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IPER

IPER

di

Iride Luzi

La scena si apre è tutto molto buio, solo nel centro del palco una luce spezza questo vuoto nero c'è una donna seduta davanti la cassa di un supermercato indossa una divisa e con aria assente si guarda attorno.
C'è rumore attorno a quel silenzio un rumore lontano, un rumore che appartiene all'ombra, al buio, un miscuglio di voci di suoni atoni da ipermercato, suoni senza anima suoni a brandelli.
Alla cassa la donna continua a guardarsi attorno ha un volto alienato, succube del tormento che vive: lavora in un carnaio.
Si avvicina alla cassa un uomo di mezza età, ha un carrello vuoto, e con le mani a fatica prende il nulla e lo porta sopra il nastro della cassa, la donna abituata anche lei, prende quei pezzi di niente e li passa allo scanner, e si sente ogni volta il suono del bip di prodotto prezzato.
Non si guardano, la donna stancamente fa quei gesti ripetuti, e l'uomo è impegnato a imbustare il nulla.

L'uomo: Il coraggio è aumentato, l'ho comprato una settimana fa e costava due euro di meno, era in offerta, la scorsa settimana. Ma due euro sono due euro.

La cassiera: (con aria rassicurante), ma ha coraggio ora in busta, il coraggio che non si trova più, ha il coraggio non modificato geneticamente, per la qualità non c'è prezzo.

L'uomo: ho comprato anche un po' di sensualità, ma giusto un pizzico, sa? ancora sono un uomo piacente, ma ho creduto giusto che insieme a questo bel coraggio fresco di stamattina, potessi comprare qualche odore di sensualità.

La cassiera: dandogli lo scontrino.. vedrà farà un figurone!

La donna pulisce il rullo della cassa e dice fra se: ogni volta che comprano il coraggio rimane sempre qualche macchia di sangue, è la cosa che sporca di più.

Ora si rimette seduta tamburella le dita sul vetro di fronte a lei e continua a guardarsi attorno con aria imbambolata, senza vita.

Arriva una donna, molto bella, e anche lei ha le mani piene e poggia il niente sul nastro.

La bella donna: non ho preso il carrello, volevo comprare soltanto l’alba sul mare, e poi c’erano così tante belle cosine, va sempre a finire così in questi ipermercati, entri per fare due passi e poi compri, compri, compri.
La cassiera: lei signora ha preso (rovistando sopra il niente del rullo), anche un sogno ricorrente, e per i sogni c’è lo sconto per chi è socio della nostra ipercongregazione, uno sconto del 25 per cento, è socia?

La bella donna: no purtroppo no, ma ho troppo bisogno del sogno ricorrente, lo comprerò a prezzo pieno, l’altra sera, ricordavo mia nonna che si svegliava la notte tutta sudata perché aveva fatto un sogno, e mi son detta perché non acquistare il sogno ricorrente, non ho mai sognato, vorrei provare questa emozione. Lei signora ha mai acquistato un sogno?

La cassiera: no, non mi serve sognare, preferisco il bip della cassa, questo è il sogno che mi porto dietro, ovunque sono, bip e un bambino mi guarda, bip e un uomo mi sorride, bip e raggiungo l’orgasmo, sono trent’anni che passo allo scanner i miei desideri e quelli degli altri.

La bella donna: che donna fortunata che è lei, ha un lavoro d’oro…per il soggiorno, per mio marito che adora la montagna ho preso brina di campi, ho paura che si sghiacci bagnando per terra, se non funziona come vorremmo, c’è la garanzia?

La cassiera: sì entro quindici giorni le cambiamo tutto.

La bella donna: arrivederci signora, buon lavoro… senta…

La cassiera: sì, mi dica.

La bella donna: il centro al piano di sopra di benessere psichico è stato inaugurato?

La cassiera: sì

La bella donna: senta… (abbassando la voce) è vero quel che si dice?

La cassiera: sì

La bella donna: ossia che si dice?

La cassiera: non lo so, me lo dica lei.

La bella donna: (abbassando ancora di più la voce) che lo dirige un Uomo?

La cassiera: sì è vero?

La bella donna: io non credevo che esistessero più, raccontano che questo Uomo, viva dell’essenziale, come gli uomini delle caverne, non acquista nulla, se vuole emozioni le trova dentro di se, si immagini che mi hanno detto, che lui riesce a piangere, riesce a soffrire, riesce a… aspetti come lo chiamavano lo spazio che riempiamo, quelli di un tempo?

La cassiera: riesce a vivere, sì lui vive. 

La bella donna: (ridendo) che sciocchezze, e c’è gente che gli porta soldi, c’è gente che vuole vivere.

La cassiera: già!

Arriva un ragazzo, si avvicina alla cassa è un artista è spettinato, è logoro nell’abbigliamento è ha tic continui che si aggirano sulla parte superiore del corpo dalle spalle agli occhi.

La cassiera: che ci fai qua?

Il ragazzo: una donna, voleva un artista, ma ho perso lo slim, non sanno quanto costo, il codice a barre è qui (si tira su il pantalone e sul calzetto ha il codice a barre e continua sorridendo), dice che mi vedrebbe bene nella sua iperresidenza

La cassiera: (prende la pistola laser e un bip le comunica il valore): centottanta euro così mi passi in cassa.

Il ragazzo torna indietro, felice e baldanzoso e si perde nel vuoto nel buio.

Continuano i rumori, continuano i bip e la donna tamburella 

Un altro uomo di bell’aspetto signorile, si avvicina entra in scena e con passo risoluto, passa davanti alla donna.

La cassiera: alt lei non può passare di qua, mi spiace

L’uomo: e perché?

La cassiera: i clienti senza spesa, non passano dalle casse.

L’uomo: e dove passo?

La cassiera: deve raggiungere quella cabina in fondo, le faranno un po’ di domande e poi uscirà

L’uomo: e che domande mi faranno?

La cassiera: la nostra è una ditta seria, se qualcuno entra e non acquista, è stato scontento di qualcosa e loro vogliono capire. 

L’uomo: ma io non sono scontento

La cassiera: vogliono capire, allora, perché non è scontento

L’uomo: ma non c’è un perché

La cassiera: glielo troveranno e lei saprà di cosa ha bisogno, non esiste qualcuno senza bisogno e lei aveva bisogno, altrimenti non sarebbe venuto qua.

L’uomo si dirige verso il posto indicato dalla donna con passo meno sicuro di quando è entrato.

Una coppia, senza equilibrio, lui alto e magro lei bassina e grassoccia

Lui ha una voce stentorea e modi bruschi verso la moglie, lei è sottomessa e la testa sempre china, il suo parlare è con gli occhi non produce suoni.

Lui: signora

La cassiera: sì mi dica

Lui: le buste non le voglio, le ho portate da casa, abbiamo troppa plastica che gira intorno alle caviglie dei nostri figli

La cassiera: eh sì, la nostra ipercongregazione ama la gente come lei, e per questa sua affermazione credo che avrà uno sconto, grazie a gente come lei, non avremo più neve di plastica per terra.

Lui: moglie! Vai in fondo e imbusta, e attenta a non rompere il cristallo dell’incanto.

La cassiera: ma il cristallo dell’incanto lo avevate prenotato, è finito in magazzino da più di due settimane, ne volevo uno anch’io ma non c’era più (e poi tra se) mai comprato nulla qui dentro, mai comprerò nulla, eppure tutti, anche l’ipervisore credono che io sia la più attenta consumatrice.

Lui: il cristallo dell’incanto per clienti come me c’è sempre, come farei a sopportare una moglie così se ne fossi sprovvisto. Guardatela, fa pena non riesce neanche più ad alzare la testa, per quanto è imbecille. Dice solo sì, e continua a voler comprare i sì, è convinta che con i sì io resterò sempre con lei. Che sciocca, lurida, penosa, sì sì sì (scimmiotteggia la moglie).

La cassiera: paga cache? 

Lui: giammai, non tocco niente da quando sono nato, solo la mia carta di credito passa nelle mie mani. Se continueremo di questo passo ancora con i soldi, ritorneremo al baratto.

La cassiera: arrivederci signore, arrivederci signora

La moglie si gira la guarda con le gote piene di lacrime e la donna la prende per un polso

La cassiera: signora, aspetti, è un po’ sudata, non voglio che uscendo da qui la gente pensi che non abbiamo un buon sistema refrigerante ( e le spruzza la stessa sostanza che usa per pulire il rullo sul volto, e poi con il panno con cui aveva asciugato il sangue del coraggio, la asciuga) Ecco, ora sì che è fresca e rigogliosa come appena entrata.

La coppia si allontana e la donna è alla cassa ancora tamburellante.

Una giovane donna tremante, nel volto ha sempre la sensazione di nausea:

La giovane donna: per favore non mi guardi e non mi sorrida e non mi parli, il costo della merce me lo scriva non voglio contatti, sono appena uscita dal neutralizzatore di idee, avevo la testa piena, indigestione mentale, da morire sono sei settimane che me la porto dietro. Quindi non mi contamini.

La donna non parla scandisce i prodotti e il bip ogni volta le strappa un sorriso, tra se dice: disintossicarsi… che sciocca, e poi acquista romanzi, già ne sono sei che passano, Camus, Sartre, Proust… si vuole disintossicare. La mente, una volta assunte queste sostanze stupefacenti non torna più indietro, tossicodipendente che non sei altro, io, non devo parlarti!, tu mi snobbi, ma fammi il piacere sei tu a farmi schifo, che lavoraccio che è il mio, devo sopportare anche questo e le scrive il costo.

La cassiera: lei, giù (nell’ombra si intravede un giovanetto) dico a lei dove va?

Il giovanetto: qui, sto qui, non mi muovo

La cassiera: si avvicini (la voce è da comando)

Il giovanetto: (arriva sotto la luce) sono maggiorenne, non mi scacci, per favore, o mi faranno tornare di là

La cassiera: è di là che deve stare (e fa per prendere il telefono)

Il giovanetto: per favore (le ferma la mano) glielo chiedo per favore, mi faccia stare qua, tra i grandi tra ciò che provano tra ciò che riescono a comprare.

La cassiera: non è tempo per te, sei ancora troppo giovane, la tua mente deve essere educata, per ora per te ci sono soltanto alcuni tipi di emozioni, non puoi crescere così velocemente

Il giovanetto: va bene me ne vado (ha aria rassegnata)

Urlando arriva una vecchina tutto pepe, il ragazzo scompare nel vuoto nero:

Vecchina: Oh come sono felice, oh che immensa felicità, ho trovato del tempo fatto su misura per me, mi avevano detto che sarei morta tra (e guarda l’orologio) tra quindici minuti, e ora posso ho altri due mesi da riempire.

La cassiera: visto che la fa così felice, di questo tempo (e guarda il finto pacco che ha in mano) ne poteva comprare quanto ne voleva 

Vecchina: no, ma che felice, è che devo per forza non morire, due mesi mi bastano, è che mio figlio si sposa tra una settimana e non volevo lasciarlo solo nei preparativi.

La cassiera: sono trecento euro, ma si spicci signora a indossare i due mesi che sta già puzzando di morto.

Arriva una ragazza leggiadra vestita di marchi pubblicitari, senza scarpe sembra un angelo:

La cassiera: (con lo sguardo sognante e con fare riverente) buontempo, signorina Iper, già sveglia a quest’ora?

La ragazza angelo: sì, mio caro numero 620, stanotte ho sognato di te

La cassiera: (quasi commossa) di me, di me?

La ragazza angelo: sì, ho sognato che tu finalmente potevi diventare la nostra cliente più fidata a tempo pieno, ti ho vista passeggiare nelle corsie tra la folla con lo sguardo di chi sa cos’è questo luogo e sa bene come percorrerlo, eh sì mia signora 620, tu hai percorso lo spazio qui dentro come nessuno, le tue potenzialità le hai regalate soltanto a noi noi della famiglia che poi siamo la tua famiglia, tu non ne hai mai voluta una, ah, come piacque a mio padre il tuo abbandonare l’idea del matrimonio per essere una nostra moglie e figlia adottiva, tu, signora 620 hai troppo da insegnare al mondo per poter ancora essere qui, da domani, tu avrai il suo ruolo attivo nell’Iper. (e la bacia), sarai c l i e n t e.

La cassiera (con incredulità): non farò più questo lavoro, vi sono bastati questi pochissimi trentanni, vi liberate di me (urlando) perché mi fate questo?, dove ho sbagliato? Sono stata sola, come l’ipercongregazione voleva, non ho mai mostrato alcun interesse se non quello di aumentare la mia produttività, nel mio cuore c’è il pulito che regna nel vostro, e ora mi dite che sono libera?

La ragazza angelo: non la prenda così, signora 620, le do del lei ora è una cliente, la famiglia ha deciso, lei è curiosa (tuona la ragazza mostrando il volto lercio che aveva nascosto dietro quella levità), lei ha mostrato curiosità, troppa curiosità ed è giusto che chi è curioso acquisti a tempo pieno, lei ci è più utile da cliente non più da familiare.

La cassiera: ma io ho bisogno di voi

La ragazza angelo: non è vero, lei ha bisogno di soddisfare la sua curiosità, e noi la soddisferemo, non sa quanto abbiamo pianto ieri sera a casa dopo aver preso questa decisione, senza più il nostro 620 che dolore, e lei deve comprendere, ora finisca il suo lavoro e mi saluti 

La cassiera: arrivederci

La ragazza angelo: no, lo sa che da cliente non mi vedrà mai più quindi addio

La cassiera: addio!

Resta un silenzio nell’aria tutto è bloccato, la cassiera, è immobile in piedi, e alla sua cassa si apprestano gli ultimi clienti (da un altoparlante una voce spiega: si avverte la gentile clientela, che tra meno di cinque minuti l’Iper chiude, affrettatevi alle casse) li guarda si allontana da loro esce dalla cassa e arriva quasi al limite del palco.

La cassiera: cos’è stato il mio luogo? Dove ho misurato i miei passi?, cosa sono?
Cosa sono? (lo urla)
Volevo voglio vorrò, ma cosa? (straziata)
Si gira verso le persone; cosa sono? E voi, voi lo sapete cosa siete, chi siete?
Come è giusto dirigere il pensiero, dove è giusto situarlo, dove è possibile ripeterlo e quando quando è giusto pensarlo?
Non ho mai pensato, ma non mi sono mai accorta di farlo, che delirio, sono diventata come voi, anch’io preda della coscienza che non è mia, anch’io sola di solitudine, anch’io impigliata in quella rete che voi chiamate bisogno. Carne da macello, la necrosi e il suo puzzo stantio ha preso le mie vesti, siamo tutti morenti o morti, dietro agli occhi abbiamo, abbiamo abbiamo, niente. Raccapriccianti esseri fatti di scaglie di sapone, un po’ d’acqua e facciamo la bava, e io come voi, e io come voi.
Come farò (disperata)
Come farò stomachevole il mio aspetto, non ho santi da pregare, non ho martiri da ricordare, non ho filosofi con cui parlare, il niente mi ha fagocitata e con lui anelo all’autodistruzione. 

Uno dei signori che ha assistito al delirio: ma signora, si tiri su, non è questo il modo di reagire, non è ammissibile e tantomeno comprensibile il suo strazio

Un altro da dietro: veramente, io, l’emozione che sta provando la cassiera non so cosa darei per acquistarla, come si chiama la sua emozione signora cassiera?

Una donna: signora cassiera, mi guardi, (è una donna perfetta, nell’abbigliamento nel modo di parlare, nell’acconciatura) io sono nata qui dentro, i miei genitori mi hanno fatto nascere nel posto migliore che il mondo ci offre, e guardi come sono cresciuta, guardi, ho un marito, due figli, consumiamo tutti e quattro, abbiamo sotto controllo l’andamento economico del nostro paese e quello dei mercati a noi vicini, si immagini che i miei due figli ancora piccoli, sanno cos’è la concorrenza, sanno cos’è un trend e riconoscono ogni tipo di merce, ne sanno il valore, ecco cosa succede qui fuori, e non mi dica che non è felice che le sia stata data questa grande possibilità.

La cassiera: (ritornando verso la cassa, con aria stanca e agitata) conterò per l’ultima volta i soldi nel cassetto, e poi sarò come voi (e li guarda schifata), farò parte della borghesia del consumo e anch’io vorrò prodotti freschi e anch’io vorrò essere tutelata. (è atterrita all’idea…silenzio molto lungo e fermo)
Lo farò (il volto sorridente e deciso), domani sarò cliente, acquisterò la cosa più costosa, domani sarò povera ma ricca, avrò nella busta dell’ipercongregazione il Suicidio. (in maniera grottesca urla ancora ancora ancora uscendo dalla scena) Il suicidio il suicidio il suicidio.

Sipario