IO ARTURO TOSCANINI LE DONNE
WALLY SUA FIGLIA
Monologhi di Giulio C. Carlotto Farnese
Mi chiamo Wally, perché papà aveva studiato con grande entusiasmo un’opera scritta da un suo grande amico e collega Alfredo Catalani, che si intitolava appunto “Wally”. La diresse a Lucca nel settembre del 92 in prima mondiale con un enorme successo che fu decisivo per la sua carriera. E dopo poco nacqui io….e così, d’accordo con mamma, mi imposero questo nome. Un nome inconsueto tra quelli delle mie coetanee, un nome che ho portato con grande gioia. Un nome che imponeva una certa classe ed eleganza, a cui ho sempre teso, spero, con successo. Ho amato molto mio padre, l’ho adorato, anche se il suo genio artistico lasciava nei nostri rapporti un solco incolmabile. Presto capii che la sua sensibilità musicale era a volte irraggiungibile e noi tutti in casa potevamo solo venerarla, senza sperare di raggiungerla. Era poco espansivo e io gli somiglio un po’. Era grande, era schivo, era un involucro forte e luminoso con un anima tenerissima e passionale. Difficile averlo come padre.Veniva da una famiglia povera e ho sempre pensato che nella sua vita ha lavorato tanto, forse per non tornare alla povertà di allora. Spesso viaggiava e…. mi mancava .Le sue lettere….quando mi giungevano erano una conferma del suo affetto di cui avevo bisogno per vivere.. Cercava sempre un’irraggiungibile perfezione. A volte sembrava aggressivo, ma era solo per la sua timidezza. E’ poco credibile, ma aveva sempre paura di dirigere un’orchestra nuova. Una volta mi confidò: “il pensiero di affrontare un’orchestra nuova mi paralizza….Alla mia età” mi disse, “e dopo tanti anni di carriera essere ancora schiavi di una timidezza così esagerata è incredibile! Beati gli sfacciati! Essi non soffrono.” A volte la sua durezza mi ha fatto soffrire, così come ha fatto soffrire i suoi orchestrali per la sua aggressività, per le fatiche, ma spero si sentissero ripagati dai risultati raggiunti, come me ne sono sempre sentita io, per l’enorme patrimonio artistico che mi ha lasciato. Il grande amore della mia vita dopo papà è stato mio marito il conte Emanuele di Castelbarco. Quando papà scoprì la nostra relazione, si rifiutò d’incontrarlo perché era un uomo sposato, e continuò con questo atteggiamento anche dopo il divorzio che ottenne dalla prima moglie. Fu molto duro. Mio padre pur non essendo un cattolico praticante, non credeva nel divorzio. Si allontanò da amici che si erano divorziati e risposati……ma per me fece un’eccezione. Un giorno ci incontrammo per caso a Vienna. Lo chiamai, ci guardammo profondamente negli occhi e lui da quel momento salutò mio marito Emanuele come se lo avesse sempre conosciuto. Spesso durante tutta la sua vita, mi sono occupato di lui, sostenendolo nei momenti più difficili, e mediando per lui con i grandi personaggi della storia con cui non sapeva diplomaticamente trattare. Spesso era di cattivo umore, quando era solo, senza la sua famiglia amata. Sentiva la vita sfuggire.: “ogni volta che tento di scriverti “ diceva “ una lagrima scende da miei occhi sulla carta- allora mi arresto e rimando- rimando in un momento più propizio” Mi scrisse un giorn:”Cara Wally mi sembra impossibile di non vederti più nella mia…nella tua casa. Non sapevo di amarti così profondamente. Ma che ho mai saputo del mio cuore-dell’mio essere? !!! “ ….Grande , dolce, immenso papà.
LA MOGLIE CARLA
Il 29 marzo del ’96 mi dava ancora del lei : “Sarà vero che [lei] mi ama? Ecco il pensiero incessante, ecco il dubbio che mi perseguita senza tregua, implacabile. Io faccio ogni sforzo per distrarmi – ma invano: i sogni della mia mente non potranno distruggere il sogno del mio cuore. Se è vero che mi ha dato un po’ del suo affetto com’io a lei tutta l’anima, mi scriva due paroline… Le terrò assai care. Questa lettera così tenera, mi fu consegnata “brevi manu” da un domestico e ne fui subito presa piacevolmente, tanto che nel leggerla mi batteva forte, forte il cuore. Conobbi Arturo, nell’estate del ’95, mentre preparava i cantanti per la prima edizione del Crepuscolo degli Dei che avrebbe dovuto dirigere a Torino. Mia sorella Ida era stata scelta per un ruolo, e mia madre l’accompagnava ovunque andasse trascinando con sé anche me. E così ci conoscemmo. ” Due mesi dopo, il 4 giugno, scrivendomi alle sei del mattino, mi dava del tu: “Il mio primo pensiero svegliandomi è per te e te lo invio con il buon giorno e un grosso bacio nel quale troverai tutta l’anima mia. […] Non mi dilungo perché temo di non arrivare in tempo a far partire questa lettera […] Solo ti dirò che vorrei farmi piccino piccino come il ritrattino per riposare sempre lì, sul tuo cuore!” Arturo ebbe contrasti con la mia madre, ma lo sposai lo stesso a Conegliano Veneto. Lì scoppiò una tragedia. Avevo tutto predisposto perché il matrimonio si svolgesse fra pochi intimi, in segreto senza pompe e senza sfarzo. Diventò nero di rabbia quando, alla stazione di Conegliano, scopri che il segreto non era stato mantenuto. C’era una grande folla festosa e ….rumorosa, tutti con grande affetto ci festeggiavano, oltre a una banda musicale. Ero felice, ma mi angosciai, senza darlo a vedere perché subito lui si ammutolì e non disse più una parola se non quel fatidico sì . Ci fu un bel pranzo di nozze ma Arturo non toccò il cibo e non brindò nemmeno. Dopo partimmo senza scambiare mai una parola per tutto il viaggio . E’ stato per me il viaggio più brutto della mia vita. Una festa così bella ed importante, trasformata in tragedia a causa del suo carattere. Arturo mi disse poi che voleva una giornata assolutamente diversa, intima e felice. Verso sera io mi sentii sola e disperata e mi misi a piangere….allora si intereri, si sciolse e mi consolò. Dopo nove mesi esatti nacque Walter, il mio bambino. Ci siamo amati molto….ciascuno dei due come sapeva e come poteva. Ci siamo scritte lettere appassionate e ogni volta che ne ricevevo una mi riempiva il cuore di gioia. Il suo immenso lavoro mi ha, a volte, rubato tante ore preziose che avrei voluto dedicasse a me. Mi diceva spesso:” Pazienta ancora per qualche settimana…sarai così buona vero?” e poi ancora :” ti amo e ti adoro così come sei”Sò con certezza, che sono stata importante per Arturo, non per le piccole miserie della vita, ma per quelle importanti, quelle per le quali la vita può diventare veramente degna di essere vissuta! 55 anni di vita vissuta insieme devono pure avere un valore per delle anime buone, oneste, quali sono le nostre! E se qualche nube ha potuto intorbidare la mia felicità, la profondità del nostro sentimento, e la sua forza non sono mai state intaccate.
L’AMANTE
Quante lettere appassionate che mi scriveva. Le sue parole erano il respiro della sua sensibilità, che inviava “attraverso gli infiniti sussurri dell’etere”, come mi scriveva. Lui è vitale,sanguigno, travolgente, nel suo sguardo si sente la stessa personalità…così incisiva, prorompente che si fa “toccare” quasi attraverso al sua musica….sempre sofferta…vera…piena di passione….Ed è anche lei, la musica che ci ha tenuti uniti…”Tu sei una sensibilissima musicista, pronta alle sottili vibrazioni dell’anima” mi diceva. E quante lettere…..”le parole sono il respiro della sensibilità diceva….25 Agosto “La gioia la conosco vicina a te…..Senti il mio desiderio? La mia bocca ha sete della tua, fame sete di tutto il tuo bel corpo…..tutto, di ogni angolo, di ogni segreto, di ogni recondito accesso…
Sapevo che con lui non ci sarebbe stato un vero futuro, sepevo che non avrebbe lasciato mai la moglie Carla, di cui spesso mi parlava, ma come non resistergli, come resistere al suo amore, vero,tormentato? Io lo so che sono stata e sarò nelle sua mente una sola donna ideale e irraggiungibile e questo mi basta….15 Luglio “ Tutti i miei pensieri non vivono che di te, mentre ti scrivo sente il cuore in gola e batte così violentemente che mi pare di soffocare. Non benedirò mai abbastanza la sorte che ti ha mandato a me…Questa forza misteriosa che ci tiene uniti e per sempre, si per sempre…..mai avrei pensato che la vita dovesse serbarmi un premio i così alto e insperato….E tu, sei felice adesso? In automobile, prima abbiamo sfiorato un argomento che…..le tue poche parole mi hanno fatto intravedere la tristezza della tua anima….e io che ti avevo sempre creduto felice! In quel momento avrei voluto dirti quanto ti amavo…ma non ho osato…”Tra me e la moglie avrebbe scelto la moglie….soffriva di dover mentire.“La disperazione è nella realtà” diceva “Ah! Se le nostre anime avessero potuto rivelarsi nella loro nudità, essere quello che si è, e basta….”Il nostro intimo pensiero è sempre stato come un mare immenso e sterminato dove il dramma si svolge nelle più imperscrutabili profondità. “Bisogna aver fede” diceva. E io l’avevo in lui…..e come se tutti i suoi pensieri non vivessero che in me, io ero al suo fianco, sempre, io ero l’unico lacerante, incessante pensiero. Un pensiero che gli faceva battere il cuore così violentemente che gli pareva di soffocare.18 Ottobre“dimmi che mi ami……non posso vivere senza di te, tu mi hai stregato, tu mi rendi pazzo, ti desidero da morire, come mai ho desiderato una donna. Sono un infelice! Curami! Solo il tuo amore può lenire la mia sofferenza. Non vedo, non capisco ciò che scrivo. Ho fretta, ho fretta, ti adoro! Queste parole, sono parole che ogni donna vorrebbe sentire dal suo amore. “Tieni, ti prego, tieni la speranza che ti rivedrò ancora amante figlia, amica…tutto” diceva. Il suo lavoro spesso lo affaticava, io gli davo vita, “ come una medicina dell’anima…..mia cara, dolce,unica, creatura, per la quale sento ancora la gioia di vivere” diceva 28 Dicembre Vuoi volermi ancora un po’ di bene? Per quanto invecchiato, il mio cuore batte sempre come prima. I tuoi occhi hanno sempre quel potere magnifico…e e sento mi brividi nella schiena….ogni qual volta si posano su di me….Strega! Ti amo ancora e ti desidero con ancora più intensità….mi fai tornare giovane….20 Novembre “Dimmni che mi ricorderai, dimmi che non ti ho deluso…….voglio sentire la tua voce, ne muoio dal desiderio,……le giornate di Parigi sono le più care, belle, divine della mia vita. Amami per sempre, sii il mio ultimo supremo amore”
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