James Joyce in una notte di Valpurga

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JAMES JOYCE IN UNA NOTTE DI VALPURGA

JAMES JOYCE IN UNA NOTTE DI VALPURGA


pièce in due atti di

GIUSEPPE CAFIERO




Pièce radiotrasmessa dalla Radio della Svizzera Italiana.
dalla Sveriges Radio.
dalla Australian Broadcasting C. 



Personaggi:

James Joyce

Lucia

John Joyce

Nora

Stanislaus Joyce

Lady Gregory

Oliver Gogarty

Gorge Moore

Zia Josephine

Italo Svevo

Ezra Poud

Infermiere

Bouquiniste

William Blake

Carl Gustav Jung



Nota:
Il “Coro” non sarà composto da un gruppo di personaggi statici, bensì da tutti quei personaggi che non partecipano in prima persona alla scena in atto. Essi pertanto potranno e dovranno passeggiare liberamente, sedere, eseguire lavori o giochi. Soltanto là dove il testo chiama in causa il “Coro”, essi saranno impegnati all’unisono: esclusivamente però localmente.




ATTO PRIMO


Violenza del prossimo in una città di nome Dublino


La scena dovrà essere costruita momento per momento – con successivi, rapidi mutamenti – nell’attimo stesso dello svolgimento della pièce. Gli oggetti che la formeranno sa-ranno calati dall’alto e rimarranno sospesi in aria a 60/70 centimetri da terra. Questi oggetti, o se si vuole gigantografie d’oggetti, si presenteranno deformati, incompleti, contorti, tagliati in due o più parti.


Entra l’infermiere, che trascina di malavoglia, dietro di sé, una camicia di forza.

INFERMIERE (a voce alta, ironicamente):
Porte dell’inferno
Ingresso del quartiere da quarantena perpetua
File di baracche malfamate
Porte spalancate
Città mattutina
Illuminata da abitanti
Del villaggio della salute
Uomini e donne
Rattrappiti nei loro animi
Ora...
Silenzio, silenzio
Largo al signor dottore
Al parroco dell’inconscio.

Entra Lucia guardando smarrita intorno a sé

LUCIA:
Il reverendo dottor Jung?
Cercherà la mia anima
Qui a Küsnacht
In una clinica per malattie mentali.

INFERMIERE (ironico):
Il padrone Jung
Mi dice
Di svestirti dell’abito
Di giovane zitella
O pensi ancora
A quel ramo secco
Di Samuel Beckett?

Entra Jung.

JUNG:
Parlava da sola
Miss Joyce?

LUCIA (con distacco);
Con mio padre
E
Con il suo linguaggio universale.

JUNG:
Gli scritti di suo padre
Si possono leggere
Dalla prima parola all’ultima
O viceversa…

INFERMIERE (ridacchiando):
Scritti zeppi di
Porcheriole per 
Punzecchiare 
Le menti di giovinette
Del “m’ama – non m’ama”.

Entra Joyce.

JOYCE:
Tweedledum svizzero
Oh dottor Jung
Hai letto il mio Ulysses
Senza un sorriso
L’unica cosa da fare
In casi simili
E’ cambiar bevanda.

Joyce si mescola al coro.

JUNG:
Un libro? Oggi 1934
Posso dire a lei,
Miss Joyce,
Che quel libro è così
Sconvolgente che sono
Stato chiamato in causa
In quanto autorità in materia.

LUCIA:
E l’uomo Jim?

JUNG:
Una psicosi latente da genio…
Dicono.

LUCIA (a cantilena);
Genio?… Genio?…

JUNG:
Perciò cerca di far di lei
Un essere superiore
Diverso
Come ha tentato con sua madre
Nora.

LUCIA (stizzita);
Moglie di mio padre!

JUNG:
Prova incontestabile
Della mia teoria sull’anima
Tendenza ad identificarsi sempre più
Con un numero d’associazioni non limitato
Come nelle persone normali
Ma illimitato
Per una realtà fittizia.

Jung esce mentre pronuncia le ultime parole: tono e atteggiamento cattedratico.
Lucia segue, con aria assente, l’Infermiere che se ne va in giro tirandosi dietro la camicia di forza.
D’improvviso si ferma, strizza l’occhio a Lucia, accenna a una carezza, gesticola con oscenità grossolana.

CORO:
Ex nihilo nihil fit…
E iniziò per James Joyce
Dal Clongowes Wood College a Sallins
Contea di Kidare
Laggiù con padre Contee
Nel 1890 all’età di otto anni
In quella ferrea ratio studiorum dei gesuiti…
Esami
14 capitoli del Maynooth Catechism
150 pagine della storia della Bibbia
75 del Catechismo di Deharbe
Sino in fondo…
A servir messa
Ad essere cristiano
Soldato di Dio
Dubbi?
Quale ratio?

Joyce si stacca dal coro.


JOYCE:
Ecco il re coronato d’Irlanda
Cadere
Sotto i colpi di Gladston
E dei vescovi cattolici…
Charles Steward Parnell
Compagno d’incomprensioni
Nella bigotta moralità dei connazionali…
Anche mio padre John piange
E fu il natale del 1891
Nella nostra discesa nei bassifondi
Di Dublin.

LUCIA (urlando e rifugiandosi fra le braccia dell’Infermiere):
Charles Steward Parnell
Cadde…
Cadde il re cororato d’Irlanda
Jim è disperato.

JOYCE:
Aurora borealis o alto forno?
Gli irlandesi naturalmente…
Comunque accadde a Cork
Una grande fiammata
La nostra vecchia casa
La tana del lupo
Andò in fumo.
Reuben Dodd il procuratore elargì
Denaro contro l’ipoteca sulla nostra proprietà
Ah Cork! Io e il padre tornammo nudi
A Dublin nel ‘93
Mentre bruciavano i nostri cuori.

CORO:
John Joyce l’inefficiente
John Joyce lo scansafatiche
Joyce Joyce l’ubriacone.

LUCIA (urlando mentre l’Infirmiere l’abbraccia):
Cork brucia
Cork brucia!
Andare avanti…
Ritrovare il 1934 la clinica di Küsnacht.


Lucia esce di corsa.
L’Infermiere la segue ridacchiando.

CORO:
Attenzione Jim
La tua bella città ha le orecchie lunghe
Ascolta e parla…
C’è un giovanotto di nome Joyce dicono
Potrebbe far qualcosa di buono dicono
Ma è arrogante come Lucifero dicono
Un’intelligenza assurda dicono
Bisogna scoprire qualcosa sul suo conto dicono
Non c’è persona che vorrebbero essere il suo Messia dicono
Criticherebbe sempre per il cattivo gusto della sua
Divinità dicono
Attenzione Jim
Attenzione alle tetre strade di Dublin.

JOYCE (ridendo);
Attenzione ai sagrestani
Borsaioli di Dublin
Vecchio espediente dei ladri pissimi
Di casa nostra
Ti abbracciano e poi
Ti fregano anche l’anima.

CORO:
Dove andare?
Passeggiare nell’elegante vestito
Blue Oxford degli anni giovanili
Mostrine colorate
Panciotto stretto
Orologio con catena d’argento
Una scarpa sporca di fango rappreso
Salutare a destra e a manca
Occhi bassi
Un buongiorno e un buonasera…

John Joyce staccandosi dal coro.

JOHN JOYCE (fra sé):
Mezza corona sprecata oggi
Hanno detto mentendo..
Ubriacatura cronica
(a voce alta, rincuorato):
Eilà Jim!


JOYCE:
Ja! Ich weiss papachi

JOHN JOYCE:
Non hai un’anima?
Non sei mio figlio James nipote di James?
Non sei il mio caro figliolo James
Che abbandonò la casa del padre
Che abbandonò Dio uno e trino?

JOYCE (smarrito):
Credo di si
Almeno ciò che è rimasto di lui.

JOHN JOYCE:
A sera ti portano a casa
Ubriaco fracidio
Dopo aver speso
Tutto il denaro che
Ti ritrovavi in tasca
Chi ti accompagna? 
JOYCE:
Fantasmi del futuro.

JOHN JOYCE:
Merda dalla testa ai piedi
Ulisse errabondo guardati da loro
Ti fanno fare caput quelli.

JOYCE:
Mi hanno sfidato
Mi sfideranno ancora
Lady Gregory
George Moore
Bernard Shaw
D. H. Lawrence
Con le loro personali presunzioni...
C’è e ci sarà fango…
Così scivolo… scivolerò…

JOHN JOYCE:
Bello spettacolo
Per la tua povera mamma!

JOYCE:
Mamma… mamma!

CORO:
Chiede di te
Della tua vita a Paris
Ti dice di non angustiarti
Lei è piena di speranze
Per te…
Ricorda sempre le tue parole
Una tua lettera.

JOYCE:
Grand Hotel Corneill Paris
21 febbraio 1903
Ormai sono svezzato al digiuno
E con un po’ di soldi
Mangio un patrimonio
Un ultimo vaglia per arrivare
A mezzogiorno di lunedì
Poi un altro digiuno.

JOHN JOYCE (tono secco)
Mamma
Morente
Vieni
Papà… (rientra rapido nel coro)

Entra l’Infermiere. Scruta attentamente Joyce.

CORO:
Davanti al corpo di tua madre Mary Jane
Oggi 13 agosto 1903 inginocchiati Jim…
Accostati nuovamente alla Santa
Chiesa d’Irlanda 
James Augusta Joyce.

JOYCE:
Cosa?
Un omaggio ad un simbolo
Di venti secoli d’autorità?

INFERMIERE (con ironia):
Rispondi alla domanda Jim…
Farai quanto sta in te
Affinché la giustizia
La misericordia ispirino
Tutte le tue parole
In Ireland o nei territori dipendenti?

JOYCE:
Per la verde Erin terra promessa
E’ necessaria la riforma della
Morale municipale e i dieci 
Comandamenti puri e semplici
Con un po’ di terra e 
Una mucca per ogni suo figlio

INFERMIERE (con ironia):
Libero denaro
Libero amore e
Libera chiesa laica
In libero stato laico oppure
Esilio ai perturbatori della
Solenne pontificale quiete
Dell’osservanza dei secoli…
Concubinato amen!

JOYCE:
Nora
Nora Barnacle
Vieni da me!

INFERMIERE (con ironia):
Lucia
Lucia Joyce
Vieni da me
In un cantuccio di
Questa villetta a Küsnacht!

Nora staccandosi dal coro.

NORA:
Eccomi Jim
Alla tua lettera del
15 giugno 1904
60 Shelbourne Road
Rispondo che ci si può
Vedere domani
16 giugno. 

JOYCE:
Il Bloomday
Per il tuo futuro marito-amante...
Oh Miss Joyce!

NORA:
Da questo 16 giugno
Qualcosa cambierà?

JOYCE:
Andiamo ad imparare a vivere
Vediamo un po’ come definire
Il giorno dell’Ulisse?

CORO:
Rifiutare integralmente
L’attuale ordinamento sociale
Le cristianità
Le virtù sconosciute
Le classi della vita
Le dottrine religiose.

INFERMIERE (con ironia):
Lucia rifiutare integralmente
Ogni ordinamento
Ogni dottrina
Ogni virtù
Che non sia immorale.

NORA:
Non ti importa nulla Jim
Dei commenti dell’Irlanda irlandese
Sul nostro viaggio da concubini
Viaggio senza ritorno
A dì 8 ottobre 1904?

INFERMIERE (con ironia):
Concubini
Sodomiti
Maghi e indovini
Alighiero rivisitato
Secondo cerchio
Terzo girone
Bolgia quarta
E
Lucia rivestita dalla
Higt society
(scandendo e ridacchiando);
Put… ta… ne… lla!

Nora rientra nel coro
Joyce segue Nora, si ferma un po’ discosto da lei, la guarda.


CORO:
Jim e Nora bella coppia davvero
Lui illustrerà la terra
Lei lustrerà la sua terra.

Entra Lucia, guarda smarrita in giro.
L’Infermiere cerca di attrarre l’attenzione di Lucia con ampi gesti.
Entra Jung.


JUNG:
Mi preoccupa questo
Sguardo nel vuoto.

LUCIA:
Oltre la finestra
Jim e Nora.

JUNG:
Perché ha assalito sua madre
Con tanta rabbia e violenza?

Joyce siede in terra e prende appunti su un piccolo brogliaccio.
L’Infermiere, con fare ironico, agita le braccia come per dirigere il Coro.

CORO:
Vengono cullati
Nella loro fragile imbarcazione
Sulle acque del Liffey
Per una rinomata città
Del cristianesimo…
Ecco una donna e un uomo.

JUNG:
E Jim?

LUCIA:
Oh, Jim è in me!
Samuel mi sfugge
Lì nel ginepraio di parole e segni
Nel rincorrere un’altra monna Lucia…
Io allora amo Jim
Insieme affondiamo in una schiuma
Di neologismi e balbettii.

JUNG (a mezza voce):
Identificarsi in lui!

Esce Jung.


LUCIA:
Jim-Bloom non ancora 
Sentimentalmente legato a
Miss Nora Barnacle..
Altri tempi per Jim scavezzacollo
Per Jim poetuncolo assetato
Di gloria.

INFERMIERE (avvicinandosi a Lucia):
Lucia figlia di Molly
Caldo ventre italiano
Vieni con me lustrascarpe
Di Herr Gustav Jung?

LUCIA:
E Samuel errante nel 
Letto profumato dal verde
Trifoglio dell’Erin?
(accarezza l’infermiere, poi spaventata):
Samuel è scomparso dietro
Un’ansa del Liffey
(guarda con fissità l’Infermiere):
Eccomi a te Jim
Unica certezza!
(esce urlando):
Jim, Jim…!

Lady Gregory si stacca dal coro e guarda in giro.

LADY GREGORY:
Mister Joyce finalmente…

JOYCE (ripone in tasca il brogliaccio e s’alza):
Per chi mi prende?
Non scopre alcun altarino…
E’ un secolo che non la si vede..
Splendida cera davvero
E’ tempo di stagione
Quello che abbiamo ora…

INFERMIERE (a mezza voce)
C’è una scorciatoia
Da queste parti per
Tornare a casa Jim e…
Nel bordello delle lettere!

JOYCE:
Quartiere interessante questo….
Riabilitazione delle donne scrittrici!

LADY GREGORY:
Non racconti balle…
Sono contenta di vederla
Si giustifichi immediatamente o
Guai a lei!

JOYCE:
Ha detto che
Le sarebbe piaciuto
Conoscere i quartieri malfamati
Delle menti dei giovani letterati
Anche servi in livrea
Avrebbero scritto quel che ho scritto io!

L’Infermiere assume la posizione di direttore del coro.

CORO:
Jim giovane Jim
Dare per aver
Avere per dare.
L’illustre scrittrice Lady Gregory
Ti favorì ti coccolò ti presentò
Jim giovane Jim
Mister Longworth del Daily Express
E tu hai lavorato per Longworth
Ma Jim giovane Jim
Critico recensore del Daily Express
Dovevi dare perché hai ricevuto
Incensare perché hai ricevuto
Plaudire perché hai ricevuto
E non cacciare nel fuoco
Dell’inferno critico
“Poets and Dreams” di Lady Gregory
Tua guida senza caduceo
Nume tutelare dei tuoi primi passi
Dare per avere
Jim giovane Jim
Avere per dare
Jim vecchio Jim.

LADY GREGORY:
Ha letto bene quel che ha scritto?

JOYCE (con ironia):
Brinderei ora all’Erin
Alla casa alla beltà della vecchiaia.

INFERMIERE (accostandosi a Joyce, ad un orecchio):
E la beltà della giovinezza?
Dico di una bella giumenta
Con due gambe in carne ed ossa.

LADY GREGORY (con trasporto):
Ai cari vecchi giorni
Passati senza rimedio…
Amore per la vecchia nostra terra!

JOYCE:
Confesso che bollo dalla voglia
Di sapere se certe cose di
Certe persone stanno bollendo
O no.

CORO:
Bollono terribilmente!
London bolle
Dublin bolle…
Dopo gli indovinelli da salotto e
I dolci sull’ottomana si chiacchiera…
Intellighenzia inglese, intellighenzia irlandese…

INFERMIERE (strizzando l’occhio a Joyce):
Molto tempo addietro
Levasti Mister Joyce
Una scheggia da una mano
Con molta cura
Lentamente…

LADY GREGORY:
La mano dello scrivere
E’ vero…
Risponda Mister Joyce
Ha un regaluccio per me?

JOYCE:
Una cosina per rompere il digiuno.

LADY GREGORY:
Mi prende per i fondelli?

INFERMIERE (ironico):
Irlandese scapestrato
Il vizio è la maggior virtù!

JOYCE:
Ricorda che molto tempo fa
Nel novembre del 1902
Le scrissi che partivo 
Unfellowed friendless and alone?

LADY GREGORY:
Per Paris?

JOYCE:
Sì ed è lì che lei dice che
L’ho tradita…
Ho rotto soltanto una campana
Ed ho urlato.

L’Infermiere assume la posizione di direttore del coro.

CORO:
27 marzo 1903… 
Daily Express…
Infine il libro di Lady Gregory
Dovunque si occupi del popolo
Stabilisce nella sua piena
SENILITA’ una classificazione mentale
Che William Butler Yeats
Ha definito the Celtic Twilight...

LADY GREGORY:
E’ troppo!

Lady Gregory rientra nel coro.
Joyce parlotta con l’Infermiere. Ridono. Poi prendono a dirigere il coro.

CORO:
Dove vai bel signorino?
Le rotelle che hai in testa ti funzionano?
Ce l’avresti un soldino?

Joyce e l’Infermiere ridono.
Oliver Gograty esce dal coro. Barcolla.

GOGARTY (alticcio):
Dov’è che va ‘sto fottuto giramondo

CORO:
Dublin street
Uno scellino per una bottiglia di birra
E gli basta
E tu Oliver Gogarty
Compagno d’infanzia di Jim?

GOGARTY (alticcio):
Forza esercito inglese
Tiratelo via dalle 
Grinfie dei Trolls!

Joyce e l’Infermiere ridono e, divertiti, dirigono il coro.

CORO:
Dai forza allo spaccio
Della caserma dell’Europa continentale!
Non hai Jim che da chiederle pane!

GOGARTY (alticcio):
Dell’Erin gli arditi siam…

INFERMIERE (scostandosi da Joyce):
Dì un po’ giramondo in erba
Del sergente maggiore Oliver Gogarty
Che ne pensi?
Vuoi bene al giovane amico Oliver?

JOYCE:
Saltare sulla groppa di un cavallo
Dalle narici frementi e
Rimanere alla stazione di partenza
Per tutta la notte della propria vita.
Non è il bere è il ribere una volta
Cominciata l’iniziazione di Oliver
1903…
Perché andargli dietro?
Ma è il migliore di tutta la combriccola
Fra le pinte di birra Guinness
Vino nazionale!

L’Infermiere prende a dirigere il coro.

CORO:
Jim
Di Jim
Per Jim
Jim… colto in fragrante
Rifiuto gettato sulla pubblica via.

JOYCE:
Sto facendo del bene al prossimo…
Assimilare usi e costumi
E passeggiare per Dublin
Rinascita irlandese senza Gogarty?

GOGARTY:
Lì nella torre Martello a Sandycove
Ombellico e porto di salvezza
Per i nostri vizi
In una Ireland in mano ai preti e
Abbandonata da Dio.

INFERMIERE (a mezza voce, fra sé):
Ombellico e sacri vizi
Una verginità consumata
Nell’Odissea di una certa Nausica!

JOYCE:
Una volta eri Oliver John
Un feroce stallone della pampa della
Dissacrazione
Una marchio rovente e anche
Un po’ unguento in versi
Per le parti doloranti degli irlandesi
Le tue “Canzoni stonate “ o i tuoi
“Canti del gallo”
Ora?
(a voce alta, divertito):
Sipario… su il sipario che
Vado a presentare Monsieur le docteur
Orgoglio del circo dublinese.

GOGARTY:
Dove sei stato in questi anni
Mister Joyce?
Eri ammalato?

JOYCE:
Si! di digiuno…

GOGARTY:
Infatti! Sembri un tisico
Amico mio.

JOYCE:
La tua è una rivincita inutile.

GOGARTY:
Rivincita?

JOYCE:
Sul pubblico naturalmente
Sulle care figure che si muovono
Sulle zolle di terra irlandese
Gloria di essere un redivivo redento
Nella tua bella casa di Ely Plan
E un buon poeta in pantofole…
Vecchio Gogarty
Riconoscerai mai che sono uno spirito
Indomito e di elevata grandezza?

GOGARTY:
Sono un fondista James Joyce
Arriverò al traguardo anche se in ritardo!

Gogarty rientra nel coro. 

INFERMIERE:
Sono un fondista Lucia Joyce
Arriverò all’addescamento
Tette e fica di una giovane
Isterica in letargo.

CORO:
Talis filia talis pater…
Nessun alibi Jim
Perché nascondi la testa come uno struzzo?
L’ebefrenia è galoppante con le sue
Allucinazioni e affettazioni
Hai una figlia viziata che legge
Il passato nella tua figura di gran bardo
Fra le rovine del tempo della morte…

Lady Gregory esce dal coro.

LADY GEGORY:
Mister James Augusta Joyce
Devi lavare il mio onore!

JOYCE:
Venerabile maestra
Una colpa ingiusta
La professione è professione
Io non ho accusato
Ho puntualizzato con rigore.

LADY GREGORY:
C’è stata una rottura di un tacito
Patto
Mi aveva scritto d’essere povero
Infelice perseguitato ma
D’aver grandi ambizioni
Le ho teso una mano come sempre
Ho detto “venite a me poeti se siete poveri!”
JOYCE:
Lei né soltanto ubriaca 
Di libercoli!

INFERMIERE (avvicinandosi a Joyce):
Libercoli Mister Joyce?
La vecchia Lady si masturberà
Sulla pubblica piazza della
Nera Dublin!

LADY GREGORY:
James Augusta Joyce
Pensi a vergognarsi
Per aver usato a quel modo
Il Daily Express di
Mister Longworth.

JOYCE:
E’ una vera e propria montatura
Sono un incompreso
Un capro espiatorio
Un uomo rispettabile
Senza macchia sulla reputazione.

Lady Gregory rientra nel coro.
George Moore esce dal coro.
L’Infermiere accompagna questi con due inchini ossequiosi. 

MOORE:
Io George Moore
Scrittore e primo direttore
Dell’Irish Literary Theatre
Dico a lei Mister Joyce
Che nessun vero signore
Si abbasserebbe ad azioni così
Ripugnanti
E’ evidente che per orgoglio
Non ha voluto prendere insegnamenti
Dai miei libri.

JOYCE (strizzando l’occhio all’Infermiere):
Se è lecito su più di uno dei
Suoi scritti avrei da obiettare…
Del resto un certo
Mister Oscar Wilde va dicendo
Che ella ha impegnato sette anni per
Accorgersi che esiste la grammatica
E altri sette per scoprire che
Esiste la sintassi.

MOORE (irato):
E’ bestialmente assurdo…
Non era il caso davvero che si fosse
Dato pena a questo riguardo
Intanto ha offeso una delle menti
Più fervide dell’intellighentia irlandese
Lady Gregory dico.

JOYCE:
Anche una vita dissoluta è
Cattiva letteratura?

L’Infermiere prende a dirigere il coro.

CORO (a cantilena):
C’era un vinaio
C’era un bottaio
E anche un lattaio
Un cartolaio un notaio
Un fornaio un birraio…
Tutti generati
Da Sinband il marinaio.

JOYCE:
Il mio sarebbe un conto scoperto?

INFERMIERE (fra sé)
Come io scoprirò
Le dolci membra della
Mia cagnetta!

MOORE:
E’ sempre necessario un catechismo
Per spiegare tutti i misteri dei suoi scritti
Non ciò che l’occhio vede
Ma ciò che la mente pensa.

JOYCE (ironico):
Debbo difendermi dalla sua cortesia?

MOORE:
Io sono soltanto un rivoluzionario
Lei vuol essere un rivoluzionario eroico.

George Moore rientra nel coro
Joyce esce di scena.

INFERMIERE (gridando dietro a Joyce):
Stia bene Mister Joyce
E cerchi di correggere il tiro
Dei suoi articoli
Lei deve molto a Lady Gregory
Lei deve molto…

Entra Lucia. 

LUCIA (smarrita):
Procedimento d’ufficio contro Jim?
I letterati nostrani hanno un’ottima
Reputazione e anche una posizione
Sociale con i fiocchi
Gratifiche onorificenze amori!

INFERMIERE:
Il mio letto t’attende Miss Lucia.
(si avvicina a Lucia. L,abbraccia, le palpa i seni):
.. alcuna reazione nel luccicante gioco
Nel bordello di Circe mangiaBloom?

LUCIA (stringendo le mani dell’infermiere che le palpano 
i seni):
Generiamo per l’Ireland
Per robusti e accidiosi figli
Simili a Jim?
(scostandosi all’improvviso, impaurita):
…di cosa viene accusato il giovane Jim?


CORO:
Peccato mortale di fronte alle
Sacre istituzioni…
A tutto c’è un limite e
Jim gioca senza barare
Intorno ad un tavolo truccato
La solita pecora nera
Tutti falsi amici e veri nemici
Lo vogliono alla gogna
Deve ritornare in famiglia
Nel distretto urbano di Dubin.

LUCIA:
Balbettano preghiere i letterati
Dalla cappa d’ermellino
Dalle corone d’alloro.. e tu Jim?
Chi ti difende Jim?
Ecco tuo padre John! 

L’Infermiere si siede in terra annoiato.
John Joyce si stacca dal coro.

JOHN JOYCE:
Non è questa la sede adatta
Per recriminare alle spalle
Di un infelice 
Fuorviato forse da Bacco
Mio figlio Jim
Povero emigrante ha cominciato
Da zero come clandestino
Ora cerca di guadagnarsi da vivere…

INFERMIERE (da terra, annoiato):
Il suo scrivere è dovuto
Certamente ad una aberrazione ereditaria
Allucinazioni da vecchie saghe…

JOHN JOYCE:
James è soltanto un relitto umano
Affetto da tubercolosi dei senza soldi
Un disadattato quindi irresponsabile…
Non è sempre presente…
Se così vi piace…

John Joyce rientra nel coro.
L’Infermiere fa cenni da terra, sembra dirigere il coro.
Lucia si muove d’intorno quasi cercasse qualcosa.

CORO:
Per le medesime ragioni per cui
I dublinesi strisciano e pregano
Tu Jim il traditore stai ritto senza paura
Senza seguaci senza amici
E svergini con la penna il loro puritanesimo
E per quanto cercano di pugnalarti non ti
Colpiranno né ti faranno prigioniero
Finchè la vendetta non sarà compiuta
E anche se chiuderanno le frontiere
Tu Jim spierai sempre nelle loro case.

Lucia si muove d’intorno agitata. Siede poi accanto all’Infermiere. 
I due s’abbracciano. 
Lucia mormora con calore “Oh, Jim, Jim!”
L’Infermiere, eccitato dal gioco amoroso, strappa di dosso a Lucia parte del vestito.
Lucia d’improvviso sguscia dall’abbraccio dell’Infermiere.

LUCIA (correndo d’intorno, agitata):
Va via da Dublin, Jim
Per sempre Jim
Per sempre…

Entra Joyce



CORO:
Duino Elegian
Rilke scrisse del maniero
Corroso dal tempo
L’altro castello appare ora
Bianco
Ossa scheletriche
Rinsecchite al sole
Opera maestosa di Massimiliano.

JOYCE (guardando l’intorno smarrito):
Giungere senza fardelli e tu
Amatissima Lucia eri
Soltanto nei nostri destini
Anno e stagione della Berlitz School
Settembre 1903 dalla città di Zuerich
A questo lembo del sud
Trieste.

CORO:
La tua prima pelle cadde
Sotto i complimenti stomachevoli
Che inneggiavano alla tua follia folle
Jim Joyce figlio di John nipote di Jim
Allorché fuggisti con la serva del
Finn’s Hotel
Nora Barnacle.

JOYCE (ride con amarezza):
Così i cani celtici si leccano
Le ferite e guaiscono
Per la profonda e finta compassione
Verso la mia sposa non sposata
Assiderata dal freddo
Che mi accompagna nella vita
Nel profanare le sacre cancrene dell’Erin
Nel pugnalare al petto
I miei connazionali.

Entra il Bouquiniste trascinando un banchetto ricolmo di vecchi libri e giornali.

BOUQUINISTE (leggendo un libro):
I tuoi racconti “Dubliners”
Sono un’offesa un tradimento 
Sei schedato James Augusta Joyce
Una volta reciso il cordone ombelicale
Che ti legava alla tua terra…
C’è una taglia di mille sterline
Sulla tua testa di squattrinato.

JOYCE:
Presto andrò a Kuesnacht
Da Lucia…

Entra l’Infermiere trascinando una camicia di forza.

INFERMIERE:
E questi cittadini di un mondo sommerso?
Fantasia per costruire castelli
E’ il loro grido di guerra
La loro chimera panacea regno…
Una fredda cella o un letto con legacci.

Lucia scorge l’Infermiere e gli corre incontro.

LUCIA:
Un letto per consumare
La mia mente virtuosa.

Lucia si getta in terra.
L’Infermiere la guarda, le si avvicina: la carezza, la palpa sconciamente, la bacia… 




Fine primo atto 












ATTO SECONDO


Violenza delle istituzioni nel bardo suicidio dello scrivere



La scena è la medesima.



Lucia e l’infermiere leticano, strattonandosi, per una camicia di forza.
Entra Joyce.

JOYCE:
Ovunque tradimento
Anche tu mi tradisti carpentiere svizzero
Herr doktor Gustav Jung…
E oggi?
Lucia… Lucia!

LUCIA (va verso Joyce):
No news good news!
Certamente doktor Jung
Non essendo stata allevata come schiava
Faccio una pessima impressione
Concedo a chicchessia
Di guardare il fiore che
Stringo fra le cosce.

INFERMIERE (con ironia):
Miss Joyce non è avvezza
A far moine se appare sciocca
Non vuol dire che la sua mente
Sia dissimile da quella di Jim.

Entra Jung. 

JUNG:
Ogni scintilla di suo padre
E’ stata trasmessa a lei Miss Joyce
E le ha acceso un fuoco
Nel cervello.

LUCIA:
Anche Jim ebbe il suo fuoco nel cervello
Quando giunse a Trieste
Bachelor of Arts della Regia Università d’Irlanda
E cominciò a bere

JOYCE (voce impastata d’alcool):
No go la ciaqve del porton
Pe’ ndar a casa…
Ancora un litro di quello buono!

CORO:
C’era una volta una bella bambina
Che si chiamava Lucia
Dormiva durante il giorno
Dormiva durante la notte
Perché non sapeva camminare
Perché non sapeva camminare
Dormiva durante il giorno
Dormiva durante la notte. 

LUCIA (con rabbia):
Sono nata per la strada Herr doktor
Il 26 luglio 1907
Reparto dei poveri dell’Ospedale di Trieste
La mia nobile madre
Nora Barnacle
Ebbe 20 corone in beneficenza!

JUNG:
Suo padre se la faceva a quel tempo
Con gli operai nei caffè della città vecchia
Parlava accanitamente di politica…
Il rito del poeta è il riposo
Si cade così in estasi…
Una volta infilata questa strada
La gita di piacere in Paradiso diventa
Per questi eroi della penna
Una cosa rilassante.

INFERMIERE (a mezza voce):
Paradiso di una rosa colta
Nella prima alba 
(si avvicina a Lucia e la palpa in modo osceno)

CORO:
Un tonico davvero 
Trovata sensazionale
Incrociare le braccia
Scolare bottiglie di vino bianco…
Jim a Trieste
Un buffone alla corte dei miracoli!

LUCIA (con rabbia):
L’opera di mio padre è
Una history fabled.

Esce Jung.
Lucia lo segue con lo sguardo.
Esce anche l’Infermiere gettando baci a Lucia.

JOYCE:
Cercar fortuna?
Da Dublin a tappe forzate
Per l’inseguimento sino
A questo porto del mondo civile
Città cosmopolita Trieste
Non appartiene ad alcuna nazione 
Così a nessuno dei sette peccati capitali.

CORO:
No alla ghiottoneria che è inglese
No all’ira che è spagnola
No all’accidia che è slava
No alla superbia che è francese
No alla lussuria che è tedesca
No all’avarizia che è italiana…
Una città Ponzio Pilato.

BOUQUINISTE (sfogliando un libro):
Qual è la città che non rende omaggio
Allo stato né serve un re
Nemmeno il popolo perché crede
Che ogni uomo ha già da fare
Per proprio conto?

CORO:
E’ Trieste
La città più assennata del mondo
Mentre l’Europa intera si trascina
Come gregge alla carneficina.

BOUQUINISTE (sfogliando un libro):
Ma tu Stanislaus
Fratello di Jim
Quando giungi?
Qui ti attende il duplice compito
Di Catone nei confronti del potere
Di poliziotto nei riguardi di Jim.

Stanislaus Joyce si stacca dal coro.

STANISLAUS:
Il poliziotto è giunto Jim
Un poliziotto duro se non metti
Un freno alla tua vita sciagurata.

JOYCE:
So cosa intendi Stannie…

BOUQUINISTE (sfogliando un libro):
L’Erin è un grande Paese?
Si chiama isola di smeraldo ma
Il governo metropolitano l’ha ridotta
Sulle cinghie così oggi
Fame sifilide superstizione alcolismo
Nella gran festa di
Puritani gesuiti bigotti.

STANISLAUS:
Jim solito bardo sucido
Vedendo altri lavarsi pensa che
Quelli tentano di raggiungere
La propria coscienza
Se non si lavano pensa
L’incontrario.

Stanislaus rientra nel coro.
Il coro accena, in sordina, ad una vecchia ballata irlandese.
Entrano Lucia e l’Infermiere: si tengono per mano.

LUCIA (tono severo):
Jim la battaglia contro le convenzioni
Non l’hai intrapresa per batterti
Contro tali convenzioni ma soltanto
Per vivere conformemente
Ad una tua morale.

INFERMIERE:
Per essere giudicato giustamente Jim
Non vorrebbe essere giudicato
Da dodici borghesi scelti a caso 
E in base a testimonianze…
Ma da una giuria di esuli
Da un giudice esule che ha ripudiato
Tutte le norme giuridiche irlandesi.

BOUQUINISTE (sfogliando un libro):
Per vendicarti
James Augusta Joyce
Stampi a Pola nel 1904
La poesia “The Holy Office” e
Scrivi che non fu soltanto Galileo
A provare il tradimento…

Lucia e l’Infermiere si abbracciano in un canto. 

JOYCE:
Il mio ultimo appello
Fu simile a quello 
Di Parnell eroe degli eroi
Cristo liberatore della nostra gente
Che implorò di non essere gettato
In pasto ai lupi inglesi
Ai Bing-Beng dell’Enrico omicida…
E non lo gettarono ai lupi inglesi
Ma lo divorarono i coccodrilli del Liffey
Monco fiume divorato dall’oceano.

L’Infermiere cerca di possedere Lucia.
Lucia, eccitata, a tratti si divincola, a tratti partecipa al gioco amoroso.


LUCIA: 
Parnell hai udito Jim?
Noi copuliamo con la violenza della mente
Per dare un Edipo Re alla vogliosa
Casta Ireland!

BOUQUINISTE (leggendo da un libro): 
Exile dimenticasti il passato e il
Presente nelle bettole…
Il reverendo doktor Jung
Cresciuto ed educato in una tradizione analcolica
Afferma che ciò mostra la tua psicosi.

Entra Jung. 

LUCIA (urlando nel gioco amoroso con l’Infermiere):
Il tuo seme oh Parnell
Per generare bastardi 
Al capezzale di Dublin! 

JUNG:
Isterismo controllato Mister Joyce
O schizofrenia controllata…
Il suo scrivere è l’elemento probante!

CORO:
Jim tu sviluppi la tua cascata
Di parole con tutte le tue forze ma
Hai oltrepassato un certo limite.

JOYCE:
Herr Jung lei è un famigerato incendiario
Di menti… un macabro individuo!

LUCIA (eccitata dal gioco amoroso con l’Infermiere):
Samuel Jim Parnell
Vi accolgo nel mio grembo!



JUNG:
Sua figlia Lucia è
L’ultimo anello della catena…

Lucia si divincola rabbiosamente dall’abbraccio dell’Infermiere.

LUCIA (con violenza):
E’ finita Charles Steward Parnell
Mi sono concessa da buona puttana
Alle voglie del tuo sperma in vista della
Terra promessa anche conoscendo
Gli inganni dei tuoi amori
Con Nora Barnacle!

INFERMIERE (ironico)
Il tuo grembo è sterile come
Le rocce della tua Trieste!

LUCIA (eccitata):
Terminato il vecchio corteggiamento
Devo offrirmi all’eterno amore di
Jim il vecchio
Di Jim!

Esce Jung.
Lucia lo segue carponi con le vesti in disordine e in gran parte strappate.
L’Infermiere guarda in giro, afferra la camicia di forza e si avvia.
Cade inciampando nella camicia.
Si dimena.
Urla.
Esce di scena rotolandosi nella camicia. 

CORO:
E il clima familiare in cui
E’ vissuta Lucia?

JOYCE:
Il primo dissapore con Nora
Fu una necessità
Era il 1905… Solo e abbandonato 
Scrissi a zia Josephine
Rimasta nella sacra terra d’Ireland.

Joyce si avvicina al banchetto del bouquiniste e prende un foglio. 

JOYCE (leggendo dal foglio):
Cara zia Josephine
Sono triste.

Zia Josephine esce dal coro, si avvicina al banchetto del Bouquiniste e prende un foglio.


ZIA JOSEPHINE (leggendo dal foglio):
Caro Jim storie
Attenzione alle ragazzine di primo pelo.

JOYCE (leggendo dal foglio):
Zia Josephine
Ogni tua parola è accolta con rammarico
Non sono un abile cacciatore.

ZIA JOSEPHINE (leggendo dal foglio):
Jim ci sono tutte le varietà di donne
Che desideri
Dolce media forte
Scegli e paga.

JOYCE (leggendo dal foglio):
Cosaaa?!

ZIA JOSEPHINE (leggendo dal foglio):
Guardati intorno…
Eccone una ben piantata e
Rivestita di un considerevole
Strato di grasso…

JOYCE (leggendo dal foglio):
Zia Josephine
Anche Ibsen il vecchio di Christiana
Ha scelto la libertà!

ZIA JOSEPHINE (leggendo dal foglio):
Argumentum ad feminam
Se il rimedio sovrano per te è
Eva essa non è in vendita ma
La si prende a nolo!

JOYCE (leggendo dal foglio):
E’ un interrogatorio estenuante
E questi giorni sono faticosi…
Una sequela di accidenti!

ZIA JOSEPHINE (leggendo dal foglio):
Jim smetti di far ruotare i pollici
Pensa due minuti alla tua causa santa o
Ai travagli della tua vita con Nora.

JOYCE (leggendo dal foglio):
Oggi 4 dicembre 1905
Vi sono soltanto perplessità
Più un figlio
Più un altro che prima o poi
Verrà…

Zia Josephine ripone sul banchetto il foglio e rientra nel coro.
Joyce ripone anch’egli il foglio.
Entrano Lucia e l’Infermiere. Lucia ha un collare il cui guinzaglio è stretto in una mano da Jung.

CORO:
C’era una volta una bella bambina
Che si chiamava Lucia
Oggi non dorme durante il giorno
Oggi non dorme durante la notte.

LUCIA:
Bella ninnananna Herr doktor?
Una ninnananna tutta per me
Misera materia di corpo umano.

JUNG:
Miss Joyce
Non deve disperare…
Se suo padre è considerato
Un uomo assolutamente normale
Godrà anche lei
Di tale considerazione.

JOYCE:
Io sono per l’opinione pubblica
E lo sarò sempre il colpevole
Di tutti i tuoi mali Lucia.

LUCIA:
Oh Jim adorato Jim
Non abbandonare questa
Gracile barbara creatura…

JUNG:
La paternità per Mister Joyce è
Uno stato mistico
Una successione apostolica dell’unico
Generatore all’unico generato.

BOUQUINISTE (leggendo da un libro):
L’amor matris
Genitivo soggettivo e oggettivo
Non è l’unica cosa vera della vita
E la paternità non è
Una finzione legale.

Esce Jung che trascina Lucia.
Stanislaus si stacca dal coro.

STANISLAUS:
James Joyce
Catone il censore
Il tuo poliziotto
Il tuo amato e odiato fratello Stannie
Deve dirti le cose come stanno
E come le vede…
Non fai che pavoneggiarti
Davanti allo specchio
Con indosso il domino da mago
Della parola e lavori da buon
Prestigiatore senza trucchi
E alla luce del sole.

BOUQUINISTE (leggendo da un libro):
Tu puoi errare Jim
Con la tua condotta
Per testardaggini simili alle tue
I cavalieri della penna
Del bel tempo antiquo
Misero a repentaglio
Il loro prestigio…
Le dame e i cavalieri
Della città di San Giusto sono
Ammaliati dal tuo scrivere
Dalla tua arguzia
Dalla tua aria da spaventapasseri.

STANISLAUS:
Roberto Prezioso
Direttore del “Piccolo della Sera”
Ti ha invitato a scrivere articoli
Per il suo giornale…
Hai udito le sue offerte?
Ce n’è di spazio per muoversi…

JOYCE (ironico):
Pulire con la penna
Il ponte della nave e
Gettare in mare
I nostri cari connazionali?

CORO (con ironia):
Del luciferino James Joyce è sotto interdizione
Ogni scritto a causa di Mammone*
Il suo alto spirito è in acri furori
Contro Mammone e i suoi servitori
Non sempre possono essere esentati
Dal disprezzo i disprezzabili
Guarda l’Erin e vede di lontano
Una masnada di scrittoruncoli in pompa magna
Odiano nella loro crassa ignoranza
La sua lucida forza che deve all’Aquilante.

JOYCE:
Forza di volontà
Memoria
Paccato
Sofferenza…

STANISLAUS :
Novi articoli complessivamente
Marzo 1907 settembre 1912
Ottimo italiano
Voluti arcaici preziosismi
Stile penetrante
Irredentismo triestino e dublinese
Denuncia contro le ingiustizie
Novello paladino degli oppressi
O difensore di te stesso?

Stalislaus rientra nel coro.

CORO:
Grigi e freddi venti soffiano
Dove vai odi rumori d’acque
Lontane e profonde
Tutto il giorno
Tutta la notte ascolti
Il flusso e il riflusso.

JOYCE:
Sarà presto tempo
Per l’Ireland di finirla
Una buona volta
Con gli insuccessi
Se è veramente capace di risorgere
Che risorga oppure si copra
Il capo e scenda decentemente
Nella tomba.

Entrano Lucia e Jung: con collare e guinzaglio.

LUCIA:
Nel passato
Tutto nel passato
Esule eterno senza un penny in tasca
Venticinque anni e dovrai correre
A Kuesnacht Jim.

JOYCE:
Santa Lucia
La tua candela brucia quietamente
Avresti un bel da fare se potessi
Occuparti dei miei occhi.

LUCIA:
Mortale Jim ritrovi
Una figlia in cattiva compagnia
Dementi
Schizoidi
Psicotici
Nevrastenici e quel che segue…
Resto sommersa per scriverti
Da fogli biancorossoverdi
Che puzzano di olio santo
Di una famiglia dublinese…
Herr Doktor che ne dice?

JUNG:
Lei è la bella musa di suo padre!

LUCIA:
Nelle buie notti ho
Udito la sua lode!

JUNG (strattonando il guinzaglio):
La fantasia mette in luce
I lati peggiori di ognuno.

LUCIA (smarrita):
Cosa non ho veduto 
In questa vita?
Cosa dovranno seguitare
A vedere i miei occhi?

Esce Jung tirandosi dietro Lucia per il guinzaglio.

JOYCE (verso Lucia):
Ehi… mia piccola bambina
Ti raggiungerò presto!

BOUQUINISTE (leggendo da un libro):
L’imbarcazione su cui navighi Jim 
E’ vecchia e balorda
Ogni tanto devi fermarti
A riprendere fiato
Ti sei prestato a far ombra
Ad ogni specie di letterato
Ma ti sei anche rifugiato
All’ombra del geniale ebreo…
Di Schmitz-Svevo.

Svevo esce dal coro.

JOYCE:
Signor Svevo lei è
Uno scrittore ignorato
Vi sono nei suoi libri passi
Che neppure Anatole France
Avrebbe saputo scrivere
Ci terrei che lei leggesse 
I miei lavori.

CORO:
Disse la volpe un dì 
E l’uomo Schmitz non si schernì
I batacchi nel cielo di Trieste
Siglavano di riconoscente fede
Ore ormai dimenticate
Che ebbero sapore di lievitazione.

SVEVO:
Ogni parola nei suoi scritti
Acquista un significato artistico…

JOYCE:
Gli editori non sono
Del suo stesso avviso!

SVEVO:
Lei è un letterato puro
Essere ignorato è imperdonabile
Ma il non prendersela è
Davvero da letterati. 

JOYCE:
Mi sento compagno di strada
Di Oscar Wilde
La sua caduta fu salutata da un urlo
Di gioia puritana in Inghilterra
Abbandonato anche dagli amici
Una sorte di Cristo anche se
Egli cerca di spacciarsi per Lucifero.

SVEVO:
Bisogna sgombrare il campo
Quando il conflitto non è
All’altezza della propria dignità!

Svevo rientra nel coro.
Entrano Jung e Lucia, con guinzaglio e collare.

CORO:
Giro giro in tondo
Quanto è bello il mondo
Lasciatelo girare…

JUNG (interrompendo):
Per solidarietà con suo padre Lei
Miss Joyce quel 27 aprile del 932
In partenza per Calais con i suoi genitori
Fu colta alla Gare du Nord
Da una “crise de nerfs” gridando che
Odiava l’Inghilterra?

CORO:
L’ubriacona Dublin ronfa con il suo naso
L’ubriacona Dublin gracchia con la sua voce
E con tutti i suoi capricci in… gle… si
Assommati al suo dialetto irlandese
L’ubriacona Dublin è protettrice di tutti i furfanti.

JOYCE:
Mio illustre Carl Gustav Jung
Mia figlia dice parecchie bugie
Fa spesso la commedia
Come tutte le ragazze…
Ecco 4.000 franchi francesi
Per una pelliccia…
Ciò le farà meglio di quanto
Possa fare qualsiasi discorso
Di un certo tal dottore.

JUNG (tono professionale):
La schizofrenia si cura con la
Persuasione e la suggestione
Non con specchietti per le allodole!

LUCIA (irata):
E’ un’infamia quanto
Va dicendo su Jim!

JUNG:
Vuol prestarsi al gioco
Di suo padre o alla mie cure?

LUCIA (tono assente):
Ero una ragazza che cresceva bene
Bastava poco…
Il cullare di una carrozzella
Gli odori del giardino o del mare
La folla stipata nelle nostre abitazioni
… Trieste… Zürich… Paris…

JUNG:
Dissociazioni d’idee...

JOYCE:
E’ soltanto una povera bambina che
Ha cercato di far troppo…
La sua dipendenza da me è oggi
Assoluta!

JUNG (duro);
Ma lei dimostra attraverso
Ogni atto della sua esistenza di non
Aver alcun rapporto emozionale
Con gli altri!

JOYCE (ironico):
I casi mutano le circostanze
Se fossi lei doktor Jung sotto accusa
Come lo sono io
Si potrebbe dire di lei le medesime cose…

JUNG:
E la sua vita coniugale?
Influenza determinante sugli
Atteggiamenti caratteriali di Lucia!

JOYCE:
Davanti a me soltanto un muro nero
Un precipizio…
Moralmente… fisicamente… materialmente…

JUNG:
Oggi è vero ma nel 1913
Miss Amalia Popper incrinò
Il suo rapporto monogamo con
Lucia.

BOUQUINISTE (leggendo da un libro):
Amalia… una Penelope per
Un novello Ulisse!

CORO:
Amalia ispiratrice… Amalia!
Generata dall’affarista Leopoldo Popper…
Femmina esuberante di cui Jim
Infinitamente bramò il dominio…

JOYCE:
Ero stanco solo e non più giovane…
Un viso pallido il tuo Amalia Popper
Incorniciato da una pelliccia
Dall’intenso profumo…
Un peccatuccio della maturità…
Separarmi da te mio talismano?

Il Bouquiniste ordina i libri sul banchetto ed esce lentamente. 


LUCIA (strappa il collare e prende a girare d’intorno 
freneticamente);
Cane ignobile scodinzoli
Come un casanova irlandese
Dietro le gonne di una fanciulla
Sono io la tua donna!
Anche Nora Barnacle va dimenticata!
Ci sei cascato vecchio Jim e
Hai distrutto il nostro rapporto…
Il mio affetto… il mio equilibrio!

JUNG:
Sa femme inspiratrice!
Ciò spiega perchè lei Mister Joyce
Si oppone nel far dichiarare Lucia
Inferma di mente…
Ciò equivarrebbe ad ammettere 
Una propria latente malattia…
Ist es wirklich wahr?

JUNG esce brontolando e scrollando le spalle.

LUCIA:
Cos’altro facesti vecchio Jim
Nella bella città di San Giusto oltre a 
Indebitarti… aver fame… ubriacarti?
Hai costruito pezzo su pezzo 
La mia follia e hai scritto
Le tue belle paginette rabbiose
E hai atteso il sole per asciugare
Le tue piume di pulcino bagnato
D’alcool!…

JOYCE:
Il sole? 15 dicembre 1913
Una lettera firmata da un nuovo amico
Ezra Pound!

Joyce esce.
Esce il coro.
Entra il Bouquiniste con il suo banchetto sul quale è appollaiato Ezra Pound che sfoglia libri e giornali.
Lucia si avvicina al banchetto e prende a fissare intensamente Pound.

POUND (leggendo su libri, giornali e carte che tira fuori 
dalle tasche):
Il punto è questo…
William Butler Yeats mi ha parlato di Joyce
E dato che non so che razza di cose questi scrive
Se sono saggi che vadano alla rivista Cerebrilist…
Se poesie o brani narrativi all’Egoist…
Spero che questo tal J.J. abbia fatto
Penitenza ad un buon santo protettore!

LUCIA (ironica):
Che buon santo è zio Ezra!

POUND (leggendo su libri ecc.):
L’uccello sa cantare e vuole cantare
La sua poesia “I hear an Army”
Mi ha impressionato… la compro per
Un compenso d’una ghinea
I racconti “Dubliners” e il primo capitolo
Di “A Portrait” sono per l’Egoist…
Ma senza un soldino!

LUCIA (ironica):
Un soldino tintinnante zio Ezra?

POUND (leggendo su libri ecc.):
Non me ne intendo di prosa
Ma le pagine sono maledettamente buone…
Sono circondato da ottimi liquori
O vini per chi li preferisce…
E le poesie? 
Ho ancora voglia di queste squisitezze!

LUCIA (ironica):
Dio le squisitezze di papi!

POUND (leggendo…):
La luce della fame e dell’indulgenza
Non confonde la mente anche se
In parte la smarrisce…

LUCIA (ironica):
Fame e fama zio Ezra!

POUND (leggendo…):
Il romanzo è per un editore nonostante
La sua uscita a puntate sull’ Egoist…
Joyce ha atteso abbastanza…
Il suo valore deve essere riconosciuto
Finalmente!

LUCIA:
Fare il commesso nella bottega 
Della scrittura di mezzo mondo
E’ stato caro Jim il tuo sogno di
Gioventù… di uomo maturo… di vecchio…
Deliziose ebbrezze quelle frasettine
Composte a bella posta per essere
Lette e non comprese…
Un labirinto fonetico foderato di raso
Tessuto come le ragnatele di Dublin.

POUND (leggendo…):
Joyce non sa quel che l’aspetta…
Io ho dato una sterzata alla sua barca
Penso d’averla sistemata a dovere
E pagherà perciò da bere presto… 

LUCIA (interrompendo):
James Augusta Joyce 
Alza la cresta… ne hai le carte
Lo dice lo zio Ezra!

BOUQUINISTE (leggendo da un libro):
Oggi Trieste è centro di disordini…
L’Italia è entrata in guerra e le autorità
Hanno ordinato l’evacuazione…
Fugga Mister Joyce…!
Mi creda suo Ezra Pound…

Il Bouquiniste esce, e con lui Pound.

CORO (fuori scena):
Come la Trieste del 1915
Kuesnacht è terra di conquista
E Herr doktor Carl Gustav Jung
Sentenzia sottovoce:
In… gua… ri… bi… le…

LUCIA (gira d’intorno smarrita, impaurita):
Vieni Jim… padre Jim
Vieni voglio vederti…
Averti accanto
Sono la tua brava bambina e tu
Sei il solo uomo che abbia voglia
D’ascoltarmi oltre che scrivere su di me
Cose bellissime…

CORO (fuori scena):
C’è una bella bambina
Che si chiama Lucia
Oggi sogna durante il giorno
Oggi sogna durante la notte.

LUCIA (tono assente):
Sogno e vedo… Corro nella
Carrozza del tempo oltre il1934!
Ora apro i miei occhi:
Lunga notte di veglia per giungere
Cavalcando un nero destriero
Prima dell’ora ufficialmente
Consacrata dai meridiani…
Greenwich arriva in ritardo…
Vedo aldilà d’ogni limite…
(con timore):
Oh Jim… Jim aiutami
Ormai tutto diventa
Un sogno confuso…
Confuso…


Buio per qualche secondo…
Poi luci a fasci multicolori su un fondo nero interamente coperto da una fitta grata. Le luci sono trasversali sì da non intervenire sul primo piano.
In terra la camicia di forza, il banchetto del Bouquiniste in frantumi e i libri sparsi.




PARTE DEL CORO:
Lucia Joyce
Figlia dell’illustrissimo scrittore
James Augusta Joyce
Presto abbandonerà la comoda e
Accogliente Maison de Santé a Kuesnacht
Per rientrare con la sua follia congenita
Parole dell’esimio doktor Carl Gustav Jung
Nell’atmosfera della vita familiare…
Felice ritorno Miss Joyce…

PARTE DEL CORO:
Vedrai aldilà dei vetri della finestra
Un tempo che esiste immobile
Ma che si presenta a te
Come un istante che nasce e si spegne…
La tua vita è legata al tuo apollo.


CORO:
Il tram è in ritardo ma
Jim è qui… 
Vuole ascoltarti e parlarti…

Entrano, da parte opposte, Lucia smarrita e Joyce crucciato. 

LUCIA:
Oh Jim… papi!

JOYCE:
Violenza perpetrata senza risparmiarti
Bambina mia…
Conosco il tuo segreto…
Nascosta intesa per filtrare le ore…
Da dove pensi che abbia avuto inizio
Il mio desiderio di visionare numeri…
Dati… uomini…?

LUCIA (assente):
Fogliame e acque delle città
Scorrono rapidamente
Davanti ai miei occhi…

CORO:
Uomo magro… cieco…
Riccamente povero…
James Augusta Joyce
Viene cacciato da ogni rifugio
In cui potrebbe riposare.


LUCIA:
Seppellito un capitolo
Del tuo immane e caotico lavoro
Corri Jim… corri verso
Una nuova avventura della fantasia.

PARTE DEL CORO:
Ti segue una muta fedele di cani
Che abbaiano e scodinzolano
Contenti delle tue parole.

PARTE DEL CORO:
Cacciatori e cacciatrici in Rue de l’Odeon
Nella libreria di Sylvia Beach:
“Shakespeare and Company”.

JOYCE:
Parigi come sede di un
Breve soggiorno...
Vent’anni Cristo!
Prima di rientrare
In quel soffocante catino
Dell’elvetica Zürich.

LUCIA (timorosa):
Vecchio Jim
Fatti mai accaduti prendono
Forma dinnanzi ai miei occhi
Una strada da cui è difficile
Venirne fuori…
(spaventata):
Un rumore…
Odi il rumore Jim?

JOYCE:
Anch’io ho veduto con chiarezza
Uomini e fatti cha avevo soltanto immaginato!


LUCIA (timorosa);
Il rumore…
E’ il correre veloce del tempo?


CORO:
Una Cassandra profetizza
Anche la melanconia
E l’arbusto verde che
Giacerà su una tomba!

JOYCE:
E tu Lucia mia?

LUCIA:
Conosco il mio destino:
Un profondo sogno
Come la tua Finnigan’s Wake
E’ l’intera saga
Della famiglia Joyce and Company. 

JOYCE (con ironia):
Miss Lucia Joyce
Rendo omaggio alla sua possibilità
Di vivere in tempi ed epoche diverse.

LUCIA (con dolore):
Visioni crudeli
Mister Joyce!…
I nervi del mio corpo
Vibrano.

JOYCE:
Ricorda il passato bambina mia…
E le nostre prime ore a Paris…

LUCIA:
7 dicembre del 921?
Miss Adrienne Monnier ti incoronò
Illustre scrittore da salotto presentandoti
Come un manichino inghirlandato
Nella sua “Maison des Amis des Livres”...

PARTE DEL CORO :
Due monetine nel piattino e
La pianola suona…
Appaiono abiti rosa e violetto…
E cilindri poggiati su teste
D’uovo…

PARTE DEL CORO:
Il professor Larbaud 
Sommo critico
In parrucca e cilindro
Abito da cerimonia ed intelletto
Piegato in due dal peso della sapienza
Parla del tuo Ulisse …Jim
In una affollatissima libreria.

CORO:
Andiamo matti
Per questo fiore letterario…
Viaggio di un moderno Ulisse
Fra rognoni e puttane di basso lignaggio
Lungo le rive affollate del Liffey.

JOYCE:
Quel libro maledetto 
Mi è costato 7anni
Di dolori e fatiche!

LUCIA:
Allons Mesdames et Messieurs
Il preambolo ha termine
Come la presentazione del professor
Larbaud…
A vous!… Ascolta Jim...

CORO:
Virginia Wolf:
“Un libro che brilla per la sua indecenza”…
George Moore:
“Uno scritto d’un autore senza tradizione”
André Gide:
“Un falso capolavoro”…

LUCIA:
Eccoti servito Jim…
E sino a tempi migliori!

JOYCE:
Le ore del mattiniero Ulisse si ritirano
Per far posto alle notture ore di
Finnegan’s Wake… il gran sonno
Fra pugnali affilati e maldicenze.

LUCIA:
Imbroglio lievitato questa Finnegan’s Wake 
O come scriverà Oliver Gogarty nel 1939:
“La più colossale beffa della letteratura
dai tempi dell’Ossian di Macpherson”.

JOYCE:
Nel 39?

LUCIA:
E’ oggi Jim o almeno
Lo era un istante fa!

JOYCE:
Che canzonatura è questa?

LUCIA:
William il Nero inglese
E’ in fondo a questo vicolo
Dove giacciono i fantasmi!

CORO:
Eolo ha rimescolato 
Con il suo alito puzzolente
Ogni composizione di un vaticinio…
Il gioco è nel tempo…
Avvenimenti che accadono…
Che sono accaduti…
Che accadranno…

LUCIA (eccitata):
Ti dirò di vita Jim…
Di morte…
Di dolori…
Di amori…
Del passato…
Del futuro…
(urlando):
William Blake mi è accanto!

Entra William Blake.
Il coro esce. 

BLAKE (canticchiando):
Oh ricordi che affiorate
Vi perdete e affiorate…
Oh presente dai destini incerti…
Oh futuri che sempre scegliete
Un banco di vendita
Per esporvi al ludibrio.
(si inchina ossequioso e con ironia verso Lucia e Joyce):
… Sono William Blake il Nero inglese
Nato a London nell’anno di grazia 1757
Visionario e folle ma anche
Incisore e poeta come del resto
Spirito profetico e passionale…

JOYCE (serio):
Il suo Albione dei libri profetici
Mister Blake
Corre parallelamente al mio
Leopold Bloom dell’Ulisses.

BLAKE (ridendo):
Sono stato sempre 
Accanto a lei Mister Joyce
Ed ora anche alla sua
Cara Lucia.

JOYCE:
Saper vedere è come essere savi!

LUCIA (urlo straziante):
Divampano le fiamme…
Dense nubi incombono sul mio capo…
Squillano le trombe del giudizio universale…
Le fortezze dell’amata e odiata Dublin
Sputano palle di cannone…
Ogni difesa è stata approntata intorno
Ad una sacra fetta di terra irlandese.

JOHN JOYCE (passa per la scena ubriaco):
Il Liffey in fiume d’Ireland
Scorre in uno sciabordio d’acque
E fra migliaia di croci…
Sono i corpi da te seppelliti James Joyce
Nel furioso massacro di Ulisses e di
Finnegan’s Wake…

CORO FUORISCENA:
Galoppo sfrenato di cavalli…
Pronunciamenti di guerra…
Condanna a morte al disfattista…
Si ritrovano tutti i dublinesi 
Vecchio Jim!

LUCIA:
Nella tua luminosa odissea ritroviamo 
I nostri padri che bruciano come ossessi
Solo perché ubriaconi…
Sfaccendati…
Figli di puttana…

JOYCE:
Lucia… bambina mia
Hai dato prova della tua veggenza
In molte occasioni… ma oggi a Kuesnacht…?

NORA (passa per la scena trascinando una valigia
pesantissima):
Un anello di congiunzione
Dell’interminabile catena degli avvenimenti
Dell’esistenza di Jim Augusta Joyce…
Sino…?

LUCIA:
La storia umana di Jim
Avrà termine a Zuerich!

JOYCE (ironico):
Con William Blake al mio fianco?

BLAKE:
Con il grido di una prostituta
Di strada in strada 
Tu canterai Jim
Il destino della tua Ireland
Ma con il grido di una prostituta
Non puoi salvare 
Una figlia dalla follia!

JOHN JOYCE (passa per la scena ubriaco):
James Augusta Joyce
Come uomo e come artista
Hai vomitato in faccia ai delatori
Prima e dopo questo 1934…

LUCIA (urlando):
Ho veduto gli zoccoli
Ho ascoltato il galoppo
Dei cavalli di Apollo…
Oggi leggo su figure di
Stupefacente nitidezza
Del mio cavaliere Nero…
A te William Blake!

BLAKE:
The Gates of Paradise...
Anno d’inizio della composizione 1810
16 incisioni…

LUCIA (con rabbia):
La tua parte Nero inglese!


Sul fondoscena, da questo momento, compariranno le incisione che Blake invocherà. 


BLAKE:
Prima incisione
“lo scoprii sotto un albero…”
Una donna stringe nel braccio sinistro
Un bambino e tira con la mano
Dell’altro braccio una mandragola
Interrata sotto un salice piangente.

LUCIA (ridendo nervosamente):
Fraulein Marthe Fleishmann
Mister Joyce...
La svizzerotta del tuo
Platonische Liebe!

CORO FUORISCENA:
Accadde a Zuerich
9 dicembre 1918
Lungo l’Universitaetstrasse…
Giocasti come un bambino Jim…

JOYCE:
Soltanto un’apparizione sconvolgente
Come ritrovarsi immerso nel 1898…
L’incontro con il claudicante amore 
Di Leopold Bloom lungo le rive di un lago.

CORO FUORISCENA:
Amore passeggero
Di Leopold Bloom?

LUCIA:
Cercasti di circuire
Marthe Fleishmann
Ragazzino imberbe!

JOYCE:
Scambiai con lei poche parole
Era il giorno del mio genetliaco:
Il 2 febbraio 1919.

ZIA JOSEPHINE (passa per la scena cucendo i lembi di
una bandiera irlandese):
Un estremo desiderio di
Intrattenere un rapporto
Con una donna che appariva
Venuta fuori dal nulla.

LUCIA:
Sotto il salice piangente
Della tua insoddisfazione
Tentasti di abbandonare
Nora Barnacle, George e
Me!

JOYCE:
Ti stringevo sempre in braccio
E non ho abbandonato nessuno…
Ho coltivato un amore in cui
Improvvisamente avevo l’opportunità
D’entrarvi a far parte.

NORA (passa per la scena ancheggiando in modo
volgare):
Fraulein Fleishmann fu
Un momento di concreta
Creatività?

LUCIA:
E la fine di Fraulein Marthe?

CORO FUORISCENA:
Anche lei in una Maison de Santé!

LUCIA (con ironia) :
Ma la raffinatezza un po’ snob
E sofisticata non ha impedito
A Fraulein Marthe
Di vendere a buon mercato
Quattro tue lettere!

JOYCE:
Lucia non dire il falso!

LUCIA:
Chi ha potuto
Ha speculato su di te Jim!
(tono secco):
Mio Nero Virgilio a te!

BLAKE:
Seconda incisione:
“Acqua lo bagnai con le lacrime”
Un vecchio sotto un albero spoglio
Seduto su una roccia
Sotto una pioggia battente!

JOYCE:
Mio padre John…
Per undici anni ho promesso
A me stesso e a lui che sarei
Andato a riabbracciarlo…
Per undici anni ho rimandato
Questa promessa…

CORO FUORISCENA:
Forse la fine di John Joyce
Si avvicina… forse…

LUCIA:
E’ il 29 dicembre 1931 e 
John Stanislaus Joyce è morto
Sussurrando alla figlia Mary
“ho avuto dalla vita più io che
qualsiasi uomo bianco!”

JOYCE:
Mi ha sempre amato
Sempre e sempre
Manmano che invecchiava.

LUCIA:
Muoviti Jim
Tutti i dublinesi danzano
Allegri e felici
Intorno alla bara di John…

JOYCE (con violenza):
Puzzo lercio della maledetta
Città di Bloom!

LUCIA:
Una danza che si perpetua all’infinito
Vecchio Jim…

ZIA JOSEPHINE (passa per la scena strappando una 
bandiera irlandese):
Lapide accanto a lapide per mantenere
Sacro il vincolo dell’Omertà!

JOYCE:
John era il cordone ombelicale
Che mi legava alla mia terra
Anche il gazzettino dublinese 
Che mi forniva notizie di
Avvenimenti passati e presenti.

LUCIA:
Il cavallo del tempo galoppa
Veloce… Ora che resta?

JOYCE:
Sono l’unico erede dei suoi beni
E della sua memoria!

LUCIA: Jim… Lo sarò anch’io
Di te?
(con stizza);
William a te!

BLAKE:
Incisione numero tre:
“Terra lotta nella vita”
Un uomo cerca di divincolarsi
Dal cavo di una roccia.

JOYCE:
Gran fervore creativo
Dei primi anni ’20…
Paris… strada angusta ma
Così sanamente eccitante…
La strada di Ezra!

LUCIA:
Il nostro caro Mister “sterlina”?

JOYCE:
Vecchia volpe con una muta
Di cani alle calcagna…

LUCIA:
Vecchia volpe
Mezza folle e traditrice!

JOYCE:
Lucia… che dici?

LUCIA:
Ti tradirà dopo la morte e
In maniera oscena!

JOYCE:
Per la mia Finnegan’s Wake?
Roba inutile…
Senza né capo né coda
L’ha detto francamente
E senza mezzi termini…
L’amico Ezra.

LUCIA:
E se fosse figlio 
Del potere reazionario?

JOYCE:
Non mi occupo di politica!

CORO FUORISCENA:
A Trieste ti proclamavi socialista
E frequentavi le bettole degli operai…
Nel ’39 userai la tua influenza per aiutare
Gli intellettuali a fuggir dalla Germania…
Hermann Broch per primo!

JOYCE (ridacchiando):
Trieste? Ardore giovanile…

STANISLAUS (passa vestito con bombetta e bastone):
No… non va a Jim 
Una doccia fredda
Ad ogni momento!

LUCIA:
Soffriranno in molti
Per Mister “sterlina”!

JOYCE:
Che farà il fratello Ezra?

POUND (passa vestito con fez, stivaloni e camicia nera):
12 anni di manicomio…
Saint Elizabet, Stati Uniti…
Riconosciuto infermo di mente!

JOYCE:
Tristi ore del crepuscolo
Che avanzano per molti…
Ho pietà per Ezra
Per il suo grande
Sconosciuto dolore!

CORO FUORISCENA:
Veli grigi davanti le pupille
Mentre pipistrelli dalle immense ali
Svolazzano d’intorno!


JOYCE:
Piango l’amico e il fratello…
Le insidie di un melanconico smarrimento
Carpiscono anche le menti più lucide!

LUCIA (urlando):
Aderì al fascismo!

JOYCE:
Era infermo di mente
Bambina mia!

LUCIA:
Nero… giù un’altra!

BLAKE:
Incisione numero quattro:
“aria fra dubbi oscuri e
preoccupazione razionale”
Un uomo nudo stringe
Il proprio corpo con le braccia
E siede su una nuvola…
D’intorno il cielo è
Punteggiato di stelle…

LUCIA:
Jim… il tuo gran sonno
Senza riposo!

JOYCE (eccitato):
Finnegan’s Wake..
Finnegan…

LUCIA:
Pubblicazione 2 febbraio 1939
Editore Faber and Faber!

JOYCE:
La gran notte stellata
Dopo il gran giorno di Bloom!

LUCIA:
Un ciclo che va compiendosi…
Finnegan’s conclude e appaga
Le tue necessità di rinnegato mezzosangue!

CORO FUORISCENA:
L’Erin ribollirà d’ira
Contro James Angusta Joyce…
La peggiore sgualdrina
Fra le amate sgualdrine irlandesi!

JOYCE:
I miei nemici sono iracondi…
Invidiosi… dannati per il fetore
Delle loro carognate…
E’ stato sempre così
Nei secoli e per i secoli!

LUCIA:
Tutto con cadenza e precisione…
Dubliners nel ’14 ha visionato
Il nascere di una coscienza…
A Portrait nel ’16 e l’Ulysses nel ‘22
Lo sbocciare di una coscienza…
Ora Wake vive fra la veglia e 
Il sonno di una coscienza collettiva!

JOYCE:
Il sonno è terapeutico!

LUCIA:
Vecchio inglese…la successiva!

BLAKE:
Quinta incisione:
“Fuoco questa fine in una lotta eterna…”
Un orribile demonio armato
Si erge fra le fiamme!

LUCIA:
Quale demonio, Nero?

BLAKE:
Tutti i mali in un solo grande male…

LUCIA: 
1939, William?

BLAKE:
Una bandiera bruna!

JOYCE:
Si precipita rapidamente?
E il diritto per possibili
Scritti futuri?

LUCIA:
Sei un fottuto individualista… Jim!
Intanto mille i paesi occupati
Da soldati in marcia…
E belle città aprono le proprie porte
E donano la propria storia
E offrono le proprie case
A puttane vestite da principesse
E a qualche feldmarschall
Molto elegante che visita macerie…
E tu James Augusta Joyce?

JOYCE :
Il mio pensiero correrà a te...
Cercherò di portarti in salvo…
Bambina mia…

LUCIA (smarrita):
Gli eventi incalzano…
(con timore):
Ho paura Jim… paura!
Tienimi per mano
In questo inferno universale!
(urlando):
Via William Blake!

BLAKE:
Sesta incisione:
“quando è maturo per nascere
egli rompe l`uovo”
Un angioletto esce da un uovo.

JOYCE (eccitato):
Ecce puer!
15 febbraio 1932
E’ nato Stephen James Joyce
Il figlio di mio figlio George…

LUCIA:
E mia cognata Helen Fleischmann Kastor?
Le Fleischmann hanno un destino in comune
Così le donne della combriccola Joyce..
Cosa fa mio fratello George?

JOYCE:
Oggi è padre e ne gioisce
Come gioisco io da nonno
Lucia è un commovente avvenimento…
Ecce puer… ecce puer!

LUCIA:
La madre del piccolo Stephen
Sette anni dopo il parto
Pallida… scossa da fremiti nervosi…
Irrequieta per mancanza d’affetti
Getterà al vento e nelle acque della Seine
La sua ghirlanda di fiori d’arancio…
Lacererà il suo velo nuziale…
Nero inglese ancora! 

BLAKE:
Incisione numero sette:
“chi sono?
Ohimè la donna martire è l’Immagine divina?”
Un giovane tenta di afferrare 
Con un cappello una fata
Mentre un’altra giace in terra.

CORO FUORISCENA:
Il tuo benservito alla regale Erin…
I dublinesi fanno sacrifici ai loro lari
Perché ti facciano precipitare
Sempre più in basso!

STANISLAUS (passa con indosso una toga e un tocco
accademico):
Perché Jim vanghi la terra
Dell’Ireland e semini discordie?

LUCIA:
Colpa del pasto imbandito per
Fanciulle e caste donne…
L’Ulysses è un libello inzeppato
Di porcheriole. 

JOYCE:
Una crociata di puritani da quattrosoldi…
Il giudice Woolsey
Della Corte distrettuale di New York
Ha sentenziato con acume…
6 dicembre 1933!

LUCIA (stizzita):
Visionario inglese l’ottava!

BLAKE:
“Mio figlio… mio figlio”
Un vecchio accasciato e pensieroso
Un giovane girandogli intorno lo minaccia.

LUCIA:
Sintomi marcati di demenza morale…
Unico rimedio per le future generazioni
E’ il selezionare il tuo fetor atei!

JOYCE:
Non ho mai abbandonato la Chiesa
Essa mi ha abbandonato!

LUCIA:
Tuttavia Jim non riesci a scrollarti di dosso
La tua educazione cattolica…
Non ti resta che sfidare l’istituto
Di Santa Romana Chiesa!

JOYCE:
Quell’apparato per far e cavar soldi
E’ simile ad una bella signora assisa
Su un trono dorato?

LUCIA:
La tua vita e i tuoi scritti sono
Costellati da mille contraddizioni…
(impaurita);
Ma tienimi stretta ora…
William ci mostra un’altra incisione.

BLAKE:
Incisione numero nove;
“Vorrei vorrei…”

LUCIA (lamentandosi):
Oh William il Nero
Un desiderio?
Vorrei vorrei…
(urlando);
No… no… no!

BLAKE:
Un uomo sale una lunga scala
Per raggiungere la luna…

LUCIA:
La luna?

BLAKE:
Accanto due innamorati
Stretti in un abbraccio…
Lo osservano.

LUCIA (urlando):
Samuel… Samuel!
(tono distaccato):
M’ama non m’ama…
M’ama non m’ama…
(urlando):
Notte con fantasmi d’ogni specie…
Oh Samuel irlandese maledetto!

JOYCE:
Bambina mia avevi bisogno
Di un bel maritino e non
Di quella sorte di Oblomov!

LUCIA:
Quel giorno fu la fine del mondo
En attendant “oui”…
Ho dimenticato me stessa per lui
E Samuel ha spento ogni mia speranza
Come si spegne una cicca consumata...
(urlando);
Io sono affamata di sesso!

JOYCE (ridendo forzatamente):
Una nuova Molly Bloom?

LUCIA:
Decrepito William avanti!

BLAKE:
Decima incisione:
“aiuto… aiuto”
Un uomo annega mentre agita
Disperatamente un braccio fra i flutti.

JOYCE:
Il vecchio Jim va incontro
Al mondo delle tenebre…

LUCIA:
Coccolato e vezzeggiato…
No papi?

LADY GREGORY e GEORGE MOORE (passano con il
capo cinto d’alloro):
La sua tracotante velleità
Di somigliare al cantore ellenico
La spingerebbe James Augusta Joyce
A risciacquarsi gli occhi
Con gli acidi più corrosivi…

JOYCE:
Oggi l’oscurità diventa fitta
I ferri chirurgici
Intervengono a ripetizione
Sui miei occhi spenti…

LUCIA:
A ciascuno una Maison de Santé…
A te Blake !

BLAKE :
Undicesima incisione:
“ignoranza d’anni
spenti gli organi percettivi
spenti i loro oggetti”
Un vecchio tenta di tagliare
Le ali ad un fanciullo.

OLIVER GOGARTY (passa in vestaglia, pantofole e
pipa):
Animosità James Joyce?
Ogni suono di un novello banditore
Ti irrita e ti ferisce…

JOYCE:
Spesso c’è chi inciampa
Nei propri passi…
E’ difficile sapersi
Tener dritti senza barare. 

LUCIA:
Hai mai barato Jim?
Nero avanti!

BLAKE:
Incisione numero dieci:
“il tuo dio o prete può vendicarsi
a questo modo?”
Un vecchio in una cella
Circondato da fanciulli.

LUCIA:
La concubina Nora Barnacle?

JOYCE:
Tua madre… piccola mia
Anche mia legittima consorte
Dal 4 luglio 1931.

LUCIA (ironica):
Molto piacere Mister Joyce…
La nobile arte della convenzione
E della conversione ha prevalso…
Ma io… da bastarda vivevo
In maggior agiatezza!

CORO FUORISCENA:
Ora puoi piegare 
Le tue ginocchia Jim
Davanti alla regina Nora…
Cederle il tuo trono
Quando tirerai le cuoia!

JOYCE:
Nulla è cambiato… non riconosco
Altra regina all’infuori di Lucia.

LUCIA:
Legittimare con un testamento
I figli di una puttanella irlandese?
A te dannato inglese!

BLAKE:
Incisione numero tredici:
“sono paura e speranza
… visione”
Una veglia funebre
Lo spirito del defunto s’alza
Verso il cielo.

LUCIA:
Nata italiana
Allevata francese
Maturata svizzera
Infine sperduta nella nebbia…
Maison de Santé aprés Maison de Santé…

JOYCE (commosso) :
Bambina mia !

LUCIA (irritata):
… al diavolo vecchio Jim!
… a te William!

BLAKE:
Quattordicesima incisione;
“il viandante s’affretta nella sera…”
Un uomo cammina rapido appoggiandosi
Ad un bastone lungo una strada.

JOYCE:
Macabra sequenza…
Un asino azzoppato tenta
Di scalare una montagna…
Il visionario inglese sta
Chiudendo la sua partita con me!

CORO FUORISCENA:
Occhi socchiusi sul passato…
Ireland è un’isola di smeraldo…

LUCIA (spaventata):
Clamori di guerra
Odi Jim?…
Bombardamenti aerei
Fame e pidocchi della disfatta…
La campagna di Saint-Gérand-le-Puy
Nei pressi di Vichy ti attende Jim…
E’ il 1939!

JOYCE:
Saremo inermi e tristi
Dio sa solo come finirà!

LUCIA:
Ulisse miscredente
La tua imbarcazione non affonderà
Così presto… ancora qualche mese
Nell’odiato catino elvetico
Con Lucia e Helen Joyce
Rinchiuse in comode gabbie di salute.

JOYCE:
Bambina mia il Nero inglese
Ti inganna!

BLAKE:
Sta terminando il giro sulla giostra…
Incisione numero quindici:
“porta della morte”
Un vecchio varca la porta…
Incisione numero sedici:
“ho detto al verme
tu sei mia madre e mia sorella”
Una donna avvolta in un sudario…
(con forza e timore):
La giostra si ferma…
… si ferma…
… si è…
fermata!

William Blake esce di corsa.
In sottofondo l’ “addio terra addio cielo” di Monteverdi”

LUCIA:
Senza di te Jim
La tua bambina trascorrerà anni
Al Saint Andrew’s Hospital di Northampton
Con il crudele fuoco dell’inferno della demenza…
La tua bara…
Odiato e amato Jim…
Scende oggi 13 gennario 1941
Nella fossa del cimitero Flundern di Zuerich…
Ascolti Jim?
E’ l’ “addio terra addio cielo” di Monteverdi…
Oh Jim…
Jim…
Addio Jim.. 



Lucia esce di corsa.


JOYCE:
Lucia… bambina mia
Sei a Küsnacht?
Aspettami bambina mia…
Aspettami…
Corri troppo non riesco a raggiungerti…
Perché corri bambina mia senza di me?…
Chi ti accompagna?
Non vedi che sei sola… bambina mia? 
Sola! Mister Blake,
Il visionario inglese è ormai 
Accucciato nella vostra fantasia…
Sei sola, bambina mia…
Mentre io cieco ed errante
Mi sto perdendo… e per sempre…
In questa notte di Valpurga!




FINE