Intrigo all’osteria

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TEATRO ITALIANO

TEATRO ITALIANO

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INTRIGO ALL’OSTERIA

(ONESTO, LAVORATORE E CHE TI PUO’ CAMPARE)

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COMMEDIA

 IN TRE ATTI

DI

GIOVANNI AMATO

PERSONAGGI:

Don GIOVANNI ASTEMIO………………………………..…. l’oste

LAURA…………………………………    ………..… figlia dell’oste

LUISA………………………..…………………..….. sorella di Laura

NICOLA…………………………………………….. fratello di Laura

DON TOTO’……………………………….. frequentatore dell’osteria

DON VINCENZO…………………………   frequentatore dell’osteria

La signora MARIA………….……………………. moglie di don Totò

Donna SARA………………………………… moglie di don Vincenzo

MARIO MASSARO……………………………….. fidanzato di Laura

PINA      ……………………………………………… .cugina di Mario

Avv. ANDREA CAUSEPERSE…………………….…….… l’avvocato


SCENOGRAFIA:

In un remoto paesello d'Italia…….

Scenario uguale per i tre atti.

La scena rappresenta la stanza di una osteria, che agli occhi dello spettatore così appare:

 - in alto a sinistra sulla parete frontale, una finestra, protetta da barre di ferro, illumina la stanza; davanti a detta parete sono sistemate le botti (usare solo frontale in polistirolo) ed il bancone;

 - parete di sinistra: anteriormente tre scalini che rappresentano i primi tre di una scala che conduce al piano superiore;

 - parete di destra: proprio di fronte alla scala, una porta che dà sulla strada; addossato a centro parete un tavolinetto a tre piedi, a mezzaluna, con boccali, bicchieri e vasi in vetro per la misurazione del vino;

 - sulle pareti: mensole ed altro arredo a piacere;

 - in mezzo alla stanza un tavolo con sedie; ai lati due tavolinetti con sedie.


PRIMO ATTO

SCENA PRIMA

(Laura e Mario)

All' aprirsi del sipario, la scena è semibuia. Viene illuminata dalla luce di un lampo, attraverso la finestra, poi si ode un forte tuono e si sente la pioggia che fuori scende scrosciante.

MARIO:                   (Mentre si intravede una fioca luce provenire dalla scala che porta al piano superiore, si ode il rumore di passi provenire dalla scala e la voce di Mario che chiama da fuori):

Laura…. Laura…. Lauretta mia…apri!

LAURA:                  (Spuntando in scena con una candela in mano ed in vestaglia da notte)  Ssssss….. zitto Mario, zitto….sto venendo ad aprirti. (Aprendo la porta) Entra….fai piano…entra.

MARIO:                   (Entrando) Scusa amore. Mi dici di star zitto e tu facevi una baldoria tale che sembrava la carica degli indiani!

LAURA:                  Hai ragione. Scusa amore, ma sono scivolata e stavo ruzzolando giù per le scale.

MARIO:                   Con questa luce di candela mi sento ai tempi del medioevo.

LAURA:                  Devo stare molto attenta a mio padre ed ai miei fratelli, perciò non possiamo accendere la luce. E poi, ho dovuto attendere che si addormentassero. Ecco perché ho tardato più di un'ora per venirti ad aprire. (Coccolandolo) Hai avuto freddo, con questa brutta nottata, amoruccio mio!?

MARIO:                   (Tremando per il freddo) Macchè scherzi?, ma che freddo!….al massimo…, se tardavi ancora un po’, ti ci volevano martello e scalpello per scongelarmi.

LAURA:                  Però, adesso che mio padre sta dormendo, possiamo stare tranquilli. Non si sveglia nemmeno se spara l’artiglieria pesante.

MARIO:                   Meglio così, vieni qua, Lauretta mia, dammi un bacione.

LAURA:                  (Volendo scherzare, si tira indietro, ridendo) No, no, neanche un bacino.

MARIO:                   E va bene, lasciamo stare il bacino, ma fammi tuffare nel tuo laghetto.

LAURA:                  (Sfuggendogli e girando attorno al tavolo) Dopo sposati….puoi sognartelo per adesso.

MARIO:                   Non scappare, se ti afferro!!!!! (muovendosi per afferrarla, fa cadere una sedia).

GIOVANNI:             (Si sveglia al rumore e grida da sopra) Chi c’è laggiù?, Che succede?.

MARIO:                   Porc…!!! Manco se spara l’artiglieria, vero?! (Scappa verso la porta per volere uscire).

LAURA:                  (Afferrandolo per un braccio) No, no! Sta scendendo. Se esci ti vede. Presto, nasconditi sotto il tavolo!. (Il tavolo è coperto da una tovaglia leggermente più rialzata dalla parte anteriore, in modo tale che si possano vedere, da parte dello spettatore, i movimenti di Mario).

LAURA:                  (Si affretta a spegnere la candela e ad accendere la luce poi, sedendosi ad un tavolo vicino a quello dove è nascosto Mario, toccandosi la fronte)…. Ahi! Ahi! Mamma mia!, sto morendo! Ahi!!!!

SCENA SECONDA

(Giovanni, Laura, Mario, Luisa e Nicola)

GIOVANNI:             (Spuntando in scena in pigiama e pantofole) Che hai, figlia mia, perché ti lamenti?

LAURA:                  Mi sta scoppiando la testa! Ahi! Sto morendo!

GIOVANNI:             Lascia perdere, non conviene per quanto costa un funerale!

LAURA:                  Sono scesa giù per distrarmi e non pensarci, ma non c’è rimedio! (Alzandosi, piagnucolosa) Sarà meglio che me ne torni a letto.

GIOVANNI:             (Andandosi a sedere al lato sinistro del tavolo dove sta nascosto Mario) Resta ancora un po’ qua. Può darsi che ti calma. Ma, almeno prenditi una pillola di simmenthàl!

LAURA:                  Femidòl…., Quante volte te l’ ho detto che si chiama Femidol.

GIOVANNI:             Simmenthàl….Femitòl….sempre con la elle finisce….

LAURA:                  Il Velenòl…..pure con la elle finisce.

GIOVANNI:             Ecco!!! Brava….pigliati il velenòl!!.

LAURA:                  Fa miracoli, passa tutto! Ora andiamocene a letto. (Si alza).

GIOVANNI:             (Indicandole una sedia a lui vicina) Aspetta Laura, siediti qua. Giacchè siamo da soli voglio parlarti.

                                 Laura, malvolentieri, si siede al tavolo (con la faccia rivolta al pubblico).

MARIO:                   (Accovacciato sotto il tavolo, impreca contro Don Giovanni) Che se lo porti l’accalappiacani, mi ha rovinata la nottata! Ma chi ce l’ ha portato, la Befana?!.

GIOVANNI:             Tua madre…., (rivolto a Carmela) aveva la stessa tua età quando mi ha conosciuto. Perciò, figlia mia, stai attenta, per dirtelo a modo mio, di quale vino ti vai ad ubriacare, perché se non mi piace, tiro il collo prima a lui e poi a te, come a due galletti.

LAURA:                  Non preoccuparti papà, che voglio Mari…..(stava per pronunziare il nome di Mario ma inspira quasi la parola poi affrettatamente:) mari..tarmi, ecco, voglio maritarmi con il tuo consenso.

MARIO:                   (Morsicandosi l’indice per la rabbia) Neanche l’artiglieria ehhh!

GIOVANNI:             Meglio per te che la pensi così!. (Toglie una pantofola e nell’accavallare le gambe porta un piede sotto al naso di Mario che, con viso disgustato:)

MARIO:                   Mamma mia bella! E che cos’è, gorgonzola?.

LAURA:                  Certo, si dice: al cuore non si comanda!

GIOVANNI:             Si, però deve essere come dico io: onesto, lavoratore e che ti possa far vivere da gran signora.

LAURA:                  Stai tranquillo pa’ che mi voglio ubriacare di vino “DOC”.

MARIO:                   (Che ha, ancora, il piede di don Giovanni posto sotto al naso) Mi sento in gola il latte che mi ha dato mia madre per allattarmi.

GIOVANNI:             Stai attenta a non berne troppo. Un solo bicchiere. Intendo dire che ai miei tempi un amore era per sempre. Oggi, i giovani cambiano e scambiano, come si faceva una volta con le figurine Panini. (Si alza portando una mano alla tasca del pigiama).

LAURA:                  Cosa fai ti alzi?. Andiamo a dormire? (E si alza).

GIOVANNI:             Aspetta. Stai seduta. Mi sono alzato per prendere il fazzoletto. (Mentre soffia il naso, a Mario viene da sternutire e parandosi la mano davanti al naso:)

MARIO:                   Ah!!!…..Ah!!!!…..Ah!!!…..

GIOVANNI:             (Distratto, credendo che la figlia si lamenti) Che hai Laura? Stai male?

LAURA:                  La testa… la testa!. Mi scoppia la testa!. (Intanto, alza la tovaglia e sbirciando sotto al tavolo ed accorgendosi che Mario sta per starnutire, sferra un calcio al padre, sicchè, contemporaneamente:)

MARIO:                   Acciuuuuu!!!!

GIOVANNI:             Ahhiiiiiiiiiii!!!!! Laura!, ma che sei pazza?

LAURA:                  Scusa papà. E’ stata una fitta al ginocchio, così…..(e ripete il gesto dando un secondo calcio al padre).

GIOVANNI:             Ahhiii!!!, ma cosa sei una cavalla!. (alzandosi e portandosi verso la scala) Me ne voglio andare a letto prima che mi ammazzi a calci.

MARIO:                   (Si complimenta, a gesti e segni di invio baci, con Laura) Che furba!!! Che furba!!! Finalmente, non ne potevo più (e fa per alzarsi quando….)

GIOVANNI:             Mamma mia!!!! Sto morendo….!!!! L’attacco di nervi!!!… L’attacco di nervi!!!!…. (Tornando indietro dai primi gradini della scala ed aggrappandosi alla figlia la trascina fino alla sedia dove stava seduto prima. E mentre Mario si rintana sotto al tavolo, don Giovanni viene colto da una violenta crisi).

LAURA:                  (Confusamente) Stai calmo, papà, stai calmo!. Prendo una pezzuola bagnata!!!

GIOVANNI:             (Si contorce per la crisi ed un suo piede urta contro Mario) Laura, caccia via questo gatto da sotto al tavolo sennò l’ammazzo!!

MARIO:                   Miaooooohhh!!!….Miaooooohhh!!!

LAURA:                  Stai calmo, papà, stai calmo!!! Non facciamo svegliare i miei fratelli, sennò si preoccupano. (Intanto accorre con la pezza inzuppata d’acqua e la pone sulla fronte del padre).

GIOVANNI:             Sono morto!!!! Sono morto!!!! Ti sto venendo a trovare moglie mia!!!!!! (Allunga un piede scalzo fin sotto al naso di Mario il quale esclama:)

MARIO:                   Ho l’impressione che muoio prima io, per la puzza!! (Si tura il naso e si gira dall’altra parte).

GIOVANNI:             Chiama i tuoi fratelli che li saluto per l’ultima volta.

LAURA:                  (Preoccupatissima, chiamando:) Luisa, Nicola…presto scendete!

___ (da sopra)___

LUISA:                    Che succede!…che succede!!??

NICOLA:                 (Un tipo non troppo…..sveglio, analfabeta) Saltiamo dalla finestra, c’è un incendio!!…

LUISA:                    Oddio!! Il fuoco!!! (impressionata dalle parole di Nicola.) No, no!, non saltare…La scala non è in fiamme. Scendiamo da qui, presto!

NICOLA:                 Fammi passare……..fammi  passare!….( rumore, confusione per le scale; poi compaiono, o meglio cadono in scena, l’un sopra l’altro, a soggetto. Luisa si lamenta di essersi fatta male. Nicola si allaccia i pantaloni semiabbassati).

LAURA:                  Ma che fuoco e fuoco, scemi, papà sta male!!

NICOLA:                 Non è vero!, non ci credo!!…Fuoco è!…Scappiamo!

LAURA:                  Venite qua, cretini, aiutatemi piuttosto!

(si avvicinano entrambi e Nicola, adirato, dando un pugno sul tavolo:)

NICOLA:                 Vorrebbi sapere che ci faceste qua sotto voi due a quest’ora.

MARIO:                   Povero italiano! Da come usa i verbi, dobbiamo riscrivere la grammatica.

LUISA:                    Certo! Ha ragione! Oddio! Mi tremano ancora le gambe!!

LAURA:                  Ma che volete sapere voi due! Pure a voi devo dare conto e ragione di un mal di testa?! Aiutiamo papà invece, fate qualcosa.

NICOLA:                 (Fermandosi a guardare il padre, immobile, irrigidito) Papààààà!… Papàààà!….. (e rimane fisso a bocca spalancata, a guardarlo).

LUISA:                    (rivolta all’espressione assunta dal fratello) Ma che l’ hanno imbalsameggiato!? Imbalsamato, pure me fa sbagliare, questo cretino!. (Strattonandolo) Svegliati, imbecille! Sei rimasto mummificato? Vai a prendere qualcosa per papà. Veloce, corri!.

NICOLA:                 Si, si, scorreggio veloce!! (va di corsa, su per le scale, poi da fuori scena si sente:) Ahi! Mannaggia alla fretta, ho inciampiato….. impia… impianciato su uno scalino e ho caduto sulle ginocchiere.

MARIO:                   Si deve essere laureato con centodieci e lode!

GIOVANNI:             (Intontito, si lamenta) Ahi! Ahi!

LUISA:                    (Alla sorella, energicamente) Mi spieghi cos’è successo?

LAURA:                  (Facendole segno di non gridare e tenendo d’occhio i movimenti del padre, durante l’assenza del fratello, a soli gesti, rende partecipe della situazione la sorella Luisa. Ne vien fuori, fra le due sorelle, tutto un dialogo mimico, di ammonimenti, di richiesta di complicità, di paura dell’improvviso risveglio del padre, delle sue ire se scoprisse il fatto etc…etc…a soggetto, mentre tentano di far uscire Mario da sotto il tavolo e Don Giovanni dà segni di risveglio improvviso. Ricacciano Mario sotto il tavolo, accudiscono il padre cercando di non fargli accorgere della presenza di Mario e tentano nuovamente di fare uscire Mario quando Don Giovanni si accascia nuovamente, ma improvvisamente si ode il rumore di Nicola che scende le scale, vanificando il tentativo di Mario di fuoriuscire da sotto il tavolo).(A Luisa. Chiedendole complicità) Mi raccomando, ti prego…aiutami!!

NICOLA:                 (torna di corsa portando un clistere) Pronto, pronto…tenete!!

LAURA:                  Deficiente!!…Ha mangiato fichidindia?..Vai a prendere le pillole, sbrigati!

NICOLA:                 Scorr..

LUISA:                    Corro, si dice. Anzi non correre che …. “impianci”…..vai piano.

NICOLA:                 Eh! Eh! Come hai detto tu. Vagheggio e torno. Piano…piano.. (si gira piano, si avvia lentamente verso la scala…. mentre le donne fanno cenni d’intesa per far uscire Mario, si stanno per avviare, Nicola sale piano i primi due scalini, poi le costringe a desistere dal loro proposito poiché inizia col dire:) Che sia scemo…. Non mi ricordeggiavo più…. Le ho porteggiate pure le pillole ce le avessi in tasca. (e si gira mostrandole) Eccole qua!. Tutte ce le dovessi dare.

LAURA:                  (Stizzita) Dalle a me, genio incompreso! (mentre danno la pillola al padre, Nicola si avvia verso il lato scoperto del tavolo, le due sorelle si affrettano a pararglisi davanti)

LUISA:                    Togliti da qui. Papà ha bisogno di aria.

MARIO:                   (Si era rintanato temendo di essere visto, si asciuga il sudore.) Meno male che non mi ha visto!. Questo è peggio del padre!.

GIOVANNI:             Fatemi alzare…… mi pare che sto un po’ meglio.…..

LUISA:                    Meno male, paparino…… che spavento ci hai fatto prendere!

NICOLA:                 Porteggiamolo di sopra che si va a dormire.

GIOVANNI:             Che ha detto? Posteggiamolo di sopra?.

LAURA:                  Niente, è l’effetto della laurea in asinologia.

LUISA:                    Sara’ caduto dal sediolone quand’era piccolo e gli si è guastato l’immagazzinamento vocaboli. (si avviano verso la scala e spengono la luce.)

MARIO:                   (Mario, poco dopo, accende un fiammifero ed esce da sotto il tavolo) Signore vi ringrazio!,…Meno male che non mi hanno visto o mi avrebbero gonfiato come una zampogna!. (si avvia verso l’uscita, ma, si brucia il dito), Ahi! Porca vacca! (spegne il fiammifero ed a causa del buio, inciampa in una sedia e cade, provocando rumore)

GIOVANNI:             (da sopra) Quel disgraziato di gatto!

LAURA:                  (da sopra) Lascia che mi capita fra le mani e me lo lavoro io! (Mario si rialza ed esce)

SCENA TERZA

(Giovanni, Totò, Vincenzo)

Dalla finestra si intravede la luce che pian piano aumenta, poi la stanza si illumina a giorno e ricompare Giovanni con una pezza in mano. Inizia a spolverare il bancone ed i tavoli; poi con aria stanca si porta dietro al bancone.

GIOVANNI:             Iniziamo la santa storia di tutti i giorni. Al mattino, non so cosa darei per potermene stare bivaccato a letto a riposarmi queste quattro ossa sgangherate. Invece, alle sette in punto, devo venire ad aprire perché, per fortuna o per disgrazia, ci sono persone che durante la notte sognano una bella bottiglia di vino e scommetto che, mentre dormono, si leccano le labbra.

VINCENZO:           (Si ode la sua voce da fuori scena) Venite don Totò, ve lo dicevo che era già aperto a quest’ora.

GIOVANNI:             Si parla del diavolo e spuntano le corna! (Intanto che don Giovanni pronunzia questa frase, entrano in scena don Vincenzo e don Totò, due tipi allegri e spiritosi, ai quali piace molto “alzare il gomito”, sono in continuo allegro battibecco “da sfottò” con don Giovanni).

TOTO’:                     Che parlate di corna a prima mattina?

GIOVANNI:             Si. Comunque non erano le vostre, se ve le toccate vi accorgete che ce le avete belle intere.

VINCENZO:           (Ridendo) Don Totò, stamattina abbiamo iniziato con l’uno a zero in favore di don Giovanni.

TOTO:                      Cercheremo di pareggiare e magari di raddoppiare. Don Giovanni, oggi mi sembrate “nato stanco”.

GIOVANNI:             Avete ragione, ho dormito male e poi sono stanco di avere a che fare sempre con voi fin dal mattino.

VINCENZO:           (Ridendo, rivolto a don Totò) Altro che pareggiare mi sa che ha raddoppiato lui!.

GIOVANNI:             Ahi! Ahi! Sono stufo di questa vita!. Certi momenti non so cosa farei se non fosse per i miei figli!

VINCENZO:           A proposito di figli. Nicola dorme ancora?

GIOVANNI:             Nicola si è alzato alle cinque. Stamattina è andato a comprare dei barili di vino presso l’azienda che ce lo fornisce. Povero figlio mio!, ha i suoi limiti, non sa far di conti, per quelli me la sbrigo io ma, per fortuna, non si fa imbrogliare da nessuno ed è un gran lavoratore.

TOTO’:                     E le figliole? Le figliole? Sempre timorate di Dio….

GIOVANNI:             Ehi! Tutti e due! Badate che fuori c’è scritto “Osteria” non “Questura”. Mi state facendo l’interrogatorio di terzo grado?

VINCENZO:           Ah! Ma allora avete, proprio, l’uovo girato!. Don Totò intendeva dirvi che abbiamo visto le vostre belle figliole recarsi a messa di buon mattino.

GIOVANNI:             Beate loro che hanno il tempo di andare a pregare. Io, invece, (con crescente nervosismo) devo fare l’asino da soma, devo servire le persone e devo marcire dietro questo bancone. Scusatemi, devo salire un attimo di sopra a rinfrescarmi la faccia. Speriamo che mi calmi questo nervosismo. (Esce per andare sopra).

VINCENZO:           Don Totò, stamattina avete visto davanti alla chiesa che Mario Massaro sembrava un cagnolino dietro alla figlia di don Givanni?! Allora è per questo motivo che le due signorinelle trovano la scusa di uscire ogni mattina. Hanno l’appuntamento per il filarino tra Laura e Mario. Ma se lo viene a sapere suo padre…..povera Laura! Lo sapete come la pensa don Giovanni in proposito!

TOTO’:                     Con questa gioventù moderna non ci si capisce più nulla. Fanno tutto di testa loro, senza prendere consigli. Ai nostri tempi si che li ascoltavamo i nostri padri! Bastava che ci guardassero con occhi torvi che ci pisciavamo di sopra.

VINCENZO:           Avete ragione caro don Totò! Ma poi Laura……

GIOVANNI:             Rieccomi qua!

VINCENZO:           (All’improvviso apparire di don Giovanni, don Vincenzo cambia discorso per non fargli capire nulla) Ma poi La…la l’aria fresca che c’è stamattina mi riempie i polmoni di idrogeno.

GIOVANNI:             Di ossigeno, ignorantone!

TOTO’:                     E che siete permaloso, don Giovanni! Un lapis può capitare a tutti.

GIOVANNI:             Ma pure una penna!

VINCENZO:           E vah! Don Giovanni non si capisce che è stato un lappisus?! (rimarcare la parola per evidenziare l’ulteriore errore). Ero soprappensiero, non sono certo spensierato come voi!.

TOTO’:                     Giusto! Voi che pensieri avete? Voi si che fate la bella vita! Vi piazzate dietro questo bancone, e chi si è visto s’è visto! (A cantilena).

VINCENZO:           (Stessa cadenza) E noi l’abbiamo visto! (Fa un cenno a don Totò, alludendo a Mario).

GIOVANNI:             Chi avete visto?

VINCENZO:           (Cambiando discorso imbarazzato) Eh! Eh! Che voi fate la bella vita, chi sennò?

GIOVANNI:             (Dà segni di rabbia battendo a colpetti una bottiglia sul bancone) Ohè! Non cominciamo al solito vostro, perchè a me lo sfottò non piace!

TOTO’:                     Sù, don Giovanni non prendetevela. Noi stavamo scherzando.

GIOVANNI:             E voi che altri pensieri avete se non quelli di andare a pestare la coda al cane che dorme! Piuttosto, don Vincenzo, parliamo di cose serie. Com’è finita con la domanda della mia pensione? Vi avevo raccomandato di informarvi. O ve ne siete dimenticato!?

VINCENZO:           Certo che mi sono informato! Ma ve lo devo proprio dire come mi viene dal cuore…..caro don Giovanni siete proprio un minchione!

GIOVANNI:             A me queste parole?

VINCENZO:           Si, proprio a voi e ve ne spiego il motivo. Se non sbaglio voi nella domanda avete accusato dolori… romantici… all’anca destra che vi impedivano di reggervi bene impiedi, causati da tutto il freddo da neve patito durante il servizio militare.

GIOVANNI:             Giusto, e perciò?

VINCENZO:           E perciò ve l’ hanno respinta!

GIOVANNI:             Porca vacca! Io lo dicevo ai miei figli, non mettiamoci all’anca destra, mettiamoci all’anca sinistra che è meglio!

VINCENZO:           Ma non dite fesserie! Lasciatemi finire. Santo Dio! Siete stato così fesso da presentarvi a visita medica, andandoci con la bicicletta, diritto come un manico di scopa e più fresco dell’acqua uscita dal frigorifero.

GIOVANNI:             (Dandosi una manata alla fronte) Porca miseria! Per ascoltare mio figlio Nicola! Mi diceva che ci dovevo fare bella figura davanti ai dottori!

VINCENZO:           Sapete che vi dico?! Giacchè c’eravate potevate mettervi il frack!

TOTO’:                     (Ride in maniera stridula, poi in tono da sfottò) Don Giovanni, se volete un consiglio rifate la domanda, informate pure il Ministero, ci mettete dolori romantici all’anca sinistra, no destra, così pure che morite prima che vi danno la pensione, gli arretrati vanno ai vostri figli.

GIOVANNI:             Puhhh! Iettatore! (fingendo lo sputo e facendo corna) Ma che siete venuto a darmi il buongiorno in questa maniera?

VINCENZO:           (Ridendo) Basta, finiamola così! Datemi un bel bicchiere di vino che ho la gola secca.

TOTO’:                     Ed uno pure a me che mi rinfresco l’anima.

GIOVANNI:             (Riempie due bicchieri di vino e glieli porge) Ecco a voi, prendete e bevetene tutti!. (Entrambi bevono il vino a sorsetti, gustando il vino da buoni intenditori poi:)

TOTO’:                     (Facendo schioccare le labbra) Aahh! Che bello il succo del sarmento! Risuscita pure i morti!

VINCENZO:           (A don Totò) Beviamo don Totò che è tutta salute! Alla salute!… Prosit!….. e chi non beve con me peste lo colga! (Bevono). (Entrambi:) Alla salute!…..di chi lo beve!.

GIOVANNI:             Ed io tocco ferro!

TOTO’::                    (Posano i bicchieri) Don Vincenzo, andiamo a comprare il giornale?

GIOVANNI:             (Sfottendolo) Aahh! Sapete leggere? Pensavo che sapevate solo bere!.

VINCENZO:           Come dice la canzone? (Entrambi, cantando all’unisono si avviano pian piano verso l’uscita) E noi che figli siamo.. beviamo…beviamo…e noi che figli siamo…beviaam beviaaam beviaaaaam!!! (Uscendo abbracciati, poi da fuori) Arrivederci, chissà quando ci rivedremo!?

GIOVANNI:             Fra dieci minuti sono di nuovo qua. (Si aggira un attimo a mettere in ordine qualcosa, quando entrano le figlie):

SCENA QUARTA

(Giovanni, Laura, Luisa)

LAURA:                  Buongiorno, papà.

LUISA:                    Buongiorno, papà.

GIOVANNI:             Ah! Buongiorno, siete tornate di già?

LAURA:                  Certo, anzi la messa è durata a lungo.

LUISA:                    Il nuovo prete ha fatto proprio una bella predica.

GIOVANNI:             Il prete nuovo? Perché padre Lorenzo è andato via?

LAURA:                  Non lo sapevi? Questo che c’è ora è così simpatico! Bravo, bravo davvero, si chiama padre Gennaro, forse è napoletano.

GIOVANNI:             Forse? Toglici il forse. Il solo nome è un certificato di nascita!.

LUISA:                    E’ giovane, scherzoso e pure bello!

GIOVANNI:             E basta, figlie mie, ho capito! Ve lo siete mangiato con gli occhi!. Quasi, quasi che non vi ci faccio andare più in chiesa, siete troppo sfrontate!

LAURA:                  (Risentita) Sei sempre il solito antiquato, non cambi mai!

LUISA:                    Dicevamo… tanto per dire… il fatto è che appena senti parlare di preti, ti stanno sullo stomaco.

GIOVANNI:             Non cominciate a fare le pettegole sennò mi fate arrabbiare. E’ meglio se mi allontano. (Esce per le scale).

LAURA:                  Hai visto quanto è stato carino Mario, stamattina!? Mi ha… mi ha…. (infila le mani a cercare qualcosa nel reggiseno, prima da un lato poi dall’altro, attardandosi nella ricerca).

LUISA:                    (interpretando diversamente il gesto della sorella) Ti ha messo le mani?…. (mima il gesto della sorella).

LAURA:                  Ma no…. Che dici? Mai ha….. Ah! Eccola qua! (Tira fuori una foto) Mi ha regalato la sua foto, guarda! Guarda! (Estasiate….)

LUISA:                    Ma è proprio bello!

LAURA:                  Vero che è bello?

LUISA:                    Ma è proprio bello!

LAURA:                  Vero che è bello?

LUISA:                    Ma è proprio bello!

LAURA:                  Vero che è bello?

LUISA:                    (Quasi svegliandosi) E che è disco? Ci siamo incantate!

LAURA:                  (Riflessiva, adorando la foto) Perché, mi domando io, l’amore deve essere così?! Ti fa sentire felice ed allo stesso tempo ti fa soffrire!. Vorrei potermi dimenticare del mondo intero e starmene per sempre insieme a Mario,… senza pensare a niente (portando la foto all’altezza del cuore e stringendola a se) contenta solo di averlo vicino…. Sempre così io e lui…. Stretti stretti!

LUISA:                    Sei una sognatrice, sorella mia!.

LAURA:                  E’ vero, per noi giovani quel che conta di più è il cuore….. l’amore!.

LUISA:                    Ma “i vecchi” pensano sempre di volerci cercare una adeguata sistemazione. Dicono sempre che non bastano “due cuori ed una capanna”.

LAURA:                  Chissà che non abbiano ragione loro!

LUISA:                    I sogni son belli, ma di sicuro è vero che bisogna fare i conti con la realtà, invece.

LAURA:                  Giusto, intanto, mi trovo in un mare di guai. Non so come la prenderà papà, ora che Mario ha deciso di farglielo sapere tramite sua cugina Pina.

LUISA:                    Tu lo sai come la pensa papà! Ci continua a ripetere: “Onesto, lavoratore e che ti può campare”.

LAURA:                  Mario è onestissimo; lavoratore lo sarebbe, se trovasse lavoro.

LUISA:                    (Fra sé) O forse è il lavoro che non trova lui?!

LAURA:                  Se trovasse un bel lavoro, potrebbe mantenermi da gran signora!

LUISA:                    Se lo trovasse! Per la verità in questo momento potrebbe mantenerti a sole patate!.

GIOVANNI:             (Rientrando) Patate? Si fa pasta e patate, oggi?

LAURA:                  Sempre la testa al mangiare hai?

LUISA:                    (Le fa segno di tacere e di non provocarlo) Vado a preparare. (Esce per le scale).

GIOVANNI:             Senti, signorinella….. io avrò pure la testa al mangiare ma tu mi sembri con la testa fra le nuvole in questo periodo. Anzi, testa non ne hai proprio!

LAURA:                  (Un po’ alterata, ma senza urlare) Ma perché ce l’ hai sempre con me? Si può sapere cosa ti ho fatto?

GIOVANNI:             Sei petulante!…. In questo periodo sei troppo petulante, nervosa e gridi sempre! (Gridando) Si può sapere perché gridi?

LAURA:                  Chi io?

GIOVANNI:             (Sempre ad alta voce) Si tu, e chi sennò? Da chi hai preso, mi domando!? Sei sempre altezzosa e rispondi male!. (Abbassando un po’ il tono) Voi giovani moderni non sapete cosa significa avere rispetto per i genitori.

LAURA:                  Ma…..

GIOVANNI:             (Riprendendo a gridare) Muta! Ma…. Ma… ma quanto parli? Sempre lei parla! Petulante sei!….petulante! (Volgendole le spalle e dirigendosi verso le scale) Meglio che vado di sopra ad informarmi per il pranzo. (Esce e da fuori) Luisa! Le stai preparando le patate?.

SCENA QUINTA

(Laura, Maria e Sara)

Rimasta da sola, va a sedersi ad un tavolo e con la testa china sulle braccia poggiate al tavolo, incomincia a piangere. Dopo un po’ si affacciano alla porta Maria e Sara.

MARIA:                   Laura!, Laura! Sono qui quegli scansafatiche dei nostri mariti? (Laura non risponde).

SARA:                     State zitta, lasciatela stare! Non vedete che sta piangendo?

LAURA:                  (Avvedendosi) Ah! Siete voi. Scusate,…. accomodatevi.

MARIA:                   (Avvicinandosi, in tono amorevole) Laura, non fare così….povera figlia.. non ci fare caso, ormai lo conosci bene….

SARA:                     (Seguendola, sullo stesso tono) Abbiamo sentito tuo padre che gridava e ce lo siamo immaginate che ti avremmo trovato in questo stato.

LAURA:                  (Piangendo) Ma almeno ci fosse un motivo, si innervosisce per nulla….

MARIA:                   Lascia stare… passaci sopra… se continui così finirai con l’ammalarti.

SARA:                     E’ fatto così, però è buono, magari tra un po’ gli passa e torna tranquillo come un agnellino, come se nulla fosse successo!.

LAURA:                  (Piangendo) Intanto si mette a gridare come un pazzo…..

MARIA:                   Dai…., ora asciugati queste lacrime che se vengono clienti non è giusto farti trovare che piangi….

SARA:                     Si dice acqua passata non macina mulino……. e poi se tuo padre ti rimprovera non avertene a male, lo fa perchè ti vuole troppo bene e desidera che cammini per la retta via.

LAURA:                  Perché cosa faccio di male?

MARIA:                   Nulla, ma i genitori si preoccupano sempre, pure tu quando un giorno ti sposerai e avrai figli ti preoccuperai per i loro comportamenti.

SARA:                     Dice bene la signora Maria. I genitori daremmo la vita per sapere i nostri figli felici e ben sistemati!

LAURA:                  Si, ma lui è assillante, mi tiene sempre sotto controllo, non mi lascia respirare. Ha sempre un motivo per redarguirmi: se mi muovo e perché mi muovo, se parlo e perché parlo, se guardo un ragazzo e non lo devo guardare….. e basta vah!

MARIA:                   Ah! Se è per questo hai ragione, cosa pretende alla tua età? Hai il diritto di cercarti un ragazzo….. ma poi Mario è bravo… brav…. (all’occhiataccia rivoltale da donna Sara si pente di aver pronunziato quel nome e si para la mano davanti la bocca).

LAURA:                  Come! Come! Cosa ha detto? Chi?

MARIA:                   Ma…. ma… tuo padre è bravo… brav…

LAURA:                  Non cambi discorso, signora Maria, che io non soffro di otite.

MARIA:                   (Tentennando) ehhh!….. Ma… Mario ecco! (di scatto) E’ un bravo ragazzo.

SARA:                     Giusto è un bravo ragazzo!

LAURA:                  Non per essere curiosa…. dei fatti degli altri….. ma voi come lo avete saputo?

MARIA:                   (imbarazzata) Così…. mio marito… don Totò….

SARA:                     (anche lei imbarazzata) ed anche mio marito don Vincenzo, tutti e due fra un bicchiere e l’altro….

LAURA:                  Oh, mio Dio! Sarebbe stato meglio che l’avessero saputo i giornalisti della televisione.

MARIA:                   I nostri mariti! Ma che dici?

SARA:                     Sono due persone con le quali ti puoi confidare… sanno mantenere un segreto….

LAURA:                  Come una cesta di vimini manterrebbe l’acqua.

MARIA:                   (Fra sé) Li ha pittati!.

SARA:                     (Fra sé) Gli ha fatto la fotografia!.

LAURA:                  Non ne posso più!…. Non ne posso più!…. (si mette a piangere disperatamente).

MARIA:                   Povera figlia! Si sta disperando!… Non fare così Laura! …Donna Sara, come la possiamo aiutare? Non le possiamo dare una pillola lassativa.

SARA:                     Sedativa, si dice, non lassativa!

LAURA:                  Ma che pillola e pillola… lasciatemi stare!

MARIA:                   Come ti possiamo aiutare allora?.

SARA:                     Le possiamo promettere che avrà tutto il nostro appoggio per convincere suo padre che Mario è il ragazzo giusto per lei.

LAURA:                  (Rinfrancata) Dite davvero che mi aiuterete?.

MARIA:                   Certo!.

SARA:                     Sicuro!.

LAURA:                  (Le abbraccia) Grazie…. Grazie…

GIOVANNI:             (Chiamando) Laura, io sto scendendo, vieni ad aiutare tua sorella.

MARIA:                   Andiamo, non facciamoci vedere. Ciao Laura.

SARA:                     Stai tranquilla. Ciao. (Escono).

SCENA SESTA

(Laura, Giovanni, Totò, Vincenzo, Maria e Sara)

Sono appena uscite quando, rientra don Giovanni.

GIOVANNI:             (Come se niente fosse stato, segno che è veramente un burbero di buon cuore) Lauretta di papà! Sei ancora arrabbiata?.

LAURA:                  No, papà, per niente!

GIOVANNI:             Vieni qua figlia adorata, dammi un bacione! (Si abbracciano affettuosamente). Bella, figlia mia, lo sai che ti voglio bene più della mia vita.

LAURA:                  Si, papà, anch’io te ne voglio…. Vado ad aiutare Luisa…. (Esce e quasi contemporaneamente entrano don Totò e don Vincenzo).

TOTO’:                     Oh! Caro don Giovanni…..

VINCENZO:           Da quanto tempo non ci vedevamo….

GIOVANNI:             Datemi almeno il tempo di digerirvi… ne ho fatto un’indigestione manco mezzora fa.

TOTO’:                     Ha sempre la risposta pronta!

VINCENZO:           Sempre in vena di complimenti!

GIOVANNI:             Me li tirate da qui!. (Fa cenno…dallo stomaco).

TOTO’:                     Don Vincenzo, è da tanto tempo che non vi do una lezioncina a scopa.

GIOVANNI:             Da ieri…… per l’esattezza.

VINCENZO:           Ma perchè parlate a vanvera don Totò? Con voi ho sempre vissuto di rendita.

TOTO’                      E’ per questo che siete un morto di fame!

VINCENZO:           Don Giovanni, dateci un mazzo di carte, un litro di vino ed i bicchieri. Mentre beviamo, gli insegno a giocare.

GIOVANNI:             (Porgendo a don Vincenzo le carte) Ecco a voi? Che vi giocate la vità?

TOTO’:                     Al massimo un litro di vino. Chi perde paga.

VINCENZO:           Ditegli di darvi già i soldi.

GIOVANNI:             Ho capito, dovrò mettere in conto! (Spolvera il tavolo dove si siederanno a giocare, posa vino e bicchieri, poi torna dietro al bancone, mentre i due iniziano:)

TOTO’:                     Immischiatele bene queste carte!

VINCENZO:           Incominciate a tremare?…… smazzate….. (divide le carte)…. Uno due e tre… uno due e tre….. tre a voi… tre a me e quattro in mezzo….. giocate. (fanno due mani in silenzio, poi):

TOTO’:                     Beccatevi questa…. Ho preso il settebello.

VINCENZO:           Viene sempre a voi….. lo allevate a pane e latte?

GIOVANNI:             No!…. a vino e companatico!

TOTO’:                     (una giocata in silenzio, poi) cinque e tre otto….. ora giocate che vi faccio scopa!

VINCENZO:           (si ferma a pensare titubante su quale carta giocare, poi battendo forte la carta sul tavolo) Due…

TOTO’:                     (battendo il pugno sul tavolo) …Scopa!! ….Ah! Ah! Che pollo siete! Ve lo dicevo io che vi facevo scopa!

VINCENZO:           Stanotte avete dormito con il “popo’” scoperto?

GIOVANNI:             (da dietro il bancone) Sentite…. Se viene qualcuno mi chiamate (esce da dietro il bancone tenendo la cinta dei pantaloni mezza sciolta) che io sto salendo di sopra, ….. ho un impegno troppo urgente! (Si avvia quasi saltellando).

VINCENZO:           Svelto…svelto… che si vede…… e si sente….. l’urgenza di questo impegno!

TOTO’:                     Non lo fate per le scale questo impegno! (Ride insieme a don Vincenzo).

VINCENZO:           (smettendo di giocare) Allora, don Totò, ora che don Giovanni non c’è riprendiamo il discorso di prima.

TOTO’:                     Quale?

VINCENZO:           Vi stavo dicendo che a me…. la signorina Laura.. sembra un tantino…. Come dire? .. Libertina, ecco!

TOTO’:                     Ma voi credete che sia la sola nel paese? … Ma che dite! Chi più chi meno, sono tutte uguali oggi! Vah!.. tanto per citarne una… avete visto l’altro giorno, al battesimo di vostra figlioccia, come ballavano stretti-stretti il figlio di don Rocco il farmacista ed il figlio della signora Lucia!

VINCENZO:           Il figlio di don Rocco?

TOTO’:                     Si, si proprio lui….

VINCENZO:           Bah!… non ci posso credere!, .... è un gay?

TOTO’:                     No!, chi lo ha detto?

VINCENZO:           E se avete detto che ballava stretto-stretto con il figlio della signora Lucia!

TOTO’:                     Il figlio?… La figlia…

VINCENZO:           Ah! Ora si che ci siamo!…

TOTO’:                     Il mondo si sta guastando, caro don Vincenzo, con questi giovani moderni!

VINCENZO:           E’ l’evoluzione dei tempi, che ci vogliamo fare! Io sono convinto che quando eravamo giovani noi, i nostri padri dicevano le stesse cose.

TOTO’:                     (Versando da bere) I discorsi sono belli, ma ci stiamo dimenticando la cosa più importante…. Beviamoci sopra, don Vincenzo! Alla salute!

VINCENZO:           Alla salute!. (sottovoce cantano) e noi che figli siamo… beviamo… beviamo… e noi che figli siamo… beviaam… beviaaam….beviaaaam!

TOTO’:                     Credetemi, sono tutte uguali. Oggi devono essere i maschi ad avere paura delle donne. Dalla prossima generazione uscirà incinto….. il maschio.

VINCENZO:           Non sanno più farsi valere i maschi!

TOTO’:                     Ma don Giovanni è un uomo all’antica e se viene a sapere che Laura se la intende con Mario, le rompe le gambe, come minimo.

VINCENZO:           Sicuro! Ma non perché Laura cerca il fidanzato, ma per la persona che ha scelto. Penso che Mario… da qui a qui (fa il segno dalla bocca al collo) a don Giovanni non gli andrà giù!

TOTO’:                     Proprio perché è un fannullone e don Giovanni aspira al classico “buon partito” per le proprie figlie.

VINCENZO:           Avete ragione, sono convinto che le spezza le gambe.

TOTO’:                     E che fa male, (fa segno di batoste) se le liscia un po’ il pelo!? Con le donne, caro don Vincenzo, nubili o sposate che siano, ci vuole pugno di ferro. Io, modestamente parlando, a mia moglie la faccio rigare liscia come l’olio… e se parla son tutte mazzate…. (intanto che parla, con le spalle rivolte all’ingresso, entra la moglie, signora Maria, inviperita, con un mattarello in mano).

MARIA:                   (brandendo il mattarello) Ah! Sei qua. Come se non lo sapevo che ti avrei trovato ad ubriacarti, gran porco!

TOTO’:                     Aiutoooo!… Chiamate i pompieri!! Si salvi chi può! (si rifugia dall’altra parte del tavolo).

MARIA:                   Disgraziato! Che pensieri hai se non quello di venirti ad ubriacare come una scimmia!!! (gira attorno al tavolo, inseguendo il marito senza raggiungerlo).

TOTO’:                     San Giuseppe, aiutatemi voi!

MARIA:                   Miserabile!, se non fosse per tuo figlio che si ammazza di lavoro, potremmo morire di fame!

TOTO’:                     E non ci fu il tempo in cui mi rompevo il c… (fa il segno con doppio indice e pollice) il collo solo io. Ora tocca  a lui che ha le spalle belle robuste!

VINCENZO:           Hahhhh! Haahhhhh! (Ride a crepapelle) Don Totò, sto vedendo bene come fate filare liscia vostra moglie! Vi credevate di essere il sottoscritto… che modestamente, mia moglie, la schiaffo sull’attenti!. (non finisce la frase, quando entra donna Sara, sua moglie, armata di battipanni).

SARA:                     A me!!!! Ora ti concio per le feste… ed anche per i feriali!

VINCENZO:           (Ripete, all’altro tavolo le stesse movenze di fuga di don Totò) Vergine santa, aiutami tu!

SARA:                     Tu sei più fannullone di tuo compare Totò!

MARIA:                   E tu sei più ubriacone di tuo compare Vincenzo!

SARA:                     (Risentita) E no, comare Maria, (fronteggiandola) ubriacone a mio marito, voi non lo dite!

MARIA:                   E se non volete un bel colpo di mattarello in fronte, fannullone a mio marito lo dico solo io!

SARA:                     E fate bene, perché lo è!

MARIA:                   Voi pensate a quel farabutto di vostro marito, che al mio ci penso io.

SARA:                     Ripetete di nuovo farabutto e vi assesto un colpo di battipanni sulla testa!. (Alzando minacciosa il battipanni).

MARIA:                   Ed io vi mando all’ospedale con questo! (alza il mattarello).

VINCENZO:           E no, a mia moglie no!

TOTO’:                     La mia non si tocca!

MARIA:                   (Rivolta a don Vincenzo) E allora me la prendo con voi!

SARA:                     (Rivolta a don Totò) Ed io vi faccio levare il vizio di venire all’osteria! (Si invertono le parti a giro attorno ai due tavoli, Maria insegue don Vincenzo e Sara insegue don Totò).

VINCENZO:           Aiuto! Ma che sono due furie?!

TOTO’:                     Ma che sono due pazze scatenate?!

GIOVANNI:             (Entrando) Ohe! Ohe! Ferme… ferme! E dove siamo alle giostre con questo girotondo?

MARIA:                   Don Giovanni la colpa è vostra che non li buttate fuori.

GIOVANNI:             Vi ricordo che una volta in cui mi sono permesso di farlo, siete venute tutte e due comari con le ali aperte starnazzando come due galline. Li volete prendere sempre a botte ma non li volete toccati da nessuno.

SARA:                     Questo è vero, il marito è mio e lo meno solo io. Perché lui lo sa che gli voglio bene e lo faccio per la sua salute.

GIOVANNI:             La salute gliela levate se lo mazziate.

SARA:                     Intendevo dire, vietandogli di bere.

MARIA:                   (Al marito) Ed ora tu fila a casa!

TOTO’:                     Con la calma!

VINCENZO:           Un poco di pazienza che sta arrivando!

MARIA:                   (Minacciosa) Muto! Muto! Voi state muto e non vi intromettete negli affari di casa mia, altrimenti, se vi metto le mani addosso, vi dovete andare a cambiare la carta d’identità!. (Fa il segno di avventarglisi contro con il mattarello e don Vincenzo si nasconde sotto un tavolo, mentre la moglie prontamente accorre in sua difesa).

SARA:                     Ohè! Comare, prendetevela con vostro marito!

MARIA:                   Giusto. (Al marito) Tu corri a casa e non mi fare arrabbiare, ringrazia Dio che sono calma! (Lui davanti e lei dietro, escono di scena).

VINCENZO:           (Facendo capolino da sotto il tavolo) E meno male che era calma!, magari doveva essere confessata da poco!

SARA:                     (Al marito) Ma guarda ‘sto co..ni..glione…. dove s’è infilato!. (Strattonandolo) Esci da qui…. fifone!

VINCENZO:           Calma… esco.

SARA:                     Io vado a casa, tranquilla per la strada… per non fare ridere tutto il vicinato… ma se entro due minuti non ti presenti davanti la porta, ti giuro io che ti farò stare due ore nascosto sotto al letto se non vorrai essere gonfiato come un pallone! La saluto don Giovanni… (si avvia, si ferma prima di uscire e girandosi, in tono minaccioso e ad alta voce): Come un pallone!… (esce).

VINCENZO:           Che ne pensa don Giovanni?

GIOVANNI:             Sciocchezze!,…. un terremoto passeggero!

VINCENZO:           Ora mi dica lei, don Giovanni, se sia io che don Totò non siamo stati due galantuomini?! Le dovevamo spennare qui, come due galline, alla sua presenza? Che figura da bastardi avremmo fatto?!

GIOVANNI:             Giusto…(in tono da sfottò) io lo so che siete due.. energumeni!

VINCENZO:           Appena arrivo a casa…. (mostra il bicipite destro a pugno chiuso) Pahhhh! Nell’occhio destro……

GIOVANNI:             (Facendo il segno) E vi diventa tutto nero!.

VINCENZO:           Pahhhh! Nell’occhio sinistro….

GIOVANNI:             (Facendo il segno) E vi gonfia così!. Attento che il tempo passa….sono brevi due minuti!.

VINCENZO:           Meglio che me ne vado!. Mi vado a sfogare…..

GIOVANNI:             Non esagerate!….. Metto in conto, vero?

VINCENZO:           Aveva dubbi! (Si avvia, si ferma prima di uscire e girandosi, in tono minaccioso e ad alta voce): Pahhhh!…. Pahhhh!…. (esce).

SCENA SETTIMA

(Laura, Giovanni, Maria, Pina)

GIOVANNI:             Altro che… Pahhhh!…. e …Pahhhh!…. (gli rifà il verso), se non sta attento, donna Sara lo gonfia come un pallone!. (Scende dalle scale Laura).

LAURA:                  Papà, vai di sopra, ti vuole Luisa, ci sto io al banco.

GIOVANNI:             Che avete preparato da mangiare?

LAURA:                  Vai sù. Vai a vedere.

GIOVANNI:             Vado, vado….. (sul secondo gradino, si gira) vado ad avvelenarmi. (Esce. Laura resta davanti al bancone e vi si appoggia pensierosa. Quasi contemporaneamente entra la signora Maria).

MARIA:                   Laura, dammi un fiasco di vino. (Accorgendosi che è pensierosa) Perché sei così pensierosa?!

LAURA:                  Pensavo giusto a vostro marito ed a tutte le maldicenze che magari avrà detto su me e Mario (Piagnucola).

MARIA:                   Don Totò si fa trascinare da don Vincenzo, ma queste cose non le ha mai fatte. È sempre stato leale e corretto come lo era suo padre, la buonanima.

LAURA:                  (Distratta) Buonanima? Chi, don Totò?

MARIA:                   Basta, non piangere! Non è poi la fine del mondo!. Piangere il morto son lacrime perse…. (riferendosi a quanto le aveva confidato il marito sul conto di Laura e Mario).

LAURA:                  Poveraccio! E’ morto don Totò!?…Così, all’improvviso!.

MARIA:                   (La frase interrogativa di Laura viene da lei interpretata erroneamente come un’affermazione e cadendo di colpo su una sedia ) Gesù!…Gesù!… Che disgrazia!, è morto mio marito? Ahi!….. Ahi!… sto morendo…. Il cuore.... mi fa male il cuore!

LAURA:                  (Soccorrendola) Ma come? Siete stata voi a dire che è morto vostro marito! Avete detto “la buonanima di don Totò”.

MARIA:                   Ma che buonanima!, sventurata! Io avevo detto che era leale come la buonanima di suo padre. La buonanima di mio suocero! I nervi… i nervi… mi ci vuole una pillola lassativa.

Entra Pina (da fuori), cugina di Mario, studentessa in medicina presso l’Università di Roma. Porta in mano una bottiglia vuota.

PINA:                       (Sente male la parola lassativa, scambiandola per…): “La zia Tina?” State parlando di mia madre?. …..Buongiorno!.

LAURA:                  Oh! Ciao Pina. Tua madre non c’entra. La signora Maria diceva “lassativa” perché confonde sempre la parola con “sedativa”. Tu che sei prossimo medico la sai bene la differenza.

PINA:                       Certo. Si sente dall’odore. (Ridono entrambe).

LAURA:                  Che piacere vederti, come stai?.

PINA:                       Bene, grazie. Sono tornata ieri da Roma. Sono venuta per prendere un litro di vino rosso per papà.

LAURA:                  E vieni da Roma per un litro di vino?

PINA:                       Ma no, vengo da casa.

LAURA:                  (Togliendole la bottiglia dalle mani) Scherzavo, dai a me ti servo subito. (Si porta dietro il bancone, si abbassa ed intanto le chiede) Come vanno i tuoi studi a Roma?.

PINA:                       Benissimo, grazie a Dio. All’ultimo esame ho preso ventotto. Mi mancano solo quattro materie e la tesi.

LAURA:                  (Abbassata) Complimenti, fra un anno, massimo due, avremo una dottoressa che ci guarirà da tutti i mali. Dico bene?, signora Maria!

PINA:                       Laura, a Roma mi proclameranno dottoressa non santa!.

LAURA:                  (Rialzandosi con la bottiglia piena) Giusto, (incomincia a parlare per allusioni) ma vuoi mettere una dottoressa a due passi da casa tua?! In qualsiasi momento potremo rivolgerci a te…. (intendendo: io e Mario).

PINA:                       Anche per gli affari di cuore.

LAURA:                  Ti specializzerai in cardiologia?

PINA:                       Certo, (tirandola in disparte) Vieni ti ascolto il cuore, facciamo le prove di una prima visita. (Le si accosta fingendo ed in sottovoce) Affari di cuore sentimentali. Mio cugino Mario vuole che io sondi il terreno con tuo padre.

LAURA:                  (Parlano bisbigliando) Tremo al solo pensarci. Mio padre pretenderebbe per me un buon partito. Una persona che possa farmi vivere da gran signora. Mario invece insegue il lavoro….

PINA:                       E prima che lo raggiungerà gli uscirà la lingua di fuori per la fatica e se ne starà tranquillo a riposarsi.

LAURA:                  Non me lo ricordare è questo il nostro cruccio!.

PINA:                       Sinceramente, sto facendo di tutto per convincere mio cugino a pensare seriamente al suo futuro.

LAURA:                  Forse a distrarlo dal lavoro è il troppo amore che mi vuole. Non pensa ad altro che al volermi vedere.

Intanto la signora Maria, incuriosita da tali bisbigliamenti, fingendo di sentirsi male tenta di avvicinarsi alle loro spalle per ascoltare, portando la mano all’orecchio.

PINA:                       (Girandosi. Vedendo la signora Maria e credendo che si toccasse la fronte) Signora Maria cos’ha?

MARIA                    (Sorpresa in fragrante ed imbarazzata) Co….co…cos’ho?…..Una casetta appena…. ed anche mezza diroccata!

PINA:                       Non intendevo dire cosa possiede!? Dicevo cos’ha…. come salute!?

MARIA:                   Ah! Come saluto? Così….. (ed agita la mano in segno di saluto mentre entra don Giovanni, il quale indossa un grembiule bianco).

GIOVANNI:             Sta partendo con il treno?

PINA:                       La signora Maria ha capito male, le ho chiesto come stesse di salute e non come saluta!

GIOVANNI              (Con tono infastidito, rivolto a Maria) Cos’ha? Campa….muore……dà l’anima a Dio?!

MARIA:                   (Riprendendosi) Avevo capito, avevo capito…. Stavo solo scherzando, cosa credete che sono rincitrullita? Ho una salute di ferro.

GIOVANNI:             Di ferro vecchio, mi pare! (Intanto che versava da bere in tre bicchieri) Ciao Pina, entrando non ti ho neanche salutata, riparo all’errore. Tiratevi su il morale, beviamoci sopra un bel bicchiere di vino. Offre la casa!

PINA:                       No grazie, don Giovanni, io sono astemia. Bevo solo acqua.

MARIA:                   (Con due bicchieri in mano dopo aver preso quello destinato a Pina) Allora lo bevo pure io. Eh! No, dottoressa, un po’ di vino, senza esagerare, fa sempre bene. Mio marito dice che l’acqua fa venire la “pergolite” (che sta per pleurite) alle spalle. Alla salute!!!

PINA:                       Mi pare che voi predicate bene, dicendo a vostro marito di non bere, ma razzolate male.

MARIA:                   Lui esagera e si ubriaca. Anzi a proposito, Laura dammi il fiasco di vino. (Lo prende) Me ne torno subito a casa perché se ritardo mi tempesta di domande, per quanto è geloso ‘sto rimbambito di mio marito! Arrivederci! (Fa per uscire e don Giovanni la insegue).

GIOVANNI:             Ferma!…Ferma!…. Che faccio? Metto in conto?.

MARIA:                   (Con il fiasco in una mano e l’altra mano al fianco, impertinente) Come sempre! Aveva dubbi? Abbiamo vinto la lotteria? (Esce).

GIOVANNI:             Quando fa così, me la mangerei a morsi. (mordendo il grembiule che indossa, legato alla cintola).

SCENA OTTAVA

(Laura, Giovanni, Pina, Luisa e Nicola)

LUISA:                    (Entra Luisa) Papà, non mangiarti il grembiule per la fame, vai di sopra, che ti ho preparato un assaggino.

GIOVANNI:             Grazie, accetto questo messaggino. Con permesso, dottoressa. (Esce).

PINA:                       Liberamente.

LUISA:                    Oh! Pina, bentornata. (Si salutano). Che mi racconti di nuovo?.

PINA:                       Niente, solita vita casa, università e studio.

LAURA:                  Non ce la racconti giusta, non dirmi che a Roma non conosci qualche bel ragazzo!.

LUISA:                    Fra studenti e militari, non ne mancano di certo a Roma. Uh! Se ci fossimo noi! Saremmo tutte “milli e molla”. (Fa le mossette per dire: sofisticate).

PINA:                       A dire la verità io sono tutta “milli” e mollo qualche colpo di borsa e qualche schiaffo se non mi trattano con tanto di educazione.

LAURA:                  Fai bene! Devi saperti difendere dai maleintenzionati.

LUISA:                    Ma se sono tutti beneintenzionati “nisba”, non si “cucca”.

PINA:                       Proprio così!, diciamo che ci vuole il giusto tira e molla.

LAURA:                  A meno che non si abbia un padre che ti tiene al guinzaglio come il nostro.

LUISA:                    E’ duro a capire che i giovani, oggi, abbiamo bisogno della nostra libertà, dei nostri spazi di vita.

LAURA:                  Mi farebbe passare i guai se venisse a sapere di Mario. Prenderebbe tutte le informazioni possibili e Dio ce ne liberi se qualcuno dovesse parlargliene male!.

PINA:                       Non preoccuparti. Ora che ci sono qua io, ti sistemo tutto in due e due quattro.

LAURA:                  Ma non si dice in quattro e quattr’otto.

PINA:                       Si, ma io c’impiego mettà tempo.

LAURA:                  Però stai attenta a non commettere passi falsi per volere affrettare la cosa.

PINA:                       Stai tranquilla. Tutto sarà organizzato come un generale che fa un piano di battaglia.

LUISA:                    Stai attenta però, perché potrebbe arrivare un imprevisto e “zaaaccc” perdiamo la guerra.

Scende le scale don Giovanni canticchiando:

GIOVANNI:             “Il Piave mormorò non passa lo straniero zà..zà” (Spunta in scena).

LUISA:                    (A Pina) Te lo dicevo io. Il Piave è lui e lo straniero siamo noi, nel nostro caso.

PINA:                       E bravo don Giovanni! Ha una voce che sembra un usignolo!

GIOVANNI:             Dovevi sentirmi ai miei bei tempi, quando avevo la tua età più o meno. Avevo una voce che faceva faville….. modestamente tutte le belle donne del paese impazzivano per me, per la mia bella voce.

PINA:                       (Ironica) Adesso mi spiego perche donne della sua età non ce ne son più in questo paese! Sono tutte al manicomio, impazzite per la sua bella voce! (Le tre ragazze ridono).

LAURA:                  (Ride e saltellando alla Arlecchino) Dovevate sentirlo il paparino alla nostra età… come “ragliava” bene.

LUISA:                    (Imitandola) Ma che dici “ragliava”…. Semmai con la sua bella voce “abbaiava”.

GIOVANNI:             Ecco! Avete visto il rispetto che i giovani hanno per i genitori, oggi! Ai miei tempi sarebbero volati ceffoni!.

LUISA:                    Papà, sei antiquato.

LAURA:                  Ti devi modernizzare.

PINA:                       (Prende la bottiglia del vino) Beh! Ora me ne vado. Quanto pago, don Giovanni?

GIOVANNI:             Metto in conto, a fine mese conteggiamo. (Fra se) Tanto per cambiare!

PINA:                       Arrivederci, allora. Ciao Luisa (Si salutano baciandosi e lo stesso fa con Laura ma si scambiano cenni d’intesa. Pina per farle capire che, sarebbe ritornata a parlare con suo padre e Laura per dirle di salutarle Mario). Ciao Laura, …..in due e due quattro. ….Ok…. Ciao. (Esce).

LUISA:                    (Segue Pina fino alla porta, poi torna indietro e rivolta ai suoi) E’ tornato Nicola, sta scaricando. Vado a dargli una mano. (Esce e quasi immediatamente). Ahi! Ahi! Mi hai ammazzato! Disgraziato! Ahi! Ahi!…

LAURA:                  O Dio! Che è successo? (Padre e figlia si precipitano fuori in aiuto di Luisa e rientrano sorreggendola).

LUISA:                    (Saltellando sul piede sinistro) Ahio…ioioioio!. Ahiooooo! …..hohohohoho!…iòiòiòiòiò!

GIOVANNI:             Io ragliavo, ma tu mi pari una gallina spennacchiata, figlia mia!

LAURA:                  Papà non mi pare il momento di dare le risposte, aiutiamola, controlliamo cos’ha. (Nicola, intanto, fa capolino dalla porta ed impaurito si gratta la testa).

LUISA:                    (Mentre la siedono su una sedia) Che dolore! Mamma mia, che dolore! (Don Giovanni le solleva la gamba destra) Ahi! Non mi toccare!…. Che dolore! Che dolore!

LAURA:                  Salgo di sopra, le facciamo una iniezione antidolorifica.

LUISA:                    (Alzandosi di scatto dalla sedia) Ma che fu? Un miracolo! Mi è passato!

GIOVANNI:             La potenza delle medicine moderne. Basta farne il nome e fanno effetto!

NICOLA:                 (Intanto, timoroso, si fa avanti Nicola…) Ma che le avrebbe fatto io?

GIOVANNI:             (e don Giovanni, minaccioso) E tu corri di sopra…. prima che ti rompo una gamba! Non solo stavi ammazzando tua sorella, ma mi hai pure rotto la damigiana…. Il  guadagno lo abbiamo fatto per oggi!  Andiamo a mangiare, ma mi avete dato un bell’antipasto di veleno. (Nicola avanti e don Giovanni dietro salgono le scale, seguiti da Laura e…)

LUISA:                    (Luisa, zoppicante, che silenziosamente mima): Ahio…ioioioio!. Ahiooooo! …..hohohohoho!…iòiòiòiòiò!

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

SCENA PRIMA

(Giovanni, L’avvocato, Laura, Luisa)

All'aprirsi del sipario, la scena è illuminata. Don Giovanni spolvera il bancone, fischietta e canticchia.

GIOVANNI:             (Canticchiando) “Che bella cosa ‘na iurnata e sole…” (fischietta).

Quando: entra un signore, alquanto distinto, con una valigia in mano. Giunto alle spalle di don Giovanni, gli picchietta su una spalla e con voce svelta e stridulamente altisonante:

L’AVVOCATO:       È permesso? Ha detto si, grazie, molto gentile, buongiorno!. (Posa la valigia, si siede e s’accende una sigaretta ed accavalla le gambe, standosene comodamente a fumare).

GIOVANNI:             (Che era rimasto, stupito, a guardarlo. Toccandosi la spalla) Prima di tutto tengo a precisare che la mia spalla non è la porta di casa mia. E poi, visto che ha fatto tutto da solo, devo immaginare che si è già invitato a pranzo da sé.

L’AVVOCATO:       Veramente ancora no! Ma se proprio insiste sarò costretto ad accettare per non dispiacerla caro don…. Don?

GIOVANNI:             (Stringendogli la mano) Mi chiamo don Giovanni Astemio, per servirla.

L’AVVOCATO:       (Scoppia a ridere. Una risata del tutto particolare, la sua) Ohhhh! Hooooohhh! Oh!… è Astemio e fa l’oste, quant’è buffo! Che ridere! Ohhhh! Hooooohhh! Oh!… (dopo avere smesso di ridere, agitando la mano destra) Che buffo! Che buffo! (e stringendo ancora una volta la mano di don Giovanni) Comunque, molto lieto d’averla conosciuta. Io sono l’avvocato Andrea Causeperse.

GIOVANNI:             (A questo punto don Giovanni crolla a terra per le risate ed incomincia a battere i piedi a più non posso) Mettetevi in salvo che sto scoppiando…. Il solo nome da già le garanzie… (e ride)… di buscarsi trent’anni se tutto va bene. Causeperse….. che avvocatone! (ride ancora poi, alzatosi, riacquista la calma e) Comunque, adesso basta. È meglio se non ci pensiamo più. Va bene? Posso esserle utile in qualche cosa?

L’AVVOCATO:       Si, si, è meglio. Siamo pari. Mi avevano detto che qui accanto all’osteria lei possiede una cameretta che di tanto in tanto affitta a qualche raro passante.

GIOVANNI:             Dice bene raro, visto che, purtroppo, la gente di passaggio si ferma qui una volta ad ogni morte di cardinale, perché in verità succede più spesso che ad ogni morte di papa.

L’AVVOCATO:       Potrebbe affittarmela, allora, sempre se è libera, naturalmente.

GIOVANNI:             E’ libera, liberissima: di inquilini, di mobilio e visto che si è rotta pure la serratura della porta è libera pure d’ingresso.

L’AVVOCATO:       Allora non si paga!

GIOVANNI:             E no, quello no!

L’AVVOCATO:       Scherzavo, naturalmente.

GIOVANNI:             Anch’io scherzavo. C’è solo il problema della serratura. Perché è lei…solo venti euro a notte.

L’AVVOCATO:       Va bene, per la serratura provvediamo. A me basta che ci sia un lettino, un piccolo armadio ed il servizio con doccia.

GIOVANNI:             Non dubiti, troverà tutto di suo gradimento, ‘ccellenza (per dire ossequiosamente “eccellenza”). Si intrattiene molto ‘ccellenza?

L’AVVOCATO:       Gli impegni che ho qui mi occuperebbero una quindicina di giorni ma penso che mi tratterrò un mesetto, perché voglio realizzare un progetto che ho in mente. ( si ferma  un po’ pensieroso,..poi accostandosi a d. Giov. come per parlargli all’orecchio)   Beh!…resti fra noi, a dire il vero ho intenzione di sposarmi con una ragazza di paese;  sa com’è, io sono un tipo geloso e penso che mi sarebbe più adatta una ragazza di casa, sono più affettuose e soprattutto sono più fedeli. Lei, non avrebbe qualcuna da consigliarmi ..ehh!?

GIOVANNI:             (Don Giovanni è stato attentissimo, con gli occhi furbescamente spalancati. Indugia un po’, con un sorrisetto ironico, e poi:) Nooohh!….. e ch’è!, Faccio il ruffiano ‘ccellenza!?……. Però… però….. però…. stavo pensando, invece, che per aggiustare quella porta farò provvedere a mia figlia Laura. Sa, è proprio una brava ragazza!.

L’AVVOCATO:       Ah! Lei ha una figlia?

GIOVANNI:             Due, ‘ccellenza.

L’AVVOCATO:       Allora perché me ne ha nominata soltanto una?.

GIOVANNI:             (Fra sé) Le vorrebbe sposare tutte e due? Ma…. ma io dicevo….. così…. per aggiustare la serratura, ‘ccellenza.

L’AVVOCATO:       Già! E come ha detto che si chiama?

GIOVANNI:             Laura, ‘ccellenza…non per vantarla, ma lo dicono tutti che è la più bella del paese!.  E poi... deve sentirla discutere, meglio di un avvocato! Senza offesa per lei. E’ proprio una ragazza buona, brava, affettuosa e fedele…. soprattutto fedele, ‘ccellenza.

L’AVVOCATO:       Benissimo!… spero vorrà farmela conoscere alla prima occasione!

GIOVANNI:             Onoratissimo, ‘ccellenza, alla prima occasione….. (chiama subito ad alta voce) Laura….Laauraaaa!

L’AVVOCATO:       Ma che fa? La chiama?

GIOVANNI:             ‘Ccellenza, al mio paese c’è un proverbio che dice: col ferro si stira quando è caldo.

(Intanto da fuori si sente chiamare) Avvocato!…. Avvocato Causeperse! (L’avvocato non sente e don Giovanni, stringendogli la mano in senso di cordoglio):

GIOVANNI:             Avvocato!, La causa perse!

L’AVVOCATO:       Ma che dice, don Giovanni?

GIOVANNI:             (Rattristato ) Mi dispiace, ‘ccellenza, mi dispiace…ma di fuori c’è uno che grida: ”Avvocato,….la causa perse!”.

(nel frattempo, da fuori, chiamano ancora): “Avvocato Causeperse”.

AVVOCATO:          Ma no, mi stanno chiamando…….con permesso. (Esce).

GIOVANNI:             (Gridandogli dietro) Chiedo scusa ‘ccellenza, chiedo scusa!  (poi fra se), mi ero scordato che ha un cognome che è la bandiera della vittoria! (Si avvia verso la scala chiamando sua figlia, con voce dolce e amorevole): Laura…. Laura…. Lauretta di papà…… (Lei non sente, per cui con voce alterata grida) Laura, rompiti l’osso del collo, scendi! (Laura scende giù e) Finalmente ti sei decisa a scendere!

LAURA:                  E certo! Quando mi si chiama con tanta gentilezza!

GIOVANNI:             Com’è fatta spiritosa! (Poi, con dolcezza) Senti, figlia mia, leccati i baffi perché di queste occasioni ne capitano una sola volta nella vita.

LAURA:                  (Stizzita ed offesa) Io non ho baffi!

GIOVANNI:             Vero? E cosa aspetti a farteli crescere!?

LAURA:                  Vuoi finirla di prendermi in giro.

GIOVANNI:             Altro che prenderti in giro questa è una cosa seria!… anzi, tu la devi fare diventare una cosa seria!

LAURA:                  Ha sbagliato bottiglia stamattina!?

GIOVANNI:             Muta!!….e fai quello che ti dico io! Ora ti presento, nientepopodimenocchè, (assumendo un’aria enfatica) un’avvocato, bello, ricco e famoso! Oh! Dico… (scandendo la parola) un’ a-vvo-ca-to!!  Perciò sappiti comportare bene: dimostrati tranquilla, cortese. raffinata, di una certa coltivazione!..”perdon feci un lapis” volevo dire di una certa coltura!….. Insomma, per abbreviare, devi fare di tutto per maritartelo!.

LAURA:                  Perfetto!….se permetti salgo di sopra a scrivere gli inviti!

GIOVANNI:             Scema!… tu no sai chi è quello!…È uno dei più grossi avvocati d’Italia.

LAURA:                  Quanto pesa?.

GIOVANNI:             Grossi, per dire famosi, …. più bravi, vah! … Pensa che non ha mai perso una causa….

(entra improvvisamente l’avvocato )

AVVOCATO:          Ho perso la causa, purtroppo!

GIOVANNI:             (Continuando la frase di prima) ….Prima di questa!!

AVVOCATO:          (In tono triste) Caro don Giovanni, purtroppo quel signore, che mi ha chiamato di fuori, mi ha comunicato che non hanno accettato un mio ricorso in Cassazione e quindi ho perduto definitivamente la causa.

GIOVANNI:             Non se la prenda così a male, ‘ccellenza Eh!…la vita è questa; prima o poi capiterà di vincerne una!

AVVOCATO:          Come!

GIOVANNI:             Di vincerne una prossima, intendevo dire (Laura si gira, mettendosi la mano davanti la bocca per nascondere una risata) Oh!, avvocato,…per puro caso, mia figlia ha sceso da sopra, perciò, data l’occasione, ce la voglio rappresentare!__ Guardi che bellezza di figlia, che occhi lucenti, che boccuccia zuccherata!

LAURA:                  (Fra sé) Mi sta vendendo all’asta?!.

GIOVANNI:             Lauretta bella, ho l’onore di farti conoscere il famoso avvocato Andrea Calzeperse!

AVVOCATO:          (In tono di suggerimento ) cause….cause….Causeperse!!

GIOVANNI:             (Dandosi una manata sulla fronte ) Ah già…che “cretino-‘ccellenza”! …Non era per offesa. Scusi, avvocato, ma avevo dimenticato che cosa aveva perso. (poi, rivolto alla  figlia) perciò, le calze non c’entrano per niente….. ti stavo presentando l’avvocato Calze… mannaggia di nuovo, …Cause.. perse ..ecco!!

LAURA:                  (Stringendo la mano all’avvocato e per nulla intenzionata ad accondiscendere alle direttive del padre) Piacere,…pazienza ci vuole…vuol dire che, eventualmente, se ne comprerà un altro paio!

AVVOCATO:          (Un po’ stizzito) Senta, io mi chiamo Andrea Ca-u-se-per-se!…ecco!

D.GIOVANNI:         (Con l’intento di lasciare la figlia sola con l’avvocato.) Scusi, ‘ccellenza, io vado a mettere un poco d’ordine  nella sua stanzetta……..con permesso. (Esce verso fuori, non prima di avere fatto, nascostamente, l’occhiolino a sua figlia e suggerendole, movendo le labbra e la mano destra, un cenno di adescamento).

AVVOCATO:          Prego, prego….faccia liberamente!

(Uscito il padre, Laura, rimasta sola con l’avvocato, contrariamente a quanto le era stato raccomandato, fa di tutto per deluderlo. Incomincia a camminare istericamente per la stanza, fingendo un accentuato tic nervoso alla spalla destra, per cui):

AVVOCATO:          Ma cos’ha!?….che le prende!!

LAURA:                  Che dice?… parli più forte!… sa… sono un po’ sorda.

AVVOCATO:          (Alzando la voce) Dicevo…..cos’ ha alla spalla?

LAURA:                  Niente, eccellenza… niente!… Un piccolo tic nervoso!.

AVVOCATO:          Non è cosa grave. Lei rimane sempre una bella ragazza, desiderabile da un uomo di studi come me…….. e poi, in fondo, direi quasi che… mi affascinano…. questi piccoli scherzi di madre natura.

LAURA:                  Ma non fu madre natura!…questo tic nervoso e… quell’altro…..

AVVOCATO:          Quale altro?!

LAURA:                  Quello della testa, eccellenza, vede? (Muove di scatto la testa verso sinistra alternandolo al movimento della spalla destra)….. ecco,vede quest’altro? …….Mi sono venuti per il nervosismo e la paura a causa di un incidente!

AVVOCATO:          Un’altro difetto!?…. Che incidente?.

LAURA:                  Tempo addietro, purtroppo, sono scivolata su una buccia di banana (fa, nascostamente alle spalle dell’avvocato, il gesto dell’ombrello) e mi sono rotta la gamba destra!…. Però, eccellenza, si nota solo poco-poco che sono zoppa! (Scena di zoppìa a soggetto).

AVVOCATO:          (Impressionato) Beh!…. che ci vuol fare?!,…. ci vuole pazienza nella vita!

LAURA:                  Io ne ho tanta di pazienza!… Poi se penso a quel povero disgraziato come si è ridotto!

AVVOCATO:          Quale disgraziato?

LAURA:                  (Per evitare che l’avvocato accenni al padre qualcosa riguardo ai falsi difetti citati, mette in scena tutta una finzione) Un tizio di passaggio al quale mio padre mi presentò qualche mese fa, dopo avermi conosciuta disse: ”Peccato, però, che abbia tanti difetti”!!  e che è successo, il finimondo?!!…. Mio padre diventò una furia scatenata!!…. Sa, non gli piace che gli si faccia notare il mio stato di invalida! (Repentinamente si porta alle spalle dell’avvocato che si era intanto seduto ed eseguendo, in forma mimica su di lui, sfiorandolo, gli stessi gesti di cui alle seguenti parole): Lo afferrò alla gola, da dietro, passandogli il braccio a cravatta…. gli piantò un ginocchio in mezzo alla schiena e  craac!!…. poveraccio!…. poi lo riempì di cazzotti… in faccia… al petto, allo stomaco… morsi alle orecchie che pareva “Taison” .!!!.. (Si era talmente infervorata nella mimica della scena da mettersi a ballare come un pugile poi, accorgendosi che si era dimenticata dei difetti e tic vari, si dà una manata alla fronte e ritorna tranquilla a mimarli, riprendendo): Insomma, poveraccio, è diventato così nero che manco se l’avessero truccato per fare l’Otello!!… Si è fatto sette anni di carcere, mio padre, sa?!

(L’avvocato ha ascoltato, guardandola con gli occhi fuori dalle orbite, mimando di pararsi le azioni descritte da Laura, come se le subisse realmente. E’ terrorizzato!).

AVVOCATO:          (Si porta la mano alla gola e quasi balbettando per la paura) Su… su… suo padre mi è si.. si….simpatico; non voglio che si faccia altri sette anni di carcere per colpa mia.  Non gli dirò niente,…stia tranquilla!

LAURA:                  Grazie, grazie, lei è proprio una persona brava ed intelligente! Se permette, le vado a prendere una tazza di caffè che avevo preparato giusto prima di scendere!… È ancora caldo.

AVVOCATO:          Grazie…. l’accetto volentieri.

LAURA:                  Glielo porto insieme ad una bella sorpresa.

AVVOCATO:          Che sorpresa?

LAURA:                  Vedrà, vedrà! Sennò che sorpresa sarebbe?! Attenda un attimo. Con permesso. (Esce per le scale, mimando tutti i difetti messi in atto).

AVVOCATO:          (A Laura, prima che esca) Liberamente. Aspetterò il caffè e la sorpresa. (Rimasto solo si mette a riflettere ad alta voce, aggirandosi per la stanza) E’ proprio una bella ragazza….. peccato che abbia tutti questi difetti… no, no, non lo devo dire.. (a queste parole ricordandosi del racconto, si frena dal proseguire, ed a soggetto ricorda mimicamente le botte descritte da Laura, poi prosegue) certo che anche così non mi dispiacerebbe tanto…..mah!….ci penserò un po su! Intanto al padre farò capire che sua figlia mi piace davvero!. (Si siede volgendo le spalle alle scale).

(Intanto, non vista dall’avvocato, scende dagli scalini Luisa, portando un vassoio con la zuccheriera e due tazzine da caffè. Arrivata all’ultimo scalino, si ferma. Resta un attimo a guardare, sorride e fa la mossa del tic alla testa, lasciando intendere che la sorella le ha raccontato tutto. Si avvicina alle spalle dell’avvocato).

LUISA:                    Ecco il suo caffè, avvocato.

AVVOCATO:          Ah! Grazie, non l’avevo sentita arrivare. (Si alza e si gira. Entrambi restano come incantati a guardarsi negli occhi, come fosse scoccato il classico colpo di fulmine, poco dopo come trasognato) Sei un angelo o sei vera? Chi sei?

LUISA:                    Sono la sorpresa. (Posa il vassoio sul tavolo).

AVVOCATO:          (Fissandola negli occhi) Mai vista sorpresa più bella!

LUISA:                    (Estasiata) Sono la sorella di Laura. Mi chiamo Luisa.

AVVOCATO:          Incantato.

LUISA:                    Ma non vi chiamavate Andrea?

AVVOCATO:          Si, mi chiamo ancora Andrea,…… e sono incantato dalla vostra bellezza signorina Luisa.

LUISA:                    Grazie, anche lei è un bell’uomo, avvocato. Se vuole mi può chiamare semplicemente Luisa.

AVVOCATO:          Luisa…. è bello Luisa. E tu puoi chiamarmi “Incantato”…. cioè Andrea.

LUISA:                    Bene. Il caffè lo prendi dolce o amaro?

AVVOCATO:          Amaro per avere una scossa e vedere se son sveglio o sto sognando.

LUISA:                    Lo prendo anch’io, ma dolce, come la tua compagnia.

AVVOCATO:          Ed allora cambio idea, lo prendo anch’io dolce, come questo momento.

LUISA:                    (Versando due cucchiaini di zucchero in ciascuna tazzina) Due ciascuno…. Dolce come il miele. (Gli porge la tazzina e trattiene l’altra per se).

AVVOCATO:          Preso insieme a te, sarà il caffè più buono della mia vita. (Bevono e contemporaneamente sputano il primo sorso bevuto) Puhhh! Ma fa schifo!!!!

LUISA:                    Puhhh! È orribile!!! …. Mio Dio!, mia sorella ha scambiato la saliera con la zuccheriera!. Scusa Andrea, che errore imperdonabile!.

AVVOCATO:          Non è nulla in confronto alla bellissima sorpresa della tua presenza.

LAURA:                  (Spuntando in scena con un vassoio con la zuccheriera e due tazzine da caffè e continuando la commedia dei difetti:) Fermi….fermi… c’è stato uno sbaglio! Avete già bevuto il caffè?

LUISA:                    Purtroppo!

LAURA:                  Scusi eccellenza. Ho portato la zuccheriera giusta. (Posa il vassoio sul tavolo, mentre la sorella porta via il precedente vassoio).

LUISA:                    Scusate io porto questo di sopra. (Esce).

AVVOCATO:          Allora, rifacciamoci la bocca dolce. Un solo cucchiaino, per favore.

(A questo punto entra don Giovanni. È ridotto in uno stato pietoso, irriconoscibile a causa della polvere che dalla testa ai piedi lo ha cambiato di colore).

LAURA:                  (Appena si accorge del padre, porta le mani al viso ed esclama:) Oh mio Dio!.

AVVOCATO:          Don Giovanni!!.. Che è successo?… Noi non abbiamo sentito nessuna esplosione che possa averla ridotta in questo stato!

GIOVANNI:             Ma quale esplosione, ‘ccellenza…. niente, niente….. c’era solo un poco… di polvere… nella sua stanzetta. (Tenta di spolverarsi con le mani sollevando una nuvola di polvere). Allora, avvocato, non è proprio una gran bella figlia la mia Laura?

AVVOCATO:          Caro don Giovanni, avete proprio una gran bella figliola…… Peccato che….. (Laura, da dietro le spalle del padre gli fa cenno della presa a cravatta e l’avvocato si ferma di scatto, strabuzzando gli occhi, con le mani alla schiena, deglutisce impacciato poi, tutto d’un fiato:) …. Peccato…che non abbia avuto l’occasione di conoscerla prima!

LAURA:                  (Fra se) Ma quando se ne va quest’antipatico!.

AVVOCATO:          Venga, venga a prendere il caffè che ha preparato sua figlia.

GIOVANNI:             Brava, gli hai preparato il caffè?.

LAURA:                  Caffè con sorpresa. Vero, avvocato?

AVVOCATO:          Vero, verissimo. (Riferendosi a Luisa, ma don Giovanni intende l’allusione come rivolta a Laura) Mi è piaciuta tantissimo la sua figliola. Penso che vada benissimo per quella confidenza che le ho fatto.

LAURA:                  Non capisco. (Alle spalle del padre ripete i tic).

GIOVANNI:             Niente, cose nostre. L’avvocato mi ha confidato una certa cosa che non si può dire.

AVVOCATO:          Giusto, cose nostre. Al momento opportuno sua figlia Laura saprà tutto. Mi sono spiegato Don Giovanni?

GIOVANNI:             Benissimo, come un libro chiuso.

AVVOCATO:          Vuole dire aperto?! Allora non mi sono spiegato?!

GIOVANNI:             Stia tranquillo. Ho capito tutto.

AVVOCATO:          Meglio così! Prendiamo il caffè. Occorerebbe un’altra tazzina.

LAURA:                  Se lei mi scusa, avvocato, io faccio volentieri a meno di prenderlo. (Poi, rivolta in segreto al padre) Mi farebbe un piombo allo stomaco!

GIOVANNI:             Io ti impiomberei la lingua!

AVVOCATO:          (A don Giovanni, indicando Laura) Cosa ha detto, scusi?.

GIOVANNI:             Dice che fa male alla gastrite.

AVVOCATO:          Ahh!…soffre anche di gastrite?!

GIOVANNI:             Eh si!… Soffre l’anca di castrato!

LAURA:                  (Mentre versa il caffè) Su…. prendete il caffè … che si raffredda! È già zuccherato. (Mentre l’avvocato beve, Laura fra se e se): Che gli vada di traverso!.

(L’avvocato strabuzza gli occhi ed incomincia a tossire, posa la tazzina, mentre don Giovanni, premuroso, va a battergli una mano sulle spalle).

GIOVANNI:             -E che fu un malaugurio?.

LAURA:                  (Fra se) Porca vacca!!…….. Al tempo del medio evo m’avrebbero bruciata per stregoneria!.

AVVOCATO:          (Ripresosi) Scusatemi, ma una goccia di caffè ha fatto il percorso sbagliato! Mi stavo soffocando! (Riprende a sorseggiare e rivolto verso don Giovanni che si era alzato ed intanto aveva dato la tazzina a Laura…..) ottimo, ottimo davvero!.

LAURA:                  (Nascostamente, spruzza il caffè rimasto nella tazzina sui pantaloni dell’avvocato e poi:) Avvocato, i pantaloni perse!

AVVOCATO:          Pure lei, signorina!…. Prima suo padre con le calze…ora lei con i pantaloni!!.. Ma lo volete capire che mi chiamo.. Cause…. Causeperse!.

LAURA:                  Guardi che ha capito male lei…. io dicevo: i pantaloni perse!…per dire che si è rovinato i pantaloni,.. se li è macchiati di caffè, insomma.

AVVOCATO:          Accidenti!!!… Come ho potuto fare!!??….. Scusate, corro subito a farli smacchiare!.

LAURA:                  Ci penso io, avvocato.

AVVOCATO:          Non occorre che si disturbi lei, grazie, vado alla smacchiatoria qui vicino. Arrivederci, vado di là a cambiarmi. (Prende la valigia ed esce).

GIOVANNI:             (Che si è avvicinato alla figlia) Com’è finita? Com’è finita?

LAURA:                  Perfetto…. stai tranquillo che io so sempre come comportarmi.

GIOVANNI:             Brava, figlia mia! Saliamo di sopra. Vado a spolverarmi questi abiti sporchi. (Escono).

SCENA SECONDA

(Mario, Pina, Giovanni, Nicola “voce esterna”).

(Entrano in scena Mario e la cugina Pina).

PINA:                       (Chiamando)  Don Giovanni……. don Giovanni!….

GIOVANNI:             (Da sopra) Un attimo di pazienza… fra poco scendo.

MARIO:                   Allora Pina, si fa come abbiamo pensato?.

PINA:                       Certo… è meglio che prima ci tracciamo la strada.

MARIO:                   Va bene così! Si dice: ”zucchero non guasta bevanda”. Appena io vi lascio da soli, tu, con una scusa qualsiasi, fai cadere il discorso sulla mia persona ed incominci a vantarmi: a dire che sono un bravo ragazzo, onesto, lavoratore, che potrei essere un buon partito per qualsiasi ragazza …. etcetera…etcetera.. Però, bada bene a non fargli capire che è una cosa studiata!… Per il momento non accennargli assolutamente nulla. Meglio se prima gli facciamo fare un buon concetto di me e poi, per parlargli di me e Laura, ci si pensa.

PINA:                       Certo!…. a noi interessa fargli capire che tu sei un ragazzo ben basato.

MARIO:                   Io!!?…… e chi ho baciato?.

PINA:                       Ma che dici? Scemo! Dicendo basato, intendo dire che hai delle basi solide. Un tipo in gamba, insomma.

MARIO:                   Ah!… perfetto!… Quattro parole, ma concrete. (Entra don Giovanni e i due si avvicinano al bancone).

GIOVANNI:             Buongiorno.

PINA:                       Buon dì.

MARIO:                   Buongiorno don Giovanni,…… ci dia… un bicchiere di vino per me ed una coca-cola per mia cugina. (Dopo aver bevuto, Mario paga per entrambi e poi): Pina, ti saluto, scusami ma io devo scappare di corsa, ho tante di quelle cose da fare che non ho mai il tempo di grattarmi la testa, come si suol dire. La saluto, don Giovanni!.

GIOVANNI:             Buongiorno…. (Mario esce).

PINA:                       Sempre così Mario. Non sta mai un minuto fermo. E’ sempre indaffarato!.

GIOVANNI:             Ma che mestiere fa?

PINA:                       Ahh!…Che mestiere?…… Qualsiasi cosa!.. Sa fare tutto! Dove c’è lavoro, lo trovate come il cacio sui maccheroni! Per guadagnare dei soldi si farebbe in quattro. E poi, sapete, non per vantarlo perché è mio cugino, ma è un ragazzo educato, onesto e rispettoso.

GIOVANNI:             Insomma è quel che si dice un ragazzo ben basato. No?.

PINA:                       Proprio così, don Giovanni!… ma  ora basta, non sono abituata ad occuparmi dei fatti degli altri, anche se se ne parla bene.

GIOVANNI:             Brava Pina! Anche tu sei una brava ragazza e sono sicuro che ti farai strada nella vita.

PINA:                       Grazie, grazie. Bene ora devo andare. La saluto.

GIOVANNI:             Ciao dottoressa. (Pina esce e da fuori si sente:)

PINA:                       Buongiorno Nicola, attento alla damigiana che ti cade, fatti aiutare!.

NICOLA:                 Ciao Pina. …. (Chiamando da fuori) Papà ho arrivato, mi vieni ad aiutarmi.

GIOVANNI:             (Correndo preoccupato verso l’esterno) Un altro danno mi combina , ‘sto minchione!.

SCENA TERZA

(Laura, Luisa, Giovanni, Nicola, Totò e Vincenzo)

Si sentono risate provenire dalle scale, poi compaiono in scena le due sorelle, sbellicandosi dalle risate.

LAURA:                  Meno male che papà non c’è, sennò ci avrebbe fatto l’interrogatorio.

LUISA:                    (Imitando il padre) Che avete voi due da ridere? Siamo a carnevale?

LAURA:                  (Allegramente) Esatto!!! A carnevale ogni scherzo vale e mi sa che se ne ricorderà a lungo il suo “avvocato” degli scherzi che gli ho fatto. (Imitando il padre) “Ci rappresento mia figlia ‘ccellenza”. (Così dicendo indica la sorella Luisa, la quale allegramente saltella e fa le movenze di inchino) “La vede come è bella ‘ccellenza?”. (Luisa ringrazia e si pavoneggia) “Ha apprezzato la sorpresa, ‘ccellenza?”.

LUISA:                    Pensi che gli sono piaciuta davvero?

LAURA:                  Me lo auguro per te sorellina. Ha ragione papà in questo: è un bell’uomo ed un buon partito. Però tu lo sai, per noi giovani il motto è: “Al cuore non si comanda” Ed il mio palpita solo per Mario mio.

LUISA:                    Per me, invece, è stato un colpo di fulmine. (Baciandola) Grazie, tesoro mio, per avermelo fatto conoscere.

Si sente da fuori rumore di vetro rotto e la voce alterata di don Giovanni che dice:

GIOVANNI:             “Minchia!, non ne combini una giusta!!!”

LAURA:                  Alle solite siamo!

LUISA:                    Facciamo un guadagno, ogni giorno!

LAURA:                  Senti, mi è venuta un’idea!

LUISA:                    Quale?, dimmi.

LAURA:                  Aspettiamo che rientra papà e poi gli diciamo che stiamo uscendo per andare dalla signora Lucia perchè ci deve insegnare un nuovo punto all’uncinetto. Ed invece……

LUISA:                    Andiamo a smacchiarci i pantaloni ad Andreuccio mio….. e poi passiamo da Mariuccio tuo.

Ridono a crepapelle, quando rientra don Giovanni:

GIOVANNI:             Che avete voi due da ridere? Siamo a carnevale? (Suscitando con questa frase, ben prevista dalle figlie, ulteriori risa).

LAURA:                  Stavo raccontando a Luisa una battuta che ho sentita dire da don Vincenzo a don Totò, a proposito della figlia del farmacista.

GIOVANNI:             Raccontamela che rido pure io.

LAURA:                  Ha detto che è un proverbio, però mi vergogno a dirtelo.

GIOVANNI:             Non potete dare una mano d’aiuto a Nicola nella cantina accanto?

LUISA:                    Senti papà, al ritorno lo aiutiamo. Noi stiamo andando dalla signora Lucia perchè ci deve insegnare un nuovo punto all’uncinetto.

GIOVANNI:             Mi raccomando, tornate presto, non ricamate un intero lenzuolo. (Escono, con risolini e cenni d’intesa. Dopo qualche attimo, don Giovanni si avvia verso fuori e chiama:) Nicola!…. Nicolaaaa!

NICOLA:                 (Da fuori, a cantilena) Che volessi papàààààà?

GIOVANNI:             (Quasi davanti l’uscio, rifacendogli il verso con la stessa cadenza) Che starebbi facendooooo?

NICOLA:                 Starebbe portando il vino alla signora Lucia.

GIOVANNI:             Stai attento a non rompere i ….., (breve pausa di riflessione) ….come si chiamano? ….. I bottiglioni.

Sempre da fuori: si odono le voci di Don Totò e don Vincenzo che salutano.

VINCENZO:           Buongiorno, don Giovanni. Ciao Nicola.

NICOLA:                 Vi salutassi.

TOTO’:                     Buongiorno, don Giovanni, ogni tanto ci facciamo vedere.

GIOVANNI:             Ogni tanto, sempre! Entrate. Scusatemi un attimo, sto arrivando. Il tempo di dare una mano di aiuto a mio figlio. (Esce).

SCENA QUARTA

(Totò, Vincenzo, Giovanni, Laura)

VINCENZO:           (Entrando insieme a don Totò) Don Totò, l’avete vista la figlia del farmacista che usciva dal tabaccaio?.

TOTO’:                     (Mentre parla ne imita le movenze) Sigaretta in bocca, fumava peggio dell’Etna ed ancheggiava…. con quel popo’ oscillante come una nave in tempesta!.

VINCENZO:           Che vi ho detto l’altro giorno a proposito del proverbio?: “La donna che muove troppo l’anca se non è puttana poco ci manca!”. (Ridono).

TOTO’:                     Però, sinceramente, dobbiamo ammettere una cosa: che noi due siamo più pettegoli delle donne!. A proposito di donne, avete visto le due sorelle? Chissà dove erano dirette Luisa e Laura?!

VINCENZO:           In cerca di Mario, sicuramente. Ma io ho escogitato un piano che ci farà fare le matte risate. Avvicinatevi, che devo dirvi una cosa in confidenza. Stiamo attenti a non far capire nulla se entra don Giovanni. Voi siete disposto a farvi quattro risate alle spalle di don Giovanni e compagni?

TOTO’:                     Cos’è qualcuno dei nostri soliti scherzi? Lo sa che mi ci trovo bene come il pane con il formaggio! Dica, dica!

VINCENZO:           Ho escogitato un intrigo ai danni di Mario e Laura. Ci potrà scappare qualche bella batosta, per loro naturalmente!?. Poi, le cose si aggiustano e noi, intanto, ci saremo fatti quattro belle risate alle loro spalle.

TOTO’:                     Ma possono nascere conseguenze!

VINCENZO:           Non nascono né conseguenze né bambini. Uffa! Quant’è fifone!

TOTO’:                     E va bene, sentiamo di che si tratta.

VINCENZO:           Mi ascolti bene. Appena entra don Giovanni, noi ci mettiamo a parlare, anzi a sparlare di Mario. Così….. come se il discorso cadesse per caso! A voce alta, in modo tale che don Giovanni ci possa sentire ed intanto noi stiamo a vedere che tipo di opinione se ne fa.

TOTO’:                     E poi….e poi?

VINCENZO:           (Tira fuori una lettera e la mostra, di nascosto a don Totò) Ho scritto questa letterina d’amore per Laura e l’ ho firmata a nome di Mario. Ora, poniamo il caso che questa lettera vada a finire nelle mani di don Giovanni!

TOTO’:                     Dopo le nostre maldicenze, se gli capita Mario fra le mani, se lo mangia arrosto con tutti i vestiti!.

VINCENZO:           E qui incominciamo a farci le prime risate!

TOTO’:                     Don Vincenzo, levatemi prima un dubbio. Non è che, per caso, lo fate per ripicca, nei confronti di Mario, visto che un anno fa era fidanzato con vostra nipote e si sono lasciati?

VINCENZO:           Ma che dice!? Per semplice divertimento, mi creda. La colpa è stata di mia nipote che lo ha cornificato!. Quanti scherzi abbiamo fatto? Il dubbio doveva venirvi se fosse stato il primo.

TOTO’:                     A dire il vero, combinare intrighi è sempre stato il nostro pane quotidiano. Perciò siamo sempre allegri! Proseguiamo con questo “intrigo all’osteria”, mi piace l’idea.

VINCENZO:           Bene! Appena entra don Giovanni, voi fate finta che stavamo parlando di Pina, la cugina di Mario, poi ci penso io a sviare il discorso sul signorino. (Poco dopo, entra don Giovanni).

GIOVANNI:             Scusate, ma ho dovuto preparare delle consegne.

VINCENZO:           Come vanno?, come vanno gli affari?.

GIOVANNI:             Non sono tutte rose e fiori!… La gente, oggi, è fatta tutta snob. Come vedete all’osteria non viene più quasi nessuno. Il vino lo vogliono consegnato a domicilio. Per fortuna, mio figlio Nicola; con tutti i suoi limiti, fa per cento.

TOTO’:                     Ma davvero! E’ un mulo per lavorare.

VINCENZO:           Con la testa d’asino però!

GIOVANNI:             (Offeso ed un po’ alterato) Che intendete dire che è scemo? Mi volete offendere?

VINCENZO:           (Furbo) State calmo! Vi accendete come un fiammifero! Intendevo dire che ha la testa d’asino nel senso che non ha voluto studiare ed è un peccato!.

TOTO’:                     Certo lo sentiamo tutti come usa i verbi quando parla!

GIOVANNI:             Si ma voi non inzuppateci il pane perché lo so quanto pesate tutti e due!

VINCENZO:           Don Giovanni, lo sapete che ci piace scherzare! Beviamoci sopra, dateci un quarto di vino ed un mazzo di carte.

TOTO’:                     Oh! Sappiamoci capire! Un quarto ciascuno, s’intende!.

GIOVANNI:             -E che c’era bisogno di precisare?…..

Preso il vino ed il mazzo di carte, vanno a sedere ad un tavolo e don Totò, tra un sorso e l’altro comincia a fare un solitario. Mentre gioca, e brinda con don Vincenzo, rivolgendosi a lui ad alta voce:

TOTO’:                     A proposito di studi, sto pensando a Pina. E’ il vanto della famiglia. Fra qualche anno si laurea in medicina. Ma poi, quant’è educata! Dovunque mi vede mi saluta.

VINCENZO:           E’ proprio una brava ragazza ma non mi piacciono certe persone che frequenta!

TOTO’:                     Che si riferisce a Mario?…… Lo sapete che è suo cugino, per questo è sempre con lui.

VINCENZO:           E qui casca l’asino! Se non si tiene lontana da questo buono a nulla patentato, questa ragazza finirà male, lascerà pure gli studi.

TOTO’:                     Forse avete ragione! Ma poi, tra le altre cose è pure superbo!…

VINCENZO:           Ma da dove gli deriva questa superbia se è un morto di fame!?

TOTO’:                     Superbo, fannullone, e giocatore incallito…

VINCENZO:           Si, ma giocatore pollo. Si fa sempre spennare.

TOTO’:                     Donnaiolo poi!…..

VINCENZO:           Ne so tante su di lui, che se avessi una figlia femmina, piuttosto che dargliela in moglie, la metterei sott’aceto.

GIOVANNI:             (Che era stato attento ai loro discorsi) Scusate se m’intrometto, ma state parlando di Mario Massàro o di uno straccio da passare per terra?. A quel che mi risuta non è così fetente per come lo state dipingendo! La stessa Pina me ne ha parlato un gran bene!.

VINCENZO:           È logico!!…. e che doveva dirvi!?…. È sua cugina!

Si ode da fuori la voce di Laura.

LAURA:                  Aspettate un attimo, avverto papà e vi raggiungo.

TOTO’:                     (Di nascosto a don Vincenzo) Cambiamo discorso che sta entrando Laura!

VINCENZO:           (A voce forte) Vino!, Ci porti ancora del vino.

TOTO’:                     Cambiate discorso ma la testa sempre al vino l’avete!

VINCENZO:           Senti da quale pulpito viene la predica!.

LAURA:                  (Entra e mentre parla già dall’ingresso fa gli stessi tic della spalla e della testa di cui prima) Papà abbiamo incontrato l’avvocato, mi ha dato una busta per te. Dice che c’è l’anticipo della mensilità, pensa che si intratterrà a lungo. (Si avvicina fin davanti al bancone e consegna la busta al padre). Ci ha detto se lo accompagniamo alla smacchiatoria. Permetti, papà?

GIOVANNI:             (Con chiara espressione di contentezza) Ah! Bene, bene!. Ma che hai? Che ti è preso? (Riferendosi al tic).

LAURA:                  (Che si avvede dell’errore del tic) Niente, niente! Sarà il classico torcicollo! Si vede che ho dormito male! Allora vado. (Sta per avviarsi verso l’uscita, quando il padre la ferma).

GIOVANNI:             Aspetta Laura, a proposito dell’avvocato, vieni. Ti devo dire una cosa. (Si appartano lateralmente al bancone e parlano in segreto).

VINCENZO:           (Rivolto a don Totò, in sottovoce) Perfetto!! …. Non c’è migliore occasione di questa!….. Appena Laura esce, noi lasciamo carte e biccheri ed andiamo dove sono adesso loro. Io lascio cadere la lettera ed alziamo i tacchi di corsa, dopo avere bevuto naturalmente!

TOTO’:                     Ah! Volevo ben dire!… (alzando il bicchiere col vino) che lasciamo questo ben di Dio?.

VINCENZO:           Quando don Giovanni si verrà a ritirare le cose al tavolo, sicuramente si accorgerà della lettera e penserà che sarà caduta, casualmente, a Laura mentre parlava con lui.

TOTO’:                     Dopo di che!…… (si strofina le mani sorridendo).

VINCENZO:           Don Totò, ho avuto l’impressione che quando Laura ha nominato l’avvocato, a don Giovanni sono venute le stelline agli occhi (fa la mossa del luccichio movendo entrambe le mani).

TOTO’:                     Avete ragione! Mi sa che l’intrigo si farà più interessante! Vediamo di indagare! Sono sicuro che gatta ci cova! (Per dire c’è qualche cosa sotto).

LAURA:                  Va bene, va bene! Poi ne riparliamo. Io vado. (Esce).

VINCENZO:           Don Giovanni, che avete un nuovo inquilino?

GIOVANNI:             E già! E che inquilino! Nientemeno che un avvocato! È uno dei migliori avvocati d’Italia. Ma poi dovreste vederlo che bel giovane!

TOTO’:                     E ch’è? Ve ne siete innamorato?

VINCENZO:           Che c’entra lui, semmai qualcuna delle sue figliole!!

GIOVANNI:             Cercate di non sfottere! Ed anche quando fosse, è un ottimo partito!.

TOTO’:                     Avete ragione. Vi sistemereste tutta la famiglia.

VINCENZO:           Voi vi levate da dietro questo bancone e fate il segretario nello studio di vostro genero l’avvocato.

GIOVANNI:             Ma non avete nulla da fare a casa vostra!? Piuttosto che stare a rompermi le scatole tutto il santo giorno!

VINCENZO:           (Avviandosi fin davanti al bancone seguito da don Totò) Si scherza, non ve la prendete. (Intanto ne approfitta per lasciare cadere, nascostamente, la lettera). Non intendevamo rompervi nulla.

TOTO’:                     Come si fa a romperle a chi non le ha? (Mentre don Giovanni, a muso duro, dà colpetti col pugno sul bancone) A proposito di scatole. Scappo a casa che i doveri coniugali mi chiamano. (Si avvia verso l’uscita, poi esce).

GIOVANNI:             (Gridandogli dietro) State attento a non inciamparci sopra i vostri…. doveri! (Rimarcando la parola).(Don Giovanni e don Vincenzo, ridono alla battuta).

VINCENZO:           Io vado. Mettete in conto. (Si avvia per uscire).

GIOVANNI:             Metto in conto! Metto in conto! Altro che un quaderno ci vuole un’enciclopedia per tenere la contabilità!

SCENA QUINTA

(Giovanni, Nicola, Mario Laura)

GIOVANNI:             (Rimasto solo, prende un quaderno che sa di un volume, quant’è grosso, ed incomincia a scrivere, farfugliando:) Metto in conto! metto in conto!……… Certo che è davvero strano!. Ma tu vedi come è cambiato il mondo da un momento all’altro per quel povero ragazzo di Mario Massaro! Sua cugina me lo ha portato alle stelle e questi due lo hanno sbattuto alle stalle! Una cosa è sicura: una delle due parti si sarà uscito tutto dalla manica. In questo mondo c’è gente così cattiva che sarebbe capace di spedire dritta filata una persona in galera, senza che neanche il miglior avvocato d’italia riesca a salvarla…… (riflette col sorriso sulle labbra) …… già!….. l’avvocato! ….. l’avvocato!….. (breve pausa, sgrana gli occhi furbi ed incomincia a sognare un futuro diverso, frutto delle sue speranze) Questo è un partito che mia figlia Laura non deve lasciarsi scappare, lei farebbe la gran signora e mi sistemerei pure io. Ha ragione don Vincenzo. Gli farei il segretario… a mio genero… l’avvocato….! (Turbinio di luci e don Giovanni si mette a girare su se stesso a braccia aperte, quasi volasse, ridendo e gridando come voce che si ode in lontananza) il segretarioooo!.. il segretario!……. (smette di girare e lascia seguire tutta una scena che è semplice frutto della sua fantasia, vedendosi assumere una sì alta carica: “il segretario di sua ‘ccellenza” )…. Hanno suonato mi pare! (si avvia e fa il gesto di aprire la porta d’ingresso dello studio legale, saluta e:) Buongiorno signori! Desiderano l’avvocato? Scusate ma è impegnato di là con la segretaria. Lo avverto subito. Fra poco l’avvocato… viene. (Intanto era entrato Nicola, che era rimasto immobile a guardarlo)(Con inchino) Prego accomodatevi.

NICOLA:                 Pà! Ma che farebbi la persona ristocratica?

GIOVANNI:             (Quasi risvegliandosi di soprassalto) Eh! Niente, niente, stavo giocherellando! (Avvedendosi dei bicchieri, bottiglie e carte sparse sul tavolo che i due “compari” hanno lasciato) Ecco! Come al solito, fanno i loro comodi e mi lasciano un porcile. (Si avvia al tavolo ed incomincia a mettere ordine, intanto:)

NICOLA:                 (Si avvede della lettera a terra e la raccoglie) Pà! Ci sarebbi una lettera a terra!

GIOVANNI:             (Indaffarato) L’ hai raccolta?! Leggi, leggi cosa c’è scritto.

NICOLA:                 Leggi, io, ora leggi. (apre il foglio). C’è scritto con la penna…..

GIOVANNI:             (Distratto) E allora che c’è scritto?

NICOLA:                 C’è scritto…… (girando il foglio, due volte sottosopra)… eh!  Non si capisse da dove cominciasse….

GIOVANNI:             (Accorrendo a togliergli il foglio dalle mani) A che ti è servita questa laurea… in analfabetismo.. non si sa! …… Dove l’ hai trovata?

NICOLA:                 (Indicando il posto dove poco prima don Giovanni si era fermato a parlare con Laura, poi si defila come per andare a curiosare nei cassetti dietro al bancone) Là!

GIOVANNI:             (Riflessivo) Là!… là!?….. Laura…. si Laura…. L’avrà perduta mia figlia Laura mentre parlava con me. Vediamo cosa c’è scritto: “Mia adorata Laura” (Chiude il foglio e gli si illuminano gli occhi) Già! Ora che ci penso mi ha dato la busta con i soldi dell’avvocato! Vuoi vedere che è riuscita a farsi scrivere una lettera d’amore?! (Alzando il tono della voce) L’ ho sempre detto che questa mia figlia è furba. Ha le corna attorcigliate (per dire che è scaltra), ha preso tutta dal padre, modestamente!

NICOLA:                 Per le corna?

GIOVANNI:             Per la scaltrezza, intendevo!. Tu no, invece!. Statti muto che me la devo gustare in pace. (Si fa più avanti, in disparte e prosegue nella lettura). Sentiamo che dice: “ Sapessi quanta voglia ho di stringerti fra le mie braccia” …com’è romantico!….. si capisce subito che è una persona accotturata!…. Brava, Laura mia…. finalmente il mio sogno s’avvera!!.

NICOLA:                 (Andandogli accanto) me la facesse videre… me la facesse videre!

GIOVANNI:             (Dandogli uno scappellotto) Muto!, Scemo!,… Mi vuoi rovinare il momento più bello della mia vita?…. anzi ora leggo per conto mio!!… così non senti proprio! (Riprende a leggere, appartandosi, sognando ad occhi aperti, estasiato).

NICOLA:                 (Che è rimasto un po’ distante a guardarlo, fra sé e sé dice): Ma guarda!!!…. Paresse che ce la scrivessero a lui questa lettera!!

GIOVANNI:             (Alzando il tono della voce)  Che capolavoro di lettera!!… (gira il foglio e legge)…… “Ricordati che ti amo pazzamente, ti bacio con ardore …..tuo per sempre… Mario Massàro”….. Che bello!…. quant’è poetico!…. (sussurrando appena, ripete estasiato:) “Tuo per sempre, Mario Massaro” (un attimo di riflessione… si trasfigura in viso….. ritorna in se…… diventa una furia) Ahhhaaahhhaaaahaahhh! (si gira di scatto e dà un pugno sul bancone) Ahhaahhhhaaaiiiiiiiihh! (di dolore questa volta , mentre il figlio lo guarda impaurito) Mario Massàro!!.. tu!!?… (Gli passano in mente le parole dei due compari) fannullone, superbo….. giocatore incallito e donnaiolo! Vuoi mia figlia!?  Piuttosto la metto sott’aceto come disse don Vincenzo, o in salamoia, aggiungo io!! Vuoi distruggere il mio sogno e la felicità di mia figlia?… Ma ti distruggo io, invece!.  Ora ce l’ ho io la voglia di stringerti fra le mie braccia!, ti faccio vedere io che abbraccio affettuoso!…..ti tiro il collo come un galletto…. ti strappo così…. come ‘sta lettera!….. così! (Nicola è rimasto a guardarlo allibito) Tu, Nicola, vieni con me. (Esce, seguito da Nicola).

Poco dopo Mario entra nell’osteria.

MARIO:                   (Chiamando) Don Giovanni, don Giovanni!… (va verso le scale)   c’è nessuno?……. Oggi pare che tutti vogliano evitarmi. Ho cercato mia cugina Pina ma chissà dove si è cacciata! Ora qui non c’è anima viva! Manco s’avessi la peste!! Sto friggendo dentro per la curiosità di sapere com’è finita la discussione tra mia cugina ed il mio futuro suocero!!…….. Ma si, sono certo che finisce bene!!……. Appena viene a sapere di me e di Laura, sono sicuro che mi accoglie a braccia aperte! Ma poi, perché non dovrebbe andare bene? Io non gli ho fatto mai alcun torto…. L’ ho sempre rispettato… anzi ho avuto sempre un certo senso di soggezione, d’imbarazzo alla sua presenza e per questa ragione, forse, non mi conosce bene! Per questo motivo, ho preferito fargli parlare da Pina, sicchè si facesse una buona idea della mia persona. Stavolta voglio prendere il coraggio a due mani. Lo aspetterò per parlargli di persona. E che Dio me la mandi buona! (Va a sedersi ad un tavolo. Poco dopo entrano don Giovanni e Nicola).

NICOLA:                 Tal’è dov’è!!

Stanno per avventarsi su Mario, quando, don Giovanni, con le braccia aperte si ferma e con calma ironica, prosegue:

GIOVANNI:             Vieni qui…. vieni qui ..Mario, che ho tanto desiderio di stringerti fra le mie braccia!

MARIO:                   (Fra se) Vuoi vedere che mia cugina gli ha già detto tutto! Allora avevo ragione a pensare che mi accoglieva a braccia aperte! (e non avvedendosi delle idee bellicose, soddisfatto dall’evoluzione, si avvia, anche lui a  braccia aperte, incontro a don Giovanni) Papàààà’!!……..

GIOVANNI:             Papààààà?????…. Pahhhhhh!!!!! (e così dicendo, gli sferra un diretto al viso che fa fare a Mario marcia indietro per poi cadere a terra).

MARIO:                   (Controllando se ha sangue alle labbra….. in tono riflessivo) Però!!….. mi è sembrato più un pugno che un abbraccio! o no ?!

NICOLA:                 Aspettassi di assaggiare il seguito!…. Caricaaaa!!! (a soggetto: saltano addosso al povero Mario e divincolandosi tutti e tre a terra fra pugni e morsi, cala la tela).

FINE SECONDO ATTO


TERZO ATTO

SCENA PRIMA

(Giovanni, Laura, Luisa e Nicola)

Don Giovanni, seduto ad un tavolo, sta facendo colazione. Poco dopo scende Laura; ha un braccio fasciato, legato al collo; prende uno straccio e si mette a spolverare.

GIOVANNI:             Cos’è questa novità?… non si saluta più?!… è passato di moda? (Laura non risponde, continua a spolverare ) Laura, che fai orecchie da mercante?!

LAURA:                  (Seccata, controvoglia) Buongiorno… buongiorno.

GIOVANNI:             Senti, figlia mia!… è meglio se ti levi questo muso lungo!… Tanto non ti serve a niente!

LAURA:                  Io non sono imbronciata con nessuno!

GIOVANNI:             (La discussione si anima) Ma guardate un po’ a che punto siamo arrivati. Un padre non si può più permettere di rimproverare una figlia….

LAURA:                  Che si intromette quel deficiente di tuo figlio Nicola ed a momenti mi manda all’ospedale!

GIOVANNI:             Il fatto è, che questi giovani di oggi volete fare di testa vostra e non capite che un padre lo fa per il vostro bene!

LAURA:                  Se mi volevi tutto questo bene che sbandieri ai quattro venti, perché non ti comportavi diversamente, allora!?… Così mi vuoi solo fare soffrire…. mi vuoi morta! (Piange).

GIOVANNI:             -Ma che piangi! che piangi!!  Ma quanto sei stupida, figlia mia!… Mi piange per un tizio che non ha di che vivere e non si accorge che ha la fortuna a portata di mano! Ma io si che ho afferrata la palla al volo! Devi fare quello che ti dico io perchè se non sei capace di trovarti la persona giusta, te la trovo io. L’avvocato è quello che ci vuole per te!.

LAURA:                  (Con arroganza) E tienitelo bello stretto il tuo avvocato….. sposatelo tu! …ohh!

GIOVANNI:             (Don Giovanni si alza mostrando di volerla schiaffeggiare) Muta!… stattene muta! Stupida impertinente!…. Sennòooo!…..

LAURA:                  (Piangendo) Avanti!…avanti….. sai farti valere solo in questo modo!!

GIOVANNI:             Io mi so far valere in mille modi!! Ed in un modo o nell’altro devi fare quello che ti dico io! È meglio se te lo dimentichi questo morto di fame!

LAURA:                  No!!… piuttosto m’ammazzo!.

GIOVANNI:             (Sbeffeggiandola) M’ammazzo!…. Abbiamo la nuova Giulietta! (Poi, cambiando improvvisamente tono, quasi amorevole) Senti Giulietta….. cioè senti Laura… lo vuoi capire che voglio solo fare la tua fortuna, si o no? Se sposi l’avvocato farai la gran signora non ti mancherà mai niente: casa,vestiti, divertimenti, gioielli….

LAURA:                  Mi mancheranno la felicità e l’amore!

Scende dalle scale Luisa ma si ferma quasi a volere ascoltare di nascosto.

GIOVANNI:             L’amore,  l’amore!….. tutti questi problemi ai miei tempi non c’erano!….. l’affetto …quello che voi chiamate “amore”, nasceva dopo, con il matrimonio!… Ma che ti credi che io non volevo bene alla buonanima di tua madre?… I nostri rispettivi genitori ci hanno fatto conoscere poco prima che ci sposassimo, ma dopo abbiamo imparato a volerci bene quanto la vista degli occhi. L’amore nasce dopo, ti dico, e fra te e l’avvocato sarà la stessa cosa.

LAURA:                  Nella vita c’è sempre un destino. Ed io ti dico che questa persona non è destina a me.

GIOVANNI:             Destino! Destino! Ce lo creiamo noi il destino. Che ne sai tu?

LUISA:                    (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Vuol dire che sa più di te! L’avvocato…. (Laura, alle spalle di don Giovanni, le fa segno di stare zitta) ……. (Luisa, tossendo e trattenendosi da quello che stava per dirgli, cambia discorso)…… Comunque mia sorella ha ragione. Ogni pesce del mare è destinato a chi lo deve mangiare!.

GIOVANNI:             Ma….. (Da questo momento in poi don Giovanni sarà come se fosse caduto in mezzo ad un vortice fra le figlie sempre più infervorate e, in crescendo, svelte nel parlare).

LAURA:                  (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente ma!…. E non nascerà niente perché io non lo sposo né ora né mai!.

GIOVANNI:             Ma…..

LUISA:                    (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente ma!…. Si vede che a lei è destinato un altro bel pezzo di pesce! (e fa il segno sovrapponendo una mano all’altra).

GIOVANNI:             Ma…..

LAURA:                  (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente ma!…. Che siamo ai suoi tempi quando gli sposi si conoscevano in chiesa?

GIOVANNI:             Ma…..

LUISA:                    (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente ma!…. È giusto conoscerlo prima il futuro marito per vedere di che pasta è fatto!

GIOVANNI:             Ma…..

LAURA:                  (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente ma!…. Il matrimonio è come un palazzo è le fondamenta sono rappresentate dall’amore. Se non c’è quello crolla tutto!

GIOVANNI:             Ma…..

LUISA:                    (Intervenendo alle spalle del padre e girandolo verso di se) Ma….. ma… niente m….

GIOVANNI:             (Fermandola energicamente) Oheehhh! Ora basta! Ma che sono diventato una trottola!. (Rivolto ad entrambe) Mi state riempiendo la testa di chiacchiere! Costruzioni…. amore …fondamenta!…  E poi, se lo volete sapere, non è vero che ci conoscevamo in chiesa, il “fidanzamento ufficiale”, belle mie, non lo avete inventato certo voi!

LAURA:                  Bel fidanzamento! Lui da un lato, lei dall’altro e tutta la tribù dei parenti nel mezzo!.

LUISA:                    Perché se le sfiorava la mano c’era il pericolo di disonorarla per sempre!

GIOVANNI:             Cos’è giusto? Come si comportano i giovani d’oggi! Sol perché sono fidanzati, si ritengono in diritto di stringersi, sbaciucchiarsi e non vado oltre… quanto gli pare! Mi spiegate cosa c’entra questo, con il discorso dell’amore e delle costruzioni?.

LAURA:                  È ovvio!….. se si deve fabbricare,  è giusto conoscere il materiale!

LUISA:                    Se il materiale è di pasta frolla……(fa il segno con le dita della mano)  il matrimonio crolla. Che fa pure rima!

GIOVANNI:             Oheeehhhh! Non facciamo che alle mie spalle vi laureate in questo genere di ingegneria edile?.

LAURA LUISA:      (Offese) Ma per chi ci ha prese?

GIOVANNI:             Che ne so se fra pesci e pastefrolli (aiutandosi a gesti imitando Luisa) il conto non torna e mi dovessero spuntare un bel paio di corna! Che fa pure rima?!

LAURA:                  Con noi può dormire fra due guanciali che di questi pericoli non ne corre!

GIOVANNI:             E tu, l’avvocato te lo pigli lo stesso!

LAURA:                  Piuttosto m’ammazzo, ti dico!

GIOVANNI:             Meglio se ti fai monaca! (Intanto scende da sopra Nicola).

LUISA:                    Ora la finiamo! Papà, ti vuoi sbrigare! Nicola è pronto. Dobbiamo fare trenta chilometri, sbrigare un mare di cose e poi stasera faremo tardi.

NICOLA:                 Ma che tardi! Io stasera avrebbe un appuntamento con una ragazza….

LUISA:                    Certo!!… Lui è maschio!… può fare quello che gli pare!.

NICOLA:                 (Minaccioso) Tu parla troppo per i miei gusti!

GIOVANNI:             (Rivolto a Luisa) Avanti, sbrighiamoci, andiamo! (poi a Laura) E tu levati questa fascia attaccata al collo, che non hai nulla!! (Don Giovanni, Luisa e Nicola si avviano) Torniamo stasera! (Escono).

SCENA SECONDA

(Sara, Laura)

Laura, per la rabbia, si toglie la benda e la tira con forza per terra. Riprende a spolverare e poi a scopare. Improvvisamente entra la signora Sara.

SARA:                     Laura, Laura, sbrigati… dammi due litri di vino!

LAURA:                  Ihh!…. che premura!….. come se dovesse andare a spegnerci un incendio.. per come fa!

SARA:                     Peggio! Peggio!…. mio marito stava mangiando e gli è andato un boccone di traverso, sta soffocando!.

LAURA:                  Ma perché non gli dava un poco d’acqua!?

SARA:                     Dio ce ne scampi e liberi! Sarebbe peggio del veleno!

LAURA:                  Ma come!…. Che dice signora Sara?… l’acqua?.

SARA:                     L’acqua, l’acqua!…. Io gliela volevo dare, ma dice che il dottore gli ha detto che l’acqua gli fa venire una brutta malattia: la pergolite.

LAURA:                  Volete dire la pleurite?

SARA:                     Eh! Si, si, quella. (Poiché Laura si mette a ridere) Ma come! Mio marito sta morendo e tu ti metti a ridere.

LAURA:                  Signora Sara, stia certa che non muore nessuno. Vi sta facendo fessa. Lo ha fatto apposta per farvi correre a procurargli il vino, l’ubriacone. Non portandoglielo fate il suo bene, non il suo male. Vedrete che berrà l’acqua, ammesso che ne abbia bisogno!.

SARA:                     Ma sai che hai proprio ragione! Brutto birbante! Ed io che ci sono caduta come una stupida. Dammi ugualmente un bottiglione di vino che anzicchè farglielo bere glielo verso in testa e gli faccio una bella doccia.

LAURA:                  Bene! Così impara! (Prendendo un fiasco di vino) Ecco il vino, metto in conto. (Mentre Sara prende il fiasco) Donna Sara, le volevo chiedere un favore, se era possibile!.

SARA:                     Ah! Si, ma dimmi com’è finita con tuo padre a proposito di Mario?.

LAURA:                  Meglio non parlarne, ha una testa che è più dura di quella di un mulo!

SARA:                     Che vuoi Laura?. Se posso fare qualcosa per te sono a tua completa disposizione.

LAURA:                  Grazie!. Grazie sempre, signora Sara. Siccome io non posso lasciare incustodita l’osteria, dovrei parlare urgentemente con Mario e visto che i miei sono usciti e tornano stasera, gli dica di venire qui.

SARA:                     Glielo riferisco subito. È, giusto, a casa mia. È entrato mentre io stavo uscendo.

LAURA:                  Che sarà venuto a fare a casa sua?

SARA:                     È venuto qualche altra volta e sempre per lo stesso motivo. Lo sai che mio marito s’intende di mettere a posto slogature, torcicollo etc….

LAURA:                  Già! Ho il vago sospetto che il motivo sia proprio questo!

Sara:                        Se c’è ancora te lo mando subito. Vado.

LAURA:                  Grazie tante. (La signora Sara esce).

SCENA TERZA

(Laura, Mario, Avvocato)

Laura si aggira un po’ per l’osteria, rassettando. Poco dopo Mario, mostrandosi timoroso, fa capolino dall’ingresso:

MARIO:                   Psssss!….. Psssss!… Laura!, Laura!. Ci sono loro?

LAURA:                  Non preoccuparti, entra, non c’è nessuno.

Mario entra, con un vistoso cerotto al sopracciglio destro; un altro cerotto dal labbro inferiore verso il mento, zoppica leggermente ed ha la mano sinistra fasciata.

LAURA:                  Oh! Madre Santa!!!…… ti hanno conciato per le feste!!…………. ed alla mano cos’ hai?.

MARIO:                   È stato un morso di tuo fratello Nicola. È peggio di un serpente suonatore.

LAURA:                  Se mai a sonagli?!

MARIO:                   A sonagli… o suonatore, sempre senza musica me le hanno suonate!

LAURA:                  C’è poco da scherzare!….. Le cose si mettono male per noi!

MARIO:                   Il peggio è, che mi sono sorbite un sacco di botte senza neanche sapere il motivo!. Ho parlato con mia cugina Pina e mi ha assicurato che non ha nemmeno fatto cenno, di noi, a tuo padre. Tu ne sai qualche cosa?.

LAURA:                  Certo!…. Prima, però, tu mi devi spiegare per quale cacchio di motivo mi hai scritto quella lettera e come hai fatto, poi, a farla finire proprio nelle mani di mio padre!?

MARIO:                   La lettera? A tuo padre?

LAURA:                  Si, la lettera! Sei diventato pazzo? E mio padre pensa che sia caduta di tasca a me.

MARIO:                   Laura, ma di che lettera mi stai parlando? Io non mi sognerei mai di scriverti una lettera.

LAURA:                  E perché non ti sogneresti mai? Non la merito forse? Trovo che sia galante scrivere una lettera d’amore alla propria ragazza se non si fosse così fessi da consegnarla al padre anzicchè a lei?.

MARIO:                   La meriti di sicuro amore mio…… ma… vedi…. il fatto è che io so appena leggere e mettere la mia firma. Dante Manzoni non era manco mio lontanissimo parente.

LAURA:                  Alessandro….. se mai!

MARIO:                   È stato Alessandro? Quale Alessandro?.

LAURA:                  Manzoni…. si chiamava Alessandro. Dante era un altro.

MARIO:                   Un altro che si chiamava Dante Manzoni…. o no!

LAURA:                  Te lo spiego dopo.

Da fuori si sente la voce dell’avvocato:

AVVOCATO:          Arrivederci!… ci vediamo più tardi!… scusate, ma devo entrare un momento da don Giovanni.

LAURA:                  Sbrigati  …fai qualcosa…… non voglio che ci trova a parlare!

MARIO:                   Digli che sono ubriaco. (Corre a sedersi ad un tavolo, vi appoggia le braccia e china la testa).

AVVOCATO:          (Entrando) Buongiorno signorina Laura!…. papà suo non c’è?

LAURA:                  No. È andato fuori con i miei fratelli!…. Non torna prima di stasera. (ricaduta di tic nervoso alla spalla ed alla testa).

AVVOCATO:          Chi è quel tizio!?

LAURA:                  Un ubriacone!….. viene qui tutte la mattine ad ubriacarsi!…. poi si mette a quel tavolo e si addormenta per quattro-cinque ore, senza che niente riesca a svegliarlo!

AVVOCATO:          (Girandosi con le spalle rivolte a Mario. Poi, esitante ed imbarazzato) Per la verità ero venuto per parlare con suo padre…. sa… di quella situazione….. immagino che lei ne abbia parlato con sua sorella! Che fortuna!….. quella sorpresa che mi ha fatta! Non mi sarei mai aspettato una cosa simile! (Prende la mano di Laura fra le sue. Rispetto a Mario, sono posizionati, lui di spalle lei di fronte) Signorina Laura, mi creda, stanotte non ho chiuso occhio!

Mario, da dietro, manda bacetti a Laura e la interroga a gesti, su che cosa voglia da lei quel tizio ed imitandola, sul perché dei tic. Lei risponde con lo sguardo movendo le sopracciglia, o le mani facendo segno di silenzio ed altri gesti.

LAURA:                  La capisco avvocato….. effettivamente devo ammettere che il suo lettino è un po’ scomodo!

AVVOCATO:          No, non è questo il motivo!…. per tutta la notte non ho fatto altro che pensare a lei! (Laura fa il gesto con le sole mani, come per dire: “A me no! A mia sorella!”, l’avvocato capisce, ma Mario pensa che tali dichiarazioni siano rivolte a Laura e si alza nervoso facendo segni di volergli torcere il collo) Si… si… ci siamo capiti…. proprio a lei. Io l’amo!…. mi sono innamorato pazzamente di lei, appena l’ ho vista. Una sorpresa che mi ha sconvolto la vita. E stasera stessa chiederò a suo padre il consenso al nostro fidanzamento!

MARIO:                   (Esprime con gesti, come a dire l’espressione romanesca: “’a matto!!!”).

LAURA:                  Bene! Sono felicissima di questa cosa. Avete il mio pieno consenso. Guardi, sono così felice che sto proprio bene, benissimo!. Mi sono guarita perfino dai miei tic. Vede?. Quel che mi dispiace è che mio padre è un testardo e vuole ad ogni costo costringermi a farmi suora, piuttosto che sposarmi. Pazienza, vuol dire che mi farò suora, sposerò Dio!.

Mario sgrana gli occhi, rimane per un attimo immobile, fulminato dalla sorpresa, poi si accascia sul tavolo, svenuto. L’avvocato rimane senza parole, inebetito, lascia lentamente le mani di Laura, fa due passi indietro, sotto lo sguardo stupito di lei, rimane immobile, poi si allontana ed esce.

Laura corre a scuotere Mario; gli dà degli schiaffetti sul viso. Mario rinviene…..

LAURA:                  Stai tranquillo, amore! Era una bugia, stupido! Non l’avrà vinta, mio padre!

MARIO:                   Ma stavi male? Con tutti quei tic!.

LAURA:                  No, seguitavo uno scherzo che gli avevo fatto.

MARIO:                   Mamma mia che spavento! Mi stavi facendo tirare le cuoia! E quell’individuo chi era?.

LAURA:                  L’avvocato Causeperse! Un nostro inquilino.

MARIO:                   Tu non me la racconti giusta. Diceva di essere innamorato di te e che avrebbe parlato con tuo padre per il vostro fidanzamento.

LAURA:                  Ma che hai capito? Parlava di mia sorella Luisa. Tu non dire niente a nessuno, dopo ti spiego tutto. Io amo solo te. Micione mio! (Mario si alza e si scambiano effusioni).

MARIO:                   Io ti amo da impazzire!

LAURA:                  Non mi lasciare mai… amore mio!

MARIO:                   Mai!!…. te lo giuro! (Laura scoppia a piangere) Che ti prende adesso?

LAURA:                  (Singhiozzando) Non arriveremo mai al nostro sogno. Mio padre dice, davvero, che posso farmi monaca piuttosto che sposarmi con te!.

MARIO:                   Farabutto!!…. Gli facciamo vedere chi la vince!. Fuggiamocene!

LAURA:                  (Continuando a piangere) Se lo faccio mi ammazza!

MARIO:                   Non aver paura. Sono solo parole, poi vedrai che si calmerà e tutto tornerà come prima. Intanto noi avremo raggiunto il nostro scopo e la nostra felicità. Se è vero che mi ami, devi ascoltarmi. Ora o mai più!

LAURA:                  Io ti amo più della mia vita!

MARIO:                   Dimostramelo dicendomi di si.

LAURA:                  Si, si, faccio tutto quello che vuoi tu, fuggiamocene!.

MARIO:                   Grazie amore mio… Mi fai felice!… (L’abbraccia teneramente, poi l’allontana e tenendola per le braccia:) Ascolta quel che ti dico. Ora non possiamo fuggire per due motivi. Primo perché è giorno e ci vedrebbe tutto il vicinato….

LAURA:                  No, è chi le sente le malelingue!

MARIO:                   Secondo, non abbiamo dove andare a dormire. Lasciami prima parlare con un mio amico che abita in un paese vicino. Siamo come due fratelli. Ci ospiterà lui finchè le cose non si sistemeranno. Fuggiamo questa notte.

LAURA:                  Mario, ho paura!

MARIO:                   Stai tranquilla, andrà tutto bene se seguirai i miei consigli. Ascolta: preparati il necessario indispensabile che ti serve e lo nascondi bene. Questa sera, quando andrete a letto, fai in modo di lasciare la porta socchiusa. Io verrò a prenderti alle due in punto, mentre tutti dormono. Vedrai…. andrà tutto liscio come l’olio. Hai capito?

LAURA:                  Si ho capito tutto… ma ho paura!

MARIO:                   Al momento opportuno ti passerà. Lo so che sei in gamba. Ciao amore… alle due in punto, ricordati. Sii forte! (la bacia in fronte).

LAURA:                  Ciao, amore mio…… sarò forte! Vado a prepararmi della biancheria da portare via. (Mario esce).

Laura va di sopra. Si abbassano leggermente le luci per far capire che è trascorso un po’ di tempo, poi scende, portando in mano un involucro contenuto in un grande foulard legato a due nodi.

LAURA:                  (Parlando fra sé) Dove posso nasconderlo? (Ci pensa un po’) Ho trovato! Dietro al bancone c’è un cassetto che non apre mai nessuno!. Si, è proprio un bel nascondiglio!. (Si porta dietro al bancone, si abbassa, poi:) ….Ecco fatto! (Ritorna la centro della stanza) Ora vado di sopra a rassettare ed a preparare da mangiare. Stanotte poi… (si fa il segno della croce) ….Madonna mia, proteggimi tu! (Si avvia per le scale).

SCENA QUARTA

(Luisa, Nicola, Giovanni, Avvocato, Laura)

Laura sale, nuovamente, di sopra. Si capisce che passa del tempo, poiché dalla finestrella si abbassa gradatamente la luce e si fa buio. Quando ritornano i suoi è già sera tardi. Entrano quasi litigando:

LUISA:                    (Rivolta a Nicola, alterata) Ma cosa vuoi da me se abbiamo fatto tardi!? Prenditela con papà che stamattina non si sbrigava mai! Io me ne vado a dormire, sono distrutta! (Sale sù per le scale).

NICOLA:                 (Al padre) Tutta colpa tua. Sono le dieci e mi è salteggiato l’appuntamento.

GIOVANNI:             La prossima volta non lo sorteggi.

AVVOCATO:          (Entrando sveltamente) Don Giovanni, mi scusi ma la stavo aspettando già da un bel po’. Disturbo?

GIOVANNI:             Ma che disturbo!. Scusi il bigliamento ‘ccellenza, ma ci stiamo ritirando da una lunga giornata di lavoro. A che debbo l’onore?.

AVVOCATO:          L’onore è tutto mio…. (Tentennante, emozionato) Ecco!… non so come cominciare…. Io sono qua per parlarle di me e… e di sua figlia ecco!… Appena l’ ho vista mi sono innamorato di lei ed ora sono qui per chiederle la sua mano….

NICOLA:                 (Interrompendolo bruscamente, rivolto al padre) Chi è questo?. Cosa volesse? Solo una mano di mia sorella?.

GIOVANNI:             E’ il pretendente di tua sorella.

NICOLA:                 Ma non era l’altro?

GIOVANNI:             Quello lì è quello sbagliato. Lui è quello giusto!

NICOLA:                 Ah! Ci abbiamo sbagliato, allora?! Perciò sei tu il fetente! Caricaaaa! (E senza dare il tempo di capire cosa stesse succedendo, si avventa contro l’avvocato, lo scaraventa a terra e giù botte da orbi).

GIOVANNI:             Resta inizialmente come imbambolato dalla sorpresa, poi si precipita a soccorrere il povero malcapitato e trattenendo il figlio che gli oppone resistenza) Fermo!…. fermo!… cretino! Mi scusi ‘ccellenza, mi scusi.

NICOLA:                 (Inviperito) Lasciami, lasciami, lo dovrebbi ammazzare a questo fetente!

AVVOCATO:          (Rialzandosi) Questo è troppo. Vi querelo! Vi querelo! Non metterò più piede in questa casa! (E senza attendere altre spiegazioni esce di corsa).

Al frastuono scendono Laura e Luisa.

LUISA:                    Che è successo?

GIOVANNI:             Quel cretino di tuo fratello, ha preso a legnate l’avvocato!

LUISA:                    (Atterrita) Oh! mio Dio! E perché!

GIOVANNI:             L’ ha scambiato per quel fannullone di Mario Massàro. L’avvocato dice che ci querela e che non metterà più piede in questa casa.

LUISA:                    (Precipitandosi verso l’uscita) Vado a chiarire tutto io! (Esce).

GIOVANNI:             Dove vai?, fermati, non sono cose di donne!.

LAURA:                  (Trattenendolo) Lasciala andare è meglio così! Tu non risolveresti mai questa faccenda! Ascoltami una volta, nella tua vita!

GIOVANNI:             E va bene! Speriamo che chiarisca l’equivoco. Aspettala tu, noi andiamo di sopra. (Rivolto a Nicola) Cammina, scimunito! Non c’è un giorno che non me ne combini una!. (Nicola avanti e lui dietro salgono le scale).

LAURA:                  (Intanto raccomanda) Mangiate, che è pronto! Poi ve ne potete andare a letto. Domani se ne parla. (Rimasta sola, si mette a passeggiare nervosamente per la stanza ed ogni tanto guarda l’orologio per far capire lo scorrere del tempo).

LUISA:                    (Entrando, rinfrancata) Tutto bene, chiarito l’equivoco.

LAURA:                  Bene! Poi di sopra mi racconti. Tu comincia a salire che io chiudo la porta e salgo. (Lascia salire la sorella, e con circospezione, lasciando intendere che Luisa non è al corrente di nulla, come d’accordo con Mario, lascia la porta socchiusa, poi spegne la luce e si avvia per le scale).

SCENA QUINTA

(Nicola, Laura, Mario e Giovanni)

È notte, si sentono rumori di passi che scendono la scala: compare Nicola con una bottiglia di whiskey in mano.

NICOLA:                 Ohh!… finalmente un poco di rinfresco!….. Buono il whiskey, mi piacesse assai. Dovrebbe stare attento a mio padre, però!. Se mi scoprirebbe che bevessi erano guai! Perciò quando trovavo una bottiglia la nascondo bene e poi: (a cantilena) quatto…quatto…. solo….solo scendo giù e me la scolo! (Stura la bottiglia e comincia a bere. Inconsciamente accende la luce, e, fra un sorso e l’altro si mette a gironzolare per la stanza, già abbastanza alticcio. Ne ha già bevuto mezza bottiglia, quando:): È meglio… hic… che non me la….. melà melà melà….  bevo tutta… hic….. o finisce….. hic… che finiscio che m’imbriaco. Ora la la lalla-lalla lalla-lalla nascondo…. Dove la nascondesco? Nel cass…. Nel casset….. cassetto del bancone, (canticchiando) che quel becco di mio pà… pappàpà pappapà non la trova proprio qua quaqquaqua quaqquaqua. (Barcollando, va ad aprire il cassetto per posarvi la bottiglia e, trovato l’involucro che Laura: aveva nascosto): ehhi!.,….. hic…. e questo che cosa fosse?! (Posa la bottiglia sul bancone poi, preso l’nvolucro ne slega i nodi e tira fuori un abito femminile) ……Che bella!……. hic…. ora me la provola! (Si infila il vestito; poi, preso il foulard, lo lega in testa legando le due punte sotto al mento) Evviva!!…….. mi ho fatto ….hic …un bello vestito….. hic…. guardate che bello!!….. beveraggio alla …hic…. salute del nuovo vestito!!  (E beve ).

A questo punto scende dalle scale Laura, a piedi scalzi, con le scarpe in mano per non fare rumore ed accorgendosi del fratello:

LAURA:                  Santo Dio!… questa non ci voleva! …Quel disgraziato mi vuole rovinare tutto! (Mette le scarpe: gli va incontro in modo brusco per indurlo a togliersi quegli indumenti, motivo per cui Nicola reagisce afferrandola per i capelli e la costringe a bere, “movimenti e reazioni a soggetto”:)

NICOLA:                 Bevessi anche tu, sorellina, …bevi…… hic…..dai bevi! (Forse per il whiskey, per l’irruenza del fratello o per la rabbia di non poter reagire alla forza bruta, Laura sviene) Ihh!… s’addormentò!! (posa la bottiglia)…e che dormi qua ora?…… ora…..hic…. ti trovo un bel posto… un posticino…. hic…. tranquillo! (La trascina dietro al bancone, dove lei rimane distesa, in modo che chi guarda dalla porta d’ingresso, vede solo le gambe. Nicola poi rimane barcollando, con le spalle rivolte alla porta).

Mario si affaccia dalla porta d’ingresso e, vedendolo di spalle, vestito da donna, lo scambia per Laura e si sofferma sulla soglia a dire fra sé:

MARIO:                   Poveraccia!!!… si sarà ubriacata per vincere la paura. Forse è meglio se me la carico sulle spalle! (Va alle spalle di Nicola, lo afferra per un braccio, lo gira e se lo carica sulle spalle) Mamma mia!!…. ma quanto pesi, Laura?!… (Esce con il suo carico e da fuori si sente:) “Mario, ma chi diavolo hai portato?” (Si odono risate)(Mario si accorge dell’errore e ad alta voce:) Nicolaaaa!!!?…. Ma che razza di scherzo è questo!!? (Ritorna dentro, lo scarica a terra, dove Nicola resta perché ubriaco fradicio, e scorge i piedi di Laura che fuoriescono lateralmente al bancone) Ma quella è Laura!! (Si precipita per far rinvenire la ragazza. La tira verso il centro, le dà degli schiaffetti e Laura rinviene, poi va verso Nicola) Devo svestire questo deficiente!!…. Aiutami Laura, prendiamo tutto e scappiamo! (Mentre tentano di svestire Nicola che oppone resistenza:)

NICOLA:                 (Cantando)    O sole mio!….. etc…

Intanto Laura, perde una scarpa, il fratello la tira a terra, perdono tempo e da sopra si sente la voce di don Giovanni:

GIOVANNI:             Chi c’è di là!!?… Ora vi sistemo per le feste!!

MARIO:                   Forza scappiamo!… sta scendendo! (Prende velocemente tutto quanto era contenuto nell’involucro preparato da Laura e corre fuori) Vieni Laura!….

Laura fa per seguirlo, ma inciampa sul fratello, cade a terra, non fa a tempo a rialzarsi che sopraggiunge il padre, in pigiama, berretto di lana con fiocco pendente in testa e con un fucile a doppia canna in mano.

GIOVANNI:             Pensavo ci fossero i ladri!!… ma cosa ci fate voi due qui a quest’ora?

LAURA:                  (Prontamente) Ho sentito rumore, sono scesa e l ’ho trovato ubriaco fradicio come una scimmia!

GIOVANNI:             E la porta perchè è aperta?

LAURA:                  L’ ho aperta io per fargli prendere un po’ d’aria.

GIOVANNI:             Ma proprio a me doveva capitare un figlio così stupido!… ma dove l’ ho trovato nell’uovo di Pasqua?! (Si affaccia di fuori, non vede nessuno e chiude la porta). Tu porta il fucile e stai attenta che è carico!!…… Io aiuto questo ubriacone a salire di sopra! Ed alzati….. muoviti… cammina! (Salgono mentre Nicola riprende a cantare).(Laura spegne la luce).

SCENA SESTA

(Giovanni, Nicola, Laura, Luisa, Maria e Sara)

Si riaccende la luce ed entra in scena, scendendo dalle scale, la famiglia al completo. Laura ha in mano un secchio vuoto delle pezze per spolverare ed una spugna. Luisa ha in mano la borsa per la spesa.

GIOVANNI:             (Rivolto a Laura) Io e Nicola, ce ne andiamo. Torniamo fra una o due ore! (Escono).

LUISA:                    Laura io esco a fare la spesa. Ti serve nulla?.

LAURA:                  Quello che mi serve non me lo puoi dare tu!.

LUISA:                    Dai tempo al tempo. Vedrai che si aggiusterà tutto. Io vado. (Esce).

Laura si aggira un attimo per la stanza a rassettare qualcosa ed a spolverare, quando entrano la sig. Maria e donna Sara. La signora Maria tiene in mano l’involucro con i vestiti di Laura.

MARIA:                   Laura!…. Laura! Abbiamo visto uscire i tuoi e siamo venute di corsa, prima che ritornano. Mario ci ha raccontato tutto. Le tue cose, che ti eri preparata, ce le ha consegnate a noi. Te le abbiamo portate.

LAURA:                  (Prendendosi l’involucro e posandolo a lato) Ci va sempre tutto storto! Mi convinco sempre di più che Mario ed io non siamo destinati! Meglio se cominciamo a rassegnarci, non c’è via d’uscita!.

SARA:                     Ti sbagli. Una soluzione, io e la signora Maria ce l’avremmo!……

MARIA:                   E potrebbe essere, magari, quella giusta!

SARA:                     Però…. è meglio se non parliamo, forse è troppo rischioso!

LAURA:                  Vuotate il sacco! Di che si tratta? Rischioso o no, parlate!.

MARIA:                   Niente, figlia mia…. lasciamo perdere, tuo padre diverrebbe una bestia!

LAURA:                  Che m’importa!…. arrivati a questo punto, sono pronta a tutto! Parlate!

SARA:                     Contenta tu, contenti tutti!

MARIA:                   Che il Signore ti protegga! Allora senti qual’è il nostro piano: Tuo padre è testardo come un mulo e nulla potrebbe fargli cambiare idea, però ricordiamoci che è un uomo all’antica, anzi antiquato!

LAURA:                  E con questo?

SARA:                     Perciò noi abbiamo pensato che una sola potrebbe essere la soluzione!

MARIA:                   Ferirlo nell’onore!.

SARA:                     Ti fai forte….. e gli dici che sei incinta!…

MARIA:                   Che aspetti un figlio da Mario!.

LAURA:                  Ma quello è capace di uccidermi!.

SARA:                     Lasciati consigliare da chi ha più esperienza della tua…. non t’ammazza… stai tranquilla!

MARIA:                   Magari, subito farà come un pazzo… ma poi ci penserà bene e vedrai che vorrà il matrimonio riparatore!.

SARA:                     E non è quello che vogliamo noi?…

LAURA:                  (Ingenua) E se poi non vede nascere il bimbo ai nove mesi?

MARIA:                   Finta gravidanza! Finto aborto spontaneo, no!?

LAURA:                  (Abbracciandole) Siete due mostri.

MARIA:                   Saremo magari brutte, ma proprio due mostri, mi sembra esagerato! Noi ti aiutiamo e tu ci offendi così?!

LAURA:                  Intendevo dire, due mostri d’astuzia!!.. Voglio correre il rischio, faccio come dite voi!

SARA:                     Benissimo!… Ora ce ne andiamo. Se le cose dovessero mettersi male, scappatane a casa mia!.

MARIA:                   O da me che è più vicina!. Ma andrà tutto bene vedrai!.

LAURA:                  Speriamo!…. (Prendendo in mano l’involucro dei vestiti) Vado a posare queste cose di sopra, poi dovrò passare lo straccio a terra ed aspetterò il loro ritorno per mettere in atto il vostro piano. Arrivederci e grazie per tutto quello che state facendo per me!. Posso dire di avere avuto tre mamme!. (Si salutano baciandosi e le due comari escono).(Laura va di sopra).

SCENA SETTIMA

(Luisa, Laura, Nicola e Giovanni)

Dopo qualche attimo, per far capire che trascorre del tempo, entra Luisa con la borsa piena di spesa:.

LUISA:                    (Chiamando)…. Laura! Laura! (Si avvia a guardare su per la scala) Ah! Stai scendendo! (Laura scende e si ferma al primo gradino, riflessiva e preoccupata) È pure faticoso andare a fare la spesa. Ho speso un sacco di soldi! Con quest’euro non si può comprare più nulla. Hanno raddoppiato i prezzi. ……Ma che hai? Sei strana! Ti sei imbambolata? Ci sono novità?

LAURA:                  Altro che! ….ora ti racconto, prima che arrivano loro!.

LUISA:                    Dimmi, su! Sono troppo curiosa! (prima che Laura. cominci a parlare entrano Don Giovanni e Nicola).

NICOLA:                 Eccoccicci qua! (Si avvia per salire le scale canticchiando) “E ora corro a cento all’ora per andare dalla bella mia… iehhheeh!  iehhheeh!” Luisa vienimi a prepareggiare il bigliamento!

LUISA:                    Scansiamoci, passa il maschio libertino!. A lui è permesso tutto, vero papà? (Guarda il padre, come a dire “usi due pesi e due misure”) (Sale insieme a Nicola).

GIOVANNI:             (Indifferente, rivolto a Laura) Abbiamo fatto un buco nell’acqua!…. Andata e ritorno! …Il bottaio già era uscito! (Breve pausa… poi) Sai, Laura, al ritorno ho visto a distanza l’avvocato,… stava entrando alla smacchiatoria.

LAURA:                  (Che era andata a prendere il secchio ancora vuoto, lo posa e decide di giocarsi l’ultima carta) È meglio che te lo dimentichi il tuo avvocato!. Tanto, io mi devo sposare con Mario. Sono in stato interessante!.

GIOVANNI:             (Distratto) Ma che Stato interessante e Stato interessante! Lascia perdere lo Stato! Che me ne frega della politica!

LAURA:                  Ah! Ti rifiuti di capire!. Allora te lo spiego ben chiaro: Sono i-n-c-i-n-t-a!!

GIOVANNI:             E spiegati meglio, allora, scusa!……. E che è? Ho capito, sei incinta! Vuoi dire che aspetti un…. un….. (Non finisce la parola, che cade, come stecchito, a terra con i piedi rivolti verso il secchio. Si irrigidisce di colpo dando una gran botta con entrambi i piedi al secchio che vola lontano)(scena della bilancia: don Giovanni rimane rigido, inizialmente con le spalle a terra e gambe leggermente in su, per poi sollevarsi un po’ di spalle ed assumere una condizione di perfetto equilibrio.)

LAURA:                  (Impaurita, si precipita a chiamare i fratelli, che quasi immediatamente arrivano) Luisa, Nicola, scendete! Presto, presto scendete!

LUISA:                    Che ha papà?

LAURA:                  Forse un collasso!….. È caduto di botto! (Laura corre a prendere una pezza bagnata e gliela mette sulla fronte; a questo punto l’equilibrio si sbilancia sul corpo; incuriosita da questa strana condizione toglie e rimette la pezza imbevuta, variando l’alterno equilibrio.) (A SOGGETTO) (finalmente il corpo si va rilassando).

NICOLA:                 (Nicola lo palpa alle gambe ed esclama): S’ammorbidò!, s’ammorbidò!!

LUISA:                    (Gli ascolta il cuore) Il cuore gli batte bene……. niente… non vi preoccupate… non è cosa grave… sediamolo nella sedia! (Lo siede aiutato da Nicola. Lo scuote con leggeri schiaffetti) Papà.. papà……, non mi conosci?... Sono io, Luisa!!

NICOLA:                 E io sarebbe tuo figlio Nicola!!

Laura, intanto, scosta Luisa e, preso il suo posto, umetta, con la pezzuola bagnata, il volto del padre. Don Giovanni, quantunque non ancora ben lucido, si alza di scatto e, credendo che al posto di Laura ci fosse ancora Luisa della quale aveva sentito la voce, afferra Laura per le braccia e, scotendola:)

GIOVANNI:             Luisa, dove tua sorella Laura che l’ammazzo! Me la mangio a morsi, disgraziata!.

LUISA:                    (Dall’altro lato) Ma che succede, papà?!

GIOVANNI:             (Si gira di colpo verso di lei) Che ci fai tu da questo lato!? (Laura approfitta di questo momento di annebbiamento mentale del padre per scappare fuori e Don Giovanni le grida) Scappa! ….scappa!….. appena torni lo sai cosa t’aspetta!

LUISA:                    Ma mi vuoi spiegare che succede?

GIOVANNI:             Te lo spiego dopo. Per adesso dobbiamo dare una bella lezione a quel carogna di Mario.

NICOLA:                 (Senza saperne il motivo) Giusto pà!…. Ammazziamolo che se lo merita! 

LUISA:                    Ma statti muto tu…cretino!   Senza neanche sapere cosa è successo già lo vuole ammazzare!

NICOLA:                 É meglio per lui che ancora non l’ ho comprenduto! Perché (minaccioso) sennòòòò!…… sennòòòòò! Se lo comprendetti….. uno schiaffo non ce lo levava nessuno!!.

GIOVANNI:             E ha dato lo schiaffo all’asino! Il cretino! Andiamo…. Vieni con me! (Escono).

LUISA:                    Fermi! Dove andate? Non vi rovinate! (Li segue nell’intento di fermarli).

Poco dopo entrano Pina e Mario (titubante).

SCENA OTTAVA

(Pina, Mario, Luisa, Laura, Nicola e Giovanni)

PINA:                       C’è nessuno?…. c’è nessuno?…. Entra Mario, di che ti preoccupi?, È un locale pubblico, ci puoi venire quanto ti pare!

MARIO:                   Brutto segno!!….. l’altra volta pure nessuno c’era!

PINA:                       Hai una fifa!………. non volevi nemmeno entrare!.. Noi siamo venuti per comprare del vino; il fatto che tu speri di incontrare Laura è un altro discorso!

MARIO:                   Vieni, sediamoci. (Si siedono al tavolo centrale) Lo vedi, Pina!, quando mi hanno fatto quella bella accoglienza, io ero seduto tranquillo giusto a questo tavolo quando, all’improvviso ti vedo entrare padre e figlio da quella porta…. (Salta su dalla sedia, perché si sta ripetendo la stessa scena che sta tentando di descrivere:) Mamma mia!!!!!

GIOVANNI:             (Infuriato)  Ahh!.. sei qua? La prossima volta ti aspetto direttamente a casa mia!! (Gli si fanno minacciosamente incontro. Nicola ha un bastone molto robusto. Mario vedendosi nei guai, decide di bluffare).

MARIO:                   Don Giovanni!…. Non avanzate con tutta quest’aria spavalda e minacciosa, tanto io di sua figlia non voglio più sentirne neanche l’odore! Ha capito? (Non l’avesse mai detto!).

GIOVANNI:             T’ammazzoooo!!… (Gli piombano addosso- a soggetto- e Pina, tirando ora l’uno ora l’altro, grida):

PINA:                       Basta!!….. Smettetela…. Smettetela!….. Finitela vi dico!… lo state ammazzando!… Discutete come persone civili…… ma che modi sono questi!

GIOVANNI:             (Anche se in preda all’ira, si convince che conviene scendere sul piano della discussione). Basta!… Finiamola!…. (Strattona Nicola che ancora si accanisce)……. e finiscila con questo legno!!

MARIO:                   (Si calmano la acque e Mario va toccandosi qua e là, per verificare i danni, poi): Porca miseria!…. il mondo si è capovolto!… Prima mi stavano ammazzando perché me la volevo sposare…… e ora perché non ne voglio sapere più nulla!

GIOVANNI:             Brutto miserabile!…. prima mi disonori una figlia… e poi vorresti farla franca?! E’ incinta!….  Lo capisci?….. e se non te la sposi lesto-lesto io t’ammazzo!.

MARIO:                   Ma che si deve inventare ancora? La lettera… la figlia incinta…. Ma chi l’ ha toccata, a sua figlia!?.

NICOLA:                 Ahh!… ti mangi e rimangi tutte cose!?….. e io ti rompio questo bastone in testa! (Nicola avanza minaccioso alzando il bastone sulla testa di Mario).

GIOVANNI:             (Fermandolo prontamente. Gli molla un ceffone) Posa questo legno, tu!       

PINA:                       Bravo don Giovanni!!…. le cose si discutono civilmente!

GIOVANNI:             (Rivolto a Mario) Tu, o vuoi o non vuoi.. te la devi sposare per forza!… O non mi chiamo più don Giovanni Astemio!

MARIO:                   Ma come glielo devo dire!? Io non l’ ho toccata manco con un dito!

NICOLA:                 Ah! pure col dito la voleva toccare? Dove? …… Una sola pà!…. Fammi darcene una sola!…… (alza minaccioso il bastone).

MARIO:                   (Spaventato) Ohh!.. Ohh!… ma che sei scemo?! … rinchiudetelo in un manicomio, questo!

NICOLA:                 Niente!…. Lo debbio ammazzare per forza! (E gli si avventa contro. Mario gli sfugge ed inizia un inseguimento intorno al tavolo centrale).

MARIO:                   Aiuto!….. Pina!…. chiama il manicomio, i carabinieri, i pompieri… questo è un pazzo scatenato! (Mario e Nicola si fermano ai due lati apposti del tavolo).

NICOLA:                 Vigliacco!…. aspetta che te ne darebbi una sola! Una sola…. Non senti niente….. passi dritto-dritto al camposanto!.

ULTIMA SCENA

(Tutti)

Entrano Laura, la signora Maria e donna Sara.

LAURA:                  Per l’amore di Dio, Nicola, fermati!!

GIOVANNI:             Ahh!… sei qui?!….. Ora facciamo i conti! (Sta per andarle incontro, ma viene fermato dalla signora Maria).

MARIA:                   Fermatevi, don Giovanni!!… Ma siete proprio un pazzo furioso, ….calmatevi! Non è vero niente, vostra figlia è onesta ed illibata come mamma l’ ha fatta. Non è vero che è incinta. Laura si è inventato tutto per farvi cedere in difesa del vostro onore. L’abbiamo consigliata io e donna Sara.

SARA:                     Ha ragione mia comare! Noi lo abbiamo fatto perché vogliamo bene a Laura come ad una figlia. Non è giusto che la fate soffrire in questo modo!.

MARIA:                   Ma non vi accorgete quanto siete crudele e disumano!?.. Per essere così testardo vi state giocando la salute e la felicità di vostra figlia!. Forse le vogliamo più bene noi che voi!.

SARA:                     Ma che razza di padre siete!?.

Umiliato da tali parole, accasciandosi su una sedia posta al centro della stanza, portandosi le mani al viso, con voce rauca:

GIOVANNI:             Non è vero…….. non è vero!….. Non c’è persona al mondo che le vuole bene più di me! Io la vorrei ricca e felice… ho agito sempre per il suo bene io! (Scoppia in lacrime, come un bambino. Laura: si butta in ginocchio ai suoi piedi e):

LAURA:                  Mi devi perdonare papà! La felicità che cerco io è quella di vivere accanto a Mario!.

MARIO:                   (Anche lui va ad inginocchiarsi davanti a don Giovanni.) Ma lo vuol capire che ci amiamo di un amore tanto grande!? Io amo Laura più della mia stessa vita. Anche io le chiedo perdono!.

Don Giovanni toglie le mani dal viso e le abbassa per abbracciare entrambi. Dritto sul busto seduto sulla sedia, gli occhi fissi nel vuoto, le lacrime gli scendono copiose sulle guance, ma nel viso una espressione di profonda quiete. Segni di commozione, a soggetto, dei presenti in scena. Per un lungo momento si rimane immobili. Ad interrompere questa atmosfera, giunge da fuori la voce dell’avvocato.

AVVOCATO:          (Da fuori) È permesso? Don Giovanni, posso? (Entra e vedendo così numerose persone) Oh!.. Scusate, non vorrei disturbare, magari torno dopo! (Fa per andarsene ma don Giovanni lo ferma). (Intanto entrano don Totò e don Vincenzo).

GIOVANNI:             Ma che disturbo ‘ccellenza! Si accomodi. In che posso servirla?

AVVOCATO:          (Titubante) Per la verità ero venuto per parlare con voi, ma…

GIOVANNI:             Dica liberamente, ‘ccellenza. Qui siamo in una grande famiglia!.

AVVOCATO:          (Prendendo il coraggio a due mani) Bene!. Quand’è così, caro don Giovanni, desidero, dinanzi a tutti quanti, dirvi che sono venuto per chiedervi la mano di vostra figlia.

GIOVANNI:             Sono lusingato da tanto onore che mi fate, ma devo dirvi di no ‘ccellenza. (L’avvocato sbianca in viso) Don Giovanni Astemio ha una sola parola d’onore e l’ ho impegnata dando la mia benedizione a mia figlia Laura promettendola in sposa a questo bravo, onesto, lavoratore giovanotto che le sta accanto.

AVVOCATO:          (Rinfrancato) Laura? Ma io sono venuto a chiederle la mano di sua figlia Luisa!

GIOVANNI:             (Incredulo, gli si illumina il viso di un’espressione gioiosa) Luisa?

LUISA:                    (Accorrendo a fianco di Andrea) Si, papà, ci amiamo tanto! Ti prego, dai pure a noi la tua benedizione!

GIOVANNI:             ‘Ccellenza, concedervi la mano di mia figlia Luisa, è un vero onore per me e per tutta la mia famiglia.

NICOLA:                 (Intervenendo energicamente) Eh! No! …… (Tutti si guardano stupiti) La sola mano no! O tutta o niente! (Risate generali ed i rispettivi fidanzati si abbracciano calorosamente).

TOTO’:                     (Rivolto a don Vincenzo) Don Vincenzo, visto che hanno chiarito tutto, mi sembra giusto che gli diciamo pure dello scherzo della lettera!.

VINCENZO:           (Trattenendolo per un braccio) Per carità! Non dite niente! Ci ammazzano!.

TOTO’:                     Lasciatemi stare! Glielo devo dire. (Si avvicina a don Giovanni; si ferma accanto ad una sedia posta al centro della stanza:) Don Giovanni,... (esitando) ……e quella lettera!!…….

Mario capisce al volo, strappa il bastone dalle mani di Nicola, e contemporaneamente a don Giovanni si precipitano su don Totò. Lo piantano sulla sedia: don Giovanni con una mano sul petto del malcapitato e l’altra col pugno chiuso alzato; Mario nella stessa posizione, dal lato opposto, brandendo il bastone; ed all’unisono lo interrogano con voce alterata:

I DUE:                     E quella lettera??.

TOTO’:                     (Alzando, impaurito, le braccia, con voce tremante, rivolto a don Giovanni) No! ..don Giovanni!…. Vi volevo dire: “E quella lettera per la domanda di pensione l’avete più spedita al Ministero?”.

Una risata generale e l’abbraccio tra le due coppie di fidanzati chiudono la commedia.

SIPARIO FINALE


BREVE NOTA BIOGRAFICA SULL'AUTORE

GIOVANNI AMATO

Nato a Misilmeri (PA) il 22.09.1947, da una famiglia di umili contadini, il sottoscritto, ha fin da piccolo avvertita una particolare propensione per l'arte dello scrivere e per la recitazione teatrale. Due passioni che ha particolarmente coltivate dopo aver conseguito il diploma di maturità classica. Pur non trascurando gli impegni di lavoro, nella qualità di impiegato presso il Comune di Palermo ove risiede, e non certo dimentico delle paterne e coniugali responsabilità nei confronti della propria famiglia, ha riversato ogni restante energia nell'arte del recitare, quale attore componente della compagnia teatrale "Zappalà" di Palermo, scrivendo, al contempo, numerosi testi teatrali, ad oggi inediti così come la stessa raccolta di poesie. La passione per la poesia è stata come un amore segreto, con brevi apparizioni in pubblico quale la "Prima edizione del premio di poesia Città di Marineo" in cui, allora presidente di giuria il compianto poeta Buttitta, lo scrivente autore vinse il primo premio con due sue poesie, in ex equo fra esse stesse.

In atto, lo stesso è impegnato nella stesura di un romanzo, che si prefigge essere ricco di sentimento e di pathos.

                                                                                                        GIOVANNI AMATO


DELLO STESSO AUTORE

Testi teatrali:                            (Sia in lingua italiana, sia in dialetto siciliano)

LA SCHEDINA;                                                         (Commedia in due atti);

SIMBOLI;                                                                    (Dramma in tre atti);

INTRIGO ALL'OSTERIA;                                         (Commedia in tre atti);

L'INIEZIONE;                                                   (Commedia farsesca in atto unico);

LA MORTE? ROBA DA RIDERE!                          (Commedia in atto unico);

TUTTA COLPA DI MIO NONNO;                            (Commedia in due atti);

(Un giallo senza il morto)

          STIAMO IN PIAZZA E CE NE VANTIAMO           (Commedia in due atti);

          LA FAMIGLIA COMICI:

          (serie teatrale ad episodi, sei atti unici composti da):

          prima trilogia di atti unici:

            CHI DORME NON PIGLIA PESCI

          LO SPASIMANTE

            L’EVASO

          seconda trilogia di atti unici:

          LO SCLERO DEL NONNO

          OSPITI IN VIAGGIO DI NOZZE

          PROVA DI TEATRO

SEI COMMEDIE IN CERCA DI ATTORI                       (Volume unico)

POESIE:

IL CANTORE DELLA VITA                                               (Raccolta di poesie)

ROMANZO:

CARMEN                                                         (Romanzo in atto di stesura).

                                                                                         GIOVANNI AMATO