Io fui, sono e sarò

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IO FUI, SONO E SARO’

Commedia in tre atti

di GIUSEPPE BEVILACQUA

PERSONAGGI

Professor GIULIO SAND

CARLA BERTONOCK

AL­BERTO KLASTER

FILIPPO SCHULTZ

AMELIA PREBITZ

Signorina BRUCHARD

MICHELE

EMILIO KARR

Signorina GARDEN

Ra­gioniere BERTHELET

ERCKMANN

Cameriera

Ca­meriere.

L'azione si svolge a Vienna, ai giorni nostri e nel giro di un anno.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

 (Lo studio del pro­fessor Giulio Sand. Sulla destra, per più della metà, le pare­ti sono rivestite di maiolica bianca, in­terrotte da un lava­bo con specchiera e da un armadietto in cristalli, entro il quale si vedono fer­ri chirurgici e ba­rattoli di medicine. Nel centro della sce­na una poltrona di ferro nichelato, at­rabile e movibile.

Sulla sinistra è or­dinato una specie di salotto: una scrivania in primo piano, una larga tavola nel fondo colma di cartelle, libri, fasci­coli. Un divano o una poltrona. Su di una parete una vasta carta con enormi diagrammi: da lontano si scorge­ranno intrichi di linee colorate, rosse, gialle, nere, più e meno marcate ; deve essere una carta vistosa che somigli a quelle geografiche delle prime scuole. Scaffale con libri. Le porte: nel mezzo, la comune; altre due, ai lati. Un finestrone guarda su di un giardino. Mattino di pri­mavera).

Michele                         - (è il vecchio assistente del professor Sahd. Ses­santacinque anni, curvo, bisbetico, comicamente bronto­lone, al professore molto affezionato. Ha gli occhiali e, indosso, un camice bianco. Sta ordinando nell'armadietto i barattoli e i ferri).

Bruchard                       - (deve essere un tipo rigido, formalista, senza confidenze, tra la suffragetta e la istitutrice. Entra col ca­mice nero) Buon giorno. Ho fatto tardi?

Michele                         - Mi pare...

Bruchard                       - Non mi rimproveri! Le ho risparmiata una fatica...

Michele                         - Quale?

Bruchard                       - La solita.» quella dell'Anagrafe! Ecco qua. (Apre una busta, la depone sul tavolo, ne estrae un foglio). Ecco qua: ieri nati quarantatre, maschi venti, femmine ventitré, morti trentadue...

Michele                         - (interrompendo) Be', è un'idea! E non potreste andarci ogni mattina?

Bruchard                       - Volentieri... purché lei mi dia mano pel lavoro di qui...

Michele                         - (allarmato) Io? Con questi occhi? Che cosa capisco, che cosa vedo?! Intanto, là         - (allude alla carta murale) io non vedo che mosche e ragnatele. E non capisco niente, io! No, no, per me sono cabale... Peggio... scarabocchi!

Bruchard                       - (che si era portata davanti alla carta murale per fermare con la matita delle indicazioni. Redarguen­dolo) Signor Michele... questa carta è come il libro mastro degli esseri...!

Michele                         - Cosa ha detto?...

Bruchard                       - Il libro mastro della vita!

Michele                         - (sogghignando) Bella contabilità!

Bruchard                       - (severa) Sublime! Quella delle anime! Qui (indica con la matita) uno che muore... qui, contem­poraneamente, uno che nasce. Lei sa il significato di questa « coincidenza »?

Michele                         - Io? Se ho sempre perdute anche le coin­cidenze ferroviarie...

Bruchard                       - (segnando sulla carta da due punti imma­ginari una linea retta) L'anima immortale che trapassa, nel medesimo istante, dall'uno all'altro... da quello che è morto a quello che è nato, e quindi...

Michele                         - ...va a spasso, ho capito! (Sbuffando) Senta, signorina, io ho giurato e torno a giurare di non volermi impicciare di questa faccenda... è già molto che la tol­leri qui dentro...

Bruchard                       - Ma lo ammirano, il professor Sand!

Michele                         - Ridendogli dietro...! Non parliamone, non parliamone! Per chi pulisco io questa roba? (sta pu­lendo, infatti, dei ferri chirurgici). Manco un'unghia c'è da tagliare... (Pausa. La signorina Bruchard segna sulla carta murale, o scrive).

La Cameriera                - (aprendo la comune e consegnando) La posta!

Bruchard                       - (consultando la posta arrivata: alcune let­tere in busta gialla) E' un vero peccato che manchi Barcellona! Che città prolifica! In otto mesi ha dato due « coincidenze »...

Michele                         - (barbugliando) ...di treno!

Bruchard                       - Due nati a Barcellona nel momento in cui uno moriva a Riga, ed un altro moriva a Liverpool! Da noi, mai una «coincidenza»! Mai! (Scrive, e ad alta voce) Segniamo i dati d'oggi: Mario Vergas, d'an­ni sessahtasette, fu Antonio e Luigia Rizet, morto ore ventidue e quaranta, Liegi, via Pascal... Ma! Chissà dove è finita quest'anima...

Michele                         - ...in malora!

Bruchard                       - (di sopra gli occhiali, con sguardo incolle­rito) Rinata! Dove sarà rinata...?! (Ritornando a scri­vere) Giuditta Ternova nata a Madrid ore quattro e trentacinque... (l'ora la impressiona. Cerca di ricordare) Quattro e trentacinque... del giorno ventinove... ma io l'ho scritta quest'Ora... (scartabella il mastro e prosegue a parlare)... ma sì... da Linz... quattro e trentacinque... una morta per la caduta di un cornicione...

Michele                         - (che si è seduto sulla poltrona accendendo la pipa. Indifferente) Già... quella povera fruttivendola...

Bbuchard                      - (ha trovato nel libro) ...Quattro e trentacin­que... ecco... (Disillusa) Ma non coincide la data! E' stato il giorno prima!

Klaster                          - Permesso? (ma sarà già entrato, dalla co­mune. E' un giovanottone di venticinque anni; alto, ro­busto, spavaldo; ha modi rudi acquisiti più dai contatti pel mestiere che non dall'educazione e dall'istinto. Ve­ste dimesso; un berretto sul capo. Sotto un braccio, un grosso involto. Si guarda d'attorno, incuriosito; presto, però, acquista confidenza).

Bruchard                       - Prego...

Michele                         - (squadrandolo) Buon giorno...

Klaster                          - (avanzando) Io sono Alberto Klaster...! Già... sono in ritardo. Però, come vedono, sono final­mente arrivato... (e poiché i due non rispondono e in­sistono nello scrutarlo, perplessi, egli estrae un foglio unto e bisunto e legge solennemente): Via dei Molini sessantaquattro, prolessore Giulio Sand...

Bruchard                       - Difatti, questo è lo studio del professore Sand.

Klaster                          - Lo sapevo! Non potevo sbagliarmi! (A Michele) E allora, che significano queste accoglienze? Prima, fuoco e fiamme perché partissi: lettere, tele­grammi, vaglia... e to'... adesso...

Michele                         - Ma, lei... chi è?

Klaster                          - Io? Io? (Con sussiego) Chi sono io? (Spie­gando ancora il foglio e leggendo) « Lei, in questo mo­mento, è la creatura più indispensabile della mia vita. Non mi scappi, venga; non mi tradisca, parta! ». Ed io, Alberto Klaster, non sono scappato e non ho tradito! Eccomi qua...

Bruchard                       - (rammentando) Klaster?... Klaster?... (Sfoglia frettolosamente il mastro) Sì, sì, mi pare...

Klaster                          - L'autista di Kiel...

Bruchard                       - Appunto, ecco... (Avendo trovato nel mastro) Quello del dodici marzo millenovecentotto, ore diciannove e venticinque...

Klaster                          - Precisamente! La mia ora e la mia data di nascita...

Bruchard                       - Ma sì! Non ricorda, signor Michele? La « coincidenza » dell'anima con quella del figlio del signor Karr, l'amico di Schultz?! Questi è nato nello stesso attimo in cui l'altro moriva.

Klaster                          - (sbigottito) Ed io che c'entro?

Bruchard                       - Lo saprà, lo saprà... Ma lei è in ritardo! Oramai né il professor Sand né il signor Karr l'aspetta­vano più... Ed il signor Karr è stato qui, in attesa, delle intere giornate... Verrà, verrà anche oggi...

Klaster                          - Sa, da Kiel a Vienna è un bel viaggiare... specie col treno e in ultima classe... due giorni... Biso­gna pensarci su... Mi sento ammaccato, tutto ammaccato… Ma non conta! Son giovane! Appena sceso alla stazione due cognacchini per rinfrancarmi...

Michele                         - Se è stanco, s'accomodi...

Bruchard                       - (occupata sui registri) Vedrà... non c'è da aspettare molto...

Klaster                          - (non siede; ma girerà pel gabinetto, ora guar­dando la signorina, ora Michele, che continua a fumare soavemente, assorto, assente. Pausa. Indi a Michele) Per piacere... di che è specialista questo professore?

Michele                         - (brusco) Era... era! Di orecchie, naso e gola!

Klaster                          - E adesso?

Michele                         - Adesso... impari da quei libri... (indica gli scaffali della biblioteca).

Klaster                          - (s'accosta agli scaffali: leggerà) Marryat: « Non esiste la morte »... (smorfia buffa, prende un vo­lume) «Quante volte visse Lady Nona» (leggerà lady come è scritto). Non capisco...

Michele                         - E' chiaro... Quante volte si vive nella vita?

Klaster                          - Una sola, mi pare...

Michele                         - Non dica queste eresie col professore! La rimanda subito al suo paese, e senza esame!

Klaster                          - Un esame...? Se volesse esaminarmi le orecchie, il naso, la gola... io sto benissimo... sono nor­male...

Michele                         - Ma che! Un esame profondo, interno, in­teriore!

Klaster                          - (lo fissa, preoccupato) Nell'interno? (si tocca il petto e il ventre).

Bruchard                       - (distolta dal lavoro) Non si preoccupi, signor Klaster... vedrà come sarà accolto... a braccia aper­te... Piuttosto desidera qualcosa...?

Klaster                          - Sì... desidererei depositare la valigia... (al­lude al grosso involto. Ed alla signorina) Non ci sarebbe modo, nelle vicinanze, di trovare un albergo?

Bruchard                       - Proprio qui, di fronte, c'è 1' « Aquila Bianca ».

Klaster                          - Bene! Allora vado a pulirmi. Sarò più in gamba... Oh! Non bisogna giudicarmi a prima vista... sono ben diverso io!

Schultz                          - (dalla comune. Sulla sessantina. Ha la vanità del mecenate, però, mentre è orgoglioso dell'ammirazione di Sand del quale è buffamente infatuato, ostenta tal­volta un senso di protezione. In sostanza è un ingenuo, un credulo, un buono) Buon giorno...

Karr                               - (press'a poco della stessa età, il denaro gli dà una notevole boria esteriore, accentuata dall'ignoranza. E' miope, ha gli occhiali; barbuglia pure un) Buon giorno!

Michele                         - I lupi... in fabula!

Schultz                          - Che fabula!? Non è la visita di ogni mattina?!

Bruchard                       - Signor Schultz, una mattina eccezionale, questa, pel suo amico Karr...!

Michele                         - (a Karr, sardonico) Su... un abbraccio! (in­dicando Klaster).

Karr                               - A chi?

Michele                         - La « coincidenza »! (A Karr) Ce l'ha da­vanti, fresca, fresca, da Kiel!

Schultz                          - Oh, finalmente (A Karr) Che ti ho detto? Verrà, verrà!

Karr                               - (emozionato e socchiudendo gli occhi per veder meglio Klaster e farfugliando) Mio... figlio?

Klaster                          - (intontito) Suo figlio... io?!

Karr                               - (si avvicina a Klaster e, miope com'è, lo sfiora in volto) Proprio da Kiel...?

Klaster                          - Se aspettava uno da Kiel, questo sono io... Quanto ad essere suo figlio...

Schultz                          - (interrompendolo) Questo lo dimostrerà il professor Sand!

Karr                               - (quasi appiccicato a Klaster, ripete) Mio fi­glio? L'anima di mio figlio?... (Con disgusto) ...però, come puzza d'alcool! (e con diffidenza) Non sarà un errore?....

Bruchard                       - Signor Karr, non è un errore... Alberto Klaster, nato il dodici marzo millenovecentotto.

Klaster                          - ...ore diciannove e venticinque.

Schultz                          - (che è fiducioso e lieto) Ti pare che Giulio Sand possa sbagliare? Avvicinalo... scrutalo...

Karr                               - (squadra il giovane anche più intensamente, poi, scrollando il capo) Possibile?! Così alto... volgare... (si allontana).

Klaster                          - (stupefatto) Che cosa dice?... (A tutti) Ma... scusino... mi hanno fatto scomodare da Kiel a Vien­na per darmi in faccia del volgare?!

Schultz                          - Non ci badi... non si agiti... Adesso verrà il professor Sand e le spiegherà tutto...

Klaster                          - Sentano, poiché si deve aspettare, io scap­perei qui, all' « Aquila Bianca » a ripulirmi...

Schultz                          - (pronto) Per carità, non scappi... (A Karr) Su... non lasciarlo scappare...

Bruchard                       - Certo, torni subito...

Klaster                          - Si figurino! Ho fatto tanti chilometri e in­tendo vederci chiaro... arrivederci... (via).

Schultz                          - (a Karr, con rimprovero) Karr! La tua creatura! Dopo tanta ansia! Che trattamento è questo?... La trovi e la insulti!?...

Karr                               - (automaticamente) La mia creatura... quello lì? No, no...

Schultz                          - Il professor Sand proclama che l'involucro somatico non conta!

Bruchard                       - Dopo tutto, non è un mostro...!

Michele                         - (ridendo sarcastico) E* un autista!

Schultz                          - (aspro) Non ridete! Professione nobile quanto un'altra!

Michele                         - Non rido... constato che la fede del signor Karr comincia a vacillare...

Schultz                          - (sentenzioso) Il signor Karr è logicamente turbato... non incredulo...

Karr                               - (desolato) Avevo tanta fiducia...

Schultz                          - Ed ora devi avere certezza! Sarebbe un'of­fesa pel professor Sand e per me! Per le teorie di Giulio Sand io darei tutti i miei beni... lo sai! Da due anni si è dedicato definitivamente a questi studi... e da tre mesi io ho voluto che la prima esperienza decisiva fosse riservata a te... a te! Apprezzala!

Sand                              - (quarantacinque anni. Scienziato e studioso piut­tosto maniaco, ma non così da riuscire molesto. Tutt'al-tro: la sua convinzione e la sua fissazione lo fanno, anzi, un simpatico e divertente acchiappanuvole. Di un'ele­ganza bizzarra, i capelli crespi e folti, appena ingrigiti, è agile, giovanile, piacente. Talvolta ha un gesticolare enfatico ed una flemma dottorale).

Bruchard                       - Professore, una magnifica notizia...

Michele                         - C'è la «coincidenza» di Kiel!

Sand                              - (gongolando, verso Schultz e verso Karr) Lui! Suo figlio?!

Schultz                          - E' stato qui... lo ha visto...

K\rr                               - (mugolando) L'ho visto... sì... gli ho parlato...

Sand                              - (frenetico) E dov'è? Dove è andato? Bisognava trattenerlo.

Bruchard                       - L'ho mandato all'albergo dell'« Aquila Bianca ».

Sand                              - (battendo su di una spalla di Karr) Be'? Che c'è? La gioia abbatte...?

Schultz                          - Comprenderai... è perplesso...

Sand                              - Nessuna perplessità... fiducia cieca!

Karr                               - E' così forte, rude... sfrontato...!

Sand                              - E lei si ferma a questo? (Sorridendo). Pro­prio lei? E allora tutti i miei studi, le mie ricerche, le mie affermazioni?

Schultz                          - Infatti...

Sand                              - E' lo spirito che forma l'eternità dell'universo, la perpetuità degli esseri. La carne si compone e ricom­pone! L'anima no: è immutabile ed immortale! Qua­lunque sia il corpo, l'anima è la stessa. Ogni vita animi­stica ha origine da un'identica vita animistica! La su­prema legge! Io affermo: è suo figlio!

Karr                               - (commosso) Giorgio... Giorgio...!

Sand                              - Giorgio! Lo può invocare così! Ore diciannove e venticinque di qua, ora diciannove e venticinque di là! Qua uno che muore, là uno che nasce, nello stesso attimo e l'anima trasmigra da un corpo all'altro.

Karr                               - Lei esperimenta... non garantisce...

Sand                              - (energico) Garantisco!... (Vede in Karr una espressione di fiducia. A Schultz) Vedi... vedi... non du­bita più...

Bruchard                       - (ch'era uscita dalla comune) Professore, è qui...

Michele                         - (aprendo a Klaster) Il professor Sand, eccolo qua.

Klaster                          - (ripulito, pettinato, spazzolato) Ah! Lei? Me l'ero figurato più vecchio... piacere! Tardi, ma sono venuto...

Sand                              - (brillante di orgoglio) Tardi, sì, ma vi per­dono... Vi siete riposato...? Di che avete bisogno?

Klaster                          - Avrei bisogno di molte cose... anche di dormire... Ma ho pensato: in primo luogo il dovere!

Sand                              - Bravo, e vi assicuro che resterete soddisfatto!

Klaster                          - Speriamo... anche perché ho dovuto ab­bandonare molti interessi...!

Sand                              - (presentando) Voi avete già conosciuti i si­gnori: Schultz, il più rinomato conciatore di pelli di tutta l'Austria, amico mio e mecenate; Karr, il più pre­giato chincagliere di Vienna, amico di Schultz, ed il più interessato ed il più felice di conoscervi...

Klaster                          - (meravigliato e scherzoso) Felice? Quello lì?

Sand                              - (a Karr che scruta Klaster) Così mi piace: che Io scruti... Non prova un senso di attrazione, di affettuosità prepotente...?

Klaster                          - Invece a me pare... di non andare troppo a genio... a quel signore...

Sand                              - Come? Se è vostro padre?

Klaster                          - E dalli con mio padre!...

Sand                              - Volevo dire... è come fosse vostro padre...

Klaster                          - Mio padre?! Disgraziato! Son sei anni che non so più dove sia. Chissà se ricorda che io sono al mondo. Ma, professore, mi vuol dire in che cosa io posso, finalmente, servirla?

Sand                              - Certo, e subito! (Alla signorina Bruchard ed a Michele) Prego, desidero che ci lasciate soli...

Bruchard                       - Come vuole... (via in anticamera).

Michele                         - (via dalla porta a destra).

Sand                              - (a Karr che appare alquanto nervoso) E lei sia tranquillo e lasci fare a me. Sieda... (A Schultz) Sor­veglialo, tu...

Klaster                          - Ed io...

Sand                              - E voi, qua... sedete qua(gli indica il seggiolone di ferro e cuoio che è nel centro).

Klaster                          - (è riluttante. A malincuore si decide. Evi­dentemente è preoccupato. Per farsi forza) Devo le­varmi la giacca?

Sand                              - No, accomodatevi bene... (si sarà infilato il camice bianco di quando riceve gli ammalati. Tutta l’indagine sarà lenta e pausata).

Klaster                          - (sempre più impaurito) Però, professore... intendiamoci: io non dò sangue, non dò pelle, non dò carne, non cedo nulla... Operazioni: nessuna!

Sand                              - No, no, nessuna...

Klaster                          - (con un sospiro di sollievo) Mi dica, allora, quel che vuole...

Sand                              - (vicino a Klaster, affettuoso) Voglio, sola­mente, che per adesso sforziate la vostra memoria e mi rispondiate a tono...

Klaster                          - Francamente ne ho avuto sempre po­china... Ho fatto il tifo a sei anni...

Schultz                          - (a Karr, pronto) Anche tuo figlio, è vero?

Karr                               - Il tifo? No, precisamente, no...

Schultz                          - No, parlavo della memoria... Pochina... L'hai detto tu, al professore...

Karr                               - Così... così...

Sand............................. - (a Klaster) Dunque: voi siete nato il dodici marzo millenovecentotto alle ore diciannove e venti­cinque precise...

Klaster                          - Lei lo sa bene perché ha avuto quattro certificati...

Sand                              - Sicuro, quattro! Occorreva, scrupolosamente, controllare... Ora usate la maggiore intelligenza nel guar­dare indietro...

Klaster                          - (volta il capo).

Sand                              - Non voltate la testa... Voglio dire, indietro, nel vostro passato. Non dovete tacere alcun ricordo, alcun fatto, alcun particolare che possa illuminare il vostro animo e sotto ogni aspetto: vizi e virtù, abitu­dini, cattiverie o gesti generosi, ambizioni, aspirazioni, bricconerie, eccetera... Niente reticenze e niente timori. Cominciamo dall'infanzia...

Klaster                          - Oh, son nato bene, io, ricco! Mio padre aveva una grande drogheria e per qualche anno fui proprio allevato nella bambagia... Cameriera, cuoca. Poi, il patatrac... tutto sparito, tanto che mi dovettero mettere in collegio...

Sand                              - Bene, ma il carattere, il temperamento? De­licato, pacifico, tranquillo, oppure irruento, bizzoso, ner­voso...?

Klaster                          - Nervoso... nervosissimo. Per farmi dormire mi davano il papavero...

Sand                              - (a Karr, soddisfatto) Eh! Come lui! Il pa­pavero...

Karr                               - (che segue l'analisi col massimo interesse) Ma per le malinconie, la tristezza, i pianti...

Schultz                          - ...ma occorreva il papavero!

Sand                              - Neuropatia, comunque neuropatia! (A Kla­ster) E non rammentate qualche manifestazione di questo vostro temperamento?

Klaster                          - (sopra pensiero. Pausa) Mah! Ah! Mia madre mi ricordava spesso questo episodio. Avrò avuto, sì e no, sette anni. Una sera a tavola l'ho graffiata in faccia a sangue...!

Sand                              - (interessandosi e ammiccando a Schultz come per dirgli « 6ene, bene ») E perché?

Klaster                          - Perché volevo un bicchiere di vino...

Schultz                          - (un po' sorpreso) A sette anni?!

Karr                               - (protestando) Anche 0 vino...!?

Klaster                          - Sicuro, pel vino! Ma non per quello che era in tavola: pel bicchiere che aveva bevuto lei, che aveva già, lei, mia madre, nello stomaco! O quello o niente! Quello era impossibile e allora... (fa il gesto di graffiare).

Sand                              - Ecco: un « ref oulement » preciso, un com­plesso identico!

Karr                               - A quale?

Sand                              - A quello di sognare, come suo figlio, d'essere un santo e disperarsi di non esserlo. L'impossibile! L'im­possibile! Morbosità patologicamente uguale!... (A Kla­ster sempre più sorpreso) Avanti, dunque in collegio... (Rivolto a Karr) Come lui...

Karr                               - (pomposo) Ma il mio in un collegio di gran lusso!

Klaster                          - Per questo, anche il mio! Altro che! E che severità! Il direttore era un canonico! Si figuri che sono scappato perché non ne potevo più...

Sano                              - (a Karr e Sckultz) Infatti... Anche Giorgio non ne poteva più... voleva scappare...

Karr                               - Già... ma per entrare in seminario...

San»                              - E chi ci dice ch'egli non sia scappato per un miraggio superiore, ideale, spirituale? Pensateci bene: che cosa soffrivate in collegio, che sognavate...?

Klaster                          - Sognavo di andare in bicicletta!

Karr                               - (di scatto) E qui non ci siamo!

Sand                              - Non ci siamo in certi particolari... Ma un blocco c'è! (A Klaster) Ditemi: non ricordate qualche gesto notevole, memorabile della vostra giovinezza...?

Klaster                          - (dopo aver riflettuto) Ho servito la Messa!

Schultz                          - (trionfante) E qui ci siamo!

Klaster                          - Ma la terza volta mi sono rovesciato col messale rompendomi un braccio...

Sand                              - Non mi avete capito bene... Pensate ad una bella... o brutta azione da voi compiuta...

Klaster                          - (con pompa) Ce l'ho! A diciotto anni ho salvato un amico che stava per annegare...

Sand                              - (giubilando, a Karr) E pure qui ci siamo! Si ricordi della cameriera salvata da suo figlio... (A Kla­ster) Dite... dite...

Klaster                          - E' presto detto. Siamo andati a fare un bagno... onde spaventevoli... Lui si buttò in acqua per primo... io stavo spogliandomi... D'improvviso un grido, un urlo, un « aiuto »...

Sand                              - (incalzando) Cosi», così... come lui... un grido, un urlo... Apre la porta della cucina... vede le fiamme che investono la poveretta...

Klaster                          - Ma che fuoco!... Acqua, era! Ed io den­tro... lo avvinghio pel collo... lo abbraccio, lo trascino a riva...

Sand                              - Perfetto! Lui si getta avanti... prende una co­perta... Avvolge la cameriera... la serra... la trasporta fuori... fuori...

Klaster                          - (comicamente sbalordito) Ma di chi parla?

Sand                              - (non badandogli) Mio caro Karr... l'iden­tità!! Dedizione, coraggio, altruismo! Non tutti possono vantare di aver salvato una vita!

Klaster                          - Bella ricompensa! Tre giorni di commis­sariato, perché mi son gettato tutto nudo.

Karr                               - (scettico) Altruismo? Coraggio?...

Klaster                          - (altezzoso, a Karr) Sissignore, coraggio! Perché io sono sempre stato un coraggioso... ho comin­ciato presto a distribuire pugni... E so darne anche adesso! (Mostrando i pugni) E come! Sapesse che cosa vuol dire far l'autista di piazza...

Sand                              - (volendo riprendere l'esame e invitando Klaster a tornare sulla poltrona) Siate calmo... altrimenti...

Klaster                          - ... altrimenti lei ha paura ch'io perda la memoria?! No, no... il mio cervello è come una bot­tiglia... basta sturarla            - (fa il segno della spuma che balza). Senta: a proposito di cameriere... io non ne ho salvata nessuna... (gradasso) ...perdute... forse... parecchie!

Sand                              - Ah! Sensualità precoce...

Klaster                          - Precocissima! La mia castità se n'è andata a quattordici anni...

Karr                               - (insorgendo indignato) Basta, basta! Mio figlio era un angelo... e lui se ne è andato puro, puro...!

Schultz                          - E che ne sai tu?...

Karr                               - (oramai incredulo) Io so... io so che non vo­glio offese alla sua memoria... e che non voglio più sa­perne di affinità, di reincarnazioni, di « coincidenze »...

Schultz                          - ... che ci sono e che tu non vuoi vedere... Del resto, siamo al primo assaggio...

Karr                               - Eloquente...!

Sand                              - Ma che eloquente! Sicuro: il primo assaggio! Bisogna studiare le condizioni d'ambiente, le deviazioni, le influenze, sviscerarle, rapportarle... Quanti atteggia­menti nascosti che si rivelano tardi e quanti che a primo acchito si deformano...

Karr                               - (piccato) Ad ogni modo il mio Giorgio non è mai stato e non sarebbe mai divenuto un libertino, un manesco, un brutale...

Schultz                          - Chi lo sa...?!

Klaster                          - Anche brutale! S'accomodi, non mi of­fendo mica, io! (A Sand, con ira) Ma sa perché non mi sopporta? Perché gli ho confessato che mi piace il co­gnac... che ne ho trangugiato, anche stamattina! Dovevo ben ristorarmi. Quarantasei ore di treno... Anzi, profes­sore, creda a me, se lei mi lascia riposare qualche ora, stendermi, dormire, avrà anche lei maggiori soddisfa­zioni... risponderò meglio!

Sand                              - Sicuro... anche questo ha il suo peso. E' an­nebbiato, è stanco! D'altronde non si può pretendere che un'anima si riveli di colpo quando è imbozzolata diversamente... E' una indagine meticolosa, paziente...

Bruchard                       - (spalancando Ut comune) Professore... c'è qui una cliente che strepita, con un ragazzo che strilla...

Klaster                          - (che si è alzato) Guardi, sbrighi i clienti, professore, e ci rivedremo....!

Karr                               - Io, rinuncio volontieri... Ne ho abbastanza della vostra presenza! (Accalorandosi, comicamente) Perché se non lo sapete, giovanotto, voi dovreste posse­dere, nientemeno, in questo vostro corpo, che io non giudico, l'anima di mio figlio, del mio povero figlio - un santo - trapassato nello stesso istante...

Sand                              - ... nello stesso attimo cosmico...

Karr                               - ...in cui voi siete nato! Vale a dire che voi dovreste essere...

Schultz                          - ... che « siete » suo figlio!

Klaster                          - Ci mancherebbe altro!

Karr                               - E non lo è, non lo è, lo giuro io che non lo è!!

Schultz                          - (di scatto) No, tu non puoi giurare nulla!

Klaster                          - In conclusione, io, qui dentro, a chi inte­resso?

Karr                               - A nessuno!

Schultz                          - A tutti!

Sand                              - Interessate alla mia scienza, alle mie prove!

Karr                               - E allora se lo tenga e ci pensi lei...

Klaster                          - (umile, perché piuttosto allarmato) Sen­tano... per ora, non ho esigenze... mi basterebbe che qual­cuno mi accompagnasse all'albergo, almeno per garantire...

Sand                              - Giusto... (A Schultz) Tu...

Schultz                          - Subito... Garantiamo noi...

Karr                               - Se questo è l'ultimo sacrificio...

Klaster                          - (ha raggiunto la porta, ma ritorna, ed a Sand) Professore, questi esperimenti si potevano fare an­che per corrispondenza... Buon giorno! (via).

Karr                               - (per andarsene, a malavoglia, barbuglia) Puah! Che anima!... Da vero autista... l'ho capita abbastanza...

Sand                              - (che comincia ad incollerirsi) No, non ha ca­pito niente...!

Schultz                          - Ha ragione. Ti sei fermato alla carne!

Sand                              - Appunto, alla carne! La cornice che passa, l'abito che si trasforma...!

Karr                               - Abito o cornice... io non credo più!

Sand                              - Non dovevo presentarle la maschera, l'invo­lucro, la carne! Dovevo prima estrarre l'anima, limpida, chiara... Questo dovevo fare per una persona come lei...

Schultz                          - Calmati, Sand... calmati...!

Sand                              - Piegarmi io? Mai più! Vincere... vincere! (Karr è già uscito. Lo segue Schultz, titubante, morti­ficato davanti alla irruenza di Sand, che ora passeggia, infuriato) Io impongo?!... Io?...

Carla                             - (approfitta della porta aperta per sgusciare den­tro col nipotino, un marmocchio di sette anni, che tiene per mano, la faccia fasciata da una benda annodata sulla nuca. Carla conta ventitré anni: vispa, intelligente).

Sand                              - (ancora borbotta dietro a Karr. Vede Carla) Avanti... s'accomodi... (e torna a borbottare con rabbia) Ignorante... Ed io dovrei distruggere la mia certezza per la sua ignoranza, per la sua antipatia... (A Carla, straniato) Chi è l'ammalato?

Carla                             - Professore, non lo vede? E' il piccolo...

Sand                              - Lo faccia accomodare... (indica il seggiolone nel mezzo)... lo sfasci e che non pianga... (Va al lavabo, e mentre si lava le mani ancora barbuglia) Poi»., poi... anche l'anima è subordinata a condizioni... ambientali... favorevoli o contrarie... Bisogna svasarla... Si capisce: condizioni buone o cattive...

Carla                             - (è sorpresa da queste parole che cerca di spie-gare; ritiene però che il professore parli delle condi­zioni del suo nipotino) Sa... quanto a condizioni sa­rebbero ottime... non ha mai avuto un malanno!

Sand                              - (fisso nel suo pensiero) Ecco: poniamo che invece abbia avuto dei malanni...

Carla                             - (preoccupata) Se le ho detto di no! E' il primo, qui, all'orecchio! E lo martorizza, povero caro...! (Al nipotino) Vedrai... guarirai... il professore ti farà guarire...

Sand                              - (come sopra, asciugandosi le mani) Ma che guarire! Rimangono pure delle tracce...

Carla                             - (angosciata) Che dice, professore?!

Sand                              - (accostandosi al piccolo che Carla avrà liberato dalla benda) Su... vediamo (osserva).

Carla                             - (ansante, intimorita) Dio mio, che potrà avere?

Sand                              - (di scatto, tuttora assorto nel caso suo) E poi, si può anche sbagliare! Carla      - Ah! No, in nome del Cielo, non sbagli!

Sand                              - Sbagliare di « coincidenza »... Ammetto... (Sco­standosi e prendendo dei ferri dall'armadietto a vetrina) Ci vorrebbe altro, per operare con sicurezza...

Carla                             - Operare? Dio! E può costare molto...?

Sand                              - (preparando del cotone che inzupperà d'alcool) Milioni... milioni!

Carla                             - Che?

Sand                              - Milioni! Le « coincidenze » in tutto il mon­do? Costano! Trovarle! (Riaccostandosi al pupo) Io... io, faccio quel che posso...

Carla                             - No, professore, no... Faccia di più di quel che può... E' come un figlio!

Sand                              - Non è suo figlio?

Carla                             - E' il mio nipotino... Per carità, la supplico, non gli faccia del male...

Sand                              - Non si agiti... stia in silenzio... Lui è calmis­simo... anzi è bravo... vero, caro? (e il piccolo, effettiva­mente tranquillo, sorride. Il professore gli esamina un orecchio con un ferro).

Carla                             - (manda un urlo, si copre gli occhi).

Sand                              - Che succede? Vuole star calma?! Tocco lui...

Carla                             - Tocca lui, ma soffro io...!

Sand                              - Non guardi, si volti... non gli faccio male... (esamina ancora. Silenzio).

Carla                             - (si è scostata, si è ricoperta gli occhi, ma come per uno scatto isterico nuovamente grida) Basta, ba­sta, non voglio più, non voglio più... Me lo rovina... non sopporto...

Sand                              - Insomma, se non la smette, non posso con­tinuare...

Carla                               - Ebbene, non continui, io non resisto a questa tortura!

Sand                              - Lei?...

Carla                             - Io... io... (Ed, esaltata, fa per strappare il nipotino dal seggiolone) Caro... caro...

Sand                              - Non faccia la ragazzina... (Guardandola, stu­pito) Ma lei quanti anni ha?...

Carla                             - Io? Ventitré domani...

Sand                              - Domani... (guardando il calendario che segna 4 marzo)... domani cinque marzo...?

Carla                             - Sissignore! Domani cinque marzo a mezzo­giorno... Forse è per questo che sono tanto eccitabile r son nata coi venti...

Sand                              - (stupefatto, scrutandola) No... lei scherza...

Carla                             - Scherzo? Scusi... perché dovrei scherzare?

Sand                              - (riordinando idee che gli sono balenate) Il cinque marzo millenovecentododici... a mezzogiorno... ma­gari a mezzogiorno e un quarto...?

Carla                             - Può darsi che sia nata anche al quarto... (Bi­richina) Perché? Dimostro di più?

Sand                              - (la afferra per le braccia, la fissa, è alterato) No, Dio!... Non è possibile!

Carla                             - Che cosa? Perché dovrei mentire? Chieda all'Anagrafe...

Sand                              - Oh, certo... chiederò... e subito...

Carla                             - A lei, professore, che interessa?! Per amor del Cielo, mi guarisca questo piccolo... Che cosa ha?

Sand                              - Niente... un foruncolo... un ascesso... le darò il rimedio... (caccia nell'orecchio del piccolo un po' di cotone). Domani non avrà più nulla... Ma è lei... è lei, che mi ha detto cose molto gravi...

Carla                             - Le ho detto quando son nata... (Meravi­gliata) Non l'ho offesa...

Sand                              - Anzi... (premuroso)... anzi... (Chiama) Signo­rina... (A Carla) S'accomodi... un momento...

Cakla                             - (imbarazzata, sorpresa, siede) Non capisco...

Sand                              - Non occorre... Si faccia animo. (Versa del liquore in un bicchierino) Un po' di china... (Sulla porta dell'anticamera) Signorina Bruchard...

Bruchard                       - (dalla comune).

Sand                              - Chiami subito all'Anagrafe il dottor Petrovic... no, aspetti... La registrazione delle « coincidenze » da quando comincia?

Bruchard                       - Io sono risalita sino al 1910.

Sand                              - Allora c'è... (A Carla) Lei, lei come si chiama, dove è nata?...

Carla                             - Io? Carla Bertonock e son nata qui, a Vienna...

Sand                              - (sfoglia, ansioso, dei registri) Bertonock, Ber­tonock... (Alla signorina Bruchard) E lei chiami il dot­tor Petrovic... è un controllo. Ecco... ecco... marzo mille-novecentododici... Carla Bertonock di... di...? I genitori?

Carla                             - Non li ho più!

Sand                              - Come si chiamavano?

Carla                             - Mio padre Filippo e mia madre Maria Ceris.

Sand                              - (alla signorina Bruchard) Bene, telefoni.» l'ora, non dimentichi l'ora! (La signorina Bruchard esce). Ah! Ma sì... (ha trovato nel registro) ...Bertonock Carla di Filippo e Maria Ceris... (Legge in fretta la denuncia anagrafica) « Qui di fronte a me, si sono presentati, alle ore sedici del giorno, ecc., ecc.. (con voce marcata) ...nata alle dodici e quindici del cinque marzo mille-novecentododici... La stessa ora, Io stesso momento... dodici e quindici! (£" sconvolto, scruta la giovane, os­serva il registro) Dio! Dio! Proprio oggi?! Ha del mi­racoloso!... La prova è mia, tutta mia, intima, segreta, nel mio pugno!

Carla                             - (sbigottita, scostandosi) Io... non capisco... professore...

Sano                              - Non mi chiami professore... non sono più il professore... se sapesse chi sono!

Carla                             - Colui che guarirà il mio nipotino...

Sand                              - Che lo guarirò!? Altro che, se lo guarirò!! Provvedere io a tutto... a lui... a lei!

Carla                             - A me?

Bruchard                       - (rientrando) Professore... esatto... Nata il cinque marzo del millenovecentododici alle ore dodici e quindici...

Sand                              - Grazie, lo sapevo... (La signorina Bruchard esce. Sand, sempre più concitato, a Carla) I genitori morti giovani... è vero...? Lo sapevo... L'abbandono-... la vita raminga... miserabile, anche... Bene, tutto bene...

Carla                             - (è sopraffatta e suggestionata da quell'ansia) Dice «bene»? Sapesse quanto ho sofferto! Fame, umilia­zioni... poi, a dieci anni, orfana... e se non mi avesse raccolto la zia...

Sand                              - E presto al lavoro...

Carla                             - Un po' d'educazione che mi facevo la sera...

Sand                              - Lo stesso anelito: elevarsi...

Carla                             - Oh, certo, non andare più alla sartoria. Far la dattilografa... studiare, diventare un'impiegata...

Sand                              - E le insidie degli uomini, n'è vero, dei pa­droni...?

Carla                             - Non sono disprezzabile... e, capirà, così sola, esposta...

Sand                              - Benissimo... esposta!

Carla                             - Un mascalzone!

Sand                              - Si capisce... prima uno, quindi un altro, poi...

Carla                             - (offesa) No, no! Uno, uno solo, che mi ha illusa!

Sand                              - Di una posizione superiore, molto superiore...

Carla                             - Era un ragioniere...

Sand                              - E lei... lei...? Diciassette anni... una volontà implacabile di evadere da una vita meschina...

Carla                             - Certo... io tutta sogni... tutta ambizioni...

Sand                              - Energica... volitiva...

Carla                             - Altro che...

Sand                              - E' lei... lei!

Carla                             - Professore... ma le interessa tanto?

Sand                              - Immensamente!

Carla                             - Non comprendo...

Sand                              - Comprenderà... comprenderà presto... (Deci­dendosi) Io ho urgente, ho assoluto bisogno di parlare con sua zia...

Carla                             - Può parlare con me...

Sand                              - No... è come sua madre, vero? Lei va e torna con la zia... Non c'è tempo da perdere... Dove abitano?

Carla                             - Vicinissimo.

Sand                              - Tanto meglio. Glielo comando.

Carla                             - (per uscire) Vado... vado... ma il piccolo?...

Sand                              - (dalla vetrinetta prende una bottiglia) Con quest'acqua gli faccia degli impacchi di cotone... nell'orecchio, in fondo... E non manchi. (Aprendo la co­mune) La scongiuro... l'attendo subito... (Carla ed il nipotino escono. A Michele che, chiamato, compare dalla destra) Michele! Tu vedi in me l'uomo più fortunato della terra! Ah! Il Karma impossibile? Le mie teorie cervellotiche? Vedranno! Ho trovato!...

Michele                         - Un'altra «coincidenza»?

Sand                              - La più decisiva! L'esperienza è mia, soltanto mia! Comincia la mia verità... Tutto è in mio potere... (Si fa d'improvviso preoccupato) Però... gli elementi de­vono essere eguali... eguali l'ambiente, le persone... Ah! Non mi spavento! Li creo...

Michele                         - (seguendolo con stupefazione) Che cosa vuol creare?

Sand                              - Ciò che mi manca.. L'identità del clima, delle circostanze... Guai se la si altera! Lei c'è: mi occorre lui, mi serve un uomo. E se fosse partito?... (Scartabella le guida telefonica) Alberghi... alberghi... « Aquila Bianca »...

Michele                         - Chi ricerca? Quel figuro?

Sand                              - E' la Provvidenza che lo manda! (Forma il numero telefonico, parla) Albergo «Aquila Bianca»?... Deve essere alloggiato lì... un giovane... un tedesco di Kiel... arrivato questa mattina... Come?... E le valigie?.,. Partito senza valigie? Non sa nulla? (Desolato, attacca il microfono. Ma la comune in quel momento si spalanca e compare Klaster. Sand, raggiante) Ob! Non siete par­tito?!

Klasteb                          - Non ho mai avuta questa intenzione...

Sani»                             - Ho da farvi una proposta...

Klaster                          - Giusto: son ritornato perché devo fargliene una anch'io! Riposerò dopo e più tranquillo... Non si allarmi... non è di denaro...

Sand                              - Ma non importa...

Klaster                          - Mi lasci parlare... Evidentemente, se lei tanto ha fatto e tanto ha speso perché io da Kiel arri­vassi sino a Vienna, evidentemente, dico, io dovevo es­serle indispensabile... Non afferro ancora bene il perché, ma indispensabile...

Sand                              - Ve l'ho detto, sicuro!

Klaster                          - E che io sia un galantuomo glielo prova il fatto che potevo intascare il denaro e non partire... o partire e da lei non farmi vedere...

Sand                              - E allora?

Klaster                          - E allora dal momento che per lei « sono indispensabile », perché invece di ripartire non potrei rimanere?

Sand                              - E' proprio quello che volevo proporvi io!

Klaster                          - Io so fare l'autista... e dico, mica l'autista comune... Sono stato due anni dal barone Kuben... ho fatto l'istruttore alla scuola « Rapid »... me la cavo col francese e se mi metto posso fare dell'altro...

Sand                              - Per ora io ho assoluto bisogno che non fac­ciate niente!

Klaster                          - Altri esperimenti, altri interrogatori, altri ricordi...?

Sano                              - No. Per ora voi vivrete sereno, a mie spese, all' « Aquila Bianca» ed una sola cosa desidero: che vi vestiate meglio...

Klaster                          - E' sempre stata la mia ambizione!

Sand                              - L'avete raggiunta! Oggi stesso potrete scegliere quanto vi piace...

Klaster                          - (con ostentazione) Tuttavia, voglio lavo­rare... essere utile... Che debbo fare?

Sand                              - (ha udito passi e voci in anticamera. Apre la co­mune. Si scorgono Carla e la zia. Giocondamente, a Kla­ster) Ho detto: niente... per ora, niente! (Alla porta, facendo entrare) S'accomodino, prego... prego...

Carla                             - (a Sand) Sono ubbidiente?! Mia zia: la si­gnora Amalia Prebitz.

Prebitz                           - (sui sessant'anni: poco distinta, pretenziosa, ridanciana) Fortunata!

Sand                              - (cerimonioso) La fortuna è mia, smisurata ed insperata...

Prebitz                           - Mia figlia...

Sand                              - (rettificando) Sua nipote...!

Prebitz                           - Precisamente, ma io la chiamo mia figlia pel bene che le ho sempre voluto e che le voglio. Mia figlia mi ha detto della sua urgenza di vedermi, di par­larmi...

Sand                              - Infatti: estrema urgenza, signora, estrema!

Prebitz                           - Io l'ascolto.

Sand                              - Si accomodino... (A Klaster) Anche voi... (Tutti siedono facendo corona al tavolo, dietro al quale, in piedi, è Sand) Signora Prebitz, io ho l'onore di chie­derle formalmente la mano della signorina Carla...

Carla                             - (esclama esterrefatta) La mia mano?!

Prebitz                           - (di scatto) Per conto di chi?

Sand                              - - Per conto mio: professore Giulio Sand.

Prebitz                           - (stupita) Come? Che significa ciò? Da quanto dura questa relazione?

Carla                             - Oh! Zia...

Sand                              - Da mezz'ora, signora, da mezz'ora!

Prebitz                           - E lei chiede di sposare una ragazza cono­sciuta da mezz'ora?

Sand                              - Per me è categorico, è inevitabile! Ne va della mia vita! Anzi, di quella di milioni di esseri che da me attendono la luce! Signora, un rifiuto sarebbe la catastrofe...

Prebitz                           - (sconcertata e guardando Carla) Un mio rifiuto...? E lei...? Lei...!

Sand                              - (aggressivo) Nessun ostacolo... lo so, lo imma­gino! Né l'età, né le condizioni, niente! Io a, lei (rivol­gendosi a Carla) donerò tutto: denaro, libertà, felicità, tutto... ma un rifinto, no, è impossibile!

Carla                             - Professore... sono... lusingata... ma devo ri­flettere...

Sand                              - (supplicando) No, no... la riflessione ammette il dubbio, la decisione è certezza... Io non posso dila­zionare questa certezza.

Prebitz                           - Professore... lei comprende... decidere così... è un passo grave».

Sand                              - (quasi convulso) Niente di grave... niente...! Mi ascolti... ascoltatemi... (Solennemente, verso la si­gnora Prebitz) Ecco... Allora le confesserò che sua figlia è già stata mia moglie!

Tutti                              - (hanno un gesto di spavento, come, d'improv­viso, si trovassero a tu per tu con un pazzo).

Carla                             - Io?!...

Prebitz                           - (balbetta) Ca-r-la...?

Sand                              - Ne sono sicuro, incontestabilmente sicuro... Io l'ho sposata ventitré anni fa...

Carla                             - ...quando son nata?...

Sand                              - Nessuno nasce e muore! Tutti siamo vissuti, viviamo e rivivremo... Ascoltatemi bene... ascoltatemi bene... (Si accentua sul volto di ognuno l'espressione di un buffo terrore). Il cinque marzo millenovecentodo-dici... alle ore dodici e quindici.... (e mentre sta per pro­seguire con l'allucinazione della sua verità inconfutabile, cala la tela).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

 (Una terrazza che dà sul giardino e che divide in due ali una lussuosa e modernissima villa a Nussdorf, nei dintorni collinosi di Vienna, Nel fondo, la cinta orlata di verde e di fiori. Mobilio elegantissimo in vimini, cu­scini, piante verdi. Pomeriggio di tarda estate).

Bruchard                       - (termina di sorbire il tè. Poi consulta un notes; ferma degli appunti).

Schultz                          - (affaticato, con un enorme parasole grigio) Auff! Ancora caldo e polvere! Polvere e caldo!

Bruchard                       - (trasalisce; si volta) Oh! Mi ha «paven­tata, signor Schultz! Benvenuto... signor Schultz. Il pro­fessore sarà felice di rivederla! Mancava da tre giorni...

Schultz                          - Sarei mancato per chissà quanto, se pro­prio oggi non ci fosse da ricevere mi personaggio im­portante... Non è più aria per me, questa! Sport di qua, sport di là... neanche se le Olimpiadi si preparassero qui dentro!... Del resto, s'è accorto della mia mancanza il professor Sand?

Bruchard                       - Si è meravigliato, ha domandato, voleva telefonarle...

Schultz                          - (nicchiando, riflettendo) Dopo tutto, che cosa sono io, oramai?... E che cosa è anche lui?...

Bruchard                       - Il professore è sempre lo- stesso...

Schultz                          - Purtroppo! Lo stesso! Come lo è da sette mesi... cioè un altro!...

Bruchard                       - Io non debbo giudicare, signor Schultz...

Schultz                          - Ma giudico io e giudico bene e non mi sbaglio! E se mi preoccupo, è perché, ancora, gli vo­glio bene... credo in lui... nonostante tutto...!

Il Cameriere                  - (entra per prendere il vassoio del tè).

Bruchard                       - (per sviare il discorso) Vuole che le faccia servire il tè?

Schultz                          - Qui? No, no...

Il Cameriere                  - (esce).

Schultz                          - ...Qui verrà la signora... pseudo-madre, la signora pseudo-figlia... il signor ospite... pseudo... non so che cosa... Io vado a spazzolarmi... se mai, io, il tè, lo berrò in cucina...

Bruchard                       - Prego... è casa sua...

Schultz                          - Lo dice lei, che non è la padrona...

Bruchard                       - Sono la fedelissima segretaria del pa­drone...

Schultz                          - (affettuosamente) E' vero, brava! E Sand ha tanto bisogno di persone fedeli!

Bruchard                       - Lo so...

Schultz                          - (allarmato) Che cosa sa...?

Bruchard                       - (imbarazzata) Niente... Dicevo... perché spesso lo vedo anch'io piuttosto inquieto... con idee stra­ne... Ma io sono discreta... signor Schultz...

Schultz                          - (seguendo un suo pensiero) Ed io, invece no! Io non sono e non sarò discreto! (Riaccalorandosi) Perché io vede qui dentro tutto quello che gli altri non vedono...

Bruchard                       - (riprendendolo) Signor Schultz, che cosa dovrei vedere?... Un marito, una moglie, una suocera, un istruttore...

Schultz                          - Li conti... (Numerandoli con le dita) Uno, due, tre, quattro... Un quartétto! Be', io parteggio pei duetti!

Bruchard                       - (compunta) Gusti musicali, signor Schudtz.

Schultz                          - (le dà un'occhiataccia e con un gesto di stiz­za) Buon lavoro... buon lavoro. (Via a sinistra).

Bruchard                       - (si ripone ad annotare con celerità).

Sand                              - (dalla destra. Più pallido, un po' emaciato) Troppo presto, signorina?

Bruchard                       - No, professore... (Indicando il notes) Sino al mezzogiorno è già tutto segnato... Oggi, c'è del nuovo...

Sand                              - Il solito nuovo, insignificante!...

Bruchard                       - Permetta, professore... Qualche elemento d'oggi potrebbe interessarla... Giudichi! (Scorre il diario). Alle 11, la signora è rientrata, irritata e rabbiosa. Aveva smarrita la borsetta...

Sand                              - Tutti possiamo smarrire qualcosa...

Bruchard                       - Ma non tutti hanno la cocciutaggine di giurare e spergiurare di avere smarrito un oggetto in un luogo, mentre è stato smarrito in un altro!

Sand                              - Testarda!... (Tra sé) Lo era anche lei... supre­mamente.

Bruchard                       - E la signora fu tanto testarda da sca­gliare contro la cameriera il vocabolario francese ch'era sul comodino...

Sand                              - Perché?

Bruchard                       - Perché la cameriera negava di avere vista in camera la borsetta!

Sand                              - Che la signora, viceversa, aveva dimenticata...?

Bruchard                       - ... al campo di « golf » del « Mayestic ». Ma il più significativo è questo, professore: che quando, mezz'ora dopo, la borsetta era riportata da un inser­viente, la signora, indispettita e contraddetta, diede tanto in ismanie che bisognò farle annusare dell'ammoniaca...

Sand                              - Se a mezzogiorno è comparsa a tavola, fresca, sorridente...?

Bruchard                       - Lascio a lei le deduzioni del caso...

Sand                              - (quasi tra sé) Sì, va bene... quanto a carattere, la biografia si completa, è chiara... due gocce d'acqua...

Bruchard                       - (proseguendo nei ragguagli) Ancora molto sport, golf, tennis, tiro a segno...

Sand                              - Ardore mascolino...

Bruchard                       - ...una telefonata violenta con la sarta...

Sand                              - ..irivolità e prepotenza...

Bruchard                       - Il cesto di pane del venerdì da lei stessa distribuito ai poveri...

Sand                              - ...generosità spontanea...

Bruchard                       - ...notevoli progressi nella lezione di francese...

Sand                              - Volontà di distinguersi, di istruirsi! (Pausa). ...Però... signorina Bruchard, bisogna andare più in fondo...

Bruchard                       - Faccio del mio meglio, professore!.„

Sano                              - (di sorpresa) E Klaster?... Niente di nuovo per Klaster?

Bruchard                       - (piccata) Non è la prima volta, profes­sore, che le rifiuto indagini sull'argomento...

Sano                              - E se fosse l'argomento principe?

Bruchard                       - Sono donna anch'io, professore...

Sano                              - Appunto perché è donna le dovrebbe essere più agevole scandagliare e precisare...

Bruchard                       - Si tratta di sua moglie, professore!

Sand                              - Il fatto che sia mia moglie mi dà maggior diritto di sapere!

Bruchard                       - Professore: eseguo e non discuto. Lei voleva il diorama spirituale di una donna compiuto da una donna, giorno per giorno, ora per ora... Ho obbe­dito! Di più non posso fare!

Sand                              - Lei non capisce, o non vuol capire, quale sia per me l'indagine capitale!

Prebitz                           - (dalla destra, con un lavoro a maglia che sta eseguendo. Rimessa a nuovo, agghindata con una viva­cità sfacciata) Che tè delizioso si beve qui dentro... che tè, professore! (Fredda, alla Bruchard che saluta chinando il capo) Buon giorno...

Sand                              - (alla Bruchard, con bonomia) Sta bene, si­gnorina Bruchard... Grazie... Tuttavia, mi raccomando... uno studio più acuto...

Bruchard                       - (congedandosi) Farò il possibile... (Esce con un inchino alla signora Prebitz).

Prebitz                           - Credevo di trovare Carla...

Sand                              - Sarà a scuola di guida. E' l'ora...

Prebitz                           - Non mi pare, francamente, che per la guida abbia molta passione... Credo di averne più io...

Carla                             - (viene dal giardino, lieta, primaverile, elegante, nelle mani dei fiori ed un libretto. E' contenta di incon­trare Sand).

Sand                              - (al contrario, non dissimula il disappunto) Come? Non sei da Klaster? E la scuola di guida?

Carla                             - Non m'interessa!

Sand                              - Bisogna imparare!

Carla                             - La tua mogliettina sta imparando delle cose ben più importanti! (Gli mostra il libro) «Les verbes irrèguliers ». Poi so curare i fiori da maestra ed il giar­diniere mi ha promesso il diploma!

Sand                              - Ma una donna moderna, anzitutto, deve es­sere una sportiva.

Carla                             - Lo sono: gioco il golf, il tennis, tiro al ber­saglio...

Prebitz                           - E con la rivoltella! Che orrore!

Sand                              - Ma ne per l'uno, né per l'altro ti serve Klaster!

Carla                             - E' necessario che Klaster sia il mio istrut­tore?

Sand                              - E' nei suoi compiti...

Carla                             - Che non mi garbano affatto.

Sand                              - Vuoi accontentarmi?

Prebitz                           - Se mi ci metto... lo accontento io!

Sand                              - (affettuoso, a Carla) Va là... scommetto che lui ti aspetta... Arrivederci. (Rientra nella villa).

Carla                             - «Lui, lui»! L'ha detto con un tono!

Prebitz                           - Il tono glielo aggiungi tu. Per me, dopo tutto, ha ragione. E' più importante, oggi, guidare l'au­tomobile che tirare delle rivoltellate... Chi deve ammaz­zare, una donna? Alle galline, in cucina, si tira ancora il collo...

Carla                             - Però hai sentito!... Si preoccupa di lui... di Klaster... dei compiti di Klaster! E' la sua idea fissa...

Prebitz                           - (pausa. Maliziosa) Per essere sinceri... qualche idea fissa in proposito mi sembra sia anche di altri...

Carla                             - (pronta) Che cosa vuoi dire?

Prebitz                           - Niente... niente di male... figurati! Ti co­nosco bene! Ma giovane tu, giovane lui...

Carla                             - (ribellandosi) Si mormora, eh? Ed è questo ch'io non voglio!

Prebitz                           - Vuoi... ma non puoi impedirlo!

Carla                             - Lo debbo, per me e per lui...

Prebitz                           - Per il professore?... Tanto, lui, l'affare lo ha fatto!

Carla                             - Quale?

Prebitz                           - Ti ha voluta e ti ha sposata...

Carla                             - Che significa «sposare» in questo modo?

Prebitz                           - E' una questione che non mi sono mai posta. Io so, soltanto, che qui si sta benissimo!

Carla                             - Io non sto benissimo. Perché c'è qualcosa che non mi spiego, che è tutto ombra e mistero...

Prebitz                           - Non pensarci! Sei o non sei la signora Sand?

Carla                             - No! Sono un pupazzo!

Prebitz                           - Hai tutto quello che vuoi!

Carla                             - Non quello che cerco...

Prebitz                           - (sorniona) Dio mio... la vita, diceva mia nonna, è tutta una bilancia falsa. Bravi quelli che la frodano con qualche... pesino o pesone... nascosto! Tutto sta nel saperlo nascondere...

Carla                             - (offesa, non raccogliendo la malignità) Zia! Ti ho detto che non sono un pupazzo... e quindi mi duole che Sand mi tratti per tale...

Prebitz                           - Caspita... come sei complicata! Quante donne vorrebbero essere dei pupazzi come te! Sfrutta il tuo bene... e basta!

Carla                             - Zia... non farti giudicare male!

Prebitz                           - Io giudico te, piena di scrupoli...

Carla                             - Ne ho uno solo... e penso sia lo scrupolo che deve avere qualunque donna, con un po' di or­goglio, legata al nome ed alla posizione di un uomo: lo scrupolo, almeno, di meritarseli!

Prebitz                           - (stupefatta) Non te li meriti?! Che enor­mità! Con la tua bellezza e la tua giovinezza?

Carla                             - Le trovi, tu, apprezzate...?

Prebitz                           - Le apprezzi o non le apprezzi, sono sue!... Ed è sufficiente!

Carla                             - Zia, sei poco donna in questo...

Prebitz                           - (offesa, alzandosi e muovendosi verso Carla, rimbeccandola) Io, poco donna? Io! Sai come mi chia­mavano da giovane? Il girasole! Sissignora! Perché io non badavo e non guardavo che chi mi ammirava! (Con compatimento) Tu, non sai vivere...!

Carla                             - E tu non sai... pensare...!

Prebitz                           - Questo vizio... io, non l'ho mai avuto!...  (Pausa. Lavora con furia, poi) Del resto, ti lamenti di Sand?... E' un po' strambo, lo ammetto... Qualche volta ha per la testa le anime che tornano, che passeggiano... E tu lasciagliele passeggiare...

Carla                             - No, no... è quella sua indifferenza chiusa, sorda...

Prebitz                           - Temperamento! Temperamento, cara! Si sarà comportato così anche con l'altra?...

Caria                             - Finalmente trovi un argomento intelligente. L'altra! Ecco. Qui ti volevo: l'altra... la nebulosa, che io ho sempre vista come col telescopio...

Prebitz                           - E' scomparsa da tanti anni...!

Carla                             - (aspra) E se fosse, invece, presente, più pre­sente di prima?

Prebitz                           - A me non interessa affatto... ma se è questo che ti turba... (Scorgendo Schultz comparire a sinistra con l'immancabile parasole) Sai chi bisognerebbe far «cantare»? Schultz!

Carla                             - Parlerebbe...?

Prebitz                           - Se lasci fare a me!

Schultz                          - (ha aperto il parasole; fa per attraversare la scena).

Prebitz                           - Ben tornato, signor Schultz... Veda combi­nazione... noi, oggi, volevamo precisamente lei...

Schultz                          - Oggi no... ho premura... c'è una visita... vado e torno...

Carla                             - (affrontandolo) Una domanda, signor Schultz, una sola domanda: amava molto il professore la sua prima moglie?

Schultz                          - (interdetto) E che domanda è questa?

Prebitz                           - Una domanda lecita...

Schultz                          - Io non avevo l'onore di conoscere il pro­fessor Sand a quel tempo...

Carla                             - (incalzando) E quando l'ha conosciuto, lei, poi, ha saputo?...

Schultz                          - Ciò che sanno anche loro: che la prima moglie gli è morta sette mesi dopo il matrimonio, e, pare, di tifo... Stop!

Prebitz                           - Ci siamo rivolti a lei perché è un tasto che col professore non si può mai toccare...

Schultz                          - (stizzito) Allora procurino di non toc­carlo mai più, nemmeno con me... stona... stona... Buon giorno. (Via, in fretta).

Prebitz                           - (urlandogli dietro) Oh, da parte mia, non dubiti... Tanto, io qui...

Carla                             - ...lo so, ci stai benissimo!

Prebitz                           - Sicuro! E sto anche meglio quando vedo delle facce sorridenti... (scorgendo Klaster che entra dal giardino) ...come quella di Klaster. (Si alza. Con Klaster sarà di una cordialità ostentata).

Klaster                          - (piuttosto « gigolò » presuntuoso, sfacciato. Vestito sportivamente chiassoso) Buon giorno, si­gnora Prebitz, buon giorno, signora Sand... la attendevo in rimessa... Sono venuto a chiederle che succede...

Prebitz                           - Succede, mio caro Klaster, che chi dice donna dice capriccio...

Klaster                          - Ma è il terzo giorno che la signora manca alla lezione...

Carla                             - Non ne vedo la gravità...

Klaster                          - La signora ha delle attitudini eccezionali...

Prebitz                           - Senti...?!

Klaster                          - E con un'altra settimana di guida potreb­be sostenere qualunque esame...

Prebitz                           - Senti?!... Anche la patente d'automo­bilista!

Klaster                          - Però, se la signora disprezza tanto la terra, potrei offrirle i miei servigi pel cielo...

Prebitz                           - (estasiata) Lei sa anche volare?

Klaster                          - Con le vele... Mi sono esercitato assieme al figlio del barone Kubein...

Prebitz                           - Volare con le vele?!... Oh! Una farfalla! Potessi volare anch'io...

Carla                             - Zia, non entusiasmarti. Né vele, né motori...

Prebitz                           - Signor Klaster, insista, la faccia decidere... (li guarda e riguarda; e per lasciarli soli se ne va).

Klaster                          - Non vuole accontentare sua zia...?

Carla                             - Prima di tutto, voglio accontentare me stessa...

Klaster                          - E allora?

Carla                             - Allora vi invito a rinunciare a questa allieva per sempre!...

Klaster                          - (insinuante) Ho forse mancato in qualche cosa?...

Carla                             - Affatto! Compitissimo...

Klaster                          - (spavaldo) Non dubito... Ma ci sarà una causa...

Carla                             - Può darsi...

Klaster                          - Permetta che gliela dica io? La signora è prudente, troppo prudente... e perciò ha paura...

Carla                             - Di che?

Klaster                          - (deciso) Di compromettersi!

Carla                             - (sorridendo) Con voi?

Klaster                          - Sicuro: con me! Perché sanno tutti che la signora mi piace, enormemente!

Carla                             - Siete un impertinente!

Klaster                          - Impertinente, ma sincero! Ho già sentito esclamare: che coppia ideale!

Carla                             - (sardonica) Io e voi?

Klaster                          - Io e lei! Tanto più che io non sono, qui, l'autista qualunque. Che cosa io sia, esattamente, non l'ho ancora capito! Certo, qualcosa di più e di meglio,..

Carla                             - Siete un eccezionale sfacciato...

Klaster                          - Grazie. Approfitto della qualifica per ri­peterle: lei mi piace, sommamente mi piace. E credevo di piacerle anch'io...

Carla                             - Ah!

Klaster                          - Mi sono sbagliato? Sbagliare non vuol dire ancora disperare...

Carla                             - Vi eravate fatte delle illusioni?

Klaster                          - Su qualche dato di fatto... (Borioso) Ma­dame, yous apprenez le francais... pour moi!

Carla                             - (caustica) Ah! Pour votre amour?!

Klaster                          - Una situazione come la nostra non ha che quello sbocco!

Carla                             - C'è un ostacolo insormontabile, Klaster: io non vi stimo!

Klaster                          - Posso dirmi fortunato! La stima non è indispensabile all'amore! Anzi! Meno una creatura la si stima e più la si ama, se non altro pel timore di perderla...

Carla                             - Io non vi perdo perché neppure vi cerco. E ve ne dò una prova... con questo consiglio: fatevi ve­dere da me, il meno possibile...

Klaster                          - (con boria) Per quanto tempo?...

Carla                             - Per sempre...

Klaster                          - Non glielo prometto...

Carla                             - (aizzata) Posso imporvelo!...

Klaster                          - E' una sfida?... L'accetto! Vincerò io... (un sorriso di superiorità e via).

Carla                             - Sfrontato... sfrontato... (cammina nervosa).

Sand                              - (dalla destra) Ancora qui?

Carla                             - (decisa) Sand! Ti ascolterò. Diverrò una gui-datrice, un'automobilista eccellente... ma pretendo che sia cambiato l'istruttore!

Sand                              - (incredulo) Che dispetto ti prende?

Carla                             - Ah!? Ti duole molto? Sei ben attaccato a Klaster!

Sand                              - Non più di quanto lo sia tu...

Carla                             - Infatti: ti propongo di liquidarlo...

Sand                              - (non arrendendosi) Burrasche della vostra età...

Carla                             - Che vorresti dire?

Sand                              - (insinuante) Non ti senti abbastanza sicura... di te?

Carla                             - Lo disprezzo!

Sand                              - Provi, appunto, un sentimento che non ti fa sicura...?

Carla                             - Che strano marito sei tu...

Sand                              - Un marito che può prospettarsi, serenamente, qualunque realtà...

Carla                             - Ascolta; io non so ancora quale parte re­citi nella tua vita. Mi sento una marionetta, comandata da fili che non vedo, che non afferro e che vorrei spez­zare. Mi vuoi, una buona volta, aiutare a spezzarli?...

Sand                              - Aiutare? Una marionetta?! Ma se ti ho con­cesse tutte le libertà, senza indagini, senza sospetti! Se mi batto perché tu ne approfitta...

Carla                             - La mia libertà è tanta - guarda - che si spalanca nel vuoto. E questo vuoto è più intollerabile di qualsiasi prigionia... (Pausa). Non ci dovevamo spo­sare...

Sand                              - Perché?

Carla                             - Perché tu in me non hai visto che l'altra, la prima...

Sand                              - ...la prima!

Carla                             - ...che hai amato molto...

Sand                              - ...molto...

Carla                             - ...ed a qualunque prezzo mi hai voluta...

Sand                              - ...a qualunque...

Carla                             - Ma subito dopo, non sono stata più nulla: né io... né l'altra... un manichino... un manichino nudo...

Sand                              - (ritornando alla sua idea fissa) Ti inganni: tu potevi donare alla mia vita di marito e di studioso il più alto degli scopi...

Carla                             - (mordace) Diventando una bambola sportiva e moderna... con le cure di Klaster?

Sand                              - Lo aborri tanto, questo Klaster?...

Carla                             - E tu lo proteggi tanto? Chi è? Che fa? Che cosa rappresenta in questa casa?

Sand                              - Mi doveva servire, decisamente...

Carla                             - Affinché la gente insinuasse...

Sano                              - Affinché fosse affermata una verità schiac­ciante...

Carla                             - Se tu hai voluto giocare la pedina del marito che esperimenta la moglie, io ti ho dato scacco matto...

Sand                              - (sconcertato) Tanta avversione..;?

Carla                             - Voglio la tua parola: licenzialo.

Sand                              - (l'imposizione di Carla lo ha disilluso e irri­tato. Barbuglia) Imbecille...

Carla                             - Hai detto giusto: imbecille! (Saluta la Bruchard che rientra) Buon giorno! (e via).

Sand                              - (biascica ancora) Imbecille... Imbecille.»

Brtjchard                       - E' arrivato il dottor Erckmann... è là col signor Schultz!

Sand                              - (infuriato, schiantando tra i denti una sghignaz­zata) Erckmann?! E viene oggi? Proprio oggi! (A Klaster che appare dalla sinistra, investendolo) Oh! Vo­levo voi, giovanotto, voi in persona!...

Bruchard                       - (allontanandosi) Allora gli dirò di aspet­tare. (Via).

Klaster                          - Tutto orecchi, professore...

Sand                              - Da oggi liquidiamo la situazione...

Klaster                          - La mia?

Sand                              - Intendo dire che da oggi potete riprendere il treno e ritornare.

Klaster                          - A Kiel?

Sand                              - Non mi servite più...

Klaster                          - La colpa non è mia. Da sette mesi io la supplico di poterla servire...

Sand                              - Lo speravo, mi sono sbagliato...

Klaster                          - (impassibile) Io non parto!

Sand                              - Come?

Klaster                          - Non parto, poiché qui mi trovo a mera­viglia!

Sand                              - Per vivere alle mie spalle, per essermi inutile?!

Klaster                          - Per essere a sua disposizione. Lei mi ha chiamato, ed io, ubbidiente, sono venuto. Mi ha detto di restare, ed io, ubbidiente, sono restato...

Sand                              - E siate altrettanto ubbidiente: partite!

Klaster                          - Adesso... mi ribello... Non si invoca un povero diavolo come me, come si invoca il respiro, la luce; non lo si trasforma, così, di punto in bianco, per gusto, aspirazioni, ambiente; non si circonda di agia­tezza uno che affondava nella miseria, e un bel mo­mento gli si dice: «Basta, ti caccio dal paradiso, tutto è finito, torna a lavorare, se ci riesci, torna all'in­ferno... ».

Sand                              - Vi ho trasformato perché avevo fondato delle illusioni su di voi... Era nei patti...

Klaster                          - Ed ai patti io non ho mancato.

Sand                              - Non mi capite... né capireste le mie spiega­zioni... Ho deciso e non mi ricredo!

Klaster                          - (spavaldo) Neppure io!...

Sand                              - (al cameriere che appare) Il signor Klaster parte domattina... Gli farete le valigie...

Il Cameriere                  - Sarà fatto... (Via).

Klaster                          - Professore... il lusso di una valigia non ho mai potuto concedermelo... Dimentica che sono arri­vato cori dei pacchi...

Sand                              - Ripartirete con quelli...

Klaster                          - Oggi ho un guardaroba...

Sand                              - Ve Io regalo...

Kxaster                         - Grazie... ma io rimango! (Via).

Schultz                          - (da destra con Erckmann) Caro Sand... il dottor Erckmann ti attende da mezz'ora...

Ebckmann                     - (calvo, miope, occhiali à"oro: molto pin­gue ed anche molto cerimonioso) Non è gran che pur di avvicinarvi...

Sand                              - (come stordito) Scusatemi, dottor Erckmann... non sto bene, sono nervosissimo...

Schultz                          - Erckmann ti porta ottime notizie...

Erckmann                      - Ottime per la vostra fama. Il Consiglio dell’Athenaum di Norimberga ha deliberato che nell'im­minente convegno di Cottinga pel centenario della morte di Giulio Baumann, l'insigne teosofo, trovi posto una sola comunicazione ufficiale. La vostra! Quella del pro­fessore Giulio Sand: «Reincarnazione e Karma, docu­mentazione sperimentale »!

Sand                              - (scattando) No! Nessuna comunicazione!

Schultz                          - (atterrito) Sand! Era la tua ambizione, il tuo sogno!

Sand                              - (energico) Era!

Erckmann                      - Avete avanzata una domanda precisa... proposto un tema specifico...

Sand                              - Avevo... avevo! Ma quando? Sette mesi fa!

Schultz                          - Quando proclamavi la tua vittoria infal­libile!

Sand                              - Invece, nessuna vittoria! Non ho da docu­mentare niente, non ho da rivelare niente!...

Erckmann                      - Ma voi stesso avete proposto di supe­rare ogni intuizione ed ogni ipotesi! Tutto il mondo teosofico ha giubilato, ha atteso...

Schultz                          - E tutte le tue speranze, le tue promesse, le tue ricerche...?

Erckmann                      - (mostrando ad entrambi giornali e riviste che toglie da una borsa di cuoio) Guardino qui: di­scussioni, opinioni, previsioni. L'attesa è grandissima! (Legge qualche titolo di articolo) «L'anima che ritor­na », « La nostra sopravvivenza »!

Schultz                          - (affettuoso) Caro Sand... che cosa è avve­nuto? Ti scongiuro...

Erckmann                      - Sarebbe la fine della più luminosa con­quista spirituale... Vi chiedo io pure: che cosa è avve­nuto?

Sand                              - E' avvenuto che... ho errato, che mi sono in­gannato...

Erckmann                      - Non lo posso credere... Il Consiglio di Norimberga non lo crederà...

Sand                              - Io non debbo illudermi... né illudere... Sono un galantuomo... Qualunque esperimento corre l'alea di non riuscire... Il mio non è riuscito... La certezza ei è tramutata in sfiducia... Lo scienziato è stato tradito: ecco tutto.

Erckmann                      - (guarda Schultz, riguarda Sand; è perplesso, rattristato) Consentitemi, professor Sand, di non rife­rire a Norimberga queste dichiarazioni...

Sand                              - Grazie, Erckmann... però non sperate...

Schultz                          - (a Sand) Tu sei alterato...

Sand                              - Oramai... mi vedrai così... sempre! (Conge­dandosi) Ad ogni modo, Erckmann, vi sono grato del ricordo e della visita... Ciao, Schultz. (Via).

Schultz                          - (scruta l’impressione di Erckmann con ango­scia; indi, per un impulso) Sino a questo punto non lo prevedevo!

Erckmann                      - Evidentemente siamo davanti ad un col­lasso... Capita agli studiosi... Una contrarietà, una diffi­coltà, un dolore... che si ingrandiscono a dismisura...

Schultz                          - C'è, c'è il dolore! C'è la causa! Lei ha fatto attenzione? Ha gridato: «Lo scienziato è stato tra­dito »!

Erckmann                      - Già... tradito! Da chi?

Schultz                          - Da chi lo doveva sicuramente tradire! (Confidenziale, ad un orecchio) E' sposato...

Erckmann                      - Ah?! E' giovane la signora?

Schultz                          - Ventitré anni di differenza...

Erckmann                      - Ma lui era felice?...

Schultz                          - Felice? Pazzo di felicità: otto giorni e detto e fatto! Un fulmine! Guardi lei se le donne s'ac­chiappano come i fulmini! Fu quando propose la rela­zione per Cottinga, quando proclamava di tenere la vit­toria in pugno... Sette mesi fa...

Erckmann                      - Sette mesi... eh... purtroppo... per certi matrimoni valgono sette anni...

Schultz                          - (balenandogli un proposito) Ma io lo sal­verò! Io so come e dove colpire!

Erckmann                      - Vi saremmo riconoscenti tutti...

Schultz                          - Glielo garantisco!

Erckmann                      - Io resto a Vienna tre giorni...

Schultz                          - Arrivederci prestissimo     - (stringe la mano ad Erckmann dopo averlo accompagnato al limite della terrazza. Erckmann si allontana nel giardino. Schultz è eccitato, ma con la fiducia di un uomo che ha presa una deliberazione irrevocabile).

Cameriere                      - (dalla sinistra).

Schultz                          - Il professore?

Il Cameriere                  - Nel suo studio...

Schultz                          - Il signor Klaster?

Il Cameriere                  - Sta scendendo adesso.

Schultz                          - Benissimo!... Avvertite il professore che gli devo parlare...

Il Cameriere                  - Va bene. (Via).

Klaster                          - (fa per attraversare la scena).

Schultz                          - (gli sbarra il passo) Sono perfettamente informato!

Klaster                          - (indifferente, ritenendo che alluda al congedo impostogli da Sand ed al proprio rifiuto) Lo sup­pongo!

Schultz                          - E' uno scandalo!

Klaster                          - Non mi pare...

Schultz                          - Ne va dell'onore e dell'avvenire del pro­fessor Sand!

Klaster                          - Non esageriamo...

Schultz                          - Ed è in questo modo che corrispondete ai benefici avuti?

Klaster                          - Rettifichi, rettifichi... Niente beneficenza! Io sono venuto qui per una missione...

Schultz                          - Siete di una spudoratezza inconcepibile!

Klaster                          - Secondo i punti di vista...

Schultz                          - Secondo il mio, dovete immediatamente sparire!

Klaster                          - Già, sparire... ma è la forma che mi in­dispone. L'ho detto poco fa anche al professor Sand...

Schultz                          - (trasalendo) Ah?! A lui! Lui stesso?! Povero Sand!!!! Tanto meglio: allora la decisione del professor Sand coincide con la mia!

Klaster                          - Coincide! Ma anche a lei come al pro­fessor Sand, rispondo: così di punto in bianco, io non parto!

Schultz                          - Che vorreste? Vi si trattasse coi guanti? Vi si dicesse «grazie tante»?

Klaster                          - Se non « grazie tante » almeno « arri­vederci »...

Schultz                          - Arrivederci? Arrivederci qui dentro, nella casa che avete insidiata?

Klaster                          - (una risata; poi, beffardo) Ah! Perché an­che lei avrebbe raccolte certe chiacchiere... che mi lu­singano...

Schultz                          - Chiacchiere?! (aggressivo) Voi siete l'a­mante della signora Sand!

Klaster                          - (accentuatamente ironico) Be', sono schiet­to: ammetto di aver fatto di tutto per esserlo...

Schultz                          - (indignatissimo) Ed io farò di tutto perché entro stasera siate di qui molto lontano...

Klaster                          - Stasera!? Lei è anche più perentorio del professor Sand...

Schultz                          - Io sono di uno stampo anche più antico e rigido del professor Sand. E se mi propongo uno scopo non v'è difficoltà che mi faccia indietreggiare!

Klaster                          - Io uscendo di qui vado per l'appunto a cozzare contro molte difficoltà... Arrischio tutto... è l'i­gnoto!

Schultz                          - (da furbo) Ho capito! Ne fate una que­stione economica...

Klaster                          - Più esattamente... io lascio una posizione economica...

Schultz                          - Siamo pratici: avete molte pretese?...

Klaster                          - Vedo che cominciamo a ragionare...

Schultz                          - Un mercato immondo.

Klaster                          - (non comprendendo) Quanta suscettibilità, signor Schultz...

Schultz                          - (per tagliar corto) Dunque...

Klaster                          - Prima c'è il viaggio... poi l'attesa di un assestamento... di un'occupazione... Tutti sanno guidare... i tempi sono tremendi...

Schultz                          - Avrete entro un'ora duemila scellini li­quidi. Ad una Banca di Kiel ne troverete, al vostro nome, altrettanti...

Klaster                          - Due e due: quattro... E' una magra spe­culazione... tanto più se... come ha proclamato lei, ne va di mezzo anche il cuore...

Schultz                          - A questo proposito, preciso che dovete andarvene senza addii... senza congedi... alla cheti­chella...

Klaster                          - Potrò almeno salutare lei?... (stenden­dogli la mano).

Schultz                          - (non vorrebbe; quindi, con sforzo, conce­dendogli la sua, ma voltando la faccia) Buona for­tuna...

Klaster                          - Il mondo è così piccolo... (Andandosene) Ci si può incontrare. (Via).

Schultz                          - (fa un gesto che vorrebbe dire: «Alla larga », tuttavia è sollevato; anzi è lieto e con lietezza accoglie Sand che proviene dalla villa).

Sand                              - Mi cercavi...

Schultz                          - Sì, ti cercavo...

Sand                              - Volevi dirmi?...

Schultz                          - (è incerto, non riesce ad affrontare l'argo­mento di primo acchito; elude la risposta) Volevo meravigliarmi pel trattamento che hai usato al dottor Erckmann...

Sand                              - Gli ho detto la verità! Come dovevo trat­tarlo? Mentendo?... Con l'abisso in cui sprofondo...

Schultz                          - Povero Sand... (Decidendosi) Domani sarà tutto finito. Klaster parte... definitivamente...

Sand                              - (senza dare importanza) Gli ho ordinato io, di fare le valigie!...

Schultz                          - Lo so... e, in fondo, ti ammiro. Sei un forte! Io, nei tuoi panni, non avrei tanto resistito...

Sand                              - Besistere a che? Perché? Quando tutto si sgretola... quando tutta la tua fiducia si sfascia dinanzi ai tuoi occhi...

Schultz                          - Comprendo... comprendo... Ma da do­mani, potrai ricominciare...

Sand                              - (amaro) Che cosa?

Schultz                          - I tuoi studi, le tue indagini, le tue ri­cerche...

Sand                              - Se appunto i miei studi, le mie ricerche sono crollati...

Schultz                          - Tutto si ricostruisce...

Sand                              - Non si ricostruisce sul niente...

Schultz                          - Intanto ricostruirai la fede, la serenità... (Pausa, poi, affettuoso) E lei pure ti aiuterà, ti spro­nerà... come la volevi, come la sognavi. Anzi, se per­metti, ti darei un consiglio: perdonare, subito, perdo­nare...

Sand                              - Perdonare?...

Schultz                          - Lo devi: sono convinto che lei è stata trascinata inconsciamente...

Sand                              - (con sorpresa) Inconsciamente?! Carla?! Dove? Come? Perché?...

Schultz                          - Perché lei, così delicata... e lui, così rude... non potevano essere degli amanti ideali...

Sand                              - (sgranando gli occhi per una stupefazione an­siosa) Carla?! Klaster?! Amanti?!... Che cosa fan­tastichi? Che hai detto? Che sai?...

Schultz                          - Quello che sai tu...

Sand                              - (incalzando) Io? Io? Ti scongiuro... Amanti? Chi te l'ha detto?

Schultz                          - Lui stesso.» me l'ha confermato...

Sand                              - Quando, quando?

Schultz                          - Poco fa... qui... l'ho chiuso in una mor­sa... gli ho imposto d'andarsene.

Sand                              - (febbrilmente) E lui se ne va? Sei certo che se ne va?...

Schultz                          - Figurati! Ho usato un argomento per­suasivo: sborso del denaro!...

Sand                              - (investendolo) Del denaro?! (Pausa). Ma no... senti... O tu ti burli di me e non è vero niente che siano amanti... oppure lo sono, e tu sborsi del denaro per la mia rovina.

Schultz                          - (rimbeccandolo, offeso) La tua rovina? Io ti libero, io ti salvo, io allontano l'amante di tua moglie...

Sand                              - (frenetico) Non dirlo...

Schultz                          - Forse ti strazio...

Sand                              - Mi strazi, se Klaster parte, se sparisce... Bi­sogna chiamarlo, trattenerlo, ad ogni costo.

Schultz                          - (al colmo dello sbigottimento) Questa è pazzia!

Sand                              - Non è pazzia... è la felicità, è la vittoria! Ed io che disperavo?! Non mi inganni, Schultz?...

Schultz                          - Loro, ti hanno ingannato...

Sand                              - Mi ridanno la vita! Andrò a Cottinga... Avrò la pro-va, strabilierò tutti!... Sapessi, Schultz, non potevi offrirmi una consolazione maggiore... (suona il campanello).

Schultz                          - (è annichilito. Guarda e considera Sand con la compassione che si ha per un demente) Chi vuoi?

Sand                              - Voglio Klaster... Non deve partire...

Il Cameriere                  - (compare).

Sand                              - Chiamatemi subito il signor Klaster...

Il Cameriere                  - Il signor Klaster è in giardino... credo cerchi la signora...

Sand                              - Ah! La signora?... (Congeda il cameriere con un gesto. Il cameriere si ritira. Sand congetturando tra se) Infatti... le comunicherà che parte... che è ob­bligato a partire... lei lo supplicherà di restare...

Schultz                          - No... Klaster mi ha garantito...

Sand                              - Io vedo giusto. Tu sapessi come vedo giu­sto!... (Riprende la congettura) Lo scongiurerà... pian­gerà... arriverà alla disperazione... (Ai dinieghi di Schultz) ... certo alla disperazione... E forse, bada, il tuo inter­vento sarà stato provvidenziale... affretterà la tragedia...

Schultz                          - Che tragedia?

Sand                              - (energico) Ci sarà! Bisogna che ci sia! E' inevitabile!

Schultz                          - (turbato) Una tragedia?...

Sand                              - La stessa tragedia...

Schultz                          - Mi fai paura...

Sand                              - . Tu sai chi è Carla?

Schultz                          - (stupito) Tua moglie!

Sand                              - La mia prima moglie! P Alda, ha la sua anima! La vita e la morte non sono che un processo di osmosi, non sono che un trapasso, in un diverso corpo, del medesimo spirito...

Schultz                          - Le tue teorie...

Sand                              - . E per le mie teorie lo spirito non cambia. Può deviare, non mutare! E' infallibile...

Schultz                          - E che c'entra la tua Alda?...

Sand                              - Vuoi il grande segreto?... (Parlandogli con solennità) La mia Alda dopo sette mesi mi ha tradito, si è innamorata, si è uccisa...

Schultz                          - E Carla?

Sand                              - Come vedi, Carla... mi tradisce, si è innamo­rata, si ucciderà. La rivelazione, la prova, la documenta­zione di Cottinga: eccole!

Schultz                          - (le parole di Sand lo hanno gettato come in uno stato ipnotico. Prima dubita, poscia gli crede. Biascica tra sé) Infatti: la seconda, come la prima, ti tradisce...

Sand                              - (conferma) ...e come la prima si ucciderà!

Schultz                          - (è terrorizzato; tuttavia cerca di reagire) Ma... Noi lo dovremo impedire... qualcosa dovremo fare...

Sand                              - Niente! Non c'è niente da fare! Noi chia­miamo destino tutto ciò che avviene d'imponderabile, di inspiegabile... Viceversa, ecco che cosa è il destino: una verità rivelata! Noi stessi che riviviamo e che ci ripe­tiamo, nel tempo e nello spazio, nelle stesse condizioni e nelle stesse circostanze. Questo è il destino. Noi siamo impotenti a mutarlo...

Schultz                          - (tra sé, con orrore) Si è uccisa? E come si e uccisa?.

Sand                              - Il modo, il mezzo, non importano... Si è uccisa…..

Schultz                          - (c. s.) E lei... lei pure? (Volendo ribellar­si) Ma tu... io... noi ora sappiamo. Saremmo i complici di un delitto... saremmo noi, gli assassini...

Sand                              - (macchinalmente) Destino!

Schultz                          - Si va da lei... da lui... si tenta, si previene...

Sand                              - (convinto) ...Destino...!

Schultz                          - La tua crudeltà di scienziato distrugge l'uomo...

Sand                              - Lo scienziato può prevedere, l'uomo non può prevenire...

Schultz                          - (con affanno) Non può?... Non può?

Sand                              - (c. s.) Destino!

Schultz                          - Sand... Sand... io non voglio rimorsi...!

Carla                             - (irrompe ilare dal giardino. Schultz più di Sand la fisserà con occhi spaventati, trepidi, ansiosi) Sand,.. quel dottore d'oggi non è ancora partito...

Sand                              - Erckmann?

Carla                             - Ha perduto l'autobus per Vienna e dovrà aspettare sino alle diciannove.

Sand                              - (a Schultz) E' una fortuna... Gli parleremo... Vieni, lo raggiungiamo...

Carla                             - Passeggia oltre il cancello, sulla scarpata...

Schultz                          - (non distogliendo lo sguardo da Carla) Vai tu... tu... io rimango. (Sand esce).

Carla                             - Mi auguro, signor Schultz, che rimanga come una volta...

Schultz                          - (imperioso verso se stesso) Adesso... «de­vo » rimanere!

Carla                             - Con la promessa, però, di non farmi mai il broncio...

Schultz                          - (di scatto, con tenerezza) Oh, no..,, io le voglio bene, tanto bene...

Carla                             - (ridente)     - i Oh! Che bene repentino!

Schultz                          - E' un bene di protezione...

Carla                             - La prendo in parola. Accetto. (Alla zia che oppure coli'immancabile lavoro a maglia) Sai?! Una novità. Il signor Schultz da stasera mi vuol bene e mi protegge...

Prebitz                           - Finalmente! Lo meritavi!

Carla                             - Tuttavia, non mi fido. Lo aspetto alla prova, signor Schultz... Purehè non sia giunto troppo tardi...

Schultz                          - (allarmato) Come? Perché troppo tardi? Si spieghi...

Carla                             - (con una risata) Dio mio, l'affetto lo fa diven­tare pedante... (Fa per andarsene).

Schultz                          - (preoccupato) Dove va?

Carla                             - Vado a godermi l'ultimo sole. Deve essere il più bel tramonto di questa estate...

Schultz                          - (messo anche1 più in allarme) Ma no... do­mani sarà migliore...

Carla                             - Ah! Domani? (Scherzosa) Lei è sicuro del domani?

Schultz                          - Io sì!

Carla                             - Io no!

Schultz                          - (comandando) Resti qua!

Carla                             - Oh! Oh!... Per darmi la prima prova, mi vuole subito imprigionare?...

Schultz                          - Vengo anch'io...

Carla                             - Grazie, ma io corro, salto... Posso dirle ar­rivederci... Non si sa mai... (Via allegra).

Schultz                          - (alla signora Prebitz) Ha sentito? « L'ul­timo sole...», «il più bel tramonto»...?

Prebitz                           - Fa bene a goderselo...

Schultz                          - Ha detto anche: «domani»... «chi è si­curo del domani »?

Prebitz                           - L'ho allevata io! Sempre badare all'oggi!

Schultz                          - E quel saluto? Lei non ha fatto caso a quel saluto? «Non si sa mai!». Oscuro, misterioso... bisogna sorvegliarla!

Prebitz                           - (meravigliata) Sorvegliare Carla, alla sua età?!

Schultz                          - Appunto, un'età pericolosa... Certi squi­libri improvvisi...

Prebitz                           - (insorgendo) Squilibrato sarà lei!

Schultz                          - Mi offenda... non importa! Purché noi ci uniamo in un'opera di salvezza...

Prebitz                           - Rimugina ancora certi suoi sospetti?...

Schultz                          - (supplice) Lei deve essere la mia alleata...

Prebitz                           - Guarisca dalla sua idea fissa...

Schultz                          - Creda, questa è un'idea nuova...

Prebitz                           - Ingiuriosa come l'altra?...

Schultz                          - Né io, né lei, dobbiamo avere rimorsi...

Prebitz                           - (serafica) Non ne ho, non ne avrò mai...!

Schultz                          - Eppure, se un giorno... (Due colpi di ri­voltella rintronano secchi, vicini. Schultz barcolla, im­pallidisce. Fa un gesto disperato; s'abbandona in ima poltrona; balbetta) Troppo... tar-di!?!

Prebitz                           - Che cos'ha? Si sente male? Vede... è lei che soffre di squilibri...

Schultz                          - Quei colpi... (A Sand che entra tetro, spettrale, il capo chino, tergendosi un sudore diaccio) Tu?... Tu? Hai sentito...?!

Sand                              - (cincischia) Così presto... così presto...

Schultz                          - (indicando il luogo delle detonazioni) Là... a pochi passi... Che facciamo? Forse vive...

Sand                              - (quasi a sé stesso) No... non può vivere...!

Schultz                          - (tra i denti) Allora hai vinto?...

Sand                              - (annuisce disperatamente col capo) Ho vinto!

Prebitz                           - Ma che succede? Chi ha vinto?...

Cabla                             - (entra di corsa, giuliva, spezzando quell'atmo­sfera burlescamente tragica. In una mano un tondino di bersaglio; nell'altra una rivoltella. Grida) Guardate! Che mira! Con due colpi ho fatto un centro e un nove! (Sorpresa di quelle due facce stravolte) Be'! Che avete? Perché mi guardate così? Avanti: voglio un evviva ed un applauso! (Squilla gioconda la risata di Carla sui volti stralunati di Sand e di Schultz).

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

 (Tre mesi dopo. La scena può essere quella del primo atto).

Bruchard                       - (seduta al tavolo sta ultimando un tele­gramma).

Fritz                              - (un cameriere di mezza età; giacca colorata da divisa. E' in piedi, attende).

Bruchard                       - (consegnando). Fate questo telegramma per Zagabria... subito.

Fritz                              - (prende il telegramma e obbietta) Va bene-pero... chi rimane in anticamera?

Bruchard                       - Non preoccupatevi e fate presto...

Fritz                              - Devo dire che tra le mie mansioni non era stata contemplata quella del fattorino...

Bruchard                       - Siete al servizio del più illustre animo-logo e... vi basti! Dovete sentire l'onore di servirlo in ogni modo... Come lo sento io!

Sand                              - (entra dalla destra. Non avrà più la vivacità degli atti precedenti. E' svuotato, quasi timido: combattuto tra le soddisfazioni del successo e la costernazione per le cause che lo hanno determinato).

Bruchard                       - (in piedi, ossequiente) Professore...

Fritz                              - (intimidito: s'inchina. Via dalla comune).

Sand                              - (alla Bruchard, affinché risieda) Prego-prego...

Bruchard                       - Professore... alle quindici era atteso al Circolo scientifico. Hanno telefonato due volte...

Sand                              - Andrò... andrò...

Bruchard                       - Poi... alle diciassette... c'è l'Accademia... Oh, vorrei esserci anch'io, se permette... Sarà una nuova consacrazione...

Sand                              - ... o un'altra commemorazione!

Bruchard                       - Professore... Si commemorano i morti... e lei è vivo e tanto celebrato...

Sand                              - Troppo celebrato...

Bruchard                       - Ha documentato e rivelato una verità per la quale ha sacrificato quasi tutta la vita...!

Sand                              - (di scatto). Ma, adesso, sa lei che cosa sto sa­crificando... adesso?

Bruchard                       - (imbarazzata) Forse... un po' di tran­quillità... Si rivolgono tutti a lei...

Sano                              - Fosse soltanto la tranquillità... (Con sfogo) Io... io... che ricerco le anime degli altri ho perduto la mia! Sa lei che significa aver perduta, schiacciata, uccisa la propria anima? Lo sa lei?

Bruchard                       - Professore... io non capisco...

Sand                              - Già, lei non può capire... (Per uscire) Andrò al Circolo. Quanto a Michele...

Bruchard                       - E' andato dal Borgomastro...

Sand                              - Quella risposta mi preme... molto mi preme...! Arrivederci. (Via dalla comune).

Bruchard                       - (osserva il professore che esce; scrolla il capo, scrive. Poi, forma un numero al telefono. Parla: sostenuta e caricata come fosse insuperbita dalla fama del professor Sand. Sempre si darà del tono) Hotel Bristol? La contessa Winckerl? Non c'è? Non importa! Abbia la cortesia d'informarla che il professor Sand la potrà ricevere soltanto nel pomeriggio di domani, alle quindici. Va bene? Ottimamente. Grazie.

Prebitz                           - (dalla comune, veste a mezzo lutto. Prima fa capolino; indi si avanza con cautela) Oh, parlerò, finalmente, con qualcuno...

Bruchard                       - Con me può sempre parlare...

Prebitz                           - Lei sa bene con chi vorrei parlare, io! E' stato o non è stato mio genero, il professor Sand? Quindi non mi spiego questo trattamento...

Bruchard                       - Creda, signora, il professore conduce una vita impossibile... conferenze, riunioni, visite, consulti...

Prebitz                           - Lo so, Io so che è diventato un grande uomo! Famoso... celebre... Ma si degni di ricevere, una volta tanto, quella che fu sua suocera... Morta la povera Carla, io fui trattata peggio che un'appestata...

Bruchard                       - Sia serena... capirà...

Prebitz                           - In fondo, il mio dolore vale il suo... il suo... perché, sa, io l'ho giurato allora e lo giurerò sem­pre! La povera Carla si è annegata nel Danubio o per pazzia o per disgrazia... tutto il resto non è che calunnia...

Bruchard                       - Signora, io non giudico... come sempre, io obbedisco a degli ordini...

Prebitz                           - Ebbene, le dirò io da chi provengono gli ordini di non farmi avvicinare al professore!

Bruchard                       - Prego... (All'apparecchio che chiama) Allò... Allò... Sì... Vienna... studio professor Sand... Lei parla con la segretaria... Sì? Domani mattina alle undi­ci... Io prendo nota, ma non prendo impegni... Allò... scusi... obbedisco a degli ordini... (ha terminato la co­municazione, segna un appunto). Vede... ogni giorno così... Tutta Europa... adesso telefonavano da Monaco... un consulto per domani... E per domani ne tiene già dieci... Mi dica lei come può pensare ad altro...

Prebitz                           - Oh, ad altro... ci pensa per lui... là... il suo mecenate... Lo so', io! Il signor Schultz! Che si è gonfiato della gloria di mio genero! E gli ordini di non farmelo avvicinare, di farmi sparire dalla vita del professore, vengono da lui...!

Bruchard                       - No, no, ci vorrebbe una causa...

Prebitz                           - La causa c'è! Io non voglio credere alla colpevolezza di Carla e lui ci giura! Ho parlato con Schultz, una volta, dopo la tragica scomparsa... Mi ha ac­colta con un terrore rabbioso...

Bruchard                       - Signora...!

Prebitz                           - Oh, ma io presto ritornerò qui da pa­drona! Prestissimo! Magari domani, forse oggi! (Acco­standosi alla Bruchard, misteriosamente) Io porterò la prova, e che prova!, dell'innocenza di mia nipote. Tan­gibile! Viva! L'aspetto da un momento all'altro! Vedre­mo, allora, la faccia di quel mecenate... la vedremo...

Bruchard                       - (mentre la signora Prebitz parlava, si è av- j vicinata alla porta come intimorita che qualcuno po­tesse udire e considerare profanata l'austerità del luogo) Prego, prego, questo è un luogo di studio e di rac­coglimento! (Congedandola, aprendo la comune) Vi è gente che aspetta... (La signora Prebitz esce, indignata, mentre risquilla il telefono).

Prebitz                           - (sulla soglia) Vado... ma torno! Altro che, se torno! E giù il cappello... tutti! (Via).

Bruchard                       - (all'apparecchio risponde) Allò, allò... Sì, del professore Sand... Ah, lei è arrivato da Bruxelles? Doveva avvertire, signore... Oggi no, impossibile... Do­mani? Provi. (Riappende il ricevitore e fa una anno­tazione).

Garden                          - (giovane, carina, veste benino, scilinguagnolo sciolto. Mentre la Bruchard parlava al telefono ha sbir­ciato dalla comune, poi è avanzata) Scusi...

Bruchard                       - Chi cercava?

Garden                          - Nessuno... non cercavo nessuno...

Bruchard                       - Come nessuno... e allora?

Garden                          - Allora... appunto perché non c'è nessuno, sono entrata...

Bruchard                       - (severa) Lei sa dove si trova?...

Garden                          - _ Perbacco- se lo so...! E' un mese che pro­getto di venirci... e non ho mai avuta la forza di de­cidermi...

Bruchard                       - Signorina, vuole decidersi di dire a me ciò che vuole?

Garden                          - Oh, a lei lo dico subito!... Non desideravo che questo: parlare con qualcuno che non fosse il pro­fessore, ma vivesse accanto al professore... Volevo anch'io un consulto...

Bruchard                       - I consulti non li concede che il profes­sore...

Garden                          - Il professore bisogna pagarlo e chissà quanto... ed io posso spendere poco... Ma se anche lei non è il professore, io mi accontento lo stesso... Tanto gli assistenti dei professori ne sanno quanto i professori e si risparmia...

Bruchard                       - (aspra) Io non sono l'assistente, sono la segretaria...

Garden                          - Meglio ancora... la segretaria!... Ne cono­scerà anche i segreti... (Avvicinandosi a voce bassa) Tre mesi fa, io ho avuto un bambino...

Bruchard                       - Beata lei...

Garden                          - No... beata... preoccupata, molto preoccu­pata, perché vorrei sapere di chi è figlio...

Bruchard                       - (secca) Sarà suo e di suo marito...

Garden                          - Io non ho marito...

Bruchard                       - Il bimbo avrà bene un padre...?!

Garden                          - Faccia conto che non l'abbia... Altrimenti non sarei venuta qui, dal professore famoso...

Bruchard                       - (anche più seccamente) Qui non si ricer­ca la paternità biologica, si ricerca la continuità spiri­tuale. Lei fu tratta in inganno...

Garden                          - (non è persuasa; dalla borsetta estrae un fo­glio) Eppure guardi...! Mi hanno persino informata che bisogna segnare il giorno, l'ora, il minuto primo e quello secondo di quando una creatura è nata... perché loro possano poi indagare... La supplico, indaghino anche per me...

Bruchard                       - Le ripeto: questo non è un istituto per la ricerca della paternità. Qui si ricerca la continuità delle anime!

Garden                          - (protestando) Anche mio figlio ha un'a­nima...!

Bruchard                       - Non ne dubito! Ma lei vorrebbe attra­verso l'anima accertare, soprattutto, l'identità del corpo che non sa di chi sia...

Garden                          - Lo so, così... per approssimazione... Però, lei sia buona, mi comprenda e non mi confonda con l'anima e con il corpo...

Bruchard                       - Le dico per l'ultima volta che se de­sidera un consulto per rintracciare l'origine dello spi­rito di suo figlio, venga pure, ma se vuole un consulto per garantirsi, invece, dell'origine del corpo, non spre­chi tempo e denaro...

Garden                          - (riflette) Mi dica: se io chiedessi un con­sulto per tutte e due le cose, si potrebbe ottenere una riduzione...?

Schultz                          - (dalla comune: veste in tait, reca un pacco, è raggiante) Che edizione magnifica! (Scorgendo la Garden) Che c'è?

Bruchard                       - E' una signorina che ha sbagliato indi­rizzo...

Garden                          - (a denti stretti, borbotta uscendo) Va be­ne... mi scusino...

Schultz                          - (apre l'involto, mostra quattro o cinque vo­lumi: alcuni rilegati con pelle di lusso) E Sand? Come sarà felice... Il libro della rivelazione! (Legge il titolo) « La sconfitta della morte - La nostra eternità »... L'idea di stamparlo è mia... io ho sempre delle idee ottime! Oggi c'è il ricevimento all'Accademia di studi psichici e faremo la prima distribuzione...

Bruchard                       - Il rapporto di Cottinga fu giudicato un capolavoro di verità sperimentale...!

Schultz                          - Ed è per questo che andava stampato e diffuso! Che mai?! A dar retta a Sand lo si sarebbe confinato in un archivio! Non si deve mai essere avari quando si può far del bene all'umanità... L'ho pubbli­cato a mie spese... Il professore?

Bruchard                       - Dovrebbe già esserci...

Schultz                          - Novità?...

Bruchard                       - Un appuntamento per domani da Mo­naco... un altro signore arrivato da Bruxelles...

Schultz                          - Oggi no, oggi non deve ricevere... Gior­nata di tranquillità, perché giornata di onori...

Bruchard                       - Purché li accetti...

Schultz                          - Oggi, li accetterà... Niente discorsi, niente conferenze... Si distribuisce la relazione di Cottinga... la si dà per letta... gli sì battono le mani e lo si festeggia...

Bruchard                       - Mi pare, signor Schultz, che siano pro­prio le feste che il professore evita con orrore...

Schultz                          - Ma che orrore!... E' tuttora frastornato... Dio mio, è logico... Prima, quel po' po' di lutto... poi quel po' po' di gloria, e quale gloria... e tutto ciò in ap­pena tre mesi!

Bruchard                       - Si direbbe che la gioia dello scienziato non compensi il dolore del marito...

Schultz                          - Il dolore? Ma se si era sposato proprio per la ricerca di questa gioia e di questo dolore, legati e inevitabili, com'è inevitabile il giorno dopo la notte?!.. Diamine, signorina, la si direbbe una profana della sco­perta del professor Sand!

Bruchard                       - Mi perdoni... Ma anche oggi, l'ho tro­vato così strano... quasi sconvolto...

Berthelet                       - (un singolare tipo di esaltato. Entra col bavero del cappotto alzato, il cappello sugli occhi, una borsa di cuoio. E' trafelato e sospettoso; sì guarda in­dietro quasi avesse il timore di essere inseguito) Il professor Sand? Voglio il professor Sand.,.!

Bruchard                       - Il professor Sand non c'è... Poi è do­vere farsi annunciare...

Berthelet                       - Ho altre preoccupazioni, io! (Disilluso) Non c'è? Non c'è? (Deciso, a Schultz) Senta, lei che è un uomo, mi aiuti, dia fuori un'occhiata...

Schultz                          - Fuori? Dove?

Berthelet                       - Fuori, sul pianerottolo, sulle scale... Mi assicuri che non c'è nessuno, che non mi segue nessuno...

Schultz                          - Ma lei chi è? Un ladro, un ricercato...?

Berthelet                       - Sì... ricercato da un mandato di cattura...

Bruchard                       - Dio! Lei?!...

Schultz                          - E si ripara qui dentro?...

Berthelet                       - Non solo mi riparo, ma ci starò, qui dentro! Sono arrivato appositamente da Basilea...

Schultz                          - Per rifugiarsi nello studio del professor Sand?...

Berthelet                       - Precisamente! Nello studio del profes­sore Giulio Sand ed averne difesa e tutela!

Schultz                          - Ma lei sa chi è il professor Sand?

Berthelet                       - Io? Altro, se lo so! Un grande scien­ziato, al quale io devo la massima gioia della mia vita!.,. Ma la signorina... lei... lei dovrebbe sapere chi sono io! Un mese fa sono venuto qui due volte, per due colloqui... e pagati cari. Mi ricorda?

Bruchard                       - (ricordando) Sì... forse...

Schultz                          - (alla Bruchard) Lei conosce questo in­dividuo...?!

Berthelet                       - Il ragioniere Renato Berthelet!

Bruchard                       - Già... mi pare... quel signore svizzero... che ha trovato la « coincidenza » del proprio figlio con quello del console dell'Argentina a Basilea... Adesso, rammento...

Berthelet                       - Esatto! Sono io! Ed il figlio del console dell'Argentina è mio figlio, è il mio Adolfo, morto due anni fa, a Ginevra, e rivissuto nello stesso istante a Basilea! Il professor Sand non si è sbagliato. Meravi­glioso!

Schultz                          - E allora, di che ha paura, perché è scap­pato?

Berthelet                       - Perché? Perché quel figlio che mi appartiene... io l'ho rapito! Era mio, e non potevo la­sciarlo ad altri! Il mio Adolfo! Lo stesso volto, gli stessi capelli biondi, anche gli stessi occhi...! Adesso piuttosto scuri, ma diverranno azzurri come i suoi!

Schultz                          - E lei... lei... ha compiuto un ratto?!...

Berthelet                       - Legittimo, mi pare!... E quei vili mi hanno denunciato... son dovuto fuggire... ho fatto in tempo a passare la frontiera... Ah! Ah! Ma mio figlio è al sicuro! Non dubiti, non lo riavranno, neanche se riuscissero a prendermi e relegarmi in galera...!

Schultz                          - Sicuramente... lei finirà in galera!

Berthelet                       - Intanto, prima di mandare in galera me, i giudici dovranno fare i conti col professor Sand!

Schultz                          - Piano, piano... che cosa c'entra col ratto i! professor Sand?...

Berthelet                       - Se il professor Sand non identificava mio figlio, io, quel figlio non lo rubavo... Dunque...

Schultz                          - Dunque le dichiaro che il professor Sand è uno scienziato, un illustre scienziato, e non sarà mai responsabile delle sue colpe... dei suoi pasticci!

Berthelet                       - Pasticci?! Colpe?! Badi che lei mi obbliga a ricorrere ad un legale... a citare per legge il professore...

Schultz                          - Ricorra pure a tutti i legali di Vienna...

Berthelet                       - Sta bene... allora il professore farà i conti col più celebre avvocato viennese... ne ho l'indi­rizzo... avvocato Muller... E vedremo chi sarà il respon­sabile... (Via).

Schultz                          - (è irritato; alla Bruchard) Ha sentito? Ha sentito? Quello è un pazzo...

Bruchard                       - Aveva un'aria da spiritato...

Schultz                          - Supplicano dei consulti... se ne vanno felici... creano delle complicazioni... compiono dei mi­sfatti... e poi... poi... chi dovrebbe andar di mezzo? Il professor Sand! E' inaudito!

Bruchard                       - Davvero, è incredibile!

Schultz                          - Oh! E' meglio tagliar corto subito a simili assurdità... subito... (Va al telefono per formare un numero).

Bruchard                       - A chi telefona, signor Schultz?

Schultz                          - Alla polizia... Faccio acchiappare quello svizzero. Sarà una prima lezione...

Bruchard                       - No, ci pensi... è un esaltato... Il profes­sore non lo farebbe...

Schultz                          - (incerto) No? No?!... (Depone il ricevi­tore. Vede la signora Prebitz. Ancora più infuriato) To'... adesso... proprio adesso!...

Prebitz                           - (spalanca la porta; è molto più spavalda e decisa. Dietro le è Klaster con indosso un soprabito al­quanto sdruscito ed una sciarpa al collo. Però compunto e composto) Ho detto che sarei rientrata da padrona. Eccomi qua! E sia grazie a Dio che mi ha aiutato... perché non credevo di rientrarci così presto'!

Schultz                          - (con violenza) Molto presto lei sarà costretta anche ad uscire! Non ha capito ancora che qui... lei è un'estranea?!

Prebitz                           - Io ho capito che qui io ho un nemico: lei!

Schultz                          - - Un nemico?! SI! Un nemico che tutela la nuova vita di un amico!

Prebitz                           - Ed io tutelo la memoria di una morta!

Schultz                          - La miglior tutela, signora, sarebbe quella di dimenticare per sempre che sua nipote è stata la moglie del professor Giulio Sand!

Prebitz                           - Dimenticarla?!... Difenderla!

Schultz                          - Si spieghi! Contro chi?

Pbebitz                          - Contro tutte le calunnie con le quali fu sepolta! Era tempo che regolassimo i conti! Dio mi ha aiutata! Io ho la prova... (Con arroganza) Avanti, Kla­ster... Questo signore lo conoscono bene?!

Schultz                          - (prorompe) Signora, se lei è un'estranea, questo signore è addirittura un intruso!

Klaster                          - No, non m'insulti... io sono venuto per compiere un'opera buona...

Schultz                          - (sogghignando) Oh! E perché mai non avete pensato di compierla prima?... Avete qualche ri­morso?...

Klaster                          - Non ho rimorsi... O, se crede, ne ho uno solo: di non essermi presentato prima dalla signora Prebitz, da lei, dal professor Sand...

Schultz                          - (sbalordito) Dal professor Sand? Che cosa volevate dire al professor Sand?! «Sua moglie si è uc­cisa per me, e lei accetti le mie condoglianze »!?

Klaster                          - La signora del professor Sand non si è uccisa per me! Io non sono stato l'amante della signora Sand...

Prebitz                           - Verità sacrosanta!

Schultz                          - Menzogna inqualificabile!

Prebitz                           - (additando Klaster) C'è un documento vivente!

Schultz                          - (agitatissimo) Un documento! (Prende uno dei volumi; lo sfoglia, si arresta ad una pagina) Anche questo è un documento! Un documento che an­nienta il vostro! Pagina quarantacinque... (Legge) « Sand, ognuno nasce con la propria fatalità e tu me lo insegni: la mia doveva chiamarsi Klaster, doveva essere tragica. Vivendo ti continuerei ad ingannare, morendo confido di essere perdonata. Carla ». Questa è più che una let­tera... è un testamento! Era nella borsetta che, assieme al vestito, restò sulla riva del Danubio... (A Klaster, con livore) Avanti, su, smentitela!

Klaster                          - (serenamente) La smentisco!

Schultz                          - Voi insultate una morta!

Klaster                          - L'insulto è suo, non mio! Lei parla di colpa, io di innocenza!

Schultz                          - C'è l'originale! E' depositato all'Istituto delle Scienze! Ci credete dei pazzi, io, Sand, la morta?!

Klaster                          - Io ho un dovere da compiere...

Prebitz                           - Una riabilitazione da imporre!

Schultz                          - Capisco che la vostra coscienza sia tur­bata... ed io voglio tranquillarvi... Convincetevi, giova­notto, quanto è accaduto doveva, ineluttabilmente, acca­dere... e, se non per voi, sarebbe accaduto per causa di un altro... Dunque...

Klaster                          - Dunque io non voglio che la causa resti legata al mio nome!

Schultz                          - Al vostro o a quello di un altro... la colpa di lei, della scomparsa, resta quella che è...

Prebitz                           - (insorgendo) Io non capisco, proprio, perché lei abbia tanto interesse di spacciare la mia Carla per colpevole!... Non lo capisco! Sembra che abbia paura per la fama del professor Sand...

Schultz                          - (offeso) La fama del professor Sand è una realtà inoffuscabile!

Klaster                          - Il professor Sand conoscerà, finalmente, anche la realtà inoffuscabile su sua moglie!

Schultz                          - (con arroganza) Non oserete smentire an­che il professor Sand?

Prebitz                           - Oseremo illuminarlo una volta per sempre!

Schultz                          - Cioè, imbrogliarlo...

Klaster                          - C'è di mezzo la sua dignità...!

Schultz                          - Voi osate parlare della sua dignità?! Voi?! (Incollerito) Signorina Bruchard, che sia l'ultima volta che questa gente varca quella soglia!...

Klaster                          - Questa gente...?!

Prebitz >                       - Non le riconosco il diritto di cacciarci!

Klaster                          - Non siamo in casa sua!

Prebitz                           - (vedendo entrare Sand) Ecco in casa di chi siamo... (Facendosi incontro al professore) E' casa sua, questa?

Sand                              - (assorbito, immagato) Già... che io sappia!...

Schultz                          - Cacciali via tu, allora! Sono venuti a col­pirti, ad ingiuriarti!

Klaster                          - Non è vero, professore! Sono venuto a distruggere un'infamia! Sua moglie non è mai stata la mia amante!

Schultz                          - Hai sentito? (A Sand) Vogliono smentire te, vogliono smentire questa lettera... (gli pone sotto lo sguardo il libro aperto).

Sand                              - (fantomatico) Smentire? Che cosa? In che modo?...

Schultz                          - A parole... a parole...

Klaster                          - Non più a parole... Lettera contro let­tera... (A Sand) L'ho tenuta per lei... (Dalla tasca estrae un foglio) La signora Sand si è gettata nel Danubio nel pomeriggio del ventisei settembre... io ho lasciato Vien­na... (a Schultz) ... ed ho obbedito alle sue imposizioni la mattina del venticinque. Questa lettera mi è stata re­capitata la sera del ventiquattro... Gliela leggo, profes­sore? (Sand non risponde. Klaster legge) « Dal momento che partite, vi auguro buona fortuna... Infine siete un ragazzone. Vi ripeto: non tradirò mio marito. Carla ». (Consegna la lettera a Sand).

Schultz                          - E' apocrifa!

Sand                              - (esaminandola inerte, stordito) E' la sua cal­ligrafia...

Prebitz                           - La sua!

Klaster                          - (a Sand) La tenga, gliela regalo. Il mio dovere l'ho esaurito. Mi ero proposto di rivendicare la verità... (Con sollievo) Ci sono riuscito... (A Schultz) E riparto a mie spese...

Prebitz                           - Piano... piano... a me non basta la riabi­litazione di mia nipote, esigo anche la mia...!

Sand                              - E vorreste?

Prebitz                           - Essere considerata come una parente rispet­tabile...

Klaster                          - Professore, arrivederci.

Sand                              - (abulico, indifferente) Chissà... (Klaster e la signora Prebitz escono).

Bruchard                       - (a Schultz) Io vado a prepararmi. Voglio esserci anch'io all'Accademia. (Via).

Schultz                          - (subito, esacerbato, aggressivo, inveisce) Sand! Sand! Non ti sbalordisce, non ti meraviglia tutto questo?

Sand                              - (impassibile) Non mi meraviglio di niente...

Schultz                          - (perentorio) Dammi quella lettera!...

Sand                              - Che vuoi farne?

Schultz                          - Stracciarla... non parlarne mai più!

Sand                              - A quale scopo?

Schultz                          - Ma è la rovina, è la distruzione di tutta la teoria che ha imposto il tuo successo! Pensaci! Ri­fletti! Ci credi tu, ci credi?

Sand                              - Se è la sua calligrafia...

Schultz                          - Ma sua, sua, è pure la calligrafia di que­sta! (Ostenta il volume).

Sand                              - Infatti, sua...!

Schultz                          - Dunque?! O è stata una mistificatrice lei... o sei un mistificatore tu! E la tua rivelazione una burletta, la tua prova suprema una buffonata... Lei non si è uccisa per amore, come l'altra... lei non ti ha tra­dito, come l'altra... lei non ha l'anima dell'altra! E* un'annegata qualunque, una suicida qualunque!... La tua eternità dell'anima che si ripete nelle coincidenze del tempo e dello spazio!?  Una burattinata!! ! Che av­verrebbe di te?

Sand                              - E se la verità fosse quella sostenuta da Kla­ster? Se la verità fosse che mia moglie non mi ha tradito...?

Schultz                          - Bella soddisfazione!

Sand                              - Una soddisfazione...

Schultz                          - (ribellandosi) Puah! Si direbbe che tu abbia adesso la vanità di non essere stato tradito! Io non capisco di fronte alla scienza e alla gloria certi egoismi...

Sand                              - Già... perché, oramai, di fronte alla scienza ed alla gloria dovrei accettare, felice, di essere un... becco ed un omicida, sia pure colposo...

Schultz                          - (protestando) Che cosa sono questi ri­morsi?

Sand                              - Un certo rimorso, un giorno, l'hai avuto anche tu...

Schultz                          - Sfido io... Allora Carla era viva ed io potevo anche non credere al suo destino!

Sand                              - E poiché ora è morta... io devo specularci sopra! Evviva Sand, il grande Sand, il famoso Sand! Tutto ciò non ti sembra...

Schultz                          - ...scientifico! Nient'altro che scientifico! L'hai dimostrato tu! Del resto la scienza non ha mai badato a certi sacrifici...

Sand                              - La scienza no, perché ha responsabilità inde­terminate. Ma nel mio caso un responsabile c'è, sicuro, preciso: io... io... io!

Schultz                          - E perché?

Sand                              - Perché se io non l'avessi sposata, Carla non si sarebbe uccisa...

Schultz                          - E se lei non si fosse uccisa tu non saresti quello che sei, non avresti la celebrità che hai e tutte le tue affermazioni sarebbero risultate inutili. Ecco: lampante!

Sand                              - E' lampante che cuore e cervello, in me, fanno a pugni!

Schultz                          - Va là, è la boxe, segreta, di tutti gli uomini. I pratici sanno come vincere. Io sono un pra­tico. Ho fatto fortuna... Pensa al trionfo d'oggi... tra poco... all'Accademia! (Prendendo un volume) E am­mira il dono del tuo amico Schultz... Guarda che edi­zione... (gli caccia il libro tra le mani).

Sand                              - (lo osserva, lo sfoglia) Giulio Sand... La rela­zione di Gottinga...

Schultz                          - Oggi ne farai un omaggio alle maggiori autorità. Scrivi le dediche principali...

Sand                              - (tra l'iroso ed il lusingato) Bella edizione... E' stata un'idea...

Schultz                          - (incalzante) Vedi, vedi che i tuoi occhi sorridono... (Chiama) Fritz... Fritz...

Sand                              - Che vuoi?

Schultz                          - Non verrai al ricevimento vestito così...?

Fnrrz                             - (dalla comune).

Schultz                          - (a Fritz) Prendete il tait nel guardaroba del professore e portateglielo in camera...

Fhitz                              - (inchino e via dalla sinistra).

Sand                              - Tu ordini... comandi... mi vesti...

Schultz                          - Io contribuisco alla tua grandezza... Ades­so scappo a sincerarmi se è arrivato anche Erckmann. Che caro... venire apposta... Torno a prenderti... e subito... Scrivi le dediche e vestiti. (Fa per andarsene; sulla soglia della comune) Oh, la prima dedica sai bene a chi spetta... (indicando se stesso) ...non ti pare? Ciao... (Via).

Sand                              - (in una mano il volume, nell'altra la lettera con­segnatagli da Klaster. Fissa il volume, fissa la lettera. Un evidente conflitto è in lui) Mah!? Questa o... questo? La verità?!

Fhitz                              - (dalla sinistra attraversa la scena; su di un braccio ha degli indumenti).

Sand                              - (di soprassalto) Che c'è?

Feitz                              - Le porto il tait, professore...

Sand                              - (di scatto) Ma che tait... ma che tait... Mi possono imbalsamare anche senza tait. Riportalo in guar­daroba...

Fritz                              - Sta bene, professore... (Rientra per In sinistra).

Sand                              - (solo, ha un senso di riposo) Auifì Imbalsa­mare!... (Entra nella camera di destra. La scena rimane vuota alcuni istanti).

Carla                             - (dalla comune. E' in vestito da viaggio, cappel­lino con veletta colorata, borsa, scarpe idem: elegantis­sima. Si fa avanti e siede e aspetta con disinvoltura, guardando la nuova foggia dello studio).

Fritz                              - (dalla sinistra, diretto in anticamera. Vede la signora, le si accosta) Signorina...

Carla                             - Come? Non c'è più la signorina Bruchard?

Fritz                              - La signorina Bruchard è momentaneamente assente...

Carla                             - E voi?

Fritz                              - Io sono il nuovo cameriere « personale » del professore, ma faccio anche servizio in anticamera...

Carla                             - Chissà quanti clienti... adesso!

Fritz                              - Molti... molti... Ma la signorina desidera?

Carla                             - Parlare col professor Sand...

Fritz                              - E chi devo annunciare?

Carla                             - Sua moglie...

Fritz                              - Scusi... ma, forse, non ho capito...

Carla                             - Dite al professor Sand che c'è sua moglie...

Fritz                              - (anche più perplesso) Mi pare... mi era stato detto... non so... che il professor Sand era vedovo... po­trei sbagliarmi...

Carla                             - (imperiosa) Non vi sbagliate se annunciate la signora Carla Sand!

Fritz                              - (è riluttante; comunque, s'accosta alla porta del professore) Va bene... (bussa, e) Professore... c'è la signora Carla Sand...

Sand                              - (di dentro) Chi c'è?

Fritz                              - C'è...

Carla                             - (imponendo a Fritz la parola) Sua moglie!

Fritz                              - (automaticamente ripete) Sua moglie!

Sand                              - (di dentro, con voce alterata) Imbecille! Che dici? Imbecille! (Controscena di Fritz. Sand spalanca la porta; vede Carla; terrorizzato) No... no! Via... via! (Invoca) Schultz... Signorina Bruchard... Fritz... quella... quella... mandala via!...

Fritz                              - Professore...

Sand                              - (come indicasse a Fritz un fantasma da scac­ciare) Sì... sì... non vedi... non vedi?...

Fritz                              - (sgattaiola dalla porta di destra, mentre parla Carla).

Carla                             - Caro Sand... non soltanto mi si può vedere-ma anche toccare... Sono io... nessun dubbio...

Sand                              - (comico nello spavento) No, no! Son finito!... E' la pazzia, la pazzia!

Carla                             - Affatto! Tu non sei né un allucinato, né un pazzo... come io non sono un fantasma      - (sì sarà appres­sata alla comune, che chiude a chiave). Nota la mia prudenza... Chiudo!... Un morto che resuscita potrebbe essere uno spettacolo!... (Ritorna in primo piano, risiede, sorridente).

Sand                              - Viva? Viva?...

Carla                             - (che guardandosi in uno specchietto s'incipria) ...e sana... tranquilla... ed anche sempre carina...

Sand                              - (cincischiando ancora le parole) E il Danubio? La tua giacca... la tua lettera... il ventisei settembre?...

Carla                             - Tutto esatto... Solamente che non si trovava il mio cadavere... Come puoi constatare, ricerche vane...

Sand                              - Allora... una finzione, un gioco, una beffa?

Carla                             - Può darsi... Tu, crudelmente, hai giocato con me... io, crudelmente, con te... Pari e patta! (Pausa).

Sand                              - (acquistando il senso del reale) Carla... Carla…io non so... se ridere o se piangere...

Carla                             - Forse, come scienziato, dovresti piangere... Capisco... Come uomo, se niente niente ti resta un po' di cuore, dovresti ridere...

Sand                              - Infatti... vedi... rido e piango... piango e rido...

Carla                             - Son vissuta anch'io per tre mesi in questa al­ternativa: tra il riso ed il pianto... Ma che fatica! Ti assicuro che sostenere l'imbroglio della vita e della morte è quanto mai stucchevole! Di qua... di là... da Gannisci» ad Ausburg, con diversi nomi... Quante volte fui tentata di riprendere il treno, varcare la frontiera, ritornare la signora Sand. Riflettevo e concludevo: no, non è ancora il momento...

Sand                              - E perché hai fatto questo... perché?

Carla                             - Perché, alla fin fine... io... ho provata una grande, un'infinita pena...

Sand                              - ... di chi?

Cabla                             - Di te, del tuo male. Tu eri un malato... un malato grave. Io volevo guarirti...

Sand                              - E per guarirmi ti sei burlata dei miei studi, della mia fede... di me stesso... io, che ti ho sposata, dato un nome, una posizione.

Carla                             - (interrompendolo) ... no, tu non hai spo­sato una donna... tu.hai sposato una «esperienza»... Hai dato il tuo nome ad un istrumento da laboratorio.

Sand                              - Che sapevi tu delle mie «esperienze»?

Carla                             - Sapevo quel tanto che mi bastava per es­sere sicura che tu rivedevi in me solamente lei, l'altra, la prima...

Sand                              - Lo sapevi... tutti lo sapevano...

Carla                             - Il tuo unico amore...

Sand                              - Può darsi!...

Carla                             - Il tuo più disperato dolore...

Sand                              - Può darsi!... Comunque io diedi alla vita un altro scopo: la mia scienza...

Carla                             - Oh! Ecco, Sand, ecco: la tua scienza non fu che la maschera del tuo dolore!...

Sand                              - E' stata la ragione che mi ha permesso di vivere...

Carla                             - E difatti la tua vita non ha rappresentato che la ricerca ostinata, maniaca, pazzesca di una giusti­ficazione al tuo strazio... Questo il tuo male... grave!

Sand                              - Agognavo di giungere ad una rivelazione...

Carla                             - Me ne sono accorta! Una rivelazione a tutte mie spese; e quali spese! Eppure, guarda, proprio da allora, invece che odio... è sorta in me la pietà...

Sand                              - (stupito) Come sei mutata...

Carla                             - Affatto... Tu non mi hai mai conosciuta...

Sand                              - E tu mi conosci?

Carla                             - Più di te stesso!

Sand                              - (ironico) Evidentemente occorre un tuffo nel-l’al-di-là per approfondire le anime?

Carla                             - Si può rimanere anche di qua, sulla terra... e magari è sufficiente un attimo per illuminare tutta una vita... Ricordi? Quel tramonto di settembre... le due rivoltellate al bersaglio... il terrore di Schultz e tuo... la ineluttabilità della mia fine?... Allora, io ho capito ciò che io ero per te, ciò che per te dovevo essere, ciò che dovevo fare...

Sand                              - Ciò che dovevi fare?...

Carla                             - Lasciami dire... Tu hai amato Alda, folle­mente... E il suo inganno dopo sette mesi, il suo amore per un altro, la sua tragica fine per un altro ti hanno sconvolto...

Sand                              - E ti par poco? Sconvolto, sì... sconvolto...

Carla                             - Ed ecco perché, nella tua esasperazione, hai creduto di rifoggiare, di ricreare il Destino...

Sand                              - Sì... strapparlo dal mistero, stenderlo come su di un tavolo anatomico e poter urlare alla gente: ve­dete... il destino esiste... è una realtà... controllabile e inesorabile! Non c'è nulla da fare... non ci si può op­porre... L'anima continua, lo spirito si ripete, noi ri­viviamo...

Carla                             - Non eri che un egoista, e quale egoista! La scoperta del Destino, prima che agli altri, doveva ser­vire a placare te stesso...

Sand                              - Quindi avevi tutto calcolato... tutto preme­ditato...?

Carla                             - Caro Sand, io non avevo che due strade: o quella di infischiarmi di te, di tradirti, magari, e non pensare mai a fingermi morta... o quella di non tradirti e fingermi morta per guarirti...

Sand                              - (mostrandole la lettera avuta da Klaster) Al­lora... questa lettera è veramente tua...

Carla                             - (sbirciandola) Infatti... non vedi... la mia calligrafia... la mia firma...

Sand                              - Ma tu hai scritto anche l'altra, anche quella rinvenuta nella tua giacca...

Carla                             - ...quando mi sono annegata? Autentica! Ho scritto anche quella...

Sand                              - Sei stata o non sei stata l'amante di Klaster?

Carla                             - (sbarazzina) Povero Klaster! Un ragazzone!™

Sand                              - Carla... a quale delle due lettere bisogna credere?...

Carla                             - Chiedilo a te stesso... A mio parere, l'uomo dovrebbe credere alla prima           (accenna alla lettera di Klaster) ... però ammetto che lo scienziato preferisca credere alla seconda...

Sand                              - Comprendi tu le conseguenze di tutto questo?

Carla                             - Comprendo... che ho forse la colpa di essere rivissuta...

Sand                              - Hai la colpa di aver spalancato di fronte a me il ridicolo... Che succede? Che succederà? Pensi all'inganno di cui sarò accusato?

Carla                             - Tu non hai ingannato nessuno, Sand, tu hai ingannato solamente e spietatamente te stesso...

Sand                              - Allora... tutto hai vagliato, tutto hai preme­ditato... per dimostrarmi l'assurdo delle mie teorie...

Carla                             - Tu hai avuto il tuo egoismo... io ho avuto il mio... Uccidere lo scienziato per far vivere l'uomo...

Sand                              - Vivere... che significa per te vivere?

Carla                             - Significa costruirlo il proprio destino e non adattarsi ad accettarlo bell'e fatto... (Pausa). Guardami... guardami... non mi hai mai guardata così...

Sand                              - Già... e mi sembra di scoprirti...

Carla                             - (invitante) Forse... sei ancora in tempo...

Sand                              - A scoprire che ho perdute troppe primavere...?

Carla                             - O a capire il più sottile istinto d'una donna...

Sand                              - Il quale sarebbe...

Carla                             - Il quale è... quello di voler rappresentare qualcosa nella vita di un uomo!

Sand                              - (sardonico) Il primo... o l'ultimo amore?...

Carla                             - (affettuosa) Tu mi hai scandagliata e fatta scandagliare col microscopio... ed era sufficiente avvi­cinarmi con un po' di sentimento... Dare il proprio nome ad una donna come lo si darebbe ad un mani­chino... è cosa peggiore, credilo, che giocare come me, con la finzione della vita e della morte... Si rischia di giocare col cuore.

Sand                              - (colpito da quell'accento di malinconia) Col cuore?... Il tuo cuore?™

(Si bussa alla comune)

Carla                             - Ssst... Ti vogliono... (Ilare) Vogliono lo scienziato...

Sand                              - (alla comune) Chi è?

Michele                         - (di dentro) Io, Michele... Ho una comu­nicazione urgente...

Carla                             - Puoi aprire... per noi, nessuna fretta... Io... (indicando le camere di Sand) ritorno nel Danubio... non mi pescheranno... (Via a destra).

Sand                              - (apre la porta. Avrà per l'intera scena un aspetto assente, però sollevato).

Michele                         - (seguito da Schultz. Parlerà con aria quasi compiaciuta) Son stato dal Borgomastro... notizie piuttosto brutte, professore...

Schultz                          - (a Sand, interrompendo Michele) Noti­zie prevedibili... Sfido io! Con tutti i nemici che ti sei creati...

Michele                         - Ha parlato di tutela pubblica... mi ha spa­ventato... ha detto che ci vuole la legge....

Sand                              - Contro di me?

Michele                         - Contro di lei, professore! Contro la sua professione! Rovesci, sconquassi familiari, turbamenti psichici, insidie d'ogni genere... Ho visto documenti, te­legrammi. Ci sono di mezzo le polizie internazionali...

Sand                              - (apatico) Ed io sarei l'agente provocatore?...

Michele                         - Lei ricorda quel ragioniere Berthelet di Ginevra che ha trovato la «coincidenza» a Basilea nel figlio del Console dell'Argentina? E' venuto qui, ha consultato lei, un mese fa... Orbene, il ragioniere è an­dato a Basilea ed ha compiuto un ratto. Poi è scom­parso... Scomparso lui, scomparso il bambino... Un rapi­mento che ha messo in subbuglio tutta la Svizzera...

Schultz                          - (interrompendo e volendo attutire la gra­vità della comunicazione) Quel ragioniere, lo cono­sco, è uno squilibrato!... Un caso non fa testo...

Michele                         - C'è dell'altro... Quella signorina Freck, quell'acrobata ungherese, « coincidenza » della sorella della baronessa Korfulos, è piombata ad Atene...

Schultz                          - E' corsa verso la voce del sangue...

Michele                         - Ma che sangue! Ha tentato un ricatto, ha usato violenza... pretendeva denaro... ha percosso la baronessa... fu rimpatriata sotto scorta...

Schultz                          - Be'?! Tutte eccezioni, tutti fenomeni... I pazzi sono sempre esistiti!...

Michele                         - Intanto il Borgomastro ha dichiarato che il suo studio è una calamita per i pazzi e gli esaltati... ed un focolaio rivoluzionario... Quindi ha deciso di far sospendere al professore qualsiasi attività nel suo campo...

Schultz                          - (protestando con foga) Sospendere? Enorme! Ci vuole un decreto, un'ordinanza, un giu­dizio! Dove sono? Ve li ha consegnati?

Sand                              - (a Schultz) Calmati... Forse il Borgomastro ved« giusto... Più di te... e più di me!...

Schultz                          - (categorico) Tu, oggi, sei un uomo che si invidia... e che si vuole abbattere!

Sand                              - (con ironia per se stesso) Io, un pericolo sociale!?

Schultz                          - Tu devi essere fiero di questa lotta!

Sand                              - (a Michele) Il Borgomastro attende una ri­sposta?

Michele                         - Manderà domani la diffida ufficiale...

Schultz                          - Ah, sì? Entro domani il Borgomastro di Vienna apprezzerà una volta per sempre l'autorità di Giulio Sand... Andate... andate... (Michele esce, impac­ciato. Schultz è agitato, nervoso; guarda V'orologio). E tu, Sand, preparati... Al ricevimento devi parlare, bi­sogna riaffrontare la battaglia... Hai vinto, ma è indi­spensabile stravincere... annientare gli ultimi increduli. Oh! Ci vorrebbe un altro trionfo come quello di Cottinga. Io prendo i libri... (li prende e s'accinge ad uscire. Sulla soglia si ferma; è pensieroso, ritorna da Sand) Sand... ascolta... avrei un'idea... Oggi, tu lo comprendi, sarebbe decisiva un'altra prova...

Sand                              - (seguendolo, non si sa se con convinzione o con derisione) Infatti... decisiva... Vuoi suggerirmela?

Schultz                          - Chissà!... Io posso suggerirti una corbel­leria... Vedi tu... è il mio affetto...

Sand                              - Parla...

Schultz                          - (quasi bisbigliando) Tua moglie si è uc­cisa il ventisei settembre...

Sand                              - (con ironia) Già...!?

Schultz                          - Se tu, allora... rintracciassi la sua « coin­cidenza »? !

Sand                              - Cioè... la mia terza moglie?! Facciamo i conti: ha tre mesi...

Schultz                          - (per niente offeso da quel tono di scherno) Dico la « coincidenza » per farne un documento di stu­dio vivo, vivente... di fronte a chiunque... Confutati già tutti col passato, li confuteresti anche col futuro... Dal momento che l'anima continua, che c'è... tu la trovi e, nella sua ripetizione, tu risplendi... Eh?!

Sand                              - (deciso e sardonico) E' una stupenda idea! Bravo. Grazie! La «coincidenza» l'ho già trovata. La ter­za... e l'ultima... Aspetta (apre la porta della camera da letto; chiama) Vieni...

Cabla                             - (riappare).

Sano                              - Non spaventarti... è lei, proprio lei!...

Schultz                          - (dalla poltrona in cui è sprofondato) Lei?!... Lei?!... (Smozzica) Allora... il Danubio!? L'Ac­cademia?!...

Sand                              - All'Accademia andrai tu...

Schultz                          - Io? Io? Per dire... cosa?...

Sand                              - Per annunciare che il professor Giulio Sand si è gettato anche lui nel Danubio...

Carla                             - (rìdendo) ... e che non si trova più il ca­davere...

Schultz                          - (gli occhi sempre terrorizzati, col dito teso verso Carla) Come... come non si è trovato il suo...

Carla                             - (allegra) Già... due morti...

Sand                              - ...che cercano di vivere... (rapidamente cala la tela).

FINE