Io voglio vivere

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IO VOGLIO VIVERE

Un attodi ARKADIJ AVERCENKO

FRANCA (al telefono) — Se mi pianti, muoio... Ma per l’amor di Dio, che cosa è capitato?… Telefoni perchè non osavi dirmelo in faccia?... Che ami un’altra!... Vergo­gnati!… E di chi è quest’altra voce?!.. chi?... vigliacco! E’ lei?... Ha sentito tutto? Carogna! (getta giù furiosa il ricevitore. Pausa). Inutile… è finita… per sempre... (Dopo una lotta interiore, piglia una decisione, si siede allo scrittoio, toglie una rivoltella dal cassettino e la punta contro la tempia).

CAMERIERA (entrando se ne accorge, emette un grido, le si precipita contro e, dopo una breve colluttazione, le strappa la rivoltella) — Santo cielo, che stava facendo, signora?

FRANCA — Non ti riguarda! (energica) E dammela subito.

CAMERIERA (la nasconde dietro le spalle) — Mai più, signora... (esce sconvolta).

FRANCA (sola, appoggia la testa sui gomiti, riflette, poi solleva il ricevitore) — Pronto... Sei tu, Flavia? Buona sera, amica mia... Scusami se ti ho svegliata... Sono inpreda alla più totale disperazione... Sì,ti spiegherò tutto... Vieni giù da me... Non c’è bisogno che ti vesta, metti un paletot sopra il pigiama, la scala è riscaldata... Vieni? Oh, mille grazie... Ciao... (depone il ricevitore, cammina su e giù).

CAMERIERA (entra con diffidenza) – Signora…

FRANCA – Lasciami in pace!

(Uno scampanellio di fuori. La cameriera corre per la scena, poi rientra con Flavia tutta assonnata).

FRANCA — Ti ringrazio d’essere venuta, Flavia. Sai perché ti ho chiamato?

FLAVIA — Ebbene?

FRANCA — Perché tu sei un ingegnere, quindi sei una donna senza pregiudizi.

FLAVIA — E’ vero.

FRANCA — Perciò mi ascolterai con calma e mi comprenderai.

FLAVIA – Lo spero.

FRANCA – Dunque, senti ingegnere. (Solenne) Ho deciso di togliermi la vita!

FLAVIA (la fissa; non sembra troppo stupita) — Ah sì?

FRANCA — Ma come?! Mi rispondi con un semplice “ah sì”?

FLAVIA — Naturalmente. Sono di fronte a una persona fermamente decisa a togliersi la vita. Sarebbe inutile tentare di farti cambiare idea.

FRANCA (stringe commosso la mano dell’amica) — Flavia, cara amica, tu mi hai capita.

FLAVIA — Ed ora, in che cosa posso esserti utile?

FRANCA — Una volta mi dicesti di possedere un veleno che uccide rapidamente e senza dolore.

FLAVIA — L’ho a casa.

FRANCA — Domattina me ne potresti portare una dose forte?

FLAVIA (calma) — Certamente. (Sbadiglia) M’hai svegliato dal miglior sonno. Desideri altro?

FRANCA (stupita) — No... però è strano...

FLAVIA — Che cosa?

FRANCA — Un’altra mi avrebbe pregata..., supplicata di abbandonare il mio proposito, mentre tu...

FLAVIA (prende la testa di Franca tra le mani) — Vuoi che ti preghi anch’io?

FRANCA — No, naturalmente. La mia decisione è irremovibile. Credi che riusciresti a convincermi?

FLAVIA — No, sarebbe fatica inuile (passeggiando, si sofferma davanti a un quadro) — Ah! Un autentico Segantini?

FRANCA — Sì, ho amato molto questo quadro.

FLAVIA (stacca il quadro dal muro) — Questo me lo porterò via.

FRANCA (stupita) — Cosa fai?

FLAVIA — Tu non hai eredi, vero?

FRANCA (sorride) — No.

FLAVIA — Allora me lo prendo io. Posso, vero?

FRANCA — Certo. A me non occorrerà più.

FLAVIA (va allo scrittoio) — Una scatola di cioccolatini. Mica male. Me la porto via tutta, la scatola. Me lo permetti, vero? Tre o quattro cioccolatini però te li lascio. Basteranno per la tua ultima notte.

FRANCA (perplessa) — Basteranno.

FLAVIA — Gentile da parte tua. Allora prendo anche il portasigarette d’oro. Le nostre iniziali sono le stesse: Franca e Flavia, tutt’e due con la effe.

FRANCA — Scusa, ma questo portasigarette è un caro ricordo.

FLAVIA — Cosa ti importa, ora? Nella bara non te lo metteranno...

FRANCA — Sì, hai ragione (esitando). Però è oro ventiquattro carati: un oggetto prezioso!

FLAVIA (lo fissa per un po’) — Ah, si? (con tono diverso) Ma insomma, quando piglierai poi quel veleno?

FRANCA (nervosa) — Ti può essere del tutto indifferente.

FLAVIA – No, vedi, non sai ancora in che modo devi pigliarlo.

FRANCA – Cosa?

FLAVIA — Il veleno. Buttalo in un bicchiere d’acqua, mescola bene e ingoialo tutto d’un fiato (le batte sulle spalle, di buon umore).Stramazzerai morta entro pochi secondi.

FRANCA (trasale) — Grazie.

FLAVIA — Prego (passeggia fischiettan­do, poi, d’un tratto, comincia a rovistare nella borsetta di Franca).

FRANCA — Santo cielo, che stai facendo?

FLAVIA — Volevo vedere quanti soldi hai in borsa (tira fuori il portafoglio). Mille? Mi bastano. Se domani ti fanno l’autopsia, te li porterebbe via il becchino. Così almeno me li piglio io, che sono tua amica.

FRANCA — Prima di vedere questo tuo sangue freddo, avrei creduto che fossi mia amica: ma ora vedo che sei una cinica.

FLAVIA — Se non fossi cinica non ti darei il veleno... Però sono anche una persona di cuore, che non sa dire di no. Se mi chiedi un po’ di veleno, io non riesco a negartelo.

FRANCA (nervosa) — Non parliamo di veleno.

FLAVIA (cammina e guarda attorno) — Però, hai una bella casa; che affitto paghi?

FRANCA — Seimila.

FLAVIA — Bimestrali?

FRANCA — Trimestrali.

FLAVIA — Senti, ho avuto un’idea brillante! Sono mesi che cerco un appartamento senza trovarne uno decente. Ma sono salva. Scendo semplicemente dal mio sgabuzzino al sesto piano e vengo ad abitare qui. Per favore, dammi il tuo contratto d’affitto, così posso traslocare domani mattina.

FRANCA (credendo d’aver capito male) — Scusa, cosa dicevi?

FLAVIA (senza darle ascolto) — Magnifico! (passeggia) La sala da pranzo la lascerò com’è. Soltanto questo sofà lo metterò in un altro posto (spinge da parte Franca). Mi permetti, vero? E anche questo tappeto starà altrove.

FRANCA (perplessa) — Sì, ma scusa, vuoi tenerti la casa con tutti i mobili dentro?

FLAVIA — Naturalmente. Non porterai mica i mobili nella tomba.

FRANCA (rdbbiosa) — Spero che ora mi lascerai finalmen­te sola!

FLAVIA — Sicuro, me ne vado. Ma prima mi devi fare un piccolo favore. Siediti e scrivi quello che ti detterò. Una pura formalità insignificante. (Franca si siede di malavoglia, Flavia le detta passeggiando). Con­fermo di aver ricevuto oggi dall’ingegner Flavia Meucci la somma di euro quindicimila quale prezzo di vendita di tutti i mobili del mio appartamento. Bene, ed ora la firma. Grazie. (intasca la carta) Sai, è per le autorità, per evitare noie o malintesi (si frega contenta le mani).

FRANCA (rabbiosa) — La tua pignoleria da ingegnere mi dà sui nervi.

FLAVIA — Perché ti arrabbi? Tu prenderai il ve­leno e basta. Mentre io devo provvedere a tutto. Guarda: se ti avveleni in casa, io avrò molte noie con le autorità. Verranno ad investigare, a disturbare, mentre io vorrei solo sdraiarmi in santa pace su questo bel sofà. Insomma, tu dovresti pigliare il veleno fuori di casa...

FRANCA (urlando) — Vai all’inferno!!! Muoio dove mi pare e piace, hai capito?

FLAVIA (sempre calma) — Senti, cara Franca, a te può essere indifferente il luogo dove muori, tu finirai lo stesso nella stanza anatomica, perchè, come sai, tutti i sui­cidi vengono sezionati. Io, invece, non vedo l’ora di sdraiarmi su questo bel sofà, a sgranocchiare cioccolatini. Forse inviterò qualcuno dei miei amichetti e ci sdraieremo insieme...

FRANCA (urla) — Questo te lo proibisco!

FLAVIA (stupita) — Perché? Cosa ti importa? Tu sarai già bell’e morta!

FRANCA (furiosa) — Non sono ancora morta! Capito?! E non mi lascerò depredare da te, non mi lascerò togliere il portafoglio!...

FLAVIA — Ma se volevi avvelenarti!...

FRANCA — Stai zitta! Io... potevo aver deciso di morire, ma posso decidere anche di rimanere viva, capito?! E non devo rendere conto a nessuno. Posso fare quello che vo­glio, io. Come credi di poter venire qui a contare i miei soldi, a toccare i miei mobili, eh?! (forte) Tieniti il tuo veleno! Io voglio vivere! Capito?! E... e vattene via di qui. (grida) Maria... Mariaaa!

CAMERIERA (si precipita dentro, senza fiato).

FRANCA — Accompagna la signora alla porta. Poi, via, in cantina! Champagne, pasticcini, sigarette (a Flavia) Tu non ti ci sdrai sul mio sofà, sporcacciona! (esce sdegnosamente).

CAMERIERA — Devo portare lo champagne alla signora. Favorisca uscire (via).

FLAVIA (dopo aver deposto sullo scrittoio gli oggetti di Franca; alla ribalta, con voce rassegnata) — E’ molto strano! Quando un medico salva la vita di una persona gli danno un onorario… Invece, quando la salva un ingegnere, lo mettono alla porta! (esce scuotendo la testa).

FINE