IO SONO ANAFFETTIVO
testo di Gianluca Moiser
terzo classificato alla Seconda edizione
del concorso di drammaturgia SCArtDrama 2013
Un solo personaggio: l’anaffettivo convinto.
Primo quadro
Il protagonista è sul proscenio, rivolto verso il pubblico. Non serve una particolare scenografia. Le luci saranno sempre sul personaggio.
Malgrado le apparenze… io non sono uno di voi. Non c’è molto in comune tra me e le persone qui presenti, con rispetto parlando. D’accordo, ho due gambe, due braccia, una testa…eppure abbiamo ben poco in comune. Mi spiegherò meglio.
Voi, ci scommetto, credete nell’amicizia, nella solidarietà. Nell’amoooore! (con tono sarcastico). Ma andiamo, siete patetici. No, aspettate, prima di giudicarmi. Io parlo così perché sono malato (compiaciuto della “malattia”). “Anaffettivo”. Come cosa significa? (Apre il dizionario enciclopedico e legge). “Dicesi anaffettivo persona che non prova sentimenti di affezione verso persone e/o animali e/o cose; seconda definizione: colui che vive il rapporto con il prossimo in termini distaccati dalla sfera sentimentale”.Purtroppo in psicopatologia viene considerato soltanto un disturbo e non una sindrome, peccato! Ma noi anaffettivi convinti vogliamo che venga riconosciuta come una vera sindrome, una malattia, capite? Non si tratta di cinismo, egoismo, menefreghismo. Una malattia! Possiamo dire a uno affetto da vitiligine “Eh, ma sei bianco, devi fare qualcosa, su! Sii più melanimico!”. No: è malato. Ma accontentiamoci, per ora, di considerarlo un disturbo. L’anaffettivo vive bene, vive libero, è realizzato! E voi? Potete dire altrettanto? Voi ipocriti, sentimentali, deboli! Con rispetto parlando, naturalmente.
Parliamo subito di quello che vi spaventa di più: parliamo della morte. Degli altri, intendo. I pianti, le parole di circostanza ai parenti, le visite con i fiori in mano…Ma per piacere! Muore un collega. Succede. “Facciamo una colletta e prendiamo dei fiori”. Per chi? Per il morto? Cosa volete che se ne faccia? Se proprio mandiamo due righe alla famiglia. Optate tutti per il manifesto? Che banalità, che ovvietà! (con tono sarcastico e enfasi) “I colleghi profondamente commossi si stringono intorno alla famiglia…”. Piano, piano! “Profondamente” commossi. Oddio, profondamente è impegnativo. “Ma siete stati colleghi per ventitré anni…”. Sì, ma “buongiorno” e “buonasera”, a volte un caffè, niente altro. Profondamente mi sembra davvero troppo. “Commossi si stringono…”. La commozione lasciamola a quelli che piangono davanti ai film… Io suggerisco: “I colleghi prendono atto del decesso”. In fondo “buongiorno” e “buonasera”, niente altro… Così: sobrio, pulito e soprattutto sincero.
Perché l’anaffettivo è sincero, sincero nel non provare emozioni. Che bello, la liberazione dalla schiavitù in cui vivono coloro che provano rimpianto, simpatia, odio! Perché si supera anche quello, sapete? Cosa ce ne frega degli altri? Come puoi odiare qualcuno che per te non esiste nemmeno? Laddove neppure duemila anni di Cristianesimo hanno potuto sconfiggere l’odio, ecco trionfare l’anaffettività, l’unica vera “pietra filosofale” capace di trasformare ogni situazione, ogni relazione in oro! “Non ragioniam di lor ma guarda e passa”. (con fierezza) E noi passiamo, passiamo. Io suggerisco di non guardare nemmeno… Ma ci torneremo, e conosceremo uno strumento preziosissimo: il cannocchiale oscurato. Ma questo a suo tempo. (guarda con aria di sfida il pubblico) Ci invidiate, eh? Non avete il coraggio di passare dalla nostra parte, vigliacchi! Con rispetto parlando…
Secondo quadro
Inquadratura: carillon
voce fuori campo, contraffatta) - Sito internet, notizia accertata…(tono grave, voce da annunciatore/giornalista televisivo): Attualmente sono più di 250.000 i minori di 18 anni utilizzati nei conflitti armati. Nell’ultimo decennio centinaia di migliaia di bambini, bambine e adolescenti sono stati direttamente coinvolti nelle ostilità e utilizzati sia da parte degli eserciti governativi, sia da parte di gruppi armati di opposizione ai Governi. La maggioranza ha dai 15 ai 18 anni, ma alcuni hanno anche soltanto 10 anni e la tendenza che si nota è verso un abbassamento dell’età. Decine di migliaia di bambini, bambine e adolescenti corrono il rischio di entrare a far parte degli eserciti o dei gruppi armati in diversi Paesi.
Durante i conflitti armatitutti i bambini subiscono gravi violazioni dei loro diritti.
QUAL E’ IL PAESE O LA REGIONE CHE HA IL PEGGIOR PRIMATO PER L’USO DI BAMBINI SOLDATO?
(Celando un certo turbamento; è di spalle)La risposta è “Cosa te ne frega?” Ma perché ti devi immischiare nei fatti che non ti riguardano?! (avverte l’enormità della cosa, cerca di convincere se stesso) E poi i bambini hanno sempre giocato a fare la guerra, non facciamo drammi! (voce fuori campo: Girati! Ha un paio di occhiali scuri)Vi ricordate, voi un po’ più agés, che con cento lire si comprava una scatolina con dentro una quantità di soldatini monocromatici piccolissimi, che con una biglia ne facevi fuori venti in un colpo? (E allora, tra l’altro, non si pensava che i bambini potevano ingoiarli… un’intera scatoletta, uno per uno…). (Voce: toglili. Gli occhiali! Toglie gli occhiali ma sfugge alla telecamera) E allora, via! Lasciamoli all’aria aperta, a fare un po’ di attività fisica, che almeno non crescono bianchicci e malaticci come i nostri nelle città! (sfugge ancora alla telecamera)E poi cosa vorreste dire a questi bambini, “fate l’amore non fate la guerra?” Con i rischi del sesso libero, ma siete matti?! E le amicizie cameratesche che si fanno in queste situazioni, dove le vogliamo mettere? (inforcando di nuovo occhiali da sole scuri e rivolta alla telecamera) Ma beati loro, bambini fortunati! E comunque noi siamo “distaccati”, abbiamo questo disturbo, cosa volete farci? Noi lasciamo fare, ecco! Se vogliono fare la guerra lasciamoli, i bambini devono fare le loro esperienze, liberi, ecco: liberi. E noi felici. Forse è troppo: sereni. Sereni sì, ecco (traspare imbarazzo)
Ah, se la gente capisse quanto vive bene l’anaffettivo! Ma pensate alla letteratura. Gli scrittori distopici. (falsa ammirazione) Cinquant’anni fa, ma anche di più, di più, già si preoccupavano per cosa sarebbe potuto succedere in futuro… Ma fatevi i cazzi vostri! Ma vi rendete conto? Adesso ci preoccupiamo anche delle generazioni future! Siamo completamente rimbambiti?! “In futuro non ci saranno più libri da leggere, tutti bruciati”, dice uno di quei matti. E allora? Noi abbiamo nel futuro ci siamo e abbiamo l’e-book! “Saremo tutti controllati”, l’altro. Ma se fossimo tutti sanamente anaffettivi, cosa dovrebbero controllarci? Le emozioni? Ma quali emozioni? Basta, niente emozioni. Avete visto che fine fa coso, come si chiama… Winston, Winston Smith! Si chiamano sempre Smith… si chiamano tutti Smith…. E perché? Perché si innamora, il cretino! Perché prova sentimenti… Ma bravo (tono canzonatorio)! Complimenti! A noi anaffettivi questo non capiterebbe di certo, noi siamo superiori. Non proviamo sentimenti: non ci arrabbiamo, non piangiamo, non scocciamo gli amici con le nostre menate.
E ce ne sono, ce ne sono che lo fanno! Esistono loro, loro e le loro menate. Al centro di tutto. Del Cosmo.
“Oggi ho un po’ di mal di testa…” azzardi a dire. E loro: “Ti capisco, pensa che io ho mal di testa un giorno sì e uno no. E non riesco a trovare un farmaco che mi faccia effetto. Ho provato tutto: il bix…mix…tox… Niente! Sai che la settimana scorsa credevo di morire, avevo un cerchio alla testa e dovevo andare a prendere la bambina all’asilo. Non ti dico la fatica, mi sembrava di impazzire…”
(arrabbiato) Ma chi se ne frega? Ti ho detto che ho mal di testa come per dire: “gira al largo”, DO NOT DISTURB. Devo appendermi al collo la scritta, come sulle maniglie degli alberghi? Lasciami in pace, mollami, alza i tacchi, sciama!
Guarda il pubblico
E non fate finta di non capire, di essere scandalizzati. Sarà capitato sicuramente anche a voi. Di rompere le scatole agli amici coi vostri stramaledetti problemi. Ma con noi anaffettivi non attacca: non partecipiamo, non restiamo coinvolti. E viviamo meglio. (persuasivo) Perché è meglio non provare sentimenti, credete.
Quindi la prossima volta che mi sentite dire: “Oggi ho un po’ di mal di testa” sia chiaro: Do not disturb, DO - NOT - DISTURB!!!
Si allontana, mima sulla musica scene da tragedia. Musica da strumento a corde.
Terzo quadro
Il protagonista ha raccolto da terra due oggetti che evocano le tragedie greche: una maschera, un pugnale, un peplo stropicciato…
Le tragedie greche. Dio, che banda di mentecatti! Andromaca che dice “Il mio bambino, buttato da una torre!…”. Ma si faccia una risata e lasci che le cose vadano come devono andare. Se il bambino dovrà… cadere… va bene, non facciamone una tragedia, appunto. (Ilare) E poi i bambini vanno a Gardaland per provare il brivido della caduta libera, non lo sappiamo forse? Ma chissà le risate che si è fatto! E poi basta, bam! Finita! Niente pianti, niente broncio. E comunque io non riesco a provare niente per lui. Prendiamo l’Edipo re: Edipo si acceca, Giocasta si uccide, i figli… disgraziati! Poveretti… e tutto questo perché? Perché qualcuno ha voluto salvare il neonato! Ma vi pare possibile? Era già tutto deciso: il bambino ucciderà il padre, dice l’oracolo (e lo ha fatto, l’assassino!), e così si decide di eliminarlo. Via il bambino, via il problema. Niente cause, niente conseguenze! Prudenza, si può definire solo prudenza.
E così Edipo viene abbandonato: da solo non può farcela e sai quanti problemi in meno… Ma no, l’affettivo, l’affettuosone interviene. Un pastore! Che anziché pensare alle pecore si sente un paladino e salva il bambino. E lo rifila pure ad altri, perché mica lo accudisce lui, no! Ha già fatto molto: lo ha salvato (sarcastico)! Non è lui a cambiargli i pannolini, a passare le notti sveglio perché il bambino piange! In greco. Lo ha salvato, ecco. E che si arrangino gli altri, ora. E questo sopravvive, cresce, diventa un bel giovane. E ammazza il padre. E giace con la madre! Capite “giace”, eh? E con lei fa pure dei figli, uno più disgraziato dell’altro! Ma bravo, vorrei un applauso per il pastore (sarcasmo).
Ma non scherziamo! Vogliamo parlare del cacciatore di Biancaneve, che porta alla matrigna il cuore di un cerbiatto anziché uccidere la ragazzotta… Ma che bravo (tono canzonatorio), che buon cuore… dillo al cerbiatto! E la morte della matrigna non la calcoliamo?
E’ così, credete: emozioni, sentimenti… sono la causa dei mali peggiori, alla larga! Anaffettivo. Non crudele, non sia mai, non cinico: anaffettivo. E’ un disturbo… mi dispiace. “Anaffettivo”. L’anaffettivo è moderato (e quando mai si scalda? Che ce ne frega…?), è discreto (si fa i cazzi suoi), è rispettoso (guarda, rispetto talmente la tua vita privata che non voglio proprio saperne niente, tienitela per te!). E pulito. Non so dare una spiegazione ma statisticamente l’anaffettivo è pulito. Ma certo, perché non perde tempo in “e tu come stai?” e “Ma come mi dispiace!” e “ Ma raccontami tutto…”. E ha più tempo per le abluzioni personali! L’anaffettivo è pulito. Pulito dentro, pulito fuori! Ma davvero pensate che abbia senso occuparsi degli altri? Degli amici, dei parenti, degli animali. “Ci sono tanti bambini da soli”. “ E tanti anziani da soli”. “ E animali da soli” E tende da sole ma vogliamo occuparci di tutti? E pensiamo di poterlo fare? Presuntuosi, ecco cosa siete! Eh già, credete di essere indispensabili e di potere cambiare il mondo, voi “affettivi”. Che idioti…(si accorge della gaffe) Con rispetto parlando. E l’amore? Quello di coppia, intendo. Secondo voi non ci può essere amore di coppia tra soggetti anaffettivi, immagino. Falso!
Passando in rassegna i punti, didascalicamente. Passeggia lungo il proscenio, geometricamente.
Gli anaffettivi:
a –possono anche sposarsi
b – se lo fanno, senza troppi entusiasmi né cerimonie idiote con frasi come “questo è il giorno più bello della nostra vita”
c – se qualcuno dei presenti manifesta eccessiva euforia il giorno delle nozze, gli sposi anaffettivi lo pregheranno di allontanarsi
d – se detta persona insisterà dicendo che è stato invitato, gli sposi anaffettivi lo faranno allontanare con la forza perché sta sicuramente dicendo una cazzata visto che nessuno sposo anaffettivo invita nessuno. Al massimo dice: se capiti da quelle parti il tale giorno magari siamo lì che ci sposiamo… questo alla mamma e al papà…
e – gli sposi anaffettivi possono anche convivere, ma in appartamenti grandi, con stanze separate. Certo, ci vuole un budget che lo permetta, mi spiego? Se si è morti di fame meglio non sposarsi. E cercate di non credere ai “due cuori e una capanna” quando poi la capanna ha la metratura di un ascensore. Piccolo. Meglio separati che violati, violati nel proprio spazio vitale!
f – gli sposi anaffettivi a volte pranzano e/o cenano assieme. Se vogliono parlano anche, durante il pasto. In alcuni casi anche rivolgendosi al coniuge…
g – se il coniuge anaffettivo A dice all’altro: “Ti va di andare in pizzeria stasera?” è chiaro che questo non implica che ci vada anche A
h – gli sposi anaffettivi non si raccontano reciprocamente la giornata trascorsa. Se lo fanno il coniuge ha il diritto di recesso. (al pubblico incredulo) E’ una clausola che si aggiunge ad hoc…geniale!
i – gli sposi anaffettivi evitano di aver figli. Se succede ne danno l’annuncio con gioia contenuta e discreta. A parto avvenuto i genitori anaffettivi possono di tanto in tanto tenere in braccio il figlio senza tuttavia fare sentire superflua la baby sitter.
l – i genitori anaffettivi faranno in modo che il figlio faccia esperienze da solo. Così, appena cresciuto, verso i tre anni gli compreranno una mappa della città e indicando con colori divertenti le vie (è importante l’apprendimento ludico!) lo abitueranno ad andare all’ala materna da solo.
Insomma…i soggetti anaffettivi possono condurre una vita normalissima. Se volete maggiori informazioni andate su www.orgoglianaffettivo.org. (scandendo la url)
Quarto quadro
Il protagonista torna a sedersi sulla sedia/sgabello. Ha raccolto da terra un giornale. Legge e commenta.
“Ennesimo caso di solitudine degli anziani. Trovato morto dopo venti giorni dal decesso, i vicini non se ne erano accorti”.
Ma che bel titolo, ma bravi i giornalisti: ecco, colpevolizzate i vicini! Complimenti, attaccate i vicini che hanno la sola colpa di avere rispettato la privacy del defunto! “L’anziano, incapace di alzarsi dal letto, prima di morire aveva tentato di richiamare l’attenzione alzando al massimo il volume del televisore.” L’anziano era sordo, e si sapeva. Chissà quante volte aveva alzato al massimo il volume senza necessariamente schiattare.
Tolleranza, ecco: un esempio di tolleranza che dovrebbe essere ammirato: il vicinato non si è spazientito, lo ha lasciato fare. “ L’anziano si era infine trascinato su una sedia davanti alla finestra alla quale è rimasto appoggiato, privo di vita, prima di poterla aprire per chiamare aiuto, con la mano sulla maniglia.” Un saluto! Poteva sembrare un saluto ai passanti: un gesto che gli affettivi fanno, talvolta. “Venti giorni affacciato alla finestra”. E allora? Chi sono mai io per giudicare le abitudini dei miei vicini di casa? C’ è un limite alla cordialità? E’ possibile stare dietro al vetro della finestra per salutare solo uno, due, massimo tre passanti? Chi li impone questi limiti? Ma non diciamo sciocchezze!
Che barba con questi anziani! E sono soli, e sono tristi… Ma la smettete di pensare agli anziani da soli, ai bambini da soli, alle tende da sole… (cantilenando, prendendo in giro e riallacciandosi a quanto già affermato nel terzo quadro)?
Voi ci siete mai stati in una casa di riposo? Degli hotel! Lunghi corridoi quadri colorati alle pareti. Colorate anche quelle. Oggi va il colore. Anche negli ospedali. Via il bianco, che fa tanto… ospedale, appunto. Colore, colore, colore. E ti dimentichi della tua appendicite.
Ho visto persino una camera ardente tutta dipinta di giallo e lilla, bellissima! La gente veniva a visitare il morto e non andava più via. Perché il colore attira, distende. Rasserena. Torniamo alle case di riposo: tanto colore e un buon odore di cibo. A qualsiasi ora. Detto per inciso: ma perché? Perché sprecare tutto quel cibo? La metà degli ospiti (qui si definiscono “ospiti”…) mangia un terzo di quello che ha nel piatto. E il resto? Si butta.
E’ così, credete. E poi si parla di sprechi. Tagliamo le porzioni agli “ospiti”. Facciamo due turni: Il primo mangia alle 11, il secondo alle 12. Quello che avanza dal turno delle 11 si ricompone nei piatti per il turno delle 12. E la settimana dopo si inverte l’ordine dei gruppi. Ma è così semplice! E’ che non si vogliono vedere gli sprechi! (con sarcasmo) E gli animatori! Sentite come suona bene: gli animatori. Gli animatori nelle case di riposo! Ora, se si chiamano case di riposo ci sarà un motivo. Fateli riposare, benedetto il Cielo. Cosa volete animare? E lavorare un po’, no eh? Mica grandi cose, che c’entra. Qualche lavoretto…
Giovedì scorso sono stato in uno di questi posti, pulito, tutto nuovo, non si sentiva nemmeno la puzza di piscio perché ci spruzzano lo spray. Muschio bianco, credo. Piscio e muschio bianco, una fragranza da provare. Con poco, mica ci vuole Coco Chanel! Ero lì per lavoro, che consegnavo una lettera alla direzione. Questa vecchina mi si attacca e a momenti non mi lascia uscire. E “Portami con te, portami con te!” Una tale lagna… Alla fine ho dovuto trattarla male. Non troppo, insomma, ma dovevo andare e questa non la smetteva. Le ho tolto il deambulatore e via come un razzo. “Ma in fondo è sua madre” mi sento dire in portineria. “Senta, lei faccia il suo lavoro che ai fatti miei ci penso io. Vengo a dirle come deve comportarsi con sua madre? No? E allora (mette l’indice alla bocca) sttttt!” “No dico ma….” “Stttttttt…mi ha capito? Sttttttt!”
Certa gente non conosce il senso della misura. Davvero.
buio
Quinto quadro
“Bisogna condividere le nostre emozioni. I pensieri, le speranze, i dolori…”. Condividere? Noi non intendiamo proprio comunicare! “Ma è impossibile non comunicare!” Chi è? Chi è che sostiene una cosa del genere? Paul Watzlawick. Paul Watzlawick e altri illustri studiosi della Scuola di Palo Alto in California. “. Qualunque atteggiamento assunto da un individuo, diventa immediatamente portatore di significato per gli altri.” Primo assioma. Ma bravo! E appunto noi anaffettivi vi comunichiamo che non vogliamo comunicare, è chiaro? “Lo vedete che comunicate anche voi?” Bene, allora tutti soddisfatti, no? Noi comunichiamo che non ce ne importa nulla di voi e degli accidenti vostri. Io personalmente ho messo a punto il cannocchiale oscurato, anzi: otturato (con enfasi)! Grandiosa invenzione! Rivoluzionaria! Non sapete che cos’è il cannocchiale otturato? Un personaggio di Pirandello, il dottor Fileno, ha inventato il cannocchiale rivoltato: guardando attraverso di esso i fatti, anche quelli più drammatici, gli sembrano piccoli, lontani. Perché allontana le cose, anziché avvicinarle! (sembra recitare) “gli era morta da pochi giorni una figliola e lui era già consolato come se fosse morta da più di cent’anni.” Geniale! Assolutamente geniale! Ma si può fare di più: mettere un tappo alla lente del cannocchiale e non vedere proprio. Niente lutti, niente delusioni amorose, niente amici che ci hanno traditi, niente di niente! “Ennesimo incendio in un campo nomadi. Due morti”. E le persone si indignano, commentano. Piangono, alcune, piangono (schernendole). La soluzione c’è: campi più esterni, più periferici, lontano, lontano dall’abitato. Che se ne stiano lì a cantare e ballare sinti in allegria, ma noi non guardiamoli. Per rispetto (con serietà), rispetto per la loro cultura. E quel che succede succede! “Ma sei cinico!” No! Anaffettivo! E’ diverso. Lasciamoli liberi, dico io, lasciamoli vivere come piace a loro! E senza farci prendere dai sentimenti1 Il cannocchiale otturato! Ci guardate: non vedete niente! E’ fantastico, provatelo! Non tornerete più indietro, non lo toglierete più il tappo dal vostro cannocchiale!
Epilogo
Il protagonista assume un piglio militaresco.
Anaffettivo è bello. È easy, è trendy. E’ la risposta, è la vittoria. Sui sentimenti, sulla schiavitù. Lasciamo alle bestie i sentimenti. Noi siamo superiori, siamo esseri umani.
Ci siamo lasciati alle spalle codeste corbellerie! Abbiamo la possibilità di vivere liberi grazie a questo “disturbo”. Chiamatelo disturbo…
Ma attenzione (tono grave, solenne): mi rivolgo a tutti gli anaffettivi presenti in sala. E ce ne sono, altroché se ce ne sono! (saluta qualcuno tra il pubblico) Vedo lei per esemnpio… e lei…il signore con la giacca blu…
Attenzione: un grave pericolo incombe! (inorridito) Sono ovunque, sono tra di noi! Psicologi e medici oggi vogliono curare l’anaffettività!! Avete capito?
Non solo non la considerano una vera malattia, ma vogliono pure curare il “disturbo”! Sono dei pazzi, dei criminali! Sono loro i veri nemici…Curarci! Ma vogliamo scherzare?
Chiedo a tutti voi: boicottate i medici, salviamo l’anaffettività! Sindrome, sacra sindrome, così deve essere considerata. E vediamo chi poi si permetterà di criticarci quando a Natale non ci sottoporremo al ridicolo rito dei regali. Inutili, ansiogeni, dispendiosi. Falsi.
“Ma tu non pensi ai tuoi cari? Non hai preparato dei regali per loro?” “Anaffettivo!” Ed esibite la dichiarazione del medico. Esigete la certificazione, il marchio, il contrassegno.
Da esibire sugli abiti, sulla medaglietta delle collanine, anziché quell’assurda metà cuore (nauseato)… Denunciate gli emotivi, distruggeteli!
(si accorge di essere un po’ troppo coinvolto, troppo “affettivo”. Riprende il controllo) Ma se non volete farlo, se non vi ho convinti… credete che me ne importi qualcosa? Pensate che ne soffra? Che mi disperi, che dica: perché, perché non mi credono?
Ma per favore, lasciamo queste pagliacciate agli affettivi. Io non ci casco. Io sono anaffettivo.
Io sono a-naf-fet-ti-vo!
Buio