IO SONO LA TUA PAZZIA
di Stefano Mecca
PERSONAGGI:
Luigi Pirandello, 69 anni, elegante, ma trasandato, ha laria di un uomo sofferto, senza pace.
Antonietta Portolano, una ragazza bellissima ed elegante, non sembra affatto una paziente di un ospedale psichiatrico.
In un ospedale psichiatrico (forse) ogni arredo e coperto da lenzuola grigie, come in una casa abbandonata, si intuiscono sedie e tavoli.
I brani in corsivo sono tratti da alcune lettere di Pirandello.
I
(Antonietta, sola, si muove in una luce calda che proviene dalle ampie finestre; potrebbe sembrare una danza, ma si capisce presto che sono i movimenti scoordinati e ripetitivi di una donna malata. Ce una musica lenta e lontana. Appare piano Luigi con una brocca dacqua e due bicchieri. Si ferma a guardarla come incantato, lei non si accorge della sua presenza, termina la danza e si siede per terra senza averlo notato, la musica continua.
Luigi versa lacqua nei bicchieri, la musica sinterrompe e Antonietta lo vede.
Lui le porge il bicchiere, lei lo fissa.
Lui beve. Lei si avvicina, sospettosa e pronta a scappare; infine allunga la mano, afferra il bicchiere e beve tutto in un fiato).
LUIGI. Ci stanno guardando, non so come, ma sono sicuro
che ci stanno guardando. Non volevano lasciarmi solo con te... Vorrebbero che ci fosse qui anche un infermiere, o un dottore... qualcuno... per proteggermi, dicono che... sei pericolosa... Antonietta...
(Si guardano. Lui sorride).
Diciassette anni... dopo diciassette anni... ho deciso di disobbedirti e di venire qua da te... Sono qui, anche se tu non vuoi vedermi.
(PAUSA).
Parlami... dicono che non hai piu parlato, pensano che tu sia muta, non conoscono la tua voce.
Io so che puoi parlare, lo so: Luigi! Luigi! vieni a letto!, ti ricordi?
(PAUSA).
Io vorrei sentire una tua parola... vorrei capire se tu mi capisci, io ho bisogno di conoscerti adesso, Antonietta, voglio sapere perche mi hai scacciato... io non sono mai riuscito a scacciarti...
Perche mi hai voluto troppo e dopo non mi hai piu voluto?
II
Antonietta... Antonietta... guardami, guardami ancora... ti ricordi quando mi fissavi mentre scrivevo allo scrittoio accanto al letto, i tuoi occhi neri mi trafiggevano la nuca e io avevo paura, paura di parlarti, di chiederti cosa stavi pensando; ero troppo stanco e preso dalla mia arte, dalla preoccupazione di guadagnare denaro, paura di non poter piu sfamare la mia famiglia, i miei figli...
Ogni volta che mi metto a scrivere, a creare, se giro lo sguardo, vedo sempre tuoi occhi neri che mi chiedono di entrare nel mondo che sto immaginando.
Io non ho mai voluto rinchiuderti qui... non lho mai voluto... ho sempre odiato pensare che tu fossi qui... chiusa... per sempre.
Tu hai perduto la parola per donarla a me.
Io voglio sapere se tu puoi parlare, se puoi rispondermi, devo saperlo, parlami, ti prego Antonietta...
(La osserva e nota che si succhia una mano).
Ti sei ferita?
(Continua a succhiarsi la mano guardandolo, poi smette).
Vuoi che stia zitto?
(Antonietta si avvicina molto lentamente a Luigi, fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso. Luigi non riesce a nascondere il suo disagio, che diviene presto paura. Fa un passo indietro, ma Antonietta si avvicina di nuovo e, dopo una lunga pausa, lo abbraccia con rabbia e lo stringe a se con tutte le sue forze. Lui resta impietrito allinizio, poi labbraccia delicatamente).
Ti ho mandato una sarta, una volta, per tesserti un vestito nuovo perche nostro figlio Stefano, ricordi Stefano? Mi disse che indossavi sempre lo stesso abito logoro... ma tu non hai nemmeno voluto riceverla...
Adesso sono famoso, sai... sono diventato qualcuno... credo che sia per questo che mi lasciano stare qui con te.
Antonietta... piano... non stringere cosi...
(Cerca di muoversi, cammina ma Antonietta sembra incollata a lui. La situazione fa sorridere Luigi. Antonietta, poco a poco, si stacca e si allontana).
Sono diciassette anni Antonietta... diciassette anni... tu non mi hai mai abbandonato, mai, come se io fossi sempre stato qui con te... e perche tu si, e io no? Perche tu qui dentro e non io? O entrambi... Insieme...
Io voglio restare qui con te ora... capisci Antonietta quello che ti sto dicendo? Lo capisci?
(PAUSA).
Aiutami! Aiutami! Fammi capire che tu capisci!
III
I nostri figli, Antonietta, i nostri tre figli te li ricordi? Stefano, Fausto e Lietta... sono nati tutte e tre nel mese di giugno, ricordi come ridevi, come questa cosa ti pareva buffa, tutti e tre in giugno, come me... i nostri tre figli Antonietta...
Lultima volta che ti vidi e stato quando cercai di venire qui, poco dopo il tuo ricovero, non appena mi vedesti da lontano iniziasti a gridare con una voce... quelle urla mi hanno accompagnato per tutto questo tempo... Ho resistito quanto ho potuto, ma sono giunto a un limite, non posso piu continuare a vivere senza sapere nulla di te.
Ora non urli piu se mi vedi... sempre che tu sappia ancora chi sono io... Tu sai chi sono io, Antonietta? Lo sai?
Ascoltami bene, tu sei stata, tu sei mia moglie, sei ancora
mia moglie, ci siamo amati, abbiamo fatto tre figli insieme
Stefano, Lietta e Fausto... Prova a dire il nome dei tuoi figli, te li ricordi, i tuoi figli? Stefano... Lietta... Fausto... Di il mio nome... Luigi! Non ti lascero stare, non posso... devo... voglio una risposta... una reazione da te...
27 gennaio 1894... 27 gennaio... eri bellissima, come adesso... ci siamo sposati, io e te ci siamo sposati.
Prima in municipio, e per me sarebbe stato sufficiente, ma tu e tutti i parenti avete voluto il matrimonio in chiesa... e va bene: il matrimonio in chiesa. E il battesimo!
Son menzogne convenzionali che tutto il mondo oggi pratica, e a ribellarvisi si rischia di parer pazzi, o peggio!
Smettetela di guardarci! Guai a voi se qualcuno interviene! Io sono qui con mia moglie! Andate via! Lasciateci soli!
(Si ferma e rimane in ascolto, attende una reazione dallesterno, ma tutto e silenzio).
IV
La luce gialla sullo scrittoio, per starti vicino, per non disturbarti quando dormivi, e tu cosi potevi spiare quello che scrivevo e io non mi allontanavo, stavo li.
Sdraiato sul letto accanto a te scrivevo il mio romanzo, il primo che mi ha dato la notorieta, quello che parlava di Adriano Meis, ricordi?
A volte ti leggevo ma tu... e io ti leggevo... E speravo che tu cadessi nel tuo sonno profondo, pesante.
Io continuavo a scrivere e se mi giravo per caso verso di te e... vedevo i tuoi occhi...
Mi chiamavi a letto quando andavo in bagno... cercavo di ritardare il piu possibile il momento di andare sotto le coperte con te...
Tu dicevi: Luigi, dove sei? Stai scappando con le tue femminazze?
Mi aspettavi e alla fine mi prendevi, ti ricordi come mi prendevi?
Sentivo il tuo alito di malata che mi stordiva e mi ordinavi, mi comandavi di amarti, cosi come io amavo le altre donne... Non ci sono mai state altre donne. Le femminazze, erano solo nella tua testa...
(Sinterrompe bruscamente, borbotta qualcosa dincomprensibile, poi riprende).
Ho amato solo te.
Mi mordevi il collo, mi baciavi ovunque, pretendevi che ti amassi e quando iniziavo... tu piangevi... piangevi, perche forse non ti amavo... o cosa?
Io ero completamente tuo, mi abbandonavo ad ogni tuo volere, mi lasciavo fare tutto, a volte pensavo che tu mi volessi mangiare, e io ero pronto a farmi mordere e dilaniare da te.
Volevi fare lamore e non ti accontentavi finche non vedevi che in me non cera piu forza duomo, ma non ti bastava, avevi sempre paura che io potessi desiderare altre donne. Ti ricordi? Mi lasciavi solo i soldi per il tram, temevi che io potessi spendere i soldi con altre.
Non ti ho mai tradito, Antonietta.
Poi, come un dono, arrivava il tuo sonno, pesante, il tuo cervello andava lontano e io speravo che non tornasse piu.
Io non riuscivo ad addormentarmi, e continuavo a rigirarmi nel letto e al mattino, in classe, non riuscivo a stare senza appoggiare la testa alla mano... li, la stanchezza simpadroniva di me... e le mie allieve ne pagavano le conseguenze... le mie allieve...
V
Quando tu eri una ragazza, Antonietta, per me lo sei ancora... sempre... sei nata e cresciuta in prigione, tutti ti dicevano quello che dovevi fare, quando parlare, anzi, questo mai, non dovevi parlare, e perche poi? Che cosa potevi dire? Quali sentimenti dovevi provare...
Quando uscivi di casa eri sempre accompagnata da tuo padre, o dai tuoi fratelli, e sempre con gli occhi bassi, sempre guardare per terra. Non ti era permesso vedere, conoscere il mondo, eri costretta sempre a restare con i tuoi pensieri... tu e i tuoi pensieri... Tre uomini ti hanno distrutta: Giovanni e Carmelo, i tuoi fratelli, e quellusuraio di tuo padre, e poi ti hanno educata le suore di S. Vincenzo, e poi la tua famiglia e poi... io.
La gelosia, questa e stata la tua vera eredita.
Tua madre e morta perche aveva paura di chiamare un dottore in casa, un uomo in casa sarebbe stato uno scandalo; quella bestia di tuo padre aveva spiegato a tua madre quanto tenere aperte le persiane, solo un filo di luce e daria, mai di piu, non di piu... e sconveniente, non e onesto...
Si e lasciata morire quando sei nata tu, stava soffrendo, aveva bisogno di un dottore e invece ha preferito morire piuttosto che far entrare un altro uomo in casa... e sei nata tu, da una donna morta e... pazza...
VI
Ci siamo incontrati nel salotto di casa mia... di mio padre... nessuno ti aveva mai visto, nessuno ti conosceva in paese, ti hanno portato a casa come una merce, dovevi essere venduta... comprata...
O forse ero io in vendita. In realta laffare era investire la tua dote, 70.000 lire, nella miniera di zolfo dei nostri padri, e io cosa ero... ero quello che avrebbe vissuto grazie alla rendita che la tua dote avrebbe fruttato...
Io ero in vendita, forse io, e non tu, io ero laffare...
Sembrava che le nostre famiglie si fossero incontrate, invitate per caso, invece avevano organizzato tutto per bene, e li nel salottino parlavano di qualsiasi cosa, ma mai di fidanzamento. Tu mi guardavi, io ti guardavo: eri cosi bella, timida, gentile...
Non dovevi farti scoprire da tuo padre, rubavi gli sguardi, sempre ubbidire a quel cane rognoso: Antonietta, non alzare gli occhi! Non guardare!
Non dovevi guardare il tuo futuro marito!
Desideravamo restare soli, senza nessun fratello o padre a controllarci... non potevamo mai parlarci, io desideravo solo fuggire da quel paese, con te in citta, con te a Roma, Antonietta... Lontani da tutta quella gente, io e te!
Ti ricordi la nostra prima casa?
VII
Io ti scrivevo lettere e lettere, tutto il mio amore, la mia passione per te scrivevo, e tu? Mai, mai! Gia da fidanzati questo tuo non volerti esprimere mi faceva soffrire, bramavo un dialogo, forte, intenso con te, eri libera, con me, di parlare, potevi dire quello che volevi, scrivermi tutto quello che volevi, invece... non cera piu la tua famiglia a imprigionarti, e allora hai iniziato a chiuderti, inesorabilmente, da sola.
Perche... perche...
Sei arrivata addirittura a dirmi che non sapevi scrivere! La moglie di Pirandello non sa scrivere! Come mai non trovavi nulla da dirmi?... Come mai non trovi nulla da dirmi ora dopo diciassette anni?
Tu dovevi essere la mia compagna nella vita e nellarte, ma tu no, no, no, no! Non hai mai voluto. Ti sei chiusa in casa.
Solo una cosa ci avvicinava, ci faceva capire lun laltra: lamore carnale, sembrava che non avremmo potuto stare diversamente se non avvinghiati, se non uniti, solo in quei momenti noi eravamo... tu eri davvero con me... ora io voglio pensare che almeno in quei primi anni damore tu fossi veramente con me...
Ero felice, scrivevo, scrivevo e potevo permettermi di pubblicare anche senza compenso, che stupido pensare che fosse nobile creare senza soldi! Cera la rendita della miniera di zolfo, dove era confluita la tua dote, eravamo indipendenti, non dovevamo chiedere soldi a nessuno, allora... ma tu eri sempre sola... poi e nato Stefano, ricordi, nel giugno del 1895.
VIII
Tu mi hai amato davvero, tu, per me, hai disubbidito, per la prima volta, a tuo padre, gli hai detto che eri innamorata di me, che volevi proprio me, e questo non era concepibile per lui, una moglie non doveva innamorarsi del marito!
Io non dovevo piacerti, secondo lui, e io invece...
Una moglie doveva essere solo e sempre sottomessa, pronta ad esaudire tutte le voglie del marito, e in piu tu dovevi rimanere al paese e non andare in citta, nella capitale. Racchia, ricca e religiosa...
Tuo padre Don Calogero... Eri innamorata di me e saresti andata a vivere lontano dal paese, allora con il suo cervello di bestia decide che il matrimonio e nullo, e pensa bene, invece, di maritarti con un avvocato del paesello...
E tu timponi, O sposo Luigi o mi faccio monaca!... Ricordi? Ricordi?
Tu vai contro tuo padre, questo non era mai accaduto, non eri mai andata contro di lui.
Tu volevi me, non mi sposavi per convenienza, o interesse, il tuo era amore e anchio ti amavo, i nostri padri nella loro ignoranza e stupidita monumentali, erano riusciti ad unire due anime fatte per restare e vivere felici insieme, il nostro amore era... vero...
IX
Ti ricordi in casa dei Fragapane? Quando lui mi trovo e mi disse: Vieni presto, Luigi, a casa mia, ce Antonietta, tua moglie che... vieni tu stesso a vedere...
Avevo capito che avevi avuto uno dei tuoi momenti, quando la ragione ti abbandonava, ma fino a quel momento, mai altri, se non me, e i nostri figli, mai nessun altro li aveva conosciuti...
Suonavi il pianoforte in casa dei Fragapane, mentre la signora ti parlava e tu non rispondevi, non sentivi...
(Mima lazione del suonare con le mani al tavolo, Antonietta lo segue e va al tavolo e suona come se fosse un piano).
E poi smettevi di suonare e davi i pugni ai tasti... allora ti parlai...
(La scena degenera, come se le mani di Antonietta avessero vita propria e indipendente dalla sua volonta. Arriva a dare un violento schiaffo a Luigi. Lui si avvicina e le parla in un orecchio, non si sente quello che dice).
Poi un pianto nella stanza accanto, era il piccolo Fausto che sera svegliato, e tu subito di corsa, io tinseguii, Fausto, tuo figlio aveva bisogno di te...
Fausto, Antonietta, Fausto piange, piange non lo senti? Ha bisogno di te...
Dovevi allattare, nulla al mondo poteva essere piu importante... e con il bimbo in braccio ce ne siamo andati, tu non vedevi piu niente e nessuno...
X
Una notte, allimprovviso, la miniera si allaga, tutto distrutto, 400.000 lire di danni, la tua dote se le inghiottita la miniera.
Mio padre mi scrive una lettera e mi racconta il disastro: siamo diventati poveri.
Io ero a scuola a fare il professore.
Tu ricevi la lettera, riconosci la grafia del suocero e... decidi di aprirla, anche se era indirizzata a me, anche se dicevi di non saper scrivere, ne leggere...
Era una giornata bellissima, come oggi, il sole inondava le strade, quella volta decisi di ritornare a casa a piedi, niente tram, volevo fare una passeggiata... ero felice... ero felice di rivedere mia moglie, felice di mettermi allo scrittoio e comporre una nuova novella che mi era venuta in mente quella mattina.
Entro in casa: Antonietta! Antonietta! Che fai? Non rispondi?
E ti vedo... immobile sul divano con gli occhi sbarrati, fissi davanti a te e quella... lettera fra le dita rattrappite...
Tu non eri le 70.000 lire!
I soldi! Da quel momento la mia... la nostra vita e stata unincessante ricerca di soldi; la tua dote non cera piu, tu non ceri piu... A questo punto scrivere doveva servire non solo lArte, ma anche la pancia!
E avevo il tavolino ingombro di manoscritti, che mi avrebbero potuto togliere dimbarazzo! Ma non cera un cane di editore che volesse dare un soldo... Avrei venduto per quattrocento lire al piu minchione dei diavoli lanima mia! Peccato, che sia passato il tempo in cui i diavoli eran cosi minchioni di barattare unanima che non val nulla per tutti i tesori e i piaceri del mondo e della vita! Volentieri io avrei fatto un contratto simile, e lavrei segnato, come di prammatica, col sangue delle mie vene. Tanto, che valeva lanima mia? Neppure un soldo, dicevano gli editori dItalia.
XI
Tre figli in quattro anni e gli allattamenti, queste dovevano essere le cause del tuo male, ti eri debilitata, dovevi riprendere le forze...
Non parlavo con nessuno di quello che ti stava accadendo.
Ogni giorno sprofondavi nellabisso della tua anima e portavi anche me nel tuo delirio...
Ricordi lIstituto Superiore di magistero femminile?
Che cosa insegni, Luigi?, un giorno mi hai chiesto, Non e importante, Antonietta. No, dimmelo, lo so che mi credi stupida e ignorante, ma dimmelo...
Antonietta, insegno Linguistica e Stilistica, precettistica e studio dei classici greci e latini nelle migliori versioni... questo insegno. Mi guardasti in silenzio e te ne andasti in cucina.
Le allieve si facevano belle per me, non mi piaceva questo, non volevo che facessero le svenevoli, ma accadeva...
Una volta una di loro mi scrisse una lettera, si sarebbe uccisa se io avessi continuato ad essere indifferente nei suoi confronti; altre mi lasciavano bigliettini nelle tasche del cappotto.
Cosa sarebbe accaduto se tu li avessi trovati?
Tornavo a casa e mi mettevo al tavolino a scrivere, tu badavi ai bambini, non ci parlavamo mai...
Ho pensato di ammazzarmi... se fossi morto avresti potuto tornare in Sicilia, da tuo padre, con i bambini, e avresti potuto sfamare i figli, mentre ora, moglie di uno scribacchino fallito...
Invece, e non lo sospettavo, avevamo molti amici e ci hanno aiutato subito...
Il mio stipendio di professore bastava solo per pagare laffitto di casa, cosi pubblico qualche novella, do lezioni private di italiano ad allievi stranieri e di tedesco ad allievi italiani.
Tanta ricchezza mi e servita per comprarmi quella poverta.
Giovanni! Grazie a Giovanni che mi manda mille lire per pubblicare un nuovo romanzo a puntate.
Tu non potevi muoverti, sdraiata sul letto non volevi che mi allontanassi, accanto a te scrivevo e grazie a quella storia scritta di notte, con la tua pazzia vicino, arriva il danaro...
Passo la tua paralisi e iniziarono le scenate di gelosia, anche davanti ai nostri figli.
A quarantanni, mezzo calvo, con la barba quasi tutta bianca, perduti gli averi; distrutta la casa; lontano dai figli... La mia sorte e veramente tragica e per me non ce scampo. Sono stato colpito nei piu sacri affetti, e la vita ha perduto ogni pregio agli occhi miei.
Ho potuto sentire e misurare lorrido abisso della tua anima. Non guarirai, non puoi guarire.
Mi seguivi ovunque, mi attendevi al portone del Magistero finita la lezione, e a volte ti nascondevi per sorprendermi con qualche allieva...
Mi insultavi, ricordi, quando mi hai inseguito minacciandomi con lombrello... (Ride).
Una mia allieva si fece trovare nel bagno dei professori a scuola, si spoglio completamente davanti a me, e mi si offri... Era bella Antonietta... io la aiutai a rivestirsi e le chiesi, gentilmente, di andarsene. Ti ho sempre amato.
XII
A volte, pero, tu ti rendevi conto dello stato in cui ti trovavi, e mi chiedevi di aiutarti, di non abbandonarti; sapevi che stavi diventando... Non e piu cosi ora? Non ti accorgi piu?
Nella nostra camera da letto cera una grande fotografia tua, giovane, bella, appena sposata. Tu mi dicesti: Luigi, perche la tieni ancora qui? Ormai...
La tengo perche... perche lei, e non tu, lei mi ha reso felice... Scusami... non ti ho piu rivista...
Poi tuo padre muore, e da quel momento tutto e precipitato, tu inizi ad odiarmi, non vuoi piu il mio amore... amore... Sai, tuo padre aveva fatto testamento, lho scoperto da poco tempo, e lasciava tutti i suoi averi a te, ma i tuoi fratelli, che erano tanto gelosi di te, che ti volevano bene, la tua amata e irrinunciabile famiglia, i tuoi fratelli hanno nascosto il testamento di tuo padre che ti favoriva e si sono presi tutto loro due...
A me, scrittore ormai noto, hanno chiesto di scrivere la lapide della sua tomba, e cosi scrissi, ricordi?
QUI FINALMENTE RIPOSA
DOPO AVER LAVORATO TUTTA LA VITA
PIUPER LALTRUI
CHE PER IL PROPRIO BENE
CALOGERO PORTOLANO
Io, io che ho sempre vissuto per la mia famiglia, esclusivamente, e per il mio lavoro, esiliato del tutto dal consorzio umano, per non dare a te, alla tua pazzia, il minimo pretesto dadombrarsi. Ma non e giovato a nulla, purtroppo; perche nulla puo giovare! I medici hanno dichiarato che e una forma irrimediabile di paranoia, del resto ereditaria nella tua famiglia.
XIII
Smaniosamente inseguivi la tua ragione; hai portato i bambini con te in Sicilia. Io e i tuoi fratelli decidiamo di assumere uninfermiera.
Una sera mi avvisano dandare subito a Girgenti, ce unordinanza del pretore che mi obbliga dinternarti in manicomio.
Urlavi disperata dalla finestra, attiravi lattenzione dei passanti, eri diventata la vergogna, limbarazzo del paese.
Ricordi, quella volta mi hai abbracciato forte e mi hai detto: No, Luigi, non farmi portar via, non farmi portare in manicomio. Voglio restare con i bambini e con te... No, Antonietta, non ti faro portar via, mai, finche campo resteremo insieme a Roma.
Poi ti ho fatto visitare da un dottore importante, il migliore e la sua diagnosi e una condanna, anche lui, come il pretore, mi consiglia dinternarti...
Io devo la vita a te, tu mi hai regalato larte e la vita che ho vissuto.
Io sono la tua pazzia, tu sei il mio genio...
XIV
Arriva il teatro... Io ho sempre scritto per il teatro, fin da bambino, e allinizio ho sofferto molto perche nessuno voleva rappresentare i miei lavori, quanti attori ho inseguito, pregato e supplicato di recitare le mie commedie, i miei drammi, sempre e solo promesse, vivevo dillusioni, scrivevo per niente, anche Eleonora Duse mi ha rifiutato! Non so, forse avevano ragione allora, il mio teatro forse non era ancora forte, nuovo e maturo...
Ma il teatro ha portato con se anche... le attrici, oltre ai soldi di cui avevamo un eterno bisogno, le attrici, e tu eri gelosa anche e soprattutto di loro.
Dovevo inventare stratagemmi per andare alle prove degli spettacoli: quanto ho corso per non farmi scoprire da te, mia moglie. Io andavo a lavorare, ma tu non potevi comprendere che il teatro fosse un lavoro. Come poteva esserlo per la tua educazione?
Di sicuro le suore ti avranno insegnato che i teatranti, e in modo particolare le attrici, sono esseri del demonio, prostitute o... e grazie al teatro che abbiamo potuto campare, mangiare e pagare le tue medicine e i dottori, e tutto quello che serviva per i nostri figli...
Io sempre al lavoro, e nostra figlia, la povera Lietta, sacrificava la sua giovinezza stando accanto a te, sopportando tutti i tuoi deliri finche non hai addirittura iniziato a credere una relazione damore... di sesso fra lei e me.
Avevi paura che ti volessimo avvelenare e non mangiavi quello che Lietta cucinava, pensavi che volevamo ucciderti per ereditare i tuoi soldi! Sempre i soldi ti hanno devastato il cervello!
Lietta voleva suicidarsi! Si e sparata una volta, ma la pistola non funziono, cosi usci di casa per andare a gettarsi nel Tevere, ma e sempre stata accanto a te, ha sempre dovuto accudire la madre malata e non conosceva niente della citta, ha sempre condotto una vita di sacrificio e di clausura.
Vagava per le vie, confusa, finche un amico la incontro e mi avviso...
Tu non volevi piu vederla O lei o io dicesti... Lietta dovette allontanarsi da noi, ando a Firenze...
Stefano e Fausto partirono per la guerra, e tu incolpasti me della guerra.
XV
Volevi andare lontano da me, mi odiavi con la stessa forza con la quale mi hai desiderato da giovane.
La guerra fini e i nostri figli tornarono salvi, e tu li supplicasti di portarti lontano da me...
Fui costretto, io non volevo, fui costretto da te e... proprio Stefano e Fausto ti accompagnarono qui.
Io avrei voluto venire a trovarti, ma tinfuriavi solo a vedermi da lontano.
Ordinai ai nostri figli di venire qua con te tutti i giorni.
Se ad ammalarsi fossi stato io, tu saresti sempre rimasta accanto a me.
La prima notte di nozze non ti toccai nemmeno. Avevi paura, lo sentivo... Forse pensasti che ti stavo rifiutando, che non ti desideravo...
Dimmi una parola! Una sola parola! Accusami ancora!
(Un momento di disperazione di Luigi: vuole che lei dica qualcosa, la scuote, urla, la picchia gridando e piangendo come se fosse lui stesso a ricevere ogni schiaffo, pugno o calcio.
Antonietta non reagisce mai.
Luigi esausto si appoggia ad un tavolo e fa cadere a terra il lenzuolo che lo ricopre. Rimane immobile per qualche secondo).
Questo e il mio scrittoio! Quello che cera a casa nostra!
(Scopre tutti i mobili).
No! Questa non e casa mia! Questa non e casa nostra!
(Si lascia andare su una sedia con lo sguardo fisso nel vuoto.
Antonietta si avvicina, lo bacia e se ne va.
Luigi resta solo).
FINE
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