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Ismael (liberamente ispirato dal libro di F.D'Adamo, "Storia

di Ismael che ha attraversato il mare").

11/01/13

(L’autore del libro, Francesco D’Adamo, invitato alla rappresentazione teatrale che si è tenuta presso l’aula Magna dell’Istituto Comprensivo del Mare di Marina di Ravenna, al termine della recita ha concesso un’intervista agli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado “Mattei”).

[X] Scena prima

In spiaggia, dei pescatori stanno trainando la barca sulla rena per poi affidarla alle onde e caricare a bordo le reti, le fiocine, le nasse, 2 bottiglie di acqua dolce e una forma di pane. Mentre i pescatori preparano la barca, Ismael si avvicina al padre indaffarato. Il padre lo vede e gli va incontro.

Padre di Ismael: Ismael, figlio mio, oggi verrai a pescare con me. Ti farò conoscere il mare. Sei il figlio di unpescatore, e pescatore diventerai!

Ismael rimane fermo davanti al padre, in silenzio. La scena si ferma, come fosse un quadro, per lasciare spazio a una breve narrazione.

Narratore: Ismael guadò seriamente il padre. Lo sguardo pieno di rispetto e ammirazione. Come suo padre, nonaveva paura, no, ma un'inquietudine lo attraversò come un colpo di vento // Ismael aveva sempre avuto un rapporto speciale con suo padre e l'aveva sempre amato, ma egli era figlio di una madre berbera e, come lei, sentiva di appartenere molto di più alle sabbie che al mare.

Padre di Ismael: il nostro mare si è ammalato. Dovremo andare più al largo.

Ismael: padre, cosa intendi dire con "si è ammalato"? Come può il mare ammalarsi?

Padre di Ismael: guarda Ismael(Indica le industrie).

Ismael segue con gli occhi e con il corpo l'indicazione del padre e guarda le industrie)

Padre di Ismael: da quando sono sorte, i loro rifiuti vengono riversati nel nostro mare e fanno morire i nostri pesci.

(Pausa) Per colpa loro, saremo costretti ad andare più al largo a pescare. Qui, le nostre reti tornano sempre vuote.

Il padre mentre parla indica le reti vuote. Di nuovo si ferma la scena.

Narratore: fu così che Ismael diventò un pescatore. Perché così era scritto. Ismael non conosceva il deserto disua madre, ma conosceva bene il mare. Egli pensava al primo come a una grande quiete appena mossa dal soffio caldo del ghibli; e al secondo invece.....

Il padre si avvia verso la barca. Ismael rimane da solo sulla spiaggia.

Ismael: "non posso aver paura del mare...sono un pescatore"(pensa ad alta voce con lo sguardo fisso sul mare.

Si fa coraggio, prende un grande respiro, e si avvia verso la barca per salirci a bordo).

Mentre Ismael procede e sale sulla barca con gli altri pescatori, inizia la narrazione.

Narratore: per due anni combatterono inutilmente contro la malia che faceva inaridire il mare, ma non eranoriusciti a contrastare né la volontà di Dio né quella degli uomini.

Sullo sfondo si vede la barca di Ismael e il padre che sconsolati issano le reti vuote.

Ismael: padre, ogni giorno ci spingiamo sempre più al largo con la barca, ma torniamo sempre vuoti!

Padre di Ismael: è colpa di questo maledetto veleno chimico! Prima o poi ci ucciderà tutti!


Fine prima scena.

[X]Scena seconda.

La scena si apre all'interno di un emporio (allestire banco con ceste piene di prodotti di varo genere)

Ismael: Yves, mio padre è morto. Una tempesta ha ingrossato il mare e lo ha portato con sé. Lo stesso maremalato che da troppo tempo ormai non ci dà più cibo. Ho bisogno di lavorare. Puoi aiutarmi?

Yves: (si muove nell'emporio mostrando le ceste con prodotti avvizziti)Non c'è lavoro per un'altra persona. Vai inFrancia, o in Talia.

Ismael: di là del mare?

Yves:

Ismael: come ci vado?

Yves: c'è chi ti porta

Ismael: cosa farò?

Yves: quello che Dio vorrà. Il pescatore, forse. O ti prendono in una fabbrica. Avrai una tuta e un mestiere.

Ismael: cos'è una fabbrica?

Yves: le ciminiere, quelle sono la fabbrica!

Ismael: non voglio, quella ha ucciso il mare e mio padre...e poi qualcuno mi ha detto che non si può andare inTalia. Ti mettono in prigione e poi ti mandano indietro.

Yves: c'è un punto sulla costa, su una spiaggia, oltre il nostro paese, dopo la nostra grande città, da dove tiportano in Francia o in Talia con le barche, a volte con le navi. Ci sono uomini che lo fanno per mestiere. Ci vogliono 500 dollari.

Ismael: 500 dollari? E quanti sono? Io non li ho!

Mentre parlano, si avvicina all'emporio un ragazzo. Si siede. Ismael lo vede e si rivolge a lui. Yves si mette a riassettare il suo misero emporio, poi si siede e ascolta.

Ismael: tu hai mai fatto il viaggio?

Ragazzo: non so dove sono stato sbarcato.

Ismael: ma com'era la gente?

Ragazzo: non so(pausa)... Strana.

Ismael: strana come?

Ragazzo: strana (alzata di spalle)

Ismael: ma hai trovato lavoro?


Ragazzo: no

Ismael: e cosa hai fatto?

Ragazzo: andavo in giro....stavo nascosto

Ismael: nascosto? Perché?

Ragazzo: i documenti

Ismael: i documenti? Quali documenti?

Ragazzo: non so(alzata di spalle)

Ismael: quanto sei rimasto?

Ragazzo: 6 mesi, forse più

Ismael: e poi?

Ragazzo: mi hanno trovato e rimandato a casa con una nave

Fine seconda scena.

[X] Scena terza

Ismael è sulla spiaggia, ha un fagotto sulla spalla, e va davanti a un gruppo di uomini. Ha in mano dei soldi. La scena è ferma. Una barca ormeggiata è piena di persone.

Narratore: Ismael aveva riflettuto a lungo...partire verso Talia in cerca di fortuna o rimanere al suo villaggio senzanessuna prospettiva per il suo futuro? Raccolse i gioielli della dote di sua madre e li consegnò ad un ricettatore in cambio di soldi. Aveva fatto la sua scelta! Era deciso a partire. Ora era lì, davanti a quegli uomini che per soldi, traghettavano le anime nella terra al di là del mare. Donne, bambini, vecchi...

Uomo: (prende i soldi, li conta)bene! Puoi salire

Ismael: ma la barca è già piena...non ce n'è un'altra?

Uomo: non fare domande. Vuoi partire sì o no?

L'uomo si allontana. Un altro si avvicina.

Uomo 2: tu sai come funziona? Non c'è posto per tutti(indica le persone sedute per terra in attesa).Li lascerannoa terra.

Ismael: come non prendono tutti? Ma hanno pagato?

Uomo 2: (ride)che ti credevi? Questi sono gli ultimi giorni disponibili, poi il mare cresce e la traversata non si puòpiù fare

Ismael stringe al petto il suo fagotto. Va verso la barca e sale a bordo. Le persone si stringono le une alle altre.

Fine terza scena


[X] Scena quarta

Narratore: la barca stracolma di esseri umani cominciò a salpare il mare. A ogni ondata, lo scafo beccheggiavaviolentemente. Nessuno a bordo aveva il coraggio di chiedere qualcosa. Il silenzio regnava sovrano. Paura. La paura era palpabile. Il mare ingrossava, poco alla volta. La lancia oscillava e saltava. Il motore tossiva.

Uomo 1: (grassa risata)vi porto in Talia, sì!

Narratore: la tempesta arrivò. La barca saltò, s'inarcò e ricadde. Il carico umano si ritrovò in mare.

Simulare la caduta in mare. Urla di disperazione.

Narratore: Ismael lottò a lungo per rimanere a galla. Afferrò un pezzo del fasciame della lancia e vi rimaseaggrappato. Intanto, intorno a lui, le urla cessarono.

Voce1: resisti fino all'arrivo della luce

Narratore: ma nessuno sa cos'è l'errore di una tempesta

Voce1: resisti fino all'arrivo della luce

Narratore: ma nessuno sa cos'è il dolore che prova un naufrago nella tempesta

Voce1: resisti fino all'arrivo della luce

Voce2: non ce la farai

Voce1: resisti fino all'arrivo della luce

Voce2: fame, sete, stanchezza, lasciati andare, non ce la farai

Ismael: adesso sono del mare. Non nuoto più, non spingo, non lotto più. Gli appartengo.

Narratore: Ismael si lasciò andare. Poi all'improvviso si sentì tirare su con la rete. Si sentì depositare sul fondo diuna barca. Sente due uomini che parlano tra loro in una lingua che non conosce.

Voce1: cara madre

Voce2: caro padre

Voce1: sono arrivato in Talia

Fine quarta scena.

[X] Scena Quinta.

Ismael si trova in un centro di accoglienza. Lì ci sono altri immigrati naufraghi come lui. Ci sono anche poliziotti che sorvegliano gli ingressi. Un guardiano si avvicina a Ismael.

Guardiano: resterai qui per un po'

Ismael: perché mi mettete in prigione? Non ho fatto niente

Guardiano: non è una prigione, è un centro


Ismael: posso uscire?

Guardiano: no

Ismael: allora è una prigione

Narratore: clandestini. Lui era un clandestino, anche se continuava a non capire cosa fosse un clandestino. Forseerano quelli fortunati. Quelli che si erano salvati dal naufragio. Le storie di tutti quegli uomini si assomigliavano: povertà, fame, malattia, disperazione, guerra. Tra loro c'era chi aveva tentato già altre volte di entrare in Talia.

Ismael si avvicina ad un altro immigrato clandestino.

Immigrato: l'anno scorso, prima di essere rimpatriato, sono riuscito a rimanere in Talia per sei mesi

Ismael: hai lavorato?

Immigrato: (fa cenno di sì con la testa)

Ismael: e com'era il lavoro?

Immigrato: mauvais ... cattivo! Raccoglievo pomodori. Ci facevano lavorare dall'alba al tramonto...il sorvegliante

girava per il campo e ci diceva: lavora negro, o ti rimando a casa tua. Dormivamo in una stalla e per mangiare dovevamo arrangiarci. (Scuote la testa)

Ismael: anche altri raccontano storie di cattivo lavoro...

Narratore: Ismael ascoltò le storie e dopo qualche giorno ebbe l'impressione che ci fosse un'unica storia. Siguardava intorno e osservò che molti di loro avevano strani affari. Vedeva bottiglie di birra e di vino circolare nascoste in sacchetti di carta marrone e pacchetti di stagnola che cambiavano velocemente di mano. Una sera scoppiò una rivolta al centro che si spense senza un motivo, così come era cominciata. Al centro ritornò la solita apatia. Si attendeva ...si attendeva ....si attendeva

Immigrato: ehi, giù all'imbarcadero ci sono scafisti taliani che portano in Talia. Una volta là, nessuno ci troverà più(sorride)

Ismael: quelli sono gli Squali...vogliono essere pagati e se non hai i soldi, li pagherai con il tuo lavoro cattivo...noio non voglio vivere nell'ombra, nascosto, sfruttato dagli squali, obbligato a fare la loro volontà.

Immigrato: peggio per te!

Narratore: Ismael comprese che non era così che voleva vivere. Il suo mare era malato, il suo paese era povero.Ma lui non apparteneva solo al mare, quella era solo una parte di sé....Tre giorni dopo si recò all'imbarcadero per

essere riportato a casa. Tornò alle sabbie tra le quali sua madre lo aveva immaginato, sognato, voluto. Tra le sabbie si segue la volontà del sole, del vento, dell'acqua di ventre. Volendo, quella di Dio. Tra le sabbie nessuno segue la volontà degli uomini.

Fine ultima scena.

Stefania Beccari