quel modo, cioè svestita in quel modo, anche perchè siccome a Parigi t'ho incontrata in un bordello… cioè… che lavoro fai?

Anna – (ride) Ma no! Stavo solo prendendo una boccata d'aria e mi sono spogliata per distrarre quei tizi.

Luca - Insomma,era tutta una messa in scena per aiutare me? Ammazza, brava!

Anna – Me la sono cavata.

Luca – Ma tu in Italia sei istruttrice di Ju-jit-su?

Anna – No,suono il piano.

Luca si astrae mentre parla con Lisa a Londra

Se fossi rimasto a Roma sarei entrato di diritto nella regola sociale competitiva. La mia famiglia, i miei amici e tutti quelli che conosco avrebbero aspettato di vedere come mi collocavo. Sarei potuto diventare un dentista e allora tutti avrebbero detto: "Ha migliorato suo padre, che vendeva le gazzose":750 punti.

Avrei potuto fare l'impiegato alle Poste e allora tutti avrebbero detto: "Lo vedi, si è accontentato di un posto da poveraccio, d'altronde col padre bibitaro che altro doveva fare":0 punti.

In realtà, l'unica scelta che ho fatto è quella di non giocare la partita. Sì! Perché se sei considerato come uno che lavora all'estero e nessuno sa quello che fai… non sei passibile di punteggio. Sei una mina vagante che rotea intorno all'universo dei giudizi, tra il pianeta fallito ed il pianeta realizzato… e nessuno sa dove collocarti. A qualcuno sembrerai un pazzo che gira il mondo e non avrà mai una famiglia ed una casa, a qualcun'altro sembrerai un fico che ha scelto la libertà, che se la spassa tra i 5 continenti e che ha tante donne. Ma in entrambi i casi sei fuori dal gioco. Sei l'eccezione. E quando scegli così disperatamente di essere l'eccezione, vuol dire che sei un po' vigliacco.

Ecco, io sono un vigliacco.

 

Anna - Come sei finito a Londra?

Luca - E' una tappa. Fra due giorni vado a San Pietroburgo.

Anna - Ma davvero? E' incredibile. Anche io vado a San Pietroburgo.

Luca - Ma mi spieghi il motivo del tuo essere?

Anna - Viaggio. Per la prima volta in vita mia.

Luca - E hai svaligiato una banca. O sei una ereditiera.

Anna - I soldi di papà.

Luca – Beata te! Mi ci vorrebbero pure a me i soldi di papà. Tra l'altro in questo periodo c'ho una sfica. Stasera sti cazzo de nazi-skins, a Brugges mi sono perso una cassa di gallette al malto… e poi non sai che m’è successo ad Amsterdam? Stavo passeggiando per affari miei… è passata una pazza in bicicletta, m'ha dato un cazzottone e so’ finito nel canale!

Anna - (imbarazzatissima. Aggiustandogli la benda sul braccio) Ma davvero? Guarda, la gente ormai sta proprio fuori. Se ne vedono di tutti i colori. Vuoi un po’ di vino?

Luca – Sì, che c’hai?

Anna – E’ un Barlington del ’96.(glielo versa)

Luca – Sì conosco,è una specie di Dixan liquido. C’abbiamo buone possibilità di salvarci. Ce l’hai l’antidoto?

Anna – Tre crackers al formaggio.

Luca – Dovrebbero bastare.

Anna – C’hai gli occhi un po’ viola.(sfiorandogli il livido)

Luca – Buono,va di moda quest’anno.

Anna - (alzandosi di scatto)Ah,a proposito di stranezze,guarda che regalo che ho preso per il mio fidanzato.(esce e continua  a parlare da f.c.)Volevo fargli un pensierino, ma mi sono rifiutata di fare i soliti regali convenzionali, tipo magliette, cappellini e cose del genere.(rientra).Gli ho preso questa.

(Anna tira fuori una ignobile tavoletta per il Water trasparente con dei fusilli incastonati dentro)

Anna - Ti piace?

Luca – (imbarazzato)Sì...originale.

Anna - Carina no?

Luca - Si, poi con questi fusilli incastonati dentro che danno anche un effetto un po' inquietante… se vogliamo.

Anna - Poi gli ho preso anche delle tovagliette per il bidet con disegnata sopra una parmigiana di melanzane.

Luca – (ride imbarazzato)Ah!

Anna -  Guarda,stai attento che io so’ proprio matta.

Luca -  Satanassa!

 Anna si astrae mentre parla con Luca a Londra

Non so per quale motivo i suoi occhi mi avessero fatto venire in mente la tazza del cesso coi fusilli. Abbiamo aspettato l'alba parlando del suo lavoro e dei viaggi che ha fatto. In pochi anni aveva girato il mondo e conosceva tante persone. Aveva avuto amori, amicizie e aveva fatto tanti lavoretti per mantenersi. Tornava in Italia una volta all'anno e si fermava solo pochi giorni. Giocava a fare il duro ma in realtà aveva il cuore di un pupazzone. Quando la stanchezza ormai ci aveva macerato io gli chiedo sottovoce se gli va di fare il viaggio insieme. Lui mi dice…

 

Luca - Va bene, ma si viaggia a modo mio.

Mi sentivo donna. Mi sentivo grande. Decidevo io. Ero artefice delle mie azioni e ogni giorno che passava facevo sempre meno stronzate. Buon segno.

Luca - Anna,io non mi reggo in piedi.Se non ti dispiace mi butterei a dormire sul divano.

Anna – Dormi pure sul mio letto, non c'è problema.

Luca – E tu?

Anna – C’è la brandina affianco.E’ comoda.

Luca – Grazie.Buonanotte.                     

Anna 

 

Abbiamo dormito nella stessa camera. Ognuno nel suo letto. E devo dire che sentirlo russare come un cinghiale non mi ha dato fastidio più di tanto. Il giorno dopo siamo partiti per la Russia. Mi ha fatto disdire la prenotazione aerea e mi ha coinvolto in una specie di Odissea.

Luca con Anna in volo per Helsinki

Voglio dire, un aereo è un aereo, giusto? Se poi questo aereo è un  po’ vecchiotto… pace. Anzi, pure meglio. Abbiamo evitato check-in, file, vietato fumare, folle di turisti. E soprattutto non abbiamo pagato. Si perché sfruttando il bimotore di Aitor, un mio amico Basco, la tariffa da pagare era zero. Mi ha solo detto di portare i panini per il pranzo. E io gli ho portato una decina di CheeseBurger, fregati a  mio fratello. Io sono abituato a viaggiare con Aitor e conosco i suoi meccanismi. Sono dieci anni che fa il contrabbando di whisky sulla rotta Londra-Mosca. E qualche passaggio saltuario me lo ha sempre regalato. Viceversa Anna si è subito agitata perché sosteneva, ma io non ci credevo, che Aitor per presentarsi le aveva infilato una mano in mezzo alle cosce. Voglio dire… pure se l’ha fatto è una goliardata, così per scherzare! Lo zaino di Anna riempiva tutto il velivolo e mi è toccato viaggiare gobbo per diverse ore. La partenza è andata liscia, se si esclude che con l’ala destra abbiamo pettinato una mucca che allattava e nel barcollìo abbiamo perso tre  barattoli di confettura di prugne e la tavoletta del cesso coi fusilli. Anna ha cominciato a smadonnare e ad insultarmi più o meno fino all’altezza di Goteborg. Poi,superata Stoccolma, si è ammutolita improvvisamente.S e non altro perché ha saputo in che modo saremmo atterrati ad Helsinki.

 Anna con Luca in volo per Helsinki

Col paracadute! Mi voleva buttare di sotto col paracadute. Con Luca che mi diceva: “Lo fanno tutti !”.

Lo fanno tutti chi? Rambo, L’uomo Ragno, Bruce Willis? Roba da pazzi. Luca si infila il paracadute e io lo minaccio di morte e mi metto ad urlare mentre Aitor addentava un cheeseburger, rideva e ruttava come un porco! Ma chi erano questi due? Arancia meccanica! Grazie al mio coltellino mille usi l’ho convinti ad atterrare in una pianura circondata da due laghi, vicino ad una città chiamata Tampere.

 Luca con Anna in una locanda di Tampere

Beh,fare la pace con Anna risultò estremamente piacevole. Come luogo per l’armistizio scegliemmo una stamberga che chiamavano ristorante tipico. E davanti ad un enorme tavolo di legno ci strafocammo mezzo chilo di carne di alce in salsa di mirtilli e poi tanto buon vino rosso. Poi con dei villici della zona abbiamo fatto un gioco divertentissimo, una specie di indianata dove devi ricordarti il nome degli altri giocatori e dirlo facendo un gesto. Se sbagli ti danno uno schiaffone e devi bere un bicchiere di vino. Mò… chi cazzo se li ricorda i nomi finlandesi! Io e Anna stavamo pisti di alcol!

Anna - C’hanno gonfiato di botte però ci siamo divertiti!

Luca continua…

Una serata in allegria.Su un tavolo a fianco a noi c’era un australopiteco robusto che sfidava tutti a braccio di ferro. Aveva dei caratteri somatici orientali. Gridava in lingua lappone, beveva e sudava in continuazione dentro al boccale di birra e poi ribeveva e gridava ancora. Aveva i capelli molto corti che gli mettevano in evidenza gli otto strati di sugna sul collo. Collo che aveva un diametro pari a quello di una ruota da trattore. Era spaventoso e quando sorrideva, spalancando le fauci, si scorgeva un unico dente traballante. Mi guarda negli occhi e mi intima di sfidarlo. Mi afferra il polso e comincia a fare una specie di conto alla rovescia. Mentre mi stavo chiedendo quale tipo di resistenza avrei dovuto opporre per non farmi spezzare una mano, Anna ha cominciato ad urlare…

Anna - Forza Luca! Rompigli un braccio! Fallo secco! Yuuhh!

Luca - E statte zitta!”

Luca continua…

Tutta la locanda ha cominciato a tifare per me. Questo faceva notevolmente inquietare il porcellone lappone che digrignava i denti e mi sudava addosso. Aveva il bicipite che gli pulsava. E sopra il muscolo un tatuaggio enorme con un toro che si inculava un drago. Prima di svenire mi è apparsa nitida la figura di Padre Pio!

Anna sul traghetto per San Pietroburgo

Mi sono fermata spesso a guardarlo.Sul traghetto da Helsinki a Tallin era con lo sguardo fisso all’orizzonte e ogni tanto chiudeva gli occhi e si vedeva che pensava a qualcosa che lo faceva soffrire. Quando poi incrociava il mio sguardo, improvvisamente sorrideva e mi chiedeva se avevo bisogno di qualcosa. Parlava con tutti con estrema naturalezza, chiedeva informazioni, rimediava passaggi da chiunque potesse sedurre col suo sguardo buono. Un poliziotto estone ci aveva accompagnato fino a San Pietroburgo, con una vecchia Skoda e noi per ricambiare gli avevamo regalato tutte le nostre cassette di musica americana. Ho sacrificato Prince, Madonna e i Pearl Jam ma mi sono risparmiata il biglietto del pullmann. Luca al poliziotto gli ha regalato il solito barattolo di marmellata di rose. Anche in macchina, mentre attraversavamo questa specie di Irlanda dell’est, vedevo Luca assorto. Si soffermava minuziosamente sugli alberi, quasi come se gli volesse rubare il verde. Era come se ingoiasse tutto quello che vedeva, voracemente, in maniera così diversa da me. Io difficilmente riesco a gustarmi quello che ho intorno. Trovo complicato abbandonarmi ai sensi, sognare e godermi questi momenti. Lo stavo invidiando. Stavo invidiando la sua libertà. Invidiavo il suo modo di essere, un po’ malinconico ma vivo. Riuscivo ad immaginare l’aria che entrava nelle sue narici e faceva il giro del suo corpo senza trovare ostacoli. Io invece mi sentivo come un labirinto inestricabile di nervi, sempre tesi, sempre pronti a tramutare l’aria fresca in qualcosa di accettabile ma manipolato… Aria condizionata.

Condizionata dalla mia famiglia, dalla mia cultura, dalla mia religione. Ero un enorme ammasso di plastilina rosa con cui qualcun’altro stava giocando. E alla fine forse sarei diventata come tutti gli altri pupazzetti.  

Lui era spettinato, trasandato, decisamente non elegante e anche un po’ scurrile… ma io lo adoravo.

                  

Luca sul treno per Voronet

(Anna dorme appoggiata a Luca)

Ho passato una notte intera ad osservarla mentre dormiva sballottata dai binari. E’ riuscita a dormire pure sul quel treno lurido e pieno di polvere. Abbiamo attraversato l’Ucraina senza che lei aprisse gli occhi. E i passeggeri la prendevano per matta perché parlava nel sonno, come al solito.

Anna - Scusa Giampietro scusa… non lo faccio più. Mi impegnerò… giuro che mi impegnerò!

Ma sognava il fidanzato o il maestro delle elementari? Finora non mi aveva mai parlato di lui. Sapevo solo che il 25 ottobre doveva sposarsi. Non c’era entusiasmo nelle sue parolema molta razionalità. Il matrimonio. Una specie di tappa obbligata incontestabile. E a 25 anni ancora si è in tempo per cambiare testa. Io alla sua età volevo fare i concorsi e comprarmi una casa sulla Tiburtina. E adesso sto al confine con la Romania e non so neanche che cazzo ci sto a fare qui. Mentre il treno si ferma per il controllo dei passaporti e Anna si stiracchia sbadigliando, io compro un quotidiano romeno. 

   

Anna nell’accampamento ROM di Voronet

Voronet è un monastero nei pressi di un paesotto di Carpazia dai formaggi piccanti. Formaggi che Luca vuole a tutti i costi fare assaporare al popolo italico. E’ per questo che siamo qui. In questa regione rumeni e nomadi convivono più o meno pacificamente e, a parte qualcuno che quando mi vede si tocca il pacco e fa roteare la lingua vorticosamente, sono tutti abbastanza simpatici. Per me è arrivato il momento di telefonare a Giampietro. Insomma… non lo sento da più di un mese. Solo che non mi va molto. Lui è una persona molto dolce e gli voglio molto bene, però... Chissà cosa proverò quando lo rivedrò. Chissà cosa proverò quando lo sposerò. Chissà se lo sposerò?!

Luca raggiunge Anna a Voronet

Luca – Okey,ho risolto tutto.Ho fatto la bolla e domani mi arriva il vaglia per pagarli. Mi sono voluto rovinare. Ho svariato dal caprino al pecorino e mi hanno pure fatto vedere come si fanno i formaggi, come si stagionano e m’hanno spiegato il segreto della lacrima nei formaggi. M’hanno dato un assaggino di tutto e mi sono fatto una panza così. Però sto bene. E tu?

Anna – Sto bene.

Luca – Hai chiamato Giancarlo?

Anna – Giampietro.

Luca – Scusa… Giampietro.

Anna – Si.

Luca – Come sta,che t’ha detto,era contento,lo ami?

Anna – Era un po’ deluso perché sono sparita. Gli ho spiegato che avevo bisogno di pensare, lui mi ha detto che mi aspetta e che mi adora qualsiasi cosa succeda, e poi… qual’era l’ultima domanda?

Luca – Niente… se lo amavi… ma non è poi così importante.

Anna – Sì… non è così importante.

Luca – Vuoi assaggiare?(estrae qualcosa dalla tasca)

Anna – Cos’è?

Luca – Una specie di ricotta salata,è buona.

Anna – (la mangia)Mamma mia! Sembra un cadavere in decomposizione.

Luca – Ma dai!

Anna – Che lo fanno coi calzini vecchi?

Luca – Intanto questo in Italia non esiste.

Anna – Non è che non esiste. E’ vietato!

Luca – Senti, i nomadi c’hanno dato un alloggio. C’è un microbungalow con un solo letto a una piazza e mezzo. Se per te ci sono problemi io posso sistemarmi in un sacco a pelo o su una sedia, non dico nella vasca da bagno perché non c’è il bagno, però…

Anna – D’accordo, possiamo dormire insieme. Che problema c’è?

Luca – Che problema c’è… che problema c’è… Sai com’è… tu ragazzetta bruttina, struccata e vestita male! Io un bel fico, affascinante, elegante e con un certo savoir faire. Non vorrei che, presa dal fuoco della passione, di notte mi salti addosso e abusi di me.

Anna – Incominciati a lavare se vuoi che qualcuna abusi di te!

Luca – Ma come? Mi sono comprato anche “Botulul”, il deodorante rumeno per le ascelle!

            

Anna sempre a  Voronet

Quello che Luca chiamava bungalow era una baracca di due metri per due che schiumava resina appiccicosa. Buttato per terra c’era un materasso di un colore vicino alla morte. Avevamo solo una candela e nessuna coperta. Era agosto ma faceva freddo. Io mi sono messa un paio di felpe e i calzettoni pesanti mentre Luca, stoico, ha dormito con una fruit bianca. All’inizio stavamo un po’ lontani e lui c’aveva il complesso che io pensassi che ci voleva provare. Poi l’ho preso e me lo sono abbracciato tutto. Lui mi ha fatto affondare la testa sul suo petto e poi mi ha circondata con la sua gamba. Ero in una specie di gabbia protettiva e quello era l’unico posto dove avrei voluto dormire in quel momento. Avvolta da lui, dal suo odore di lavande indigene che si metteva sulla pelle a casaccio. Con i capelli morbidi che odoravano del mio shampoo e i piedi freddi nonostante i calzini. Ho seguito il ritmo del suo respiro. Era come se tenesse l’andatura. Io mi adeguavo e rallentavo insieme a lui, sempre più piano… più piano… più piano… fino a che non ci siamo addormentati. Quella notte non ha russato.

Luca - Quella notte non ha parlato nel sonno.

(Nella musica Anna e Luca si infilano gli zaini e continuano a girare l’Europa orientale. Arrivano ad una sorta di bivio immaginario dove Anna indica il Nord e Luca il Sud. I due partono in direzione opposta, si perdono ma dopo pochi secondi si ritrovano e arrivano a destinazione)

                   

Anna arriva con Luca a Bodrum

C’è una bambina davanti a noi, mi fissa, mi sorride. E’ sporca ed ha una faccia stanca. Ha una bilancia sotto al braccio.

Luca – Ciao! Stiamo cercando il pastore Tulgay… sai dirci dove possiamo trovarlo?

Capisce l’italiano e così scopro che una bambina di undici anni oltre al turco, l’inglese e il tedesco può parlare anche l’italiano. Con tutti i turisti che ha conosciuto se lo è imparato facilmente. Mi posa la bilancia davanti ai piedi e mi chiede di salire. Quella bilancia è rotta e mi dice che peso venti chili. Io sorrido e le do tre dollari. Poi mi guardo intorno e vedo che è pieno di bambini che ti lucidano le scarpe da ginnastica, ti portano lo zaino se sei stanca, ti pesano su una bilancia o ti cantano una canzone. Bodrum è una specie di città notturna dei bambini. Spuntano alle quattro di notte e guadagnano qualcosa coi turisti ubriachi. E questa piccola moretta se ne stava lì davanti a me e mi accarezzava la mano.

Lisa - Come ti chiami?

Luca parla di Aishè a Bodrum

Aishè! Questo era il suo nome. Molto diffuso in Turchia. Se lo gridavi al mercato si giravano in molte. Ha fatto pesare anche me. OH,solo trenta chili!!! Gli stavo a regalà tutto il portafogli per la contentezza! Lei era all’angolo della strada e stava facendo pesare due giapponesi rachitici che scattavano foto e si inchinavano.Mi sono fermato a guardarla… così sciolta con le persone… così bella quando sorrideva.

”Vorrei avere una figlia così”.

Anna verso il villaggio a Bodrum

Aishè ci ha portato in un villaggio dove abbiamo fatto parecchi affari. Camminava mano nella mano con noi e certe volte mi spingeva addosso ad lui e mi strizzava l’occhio. Era indiscreta e prepotente e non si spiegava in base a quale strana alchimia tra me ed Luca non scoccasse la scintilla. Mi ripeteva che Luca era “molto cotto” e questa cosa mi faceva ridere perché mi faceva venire in mente una braciola di maiale. Lei interpretava la mia risata come imbarazzo e diceva: “Adesso ci penso io”. Poi andava da lui: “Detto Anna vuole fare tua sposa”. Lui diventava paonazzo e non sapeva se crederci. Io negavo. Io,Luca e Aishè in quei giorni eravamo diventati quasi come…

Luca - Una famiglia. Sembriamo una famiglia. Una di quelle con la figlia viziata che i genitori non sanno dirle di no. Noi.

E ancora Anna

Il giorno dopo poi si sarebbe verificato un evento speciale: un ragazzo del villaggio avrebbe sposato una turista greca conosciuta anni prima. Si stava per celebrare un matrimonio mezzo turco e mezzo greco! Emozionante! E’ stato inevitabile pensare al mio di matrimonio… forse lo stavo facendo solo per rispettare il copione scritto dai miei genitori… che confusione…

Alcune volte ho desiderato di vivermi una pausa. No, non morire. Andare in coma per un anno e riposarmi. Fare una bella vigliaccata. Passare la palla a qualcun altro. Quando mi sarei risvegliata nessuno avrebbe più preteso nulla da me. Avrei fatto finta di essere mezza matta. ”Poverina, è stata male. Facciamole fare quello che le pare”. Una volta ho sognato di fare un incidente con la macchina. Io guidavo molto forte e la macchina sbandava in curva e precipitava in una scarpata. Ne uscivo miracolosamente illesa, ma i miei genitori rimanevano lì, morti. Ho provato un grosso senso di colpa, ma non perché ero stata spericolata… no… Perché quando li avevo visti senza più vita tra le lamiere…… mi ero sentita sollevata.  

Luca alla festa di Bodrum

(Il giorno dopo: Luca è già ubriaco)

L’odore dolce delle melanzane fritte della moussakà si mixava con quello più deciso del Kebab e quello acido della feta dirigeva l’orchestra coadiuvato dall’amaro effluvio delle olive nere e rugose. Appena approdavi nella piazzetta facevi una indigestione solo con gli odori. Fiumi di vino rosso ti davano voglia di ballare il sirtaki a ritmi frenetici. Bambini con le brache corte volteggiavano come cherubini festanti e donne prosperose erano state convocate dai paesi vicini per animare la serata con i loro canti. Un gruppetto di cariatidi suonava canzoni popolari turche ed io ero ancora una volta immerso nella vita e nel mondo di qualcun’altro. Imparare ogni giorno cose nuove lontano dalla mia terra aveva letteralmente sradicato le mie radici, io vagavo come un nomade nel deserto chiedendo acqua a destra e a manca senza dissetarmi mai. Mi portavo appresso il mio senso di umiliazione fino in capo al mondo. Apolide, amico e nemico di tutti,imperatore di una popolazione chiamata “nessuno”.

Entra Anna ballando come una pazza!

Anna -Yuuh-hu!Sto sirtaki mezzo turco è sfrenato! (balla con Luca stringendo in mano un fazzoletto rosso)

Luca – Anna,ho bevuto troppo,non mi reggo in piedi,mi gira la testa.

Anna – E’ proprio questo il bello, tesoro mio. Siamo molecole impazzite della Grecia del nord. Ci muoviamo come farfalle.

Luca – Io non ci sto capendo più niente!

Anna – Guardaci Luca, siamo bellissimi, zompettiamo allegramente per i campi, come Haidi, siamo felici!

Luca – Siamo felici…

(Balla con Luca)

Luca 

I passi ce li dettava la luna, bianca e splendente. Le luminarie alternavano colori pacchiani e la musica continuava mefistofelicamente a muovere i nostri corpi inebriati dal vino. Quanto mondo che mi girava intorno, quanti visi sorridenti, contratti, impegnati, quante anime da amare quella notte, quanti odori da assimilare e mani rugose da sfiorare nella poesia dell’ignoranza più pura, più genuina, creata dalla terra bagnata…  che l’odore mi ricorda di quando ero piccolo e mia madre, che capiva, mi portava in campagna e mi diceva:”se potessi tornare indietro, mio piccolo amore santo, forse tutto questo non lo rifarei”… e mi piangeva sul petto e mi implorava di andare via e di cercarmela altrove la felicità… Mamma… mamma bella… quanto mi manchi, quanto mi mancate tutti.

 Anna 

L’ho abbracciato, sepolta di vino, e l’ho fatto diventare parte di me. Ci sudavamo addosso con gli occhi chiusi mentre nel centro della piazza la sposa tirava i fiori colorati alle ragazze vergini. Lo sentivo addosso a me.

Luca – La sentivo adosso a me.

Anna

E quando le fisarmoniche alzavano il volume lui mi tremava nelle dita e avrebbe voluto respingermi ma io lo bloccavo, perché volevo che il suo sapore mi entrasse dentro una volta per tutte.

Luca – Dove siamo Anna?

Anna – Non lo so.

Luca – Perché non sento più nessuno,perché non riesco ad aprire gli occhi?

Anna – Perché non c’è più nessuno e tu stai dormendo amore mio

Luca – Come posso dormire in piedi?

Anna – Se qualcuno ti sorregge.

Luca – E tu mi sorreggi?

Anna – Ancora un po’.

Luca – Credo di amarti.

(Anna lo bacia sulle labbra una prima volta, poi in maniera più decisa mentre la musica impazza intorno a loro)

 

Anna

Io non lo so se era solo un sogno o se invece l’alcol ci aveva avvicinati. So solo che mi sono risvegliata la mattina dopo affianco a lui e avevo il suo odore sulla faccia. Non so chi ci aveva sistemato in quel letto, interamente vestiti. Lui dormiva pacioso e rilassato. Aveva il mio fazzoletto rosso in mano.

                 

 

                          Luca

La guardavo sospettoso per capire se era vero. Ma lei era normalissima, come se niente fosse. Provavo ad ammiccare ma lei sorrideva. Si era svegliata bellissima e logorroica come tutte le mattine e cercavo tra le righe delle sue contorte locuzioni una conferma. Non ce l’ho mai avuta. Forse ho solo fatto il sogno più bello della mia vita?

(entra Anna di corsa)

             

Anna – Aishè! Che è successo? (rivolta ad Aishè fuori palco)

Luca – Ma che succede? Chi è stato a farti questo?Ti ha visitato un medico? Guarda, cerotti sparsi qua e là a casaccio. Hai fatto un incidente? Parla!

Anna – Aishè che cosa è successo?

Luca

Era stato il padre. Negli ultimi giorni lei aveva perso tempo con gli italiani e così non aveva portato più soldi a casa. Aishè, schiava della bilancia, curata a casaccio in un pronto soccorso per turisti.

Anna – Dobbiamo fre qualcosa,Luca.

Luca – Ma che vuoi fare? Non c’è niente da fare!

Anna – Andiamo alla polizia e denunciamo quel porco.

Luca – E’ inutile.Sai che succede se andiamo alla polizia? Ci trattengono per accertamenti, ci ritirano il passaporto e ci fanno perdere un sacco di tempo.

Anna – Però almeno lo facciamo arrestare!

Luca – Macchè! Ma chi fai arrestare? Quelli lo convocano, lui nega tutto e si riporta la bmbina a casa. E poi la rigonfia di botte ancora più forte.

Anna – Ma noi dobbiamo fare qualcosa.

Luca – No, facciamoci gli affari nostri che è meglio.

Anna – Io non ci posso credere. Luca, tu non la vuoi aiutare!

Luca – (arrabbiatissimo) Ma che pensi che arriva Anna dei Parioli e risolve i problemi nel mondo? Si vede proprio che sei abituata a riempire i bollettini alle poste per aiutare i bambini neri, vero? Nella vita vera non funziona così! Nella vita vera non puoi fare un cazzo!

Anna – Ma guarda che stronzo…

Luca – Oh! Ma l’hai visto dove siamo? Hai capito come vivono questi? E l’hai capito come vivo io? M’hai guardato bene? Che pensi che vado in giro a salvare i bambini io? Per chi mi hai preso? Che fico, Luca, che gira il mondo, mi porta nelle feste, nei villaggi, nei posti pittoreschi! No Anna. No! Io dormo sulle navi e puzzo di mare, c’ho gli stessi pantaloni addosso da tre anni, non caco mai due volte nello stesso bagno. A me non me ne frega niente…niente.

(I due si guardano con le lacrime agli occhi. Poi Luca se ne va)

Cambio luci.

(Anna si rifà lo zaino mentre albeggia)

             Anna va via…

E’ l’alba di una mattina nuvolosa a Bodrum ed io non so più che ci sto a fare qui.Ha ragione Luca, io qui non c’entro niente.

Credevo di poter vivere la vita di qualcun altro ed aiutare le persone, ma non posso. Forse due treni come noi possono viaggiare paralleli… ma per incontrarsi bisogna avere un binario in comune…

Forse è vero… io sono solo una… turista.

Luca – Stai partendo?

Anna – Torno a Roma.

Luca – Ah,giustamente,mica puoi stare in giro tutto ‘sto tempo.

Però mi dispiace perché ti volevo portare a Marmarìs che sta un po’ più a sud. Era fico. Va be’,un’altra volta.

Anna – Grazie.

Luca – Grazie a te. Ma che scherzi.

Anna – Ho preso questo per ricordo.(mostra un barattolo)

Luca – La marmellata di rose...Hai fatto bene.

Anna – E’ buona…

Luca – Anna… mi dispiace. Non volevo dirti…

Anna – Non c’è bisogno che ti spieghi…

Luca – E’ solo che siamo troppo diversi…

Anna - Senti, ci scambiamo i numeri? Così quando capiti a Roma ci vediamo.       

Luca – E’meglio di no.

Anna – Perché?

Luca – Perché se c’ho il tuo numero poi ti chiamo.

Anna – E non mi puoi chiamare?

Luca – No.

Anna – Allora dammi il tuo che ti chiamo io.(ridono)Dove andrai adesso?

Luca – Allora,se non mi ammazzano prima,arrivo in Albania, poi Bulgaria e Macedonia. E tu come parti?

Anna – Aereo. Bodrum-Istambul. Istambul-Roma.

Luca – Ti accompagno all’aeroporto, mi faccio prestare una macchina. Ci mettiamo un attimo.

Anna – No, prendo un taxi. Non ti preoccupare.

Luca – Okay, ci evitiamo quelle scene struggenti con lei che parte e lui che piange disperato.

(lunga pausa. I due si guardano negli occhi)

Anna – Allora… Ciao.

Luca – Ciao.

(Si abbracciano forte;poi Anna si allontana mentre Luca la segue con lo sguardo. Gli rimane il fazzoletto rosso in mano)

Fine